Numero 2 - 15 giugno 2010
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Transcript of Numero 2 - 15 giugno 2010
di Davide Balestri
Da circa 15 anni viviamo sommersi da una
propaganda ecologista sulla pericolosità delle
emissioni di CO2 nell'atmosfera, cosa che secondo
una parte della comunità scientifica è responsabile di
un aumento di circa mezzo grado centigrado delle
temperature medie nell'ultimo ventennio, tanto che
oramai è stato assunto come dogma
da gran parte della società. Ma
ripercorriamo da dove è partito
questo allarme e come si è
propagato a livello internazionale,
perché merita un discreto interesse
un'indagine sul suo fondamento
scientifico e sugli interessi che ci
gravano sopra. Il problema “effetto
serra” non prende piede su uno
scenario scientifico, ma bensì su
quello politico, perché fu portato
all'attenzione del governo
Americano nel periodo della presidenza di Clinton al
governo degli Stati Uniti, dall'allora vice-presidente
Al Gore, con un video chiamato “An Unconvenient
Truth”. Da allora la fobia per l'emissione della CO2,
ha trovato sbocco tra la comunità scientifica
attraverso l'istituzione presso l'ONU (sempre in
campo politico) dell'Intergovernmental Panel on
Climate Change (IPCC), un organismo generato
ufficialmente per compiere ricerche al riguardo, ma
nella realtà come “ufficio propaganda” di questa
nuova posizione ecologista. Pesanti dubbi su questa
istituzione sono stati mossi allo scoppiare di uno
scandalo di cui i nostri media hanno parlato poco,
detto Climate Gate, in cui i principali responsabili di
quest'istituzione, Michael Mann e Phil Jones, sono
stati trovati a scambiarsi mail in cui dicevano
espressamente di “correggere alcuni trends” sui
grafici (ossia falsificare i dati trovati) “per non dare
agli scettici qualcosa su cui divertirsi”. Salta ora
all'occhio la scarsa scientificità di quest'istituzione,
in quanto la scienza si basa proprio sul ricercare fatti
che possano confutare teorie, per formularne di
nuove o per riformularne in maniera più corretta. La
stessa elaborazione dei dati scientifici lascia molto a
desiderare in quanto sembra che questi scienziati
dell'IPCC utilizzino dei
simulatori(modelli GCM) per
descrivere gli scenari globali
presenti e futuri, senza curarsi
minimamente di verificare
empiricamente i risultati ottenuti.
Un simulatore, per spiegarlo a
tutti, è una sorta di calcolatrice
dentro la quale si immettono i
dati(o variabili), come ad esempio
l'aumento del tasso di anidride
carbonica nell'atmosfera, o le
emissioni umane verificate, e ne
danno un'elaborazione secondo una precisa legge di
variazione implementata al loro interno. Ovviamente
la legge può essere imprecisa o sbagliata ed è questo
che uno scienziato dovrebbe verificare. Tanto per
fare un esempio, si ha avuto un calo della
popolazione delle cicogne assieme ad una riduzione
della natalità: per quanto ci si voglia sforzare a
legare con una legge questi due fenomeni, tutti
sanno che non sono le cicogne a portare i bambini e
che quindi, qualsiasi legge si possa tirare fuori, è di
per sé infondata. Eppure i nostri scienziati dell'IPCC
spacciano il risultato ottenuto da questi simulatori
come verità scientifica. Il climatologo canadese
Anthony Watts ci da un esempio di ciò, facendo una
semplice analogia, basata sui principi della
termodinamica. In una simulazione termografica
dell'aumento della temperatura della troposfera
durante all'incirca l'ultimo cinquantennio del secolo
NUMERO 2 - 15 GIUGNO 2010
La Scintilla
scorso si vede bene una grossa “hot spot”, macchia
calda al centro, nella zona sopra alla latitudine
dell'equatore, la quale indica un aumento della
temperatura considerevole nel tempo. Praticamente è
come se negli ultimi anni si fosse generata
un'ulteriore coperta che abbia imprigionato il calore
al di sotto di sé.
Il che sarebbe un risultato spaventoso, considerando il
fatto che si hanno degli aumenti anche di 1°C. Ma le
cose, per fortuna non stanno così. Ciò che risulta da
un'analisi termografica reale, si evidenzia che ci sono
stati aumenti modesti o nulli della temperatura nella
troposfera. Significativa è anche la curva dei ghiacci,
ottenuta con rilevamenti satellitari, che dimostra un
andamento in controtendenza rispetto a quello a cui
dovrebbe portare il riscaldamento globale: durante la
stagione estiva possiamo infatti notare una minore
tendenza allo scioglimento dei ghiacci, rispetto a
quella dei due anni.
Lo stesso ruolo della CO2 nell'effetto serra andrebbe
ridimensionato: nell'effetto serra, che di per sé è
benefico, in quanto rende il pianeta abitabile,
altrimenti si avrebbero temperature di superficie di -
19°C, il composto chimico che ha l'effetto maggiore è
l'acqua(vapore e nubi). Ne è il responsabile per l'80%.
Ad oggi i nostri modelli non sono in grado di
prevedere il comportamento delle nubi: secondo
Stephens, in un suo rapporto del 2005 (“Cloud
feedbacks in the climate system: a critical review”,
Journal of climate, Vol. 18, 237-273) se avremo
nuvole più basse avremo temperature di superficie più
basse; se avremo nuvole più alte(cirri) avremo
temperature di superficie più alte. (“Scienza e
cambiamenti climatici: ci vorrebbe un po' di etica” di
Luigi Mariani, n. 3-2009 21mo SECOLO Scienza e
Tecnologia pag.5-6-7).
Dunque perché c'è questa urgenza scientifica di
propagandare(perché di propaganda stiamo
parlando, non tanto di scienza) un riscaldamento
globale ancora non verificato?
La risposta ci viene dall'analisi dei Protocolli di
Kyoto, i quali propongono sistemi “cap-
andtrade” (emission trading), per il “controllo” delle
emissioni.
Non si tratta di nessuna nuova tecnologia, ma di uno
strumento puramente finanziario: ciascuna società
avrà un limite di emissioni inquinanti producibile in
un anno. Se sforano questo limite, esse saranno
costrette ad acquistare “diritti all'inquinamento”, da
altri.
Ora si sa che, perché vi sia qualcuno che acquisti,
occorre la presenza di qualcuno che venda: si genera
così un nuovo mercato su cui è possibile investire e
speculare, secondo i dettami dell'economia finanziaria
moderna. In questo i pesci-cani dell'ingegneria
finanziaria non hanno perso tempo: negli USA è stata
già creata una borsa che gestirà questi diritti,
chiamata Chicago Climate Exchange, sulla quale la
grande società finanziaria Goldman Sachs ha già
investito, comprandone il 10%. Insomma una bella
torta da spartirsi per i soliti finanzieri, i quali hanno
intenzione di fare mercato di “diritti
all'inquinamento” nello stesso modo in cui si specula
su futures ed hedge fund. Già nel 2005 Hank Paulson,
allora presidente della Goldman Sachs, aveva
emanato un documento che parlava delle “direttive
ambientali” della banca. In questo documento si
spingeva il governo a “regolamentare il riscaldamento
globale” secondo i parametri del protocollo di Kyoto,
con un sistema punitivo per i trasgressori.
Tutto questo a discapito
delle imprese, le quali
dovranno affrontare le
spese all'acquisto di
diritti all'inquinamento,
oltre a quelle per le
materie prime ed ai costi
dell’energia.
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