IL Bolscevico-PMLI n.35 2011

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Spedizione in A.P. - 45% art. 2 Comma 20/b legge 662/96 - Filiale di Firenze - Settimanale - 1,50 Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XXXV - N. 36 - 13 ottobre 2011 PAGAVA TARANTINI PER MENTIRE Berlusconi rischia di essere indagato per istigazione al silenzio e falsa testimonianza Lanciato il manifesto di lacrime e sangue degli industriali MARCEGAGLIA CANDIDA LA CONFINDUSTRIA ALLA GUIDA DEL GOVERNO PER BOCCA DEL CARDINALE BAGNASCO, PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA I vescovi scaricano Berlusconi. Ma solo per la “questione morale” PAG. 3 PAG. 6 PAG. 2 Rapporto Svimez IL MEZZOGIORNO SI SPOPOLERÀ NEI PROSSIMI ANNI Un giovane su quattro emigrerà. Tre donne su quattro non lavorano PAG. 4 LA LEGA DIFENDE IL MINISTRO IN ODORE DI MAFIA La Camera dei mafiosi salva il mafioso Romano 6 radicali eletti col “centro-sinistra” graziano il ministro non votandogli contro PAG. 2 Viva la lotta dei lavoratori FIAT e indotto di Termini Imerese LO STABILIMENTO SICILIANO DEVE ESSERE RILANCIATO, NON UN POSTO DI LAVORO DEVE ESSERE PERSO In assenza di un serio piano di rilancio, nazionalizzare la FIAT Documento della Commissione per il lavoro di massa del CC del PMLI PAG. 5 A Milano, Fucecchio (Firenze), Bari, Buonalbergo (Benevento) I MARXISTI-LENINISTI STUDIANO IL DISCORSO DI SCUDERI SU MAO E IL PARTITO Circolare del Responsabile per il lavoro giovanile del CC del PMLI STUDIAMO, APPLICHIAMO E DIFFONDIAMO LA LINEA DEL DOCUMENTO DEL COMITATO CENTRALE DEL PMLI SUI GIOVANI PAG. 10 PAG. 11 Lettera di una giovane compagna malata cronica “GUARDO AVANTI E VOGLIO ESSERE IL PIU’ POSSIBILE PIENAMENTE AL SERVIZIO DEL PMLI” PAG. 11 TRAVOLTO UN MAGLIFICIO DOVE TUTTE LAVORAVANO IN NERO Morte quattro operaie e una 14enne nel crollo di Barletta COMUNICATO DELLA COMMISSIONE PER IL MEZZOGIORNO DEL CC DEL PMLI PAG. 4 UN SITO CINESE PUBBLICA SCRITTI DI SCUDERI E DEL PMLI PAG. 15 Sotto la parola d’ordine “Occupiamo Wall Street” I GIOVANI ANCORA IN PIAZZA CONTRO I BANCHIERI 700 arrestati sul ponte di Brooklyn PAG. 14

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IL Bolscevico-PMLI n.35 2011

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Spedizione in A.P. - 45% art. 2 Comma 20/b legge 662/96 - Filiale di Firenze - Settimanale - € 1,50 Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XXXV - N. 36 - 13 ottobre 2011

PAGAVA TARANTINI PER MENTIRE

Berlusconirischia di essere

indagato per istigazione al silenzioe falsa testimonianza

Lanciato il manifesto di lacrime e sangue degli industriali

MARCEGAGLIA CANDIDA LA CONFINDUSTRIA ALLA GUIDA DEL GOVERNO

PER BOCCA DEL CARDINALE BAGNASCO, PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

I vescovi scaricano Berlusconi.Ma solo per la “questione morale”

PAG. 3

PAG. 6PAG. 2

Rapporto Svimez

IL MEZZOGIORNO SI SPOPOLERÀ NEI PROSSIMI ANNIUn giovane su quattro emigrerà. Tre donne su quattro non lavorano PAG. 4

LA LEGA DIFENDE IL MINISTRO IN ODORE DI MAFIA

La Cameradei mafiosi salva

il mafioso Romano 6 radicali eletti

col “centro-sinistra” graziano il ministro non votandogli contro

PAG. 2

Viva la lotta dei lavoratori FIAT e indotto di Termini Imerese

LO STABILIMENTO SICILIANODEVE ESSERE RILANCIATO, NON UN POSTO

DI LAVORO DEVE ESSERE PERSOIn assenza di un serio piano di rilancio, nazionalizzare la FIAT

Documento della Commissione per il lavoro di massa del CC del PMLI PAG. 5

A Milano, Fucecchio (Firenze), Bari, Buonalbergo (Benevento)

I MARXISTI-LENINISTI STUDIANO IL DISCORSO DI SCUDERI SU MAO E IL PARTITO

Circolare del Responsabileper il lavoro giovanile del CC del PMLI

STUDIAMO, APPLICHIAMOE DIFFONDIAMO LA LINEA

DEL DOCUMENTO DEL COMITATO CENTRALE DEL PMLI SUI GIOVANI

PAG. 10

PAG. 11

Lettera di una giovane compagna malata cronica

“GUARDO AVANTI E VOGLIO ESSERE IL PIU’ POSSIBILE PIENAMENTE AL

SERVIZIO DEL PMLI”PAG. 11

TRAVOLTO UN MAGLIFICIO DOVE TUTTE LAVORAVANO IN NERO

Morte quattro operaiee una 14enne nel crollo di BarlettaCOMUNICATO DELLA COMMISSIONE PER IL MEZZOGIORNO DEL CC DEL PMLI

PAG. 4UN SITO

CINESE PUBBLICA SCRITTI

DI SCUDERIE DEL PMLI

PAG. 15

Sotto la parola d’ordine “Occupiamo Wall Street”

I GIOVANI ANCORA IN PIAZZA CONTRO I BANCHIERI

700 arrestati sul ponte di BrooklynPAG. 14

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2 il bolscevico / regime neofascista N. 36 - 13 ottobre 2011

PAGAVA TARANTINI PER MENTIRE

Berlusconi rischia di essere indagato per istigazione al silenzio e falsa testimonianza

A partire dall’estate del 2009 Silvio Berlusconi ha raccontato un sacco di bugie per nascondere la verità sul losco giro di escort, dro-ga e prostituzione organizzato fin dal 2008 nelle sue residenze pri-vate a Palazzo Grazioli a Roma, a villa La Certosa in Sardegna e ad Arcore da Giampaolo Tarantini e Valter Lavitola.

Non solo. Berlusconi sapeva benissimo che le ragazze “invita-te” alle sue feste erano delle pro-stitute. Tanto che, di fronte all’in-calzare dell’inchieste di Bari e poi di Napoli sulle escort e le relative intercettazioni, il presidente del Consiglio, per non far emerge-re aspetti penalmente rilevanti e/o politicamente “catastrofici” sul suo conto, ha pagato deliberata-mente Tarantini e Lavitola per in-durli al silenzio e istigarli a rende-re falsa testimonianza davanti ai magistrati e non perché è stato co-stretto e ricattato.

Questo è il nuovo e inquietan-te scenario che si è aperto alla fine di settembre con la pubblicazione delle motivazioni dell’ordinanza del Tribunale del riesame di Napo-li da cui si evince che Berlusconi nei prossimi giorni potrebbe non

essere più chiamato a testimoniare come vittima di un’estorsione per-petrata ai suoi danni da Tarantini (già arrestato) e da Lavitola (lati-tante all’estero su indicazione del premier) perché la sua posizione nell’inchiesta si capovolge com-pletamente passando da “vittima” del reato di estorsione a presunto colpevole del reato di induzione a rendere false dichiarazioni ai Pub-blici ministeri (Pm) nei confron-ti di Tarantini. Infatti la Procura partenopea sottolinea fra l’altro di non credere alla storiella raccon-tata da Berlusconi nel suo memo-riale di 4 pagine presentato ai Pm di Napoli nelle settimane scorse in cui sostiene che le somme destina-te a Tarantini erano dovute a titolo di “liberalità” con lo scopo di aiu-tare una famiglia in gravi difficol-tà economiche che brucia tra i 15 e i 20 mila euro al mese di spese correnti.

La nuova accusa è di fatto già formalizzata dai giudici del riesa-me di Napoli secondo cui “Le di-chiarazioni reticenti e mendaci di Tarantini rese all’autorità giudi-ziaria di Bari il 29 e il 31 luglio re-lativamente al coinvolgimento del premier nella vicenda delle prosti-

tute determinano la consumazione del reato di induzione alla falsa te-stimonianza posto in essere da Sil-vio Berlusconi”.

Dagli atti emerge una “pie-na e indiscutibile consapevolezza del presidente del Consiglio della qualità di escort delle ragazze pre-sentategli dall’imprenditore bare-se” scrivono i giudici del riesame. “Non può essere revocato in dub-bio che almeno dal giugno 2011 si sia verificato il passaggio di consi-stenti somme di denaro provenien-ti da Silvio Berlusconi e destinate ai coniugi Tarantini per il tramite di Lavitola”.

Secondo i giudici partenopei, anche se le dazioni di denaro sono avvenute a Roma, la competenza dell’inchiesta rimane ai giudici di Bari dove l’indagato Tarantini ha reso le sue testimonianze reti-centi ottendo in cambio cinque-centomila euro per avviare un’at-tività commerciale; poi le buste con le “fotografie” da 100 mila euro a botta passate dalla segre-taria del premier Marinella Bram-billa tramite Lavitola alla moglie di Tarantini; l’affitto pagato dal premier alla coppia in un lussuo-so appartamento che si affaccia su

via Veneto a Roma e infine anche l’assistenza legale gratis al punto che, uno dei legali, Nicola Perro-ni, è risultato essere sia difensore di Tarantini che dello stesso Ber-lusconi.

“Appare indiscutibile - eviden-ziano i giudici di Napoli - che gli avvocati… indicati da Berlusconi e di sua fiducia… non siano sta-ti pagati da Tarantini… che ha più volte ribadito che le spese lega-li erano sempre state sostenute da Berlusconi”. Tra l’altro: “L’aiuto a un amico in difficoltà non si con-cretizza con modalità non traspa-renti quali quelle utilizzate in ogni occasione da Berlusconi”. Perciò: “Non può in alcun modo ritenersi credibile che, se Berlusconi aves-se inteso semplicemente sostene-re la famiglia Tarantini… avrebbe poi mostrato evidente insofferen-za” nei loro confronti. In sostanza si evidenzia una “costante corre-lazione tra la vicenda processuale barese e la parallela corresponsio-ne al Tarantini di plurime utilità… frutto di una vera e propria interdi-pendenza”.

Altro che ricatti ed estorsioni: Tarantini è stato costretto a men-tire per mantenere il forte legame

economico e amicale col premier che addirittura lo istruiva anche “su quanto avrebbe dovuto riferi-re ai giudici”.

Emerge, dicono ancora i ma-gistrati: “la debolezza anche psi-cologica di Tarantini… che ma-nifesta un bisogno ossessivo di ricevere da Berlusconi rassicura-zioni… sul rispetto dell’impegno che questi aveva assunto di so-stenerlo in cambio di una condot-ta processuale di Tarantini diretta a limitare il più possibile il danno all’immagine pubblica del presi-dente del Consiglio”.

Nei prossimi giorni i Pm dei tribunali di Bari, Roma, Napoli e Lecce, hanno deciso di tenere una riunione di coordinamento per fare il punto sulle indagini che ciascun ufficio ha in corso sui rapporti tra il premier, Tarantini e Lavitola.

Al momento i Pm di Bari in-dagano sul filone della induzione alla falsa testimonianza di Taran-tini nell’ambito del quale il procu-ratore aggiunto Pasquale Drago, ricalcando la decisione del Riesa-me di Napoli, ha iscritto Lavitola nel registro degli indagati con l’ac-cusa di istigazione alla falsa testi-monianza perché insieme a Berlu-

sconi ha indotto Tarantini a fornire false dichiarazioni ai Pm che inda-gavano sul caso escort.

A Roma è rimasto invece il troncone relativo al reato della presunta estorsione che Tarantini e l’ex direttore dell’Avanti avreb-bero orchestrato ai danni del pre-mier.

A Napoli invece, Lavitola, sul cui capo pende sempre un man-dato di cattura per estersione, la Procura ha di fatto aperto un nuo-vo filone di inchiesta riformulan-do il capo di imputazione nei suoi confronti. Infatti l’ex direttore de l’Avanti risulta indagato anche per associazione a delinquere come si legge nel decreto con cui è stata disposta la perquisizione del quo-tidiano da lui diretto fino a poco tempo fa.

Frattanto a Lecce si procede contro l’ex procuratore di Bari An-tonio Laudati accusato di aver osta-colato l’inchiesta sulle escort col chiaro obiettivo di favorire Taran-tini e la sua cricca e soprattutto co-prire il “bunga bunga” del premier evitando la notifica di fine indagi-ni agli imputati per non rendere di dominio pubblico le vergognose intercettazioni di Berlusconi.

Il premier sapeva che le ragazze erano prostitute

LA CAMERADEI MAFIOSI SALVA IL MAFIOSO ROMANO Sei radicali eletti col “centro-sinistra” graziano il ministro non votandogli contro

Sette giorni dopo aver negato l’arresto di Marco Milanese (ex braccio destro del ministro Tre-monti coinvolto nello scandalo P4 e accusato di associazione per de-linquere, corruzione e rivelazione di segreto d’ufficio), il 28 settem-bre le cosche parlamentari inse-diate a Montecitorio hanno dato un’altra vergognosa picconata al sistema giudiziario e alla lotta alla mafia.

Con 315 voti contrari e solo 294 “sì” la maggioranza in cami-cia nera ha respinto la riduttiva e blanda mozione di sfiducia indivi-duale presentata dal PD contro il ministro per le Politiche agrico-

le Saverio Romano accusato dal-la Procura di Palermo di concorso esterno in associazione mafiosa.

Una mozione di sfiducia che, come era ampiamente prevedibile alla vigilia del voto, non ha torto un capello alla cosca parlamenta-re del PDL ma è servita al PD per nascondere le sue gravi collusioni con Berlusconi e la sua cricca di mafiosi dietro la classica foglia di fico. E che si sia trattato dell’en-nesima messa in scena orchestra-ta dal PD per affievolire la sacro-santa indignazione della base, lo conferma il fatto che al momen-to della conta dei voti al PD sono mancati i “sì” dei sei radicali eletti

28 settembre 2011. Umberto Bossi si congratula col ministro Saverio Romano dopo averlo salvato votando contro la mozione di sfi udicia

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Le richieste vanno indirizzate a:[email protected]

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Tel. e fax 055 2347272

La Lega di Bossi difende il ministro in odore di “cosa nostra”

nelle sue file e che invece di vo-tare contro Romano hanno scelto di uscire dall’Aula per protestare contro la mancata amnistia. Non solo, la vergognosa scelta dei ra-dicali ha contribuito fra l’altro ad abbassare il quorum rendendo an-cora più agevole il salvataggio del ministro. Se a ciò si aggiungono i sette deputati PD che al momento della chiama risultavano “assenti” si arriva a un totale di 13 voti che potevano essere determinanti per sfiduciare il ministro Romano vi-sto che nessuno prima del voto era sicuro di chi e cosa avrebbe vota-to.

La sceneggiata è proseguita con l’UDC Ferdinando Adorna-to, rinnegato del comunismo che ha chiesto a gran voce le dimis-sioni del ministro facendo finta di non ricordare che Romano è stato portato in parlamento proprio dal-l’UDC ed è stato in quota a questo partito fino al 29 settembre del-l’anno scorso. “Abbiamo le mini-stre in quota rosa e il ministro in quota latte” ha ironizzato Adorna-to alludendo al “voto di scambio” della Lega che in cambio del sal-vataggio di Romano e del gover-no avrebbe preteso la cancellazio-ne delle multe inflitte dalla Ue agli allevatori del Nord per aver sfora-to le quote latte.

Ancora più insulso è stato in-vece l’intervento di Di Pietro che non si è spinto più in là dal defini-re i deputati del PDL dei “quaqua-

raquà”.Con queste premesse, era quasi

scontato che, come è successo con Milanese una settimana fa, anche questa volta la maggioranza avreb-be avuto buon gioco e i voti della Lega, con alla testa il caporione Bossi e il ministro fascio-leghi-sta Maroni (i cosiddetti “paladi-ni” della lotta alla mafia), sarebbe-ro stati determinanti per salvare il ministro in odore di mafia.

Bossi è stato il primo esponen-te del governo a entrare in aula e a stringere amichevolmente la mano a Romano; mentre Maro-ni, più furbescamente, è rimasto in disparte fino al momento del

voto delegando l’intervento a fa-vore del ministro siciliano a Se-bastiano Fogliato il quale, invece di parlare dei problemi giudiziari del ministro Romano e di spiegare i motivi per cui la Lega ha deciso di difenderlo, si è lanciato in una “interessante” analisi sui problemi dell’agricoltura italiana.

Un atteggiamento correspon-sabile da parte del Carroccio che getta più di un’ombra sul fatto che effettivamente ci sia stato uno scambio di “favori” in perfetto sti-le mafioso, “una proposta che non si può rifiutare” col ministro Ro-mano e l’esecutivo permettendo alla Lega di prendere due piccio-

ni con una fava: sostenere a spa-da tratta il governo Berlusconi e continuare a non pagare le multe del latte.

“C’è stato un interesse con-vergente da parte di Bossi e del ministro Romano da Palermo”, ha dichiarato in un intervista a “l’Unità” il manager in area le-ghista Dario Fruscio. Romano ha commissariato l’Agea, l’agenzia che Fruscio dirigeva per volontà dell’ex ministro dell’agricoltura Zaia, proprio perché “il capo del mio partito voleva che menassi il can per l’aia sulle multe per le quote latte, mentre io volevo che venissero pagate”.

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N. 36 - 13 ottobre 2011 crisi capitalistica / il bolscevico 3Lanciato il manifesto di lacrime e sangue degli industriali

MARCEGAGLIA CANDIDALA CONFINDUSTRIA ALLA GUIDA

DEL GOVERNOELIMINAZIONE DELLE PENSIONI DI ANZIANITÀ, RIDUZIONE DELLA SPESA SOCIALE,

PRIVATIZZAZIONE DEI SERVIZI, VENDITA DEL PATRIMONIO PUBBLICO, MENO TASSE ALLE IMPRESENonostante la maxistangata di

54 miliardi di euro appena vara-ta dal governo del neoduce Ber-lusconi, nonostante che essa con-tenga numerose richieste avanzate dal mondo imprenditoriale, a par-tire dall’ormai famigerato articolo 8 che cancella il contratto nazio-nale di lavoro, lo Statuto dei lavo-ratori e permette deroghe sull’in-sieme del diritto al lavoro, per il grande padronato non è abbastan-za e ci vorrebbe a loro dire molto di più per abbattere il debito pub-blico e stimolare la crescita eco-nomica. Per questo, la Confindu-stria, insieme ad altre associazioni padronali del commercio e del-l’artigianato, delle banche e delle assicurazioni hanno redatto il 30 settembre un vero e proprio pro-gramma di governo in cinque pun-ti che pomposamente hanno chia-mato “Manifesto delle imprese per salvare l’Italia”.

Quest’iniziativa del tutto inu-suale e con pochi precedenti era stata annunciata da Emma Marce-gaglia, presidente della Confindu-stria in occasione della riunione di Confindustria della Toscana tenu-tasi a Firenze il 23 settembre scor-so, con toni accesi quasi da comi-ziante. “Presenteremo al Governo – aveva detto - un documento, in-sieme con le altre associazioni di imprese, un manifesto delle impre-se per salvare l’Italia, per cambia-re le aspettative e tornare a cresce-re. Se il Governo – aveva aggiunto - vuole andare avanti sulle picco-le cose non siamo interessati, noi scindiamo le nostre responsabilità

perché vogliamo un cambiamen-to”. Proseguiva affermando: “Non tolleriamo più la situazione di stallo in cui non si fanno le gran-di cose per la paura di scontentare una parte di elettorato oppure un alleato. Ci stiamo giocando il pae-se. Non possiamo vivacchiare e non possiamo stare fermi”. Ci vo-gliono “riforme strutturali” aveva tuonano la leader degli industria-li, che incidano profondamente su pensioni, spesa pubblica, fisco, privatizzazioni, liberalizzazioni, infrastrutture ed energia. Ai sin-dacati, dopo aver incassato la fir-ma definitiva sull’accordo del 28 giugno che permette ai contratti aziendali di derogare dal contratto nazionale e dalle leggi sul lavoro, la Marcegaglia chiede di più, fuori “dagli steccati ideologici”, in ma-teria di “flessibilità di incontro tra domanda e offerta di lavoro” os-sia la libertà di licenziare senza ostacoli, indipendentemente dalla “giusta causa” prevista dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori.

Che il nostro Paese stia attra-versando la crisi economica e so-ciale più grave e devastante del dopoguerra è un dato evidente e incontestabile; che le politiche economiche e finanziarie varate dal governo, peraltro quasi esclu-sivamente a spese dei lavoratori, dei giovani, delle donne e in gene-rale delle masse popolari è un’al-tra verità anch’essa incontestabile. Ma ci sarebbe da domandare: in questi anni mentre l’Italia andava a rotoli dov’erano Confindustria e le altre associazioni imprendi-

toriali? Quali e quante responsa-bilità hanno, in testa le banche e gli istituti finanziari, della crisi in atto? E dei miliardi di soldi pub-blici che il governo ha regalato alle banche per impedire possibili e temuti fallimenti, cosa hanno da dire? Infine, che ricetta economica e sociale è quella proposta nel sud-detto “Manifesto delle imprese per salvare l’Italia”?

Si tratta di una ricetta di stam-po marcatamente neoliberista che si traduce in una politica di lacri-me e sangue per i soliti noti, i la-voratori e i ceti meno abbienti, tut-ta a favore dei profitti dei padroni. Una ricetta che non sostituisce ma va ad aggiungersi al massacro so-ciale compiuto dal governo con le sue Finanziarie. Infatti rivendi-ca l’ulteriore accentuazione e ac-celerazione nell’applicazione del-le misure adottate. Non per caso, le proposte di Confindustria si in-contrano e si integrano molto bene con i provvedimenti dettati dalla Banca centrale europea (Bce) al governo Berlusconi e già attuati in Grecia con le conseguenze tragi-che, quasi apocalittiche che sono davanti a tutti.

Si deve salvare l’Italia, affer-mano non senza retorica i diri-genti confindustriali. Precisiamo. Ammesso e non concesso che il manifesto proposto sia in grado di cogliere questo obiettivo, essi pen-sano all’Italia capitalistica e inten-dono farlo con il sudore e sangue del proletariato.

Vediamo più nel dettaglio. Gli industriali avanzano la proposta di

tagliare ulteriormente la spesa pen-sionistica, attraverso l’innalzamen-to dell’età pensionabile e l’aboli-zione delle pensioni di anzianità, perché, sostengono, quella italiana è più alta della media europea. Sen-za dire però una serie di cose e cioè che: la spesa previdenziale italiana è caricata di voci di altra natura di tipo assistenziale, come la cassa integrazione per esempio; il bilan-cio dell’INPS è in pari, anzi è in attivo riferito al lavoro dipendente; a seguito delle varie controriforme le richieste di pensionamento sono in sensibile calo (-24,1% quelle di vecchiaia e -19,3% quelle di anzia-nità nel 2010) e i giovani andran-no in pensione con un assegno da fame, non oltre il 50% dello sti-pendio. Comunque i padroni pre-tendono che si vada in pensione tutti a 65 anni, anche le donne dei settori privati già dal 2012; coloro che vorranno andare in pensione anticipata a 62 anni di età con 40 anni di lavoro lo potranno fare ma con un assegno ridotto.

Nel punto che riguarda la “ri-forma fiscale” lo scopo degli indu-striali è di ottenere una riduzione cospicua del prelievo fiscale e con-tributivo per le imprese, accanto a un abbattimento sensibile dell’Irap. Ma anche incentivi e agevolazioni fiscali per i capitali reinvestiti e per la ricerca. In questo quadro e solo in questo sono disposti ad accetta-re una piccola, risibile patrimonia-le dell’1,5 per mille.

Ma il piatto grosso del manife-sto della Marcegaglia riguarda la vendita, o per meglio dire la sven-

dita perché in tempo di crisi non può che essere così, del patrimo-nio pubblico e le privatizzazioni. Dismettere gli immobili pubblici e privatizzare le partecipazioni so-cietarie e degli enti locali in modo che quest’ultimi possano utilizza-re i proventi per opere pubbliche, manutenzione straordinaria e ri-strutturazione del patrimonio esi-stente, è scritto più o meno nel manifesto.

C’è poi il boccone delle libera-lizzazioni, dei trasporti e dei ser-vizi pubblici locali, ivi compresa l’acqua nonostante che nel recen-te referendum vi sia stato un esito schiacciante di no. Liberalizzare i servizi professionali, “riformare” gli ordini professionali, semplifi-care gli atti amministrativi e nor-mativi sono altre richieste. Infine il capitolo sulle infrastrutture in particolare quelle di “interesse eu-ropeo e nazionale” tipo l’Alta ve-locità e traforo in Val di Susa, sui quali andrebbero concentrate le ri-sorse. Dove i padroni possono ot-tenere succulenti appalti pubblici, magari anche senza il certificato antimafia come proposto di recen-te dal ministro Brunetta.

Per quanto abnorme e contro natura, non stupisce la buona ac-coglienza che il manifesto degli industriali ha trovato tra i verti-ci sindacali collaborazionisti di CISL, UIL e, nel caso specifico, della stessa CGIL pur con qual-che distinguo. Giacché molti punti che sopra abbiamo richiamato era-no presenti nel “patto per la cresci-ta” sottoscritto in estate dalle co-

siddette “parti sociali” vedi il tema delle privatizzazioni e delle libera-lizzazioni, accanto al pareggio di bilancio da introdurre addirittu-ra nella Costituzione, agli investi-menti per le grandi infrastrutture, alla “riforma” della pubblica am-ministrazione e alla “modernizza-zione” delle relazioni industriali sul modello Marchionne.

Concordando con l’analisi e la ricetta della Marcegaglia, a par-te quelle sulle pensioni, Paolo Pi-rani, segretario confederale del-la UIL afferma: “Servono misure choc. Se il governo ha la forza di attuarle bene, altrimenti non vedo una strada alternativa alle elezio-ni”. Mentre Vincenzo Scudiere, segretario confederale della CGIL ha giudicato “incoraggiante” il documento redatto dalle impre-se e “importanti” le richieste ivi contenute. Interpellata, la stessa Susanna Camusso, segretaria ge-nerale della CGIL, ha dichiarato che un “fronte comune” tra sinda-cati e Confindustria non è affatto un’idea peregrina e ha ricordato la posizione comune delle “parti so-ciali” illustrata in agosto all’ese-cutivo che chiedeva al governo di-scontinuità che, dice la Camusso, va riaffermata “perché le mano-vre che si susseguono non indica-no quale prospettiva e quale futuro per il paese”.

Servile l’appoggio del PD al progetto padronale. “Il manifesto contiene proposte condivisibili – ha detto Fassino, responsabile del set-tore economia e lavoro – tante volte oggetto di emendamenti del PD”.

Pubblichiamo qui di seguito la lettera, inviata il 5 agosto dalla Banca centrale europea (Bce) a Berlusconi, che detta l’entità della manovra e le misure da macelle-ria sociale che il governo italiano è tenuto a prendere, come poi ha fatto, con la massima tempestivi-tà.

Caro Primo Ministro,Il Consiglio direttivo della Ban-

ca centrale europea il 4 Agosto ha discusso la situazione nei mercati dei titoli di Stato italiani. Il Consiglio direttivo ritiene che sia necessaria un’azione pressante da parte delle autorità italiane per ristabilire la fiducia degli investi-tori. Il vertice dei capi di Stato e di governo dell’area-euro del 21 luglio 2011 ha concluso che “tutti i Paesi dell’euro riaffermano so-lennemente la loro determinazio-ne inflessibile a onorare in pieno la loro individuale firma sovrana e tutti i loro impegni per condi-zioni di bilancio sostenibili e per le riforme strutturali”. Il Consiglio

direttivo ritiene che l’Italia debba con urgenza rafforzare la reputa-zione della sua firma sovrana e il suo impegno alla sostenibilità di bilancio e alle riforme strutturali. Il Governo italiano ha deciso di mirare al pareggio di bilancio nel 2014 e, a questo scopo, ha di re-cente introdotto un pacchetto di misure. Sono passi importanti, ma non sufficienti.

Nell’attuale situazione, ritenia-mo essenziali le seguenti misure:

1. Vediamo l’esigenza di misu-re significative per accrescere il potenziale di crescita. Alcune de-cisioni recenti prese dal Governo si muovono in questa direzione; altre misure sono in discussio-ne con le parti sociali. Tuttavia, occorre fare di più ed è crucia-le muovere in questa direzione con decisione. Le sfide principali sono l’aumento della concorren-za, particolarmente nei servizi, il miglioramento della qualità dei servizi pubblici e il ridisegno di si-stemi regolatori e fiscali che siano più adatti a sostenere la compe-

titività delle imprese e l’efficienza del mercato del lavoro.

a) È necessaria una comples-siva, radicale e credibile strategia di riforme, inclusa la piena libe-ralizzazione dei servizi pubblici locali e dei servizi professionali. Questo dovrebbe applicarsi in particolare alla fornitura di servizi locali attraverso privatizzazioni su larga scala.

b) C’è anche l’esigenza di ri-formare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale colletti-va, permettendo accordi al livello d’impresa in modo da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende e rendendo questi accordi più rilevanti rispetto ad altri livelli di negoziazione. L’accordo del 28 Giugno tra le principali sigle sin-dacali e le associazioni industriali si muove in questa direzione.

c) Dovrebbe essere adottata una accurata revisione delle nor-me che regolano l’assunzione e il licenziamento dei dipendenti, stabilendo un sistema di assicu-razione dalla disoccupazione e

un insieme di politiche attive per il mercato del lavoro che siano in grado di facilitare la riallocazione delle risorse verso le aziende e verso i settori più competitivi.

2. Il Governo ha l’esigenza di assumere misure immediate e decise per assicurare la sosteni-bilità delle finanze pubbliche.

a) Ulteriori misure di correzione del bilancio sono necessarie. Ri-teniamo essenziale per le autori-tà italiane di anticipare di almeno un anno il calendario di entrata in vigore delle misure adottate nel pacchetto del luglio 2011. L’obiet-tivo dovrebbe essere un deficit migliore di quanto previsto fin qui nel 2011, un fabbisogno netto dell’1% nel 2012 e un bilancio in pareggio nel 2013, principalmen-te attraverso tagli di spesa. È pos-sibile intervenire ulteriormente nel sistema pensionistico, rendendo più rigorosi i criteri di idoneità per le pensioni di anzianità e ripor-tando l’età del ritiro delle donne nel settore privato rapidamente in linea con quella stabilita per il

settore pubblico, così ottenendo dei risparmi già nel 2012. Inoltre, il Governo dovrebbe valutare una riduzione significativa dei costi del pubblico impiego, rafforzando le regole per il turnover (il ricambio, ndr) e, se necessario, riducendo gli stipendi.

b) Andrebbe introdotta una clausola di riduzione automatica del deficit che specifichi che qua-lunque scostamento dagli obiet-tivi di deficit sarà compensato automaticamente con tagli oriz-zontali sulle spese discrezionali.

c) Andrebbero messi sotto stretto controllo l’assunzione di indebitamento, anche commer-ciale, e le spese delle autorità regionali e locali, in linea con i principi della riforma in corso del-le relazioni fiscali fra i vari livelli di governo.

Vista la gravità dell’attuale si-tuazione sui mercati finanziari, consideriamo cruciale che tutte le azioni elencate nelle suddette sezioni 1 e 2 siano prese il pri-ma possibile per decreto legge,

seguito da ratifica parlamentare entro la fine di Settembre 2011. Sarebbe appropriata anche una riforma costituzionale che renda più stringenti le regole di bilan-cio.

3. Incoraggiamo inoltre il Go-verno a prendere immediatamen-te misure per garantire una revisio-ne dell’amministrazione pubblica allo scopo di migliorare l’efficien-za amministrativa e la capacità di assecondare le esigenze delle imprese. Negli organismi pubblici dovrebbe diventare sistematico l’uso di indicatori di performance (soprattutto nei sistemi sanitario, giudiziario e dell’istruzione). C’è l’esigenza di un forte impegno ad abolire o a fondere alcuni strati amministrativi intermedi (come le Province). Andrebbero rafforzate le azioni mirate a sfruttare le eco-nomie di scala nei servizi pubblici locali. Confidiamo che il Governo assumerà le azioni appropriate.

Con la migliore considerazio-ne.

Mario Draghi,Jean-Claude Trichet

Il diktat ultimatum della Bce all’Italia

Page 4: IL Bolscevico-PMLI n.35 2011

4 il bolscevico / massacro sociale N. 36 - 13 ottobre 2011

TRAVOLTO UN MAGLIFICIO DOVE TUTTE LAVORAVANO IN NERO

Morte quattro operaie e una 14enne nel crollo di Barletta

La popolazione aveva chiesto controlli alle autorità

LA DENUNCIA DELLA COMMISSIONE CENTRALE PERIL MEZZOGIORNO DEL PMLI: CAPITALISMO ASSASSINO

Dal nostro corrispondenteper la Puglia

Il 3 ottobre nel pieno centro della cittadina di Barletta, nella provincia di Barletta-Andria-Trani in Puglia, alle 12.30 il crollo di una fatiscen-te palazzina di 3 piani in via Roma, seppellisce vive 10 operaie al lavoro in un maglificio e una ragazza di 14 anni. Sin da subito la situazione ap-pare drammatica. I soccorritori per mancanza di mezzi hanno scavato per ore con le sole mani. Il tragico bilancio è di quattro operaie e una ragazza, la figlia dei proprietari del maglificio, morte. Il corpo dell’ulti-ma operaia morta è stato recuperato ben oltre dodici ore dal crollo. Sono sei le operaie ferite, tra cui una al quinto mese di gravidanza.

Le giovani operaie morte sotto il crollo della fatiscente palazzina dove aveva sede la “fabbrica” lavo-ravano tutte a nero: “Era gente – di-cono i parenti - che lavorava per so-pravvivere”. “Mia nipote, 33 anni, prendeva 3,95 euro all’ora, mia nuo-ra quattro euro: lavoravano dalle otto alle quattordici ore, a seconda del la-voro che c’era da fare. Avevano ferie e tredicesima pagate, ma senza con-tratto. Quelle donne lavoravano per pagare affitti, mutui, benzina, per poter vivere, anzi sopravvivere”.

Una strage annunciata. Lo stabile crollato faceva parte di un comples-so di immobili fatiscenti del centro storico di Barletta. Dei tre corpi di fabbrica adiacenti è crollato quello centrale, mentre i lavori di “messa in sicurezza” avevano interessato uno dei due laterali, che era stato pun-tellato, mentre l’altro era stato eva-cuato.

Barletta, 3 ottobre 2011. Gli spaventosi effetti del crollo della fatiscente palazzina in cui sono morte cinque donne

Dietro la strage di operaie a Barletta

CAPITALISMO ASSASSINO

Comunicato della Commissione per il Mezzogiorno del CC del PMLIIl PMLI esprime soli-

darietà alle famiglie delle operaie morte sotto il crol-lo della fatiscente palazzi-na a Barletta il 3 ottobre.

La strage di Barletta è figlia del capitalismo. In primo luogo, perché, pen-sando solo al suo profit-to, il padrone ha rinchiuso le operaie in un ambiente privo di ogni condizione di sicurezza, il pianterreno di una delle migliaia di to-paie in cui sono costrette a vivere e lavorare le mas-se del Sud, sfruttandole in nero, fino a 14 ore, per 4 euro l’ora.

In secondo luogo, per-ché l’altissimo tasso di disoccupazione femmi-nile giovanile al Sud, pe-raltro aumentato ver-tiginosamente con la crisi capitalista, costringe le donne a lavori sottopa-gati, in nero, e, dunque, senza tutele contrattuali.

In terzo luogo perché l’apparato di controllo fa-cente capo all’ammini-strazione locale borghe-se guidata dal sindaco del PD Nicola Maffei non ha fatto niente per impedirla. Come mai quel luogo fa-tiscente era abitato? Come mai vi era impiantata una fabbrica? Cosa ha fatto per verificare le condizio-ni di lavoro delle operaie? Inoltre, cosa sta facendo il governatore della Puglia, Nichi Vendola, Sel, contro il lavoro nero, lo schiavi-smo nelle campagne e nel-

le città, il caporalato, nella regione?

Va denunciato anche che le condizioni di la-voro e di vita delle mas-se meridionali, in primo luogo quelle femminili, sono peggiorate negli ulti-mi anni anche per respon-sabilità del massacratore sociale Berlusconi, che ha scaricato su di esse il peso maggiore della crisi.

La morte delle operaie di Barletta mette con forza all’ordine del giorno prio-rità nazionali ben precise:

Il risanamento urbano dei centri storici del Sud e di tante abitazioni in cui vivono troppe famiglie meridionali;

Obbligo per le azien-de e le amministrazioni pubbliche di assicurare le condizioni ambientali di lavoro idonee a garantire l’integrità psico-fisica del-le lavoratrici e dei lavora-tori;

Un piano straordina-rio per creare nuovi posti di lavoro stabili, a salario intero e a tempo pieno, se-condo le condizioni sanci-te dal Ccnl, senza deroghe sui metodi di assunzione, l’orario di lavoro, le nor-mative, i trattamenti sala-riali, che metta al centro la piena occupazione giova-nile e femminile al Sud.

La Commissioneper il Mezzogiorno

del Comitato centrale del PMLI

4 ottobre 2011

RAPPORTO SVIMEZ

Il Mezzogiorno si spopolerà nei prossimi anniUn giovane su quattro emigrerà. Tre donne su quattro non lavorano

Descrive uno scenario ancor più devastante di quello che si poteva immaginare qualche mese fa, il rapporto sull’economia del Mezzogiorno, pubblicato il 27 settembre dallo Svimez, l’Asso-ciazione per lo Sviluppo dell’In-dustria nel Mezzogiorno

In un Sud strangolato dalla crisi e dall’assenza di interven-ti politici di rilancio, sono i dati sulla disoccupazione, che cresce più velocemente al Sud che nel Centro-Nord, a destare la preoc-cupazione maggiore. Basti con-siderare che dei 533 mila posti di lavoro in meno, tra il 2008 e il 2010, ben 281 mila sono nel Mezzogiorno, ben oltre la metà del totale, nonostante nel terri-torio meridionale siano presen-ti meno del 30% degli occupati italiani. Su questa cospicua per-dita di posti di lavoro incide no-tevolmente la crisi dell’industria nazionale, il conseguente spo-

stamento di capitali verso altre zone, con la chiusura o “riallo-cazione” dei siti produttivi me-ridionali. Nell’industria meri-dionale si registra un calo di 120 mila addetti. Ai più conosciuti disastri della chiusura di Termi-ni Imerese con la perdita di mi-gliaia di posti di lavoro nella fab-brica, nell’indotto e nei servizi, in Sicilia, al rischio di chiusura di IRISBUS di Avellino in Cam-pania, con i suoi oltre mille di-pendenti, si aggiungono una mi-riade di medie e piccole imprese falcidiate dalla crisi.

E il rapporto ci illustra che sono soprattutto i giovani e le donne a subire gli effetti più pe-santi di questa crisi, aggravata dalla mancanza di una strategia di rilancio dell’economia meri-dionale: il tasso di occupazione della fascia di popolazione tra i 15 e i 34 anni è sceso al Sud nel 2010 ad appena il 31,7%, se-

gnando un divario di 25 punti percentuali con il Nord del Paese che si attesta sul 56,5%. Lo scar-to diventa significativamente più grande se lo si considera rispetto al totale della popolazione attiva tra i 15 e i 64 anni.

Le giovani donne sono ancor più penalizzate. Nel 2010, il tas-so di occupazione della fascia di popolazione femminile tra i 15 e i 34 anni raggiunge appena il 23,3%. Insomma, nel Mezzo-giorno, lavora complessivamente meno di un giovane su tre e tra le giovani donne meno di una su quattro.

Il drammatico allarme lancia-to dallo Svimez delinea uno sce-nario disastroso, nel giro di un ventennio il Mezzogiorno perde-rà un giovane su quattro. Signifi-ca che il Sud rischia di perdere il 25% della sua forza lavoro gio-vanile e di subire una vera e pro-pria desertificazione economica,

oltre che demografica.Rischia di essere un fenome-

no ben più pesante di quello ve-rificatosi nell’immediato dopo-guerra e negli anni del “boom” capitalistico quando emigrarono milioni di meridionali verso il Nord Italia.

Uno “Tsunami demografi-co” lo definisce lo Svimez, già in preparazione da diversi anni, da quando il Sud è entrato in una fase di spopolamento che si af-fianca e si intreccia con la crisi economica, la minore natalità, la minore incidenza delle emigra-zioni dall’estero, gli spostamen-ti dei giovani meridionali con un maggiore livello di istruzione verso il Nord e l’estero. In sostan-za, senza un intervento struttura-le per il rilancio dell’economia meridionale e per risolvere l’or-mai centenario problema della disoccupazione, soprattutto gio-vanile e femminile, al Sud, gli at-

tuali 7 milioni di giovani sotto i 30 anni che vivono nelle regioni meridionali si ridurranno a meno di 5 milioni prima della metà del secolo.

Per arginare questa nuova devastante ondata di emigra-zione è necessario creare al più presto in tutto il Mezzogiorno una struttura economica simile a quella che possiede il Centro-Nord, attraverso piani straordi-nari e la destinazione di ingenti finanziamenti pubblici e l’uti-lizzazione delle aziende pubbli-che per lo sviluppo industriale, tecnologico e infrastrutturale, per il rilancio dell’agricoltura e il turismo, per il risanamento del degrado ambientale, rurale e urbano. Bisogna bloccare la desertificazione industriale del Mezzogiorno e piuttosto crea-re nuovi posti di lavoro stabili, a salario intero e a tempo pie-no, secondo le condizioni san-

cite dal Ccnl, senza deroghe sui metodi di assunzione, l’orario di lavoro, le normative e i trat-tamenti salariali.

Certo è che il governo del neoduce ha delle pesanti respon-sabilità politiche verso le mas-se popolari del Sud. Con i suoi governi, tutti i problemi tradi-zionalmente legati alla Questio-ne meridionale, compreso quello della disoccupazione, hanno su-bito un’accelerazione. E per por-re un freno allo scempio econo-mico e sociale del Mezzogiorno d’Italia, l’unica soluzione è sol-levare la piazza per abbattere il massacratore sociale.

Consapevoli tuttavia che, es-sendo strutturali al capitalismo italiano, la questione meridiona-le e il dramma della disoccupa-zione potranno essere risolti sol-tanto con la conquista dell’Italia unita, rossa e socialista.

La procura di Trani ha già aper-to un’inchiesta penale sul crollo, an-che se attualmente non vi è nessun indagato: si ipotizza il grave e infa-mante reato di disastro colposo; al momento non vi sono indagati visto che è necessario iniziare le indagi-ni ed effettuare le verifiche del caso che pure la popolazione di via Roma aveva chiesto fin dalla settimana precedente, ottenendo risposte “ras-sicuranti” e dilatorie. Ecco perché si parla di vero e proprio “assassinio”.

Certo le responsabilità ammi-nistrative che ricadono sulla giun-ta guidata da Nicola Maffei, PD, sono enormi. Il “centro-sinistra”, al

pari delle precedenti amministrazio-ni non ha fatto niente per risolvere il decennale problema degli edifi-ci fatiscenti che già nel 1959, pro-vocò una strage, quando si verificò il crollo in via Canosa che costò la vita a 58 persone.

“Tragedie come queste, e come tutte quelle di questo tipo, avrebbe-ro potuto essere evitate”, afferma il presidente della Regione Puglia, Ni-chi Vendola, Sel, ma lui che cosa ha fatto per evitarla? Cosa hanno fatto lui e le autorità competenti per evi-tare che le operaie fossero costrette a lavorare in una topaia?

Analogamente suonano fal-

si quei “sentimenti di commossa e affettuosa partecipazione al dolore delle famiglie delle vittime” espres-si da Napolitano.

Intanto notiamo che ancora san-gue operaio e delle masse popola-ri bagna la terra per colpa probabil-mente della sete di affari e profitti di palazzinari, proprietari di immo-bili e maneggioni capitalisti. Quan-do tale lunga scia di sangue sarà in-terrotta?

La Commissione centrale per il Mezzogiorno del PMLI in un Co-municato ha denunciato le respon-sabilità politiche della strage, defi-nendo “assassino” il capitalismo.

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N. 36 - 13 ottobre 2011 lotta sindacale / il bolscevico 5VIVA LA LOTTA DEI LAVORATORI FIAT E INDOTTO DI TERMINI IMERESE

Lo stabilimento siciliano deve essere rilanciatonon un posto di lavoro deve essere persoIn assenza di un serio piano di rilancio, nazionalizzare la FIAT

Alle lavoratrici e ai lavoratori della FIAT e dell’indotto di Ter-mini Imerese esprimiamo la nostra piena e calorosa solidarietà mili-tante. Guardiamo con ammirazio-ne alla loro lotta esemplare che dagli inizi di settembre è riesplosa senza soluzione di continuità con rabbia e tanta determinazione. Il presidio della fabbrica, l’occupa-zione simbolica del municipio di Termini, il corteo nel capoluogo siciliano, il blocco della ferrovia, della statale Messina, Palermo e dell’autostrada, così come la ma-nifestazione del 27 settembre a Roma davanti Montecitorio lo te-stimoniano bene. Le loro preoc-cupazioni sono più che giustifica-te: sono passati quasi due anni da quando il nuovo Valletta annunciò che avrebbe chiuso, entro il 31 di-

cembre del 2011, lo stabilimento di Termini Imerese e licenziato gli addetti, 2.200 compresi quelli del-l’indotto, senza che nel frattempo sia stata trovata nessuna alternati-va industriale seria e credibile.

Gli operai di Termini Imerese sono stati i primi a comprendere che il tanto decantato, quanto ne-buloso “Piano Italia” di Marchion-ne altro non era che un piano di dismissioni e di drastico peggiora-mento dei diritti sindacali e del-le condizioni di lavoro come poi si è rivelato con la recente chiusura dell’Iribus/Iveco di Avellino con 700 addetti e altri 1500 dell’in-dotto gettati per strada, la serrata della Cnh di Imola, la Maserati di Modena senza certezza di futuro, gli accordi capestro imposti alla FIAT di Pomigliano e di Mirafio-

ri e alla Bertone di Grugliasco. In questa deriva sciagurata vi sono responsabilità gravissime lampan-ti da parte del governo del neodu-ce Berlusconi e dei suoi ministri Tremonti e Sacconi per non aver ostacolato, anzi per aver appog-giato il nuovo Valletta in questo piano di dismissione di fabbriche, di licenziamenti e di distruzione dei diritti sindacali e contrattuali, con atti concreti quali sono i tagli agli enti locali e di riflesso ai tra-sporti pubblici locali, l’inserimen-to dell’art.8 nella ultima manovra di 54 miliardi. Anche i sindacali-sti collaborazionisti alla Bonanni e alla Angeletti con le loro posizio-ni filogovernative e filopadronali, portano gravi colpe.

Lo stabilimento della FIAT di Termini Imerese non deve essere

chiuso. Deve essere rilanciato e gli deve essere garantito un futuro produttivo con un adeguato e cre-dibile piano industriale. Nessun posto di lavoro, sia diretto che in-diretto, deve essere perso. Non ci devono essere licenziamenti aper-ti o mascherati che siano. Una so-luzione diversa da questa sarebbe una tragedia economica e sociale anzitutto per Termini che andrebbe incontro a un deserto industriale e occupazionale e alla mancanza di sussistenza per le masse popolari, ma in definitiva per l’intera Sicilia e il Mezzogiorno già fortemente provato dalla crisi in atto.

Alla FIAT non deve essere per-messo di lasciare Termini senza colpo ferire. Ricordando tra l’al-tro che alla FIAT della famiglia Agnelli la costruzione dello stabi-

limento siciliano non costò prati-camente nulla, tanti e tali furono i contributi pubblici regionali e nazionali impiegati a quello sco-po. Alla FIAT occorre continuare a chiedere di non chiudere e di ri-lanciare questa fabbrica, come del resto era stato concordato in una intesa tra il Lingotto e i sindacati, poco tempo prima l’annuncio del suddetto “Piano Italia”. In ogni caso, la FIAT non può, non gli deve essere permesso, fermare la produzione in assenza di un sog-getto industriale che proponga un progetto industriale alternativo al-l’altezza dei problemi da risolvere, solido e credibile sui vari piani fi-nanziario, produttivo, occupazio-nale, commerciale.

A questo proposito, per inetti-tudine e disimpegno, per mancan-

za di volontà politica da parte dei governi centrale e regionale, si è perso tempo prezioso. Le propo-ste che negli ultimi mesi sono sta-te avanzate da alcune società pri-vate per rilevare lo stabilimento di Termini, spesso con scopi spe-culativi sull’area e a caccia di sol-di pubblici (200 milioni di euro solo quelli promessi dalla Regio-ne), non avevano i requisiti richie-sti. Anche la proposta del gruppo molisano “Dr Motor” gestito dal faccendiere Massimo De Risio, caldeggiato dal governatore regio-nale Lombardo, è poco credibile sul lato finanziario e inaccettabile su quello industriale, che nella mi-gliore delle ipotesi entrerebbe a re-gime nel 2016 e lascerebbe a casa 900 lavoratori.

Appurato il vero carattere del “Piano Italia” di Marchionne ri-proponiamo con forza la necessità di procedere alla nazionalizzazio-ne del gruppo FIAT, senza alcun indennizzo, dato che lo Stato l’ha già ampiamente pagata nel tem-po con lauti finanziamenti a fondo perduto e cospicue agevolazioni fiscali. Che preveda una profon-da riconversione industriale con al centro la produzione dei mezzi di trasporto collettivo pubblico su ro-taia e via mare e, in questo conte-sto, la ricerca e la produzione del-l’auto ecologica.

La lotta degli operai di Termini Imerese ha un valore non solo si-ciliano ma nazionale.

Noi staremo con loro fino alla vittoria.

La Commissione per il lavorodi massa del CC del PMLI

12 marzo 2005. Una delle prime manifestazioni sotto Palazzo Chigi degli operai della Fiat di Termini Imerese e dell’indotto contro la possibile chiusura. Il PMLI partecipa e e sostiene fi n da subito la vertenza con la parola d’ordine “Nazionalizzare tutto il gruppo Fiat. Né un operaio licenziato, né uno stabilimento chiuso”, fatta propria dai lavoratori (foto Il Bolscevico)

All’assemblea nazionale dei metalmeccanici

OLTRE 500 DELEGATIFIOM SOLIDARIZZANO CON

GLI OPERAI DELLA FIATDI TERMINI IMERESE

Nell’assemblea nazionale del-la FIOM tenutasi a Cervia il 22 e 23 settembre, oltre 500 tra diri-genti sindacali e delegati di fab-brica hanno espresso solidarietà e “sostegno ai lavoratori e alle lavoratrici della Fiat e dell’indotto di Termini Imerese, che proprio nelle ultime settimane, in assenza di risposte concrete ed esigibili per la continuità produttiva dello stabilimento e del suo indotto, hanno riattivato la mobilitazione per riaffermare il loro diritto a un futuro”.

A distanza di due anni dall’an-nuncio del nuovo Valletta, Sergio Marchionne, della chiusura dello stabilimento di Termini, “nessuna certezza e stata consegnata – si legge nell’ordine del giorno ap-

provato all’unanimità – sulla qua-lità dei progetti industriali scelti da Invitalia per il rilancio dell’area industriale”.

In concomitanza della riunione convocata dal ministro Roma-no i lavoratori dello stabilimento di Termini Imerese e dell’indot-to manifesteranno numerosi a Roma per protestare nei confronti dell’inconsistenza del piano sino ad oggi adottato e per rivendi-care una soluzione adeguata. In questo ambito, l’Assemblea nazionale della FIOM ha chiesto con forza al governo Berlusconi che, in assenza della credibilità del piano presentato, imponga alla Fiat “di prorogare la propria presenza produttiva in Sicilia”.

Firmiamo il referendum abrogativo dell’art. 8Invitiamo militanti, sim-

patizzanti e amici, operaie e operai, lavoratrici e lavoratori, precari, pensionate e pensio-nati e disoccupati a firmare e a far firmare il referendum popolare abrogativo dell’art. 8 della manovra economica e finanziaria di oltre 50 miliardi di euro del governo del neoduce Berlusconi, approvata defi-nitivamente alla Camera con l’ennesimo voto di fiducia il 14 settembre scorso.

L’ormai famigerato articolo 8 è un mostro giuridico iperli-berista e neofascista che ripor-ta indietro il diritto del lavoro di 50 anni, fa tabula rasa di diritti e conquiste realizzate in anni e anni di lotte da più generazioni del movimento operaio, perché cancella il contratto naziona-le e lo Statuto dei lavoratori, permette le deroghe alle leggi,

dà il via libera ai licenziamenti facili.

L’appello promosso da Al-leva, Gallino, Mattone, Parlato, Rodotà, Romagnoli e Tronti che ha dato il via al comitato promotore per il referendum abrogativo dell’articolo 8 non ci trova del tutto d’accordo: il referendum abrogativo è una battaglia da fare anche se non è la “via maestra” per la “ri-nascita sociale e civile”. Dal punto di vista degli operai e dei lavoratori c’è una sola stra-da vincente da seguire: quella degli scioperi e della mobilita-zione di piazza per cancellare il decreto lavoro, affossare la manovra e buttare giù il gover-no del neoduce Berlusconi, il governo del massacro sociale e della distruzione dei diritti fondamentali delle lavoratrici e dei lavoratori.

Gli operai Fincantierioccupano il consiglio regionale marchigiano

Lo sciagurato piano di ristrut-turazione, annunciato il 23 mag-gio scorso dalla direzione azien-dale Fincantieri e dal governo che prevedeva la chiusura degli stabi-limenti di Castellammare di Sta-bia (Napoli) e di Sestri Ponente (Genova), un forte ridimensiona-mento di quello di Riva Trigoso, con il conseguente licenziamen-to di 2.551 lavoratori, più quelli dell’indotto, fu stoppato dalla forte mobilitazione degli operai degli stabilimenti. Un piano che prevedeva, inoltre, in deroga al contratto nazionale, l’imposizio-ne di condizioni di lavoro di be-stiale supersfruttamento del tipo di quelle ottenute da Marchionne

per Fiat Pomigliano e Mirafiori. La relativa marcia indietro del-

l’azienda (di proprietà dello Stato) sulle chiusure e sugli esuberi, fece esprimere alle RSU FIM-FIOM-UILM cauto ottimismo; infatti ad Ancona la fabbrica da mesi ha interrotto completamente la pro-duzione e, per la prima volta, ha chiuso i cancelli.

In 300, il 27 settembre scorso, si sono trovati davanti ai cantieri, per decidere nuove azioni di lot-ta. La prima, quella di occupare il Consiglio regionale. Con tanto di slogan e striscioni “Noi ecceden-ti, voi indecenti”, hanno invaso la sala consiliare e contestato dura-mente il presidente della giunta

marchigiana Gianmario Spacca (PD) costringendolo a interrom-pere i lavori.

Gli operai hanno ragione da vendere nel riversare rabbia e risentimento verso le istituzioni borghesi, locali e nazionali, sorde e inermi. La settimana preceden-te all’atteso confronto, cui hanno partecipato vertici istituzionali re-gionali, provinciali e comunali e l’amministratore della Fincantieri Giuseppe Bono, hanno ricevuto l’ennesima doccia fredda: questi, insieme alla nuova commessa di costruzione di due navi, invece di riconfermare il lavoro per gli at-tuali 580 cassaintegrati, insieme ai 1.500 delle ditte esterne, ne ha

reintegrati solo 400, lasciandone ben 180 a casa. “Non si capisce - sottolinea Giuseppe Ciarrocchi segretario regionale della Fiom - perché se il lavoro c’è per 1.900 lavoratori, ne debbano rimanere fuori 180. Ci sembra un film già visto. Si vogliono redigere liste ‘nere’ in base all’assenteismo e magari alla sindacalizzazione. Siamo naturalmente disponibili alla trattativa, ma senza discrimi-nazioni”.

La lotta deve proseguire per ottenere un nuovo piano indu-striale che investa e introduca innovazioni nei cantieri, rilanci le produzioni e metta in sicurezza i posti di lavoro.

AD ANCONA

La Fiom con i lavoratori Irisbus di Valle Ufita

L’Assemblea Nazionale del-le delegate e dei delegati della Fiom esprime pieno sostegno alla lotta dei 685 lavoratori del-la Irisbus di Valle Ufita (Avellino) che da 3 mesi sono in sciopero e presidiano lo stabilimento contro

IN BREVE

Documento della Commissione per il lavoro di massa del CC del PMLI

la volontà della Fiat di cessare la produzione di autobus nel no-stro Paese. Nell’Ordine del gior-no la Fiom sostiene che “Dopo la cessazione del Cnh di Imola e gli annunci di chiusura di Termini Imerese e della Irisbus è ormai evidente che il Piano Fabbrica Italia è una scatola vuota dietro la quale si nascondono le rea-li intenzioni della Fiat di ridurre drasticamente la propria presen-za nel nostro Paese e cancellare i diritti dei lavoratori”.

Presidioall’Ex Alfa Arese

contro i licenziamentiIl 19 settembre una sessanti-

na di operai licenziati da Innova Service, azienda che gestisce le portinerie sull’area dell’ex Alfa Romeo di Arese, hanno svolto un presidio sotto la Prefettura di Mi-lano per chiedere il ricollocamen-to sull’area. I lavoratori sono tutti ex operai Alfa Romeo ricollocati nell’azienda di servizi.

Manifestazionea Salerno in difesa

della scuola pubblicaSabato 24 settembre si è

svolta a Salerno una manife-stazione provinciale in difesa della scuola pubblica e al dirit-to di studio promossa da Co-bas Scuola Salerno, Comitato insegnanti e Ata precari, Co-mitato genitori e studenti ITIS “Focaccia”, Comitato genitori Ist. Comp. di Ogliara.

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6 il bolscevico / interni N. 36 - 13 ottobre 2011

Per bocca del cardinale Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana

I vescovi scaricano Berlusconi.Ma solo per la “questione morale”

La Chiesa italiana manovra per un “soggetto” cattolico di destraDopo aver taciuto per mesi

sui continui e sempre più squalli-di scandali di Berlusconi, facendo orecchie da mercante al crescen-te disagio e sdegno provenienti da vasti settori cattolici di base, ormai le gerarchie ecclesiastiche italiane non potevano più evitare oltre di prendere una posizione, specie ora che il Paese è chiamato a stringere la cinghia e fare inau-diti sacrifici da un governo e da un premier sguazzanti nella corruzio-ne e screditati come non mai. Per questo tutti gli occhi erano punta-ti sul Consiglio permanente del-la Conferenza episcopale italiana (CEI), che si è tenuto lo scorso 26 settembre a Roma.

E la presa di posizione c’è stata, ma come al solito è stata tutt’altro che netta e adeguata alla gravità della situazione, tanto che si pre-sta a diverse letture, come quelle che ne hanno fatto in maniera op-posta i partiti dell’“opposizione” e quelli della maggioranza di go-verno: i primi sostenendo che le accuse contenute nella prolusione del presidente della CEI, cardina-le Angelo Bagnasco, suonavano

chiaramente come una sconfessio-ne di Berlusconi e del suo gover-no; i secondi ribattendo che non avendo il cardinale nominato di-rettamente il premier, i suoi moni-ti moralistici andavano interpretati come rivolti a tutta la classe politi-ca indistintamente.

E in effetti è stato proprio così: Bagnasco, che pure ha dovuto ammettere che nelle ultime setti-mane si erano fatte “pressanti le richieste”, anche in ambito catto-lico, di un pronunciamento del-la Chiesa, non ha mai nominato Berlusconi, anche se il riferimento agli scandali a luci rosse del neo-duce era implicito, quando ha al-luso ai “racconti che, se compro-vati (sic), a livelli diversi rilevano stili di vita difficilmente compati-bili con la dignità delle persone e il decoro delle istituzioni e della vita pubblica”. E come quando ha ammonito che “chiunque sceglie la militanza politica, deve essere consapevole della misura e del-la sobrietà, della disciplina e del-l’onore che comporta, come anche la nostra Costituzione ricorda”. Ha anche aggiunto che “i comporta-

menti licenziosi e le relazioni im-proprie sono in sé stessi negativi e producono un danno sociale a pre-scindere dalla loro notorietà. Am-morbano l’aria e appesantiscono il cammino comune”. Qualcosa di più, dunque, delle frasi striminzi-te e reticenti che il capo dei vesco-vi italiani aveva usato in un’ana-loga occasione lo scorso gennaio, in pieno scandalo Ruby, quando si era limitato ad accennare al com-portamento del premier (sempre senza nominarlo), improntato a “stili non compatibili con la so-brietà e la correttezza”; affrettan-dosi peraltro a buttare sull’altro piatto della bilancia forti dubbi sulla “mole di strumenti di inda-gine”, tanto per accreditare la tesi dell’intento persecutorio dei giu-dici nei suoi confronti.

Silenzio sui veri crimini del neoduce

Ma a parte che anche stavol-ta Bagnasco non ha resistito alla tentazione di gettare ombre sulla correttezza delle inchieste giudi-ziarie in cui è coinvolto il neodu-ce e sull’eccessivo risalto che ne viene dato sui media, riproponen-do il ritornello della “ingente mole di strumenti di indagine messa in campo” e della troppa “dovi-zia delle cronache”, resta il fatto che anche in questa occasione si è guardato bene dal chiamare per nome e cognome l’oggetto delle sue critiche. E soprattutto si è fer-mato sempre e comunque alla sola “questione morale”, limitandosi a chiedere di “purificare l’aria, per-ché le nuove generazioni – cre-scendo - non restino avvelenate”, ma ignorando completamente i crimini e i misfatti politici, sociali e sindacali del nuovo Mussolini: il massacro sociale che sta compien-do con il taglio delle pensioni, del-la sanità, della scuola e dei servizi sociali, la cancellazione dei diritti sindacali fondamentali dei lavora-tori, i continui stravolgimenti alla Costituzione, la protezione dei privilegi dei ricchi e degli evasori fiscali, la persecuzione razzistica dei migranti, l’interventismo im-perialista (ultimo quello in Libia), le leggi-vergogna per bloccare le inchieste e i processi a suo carico che sta tentando di sfornare a get-

to continuo, la compravendita di voti in parlamento, il salvataggio dei suoi amici corrotti e inquisiti, e così via.

Su tutto ciò neanche una paro-la. Silenzio assoluto. Non a caso il neoduce ha preferito starsene zitto e fare finta di nulla, sapen-do che certe prese di posizione ge-neriche e fumose passano, mentre gli interessi materiali della Chie-sa che lui garantisce restano; e la-scia ai suoi scagnozzi, come Sac-coni, Lupi, Cicchitto, il compito di minimizzare l’intervento di Ba-gnasco come un “richiamo rivol-to a tutti”, e quindi a nessuno in particolare. Il ministro ex DC Ro-tondi ha avuto addirittura la faccia tosta di chiosare l’intervento del-la CEI definendo Berlusconi “un santo puttaniere che passerà alla storia come uno statista”. E d’al-tra parte il numero due della CEI, il vescovo Mariano Crociata, si è affrettato a rassicurare Berlusconi precisando che la Chiesa “non fa i governi e nemmeno li licenzia”.

Un nuovo “soggetto” cattolico per il dopo

Berlusconi Tuttavia, per quanto fuori tem-

po e ipocrita, l’intervento di Ba-gnasco tradisce il timore dei ve-scovi italiani di restare spiazzati e senza un interlocutore politico altrettanto fidato da una possibile uscita di scena di Berlusconi, che a questo punto anche loro hanno messo nel conto degli scenari pos-sibili, almeno a partire dalle scon-fitte elettorali del “centro-destra” alle ultime amministrative e ai re-ferendum, per prepararsi a una so-luzione di ricambio. Soprattutto se, com’è prevedibile, la caduta di Berlusconi dovesse tirarsi die-tro anche quella del PDL, facen-do mancare alla Chiesa quello che è stato il suo principale referente politico dopo la scomparsa della Democrazia cristiana. Una “balca-nizzazione” del PDL, con la dia-spora dei cattolici di quel partito in altre formazioni, viene vista come un grosso pericolo dalle gerarchie ecclesiastiche, alle quali verrebbe a mancare l’appoggio a quel sicu-ro baluardo clerico-fascista, sem-pre pronto a concedergli tutto in

cambio del sostegno politico, a cui erano state finora abituate.

Ed ecco allora il presidente del-la CEI, riecheggiando l’“intenso rinnovamento etico per il bene dell’Italia” invocato da Ratzin-ger nel telegramma inviato a Na-politano dalla Germania, prendere spunto dalla “questione morale” e dalla disgregazione ormai in atto del vecchio quadro politico garan-tito fino a ieri dall’asse privilegia-to Berlusconi-Ruini, per incitare i cattolici presenti nei vari partiti a “rendere politicamente più ope-rante la propria fede” per una nuo-va partecipazione alla vita politi-ca, saldamente ancorata ai “valori non negoziabili”, in un momento in cui “sembra rapidamente sta-gliarsi all’orizzonte la possibilità di un soggetto culturale e socia-le di interlocuzione con la poli-tica che, coniugando strettamen-te l’etica sociale con l’etica della vita, sia promettente grembo di fu-turo, senza nostalgie né ingenue il-lusioni”.

Parole che, per quanto lo stes-so Bagnasco con il suo riferi-mento alle “nostalgie” e altre successive precisazioni l’abbia-no negato, appare indubbiamen-te come un incitamento ai catto-lici attualmente sparsi nel PDL, nell’UDC e nel PD, a riunificarsi per ricostruire una sorta di nuova DC, anche se adeguata ai tempi attraverso il collegamento al Par-tito popolare europeo (PPE). Non per nulla il cattolico del PD Bep-pe Fioroni, che da tempo scalpita per l’uscita da destra della com-ponente cattolica da quel parti-to, sulla scia di quanto hanno già fatto elementi come Rutelli e la Binetti, ha applaudito entusiasti-camente la proposta di Bagnasco definandola “un segnale molto positivo”. La stessa cosa hanno fatto, sull’altra sponda e rispon-dendo al suo richiamo, Buttiglio-ne e Carra per l’UDC.

Manovregià iniziate a luglio D’altronde la proposta di Ba-

gnasco non giunge certo inaspet-tata, dal momento che si inserisce chiaramente nel solco delle ma-novre già avviate dal Segretario di Stato vaticano, cardinale Ber-

tone, per conto del papa nero Ra-tzinger, lo scorso luglio con il con-vegno segreto sullo stesso tema della costruzione della nuova DC, tenutosi nella parrocchia del Sa-cro Cuore a Roma, con la presen-za dello stesso Fioroni per il PD, di Pisanu (PDL), di Buttiglione, Binetti e Cesa (UDC), del segre-tario della CISL Bonanni e del suo predecessore Pezzotta, non-ché degli esponenti di diverse as-sociazioni cattoliche, come ACLI, MCL, Confcooperative, Focolari-ni, Scout dell’Agesci, Compagnia delle opere (Comunione e Libera-zione), Comunità di Sant’Egidio e altri. Manovre, quindi, inizia-te non a caso all’indomani della débacle elettorale del “centro-de-stra” di giugno.

Ora questo progetto sta passan-do alla fase operativa con l’entra-ta in campo anche dei vescovi ita-liani, che intendono recitarvi un ruolo di primo piano a partire dal tentativo di gettare un ponte tra i gerarchi del PDL, che dovrebbe-ro assicurare la continuità di quel partito dopo Berlusconi, in primis Alfano, e l’UDC di Casini, così da formare il grosso di quel “sogget-to” cattolico di destra che hanno in mente, e al quale si potrebbero aggregare anche Fioroni e gli al-tri cattolici del PD insofferenti alla leadership degli ex diessini. Non a caso era stato proprio Bagnasco a tenere la relazione di apertura del-la “Summer school” dei giovani del PDL, organizzata dai gerarchi Gasparri e Quagliarello ai primi di settembre.

Contemporaneamente la CEI mira a rafforzare il progetto allar-gandolo anche alle forze econo-miche, sociali e sindacali, tant’è vero che il prossimo 17 ottobre è già fissato un altro incontro a por-te chiuse a Todi, sotto la presiden-za dello stesso Bagnasco, al quale sono invitati, oltre alle associazio-ni cattoliche già menzionate, an-che personaggi delle istituzioni, dell’imprenditoria e dei sindacati “amici”, come Bonanni, il socio-logo cattolico del Censis, Giusep-pe De Rita, il rettore dell’Uni-versità cattolica del Sacro cuore, Lorenzo Ornaghi, l’amministra-tore delegato di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera.

“L’UNITÀ” SPINGE DELLA VALLE A SCALARE“IL CORRIERE DELLA SERA”

Dopo le tentazioni di Monteze-molo e forse della stessa Marce-gaglia, ora la tentazione di scen-dere in politica contagia anche l’industriale calzaturiero Della Val-le: appena reduce dalla pubblica-zione di un suo vero e proprio ma-nifesto politico per pubblicizzare il quale ha speso decine e decine di migliaia di euro mentre le masse popolari si trovano in gravissime difficoltà quotidiane.

Queste sue ambizioni poli-tiche sono state apertamente sponsorizzate dall’Unità che per la penna di Rinaldo Gianola il 22 settembre l’ha invitato a scala-re il maggiore quotidiano del-

la borghesia italiana lanciando un’offerta pubblica di acquisto di azioni RcsMediagroup, società editrice del Corriere della Sera e della Gazzetta dello Sport.

Insomma, la borghesia di “centro-sinistra” tramite le co-lonne dell’Unità invita aperta-mente il magnate marchigiano a impadronirsi del più importante quotidiano italiano solleticando-ne apertamente le mai nascoste ambizioni politiche, esattamente del resto quello che fece a suo tempo Berlusconi.

Sfacciatamente quindi l’Unità a nome di un “centro-sinistra” sempre più padronale che non

sa ormai proprio cosa inventarsi invita Della Valle a dare la scalata al Corriere riproponendo il soli-to capitalismo in cui cambiano i suonatori ma la musica è sempre la stessa.

Né i dissidi tra Della Valle e Berlusconi devono far pensare che il primo possa costituire chis-sà quale alternativa al secondo nell’ambito del sistema capitali-sta, anzi bisogna ricordare che dal 1994 al 1996 il capo della Tod’s fu tra i primi a sostenere Forza Italia: le concorrenze tra capitalisti sono fisiologiche ed anzi naturali nello stesso sistema fatto di interessi economici, e in questa concorren-

za s’inserisce anche lo scontro di Della Valle con Geronzi alle Assi-curazioni Generali.

Del resto non si sa ancora come l’industriale calzaturiero, che già è azionista di Rcs con una quota del 5%, risponderà al-l’invito, che comunque potrebbe interessargli anche sotto il profilo strettamente economico dal mo-mento che le azioni del gruppo sono scese pesantemente negli ultimi mesi e attualmente potreb-bero riservagli un buon affare sul quale investire qualche centinaio di milioni di euro e costituire un buon investimento anche per l’eventuale carriera politica.

Il PMLI produce un grosso sforzo per far giungere alle masse la sua voce anticapitalista, antiregime neofascista e per l’Italia unita, ros-sa e socialista. I militanti e i simpatizzanti attivi del Partito stanno dando il massimo sul piano economico. Di più non possono dare.

Il PMLI fa quindi appello ai sinceri fautori del socialismo per aiutarlo economicamente, an-che con piccoli contributi finanziari. Nel supre-mo interesse del proletariato e della causa del socialismo.

Più euro riceveremo più volantini potremo diffondere contro il governo del neoduce Ber-lusconi e il regime capitalista, neofascista, pre-sidenzialista, federalista e interventista e i suoi partiti.

Aiutateci anche economicamente per com-battere le illusioni elettorali, parlamentari, rifor-miste e governative e per creare una coscien-za, una mentalità, una mobilitazione e una lotta rivoluzionarie di massa capaci di abbattere il capitalismo e il potere della borghesia e di isti-tuire il socialismo e il potere del proletariato. Grazie di cuore per tutto quello che potrete fare.

Consegnate i contributi nelle nostre Sedi o ai nostri militanti oppure inviate i contributi al conto corrente postale n. 85842383, specifi-cando la causale, intestato a:

PMLI - via Gioberti, 101 -50121 FIRENZE

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N. 36 - 13 ottobre 2011 interni / il bolscevico 7GLI “STATI GENERALI” DEI PRECARI NON SI FANNO

ILLUSIONI SU UN’EVENTUALE ALTERNATIVA DI GOVERNOI PRECARI SONO UNA CLASSE?Il 24 e il 25 settembre a Bolo-

gna si è tenuta la quarta “edizione” degli Stati generali della precarie-tà, un’iniziativa promossa dall’as-sociazione “San Precario” e che punta a trovare i metodi e le forme per realizzare uno sciopero preca-rio. Nel merito, la quarta edizione si è focalizzata su quali saranno la linea e lo spirito con cui i precari parteciperanno alla manifestazio-ne nazionale del 15 ottobre.

È incoraggiante che i precari, sin dal documento di convocazio-ne della due giorni bolognese, non si facciano illusioni sulla possibi-lità di risolvere la crisi e le poli-tiche di austerità imposte dal ca-pitale finanziario, Banca centrale europea (BCE) in testa, limitan-dosi a cambiare l’inquilino di pa-lazzo Chigi: “Chi pensa che il 15 ottobre serva ad allargare la pos-sibilità di un’alternativa di gover-no o di uno ‘spazio di rappresen-tanza’ non ha afferrato la portata della crisi”. Rincara la dose An-drea Fumagalli in un’intervista a Liberazione del 24 settembre: “un governo tecnico marca Napolita-no-Draghi, sarebbe un governo comunque ostaggio delle politiche della BCE. Altro che alternativa. (...) il vero obiettivo del 15 ottobre dovrà essere quello di dar vita ad una mobilitazione ancora più for-te e radicale”.

Versolo sciopero precario

Dai documenti come dagli in-terventi emergono chiare le enor-mi difficoltà che si presentano davanti alla realizzazione di uno sciopero precario, prima fra tutte la condizione di estrema ricatta-bilità. Ma sono anche tangibili la rabbia e la combattività dei preca-ri, costretti a vivere in condizioni di estremo disagio e senza la pos-sibilità di progettarsi un futuro.

Nel documento conclusivo si legge: “Lo spazio costituente che si vuole definire oggi è quello che guarda, in una prospettiva di me-

Studio dell’Iref, l’istituto di ricerca Acli

SI ALLARGA LA FORBICE DEGLI STIPENDITRA OPERAI E DIRIGENTI

Lo scorso 2 settembre, a Roma, le Associazioni cristiane dei lavo-ratori italiani (Acli), tramite uno studio dell’Istituto di ricerche edu-cative e formative (Iref), hanno dato luogo a un interessante con-vegno nazionale di studi dal titolo “Il lavoro scomposto” dove è stata fatta un’analisi della situazione la-vorativa in Italia. Nel dossier sta-tistico presentato al “Centro Ma-riapoli” a Castelgandolfo, a due passi dalla capitale, i relatori han-no discusso di occupazione, don-ne e giovani nel lavoro, ricambio generazionale e altri temi di rilie-vo. “Uno dei fattori principali che condiziona la vitalità di un siste-ma economico – si afferma all’ini-zio della relazione - è la capacità di assicurare un continuo ricambio tra coloro che fanno il loro ingres-so nel mondo del lavoro e gli indi-vidui che, per sopraggiunti limiti di età fuoriescono dalla vita atti-va”. Il trend è nettamente negativo per i prossimi vent’anni, secondo l’Iref, e per i giovani le opportuni-

tà di lavoro nel Paese saranno net-tamente minori rispetto a quelli at-tuali, con le regioni del Nord che subiranno la crisi economica, so-prattutto nell’ambito dell’occupa-zione giovanile.

Il rapporto si sposta sullo “sto-rico” problema del lavoro som-merso o irregolare che tocca pic-chi negativi: in Italia il 10% dei lavoratori non ha occupazione re-golare, dato che aumenta conside-revolmente al Sud con il 18,3% e in Calabria dove sfiora il 30% (27,3%). Nell’Italia del neoduce e massacratore sociale Berlusconi si investe pochissimo in ricerca e sviluppo, con la “fuga dei cervel-li” all’estero, con appena 100mila occupati su una popolazione di ol-tre 60 milioni di persone: una cifra inferiore di sei volte al Giappone e di tre volte alla Germania, infe-riore anche alla Spagna e al Regno Unito.

Nell’analisi della situazione occupazionale il rapporto parla di un “arresto della crescita in Italia”;

difatti “confrontando le variazioni percentuali del numero di addetti nei diversi settori di attività econo-mica intercorse nel triennio 2004-2007 con quelle riguardanti i tre anni che vanno dal 2007 al 2009 si nota un rafforzamento nella decre-scita degli addetti alla manifattura tradizionale (-4,4% tra il 2007 e il 2009); un’inversione di tendenza nelle costruzioni (dal +4,1% al -2,2%) e nell’hi-tech (dal +0,7% al -2,8%). Perde addetti, pur mante-nendo un trend di relativa cresci-ta, il settore dei servizi”. Anche il settore dirigenziale è stato pesan-temente toccato con una perdita di 70mila unità, mentre un duro col-po lo hanno ricevuto i professioni-sti (-78mila) e i tecnici (-100mila). Lo scotto maggiore della crisi ca-pitalistica lo hanno dovuto paga-re, ancora una volta, gli operai, soprattutto gli specializzati, che assieme agli artigiani, sono il set-tore più colpito (-110mila).

Particolarmente grave è la si-tuazione occupazionale relativa

all’aumento smisurato dei lavori atipici (quasi 3 milioni di preca-ri!) e del part-time lavorativo per le donne (1 milione e 800mila): un esercito al servizio del capita-lismo più sfrenato che ha raggiun-to la cifra percentuale del 23,1%. Una situazione in forte aumento al Nord Italia negli ultimi anni, con l’utilizzo della flessibilità da par-te dei padroni, ma che rimane co-stante anche al Sud. Un altro dato da non trascurare è la grave frat-tura di ordine salariale all’interno degli occupati: in generale le don-ne guadagnano, in media, 27 euro in meno al giorno rispetto agli uo-mini, mentre un giovane di 19 anni guadagna in media 38,5 in meno rispetto ad un lavoratore del set-tore privato. Ancora più grave la posizione professionale dove nuo-vamente lo scotto maggiore lo pa-gano gli operai che si distanzia-no dal livello dirigenziale di ben 340 euro nel calcolo dello stipen-dio giornaliero, con l’operaio che guadagna in media appena 16,2

dio-lungo periodo, alla costruzio-ne, l’affinamento e la diffusione delle lotte contro la precarietà im-posta dall’attuale modello di go-verno del capitale contro le nostre vite. (...) Per questo a dicembre sperimenteremo esperienze di sciopero dentro e contro la pre-carietà, (...) uno sciopero che ar-rivi a colpire laddove fa più male, dove si fanno i profitti, dove si pro-duce e riproduce il capitale”. Le rivendicazioni: “un reddito di esi-stenza incondizionato; un nuovo welfare basato sui diritti e sull’ac-cesso a servizi e beni comuni ma-teriali e immateriali; il diritto al-l’insolvenza; la rottura del legame tra permesso di soggiorno e con-tratto di lavoro”.

Molto positiva è la consapevo-

lezza dello strapotere del capitale finanziario, che travalica i confini nazionali e impone i propri diktat a governi di destra e “sinistra” im-potenti quando non accomodanti. E c’è anche consapevolezza della necessità di lottare contro quelli che vengono definiti “governi del-la crisi”.

Queste premesse finiscono però per essere vanificate dal lavo-ro per un movimento che non esce dai confini della Costituzione e del capitalismo. Proprio i precari, ver-so i quali il capitalismo mostra il suo volto più iniquo e sfruttatore e che stanno dando prova di tanta combattività, devono invece lotta-re assieme a tutti gli sfruttati e op-pressi per abbattere il sistema ca-pitalista, che genera il precariato.

Occorre battersi tenacemente perché a tutti sia garantito un lavo-ro stabile, a salario intero, a tem-po pieno e sindacalmente tutelato, rivendicando l’abrogazione della legislazione che ha moltiplicato le forme del lavoro precario (leg-ge 30, pacchetto Treu). Una lot-ta che passa necessariamente per l’abbattimento del neoduce Ber-lusconi, il principale massacratore sociale, su cui dobbiamo concen-trarci ora prima che possa fare al-tri danni. E per far questo bisogna puntare sulla massima unità con le masse lavoratrici e popolari in lot-ta per il lavoro, il contratto nazio-nale, i diritti sindacali, la scuola e l’università pubbliche, le pensioni e così via.

Al contempo invitiamo a sta-

re in guardia rispetto alla parola d’ordine del “reddito minimo ga-rantito” (comunque lo si chiami), perché si tratta sostanzialmente di chiedere l’elemosina ai padro-ni e compromettere la lotta per la piena occupazione. Ciò non esclu-de che si debbano rivendicare più “ammortizzatori sociali”, a partire dall’indennità di disoccupazione pari al salario medio degli operai dell’industria, nonché il diritto al-l’insolvenza.

Alle precarie e ai precari delu-si dai sindacati attuali e che giu-stamente rivendicano “decisiona-lità assembleare e non delegata”, noi invitiamo a valutare la nostra proposta di costruire dal basso un grande Sindacato delle lavoratri-ci e dei lavoratori, delle pensio-

nate e dei pensionati, fondato sul-la democrazia diretta e sul potere sindacale e contrattuale delle As-semblee generali dei lavoratori, attento e attivo anche sui problemi dei precari

I precarisono una classe?

Il già citato Andrea Fumagal-li, professore di economia politi-ca all’Università di Pavia, movi-mentista, sostenitore di lunga data del “reddito di cittadinanza” e del-la “teoria dei beni comuni”, in un articolo su il manifesto del 25 set-tembre, sostiene che i precari sa-rebbero non ancora una “‘classe in sé’, ma piuttosto una ‘classe in divenire’”, cioè una classe socia-le a sé stante, sia pure in fase di formazione. Due parole su questo punto, importante per impostare correttamente la questione.

Le classi sono “quei grandi gruppi di persone che si distin-guono tra di loro per il posto che occupano in un sistema storica-mente determinato di produzio-ne sociale, per il loro rapporto (perlopiù sanzionato e fissato da leggi) con i mezzi di produzione, per la loro funzione nell’orga-nizzazione sociale del lavoro e, quindi, per il modo in cui otten-gono e per la dimensione che ha quella parte di ricchezza socia-le di cui dispongono” (Lenin). I precari non rientrano in questa ca-tegorizzazione, perché il fenome-no della precarizzazione interes-sa più classi: pensiamo ai precari dell’industria, della conoscenza, del pubblico impiego, ecc.

Il precariato è piuttosto una condizione creata appositamen-te dai capitalisti e dai loro gover-ni per aumentare i guadagni e i profitti sulle spalle delle masse la-voratrici, specie giovanili e fem-minili, dotandosi al contempo di un’ottima arma di ricatto per sof-focare contestazioni e lotte sul na-scere.

ADRO (BRESCIA)

Insulti razzisti della Lega a sindacalista CGIL Aveva difeso una famiglia di immigrati poveri e sfrattati

Nel solco dei più beceri raz-zismo e xenofobia di cui la Lega fascista da tempo si nutre e fa propaganda, si deve registrare, nel mese di settembre, l’ennesi-mo triste episodio accaduto ad Adr (Brescia) ai danni di una sin-dacalista CGIL. L’ex insegnan-te Romana Gandussi, delegata SPI-CGIL, ha avuto il torto di di-fendere da uno sfratto una fami-glia di immigrati dal Marocco, padre, madre e due figli piccoli e trovare un’eventuale sistemazio-ne alternativa. Tutto nasce dal fat-to che il padre, che lavora da 12 anni in Italia, da un paio è malato gravemente e non riesce a lavora-re, con conseguente impossibilità a pagare l’affitto, quindi la fami-glia è nella disperazione.

La delegata SPI-CGIL si at-

tiva con decisione: “ho chiama-to la Caritas e ho spiegato come stavano le cose”, e la famiglia è stata alloggiata temporaneamen-te in alcuni uffici della Caritas, in attesa di soluzioni migliori. Sen-nonché sempre Romana Gandus-si si accerta che “esiste ad Adro un appartamento di proprietà co-munale, chiuso e vuoto. Se non si usa una risorsa nel momento del bisogno estremo, quando si apri-ranno quelle finestre?”. Ma su-bito la risposta non tarda a veni-re dagli ambienti leghisti con un manifestino lasciato nella sede della Lega di Adro in via Umber-to Primo: “Cara la me Romana (son tutti bravi a fare i culattoni con il culo degli altri tipico dei comunisti -: quello che è tuo è tuo e quello che è mio è tuo). Porta-

telo a casa tua il beduino sfratta-to (non paga l’affitto da due anni) noi nella casa del Comune ci met-tiamo gente anziana e bisognosa, ma di Adro. Prima i nostri poi an-che gli altri!!!! W la Lega Nord W Umberto Bossi”.

Una vergognosa rappresaglia in stile neofascista che ricor-da gli stessi metodi intimidatori utilizzati dalle camicie nere per intimidire i sindacalisti comu-nisti sotto il ventennio fascista. Al punto che la Cgil di Brescia, la fondazione Piccini, l’associa-zione Studi Giuridici sull’im-migrazione hanno denunciato Umberto Bossi e il responsabile lombardo del partito, Giancarlo Giorgetti, per “molestie e atti ri-torsivi”.

Duro e fermo il commento di

Damiano Galletti, segretario del-la Cgil bresciana: “hanno mes-so nel mirino Romana da tempo: l’anno scorso hanno inserito il suo nome in un elenco di cittadi-ni che secondo loro danneggiano l’immagine della città. Nel 2010, con un comunicato finito in un notiziario, il sindaco Oscar Lan-cini ha accusato Romana di esse-re la responsabile del contenzioso giudiziario che penalizza la giun-ta comunale. Poi, con la vicenda dei soli delle Alpi nel plesso sco-lastico in pieno svolgimento, Ro-mana è stata aggredita all’ingres-so delle scuole”. “Ma il dato più grave - spiega Galletti - è che in questo luogo viene di fatto nega-ta l’agibilità della politica e la li-bertà di esprimere le proprie opi-nioni”.

La differenza è di 340 euro al giorno

euro al giorno rispetto ai quasi 85 delle altre categorie: una vergogna senza fine, ai limiti della soprav-vivenza!

La disoccupazione di lunga du-rata (almeno 24 mesi) si attesta a più del 45% dei disoccupati tota-li, con punte tristemente note nel Mezzogiorno dove sale attorno al 55%, al Centro attorno al 45%, mentre è ancora il Nord e in par-ticolare il Nord-Est che vede un aumento vertiginoso dal 17% al 31,4% di senzalavoro di lunga du-rata. Questa situazione ha ovvie e gravi ricadute nell’ambito delle famiglie, soprattutto quelle che il rapporto chiama “a bassa inten-

sità lavorativa”: ben 4 milioni e 334mila che rischiano seriamente di varcare la soglia della povertà.

Non si può non essere d’ac-cordo con l’analisi del rapporto Iref che conclude stigmatizzando la situazione attuale, sottolinean-do la paura di perdere il lavoro da parte degli occupati, precari e non, l’incredibile differenza sala-riale esistente tra operai e dirigen-ti, la perdita di fiducia nel futuro e nelle politiche occupazionale dei due pinocchi Tremonti e Sacconi: “Tutto ciò ha un costo economico e umano che si scarica sulle spal-le dei più deboli, pregiudicando le condizioni di vita”.

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Page 8: IL Bolscevico-PMLI n.35 2011

8 il bolscevico / corruzione N. 36 - 13 ottobre 2011

Rapporto annuale di Legambiente

LE GRINFIE DELLE MAFIESULLA DEVASTAZIONE DEL TERRITORIO

Nel corso del 2010 sono stati accertati 30.824 illeciti ambientali (+7,8% rispetto 2009), 84 al gior-no, 3,5 ogni ora 19,3 miliardi di euro di fatturato, 2 milioni di ton-nellate di rifiuti pericolosi seque-strati, 26.500 nuovi immobili abu-sivi stimati, 290 i clan coinvolti negli affari criminali.

Questa è la triste situazione in cui versa gran parte del territo-rio nazionale devastato dalle ma-fie che sul traffico e lo smaltimen-to illecito dei rifiuti, l’abusivismo edilizio e le attività di escavazio-ne hanno fondato un nuovo grande business. Tutto ciò nel più totale e connivente silenzio del governo e del ministero dell’Ambiente.

A denunciarlo è Legambien-te che nel suo Rapporto Ecomafie 2011: “Le storie e i numeri della criminalità ambientale’’ pone la Campania (3.849 illeciti, pari al 12,5% del totale nazionale, 4.053 persone denunciate, 60 arresti e 1.216 sequestri, seguita dalle al-tre regioni a tradizionale presenza mafiosa) in testa alla triste classifi-ca dell’illegalità ambientale segui-ta da Calabria, Sicilia e Puglia.

Il ciclo illegale dei rifiuti e le cave all’abusivismo edilizio da soli rappresentano il 41% sul to-tale.

Nel rapporto si sottolinea an-che la pericolosa crescita del nu-mero di reati accertati nel Lazio e in Lombardia; un fenomeno in co-stante aumento soprattutto in vir-tù del fatto che nelle regioni del Centro-Nord le grinfie delle ma-fie sul territorio sono ben affonda-te non solo nel business dei rifiuti ma riguardano anche altri impor-tanti settori dell’economia. Infatti, si legge ancora nel rapporto, l’al-

tro motore dell’economia mafiosa si chiama cemento, che nel 2010 ha prodotto 26.500 nuovi immobi-li, divorando una superficie di ter-ritorio grande come 540 campi di calcio. “Una vera e propria cittadi-na illegale, con 18.000 abitazioni costruite ex novo e la cementifica-zione di circa 540 ettari’’. Su que-sto fronte lo scorso anno sono sta-ti accertati quasi settemila illeciti, con 9.290 persone denunciate, più di una ogni ora. La Calabria è la prima regione come numero d’in-frazioni - 945 - seguita dalla Cam-pania, dove si registra il maggior numero di persone denunciate - 1.586 - e dal Lazio, dove la costa del sud pontino continua a rimane-re sotto l’attacco degli speculatori, sospettati in molti casi di contigui-tà con la malavita organizzata.

“Il business dell’ecomafia, con la sua capacità pervasiva e la pos-sibilità di occupare stabilmen-te posti chiave dell’economia, si propaga e si rafforza anche grazie al coinvolgimento dei cosiddetti colletti bianchi e alle infiltrazio-ni nell’imprenditoria legale - ha commentato il presidente di Le-gambiente Vittorio Cogliati Dez-za -. Un fenomeno questo che si aggrava notevolmente nelle fasi di crisi economica e di scarsità fi-nanziaria e che rende difficoltoso la svolgimento delle indagini e la ricerca delle responsabilità che si perdono in un percorso travagliato tra legalità e malaffare”.

In cima alla piramide dei crimi-ni ambientali continua a rimanere il traffico dei rifiuti, unico rea-to ambientale che le procure rie-scono oggi a individuare e punire quando indagano sul mondo delle scorie industriali. Le inchieste nel

2010 sono state 29, con l’arresto di 61 persone e la denuncia di altre 597. Quasi ottanta le aziende coin-volte in tutta Italia.

In forte aumento l’illegalità che riguarda il settore agroalimen-tare con 4.520 infrazioni accerta-te mentre aumentano i reati contro la fauna: 5.835, +13,2% rispetto al 2009. Ma ad essere preso in con-siderazione anche il fatturato della cosiddetta “archeomafia’’, il vor-ticoso mercato nero legato ai beni archeologici, che ha fatturato lo scorso anno 216 milioni di euro.

Davanti a questo fronte crimi-nale lo Stato borghese appare in totale disarmo anche perché il go-verno del neoduce Berlusconi in più occasioni ha dimostrato di non avere alcuna intenzione di colpi-re le ecomafie. Basti pensare alle tante archiviazioni e alle troppe in-chieste che “per mancanza di stru-menti legali adeguati” sono finite nel classico porto delle nebbie.

“Per porre rimedio a questa si-tuazione - ha proseguito il pre-sidente di Legambiente -, ave-vamo atteso con ansia il decreto col quale il governo deve recepi-re la Direttiva europea sulla tute-la penale dell’ambiente, inseren-do finalmente i delitti ambientali nel Codice Penale. Purtroppo, ad oggi, lo schema approvato rappre-senta una vera e propria ‘occasio-ne mancata’”. Spesso i magistra-ti si trovano davanti a illeciti che a mala pena prevedono una con-travvenzione. E le multe di fronte a cifre d’affari a sei zeri sono a dir poco irrisorie e non sortiscono al-cun effetto.

Insomma, per dirla con le paro-le di Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio Ambiente e le-

galità dell’associazione, l’ecoma-fia si comporta: ‘’Come un virus, con diverse modalità di trasmissio-ne e una micidiale capacità di con-tagio. Un virus che avvelena l’am-biente, inquina l’economia, mette in pericolo la salute delle persone; che ha un sistema genetico loca-le e una straordinaria capacità di connessione su scala globale: può nascere, infatti, in provincia di Ca-serta o di Reggio Calabria e ripro-dursi a Milano, entrare in simbiosi con altre cellule in altre città euro-

pee, saldare il suo Dna con ceppi lontani, fino a Hong Kong’’.

Quello dello smaltimento ille-cito di rifiuti tossici, sottolinea an-cora il rapporto di Legambiente, è un fenomeno che si è ormai allar-gato a tutto il paese, “consolidan-dosi in strutture operative flessibi-li e modulari, in grado di muovere agevolmente tonnellate di vele-ni da un punto all’altro dello sti-vale... E dove ci sono rifiuti c’è sempre qualcuno che ha la sua ri-cetta facile di smaltimento, illega-

le, ovviamente. Da Ascoli Piceno a Montenero di Bisaccia, da Bre-scia a Reggio Emilia, da Palermo a Cuneo, da Chieri a Teramo, il copione svelato dagli investigatori è sempre lo stesso. Si fanno carte false e si spediscono lungo le rotte illegali, che possono anche esse-re marine e spingersi fino in Cina. Dai porti di Venezia, Napoli, Gioia Tauro, Genova ma anche Cagliari, dove i carabinieri la scorsa estate - si sottolinea - hanno scoperto una organizzazione che spediva cari-

Arrestato per truffa e tangenti il padrone del riso Scotti

In seguito a un’inchiesta con-dotta dalla Dda di Milano che da tempo indaga su un traffico illeci-to di rifiuti, il 7 giugno scorso, su ordine del Giudice per le indagi-ni preliminari (Gip) milanese, Ste-fania Donadeo, è finito in manette il padrone del colosso alimentare Riso Scotti Spa e della Riso Scotti Energia, Angelo Dario Scotti.

Al centro dell’inchiesta l’atti-vità di un inceneritore che avreb-be dovuto produrre energia puli-ta, bruciando biomasse, ma che in realtà secondo gli inquirenti ha smaltito anche sostanze pericolo-se. Inoltre, secondo gli inquirenti, per non bloccare il flusso degli in-centivi pubblici Scotti ha avallato il pagamento di tangenti ad alcuni funzionari del Gestore dei servizi energetici (Gse) di Roma.

In carcere insieme a Scotti è fi-nito anche Franco Centili, all’epo-

INAUGURATO AD AIELLI (L’AQUILA)IL BUSTO DEL PODESTA’ FASCISTA LETTAIl monumento al fautore delle leggi razziali, zio del sottosegretario alla presidenza e braccio destro di Berlusconi Gianni Letta (PDL),

pagato con i fondi per la ricostruzione post-terremotoDi nascosto dalle masse po-

polari e dagli antifascisti e senza alcun comunicato alla stampa, la giunta di Aielli, paese terremotato della provincia de L’Aquila, gui-data da Benedetto di Censo, lista civica di “centro-destra”, con la presenza degli inviati del governo del neoduce, sabato 22 agosto, alle 2 di pomeriggio, ha inaugurato il busto del prefetto fascista Guido Letta, intitolandogli pure la piazza dove è posto.

A scoprire il busto, posto ad una discreta altezza e protetto da un vetro blindato, e la targa, dedi-cati al gerarca zio del sottosegre-tario alla presidenza Gianni Letta, PDL, il senatore Filippo Picco-ne, il presidente della provincia de L’Aquila Antonio Del Corvo, l’assessore ai lavori pubblici del-la regione Abruzzo, Angelo Di Paolo, tutti esponenti del PDL, ol-tre al sindaco di Aielli. “Ragioni di ordine pubblico”, si è giustifi-cato quest’ultimo, riferendosi alle giuste manifestazioni di protesta che l’Anpi e gli antifascisti, che attendevano da inizio luglio di co-noscere la data dell’inaugurazio-

ne, avevano promesso di mettere in campo.

Infatti, le polemiche sull’inti-tolazione della ex-piazza Risorgi-mento al gerarca fascista infuriano per due ordini di motivi. Il primo perché si tratta di una decisione re-visionista con la quale si tenta di riabilitare un personaggio di un periodo storico sul quale le masse popolari hanno già dato il loro giu-dizio definitivo.

Il secondo e non meno impor-tante motivo è che questo oltrag-gio è stato finanziato non solo con fondi pubblici, ma con quel-li destinati alla ricostruzione post terremoto del 2009: 20mila euro sottratti alle masse contro la loro volontà e a dispetto delle loro rea-li necessità.

Le amministrazioni locali non sembrerebbero nuove a questi veri e propri furti dei fondi per il ter-remoto, che sono stati investiti anche per un convegno sul fede-ralismo (20mila euro), per il cam-pionato del mondo di hockey a Roccaraso (50mila euro), per spe-se di “comunicazione istituziona-le” (50mila euro), per gli eventi

del cartellone estivo (70mila euro) e per il premio cinematografico in-titolato alla memoria del recente-mente defunto attore Pietro Tari-cone (30mila euro).

In quanto alla scelta del losco personaggio fascista, la giunta si giustifica così: “Va considerato che il dottor Guido Letta, nato ad Aielli il 5 marzo 1889, e morto a Roma l’11 febbraio 1963 è un per-sonaggio storico, in quanto ha ri-coperto incarichi prestigiosi come prefetto di sedi importanti per di-versi decenni. Per il paese di Aielli è stato un instancabile benefattore per tutta la sua vita...”.

L’Anpi risponde: “Non si può non ricordare che il prefetto Let-ta, nel 1939, fu tra i più esigen-ti e rigorosi attuatori delle fami-gerate leggi razziali emanate dal fascismo e causa di deportazione e morte per migliaia di ebrei ita-liani” e pubblica ciò che scriveva il Prefetto Letta nel 1939, in una ‘’riservata personale” del 5 lu-glio 1939, indirizzata ai Fascisti Podestà e Commissari Prefetti-zi: “L’applicazione rigorosa delle leggi razziali, come era nelle di-

rettive del Gran Consiglio, condu-ce ad una inevitabile conseguenza: separare quanto è possibile gli ita-liani dall’esiguo gruppo di appar-tenenti alla razza ebraica, che, se anche in parte discriminati, resta-no pur sempre soggetti ad un re-gime di restrizione e limitazione dei diritti civili e politici. Occorre pertanto favorire nei modi più ido-nei e opportuni questo processo di lenta ma inesorabile separazione anche materiale. Su queste diretti-ve richiamo la vostra personale at-tenzione e vi prego di farmi cono-scere le iniziative, che d’intesa coi Fasci, prenderete al riguardo e i ri-sultati ottenuti”.

Certo è che la scelta della giun-ta di Aielli ha fatto insorgere i ter-remotati e gli antifascisti, tanto che il sito istituzionale del Comu-ne è rimasto intasato per diverse ore, quando le masse hanno sa-puto dell’inaugurazione. Intanto gli antifascisti promettono di con-testare la cerimonia di settembre, quando la giunta Di Censo con-segnerà al sottosegretario Gianni, nipote del gerarca, la cittadinanza onoraria della città.

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Unione StampaPeriodica Italiana

chiuso il 5/10/2011ore 16,00

ca funzionario del Gse, gestore pubblico che acquistava l’energia prodotta dall’inceneritore situato a Pavia e di proprietà della Riso Scotti Energia, di cui Angelo Da-rio Scotti è vicepresidente. Gli ar-resti domiciliari sono stati disposti anche per Andrea Raffaelli (altro funzionario del Gse), Elio Nico-la Ostellino (consulente energeti-co) e per Nicola Farina, commer-cialista del Gruppo Scotti. Tutti accusati, a vario titolo, di traffico illecito di rifiuti, truffa, frode in pubbliche forniture e corruzione.

L’inceneritore era stato seque-strato lo scorso novembre, nel-l’ambito delle indagini condotte dal Corpo forestale. L’impianto avrebbe dovuto produrre energia pulita dagli scarti del riso e da fon-ti rinnovabili, ma in realtà all’in-terno, stando alle accuse, venivano buttati anche legno, plastiche, im-ballaggi e fanghi di depurazione. In più, dalle indagini era emerso anche un problema per la sicurez-za alimentare: la Riso Scotti Ener-gia avrebbe mischiato la lolla, cioè la parte del riso che racchiude i chicchi, agli altri rifiuti e alle sco-rie di combustione, in parte bru-ciandola ma in parte anche riven-dendola poi ad alcuni allevamenti zootecnici in Lombardia, Veneto e Piemonte, dove sarebbe stata usata come lettiera per gli animali. Gli investigatori, inoltre, mettono in rilievo come l’inceneritore avesse anche ottenuto il permesso, “con provvedimenti autorizzativi della Provincia e della Regione di dub-bia legittimità”, di bruciare anche “variegate tipologie di rifiuti”, ol-tre alla lolla di riso.

A novembre dell’anno scor-so, fra gli altri, era stato arrestato Giorgio Radice, presidente di Riso Scotti Energia. Ed è stato proprio lui, con le sue dichiarazioni ai ma-gistrati nei mesi successivi, a tira-re in ballo Angelo Dario Scotti. Radice ha raccontato agli inqui-renti di aver pagato complessiva-mente una mazzetta da 115 mila euro (100 mila a Franco Centili e 15mila ad Andrea Raffaelli) per fare in modo che la Gse di Roma non pretendesse la restituzione di 7 milioni di euro nell’ambito di un contenzioso aperto tra le due società, dopo una verifica all’im-pianto del maggio 2009 che aveva accertato irregolarità nello smalti-mento. Tangenti, ha messo a ver-bale Radice, pagate con il pieno avallo e sostegno di Scotti.

Il quadro accusatorio è confer-mato anche dalle numerose inter-cettazioni telefoniche fra cui quel-le relative al consulente energetico Ostellino che a un certo punto dice: “Tutto il Gse lubrificato”, ri-ferendosi, secondo gli investiga-tori, alle mazzette usate per oliare il gestore pubblico. E anche Gior-gio Francescone, direttore tecnico di Riso Scotti Energia (la società è indagata), avrebbe confermato il pagamento di tangenti a Cen-tili, coperte con il pagamento di una fattura a favore di una socie-tà americana, individuata dal com-mercialista Farina. Tra il 2005 e il 2010, secondo l’accusa, la Riso Scotti Energia avrebbe incassato 28 milioni di euro di indebiti pro-fitti. Gli investigatori ne hanno se-questrati 17 milioni.

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N. 36 - 13 ottobre 2011 PMLI / il bolscevico 9

Proseguiamo la pubblicazione, iniziata sul numero scorso, delle impressioni richieste dal Centro del Partito ad alcuni militanti del PMLI sulla commemorazione di Mao e sul discorso del compagno Giovanni Scuderi.

IMPRESSIONI DI MILITANTI DEL PMLISULLA COMMEMORAZIONE DI MAO

Ogni proletariodeve sentire il peso morale

delle parole di ScuderiL’intervento del Segretario ge-

nerale, compagno Giovanni Scu-deri si pone come spartiacque per il nostro amato Partito. E non po-trebbe essere diversamente se que-sto è stato elaborato per comme-morare il Maestro del proletariato internazionale più vicino, nel tem-po, al nostro presente.

L’11 settembre il PMLI ha ce-lebrato, come ogni anno, l’immor-tale presidente Mao. Immortale perché ancora oggi i suoi insegna-menti sono più che mai importanti nella nostra vita di marxisti-lenini-sti e ad essi qualsiasi marxista-leni-nista deve aggrapparsi per salvarsi dall’inganno borghese, revisionista o individualista. Il fatto che anco-ra oggi ci rifacciamo ai suoi studi e da essi attingiamo fondamentali informazioni per la direzione del nostro amato Partito è un esempio lampante. A chi, infatti, rifarsi, chi approfondire e studiare con intran-sigenza rivoluzionaria se non co-lui che ha glorificato nella teoria e nella pratica il marxismo-lenini-

smo creando le condizioni perché il proletariato cinese (che non ave-va coscienza di classe prima del-l’avvento di Mao) prendesse il po-tere con l’inevitabile rivoluzione?

Nell’intervento di Scuderi, dunque, si può notare come il Se-gretario generale, così come tutto il Partito, abbia ormai preso co-scienza del peso politico del no-stro Partito. Che il PMLI fosse un Gigante Rosso nella testa era chia-ro da tempo a tutti i suoi militanti e simpatizzanti, oltre che alla bor-ghesia che tenta quotidianamente di affossarlo. Ma dopo le recen-ti proteste di piazza che ci han-no visto sempre tra il proletariato di tutte le parti del nostro Paese, dopo che anche i media borghesi non hanno potuto censurare la no-stra evidente presenza nelle sva-riate piazze di tutta Italia stiamo vivendo sicuramente un periodo di transizione. Ora l’avvenire del nostro Partito dipende in gran par-te da noi.

Come agire, dunque, consape-

SE SI VUOLECONQUISTARE IL SOCIALISMO CI VUOLEIL PMLI

“L’esperienza del glorioso e sempre vittorioso Partito di Mao e l’elaborazione teorica di Mao sul Partito del proleta-riato sono per noi marxisti-leninisti italiani di particolare ed estrema importanza, una fonte di ispirazione e di insegna-menti per fare del PMLI un Gigante Rosso anche nel corpo. Infatti il nostro Partito, il PMLI, è stato e viene costruito e sviluppato sul modello del PCC di Mao.

Nel 1948, in occasione del 31° anniversario della Rivolu-zione d’Ottobre, Mao ha scritto un articolo per l’organo del-l’Ufficio di informazione dei partiti comunisti e operai d’Eu-ropa “Per una pace stabile, per una democrazia popolare”, che conteneva una frase fondamentale sul Partito del proletariato.Ecco le sue parole: “Se si vuol fare la rivoluzio-ne, ci deve essere un partito rivoluzionario. Sen-za un partito rivoluzionario, senza un partito che si basi sulla teoria rivoluzionaria marxista-leninista e sullo stile rivoluzionario marxista-leninista, è impossi-bile guidare la classe operaia e le larghe masse popo-lari a sconfiggere l’imperialismo e i suoi lacché”(4).Una brillante sintesi del carattere, dell’ideologia, del modo di vita e di operare e dello scopo del Partito rivoluzionario del proletariato. “Se si vuol fare la rivoluzione”, è il pre-supposto. È bene essere chiari in proposito e non menare il can per l’aia. Vogliamo a no fare la rivoluzione? In altri ter-mini: vogliamo o no liberarci del capitalismo? Se vogliamo semplicemente moderare e addolcire il capitalismo, va bene un qualsiasi partito democratico borghese riformista. Ma se invece vogliamo abolire il capitalismo e conquistare il so-cialismo non può non esserci “un partito rivoluzionario”, ossia lo strumento organizzativo fondamentale predisposto e funzionale alla rivoluzione”.

(brani tratti dal Discorso di Giovanni Scuderi alla Commemo-razione di Mao nel 35° Anniversario della scomparsa, pronunciato a Firenze l’11 settembre 2011, dal titolo: “Applichiamo gli insegna-menti di Mao sul Partito del proletariato”)

RIUNIONI DI STUDIO DEL PMLI SUL DISCORSO DI SCUDERI“APPLICHIAMO GLI INSEGNAMENTI DI MAO SUL PARTITO DEL PROLETARIATO”

9 ottobre a NapoliDomenica 9 ottobre - ore 10,30 - nella Sede na-

poletana de “Il Bolscevico” in via Diodato Lioy 9f, la Cellula “Vesuvio Rosso” di Napoli del PMLI svolgerà una riunione aperta ai simpatizzanti e agli amici del PMLI per studiare e discutere lo splen-

dido, lungimirante e memorabile discorso pronun-ciato l’11 settembre scorso dal compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI, in occasio-ne del 35° anniversario della scomparsa di Mao.

Un’occasione importante per militanti, simpatiz-zanti e amici partenopei, che potranno così espri-mere il loro pensiero e le proprie riflessioni sul di-

scorso del Segretario generale del PMLI.Cellula “Vesuvio Rosso” di Napoli del PMLI

9 ottobre a FirenzeDomenica 9 ottobre alle ore 10 nella sede di via

Gioberti 101, la Cellula “Lucia ‘Nerina’ Paoletti”

di Firenze terrà una riunione di studio e discussio-ne aperta a simpatizzanti e amici sul discorso del compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI, in occasione del 35° anniversario della scomparsa di Mao.

Cellula “Lucia ‘Nerina’ Paoletti” di Firenzedel PMLI

Richiedete il numero 33/2011

Le richieste vanno indirizzate a:PMLI - [email protected]

indirizzo postale:IL BOLSCEVICO C.P. 477 50100 FIRENZE

Tel. e fax 055 2347272

voli di avere il delicatissimo com-pito (mai toccato a nessun Partito prima, in Italia, visti gli inganni borghesi dei partiti proletari che hanno solo illuso le aspettative delle masse) di organizzare il pro-letariato fino a condurlo alla rivo-luzione socialista? Come far cre-scere con spirito rivoluzionario il corpo del Gigante Rosso che il PMLI sta creando? Il compa-gno Scuderi vede in Mao gli inse-gnamenti necessari per compiere un gesto di tale portata storica. E come dargli torto? Lui ha già fat-to quasi un secolo fa quanto noi ci apprestiamo a fare oggi, e l’ha fat-to alla perfezione.

La storia è fatta anche di grandi eventi e grandi attimi. E nella sto-ria del nostro amato Partito, come non giudicare l’intervento di Scu-deri come un atto storico di gran-de portata?

Scuderi ha analizzato la società attuale in chiave marxista secon-do quel materialismo storico teo-rizzato a grandi livelli da Marx, in chiave leninista e inevitabilmente in chiave del pensiero di Mao. Il suo intervento è da studiare ripe-tutamente e le sue parole sono da tenere sempre a mente e da segui-re ogni giorno. Ciò che il compa-gno Giovanni Scuderi ha scritto e ha detto per il 35° anniversario della morte del Maestro del pro-letariato internazionale Mao sono parole che devono essere sempre impresse a caratteri rossi nel cuo-re di ogni rivoluzionario. Non solo ogni militante o simpatizzante del PMLI ma anche e soprattutto ogni proletario deve sentire il peso mo-rale delle parole di Scuderi.

Coi Maestri e col PMLI vince-remo!

Mauro – Capua (Caserta)

Una lezione di marxismo-leninismo-pensiero

di Mao e un’arma in più per radicare il PMLI

Un grazie infinito al compa-gno Giovanni Scuderi per il forte, vibrante e incoraggiante discor-so di commemorazione del gran-de Maestro del proletariato inter-nazionale Mao. Il compagno ci ha dato una lezione di marxismo-le-ninismo-pensiero di Mao fornen-doci un’arma in più per affrontare al meglio il compito di radicamen-to del PMLI. Ci ha trasmesso gli insegnamenti di Mao sul Partito, qual è lo spirito che deve anima-re un marxista-leninista, ossia lo spirito del pioniere nella nostra Lunga Marcia italiana verso il so-cialismo, che inderogabilmente dovrà passare dal radicamento e dal dare braccia forti e gambe forti alla testa del Gigante Rosso che è

il PMLI. Per tenere sempre alta la lotta tra le due linee all’interno del Partito perché esso non cambi co-lore. Il compagno Scuderi ha spie-gato con amorevole cura, come si fa coi figli più giovani, il profon-do significato del centralismo de-mocratico.

Il bellissimo discorso del com-pagno Segretario generale ha reso onore a Mao, ha reso onore ai 35 anni trascorsi senza alcun rispar-mio di energie da parte del PMLI per trasmettere il pensiero di que-sto grande Maestro del proletariato internazionale e oggi può assapo-rare i frutti di questo instancabile lavoro: le nuove militanti e i nuovi militanti, i giovanissimi e giova-ni che si avvicinano alla causa del

Il compagno Giovanni Scuderi (di spalle), Segretario generale del PMLI, si in-trattiene con il compagno Mauro di Capua (Caserta)

PMLI, le nuove Istanze e Organiz-zazioni fondate da poco all’estero e al Nord e al Sud del Paese.

Gli interventi dei militanti sono stati tutti molto esplicativi dell’ot-tima salute di cui gode il Partito. Mi hanno emozionato i giova-ni compagni le cui istanze hanno avuto delle contraddizioni fra le due linee, che hanno combattuto e si sono fortificati non cedendo al frazionismo e all’individualismo piccolo borghese tenendo ferma la loro militanza e il loro attacca-mento alla linea politica e organiz-zativa del PMLI.

Non vi è dubbio che chi ha conosciuto per la prima volta il PMLI in questa occasione sicura-

mente ne sarà rimasto affascinato per la forza politica e organizzati-va del Partito, per il colore rosso dominante sia in sala che dentro i cuori degli oratori, primo fra tutti il nostro amato Segretario genera-le, compagno Scuderi.

Grazie di cuore al compagno Scuderi. Grazie di cuore a tutto il Partito per questa emozionante commemorazione. Grazie di cuo-re alla classe operaia che ci dona i suoi figli migliori. Grazie di cuore a Mao che ci illumina nel nostro lungo e tormentato cammino ver-so l’Italia unita, rossa e socialista.

Stando sempre con i cinque Maestri e col PMLI, vinceremo!

Laura - Firenze

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10 il bolscevico / PMLI N. 36 - 13 ottobre 2011

BANCHINI PERIL PROSELITISMO DEL PMLI

RAVENNASabato 8 ottobre dalle ore 9,00 alle 12 - via Sighinolfi, lato via Berlinguer (area mercato)

NAPOLIDomenica 23 ottobre dalle ore 10,30 - Piazza del Gesù

Domenica 30 ottobre dalle ore 10,30 - Piazza Dante

I MARXISTI-LENINISTI STUDIANOIL DISCORSO DI SCUDERI SU MAO E IL PARTITO

MilanoURGO: “SENZA

UN GRANDE, FORTE E RADICATO PMLI NON CI SARA’ UNA NUOVA

ITALIA”. FREZZA: “NON E’ IL PARTITO

AL SERVIZIO DEI MARXISTI-LENINISTI

MA I MARXISTI-LENINISTI AL SERVIZIO

DEL PARTITO”

Dal corrispondentedel Comitato lombardodel PMLISu iniziativa del Comitato

lombardo del PMLI sabato 1° Ottobre, in occasione del 62° An-niversario della fondazione della Repubblica Popolare Cinese, si è tenuta la riunione di studio re-gionale sul discorso integrale del Segretario generale del PMLI, Giovanni Scuderi, pronunciato alla Commemorazione di Mao.

La riunione si è svolta nella sede milanese del Partito a co-minciare dalle ore 15 con il di-scorso introduttivo del Segretario del Comitato lombardo, compa-gno Angelo Urgo. Egli ha ribadito come lo splendido, lungimirante e memorabile discorso del compa-gno Scuderi costituisca uno degli strumenti più potenti a nostra di-sposizione, insieme alla linea po-litica del 5° Congresso nazionale, per raggiungere il nostro principa-le obiettivo politico-organizzativo, quello di dare al PMLI un corpo da Gigante Rosso. “Così come allora in Cina gli ex sfruttati e op-pressi che si erano liberati dalle catene cantavano con orgoglio ‘Senza il Partito Comunista non ci sarebbe la Nuova Cina’ - ha af-fermato Urgo legando il vittorioso 1° Ottobre 1949 con l’argomento della riunione - così noi oggi dob-biamo essere coscienti che senza un grande, forte e radicato PMLI non ci sarà una Nuova Italia”.

È seguita poi la lettura del messaggio inviato dal compagno Alessandro Frezza, assente per malattia, a nome dell’Organizza-zione di Viggiù (Varese) del PMLI che tra l’altro sottolinea alcuni elementi fondamentali rimarcati nel discorso di Scuderi per fare del PMLI un Gigante Rosso an-che nel corpo quali “uno studio approfondito del marxismo-lenini-smo-pensiero di Mao, l’uso della critica e l’autocritica, la vigilanza rivoluzionaria sui possibili agenti delle borghesia infiltrati nel Par-tito, l’umiltà e la consapevolezza che non è il Partito al servizio dei marxisti-leninisti ma i marxisti-le-ninisti al servizio del Partito”.

È quindi intervenuta la compa-gna Cristina a nome della Cellula “Mao” di Milano che tra l’altro ha ribadito l’importanza di dissipa-re nelle masse ogni illusione di

A Milano, Fucecchio (Firenze),Bari, Buonalbergo (Benevento)

proletaria marxista-leninista, alla spinta verso lo studio appro-fondito delle “tattiche elaborate da Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao”; dall’incoraggiamento a unire la teoria con la pratica, quindi l’analisi delle opere dei cinque maestri con la ricerca di un rapporto con le masse e con la conoscenza delle realtà locali, fino a ricordarci che il PMLI è un “esercito di soldati rossi” con a capo “ufficiali rossi” preparati ad organizzare e a formare i militan-ti marxisti-leninisti. Su quest’ul-timo punto, molto importante, i compagni si sono soffermati con ardore.

È molto importante per essi avere una guida, un punto fermo che incoraggi e sproni alla lotta di classe, specie in questo periodo del capitalismo che, inevitabil-mente, è accompagnato da cor-ruzione e facili lusinghe nei con-fronti delle masse: “Non è facile essere un marxista-leninista ma dobbiamo riuscirci, prendendo esempio dalle compagne e dai compagni che già praticano, al-cuni da decenni e da sempre, questa militanza marxista-lenini-sta”.

Parole sincere che spingono noi militanti e simpatizzanti del-l’Organizzazione di Buonalbergo a non mollare e a voler “servire il popolo con tutto il cuore e non solo con la metà o due terzi”! Nella nostra strada, che ancora è lunga ma priva di tentennamenti specie dopo ogni incontro con tutti gli altri compagni del PMLI e con le istanze dirigenti, abbiamo purtroppo incontrato conigli, falsi comunisti con le idee confuse e accecate dall’ideologia picco-lo borghese sempre in aggua-to. Questo, se dal punto di vista umano ci ha disillusi, ha anche rafforzato il nostro spirito marxi-sta-leninista, ci ha fatto alzare la guardia nei confronti della misera borghesia e ci ha infervorato an-cor più il cuore verso la lotta di classe.

La compagna Giovanna ha esposto una sua riflessione. Il PMLI è un Partito effettivamen-te impegnativo, che chiede sa-crificio e partecipazione, ma è l’unico a meritare tale nome, in quanto fedele alla sua ideologia e presente con spirito davvero rivoluzionario alle manifestazioni di piazza o agli avvenimenti che riguardano la tutela delle masse contro la viscida serpe capitali-

“cambiare il vento” per via eletto-rale, tramite una costante critica politico-giornalistica della giunta arancione milanese (sostenuta dai falsi partiti comunisti PRC e PdCI) del neopodestà Pisapia che “sta dimostrando di essere in continuità con la passata am-ministrazione della neopodestà Moratti, tagliando i servizi pub-blici e sociali, aumentando tariffe e tartassando le masse popolari milanesi, con l’unico obbiettivo di servire la borghesia capitalistica in vista dell’EXPO 2015”.

Il compagno Stefano, dell’Or-ganizzazione di Binasco (Milano), ha chiesto come concilia il PMLI gli interessi individuali del militan-te con quelli collettivi del Partito. Rispondendogli Urgo ha premes-so che il Partito non annulla gli interessi individuali dei militanti ma li subordina affinché non con-trastino e siano messi al servizio della causa rivoluzionaria; a que-ste condizioni il Partito a sua volta è di supporto, nei limiti delle sue possibilità e disponibilità, ad ogni militante nello sviluppare quelle capacità e qualità individuali e soggettive che possono essere messi al servizio del Partito.

Nell’approfondire il tema del centralismo democratico il com-pagno Urgo ha inoltre spiegato la necessità che ogni militante, pre-liminarmente all’applicazione del-la critica e dell’autocritica, impu-gni le tre vigilanze rivoluzionarie: ideologica, politica e organizzati-va. Tali vigilanze non si possono impugnare se non si studiano e applicano le linee ideologica, po-litica ed organizzativa del PMLI, ossia il marxismo-leninismo-pen-siero di Mao, i documenti del Par-tito e gli articoli de Il Bolscevico, lo Statuto e il Programma gene-rale del Partito.

“Il compagno Scuderi è una guida essenziale per noi marxi-sti-leninisti – ha affermato nel suo applaudito intervento il giovane compagno Mattia – è il nostro Maresciallo! Dobbiamo diffonde-re i suoi insegnamenti e quelli dei Maestri ai giovani come me che si ispireranno ad essi per essere degli intrepidi pionieri del PMLI”.

Ha quindi preso la parola, a nome dell’Organizzazione di Se-sto San Giovanni, il compagno Federico che nel suo intervento ha puntualizzato: “Il proletariato non può avere più di un Partito! Se ne esistono più di uno che si definiscono tali, significa che gli altri sono strumenti organizzativi al servizio della borghesia. In Italia il Partito del proletariato c’è ed è il PMLI! Non perché lo diciamo noi, ma perché lo dimostrano 34 anni di fedeltà al marxismo-leninismo-pensiero di Mao e al socialismo”.

Il compagno Emanuele della provincia di Varese ha afferma-to che è di estrema importanza l’esigenza, ribadita da Scuderi nel suo discorso, di formare so-lertemente e a un buon livello i nuovi militanti e i quadri per im-

pedire che il PMLI degeneri nel revisionismo, espellendo dalle sue file ogni infiltrato e degene-rato al servizio della borghesia. “Epurandosi il Partito si rafforza”, gli ha risposto il compagno Urgo citando Lenin.

L’iniziativa si è conclusa con la soddisfazione di tutti i partecipan-ti in un clima fraterno e di unità politica e ideologica nel condiviso spirito proletario rivoluzionario di chi lotta al solo scopo di dare al PMLI un corpo da Gigante Rosso affinché sia in grado di guidare il proletariato e tutti gli sfruttati e oppressi, di tappa in tappa, verso la conquista dell’Italia unita, ros-sa e socialista!

Coi Maestri e il PMLI vincere-mo!

FucecchioRedazione di FucecchioSabato primo ottobre, nella

sede della Cellula “Vincenzo Fal-zarano” di Fucecchio (Firenze) del PMLI, si è svolta una giorna-ta di studio basata sulla lettura collettiva del discorso tenuto dal compagno Segretario generale in occasione della commemorazio-ne di Mao Zedong.

Dopo una breve introduzione i compagni hanno letto a turno i vari capitoli, per poi discuterli as-sieme. Lo scopo principale della riunione era quello di approfondi-re la comprensione del discorso di Scuderi e mettere a fuoco gli insegnamenti di Mao sul Partito del proletariato. Questi sono mol-teplici, come hanno sottolineato tutti i compagni e, se calati nel nostro tempo e nelle nostre con-dizioni di lavoro, rappresentano una valida, inesauribile ed effica-ce arma per le lotte quotidiane.

Uno degli aspetti emersi con forza sono le caratteristiche pecu-liari della nostra militanza rispetto a qualsiasi altra, dove l’adesione al marxismo-leninismo-pensiero di Mao non è sufficiente, occor-re anche mettere in pratica uno stile di lavoro rivoluzionario nei rapporti interni al Partito e con le masse e trasformare radicalmen-te la propria vecchia concezione del mondo in senso marxista-le-ninista.

Scuderi, tramite Mao, tra-smette ai più giovani quali sono le caratteristiche del Partito del proletariato, nel nostro caso del PMLI, e contemporaneamente invita i vecchi militanti a praticare con maggiore decisione gli inse-gnamenti di Mao. Nella discus-sione ne sono emersi tantissimi: da quelli sul centralismo demo-cratico, sulla lotta tra le due linee, sulle contraddizioni in seno al popolo e con il nemico, sul fronte unito e tanti altri.

Molto istruttivi anche i capitoli dove si ripercorre la storia del Par-tito del proletariato in Italia e sulla missione storica del PMLI dove,

oltre a ribadire il nostro obiettivo strategico del socialismo, vengo-no riproposte le nostre posizioni sulle questioni di stretta attualità.

BariDal corrispondentedella Cellula “Rivoluzione d’Ottobre” di Bari Venerdì 30 settembre, i com-

pagni della Cellula barese “Ri-voluzione d’Ottobre” del PMLI hanno realizzato una proficua riunione di studio: la prima della giovanissima Cellula.

In apertura della riunione sono state lette e commentate due ri-soluzioni del Centro del Partito riguardanti la Cellula. I compagni

coscientemente e correttamen-te a tutti i livelli; come ci dice il compagno Segretario generale: “Il Partito del proletariato non può esistere e operare efficacemente se non ha un numero sufficiente di militanti che dedichino la loro vita alla causa del Partito, del proletariato e del socialismo”.

Concludendo la riunione, du-rante la quale non sono mancati gli spunti di riflessione comune e la discussione per elevare la co-scienza e la conoscenza rivolu-zionari, i compagni baresi hanno prestato un giuramento su quanto dice il compagno Scuderi: “Gli in-segnamenti di Mao sul Partito del proletariato, il Partito marxista-le-ninista, sono già largamente pra-ticati a tutti i livelli... d’ora in poi dobbiamo applicarli con maggior

decisione, precisione e consape-volezza, con una coscienza ideo-logica, politica e organizzativa più alta e matura”.

Si è conclusa positivamente e con il raggiungimento di tutti i suoi obiettivi la prima riunione di organizzazione e studio dei marxisti-leninisti baresi che ne escono più coscienti, forti e uniti.

BuonalbergoDal corrispondente dell’Organizzazionedi Buonalbergo del PMLIIl 2 ottobre si è svolta la riunio-

ne di studio dell’Organizzazione di Buonalbergo (Benevento) del PMLI, aperta ai simpatizzanti, sul discorso del compagno Scu-deri per il 35° anniversario della scomparsa di Mao. In realtà, i

sta. È l’unico in grado di cambia-re la vita dei militanti e dei simpa-tizzanti, in quanto forma loro una vera coscienza rivoluzionaria che non accetta compromessi e che diviene incorruttibile.

La riunione si è conclusa posi-tivamente. I compagni continue-ranno la lotta nelle piazze e sul territorio con ardore rosso fiam-mante.

W il PMLI! W Mao! W il Segre-tario generale Giovanni Scuderi! W “Il Bolscevico”!

compagni hanno potuto ascol-tare il discorso pronunciato di persona dal Segretario generale ma, ritrovarlo nella sua integrità sulle pagine de “Il Bolscevico” ha consentito loro di riflettere in modo più concentrato e ap-profondito su quelle parole forti e limpide che dovrebbero scuo-tere gli animi di ogni proletario. Un discorso lucido e descrittivo che ha toccato vari punti: dalla forza prepotente del pensiero di Mao, illuminato dall’ideologia

Firenze, 11 settembre 2011. Un momento della Commemorazione di Mao men-tre parla il compagno Scuderi

Un momento della riunione del 1° ottobre nella sede milanese del PMLI

hanno ringraziato specificando che è grazie al “cuore” rosso e forte del Centro se è possibile che tutto il sangue del PMLI, compo-sto dai militanti, possa fluire con velocità a tutte le varie e distanti parti del corpo composto da Cel-lule locali, Comitati provinciali e regionali.

Il momento più importante e centrale della riunione è stato sicuramente quando i compagni hanno letto, studiato e assimilato tramite sintesi e schematizzazioni il discorso magistrale tenuto dal Segretario generale, compagno Giovanni Scuderi, sugli insegna-menti di Mao sul Partito del pro-letariato. Il compagno Pietro leg-gendo il discorso ha sottolineato i punti più importanti e centrali che dovevano esser appresi al mas-simo livello dai compagni della Cellula per farla sviluppare e pro-cedere vittoriosamente nella real-tà locale. È stato posto l’accento sull’assoluta importanza dello studio collettivo e individuale per possedere una cultura proletaria e rivoluzionaria del mondo che può nascere non spontaneamente ma solo con l’apporto del Partito del proletariato e con lo studio dei classici del marxismo-leninismo-pensiero di Mao. È solo grazie a questa cultura, come hanno di-mostrato i pionieri del PMLI, che è possibile resistere anche alle peggiori tempeste revisioniste e a qualunque grave accadimento come quando morì Mao.

I compagni hanno quindi sin-tetizzato e assimilato quanto sia importante costruire le fondamen-ta di una Cellula forte rendendo sempre più saldi i compagni che ora la costituiscono come soldati e ufficiali rossi, aumentandone la qualità e il numero per far sì che il Partito diventi un Gigante Rosso anche nel corpo. Soffermandosi su quanto dice il compagno Scu-deri, i militanti della cellula barese hanno appreso quanto sia fonda-mentale, per fare la rivoluzione e quindi distruggere il capitalismo e dunque per “salvare l’Italia”, un forte e grande Partito del proleta-riato e rivoluzionario il quale può esistere solo con la presenza di veri marxisti-leninisti che operano

Page 11: IL Bolscevico-PMLI n.35 2011

Continuiamo la pubblicazione di alcuni pareri di simpatizzan-ti e amici del PMLI sul discorso di Scuderi per il 35° anniversario della morte di Mao.

Ho letto con grande interesse il discorso pronunciato dal com-pagno Scuderi durante la comme-morazione di Mao. Come sempre l’ho trovato potente e azzeccato!

Quel che mi colpisce fin da su-bito di ogni scritto o intervento del Segretario del PMLI è che, coe-rentemente con la concezione pro-letaria del mondo, il compagno dice tutto ciò che deve essere det-to in uno stile preciso, netto, chia-ro e ben comprensibile dalle larghe masse popolari, anche da chi non ha un grande livello culturale o preparazione politica. Non è casua-le, ovviamente. Il compagno vuole e deve farsi capire dalla maggior

parte delle persone che hanno la fortuna di venire a conoscenza del-la sua azione politica, dimostrando anche con questo di essere “allie-vo e maestro” delle masse e non un intellettuale borghese di “sinistra” che usa le parole per “incantare” le masse mosso dal narcisismo, dal-la megalomania, dall’individuali-smo, da un sostanziale disprezzo per il popolo, dalla credenza nella superiorità del lavoro intellettua-le rispetto a quello manuale, lavo-rando in ultima analisi per la bor-ghesia. Lo stile è importante tanto quanto la “sostanza” come appun-to viene detto da Scuderi citando Mao, ed è un fatto politico di pri-maria importanza!

Se “i veri eroi sono le masse”, se un comunista deve essere sem-pre con e dalla parte delle masse oppresse dal capitalismo, cercan-do di esserne allievo e maestro, al-

N. 36 - 13 ottobre 2011 PMLI / il bolscevico 11

I veri comunisti possono unirsi solo in un autentico Partito marxista-leninista

lora ecco che lo stile di vita di un marxista-leninista conta, eccome! È questo il primo grande insegna-mento di Mao sul Partito del pro-letariato che colgo nel discorso del compagno Scuderi.

Poi il Segretario del PMLI par-la del tipo di linea politica e orga-nizzativa che deve avere questo Partito seguendo gli insegnamenti di Mao: deve basarsi sulla teoria e sulla pratica rivoluzionaria marxi-sta-leninista, ossia sull’opera teo-rico-pratica dei cinque Maestri senza averne una visione dogma-tica ma calandola dialetticamente nelle situazioni concrete di vita. Il fatto è che, essendo la borghesia e il proletariato classi opposte porta-trici di interessi inconciliabili, esse hanno inevitabilmente anche due opposte e inconciliabili conce-zioni del mondo. Questo insegna il materialismo storico e dialetti-co che concepisce le idee riflesso della realtà materiale all’esatto op-posto dell’idealismo.

La concezione proletaria del mondo è appunto il marxismo-le-ninismo e si contrappone al libe-ralismo, o l’una o l’altra, “non si può pescare in tutte e due” dice Scuderi, poiché, anche in questo caso, si pescherebbe al di là del-le apparenze, solo dalla parte della borghesia.

Un vero Partito Comunista deve adottare il centralismo demo-cratico, da sempre la “bestia nera” dei trotzkisti e dei falsi comunisti: unità dialettica di centralismo e democrazia, strumento irrinuncia-bile che consente di avere la mas-sima democrazia interna e il cor-retto funzionamento senza portare il Partito a sbandare verso l’anar-chismo, il frazionismo, l’indivi-dualismo, la paralisi e dunque ver-so il nemico di classe. L’individuo è subordinato all’istanza, la mino-ranza alla maggioranza, l’istanza inferiore a quella superiore, tutto

il Partito al CC eletto dal Congres-so. Il Partito non può che fondarsi sulla critica e l’autocritica, perché solo sbagliando si impara e solo criticandosi si possono raggiunge-re progressi e trasformare la pro-pria concezione del mondo.

Stile e sostanza marxista-leni-nista, dunque, ma per fare cosa? Per abbattere il capitalismo attra-verso la rivoluzione. Questo è il punto fondamentale. “Se si vuol fare la rivoluzione ci deve esse-re un partito rivoluzionario” dice Mao, indicando poi appunto come questo Partito debba essere. Tra l’altro, questo concetto fa piazza pulita di quanti, magari in buo-na fede, sognano “l’unità di tutti i comunisti” in uno stesso partito. Tutti i veri comunisti non possono unirsi se non in un autentico partito marxista-leninista, devono rompe-re con le organizzazioni e i partiti falso-comunisti, altrimenti la sto-ria insegna che il capitalismo non potrà mai essere abbattuto proprio perché, appunto, solo un autentico Partito rivoluzionario può porta-re alla vittoria il proletariato e di-struggere il capitalismo! Esso è il suo obbiettivo fondamentale.

Mao insiste, poi, sul fatto che la vittoria finale comunque non po-trà essere garantita solo dall’ave-re una linea politica e dei principi organizzativi giusti (cioè confor-mi al marxismo-leninismo), biso-gna preparare i continuatori della causa rivoluzionaria formandoli politicamente; solo questo potrà impedire il cambiamento di linea all’interno del Partito e quindi la vittoria definitiva.

Mao purtroppo è morto prima di riuscire a raggiungere questo importante risultato praticamen-te e infatti, la Cina e il PCC dopo la sua morte, hanno rapidamente cambiato colore e sono caduti in mano alla borghesia.

Ma la strada da seguire è quel-

LETTERA DI UNA GIOVANE COMPAGNA MALATA CRONICA

“Guardo avanti evoglio essere

il più possibile pienamente

al servizio del PMLI”Neanche i chilometri possono allontanare

l’un l’altro i marxisti-leninisti, fratelli rossi nella lotta contro il capitalismo e per

l’Italia unita, rossa e socialista

La Commissione di Organiz-zazione del CC del PMLI aveva scritto una lettera alla giovane compagna Daniela di Forlì per starle vicino data la sua grave malattia che peraltro le aveva impedito di partecipare alla re-cente Commemorazione di Mao dove doveva anche intervenire per leggere il saluto della sua Cellula.

La compagna ha risposto con la commovente ed educativa lette-ra che pubblichiamo di seguito.

Carissime compagne, carissi-mi compagni,

voi ringraziate me, ma sono io che devo ringraziare voi tutti. Vi sento accanto e nei momenti di sconforto, che non vi nascon-do ci sono stati e anche piuttosto profondi. Penso alle parole del-la compagna Lucia che in tanti suoi scritti invitava le compagne e i compagni a guardare sem-pre avanti, avanti, a non guar-dare nell’attimo, ma nel tempo... e nel tempo voglio essere il più possibile pienamente al servizio del PMLI, se necessario anche oltre il possibile.

Purtroppo sulla mia strada sto trovando troppe buche, ma la storia dei Maestri e del pro-letariato mi insegna che cadere fa parte della vita, l’importante è rialzarsi e, senza voltarsi in-dietro, se non per ricordarsi del-le buche ed evitarle, volgere lo sguardo al domani e proseguire con rinnovata fiducia nella pro-pria lunga marcia.

In questi giorni mi ripeto sempre a voce alta una frase di Marx contenuta ne “Il 18 bru-maio di Luigi Bonaparte”: “La rivoluzione trae la sua poesia dal futuro...”. È là la mia, la

nostra poesia, la poesia di tutti i poveri lavoratori maltrattati, di tutti i bambini innocenti... nella rivoluzione, nel futuro.

Il giorno della Commemora-zione ho pianto molto, volevo essere là con voi, riabbracciar-vi, ascoltare i saluti delle istan-ze di base, il discorso del caro Segretario generale. Poi ho pen-sato che era sbagliato piange-re, che voi non lo avreste certo fatto, piuttosto meglio rileggere e studiare “Sulla giusta soluzio-ne delle contraddizioni in seno al popolo” per onorare Mao e il PMLI, suo figlio e discepolo che in quelle ore gli stava ren-dendo solennemente onore e sta-va scrivendo un’ennesima pagi-na d’oro nella sua gloriosa storia attraverso il mirabile discorso dell’amatissimo e stimatissimo compagno Giovanni Scuderi. E così ho trascorso la giornata leg-gendo Mao!

Spero non debba passare un anno prima di reincontrarvi... ma se così dovesse essere, nean-che i chilometri possono allon-tanare l’un l’altro i marxisti-le-ninisti, fratelli rossi uniti nelle lotta contro il capitalismo e per l’Italia unita, rossa e socialista.

Grazie di cuore per la vostra solidarietà, compagne e compa-gni!

Grazie per Il Bolscevico in pdf! Che grande conquista!

Lunga vita al PMLI!Lunga vita a voi tutti, compa-

gne e compagni!Viva il marxismo-leninismo-

pensiero di Mao!Viva il compagno Scuderi,

fulgido e ardente fiore rosso!Coi Maestri e il PMLI vince-

remo!Daniela - Forlì

STUDIAMO, APPLICHIAMO E DIFFONDIAMO LA LINEA DEL DOCUMENTO DEL COMITATO

CENTRALE DEL PMLI SUI GIOVANI

Pubblichiamo qui di seguito la circolare che il Responsabile per il lavoro giovanile del CC del PMLI, compagno Federico Picer-ni, ha inviato alle Istanze interme-die e di base del Partito.

Care compagne, cari compagni,come sapete di recente è stato

riprodotto in un volume ad hoc il documento del CC: “I giovani e il lavoro del PMLI sul fronte giova-nile e studentesco”. Per le Istanze e i compagni che non l’hanno an-cora fatto, è uno stimolo a studiare collettivamente e individualmente detto documento, per afferrare la linea politica, organizzativa e pro-grammatica del Partito su studenti e giovani e non arrivare imprepa-rati alle lotte di quest’autunno (ma non solo), prendendo esempio dal-le Istanze di Biella, Firenze e Mila-

no che hanno già tenuto riunioni di studio. Non bisogna dimenticare di coinvolgere al massimo i simpatiz-zanti, specie se studenti, giovani la-voratori, disoccupati, precari, tanto nello studio quanto nell’applica-zione del documento, esortandoli ad esprimere liberamente e franca-mente le proprie opinioni. Su tali riunioni, com’è norma, vanno rea-lizzati articoli per Il Bolscevico il-lustrando sinteticamente quanto si è detto. Le compagne e i compagni che si trovano attualmente da soli dal punto di vista organizzativo possono utilizzare i rapporti mensi-li per fare il bilancio di questo stu-dio. Naturalmente le riunioni sul documento vanno fatte dopo quel-le sul discorso del compagno Gio-vanni Scuderi su Mao e il Partito.Allo studio deve seguire la pratica, pertanto specialmente le Istanze a

composizione giovanile e studen-tesca devono elaborare piani con-creti per l’applicazione nella loro realtà della strategia, delle tattiche e delle piattaforme espresse nel documento, e intensificare la pro-paganda davanti alle scuole e alle università più combattive, anche se non si è presenti al loro inter-no. Dobbiamo sviluppare il lavo-ro di massa studentesco, radicarci nelle scuole e nelle università dove siamo presenti e propagandare con volantinaggi la linea studentesca del Partito. Dobbiamo conquista-re nuovi militanti studenti e quel-li attuali devono diventare più forti e più esperti rossi, anche per fare maturare le condizioni per realiz-zare gli obiettivi strategici della Commissione giovanile centrale e dell’Assemblea nazionale dei gio-vani marxisti-leninisti.

Sono in programma articoli di approfondimento su punti speci-fici trattati dal documento, perciò ci saranno senz’altro utili le vostre riflessioni e le vostre esperienze. Il 7 ottobre scendiamo in piazza e diffondiamo il volantino che già conoscete.

Lavoriamo perché le studentes-se e gli studenti riconoscano che al PMLI sta a cuore il loro presente e il loro futuro!

Lavoriamo perché le ragazze e i ragazzi di sinistra appoggino e applichino la linea del PMLI sul-l’istruzione e il movimento stu-dentesco!

Con i Maestri e il PMLI vince-remo!

Il Responsabile per il lavoro giovanile del CC del PMLI

Federico Picerni3 ottobre 2011

la giusta, quella indicata da Mao e seguita in Italia dal PMLI!

Dunque, in estrema sintesi, il capitalismo va abbattuto con la ri-voluzione, per fare questo ci vuole un partito rivoluzionario armato di uno stile e di una teoria marxista-leninista, la vittoria finale avviene nel tempo, perciò la necessità di

formare i successori della causa.W il discorso del compagno

Scuderi pronunciato a nome del CC del PMLI!

Avanti con forza e fiducia ver-so l’Italia unita, rossa e socialista!

W i cinque Maestri!W il PMLI!Giordano – Paola (Cosenza)

La compagna Daniela interviene al 5° Congresso nazionale del PMLI, te-nuto a Firenze dal 6 all’8 dicembre 2008

Milano, dicembre 2010. Manifestazione degli studenti medi contro la “riforma” scolastica targata Gelmini

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12 il bolscevico / cronache locali N. 36 - 13 ottobre 2011

Dura denuncia del consigliere comunale di “Napoli Tua”

“NARDUCCI SUGLI APPALTI NON SI ACCORGE DELLE INTERDITTIVE ANTIMAFIA”

Rinaldi: “L’assessore usa Palazzo S. Giacomo come uffi cio della Procura”.Per il PMLI la giunta De Magistris è al servizio della borghesia e non del popolo napoletano

Dal nostro corrispondente della Campania In un’accorata denuncia, che

segue quella dell’altro consigliere comunale di “Napoli Tua”, Arnal-do Maurino, che aveva criticato i vigli urbani agli ordini dell’ex parà Sementa di aver utilizzato gas urti-cante all’indirizzo degli immigrati negli sgomberi di agosto nei pres-si della stazione di Napoli, Pietro Rinaldi rincara la dose puntando direttamente il dito contro l’asses-sore alla “sicurezza” Narducci. E sono parole chiare e nette presenti nel comunicato stampa del 14 set-tembre scorso dove il consigliere comunale di “Napoli Tua” (la lista che appoggiava la candidatura di De Magistris) ha affermato: “Nar-ducci sugli appalti non si accorge delle interdittive antimafia e usa Palazzo S. Giacomo come un uffi-cio della Procura. Si sono verifica-ti atteggiamenti da caserma di po-lizia oltre che di una linea politica sulla sicurezza fatta di manganello e cecità. Come è stato anche per l’incontro con Alex Zanotelli”.

Il riferimento agli appalti e al sospetto di infiltrazioni camorri-stiche riguarda la determina diri-genziale n°16 del 17 giugno 2011, nel primo mese della nuova ammi-nistrazione. Con questo atto il Co-mune di Napoli, tramite il Servizio Ambiente, affida i lavori di bonifi-ca da contaminanti del suolo e sot-tosuolo della falda acquifera in Via Malibran lotto T alla ditta “Ibi” s.p.a. L’azienda dell’amministra-tore delegato D’Amico è nota alle cronache per essere la ditta che ha gestito la discarica di Chiaiano ed è stata colpita da interdittiva anti-mafia proprio nello scorso dicem-bre a seguito dell’inchiesta della Procura della Repubblica sulle in-filtrazioni criminali nella gestio-ne dei subappalti nella discarica di Cava del Poligono.

“Narducci ci deve spiegare come è possibile che un’azienda colpita da interdittiva antimafia esegua lavori per il Comune – in-calza Rinaldi – Ma come, l’asses-sore sceriffo non se n’è accorto?”. e ancora: “In occasione dell’in-

contro tra Narducci e gli ambu-lanti italiani di Piazza Garibaldi – racconta Rinaldi – Alex Zano-telli è stato trattato con toni da ca-serma di polizia e quasi sottoposto ad un’interrogatorio da parte del-l’assessore-sceriffo”. “E’ inaccet-tabile e vergognoso che Palazzo S.Giacomo diventi una caserma di rigore e che assessori del Comune di Napoli abbiano atteggiamenti di questo tipo con figure come Alex Zanotelli il cui impegno sociale meriterebbe ben altri atteggiamen-ti di rispetto e riconoscenza che ci auguriamo il sindaco de Magistris sappia apprezzare”.

Nulla di nuovo sotto il sole per noi marxisti-leninisti che fin da prima, dell’insediamento a Palaz-zo S.Giacomo abbiamo denuncia-to le politiche repressive e da “sce-riffo” propugnate da De Magistris e Narducci che hanno instaurato un clima di militarizzazione del territorio cui si aggiunge la “nuo-va ZTL” (zona a traffico limitato) che così come è fortemente osteg-giata dalle masse popolari e dai

Orgoglioso che mi siano state affidate

le bandiere dei Maestri e del PMLI in piazza per lo sciopero

generaleMartedì 6 settembre ho parte-

cipato al corteo di Firenze per lo sciopero generale indetto dalla CGIL contro le manovre econo-miche varate dal governo neofa-scista guidato dal duce Berlusco-ni. Tornato da poco dalle vacanze e non avendo avuto il tempo e il modo di organizzare qualcosa con i miei compagni di lavoro, ho de-ciso di parteciparvi insieme allo spezzone del PMLI, dietro invi-to peraltro del compagno Franco dell’Organizzazione di Vicchio del Mugello. Al concentramen-to l’attesa della partenza è stata allo stesso tempo emozionante e stressante: emozionante perché la sensazione era quella di ritrovarsi davvero come un pesce nell’acqua in mezzo a tante lavoratrici e tanti lavoratori che avevano aderito allo sciopero; stressante a causa della musica sparata dalle casse poste sui camioncini di alcune organiz-zazioni sociali e politiche che ade-rivano alla manifestazione. E’ mai possibile che non si riesca a (o che si faccia finta di non) capire che tale pratica è dannosa allo svolgi-mento di un corteo? La musica era così alta che ad un metro di distan-za non era possibile dialogare.

Comunque sia, anche se con ri-tardo lo spezzone del PMLI è fi-nalmente partito! La nostra pre-senza combattiva e tenace ci ha permesso, secondo me, di dimo-strare ancora una volta la giustez-za delle nostre idee e del nostro operato. Le bandiere e i cartello-ni innalzati al cielo davano un sen-so importante al corteo sindacale, senza niente togliere alla bellis-sima presenza degli striscioni di tante realtà lavorative. Le quali

sembravano quasi abbandonate a loro stesse: ho notato una distanza tra il corpo dei lavoratori e la di-rigenza sindacale della quale però non mi meraviglio.

Ad un certo momento, visto che il corteo scorreva troppo len-tamente, i responsabili dello spez-zone del Partito hanno consigliato a Franco e a me di procedere ra-pidamente verso Piazza S.M. No-vella, luogo del comizio finale, con bandiera e cartello. Come mi sono sentito orgoglioso quando il compagno Simone mi ha affidato l’asta con le bandiere dei Maestri e del PMLI! In quel momento ho capito che il Partito mi affidava un compito importante e ho cercato di eseguirlo nel miglior modo pos-sibile, spero vivamente di esserci riuscito.

Arrivati in piazza ci siamo di-retti nel luogo prestabilito dove a poco a poco siamo stati raggiun-ti dagli altri compagni. Devo sin-ceramente affermare però tutta la mia criticità al sindacato per aver scelto una forma non corretta per lo svolgimento del comizio fina-le: ad esso era presente come pre-sentatrice un’attrice fiorentina che rideva e scherzava presentando i

vari oratori fra i quali anche alcuni delegati lavoratori che denuncia-vano nei loro interventi la difficile situazione del lavoro in Italia. Io dico: nella situazione in cui siamo non c’è proprio niente da ridere, il popolo ha bisogno di fatti concre-ti, gli show abbondano già in tv!

Devo dire inoltre che ho nota-to con dispiacere e rabbia la pre-senza di alcuni dei rappresentanti delle istituzioni borghesi regionali e provinciali: cosa c’entrano con i lavoratori Rossi e Barducci? Que-sti sono personaggi stipendiati lautamente dal popolo che hanno infilzato nei propri interventi una serie di ovvietà che hanno scalda-to le mani solo a pochi dei presen-ti e che hanno evidenziato la loro complicità con il regime neofasci-sta che a parole (e solo con quel-le!) dicono invece di combattere. Non ingannate i lavoratori, servi del padrone!

Concluso il comizio del Segre-tario regionale della CGIL che non ha aggiunto niente di rilevante (se non il demerito di aver svuotato velocemente la piazza) alla bellis-sima giornata vissuta insieme alle lavoratrici ed ai lavoratori, siamo tornati alla sede del Partito per

posare il materiale e per salutar-ci. Già conscio di aver contribui-to nel mio piccolo alla giornata di lotta sindacale ho salutato i com-pagni con l’augurio di ritrovarsi al più presto per nuove iniziative di lotta.

Ringrazio il PMLI per avermi dato la possibilità di rendermi uti-le e saluto tutti coloro che prima, durante e dopo il corteo mi hanno a loro volta salutato. Mi dispiace perché mi sarei fermato volentieri con loro a dialogare, ma il compi-to assegnatomi non me lo ha con-sentito. A presto compagne e com-pagni, amiche ed amici.

W i lavoratori! W il PMLI! Coi Maestri vinceremo!

Andrea, operaio del Mugello

Col formato PDF potete espandere

la portata d’azione de “Il Bolscevico”Volevo ringraziarvi per aver

pubblicato Il Bolscevico in forma-to pdf sul vostro sito. Adesso pos-so, ovunque mi trovo, leggerlo co-modamente e apprendere.

Volevo anche dirvi che ho molto apprezzato il discorso del compagno Scuderi alla comme-morazione di Mao (a cui sfortuna-tamente non ho potuto partecipa-re) e ho letto su Il Bolscevico.

Continuate così, ad espande-re la portata d’azione del vostro giornale che è un faro che educa e chiama a raccolta i sinceri marxi-sti-leninisti e indica al proletaria-to la via della riscossa e del socia-lismo.

Saluti rossi.Leonardo - Brescia

Mobilitarsi controil papa nero

Il PMLI si mobiliterà per la vi-sita del papa nero a Lamezia Ter-me?

Paul, via e-mail

IMPRESSIONIDI SIMPATIZZANTI E AMICI

DEL PMLI SULLA COMMEMORAZIONE DI MAOL’esempio di Mao fermo convincimento per una nuova battaglia sociale

Concludiamo la pubblicazione di alcune impressioni di simpatiz-zanti e amici del PMLI che hanno partecipato l’11 settembre alla commemorazione del 35° anni-versario della scomparsa di Mao.

È stato il secondo anno con-secutivo che ho avuto l’onore di seguire la commemorazione della morte del nostro amato Timonie-re Mao.

In un clima di fratellanza e in una sala addobbata di rosso, la cosa che più mi ha fatto piacere e fatto ben sperare è stato quan-do nel finale il nostro Segretario, senza mezzi termini, ha invocato la rivolta sociale. Già, ormai sia-mo, secondo me, ad un punto di non ritorno, dove o si seguono le indicazioni di un Partito di avan-guardia come il PMLI (con la sua ultra trentennale esperienza), o si precipiterà ancora più in basso.

Scuderi ha affermato che, dopo la morte di Mao, il Partito, il proletariato internazionale si è ritrovato senza una guida. Ma la ferrea volontà dei pionieri, dei militanti, dei simpatizzanti e degli amici del Partito ha fatto sì, attra-verso lo studio rigoroso della sua opera, di far permanere una linea immaginaria (ma consistente) tra il suo pensiero e la sua opera e la sua adattabilità ai terribili mo-menti di crisi economica e sociale che stiamo attraversando.

Sappiamo benissimo che, dopo la morte del mai tanto compianto compagno Stalin, in Unione So-vietica, si sono aperte le porte al più bieco e spietato revisionismo.I risultati di quasi 40 anni di con-trorivoluzione si sono visti nel 1989, con la caduta del Muro di Berlino, e nel 1992 con la dis-soluzione dell’URSS, per mano della troika mafiosa Wojtyla-Wa-lesa-Gorbaciov. Il tutto, con la

benedizione degli iperliberisti e affamatori dei popoli Margharet Thatcher e Ronald Reagan.

Mao già dopo la morte di Sta-lin denunciò il revisionismo e, rompendo con l’URSS kruscio-viana, dedicò la sua opera, fino alla morte, alla battaglia contro il revisionismo e a una rivoluzione culturale che ha illuminato i sogni di tante persone in quegli anni di grandi sconvolgimenti sociali.

Adesso, dobbiamo avere il co-raggio di riprendere per mano, di riaccarezzare quell’idea e di non lasciarcela sfuggire in nessun modo.

È un’impresa titanica, per-ché abbiamo tutti i media contro ma possiamo farcela.Il nuovo ordine mondiale voluto dai paesi imperialisti anglofo-ni, cui regge il bastone anche la sciagurata Unione europea, vuo-le la completa delegittimazione di ogni sovranità popolare, in nome di una schiavitù globale e a favore di quella minima parte di pesceca-ni capitalisti finanziari che voglio-no controllare le sorti del mondo.Non ero contro la globalizzazione, purché fosse quella estensione di diritti ai popoli di tutto il mondo. Non volevo certo che diventasse privilegio per un nugolo di avidi affaristi che costringono gli Stati, come l’Italia del neoduce Berlu-sconi e del pavido Giorgio Na-politano (Vittorio Emanuele III), a confezionare manovre economi-che di lacrime e sangue.

Avanti con fiducia e forza per l’Italia unita, rossa e socialista! Con i Maestri vinceremo! L’esem-pio di Mao ci sia di fermo convin-cimento per una dura battaglia per cambiare lo stato di cose esistenti.

Un saluto particolare al Segre-tario generale Giovanni Scuderi, come sempre limpido, chiaro e risoluto nella sua azione, a tutto il Comitato centrale e a tutti i mili-tanti, i simpatizzanti e gli amici.

Vincenzo -Quadrelle (Avellino)

Firenze, 6 settembre 2011. Piazza S. M. Novella gremita dai lavoratori durante lo sciopero generale indetto dalla Cgil. Si notano al centro le bandiere e il cartello del PMLI (foto Il Bolscevico)

piccoli commercianti e in vigore dallo scorso 22 settembre. Se an-che nella maggioranza del consi-glio comunale serpeggia un forte malumore con le denunce dei con-siglieri comunali Maurino e Ri-naldi, ciò sta a significare che il PMLI aveva e ha visto giusto sul-la natura antipopolare della giunta De Magistris e del suo falso cam-biamento a Palazzo San Giacomo. Un cambiamento tutt’altro che a favore delle masse popolari ma solo e unicamente indirizzato alla difesa degli interessi della borghe-sia e delle sue leggi dominanti.

La giunta cosiddetta “rivolu-zionaria” di De Magistris e in par-ticolare il suo assessore alla “si-curezza” in solo pochi mesi si è macchiata di gravissimi episodi di repressione e di negazione di dirit-ti delle masse popolari partenopee e di quelle immigrate: nel mese di giugno, luglio ed agosto si sono succeduti decine di blitz, ordinati dal Comune di Napoli, contro gli immigrati e rom. Fogli di via, ca-riche selvagge e indiscriminate ai

danni dei precari bros, sgomberi di luoghi occupati, perquisizioni notturne fin dentro le abitazioni, persecuzioni contro gli ambulan-ti, manganellate ed uso dello spray urticante (come nella vergogno-sa vicenda di Via Brin). Non c’è quartiere della città che non sia stato interessato dall’azione dei pattuglioni dei Vigili Urbani i quali, con modalità tipicamente da squadrismo fascista, hanno dato un assaggio di cosa s’intende per “legalità”, secondo i dettami della nuova amministrazione arancione, nella città di Napoli.

Non è indifferente ricordare che contro questa linea di condot-ta del Comune si sono levate non solo le voci delle associazioni an-tirazziste ma anche quelle delle organizzazioni sindacali - dalla CGIL Immigrati all’Unione Sin-dacale di Base – del comboniano Alex Zanotelli, di operatori sociali e di settori dello stesso assessorato alle Politiche sociali. Già la ricon-ferma del generale Luigi Sementa

a capo del corpo dei Vigili Urbani (dopo che lo stesso si è macchia-to, per anni, di decine di episodi di gratuita violenza contro gior-nalisti, immigrati e “ultimi della classe”…), assieme alla nomina (con lautissimo stipendio) ad alcu-ne funzioni particolari del colon-nello dei carabinieri, Attilio Au-ricchio, sono stati chiari segnali di come l’amministrazione della fan-tomatica “democrazia partecipa-ta e dell’accoglienza” sta facendo della “questione legalità” e della conseguente campagna d’ordine scatenata un distintivo cavallo di battaglia per accreditarsi verso la borghesia e i padroni che, in for-me plebiscitarie nei quartieri bene della città, hanno sostenuto e vota-to Luigi De Magistris.

È vero: il vento è cambiato. Ma con la giunta di De Magistris sof-fia sempre più a favore della bor-ghesia e del suo marcio sistema capitalista e a discapito del popolo napoletano.

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N. 36 - 13 ottobre 2011 cronache locali / il bolscevico 13Mentre gli amministratori lombardi

chiedono sacrifi ciai lavoratori e alle masse popolari

SPRECHI, STIPENDI E PENSIONI D’ORO

AL PIRELLONEDal nostro corrispondente della Lombardia

Proprio negli stessi giorni in cui avveniva l’ennesima rapina a danni di lavoratori e studenti attraverso l’aumento dei mezzi di trasporto regionale e mentre il dittatore ciellino Roberto For-migoni (PDL) annunciava l’in-tenzione di dimezzare i treni per i pendolari, senza vergogna il Consiglio regionale ha deciso di batter cassa chiedendo il rim-borso di oltre un milione di spe-se, in aggiunta ai 70 già previsti per il 2011 dal bilancio preven-tivo approvato appena lo scor-so luglio.

La somma chiesta dai con-siglieri è, per l’esattezza, di 1.182.000 euro ripartita in vari capitoli di spesa che costitui-scono un vergognoso sperpero di denaro pubblico. Ad esempio 173 mila euro sono stati chiesti per sponsorizzare le trasmissio-ni televisive che vedono la par-tecipazione di consiglieri; 130 mila andranno alla commissio-ne incaricata di decidere come dovrà essere la nuova bandiera regionale; 100 mila euro servi-ranno a rinnovare il look agli uffici. Per non parlare di gas, elettricità, acqua, telefono e car-burante per veicoli di servizio: pur essendo rientrati solamente il 20 settembre dopo una vacan-za lunga due mesi, i consiglieri hanno dichiarato che dopo l’ap-provazione del bilancio e quin-di, a quanto pare, nei mesi esti-vi di chiusura del Pirellone, vi sarebbero state delle “spese im-

previste” di ben 260 mila euro!Ma gli sprechi non si fer-

mano certo a questo; difatti alle masse lavoratrici e popo-lari chiede di tirare la cinghia, ma la regione Lombardia tra stipendi e pensioni da nababbi si rivela essere una vera e pro-pria miniera d’oro per la “casta” dei politicanti borghesi. Vi sono ad esempio quattro sottosegre-tari che si occupano, tra l’al-tro, di argomenti già compresi nelle deleghe dei vari assessori svolgendo quindi un lavoro di fatto inutile, che percepiscono complessivamente un milione e mezzo di euro annui. Si trat-ta di consiglieri personali no-minati direttamente da Formi-goni: Paolo Alli, braccio destro del governatore, che si occupa dell’attuazione del programma dell’Expo; Francesco Magna-no, geometra di fiducia del neo-duce Silvio Berlusconi, che si occupa di promozione del terri-torio; Alberto Cavalli, fedelissi-mo della ministra Gelmini, che si occupa di Università e ricerca e Massimo Zanello, ex assesso-re leghista, che si occupa esclu-sivamente di cinema.

Sei milioni di euro annui, poi, costituiscono la spesa per i vitalizi e le pensioni: sono at-tualmente 204, tra ex consiglie-ri e i loro coniugi, coloro che percepiscono una cifra mensile che in alcuni casi arriva a oscil-lare tra gli 8 e i 10 mila euro in barba a tutte le famiglie di la-voratori precari e pensionati che spesso arrivano a fatica in un anno a percepire tali somme.

PER MEGLIO SERVIRE GLI INTERESSI CAPITALISTICI DI EXPO 2015

Pisapia impugna la scure che si abbatte sulle masse lavoratrici e popolari milanesiAncora tagli ai servizi sociali ed assistenziali per ben 54 milioni di euroRedazione di MilanoLa giunta milanese arancione

del “vento che cambia”, guidata dal neopodestà Pisapia, per voce dell’assessore al Bilancio, l’ex-democristiano Bruno Tabacci, du-rante la seduta svoltasi a Palazzo Marino il 27 settembre scorso ha annunciato tagli per ben 54 milio-ni di euro.

In pratica, una manovra che si traduce in una vera e propria man-

naia per le masse lavoratrici e po-polari milanesi: sono previsti tagli per 4,6 milioni alle scuole secon-darie superiori, 4,9 milioni tolti alle attività culturali e teatrali, 3 milioni in meno agli asili nido e ai servizi per l’infanzia, un milione e mezzo in meno per le piscine co-munali, 2,8 milioni decurtati all’il-luminazione pubblica, 5,6 milioni in meno a servizi per la viabilità e circolazione stradale, 1,8 milio-

ni ai piani dell’edilizia residenzia-le pubblica, 3 milioni sottratti ai servizi di prevenzione e riabilita-zione, 5,9 milioni scippati ai ser-vizi sostitutivi per l’assistenza agli anziani e 6,5 milioni in meno alla polizia municipale.

La giunta della “sinistra” bor-ghese si giustifica adducendo mi-nori entrate da parte delle sue aziende partecipate come ATM e Serravalle, che si vanno ad ag-

giungere ai tagli del governo gui-dato dal neoduce Berlusconi, ma noi marxisti-leninisti milane-si sappiamo che la verità è un’al-tra, ossia che l’interesse primario del Comune è l’EXPO 2015. Nel-lo specifico possedere una buo-na partecipazione azionaria nella newco Arexpo in modo da servire al meglio gli appetiti degli specu-latori immobiliaristi e dei mono-poli capitalistici.

VINCE LA MOBILITAZIONE ANTIFASCISTA

Negata la sede a un dibattito di “Forza nuova”Il PMLI aderisce all’appello di Firenze antifascista

Redazione di Firenze

Ha avuto pieno successo la mobilitazione lanciata da “Firenze antifascista” per impedire ai fasci-sti di “Forza nuova” di tenere il 30 settembre scorso un dibattito sul-la presenza delle moschee in cit-tà in un hotel fiorentino, che dopo le proteste ha ritirato la sua dispo-nibilità. Da notare che all’iniziati-va doveva essere presente Eugenio Giani, consigliere regionale PD e presidente del consiglio comuna-le, ben noto per il suo feeling con “Forza nuova”, ricordiamo la sua presenza al corteo nero per i “mar-tiri delle foibe” del febbraio 2010.

Il PMLI ha aderito all’appel-lo che riportiamo: “L’iniziativa programmata dall’organizzazione neofascista Forza Nuova per ve-nerdi 30 settembre all’Hotel Gol-den Tulip Mirage Florence di via Baracca è una provocazione con-tro la città di Firenze, medaglia d’oro della resistenza e da sempre antifascista.

Con la scusa di un dibattito sul-la costruzione di una moschea si cerca di sdoganare una forza poli-tica di matrice fascista e di inserir-

la nel dibattito politico cittadino. Siamo indignati che il vostro Ho-tel conceda una sala ad una forza politica dell’estrema destra come Forza Nuova e vi chiediamo per-tanto di negare la sala per un di-battito del genere.

Non vogliamo che la nostra cit-

tà diventi una passerella di provo-catori che si rifanno all’ideologia fascista e nazista di prevaricazio-ne, aggressione e razzismo. Firen-ze antifascista si mobilita - come lo fa sempre - contro questa en-nesima provocazione fascista e fa appello all’Anpi, a tutte le for-

ze democratiche, antifasciste, alle rappresentanze istituzionali per-ché si impegnino anche loro per far rispettare la Costituzione e l’antifascismo nato dalla Resisten-za, ricordando che nel nostro Pae-se l’apologia di fascismo è reato, anche nella variante moderna”.

Lavoratori, familiari e pazienti mobilitati contro la chiusuradelle due strutture sanitarie di Firenze e Fiesole

PRIMO SUCCESSO DELLA LOTTA PER SALVARE “LE CIVETTE” E “POGGIO SERENO”

Redazione di Firenze

Da mesi si prospetta la chiusu-ra delle case di cura “Le Civette” situate nel plesso di San Salvi a Fi-renze e di “Poggio Sereno” nel co-mune di Fiesole da parte dell’ASL 10 che applica la politica della macelleria sociale del governo del neoduce Berlusconi e fatta propria da provincia, comuni ed enti locali di “centro-sinistra”.

“Le Civette” è una struttura che conta circa 67 pazienti e 73 lavo-ratori, mentre “Poggio Sereno” conta 60 pazienti e 32 dipenden-ti. Molti di coloro che usufruisco-no di queste strutture hanno pato-logie neurologiche e psichiatriche

rilevanti e qualsiasi spostamen-to potrebbe essere un vero e pro-prio trauma, vivono nella stessa struttura da decenni, in un delicato equilibrio con l’ambiente e il per-sonale.

Pronta la risposta di lavorato-ri, familiari e pazienti che si sono mobilitati e hanno dato vita a pro-teste quali assemblee e presidi sot-to la sede del consiglio regionale ottenendo l’apertura di tavoli di trattative con la cooperativa appal-tatrice “il Quadrifoglio” anzitutto per sospendere i licenziamenti dei lavoratori.

ASL 10 aveva fatto i conti sen-za l’oste e infine è stata costretta in parte a rivedere i suoi piani, a con-

ferma che la lotta paga e che non bisogna mai darla vinta al mas-sacratore sociale e a chi ne segue le orme a livello locale. Intanto, è stato ottenuto per “Le Civette” il pagamento delle spettanze arre-trate e l’assicurazione del mante-nimento del posto di lavoro entro il comune di Firenze. Ovviamen-te insoddisfatti degenti e familiari che non vogliono essere smembra-ti e che continuano la mobilitazio-ne, lunedì 3 ottobre si sono dati appuntamento sotto Palazzo Vec-chio durante i lavori del consiglio comunale; per “Poggio Sereno” c’è solo la sicurezza del posto di lavoro e della struttura fino al 31 dicembre.

CESENA

Protesta degli studenti peril taglio delle corse dei pullman

Dal nostro corrispondente dell’Emilia-Romagna

Venerdì 30 settembre gli stu-denti che fanno i pendolari da Cesena alla Valle del Savio han-no inscenato una vivace protesta contro le condizioni dei carri be-stiame sui quali sono costretti a viaggiare.

Saliti alla stazione dei pullman di Cesena per tornare a casa e con-statato che ancora una volta sareb-bero stati tanti, troppi, dopo il ta-glio delle corse (e l’aumento del prezzo dei biglietti), tutti assieme sono scesi dal mezzo e lo hanno bloccato per qualche minuto fino all’arrivo delle “forze dell’ordi-ne” che hanno tolto il blocco per-

seguendo le vittime e non i veri responsabili della situazione, os-sia le istituzioni locali e naziona-li che ancora una volta fanno cas-sa a spese di studenti, lavoratori e pensionati.

Il PMLI è con gli studenti, per scuola e università pubbliche, gra-tuite, e governate dalle studentes-se e dagli studenti.

Sciopero alla Dometic di ForlìDal corrispondente della Cellula “Stalin” di Forlì Giovedì 29 settembre i lavora-

tori della Dometic Italy, multina-zionale che produce elettrodome-stici per camper, hanno scioperato e manifestato davanti alla sede di via Virgilio a Forlì per chiedere

alla direzione aziendale. I lavora-tori vogliono delle chiare rispo-ste alla richiesta avanzata da Fim, Fiom, Uilm e Rsu affinché durante il il periodo di cassa integrazione (26 settembre-23 dicembre 2011) nessuno dei 62 lavoratori dei due stabilimenti forlivesi perda il po-

sto. La direzione ha fatto “orec-

chie da mercante” e alcuni dei 13 contratti a termine in scadenza nel periodo della cassa integrazione sono già a rischio di non rinnovo. Lavoratori e sindacati sono pronti a continuare la mobilitazione.

COMUNICATO DELLA CELLULA “G. STALIN” DI FORLÌ DEL PMLI

Vergognosa e nera campagna del sindaco di PredappioInaccettabile comparazione di Stalin

con i capi del nazifascismoRibadiamo ancora una volta

il nostro profondo sdegno per la vergognosa e nera campagna del sindaco Frassineti per rendere Predappio un polo attrattivo per i fascisti e i revisionisti storici, campagna che è diventata inter-nazionale con la partecipazione del neopodestà all’incontro te-nutosi nel paese in cui nacque il macellaio dei popoli, Hitler, alla continua ricerca di pubbli-cità e fama, anche personale, sfruttando gli immani patimen-ti del nostro popolo e degli altri sottomessi, durante il ventennio fascista. Grave anche che Fras-sineti abbia partecipato ad un in-contro in cui accanto ai macellai Hitler e Mussolini è stata posta la figura di Stalin, grande Mae-

stro del proletariato internazio-nale, capo rivoluzionario amato e seguito dal popolo sovietico e dai popoli di tutto il mondo che aspiravano al progresso e all’in-dipendenza, finché la campagna revisionista della borghesia non ebbe il sopravvento a livello in-ternazionale a causa della col-laborazione dei falsi comunisti, compresi quelli del PCI.

Il nostro totale disprezzo va anche al sindaco di Tiblisi, dove nacque Stalin il 21 dicembre del 1879, che ha accettato la com-parazione di Stalin con i capi del nazi-fascismo a cui, è bene ricordarlo, ricorse la borghesia internazionale minata dalle lot-te dei lavoratori ispirate proprio dalla gloriosa Unione Sovietica.

Anche di questo non c’è molto da stupirsi in quanto, in Urss, il vento cambiò in favore della borghesia già al XX Congres-so del Pcus tenutosi nel 1956 a causa del colpo di Stato pratica-to dal rinnegato Krusciov.

Noi marxisti-leninisti italiani non abbasseremo mai la glorio-sa bandiera rossa di Stalin, che è la bandiera dell’emancipazio-ne e del progresso delle masse popolari e lavoratrici di tutto il mondo, la bandiera del sociali-smo e del comunismo.

Cellula “G. Stalin” di Forlì del PMLI

2 ottobre 2011

(Pubblicato in parte da “Il Cor-riere di Forlì”)

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14 il bolscevico / esteri N. 36 - 13 ottobre 2011

I GIOVANI ANCORAIN PIAZZA CONTRO I BANCHIERI

700 manifestanti arrestati sul ponte di BrooklynLa protesta contro lo strapote-

re delle banche e delle finanziarie e contro le diseguaglianze socia-li da parte di alcune centinaia di manifestanti era iniziata il 17 set-tembre a New York. Il luogo scel-to per creare il quartier generale della protesta è stato lo Zuccotti Park (adesso ribattezzato Liberty Park), nel distretto finanziario di Manhattan, a un passo dai gratta-cieli di Wall Street, la strada in cui ha sede la borsa di New York. Un luogo simbolico per il movimento che si chiama Occupy Wall Street (Occupiamo Wall Street) per con-testare anche le politiche seguite per fronteggiare la crisi economi-ca dall’amministrazione Obama.

I manifestanti accampati nel parco hanno raccolto sostegno e solidarietà crescenti dalla popola-zione che ha offerto soldi e cibo, l’appoggio di diverse organizza-zioni sociali e antiglobalizzazione e dei sindacati, la partecipazione di lavoratori di alcune categorie in lotta per la difesa del posto di lavoro a cortei e manifestazioni. Il movimento di protesta è cre-sciuto nonostante la repressione

Sul cartello, sottoforma di grasso porco, il capitalismo americano che rappre-senta l’1%, abbracciato dal governo, mentre la protesta rappresenta l’altro 99% della popolazione

Un gruppo di studenti ammanettati dopo la pesante repressione della polizia

New York, 1° ottobre 2011. I manifestanti della marcia “Occupy Wall Street” bloccano il ponte di Brooklyn

DISEGUAGLIANZA SENZA PRECEDENTI

Si allarga negli Usa di Obama il divario ricchi-poveri Nella miseria 46 milioni di statunitensi mentre 400 miliardari possiedono più del Pil canadese

Secondo un recente rappor-to del Census Bureau, l’agenzia federale americana responsabile per il censimento demografico, nel 2010 il numero dei poveri ne-gli Usa è cresciuto di ben 2,6 mi-lioni rispetto all’anno precedente e ha raggiunto la cifra record di 46,2 milioni di americani che vi-vono sotto la soglia della povertà; il 15,1% della popolazione. Un livello record mai raggiunto negli ultimi 52 anni, da quando esisto-no questo tipo di dati raccolti dal Census Bureau. E che evidenzia in particolare un allargamento della forbice tra ricchi e poveri negli Usa di Obama.

La soglia di povertà negli Usa vale poco più di 11 mila dollari di reddito annuo per una persona e poco più di 22 mila per un nucleo familiare. Ma gli effetti negativi per le masse popolari della crisi economica e della recessione ini-ziata nel 2008, e della quale an-cora non se ne vede la fine, col-piscono una parte maggiore della popolazione: seppur in misura minore incidono anche su parte della maggioranza degli america-ni censita nella fascia di reddito cosiddetto “mediano”, quella da 48.000 dollari annui di reddito.

L’indagine del Census Bureau

Sui cartelli della protesta dei manifestanti contro Wall Street si legge “14 milioni di disoccupati e 50 milioni di poveri”. Accanto “Wall Street= strada della guerra. Indebolisci l’imperialismo Usa”

Durante la manifestazione del 1° otto-bre una ragazza mostra un cartello su cui è scritto “il potere del popolo è più forte di quelli che sono al potere”

poliziesca scatenata dal sindaco, il miliardario Michael Bloomberg, avallata dall’amministrazione Obama, fino alla marcia del 2 ot-tobre di alcune migliaia di mani-festanti per occupare il ponte di Brooklyn, bloccata dagli agenti che hanno arrestato 700 manife-stanti.

Il movimento “Occupiamo Wall Street” è nato nel luglio scorso da un appello alla mobilitazione lan-ciato da una rivista progressista e rilanciato a settembre da siti di Internet. Con lucidità politica ha sin da subito individuato nell’alta finanza e quindi in Wall Street il bersaglio da colpire, il cuore mar-cio del capitalismo parassitario e putrescente che dette vita tre anni fa a una micidiale crisi che dagli Usa si irradiò in tutto il glo-bo e si è tradotta per i lavoratori in una macelleria sociale senza precedenti. L’idea era quella di “occupare” Wall Street con una tendopoli permanente presidiata da migliaia di manifestanti e se-guendo l’esempio dell’Egitto e

degli altri paesi arabi e della Spa-gna dare vita a un movimento per la giustizia sociale, per dire No allo strapotere della finanza, con-tro “il più grande corruttore della nostra democrazia, Wall Street, la Gomorra finanziaria d’Ameri-ca”. “Chiederemo a Barack Oba-ma di istituire una commissione presidenziale incaricata di porre fine all’influenza esercitata dal denaro sui nostri rappresentanti a Washington. È tempo di demo-crazia e non corporatocrazia”, af-fermava l’appello.

Obama non risponderà e diventerà un bersaglio dei di-mostranti che denunciano il tra-dimento delle sue promesse di cambiamento.

Il 24 settembre scorso un mi-gliaio di manifestanti partiti dal Liberty Park sfilavano in corteo in Union Square dove venivano bloccati dalla polizia che usava lacrimogeni e spray urticanti e ne arrestava una novantina.

La manifestazione e la repres-sione poliziesca davano risalto

alla protesta, fino allora nota sul-la Rete ma ignorata da stampa e televisioni, che si allargava a altre città americane da Boston a Chi-cago, Los Angeles e San Franci-sco, fino a Syracuse e Columbus.

L’appello che gira in Internet per l’adesione al movimento è stringato e chiaro: “Siamo il 99% (della popolazione, ndr). Ci stan-no buttando fuori di casa. Siamo costretti a scegliere se mangia-re o pagare l’affitto. Ci è negata un’adeguata assistenza sanitaria. Siamo vittime dell’inquinamento. Lavoriamo ore infinite per una paga minuscola e zero diritti. Se non siamo addirittura disoccu-pati. Non ci è dato nulla mentre l’altro un percento ha tutto”. Le adesioni sono andate dalle orga-nizzazioni progressiste ai sinda-cati, financo a gruppi di sosteni-tori di parlamentari repubblicani.

La protesta cresceva di pari passo con l’aumento delle pre-senze alle iniziative promosse in Liberty Park, compresa quella del 2 ottobre, battezzata “Occupia-

mo il ponte” quando un corteo di alcune migliaia di manifestanti al grido di “non ce ne staremo in silenzio e non ci faremo intimidi-re” marciavano sul Brooklyn Bri-dge bloccando il traffico. Prima di essere circondati dai poliziotti che fermavano il corteo e lo re-primevano, ammanettando 700 manifestanti.

Sempre il 2 ottobre altre prote-ste si svolgevano in diverse città fra le quali Washington e Boston. A Boston la polizia arrestava 24 manifestanti che partecipavano a un sit-in non autorizzato davanti alla sede di Bank of America, che

di recente ha annunciato un piano di tagli per 30.000 impiegati per “risparmiare” 5 miliardi di dollari fino al 2014. Mentre il 4 ottobre le manifestazioni si svolgevano a Los Angeles, Boston e Chicago di fronte alle sedi locali della Banca nazionale. A Columbus, capitale dell’Ohio, i manifestanti sfilava-no per le strade. Per il 6 ottobre è annunciata una manifestazione nella capitale Washington, simbo-lo della politica e delle lobby affa-ristiche, in occasione del decimo anniversario dell’inizio della guer-ra imperialista in Afghanistan.

ha appurato che tale tipologia di reddito ha avuto una caduta del potere di acquisto del 2,3% nel corso del 2010. Che sommata a quelle degli anni precedenti fa sì che il potere d’ acquisto dello stipendio mediano è tornato in-dietro di 40 anni. È lo stesso del 1969.

In questa fascia di reddito i più colpiti sono i giovani, la ge-nerazione tra i 16 e i 24 anni il cui potere di acquisto è caduto in un anno di quasi il 10%. Il che li avvicina alla condizione di poveri che già ha carpito quasi la metà

degli adulti compresi tra i 25 e i 34 anni.

Fra le conseguenze inevita-bili dell’aumento dei poveri vi è l’aumento del numero di persone senza assistenza sanitaria che è salito dai 49 milioni nel 2009 ai quasi 50 milioni del 2010. Il 16,3% della popolazione ameri-cana non ha nessuna assisten-za medica, né quella privata che dipende da costose polizze né quella pubblica che tocca solo ai più poveri ma non a chi ha un piccolo reddito e che non si può pagare quella privata.

I poveri sono aumentati e il reddito medio è sceso al pote-re di acquisto di 40 anni fa. Di contro il potere di acquisto della categoria sopra i 100.000 dollari di reddito annuo ha già recupera-to i livelli di prima della crisi; per questa fascia di reddito gli effet-ti della recessione scoppiata nel 2008 sono già stati riassorbiti. I top manager in cima alla classi-fica degli stipendi hanno fatto di meglio nell’ultimo anno con un aumento dei loro redditi fino del 75%.

In cima alla piramide ci stanno 400 miliardari, con una ricchezza pari al prodotto interno lordo (pil) canadese, che hanno visto la loro ricchezza salire ancora nell’ultimo anno del 12%.

Questo dato conferma come nell’America di Obama la forbice delle diseguaglianze ha raggiunto livelli record. E l’amministrazione democratica non è stata in grado, o meglio non ha voluto, di modi-ficare il sistema politico a favore delle cosiddette lobby finanziarie e industriali, dei capitalisti che investono il loro denaro per man-dare i propri amici alla Casa Bian-ca e che si attendono un ritorno, altrimenti cambiano cavallo.

Dall’altra parte i lavoratori sono

sempre più in balia del mercato capitalistico; nella “patria” della democrazia i diritti dei lavoratori sono sempre stati agli ultimi posti e non possono fare passi in avan-ti a fronte anche di una debolezza ancora maggiore del movimento sindacale. Si pensi agli accordi con la Chrysler di Marchionne per i quali ai nuovi assunti spetta una paga oraria pari alla metà di quel-la dei dipendenti. O al caso dei lavoratori pubblici del Wisconsin

dove il governatore repubblicano ha abrogato il diritto alla contrat-tazione collettiva.

Non sono aspetti seconda-ri anche perché nell’America di Obama avere un lavoro non vuol dire essere fuori dalla povertà: tra i 46 milioni di poveri, la maggio-ranza non è di disoccupati, due terzi di questi hanno un posto di lavoro e addirittura la metà ha un posto a tempo pieno. Con paghe da fame.

Negli Stati Uniti, sotto la parola d’ordine “Occupiamo Wall Street”

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N. 36 - 13 ottobre 2011 esteri / il bolscevico 15

Sono presenti in Youtube tre filmati che presentano una sintesi del Rapporto pre-sentato dal compagno Giovanni Scuderi al 5° Congresso nazionale del PMLI sui temi della politica internazionale, della politica interna e della lotta per il socialismo.

Potete visionarli passando attraverso il link Video sul PMLI presente quale novità nella home page oppure, se preferite, direttamente ai seguenti indirizzi:

1. Sull’imperialismo e la crisi internazionale http://www.youtube.com/watch?v=Xw3GZz2t7JA2. Contro il nuovo Mussolini e la terza repubblica http://www.youtube.com/watch?v=p68mauCCNSs3. Per l’Italia unita, rossa e socialista http://www.youtube.com/watch?v=TwpCsa5Kbg0

Inoltre sono presenti su Youtube i filmati della sintesi del saluto di Monica Marten-ghi “Ci auguriamo che l’ennesimo appello antifascista del PMLI non cada nel vuoto” e del discorso di Mino Pasca “Animati dallo spirito di Mao, lottiamo per abbattere il nuovo Mussolini e per conquistare l’Italia unita, rossa e socialista” in occasione della commemorazione pubblica del 33° della scomparsa di Mao, tenutasi a Firenze il 16 settembre 2009. Si possono visionare sempre passando attraverso il link Video sul PMLI o direttamente ai seguenti indirizzi:

http://www.youtube.com/watch?v=zOSa2HF1vxchttp://www.youtube.com/watch?v=bHkUVXw5lq0&feature=related

Un sito cinese pubblica scritti di Scuderi e del PMLI

Sul sito cinese www.wen-gewang.org, ricco di mate-riali e approfondimenti sulla Grande Rivoluzione Cultura-le Proletaria, compaiono pro-prio nel mese di settembre, al-l’indomani della memorabile Commemorazione di Mao, al-cune pubblicazioni del Partito in inglese e italiano, fra cui i saggi presentati dal Segretario generale del PMLI Giovanni Scuderi al Seminario interna-zionale sul pensiero di Mao te-nutosi a Gelsenkirchen (Ger-mania) nel 1993, e i discorsi commemorativi di Mao pro-nunciati da Scuderi nel 1981 e nel 2001, nonché quello pro-nunciato da Dario Granito nel 2003, contornati da manifesti

e immagini del PMLI.Pubblicazioni particolar-

mente significative non solo per il loro contenuto ideologi-co e politico, ma anche perché in quasi tutte si denuncia chia-ramente la cricca revisionista e fascista di Pechino a parti-re dal suo capostipite Deng Xiaoping. Un’ulteriore prova che Mao è ancora nel cuore del popolo cinese, nonostan-te l’impegno a demolirlo da parte dei rinnegati e traditori Deng Xiaoping, Jiang Zemin, Hu Jintao e Xi Jinping, che hanno fatto della Cina una su-perpotenza imperialista ed un inferno per le masse lavoratri-ci e popolari.

La pagina web del sito www.wengewang.org che pubblica i discorsi del compagni Giovanni Scuderi e Dario Granito su Mao

Glasgow

15 MILA LAVORATORI E STUDENTIIN PIAZZA PER DIRE NO

ALLE MISURE DI AUSTERITY DEL GOVERNO REAZIONARIO DI SALMOND

Dal corrispondente dell’Organizzazione di Aberdeen (Scozia) del PMLI

Sabato 1° Ottobre ha avu-to luogo a Glasgow la manifesta-zione “October 1st People First” organizzata da STUC (Confede-razione sindacati scozzesi) alla quale hanno aderito molti sinda-cati tra i quali Unison, Unite the Union, GMB, UCU (University & College Union), Sindacato nazio-nale degli Studenti Scozia (NUS Scotland), Sindacato nazionale dei minatori (National Union of Mineworkers), Sindacato dei vigi-li del fuoco (Fire Brigades Union) e altre realtà scozzesi ed interna-zionali tra le quali “Campagna diritto al lavoro” (Right to Work Campaign), Diritti dei migranti Scozia (Migrant Rights Scotland). Presenti all’evento alcuni militan-ti del Partito greco KKE, il Parti-to Turco che si definisce marxista-leninista (Maoist Parti Merkezi) e

il Partito neoliberale italiano Sini-stra Ecologia e Libertà.

I manifestanti si sono ritrovati presso Glasgow Green, parco si-tuato in una zona popolare della città sulla riva nord del Clyde. La piazza era stata antecedentemen-te allestita dagli organizzatori con banchetti, manifesti e striscioni vari di denuncia contro i tagli va-rati per ridurre il deficit pubblico.

La pioggia torrenziale non ha minimamente scoraggiato gli ol-tre 15.000 manifestanti che si op-pongono alle misure antipopola-ri di austerity varate dal governo reazionario in carica e agli innu-merevoli tagli ai servizi pubblici con alla testa i tagli alla sanità e al pubblico impiego, salari, pensioni, benefits.

Il corteo era aperto dal com-battivo spezzone degli studen-ti universitari, al fianco dei quali ha marciato l’Organizzazione di Aberdeen del PMLI. La marcia, nelle sue quasi tre ore di durata si

è svolta senza grossi intoppi, sal-vo il tentativo del braccio armato dello Stato di arrestare un giova-ne manifestante, rilasciato in se-guito sotto le incalzanti pressioni dei presenti.

Il corteo è terminato a Kel-vingrove Park luogo in cui Tony Benn, per anni leader della “sini-stra” laburista inglese e ormai in pensione, ha tenuto un comizio dove ha affermato che la crisi eco-nomica non è stata provocata dai lavoratori, chiamati a pagarne le spese, bensì dalla banche e dal-la grande finanza internazionale. Ha inoltre aggiunto di non aver mai visto così tanta rabbia e fru-strazione in Scozia a causa delle crisi economiche che si succedo-no sempre più impetuose e che i lavoratori non sono più disposti a subire.

Nonostante le vaghe paro-le d’ordine lanciate dai sindacati scozzesi, sul tipo “Tagli profon-di, selvaggi, immediati non sono

necessari” (alludendo forse al fat-to che alcuni tagli sono necessari ma non dovrebbero essere messi in atto in maniera repentina, come sostengono anche Ed Miliband e il Partito Laburista), la massiccia partecipazione delle masse popo-lari alla manifestazione è la di-mostrazione di come il sistema capitalistico con le sue cicliche e distruttive crisi economiche è in-capace di garantire a tutto il popo-lo lavoro, sicurezza sociale, demo-crazia, libertà e pace. Scrive Marx: “La borghesia è incapace di do-minare perché è incapace di as-sicurare al suo schiavo l’esisten-za persino nei limiti della sua schiavitù, perché è costretta a lasciarlo cadere in condizioni tali, da doverlo poi nutrire an-ziché essere nutrita. La società non può vivere sotto il suo do-minio, cioè l’esistenza della bor-ghesia non è più compatibile con la società”.

SU PROPOSTA DEL PARTITO NAZIONALE SCOZZESE (SNP)

Nel mirino dei taglil’istruzione pubblica In Scozia

Studenti e insegnanti lanciano la petizione “Giù le mani da Abertay”Dal corrispondente dell’Organizzazionedi Aberdeen (Scozia)del PMLI

Il Partito Nazionale Scozze-se (SNP) con in testa il primo mi-nistro in carica Alex Salmon, ha avanzato un’ulteriore proposta antipopolare per fare fronte alla devastante crisi economica cau-sata dal sistema capitalistico, con-tinuando a riproporre la stessa pa-rola, particolarmente inflazionata dallo scoccare della crisi econo-mica nel 2007: “tagli”.

Nel mirino stavolta i tagli pre-

visti al finanziamento dell’istru-zione pubblica, sino ad arrivare alla proposta di chiudere alcune università in territorio scozzese, come ha anticipato il ministro del-la cultura Mike Russel. L’agenzia incaricata dalla distribuzione di fondi pubblici alle università, la Scottish Funding Council (SFC), ha “consigliato” alle università di Dundee, rispettivamente Univer-sity of Dundee e Abertay Univer-sity, di avviare colloqui per una possibile futura fusione delle due università.

La risposta dei sindacati stu-denteschi è stata forte e immedia-

ta. Una campagna on-line contro la fusione dei due Istituti è stata lan-ciata da insegnanti e studenti delle due università, lanciando la paro-la d’ordine “Giù le mani da Aber-tay” (Hands off Abertay). La peti-zione ha già in poche ore raccolto centinaia di firme, denunciando le misure reazionarie del governo scozzese e del SFC, definite “sen-za precedenti” e “fortemente inap-propriate”, mentre i sindacati av-vertono che la ratifica di questo provvedimento antipopolare cau-serebbe la perdita di centinaia di posti di lavoro, discriminando ine-vitabilmente gli insegnanti delle

università più piccole inglobate da altri istituti. Si tratterebbe inoltre di un duro colpo per gli studenti i quali vedono ridotta ulteriormen-te la possibilità di scegliere l’Isti-tuto da frequentare, la fusione dei due istituti significherebbe meno finanziamenti e strutture per ambo le parti. Non vengono invece scal-fiti gli esorbitanti stipendi dei poli-ticanti borghesi che non rinuncia-no ai loro privilegi ma riversano i costi di questa micidiale crisi ca-pitalistica sulle larghe masse po-polari, costrette a pagarne le esor-bitanti spese al prezzo di lacrime, sudore e sangue.

Organizzati da ZSP

IN PIAZZA I LAVORATORI POLACCHI DELLA RISTORAZIONE

CONTRO IL PRECARIATOAi primi di settembre nella ca-

pitale della Polonia, Varsavia, la ZSP (associazione sindacalista polacca) ha organizzato una ma-nifestazione davanti alla sede dei rinnegati di “Krtytyka Polityczna” (critica politica). Lo scopo della manifestazione era quello di de-nunciare le condizioni di precaria-to in cui versano i lavoratori della ristorazione polacca.

In quasi tutti i locali, camerie-ri e baristi sono assunti a tempo determinato con il cosiddetto contratto a tempo. Ciò comporta che questi lavoratori non hanno l’assicurazione sanitaria sul lavo-

ro e non hanno gli scatti pensio-nistici sulla busta paga.

La manifestazione ha riscosso un grande successo tra le masse polacche che con simpatia hanno salutato l’iniziativa dei sindacalisti della ZSP.

Purtroppo però manifestazioni di questo genere sono rare per via dei sindacati collaborazionisti dei padroni con in testa il sindacato di stampo tatcheriano “Solidar-nosc” il quale, invece di sciope-rare e manifestare, preferisce alle piazze i pellegrinaggi a Czesto-chowa alla Madonna Nera.

Pao – Polonia

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