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Con la versione Extreme, l’M03 Mauser si consacra come carabina bolt action del futuro, ma sempre custode dell’antico retaggio che ha reso celebre il marchio tedesco: robustezza, affidabilità e precisione. L’Autore l’ha portata a caccia di selezione di caprioli, daini e cinghiali per un’intera stagione. Mauser M03 Extreme cal. 7x64 A cura di Alessandro Magno Giangio D urante una parata militare nel Ca- stello di Hohenzollern, nell’estate del 1858, il giovane Poul Mauser vide per la prima volta un fucile a spillo, nelle mani di un soldato prussiano. Nel suo diario scrisse: “Il soldato mi mostrò il suo fucile. Sino ad allora, non avevo mai visto una carabina a spillo. Ma da quel mo- mento, capii che qualcosa di meglio poteva esser costruito. L’idea di poter costruire sempre, qualcosa di migliore, non mi ha mai lasciato per tutta la vita”. Da questo principio ispiratore di vita professionale, nacque il Mito Mauser, ini- ziato con il modello 1871 e consacratosi poi con il modello K98 e la sua versione civile, l’M98 Original. Tuttavia, nonostante la loro fattiva ge- nialità e il loro alto spirito di abnegazione, quella dei due fratelli Wilheim e Poul Von Mauser fu una vita condotta contro forti venti avversi: concorrenza sleale, collabo- razioni con personaggi disonesti (Norris), difficoltà logistiche ed economiche. Ma questo è il prezzo da pagare, per chiunque, per poter accedere al Mito: è così da Ulisse in poi. Per questo motivo, quando ho deciso di testare il nuovo modello M03 della Mau- ser, nella sua versione più moderna a que- 50 Weidmannsheil Mauser M03 Extreme cal. 7x64 Weidmannsheil 51 SPECIALE CANNA RIGATA

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Con la versione Extreme, l’M03 Mauser si consacra come carabina bolt action del futuro, ma sempre custode dell’antico retaggio che ha reso celebre il marchio tedesco: robustezza, affidabilità e precisione. L’Autore l’ha portata a caccia di selezione di caprioli, daini e cinghiali per un’intera stagione.

Mauser M03 Extreme cal. 7x64

A cura di Alessandro Magno Giangio

D urante una parata militare nel Ca-stello di Hohenzollern, nell’estate del 1858, il giovane Poul Mauser

vide per la prima volta un fucile a spillo, nelle mani di un soldato prussiano. Nel suo diario scrisse: “Il soldato mi mostrò il suo fucile. Sino ad allora, non avevo mai visto una carabina a spillo. Ma da quel mo-mento, capii che qualcosa di meglio poteva esser costruito. L’idea di poter costruire sempre, qualcosa di migliore, non mi ha mai lasciato per tutta la vita”.

Da questo principio ispiratore di vita professionale, nacque il Mito Mauser, ini-ziato con il modello 1871 e consacratosi poi con il modello K98 e la sua versione civile, l’M98 Original.

Tuttavia, nonostante la loro fattiva ge-nialità e il loro alto spirito di abnegazione, quella dei due fratelli Wilheim e Poul Von Mauser fu una vita condotta contro forti venti avversi: concorrenza sleale, collabo-razioni con personaggi disonesti (Norris), difficoltà logistiche ed economiche.

Ma questo è il prezzo da pagare, per chiunque, per poter accedere al Mito: è così da Ulisse in poi.

Per questo motivo, quando ho deciso di testare il nuovo modello M03 della Mau-ser, nella sua versione più moderna a que-

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Mauser M03 Extreme cal. 7x64

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sti tempi, la Extreme con calcio sintetico, mentre il mio primo pensiero andava al turbolento ma glorioso passato della casa di Oberndorf, le mie mani e i miei occhi posati sull’arma, tentavano di compren-dere il senso di questo passaggio.

Sì perché costruire un Mito è un’impre-sa titanica. Mantenerlo vivo, un compito arduo. Ma tentare di costruirne uno nuo-vo, soprattutto sull’onda di un passato glorioso è una missione, se non impossi-bile, alquanto improbabile.

Ma se c’è una cosa che davvero non si possa proprio imputare ai tedeschi, que-sta è la mancanza di tenace perseveranza. Dopo la grande prova offerta con la rea-lizzazione dell’M98 in versione Original e M98 Magnum nel 1999, la Mauser pre-senta all’IWA 2003 il suo nuovo modello denominato M03, acronimo abbreviato di Mauser 2003. Tale modello, entrerà però in produzione soltanto nel corso del 2004, per raggiungere i magazzini della Bignami di Ora (Bolzano), da una vita importatore ufficiale Mauser in Italia,

tario. Tuttavia, se l’utente decide di bloc-care il serbatoio, in modo tale da scongiu-rare al 100% la perdita dello stesso e delle munizioni – operazione obbligatoria nel-la caccia ai dangerous game e in condizioni ambientali molto difficili, quali frequenti passaggi nella fitta vegetazione -, lo può fare agendo su un piccolo foro posto al centro del pulsante che prevede una vite Allen di bloccaggio. Geniale e molto uti-le. In tal modo, però, il suo riempimento può esser fatto solo dall’alto, secondo lo schema standard del “serbatoio cieco”. Durante il test, ho apprezzato moltissi-mo la precisa esecuzione del serbatoio e della sua sede sull’azione, un bocchetto-ne liscio, facile da pulire. Tale accuratezza costruttiva, si ripercuote positivamente sulla precisione di alimentazione dell’ar-ma.

La sicura, a levetta con azione orizzon-tale, è posta sulla coda dell’otturatore. Si tratta di un meccanismo a sole due posi-zioni, S, ovvero “Safe” a sinistra, e F, cioè “Fire”, a destra. La corsa dalla S all’F è li-neare, mentre il contrario, da F a S, vede il disimpegno mediante un pulsante cen-trale. Tale operazione, specie con mano guantata, non è agevole e, a dito nudo, capita di pizzicarsi. In più, l’intera opera-zione è un po’ rumorosa. Sinceramente, si poteva fare di molto meglio, soprattut-to riguardo la mancanza della terza posi-zione, ovvero quella di Safe con possibi-lità di apertura dell’otturatore. Non è né bello, né pratico, né privo di rischi, specie oggi, nel Terzo Millennio, dover ancora aprire l’otturatore di un bolt action da caccia, per scaricare l’arma, in posizione di Fuoco…

A sua parziale virtù, va detto che una volta in Safe, l’arma è in sicura sul serio, nel senso che la levetta non soltanto agi-sce sul blocco dello scatto e dell’otturato-re, ma pone in riposo anche la molla del percussore, scongiurando così, anche in caso di violenti urti, l’accidentale parten-za del colpo.

La calciatura di questa M03 Extreme non è un semplice simulacro sintetico di una calciatura in legno, bensì una se-ria realizzazione in polimeri ad altissima resistenza, di un bel colore grigio fumo,

con innovativi inserti in gomma specia-le antisdrucciolo per un perfetto grip, in qualsiasi condizione meteo, e utili rin-forzi sull’apice dell’astina per l’eventuale montaggio di un bipede. Le magliette portacinghia sono due, più è stato inse-rito un terzo piolo ad un terzo dell’astina, per il montaggio, appunto, del bipede.

Al tatto, questa calciatura è davvero un piacere, sembra velluto. Anche la sua er-gonomia, curiosamente fuori dello stile tedesco (è molto “dritta”, ovvero “ameri-cana”, ma con pistola piuttosto pronun-ciata), mi ha convinto pienamente poiché non stanca minimamente anche dopo lunghissimi minuti in attesa di un tiro.

Quello che mi ha convinto meno è il calciolo, sottile e in gomma piena, anche se, a dir il vero, rinculo e rilevamento dell’arma, grazie alla calciatura dritta e alla pesantezza della meccanica, è mini-mo. Spero che nei calibri più potenti, il costruttore abbia previsto un calciolo un po’ più efficiente.

soltanto a metà 2005.Nel 2008, Mauser confeziona delle ver-

sioni Light dell’M03 su pressante richie-sta dei cacciatori alla cerca. Io ho deciso di testare la versione standard poiché per il 70% la caccia di selezione in Italia è fatta da appostamento, quindi il peso dell’arma è a tutto favore della precisio-ne. L’aspetto estetico dell’arma è piace-volmente classico ma il suo cuore mec-canico, seppur d’ispirazione teutonica, racchiude notevoli innovazioni tecniche e tecnologiche, frutto di un attento stu-dio in fase di progettazione e di una ac-curata scelta dei materiali di costruzione e assemblaggio. Vediamolo insieme, que-sto cuore impavido.

CARATTERISTICHE TECNICHEInnanzitutto, l’M03 è stata progettata

attorno ad un moderno principio, quello della versatilità estrema che le proviene dalla possibilità di sostituire la canna e la testa dell’otturatore senza bisogno alcuno di attrezzi, modernità che, come ormai accade troppo spesso nel nostro Paese, gli è stata tarpata e negata dal Catalogo Nazionale. In pratica, all’im-portatore Bignami è stata negata la pos-

sibilità di offrire l’arma nell’originale con-figurazione modulare, ovvero con canne intercambiabili. L’arma della prova, reca matricola n. M002257 con numero di catalogo nazionale 14.688 ed è camerata nell’eccellente calibro 7x64 Brenneke.

L’azione presenta un otturatore con ben sei tenoni frontali di chiusura, di-sposti su due serie di tre ciascuna, po-ste a 120 gradi. Uno speciale innesto a T, consente la sostituzione della testa dell’otturatore, per il’eventuale cambio di classe di calibri – Mini, 222 e 223 Rem; Standard, dal 22-250 al 9,3x62, e Magnum, dal .270 WSM al 404 Jeffery, per un totale di ben 27 calibri.

L’angolo di azionamento del nuovo ot-turatore Mauser M03 è di soli 60°, realtà tecnica che presenta due vantaggi: rapi-dità di ripetizione del colpo, e possibilità di montaggio dell’ottica più bassa.

L’intera manovra di azionamento dell’otturatore, grazie anche alla pratica manetta con generoso pomolo, è velocis-sima, sicura, e silenziosa: rispetto al vec-chio M98, quindi, abbiamo più velocità di riarmamento e minor rumore.

Il corpo dell’otturatore presenta una se-zione prismatica, e si svincola dall’azione, semplicemente abbassando il piccolo ri-tegno situato sul lato sinistro posteriore del castello: in tal modo, la manutenzio-ne viene facilitata moltissimo. I tenoni dell’otturatore si impegnano entro ap-posite sedi ricavate nel prolungamento della canna, e non all’interno dell’azione. La canna, visto il progetto di modulari-tà, viene fissata all’azione mediante due

robustissime boccole filettate, dotate di appositi anelli prigionieri Sieger, così la sua sostituzione, non solo è rapidissima e sicura, ma è possibile senza dover neces-sariamente smontare l’intera calciatura. L’estrattore, a unghia, è montato su una delle alette frontali, mentre l’espulsore è del tipo classico a piolo posto sulla faccia recessa dell’otturatore.

Per i calibri Mini e Standard è prevista una lunghezza di canna di 60 cm, mentre per i Magnum si sale a 65 cm, misure che garantiscono, a qualsiasi calibro, presta-zioni balistiche esterne ottimali, sia con munizioni commerciali che con munizio-namenti di ricarica.

Pertanto, la canna dell’arma in prova, è lunga 60 cm: presenta una bella bruni-tura nera opaca che fa ottimo tris con il colore grigio fumo della calciatura e con la satinatura dell’otturatore prismatico. Il passo di rigatura per il 7x64 mm Bren-neke è pari a 1:8.66, piuttosto “veloce”, quindi, ideale per la stabilizzazione di palle dai 140 ai 175 grani. La rigatura è a sei principi.

Il serbatoio, del tipo estraibile, bifilare, è di ben 5 cartucce cui si aggiunge la sesta in camera di scoppio, possibilità questa che la rende molto appetibile anche nel-la caccia in battuta nei Paesi nei quali le semiautomatiche sono vietate. Il serba-toio si disimpegna dall’azione, mediante un robusto e pratico bottone, situato in posizione anteriore al guardamano, per-fettamente incassato a filo di calciatura e di chassis dell’azione: pertanto, è quasi impossibile il suo azionamento involon-

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Mauser M03 Extreme cal. 7x64

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Lo scatto, regolato di serie a cir-ca 1.060 grammi, è in un unico tempo, pulitissimo: difficilmen-te ho trovato di meglio in armi da caccia. Lo stecher è del tipo alla francese (con scatto in avan-ti del grilletto), e il suo peso può essere regolato agendo su un’apposita vi-te posta al centro del grilletto. Il grilletto, come da tradizione teutonica, è grande, ampio, e può quindi essere manovrato anche con dito leggermente guantato, data anche l’ampiezza del guardamano.

Il peso complessivo di questo M03 Ex-treme in 7x64, nudo, è di 3.850, indice quindi di un’arma “molto sostanziosa”, caratteristica che si ripercuote, più che positivamente, sulla sua precisione e af-fidabilità. La lunghezza totale, invece, si attesta su valori standard della categoria, ovverossia 1.124 millimetri.

PERCHÉ IL MAUSER M03 EXTREMEIl senso dell’acquisto di un Mauser M03

è racchiuso sia nel suo DNA, sia nella sua veste progettuale e costruttiva. Si tratta di un’arma che presenta tutto ciò che di meglio Mauser è riuscito a fare nel pas-sato e nel presente, un vero concentrato di esperienza e di innovazione. Questo importante pedigree offre all’utente sor-prendenti qualità, come la precisione, la robustezza, l’affidabilità, il valore nel tempo dei soldi spesi.

Veniamo ora, proprio ad alcune con-siderazioni sul prezzo di listino dell’ar-ma, che si aggira attorno ai 2.400 euro. Questi denari, non soltanto sono spesi bene ma, secondo me, sono una sorta di investimento futuro, perché questo bolt

condizioni di cielo sereno estivo dalla mezza luna in poi. Naturalmente, il terreno era aperto, su campi d’erba medica tagliata e greppie bianche. Le lenti Zeiss, non si smenti-scono mai… Di quest’ottica, comunque, mi sono garbate moltissimo le dimen-sioni contenute e il peso non eccessivo, conditio sine qua non per abbinarla ad un’arma già di per sé pesante. Inoltre, grazie allo speciale attacco dedicato Mau-ser, nonostante la campana da 56 mm, l’ottica risultava montata molto bassa, il che rende l’equilibrio dell’insieme e il tiro molto migliori rispetto a situazioni simi-li, ma con attacchi troppo alti.

MUNIZIONE E POLIGONOTra i 24 calibri disponibili, la mia scel-

ta è caduta sul 7x64 Brenneke. E questo, purtroppo e stranamente, perché non figurava in catalogo la cameratura in 7x57 Mauser, che per me sarebbe sta-ta perfetta per un test tra il classico e il moderno. Secondo il mio modestissimo parere, la mancanza di questa camera-tura è l’unica vera, grave lacuna (com-merciale, s’intende) di questo M03. Un vero peccato davvero che il “Nonno di tutti i calibri moderni”, non figuri nella peraltro lunghissima lista delle camera-ture disponibili, insieme al meraviglioso 9,3x64 Brenneke. Segno dei tempi, evi-dentemente: infatti, in tale lista, figura-no ad esempio il modernissimo (e molto efficiente) 7mm-08 Remington, e i due short magnum by Winchester, il 270 WSM e il 300 WSM. Pace, ma prima vi voglio raccontare un aneddoto impor-tante sull’argomento 7x57 Mauser. Nel diario personale di Joyce Hornady, fon-datore dell’omonima ditta costruttrice di

munizioni, scomparso tragicamente alla fine del 1981, si legge una nota di fine

1980, riguardo le prestazioni del neo nato 7mm-08 Reming-ton al tempo allo studio della Hornady in previsione di una commercializzazione di mu-

nizionamento dedicato: “Si de-ve ammettere che il vecchio 7x57

Mauser è più efficiente di questa nuova cameratura”.

L’impressione che ho avuto te-stando, sia al poligono che a caccia,

un’arma così precisa camerata in 7x64 mm Brenneke – ma la faccenda riguarda un po’ tutti i calibri europei - è che molto valore a questa precisione va data pro-prio alla qualità stessa dei calibri europei i quali, a differenza di quelli americani – naturalmente a parità di condizioni e prestazioni tecniche -, risultano meno esasperati sia in termini di velocità che di pressioni, quindi, di conseguenza, ri-sultano più precisi.

Come detto poc’anzi, per questo test ho scelto la munizione RWS con palla DK da 154 grani, cui corrisponde, per l’azzera-mento dell’ottica Zeiss, il foglio ASV nu-mero 2 con striscia in tabella di color blu. Ho quindi provveduto all’azzeramento dell’arma a 100 metri così da avere sul-la torretta anche le distanze di 150, 200, 250, 300, 325, 350, 375 e 400 metri.

In questo modo, dopo aver telemetrato

l’animale, non si deve far altro che portare la torretta sulla distanza telemetrata fa-cendola scorrere sino a quando il valore di distanza non collima con il punto bianco situato sotto la torretta. Il primo test-veri-tà l’ho eseguito al poligono, sulla distanza dei 200 metri, dopo l’azzeramento dell’ar-ma a 100 metri. Ne sono venuti fuori una mouche e un 10 che potete verificare sulla foto del bersaglio. Ho poi dato i click per simulare un tiro a 300 metri, ma sparan-do sul centro a 200 metri, in modo tale da verificare l’abbassamento reale della palla e confrontarlo con i valori della tabella ba-listica in mio possesso per la munizione. La palla ha impattato bassa di 43.2 cm: la tabella, mi dava 41 cm… Quindi, la torret-ta ASV funziona veramente.

Riguardo la precisione dell’arma: la mi-glior rosata di 3 colpi a 200 metri misura 12 mm, la peggiore 15… Il tutto con una munizione commerciale dalla tipica tipo-logia da caccia... Merito combinato dell’ar-ma stessa e del calibro, s’intenda questo, perché il 7x64 Brenneke, grazie al passo di rigatura veloce e l’ottima stabilizzazione data dai 6 principi di rigatura, fornisce, di base, prestazioni davvero encomiabili. E, quando le cose vanno in maniera eccelsa al poligono, a caccia non può andare che meglio, soprattutto quando si sceglie un ottimo proiettile polivalente quale il DK da 154 grani, un proiettile che ho voluto fortemente su quest’arma che dovevo im-

action possiede caratteristiche che saran-no sempre più apprezzate col passare del tempo, soprattutto in relazione al fatto che quest’arma è da considerarsi come un prodotto semi-artigianale, fatto cioè con il tocco di mani esperte e capaci, oltreché di macchinari precisi. La versione Extreme, poi, consente all’utente l’impiego dell’ar-ma in tutte le condizioni, anche le più estreme, senza l’affanno insito nella pre-senza di legni scelti. Insomma, un Mauser non soltanto da tenere in rastrelliera, ma anche - e soprattutto -, da portare a caccia.

MIRE E OTTICACome da tradizione “tedesca”, piena-

mente condivisa dall’Autore, questo bolt action dispone di robusti ed essenziali or-gani di mira, utili sia per la caccia in bat-tuta con tiri a breve distanza sia, in caso di caccia con calibri grossi, per ribattere animali eventualmente feriti.

La tacca di mira è del tipo a foglietta ad U, montata su robustissima rampa, ed è regolabile in deriva, per tramite di una vite che ne allenta la presa a morsa sullo chassis di rampa. Il mirino, del tipo a per-la, possiede un inserto in rame e nickel per una maggiore visibilità anche in con-dizioni di luce critica; anch’esso è mon-tato su robusta rampa, ed è regolabile in alzo mediante una vite che agisce su una molla di ritegno della sua basetta.

Sul castello è stato previsto un doppio ponte con la funzione di ancoraggio degli anelli dell’ottica. Il sistema di aggancio dell’ottica, proprietario esclusivo Mauser, è del tipo a slitta con sgancio rapido ma sicuro. Infatti, proprio per scongiurare lo sgancio accidentale del gruppo slitta-ottica, in caso di urti o di impigli, è stato previsto un dente di ritegno posteriore sul quale le due levette della slitta devono

prima esser spinte leggermente in avan-ti, per disimpegnarle dal dente di ritegno, appunto, e poi arretrate.

La scelta dell’ottica da impiegare per que-sto nostro test a caccia è caduta su un can-nocchiale di prima scelta nella sfera di casa Bignami, ovvero lo Zeiss Victory, modello Diavari 3-12x56 T* con torretta balistica ASV, e dotato di reticolo classico German 4. L’ASV è un sistema di regolazione ra-pida del reticolo mediante scala graduata su speciale torretta di alzo, mediante click sulla stessa torretta, secondo una scala graduata personalizzata, previo azzera-mento dell’ottica sulla distanza standard di 100 metri. Tale torretta, si può anche montare su tutte e due le serie Victory e Classic precedenti, come optional, un’o-perazione altamente consigliabile, come vedremo tra poco. Il sistema ADV si rivela molto utile per tutti i cacciatori che non vogliono troppe complicazioni, circa la compensazione di caduta della palla, tipi-che delle ultime tecnologie applicate sia sui reticoli sia su sistemi a torretta gradua-ta. Si tratta di un sistema piuttosto sem-plice da regolare, previa scelta della scala graduata secondo il calibro, la velocità, e la tipologia di palla prescelte. Il costrutto-re, ne fornisce 5 di questi ASV-Fogli che comprendono tutti i calibri standard e magnum più comuni e commerciali. Dun-que, un cannocchiale che si presta perfet-tamente ai calibri classici, come appunto il nostro 7x64 Brenneke. In questo caso, infatti, dato che avevo scelto la munizione RWS con palla DK da 154 grani, il foglio ASV ideale era quello numero 2 con stri-scia in tabella di color blu.

Questo Diavari 3-12x56 mm mi ha per-messo di cacciare all’aspetto il cinghiale entro l’orario notturno consentito (le 23), a distanze prossime a 50 metri in

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Beretta 501S cal .308 Winchester

Weidmannsheil56 Weidmannsheil 57febbraio 2012 giugno 2011

piegare su caprioli, daini e cinghiali. Ecco-vi, qui di seguito, i dati balistici essenziali della munizione in questione:

Munizione RWS palla DK da 154 grani (10,0 g)Velocità alla volata: 885 m/sEnergia alla volata: 3.916 JEnergia a 100 m: 3.152 JEnergia a 200 m: 2.513 JEnergia a 300 m: 1.985 J

A CACCIA DI CAPRIOLI, DAINI E CINGHIALIUn’arma, un’ottica, un calibro e una

munizione capaci di regalare soddisfazio-ni immense in tutti i teatri di caccia del mondo: gli sono preclusi soltanto elefan-ti, rinoceronti, bufali, orso polare e griz-zly. Tutto il resto è alla portata del futuro utente dell’M03 Extreme. Naturalmente, qualora camerata in .375 H&H Magnum, il discorso sarebbe ben diverso, potendo includere davvero tutto.

Per il mio test, mi sono dovuto accon-tentare di caprioli e cinghiali (i daini me l’hanno evitata); pur tuttavia, l’ho prova-ta in alcuni teatri di caccia nei quali la pre-cisione e l’affidabilità di questo insieme, sono stati sempre una prerogativa impre-scindibile e ho ricevuto grandi soddisfa-zioni, soprattutto per la grande precisio-

l’occasione per rimembrare episodi ed esperienze meravigliose.

CONSIDERAZIONI FINALIGli attuali tecnici della Mauser – ai

quali vanno i miei più vivi complimenti -, hanno costruito qualcosa della quale Wilheim e Poul Von Mauser andrebbe-ro sicuramente orgogliosi e fieri. Tutti i principi ispiratori del Mito dell’M98 Original, ovvero innovazione, robustez-za, affidabilità e precisione, sono stati fedelmente riportati in un’arma che, co-me allora l’M98, oggi può costituire una moderna pietra di paragone per le armi lunghe da caccia a palla del futuro. Per-tanto, per ciò che posso dire in tutta one-stà, i vecchi, come i nuovi fan del marchio Mauser, non possono esimersi dall’avere un M03 in rastrelliera. Però, dato che non ho il dono della previsione del Futuro, non posso sapere o affermare se l’M03 avrà il successo commerciale che ha avuto suo Nonno M98. Però, in cuor mio lo spe-ro, perché quei ragazzi a Oberndorf han-no fatto un lavoro davvero eccelso. Così, i due Grandi Fratelli Mauser, possono ri-posare in pace. Su questo, non ho dubbi.

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ne e stabilità dell’arma. Poi, vi confesso, che cacciare con un nuovo Mauser, per me che c’ho imparato ad andare a caccia, da bambino, in Africa, con un M98 Ori-ginal in .30-06, in coppia con un Mannli-cher-Schoenauer in 7x57 Mauser, è stata