L’ABC DELLO STARE ASSIEME Legalità e cittadinanza. Nella ... · chi cerca di imporle e chi si...

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22 scuolaatuttocampo LA DIFESA DEL POPOLO 17 GENNAIO 2016 L’ABC DELLO STARE ASSIEME Educare su questo fronte non può esaurirsi nella semplice conoscenza delle leggi che ci regolano Legalità e cittadinanza. Nella solidarietà Nessuna comunità può conservarsi se non si dà delle regole di convi- venza che esprimano i giusti diritti di cui godere e i necessari conseguenti doveri che ciascuno è chiamato a osser- vare. Reclamare il rispetto dei propri di- ritti implica necessariamente il corri- spondente dovere di rispettare l’analogo diritto dell’altro. C’è bisogno, in altri termini, di una cultura condivisa, di una comune accettazione dei valori, degli ideali, delle prospettive poste alla base della società. Altrimenti il problema delle regole si esaurisce nella lotta fra chi cerca di imporle e chi si ingegna a eluderle. L’educazione alla legalità non può esaurirsi e trovare sostanza nella sem- plice, ancorché puntuale e accurata, co- noscenza delle leggi che ci regolano. Essa in primis implica di esplicitare e analizzare i sottostanti fondamenti etici e morali che costituiscono il comune patrimonio culturale. Fondamentale in questo senso è il principio della solida- rietà. Principio mirabilmente definito nel vangelo (Gv 13,31-35) – «Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri» – e che ritroviamo espresso nella nostra carta costituziona- le là dove, qualificato come dovere so- ciale, ogni cittadino viene chiamato a concorrere, secondo le proprie possibi- lità e le proprie scelte, al progresso ma- teriale o spirituale della intera società. Altrimenti ogni azione per la con- quista dei diritti, anche di quelli più condivisibili e posti nell’alveo del pieno rispetto dei valori in cui ci riconoscia- mo, se non è guidata da una forte visio- ne di solidarietà, se non temperata dal dovere di riconoscerli anche all’altro, di muoversi sempre e comunque con l’at- tenta consapevolezza di doversi con- frontare con le diverse opinioni, rischia di trasformarsi o di essere comunque vissuta come l’imposizione del più for- te, o del più furbo, che persegue soltan- to l’obiettivo di impossessarsi del pote- re al solo fine del profitto, non importa se economico, politico o sociale. Ma vi è un ulteriore aspetto senza la piena comprensione del quale l’educa- zione alla legalità e alla cittadinanza ri- schia di restare vuota di reale significa- to. Lo ha fortemente richiamato papa Francesco nell’omelia del primo giorno dell’anno parlando della «globalizza- zione dell’indifferenza» che rende «in- capaci di provare compassione per gli altri, come se ciò che accade a loro fos- se una responsabilità estranea a noi». Anche limitandoci alla nostra picco- la quotidianità, quante vol- te si preferisce assumere l’atteggiamento di non in- tervento per non trovarsi invischiati in qualcosa di spiacevole? Evitare ogni e qualunque contrasto, per non sentirsi a disagio di fronte a chi alza la voce. Ritenere che è meglio non vedere, non sentire, lasciar perdere davanti a situazioni di disagio che reclamano aiuto, alle piccole o grandi angherie, piuttosto che esporsi e riaffermare il giusto comportamento. Preferire isolarsi, chiudersi in sé, piutto- sto che assumere responsabilità, anche se si comprende che con un simile at- teggiamento si rischia di dare ragione e maggiore tracotanza a chi attraverso l’aggressività o atteggiamenti di suffi- cienza e di severa critica è convinto di poter facilmente prevalere, mettendo in difficoltà le personalità più deboli o semplicemente meno inclini a difender- si, o, infine, a quanti ci appare evidente che stanno dissimulando interesse per gli altri quando in verità mirano soltan- to a trasmettere messaggi che permetta- no loro di raggiungere i propri scopi. Educare i giovani (e non solo i gio- vani) alla legalità e alla cittadinanza at- tiva significa prioritariamente educare a porsi domande sul senso della vita, a ri- flettere sulle azioni che si compiono e a meditare attentamente sulle loro conse- guenze. A comprendere quale debba es- sere un corretto atteggia- mento che riesca a coniu- gare la finitezza dell’uomo e i suoi limiti con la sua aspirazione all’Assoluto, che ci guidi verso il supera- mento delle nostre defi- cienze cercando di trovare la maniera migliore per collaborare in pace con tutti coloro con cui veniamo a contatto, a saper valutare le sempre nuove conquiste della scienza al fine di fruirne in maniera moralmente consape- vole, a comprendere che i comporta- menti e le norme di vita che il potere politico ci propone non debbono e non possono prescindere da precisi principi etici. Nel momento che stiamo attraver- sando molte attese e speranze sono ri- poste nella scuola. Ci auguriamo tutti che essa sappia saggiamente corrispon- dervi. Massimo Mogno Educare (non solo i giovani) a legalità e cittadinanza attiva significa suscitare domande sul senso della vita e riflessioni sulle proprie azioni e sulle conseguenze In tema di educazione alla cittadinanza, senso civico et similia ospitiamo qualche nuova dolente lirica di Sugo U. Traspare il disincanto, ma lo sdegno è in riserva: un tempo ci si adirava per la doppia morale, oggi ci accontenterebbe di una sua metà scarsa; traspira invece l’intonaco, forte del suo status quo. TWEET AGAIN di Giacomo Bevilacqua Scuola a tutto campo è realizzato da Lorenzo Celi, Ivan Catanese, Emanuele Fontana, Francesco Ghedini, Massimo Mogno, Francesco Monte- maggiore, Giuseppe Pinton, Simona Sau, Patrizio Zanella. Casa sua e luci Casa sua e luci uno e stua e se no, i sui ghe cria scoea xe un altro mondo e luci xe sempre impisà i tosi va ginastica e aule resta vode e luci verte passa profesori passa bidei e luci verte. I schei core l’inquinamento anca el fato xe che par tanti e robe de tuti no xe de nesuni. O el riscaldamento O el riscaldamento nol ghe xe e i tosi gha fredo o el ghe xe anca massa e i tosi i verse e finestre e i sta in maneghe curte anca coea neve. Co so ’ndà domandare el parché i me gha dito ’na volta che xe ea Provincia che decide e temperature e nesuni poe farghe gnente de novo ghe xe che forse no poe farghe gnente gnanca ea Provincia che forse no ghe xe gnanca più. Il mondo della scuola è paragonabile a quello di una piccola società: gli studenti svolgono il ruolo dei cittadini, affiancati dagli insegnanti e in parte dai genitori. Come in ogni società ci sono, poi, organi di consulta che vengono eletti per occuparsi delle deci- sioni più importanti. Ma la società vera e pro- pria permea fin dai primi anni la formazione delle giovani menti ed entrando a scuola svol- ge l’importante ruolo di formazione dei citta- dini del futuro. Fin dalle elementari ci sono piccoli pro- getti, come quando entra un vigile a fare le- zione di educazione stradale o si comincia a spiegare la Costituzione. Mano a mano che si cresce il confine tra scuola e società diviene sempre più labile e alle superiori si sente che si sta per diventare a tutti gli effetti cittadini attivi, non solo perché alla maggiore età si potrà votare ma soprattutto perché le nostre idee hanno un peso. La grande novità rispetto agli altri gradi di scuola è la possibilità di eleggere i rappresen- tanti degli studenti (sia delle classi sia dell’in- tero istituto) che si occupino di dar voce al pensiero degli studenti, e i rappresentanti del- la consulta, che si riuniscono a livello provin- ciale. Ma non si tratta solo di essere una co- pia in miniatura del “mondo degli adulti”: qui si ha voglia di diventare cittadini interessati, partecipi, informati e dotati di senso critico. Per arrivare a questo è importante non mette- re da parte i temi caldi e lasciare spazio alla discussione e al dialogo come strumento di crescita comune. E così ogni anno si svolgono attività for- mative intense e importanti, proposte da inse- gnanti e studenti. Si parla di iniziative, anche di prevenzione, come il “progetto carcere” nel quale i detenuti vengono a dare la loro testi- monianza agli studenti che poi visitano il car- cere. Oppure di incontri come quello avvenuto nella mia scuola, nel quale una donna ameri- cana ci ha raccontato di come si era battuta per risparmiare all’assassino di suo padre la pena di morte. O ancora assemblee nelle quali si discute di argomenti di estrema attua- lità quali l’estremismo religioso, o l’immigra- zione. A questi e altri progetti vanno aggiunte le ore che i professori decidono spontaneamen- te di dedicare a discussioni sull’attualità o alla spiegazione delle basi di diritti e doveri civici. Esistono, come nella società, persone disinte- ressate a questo tipo di discussioni ma per tutti gli altri si tratta di grandi occasioni di for- mazione personale che invitano a non vivere in modo passivo la realtà che ci circonda. Chiara Miozzo rappresentante d’istituto liceo Curiel (Padova) SCUOLA E SOCIETÀ Numerosi i progetti su questo fronte, fin dalla scuola dell’infanzia Cittadini a tutti gli effetti... già sui banchi di scuola

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22 � scuolaatuttocampo LA DIFESA DEL POPOLO17 GENNAIO 2016

L’ABC DELLO STARE ASSIEME Educare su questo fronte non può esaurirsi nella semplice conoscenza delle leggi che ci regolano

Legalità e cittadinanza. Nella solidarietà� Nessuna comunità può conservarsi

se non si dà delle regole di convi-venza che esprimano i giusti diritti

di cui godere e i necessari conseguentidoveri che ciascuno è chiamato a osser-vare. Reclamare il rispetto dei propri di-ritti implica necessariamente il corri-spondente dovere di rispettare l’analogodiritto dell’altro. C’è bisogno, in altritermini, di una cultura condivisa, di unacomune accettazione dei valori, degliideali, delle prospettive poste alla basedella società. Altrimenti il problemadelle regole si esaurisce nella lotta frachi cerca di imporle e chi si ingegna aeluderle.

L’educazione alla legalità non puòesaurirsi e trovare sostanza nella sem-plice, ancorché puntuale e accurata, co-noscenza delle leggi che ci regolano.Essa in primis implica di esplicitare eanalizzare i sottostanti fondamenti eticie morali che costituiscono il comunepatrimonio culturale. Fondamentale inquesto senso è il principio della solida-rietà. Principio mirabilmente definitonel vangelo (Gv 13,31-35) – «Come ioho amato voi, così amatevi anche voigli uni gli altri» – e che ritroviamoespresso nella nostra carta costituziona-le là dove, qualificato come dovere so-ciale, ogni cittadino viene chiamato aconcorrere, secondo le proprie possibi-lità e le proprie scelte, al progresso ma-teriale o spirituale della intera società.

Altrimenti ogni azione per la con-quista dei diritti, anche di quelli piùcondivisibili e posti nell’alveo del pienorispetto dei valori in cui ci riconoscia-

mo, se non è guidata da una forte visio-ne di solidarietà, se non temperata daldovere di riconoscerli anche all’altro, dimuoversi sempre e comunque con l’at-tenta consapevolezza di doversi con-frontare con le diverse opinioni, rischiadi trasformarsi o di essere comunquevissuta come l’imposizione del più for-te, o del più furbo, che persegue soltan-to l’obiettivo di impossessarsi del pote-re al solo fine del profitto, non importase economico, politico o sociale.

Ma vi è un ulteriore aspetto senza lapiena comprensione del quale l’educa-zione alla legalità e alla cittadinanza ri-schia di restare vuota di reale significa-to. Lo ha fortemente richiamato papaFrancesco nell’omelia del primo giornodell’anno parlando della «globalizza-zione dell’indifferenza» che rende «in-capaci di provare compassione per glialtri, come se ciò che accade a loro fos-se una responsabilità estranea a noi».

Anche limitandoci alla nostra picco-la quotidianità, quante vol-te si preferisce assumerel’atteggiamento di non in-tervento per non trovarsiinvischiati in qualcosa dispiacevole? Evitare ogni equalunque contrasto, pernon sentirsi a disagio difronte a chi alza la voce.Ritenere che è meglio nonvedere, non sentire, lasciarperdere davanti a situazioni di disagioche reclamano aiuto, alle piccole ograndi angherie, piuttosto che esporsi eriaffermare il giusto comportamento.Preferire isolarsi, chiudersi in sé, piutto-sto che assumere responsabilità, anchese si comprende che con un simile at-teggiamento si rischia di dare ragione emaggiore tracotanza a chi attraversol’aggressività o atteggiamenti di suffi-cienza e di severa critica è convinto dipoter facilmente prevalere, mettendo indifficoltà le personalità più deboli osemplicemente meno inclini a difender-

si, o, infine, a quanti ci appare evidenteche stanno dissimulando interesse pergli altri quando in verità mirano soltan-to a trasmettere messaggi che permetta-no loro di raggiungere i propri scopi.

Educare i giovani (e non solo i gio-vani) alla legalità e alla cittadinanza at-tiva significa prioritariamente educare aporsi domande sul senso della vita, a ri-flettere sulle azioni che si compiono e ameditare attentamente sulle loro conse-guenze. A comprendere quale debba es-

sere un corretto atteggia-mento che riesca a coniu-gare la finitezza dell’uomoe i suoi limiti con la suaaspirazione all’Assoluto,che ci guidi verso il supera-mento delle nostre defi-cienze cercando di trovarela maniera migliore percollaborare in pace con tutticoloro con cui veniamo a

contatto, a saper valutare le semprenuove conquiste della scienza al fine difruirne in maniera moralmente consape-vole, a comprendere che i comporta-menti e le norme di vita che il poterepolitico ci propone non debbono e nonpossono prescindere da precisi principietici.

Nel momento che stiamo attraver-sando molte attese e speranze sono ri-poste nella scuola. Ci auguriamo tuttiche essa sappia saggiamente corrispon-dervi.

�Massimo Mogno

Educare (non solo i giovani) a legalità

e cittadinanza attivasignifica suscitaredomande sul senso

della vita e riflessionisulle proprie azioni e sulle conseguenze

�In tema di educazione alla cittadinanza, senso civico et similia ospitiamo qualche nuova dolente lirica diSugo U. Traspare il disincanto, ma lo sdegno è in riserva: un tempo ci si adirava per la doppia morale,

oggi ci accontenterebbe di una sua metà scarsa; traspira invece l’intonaco, forte del suo status quo.

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Scuolaa tutto campo

è realizzatoda Lorenzo

Celi, IvanCatanese, EmanueleFontana,

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MassimoMogno,

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PatrizioZanella.

Casa sua e luci

Casa sua e luciuno e stuae se no, i sui ghe criascoea xe un altro mondoe luci xe sempre impisài tosi va ginasticae aule resta vode e luci vertepassa profesoripassa bideie luci verte.I schei core l’inquinamento ancael fato xe che par tantie robe de tutino xe de nesuni.

O el riscaldamento

O el riscaldamento nol ghe xee i tosi gha fredoo el ghe xe anca massae i tosi i verse e finestre e i sta in maneghe curte anca coea neve.Co so ’ndà domandareel parché i me gha dito ’na voltache xe ea Provincia che decide e temperaturee nesuni poe farghe gnentede novo ghe xeche forse no poe farghe gnente gnanca ea Provinciache forse no ghe xe gnanca più.

� Il mondo della scuola è paragonabile aquello di una piccola società: gli studenti

svolgono il ruolo dei cittadini, affiancati dagliinsegnanti e in parte dai genitori. Come inogni società ci sono, poi, organi di consultache vengono eletti per occuparsi delle deci-sioni più importanti. Ma la società vera e pro-pria permea fin dai primi anni la formazionedelle giovani menti ed entrando a scuola svol-ge l’importante ruolo di formazione dei citta-dini del futuro.

Fin dalle elementari ci sono piccoli pro-getti, come quando entra un vigile a fare le-zione di educazione stradale o si comincia aspiegare la Costituzione. Mano a mano che sicresce il confine tra scuola e società divienesempre più labile e alle superiori si sente chesi sta per diventare a tutti gli effetti cittadiniattivi, non solo perché alla maggiore età sipotrà votare ma soprattutto perché le nostre

idee hanno un peso. La grande novità rispetto agli altri gradi di

scuola è la possibilità di eleggere i rappresen-tanti degli studenti (sia delle classi sia dell’in-tero istituto) che si occupino di dar voce alpensiero degli studenti, e i rappresentanti del-la consulta, che si riuniscono a livello provin-ciale. Ma non si tratta solo di essere una co-pia in miniatura del “mondo degli adulti”: quisi ha voglia di diventare cittadini interessati,partecipi, informati e dotati di senso critico.Per arrivare a questo è importante non mette-re da parte i temi caldi e lasciare spazio alladiscussione e al dialogo come strumento dicrescita comune.

E così ogni anno si svolgono attività for-mative intense e importanti, proposte da inse-gnanti e studenti. Si parla di iniziative, anchedi prevenzione, come il “progetto carcere” nelquale i detenuti vengono a dare la loro testi-

monianza agli studenti che poi visitano il car-cere. Oppure di incontri come quello avvenutonella mia scuola, nel quale una donna ameri-cana ci ha raccontato di come si era battutaper risparmiare all’assassino di suo padre lapena di morte. O ancora assemblee nellequali si discute di argomenti di estrema attua-lità quali l’estremismo religioso, o l’immigra-zione.

A questi e altri progetti vanno aggiunte leore che i professori decidono spontaneamen-te di dedicare a discussioni sull’attualità o allaspiegazione delle basi di diritti e doveri civici.Esistono, come nella società, persone disinte-ressate a questo tipo di discussioni ma pertutti gli altri si tratta di grandi occasioni di for-mazione personale che invitano a non viverein modo passivo la realtà che ci circonda.

�Chiara Miozzo rappresentante d’istituto liceo Curiel (Padova)

SCUOLA E SOCIETÀ Numerosi i progetti su questo fronte, fin dalla scuola dell’infanzia

Cittadini a tutti gli effetti... già sui banchi di scuola