Bollettino Dic febb

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1 C amminiamo insieme n. 25 dicembre 2010 - febbraio 2011 C amminiamo insieme Periodico della Comunità dei Santi Pietro e Paolo in Castrezzato N° 25 dicembre 2010 febbraio 2011

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Bollettino Dicembre Febbraio

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1Camminiamo insieme n. 25 dicembre 2010 - febbraio 2011

Camminiamo insiemeP e r i o d i c o d e l l a C o m u n i t à d e i S a n t i P i e t r o e P a o l o i n C a s t r e z z a t o

N° 25 dicembre 2010 febbraio 2011

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Sommario

Con gli occhi di Maria (opera di Gianni Gueggia per il Concerto di Natale 2010)

In questo Natale vorremmo pro-vare a vedere le cose con i tuoi oc-

chi, Maria. Quel fi glio che t’è nato ci scon-certa, come uno straniero non richiesto. Perché ancora un Dio fra noi, che abbia-mo ormai preso la via di un’autonoma felicità, fors’anche di una vita eterna?

Eppure, a te possiamo dirlo,restiamo aff amati, di senso, più: di un abbraccio. A casa nostra fa sempre freddo e non c’è amore che ce ne liberi appieno,le nostre parole sicure sono scosse da un interno tremito, e le nostre acque dolci hanno un fondo amaro.

Per questo guardiamo a te, Maria, noi gente della soglia, noi che abbiamo di-sertato le chiese e la fi la dei giusti, noi dalle vite complicate e dalle altezze or-mai perse. Tu non hai giudicato né Erode né Pilato,né gli improvvidi sposi di Cana. Con te si stava bene.

Ecco, ci inviti ad entrare, ci fai sedere come gente attesa. Prendi dalle nostre mani il foglio aggrovigliato dei nostri de-biti e, nel nome di quel Figlio, lo getti sul fuoco e diventa luce. Tu ci fai osare incontrare il suo sguardo.

Perché questa leggerezza che c’invade? Perché le nostre mani lasciano la presa? Cos’é il calore che ci riempie il cuore? Perché per la prima volta la felicità non s’aggancia alla paura?Perché fi nalmente ci sentiamo a casa?

ommarioS

Camminiamo insieme

N.25 - dicembre 2010 febbraio 2011

Periodico della Comunità parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo in Castrezzato

Hanno collaborato a questo numero: mons. Mario Stoppani, don Claudio Chiecca, Maria Antonia Galli, Marida D’Amora, Sabino Frigato, p. Giovanni Gargano, p. Sergio Targa, Silvana Brianza, p. Lorenzo Agosti, C.P.P., A.C. di Castrezzato, Gruppo Cresimandi, C.P.A.E., Ettore Galloni e UNITALSI, Gruppo Fidanzati 2010Fotografi e Erika Zani Segreteria Agostina CavalliImpaginazione Giuseppe Sisinni Stampa G.A.R. di Ruffi ni s.r.l. - Castrezzato (BS)

Lettera del Parroco3 Natale e fede

Formazione BiblicaCristo unico ed eterno sacerdote

Con la ChiesaMaria Madre di Dio

Promuovere la vitaInterruzione di gravidanza: pericolosa sfi da al bene comune

AttualitàUn nuovo vizio ai tempi di Facebook

Spazio missioniBangladesh: dialogo a colori

Vita socialeUn cittadino qualunque nella bufera della crisi economica

Spazio educazioneAmare i giovani come la pupilla del proprio occhio

Con la DiocesiDalla lettera pastorale del Vescovo “Tutti siano una cosa sola” lo stile di una Comunità parrocchialeSpazio oratorioCiò che conta di più... ACR in festa

Brevi dalla ParrocchiaLa grotta era il mio cielo

Spazio amministrativoNotizie amministrative parrocchiali

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In copertina

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Lettera del Parroco

3Camminiamo insieme n. 25 dicembre 2010 - febbraio 2011

Carissimi,il Natale è alle porte. La sua luce e la sua grazia fanno

ancora bene a tutti , vicini e lonta-ni, ma soprattutto a chi si accosta alla grotta di Betlemme con desi-derio di conoscere quel Bambino disceso dal Cielo (“Andiamo fi no a Betlemme- dicono i pastori- ve-diamo questo a v v e n i m e n t o che il Signore ci ha fatto cono-scere” Lc. 2, 15). Intendo dire che se ci avvicinia-mo al Natale con a t te g gi a m e n t i di vera fede, ne possiamo gusta-re anche la gioia profonda. Que-sto Natale 2010 giunge al termi-ne di un anno durissimo per la Chiesa e soprat-tutto per il Papa. Questa fase di acutissima prova, forse, non si è an-cora conclusa. Il frutto di questo “calvario” è per tutti - soprattut-to per i sacerdoti - la riscoperta di un impegno de-ciso di purifi cazione e di ripresa forte nella sequela di Gesù. Non ci nascondiamo la percezione di un “clima” culturale e sociale dif-fi cile, anzi a volte apertamente ostile alla fede. Anche oggi Gesù deve vagare non poco per trovare

dei cuori meno freddi della grotta di Betlemme, che siano disposti ad accoglierLo. La constatazione amara dell’evangelista Luca “Non c’era posto per loro...” riguarda an-che il nostro tempo, anzi anche noi cristiani, che rischiamo come i contemporanei di Gesù, di non ac-coglierLo. L’evangelista Giovanni,

dal canto suo annota che il Verbo (Gesù) venne tra la sua gente, ma “i suoi non lo hanno accolto”(Gv. 1,11). Manchiamo di fede anche noi? Può succedere. Permettete, cari amici, che guardiamo innan-zi tutto a noi che da tanto tempo abbiamo ricevuto l’annuncio della

fede. Il Natale può essere un’occa-sione preziosa per verifi carci sulla fede. Non è forse vero che anche la nostra terra sta conoscendo una situazione di smarrimento spi-rituale e di silenzioso allontana-mento (apostasia) dalla fede? Cer-to non si tratta di trovarci gusto a fare diagnosi impietose della si-tuazione, ma piuttosto dobbiamo trovare le terapie ed accompagna-re il cammino concreto della fede delle persone: un cammino - quel-lo della fede - che si realizza su vari fronti, nel pensare, nel decidere, nel vivere. L’annuncio buono di un Dio vicino (“Vi annuncio una gioia grande”, cantano gli Angeli) trova spazio solo nel cuore libero degli

umili e dei sem-plici, rappresen-tati da Maria, da Giuseppe, dai pastori, dai santi vegliardi Simeo-ne ed Anna. La risposta degli umili però, non è stata scontata e priva di fatica.Anche per noi, pertanto, si trat-ta di trasforma-re le diffi coltà in ordine alla fede (diffi coltà grosse, come ognuno vede), in opportunità per una fede più matura, evitan-do i soliti luoghi comuni, tipo: “Oggi i giovani non credono più! Oppure la

Chiesa non è più quella di una vol-ta” ecc… È lecito infatti chiedersi se le diffi coltà a credere riguardino anzitutto i giovani o ancor prima gli adulti; se il clima che respiria-mo dia spazi eff ettivi ad una ricer-ca seria di Cristo o no ecc...) Anche per noi ci sono reali opportunità

Natale e fede

Approfondimento del Mistero natalizio calato nella fede, oggi

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Lettera del Parroco

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per fare scelte più responsabili e mature in ordine alla fede, passan-do da un cristianesimo di tradi-zione ad un cristianesimo di con-vinzione e di ardore missionario gioioso: perchè l’esperienza della fede deve produrre gioia! Cosa signifi ca credere, “aver fede”? Ci rivolgiamo all’evangeli-sta Giovanni in merito.Quando Giovanni stende il suo vangelo , precisa ai lettori che lo fa “perchè voi crediate che Gesù è il Cristo, il fi glio di Dio e perchè

credendo, abbiate la vita nel Suo nome” ( Gv. 20,31)Il verbo credere designa una real-tà estremamente concreta, in cui confl uiscono atteggiamenti diver-si: Ascoltare, vedere, riconoscere e accogliere Dio. È un processo che rende la salvezza disponibile nell’oggi del credente, come espe-rienza di vita. Utilizzando espres-sioni tipiche di S. Giovanni, crede-re è “rinascere”, “venire alla luce”. Credere è consegnarsi a Cristo e, in Lui, al Padre; è scegliere il Figlio;

è stare dalla sua parte; è aderire a Lui assumendo una mentalità fi lia-le, facendo proprie le sue scelte, il suo stile di vita e di rapporti.Il frutto della fede è la vita, una vita nuova. La fede deve produrre una vita nuova. Gesù sembra con-densare in questa parola lo scopo della propria missione “Sono ve-nuto perchè abbiano la vita e l’ab-biano in abbondanza”(Gv. 10,10) e ancora “Chi crede in me, anche se muore vivrà” ( Gv 11,25); “Io sono la via, la verità, la vita” ( Gv 14,6).La principale obiezione che è sta-ta fatta e viene fatta alla fede è che essa sia espressione e proiezione di un mondo irreale, immaginario che può andar bene per i bambi-ni, gli anziani, i falliti, ma non per un’umanità adulta che lavora , che costruisce , che è immersa nel con-creto come quella di oggi. Oggi si fa più fatica a credere perchè è cresciuta a dismisura una cultura secolarista (= materialistica) e re-lativistica (= niente è defi nitivo; la religione è un mondo immagina-rio adatto per un’umanità “bam-bina”). A questa obiezione sta ri-spondendo il Papa, stimolando i credenti ad una più consapevole adesione a Cristo , tra i lazzi e i sor-risi di scherno di molti “benpen-santi” anche molto istruiti, che oc-cupano con saccente sicumera le cattedre televisive e mass-media-tiche. Ad un innegabile progresso tecnico-scientifi co non è seguìto quello morale/spirituale. Inoltre nuove sfi de mettono a dura pro-va la vita sociale delle nostre po-polazioni: immigrazione - nuove ”fedi”, problemi interni alla Chiesa, crisi delle vocazioni sacre, caduta a picco dei matrimoni sia religiosi che civili, approvazione di leggi contrarie alla visione cristiana del-la persona umana e della società (divorzio, aborto), alcuni scandali riconosciuti all’interno stesso di al-cune Nazioni dove c’è il cattolice-simo (vedi l’intervento coraggioso di Papa Benedetto nel suo ultimo

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Lettera del Parroco

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viaggio negli Stati Uniti oppure la Lettera ai Cattolici irlandesi). Queste diffi coltà sconcertano i credenti e si rifl ettono inevitabil-mente anche sui Sacerdoti zelanti della Chiesa , chiamati a esercitare il ministero in situazioni diffi cili, di sospetto, di marginalità, di scarsa considerazione e a volte di aperta ostilità. Molte volte i mass-media (TV - stampa - internet) sono privi di riferimenti valoriali, contribuen-do allo scadimento dei costumi. Anche oggi “Gesù fatica a na-scere”!L’aria mefi tica dell’incredulità e della immoralità si è estesa parec-chio, anche nelle nostre famiglie. Inoltre non sempre le espressioni concrete della fede sono genuine e mature, ma puerili e contraddit-torie: il che aumenta ancor più la confusione e mina la credibilità del cristianesimo.Il Natale di Gesù perciò, ci stimoli a scavare in profondità e a ripartire dalle fondamenta della Fede Cri-stiana. Ci chiediamo:1- Che mondo ha trovato Gesù

quando è nato? In quale so-cietà e situazione culturale ha “piantato la Sua tenda”? Il suo popolo era un gregge diso-rientato e senza pastore. Una Nazione senza libertà. Eppure Gesù non si perde d’animo e ha l’ardire di incoraggiare i di-scepoli “Voi siete il sale della terra, voi siete la luce del mon-do”. Gesù ha la chiara coscienza che “il mondo dev’essere salato dalla grazia della salvezza, dal sacrifi cio redentore del Figlio dell’Uomo”. Anche oggi i cri-stiani veri (“salati e lievitati per bene loro per primi”) devono dar sapore e far fermentare la massa spesso appiattita ( se non ostile)del mondo.

2 - Sono fi niti i tempi in cui cristia-namente si viveva di rendita, dove riti e feste si ripetevano con ritmi cadenzati e infalli-

bili (ma era tutto oro?). Oggi bisogna scavare più a fondo e cercare le ragioni che motivino la fede, trovando con determi-nazione il tempo da dare alla ricerca e allo studio di una fede adulta. Bisogna puntare i piedi e uscire allo scoperto, anche a costo di prendere “qualche sassata”. Occorre una testimo-nianza comunitaria della fede: il vero problema non è la pre-senza di altre fedi, ma un cat-tolicesimo languido e svenato, incapace di testimonianza e di annuncio (è lecito chieder-si: quanti cristiani pregano, si formano una coscienza matu-ra, testimoniano la loro fede, anche fuori chiesa? In quante famiglie si prega e si osservano i comandamenti di Cristo?)

3 - Gesù (che è il vero metro o parametro delle nostre scel-te) - ha trovato per sè e per i suoi un percorso tutto in sali-ta e non si è lasciato cadere le braccia (vedi il carme del Servo di Jahwè, Isaia: Ecco il mio Ser-vo...) Egli ci ha insegnato che le diffi coltà e le ostilità sarebbero state per i suoi discepoli oc-casione per rendere testimo-nianza.

4 - La Chiesa Cattolica da decenni ha dato ai suoi fi gli delle diret-tive di cammino fondamentali: la necessità imprescindibile del ritorno alla Parola di Dio proclamata, ascoltata, medi-tata, praticata. L’urgenza della santità personale e di popo-lo. Vivere insieme la Parola. La riscoperta della centralità dell’Eucaristia domenicale. Il valore del Sacramento della Riconciliazione (anche questo tutto da riscoprire e valoriz-zare). Il primato della grazia. L’impegno dei laici nella vita della chiesa e nella societa’. L’essere il buon lievito del van-gelo nei solchi dei problemi sociali. L’equilibrio da trovare

nel confronto e nella fraternità di mondi religiosi diversi (pre-senza di altre fedi e altri stili di vita).

5 - Come il cuore per pompare il sangue deve contrarsi per poi espandersi, così la Chiesa oggi deve trovare in un vero rinno-vamento spirituale e formativo le ragioni e la forza per aff ron-tare il mondo che , al dire dell’a-postolo Giovanni, quando si chiude ostinatamente alla luce, è sotto il principe di questo mondo (Satana). L’esperienza storica del popolo di Dio ci te-stimonia che nei tempi bui di crisi tremende dovute ai gran-di cambiamenti culturali e so-ciali o ai peccati degli uomini, lo Spirito Santo ha dato ener-gie nuove per il rinnovamento dentro e fuori la chiesa.

Questo è avvenuto agli inizi con le persecuzioni dei cristiani con l’im-patto tra cristianesimo e mondo romano, con l’arrivo di nuove po-polazioni con le invasioni barbari-che, con la riforma della Chiesa ai tempi di S. Francesco, con il lutera-nesimo e il Concilio di Trento nella crisi religiosa del Rinascimento e – ai nostri tempi - con il Concilio Ecumenico Vaticano II ed i Papi che lo hanno voluto, guidato e re-alizzato. Il Concilio con i suoi docu-menti e le sue istanze deve “essere per tutti una bussola per orien-tarci nel cammino che ci attende in questo nuovo millennio”. (Gio-vanni Paolo II).

Carissimi: Il vero Natale non dura lo spazio di un giorno, ma si pro-lunga in una laboriosa rinascita in-teriore ed esteriore che dura tutta la vita e che ci “regala” la presenza viva di Gesù ogni giorno, ogni ora , ogni istante della nostra vita. Que-sto è il vero Natale e tale vuole es-sere il mio augurio di Buon Natale.

Il vostro ParrocoDon Mario

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Formazione Biblica

La nostalgia dello splendore dell’antico culto e delle cele-brazioni solenni del popolo

di Israele presso il grandioso Tem-pio di Gerusalemme, dovevano essere la situazione di lacerazione e dubbio dei destinatari cui si ri-volge la «Lettera agli Ebrei». I desti-natari di questo scritto del Nuovo Testamento (=NT), si ricordavano dell’altare d’oro per l’incenso e l’arca dell’Alleanza, tutta ricoper-ta d’oro, contenente la manna, la verga di Aronne che era germo-gliata e le tavole dell’Alleanza (cfr. Eb 9,1-5). E poi le vesti splendide dei sommi sacerdoti, i sacrifi ci che non fi nivano mai presso l’altare degli olocausti e il popolo che in qualche modo viveva e partecipa-va a queste azioni liturgiche anti-che in una sorta di ebbrezza col-lettiva fatta di gloria e di orgoglio.Da parte sua invece, il culto cristia-

no celebrato dentro una casa ap-pariva povero di segni e austero, con le umili suppellettili di ogni giorno, un bicchiere, un pezzo di pane e un po’ di vino... Qui il Som-mo Sacerdote aveva il volto di un Crocifi sso! E anziché spargere il sangue degli agnelli, si ricordava-no le parole e le opere di Gesù. E poi, invece di tanti riti, si chiedeva a ciascuno la fede nella morte e ri-surrezione di Gesù e un vero amo-re fraterno.A questi fratelli di ieri in crisi, alla crisi di tutti i cristiani di oggi che non vedono lo stretto legame tra la liturgia e la vita, tra il culto e l’azione e quindi non possono godere della straordinaria grazia delle celebrazioni liturgiche nelle dure vicende della vita, si rivolge la Lettera agli Ebrei con una parola di consolazione e di incoraggia-mento.

Questo scritto del Canone cri-stiano al lettore o ascoltatore cri-stiano medio fa un’impressione ambivalente: per un verso eser-cita un certo fascino e curiosità, per un altro suscita sconcerto e perplessità. Il famoso biblista Ri-naldo Fabris ha scritto in un suo studio sulla Lettera agli Ebrei che davanti a questo testo del NT «si ha una reazione analoga a quella che si prova guardando una vetra-ta medioevale: bella, ma diffi cile da decifrare...». Da una parte «non c’è che da ammirare — annota ancora il Fabris — la profondità e solidità della rifl essione incentrata sulla fi gura di Cristo, proclamato “Sommo Sacerdote”. Questa sicu-rezza nella professione di fede in Cristo salvatore infatti si sposa con una costante preoccupazione per la prassi cristiana. L’autore cerca di saldare insieme fede e storia, culto e vita, teologia e pastorale. Dall’al-tra parte, immediata è la sensa-zione di una accentuata diversità o estraneità culturale: immagini, espressioni, modo di leggere i te-sti biblici, la singolare architettu-ra della lettera, l’anonimato degli autori e dei destinatari... Un tesoro nascosto dunque e purtroppo an-cora ignorato dal popolo di Dio, un tesoro però che chiede di esse-re esplorato».Scrive così lo stesso anonimo au-tore della Lettera: «Vi raccomando, fratelli, ascoltate queste parole di esortazione-consolazione, con-

Cristo unico ed eterno sacerdote

Lettera agli Ebrei (1a parte)

Accolgo volentieri l’invito del nostro Parroco, che mi ha chiesto di illustrare in più momenti la Lettera Agli Ebrei, un testo molto ricco ed interessante del Nuovo Testamento. Ho scritto a proposito un articolo che ho diviso in tre parti, che verran-no pubblicate nei prossimi bollettini. Il linguaggio che ho usato è un linguaggio di tipo divulgativo, senza tralasciare alcu-ni riferimenti di carattere scientifi co, sperando di aiutare tutti ad avvicinarsi al Testo Sacro in questione e a comprendere bene il suo messaggio. Sperando che il mio lavoro vi possa essere gradito, non mi resta che augurarvi una buona lettura.

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Formazione Biblica

centrate in questo breve scritto» (cfr. Eb 13,22; 6,18; 12,5). Infat-ti la lettera si presenta come un «discorso» (cfr. Eb 5,11; 8,1), un «parlare» tra persone (cfr. Eb 6,9; 9,6; 11,32), si potrebbe dire una predica, un’omelia nell’assemblea domenicale, poi scritta e inviata con un bigliettino di accompagna-mento (cfr. Eb 13,22-23).Caratteristiche di questo scritto sono le continue citazioni ed al-lusioni ai testi e ai temi dell’Anti-co Testamento (=AT) , per ciò che riguarda in particolare la liturgia (sacerdozio, sacrifi cio, alleanza, legge), ma poi le credenze tradi-zionali sugli angeli, su Melchise-dek, Mosè, i profeti, ecc. Al centro, la fi gura «biblica» suprema: Gesù.Va anche notato il collegamento intenzionale tra esposizione veri-tativa-dottrinale ed applicazione esortativo-operativa, come fa il pastore sensibile ai problemi della sua gente, cui vuol dare indicazio-ni pratiche, ma evitando il morali-smo, richiamandosi cioè alle moti-vazioni della fede.Ultima caratteristica da ricorda-re è la preminenza della temati-ca liturgica o cultuale intorno ai tre poli di sacerdozio, sacrifi cio e santuario, con un preciso inten-to. L’autore vuole mostrare come queste istituzioni, che erano le co-lonne dell’Antica Alleanza (Antico Testamento), ora trovano il loro compimento perfetto nella fi gura ed opera di Gesù (Nuova Alleanza, Nuovo Testamento).Dovevano intendersene di Antico Testamento e di tradizioni ebrai-che i destinatari di questa lettera. Per cui, come dice il titolo di essa, si pensò che fossero cristiani pro-venienti dall’ebraismo, forse sacer-doti ed addetti ai riti del grandioso Tempio di Gerusalemme.È importante ricordare in ogni caso che si tratta di cristiani in dia-spora, di cui la Lettera dà un inte-ressante spaccato di vita: la prima conversione con il suo carico di

entusiasmo (cfr. Eb 5,12; 6,1-6.10; 10,26-32.35-36), l’organizzazione con capi e strutture (cfr. Eb 13,17), le prime crisi di perseveranza (cfr. Eb 3,14), la tentazione di non pro-gredire nel cammino di fede (Eb 5,11; 6,13), come chi avesse «mani stanche e ginocchia indebolite» (cfr. Eb 12,12), arrivando da parte di certuni all’abbandono dell’as-semblea (cfr. Eb 10,25-29).Ad aggravare la situazione di «crisi di perseveranza e di rilassamento spirituale» contribuisce l’ambien-te esterno, che doveva essere for-temente ostile, come indicano Eb 10,32-34; 12,3-4: oltraggi pubbli-ci, carcere e privazione dei beni. Sembra inoltre che malessere spe-cifi co della comunità fosse anche la non incidenza della pratica li-turgica, con una nostalgia di situa-zioni diverse, di un tempo passato

La redazione e i collaboratori auguranoalla Comunità di Castrezzato

un sereno Natalee un felice 2011

all’ombra del Tempio. In questa si-tuazione, trattare di «Cristo sacer-dote», come fa la Lettera, non era solo risolvere un quesito liturgico, ma mostrare come liturgia e vita si intreccino profondamente.L’autore della lettera vorrebbe far comprendere ai suoi cristiani che il sacerdozio e il sacrifi cio di Gesù celebrati nelle adunanze erano as-sai più che riti: erano esperienze di vita di Gesù, il Pastore primo, che, attraverso il rito, toccavano espe-rienze di vita dei fedeli, salvandole dal male e donando la grazia della fedeltà nella fede.Dunque, niente nostalgie o rim-pianti, per gli splendori esteriori dell’antica liturgia del Tempio di Gerusalemme: Gesù è la vera e de-fi nitiva liturgia. (continua)

don Claudio

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Con la Chiesa

Sintesi della meditazione di Papa Benedetto XVI all’apertura del Sinodo dei vescovi del Medio Oriente

Maria, Madre di Dio

L’11 Ottobre 2010, il Papa ha aperto il Sinodo dei vescovi per il medio oriente chie-

dendo l’aiuto della Vergine Madre.La data non è casuale: l’11 Ottobre 1962, Giovanni XXIII inaugurava il Concilio Vaticano II il giorno della festa della maternità divina di Ma-ria e si affi dava fi ducioso alle sue mani materne invocando prote-zione.La festa della maternità di Maria era stata introdotta da Pio XII nel 1930 per ricordare al mondo che il Concilio di Efeso, 1600 anni pri-ma, aveva dichiarato la Madonna “Theotòkos”, “Dei Genitrix”: colei che ha generato Dio. La decisione non fu delle più sem-plici, infatti ci si poneva la doman-da: come può una creatura umana che è nel tempo, dare vita a Dio che è l’Eterno, che sta al di sopra di tutti?I nestoriani aff ermavano che si poteva parlare di madre di Cristo, ma defi nirla madre di Dio non era possibile.Al contrario, il Concilio di Efeso di-chiarò che attraverso la nascita di Cristo, Dio è uscito da sé, si è uni-to radicalmente con l’uomo Gesù che è Dio esso stesso ed è apparso sulla terra. Con questo gesto ha at-tirato in se stesso tutta l’umanità, che da allora non è più stata fuori di Dio, ma è entrata nella sua inti-mità.Questa nuova concezione di Dio si oppone alla dottrina aristotelica che aff erma al contrario, che Dio è l’Eterno, sta in sé e come tale non può stabilire relazioni. L’uomo si

rivolge a lui, ma non riceve rispo-ste. Questa concezione però crea disperazione, lascia l’uomo in ba-lia di se stesso, senza possibilità di aiuto e conforto, perché la divinità appare lontana, intangibile.

L’incarnazione di Cristo, cioè la di-scesa di Dio sulla terra, ha cambia-to radicalmente i rapporti tra l’uo-mo e il divino, perché l’umanità è stata attirata in Dio stesso e ciò consente di stabilire un rapporto reciproco, una relazione interiore con Dio. L’uomo non è più solo, è entrato nell’essere, Padre, Figlio e Spirito Santo e ciò è avvenuto gra-zie alla Madonna. Maria attraverso la maternità ha portato l’uomo nel grembo del Pa-dre e gli ha permesso di instaurare con Dio una relazione reciproca. L’umanità non è più sola, perché Dio è con lei.Ecco la ragione per la quale papa Giovanni XXIII ha affi dato l’Assise

conciliare a Maria: la Madre di Dio attirata dal Signore in Lui stesso, ha attirato con Lei tutto il genere umano. Il concilio, iniziato con Giovanni XXIII, che aveva indicato la Ma-donna come “Madre di Dio”, si è concluso con papa Paolo VI, che ha riconosciuto a Maria il titolo di “Madre della Chiesa” e queste due attribuzioni sono strettamente collegate, perché la Chiesa è parte del corpo di Cristo.Aff erma il papa “ La Madre di Dio, è Madre della Chiesa, perché Madre di Colui che è venuto per riunirci tutti nel suo Corpo risorto.” Il sillo-gismo dichiara: se Maria è madre di Cristo e la Chiesa è parte del Corpo di Cristo, Maria è anche la madre della Chiesa. Nel primo capitolo del Vangelo di Luca si narra della discesa dello Spirito Santo sulla Vergine, la qua-le concepisce il fi glio di Dio che nascerà a Betlemme.Nel primo capitolo degli atti de-gli apostoli vediamo la Madonna, dopo la morte di Cristo, nel Cena-colo, al centro dei discepoli: insie-me pregano e implorano la disce-sa dello Spirito Santo.In quel momento nasce la Chiesa del Cristo Risorto che abbraccia il mondo e noi tutti.È chiaro il parallelismo tra le due vicende: Cristo nasce a Betlemme e rinasce dopo la morte diventan-do Chiesa.Tenendo conto del legame tra Ma-ria madre di Cristo e madre della Chiesa, il papa ci chiede di punta-re la nostra attenzione sull’ultimo

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Con la Chiesa

libro della Sacra Scrittura: l’Apoca-lisse, capitolo 12.Qui la donna vestita di sole, con dodici stelle sul capo e la luna sot-to i piedi partorisce con grande dolore: è il mistero della nascita di Cristo che si ripete in ogni genera-zione, per perpetuare la salvezza del genere umano. Questo miste-ro ripropone il grido della Croce e si realizza sempre attraverso il san-gue dei martiri, che off rono la loro vita per testimoniare la fede e far cadere i falsi idoli.Nel Salmo 81 si vede Dio circon-dato da false divinità, le quali ca-dono a terra e perdono i loro po-teri permettendo la conoscenza dell’unico vero Dio. Questo lento processo legato alla storia della re-ligione è sempre molto doloroso; si è sviluppato in questo modo dal cammino di Abramo fi no alla mor-te di Cristo ed è continuato nei primi tempi della fondazione della Chiesa, quando il culto dell’impe-ratore, il politeismo e le pratiche pagane sono decadute grazie al contributo dei martiri cristiani che hanno sacrifi cato la loro vita per testimoniare l’unico vero Dio. E questo processo di trasformazio-ne continua anche oggi. Nell’era moderna si sono sviluppate false ideologie che schiavizzano l’uomo e minacciano la sopravvivenza del mondo: sono i capitali anonimi, la droga, le ideologie terroristiche, il modo di vivere della nostra so-cietà malata, che vede vacillare le fondamenta morali e religiose e con i suoi comportamenti insen-sati sta distruggendo la terra.Le ideologie che si sono imposte rappresentano i falsi dei che de-vono cadere attraverso la testimo-nianza di fede dei semplici, i quali nella loro saggezza non si lasciano irretire dalle correnti negative che tendono a potenziare le false divi-nità.Nel capitolo 12 dell’Apocalisse, si vede un dragone che mette un fi ume di acqua contro la donna

che fugge, per travolgerla. La buo-na terra però, assorbe le acque di questo fi ume impetuoso e le ren-de innocue. Secondo l’interpreta-zione del Santo Padre il fi ume rap-presenta le correnti negative che cercano di aff ossare la Chiesa, la quale sembra soccombere di fron-te alla loro forza.La buona terra che salva il mondo dal male è rappresentata dalla fede dei semplici che danno for-za alla Chiesa e le permetteranno di prevalere. Benedetto XVI conclude la sua meditazione con questa preghie-

ra che ha il tono di una supplica accorata: ”Signore alzati in questo momento, prendi la terra tra le tue mani, proteggi la tua Chiesa, pro-teggi l’umanità, proteggi la terra” Poi si rivolge a Maria e prega così: ”Tu, la grande credente, tu che hai aperto la terra al cielo, aiutaci, apri anche oggi le porte, perché sia vincitrice la verità, la volontà di Dio, che è il vero bene, la vera sal-vezza del mondo. Amen.”

Maria Antonia Galli

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Interruzione di gravidanza: pericolosa sfi da al bene comune

A chi è affi dato il compito di rimuovere le problematiche che spingono una donna ad abortire?

Oggi, quando si vuole inter-rompere una gravidanza inaspettata, indesiderata

o “subita” a causa di una violenza, il dilemma cui ci si trova di fronte sembra consistere soltanto nella scelta tra intervento chirurgico o terapia farmacologica (pillola abortiva RU486).Qualsiasi altro aspetto, per dram-matico che sia, appare messo in secondo piano. Eppure, il dramma che vive la donna in questa ango-sciosa circostanza è una ferita che non si rimargina. È lei a trovarsi al centro di questa esperienza. È lei a subirne il carico maggiore. È lei

che, troppo spesso, viene lasciata sola con il suo dolore. Un dolore non soltanto fi sico, ma anche, e soprattutto, un dolore che l’an-nienta sotto il profi lo emotivo e psicologico. Questo aspetto, tut-tavia, nella discussione comune, viene fi n troppo spesso messo da parte per privilegiare un’attenzio-ne, anche mediatica, rivolta so-prattutto alle tecniche più o meno “facili” o “sbrigative” da introdurre in ambito clinico per risolvere l’in-terruzione.

La domanda da porsi dovrebbe essere piuttosto “a chi è affi dato

il compito di rimuovere le proble-matiche che spingono una don-na ad abortire?”. Questo è il vero “dilemma”, sollevato di recente anche da un articolo pubblicato sul quotidiano Avvenire. Nell’ar-ticolo si parla di Teresa, giovane donna romana che, abbandonata dal compagno e senza un’occu-pazione stabile, decide di portare a termine volontariamente la sua gravidanza non disponendo dei mezzi necessari per poter provve-dere alla vita futura che si anda-va formando dentro di lei. Il caso ha fatto scalpore perché, come dichiarato da Teresa, l’assistente sociale a cui si sarebbe rivolta, l’a-vrebbe incoraggiata a interrompe-re la gravidanza, adducendo come scusa la mancanza di fondi neces-sari per aiutare ‘casi come il suo’.

La storia di Teresa è solo una del-le tante. Troppe sono le donne che scelgono di abortire e troppo spesso questa scelta viene matu-rata a causa di motivi discutibili, come la paura del giudizio degli altri, la paura di perdere stima e af-fetto dei genitori, la paura delle re-sponsabilità o la mancanza di red-dito suffi ciente. Tutti questi motivi non sono altro che facili giustifi ca-zioni. Il credente, nel suo cammi-no, anche in questa circostanza non è solo. Il Magistero della Chie-sa, al riguardo, off re alla ragione umana la luce della Rivelazione: la dottrina sull’uomo contiene infatti

Promuovere la vita

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molti elementi che illuminano la problematica ed individuano ciò che realmente va rispettato. Dal momento del concepimento, la vita di ogni essere umano va ri-spettata in modo assoluto. perché, come già aff ermato dal Concilio Vaticano II, l’uomo, sulla terra, è l’unica creatura che Dio ha voluto “per se stesso” (Gaudium et Spes, 24) e l’anima spirituale di ciascun uomo è “immediatamente creata” da Dio (Cfr, Humani Generis Re-demptionem).

Giovanni Paolo II, nel suo Discor-so ai sacerdoti partecipanti ad un seminario di studi su “La procrea-zione responsabile” aff ermò che la vita umana è sacra perché all’origi-ne di ogni persona umana v’è sem-pre un atto creativo di Dio. Nessun uomo viene all’esistenza per caso; egli è sempre il termine dell’amore creativo di Dio ed in virtù di que-sto, rimane per sempre in una rela-zione speciale con il Creatore, suo unico fi ne”. Come già ebbe a dire Pio XII nel ‘44 nel discorso all’U-nione Medica Biologica ‘San Luca’: “Dio è il Signore della vita dal suo inizio alla sua fi ne e nessuno, in nessuna circostanza, può rivendi-care a sé il diritto di distruggere un essere umano innocente”.Interpellata da diverse Conferenze Episcopali, singoli Vescovi, teolo-gici, medici o uomini di scienza, la Congregazione per la Dottri-na della Fede, nel 1987, redigeva un’Istruzione il cui testo, appro-vato da Papa Giovanni Paolo II, indicava nella premessa, l’avver-tenza che i termini “zigote”, “pre-embrione”, “embrione” e “feto”, che nel vocabolario della biologia possono indicare stadi successivi dello sviluppo di un essere uma-no, nell’Istruzione vengono usati liberamente, attribuendo ad essi un’identica rilevanza etica per de-signare il frutto, visibile e non, del-la generazione umana, dal primo momento della sua esistenza fi no

alla nascita. Il motivo di tale scelta è tutto nell’essenza stessa dell’in-segnamento della Chiesa che fa del rispetto dovuto all’essere uma-no fi n dal suo concepimento, del-la dignità della persona, della sua sessualità e della trasmissione del-la vita uno dei suoi capisaldi.

Più volte Papa Ratzinger ha attac-cato la legge sull’aborto. “L’aver permesso di ricorrere all’inter-ruzione della gravidanza - disse, nel 2008, con parole di condanna contro la legalizzazione dell’abor-to rivolgendosi agli 800 delegati del Movimento per la vita riuniti in udienza al Vaticano in occasio-ne dei trent’anni della legge 194 - non solo non ha risolto i problemi che affl iggono molte donne e non pochi nuclei familiari, ma ha aper-to un’ulteriore ferita nelle nostre società, già purtroppo gravate da profonde soff erenze”.I moniti del Pontefi ce susseguitisi negli anni hanno sempre ribadito la dottrina del magistero e le accu-se sono state rivolte con veemen-

za alla legislazione parlamentare che dal 1978 autorizza l’interruzio-ne di gravidanza. Papa Benedetto inoltre, considerando l’apertura alla vita al centro del vero svilup-po, più di una volta ha invitato a diffi dare di quella diff usa menta-lità antinatalista che spesso viene contrabbandata quale progresso culturale.Nel maggio scorso, in occasione della visita pastorale a Fatima il Pontefi ce ha ribadito che “l’inter-ruzione di gravidanza e le iniziati-ve contrarie alla famiglia fondata sul matrimonio indissolubile tra un uomo e una donna sono tra le più pericolose sfi de che oggi si pongono al bene comune”. Inoltre ha espresso “profondo apprezza-mento per tutte quelle iniziative sociali e pastorali che cercano di lottare contro i meccanismi socio-economici e culturali che portano all’aborto e che hanno ben pre-senti la difesa della vita e la ricon-ciliazione e la guarigione delle persone ferite dal dramma dell’a-borto”. Il Papa ha, tra queste, lo-dato il Movimento per la vita «che promuove la cultura della vita e concretamente aiuta tante giova-ni donne a portare a termine una gravidanza diffi cile».

Dal 2003 il Movimento è presen-te anche a Pompei, presso il Cen-tro Educativo “Beata Vergine del Rosario” del Santuario mariano, dove, in aderenza al principio del-la difesa del diritto alla vita ed alla dignità di ogni uomo, dal concepi-mento alla morte naturale, viene svolta un’intensa attività di pro-mozione sociale nei confronti di ragazze madri favorendo una cul-tura dell’accoglienza nei confronti dei più deboli ed indifesi e, soprat-tutto, verso il bambino concepito e non ancora nato.

Marida D’Amora

Promuovere la vita

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12 Camminiamo insiemen. 25 dicembre 2010 - febbraio 2011

Un nuovo vizio ai tempi di FacebookOggi il senso del pudore ha perso terreno a favore del suo contrario

Attualità

I La spudoratezza. Un vizio antico che oggi ha spudoratamente conquistato la “hit-parade”: recitata, cantata, suonata, ballata nei luoghi più visibili, sia reali sia digitali, relegando il pudore a un sottoprodotto.

Tempi nuovi, nuovi vizi... più quelli vecchi, naturalmente! Un vizio nuovo molto visibile

oggi è la dif-fusa tendenza a piaz-zare se stessi in pubblico come un qualunque altro prodotto. Come? Raccontando se stessi: storie di vita, tendenze, gusti individuali, inclinazioni... ben oltre ogni discre-zione e riservatezza. Sembra che poco o nulla debba ormai restare nel segreto del proprio io. Tutto di sé può essere raccontato, messo in piazza, pubblicizzato: massima sincerità, minima vergogna! L’im-portante è off rire un’immagine di sé accattivante, possibilmen-te bella, sempre interessante. Un narcisismo esasperato che unisce gente comune e classi dirigenti.

È il vizio che Umberto Galimberti chiama senza mezzi termini: “spu-doratezza”, vale a dire il crollo di ogni difesa del proprio mondo i interiore per proiettarlo al di fuo-ri. E un vizio che, come ogni altro vizio capitale, deforma la perce-zione di sé riducendo le persone a uomini e donne di facciata, a pro-dotti da commercializzare.

Solo esibizionismo?Il vizio della spudoratezza non è una questione di esibizionismo fi sico-sessuale o di sculettamenti lascivi in TV. Più drammaticamen-te è il crollo della “separazione” tra il nostro interno, a noi solo noto, e l’esteriorità, dove conta in modo decisivo l’immagine. La società

dei consumi insegna che un pro-dotto tira quando è debitamente pubblicizzato. Allo stesso modo si pubblicizza la propria immagine. Cosa non si fa per un posto di “ve-lina” a Striscia la notizia o da “croni-sta” in Amici della De Filippi? «Chi non si mette in mostra e non è irraggiato dalla luce della pubbli-cità non ha la forza di sollecitarci, di lui neppure ci accorgiamo»: così il già citato Galimberti. Risultato? Uomini e donne, giovani e meno giovani la cui identità è tutta fuori di sé, totalmente dipendente da quel che viene detto, rappresenta-to. pubblicizzato. E quando tutto ciò viene meno?Programmi televisivi di grande share si reggono sullo spogliare non tanto e non solo dei corpi, quanto degli animi. Raccontarsi in pubblico non è forse un atto di grande sincerità e coraggio? Per-ché vergognarsi? Non è vero che più uno si espone e più ottiene ascolto, interesse, consenso e suc-cesso?Il top dell’esporre il proprio mon-do personale è fare outing: gridare ai quattro venti la propria omoses-sualità. Di questa ventata di sin-cerità dobbiamo essere grati agli USA. Da quelle parti, fare outing equivale a smascherare l’orienta-mento sessuale di qualche per-sonaggio che — per motivi suoi — attacca pubblicamente i gay. È fargliela pagare!

L’outing nostrano e FacebookDa noi, invece, fare outing è parla-re di se stessi. Un esempio — sen-

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Attualità

za aggettivi qualifi cativi — di ou-ting è stata la recente confessione dell’ormai ottantenne capo storico del movimento radicale italiano. Ha voluto comunicare a tutta la nazione i suoi amori omosessua-li. Furbescamente, l’outing gli ha permesso un nuovo spazio sui media, facendo parlare di sé. Un uomo sempre intelligentemente in linea con i tempi (!).L’ outing sarebbe la nuova terapia contro l’insincerità, la vergogna, l’eccesso di riservatezza e soprat-tutto contro il pudore repressivo. Fare outing è come un lettino vir-tuale su cui uno si sdraia e confes-sa, in pubblico e in modo teatrale, la propria vita privata e le proprie inclinazioni sessuali, certo di ot-tenere non sguardi o parole di ri-provazione, bensì approvazione, applauso e... rilassamento psico-logico.Più o meno sulla stessa lunghezza d’onda si basa l’immenso successo di Facebook.Pare che circa 500 milioni di per-sone abbiano un profi lo su que-sto fortunatissimo social network, uno su quattro di chi naviga in rete. Su Facebook fi nisce di tutto. E la privacy? Mark Zuckerberg, ini-ziatore di questo fantastico gioco comunicativo, rassicura il suo po-polo che così va bene perché il concetto di privacy sta cambian-do. L’importante è comunicare, raccontare di sé. Se ogni anno gli affi liati raddoppiano le informa-zioni messe in circolo, vuol dire che la privacy non li turba più di tanto. Oggi, il non parlare di sé, il non buttarsi in piazza può su-scitare il sospetto di insincerità o di voler coprire qualcosa di poco chiaro. La spudoratezza è un vizio che “deprivatizza” la persona: vale l’apparenza esteriore e il metter-si in mostra. E chi non accetta di buttarsi in pasto a chicchessia? Troverà certamente qualcuno, magari lo psicologo di turno, che lo accuserà di essere introverso,

inibito e represso: semplicemente un disadattato sociale. È il trionfo dell’omologazione alla società dei consumi e del conformismo.

Il pudore ancora luiContro la spudoratezza, apprezza-ta “virtù” (?) al tempo di Facebook e dell’outing, vale solo il pudore. Una parola pressoché estranea al comune vocabolario. E, se co-nosciuta, con grande probabilità evocherà ansie censorie e centi-metri quadrati di nudo esposti allo sguardo morboso del pubblico. Il pudore non è per nulla cosa da repressi, men che meno una que-stione di glutei e poppe al vento. Il pudore è la difesa del nostro “intimo”. Ogni persona normale ha una sua vita fatta di relazioni,

sentimenti, emozioni, di convin-zioni, credenze, aff etti, simpatie e via elencando. Il pudore non è blindare il nostro intimo renden-dolo impenetrabile a chicches-sia. Semplicemente si vuol essere e restare se stessi. Il cuore non si apre a chiunque. Oggi la voglia di abbattere le frontiere del “pudore” è troppo forte: soprattutto se alla notorietà seguono pure i soldi!Riaff ermare con forza la necessità del pudore, vale a dire della discre-zione, della difesa della propria in-teriorità, anche a costo di apparire introversi e disadattati sociali, è l’unico modo per non svendersi sul mercato dell’effi mero e del nul-la. Un sacco vuoto non sta in piedi!

Sabino Frigato

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Lettera del Parroco

Camminiamo insiemen. 25 dicembre 2010 - febbraio 201114

Spazio missioni

Il Bangladesh è una nazione di 150 milioni di abitanti, il 90% dei quali è islamico e il 9% hin-

du; buddhisti e cristiani sono solo lo 0,5%. È un paese che ha inizia-to la sua storia con la religione hindu, poi è stato governato da re buddhisti. orso la fi ne dell’an-no mille, i santoni islamici dediti alla penitenza e alla predicazione del corano sono arrivati dai Paesi arabi del Medio Oriente attraverso l’India e hanno iniziato la loro ope-ra di “diff usione islamica”. I santoni

hanno avuto una larga ascenden-za sulla popolazione sia rurale, sia istruita, che ha favorito la conver-sione all’islam della popolazione bengalese. Accanto ai santoni c’erano anche dei militari “di supporto”, desidero-si che il nome di Allah fosse cono-sciuto e diff uso.

Il dialogo avviene tra personeNella parrocchia di Satkhira, dove lavoro, il dialogo interreligioso è la quotidianità. Nella nostra missio-

ne entra ed esce tanta gente tutti i giorni; molti sono musulmani e hindu. Mi piace la parola “entrare”. Infatti, se entriamo in un ambiente, l’obiettivo è quello di stabilire una relazione umana con chi vi abita e che desideriamo conoscere.È interessante vedere quando arrivano i ragazzi della Madrasa (scuola di Corano), con l’abito mu-sulmano e il cappellino bianco. Si guardano intorno e si rendono conto che ci sono tanti bambini del nostro orfanotrofi o. Restano

Bangladesh: dialogo a colori

Dove opera P. Sergio Targa

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15Camminiamo insieme n. 25 dicembre 2010 - febbraio 2011

sorpresi fi no a quando non avvie-ne l’incontro...Dopo aver descritto le nostre at-tività e il mio ruolo come missio-nario, uno di loro mi dice: “Non capisco perché tu che sei cristiano, parli con me che sono musulma-no”. Ho ammirato la sua sincerità... Nonostante alcuni dubbi, questo ragazzo aveva superato la barrie-ra della paura e dei pregiudizi. Gli ho risposto: “Parlo con te perché anche tu sei mio fratello; questo è ciò che mi ha insegnato Gesù”. Con mia grande sorpresa, il ragazzo si congeda con il saluto cristiano “Nomoskar”. In quel momento ho capito che la paura era sparita dal-la sua mente e dal suo cuore.

Il dialogo avviene ogni giornoÈ normale in Bangladesh che i ra-gazzi cristiani interagiscano con i coetanei appartenenti ad altre religioni. Nel dialogo quotidiano, infatti, non incontro una religio-ne, ma tante persone, che sul mio stesso piano desiderano condivi-dere la propria storia, la propria cultura, le proprie preoccupazioni.Viaggiando in pullman, andando al mercato o a scuola, si percepi-sce e si vive il dialogo di vita. Non ci sono pullman per i cristiani e pullman per gli islamici o le scuo-le solo per gli hindu. Gli apparte-nenti alle diverse religioni vivono assieme, mischiati gli uni con gli altri nelle città e nei villaggi. Quan-do ci sono calamità naturali, per esempio, il primo ministro chiede a tutti i leader religiosi del Paese di pregare per quello che è avvenu-to; e i leader si sentono in dovere di farlo.

Il dialogo è costruire un sentieroDialogo vuol dire dedicare il pro-prio tempo in modo gratuito e di-sinteressato: la visita di un ospite di qualsiasi religione è un dono prezioso che viene da Dio; le feste religiose sono occasioni per far partecipare anche i vicini di casa

e gli amici, stando insieme e of-frendo loro qualcosa da mangiare. Lo scorso anno, durante la pre-parazione del Natale, tanti amici musulmani hanno contribuito ad addobbare la chiesa e a terminare il presepe...Così il dialogo diventa scambio, reciprocità e confronto della pro-pria fede, non solo a parole. Dia-logo signifi ca avere la capacità di mettersi in gioco, lasciando da parte le proprie idee; è uscire da se stessi per entrare nel mondo di-verso dell’altro e insieme costruire un sentiero fatto di ascolto, rispet-to e condivisione.

Il dialogo diventa un... arcobalenoUna donna musulmana, vestita con un sari giallo (l’abito tipico delle donne bengalesi), si ferma ogni giorno alla stessa ora a pre-gare davanti alla grotta della Ma-donna accanto alla nostra chiesa. Questa abitudine è stata una lezio-ne per tutti, perché dimostra che il dialogo può diventare preghiera comune, voce incessante che si in-nalza a Dio per l’umanità assetata di fede, amore e speranza.Lo scorso anno a Satkhira abbia-mo organizzato la fi era della Bib-bia, tradotta in diverse lingue. Era la prima volta e la partecipazione è stata grande anche tra i musul-

mani. Ecco che il dialogo diventa Parola; una Parola che si manifesta in mezzo a noi e ci chiede di testi-moniarla attraverso la nostra vita perché diventi segno del dialogo di Dio con tutta l’umanità. Allo-ra il dialogo diventa arcobaleno, alleanza e unità con ogni uomo e donna che porta con sé la sete della conoscenza di Dio.

La capacità di stare insiemeLa presenza dei saveriani in Ban-gladesh ha lo scopo di annunciare il vangelo e di cercare il dialogo tra le religioni. Cerchiamo di forgiare relazioni positive tra credenti ap-partenenti a religioni diverse, sta-bilire giustizia e pace nella società, acquisire conoscenza delle altre fedi, in un clima di fi ducia e rispet-to reciproco.Da anni s’incontra un gruppo di persone provenienti da tradizioni religiose e sociali diff erenti. L’in-contro è a volte formale, ma cerca di favorire la capacità di stare insie-me, nonostante il pluralismo delle idee e dei punti di vista. Il dialogo in questo caso signifi ca cercare l’unione nella diversità, per fare in modo che le diff erenze convivano. Sono piccoli passi verso l’arcobale-no della speranza.Stiamo cercando anche di ottene-re che il governo favorisca la pub-blicazione di testi scolastici con le descrizioni di tutte le religioni più importanti del Bangladesh. Attualmente, infatti, i libri di reli-gione sono consegnati a seconda della fede professata dagli alunni. Speriamo che l’impegno a favore di una maggiore conoscenza re-ciproca delle religioni possa aiu-tare il popolo bengalese a vivere in pace, soprattutto in questo mo-mento storico, quando anche il più piccolo confl itto può danneggiare la pace di tutto il mondo. Anche la globalizzazione può favorire la pace o accendere lo scontro.

P. Giovanni Gargano

Spazio missioni

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Carissimi amici,in uno dei miei tanti spo-stamenti in moto, a rischio

di causare incidenti, mi è capitato di sorprendermi nella seguente ri-fl essione. Mentre attraversavo risaie lussu-reggianti di mille sfumature di verde, mi sono chiesto com’è che nonostante la nostra supposta superiorità culturale e scientifi ca, la nostra raffi natezza di credo reli-gioso, il nostro livello di sviluppo o meglio, super sviluppo economi-co, com’è, pensavo, che l’occiden-te saccente e opulento, sembra arrancare dietro a culture e popoli che nonostante la rozzezza, se così si può dire, dei loro traguar-di economici, culturali, fi losofi ci,

teologici, antropologici ecc. stan-no manifestando una vitalità ed esuberanza che l’occidente ormai ha perso da decenni! E a poco ser-vono le misure messe in atto dalle paure di stati, partiti politici, grup-pi ed individui intese a marginare, in qualche modo, l’ondata di pie-na di culture e popoli altri da quel-li europei. A poco sono servite e serviranno le guerre messe in atto per difendere interessi che giorno dopo giorno risultano sempre più indifendibili. Queste guerre sono come gli ultimi sussulti di un ma-lato terminale che affi da tutte le sue speranze di sopravvivenza al placebo delle armi o di leggi vi-stosamente xenofobe o, comun-que, antisolidaristiche. Tutto ciò

non fa che tristemente ricordarmi che l’occidente è diventato ormai la terra del tramonto, non solo da un punto di vista geografi co ma e soprattutto da quello antropologi-co. Perché una cosa è certa, l’altro, lo straniero, è qui per restare, e a nulla potranno le nostre armi, in qualsivoglia modo queste possa-no essere intese. Ma come è potuto accadere? Qual’e stata la formula magica che ha provocato il tramonto dell’oc-cidente e delle sue conquiste? Probabilmente le cose che hanno provocato il rimescolamento di carte che sembravano decise da sempre e per sempre sono tante. Io però in quel mio viaggio famo-so in moto mi soff ermai su una cosa, e una cosa sola. L’occidente sta morendo semplicemente per-ché ha smesso di credere. L’occi-dente non sogna più, si è adagiato indiff erente al capezzale della sua stessa morte. L’occidente è stanco e annoiato, ha perso gli scopi, i tra-guardi, non vive più, sopravvive. Non sa più lottare, non conosce la soff erenza, ha dimenticato la povertà e la miseria e la fame dei suoi nonni e bisnonni. Vive come in una bolla di sapone, senza sti-moli come sospeso nel vuoto, senza direzione di sorta, alla deri-va. E quando dico che l’occidente ha smesso di credere non penso necessariamente ad un credo re-ligioso, ma ad un qualsiasi credo, foss’anche una ideologia politi-ca. Non sappiamo più credere e quindi sognare. Non abbiamo più ideologie, e cantiamo ignari alla ri-

Lettera di Padre Sergio Targa

Borodol, 20 settembre 2010

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trovata libertà. E non ci rendiamo conto che caduti i grandi ideali ci ritroviamo ora non “più liberi”, ma semplicemente “più schiavi” di pic-coli ideali che non vanno al di là di interessi immediati, giornalieri, soddisfacenti solo gli impulsi, ge-neralmente egoistici, di un narcisi-smo ormai esasperato. Di fronte invece ci troviamo popoli agguerriti e pronti a tutto, che cre-dono fortemente nella loro fede, che sono disposti anche a morire per cercare di migliorare la propria situazione. E noi non possiamo niente contro di loro. Perché loro sognano e vedono traguardi, e immaginano futuri diversi. Mentre noi siamo morti; noi siamo solo arroccati nel vano tentativo di sal-vare il salvabile della nostra supre-mazia ormai molto più che cente-naria. E in quel viaggio in moto che sembrava non fi nire mai, pen-savo a come sarebbe stata diver-sa la situazione se l’occidente co-gliesse la pressione dell’altro sulle proprie frontiere geografi che e culturali come opportunità per la-sciarsi contagiare dalla vitalità che noi abbiamo smarrita. E pensavo a come questa pressione potesse davvero diventare l’opportunità per svegliarci dal sonno profondo in cui da decenni siamo sprofon-dati per riprendere a sognare e a credere e immaginare un nuovo mondo solidale e accogliente per tutti, e non solo per pochi fortu-nati. Perché è solo l’altro che può farci riscoprire chi siamo e da dove veniamo e dove andiamo o voglia-mo andare. Purtroppo la nostra Chiesa, vec-chia di millenni, talvolta arranca sotto il peso dei propri peccati e diventa succube di questa realtà distorta e dei suoi sicofanti inter-preti e direttori, di quella realtà che invece è chiamata perenne-mente a trasformare. La Chiesa deve dimenticarsi di se stessa, del-le sue conquiste e dei suoi privile-gi. Perché è solo perdendosi che si

ritroverà. Questo vale per il Cristia-no singolo ma tanto più vale per la Chiesa come istituzione. Questa non deve difendere niente, ma proprio niente se non la dignità umana, di tutti, anche degli altri alle porte. Solo in questo modo potrà essere degna rappresentan-te del suo Signore. Non è un buo-nismo ad oltranza quello che qui è proposto. È la stessa natura della Chiesa e quindi della sua Missione che richiedono una tale strategia. Perché lo spazio dell’umano va oltre l’occidente e se davvero cre-diamo che è l’umano lo spazio del divino, allora c’è ancora tutta una divinità di là da scoprirsi, i cui por-tatori sono gli altri che pressano alle porte.

Ormai vicino alla missione, aspet-to il mio turno per imbarcarmi sul barcone che mi traghetterà dall’altra parte del fi ume. Spen-go la moto, e nell’attesa penso al mio essere missionario qui in Bangladesh. Al signifi cato del mio operare qui. Ma, ha un signifi cato questo mio operare? Non è che

anche io sono funzionale, come fi -glio dell’occidente, alle sue stesse paure? E mentre la barca si avvici-na alla riva, voglio pensare e spe-rare di essere solamente un ponte come quello che un giorno sorge-rà sulle sponde del Kopotakkho che oggi sono obbligato ad attra-versare in barca. Un ponte verso un mondo immaginato come più accogliente e solidale, dove le al-terità si incontrano nel rispetto reciproco e nella tolleranza. Dove sicofanti, violenti e buff oni, mario-nette nel teatrino di vecchie fi ere di paese, saranno zittiti dal fragore di risate di uomini e donne vera-mente liberi perché solidali fratel-li e sorelle. Scendo dal barcone e inizio a percorrere l’ultimo chilo-metro che mi separa dal cancello della missione. Un’ombra triste mi attraversa il cervello. O costru-iremo insieme un mondo solidale per tutti o non potremo evitare uno scontro frontale che porterà inevitabilmente alla nostra fi ne!

Sergio Targa Missionario Saveriano

Spazio missioni

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Da tempo, in TV, sui quoti-diani, negli ambienti di la-voro e sulle nostre labbra

rimbalza una parola che ci rende preoccupati ed ansiosi in merito al nostro futuro e a quello dei nostri fi gli: crisi; una crisi che corrispon-de ad instabilità, ricerca vana di un lavoro adeguato, recessione... E con essa altre parole affi orano, ancor più amare: precariato, cassa integrazione, mobilità, disoccupa-zione, povertà... un mare di termini tecnici che poco a poco abbiamo sperimentato sulla nostra pelle.Vengono organizzati convegni e conferenze per aff rontare que-sti temi scottanti dell’attuale crisi economica che sta investendo gran parte dei settori lavorativi e che entra a pieno titolo tra gli ar-gomenti di discussione all’interno di ogni famiglia costretta a modifi -care i propri stili di vita.“Non si arriva alla terza settimana del mese con lo stipendio fi sso,!” denunciano i quotidiani; “Nove milioni di nuovi poveri (e non solo extracomunitari) si contano nella nostra Italia del benessere e del progresso”. Pare che il ceto medio, operai e impiegati, stia facendo le spese di quel vantato benessere che un tempo lo aveva reso parte attiva del boom economico. Non dimentichiamo ovviamente la piaga della disoccupazione che costringe i nostri giovani a rima-nere ancorati alle famiglie di origi-ne; fenomeno troppo complesso per essere aff rontato in questo

Un cittadino qualunque nella bufera della crisi economica

contesto! La Caritas e l’Assistenza Sociale dei comuni sperimenta quotidiana-mente il disagio dei nuclei familia-ri o dei singoli in diffi coltà nell’af-frontare la quotidianità: l’I.S.T.A.T. ci informa che il 20% delle fami-glie italiane ha delle fondate mo-tivazioni per non aver fi ducia nei confronti delle istituzioni che non garantiscono più un livello di vita adeguato alla dignità umana. (Al-meno come nel mondo occidente è stato sperimentato ed inteso!)Anche nei nostri paesi, si perce-pisce questo clima di instabilità; i giovani si adattano ad ogni occu-pazione, ma faticano a trovare un lavoro corrispondente alla prepa-razione scolastica raggiunta o alle personali inclinazioni.Ma ciò che sconvolge l’opinione pubblica, e ancor più la vita di chi è parte lesa, è la perdita di un’oc-cupazione ritenuta per anni so-lida, soprattutto quando si è alla fi ne del percorso lavorativo.

Mi capita di incontrare un “cittadi-no qualunque”, uno che potrebbe essere un nostro congiunto, che per ben trentacinque anni ha pre-stato la sua opera nel settore del terziario; tutto in regola, contribu-ti versati, sicurezza del posto... Da un giorno all’altro è stato posto di fronte alla dura realtà.

D- Ci racconti come è andata.R- Un giovedì sera, il mio datore di lavoro da oltre trent’anni mi con-

voca insieme ad altri miei colleghi e mi avvisa che la ditta non è più in grado di assorbire la manodopera che fi no ad ora ha garantito conti-nuità di vita all’impresa; ventiquat-tro ore dopo sono già inserito in una lista di mobilità dell’I.N.P.S.; ri-sulto disoccupato con un sussidio economico di gran lunga inferiore al mio stipendio maturato nel cor-so degli anni.

D- Come si sente un uomo di cin-quant’anni senza un lavoro?R- All’inizio è stata dura! Non ri-uscivo a capacitarmi del perché vero di una simile situazione. Anche se da alcuni anni andavo percependo che nell’economia italiana si stava aprendo una falla enorme, non avrei mai immagina-to di dover aff rontare la condizio-ne di disoccupato. Ho sono sentito venir meno le certezze che mi ave-vano permesso di costruire una famiglia, di crescere i miei fi gli e dar loro una buona preparazione culturale.

D- In che modo è riuscito a supe-rare questo brutto momento?R- Una forte tensione mi divorava la mente, ero instabile e suscetti-bile, in casa e fuori, nella relazione con i miei famigliari ed amici che hanno fortunatamente empatizza-to con me e mi hanno supportato ragionando insieme di ogni cosa. Ciò che mi ha riportato a galla è stata la mia testardaggine, il mio voler ad ogni costo contrastare la

Una testimonianza diretta

Vita sociale

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Vita sociale

sventura. Mi sono dato da fare in ogni modo per recuperare un la-voro decoroso, ma un uomo a cin-quant’anni non è considerato un buon aff are per un imprenditore.

D- La sua famiglia come ha rea-gito di fronte a questo fulmine a ciel sereno?R- Loro molto bene, a diff erenza di me. Non posso certo vedere nel profondo delle loro menti e per-cepire i loro più intimi sentimen-ti! Sicuramente hanno incassato brillantemente il colpo e mi hanno sostenuto con grande aff etto, con-tenendo il mio malumore, i miei rancori e sostanzialmente il males-sere che andava impossessandosi del mio animo e mi rendeva cupo e scontroso.

D- Cosa signifi ca essere inserito nelle liste di mobilità?R- Signifi ca che non si ha lavoro e che l’Istituto di Previdenza Sociale ti fornisce un assegno mensile di mobilità; nel frattempo la contri-buzione obbligatoria continua ad essere accumulata in previsione della maturazione del diritto di pensionamento. A diff erenza della cassa integrazione, dura molto di meno e nel mio caso non mi per-mette di raggiungere i contributi necessari per il raggiungimento pensione.

D- Quindi l’ha trovato un nuovo posto di lavoro?R- Ho cercato ovunque, ma ho trovato solo sfruttamento e possi-bilità di essere sottopagato. Addi-rittura mi avrebbero fatto lavora-re per poche ore al giorno in una condizione di sottoccupazione con un incentivo economico irri-sorio, considerando che un datore di lavoro, assumendo una persona in mobilità come me, ha diritto ad uno sgravio del 50% delle spese di contribuzione. In questo momen-to vengo utilizzato in una strut-tura pubblica dove presto la mia

opera a vantaggio della comunità, senza tuttavia poter prevedere fi no a quando durerà e se potrà continuare nel tempo, in quanto tutte le istituzioni sono invitate a ridurre i propri dipendenti.

D- Si è chiesto il perché di questo sua situazione? Perché le ditte chiudono e c’è recessione?R- La risposta è molto complessa. Io posso solo parlare in concreto e valutare la mia contingente situa-zione. Per quanto riguarda la ditta in cui lavoravo, ritengo che siano stati fatti gravi errori nella gestione dell’attività, non tenendo d’occhio la situazione economica generale che da tempo mandava dei segna-li preoccupanti. Senza fl essibilità ed adeguamento si è destinati alla conclusione più tragica.

D- Considerando che non poche sono le persone nella sua mede-sima condizione, che cosa consi-glierebbe?R- Perdere il lavoro non comporta solo un danno economico, a cui

può essere posto rimedio attra-verso delle strategie di risparmio ed attivando una certa parsimonia nell’uso delle risorse familiari, ma rappresenta per una persona il ve-nir meno di un ruolo sociale, ma-gari gestito con senso di respon-sabilità e fonte di gratifi cazione personale. Ci si sente svuotati ed inutili, nel vortice dell’insuccesso più deludente, con l’amarezza di sentirsi “scartati”. Cosa fare? Chia-mare a raccolta tutte le energie interiori e misurare la propria per-sonalità lottando contro le avver-sità. Ci vuole anche un pizzico di creatività per tentar di costruire una nuova identità lavorativa. Io ce la sto mettendo tutta. Sono di-sposto ad accettare tutto, fuorché lo sfruttamento e l’illecito. La di-gnità umana deve comunque es-sere salvaguardata e l’uomo non può essere ridotto a strumento di sfruttamento per arricchire chi già detiene il potere economico.

Silvana Brianza

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20 Camminiamo insiemen. 25 dicembre 2010 - febbraio 2011

Spunti educativi dalla fi gura del beato Lodovico Pavoni

Amare i giovani come la pupilla del proprio occhio

Lodovico Pavoni si sentì chia-mato, interpellato da Dio nell’andare incontro ai biso-

gni dei ragazzi e dei giovani del suo tempo. Questi bisogni sono stati per lui come «dolci attratti-ve», cioè delle forti motivazioni che hanno coinvolto tutta la sua persona, orientandola al servizio dei giovani in stato di necessità. Per loro lasciò «il quieto soggiorno della casa paterna ». E così si prese cura di «educare nella religione e nelle arti tanti poveri orfani od ab-bandonati fi gliuoli, ridonando alla Chiesa degli ottimi cristiani ed allo Stato dei buoni artigiani e dei cit-tadini virtuosi e fedeli».Nelle sue scelte apostoliche, Lodo-vico Pavoni (1784-1849) «si deve ritenere il precursore di quelle opere stupende che poco dopo S. Giovanni Bosco fondò e promos-se su vastissima scala» (Decreto sull’eroicità delle virtù, 1947). An-che nella sua azione educativa egli può essere considerato precurso-re del metodo preventivo di don Bosco (1815-1888), imperniato sul trinomio: ragione, amorevolezza e religione. Queste tre componenti, strettamente connesse fra loro, emergono in maniera costante anche nello stile e negli scritti di p. Pavoni. Alcune testimonianze ci assicura-no che aveva una «cura persona-le dei suoi fi gliuoli» e li «educava per le vie del cuore». Un passo di una lettera ad un suo collabora-tore, Domenico Guccini, accosta

Spazio educazione

in modo signifi cativo due dei tre criteri indicati da don Bosco nel suo metodo preventivo. Il Pavo-ni consiglia al Guccini di sapersi «comportare in ogni incontro con quella piacevolezza, che conviene molto bene al nostro sistema d’e-ducazione; sappi agire con quella dignità che procura rispetto, ma insieme con quella dolcezza che aff ascina; e lascia a chi la vuole la sferza, perché la sferza per l’uomo deve essere la ragione». Padre Pa-voni parla di “nostro sistema d’e-ducazione” e mette in evidenza due dimensioni fondamentali di questo sistema: la piacevolezza e dolcezza, che traducono la realtà dell’amorevolezza, e la ragione (contro la sferza, il bastone).La rifl essione e l’esperienza hanno portato padre Pavoni a traccia-re un “sistema di educazione”, un vero e proprio metodo educativo, caratterizzato dalla presenza dei mezzi tipici di una pedagogia pre-ventiva: religione e ragione, amo-re e dolcezza, vigilanza e rapporto personale. Padre Pavoni aveva già fatta sua, in teoria e nella pratica, l’espressione che sarà di don Bo-sco: «Questo sistema s’appoggia tutto sopra la ragione, la religione, e sopra l’amorevolezza».Amore e ragione sono criteri che ricorrono continuamente nelle in-dicazioni educative del Pavoni. Gli educatori: «Custodiranno i gio-vani loro affi dati come un tesoro prezioso e santo e li ameranno come la pupilla del proprio occhio.

Li renderanno amici del lavoro, e li abitueranno ad operare più per amore che per timore. Studieran-no bene il carattere e le forze dei loro allievi per condurli sul loro verso. Tratteranno i loro allievi con molta aff abilità e dolcezza. Con la persuasione e con la dolcezza li esorteranno all’esatto adempi-mento dei loro doveri. Occorrendo di dover correggere qualcuno dei giovani di qualche difetto, studie-ranno di farlo con maniere amore-voli e con sagge persuasioni».La religione, aff erma il Pavoni, è «scopo essenzialissimo e principa-le dell’educazione». Nell’Istituto si avrà «cura speciale di ben formare il cuore dei giovinetti, di istruirli rettamente secondo la fede e la religione, e di fondarli in quella pietà vera che onora Iddio, santifi -ca le anime, edifi ca i prossimi, feli-cita le famiglie; in una pietà soda, robusta, sciolta, ben intesa, che mira all’esatta osservanza dei pro-pri doveri». Culmine dell’impegno educativo è aiutare il giovane a scoprire e realizzare il progetto di Dio su di lui: «L’ispirare la vocazio-ne ad uno stato di vita sta esclusi-vamente a Dio; a noi resta solo di assecondarne i movimenti».In un tempo, come il nostro, di un accentuato pluralismo di propo-ste, che costituiscono un disorien-tamento per i ragazzi e i giovani (e non soltanto per loro), diventa an-cora più necessario, per i genitori, gli insegnanti e tutti gli adulti che sono in rapporto con la gioventù,

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impegnarsi in un autentico lavo-ro educativo, senza scoraggiarci per la diffi coltà che questa sfi da comporta. In questa prospettiva, il sistema preventivo di Lodovi-co Pavoni continua a mantenere grande validità.Ragione signifi ca off rire motiva-zioni convincenti ai propri inter-venti. Sono necessarie le regole, ma non basta dare delle regole ai ragazzi. Oggi esiste un’enfasi sul-le regole. Si sostiene che occorre dare delle regole ai ragazzi. Ma se queste regole non sono motivate, non incidono in profondità; sono accolte superfi cialmente e tem-poraneamente e poi vengono di-sattese, senza lasciare traccia nella loro formazione. “I provvedimenti normativi non bastano: è neces-sario educare l’anima, la testa, il cuore”. Ciò che incide nella forma-zione dei nostri ragazzi sono i mo-delli che hanno davanti. A quali modelli si ispirano i nostri ragazzi? Riusciamo a presentare loro dei modelli alternativi rispetto a quelli del guadagno facile, del successo, della ricerca della perfezione fi si-ca, della prestazione al massimo in ogni momento? Riusciamo ad ela-borare delle proposte educative, che facciano comprendere come sia più degno e gratifi cante co-struire la vita su un progetto e non sulla ricerca spasmodica del pia-cere? Usare la ragione è far speri-mentare in modo esistenziale che la gioia e la felicità vengono dalla fedeltà ad un progetto di vita va-lido e signifi cativo e non da espe-rienze che costituiscono soltanto delle illusioni di libertà.Amorevolezza dice vicinanza ai ragazzi, rispetto per loro, coinvol-gimento nella loro vita. Dice, in-sieme, autorevolezza ed empatia. Educare più che una professione è una vocazione. Implica amare i ragazzi, far sentire loro che gli si vuole bene, ascoltarli perso-nalmente e sostenerli nelle loro diffi coltà e nei loro sogni. Implica

spendersi per loro, stare con loro, senza porsi al loro livello, ma man-tenendo sempre un atteggiamen-to educativo. Amorevolezza non coincide con permissivismo. Il per-missivismo è stato senz’altro uno degli elementi che ha indebolito il processo educativo. Per paura dell’autoritarismo e per superar-ne una certa forma che in passa-to poteva sembrare esagerata, si è caduti nell’eccesso opposto, nel concedere cioè troppa libertà e nel tollerare comportamenti inac-cettabili. Nonostante si siano ri-scontrati e riconosciuti i fallimenti di questa impostazione educativa, si continua in generale nella stes-sa direzione, forse per paura o per incapacità di assumere altri atteg-giamenti. Prosegue una tendenza a concedere tutto ai ragazzi, ad ac-contentarli in modo eccessivo, ad alleviarli da ogni diffi coltà, a non richiedere loro alcun sacrifi cio. Qui sta il peccato originale dell’educa-zione degli ultimi anni. Si confon-de l’autoritarismo con l’autorevo-lezza, si confonde il permissivismo con l’amorevolezza, si confonde il pugno con il polso. L’educazione richiede autorevolezza, amore e capacità di guida con polso. Non è un amore vero e illuminato quello dei genitori che fanno crescere i fi -gli nella bambagia, preservandoli da ogni diffi coltà, da ogni prova o

sacrifi cio. In questa maniera non crescono in modo integrale, non diventano responsabili, non svi-luppano le proprie doti; perman-gono in uno stato di immaturità. Non diventano in grado di aff ron-tare le sfi de e gli impegni che la vita richiede.Religione: esprime il vertice degli interventi educativi. Implica l’a-pertura verso l’alto, verso Dio, ver-so Gesù Cristo, con tutta una serie di momenti formativi e di culto nell’ambito della vita religiosa e cristiana all’interno della Chiesa. È una dimensione essenziale nella vita dell’uomo, che, ben compresa e sviluppata, dà senso e comple-tezza a tutta l’esistenza. Leggiamo nel salmo 33: “Venite, fi gli, ascolta-temi; vi insegnerò il timore del Si-gnore”. Questa espressione, se non è più scritta sui muri delle nostre istituzioni, è scritta nel “dna” di un vero progetto educativo cristiano. Il timore del Signore è il dono cul-minante dello Spirito Santo; non è la paura, ma il senso di Dio, la fede in lui, che abbraccia e dà signifi ca-to alla nostra vita e al suo futuro. Il senso di Dio illumina il cammino e aiuta a fare ordine nelle scelte e a stabilire le priorità e la gerarchia dei valori; contribuisce a dare con-sistenza agli impegni quotidiani e a comprendere dove sta e come trovare la vera gioia, tanto nei do-veri quanto nelle sane occasioni di distensione.Guidati da questi consigli, che sono il frutto attualizzato della saggezza pedagogica e del cuore del beato Lodovico Pavoni, con-fi diamo di saper realizzare anche noi oggi, con l’aiuto di Dio, un’a-zione educativa effi cace e valida per il presente e per il futuro delle giovani generazioni che ci sono affi date.

Padre Lorenzo AgostiReligioso pavoniano

Superiore Generale

Spazio educazione

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22 Camminiamo insiemen. 25 dicembre 2010 - febbraio 2011

Con la Diocesi

Il fi ne che ci si propone è di trar-re dalla lettera del vescovo alcune linee di orientamento nella pasto-rale parrocchiale.

1 È fondamentale l’esempio di Gesù nell’ultima cena: la regola del servizio dev’esse-

re centrale nell’agire ordinario del discepolo. “Lavare i piedi” sta per “spendere la vita”(paragrafi 2 e 3). La confi gurazione a Cristo equi-vale alla santità (par. 12).La scarsi-tà delle vocazioni al presbiterato richiede alla Comunità cristiana un’attenzione particolare (pr. 17)

Obiettivi e mezziIn parrocchia, prima ancora delle cose da fare, deve stare a cuore l’impostazione complessiva, evan-gelica, trasparente della natura e dello stile della comunità par-rocchiale: centralità visibile del Cristo/ fi ducia nell’azione dello Spirito/ primato della grazia/ inte-razione di doni e compiti diversi/ senso ecclesiale. Vita spirituale parrocchiale intensa e armonica; conoscenza ed acco-glienza del ministero dei ministri ordinati; preghiera personale o di gruppo costante; formazione per-manente; centralità della messa domenicale; adempimento fedele degli impegni legati alle proprie scelte di vita (famiglia - lavoro- in-carichi in parrocchia); tensione ver-so una misura alta di vita cristiana;

capacità di perseveranza; cura del-le vocazioni al presbiterato .

2 I fedeli laici (= i battezzati) siano coscienti del sacerdo-zio comune ricevuto (com-

pito profetico/sacerdotale/regale: il triplice munus). Tutti i battezzati possono e debbono annunciare la Parola di Dio (par. 18)

Obiettivi e mezzi Promuovere l’autentica dignità dei fedeli laici e il loro ruolo nella chiesa, senza equivoci.“Unità interiore del battezzato” tra il pregare e l’agire; Amore alla Pa-rola di Dio - alla Meditazione; Svol-gimento generoso del compito di catechista, educatore e “proclama-tore” della Parola, di operatore del-la carità e animatore del tessuto sociale.

3 È necessaria un’eff ettiva fra-ternità tra i preti. (par. 19)

Obiettivi e mezziQualche esperienza di vita comu-ne - preghiera comune - comuni-cazione e comunione tra preti che lavorano nello stesso territorio, nella stessa parrocchia, nella stessa unità pastorale. Franchezza e con-fronto nel valutare le situazioni.Interessarsi l’un l’altro del ministe-ro che si svolge; recitare insieme la

Liturgia delle Ore o parte di essa; Rispettarsi e volersi bene tra preti; correzione fraterna;

4 Quando predica o celebra il prete agisce “in persona Christi”. Cristo stesso parla

e agisce attraverso di lui. Da qui la necessità che i preti vengano trattati con rispetto e con onore perché attraverso il loro ministero Cristo è continuamente operante nella sua Chiesa. Da parte loro i preti devono essere sinceramente umili, consapevoli di portare un tesoro di cui non sono proprietari ma solo amministratori. Il tesoro è Cristo. Ma ancor meno è sopporta-bile l’arroganza di un prete che si faccia grande di ciò che appartie-ne ad un altro.(par. 22 )

Obiettivi e mezzi:Rispettare e stimare da parte dei laici il ministero dei sacerdoti e il loro ruolo di annunciatori della parola, di presidenza dei sacra-menti e di guida pastorale della comunità.Avere una visione di fede dei preti; non essere maldicenti e pregiudi-ziali verso i preti; Aff rontare nelle sedi opportune i problemi pasto-rali e le eventuali divergenze tra preti e laici., nel rispetto dei ruoli e dei compiti di ciascuno.

Dalla lettera pastorale del Vescovo “Tutti siano una cosa sola”

lo stile di una comunità parrocchiale

Sussidio per il C.P.P. Anno past. 2010/ 2011

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23Camminiamo insieme n. 25 dicembre 2010 - febbraio 2011

Con la Diocesi

5 Grande fi ducia e speranza verso i laici, i quali hanno il compito primario di tra-

sformare il mondo. Infatti, sono soprattutto i laici che intercettano le strutture essenziali dell’esisten-za del mondo: l’impegno politico/ la vita economica/ la sessualita e la vita familiare/ la cultura. Se la chiesa rinunciasse a trasformare il mondo diventerebbe sterile e verrebbe meno al comando di cri-sto che manda i suoi discepoli nel mondo. ( Par. 26)

Obiettivi e mezzi:Aiutare i laici a scoprire e valoriz-zare la loro vocazione. Non creare antagonismi impropri tra ministri ordinati e laici. Incentivare sempre piu’ cammini formativi per laici e affi dare loro responsabilità eccle-siali di loro competenza, stimolan-doli a verifi carne lo svolgimento ed i risultati. Tener sempre presen-te la legge della complementarie-tà: consacrati( religiosi), preti e lai-ci hanno bisogno gli uni degli altri per comprendere e vivere il senso della loro vocazione.I laici che non fanno riferimento a religiosi e preti, rischiano di diven-tare mondani; i consacrati che non interpellano, non ascoltano e non si confrontano con i laici rischiano di estraniarsi dal mondo e di non potergli più giovare.

6 I due criteri generali cui at-tenersi nella vita ecclesiale sono la fedeltà a Cristo e il

bene della comunità. I ministeri , infatti, non sono mai per l’esalta-zione di colui che li esercita, ma solo per il bene di coloro per i qua-li sono esercitati; li si esercita nella misura e nel modo che è richiesto dal bene della Comunità cristia-na stessa. Condizione essenziale perché i ministeri laicali siano ec-clesiali è la comunione con il mi-nistero ordinato. Anche i miracoli più grandi, se non avvengono nel-

la comunione, sono sterili; anche i ministeri più umili, se contribui-scono alla comunione, sono pre-ziosi e fecondi.( par. 30)

Obiettivi e mezzi:Far funzionare bene gli organismi di comunione, soprattutto il C.P.P., il quale deve avere un orecchio alle vere esigenze della Comuni-tà e “mani e cuore” per lavorare pastoralmente. Evitare persona-lismi e obiettivi pastorali paralleli a quelli decisi nelle sedi legittime. Riferirsi all’immagine evangelica del “buon lievito” che fa fermenta-re tutta la pasta.

7 L’indole della nostra vita non è l’uniformità, ma non è nemmeno la pluralità di-

spersa. Il nostro ideale è la plurali-tà unita nell’amore: un corpo solo e molte membra. La scoperta della diversità fa comprendere il biso-gno che abbiamo degli altri. La co-munione è la forma della Chiesa: è il suo motore.(par. 45)

Obiettivi e mezziAllargare sempre più la schiera dei collaboratori in parrocchia e in oratorio senza gelosie e impunta-ture personalistiche. Curare la pre-parazione specifi ca nei vari campi della collaborazione.Stimare il la-voro altrui.

8 Diverse sono le espressioni dell’unica Chiesa : la fami-glia/ la Parrocchia/la piccola

comunità territoriale/ l’Unità pa-storale/ la Diocesi/ la Chiesa uni-versale. Nella famiglia il legame di amore e di fedeltà( proprio di questa realtà), umanizza la diff e-renza sessuale, diventa rivelazione concreta dell’amore e della fedeltà con cui Cristo ha amato la Chiesa e ha dato sé stesso per lei. La fami-glia è la prima cellula nella forma-zione della Chiesa.

Obiettivi e mezzi:La realtà della famiglia, anche da noi- è molto “variegata” e proble-matica (separazioni, convivenze, ecc) e presenta dati positivi e ne-gativi: assistiamo ad una erosione della sua compattezza e e della sua indole sacra e “trinitaria”. Occorre intensifi care la pastorale della fa-miglia; dar vita a gruppi familiari che aiutino i coniugi a riscoprire la grazia del sacramento ricevuto; coivolgere sempre più i genitori nei cammini di iniziazione cristia-na. Promuovere qualche iniziativa di accompagnamento dei coniugi separati o divorziati. Essere vicini alle famiglie “soff erenti”.

9 La Parrocchia unisce più fa-miglie e le raccoglie attorno alla medesima Eucaristia.

È quindi l’Eucaristia domenica-le - ben celebrata e vissuta - che dà forma alla Parrocchia e la fa espressione precisa di Chiesa. La celebrazione eucaristica domeni-cale deve manifestare e generare il tessuto della Parrocchia. Valorizza-re gli organismi di corresponsabili-tà, CPP, CPAE,commissioni (par. 48)

Obiettivi e mezziAver cura della “salute umana e spirituale” della parrocchia, per-che sia davvero segno di salvezza tra noi. Incoraggiare tutto cio’ che favorisce la concordia e la collabo-razione in parrocchia e tra le fami-glie. Operare per una chiesa “tutta ministeriale”. Aprire la mentalità dei parrocchiani ad una collabora-zione nell’unità pastorale. Aggan-ciare sempre l’attività pastorale della parrocchia all’eucaristia = Dall’Eucaristia celebrata, all’Euca-ristia vissuta.

10 Vi sono poi le piccole Comunità territoriali. Si tratta di gruppi di

famiglie all’interno del territorio

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24 Camminiamo insiemen. 25 dicembre 2010 - febbraio 2011

Con la Diocesi

parrocchiale, che stabiliscono tra loro legami concreti di conoscen-za, di frequentazione per realizzare “Centri di ascolto della Parola , del Vangelo, o prepararsi ai sacramenti dei fi gli, o vivere momenti di carità e di impegno per anziani, bambini o altro di positivo. (par. 49)

Obiettivi e mezziAnche se questa forma di vita ec-clesiale sembra piu’ adatta ad un contesto urbano, non e’ da esclu-dere nel nostro contesto di “pae-se”. Puo’ presentare alcuni pericoli (trovarsi per motivi prevalenti di simpatia umana e spirituale; usci-re dall’anonimato frustrante della parrocchia; fare una vita spirituale più autonoma e senza la vigilanza dei pastori; fare esperienze spiri-tuali molto legate alla propria sen-sibilità religiosa ecc…); tuttavia in sè è positiva, perchè facilita un confronto più sincero e condiviso tra i membri; permette interven-ti personali di approfondimento; crea un clima più familiare e parte-cipativo. Va pertanto incoraggiata con senso di responsabilità e sotto la guida dei pastori. Deve portare anche questa alla maturità cristia-na ed esssere attenta e sensibile ai “lontani” dalla vita di fede: deve avere insomma una marcate sen-sibilità missionaria.

11 L’unità pastorale. È la vera novità e necessità dei nostri anni. Il Ve-

scovo la presenta ampiamente al paragrafo 38 e ne fa un obiettivo centrale del suo episcopato. ”Non si tratta di eliminare le parrocchie (anzi, l’unità pastorale è proprio la via per non dover sopprimere parrocchie); nemmeno si tratta di centralizzare l’attività pastorale (i luoghi e i tempi dell’attività pasto-rale vanno decisi insieme); si tratta piuttosto di esprimere la comu-nione tra parrocchie vicine unifi -cando la progettazione pastorale

e cioè di discutere e decidere in-sieme (presbiteri e laici) quello che dobbiamo fare e come dobbiamo farlo…(vedi il prosieguo del para-grafo a pag. 50)

Obiettivi e mezziIn questa nuova prospettiva è tut-to da realizzare. Molto dipende dai preti e dal Vescovo. Ma molto dipende anche dalle parrocchie. Il progetto è molto complesso. Bisognerà dedicare a questa pro-spettiva incontri più approfonditi. Pertanto gli obiettivi andranno ri-cercati insieme, sia a livello dioce-sano, sia a livello di Vicaria.Occorre promuovere esperienze concrete di comunione. La frater-nità e la colllaborazione tra i preti e tra tutti i ministeri; il discerni-mento comunitario per cui le scel-te pastorali sono pensate e decise insieme; la preghiera perseveran-te gli uni per gli altri; l’ospitalità reciproca; l’adozione di uno stile ecclesiale di rapporto tra persone di diverse Comunità, superando eventuali paure, gelosie o invidie di persone o parrocchie.

12 Gli ultimi, forza di co-munione.Dice testualmente il

vescovo: “Chi ha qualche autorità, può intenderla solo come respon-sabilità nei confronti degli altri. Le diverse qualità dei singoli non sono motivi di divisione, ma forza di coesione. Le conseguenze per la Comunità cristiana sono rilevanti: i bambini, gli anziani, i malati de-vono essere messi al mentro del-le cure della Comunità. Se nelle nostre Comunità ci sono tensio-ni o liti è perché abbiamo messo al centro non i deboli, ma i forti. Dobbiamo riconoscenza infi nita a quanti lavorano con passione negli Oratori. Dobbiamo inoltre provvedere perché i malati pos-sano avere frequentamente l’Eu-caristia (soprattutto la domenica).

Occorre una rete di “Ministri stra-ordinari della S. Comunione e di cristiani impegnati nella pastorale dei malati e degli anziani . (par. 42-43-44)

Obiettivi e mezzi Potenziare l’esistente. Rivedere e riorganizzare il servizio della Ca-ritas parrocchiale, attualmente impegnata quasi esclusivamente nella distribuzione di vestiti usati ai poveri. Curare di più la forma-zione della Comunità alla carità. Incoraggiare tutte le espressioni e forme di carità e di solidarietà presenti nel paese ( per es. i servizi svolti da alcune Associazioni), cer-cardo la collaborazione degli Enti Pubblici.

(a cura di don Mario)

Le Incaricate passeranno a ri-tirare la quota di abbonamen-to per l’anno prossimo, che rimane ancora di € 15,00. Vi ringraziamo per la fi ducia che ci accordate! Camminiamo Insieme, il no-stro bollettino, rimane ancora la via più diretta per segui-re la vita della Parrocchia e dell’Oratorio e off rire occasio-ni di formazione cristiana del-le famiglie. Alle Incaricate per la distribu-zione il nostro vivissimo rin-graziamento.

Rinnovo abbonamento al bollettino per l’anno 2011

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25Camminiamo insieme n. 25 dicembre 2010 - febbraio 2011

Vita della Parrocchia

Il Vescovo Monari scrive alla Parrocchia di Castrezzato

Verbale della riunione del C.P.P del 27 ottobre 2010

La riunione del C.P.P., presie-duta dal Parroco Don Mario Stoppani, ha inizio alle ore

20,50, nei locali dell’oratorio. L’Or-dine del Giorno viene allegato al presente verbale.

Dopo la preghiera segue la lettura e relativa approvazione dei verba-li delle due sedute precedenti. In seguito Don Mario ricorda ai com-ponenti del C.P.P l’importanza e il dovere morale di mantenere una certa riservatezza (segreto d’uffi -cio) riguardo ad alcuni argomen-ti e “dati sensibili” che potessero essere aff rontati nell’ambito del C.P.P. e si appella alla maturità e alla discrezione dei singoli mem-bri. Inoltre, invita gli stessi membri del C.P.P. ad impegnarsi, non solo nella fede personale, ma altresì nell’attiva e approfondita cono-scenza delle diff erenti realtà che caratterizzano la vita della nostra comunità di Castrezzato. Infatti, le commissioni di lavoro, formatesi all’interno del C.P.P., richiedono ai consiglieri l’impegno di essere fe-deli all’identità di discepoli di Cri-sto. Essi devono indirizzare la pro-pria azione sulla base delle reali esigenze e problematiche che ca-ratterizzano il contesto sociale ed ecclesiale nel quale viviamo, allo scopo di aiutare concretamente le persone ad incontrare Cristo nella Chiesa e a testimoniare il precet-to della carità sia materiale che spirituale. Proprio per questo è di fondamentale importanza che i membri del C.P.P. siano testimoni sereni e coerenti di vita cristiana,

ancor prima che collaboratori e animatori della comunità. È infat-ti importante saper annunciare Gesù nella propria vita quotidiana spinti dall’Amore e dal desiderio di off rirsi per aiutare gli altri, piut-tosto che dalla smania di fare o di comandare. Del resto, “per procla-mare in modo fecondo la fede, è richiesto anzitutto che si faccia una profonda esperienza di Dio. La nuova evangelizzazione pre-suppone un costante rinnova-mento all’interno della Chiesa”.

Ordine del giorno1 - Lettera pastorale del VescovoIl Parroco sottopone e consegna ai membri del C.P.P uno strumen-to di lavoro, ispirato alla lettera pastorale del vescovo, elaborato allo scopo di trarre da essa indi-cazioni di orientamento concreto. Tale strumento operativo presen-ta, riassunti brevemente, dodici punti fondamentali della lettera pastorale con l’aggiunta di alcuni obiettivi concreti da raggiunge-re attraverso adeguati itinerari e mezzi all’interno delle singole Commissioni, le quali hanno il compito primario di animare e far lievitare evangelicamente l’intera Comunità con stile missionario. Durante l’esposizione del suddet-to strumento di lavoro, Don Mario si soff erma a commentare alcuni punti in particolare, sottolinean-do per esempio l’importanza rile-vante da dare alla Parola di Dio e all’Eucaristia domenicale; di riser-vare ai sacerdoti il rispetto dovu-to per il ministero che svolgono;

di promuovere concretamente la collaborazione e l’apostolato dei fedeli laici per i vari ministeri o servizi all’interno della Comuni-tà. I cristiani devono distinguersi per condotta retta e saggia, evi-tando maldicenze malevole ed acquisendo l’attitudine a curare la personale preparazione e com-petenza specifi ca nei diversi ambi-ti della collaborazione. In seguito viene fatto un breve cenno alla delicata prospettiva dell’unità pa-storale (U.P.), passaggio obbligato che chiama in causa non solo i sa-cerdoti, ma l’intera comunità dei fedeli delle diverse parrocchie e della Zona pastorale. L’Unità pa-storale costituenda che si prevede per noi è quella che unirà le tre Parrocchie di Castrezzato, di Tren-zano e di Cossirano.Al termine dell’esposizione, Don Mario invita i presenti a intervenire o ad esprimere il proprio pensiero riguardo all’Ordine del giorno. Ac-cogliendo tale invito, Emanuela Roncali , Presidente dell’A.C. mette in risalto l’attinenza e la congruen-za delle indicazioni date dal Vesco-vo con gli obiettivi e i principi ispi-ratori dell’Azione Cattolica. Inoltre puntualizza l’importanza della preghiera quale elemento d’unio-ne e sostegno reciproco affi nché si realizzi una concreta collaborazio-ne tra i vari membri del C.P.P.Don Mario ribadisce l’intento di aprire anche ad altre persone vo-lenterose le commissioni di lavoro, estendendo la collaborazione a tutti i parrocchiani che desiderano partecipare e contribuire alla rea-

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26 Camminiamo insiemen. 25 dicembre 2010 - febbraio 2011

Vita della Parrocchia

lizzazione delle diverse iniziative che verranno proposte. 2 - Avvio delle commissioni Per facilitare l’avvio delle com-missioni e agevolare la comuni-cazione al loro interno, don Mario propone di individuare dentro cia-scuna di esse (esclusa la commis-sione dell’oratorio che ha come Responsabile Diretto il Vicario par-rocchiale) un paio di referenti che avranno il compito di contattare i membri di ciascuna commissione, di coordinare gli incontri, di con-tattare e curare le relazioni tra i membri del gruppo di lavoro con i Sacerdoti che le seguiranno da vicino. A tale proposito Don Mario ricorda che la collaborazione dei sacerdoti faciliterà il raggiungi-mento corretto degli obiettivi. Pur essendo le singole Commissioni affi date alla responsabilità di uno o tutti e due i presbiteri, ambedue potranno partecipare ai lavori e al confronto nelle Commissioni pastorali. Segue la lettura dei no-minativi dei membri che compon-gono le diverse commissioni e l’individuazione dei rispettivi rap-presentanti/referenti:1. Commissione catechesi Felice Manenti e si ipotizza la

disponibilità di Pontoglio Cri-stina (al momento assente);

2. Commissione caritas Bordonali Donatella e Marian-

gela Genocchio;3. Commissione missioni Elena Biloni, Monica Ramera e

Bordonali Donatella;4. Commissione oratorio Don Claudio. Viene inoltre sta-

bilito quale giorno di incontro della commissione il Lunedì sera;

5. Commissione bollettino par-rocchiale

Silvana Brianza e Antonia Galli;6. Commissione pastorale sociale Casali Sergio, Milena Zotti e

Casali Adriano;7. Commissione anziani e am-

malati: Luisa Butti e Felice Manenti;8. Gruppo culturale: Iore Giuliano e Paola Ungaro;9. Presepio vivente: Don Claudio;10. Volontariato I referenti di questa commissio-

ne saranno i sacerdoti, aiutati da Andrea Cavalli (per l’orato-rio) e Luisa Butti (per la chiesa);

11. Consiglio parrocchiale per gli Aff ari economici (CPAE)

Tiziano Bissolotti e Mambretti Francesco. (Tale Consiglio gode di uno Statuto proprio).

3 - Programma liturgico-pasto-rale mesi di novembre-dicembre 2010 e gennaio 2011.Il Parroco ricorda alcuni impor-tanti appuntamenti liturgici delle prossime settimane: La Solennità dei Santi e la Commemorazione dei Defunti con il relativo Ottava-rio (sante messe al Cimitero alle ore 15,00 e 20,00 dei giorni feriali). La Festa del Ringraziamento sarà celebrata Domenica 14 novembre. Domenica 21 novembre il rev. no-stro concittadino P. Lorenzo Ago-sti ricorderà in mezzo a noi il 35° di Ordinazione presbiterale e per l’occasione inaguerà i restauri del-la facciata e del portone centrale della Chiesa parrocchiale.Viene riconfermata anche l’ini-ziativa dei “Centri di ascolto della Parola” che si svolgeranno nelle fa-miglie durante il periodo d’Avven-to e di Quaresima. La data di inizio è il 30 novembre 2010. I catechisti degli adulti che li seguiranno sono già stati convocati per la prepa-razione dei sussidi degli incontri. Il Libro biblico che farà da guida è il libro degli Atti degli Apostoli. Don Mario illustra brevemente il programma liturgico-pastorale dell’Avvento e del periodo natali-zio, il Mese della Pace, la Festa de-gli Anniversari di Matrimonio (16 gennaio 2011), i Sacri Tridui dei Defunti (alla fi ne di gennaio 2011).

Informa che nella seconda metà di settembre ha preso avvio il 2° Corso Zonale di preparazione dei Catechisti degli Adulti. A tale cor-so partecipano anche alcuni nuovi adulti di Castrezzato: Tripodi Lore-dana, Suor Ernesta Gobhe, Mulè Anna, Frialdi Dolores, Treccani Angelo, Noli Gabriella, Morelli M. Grazia, Bissolotti Tiziano, Galloni Ettore.Inoltre, parlando del “mese della pace” i Sacerdoti propongono ai membri della “commissione cul-tura”, di organizzare un incontro sulla “cultura della pace”. Nel mese della pace alune iniziative saranno portate avanti dalla Parrocchia, al-tre dall’Associazione A.C., partico-larmente sensibile a questo obiet-tivo ecclesiale e civile.

4 - Varie ed eventualiDon Mario fa un resoconto detta-gliato dei lavori di restauro della chiesa parrocchiale e della cascina dell’oratorio. Egli informa il CPP che si sta studiando in collabo-razione con i competenti Uffi ci di Curia e con la Soprintendenza ai Beni storico-ambientali la messa a norma della cucina dell’Orato-rio. Al termine della riunione Don Mario richiama che l’ obiettivo dei prossimi mesi è quello di “far fun-zionare” le commissioni di lavoro, allargando il numero dei collabo-ratori.Viene infi ne individuata e stabilita la data del prossimo in-contro del C.P.P. per Lunedì 21 feb-braio 2011. La seduta è tolta alle ore 22,45.Allegati:- L’invito ai Membri del CPP, ri-

portante l’Ord. del Giorno .- Lo strumento di lavoro per av-

viare la messa in opera della Lettera del Vescovo

- La nota dei Responsabili e dei Referenti di tutte le commis-sioni

il segretario supplente

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27Camminiamo insieme n. 25 dicembre 2010 - febbraio 2011

Vita della Parrocchia

Tempo preliminare di evangelizzazione dei geni-tori e di primo contatto con i bambini

Gruppo Betlemme I anno nuovo modello ICFR - Gruppo unico(domenica pomeriggio dalle ore 15 per sette incon-tri annuali)

Catechisti dei bambini: Renata Zotti, Loredana Tri-podi, Maria Luisa Vescovi (ACR), Federica Noli (ACR)Assistenti: Michela Botticini, Chiara Ondei, Matteo DelaidiniCatechisti dei genitori: Butti Maria Luisa, Pini Stefa-nia, Marinelli Giuseppe, Gatta Bruno

Gruppi Nazaret II anno nuovo modello ICFR: alla scoperta di Gesù

Catechisti cammino Ordinario:(gruppo A) Zammarchi Barbara sabato pomeriggio dalle 14.30 (ogni 15 gg.)Assistenti: Paganotti Roberta, Garibotti Anna, Mom-belli Sonia

(gruppo B) Lanzanova Raff aella domenica mattina dalle 10.30 (ogni 15 gg.)Assistente: Sala Laura

Educatrice cammino ACR:(gruppo C) Gini Elisa sabato pomeriggio dalle 14.30 (ogni 15 gg.)Assistenti: Mombelli Elisa, Margarita Annalisa

Catechisti dei genitori: Gatta Bruno, Roncali Manue-la, Marinelli Giuseppe

Gruppi Cafarnao III anno nuovo modello ICFR: alla scoperta del Dio di Gesù

Catechisti cammino Ordinario:(gruppo A) Milizia Giovanna sabato pomeriggio dalle 14.30Assistente: Fettolini Roberta, Di Natale Anna

(gruppo B) Versace Tiziana, Morelli Maria Grazia domenica mattina dalle 10.30Assistenti: Noci Elena, Taverniti Rocco

Educatrici cammino ACR:(gruppo C) Premoli Paola, Zanetti Raff aella sabato pomeriggio dalle 14.30Assistenti: Gozzini Elisabetta, Zotti Denise

Catechisti dei genitori: Butti Maria Luisa, Pini Stefa-nia, Lanzanova Raff aella, Grassi Chiara

Gruppi Gerusalemme IV anno nuovo modello ICFR: la storia della Salvezza

Catechisti cammino Ordinario:(gruppo A) Ungaro Paoladomenica mattina dalle 10.30Assistente: Gobhe suor Ernesta

(gruppo B) Putignano Alessandradomenica mattina dalle 10.30Assistente: Rampinelli Alessandro

(gruppo C) Merlini Mariadomenica mattina dalle 10.30Assistente: Putignano Itala

Educatrici cammino ACR:(gruppo D) Zotti Damiana, Facchetti Monicadomenica mattina dalle 10.30Assistenti: Festa Andrea

Fai il bene e fallo conoscereFacciamo conoscere a tutta la nostra Comunità l’elenco dei laici impegnati nel Servizio della trasmissione della Fede cristiana, indicandone il nome; il tipo di cammino (Ordinario o Associativo di AC) che seguono e quando esercitano il loro ministero di catechisti ed educatori della fede.Ringraziamo di cuore e stimiamo quanti operano con fede per la crescita umana, religiosa e spirituale delle famiglie, dei bambini, dei ragazzi, degli adolescenti e degli adulti.

Gli operatori per la crescita umana nella Parrocchia di Castrezzato

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28 Camminiamo insiemen. 25 dicembre 2010 - febbraio 2011

Vita della Parrocchia

(gruppo A) Zotti Milena sabato pomeriggio dalle 14.30Assistenti: Bassini Stefania, Blasi Veronica

(gruppo B) Maifredi Agnese, Tripodi Loredanasabato pomeriggio dalle 14.30Assistenti: -

Educatrici cammino ACR:(gruppo C) Platto Giovannasabato pomeriggio dalle 14.30Assistenti: Lupatini Francesca, Lupatini Sara

(gruppo D) Lancini Elisa domenica mattina dalle 10.30Assistente: Andrea Bosetti

III anno Scuola secondaria

Catechisti del cammino Ordinario:(gruppo A) Gandaglia Elenadomenica mattina dalle 10.30Assistenti: Mombelli Giada

(gruppo B) Casali Sergiodomenica mattina dalle 10.30Assistenti: Ferrantello Daniela

(gruppo C) Pini Stefaniadomenica mattina dalle 10.30Assistenti: Formenti Laura, Bevilacqua Valentina

Educatori cammino ACR:(gruppo D) Lupatini Giulia, Saronni Simonadomenica mattina dalle 10.30Assistenti: -

Itinerario di fede per genitori dei ragazzi che si preparano a ricevere il sacramento della Confer-mazione

Coordinatori e catechisti:don Mario Stoppani, don Claudio Chiecca

Itinerario ACG (adolescenti)

Assistenza spirituale:Chiecca don Claudio

Educatori: Danesi Stefania, Roncali Manuela, Piscioli Marco, Festa Mirta, Delaidini Matteo

Catechisti dei genitori: Casali Sergio, Gandaglia Ele-na, Marinelli Giuseppe, Genocchio Mara

Gruppi Emmaus V anno nuovo modello ICFR: Lo Spirito santo, la Chiesa e i sacramenti dell’iniziazione cristiana

Catechisti cammino Ordinario:(gruppo A) Pontoglio Cristina, Robolini Severinasabato mattina dalle 9.30Assistente: Caruna Antonella, Mombelli Sonia

(gruppo B) Guerrini Brunasabato mattina dalle 9.30Assistenti: Volpi Mara

(gruppo C) Grazioli Nerinasabato mattina dalle 9.30Assistenti: Invernizi Marilena

Educatrice cammino ACR:(gruppo D) Zerbini Marasabato pomeriggio dalle 14.30Assistenti: Zanella Annarita, Mombelli Federica, Lu-patini Laura

Catechisti dei genitori: Gatta Bruno, Tarantello Car-men, Lupatini Angelo

I anno Scuola Secondaria

Catechisti del cammino Ordinario:(gruppo A) Ramera Monicasabato pomeriggio dalle 14.30Assistenti: Lancini Daniela, Bonardi Giulia

(gruppo B) Mulè Annasabato pomeriggio dalle 14.30Assistente: Bevilacqua Vanessa

(gruppo C) Cavalli Claudiadomenica mattina dalle 10.30Assistenti: Spadafora Ilaria, Bariselli Desireé

Educatrice cammino ACR:(gruppo E) Ronchi Enricadomenica mattina dalle 10.30Assistente: Loda Camilla

II anno Scuola Secondaria

Catechisti del cammino Ordinario:

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29Camminiamo insieme n. 25 dicembre 2010 - febbraio 2011

Logistica:Vermi Aldina, Barucco Antonella, Berardi Angelo

Itinerario di catechesi per donne (tutti i mercoledì mattina)

Coordinatore:Stoppani mons. Mario

Collaboratore:Chiecca don Claudio

Itinerario per fi danzati in cammino verso il matri-monio cristiano

Coordinatore:Stoppani mons. Mario

Collaboratori:Relatori vari

Equipe Battesimale

Coordinatore:Stoppani mons. Mario

Collaboratori:Gatta Bruno, Casaletti Paolo, Brianza Silvana, Taran-tello Carmen, Butti Maria Luisa, Manenti Felice.

Itinerari di fede per gli adulti che si preparano a ricevere i sacramenti dell’iniziazione cristiana

Coordinatore:Stoppani mons. Mario

Catechisti:Galloni Ettore, Casaletti Paolo, Brianza Silvana

Equipe ministri ordinari e straordinari della Santa Comunione e per gli itinerari di fede verso gli am-malati

Coordinatore:Stoppani mons. Mario

Ministri ordinari:Stoppani mons. MarioChiecca don Claudio

Ministri straordinari:Funay suor MargaretaGobhe suor ErnestaPisciali AntoniettaGalloni EttoreManenti FeliceTarantello CarmenButti Maria Luisa

Centri di Ascolto in Avvento e Quaresima

Coordinatore:Stoppani mons. Mario

Collaboratori:Lupatini Angelo, Lanzanova Raff aella, Marinelli Giu-seppe, Pini Stefania, Gatta Bruno, Galloni Ettore, Frialdi Dolores, Tarantello Carmen, Butti Maria Luisa

Buon cammino a tutti

Vita della Parrocchia

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30 Camminiamo insiemen. 25 dicembre 2010 - febbraio 2011

Spazio oratorio

Come sapete l’Acr da avvio al suo cammino annuale attraverso la Festa del Ciao,

la prima delle quattro tappe di cui si compone l’anno Associativo di Azione Cattolica: oltre alla festa del Ciao, ricordiamo infatti il “Mese della Pace”, il “Mese degli Incontri” e il Tempo “Estate Eccezionale”.Così cogliamo l’occasione del pri-mo “evento” per raccontarci alla comunità, in modo particolare quest’anno, dal momento che proprio la comunità cristiana vie-ne posta al centro del cammino formativo diocesano. Nell’anno della compagnia, si vuole aiutare i ragazzi a vivere attivamente la vita della Chiesa, a sentirsi parte importante di tutto il popolo di Dio a cui appartengono attraverso il battesimo e a giocarsi in prima persona nell’annuncio del Vange-lo. I ragazzi scopriranno che anche

a loro il Signore chiede di vivere nel quotidiano la Sua Parola, sen-tendosi protagonisti della Chiesa e del mondo, portando tutta la loro freschezza, gioia e creatività.Questo obbiettivo comune viene adattato alle diverse fasce di età: così i bambini esprimono il desi-derio di sentirsi parte di qualcosa di grande, che li renda partecipi, amati, preziosi, protagonisti; e i ra-gazzi, per i quali contare vuol dire fare esperienza, capiscono che si può essere dei leader soprattut-to mettendosi in discussione alla luce del Vangelo, il che equivale a dire andare controcorrente.

Lo slogan del cammino di quest’anno: Ciò che conta di più, vuole esprimere essenzialmente tre cose:una promessa, un impe-gno e una scelta ben precisa; per-chè la promessa d’amore che Dio

Padre rivolge a ciascuno dei suoi fi gli, la fa a ciascuno nella sua ori-ginalità ed unicità ed ha un posto privilegiato nel cuore di Dio.È un impegno per tutti a scoprire, scegliere e mettersi ogni giorno in cammino per ritrovare ciò che con-ta e che è veramente essenziale.La scelta di voler scoprire sempre più il valore unico che ciascun ra-gazzo è.

Per questo, nel “Mese del Ciao” i ragazzi hanno scoperto che som-mandosi vengono chiamati a rea-lizzare un progetto per la Chiesa e per il loro paese. Nel “Mese della Pace” impareranno a fare la diff e-renza eliminando tutto ciò che non è parte del progetto di Dio su di loro. Nel “Mese degli incon-tri”, invece, i ragazzi scopriranno quanto possano essere importanti per gli altri. Ed infi ne, nel tempo “Estate eccezionale”, condividen-do giornate di divertimento e con-fronto tramite i Campi-scuola e il Grest, impareranno a crescere non solo nel rapporto con il gruppo ma anche con Gesù.La festa del Ciao è stata solo l’i-nizio. Con la nostra presenza di Educatori abbiamo risposto posi-tivamente alla chiamata di Gesù, che riconfermeremo in occasione della Festa dell’Adesione l’8 di-cembre, solennità dell’Immaco-lata Concezione, per ritrovarci di nuovo tutti insieme a condividere il tempo di Avvento, aspettando il dono più grande.A presto.

Gli educatori ACR

Ciò che conta di più... ACR in festa!

Accoglienza festosa in ACR

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31Camminiamo insieme n. 25 dicembre 2010 - febbraio 2011

Spazio oratorio

Sabato 20 novembre 2010 alle ore 20.30 noi cresimandi di Castrezzato, con altri cresi-

mandi dei paesi limitrofi , ci siamo recati presso la palestra dell’istitu-to salesiano di San Bernardino a Chiari, per incontrare il Vescovo di Brescia, mons. Luciano Monari.La serata si è aperta con dei canti e con la lettura del Vangelo, seguita da una breve omelia del Vescovo; dopodiché alcuni ragazzi hanno acceso dal Cero Pasquale sette candele colorate ognuna delle quali simboleggiava uno dei set-te doni dello Spirito Santo. Que-sto incontro si è concluso con la

risposta da parte del Vescovo ad alcune domande poste dai cresi-mandi, padrini, madrine, genitori e catechisti circa il signifi cato e l’importanza del sacramento della Cresima.I due consigli più importanti emersi da questo nostro incontro con il Vescovo sono stati: ricordar-si di leggere tutte le sere qualche paragrafo del Vangelo compren-dendone il signifi cato; frequenta-re la S. Messa tutte le domeniche e le festività.Prima di concludere l’incontro i sacerdoti della nostra zona pasto-rale, presenti all’incontro, hanno

Il vescovo Luciano ha incontrato i cresimandi della zona pastorale VIII e le loro famiglie

Saldi nella fede...distribuito ad ogni ragazzo una collana con appeso un mattonci-no in terracotta che ha come si-gnifi cato profondo quello di rap-presentare “uno dei tanti mattoni che insieme costruiscono la casa della fede di ognuno di noi”.Questa esperienza e stata, per noi cresimandi, nuova e signifi cativa: un grazie sincero ai nostri sacer-doti, ai Catechisti ed agli educatori ACR per avercela proposta!

Per il gruppo dei CresimandiPaolo Baresi, Alessia Zotti, Ilaria Cavati

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Il 40° dell’Associazione AVIS di CastrezzatoIl 12 settembre 2010 si sono svolte le celebrazioni per i 40 anni di attività dell’Associazione AVIS di Castrezzato. Nelle immagini di questa pagina alcuni dei momenti più signifi cativi.

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Padre Lorenzo Agosti, 35 anni di sacerdozioIn queste immagini alcuni momenti delle celebrazioni per il 35° anniversario di ordinazione sacerdotale di padre Loren-zo Agosti. In particolare, nella prima fotografi a, padre Lorenzo benedice la facciata restaurata della Parrocchiale.

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39Camminiamo insieme n. 25 dicembre 2010 - febbraio 2011

Di questo pellegrinaggio non aspetterò l’arrivo a casa per parlarne, per scio-

gliere dal cuore le nuove emozio-ni.Voglio fi ssarne subito gli sciolti pensieri in questa sera meraviglio-sa, di ritorno dalla grotta, proprio come faceva Bernardette, quando scalpitando dalla gioia, dimenti-cando la tristezza dei suoi giorni, correva là, alla grotta, al suo cielo!E nessuno riusciva a tenere il suo passo tale era il suo desiderio di quel cielo!Staccava tutti, anche i suoi pen-sieri, per quegli incontri d’amore, unici!Ed anch’io sfi orato dalla gioia di Bernardette, questa sera faccio il percorso inverso, lasciando la grotta per correre a fi ssare le mie emozioni! Per poi poterle condivi-dere.Eravamo in tanti, come sempre, depositari alla grotta delle nostre tante stanchezze fi siche e morali, ma anche di tante speranze!Non è facile un Pellegrinaggio a Lourdes, nè da vivere, nè da de-scrivere. Si giunge qui accompa-gnati non solo dalla stanchezza del viaggio, ma anche carichi delle speranze nostre ed altrui affi date-ci. È una sera splendida, magica, come solo il cielo di Lourdes ogni volta ti porge nel silenzio di pre-ghiere sommesse, tra questi silen-zi maestosi, innaturali quasi.Qui tutto si placa, nella certezza di una fede fi nalmente ritrovata, nel-la speranza di un nuovo giorno.Ed allora ci si inginocchia là sotto, sommersi da emozioni e lacrime fi nalmente ritrovate.

E lì inginocchiati a fi anco di Ber-nardette, si avverte una presenza divina, una presenza che va oltre ogni ragione, una presenza che ti accarezza, ti consola, senza chie-dere niente.Quest’anno a Lourdes hanno de-fi nito il 2010 “l’Anno della Croce” Tornando questa sera, sotto que-sto cielo, mi soff ermo qui davanti a questa spianata, dove ogni pel-legrino ha depositato la sua croce piccola o grande, fatta di semplici legnetti intrecciati, o di grandi crocifi ssi. Sono migliaia le Croci, proprio come le Croci del Cuore! Anche qui sotto questo cielo, mi inginocchio nella sera! Il colloquio con il Divino non è ancora fi nito! Non si può!Ci riuscirò mai a condividere con i fratelli il peso di tutte queste croci?Raccolgo anch’io nel Prato di Ber-nardette due piccoli legnetti, in-trecciandoli, poi li deposito assie-me all’amico Loris, in questo prato di Croci. Bernardette di tutte queste Croci ne faceva parte.

La grotta era il mio cieloPoi sospirando negli ultimi suoi giorni a tutti diceva “La grotta era il mio cielo”!Passo tra le mani il braccialetto colorato che indosso al polso. Ne farò regalo ai tanti amici.Su di esso c’è proprio stampata questa frase di Bernardette”.Per l’ultima volta alzo gli occhi al cielo, questo cielo divino di Lou-rdes.Poi domani il ritorno a casa, tra gli aff etti, tra le croci di ogni gior-no tra le speranze mai sopite, tra i miracoli, quelli sì, di una fede ri-trovata.Nel silenzio di questo mistero, da-vanti a queste mille croci intreccia-te nel prato, immerso anch’io nella soff erenza di questi tanti fratelli, anch’io grido nel cuore “Io Credo”.

Buona notte Lourdes, buona notte fratelli.Domani a casa, come Bernardet-te, sussurreremo piano piano “La grotta era il mio cielo”.

Ettore

Lourdes 14-20 ottobre 2010 Cronaca di un pellegrinaggio UNITALSI

Brevi dalla Parrocchia

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40 Camminiamo insiemen. 25 dicembre 2010 - febbraio 2011

Brevi dalla Parrocchia

Si è svolto nei mesi di ottobre e novembre scorsi, in Orato-rio, l’itinerario di fede per i

fi danzati che intendono celebrare prossimamente il sacramento del Matrimonio. Tredici coppie han-no seguito ogni sabato sera un incontro formativo, seguito dal-la condivisione comunitaria dei temi trattati.

L’itinerario ha comportato la par-tecipazione ad una decina di in-contri i cui contenuti hanno sti-molato i presenti ad approfondire i seguenti aspetti della vita coniu-gale e familiare:- Le motivazioni dello sposarsi

e dello “sposarsi nel Signore”. - L’aspetto biblico e sacramenta-le del matrimonio.

- Le dinamiche psicologiche del-la vita di coppia.

- La procreazione responsabile e i metodi naturali.

- La spiritualità della coppia e i compiti della famiglia cristiana, oggi.

- La celebrazione del sacramen-to.

- L’aspetto giuridico del Matri-monio.

L’itinerario è stato concluso in chiesa domenica 28 novembre con la celebrazione della s.messa animata dai fi danzati. Alla fi ne della messa è stato consegnato loro l’attestato di partecipazione, necessario per istituire presso il Parroco che presiederà le nozze,

Concluso il corso dei fi danzati 2010

I fi danzati portano a compimento il proprio itinerario di fede

la cosiddetta “pratica matrimo-niale”. Alle simpatiche coppie va il no-stro grazie e il nostro augurio per

un matrimonio sereno e per tanta felicità.

don Mario

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41Camminiamo insieme n. 25 dicembre 2010 - febbraio 2011

Brevi dalla Parrocchia

“Un sacramento non cer-ca di strapparci dal mon-do, ma ci chiede di entra-re nel cuore del mondo osservandolo più da vici-no e più profondamente”, scrisse Foley, questo è il matri-monio che non si esaurisce in un sol giorno di preghiere, canti, danze, banchetti con amici e parenti ma con-tinua nella vita quotidiana, ogni giorno nel ri-cordo di un amore che è diventato divino, cioè eterno, fedele e fecondo.

È chiaro che non si può fare del matrimonio una vita, ma una vita per il matrimonio, questo sì, e certamente, richiede impegno e qualche sacrifi cio. La vita di coppia può riservare mo-menti diffi cili, prove inaspettate, domande a cui rispondere.

Questo millenio sembra porsi sempre più l’in-terrogativo: “Perchè continuo a stare con te”? Sembra quasi che i rapporti duraturi e stabili spaventino l’animo umano e allora è necessa-rio cercare risposte, non farsi prendere dalla sfi ducia e credere. “Solo vivendo completa-mente nel mondo si impara ad avere fede”, scrisse il teologo Bonhoeff er ed è questa la chiave del matrimonio credere a quell’amore benedetto da Dio, forte come lo Spirito Santo per cui ci si è uniti, condividendo tutte le espe-rienze della vita.

L’amore è come un fuoco: se non aggiungi legna muore, per cui deve essere alimentato. Uno sguardo, un abbraccio, una parola sono gli ingredienti di questo sacramento, la testi-monianza di un Gesù che continua a schierarsi dalla parte dell’amore e dell’unione. Perché continuo a stare con te non sarà più una do-manda, ma la miglior risposta di un amore vero.

Uniti semplicemente nell’amore

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42 Camminiamo insiemen. 25 dicembre 2010 - febbraio 2011

Nel Bollettino di Natale dell’anno scorso, davamo comunicazione dell’inizio

dei lavori di restauro e di conser-vazione della facciata della chiesa parrocchiale, del portone e dei fi -nestroni della chiesa, e dell’ese-cuzione del progetto defi nitivo di messa in sicurezza della co-siddetta “cascina dell’oratorio” e dell’istallazione sulla facciata del-la chiesa di un moderno sistema di allontanamento dei piccioni. I lavori preventivati sono stati por-tati a termine, ad esclusione del recupero dell’aff resco della Pietà (di limitato onere fi nanziario), po-sizionato nell’ex-sacrestia, (vicino al presbiterio). Nel frattempo si è preso atto della necessità di recu-pero e messa a norma dell’edifi cio chiamato “corte” (annesso alla ca-scina) adibito a cucina e magazzi-no dell’Oratorio. Sentito il parere del CPAE, dei competenti Uffi ci di Curia e del Soprintendente, si è convenuto di aff rontare questo problema nei prossimi mesi, per la messa a norma della struttura ”cucina”. È nostro dovere informare i par-rocchiani sulla situazione fi nanzia-ria allo stato attuale. Presentiamo pertanto un prospetto riassuntivo, veritiero ed oggettivo di quanto è stato pagato fi n’ora e di quanto ci rimane da pagare. Ci premurere-mo a tempo opportuno di fornire gli ulteriori dati di cui, allo stato attuale, non possiamo disporre. Per aff rontare l’onere fi nanziario, abbiamo fatto ricorso ai cespiti di risparmio messi insieme dalla gestione ordinaria della parroc-

chia e dell’oratorio di questi sei anni, alle off erte dei parrocchiani (piuttosto limitate in verità, ma… i tempi sono diffi cili e pochi sono generosi..) Qualcuno infatti si ferma ai buoni consigli e non va oltre. Confi do molto di più nell’a-iuto della Provvidenza, che non è mai distratta ed è generosa. La discrezione mi impone la dovuta riservatezza nel campo della ge-nerosità di cui sono depositario (anche – e ancor più verso chi è passato a miglior vita). Questo lo esige la mia condizione di sacer-dote e di parroco. Va precisato che per quanto riguarda i lavori fatti in oratorio in oratorio, abbiamo fatto ricorso al fi nanziamento regionale (denominato frisl) per interventi strutturali negli oratori lombardi (L.R. 33/ 91) per un importo di € 144 mila, rimborsabile in anni 20, senza interessi.Per le nostre opere abbiamo chie-sto anche un contributo a fondo perduto all’Amministrazione co-munale (vedi richiesta qui ripro-dotta e inviata ancora nel febbraio del 2010); contributo che ci è sta-to accordato con parere positivo dell’Amministrazione comunale in carica, con l’astensione delle Minoranze. Tale contributo a fon-do perduto è stato di € 100 mila. Esprimiamo la nostra gratitudine. Occorre rilevare che la richiesta di contributo è abbastanza fre-quente da parte delle Parrocchie quando devono aff rontare spe-se ingenti per opere di interesse storico-artistico collettivo. Pertan-to questo contributo non è stato erogato “al prete” (come qualche

“gentile” persona sostiene), ma alla Comunità Cristiana Parrocchiale di Castrezzato, che non è nata ieri, ma ha alle spalle secoli di storia e di glorioso servizio e non ha fi na-lità di lucro. I risparmi che la par-rocchia mette insieme sono frutto delle libere elargizioni di gente semplice e buona e del sudore di tanti volontari che con i loro sa-cerdoti lavorano in parrocchia e in oratorio e sanno benissimo come e dove vanno impiegati. Ci scan-dalizzeremo per questo? Penso proprio di no, con buona pace di chi vorrebbe confi nare la Parroc-chia nel privato comune e come un privato qualsiasi trattarla. Ripe-to: i tempi sono gravi e diffi cili; a ciascuno la libertà di collaborare nei modi più consoni e possibili. Niente è piccolo di ciò che è fatto con amore.Per ora, dunque, presentiamo la situazione fi nanziaria allo stato attuale. Eff ettuati anche gli altri pagamenti delle opere fatte e con-cluso anche l’intervento di messa a norma delle cucine dell’Oratorio (la cui autorizzazione a procede-re da parte della Soprintendenza è giunta proprio in questi giorni) daremo un resoconto defi nitivo. Intanto ringraziamo i parrocchiani per l’attenzione prestata e ci augu-riamo che il vicino Natale spinga qualche anima buona ad essere generosa. Grazie.

il ParrocoMons. Mario Stoppani

Resoconto dei lavori eseguiti

Notizie amministrative parrocchiali

Spazio amministrativo

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43Camminiamo insieme n. 25 dicembre 2010 - febbraio 2011

Spazio amministrativo

Invito all’impegno nel volontariato organizzatoPenso, Signore,che anch’io posso svolgere un servizioper i miei fratelli nel bisogno.Anch’io posso vegliare una notte,lontano dal tepore della mia casae dall’abbraccio dei miei aff ettiper i miei fratelli nel bisogno.Anch’io posso rinunciaread una domenica di sole,all’aperto con gli amiciper i miei fratelli nel bisogno.Anch’io posso fare il Buon Samaritanoe chinarmi sui fratelli nel bisognoPenso, Signore,che Tu stia guidando i miei passi,verso fratelli nel bisogno.Spronami ad ascoltare la Tua voce;proteggerai i miei passiquando correrò alla loro chiamata.Rendi il mio interventocaritatevole, tempestivo, determinante.Fa’, Signore, che ti ascolti!

(letta dal C.O.S.P. l’8 dicembre 2010)

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44 Camminiamo insiemen. 25 dicembre 2010 - febbraio 2011

Spazio amministrativo

Domenica 16 gennaio 2011 celebreremo in Parrocchia la festa della Famiglia e degli Anniversari di Matrimonio. Le coppie che nel corso del 2010 hanno celebrato degli anniver-sari signifi cativi di nozze sono invitate alla Messa delle ore 11 e al pranzo che seguirà presso Villa Valenca ( Località San Giuseppe di Rovato).

La quota del pranzo è di € 35,00 tutto compreso (aperitivo-2 pri-mi-2 secondi-torta-caff è). Le iscrizioni si raccolgono in canonica, da lunedì 3 gennaio 2011 a mercoledì 12 gennaio 2011 (escluso i festivi). In caso di rinuncia avvisare entro il 12 gennaio.

Invitiamo le coppie di sposi che hanno ricordato gli anniversa-ri di matrimonio e soprattutto il 25° e il 50° a prendervi parte, estendo l’invito a parenti e amici. Ai partecipanti sarà dato un ricordo della ricorrenza..

Festa degli Anniversari di Matrimonio

Situazione restauro Chiesa parrocchiale aggiornata al 06/12/2010 Professionisti - Imprese Contratto Importo Pagato Da pagare

Progetto - Direzione - Lavori - Sicurezza € 14.746,40 € 11.944,83 € 2.801,57 GF PONTEGGI Ponteggi € 24.589,40 € 19.089,40 € 5.500,00 ASTARTE Facciata € 67.825,65 € 67.825,65 € - SIRANI Antipiccioni € 12.650,00 € 5.500,00 € 7.150,00 IL FRATINO Finestroni € 34.100,00 € - € 34.100,00 SPINELLI Portone € 17.435,00 € 6.435,00 € 11.000,00

Totali Parrocchia € 171.346,45 € 110.794,88 € 60.551,57

Situazione restauro cascina oratorio aggiornata al 06/12/2010 Professionisti - Imprese Contratto Importo Pagato Da pagare

Progetto - Direzione - Lavori - Sicurezza € 32.589,89 € 28.602,62 € 3.987,27 Progettazione struttura antisismica € 7.545,92 € 6.545,92 € 1.000,00 SP.A.M. Cascina € 242.918,48 € 174.427,68 € 68.490,80

Totali Oratorio € 283.054,29 € 209.576,22 € 73.478,07

Raccolta off erte parrocchiani ........................................................................................................................................ € 24.011,00 Contributo ricevuto dal Comune di Castrezzato ................................................................................................ € 100.000,00 Contributo ricevuto dalla Banca Creber Castrezzato ............................................................................................. € 2.000,00 Totale .................................................................................................................................................................................. € 126.011,00

Il portone della Chiesa Parrocchiale è stato interamente off erto da un privato in memoria del proprio defunto

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45Camminiamo insieme n. 25 dicembre 2010 - febbraio 2011

Brevi dalla Parrocchia

Domenica 31 ottobre 2010, festa della Dedicazione della Chiesa parrocchiale,

dopo la Santa Messa delle ore 9,30 con la partecipazione del Sindaco e dell’Amministrazione comunale, il Parroco mons. Mario Stoppani ha benedetto la piazzetta situata al fi anco orientale della chiesa, in-titolata a Sant’Antonio di Padova. A togliere il “velo” che copriva la pietra della intitolazione è stato il nostro negoziante Antonio Zani: non poteva essere che un “Anto-nio” ad onorare Sant’Antonio! È legittimo chiedere quali motiva-zioni abbiano spinto la Parrocchia, a mezzo del suo titolare parroco pro-tempore, a chiedere all’Am-ministrazione di dedicare questa piccola piazza al santo di Padova. Ecco le ragioni. L’ostensione dei resti mortali di Sant’Antonio, avve-nuta lo scorso febbraio ha attirato l’affl usso di una marea di devoti di ogni ceto e di ogni età. A noi di Castrezzato ha ricordato un’antica tradizione relativa a Sant’Antonio che è degna di essere custodita nel vissuto del nostro popoloso cen-tro urbano. Anticamente, quando Castrezzato era ancora confi gura-to come Castello, in fondo all’at-tuale Via Cesare Battisti c’era una delle tre porte di accesso, denomi-nata Campolungo. Una tradizione orale, pur non confortata da docu-menti storici in nostro possesso o irrimediabilmente andati perduti, vuole che intorno al 1378 il nobi-le Giovanni Oldofredi di Iseo con le sue truppe si presentasse alla porta di Campolungo per ottene-

re le chiavi e per conseguenza la resa e il saccheg-gio del castello di Castrezzato (Non d i m e n t i c h i a m o che la costituzio-ne del Comune di Castrezzato è do-cumentata da una pergamena au-tentica custodita a Brescia nel cosid-detto “cassone fer-rato”, datata 1210, come ha scoperto l’Arch. V. Volta). Da-vanti a quella mi-naccia, gli abitanti si rifugiarono in chiesa a pregare. Contemporanea-mente sulle mura del castello ap-parve una moltitu-dine di armati che dissuase l’Oldofre-di ad insistere e a sopprassedere al saccheggio. Il miracolo fu attribuito a Sant’An-tonio e a ricordo di questo evento gli fu dedicato il primo altare a de-stra entrando in chiesa, nonché un piccola tela raffi gurante l’appari-zione sulle mura del castello (l’ori-ginale è stato rubato circa 40 anni fa ed è stato sostituito da un’altra piccola tela molto simile alla pre-cedente, dipinta dal nostro concit-tadino il pittore Pietro Manenti. Ecco perché si è pensato di dedi-care questa piccola piazza al santo di Padova, che è tra i più venerati

Inaugurata la piazzetta dedicata a Sant’Antonio di Padova

del mondo. Le ragioni di questa ti-tolazione sono di natura religiosa, oltre che storica e civica. Un ringraziamento va all’Ammini-strazione comunale che ha segui-to l’iter burocratico della pratica, fi no all’autorizzazione della Prefet-tura. Quando transitiamo per quella Piazzetta, o per entrare o per usci-re dalla Chiesa, non manchiamo di invocare il “Santo dei Miracoli”, che è stato un grande evangelizzatore dei suoi tempi diffi cili e un vero di-fensore dei poveri e dei soff erenti.

In memoria di un antico prodigio

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46 Camminiamo insiemen. 25 dicembre 2010 - febbraio 2011

Calendario liturgico pastoraleDicembre 201018 Sabato ore 20,45 Concerto di Natale del Coro

e Orchestra Don Arturo Moladori.19 Domenica IV° di Avvento22 Mercoledì ore 9,30 Messa delle donne (N.B.

dalle ore 8 alle ore 10,30 c’è il Confessore fo-restiero)

23 Giovedì ore 9,30 S. Messa natalizia alla Casa di Riposo; ore 20,30 Liturgia penitenziale per tutti e confessioni.

24 Venerdì Vigilia di Natale. Giornata dedicata al Sacramento della Riconciliazione. C’è il Con-fessore Forestiero (dalle ore 8 alle ore 11,30 e dalle ore 15 alle ore 19).

Ore 22 Rappresentazione del Presepe vivente in Oratorio. Ore 23,30 Canto dell’Uffi cio del-le Letture. Ore 24,00 S. Messa solenne della Notte santa di Natale. Partecipa la Corale e il Presepe vivente

25 Solennità del Natale di nostro Signore Gesù Cristo. Sante messe con orario festivo: Ore 8,00-9,30-11,00-18,00.

N.B. Ore 17 Presepe vivente in Oratorio.26 Festa della Sacra Famiglia. Sante messe con

orario festivo.27 S. Giovanni Apostolo ed Evangelista.28 Santi Innocenti Martiri.31 S. Silvestro Papa.Ultimo giorno dell’anno civi-

le. Ore 18,00 S. Messa pro populo. Canto del Te Deum (Indulgenza plenaria). Ore 21,00- 22,30 Adorazione di Ringraziamento al ter-mine dell’anno 2010.

Trascorriamo l’ultimo dell’anno nella gioia e nell’amicizia, senza eccessi e con sobrietà.

Gennaio 20111 Sabato. SOLENNITA’ di MARIA MADRE DI DIO.

Giornata mondiale della Pace. Orario Festivo delle sante messe. Ore 17 Ve-

spri - Adorazione - Canto del Veni, Creator (Indulgenza plenaria)

2 Domenica II del Tempo di Natale.3 Lunedì Festa del Santissimo Nome di Gesù.4 Memoria di S. Angela Foligno.

5 Vigilia dell’Epifania. Ore 18,00 Messa festiva viviliare.

6 Giovedì Solennità dell’Epifania di Nostro Si-gnore. Giornata per l’Infanzia missionaria.

Ore 15,00 Presepe vivente dall’oratorio verso la chiesa. Segue la Messa per i bambini e le famiglie. Benedizione dei bimbi.

Ore 18,00: S. Messa solenne con la Corale.9 Festa del Battesimo del Signore. Battesimi co-

munitari (Ore 11).13 S. Ilario vescovo.16 Domenica II del Tempo Ordinario. Ore 11 Fe-

sta della Famiglia e degli Anniversari di Matri-monio (vedi programma a parte per iscrizioni al pranzo )

17 Memoria liturgica di S. Antonio Abate, patro-no delle stalle e del bestiame.

N.B. La tradizionale benedizione delle stalle avrà luogo nei giorni di martedì18, mercole-dì19, giovedì 20.

18 - 25 Ottavario di Preghiera per L’unità dei Cri-stiani.

19 Memoria dei santi Mario - Marta - Audifax - Abacuc.

21 Memoria di S. Agnese Vergine e Martire23 Domenica II° del Tempo ordinario.24 Memoria di S. Francesco di Sales, vescovo. 25 Festa della Conversione di S. Paolo Apostolo.27 Festa di S. Angela Merici, vergine bresciana.

Patrona secondaria della Città e Diocesi. Ore 20 S. Messa di inizio Sacri Tridui (a suff ra-

gio dei Defunti)28 - 29 e domenica 30 Sacri Tridui per i Defunti.

(Il programma dettagliato sarà pubblicato sul foglio settimanale).

31 Festa di S. Giovanni Bosco, Padre e Maestro dei giovani.

Ore 20,30 S. Messa per tutti i giovani defunti nella chiesetta dell’Oratorio.

Calendario liturgico

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Lettera del Parroco

47Camminiamo insieme n. 25 dicembre 2010 - febbraio 2011

Anagrafe parrocchiale

Anagrafe parrocchiale

Nella luce di Cristo (defunti)

Rinati in Cristo (battesimi)

Matrimoni

Podestà Giacomodi Giuseppe e Berardi SoniaPensa Emilia di Giovanni e Trenta NadiaSirani Giorgia di Demis e Regazzoli SimonaVescovi Giulia di Massimo e Danesi ElenaAbiendi Arianna di Alessio e Buratti AlessandraDelbarba AlessiaDelbarba Alice(gemelle) di Mario e Machina Claudia Capitanio Leonardo di Jonathan Angelo e Badinelli Sara

D’Amico Claudio con Maifredi Mariarosa

Bianchi Bruno di anni 72 Barucco Angelo di anni 86Brescianini Pietro di anni 84Belloli Pierina di anni 70Cavalli Ettore di anni 71Nembrini Giuseppina di anni 68Massetti Alvaro di anni 90Bianchi Francesco di anni 70

Date della celebrazione dei battesimi nell’anno 2011 Domenica 9 gennaio: (Festa del Battesimo del Signore)Domenica 13 febbraio: (domenica VI del Tempo Ordinario)Domenica 6 marzo: (domenica IX del Tempo Ordinario)Sabato 23 aprile: (solenne Veglia Pasquale nella Risurrezione del Signore) Domenica 8 maggio: (domenica III di Pasqua)Domenica 12 giugno: (Solennità di Pentecoste)Domenica 10 luglio: (domenica XV del Tempo Ordinario)Domenica 7 agosto: (domenica XIX del Tempo Ordinario)Domenica 11 settembre: (domenica XXIV del Tempo Ordinario)Domenica 9 ottobre: (Festa della Madonna del Santo Rosario)Domenica 6 novembre: (domenica XXXII del Tempo Ordinario)Domenica 4 dicembre: (domenica III di Avvento)

Andersson Anthon Lorenzo di Boharald Magnus e Isabel RossiniTurrà Filippo di Luca e Pedrinelli ElianaSbordone Maria di Salvatore e Devito MarikaZanini Camilla di Alberto e Mainardi MichelaOlmi Beatrice di Simone e Andreis ElisabettaTurra Arianna di Alberto e Pintossi StefaniaCusimano Gaetano Antonio di Salvatore e Calvaruso Alessandra

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Natale di Cristo: freddo e calore insieme. Amore e indifferenza a confronto. In fondo è solamente Lui la pace e la gioia, il senso e il sapore.

Quanto è forte a Natale il richiamo al Divino contemplando l’umano!È Gesù questa sintesi, quasi colata di lava incandescente che distrugge il male e rende fecondo d’amore l’arido cuore dei figli.

Buon Natale.

Pensiero di Natale