“Il PMlI è la MIa vIta, Il MIo senso, sono, sIaMo un tutt’uno” · che “il PMLI è la mia...

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Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XLIV N. 17 - 28 maggio 2020 Settimanale Estratti della domanda di ammissione al PMLI del lavoratore Giovanni di Campobasso “La vita è questione di classe, o stai col proletariato o stai con la borghesia. Chi entra nel PMLI deve avere coraggio, iniziativa, capire i sacrifici che lo attendono” “SONO CONSAPEVOLE CHE DEVO AGGIORNARMI PER IL RESTO DELLA MIA VITA, CHE DOVRÒ PERFEZIONARMI ANCORA MOLTO. TESTA BASSA E LAVORO!” “IL PMLI È LA MIA VITA, IL MIO SENSO, SONO, SIAMO UN TUTT’UNO” PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANO Sede centrale: Via Antonio del Pollaiolo, 172a 50142 FIRENZE Tel. e fax 055.5123164 e-mail: [email protected] - www.pmli.it Stampato in proprio Marx Engels MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA Lenin STATO E RIVOLUZIONE Stalin PRINCIPI DEL LENINISMO QUESTIONI DEL LENINISMO Mao SULLA GIUSTA SOLUZIONE DELLE CONTRADDIZIONI IN SENO AL POPOLO ed entra nel PMLI Se vuoi trasformare l'Italia, studia e applica il marxismo- le ninismo- pensiero di Mao PRENDI CONTATTO CON IL ed entra nel PMLI Se vuoi trasformare l'Italia, studia e applica il marxismo- leninismo- pensiero di Mao Campagna di proselitismo 2020 IL DECRETO “RILANCIO” UNA MANNA PER LE IMPRESE, BRICIOLE PER LE MASSE Troppo basso e breve il Reddito di emergenza. Troppo poco anche per sanità e scuola pubbliche. Insoddisfacente e discriminatoria la regolarizzazione dei braccianti migranti e delle badanti e colf. Scandaloso il cedimento del governo sull’Irap e sul prestito da 6,5 miliardi a Fca NAZIONALIZZARE LE GRANDI AZIENDE E BANCHE, REDDITO DI EMERGENZA DI 1.200 EURO FINO ALLA FINE DELL’ANNO ABROGARE IMMEDIATAMENTE IL DIVIETO DI MANIFESTAZIONE E DI CORTEO LE ACCUSE SONO CORRUZIONE, FALSO IDEOLOGICO E RIVELAZIONE DI SEGRETO DI UFFICIO Chiesto dal Gip l’arresto dei parlamentari forzisti Cesaro e Pentangelo I due compari si coprono dietro l’immunità parlamentare. Indagato il capogruppo PD alla regione Casillo Redazione di Napoli Risoluzione dell’Organizzazione di Vicchio del Mugello (Firenze) del PMLI sull’Editoriale di Scuderi per il 43° compleanno del PMLI “APPLICHIAMO GLI INSEGNAMENTI DI SCUDERI CHE HA TENUTA BEN DRITTA LA BARRA DELLA NAVE PROLETARIA VERSO IL PORTO DELL’ITALIA UNITA, ROSSA E SOCIALISTA” COMUNICATO DELL’ORGANIZZAZIONE DI RUFINA (FIRENZE) DEL PMLI Solidarietà militante del PMLI alle associazioni di Londa vittime di atti vandalici fascisti Fascismo in caserma 21 anni fa 3 EX CAPORALI DELLA FOLGORE ACCUSATI DI OMICIDIO DEL PARÀ DI LEVA SCIERI Il gen. Celentano accusato di favoreggiamento e false informazioni Accogliendo Silvia Romano a Ciampino VERGOGNOSO SHOW PROPAGANDISTICO DI CONTE E DI MAIO I fascisti minacciano e insultano la volontaria convertita all’Islam. Il deputato leghista Pagano la accusa di essere una “terrorista” Appoggiamo le rivendicazioni delle infermiere Al centro salario e aumento degli organici. DL “Rilancio” insufficiente. Serve la mobilitazione Per non rispondere dei contagi da Covid-19 tra le lavoratrici e i lavoratori LA CONFINDUSTRIA CHIEDE LO SCUDO PENALE PER LE IMPRESE DATI ISTAT SULLA VIOLENZA DOMESTICA IN REGIME DI “LOCKDOWN” Aumentata la violenza sulle donne ai tempi del Covid-19 LE MASCHERINE DEVONO ESSERE GRATIS E DISTRIBUITE IN TUTTI GLI ESERCIZI PUBBLICI PAGG. 2-3 PAG. 4 PAG. 6 PAG. 5 PAG. 9 PAG. 10 PAG. 13 PAG. 12 PAG. 14 PAG. 7 PAG. 8 PAG. 5

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Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XLIV N. 17 - 28 maggio 2020Settimanale

Estratti della domanda di ammissione al PMLI del lavoratore Giovanni di Campobasso

“La vita è questione di classe, o stai col proletariato o stai con la borghesia. Chi entra nel PMLI deve avere coraggio, iniziativa, capire i sacrifici che lo attendono”

“SONO CONSAPEVOLE CHE DEVO AGGIORNARMI PER IL RESTO DELLA MIA VITA, CHE DOVRÒ PERFEZIONARMI ANCORA MOLTO. TESTA BASSA E LAVORO!”

“Il PMlI è la MIa vIta, Il MIo senso, sono, sIaMo un tutt’uno”

PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANO

Sede centrale: Via Antonio del Pollaiolo, 172a 50142 FIRENZE Tel. e fax 055.5123164

e-mail: [email protected] - www.pmli.it

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Marx Engels

MANIFESTO

DEL

PARTITO

COMUNISTA

Lenin

STATOE

RIVOLUZIONE

Stalin

PRINCIPI DEL

LENINISMO

QUESTIONI DEL

LENINISMO

Mao

SULLA GIUSTA

SOLUZIONE DELLE

CONTRADDIZIONI

IN SENO

AL POPOLO

ed entra nel PMLI

Se vuoi trasformare

l'Italia, studia

e applica il 

marxismo-

leninismo-

pensiero di Mao

PRENDI CONTATTO CON ILed entra nel PMLI

Se vuoi trasformare

l'Italia, studia

e applica il 

marxismo-

leninismo-

pensiero di Mao

Campagna di proselitismo 2020

Il Decreto “rIlancIo” una Manna Per le IMPrese, brIcIole Per le Masse

Troppo basso e breve il Reddito di emergenza. Troppo poco anche per sanità e scuola pubbliche. Insoddisfacente e discriminatoria la regolarizzazione dei braccianti migranti e delle badanti e colf. Scandaloso il cedimento del governo sull’Irap e sul prestito da 6,5 miliardi a FcaNAzIONALIzzARE LE GRANDI AzIENDE E bANCHE, REDDITO DI EMERGENzA DI 1.200 EuRO FINO ALLA FINE DELL’ANNO

abrogare IMMeDIataMente Il DIvIeto DI

ManIfestazIone e DI corteo

LE aCCusE sono CorruzIonE, faLso IdEoLoGICo E rIvELazIonE dI sEGrEto dI uffICIo

Chiesto dal Gip l’arresto dei

parlamentari forzisti Cesaro e Pentangelo

I due compari si coprono dietro l’immunità parlamentare. Indagato il capogruppo PD alla regione Casillo

Redazione di Napoli

risoluzione dell’organizzazione di vicchio del Mugello (firenze) del PMLI sull’Editoriale di scuderi per il 43° compleanno del PMLI

“ApplichiAmo gli insegnAmenti di scuderi che hA tenutA ben drittA lA bArrA

dellA nAve proletAriA verso il porto dell’itAliA unitA, rossA e sociAlistA”

CoMunICato dELL’orGanIzzazIonE dI rufIna (fIrEnzE) dEL PMLI

solidarietà militante del PMLI alle associazioni di Londa vittime di atti

vandalici fascisti

fascismo in caserma 21 anni fa

3 Ex CaPoraLI dELLa foLGorE aCCusatI dI oMICIdIo dEL Parà dI LEva sCIErI

Il gen. Celentano accusato di favoreggiamento e false informazioni

accogliendo silvia romano a Ciampino

vergognoso show ProPaganDIstIco DI conte e DI MaIo

I fascisti minacciano e insultano la volontaria convertita all’Islam. Il deputato leghista Pagano la accusa di essere una “terrorista”

appoggiamo le rivendicazioni delle infermiere

Al centro salario e aumento degli organici. DL “Rilancio” insufficiente. Serve la mobilitazione

Per non rispondere dei contagi da Covid-19 tra le lavoratrici e i lavoratori

la confInDustrIa chIeDe lo scuDo

Penale Per le IMPrese

datI Istat suLLa vIoLEnza doMEstICa In rEGIME dI “LoCkdown”

aumentata la violenza sulle donne ai tempi

del Covid-19

LE MasChErInE dEvono EssErE GratIs E dIstrIbuItE

In tuttI GLI EsErCIzI PubbLICI

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2 il bolscevico / PMLI N. 17 - 28 maggio 2020

Il PMLI è la mia vita, il mio senso, sono, sia-mo un tutt’uno. Sono anni che leggo costantemente “Il Bolscevico”, condivido totalmente la visione del mondo e l’azione volta a

cambiarlo eliminando le classi come teorizzato e fatto da Marx ed Engels fino a Mao, nonché da Pol Pot. I seguaci dei Maestri, i genuini marxisti-leninisti di tutto il mondo, hanno

tessuto legami col PMLI, vero faro per il proletaria-to internazionale.

A motivarmi è null’al-tro che una questione di classe: ho lavori saltuari, da tempo mi sto allonta-

nando dai vizi libertari, mi impegno a studiare quan-to più possibile i testi dei nostri Maestri, sono mesi che mi sto impegnando in diverse battaglie loca-li, ecc. Un cambio così ra-

dicale non può non avere altra genesi che questa: il mio non è un cambio improvviso, passiona-le, “guevarista”, bensì è il frutto di una lunga e trava-gliata evoluzione interiore

che parte da un ragazzi-no scapestrato e sensi-bile per approdare ad un uomo sempre più convin-to di dover dare il proprio contributo. Punto. Inuti-le perdersi in chiacchiere

Estratti della domanda di ammissione al PMLI del lavoratore Giovanni di Campobasso

“La vita è questione di classe, o stai col proletariato o stai con la borghesia. Chi entra nel PMLI deve avere coraggio, iniziativa, capire i sacrifici che lo attendono”

“SONO CONSAPEVOLE CHE DEVO AGGIORNARMI PER IL RESTO DELLA MIA VITA, CHE DOVRÒ PERFEZIONARMI ANCORA MOLTO. TESTA BASSA E LAVORO!”

“Il PMlI è la MIa vIta, Il MIo senso,

sono, sIaMo un tutt’uno”PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANO

Sede centrale: Via Antonio del Pollaiolo, 172a 50142 FIRENZE Tel. e fax 055.5123164

e-mail: [email protected] - www.pmli.it

Stam

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io

Marx Engels

MANIFESTO

DEL

PARTITO

COMUNISTA

Lenin

STATOE

RIVOLUZIONE

Stalin

PRINCIPI DEL

LENINISMO

QUESTIONI DEL

LENINISMO

Mao

SULLA GIUSTA

SOLUZIONE DELLE

CONTRADDIZIONI

IN SENO

AL POPOLO

ed entra nel PMLI

Se vuoi trasformare

l'Italia, studia

e applica il 

marxismo-

leninismo-

pensiero di Mao

PRENDI CONTATTO CON ILed entra nel PMLI

Se vuoi trasformare

l'Italia, studia

e applica il 

marxismo-

leninismo-

pensiero di Mao

Campagna di proselitismo 2020

La bandiera del PMLI sventola a CampobassoGrazie al coraggio, all’i-

niziativa, alla determi-nazione e allo spirito di sacrificio del compagno la-voratore Giovanni di Cam-pobasso - di cui in que-sta pagina pubblichiamo estratti della sua domanda di ammissione al PMLI - il nostro amato Partito per la prima volta alza la sua ros-sa bandiera a Campobas-so e in Molise. Un avveni-mento storico che rimarrà per sempre negli annali del PMLI.

Onore, gloria e auguri al compagno Giovanni che ne è l’artefice. Si prepari a pararsi dai colpi della bor-ghesia e dei governanti lo-cali, nonché delle istituzio-ni, che presumibilmente gli sferreranno quando lo ve-dranno all’opera ufficial-mente come militante del PMLI. Cercheranno di col-pirlo anche sul piano pro-fessionale e personale.

La sua scelta di entrare nel PMLI, come ha scritto nella sua autobiografia che non pubblichiamo, “non è un cambio improvviso, passionale, ‘guevarista’, bensì è il frutto di una lunga e travagliata evoluzione in-teriore che parte da un ra-gazzino scapestrato e sen-sibile per approdare ad un uomo sempre più convin-to di dovere dare il proprio contributo. Inutile perdersi in chiacchiere e slogan. La vita è questione di classe, o si sta con il proletariato o con la borghesia”. Que-sta scelta è stata compiuta dopo precedenti esperien-ze politiche con anarchici, radicali, e liberali e Lotta comunista bordighista.

Il suo primo contatto col PMLI è costituito da una telefonata del 28 settem-

bre 2005, presa dal com-pagno Emanuele Sala, in cui chiedeva come poteva fare un abbonamento a “Il Bolscevico” per donarlo a un suo amico, studente di giurisprudenza, del PRC. Sollecitato alla discussione dichiarava che quel partito “gli faceva schifo” e che “il PMLI porta avanti le idee del comunismo”. Da allora si è rifatto vivo il 21 marzo 2013 attraverso una mail in cui chiedeva se a Bolo-gna, dove si trovava come studente di filosofia, c’e-ra un referente del Parti-to per “conoscervi meglio”. Dichiarava inoltre di con-dividere le tesi del Partito al “99%” e di leggere set-timanalmente “Il Bolsce-vico” da “molti anni”. Con-cludeva con queste parole: “Sinceri complimenti per i vostri sforzi e passione”. Immediatamente il Cen-tro del Partito lo metteva in

contatto con il compagno Denis Branzanti, Respon-sabile del PMLI per l’Emi-lia-Romagna, col quale si incontrava nel pomeriggio del 1° Maggio nell’allora sede del Partito a Forlì.

Ritornato a Campobas-so ha continuato a lavora-re per il PMLI come simpa-tizzante, ma nell’aprile del 2014 ha interrotto i suoi rapporti col Partito in con-seguenza di una dura ri-sposta del Centro a certe sue critiche alla linea del PMLI. Li ha ripresi cinque anni dopo, nell’ottobre del 2019, riconoscendo i suoi errori. Mettendosi subi-to a lavorare con massi-ma diligenza e profitto sui fronti giornalistico e della sinistra di opposizione, os-servando scrupolosamen-te il centralismo democra-tico e avendo una totale e dialettica apertura alle criti-che, alle osservazioni, alle

correzioni e alle indicazio-ni del Partito. Fondendo-si pienamente col Parti-to, pur tenendo, come di norma, un atteggiamento critico e autocritico e non idealistico, fino al punto di affermare nella domanda che “il PMLI è la mia vita, il mio senso, sono, siamo un tutt’uno”. E non può es-sere altrimenti per un vero marxista-leninista, co-sciente del ruolo del Parti-to del proletariato nella lot-ta di classe prima e dopo la conquista del socialismo e del potere politico del pro-letariato.

Il compagno Giovanni è un vulcano di idee e di ini-ziative, un enorme poten-ziale che non potrà non esplodere in tutta la sua forza anticapitalista e an-tirevisionista, man mano che egli avanzerà nel fon-damentale lavoro della tra-sformazione della propria

concezione del mondo at-traverso lo studio del mar-xismo-leninismo-pensie-ro di Mao, in particolare il materialismo dialettico e il materialismo storico, per ripulirsi totalmente dall’in-fluenza del liberalismo che ha studiato all’università. Di ciò il compagno Giovan-ni è pienamente coscien-te. Nella domanda ha scrit-to: “Sono consapevole che dovrò aggiornarmi per il re-sto della mia vita, che do-vrò perfezionarmi ancora molto. Testa bassa e lavo-ro! Mi impegno a studiare quanto più possibile i testi dei nostri Maestri”. Già in precedenza, commentan-do su “Il Bolscevico” il di-scorso del Segretario ge-nerale del Partito “Bisogna studiare per trasformare il mondo”, ha affermato: “Se non applichiamo le indica-zioni di Scuderi sullo studio non saremo mai dei buo-

ni marxisti-leninisti e dei combattenti di prima linea per il socialismo”.

Il compagno Giovanni è molto dotato intellettual-mente, possiede un ampio sapere universitario e ha notevoli capacità giornali-stiche. Proletarizzandosi, potrà dare degli importan-ti contributi al Partito e a “Il Bolscevico” anche sul fron-te culturale.

Ringraziamo le masse del Sud che in questi ulti-mi mesi hanno donato al PMLI tre dei suoi figli mi-gliori: Francesco, Giovan-ni e Vincenzo. Siamo cer-ti che essi daranno tutto se stessi per aiutarle a risol-vere i loro problemi imme-diati e per svegliarle alla lotta di classe anticapitali-sta per il socialismo e il po-tere politico del proletaria-to.

Tutti e tre hanno le stes-se caratteristiche: la fedel-tà al Partito, al proletariato e al socialismo; la voglia di imparare dall’esperienza storica del PMLI per fare bene il loro lavoro politico, organizzativo, di massa, di fronte unito e giornalistico; un totale impegno nel lavo-ro marxista-leninista. Sarà un caso? No, è il frutto del loro studio del marxismo-leninismo-pensiero di Mao e della linea e della storia del PMLI. Con loro il Par-tito è diventato più forte, e una nuova situazione si è aperta per lo sviluppo del PMLI nell’amato Sud d’I-talia.

Viva le tre nuove rosse bandiere del Sud!

Viva il compagno Gio-vanni primo marxista-leni-nista del Molise e fonda-tore dell’Organizzazione di Campobasso!

Firenze, 15 dicembre 2019. Un momento dei canti collettivi durante la Festa per i 50 anni de Il Bolscevico

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N. 17 - 28 maggio 2020 PMLI / il bolscevico 3

e slogan. La vita è que-stione di classe, o stai col proletariato o con la bor-ghesia!

Il nostro è l’unico Parti-to in grado di fornire una corretta lettura dei feno-meni umani, l’unico ad avere alle spalle decen-ni di lotte, esperienze, fe-deltà alla causa, interpre-tazione non dogmatica del marxismo ma capace di declinarlo alle mutevo-li condizioni dell’esisten-za. Una volta conosciu-to il PMLI non si può non amarlo, interiorizzarlo, supportarlo! La mia scel-ta, irreversibile, è fatta!

Lo Statuto è chiaro e condivisibile. Vorrei solo esaltarne l’articolo 4 in cui, giustamente, il PMLI met-te nero su bianco come sia imperniato sul princi-pio leninista della quali-tà: non a caso si afferma come solo gli elemen-ti più avanzati, coscien-ti e coraggiosi della clas-se operaia e coloro che con decisione e genero-sità combattono in prima fila sulle posizioni del pro-letariato possono militarvi a pieno titolo. Fondamen-tale il richiamo ai militan-ti ad osare andare contro-corrente, praticare critica e autocritica, sostenere l’unità e non la scissione: senza vigilanza bolscevi-ca di massa un tradimen-to antistalinista alla Kru-sciov è sempre possibile.

Il concetto è ben esplica-to nel II e III capitolo dedi-cati a quadri e membri del Partito.

Bene anche l’artico-lo 18: il Partito sa che la perfezione è pura utopia. La possibilità di errore vi è sempre ma bisogna im-parare dai propri sbagli per evitare che si ripeta-no: curare la malattia per salvare il paziente, ergo, reputo ben calibrato l’arti-colo 19 con le misure di-sciplinari. Nota di merito pure per l’articolo 30: ogni singola cellula deve saper tenere ben alta la bandie-ra rossa dei nostri Maestri ed esser degna di proce-dere sulla retta via segna-ta dal sudore, dal sangue e dalle lacrime di milioni di proletari vissuti nel cor-so dei decenni; guai a di-menticare la nostra storia!

Relativamente al Pro-gramma generale, poco da dire: sottoscrivo tutto. Giusto che il PMLI sia l’u-nico Partito del nostro Pa-ese ad avere al centro del Programma la conquista del socialismo e a basarsi sul marxismo-leninismo-pensiero di Mao. Esso è l’espressione dell’avan-guardia del proletariato ma non ha forze sufficien-ti per uno scontro frontale contro il sistema borghe-se, giusto quindi lavora-re per la costruzione di un fronte unito. Che chiun-que ambisca a cambiare

il mondo in senso sociali-sta, al di là delle diverse sensibilità religiose e filo-sofiche si avvicini al PMLI e che il PMLI si adope-ri per inserirsi in tutte le lotte delle masse popola-ri. Solo stando a contatto con le masse se ne capi-scono problemi e aspira-zioni, solo così si costru-isce un rapporto di fiducia e proletariato, masse po-polari e avanguardie del Partito possono influen-zarsi a vicenda e crescere assieme, forgiando quel Gigante Rosso che vo-gliamo divenire. Ho letto anche il “Nuovo Program-ma d’azione del PMLI” ap-provato dal CC del PMLI il 17 febbraio 2001: docu-mento molto ampio, detta-gliato, che aggiorna l’ana-lisi della società italiana, detta la linea d’azione e gli obiettivi su cui concen-trarsi.

Ci sono tanti partiti che si richiamano al “comu-nismo”! Già detto di LC, veramente autoreferen-ziale, intellettualoide, per nulla antifascista, inca-pace di comunicare alle masse. Il Partito comuni-sta internazionalista (qua-le, viste le sue innume-revoli scissioni?) bene o male è ad essa molto si-mile e si caratterizza, a mio umile parere, per un ultraoperaismo, per il rifiu-to del centralismo demo-cratico e per uno sponta-

neismo organizzativo che non sta né in cielo né in terra. Sono onesto: ho avuto modo di conosce-re militanti di questi parti-ti, gente istruita, compe-tente sulle opere di Marx, Engels e Lenin… ma i ri-sultati? Hanno dato vita a partiti impalpabili e settari-sti, si vedono i risultati del loro sciocco e ridicolo an-tistalinismo. Discorsi simi-li, ma a più basso livello, per PdAC e PCL, contra-ri al marxismo-leninismo-pensiero di Mao, trotzki-sti, avventuristi.

Dalla “sinistra” comu-nista alla “destra”: PCI, PRC, PaP sono troppo moderati, collaborazioni-sti coi borghesi, parlamen-taristi incalliti, figli della tradizione berlingueriana e togliattiana di compro-messo ad ogni costo. Poi c’è il PC: credo che l’ave-re un “leader” come Rizzo dica tutto: storico marpio-ne volta bandiera e carrie-rista, non vale la pena di soffermarsi oltre.

Carc e Proletari Comu-nisti. In teoria si potreb-be essere “affini” ma poi, a ben vedere, si tratta di organizzazioni avventuri-ste, filobrigatiste, elettora-liste, frazioniste sul piano sindacale, tante belle pa-role sul “maoismo” o sul fronte unito… ma parole restano!

Su altri partiti “ros-si” non mi esprimo per

mancanza di conoscen-za diretta. Ciò detto, vale sempre la pena cerca-re il confronto: mai esse-re autoreferenziali e sen-tirsi come i depositari di verità assolute. In questo marasma è nostro dovere tentare di trovare intese quando possibile. Ovvio, comunque, che tanti po-tenziali compagni esista-no anche fuori dal nostro Partito: sinceri e genuini antifascisti e anticapita-listi non mancano in Ita-lia; mancano, questo sì, di una corretta ideologia comunista e sana acquisi-zione del marxismo-leni-nismo-pensiero di Mao. A noi l’obbligo di avvicinarli e conquistarli alla causa.

Cosa posso dare al PMLI? Chi entra nel PMLI deve avere coraggio, ini-ziativa, capire i sacrifici che lo attendono (econo-mici, di tempo, repressio-ne dello Stato borghese, ecc.) ma il primo pas-so resta l’umiltà: ci sono compagne/i con esperien-za da vendere, quindi se-guire le direttive, riflettere bene qualora si nutrisse-ro dubbi sulle indicazioni del Centro ma se uno do-vesse sentirli, giusto par-larne. Consapevole che dovrò aggiornarmi per il resto della mia vita, che dovrò perfezionarmi an-cora molto. Testa bassa e lavorare!

Ciò detto posso “vanta-

re” un decennio alle spal-le di assidue letture de “Il Bolscevico”; posso ga-rantire un livello genera-le di istruzione (spero) di un certo spessore; ne-gli anni ho partecipato a manifestazioni varie di ul-tras, anarchici, studenti, lavoratori che mi han fatto capire come comportar-mi in momenti “delicati”; ho accumulato esperien-ze in varie tipologie lavo-rative; il tutto mi ha por-tato a sviluppare diverse competenze e capacità che spero di poter met-tere al servizio del Parti-to. Per me non v’è nulla di più naturale che pren-dere posizione, far propri certi valori quali giustizia ed eguaglianza proletaria e lottare per vederli trion-fare: sono certo di essere giunto alla fase della pie-na maturità. Un uomo è tale quando ha piena con-sapevolezza di chi egli sia, quale sia il suo ruolo nella società, come que-sta sia strutturata, cosa egli voglia e possa fare. Io voglio stare dalla mia par-te, dalla nostra parte, dal-la parte del proletariato. Un impegno, una visione del mondo che una volta chiariti e fatti propri non permettono tradimenti o dubbi!

Compagne/i, sono pronto a dedicarmi com-pletamente alla causa co-mune!

Roma, Piazza del popolo, 28 marzo 2015. Il PMLI partecipa con una delegazione nazionale alla manifestazione nazionale della Fiom (foto Il Bolscevico)

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4 il bolscevico / coronavirus N. 17 - 28 maggio 2020

Il Decreto “rIlancIo” una manna per le Imprese,

brIcIole per le masseTroppo basso e breve il Reddito di emergenza. Troppo poco anche per sanità e scuola pubbliche.

Insoddisfacente e discriminatoria la regolarizzazione dei braccianti migranti e delle badanti e colf. Scandaloso il cedimento del governo sull’Irap e sul prestito da 6,5 miliardi a Fca

NazIoNalIzzaRe le gRaNdI azIeNde e baNche, ReddITo dI emeRgeNza dI 1.200 euRo FINo alla FINe dell’aNNo

Lungi dal cogliere l’occasio-ne di questa crisi senza prece-denti per imprimere una svolta alla politica economica gover-nativa, verso gli investimenti pubblici nella sanità, nella scuo-la, nei trasporti, nella cultura, nel turismo, nella difesa e ma-nutenzione dell’ambiente, del territorio e del patrimonio edili-zio, nello sviluppo del Sud e nel-le energie rinnovabili e così via, il Decreto “Rilancio” da 55 mi-liardi, già annunciato a marzo e che al momento in cui scriviamo non è ancora arrivato alla firma del capo dello Stato, finisce per seguire la strada di ogni mano-vra economica di ogni governo borghese: soldi a pioggia sì, ma alle imprese. E quel che resta, cioè le briciole, alle masse. E questo al netto del doveroso e ancorché minimo sostegno alle piccole aziende e a milioni di la-voratori dipendenti, autonomi, partite Iva e altri lavoratori rima-sti senza fonti di reddito,

Non c’è un piano di investi-menti pubblici, e i soldi conces-si alle imprese private, sia sot-to forma di prestiti garantiti dallo Stato sia a fondo perduto, non sono nemmeno vincolati a pre-cisi impegni di mantenimento dei livelli di occupazione. Man-ca anche ogni riferimento ai fi-nanziamenti agli Enti locali, e in particolare ai Comuni, che han-no ormai le casse vuote per la sospensione degli introiti fisca-li e saranno costretti a tagliare i servizi e l’assistenza ai cittadini. Inutile dire che tutti questi soldi sono messi in conto al già mo-struoso debito statale, cioè alle generazioni future, giacché non si prende neanche stavolta in considerazione l’ipotesi di pren-derli invece dal 10% più ricco della popolazione che si sparti-sce oltre la metà del reddito na-zionale, attraverso una patri-moniale sulle grandi ricchezze, una tassazione veramente pro-gressiva e colpendo finalmen-te l’evasione fiscale e la rendita parassitaria.

Questo decreto ribadisce fra l’altro la dittatura antivirus del premier Conte, estenden-do quasi di soppiatto e senza una ragione plausibile di altri 6 mesi la scadenza dello stato di emergenza, fino al 31 gennaio 2021. Cosa che non è sfuggita a molti giuristi e accademici che da tempo chiedono a Conte di rientrare nei ranghi della Costi-tuzione e della democrazia par-lamentare borghesi. Tra que-sti citiamo una lettera aperta al presidente del Consiglio firma-ta da un nutrito gruppo di “pro-fessionisti del diritto” (avvocati e docenti universitari), e una let-tera al presidente della Repub-blica da parte dell’Osservatorio permanente sulla legalità costi-tuzionale istituito presso il Co-mitato popolare beni pubblici e comuni Stefano Rodotà.

Ingenti finanziamenti alle imprese private

Dei 55 miliardi stanziati dal

Decreto “Rilancio” le imprese ne ottengono ben 15, tra can-cellazioni e sconti fiscali e con-tributi a fondo perduto per ri-capitalizzazioni e spese di adeguamento della sicurezza al coronavirus, e questo al netto di 12 miliardi destinati a sbloc-care i pagamenti della Pubblica amministrazione. Una fetta co-spicua dell’intera torta, consi-derando che quasi metà della manovra, 25 miliardi, è assor-bita dagli ammortizzatori sociali (cassa integrazione, Reddito di emergenza, congedi parentali e bonus baby sitter, colf e badan-ti ecc.), che comunque vanno anche a vantaggio delle impre-se perché scaricano sulla collet-tività la crisi economica. Mentre appena una manciata di miliar-di resta per il sostegno alla spe-sa sociale, tra cui i settori mai stati così strategici come la sa-nità e la scuola; per non parlare del Meridione, completamente ignorato dal provvedimento, se non per un taglio ai Fondi strut-turali 2021-2027 per destinar-li al Nord a coprire i danni del-la pandemia, come denuncia in un documento l’Usb Campania.

Erano 10-11 miliardi fino ad una settimana prima, ma poi le pressioni della Confindustria del falco Bonomi, dall’ester-no, e quelle di Renzi e del mi-nistro M5S Patuanelli dall’inter-no, hanno fatto salire il conto di altri 4 miliardi imponendo al mi-nistro dell’Economia Gualtieri il taglio secco dell’Irap (l’imposta regionale sulle attività produtti-ve) del saldo di giugno e dell’ac-conto per il 2021. E non solo per le aziende in sofferenza, ma per tutte le imprese fino a 250 milio-ni di fatturato, anche le tantissi-me che non hanno mai smesso di lavorare e fare profitti, magari infischiandosene dei rischi fatti correre ai lavoratori.

Oltre al taglio indiscriminato dell’Irap per 4 miliardi ci sono al-tri 6 miliardi di contributi a fondo perduto per le piccole imprese fino a 5 milioni di ricavi, distri-buiti in proporzione alle perdite subite ad aprile 2020 rispetto all’aprile 2019, che possono ar-rivare fino a circa 60 mila euro, con un minimo di 1.000 euro per le persone fisiche e 2.000 per le aziende, fondi erogati su-bito dall’Agenzia delle entrate. Per le imprese medie, tra i 5 e i 50 milioni di fatturato, è previ-sto un mix tra interventi statali tramite Invitalia fino a 6 milioni di euro, anche in parte a fon-do perduto, e sconti fiscali ai soci, con un credito di imposta del 30% degli aumenti di capita-le se si sono registrate perdite di un terzo dei ricavi. Non si po-tranno distribuire dividendi, ma non sarà necessario “mantene-re i livelli occupazionali”: cioè si potrà licenziare, sia pure per-dendo lo sconto sugli interes-si da pagare sulle obbligazioni. Le grandi aziende, quelle sopra i 50 milioni di fatturato, in crisi o alle prese con ristrutturazioni e bisognose di prestiti, potran-no contare sull’intervento del-

la Cassa depositi e prestiti e un apposito fondo di 50 miliardi ga-rantito dallo Stato, che potrà en-trare anche nel capitale.

Altri interventi in favore delle imprese

Ci sono poi altri 2 miliardi alle imprese, tra crediti d’imposta e contributi a fondo perduto per 403 milioni da parte dell’Inail per la messa in sicurezza dei luoghi di lavoro, per attrezzatu-re, strumenti di controllo, sani-ficazioni, acquisto DPI ecc. Le Regioni potranno erogare aiuti

fino a 800 mila euro ad impre-sa, tra garanzie sulla liquidità, riduzione dei tassi sui prestiti e a fondo perduto: in particola-re potranno pagare fino all’80% del salario dei dipendenti di aziende in crisi per evitare li-cenziamenti. Molto consistente inoltre è l’intervento per il set-tore del turismo, 4 miliardi, che includono il bonus vacanze fino a 500 euro per le famiglie con Isee fino a 40 mila euro, la so-spensione dell’Imu per alberghi, B&B, campeggi e stabilimenti balneari e il rinvio a ottobre per tutti della tassa sull’occupazio-ne del suolo (Tosap). Sarebbe-ro da conteggiare negli aiuti alle imprese anche i bonus edilizi per l’adeguamento energetico e antisismico degli edifici, tramite un credito di imposta del 110% a beneficio del condominio o del singolo proprietario, cedibile a imprese e banche e quindi su-bito scontabile dalla spesa. Ma la tipologia di lavori piuttosto co-stosi e impegnativi fa prevedere che ne potrà usufruire solo una minoranza di cittadini di ceto medio-alto.

Anche il settore dell’edito-ria riceverà alcune centinaia di milioni, tra taglio dell’Iva for-fettaria, credito d’imposta sulla pubblicità e sulle spese per il di-gitale. Vanno messi in conto al-tri aiuti, anche a fondo perduto, come un pacchetto di 450 mi-lioni per il settore dell’export, il credito di imposta del 60% per gli affitti delle imprese fino a 5 milioni e perdita del fatturato del 50% ad aprile, limite che non vale per gli alberghi, il taglio di

600 milioni alle bollette per le piccole e medie imprese, l’ulte-riore rinvio a settembre di tutte le scadenze fiscali come anche di tutte le cartelle esattoriali, il rinvio al 1° gennaio 2021 della sugar tax e plastic tax.

Tra le concessioni alle im-prese rientra anche il “fondo formazione” da 230 milioni, for-temente voluto dalla ministra pentastellata Catalfo per alleg-gerire le aziende dagli effetti del prolungamento del blocco dei licenziamenti per altri tre mesi fino al 23 agosto (attraverso il parcheggio di lavoratori in “esu-bero” nei corsi di formazione),

misura che per alcuni giorni era stata spacciata come “riduzio-ne dell’orario di lavoro a parità di salario”. Così come ci rientra la proroga di tutti i contratti a ter-mine, per un totale di 1,5 milioni di rapporti che stanno per sca-dere, senza più l’obbligo di in-dicare la causale come stabilito dal “Decreto dignità”.

Cassa integrazione e indennità di disoccupazione

Come abbiamo già detto le misure di sostegno al lavoro as-sommano a circa 25 miliardi, comprendendo 16 miliardi per prolungare di altre 9 settima-ne la Cassa integrazione (pe-raltro non ancora arrivata quel-la di marzo e aprile a tantissimi lavoratori, specie quella in de-roga che passa per le Regio-ni, e che perciò da maggio sarà erogata direttamente dall’Inps), scaglionate tra febbraio e ot-tobre. E poi: il prolungamento delle indennità di disoccupazio-ne in scadenza Naspi e Discoll per altri due mesi; la proroga dei congedi parentali e dei bonus baby sitter per i lavoratori con fi-gli da accudire; il rinnovo dell’in-dennità di 600 euro ad aprile e 1000 euro a maggio per gli au-tonomi e le partite Iva; il Reddi-to di ultima istanza da 600 euro per aprile e maggio ai lavorato-ri esclusi dagli aiuti ad autonomi e partite Iva. A questi vanno ag-giunti i sussidi a colf e badanti e il Reddito di emergenza (Rem)

per i più poveri non tutelati dalle altre misure.

Reddito di emergenza, colf e

badantiSu questi due capitoli sia-

mo veramente alle briciole. Per colf e badanti, che tra l’altro a marzo non hanno avuto nien-te, è riconosciuta un’indennità di 500 euro per i mesi di aprile e maggio, ma solo per chi ave-va in essere almeno un contrat-to di lavoro al 23 febbraio e per almeno 10 ore settimanali e che

non risulti convivente col datore di lavoro. Restano fuori perciò da questo pur misero sussidio tutte le lavoratrici e i lavorato-ri irregolari del settore dome-stico, che sono una gran parte del totale, e che rientrano even-tualmente solo nelle misure di regolarizzazione dei migranti previste nel decreto.

Per il Rem, istituito per aiu-tare i nuclei familiari in difficoltà esclusi dagli altri sussidi, è sta-to stanziato appena 1 miliardo. Consentirà di ricevere solo due mensilità da 400 euro (per per-sone sole) fino a 800 euro per le famiglie, condizionate ad un reddito Isee sotto i 15 mila euro, eventuali soldi sul conto corren-te inferiori a 10 mila euro o 20 mila a seconda del nucleo fami-liare, e in ogni caso il reddito nel mese di spettanza deve essere inferiore al Rem.

È evidente che un sussidio così basso, sottoposto a tante condizioni e soprattutto limitato a due mesi non può essere con-siderato nemmeno un pannicel-lo caldo per alleviare la condi-zione di disperazione di milioni di famiglie già povere e rimaste senza alcun mezzo di minima sussistenza a causa della pan-demia. Tanto più che le doman-de potranno essere presentate all’Inps da giugno, il che signi-fica che prima di luglio, dopo 5 mesi di crisi, non avranno avu-to ancora un aiuto. Occorre ri-vendicare invece un Reddito di emergenza di 1.200 euro per tutti i lavoratori irregolari e pre-cari rimasti senza alcuna fonte

di reddito, compresi colf e ba-danti, e per tutta la durata del-la crisi, il che allo stato attuale significa almeno fino alla fine dell’anno.

Sanità e scuolaMolta enfasi è stata mes-

sa dal governo sui nuovi fondi stanziati per la sanità: 3,2 mi-liardi per consentire alle Re-gioni di potenziare la rete terri-toriale assistenziale e garantire l’assistenza in sicurezza alle Rsa, con la possibilità di stipula-re contratti con gli alberghi fino al 31 dicembre per l’isolamento dei positivi e assumere con con-tratti a tempo fino a 8 infermie-ri ogni 50 mila abitanti per l’as-sistenza domiciliare (circa 10 mila unità a 30 euro l’ora per 35 ore settimanali, da stabilizzare nel 2021). Ma i 3,2 miliardi non compensano neanche il taglio di 4 miliardi dell’Irap alle impre-se, che è la tassa che finanzia per la grossa parte le spese per la sanità. E comunque non rap-presenta neanche il 10% dei 37 miliardi di tagli patiti dalla sanità negli ultimi dieci anni.

Ci voleva ben altro che que-sto rattoppo per segnare alme-no un’inversione di tendenza ri-spetto alla criminale politica del passato. Invece si insiste anco-ra sulla strada della regionaliz-zazione e senza avviare una ripubblicizzazione della sani-tà privata, le assunzioni conti-nuano ad essere precarie, non si parla di riaprire le centinaia di ospedali e presidi territoria-li chiusi negli anni, e nel decre-to è sparito perfino il promesso premio di 1.000 euro per i medi-ci e gli infermieri, con la scusa che gli incentivi sono già previsti dalle Regioni.

E lo stesso vale per la scuo-la e l’Università. Il governo ma-gnifica i 3 miliardi circa stanziati per questi due settori strategici, e in particolare l’assunzione di 4 mila ricercatori. Eppure la spro-porzione coi 15 miliardi conces-si alle imprese risulta evidente. Senza contare che l’intero pac-chetto che va alla scuola, 1,45 miliardi, è interamente assorbito dalle spese per mettere in sicu-rezza gli ambienti e in parte per la didattica a distanza ed evitare la dispersione scolastica. E non ci viene risparmiata nemmeno la vergogna dei soldi alle scuole private, non si sa ancora quanti, per l’ammontare dei quali e an-che per l’estensione a tutte le paritarie di ogni ordine e grado si sono spesi particolarmente i renziani.

Regolarizzazione dei braccianti migrantiAnche il compromesso rag-

giunto in extremis sulla co-siddetta regolarizzazione dei migranti, dopo il caparbio ca-tenaccio di sapore razzista del M5S, è tutt’altro che dignitoso

Roma, 15 maggio corteo per i buoni spesa nel quartiere Tufello

SEGUE IN 5ª ➫

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N. 17 - 28 maggio 2020 coronavirus / il bolscevico 5AbRogARe ImmedIAtAmente Il dIvIeto

dI mAnIfeStAzIone e dI CoRteoPochi giorni fa è toccato

alle 20 lavoratrici e lavoratori di Roma Multiservizi, identificati e sanzionati perché in presidio al Campidoglio per salvare il pro-prio lavoro, a fronte di 270 licen-ziamenti annunciati. Ecco come si comporta lo Stato borghese che non si vergogna di multare per 400 euro ciascuno, persone che sono già in grande difficol-tà economica e che rivendicano semplicemente i propri diritti.

Questo è uno degli ultimi casi avvenuti nel nostro Paese, nel quale da mesi è negato il dirit-to di manifestare, ma l’elenco è lungo e destinato ad allungarsi ancora.

Il “Decreto Rilancio” infatti ha prorogato fino al gennaio 2021 lo stato di emergenza nel no-stro Paese, ridisegnando nuo-ve regole per affrontare la co-siddetta “fase 2”, ma conferma il divieto generale di assembra-

mento di persone in luoghi pub-blici o aperti al pubblico, pre-cisando che eventuali riunioni potranno svolgersi nel rispetto della distanza di sicurezza inter-personale di almeno 1 metro. I cortei e le manifestazioni in sen-so classico rimangono dunque “fuorilegge”.

Insomma, il Covid-19 con-tinua a essere utilizzato come pretesto per annullare il diritto di sciopero nella sua pienezza, che per i lavoratori e le lavoratri-ci e per i sindacati è sempre sta-ta l’astensione dal lavoro trasfor-mata in una occasione di lotta in piazza e di corteo.

Permane questo provvedi-mento grave e liberticida, in una situazione sociale che si prean-nuncia densa di tensioni a cau-sa delle poche briciole destina-te ai lavoratori dalle manovre economiche del governo, insuf-ficienti a fronteggiare le condi-

zioni sempre più miserevoli nel-le quali sono costrette le masse popolari, in specie le più povere ed emarginate. Nessuno deve disturbare il manovratore e guai a manifestare nelle piazze con-tro la dittatura antivirus del pre-mier Conte, complici i partiti che lo sostengono.

Ciò però non ci stupisce poi-ché con questo provvedimento - come tempestivamente denun-ciò Il Bolscevico - il governo ha voluto colpire fin dall’inizio i co-siddetti “assembramenti”, e cioè il diritto sacrosanto e inalienabi-le dei lavoratori di manifestare, e non già gli assembramenti in sé che in certi casi sono nei fat-ti consentiti. Insomma ha vietato un diritto che non può essere in alcun modo vietato, impedendo-lo con la forza col ricorso alle for-ze armate.

Durante un’interessante in-tervista al Fatto quotidiano, il co-

stituzionalista Massimo Villone ha trattato il tema evidenziando come non esista ormai alcuna ragione per tenere in piedi il di-vieto che calpesta - fra l’altro - gli articoli 16 sulla libertà di circola-zione e 17 sulla libertà di riunio-ne, oltre ad avere un grosso im-patto sociale e di relazione.

Villone purtroppo non vede nei provvedimenti del governo derive autoritarie in senso stret-to, ma dichiara che “la storia ci insegna che il sogno dei gover-nanti è quello di avere strumenti per tenere i governati docili e ob-bedienti... Oltretutto, viste le dif-ficoltà economiche di molte ca-tegorie, è possibile che si vada verso un periodo di tensioni so-ciali anche forti. La risposta non può essere quella di impedire alle persone di andare in piaz-za”.

Non condividiamo la sottova-lutazione della deriva autoritaria

poiché, più che un rischio, la dit-tatura di Conte è ormai una real-tà che subiamo quotidianamen-te, ma senz’altro concordiamo con tutto il resto.

Il costituzionalista continua affermando di sentirsi a disagio “per il fatto che queste decisio-ni siano passate come una sor-ta di trattativa tra Palazzo Chigi e i governatori, senza nessun passaggio parlamentare... Con-te avrebbe dovuto usare i decre-ti leggi e non i dpcm: avrebbe-ro avuto più forza e rispettato la centralità del Parlamento”.

Ormai si fa strada anche tra i democratici più avanzati e at-tenti una critica serrata all’ope-rato di Conte che col pretesto dell’emergenza ha calpestato i più elementari diritti democratici e costituzionali, ha imprigionato e imbrigliato nei divieti le lavora-trici ed i lavoratori e le masse po-polari impedendo loro di manife-

stare, non solo sui grandi temi di politica interna e internazionale ma persino su questioni concre-te che riguardano le loro condi-zioni di vita e di lavoro.

Forse Il Manifesto trotzkista continuerà nella difesa d’ufficio di Conte anche su questo prov-vedimento specifico? E intanto notiamo che non ha speso una parola sul tema, che è come dire: lasciatelo continuare a go-vernare così.

Noi ci appelliamo nuovamen-te a tutte le forze democratiche, ai partiti antifascisti a partire da quelli con la falce ed il martel-lo, alle associazioni progressiste affinché si formi un fronte unito che rivendichi con forza e senza indugio l’abrogazione immediata del divieto del diritto di sciope-ro, di manifestazione e di corteo affinché il proletariato e le mas-se popolari se ne riapproprino in tutta la sua pienezza e urgenza.

PeR non RISPondeRe deI ContAgI dA CovId-19 tRA le lAvoRAtRICI e I lAvoRAtoRI

la Confindustria chiede lo scudo penale per le imprese

Una Confindustria sempre più aggressiva e rapace quel-la del neo presidente Bonomi. Dopo aver chiesto, e ottenu-to, sgravi fiscali, esenzioni, fi-nanziamenti a fondo perduto, adesso pretende anche la sal-vaguardia legale da qualsiasi responsabilità nella diffusione dei contagi tra i lavoratori. Que-sto protagonismo dell’associa-zione degli industriali va ben al di là delle dichiarazioni estem-poranee legate al particolare momento, o alle consuete pres-sioni esercitate pesantemente sul governo per ottenere van-

taggi e la definitiva liquidazione di quei pochi “lacci e lacciuoli” che ancora frenano il selvaggio supersfruttamento della forza-lavoro. Comportamenti inaccet-tabili, ma prevedibili dopo l’ele-zione di Bonomi.

Confindustria sta approfit-tando dell’emergenza causata dal Coronavirus per mettere le aziende private in un’“area pro-tetta”, dove siano intoccabili e possano acquisire delle prero-gative che le mettano al riparo perfino dalle leggi borghesi esi-stenti. Non stiamo esagerando perché quando chiede la so-

spensione dei Contratti Nazio-nali di Lavoro (CCNL), che i de-biti delle imprese siano ripianati dallo Stato, che il privato non debba rispondere della salute dei lavoratori e delle esigenze della collettività, va a infrangere alcuni dei principali articoli della stessa Costituzione borghese.

La discussione in questio-ne verte sul fatto che il decre-to “Cura Italia” (quello di apri-le) riconosce la copertura Inail “nei casi accertati di infezione da Coronavirus in occasione di lavoro”, trattando dunque il con-tagio come un infortunio lavora-

tivo, come del resto è previsto da sempre nei casi di malattie infettive. Ma nel corso di una pandemia come quella da Co-vid-19, con migliaia di casi, gli industriali vorrebbero eliminare eventuali controlli in azienda e possibili risarcimenti.

Massimo Stirpe, il vice di Confindustria, ha dichiarato: “In tutte le strutture sanitarie, priva-te o pubbliche, esiste un rischio di questo tipo. Per questo viene messa in atto una valutazione puntuale del rischio professio-nale. Diverso è il discorso per le situazioni in cui il rischio è ge-

nerico. In quel caso, la spada di Damocle della responsabilità penale è ingiusta. Peraltro, il la-voratore è in azienda per 8 ore. Chi può davvero dimostrare, chiedo, che il contagio sia avve-nuto in fabbrica, e non in metro-politana, sull’autobus, in casa?”. Insomma, la Confindustria chie-de uno scudo penale per le im-prese che le metta al riparo dal rischio di essere trascinate in tri-bunale e condannate per lesioni o peggio, per omicidio, nel caso di morte del contagiato.

“Sarebbe ingiusto persegui-re l’imprenditore che ha appli-cato i Protocolli per la sicurezza con totale correttezza e buona fede”, continua il vice di Bono-mi. Una polemica del tutto pre-testuosa perché una nota della stessa Inail precisa che “i criteri applicati per l’erogazione delle prestazioni assicurative ai lavo-ratori che hanno contratto il vi-rus sono totalmente diversi da quelli previsti in sede penale e civile, dove è sempre necessa-rio dimostrare dolo o colpa per il mancato rispetto delle norme a tutela di salute e sicurezza”. Quindi si valuta caso per caso anche se, qualora in un’azienda si registrassero decine di positi-vi, sarebbe difficile negare che il contagio non sia avvenuto in ambito lavorativo.

Che le richieste della Con-findustria non abbiano nessun fondamento legislativo ma solo propagandistico lo pensa anche il giudice di Corte di Cassazio-ne Roberto Riverso. In un’inter-vista ha chiarito: “la campagna di stampa per lo scudo penale alle imprese si basa sull’artico-lo 42 della legge di conversione del Cura Italia (legge 18/2020) che ha previsto come la contra-zione del virus dia luogo a infor-tunio piuttosto che a malattia. Ma ciò è stabilito solo ai fini del-la sua protezione indennitaria nell’ambito del sistema dell’as-sicurazione”.

Ma allora, se non c’è questa “penalizzazione” delle impre-se, perché i padroni fanno tanto le vittime? “Per ottenere un più generale salvacondotto rispet-to alla eventuale sottoposizione alle normali azioni civile e pe-

nali. Una richiesta di protezione che è totalmente ingiustificata dal momento che già i principi in vigore e la loro prassi appli-cativa non consentono di con-dannare nessun imprenditore per omicidio o lesioni colpose quando egli rispetta le regole precauzionali. Il fronte datoriale agita questioni strumentali, ine-sistenti, che nascondono la re-altà e che mirano a ottenere un privilegio incostituzionale”, ri-sponde sempre Riverso.

Anche la Cgil ha reagito in maniera critica mentre il sinda-cato USB è stato più esplicito e diretto: “l’attacco di Confindu-stria all’Inail sottende in realtà una vera e propria rivendicazio-ne di avere mani libere su con-dizioni e organizzazione del la-voro, l’insofferenza verso ogni regola che tuteli i lavoratori, l’in-dignazione per la lesa maestà di possibili, quanto improbabili, controlli da parte di quello Stato al quale si chiede continua assi-stenza senza contropartite“.

Si tratta di una campagna mediatica ben orchestrata, che vede in prima fila Confindustria, Berlusconi, Salvini, Meloni e Renzi uniti nel chiedere, oltre a lauti aiuti finanziari, mano libera alle aziende che, secondo que-sti “patrioti”, dovrebbero avere meno regole, anche nel campo della sicurezza. Medici e infer-miere, operai e commesse, ri-der e fattorini, lavoratrici delle pulizie, che durante la fase più acuta della pandemia hanno avuto la ribalta delle cronache e sono apparsi di fronte all’opinio-ne pubblica come il vero “moto-re” che crea ricchezza e manda avanti il Paese, devono torna-re nei ranghi, per lasciare spa-zio alle imprese private, “la vera eccellenza italiana” che ci potrà portare fuori dalla crisi a patto di non avere troppi bastoni tra le ruote.

Campagna ben recepita dal governo Conte e dai partiti che lo sostengono, PD e 5Stelle, che nell’ultimo decreto “Rilan-cia Italia” hanno destinato la maggioranza delle risorse e dei provvedimenti a favore dei capi-talisti e le briciole ai lavoratori e alle masse popolari.

e soddisfacente. Poteva esse-re l’occasione per dare la pos-sibilità a centinaia di migliaia di migranti costretti a vivere in clandestinità di iscriversi all’a-nagrafe, avere un’assistenza sanitaria e un permesso di sog-giorno per cercarsi un lavoro, e nello stesso tempo per far usci-re migliaia di braccianti, colf e badanti, lavoratori dell’edilizia e della logistica, dalla piaga del lavoro nero e del caporalato, e invece si è puntato solo a pro-curare braccia a buon mercato per l’agricoltura e per il tempo necessario a compensare la ca-renza di mano d’opera nei cam-pi durante la crisi sanitaria.

Restano infatti fuori dal-la regolarizzazione i lavorato-ri dell’edilizia e della logistica. I permessi di soggiorno per ri-cerca lavoro sono limitati a 6 mesi e a chi aveva già un per-messo di lavoro scaduto prima dello scorso 31 ottobre, il che fa scendere da 600 mila circa a meno di 200 mila il numero dei migranti aventi diritto. Tutti gli altri restano nella clandestinità. Quanto ai braccianti che posso-no chiedere la regolarizzazione d’accordo col proprio datore di lavoro (che però non deve aver riportato condanne per capo-ralato, sfruttamento della pro-stituzione e favoreggiamento dell’emigrazione clandestina), è probabile che saranno costretti

a pagare al posto loro la sanzio-ne forfettaria di 500 euro per co-prire i contributi non versati se vogliono avere il permesso di soggiorno per lavoro.

Per protesta contro il delu-dente accordo sulla regolariz-zazione il sindacato Usb Lavoro Agricolo ha indetto uno sciope-ro dei braccianti per il 21 mag-gio. Il sindacalista Aboubakar Soumahoro lo ha annunciato con questo tweet: “Noi brac-cianti, delusi dalle misure del decreto, non raccoglieremo la frutta e la verdura il #21 mag-gio 2020: sarà sciopero degli in-visibili. Non vanno regolarizzate le braccia, ma gli esseri umani”. Siamo completamente d’accor-do, e chiediamo anche noi la regolarizzazione di tutti le lavo-ratrici e lavoratori migranti e il permesso di soggiorno per tutti i migranti che si trovano sul no-stro territorio.

Il caso emblematico della fca-fiat

Non può non balzare agli oc-chi, in questo decreto che do-vrebbe rilanciare la vita del Pa-ese in ginocchio, che tanto di manica larga è stato il gover-no con il padronato, al netto dei pur necessari aiuti ai milio-ni di piccole aziende commer-ciali e artigiane prostrate dalla crisi, quanto continua ad esse-re avaro verso la sanità pubbli-ca, la scuola pubblica, il Sud, gli strati più poveri e disagiati del-

la società, i migranti. Ne è un esempio eclatante, come il ta-glio indiscriminato dell’Irap, la garanzia dello Stato concessa secondo il Decreto Liquidità at-traverso la Sace ad un prestito bancario da 6,5 miliardi acce-so dalla Fca su Intesa Sanpa-olo. È un insulto alla decenza che un’azienda che ha sposta-to la sede legale in Olanda e la sede fiscale a Londra per non pagare le tasse al fisco italiano pretenda pure gli aiuti di Stato italiani, tanto più che la Fca sta per incassare 5,5 miliardi deri-vanti dalla fusione con Peugeot, di cui 1,5 miliardi andranno di-rettamente alla famiglia Agnelli-Elkann.

La cosa è talmente scan-dalosa da aver creato divisioni nella stessa maggioranza, con LeU e il PD Orlando che spin-gevano per porre ulteriori condi-zioni alla concessione della ga-ranzia, come l’obbligo di rientro della sede in Italia (ipotesi stop-pata dalla Commissione euro-pea perché contraria alla “libera circolazione dei capitali”), o al-meno l’estensione del divieto di staccare dividendi da un anno a tutti i sei anni di durata del pre-stito. Ma sia Conte che Gualtieri si sono eretti ad avvocati di par-te di Fca anziché degli interes-si della collettività, sostenendo che quei soldi saranno impiega-ti in Italia, per pagare i fornitori e i dipendenti degli stabilimenti italiani, che non si può impedire a un’azienda quotata in borsa

di distribuire dividendi per anni, e che semmai chiederanno ga-ranzie sul mantenimento degli investimenti (fermi da anni) e sull’occupazione (come se non ci fosse l’esempio di Arcelor-Mittal a dimostrare quanto que-ste possano valere di fronte alle decisioni di una multinazionale).

Anche questa scandalosa vicenda conferma la giustez-za della nostra parola d’ordi-ne, insegnataci da Lenin, della nazionalizzazione delle grandi aziende e della grandi banche, mai come adesso così attua-le e lungimirante rispetto all’u-so degli enormi stanziamenti di soldi pubblici per sostenere le imprese capitaliste private, a cui stiamo assistendo da parte del governo trasformista libera-le Conte al servizio del capita-lismo e del regime neofascista. Una necessità e un’urgenza tanto più impellenti nel mezzo di questa emergenza sanitaria ed economica in cui è piombato il Paese: è evidente a tutti quan-to sia, per esempio, utile l’intero comparto della ricerca e produ-zione di un vaccino e di medici-nali decisivi per vincere la diffu-sione del covid-19 solo se viene strappato dalle grinfie degli spe-culatori e delle multinazionali mossi unicamente dalla ricerca del massimo profitto e intera-mente statalizzato, cioè control-lato dalla collettività e indirizza-to unicamente al benessere e alla tutela della salute della po-polazione.

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6 il bolscevico / coronavirus N. 17 - 28 maggio 2020

Appoggiamo le rivendicazioni delle infermiereAl centro salario e aumento degli organici. DL “Rilancio” insufficiente. Serve la mobilitazione

Ogni anno il 12 maggio si celebra la Giornata Interna-zionale delle infermiere e de-gli infermieri e la Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche (FNOPI), per la prima volta nella storia, l’ha fatto virtualmente, con iniziati-ve on line, per diffondere con-tenuti inediti dedicati alla pro-fessione che con la pandemia Covid-19 è tornata prepoten-temente di attualità.

Quest’anno è stato centrale il ruolo del personale infermie-ristico nel contrastare il virus, in una situazione eccezionale per il nostro Paese, ma che ha messo a nudo tutte le critici-tà di una professione oggetto – come tutto il comparto del-la sanità – di enormi tagli nel corso degli ultimi decenni che hanno prodotto pesanti caren-ze di personale, di dispositivi di protezione, di attrezzature e strutture praticamente ovun-que su tutto il nostro territorio nazionale.

Per la FNOPI, investire sul personale sanitario, a parti-re da quello infermieristico, e dare piena attuazione al Patto per la salute approvato a fine 2019, è il modo migliore per fare tesoro di questa dramma-tica crisi, per ripensare e inno-vare strutturalmente il nostro Servizio Sanitario Nazionale, per dare nuove speranze e migliorare l’assistenza a tutti, senza distinzioni o disugua-glianze di sorta.

Le richieste delle infermiere

e degli infermieri al governo

Barbara Mangiacavalli, presidente della FNOPI, in una recente intervista ha sot-tolineato che a partire dal 21 febbraio, giorno nel quale la pandemia da coronavirus è esplosa nel nostro Paese, in-fermieri e medici sono stati definiti “eroi”, a loro sono stati dedicati flashmob e mura-les; tuttavia essi sono ancora troppo spesso sottovalutati e messi in condizioni tali da non poter svolgere al meglio il loro importante lavoro, fondamen-tale anche nell’assistenza ad anziani, malati cronici, perso-

ne non autosufficienti, che al-trimenti rimarrebbero sole ad affrontare i loro bisogni di sa-lute, in assenza delle sempre più esili spalle dei familiari che spesso si caricano il pesante fardello dell’inconsistente sa-nità capitalistica.

La denuncia della Man-giacavalli inizia dalla conta di contagiati e decessi: almeno 11 mila affetti da Covid in con-tinuo aumento, con 40 deces-si dei quali 4 suicidi poiché lo stress di un lavoro che supera ogni limite di sopportazione fisica e psicologica e la eleva-ta paura del contagio data la consapevolezza di essere mal protetti dalla scarsità di ma-scherine e degli altri dispositivi di sicurezza, hanno portato a gesti estremi come questi.

“Nel 2020 - aggiunge Man-giacavalli - chiediamo a tutti i Paesi di investire in infermieri come parte del loro impegno per la salute per tutti”. Gli in-fermieri e le infermiere chiedo-no in sostanza al governo di mantenere le promesse fatte durante la pandemia, riveden-do innanzitutto la consistenza degli organici, la retribuzione del personale ed anche l’iter formativo con specializzazioni aggiornate alla nuova situazio-ne generale.

Secondo un rapporto dell’OMS, l’Organizzazio-ne Mondiale della Sanità, il numero degli infermieri nel mondo sarebbe aumentato di 4,7 milioni in 5 anni. Tuttavia la stessa OMS stima che ne mancherebbero ancora 5,9 milioni per far fronte alle ne-cessità di base, di questi ben 53 mila in Italia. Un gap da sa-nare nell’immediato, andando anche ad invertire la tendenza della programmazione di lau-rea infermieristica che negli atenei è sempre offerta al ri-basso. Questo è un punto fon-damentale della piattaforma rivendicativa.

Inoltre, oggi chi esercita la professione infermieristica è spesso precario, con retribu-zioni scarse e con contratti scaduti da anni nel privato. La retribuzione media del perso-nale sanitario del comparto, esclusi i dirigenti, è di 33.317 euro annuo, mentre la diminu-zione del personale in sanità, tra il 2009 e 2018, è stata di 44 mila unità. E intanto il per-

sonale invecchia, con un’età media di 50,7 anni. I precari sono circa 35 mila, e le cose nel settore privato sono anco-ra più drammatiche poiché ci sono poi circa 40 mila infer-mieri della sanità privata che da oltre 13 anni aspettano il rinnovo del contratto nazio-nale e che si preparano allo sciopero nazionale. A fronte di questa situazione, la segre-taria generale della Funzione Pubblica CGIL ha affermato proprio il 12 maggio: “o si apre il confronto su come si danno risposte ai lavoratori della Sa-nità o siamo pronti a prose-guire la mobilitazione che non abbiamo dismesso neanche nell’emergenza pandemica”.

Oggi un infermiere guada-gna in media tra i 1.200 ed i 1.600 euro a fronte di quella che è la sua professione, ed oltre ad un giusto aumento salariale, la FNOPI rivendica a ragione un’area contrattua-listica specifica, un’indennità infermieristica al pari di quella riconosciuta ad altre categorie sanitarie, normative più chiare e stringenti per il riconosci-mento della malattia profes-sionale e l’aggiornamento della normativa sull’accesso alla direzione di servizi alla persona.

L’appello si sostanzia nel pretendere che siano realiz-zate le promesse fatte, anche perché se esse resteranno lettera morta, l’impossibilità di gestire tutte quelle prestazioni sanitarie annullate o rinvia-te in questi mesi - al netto di una sempre possibile ripresa dell’impatto Covid - rappre-senterà una nuova emergenza sulle spalle dei soliti, pazienti non curati e personale sanita-rio ancora sotto un insosteni-

bile stress lavorativo.Mangiacavalli chiude la sua

intervista dichiarando che ”ci sarà un dopo e guardando agli errori del passato non bi-sognerà più ripeterli. Noi sare-mo vigili ed attenti affinché ciò non accada. Queste richieste saranno la nostra ‘medaglia’”.

Giusto! Le rivendicazioni delle infermiere e degli infer-mieri devono essere appog-giate senza esitazioni; da un lato per il diritto ad un lavoro stabile e tutelato in condizioni di sicurezza, dall’altro perché ottenendole ne beneficereb-bero tutti i pazienti, e quindi l’intera popolazione del nostro Paese.

L’insufficienza delle misure

contenute nel DL “Rilancio”

e la mobilitazioneSecondo la FP CGIL le ri-

sposte contenute nel Decreto “Rilancio” sono insufficienti per far fronte anche ad una minima parte delle rivendica-zioni del lavoratori della sa-nità, in particolare su salario, complici assurde restrizioni, limiti e tetti intollerabili alla contrattazione imposti dal mi-nistero dell’Economia.

Nonostante l’apprezza-mento sulla direzione intra-presa dal ministro Speranza di finanziare, dopo decenni di tagli, il SSN, è bene ricorda-re che anche questa misura è scarsa ed insufficiente, poi-ché gli investimenti previsti non coprono neanche l’entità degli ultimi tagli, scalfendo appena la drammatica situa-

zione dei lavoratori della sani-tà coi loro turni massacranti. I fondi destinati dal governo alla Sanità pubblica diventano poi quasi insignificanti se pro-iettati nel futuro in una ottica di incremento stabile degli or-ganici e del ripristino capillare dei servizi e delle strutture sa-nitarie sui territori, in partico-lare nel Sud la cui situazione disastrosa è nota a tutti da decenni.

Maurizio Landini, leader della CGIL, proprio il 12 mag-gio ha affermato che gli infer-mieri “non sono eroi per un giorno, ma lavoratrici e lavo-ratori con diritti tutti i giorni. Va ricordato anche domani: il loro lavoro è prezioso e va difeso, valorizzato e tutelato”. Concordiamo, ma allora sarà il caso di muoversi, altrimenti anche questo resterà sem-plicemente l’ennesimo post celebrativo di retorica incon-cludente.

Nel frattempo la FP CGIL di Napoli ha tenuto nonostan-te i divieti un presidio sotto la prefettura del capoluogo partenopeo a sostegno dello stato di agitazione dei lavora-

tori della sanità privata accre-ditata e delle Rsa proclamato per il mancato rinnovo del Contratto Collettivo Naziona-le di Lavoro. Erano presenti una cinquantina tra delegati e lavoratori, che non hanno esitato a mobilitarsi dopo aver ricevuto la notizia del mancato accordo al tentativo obbligato-rio di conciliazione con le con-troparti datoriali per un rinnovo contrattuale il cui ritardo lascia da 14 anni questi lavoratori senza aumenti salariali.

È giusto combattere insie-me per il riconoscimento di pari trattamento e pari digni-tà per i lavoratori del setto-re privato rispetto al settore pubblico, fino allo sciopero di settore fissato per il 18 giugno prossimo; la stella polare del-le lavoratrici e dei lavoratori della sanità e del sindacato, dovrebbe essere però la con-quista di un sistema sanita-rio nazionale completamente pubblico ed estraneo alle lo-giche del mercato che oggi lo regolano assieme al “mer-cato” dei farmaci, considerati merci alla stessa stregua degli altri beni di consumo.

ImpoRtAnte AppeLLo LAncIAto DA numeRosI InteLLettuALI e peRsonALItà e pubbLIcAto DAL “FAtto quotIDIAno”

LA sAnItà pubbLIcA Deve toRnARe pIù FoRte: RIveDIAmo I RAppoRtI stAto-RegIonI

Se c’è una lezione da impara-re dalla pandemia che ha quasi travolto il nostro Paese, e in par-ticolare alcune Regioni, questa è la riscoperta del ruolo dello Stato nella gestione della Sanità.

È alla Sanità pubblica che si deve, innanzitutto ai suoi me-dici e ai suoi operatori, quanto di positivo e persino di eroico è stato fatto per gestire l’e-mergenza del Coronavirus; e alle sue debolezze strutturali i problemi drammatici che si sono avuti. Debolezze dovu-te a decenni di una gestione della Sanità pubblica rivelatasi

alla prova dei fatti inadeguata per risorse, per il suo distorto rapporto con la Sanità privata, e per lo stato di confusione del rapporto Stato-Regioni. Se-dotti dal mantra dell’efficienza “economica” per definizione del solo privato – tradotto nel welfare sanitario aziendaliz-zato come cessione al privato di quote di servizi pubblici – e dell’efficienza altrettanto pre-sunta per definizione dell’au-togoverno territoriale, ci sia-mo ubriacati, per decenni, di “liberismo” istituzionale e di esternalizzazione di determi-

nati servizi pubblici, come la Sanità, che per loro natura ne-cessitano di restare affidati alla mano pubblica. L’epidemia del Coronavirus ha dimostrato quanto questo sia costato in vite umane e in dispersione di risorse, e in difficoltà di gestio-ne, al nevralgico settore della salute pubblica, che sempre più in futuro sarà chiamato a fronteggiare ricorrenze pande-miche.

Urge pertanto che a partire dalla Sanità si ripensi il rap-porto Stato-Regioni e si punti a una Sanità pubblica sempre

più forte, centrata su un’effi-ciente medicina territoriale e su ospedali pubblici in grado di rispondere in modo sicuro e differenziato ai bisogni del-la salute pubblica su tutto il territorio nazionale; facendola finita con il ruolo assunto da alcune Regioni negli anni di concessionari pubblici di servi-zi sanitari di “qualità”, peraltro spesso affidati al privato, per il resto del Paese.

Abbiamo bisogno di una Sanità che smetta di concor-rere alla secessione di fatto tra Nord e Sud, e messa in sicu-

rezza dall’uso politico territo-riale a fini di costruzione del

consenso politico. Questo per il bene del nostro Paese.

Alcune immagini dei presidi di lotta che si sono svolti negli ospedali pie-montesi per denunciare le gravi inadempienze della Regione Piemonte per la sanità e rivendicare migliori condizioni di vita e di lavoro

Direttrice responsabile: MONICA MARTENGHIe-mail [email protected] Internet http://www.pmli.itRedazione centrale: via A. del Pollaiolo, 172/a - 50142 Firenze - Tel. e fax 055.5123164Iscritto al n. 2142 del Registro della stampa del Tribunale di Firenze. Iscritto come giornale murale al n. 2820 del Registro della stampa del Tribunale di FirenzeEditore: PMLI

ISSN: 0392-3886

chiuso il 20/5/2020

ore 16,00

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N. 17 - 28 maggio 2020 coronavirus / il bolscevico 7

Su iniziativa di Fedriga (Lega), governatore deL FriuLi-venezia giuLia

nave lazzaretto a trieste per gli anziani delle rSa

Petizione popolare per bloccarlaHa suscitato non poche

polemiche la decisione, presa lo scorso mese di aprile dalla giunta regionale del Friuli-Ve-nezia Giulia retta dal leghista Fedriga, di affittare una nave da adibire a lazzaretto per gli an-ziani ospiti delle RSA di Trieste.

L’imbarcazione, la Gnv Al-legra del gruppo Msc Crociere che è stata affittata dalla Re-gione per un ingente importo oscillante intorno al milione e duecento mila euro al mese, dovrà essere ancorata su una banchina del porto del capo-luogo regionale ed è stata già trasformata in ospedale per gli anziani delle case di riposo più piccole di Trieste, ogni cosa, al suo interno, è stata adattata per ospitare gli ospiti che pos-sono diventare pazienti.

Le cabine dell’imbarcazione, il 16 maggio ancora ferma al porto di Napoli, sono state ar-redate come stanze ospedalie-re, con tanto di telecamere per il monitoraggio dei pazienti, con due ascensori per trasportare le lettighe da un ponte all’altro e i piani divisi tra ambienti utilizza-bili esclusivamente da operatori e pazienti.

Per rafforzare la sua decisio-ne la giunta regionale ha chia-mato in causa il governo nazio-nale, tanto che il vicepresidente regionale Riccardo Riccardi (FI) con delega alla Salute ha dovu-to precisare il 5 maggio che lo stesso governo Conte avalla e sostiene incondizionatamente il progetto: “il Governo - ha det-to Riccardi - ha confermato il proprio sostegno al ricorso alla nave GNV ‘Allegra’ che sarà uti-lizzata come struttura sanitaria da parte dell’Azienda sanitaria

universitaria Giuliano Isontina (ASUGI) per garantire cura e assistenza agli anziani positivi al Covid-19”.

Tuttavia le polemiche non si placavano, tanto che duran-te la giornata del 12 maggio si erano diffuse voci di un ripen-samento da parte di Fedriga, il quale avrebbe optato, in alter-nativa alla nave, per trasferire gli anziani pazienti Covid-19 nell’ospedale di Cattinara, ma in serata la Regione smentiva tali indiscrezioni, per cui la nave lazzaretto sarà presto operativa ed è certo che, dei 168 anziani affetti da coronavirus che do-vrebbero essere trasferiti sulla nave, 76 hanno già il posto pre-notato in nave.

I triestini hanno iniziato una raccolta di firme che ha già raggiunto dopo due settimane oltre 2.750 firme. La figlia di un ospite di una Rsa protesta da-vanti al palazzo della Regione gridando: “pensate di favorire gli amici armatori ammazzando i vecchi!”

Si legge nella petizione ri-volta al presidente Fedriga: “La Gnv Allegra è ancora ferma nel porto di Napoli e pare si attenda il via libera da parte della Pro-tezione civile nazionale a cui la Regione FVG avrebbe chiesto di coprire i costi: (...) Ma al di là della spesa, non siamo convinti che questa sarebbe la soluzio-ne migliore per i nostri anziani. Stiamo parlando dei nostri ge-nitori, dei nostri nonni, di per-sone che con grandi sacrifici hanno fatto la storia sociale, economica e culturale del Friu-li-Venezia Giulia, donne e uomi-ni che hanno il diritto di essere curati con tutti i mezzi e le forze

a disposizione, ma soprattut-to con dignità: ‘parcheggiarli’ su una nave ormeggiata in un molo ‘nascosto’ significhereb-be lasciarli soli nel momento più delicato e difficile“. Nella stessa petizione si propongono risposte adeguate e dignitose al problema degli anziani de-genti: “le persone anziane posi-tive al Covid-19 che dalle case di riposo di Trieste dovrebbero essere trasferite su questo tra-ghetto, siano invece accolte in strutture tipo ‘Alberghi-Covid’ o simili e non anguste cuccet-te. Si tratta di persone fragili, il

più delle volte con alterazioni cognitive come la demenza e/o con alterazioni della deambu-lazione, che potrebbero avere peggioramenti della loro qualità di vita negli spazi ristretti e nei labirinti di una nave che non na-sce certo come una vera nave ospedale. È una questione di civiltà, di umanità, prima ancora che di salute pubblica”.

Le ragioni della petizione sono chiarissime, sia per ciò che riguarda l’ingente e inutile spesa sia per ciò che riguarda la molto più ragionevole alter-nativa costituita da alberghi,

che sarebbero in grado di of-frire agli anziani spazi e servizi di gran lunga migliori rispetto a un’imbarcazione che, com’è stato sottolineato, non nasce come nave ospedale, ma è sta-ta adattata alla meno peggio a tale scopo.

Ci auguriamo che la mobi-litazione dei cittadini di Trieste e la raccolta di firme facciano

desistere il caporione leghista Fedriga e la sua giunta da que-sta raccapricciante e disumana soluzione che denuncia in qua-le considerazione siano tenuti dalla istituzioni gli anziani, non da accudire e curare quando si ammalano ma da chiudere in prigione isolandoli e magari mandarli alla deriva. Altro che servizio sanitario di eccellenza!

Le maScherine devono eSSere gratiS e diStribuite in tutti

gLi eSercizi pubbLiciLe disposizioni normative

stabilite dal secondo e dal ter-zo comma dell’articolo 3 del decreto del presidente del Con-siglio dei ministri del 26 aprile scorso hanno reso di fatto ob-bligatorio, per tutti in Italia, l’u-so di mascherine di protezione, e ciò a partire dal 4 maggio, e presumibilmente fino al termine dell’emergenza sanitaria legata al coronavirus.

Dispone il secondo comma dell’articolo 3: “ai fini del con-tenimento della diffusione del virus COVID-19, è fatto obbligo sull’intero territorio nazionale di usare protezioni delle vie respi-ratorie nei luoghi chiusi acces-sibili al pubblico, inclusi i mezzi di trasporto e comunque in tutte le occasioni in cui non sia possibile garantire continuati-vamente il mantenimento della distanza di sicurezza. Non sono soggetti all’obbligo i bambini al di sotto dei sei anni, nonché i soggetti con forme di disabi-

lità non compatibili con l’uso continuativo della mascherina ovvero i soggetti che interagi-scono con i predetti”. Dispo-ne quindi il terzo comma dello stesso articolo: “ai fini di cui al comma 2, possono essere uti-lizzate mascherine di comunità, ovvero mascherine monouso o mascherine lavabili, anche auto-prodotte, in materiali multistrato idonei a fornire una adeguata barriera e, al contem-po, che garantiscano comfort e respirabilità, forma e aderenza adeguate che permettano di coprire dal mento al di sopra del naso”.

Per “luoghi chiusi accessibili al pubblico” devono intendersi tutti i luoghi, diversi da quelli pubblici, in cui le persone pos-sano affluire liberamente, quali negozi, bar, centri commercia-li, studi professionali privati e, quando potranno riaprire, an-che ristoranti, palestre, istituti scolastici, sale da ballo, palaz-

zetti dello sport e simili.Alla fine di aprile Conte ave-

va ufficialmente comunicato che avrebbe azzerato l’Iva sulle mascherine, ma tale provvedi-mento non è stato ancora at-tuato, e agli inizi di maggio in tutta Italia è entrato in vigore il prezzo calmierato delle ma-scherine chirurgiche, stabilito in 50 centesimi più Iva (61 cente-simi in totale) dal commissario straordinario per l’emergenza coronavirus, Domenico Arcuri. Tuttavia, vi è pesante scarsità di tali dispositivi nelle farmacie.

Comunque, anche dando per buono che il prezzo delle mascherine rimanga tale in fu-turo e non ci siano speculazio-ni, uno studio del Sole-24 ore pubblicato lo scorso 18 aprile, prima del provvedimento di Arcuri sul prezzo calmierato, aveva previsto che alcuni nuclei familiari potrebbero spendere fino a 200 euro al mese per le mascherine monouso al prez-

zo di circa un euro, una spesa che, ammesso che il sistema del prezzo calmierato dia buoni frutti e non provochi specula-zioni, può ridursi alla metà, os-sia a 100 euro.

L’alternativa alle mascherine monouso sono quelle lavabili, che costano mediamente dai 10 ai 15 euro l’una, ma anche in questo caso dopo 10 lavaggi devono essere sostituite.

Il 13 maggio l’Unione Nazio-nale Consumatori ha lanciato l’allarme per ciò che riguarda i costi che dovranno sostene-re le famiglie degli studenti, quando riapriranno le scuole: “in tal caso - ha scritto il pre-sidente Massimiliano Dona - le mascherine vanno distribuite gratuitamente dallo Stato, tra-mite le scuole. Non è accetta-bile che sulle famiglie gravi una spesa ulteriore, che andrebbe ad aggiungersi alla stangata che già devono sostenere per mandare i figli a scuola, tra li-

bri, corredo, trasporto, mensa”. “Considerando 200 giorni mini-mi di calendario scolastico ed una mascherina chirurgica al giorno si tratta di una batosta da 100 euro a studente, sempre se l’Iva sarà esclusa ed il prez-zo resterà a 0,50 cent. Certo, le famiglie potranno anche optare per le mascherine di comunità lavabili o auto-prodotte, ma, per usare le parole dell’ISS, le prime funzionano impedendo la trasmissione, le seconde sono solo utili a ridurre la diffusione del virus”.

Già in precedenza il Coda-cons, per bocca del suo pre-sidente Carlo Rienzi, aveva proposto la gratuità delle ma-scherine a carico dello Stato, qualora il loro utilizzo fosse diventato obbligatorio: “se si impone l’obbligo delle masche-rine a carico della collettività - spiegava Rienzi - non basta azzerare l’Iva e lo Stato dovrà garantire la gratuità delle stes-

se per tutti i cittadini perché, in caso contrario, vi sarebbe un evidente squilibrio a danno dei consumatori”.

Noi siamo dell’avviso che le mascherine, dal momento che sono obbligatorie per contra-stare la diffusione del corona-virus, debbano essere equipa-rate a una sorta di medicine salva-vita e pertanto devono essere distribuite gratis dallo Stato. Onde evitare specula-zioni e accaparramenti, occor-re che i canali di distribuzione siano i più diffusi sul territorio, e chi meglio degli esercizi pub-blici può garantirlo?

Come ha reso obbligatorio l’uso delle mascherine in luoghi che è impossibile non frequen-tare, con tutta la collettività che dovrà fornirsi di tali strumenti di protezione sanitaria, il governo deve farsene carico, garanten-done la distribuzione gratuita in tutti gli esercizi pubblici.

Lettera/appello indirizzata al governo italiano promossa da alcune reti della società civile italiana tra cui rete italiana per il disarmo, rete della pace, Società civile palestina, tavola della pace

“iL popoLo paLeStineSe deve avere iL proprio Stato... L’occupazione iSraeLiana deve ceSSare”

In Palestina l’assenza di uno stato sovrano, in grado di svolgere liberamente le pro-prie funzioni e quindi garanti-re protezione ed assistenza ai propri cittadini, è l’ennesima ingiustizia che affligge il popo-lo palestinese in presenza di una emergenza sanitaria come quella che tutto il mondo sta vi-vendo in questi mesi.

Le condizioni di vita imposte alla maggioranza della popola-zione palestinese che vive iso-lata nella Striscia di Gaza erano già disumane prima dell’arrivo della pandemia del Covid-19, ora non osiamo immaginare cosa possa succedere a quella popolazione nel caso di una dif-fusione del contagio. Con soli

70 letti di Unità di Terapia Inten-siva, in gran parte già occupa-ti, senza forniture di reagenti e medicine, con continue interru-zioni di energia elettrica, con la maggioranza della popolazione (quasi due milioni di persone) che vivono in abitazioni di pochi metri quadrati, ed in condizioni di povertà.

O nei villaggi rurali del di-stretto di Gerusalemme, dove la popolazione è chiusa nel la-birinto del muro di separazione tra check-point e strade chiuse, che impediscono di accedere ai servizi sanitari o di avere riforni-menti ed assistenza.

Ed il sacrificio aggiuntivo per i palestinesi obbligati a lavorare in Israele per mancanza di lavo-

ro in Cisgiordania, che hanno dovuto scegliere tra rinunciare al lavoro o rimanere a dormire in Israele, accampati nei cantie-ri edili o in magazzini od alloggi improvvisati nelle zone agrico-le.

Emergenza nell’emergenza, ingiustizia nell’ingiustizia, una spirale di violazioni dei diritti umani e di vita impossibile che ancora una volta si riversa su di un popolo che da più di set-tant’anni vive il dramma dell’e-silio, dell’occupazione, della separazione.

Il popolo palestinese deve avere il proprio Stato. La comu-nità internazionale deve ricono-scere questo diritto per ristabi-lire le condizioni indispensabili

per la pace giusta tra i due po-poli.

L’occupazione israeliana ol-tre la cosiddetta “linea verde”, il confine che divide lo stato d’I-sraele da quello che deve esse-re lo stato della Palestina, deve cessare.

Rinnoviamo l’invito a soste-nere – firmandola – la lettera/appello indirizzata al Governo italiano promossa da alcune reti della società civile italiana (Rete Italiana per il Disarmo, Rete della Pace, Società Civile Palestina, Tavola della Pace) af-finché venga assunto come una priorità politica, etica e morale, l’impegno per la pace giusta.

Se non ora, quando?

Trieste. La motonave Allegra che il governatore leghista del Friuli Vene-zia Giulia vorrebbe adibire a lazzaretto RSA per anziani

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8 il bolscevico / coronavirus N. 17 - 28 maggio 2020

Mozione conclusiva dell’Assemblea Nazionale dei Comitati di scopo per il ritiro di qualunque Autonomia Differenziata, per l’unità della Repubblica e la rimozione delle diseguaglianze

RilANCiARe AD ogNi livello l’AzioNe Di lottA sui fRoNti sANitARio, soCiAle eD eCoNoMiCo

L’8 maggio si è riunita onli-ne l’Assemblea dei Comitati di scopo per il ritiro di qualun-que Autonomia Differenziata, per l’unità della Repubblica e la rimozione delle disegua-glianze.

A distanza di un mese dalla precedente assemblea erano di nuovo rappresenta-ti moltissimi comitati di tutta Italia, con 70 partecipanti.

Il successo di queste due assemblee e soprattutto la qualità degli interventi che si sono succeduti mettono in risalto la necessità di un dialogo e di un confronto più costante tra Esecutivo Nazio-nale e i Comitati territoriali e di preservare il prezioso patri-monio che i comitati e la loro attività costituiscono.

Per questo l’assemblea ha deciso innanzitutto di con-vocarsi ogni 30-40 giorni per fare il punto della situazione e discutere l’indirizzo generale delle iniziative da intrapren-dere.

La discussione ha por-

tato essenzialmente su due aspetti:

1) l’attività concreta dei Comitati di scopo, molti dei quali hanno messo in evi-denza una capacità di creare connessioni con altri soggetti presenti sul territorio e la di-sponibilità a rilanciare la let-tera appello e le sue istanze qualificanti;

2) il rapporto del nostro Comitato con le problemati-che urgenti di oggi, legate da un lato all’emergenza sani-taria, dall’altro all’emergenza economica e sociale vissuta fin d’ora in modo drammatico da milioni di cittadini.

Fin dall’introduzione di Ma-rina Boscaino, è stato chiari-to come il tema sul quale si è costituito il Comitato (ritiro di qualunque AD) costituisca il “perimetro” di opportunità e non il limite blindato, nel qua-le ci muoviamo e nel quale ci riconosciamo nella diversità delle opinioni e dei punti di vista su altre questioni (ana-lisi economiche, politiche,

appartenenze o meno, mili-tanze…). La battaglia per il ritiro di ogni AD rimane attua-le, essendo peraltro tornata drammaticamente d’attualità, viste anche le recenti dichia-razioni di Zaia, Bonaccini, del presidente della provincia di Bolzano ecc.

Nel rispetto di questo pe-rimetro, avendo assunto la dicitura “per l’unità della Re-pubblica e la rimozione delle diseguaglianze”, il Comitato si propone di discutere e as-sumere iniziative che com-prendono le problematiche dell’oggi e del dopo-virus, confrontandosi sulle iniziative e sulle parole d’ordine even-tualmente da lanciare, con-cordando di trattare con cau-tela e riflessione elementi che possano rimettere in causa il lavoro fatto fin qui tutte e tutti insieme.

In questo contesto l’As-semblea, ascoltati le relazioni dei Comitati di scopo che si sono già attivati o si stanno attivando sui territori per dif-

fondere la Lettera aperta, ha deciso di:

rilanciare questa azione, in particolare cercando di contattare sindaci, eletti nelle istituzioni, consiglieri, sinda-calisti, delegati, oltre natu-ralmente a parlamentari, per confrontarsi sul testo e chie-dere la loro adesione (la pre-ghiera è di inviarci tempesti-vamente le adesioni in modo da pubblicizzarle sul sito ed averne un elenco completo e aggiornato);

proporre nuovamente un odg ai Consigli Comunali, odg che verrà predisposto nei prossimi giorni dall’Ese-cutivo nazionale;

tentare di assumere e pra-ticare forme di comunicazio-ne più articolate e comuni.

Nello stesso tempo, mol-ti interventi all’Assemblea hanno posto sul tavolo i temi urgenti dell’oggi e le “lezioni” che la vicenda Coronavirus ci consegna: necessità della fine di qualunque politica di privatizzazione della sanità;

conseguenze della riforma del Titolo V; legame tra que-sta “riforma” e le privatizza-zioni; politiche di precarizza-zione e privatizzazioni in ogni settore; tagli nei vari settori; scuola pubblica; ambiente e infrastrutture.

Diversi interventi hanno evidenziato come tutto ciò dipenda dal primato della legge del profitto sulla vita delle persone, cioè dal capi-talismo, che oggi agisce e ha agito in osservanza dei Trat-tati UE. Su questo tema l’E-secutivo proporrà presto un breve documento.

Per approfondire e svilup-pare queste discussioni si è deciso dunque di:

avviare alcuni tavoli temati-ci di formazione/informazione e confronto su sanità, Titolo V, scuola, ambiente e infra-strutture; la prima assemblea, sul tema della sanità, verrà sviluppata sulla base del do-cumento di Loretta Mussi e verrà calendarizzata in tempi rapidi, dopo la prossima riu-

nione dell’Esecutivo;socializzare il più possibile

le informazioni sulle iniziative che si tengono al livello loca-le, in modo che la partecipa-zione possa essere aperta a tutti;

aderire al documento pro-posto da Medicina Democra-tica per il diritto alla salute, per una sanità pubblica uni-versale, finanziata dalla fisca-lità generale progressiva e partecipata, proponendo una formulazione più netta sul ri-tiro di ogni AD e sul ripristi-no dei fondi tagliati in questi anni;

Al termine di questo per-corso di discussione e di dif-fusione della Lettera aperta sarà convocheremo una nuo-va Assemblea Nazionale, ci auguriamo in presenza.

L’Esecutivo Per il ritiro di ogni autonomia

differenziata, l’Unità della Repubblica,

la rimozione delle diseguaglianze

DAti istAt sullA violeNzA DoMestiCA iN RegiMe Di “loCkDowN”

Aumentata la violenza sulle donne ai tempi del Covid-19

Gli effetti del lockdown an-tivirus stanno pesando come macigni sulle spalle delle don-ne. Nella rilevazione Istat dal 1° marzo al 16 aprile, sono state 5.031 le telefonate al numero antiviolenza istituzio-nale 1522, cioè il 73% in più rispetto allo stesso periodo del 2019. Le donne che han-no chiesto aiuto sono 2.013, +59%. Per l’Istat le denunce per maltrattamenti in famiglia sono diminuite del 43,6%, quelle per omicidi di donne del 33,5%, tra le quali risul-tano in calo dell’83,3% le denunce per omicidi femmi-nili da parte del partner, ma spiega anche che per “poter dare una lettura adeguata del fenomeno sarà necessario un periodo di riferimento più lun-go”. Rimane il fatto che dal 4 marzo al 9 maggio, in pieno lockdown imposto dal dittato-re antivirus Conte, 10 donne hanno perso la vita per mano dei loro partner. Con loro da gennaio 2020 sono 24 le vit-time di femminicidio, e dall’i-nizio dell’emergenza virus 10, circa una ogni 6 giorni.

Mentre per il Lazio, il tasso di incidenza passa dal 6,8% del 2019 al 12,4% dello stes-so periodo del 2020, per la Toscana, dal 4,8% all’8,5% per 100 mila abitanti. Le don-ne vittime di violenza in que-sto periodo chiamano di più rispetto allo stesso periodo del 2019 anche dalla Sarde-gna e dall’Umbria.

Le donne che hanno chia-

mato per violenza subita sempre al numero istituzio-nale sono 1.543: per avere informazioni sul servizio 1522 (28,3%), per manifestare altre situazioni di disagio diverse dalla violenza (17,1%). Nel 60,6% dei casi le chiamate arrivano tra le 9 e le 17; quelle durante la notte e la mattina presto, solitamente in nume-ro minore, hanno raggiunto il 17,5% durante il lockdown.

Il 45,3% delle vittime ha paura per la propria incolu-mità o di morire; il 72,8% non denuncia il reato subito. Nel 93,4% dei casi la violenza si consuma tra le mura domesti-che, nel 64,1% si riportano an-che casi di violenza assistita.

Questi i dati rilevati dal nu-mero governativo 1522, men-tre per la rete D.i.Re (Donne in rete contro la violenza) tra il 6 aprile e il 3 maggio 2020 il numero delle donne che si sono rivolte per la prima vol-ta a un centro antiviolenza è cresciuto notevolmente: su 2.956 donne che si sono ri-volte a un centro antiviolenza della rete D.i.Re 979 di esse sono “nuove” pari al 33% del totale. Un dato in continua crescita soprattutto con l’en-trata del Paese nella “fase 2” del lockdown, cioè quel poco di libertà di movimento in più ha permesso a molte donne di “evadere” dal proprio part-ner violento e chiedere aiuto. Sale dunque il numero delle donne che per la prima volta si sono rivolte a un centro an-

tiviolenza D.i.Re: da 836 tra il 2 marzo e il 5 aprile a 979 tra il 6 aprile e il 3 maggio, ovvero 143 in più, pari a un incremen-to del 17%.

Ricordiamo che nella prima fase D.i.Re aveva diramato dati preoccupanti per il calo di denunce specie di donne che per la prima volta si rivolgeva-no ai centri antiviolenza.

È aumentata anche la per-centuale di donne che tra marzo e aprile hanno avuto bisogno di alloggio in una casa rifugio che sale dal 5% per periodo compreso tra il 2 marzo e il 5 aprile al 6% del periodo compreso tra il 6 aprile e il 3 maggio 2020.

Rimane comunque basso, seppure in crescita, il nume-ro delle richieste arrivate ai centri antiviolenza della rete D.i.Re tramite il numero anti-violenza governativo 1522: tra il 6 aprile e il 3 maggio sono state il 4,6%, mentre erano state il 3% nel periodo 2 mar-zo-5 aprile 2020.

I dati diramati sia dall’Istat che da D.I.Re sono comun-que la punta di un iceberg per quanto riguarda la violenza subita dalle donne all’inter-no delle quattro mura dome-stiche. Non vi è dubbio che le misure di quarantena, di convivenza forzata e di copri-fuoco attuate da Conte han-no aggravato le situazioni di violenza sulle donne all’inter-no del nucleo familiare. In più l’indipendenza economica, che riteniamo indispensabile

per strappare le donne dalla violenza maschile familiare, oggi più che mai ai tempi del Coronavirus, viene minata dal pericolo dei licenziamenti, dalla messa in cig, dalla chiu-sura di servizi indispensabili come asili nido, scuole di ogni ordine e grado, centri diurni

per gli anziani e per i portatori di gravi patologie neurodege-nerative col pericolo che mol-te di esse saranno costrette ad allontanarsi dal mondo del lavoro per occuparsi dei figli e dei familiari a carico e a soccombere ad un partner violento.

Questi dati confermano che non siamo sulla stessa barca, come amano predicare Conte e i partiti istituziona-li. L’emergenza sanitaria non ha annullato ma accentuato, rendendole ancor più macro-scopiche, le disuguaglianze sociali, territoriali e di sesso.

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N. 17 - 28 maggio 2020 interni / il bolscevico 9Accogliendo Silvia Romano a Ciampino

Vergognoso show propagandistico di conte e di Maio

I fascisti minacciano e insultano la volontaria convertita all’Islam. Il deputato leghista Pagano la accusa di essere una “terrorista”

È arrivata a Roma, all’ae-roporto di Ciampino, alle 14 dell’11 maggio, Silvia Romano, la cooperante internazionale di 25 anni, milanese, rapita in Kenya il 20 novembre del 2018 e poi trasferita in Somalia. Ad accoglierla, oltre alla famiglia, c’erano il presidente del Con-siglio Conte e il ministro degli Esteri Di Maio, responsabili di un vergognoso show propa-gandistico, tutto volto a copri-re le motivazioni di fondo che alimentano e provocano azioni come i rapimenti, magari non condivisibili ancorché com-prensibili, dei combattenti isla-mici antimperialisti. Motivazio-ni che risiedono nella politica militare ed economica di do-minio e aggressione adottata dai paesi imperialisti più forti ai danni dei popoli e delle nazioni oppresse.

Il rapimento da parte di un commando di otto uomini, av-venuto nell’orfanotrofio di Cha-kama in Kenya, ha poi condot-to la giovane, legata alla Ong Africa Milele, sotto il control-lo dei combattenti islamici an-timperialisti di Al Shabaab, operanti in Somalia, paese tristemente noto per le atro-cità commesse dall’imperiali-smo italiano e che è oggetto da decenni delle mire egemo-niche non solo italiane, ma anche della UE imperialista, degli USA e del socialimperia-lismo cinese, sempre più pre-sente in Africa, nonché di po-tenze regionali imperialiste come Arabia Saudita ed Emi-rati Arabi Uniti, Turchia e Qa-tar. Tutti parlano delle atroci-tà commesse dai combattenti islamici ma nessuno neppu-re accenna all’inferno di fame, instabilità e sangue creato da queste potenze imperialiste in

quel povero e disastrato pae-se che si è trovato a occupare un ruolo importante dal punto di vista geografico, in passato quale tappa dell’antica via del-la seta che collegava l’Europa alla Cina e oggi lungo la diret-trice del traffico petrolifero ver-so l’Asia, e dal punto di vista della conquista di quella regio-ne e di quelle coste.

I militari italiani, la cui pre-senza è stata vergognosa-mente confermata dal governo Conte, anche in piena pan-demia, in ossequio ai dettami dei monopoli italiani (ennesi-ma dimostrazione del fatto che nell’epoca dell’imperialismo sono gli Stati borghesi impe-rialisti ad essere dentro i mo-nopoli e non il contrario) nono-stante l’emergenza sanitaria e sociale e gli enormi costi eco-nomici che questo comporta, operano nell’ambito della mis-sione European Union Trai-ning Mission (Eutm) Somalia. Le missioni militari sotto la si-gla Eutm sono quelle decise dall’Unione europea che dietro la motivazione ufficiale di aiuto all’addestramento e alla quali-ficazione delle forze militari e di sicurezza dei paesi interes-sati coprono l’intervento milita-re dell’imperialismo europeo. Quella in Somalia è iniziata il 7 aprile 2010 a sostegno dell’al-lora governo federale di tran-sizione e vede al momento la presenza fra gli altri di 123 sol-dati e 20 mezzi militari italia-ni. All’imperialismo italiano dal 16 febbraio 2014 spetta il co-mando della Missione che dal luglio 2018 è affidato al Colon-nello Matteo Spreafico.

Silvia Romano, dopo 18 mesi di prigionia, ha subito confermato di “stare bene sia mentalmente che fisicamen-

te” ed è stata ascoltata dal PM che si occupa del caso, Sergio Colaiocco, che ha aperto un’in-chiesta per sequestro di perso-na a scopo di “terrorismo”.

Diversi gli aspetti da chiarire riguardo alla sua liberazione, si parla del pagamento di un ri-scatto (forse 4 milioni di euro con i quali i combattenti antim-perialisti dovrebbero comprare armi) e di intervento di servizi di “intelligence” di altri paesi, a cominciare da quelli della Tur-chia del fascista Erdogan e del Kenya.

Il pagamento del riscatto e di altri dettagli riportati dal quo-tidiano Repubblica della fa-miglia Agnelli sono però sta-ti seccamente respinti da Al Shabaab: Il quotidiano la Re-pubblica ha aggiunto che un portavoce del movimento gli aveva detto che milioni di dol-

lari in riscatto sarebbero stati pagati da Romano Aisha e sa-rebbero serviti per “acquistare armi per continuare la jihad”, afferma il giornale.

“Non c’è stata alcuna inter-vista con il portavoce dei me-dia per i media generali sul caso di Romano e sul quoti-diano italiano La Repubblica pubblicato dal giornale”, han-no detto a SomaliMeMo mem-bro senior dell’ufficio informa-zioni di Al Shabaab, e hanno descritto la falsa dichiarazione di Repubblica come “una spin-ta delle politiche razziste in Ita-lia che negli ultimi giorni hanno fatto attacchi verbali e minacce alla donna musulmana Aisha (questo il nome scelto da Sil-via nell’ambito della sua con-versione). Silvia Romano ha annunciato che si è converti-ta all’Islam e indossa un velo

all’aeroporto di Roma.Non è la prima volta che i

media occidentali riportano fal-se affermazioni di responsabi-lità da parte dei mujaheddin di al-Shabaab, che hanno spes-so mirato ai mujaheddin o ai loro interessi politici”.

“Sono serena. Durante il sequestro sono stata trattata sempre bene”, ha dichiarato la giovane milanese, la quale du-rante la prigionia ha afferma-to di essersi spontaneamente convertita all’Islam leggendo il Corano (il quale fra l’altro vieta le conversioni forzate): “Nes-suno mi ha costretta. E non è vero che sono stata costretta a sposarmi, non ho avuto co-strizioni fisiche né violenze... Mi è stato messo a disposizio-ne un Corano e grazie ai miei carcerieri ho imparato anche un po’ di arabo. Loro mi han-no spiegato le loro ragioni e la loro cultura. Il mio processo di riconversione è stato lento”. Smentite quindi ricostruzioni islamofobe circa una sua “for-zata” conversione religiosa, mai avvenuta.

Grandi i festeggiamenti per la sua liberazione a Milano, nonostante le misure anti-Co-vid-19. La città si è riempita di striscioni con su scritto “Ben-tornata” e molte persone sono scese in piazza per festeggia-re con un flash-mob.

Festa anche nel comune di Fano, nelle Marche, città sede della Ong “Africa Milele”, Mas-simo Seri, sindaco della città marchigiana, ha ricordato che “Silvia era in Africa per occu-parsi degli ultimi, con passione e grande spirito di altruismo”. La sede della Ong è stata og-getto il 15 maggio di perquisi-zione e sequestri da parte dei carabinieri dei Ros.

Se il governo del premier-dittatore Conte si è confermato anche in questa vicenda e nel-la sua politica estera al servizio del regime capitalista, neofa-scista e interventista, con tan-to di vomitevole propaganda, particolamente vergognosa e intollerabile è stata la reazione dei fascisti vecchi e nuovi, den-tro e fuori i palazzi del potere borghese.

Silvia Romano e la sua fa-miglia sono state oggetto di intimidazioni (è probabile l’as-

segnazione di una scorta a partire dai prossimi giorni) tan-to sui social quanto presso la loro abitazione, nei pressi del-la quale sono stati ritrovati coc-ci di una bottiglia incendiaria, chiaro segnale razzista, fasci-sta e intimidatorio determinato dall’islamofobia funzionale alla politica interventista dell’impe-rialismo italiano ai danni dei paesi islamici che non si sot-tomettono all’imperialismo e fomentata a piene mani dai fascisti del XXI secolo a comin-ciare dalla Lega dell’aspirante duce Salvini.

È “una neo-terrorista” solo perché convertita all’Islam, ha esclamato alla Camera provo-cando una bagarre in aula il deputato siciliano della Lega, Alessandro Pagano, detto “l’impresentabile”, originario di San Cataldo (Caltanisset-ta), ultracattolico, spregevole trasformista (ex FI-Pdl-Ncd), in odor di mafia, ex consiglie-re regionale all’ARS e asses-sore regionale con il mafioso Cuffaro, coinvolto nell’inchie-sta “Voto Connection” dei pm di Termini Imerese, insieme a Angelo Attaguile e Mario Ca-puto (il candidato all’Ars alle ul-time regionali per il suo “santi-no” riportante la dicitura “detto salvino” per farlo sembrare agli occhi degli elettori inconscia-mente il fratello di Alessando, Salvatore Pagano, anch’egli ex consigliere regionale sicilia-no, non più candidabile perché condannato).

Persino Salvini, in maniera maldestra, ha cercato di ridi-mensionare le dichiarazioni di Pagano e di altri suoi sgherri accecati dal razzismo islamo-fobo e dall’odio nei confronti dei combattenti antimperialisti con una pezza che è peggio-re del buco: “Il problema non è Silvia Romano, ma l’Islam fa-natico, integralista, violento e assassino. Nessuno spazio, nessuna tolleranza, nessuna pubblicità o sostegno a questi delinquenti”, ha dichiarato l’a-spirante duce d’Italia.

Non fa notizia il furore anti-slamico dei vari Feltri e Sallu-sti che sui loro fogliacci fascisti e razzisti attaccano la giovane volontaria definendola persino nazista, mentre è davvero in-quietante la difesa da parte de “Il Fatto Quotidiano” della pro-paganda di Conte e Di Maio sulla vicenda, perché la loro non sarebbe affatto una “para-ta... così fan tutti”... “sono ce-rimoniali comuni in tutto l’Oc-cidente” (cioè in tutti i paesi imperialisti), citando il gover-no del delinquente Berlusco-ni nel 2005 con la liberazio-ne di Giuliana Sgrena, quindi Macron, Hollande e il dittatore Usa Trump, mostrandosi an-cora una volta un giornale de-strorso e filogovernativo.

Anche questa vicenda di-mostra che la lotta contro il capitalismo, il suo governo, la UE imperialista e i fasci-sti e i razzisti del XXI secolo deve continuare anche in pie-na pandemia, tenendo alta la bandiera della lotta senza quartiere all’imperialismo, vero e principale nemico di tutti i po-poli del mondo.

Roma, 10 maggio 2020. Conte e Di Maio non hanno perso l’occasione per lo show di propaganda del governo e Silvia Romano, appena atterrata a Ciampino, ha dovuto posare per una foto con loro

Comunicato della Federazione del Sociale USB

Agli emigRAti deve eSSeRe gARAntito il RientRo in SiCURezzA e A pRezzi

ACCeSSiBili nelle Regioni di oRigineRiceviamo e volentieri

pubblichiamo.

La Federazione Del Socia-le USB ha inviato una detta-gliata lettera al Presidente del Consiglio Conte e ai ministri Boccia e De Micheli per chie-dere interventi immediati a favore dei giovani, degli stu-denti e dei lavoratori emigra-ti al Nord che hanno problemi economici per poter rientrare nelle regioni del Sud.

Di seguito il testo del co-municato:

Chiediamo urgentemen-te un intervento pubblico per garantire il diritto al ritorno per lavoratori e studenti emigrati in difficoltà economica

In tutto il Paese decine di migliaia di studenti e lavora-tori fuori sede sono stati ab-bandonati dalle Istituzioni, ai quali ad oggi viene ancora chiesto di continuare a paga-

re affitti, utenze, spese e rette universitarie.

Ma come può permetter-selo chi è rimasto senza la-voro perché precario o senza contratto, per chi ha la cassa integrazione in deroga che tarda ad arrivare e comunque ammonta solo all’80% del sa-lario, o chi ha richiesto bonus da cifre ridicole elargiti come elemosina?

Con la campagna per il “Blocco del pagamento di af-fitti e utenze” abbiamo chie-sto al governo di dare imme-diata risposta a un problema che era ovvio si sarebbe pre-sentato. Ma il governo ha ri-sposto con le solite misure di propaganda (di carattere regionale come bonus affitti o risorse per i protocolli sul-le morosità incolpevoli), che sono le stesse misure che già prima dell’emergenza si era-no dimostrate insufficienti e

inefficaci.Ora tanti “fuorisede”, gio-

vani che migrano da regioni più povere a quelle più ricche per avere un futuro attraver-so percorsi di studio e “inseri-mento” in un mondo del lavo-ro precario e senza diritti, non sapendo più come soprav-vivere alle spese quotidiane esprimono la volontà e la ne-cessità di tornare nella pro-pria terra d’origine.

In particolare è emerso il problema sollevato dalla Rete Noi Restiamo, dal Coor-dinamento Giovani Studenti e Precari Siciliani e anche da tanti singoli e gruppi informali che chiedono la possibilità di ritorno in sicurezza e a prezzi accessibili.

Il caso della Regione Sici-liana è emblematico in quan-to il Presidente Musumeci aveva annunciato, salvo poi tornare indietro, la chiusu-

ra totale impedendo i rientri, lasciando i fuorisede nell’im-possibilità sia di restare, che di tornare.

Con le linee di trasporto li-mitate, voli saltati ma con bi-glietti già venduti, e l’impos-sibilità di raggiungere molte destinazioni, è urgente un in-tervento pubblico per regola-re e garantire il rientro in si-curezza.

Per questo sosteniamo questo appello e sottoponia-mo al Governo le proposte avanzate dal Coordinamento giovani, studenti e precari si-ciliani e da Noi Restiamo, per la messa a disposizione dei mezzi di trasporto necessa-ri, a prezzi calmierati e nel ri-spetto di tutte le norme di si-curezza, per garantire il diritto al ritorno (a questa nuova ge-nerazione di emigranti).

Federazione del Sociale USB

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10 il bolscevico / interni N. 17 - 28 maggio 2020

“Arresti preventivi” a Bologna

12 AnArco insurrezionAlisti AccusAti di terrorismo e eversione

All’alba del 13 maggio su ordine del Pubblico ministero (Pm) Stefano D’Ambruoso il Raggruppamento operativo speciale (Ros) dei carabinie-ri di Bologna, ha arrestato 12 attivisti del circolo ‘Il Tribolo’ di via Donato Creti.

L’operazione, denominata “Ritrovo”, è stata estesa con delle perquisizione anche a Firenze e Milano e ha porta-to a sette misure di custodia cautelare in carcere, cinque sottoposizioni all’obbligo di dimora nel comune di Bolo-gna, di cui quattro con l’ob-bligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Gli indagati, che secon-do la procura felsinea sono tutti riconducibili all’area de-gli anarco-insurrezionali-sti, sono accusati di aver promosso e organizzato: “un’associazione finalizzata al compimento di atti di vio-lenza con finalità di terrori-smo e di eversione dell’ordi-ne democratico dello Stato italiano, con l’obiettivo di af-

fermare e diffondere l’ideolo-gia anarco-insurrezionalista, nonché di istigare, con la dif-fusione di materiale propa-gandistico, alla commissio-ne di atti di violenza contro le Istituzioni politiche ed econo-miche dello Stato impegnate nella gestione dei Centri Per-manenti di Rimpatrio e nella realizzazione di politiche in materia migratoria”.

Alla base dell’inchiesta ci sarebbero gli attentati incen-diari del 15 e 16 dicembre 2018 contro ripetitori di reti televisive, ponti radio del-le forze di polizia e antenne di ditte che forniscono servi-zi di intercettazioni e di sor-veglianza audio-video situati in via Santa Liberata, sui colli bolognesi, nei pressi di Mon-te Donato.

Sul posto i carabinieri tro-varono anche alcune scritte inneggiati alla lotta contro la detenzione a firma anarchica fra cui: “Spegnere le anten-ne, risvegliare le coscienze solidali con gli anarchici de-

tenuti e sorvegliati”.L’azione venne correlata

anche con le proteste contro la riapertura del Cpr, il centro per il rimpatrio in via Mattei.

Secondo gli inquirenti gli arrestati, che fra l’altro sono anche accusati di avere so-stenuto la rivolta nel carcere di Bologna all’inizio di mar-zo, nel pieno dell’emergenza coronavirus, avrebbero dato vita a “un’articolata trama di rapporti tra gli attuali indaga-ti e diversi gruppi affini, ope-ranti in varie zone del territo-rio nazionale” con lo scopo di “contrastare, anche me-diante ricorso alla violenza, le politiche in materia di im-migrazione e, in generale, le istituzioni pubbliche ed eco-nomiche, con indicazione di obiettivi da colpire e le mo-dalità di azione”.

Tra le azioni prese in con-siderazione per la formu-lazione delle pesantissime accuse ci sono anche i co-siddetti cortei non autorizza-ti per impedire l’apertura dei

centri permanenti di rimpa-trio e di contrasto alla legi-slazione fascista del governo sulla gestione dell’immigra-zione; danneggiamenti ad edifici pubblici, la campagna contro la legislazione carce-raria e quella contro la Ban-ca popolare dell’Emilia-Ro-magna. Tutto con il supporto e la “realizzazione e diffusio-ne, anche con l’uso di stru-menti informatici, di opuscoli, articoli e volantini dal conte-nuto istigatorio, tesi ad ag-gregare nuovi proseliti impe-gnati nelle loro ‘campagne di lotta antistato’”.

Secondo gli inquirenti tut-ti gli indagati avrebbero par-tecipato inoltre a “violenti scontri con le forze dell’ordi-ne provocando danni a con-domini ed edifici pubblici, con scritte minatorie e offen-sive nei confronti delle istitu-zioni dello Stato”.

Insomma le stesse accu-se formulate in base all’ar-ticolo 270 bis che prevede “l’associazione con finalità

di terrorismo e di eversione dello Stato democratico, per azioni violente, cortei e oc-cupazioni contro i Cie” con-testate nel 2011 dalla stessa procura felsinea agli attivisti del circolo “Fuoriluogo” in Via San Vitale durante le opera-zioni di sgombero.

Accuse che allora come oggi appaiono del tutto pre-testuose come conferma l’e-sito dei processi di primo e secondo grado in cui tutti gli imputati del 2011 sono stati assolti.

Dunque è molto probabile che anche gli arresti di oggi siano stati eseguiti con una tempistica a dir poco sospet-ta e a chiaro scopo preven-tivo e intimidatorio in base ai fascistissimi decreti Salvi-ni non tanto e non solo per “punire i responsabili degli attentati incendiari e dell’e-versione” ma più verosimil-mente per lanciare un avver-timento contro chiunque osa ribellarsi contro il governo del dittatore antivirus Conte

come si evince dalla stessa ordinanza di custodia caute-lare in cui si sottolinea che le misure cautelari si sono rese necessarie anche in un’otti-ca di “strategica valenza pre-ventiva volta ad evitare che in eventuali ulteriori momenti di tensione sociale, scaturibi-li dalla particolare situazione emergenziale, possano inse-diarsi altri momenti di più ge-nerale campagna di lotta an-tistato”.

La classe dominante bor-ghese e i suoi lacché sanno molto bene che l’emergenza sanitaria non ha annullato né le disuguaglianze sociali e territoriali, che anzi sono au-mentate, né le classi e la lot-ta di classe che cova sotto la cenere ed è pronta a riesplo-dere come dimostrano le lot-te degli operai, disoccupati, personale sanitario e dei mi-lioni di nuovi poveri che que-sta spaventosa crisi econo-mica legata alla pandemia ha creato.

FAscismo in cAsermA 21 Anni FA

3 ex caporali della Folgore accusati di omicidio del parà di leva scieri

Il gen. Celentano accusato di favoreggiamento e false informazioniA distanza di ben 21

dall’apertura dell’inchiesta, l’11 maggio la procura milita-re di Roma, attualmente di-retta da Marco De Paolis, ha finalmente emesso un avviso di chiusura indagini inerente l’omicidio del giovane allie-vo paracadutista di leva del-la Folgore, Emanuele Scieri, originario di Siracusa e bru-talmente assassinato il 13 agosto 1999 nella caserma ‘Gamerra’ di Pisa da tre ex

caporali accusati di “Violen-za ad inferiore mediante omi-cidio pluriaggravato, in con-corso”.

L’avviso giudiziario che di solito prelude alla richiesta di rinvio a giudizio è stato noti-ficato agli ex caporali Andrea Antico, 41 anni, originario di Casarano (Lecce) e tutt’ora in servizio presso il 7o Reg-gimento Aves (Aviazione dell’Esercito) di Rimini; Ales-sandro Panella, 41 anni, nato

a Roma e residente a San Diego, in California, ma do-miciliato a Cerveteri (Roma); Luigi Zabara, 43 anni, nato in Belgio, a Etterbeeck, e re-sidente a Castro dei Volsci (Frosinone).

La ricostruzione della pro-cura militare (sulla stessa vi-cenda è in corso anche una inchiesta parallela della pro-cura ordinaria di Pisa) è a dir poco agghiacciante.

I tre caporali, effettivi al Reparto corsi del Car (il Cen-tro Addestramento Paraca-dutismo) della ‘Gamerra’, sono accusati di aver “ca-gionato con crudeltà la mor-te dell’inferiore in grado allie-vo-paracadutista Emanuele Scieri”.

Tutto è incominciato la notte del 13 agosto 1999, “tra le 22.30 e le 23.45”, quando i tre incontrarono Scieri men-tre stava per fare una telefo-nata col suo cellulare, poco prima di rientrare in came-rata. Lo fermarono e, quali-ficandosi come caporali del Reparto corsi e suoi supe-riori, gli contestarono di aver violato il divieto di usare cel-lulare. Subito dopo (“abu-sando della loro autorità”), lo costrinsero prima a “effettua-re numerose flessioni sulle braccia... mentre lo colpiva-no con pugni sulla schiena e gli comprimevano le dita del-le mani con gli anfibi, per poi costringerlo ad arrampicarsi sulla scala di sicurezza della vicina torre di prosciugamen-

to dei paracadute, dalla parte esterna, con le scarpe slac-ciate e con la sola forza delle braccia”.

Mentre stava risalendo – si legge ancora nell’avvi-so giudiziario - “Scieri veni-va seguito dal Caporale Pa-nella che, appena raggiunto, per fargli perdere la presa, lo percuoteva dall’interno della scala e, mentre il commilito-ne cercava di poggiare il pie-de su uno degli anelli di sali-ta, gli sferrava violentemente un colpo al dorso del piede sinistro; così facendo, a cau-sa dell’insostenibile stress emotivo e fisico subìto, pro-vocato dai tre superiori, Scie-ri perdeva la presa e precipi-tava al suolo da un’altezza non inferiore a 5 metri, in tal modo riportando lesioni gra-vissime”.

Immediatamente dopo la caduta, ricostruisce ancora la procura militare: “Panella, Antico e Zabara constatato che il commilitone, sebbene gravemente ferito, era anco-ra in vita” e, invece di soc-correrlo: “lo abbandonavano sul posto agonizzante deter-minandone la morte”.

Morte che, sempre secon-do la ricostruzione della pro-cura militare: “il tempestivo intervento del personale di Sanità militare, da loro pre-cluso, avrebbe invece potuto evitare”.

Parallelamente anche la Procura di Pisa è quasi pron-ta a chiudere le indagini sulla

morte di Scieri entro la fine di luglio prossimo.

L’inchiesta ordinaria è coordinata dal procuratore Alessandro Crini e nel fasci-colo degli indagati oltre ai tre ex caporali: Antico, Panella e Zabara, accusati di omicidio

volontario in concorso, risul-ta indagato anche il genera-le in congedo Enrico Celen-tano, all’epoca comandante della Folgore, per favoreg-giamento e false informazio-ni al Pm.

Fate circolare i documenti del PMLI

e gli articoli de “Il Bolscevico”

Com’è noto, da sempre, vige un ferreo silenzio stampa sul PMLI e “Il Bolscevico”. E non è prevedibile, nel breve periodo, che venga rotto, poiché tutti gli editori e i direttori dei media di destra e di sinistra borghesi non hanno l’interesse di far conoscere alle masse il PMLI e il suo organo perché essi sono i nemici strategici della classe dominante borghese. Dobbiamo quindi contare esclusivamente sulle nostre forze per propagandare la linea, le proposte, le rivendicazioni e le iniziative del PMLI attraverso “Il Bolscevico”, il sito del Partito, i volantinaggi, i banchini, le affissioni dei manifesti.Ci appelliamo a voi lettrici e lettori de “Il Bolscevico”, fautori del socialismo, democratici, antifascisti, simpatizzanti e amici del PMLI di darci una mano facendo circolare in rete i documenti del PMLI e i principali articoli de “Il Bolscevico”. Molte grazie.

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NON SIAMO SULLA STESSA BARCA

ANTICAPITALISTI

Lottare • per ottenere la piena copertura salariale e 1.200 euro al mese per chi è senza reddito e senza ammortizzatori sociali finché dura l’emergenza del Coronavirus• per il rafforzamento e lo sviluppo del sistema sanitario nazionale e l’abolizione della sanità privata• per l’abrogazione del titolo V della Costituzione e la relativa autonomia differenziata delle regioni • per l’abrogazione dell’articolo 81 della Costituzione che impone il pareggio di bilancio, della legge Fornero, del Jobs Act e dei decreti sicurezza • per la nazionalizzazione delle grandi aziende, comprese quelle farmaceutiche, e delle banche • per l’uscita dell’Italia dall’Unione europea imperialista considerando anche che non ha fatto nulla fin qui per aiutarci nella lotta contro il virus.

No alla militarizzazione del Paese e delle fabbriche, alla restrizione dei diritti democratico-borghesi, al controllo poliziesco, al divieto di scioperare e di protestare.  

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12 il bolscevico / PMLI N. 17 - 28 maggio 2020

Risoluzione dell’Organizzazione di Vicchio del Mugello (Firenze) del PMLI sull’Editoriale di Scuderi per il 43° compleanno del PMLI

“ApplichiAmo gli insegnAmenti di scuderi che hA tenutA ben drittA lA bArrA

dellA nAve proletAriA verso il porto dell’itAliA unitA, rossA e sociAlistA”

L’Editoriale del compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI, in occasio-ne del 43° della fondazione del Partito, ha un immenso valore sul piano strategico e tattico per il Partito, per i fautori del socialismo e il proletariato e per le masse lavoratrici tutti spe-cialmente ora con la pandemia in corso.

Tatticamente traccia la li-nea da seguire a breve-medio termine, e invita a non cade-re nel trabocchetto teso dalla classe dominante borghese e dei suoi governi che, approfit-tando dell’emergenza sanitaria, tendono a nascondere la bar-riera che separa gli interessi tra borghesia e proletariato e invi-tano a salire tutti sulla stessa barca quando, invece, come sottolinea il compagno, le bar-che sono due e con interessi contrapposti, quella borghese e quella proletaria, come del resto è emerso anche nel cor-so della stessa pandemia, con gli operai sacrificati nelle fab-briche in nome del dio profitto del capitalismo, quando invece sarebbe stato necessario, per l’emergenza sanitaria, fermare le aziende senza perdita di sti-pendio per i lavoratori.

Ma anche lo stesso sfascio della sanità pubblica, per opera dei governi, di tutti gli schiera-menti, succedutesi in questi anni, compresi i due governi Conte, che in questi mesi è co-stata decine di migliaia di morti, non ha certo risposto agli inte-ressi del proletariato. Come lo stesso “decreto rilancio” che conferma la prevalenza del governo del dittatore antivirus Conte a difendere gli interessi della borghesia e, prone alla vo-lontà di Confindustria, ha strac-

ciato dal provvedimento quel minimo di controllo pubblico, che poteva pur lontanamente avere una parvenza di naziona-lizzazioni, con l’ingresso dello Stato nel capitale delle aziende che riceveranno contributi sta-tali. In Mugello emblematico il caso del lavoratore licenziato perché reclamava i Dispositivi di protezione individuale (Dpi) per sé e gli altri lavoratori della raccolta differenziata rifiuti.

Si conferma ulteriormente una certezza storica per i mar-xisti-leninisti, che il proletariato e la borghesia sono contrappo-sti nei loro interessi, chi dice il contrario vuole lasciare lo “sta-tus quo” difendendo gli inte-ressi della seconda. Certo, ora questa contraddizione è emer-sa in modo prepotente perché c’è in gioco direttamente la salute dei lavoratori come non mai e in proporzione ancora nettamente maggiore rispetto all’ordinario, dove però, i capi-talisti non si sono certo peritati di fare morti per i loro interessi, vedi il caso llva di Taranto o le morti “bianche” di migliaia di lavoratori ogni anno, un elenco tragicamente infinito.

Apprezziamo molto la posi-zione ferma in difesa dei diritti delle lavoratrici e dei lavorato-ri espressa da Scuderi e non sottovalutiamo la questione: a molti di noi può sembrare scon-tato che il Partito non saltasse sulla barca borghese. Ma non lo è affatto, come non lo sarà mai in casi simili, basta guardare a come si comportarono i partiti ritenuti socialisti della Seconda Internazionale alla vigilia della prima guerra mondiale, quando sostennero le rispettive bor-ghesie nel macello imperialista. Questo per dire che non dob-

biamo essere superficiali e per apprezzarla fino in fondo, come merita, per essere sempre vigi-

lanti nel presente e nel futuro, perché questi sono quei “nodi e quegli incroci” della storia che

possono anche diventare dei cavalli di Troia per il proletaria-to. Strategicamente, Scuderi, riconferma quel grande patri-monio che è la linea proletaria rivoluzionaria del PMLI, che or-mai è un patrimonio del prole-tariato italiano e non solo, che guarda al presente e al futuro, non solo al passato dal quale trae le giuste lezioni.

Per la sua natura rapace di profitti, ma ancor di più ora con la vicenda della pandemia, il capitalismo non ha più “diritto di cittadinanza” per i lavorato-ri, dopo aver distrutto la sani-tà pubblica a favore di quella privata e senza aver procurato per tempo attrezzature sanitarie e Dpi; a quattro mesi da inizio pandemia siamo ancora a di-scutere della mancanza di ma-scherine, per dirne una, per non parlare di come ha lasciato mo-rire i nostri anziani nelle RSA, come abbiamo visto anche qui in Mugello, oppure senza assi-curare le necessarie attrezzatu-re sanitarie come in Lombardia e, non per ultimo, essere cor-responsabile della pandemia, probabilmente per lo sfascio e l’inquinamento ambientale. An-che se emergessero altre ipote-si sull’origine della pandemia, come del complotto di qualche Paese, Cina o Stati Uniti (che per inciso coprirebbero le loro gravissime responsabilità nella distruzione dell’ambiente), alla fine c’è un solo grande respon-sabile, l’imperialismo, per que-sto va cancellato dalla faccia della terra!

Scuderi con il suo importante Editoriale ci ricorda che dall’e-sperienza pandemica abbiamo ancora più motivi per lottare per il socialismo. Per primi noi Istanze di base del Partito che non possiamo rimanere inermi in questa situazione e che, per onorare a dovere le vittime del

popolo (il nostro pensiero va sempre agli anziani fatti morire come cani), occorre il più gran-de impegno in tal senso. Per cui bisogna migliorare la qualità delle nostre istanze, migliorare la propria conoscenza e capa-cità d’intervento nel territorio di competenza riportando, nelle dovute forme tra la popolazione e nei movimenti ai quali pren-diamo parte, gli insegnamenti dei cinque grandi Maestri del proletariato internazionale e la linea politica del PMLI, per con-tribuire a dare un corpo da Gi-gante Rosso al Partito del pro-letariato. Se c’è un rimpianto, è che ancora questo corpo non c’è, perché ben si legherebbe all’enorme potenziale ideolo-gico e politico per lo sviluppo della lotta di classe.

I lavoratori sperimentano come non mai, cos’è in realtà il capitalismo al di là delle parole edulcorate da chi ci governa, politici borghesi, e mass media; non dimentichiamoci che sia-mo giunti alla fase suprema del capitalismo, quella dell’impe-rialismo, prima delle rivoluzioni proletarie. Siamo coscienti che, come fece Lenin, di cui ricorre il 150° della nascita, oltre un secolo fa nella Russia zarista in situazione per certi aspetti simile, alla vigilia della “grande guerra”, Scuderi ha tenuto ben dritta la barra della nave prole-taria verso il porto dell’Italia uni-ta, rossa e socialista. E non un socialismo generico, ma che ha una bussola ben precisa, vale a dire il marxismo-leninismo pensiero di Mao, che è l’unica teoria capace di guidare i veri comunisti e il proletariato, quel-li dei due secoli passati come quelli del ventunesimo e dei se-coli futuri!

Organizzazione di Vicchio del Mugello del PMLI

VIOLEnza SuLLE dOnnE

a Reggio Calabria padre e figlio arrestati per maltrattamenti in famiglia

�Dal corrispondente dell’Organizzazione di Reggio CalabriaTra i tanti mali generati dal

capitalismo (il virus più perico-loso che noi marxisti-leninisti non ci stancheremo mai di combattere) c’è quello che ri-guarda la violenza di genere.

L’emergenza sanitaria cau-sata dal Covid-19, le misure re-strittive di lockdown imposte dal dittatore Conte, la convivenza forzata in casa con mariti pos-sessivi, hanno fatto registrare un aumento dei maltrattamenti subiti dalle donne all’interno delle mura domestiche.

Nei giorni scorsi a Pellaro, località poco distante da Reg-gio Calabria, una donna ha de-nunciato coniuge e figlio dopo essere stata brutalmente pic-chiata da entrambi.

Un episodio che avrebbe potuto avere risvolti ben più drammatici se la vittima non avesse avuto la forza e il corag-gio di scappare da casa e na-

scondersi dietro un’automobile per chiamare il 113. La donna ha poi mostrato i segni dei lividi e delle ecchimosi vistosamente presenti sul collo e sul volto.

Ad assistere all’aggressione il figlio più piccolo che, nel vano tentativo di difendere la madre, veniva spinto violentemente a terra dal padre riportando una lesione al gomito sinistro. Successivamente, il ragazzino sarebbe fuggito via per trovare ospitalità a casa di una zia.

Dopo la denuncia, gli aggres-sori, con alle spalle vari prece-denti penali, venivano arrestati per maltrattamenti, minacce e lesioni aggravate; un’ordinanza del Gip vietava ai due l’avvicina-mento alla parte offesa e a tutti i luoghi frequentati dalla don-na nonché il contatto con ogni mezzo per arrecarle molestia.

La vittima ha raccontato che i maltrattamenti e le vessazio-ni subite dal marito e dal figlio venivano perpetrati da diverso tempo ma, per non mettere a ri-

schio la “quiete familiare”, ave-va deciso di restare in silenzio.

L’ennesimo atto di violen-za maschile nei confronti delle donne consumatosi in famiglia le cui radici affondano nella di-visione della società in classi e nella cultura borghese che le considera schiave domestiche, senza diritti e subalterne al po-tere maritale e patriarcale.

Il ruolo che il capitalismo assegna alle donne è quello di fare figli, crescerli, accudirli, es-sere al servizio del marito, della famiglia e della casa, garanten-dosi in questo modo, senza gli inevitabili costi che compor-tano i servizi sociali in questo ambito, la riproduzione della forza-lavoro.

Solo attraverso la lotta di classe, che oggi più che mai deve continuare, e la lotta per la conquista del socialismo, l’u-nico sistema in grado di attac-care e distruggere le basi mate-riali su cui poggia l’oppressione della schiavitù domestica fem-

minile, sarà finalmente possibi-le costruire un rapporto parita-rio tra uomo e donna.

Roma 17 giugno 2015. Franco Dreoni durante il corteo per la manifesta-zione nazionale della CGIL contro i voucher di Renzi (foto Il Bolscevico)

Indirizzo di posta elettronica di Campobasso

L’Organizzazione di Campobasso del PMLI ha attivato la casella di posta elettronica. L’indirizzo è:

[email protected]

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N. 17 - 28 maggio 2020 cronache locali / il bolscevico 13Comunicato dell’Organizzazione di Rufina (Firenze) del PMLI

SOLIdaRIetà MILItante deL PMLI aLLe aSSOCIazIOnI dI LOnda vIttIMe dI attI vandaLICI FaSCIStI

L’Organizzazione di Rufi-na del PMLI esprime la propria solidarietà militante antifasci-sta nei confronti delle strutture e delle organizzazioni prese di mira dagli atti vandalici la notte del 10 maggio a Londa.

Le sedi delle Associazioni “Arcieri del Lago”, “Mosca Club Valdisieve” e del Centro Visite del Parco delle Foreste Casen-tinesi, Monte Falterona e Cam-pigna poste presso lo Chalet del Lago di Londa sono state devastate, e su una vetrata del-la Casa del Popolo e la colon-na all’ingresso della sede delle sezioni locali ANPI, ARCI, PD e Centro Sinistra per Londa, sono state disegnate la croce uncina-ta e le parole “sieg heil Htler”, firma della vigliaccheria neofa-scista e neonazista che si co-pre con l’oscurità della notte per scorrazzare indisturbata anche nel nostro territorio facendo la

loro squallida e nera propagan-da.

Sarebbe servito da sempre qualcosa in più nella condanna e nella repressione di quell’a-pologia del fascismo che in fin dei conti i nostri governanti na-zionali, così come gli ammini-stratori locali, hanno rilanciato più a chiacchiere che nei fatti, disapplicando le leggi esistenti in materia di antifascismo come la XII disposizione transitoria fi-nale della Costituzione, la legge Scelba e la legge Mancino, che porterebbero quantomeno alla messa al bando delle organiz-zazioni neofasciste che affon-dano le loro radici in una ideolo-gia criminale e di sopraffazione, che per un ventennio ha gene-rato nel nostro Paese violenze, sofferenze, guerra e morte, sul-la base della quale ancora oggi modellano le loro azioni.

Su questo ci troviamo di fron-

te ad una consolidata inconsi-stenza delle Istituzioni che oggi non rappresentano nella ma-niera più assoluta neppure un semplice argine agli atti fasci-sti, razzisti, xenofobi e nazio-nalisti dei gruppi neofascisti e neonazisti, ai quali si è addirittu-ra permesso di partecipare alle elezioni in varie tornate locali e nazionali. Cambiano i governi ma non cambia la sostanza.

Noi intendiamo rinnovare il nostro appello soprattutto alle masse popolari locali e alle se-zioni ANPI – baluardi e sentinel-le dell’antifascismo -, ricordando che chiedere lo scioglimento e la condanna giuridica dei gruppi neofascisti e neonazisti in base alle leggi vigenti è giusto, e an-che noi lo chiediamo, ma lo fac-ciamo in un quadro diverso, poi-ché occorre andare oltre i limiti costituzionali (o dei suoi bran-delli ancora presenti), poiché è

un’evidenza che non può esse-re ignorata; appiattirsi su que-sta Costituzione che ha sem-pre consentito ai vecchi fascisti di esistere e agire indisturbati, e a quelli mascherati da demo-cratici di forzarla, stravolgerla e demolirla per impiantare il regi-me neofascista attuale, significa giocare a carte truccate e per-dere la battaglia in partenza.

Se si vuole davvero libera-re il Paese e i nostri territori dal fascismo occorre dare alla bat-taglia antifascista un chiaro e solido orizzonte anticapitalista. Il fascismo è una forma della dittatura della classe dominan-te borghese che essa alterna e mescola con la forma liberale e democratico-parlamentare a suo piacimento a seconda della situazione economica e politica del momento. Il nazionalismo patriottardo e imperialista, il raz-zismo e la xenofobia, da sem-

pre inseparabili dal fascismo, servono appunto a dirottare la rabbia delle masse verso falsi nemici esterni e interni, mante-nendo al riparo la borghesia na-zionale e il sistema capitalista che quei mostri porta sempre in grembo.

Per noi la lotta al fascismo è inseparabile dal quella contro il capitalismo - che ne è il padre -, per il socialismo; questa via è l’obiettivo che tutti gli antifasci-sti devono darsi oggi se voglio-

no contrastare efficacemente e sconfiggere per sempre il fasci-smo e i suoi rigurgiti nel nostro Paese e anche nel nostro terri-torio.

Partito marxista-leninista italiano

Organizzazione di RufinaRufina, 15 maggio 2020

Il comunicato è stato rilancia-to integralmente dal giornale on line OkValdisieve e da “Il Gallet-to - il giornale del Mugello”.

Manifestazione davanti la Prefettura

In PIazza a COSenza PeR I SuSSIdI e gLI aLLOggI POPOLaRI

�Dal corrispondente della CalabriaLunedì 11 maggio una cin-

quantina di appartenenti al co-mitato “PrendoCasa” si sono date appuntamento in piazza XI settembre a Cosenza, da-vanti agli uffici della prefettura, per denunciare la mancanza di sussidi per le famiglie più biso-gnose e l’ormai cronica caren-za di alloggi popolari. Oltre ai vari striscioni, ogni manifestan-te ha portato con sé una casset-ta vuota a simboleggiare il gra-ve stato di povertà delle famiglie cosentine che non possono più riempirle di generi alimentari perché i buoni spesa non sono stati erogati.

La manifestazione - sfocia-ta in protesta - ha coinvolto an-che commercianti e baristi della zona che, essendo stati costret-ti a chiudere i loro esercizi a causa dell’emergenza corona-virus, senza ricevere alcun aiu-to dallo Stato non riescono più a sopravvivere.

Gli animi si sono surriscalda-ti quando un gruppo di manife-

stanti - cassette alla mano - ha tentato di entrare nel palazzo del governo per ottenere rispo-ste concrete dalla prefetta che vergognosamente non si fa né sentire né vedere da mesi. Uno di loro è stato brutalmente bloc-cato e denudato dai poliziotti che lo hanno afferrato dalla ma-glietta riducendogliela a bran-delli.

Da tempo in città si respira un clima di tensione; un mix di rabbia e delusione nei confron-ti delle istituzioni democratico borghesi per l’incapacità dimo-strata ad attuare tempestiva-mente quei provvedimenti ne-cessari a non fare precipitare nel baratro una popolazione co-stituita anche da lavoratori im-piegati in nero, che vivono alla giornata. Fortemente contestati governo, regione e comune.

In un post del comitato su Facebook, si può leggere: “La crisi è dura e profonda, i cosen-tini hanno dimostrato responsa-bilità, le istituzioni assolutamen-te no. L’intervento del governo è insufficiente. Comune e regio-

ne risultano totalmente assen-ti dalla scena. Sospensione di bollette e affitti, reddito di base. Misure fattibili che darebbero sollievo a tanti e tante che stan-no affrontando questa dramma-tica fase in assoluta solitudine. Santelli (governatrice della Ca-labria, ndc) invece di andare in TV offra risposte concrete ai calabresi. Aveva promesso, un mese fa, 25 milioni per i ceti più deboli, che fine hanno fatto?

Questo è solo un piccolo esem-pio di promesse disattese. Oc-chiuto e i consiglieri comunali, incollati alla poltrona, stanno di-mostrando il totale disinteresse nei confronti dei cittadini. Quali sono le misure previste dal co-mune? Finora solo chiacchie-re. Incapaci anche di nominare, per beghe di palazzo - conclude il comunicato - i revisori dei con-ti senza i quali non si può proce-dere alla variazione di bilancio”.

Cosenza, 11 maggio 2020. Manifestazione davanti la Prefettura organiz-zata dal comitato “PrendoCasa”, per i sussidi e gli alloggi popolari

COMunICatO deLL’ORganIzzazIOne dI BIeLLa deL PMLI

I marxisti-leninisti rendono onore

alla compagna del PRC giuseppina Bianchi

L’8 maggio 2020 ci ha la-sciati per sempre la compa-gna di Rifondazione comu-nista, Giuseppina Bianchi. L’Organizzazione biellese del Partito marxista-lenini-sta italiano (PMLI) le ren-de onore e la ricorda come un’instancabile e inflessibi-le compagna comunista da sempre impegnata nelle lot-te in sostegno dei diritti del-le lavoratrici e dei lavoratori, delle masse popolari e per la tutela dell’ambiente. È stata promotrice della nascita di innumerevoli movimenti de-mocratici contro la devasta-zione dei territori, per la di-fesa dei diritti dei carcerati, a favore delle battaglie inter-nazionaliste contro le guerre imperialiste d’aggressione, in prima linea nelle celebra-zioni del Primo Maggio, del 25 Aprile e per la comme-morazione del 100° Anni-versario della vittoria della Rivoluzione d’Ottobre, nel novembre 2017, presso il Salone “Di Vittorio” della Ca-mera del Lavoro di Biella.

La compagna Giuseppina animò l’Associazione “Spri-gioniamodiritti” contro le vio-lente imposizioni operate da una vecchia e reazionaria amministrazione penitenzia-ria biellese che tentò di can-cellare i più elementari dirit-ti dei detenuti reclusi nella “Casa circondariale” cittadi-na.

Animatrice del “Gruppo NO TAV biellese” nato per sostenere le lotte della popo-lazione della Valsusa contro la costruzione del TAV, un’o-pera inutile e dispendiosa portatrice di distruzione am-bientale ed esclusivo arric-chimento dei “signori del ce-mento”.

La compagna Giuseppina non mancò di dare il proprio essenziale contributo all’As-sociazione “Biellesi per la Palestina libera” che rivendi-cava la restituzione delle ter-re confiscate e occupate da Israele in rispetto alle molte-plici risoluzioni dell’ONU che il governo fascista e imperia-lista d’Israele non ha mai ri-spettato.

In tutte queste battaglie Giuseppina ha sempre desi-derato l’unità d’azione tra tut-ti i movimenti, gruppi e partiti autenticamente progressisti e comunisti, ricercando in tal senso la collaborazione po-litica con l’Organizzazione di Biella del PMLI. La stret-ta cooperazione politica tra PRC e PMLI biellesi è sta-ta menzionata durante l’o-dierna orazione funebre in memoria di Giuseppina pro-nunciata dalla compagna Lu-cietta Bellomo, Segretaria della Federazione biellese del Partito della Rifondazio-ne Comunista, che ringrazia-mo sentitamente.

Cara compagna Giusep-pina, lavorando politicamen-te al tuo fianco abbiamo po-tuto apprezzare il rigore e la precisione con cui affronta-vi qualsiasi incarico ti venis-se assegnato. Quando veni-va istituita la “cassa comune” delle varie associazioni, per fare fronte alle spese corren-ti, il nome della tesoriera era sempre e solo il tuo perché tutti sapevamo che con te i conti tornavano, immanca-bilmente, fino all’ultimo cen-tesimo.

Un saluto a pugno chiuso compagna Giuseppina!

Per il PMLI.Biella Gabriele Urban

Biella, 11 maggio 2020

11 maggio 2020. La cerimonia funebre per Giuseppina Bianchi svoltasi a Occhieppo inferiore (Biella). Al centro le bandiere del PMLI listate a lutto (foto Il Bolscevico)

Il marchIo del movImento 5 Stelle SuI progettI ambIentalI delle Scuole ItalIanedi Antonio Mazzeo -

MessinaDopo la dilagante aziendaliz-

zazione e privatizzazione del si-stema scolastico italiano e l’oc-cupazione degli spazi educativi e della didattica da parte delle transnazionali energetiche, ali-mentari e farmaceutiche, dei club service e delle forze arma-te nazionali e Nato, sono i par-titi a mettere marchi e mani sul-la scuola.

A fare da apripista il Movi-mento 5 Stelle della ministra dell’Istruzione Lucia Azzoli-na. Con un comunicato del 15 maggio, i pentastellati fanno sa-pere che “si è conclusa la con-sultazione attraverso la quale gli iscritti abilitati al voto hanno potuto decidere a quali proget-ti, tra quelli presentati dagli isti-tuti scolastici della propria re-gione nell’ambito dell’iniziativa Facciamo Ecoscuola, destina-re gli oltre 3 milioni ricavati dal

taglio stipendi dei parlamentari del MoVimento”. Grazie all’im-mancabile piattaforma dell’As-sociazione Rousseau, quasi quarantamila grillini avrebbero espresso la loro preferenza per uno dei “1.000 progetti ritenuti idonei in tutto il Paese, con fina-lità di efficientemente energeti-co, installazione di impianti foto-voltaici, di messa in sicurezza di aule e palestre, mobilità soste-nibile, percorsi formativi, ecc.”.

Facciamo Eco-scuola è sta-to lanciato nell’autunno 2019 dai parlamentari M5S grazie ad innumerevoli incontri pub-blici e conferenze stampa a cui non hanno fatto mancare la loro presenza al tavolo dirigenti sco-lastici e insegnanti. Ciò, nono-stante nel bando di concorso i pentastellati avessero “chiarito che, nel rispetto delle disposi-zioni normative vigenti in mate-ria, nessuna scuola sarà chia-mata a partecipare attivamente ad eventi di natura politica, né

saranno richieste forme di pub-blicizzazione dell’iniziativa da parte delle stesse”.

Ad oggi i pentastellati non hanno reso note le istituzio-ni scolastiche vincitrici dei bo-nus finanziari del concorso “am-bientale”. Da un post pubblicato il 13 maggio sul profilo Face-book scolastico dalla dirigen-te dell’I.C. “Cannizzaro-Galatti” di Messina, dott.ssa Giovanna Egle Candida Cacciola, si evin-ce tuttavia che la scuola ha ot-tenuto i favori dei pentastellati siciliani. “Cari docenti, persona-le Ata, studenti, genitori, amici e parenti, siamo lieti di presen-tarvi il progetto approvato dagli OO.CC. Uno scuolabus per tut-ti, tutti per lo scuolabus, iden-tificato con il n. #1106”, scrive la preside. “Grazie al progetto Facciamo Eco-scuola potrem-mo ottenere un finanziamen-to per acquistare uno scuola-bus per i nostri bambini”. Nel post non c’è però alcun accen-

no all’ingombrante finanziato-re-promotore-sponsor né all’im-porto del premio.

È la parlamentare messi-nese di M5S, Angela Raffa, a fornire le informazioni omes-se. “Sono stati 182 i proget-ti presentati dagli istituti scola-stici della Sicilia per migliorare le proprie scuole”... “Le somme disponibili dovrebbero essere sufficienti per finanziarie i primi 17 o 18 più votati online dagli iscritti M5S”. Al 13° posto della graduatoria compare il progetto #1106 Uno scuolabus per tutti, tutti per lo scuolabus! che rice-verà 20.000 euro dal Movimen-to. I voti riportati sarebbero ap-pena 52, così come 134 per il progetto primo classificato, La scuola, si cura… Davvero po-chi i militanti siciliani espressisi con Rousseau. Come abbia fat-to M5S a totalizzare 38.346 pre-ferenze in tutta Italia è un miste-ro tutto da chiarire.

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14 il bolscevico / lettere e locali N. 17 - 28 maggio 2020

Le accuse sono corruzione, falso ideologico e rivelazione di segreto di ufficio

Chiesto daL Gip L’arresto dei parLamentari forzisti Cesaro e pentanGeLo

I due compari si coprono dietro l’immunità parlamentare. Indagato il capogruppo PD alla regione Casillo �Redazione di Napoli Il Giudice per le indagini

preliminari (Gip) del Tribuna-le di Torre Annunziata, Maria Concetta Criscuolo, ha ac-colto le richieste della Pro-cura vesuviana effettuando, lo scorso 15 maggio, decine di arresti e diverse ordinanze di custodia cautelari nei con-fronti di imprenditori, funzio-nari pubblici e liberi profes-sionisti.

I reati contestati dal tito-lare dell’indagine, il Pubbli-co ministero (Pm) Pierpaolo Filippelli, sono corruzione propria, falso ideologico in atto pubblico e rivelazione di segreto di ufficio cui sono seguite anche sequestri di notevoli somme di denaro e di altri beni, proventi per lo più della amplissima rete di corruzione che ha coinvolto anche due parlamentari di Forza Italia, il senatore Cesa-ro e il deputato Pentangelo.

I due ex presidenti della provincia di Napoli, desti-

natari di due ordinanze di custodia cautelare agli ar-resti domiciliari, si coprono, per ora, dietro l’immunità parlamentare, ma le accuse sono particolarmente gravi e portano ai rapporti con l’im-prenditore Adolfo Greco, già destinatario nel 2018 di una ordinanza di custodia cau-telare in carcere per reati di estorsione con aggravante camorristica e nel 2019 per concorso esterno in associa-zione camorristica per i rap-porti con il clan dei Casalesi, in particolare con il gruppo Zagaria.

Punto centrale dell’inchie-sta è il tentativo da parte del-le istituzioni locali in camicia nera di riconvertire l’ex area industriale Cirio, dismessa, e creare non nuove forme di occupazione ma una edilizia residenziale speculativa per fare sorgere 330 apparta-menti.

La piovra camorristica non ci mette molto tempo ad ag-guantare il denaro destinato

all’area sita a Castellammare di Stabia, l’ex Stalingrado del Mezzogiorno. Proprio il plu-rinquisito pescecane Greco presentava un progetto di recupero e riqualificazione della zona e si accordava nel 2013 con il consigliere regionale Mario Casillo, ca-pogruppo del PD, “affinché intervenisse - afferma una nota stampa della procura oplontina - sugli esponenti di tale partito politico per il riti-ro di numerosi emendamenti proposti nel corso dell’iter modificativo della legge”. In cambio di tale condotta lo stesso capogruppo chiedeva l’affidamento dei lavori di im-piantistica elettrica a una dit-ta indicata da un esponente politico stabiese del PD, tale Gennaro Iovino. Ma il proget-to sfumava e, dopo questo fallimento, Greco e compari cambiavano referente poli-tico rivolgendosi a Antonio Pentangelo (FI) all’epoca vi-cepresidente della provincia di Napoli dal quale otteneva

la nomina di un commissa-rio ad acta nell’agosto 2015 – nella persona di Maurizio Biondi, architetto, agli arre-sti domiciliari dopo la misu-ra del Gip - per il rilascio del permesso a costruire. Ma Biondi risultava uomo forte collegato anche all’attuale parlamentare di Forza Italia Luigi Cesaro (ex autista del boss della camorra Raffaele Cutolo) da uno stretto rap-porto personale e professio-nale e al figlio di questi con cui proprio Biondi condivide-va lo studio professionale.

Per tale nomina pilotata Greco e compari corrispon-devano a Pentangelo un oro-logio Rolex di ingente valore e a Cesaro 10mila euro in contanti; al partito di Berlu-sconi veniva inoltre conces-so un immobile nella centrale piazza Bovio n. 8 a Napoli da adibire a locale sede di For-za Italia dimezzando quasi il canone locativo, prometten-do di fornire sostegno per la campagna regionale del

2015 al figlio di Cesaro.La tela corruttiva non si

fermava con Greco che cor-rispondeva altri 12mila euro a Biondi e 8mila a un altro ingegnere al fine di avere la determinazione commissa-riale che di lì a poco Greco ottenne. Per chiudere il cer-chio, Greco aveva poi allar-gato a macchia d’olio suc-cessivamente la corruzione “agganciando” anche alcuni impiegati dell’Agenzia del-le Entrate (tutti arrestati) per ammorbidire le verifiche fi-scali sulle sue aziende.

Oltre alle misure cautelari disposte, la Procura di Torre Annunziata ha indagato il ca-pogruppo del PD alla Regio-ne Campania, Mario Casillo, e il suo capobastone locale, Gennario Iovino, per il delitto di traffico di influenze illecite per cui, nonostante non sia prevista la misura cautelare, la pena è fino a quattro anni e sei mesi di reclusione.

Nicola Morra (M5S), pre-sidente della Commissione

parlamentare Antimafia, ha chiesto le dimissioni di Pen-tangelo dalla Commissione stessa.

Ancora una volta emer-ge il malaffare collegato a doppio filo con la camorra e i pescecani imprenditoriali che niente hanno a che fare col rilancio di una delle zone industriali più importanti del-la provincia di Napoli, l’area stabiese. Solo speculazione edilizia e nessuna riconver-sione dell’area con una nuo-va e moderna industrializza-zione che porti finalmente posti di lavoro ai numerosi giovani disoccupati che dalle pendici del Vesuvio sono co-stretti ogni anno a emigrare per essere sfruttati o super-sfruttati nei paesi dell’Unione europea imperialista.

Per l’area torrese-stabiese serve lavoro, sviluppo e in-dustrializzazione per scon-figgere la piovra camorristica e i suoi lacché che ancora opprimono i bellissimi terri-tori vesuviani.

sono socio di una coop sociale e

sanitaria, posso iscrivermi al partito?

Ho letto sul vostro sito i re-quisiti che bisogna avere per iscriversi al Partito. Forse ho frainteso o capito male e vor-rei indicazioni e chiarimenti a riguardo, si può fare parte del Partito solo se si è operai o contadini?

Io sono un Oss lavorato-re dipendente di una coop sociale che lavora in ambito sociale e sanitario. Per esse-re precisi sono dipendente e socio in quanto al momento del passaggio a tempo inde-terminato avvenuto 11 anni fa sono diventato anche socio, come più della metà dei lavo-ratori di questa cooperativa sociale, che tra soci-dipen-denti e dipendenti ha circa 300 lavoratori alle spalle di cui Oss, infermieri, educatori

professionali, psicologi, pe-dagogisti, ecc.

Grazie mille.Michele, via e-mail

da anni “il manifesto” trotzkista è

sostanzialmente prono alla borghesia

mondiale e all’imperialismo Usa

Come sempre con estre-ma lucidità e capacità anali-tica, il nostro “Il Bolscevico”, segnatamente nell’articolo “’Il manifesto’ trotzkista sdraiato a difesa del dittatore Conte” (numero scorso) analizza e demistifica il foglio trotzkista. Come marxisti-leninisti sa-remmo tutti/e autorizzati/e a chiedere i danni per l’abuso del nome, trattandosi ormai di un giornale assolutamente

indegno di fare riferimento ai Maestri e a quel capolavoro che è “Il Manifesto del Par-tito Comunista” del 1848, di Marx e Engels, cui il presunto “manifesto” si riferisce ormai come a qualcosa di assoluta-mente “altro”; come l’attuale sedicente Partito Comunista Cinese pretende di rifarsi a quello di Mao, avendone in realtà tradito l’intima essenza.

In realtà, come mi è suc-cesso di osservare negli ul-timi tempi, quando mi capita di leggere o anche di sfoglia-re il giornale della Rossanda e Castellina (Pintor non c’è più, ma anche lui) i motivi per un’arrabbiatura ci sono. Pre-

scindo dal “Fatto quotidiano”, da sempre schierato con le istanze più razziste dei 5 Stel-le, come l’articolo del nostro giornale segnala puntualmen-te, e vengo al “manifesto”. Prima di tutto, un plauso in più a “Il Bolscevico”, perché giustamente definisce Giu-seppe Conte un “dittatore”, nell’accezione moderna del termine, non in quella antica (degli Antichi Romani), dove, con tutto il disprezzo per l’or-ribile imperialismo romano, che creò morte, distruzione, miseria, facendo schiavi in tutto il mondo allora cono-sciuto, esso comunque usa-va il termine “dictator” sem-

plicemente come equivalente di “comandante”, dove si può intendere anche un generoso comandante guerrigliero, pur se non marxista-leninista, come ci ricorda sempre be-nissimo il Segretario genera-le Giovanni Scuderi nel suo mirabile opuscolo su “Che” Guevara.

Ricordiamo in molti, come all’avvento del primo governo Craxi, agosto 1983, il gior-nale trotzkista abbia sostan-zialmente salutato (pur con qualche “prudente riserva”, nello stile classico della “sini-stra” borghese), il primo “Pre-sidente del Consiglio italiano non democristiano” ma, al di là del doveroso (per quella fazione politica) riconosci-mento per colui che aveva bandito ogni tentazione neo-frontista nel PSI, schierandosi anche teoricamente (a livello pratico il Partito Socialista era riformista e liberal-borghese da decenni) con il capitalismo integrale, sono da segnalare gli articoli di cultura varia, in cui si inneggiava a pensatori e scrittori lontanissimi da ogni prospettiva marxista-lenini-sta, esaltando figure come Louis-Ferdinand Céline, Yu-kio Mishima (autori dell’e-strema destra), come anche a cineasti americani quan-tomeno ambigui, esaltando come “quasi comunista” uno chansonnier senz’altro bra-vo e musicalmente efficace come Bruce Springsteen, detto dagli aficionados “the Boss”, che, se all’epoca criti-cava Reagan, non ha mai fat-to altrettanto con i presiden-ti “democratici” che, molto

spesso, non hanno neppure salvato le forme (Bill Clinton non era meno guerrafondaio di Reagan).

Leggendo questi passi del “manifesto” viene in men-te quanto, ancora una volta, scriveva il Segretario gene-rale, Giovanni Scuderi, nel 1993 in “Fare il bilancio della storia del movimento operaio per sapere cosa fare oggi”: “La chiesa cattolica, Hitler, Mussolini, Fini, Togliatti, Ber-linguer, parlano di terza via. Lo stesso fanno Cossutta e Garavini e gli altri lustrascar-pe della borghesia”. Ecco cosa sono quelli del “manife-sto”, che ingiustamente gode ancora, in certi ambiti, del riconoscimento di essere un “giornale alternativo e antim-perialista”, quando invece da anni è sostanzialmente pro-no alla borghesia mondiale e all’imperialismo Usa.

Ecco che, richiamando l’insegnamento dei Maestri, ci soccorre Lenin: “I comu-nisti hanno il dovere di non tacere le debolezze del loro movimento, anzi criticar-le apertamente, per libe-rarsene al più presto e nel modo più radicale. A tal fine è necessario definire con-cretamente, soprattutto in base all’esperienza pratica di cui ormai disponiamo, il contenuto dei concetti di ‘dittatura del proletariato’ e di ‘potere sovietico’” (Lenin, Tesi sui compiti fondamentali del II Congresso dell’Interna-zionale Comunista, 4 luglio 1920, Opere complete, Vol. 31).

Eugen Galasso - Firenze

Richiedete l’opuscolon. 13 di Giovanni Scuderi

Le richieste vanno indirizzate a: [email protected]

PMLIvia A. del Pollaiolo, 172/a - 50142 Firenze - Tel. e fax 055 5123164

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496 pagine

608 pagine

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N. 17 - 28 maggio 2020 esteri / il bolscevico 15Guerra fredda tra le due superpotenze imperialiste

Gli Usa accUsano la cina di essere all’oriGine del coronavirUs

Pechino: “Solo bugie, dove sono le prove?” L’Ue chiede un’indagine indipendenteGiusto quattro mesi fa, il 15

gennaio, Usa e Cina firmava-no alla Casa Bianca un accor-do non di pace ma di tregua nella guerra commerciale a col-pi di dazi tra le prime due super-potenze imperialiste mondiali. Nel momento in cui l’economia americana iniziava a dare se-gnali di rallentamento, l’impe-gno della Cina a aumentare le importazioni di prodotti agrico-li dagli Usa rappresentava per Donald Trump un risultato da spendere con ampio risalto nel-la già iniziata campagna elet-torale per le presidenziali del prossimo novembre. Ma l’atmo-sfera da passaggio “storico” di-pinta dal presidente americano e la sottolineatura che “Cina e Usa possono appianare le dif-ferenze e trovare soluzioni ai problemi basate sul dialogo” del vice premier cinese Liu He sono già un ricordo sbiadito; il 15 maggio la Casa Bianca an-nunciava nuove sanzioni contro il gigante cinese delle teleco-municazioni Huawei, accusato di aggirare i controlli americani sulle esportazioni, e Pechino ri-spondeva minacciando ritorsio-ni con la sospensione degli ac-quisti di aerei Boeing e l’avvio di indagini sul comportamento su sicurezza informatica e regole antitrust di società statunitensi come Qualcomm, Cisco e Ap-ple che dipendono fortemente dal mercato cinese. La ripresa della guerra commerciale, pre-ludio di un conflitto economico globale, è comunque solo un aspetto di quella che è oramai definita una guerra fredda tra le due superpotenze imperialiste, uno scontro a tutto campo che Trump ha riacceso accusando la Cina di essere responsabile

dell’epidemia e alimentando la vergognosa guerra con Pechi-no ma anche contro gli alleati europei, per comprare a suon di milioni di dollari l’esclusiva sul futuro vaccino.

Trump ha gestito la crisi sa-nitaria in modo arrogante e di-sastroso per le masse popolari; pur sapendo che il sistema sa-nitario privato americano avreb-be abbandonato alla sorte mi-lioni di americani delle fasce più povere, tanto da mettere in conto almeno 100 mila morti, trattava l’epidemia come fosse una comune influenza prima-verile che a suo dire sarebbe finita entro Pasqua e assiste-va all’impennata della disoccu-pazione, facilitata dalla man-canza di qualsiasi protezione sociale. Questo comportamen-to e le avvisaglie della prossi-ma crisi economica alla qua-le la Casa Bianca si presenta già con un debito federale che supera il record della Seconda Guerra Mondiale, portavano tra le altre a una significativa ca-duta di consensi dell’aspirante al secondo mandato presiden-ziale; il suo slogan di mantene-re al primo posto nel mondo l’A-merica non aveva la presa di un tempo. Per recuperare, niente di meglio che rilanciare l’attac-co alla prima concorrente im-perialista globale, quella cinese arrivata a rosicchiargli consen-si persino a Tel Aviv dal fidatis-simo alleato sionista con accor-di commerciali nel campo delle strategiche nuove tecnologie e per la costruzione di un nuovo terminal commerciale nel porto di Haifa, lungo la nuova Via del-la Seta. Nella improvvisa e ra-pida visita del 13 maggio a Tel Aviv, il segretario di Stato ame-

ricano Mike Pompeo ha parlato con i due leader del nuovo go-verno di coalizione Benjamin Netanyahu e Benny Gantz dei problemi del varo dell’esecuti-vo ma forse anche degli inve-stimenti cinesi. E il giorno suc-cessivo l’ambasciata cinese a Tel Aviv sottolineava tra le altre l’importanza dei legami tra Pe-chino e Tel Aviv e della coope-razione economica “win-win”, di mutuo beneficio.

Un punto debole di Xi sta cer-tamente nella gestione della cri-si sanitaria partita da Wuhan o da altre zone del paese. La vera storia di come è nata la crisi sa-nitaria e economica del corona-virus è tutta da scrivere, scandi-ta da una serie impressionante di false notizie, occultamenti e depistaggi da parte anzitutto della Cina ma anche degli altri paesi imperialisti che su un pun-to hanno operato in piena con-cordia, nel subordinare la salute dei popoli agli interessi econo-mici capitalistici. In una prima fase la parola d’ordine è stata nascondere o minimizzare. In Cina dai mortali “casi di polmo-nite di origine sconosciuta” del novembre 2019, ai casi di mor-ti per Covid del dicembre 2019 registrati nella città di Wuhan non succedeva niente fino al 20 gennaio quando il presidente Xi Jinping annunciava l’emergen-za nazionale; negli Usa dove dal rapporto del ramo sanitario dell’intelligence militare sull’e-mergere di una nuova epidemia in Cina del 28 novembre 2019, trasmesso velocemente al Pen-tagono e alla Casa Bianca, nul-la si muoveva e non basterà ne-anche la conferma del primo caso mortale negli Usa alla fine di gennaio a smuovere Trump

che solo il 13 marzo dichiarerà l’emergenza nazionale. Da con-trolli successivi risulterà che il virus girava anche per l’Europa, certo in Francia già a novembre 2019.

Se a Taiwan dal 3 gennaio, contrariamente alle rassicura-zioni dell’organizzazione mon-diale della sanità (Oms) partiva la prevenzione con il control-lo della temperatura negli arri-vi da Wuhan, tra Washington e Pechino si pensava alla tre-gua nella guerra commercia-le sulla base dell’intesa definita il 13 dicembre e formalizzata il 15 gennaio. Questa era in quel momento una delle principali preoccupazioni di Trump e Xi, mentre il virus dilagava.

A fine aprile Trump cambia-va linea e passava all’attacco frontale a Pechino. Precedu-to il 15 aprile dall’annuncio del taglio dei finanziamenti all’Oms colpevole di aver coperto “la di-sinformazione cinese”. Un col-po facile all’organizzazione del-le Nazioni Unite, di cui gli Usa sono i principali finanziatori pubblici, superiori solo a quelli del magnate americano Bill Ga-tes, che è di fatto “l’azionista pri-vato” di controllo dell’Oms gui-data formalmente dall’etiope Tedros Adhanom Ghebreyesus, insediato nel maggio 2017 sul-la poltrona di direttore generale col determinante appoggio del-la Cina. Un favore che il dirigen-te ha restituito assecondando le coperture di Pechino per arriva-re solo al 22 gennaio a lancia-re con colpevole ritardo l’allar-me sulla pericolosità del virus, a pandemia già conclamata.

A più riprese da Washing-ton partiva l’accusa che il virus era stato costruito o perlomeno

era sfuggito al controllo dei tec-nici nel laboratorio di Wuhan, costruito con la collaborazione della Francia e dove hanno la-vorato tecnici americani e au-straliani. È possibile, anche se al momento resta più credibile la posizione di un consistente numero di scienziati sullo svi-luppo naturale del virus.

A Trump, che il 30 aprile so-steneva di avere le prove “molto credibili” che il virus fosse par-tito dal laboratorio di Wuhan, Pechino rispondeva che erano solo bugie e sfidava l’avversario a mostrarle. Gioco facile ricor-dare che quando l’imperialismo americano decide di passare all’aggressione non ha remore a costruirsi prove false, dall’as-salto navale a un incrociatore Usa nel golfo del Tonchino in-ventato nel 1964 per invadere il Vietnam a quelle presentate da George W. Bush nel 2003 sul possesso di armi di distruzione di massa, mai trovate, da parte del regime di Saddam Hussein per invadere l’Iraq. “La Cina farà il possibile per non farmi rieleggere” raccontava Trump nella lunga intervista del 3 aprile all’agenzia Reuters dove tuona-

va di nuovo contro le responsa-bilità di Pechino “nella gestione disastrosa del Covid 19”, che tra l’altro era pressoché identica a quella delle sua amministra-zione. Il 3 maggio Pompeo le ri-lanciava chiamando a raccolta gli alleati.

Tra i misfatti di Pechino ci sono l’azione diplomatica che ha enfatizzato gli aiuti invia-ti agli altri paesi e sollecitato commenti positivi soprattutto in Europa, le pressioni sulla Ue, ricattabile con gli affari, per am-morbidire le sue condanne sulle “interferenze cinesi e russe” che erano contenute nel rapporto dell’Alto rappresentante dell’U-nione per gli affari esteri e la po-litica di sicurezza, il socialista spagnolo Josep Borrell. Messa nel mezzo l’Ue ha chiesto un’in-dagine indipendente. Non ba-sterà se Trump continuerà sulla rotta di collisione con Xi, fino a “tagliare l’intero rapporto con la Cina”, che prescinde dalle mo-mentanee esigenze della cam-pagna elettorale presidenziale e rientra nello scontro imperialista tra Usa e Cina per l’egemonia mondiale.

la polizia del dittatore fascista erdogan attacca il funerale dell’oppositore ibrahim Gokcek

Sequestrato il corpo del bassista del gruppo Yorum. 20 persone arrestate tra cui gli avvocati del martireIbrahim Gokcek, il trentano-

venne bassista della band tur-ca Grup Yorum in sciopero della fame da 323 giorni, è morto il 7 maggio. Il 3 aprile scorso, dopo 288 giorni senza mangiare, era morta la cantane del gruppo, Helin Bolek di 28 anni, seguita il 24 aprile da un altro membro della band, il coetaneo Mustafa Kocak, condannato all’ergasto-lo aggravato grazie a una testi-monianza anonima e dopo 297 giorni senza cibo. I musicisti del gruppo erano stati arrestati nel 2016, nella repressione gene-ralizzata seguita al fallito golpe militare del 15 luglio 2016 per rovesciare il presidente Recep Tayyip Erdoğan; nel loro caso l’accusa era di vilipendio alle istituzioni e di appartenenza all’organizzazione definita ter-rorista del Fronte Rivoluziona-rio della liberazione popolare, Dhkp-C, una voce della comu-nità curda e di quella alevita che si definisce marxista-leninista.

Peraltro nel repertorio del gruppo ci sono anche Bella ciao e l’Internazionale per denuncia-re l’arresto e la enormità della condanna e chiedere la possi-bilità di tornare a tenere i con-certi, come quelli del 2010, in occasione del 25esimo anniver-sario della fondazione del grup-po nello stadio del Besiktas di

fronte a oltre 55mila persone e del milione presenti nel 2015 a Smirne.

La repressione feroce contro le opposizioni scatenata dal fa-scista Erdogan, combattuta dal-

la band anche dalla galera con la protesta estrema dello scio-pero della fame fino alla mor-te, non si è fermata neanche di fronte alla salma del martire Gokcek che la polizia seque-

strava l’8 maggio con un assal-to all’obitorio con lacrimogeni, cariche e manganellate e una ventina di arresti compresi due avvocati difensori. Solo alcune ore dopo la famiglia di Ibrahim ha potuto recuperare la salma per trasferirla da Istambul alla sua città natale Kayseri.

Erdogan ha bisogno di tene-re il paese stretto in una ferrea morsa, di liquidare ogni opposi-zione, dai giornalisti non alline-ati ai progressisti, ai curdi per continuare senza preoccupa-zioni interne a rilanciare quella politica imperialista che segue le tracce dell’Impero ottomano e porta l’esercito di Ankara a oc-cupare il nord della Siria d’inte-sa con la Russia di Putin; a col-pire nelle zone arabe del nord dell’Iraq in accordo coi curdi ira-cheni, all’accordo di coopera-zione militare appena ratificato con l’Albania sulla direttrice dei Balcani, a sostenere il governo libico di Tripoli e costruire nuo-ve teste di ponte in Sudan e in Somalia, nello strategico Corno d’Africa, una situazione portata tra l’altro alle cronache dal con-tributo sembra determinante dei servizi turchi nelle operazioni che hanno portato alla libera-zione della cooperante italiana Aisha Silvia Romano.

in russia, a voronezh, nonostante il lockdown

FesTeGGiaTo il 75° anniversario

della viTToria sUl naZiFascisMo

11 maggio 2020. In onore del 75° Anniversario della Vittoria sul nazifascismo in 15 città della Russia sono stati innalzate varie mongolfiere che hanno fatto volare dei grandi stendardi com-memorativi. Un grandissimo stendardo con Stalin e la bandiera dell’Unione sovietica ha preso il volo nella Regione di Voronezh

Istanbul, 8 maggio 2020. I funerali di Ibrahim Gokcek e sotto uno dei cor-doni repressivi della polizia di Erdogan che ha impedito il corteo

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Campagna di proselitismo 2020