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Su Patiu - Marzo 2009 - n. 15 pag. 1 che sono morti” (1Cor 15,21). La Pasqua, passaggio dalla schiavitù alla libertà, celebra la certezza dell’uomo di essere pienamente libero, di aver riacquistato la sua dignità, di aver sconfitto la paura. Le testimonianze dei vangeli e degli Atti degli apostoli ci trasmettono la consolante certezza della risurrezione. La Pasqua di Gesù è un susseguirsi di incontri dove lui si presenta vivo alle donne che vanno al sepolcro, ai discepoli diretti a Emmaus, agli apostoli riuniti in casa, a persone sin- gole e a gruppi. Gesù risorto vuole assicu- rare i suoi che lui è sempre vicino a loro, che continua a camminare con loro. La comuni- tà che si riunisce in assemblea, i tanti giovani che lo acclamano Re e Salvatore del mondo, la straor- dinaria presenza di tante persone al suggestivo rito de “S’Incontru”, il clima di festa, lo sfavillio dei colori del costu- me, il senso di appartenenza a un popolo depo- sitario di una tra- dizione di fede, sono segni che il Risorto è ve- ramente presente oggi nella nostra comunità. Perché la Pasqua non sia solo una espres- sione di folclore è necessario rea- lizzare lo stile di vita nuova che Marzo 200 9 n . 1 5 IN QUESTO NUMERO: LE NOSTRE CHIESE 3 La Chiesa di Sant’Ignazio e il Collegio LA FESTA DEL CARNEVALE 5 Occasione per socializzare e divertirsi APPROFONDIMENTI 11-12 La Settimana Santa SU PATIU RAGAZZI 7-10 Molto ricco di notizie, giochi, curiosità il supplemnento ragazzi SPAZIO GIOVANI 16 Marco Carta vince a Sanremo È RISORTO La vita ha trionfato sulla morte S ono risorto e sono sempre con te!” L’annuncio della risurrezione riempie di luce e di pace la nostra esistenza. È l’avvenimento che ha cambiato il corso della storia perché ha segnato la vittoria della vita sulla morte, la sconfitta del peccato, il trionfo dell’amore più totale. L’uomo, redento dal peccato e dal male, è chiamato a sperimentare un modo di vivere nuovo. Vivere la risurrezione, oggi, significa proclamare con fede che Gesù, “morto per i nostri peccati” (1Cor 15,20), “è risuscitato dai morti, primizia di coloro La Resurrezione: Liliana Cano propone. Si è invitati allora a “togliere via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti, Cristo no- stra Pasqua, è stato immolato! Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità” (1Cor 5,7-8). La risurrezione di Cristo deve orientare la vita di tutti all’apertura e all’incontro con gli altri, a vivere la comunione fraterna in un clima di gioia e di speranza. Le difficoltà del momento presente, le relazioni tra persona e per- sona, tra gruppo e gruppo, invece che dall’amore, sono segnate, molto spesso, dall’egoismo, dall’ingiustizia, dall’odio, dalla violenza; la crisi economica e occu- pazionale, la grave situazione morale, la disgregazione e le ferite di cui soffre la famiglia, la solitudine e lo smarrimento di tanti ragazzi e giovani, non devono avere il sopravvento sulle positive potenzialità che anche la nostra comunità possiede al suo interno. Sono i doni del Risorto, è la fede nella sua presenza che ci assicura che una vita nuova è possibile. Apriamoci con sincera fiducia a Cristo risorto, perché la forza rinnovatrice del Mistero pasqua- le si manifesti in ciascuno di noi, nelle nostre famiglie, nella nostra comunità. Con questi sentimenti auguriamo a tutti Buona Pasqua! Don Giuseppe Mattana Don Luciano Monni Don Tomaso Puddu

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Notiziario della Parrocchia Sant'Ignazio di Loyola di Oliena - Marzo 2009

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che sono morti” (1Cor 15,21). La Pasqua, passaggio dalla schiavitù alla libertà, celebra la certezza dell’uomo di essere pienamente libero, di aver riacquistato la sua dignità, di aver sconfitto la paura. Le testimonianze dei vangeli e degli Atti degli apostoli ci trasmettono la consolante certezza della risurrezione. La Pasqua di Gesù è un susseguirsi di incontri dove lui si presenta vivo alle donne che vanno al sepolcro, ai discepoli diretti a Emmaus, agli apostoli riuniti in casa, a persone sin-gole e a gruppi. Gesù risorto vuole assicu-

rare i suoi che lui è sempre vicino a loro, che continua a camminare con loro. La comuni-tà che si riunisce in assemblea, i tanti giovani che lo acclamano Re e Salvatore del mondo, la straor-dinaria presenza di tante persone al suggestivo rito de “S’Incontru”, il clima di festa, lo sfavillio dei colori del costu-me, il senso di appartenenza a un popolo depo-sitario di una tra-dizione di fede, sono segni che il Risorto è ve-ramente presente oggi nella nostra comunità. Perché la Pasqua non sia solo una espres-sione di folclore è necessario rea-lizzare lo stile di vita nuova che

Marzo 2009 n. 15

IN QUESTO NUMERO:

LE NOSTRE CHIESE 3 La Chiesa di Sant’Ignazio e il Collegio

LA FESTA DEL CARNEVALE 5 Occasione per socializzare e divertirsi

APPROFONDIMENTI11-12 La Settimana Santa

SU PATIU RAGAZZI7-10 Molto ricco di notizie, giochi, curiosità il supplemnento ragazzi

SPAZIO GIOVANI 16 Marco Carta vince a Sanremo

È RISORTOLa vita ha trionfato sulla morte

Sono risorto e sono sempre con te!” L’annuncio della risurrezione riempie

di luce e di pace la nostra esistenza. È l’avvenimento che ha cambiato il corso della storia perché ha segnato la vittoria della vita sulla morte, la sconfitta del peccato, il trionfo dell’amore più totale. L’uomo, redento dal peccato e dal male, è chiamato a sperimentare un modo di vivere nuovo. Vivere la risurrezione, oggi, significa proclamare con fede che Gesù, “morto per i nostri peccati” (1Cor 15,20), “è risuscitato dai morti, primizia di coloro

La Resurrezione: Liliana Cano

propone. Si è invitati allora a “togliere via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti, Cristo no-stra Pasqua, è stato immolato! Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità” (1Cor 5,7-8). La risurrezione di Cristo deve orientare la vita di tutti all’apertura e all’incontro con gli altri, a vivere la comunione fraterna in un clima di gioia e di speranza. Le difficoltà del momento presente, le relazioni tra persona e per-sona, tra gruppo e gruppo, invece che dall’amore, sono segnate, molto spesso, dall’egoismo, dall’ingiustizia, dall’odio, dalla violenza; la crisi economica e occu-pazionale, la grave situazione morale, la disgregazione e le ferite di cui soffre la famiglia, la solitudine e lo smarrimento di tanti ragazzi e giovani, non devono avere il sopravvento sulle positive potenzialità che anche la nostra comunità possiede al suo interno. Sono i doni del Risorto, è la fede nella sua presenza che ci assicura che una vita nuova è possibile. Apriamoci con sincera fiducia a Cristo risorto, perché la forza rinnovatrice del Mistero pasqua-le si manifesti in ciascuno di noi, nelle nostre famiglie, nella nostra comunità. Con questi sentimenti auguriamo a tutti Buona Pasqua!

Don Giuseppe Mattana Don Luciano Monni Don Tomaso Puddu

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Cronaca di Vita Parrocchiale - Quinquelibri

NOTIZIARIO dellaParrocchia Sant’Ignazio di Loyola - OLIENA

Direttore Responsabile:GIUSEPPE MATTANA

Gruppo Redazione:LUCIANO MONNIANTONELLO PULIGHEDDUPEPPINO NIEDDUFRANCO GARDUANNA FRANCA PAU

Stampa: SERISTAMPA - OLIENA

Marzo 2009 - n. 15Iscrizione Reg. G. e P. N. del Trib. di Nuoro n. 03/2004del 20 Ottobre 2004

Avvenimenti vissuti nella nostra comunità dal 16 Novembre 2008 al 16 Marzo 2009

INDIRIZZI e NUMERI TELEFONICI

Parrocchia Sant’Ignazio di LoyolaPiazza Collegio, 7 - 08025 OLIENA (Nu)Tel. e Fax 0784.285655Indirizzo e-mail: [email protected]

Don Mattana tel. 0784.285655 - 340.7661593Don Luciano tel. 338.3310434Don Puddu tel. 0784.288707Suore tel. 0784.287555

Avviso ai lettori: Ai sensi della legge D.Lgs 30.6.2003 n. 196 per la tu-tela dei dati personali, comunichiamo che gli indirizzi di quanti ricevono questo periodico fanno parte dell’archivio della Parrocchia S. Ignazio di Loyola in Oliena e sono utilizzati esclusivamente per l’invio del predetto periodico o di altre comunicazioni sulle nostre attività.

Dal 16 al 21 novembre il parroco è agli Esercizi Spirituali degli As-sistenti di Azione Cattolica che si tengono a Foligno presso la Casa di Spiritualità “La Quiete”.Il 25 novembre si tiene l’incontro con il Terzo ordine francescano.Il 27 novembre si tiene la cate-chesi sulla “Spe salvi” presso la sede dell’A.D.I.Il 28 novembre viene inaugurata e benedetta la nuova sede del-l’AVIS. Inizia così, anche a Olie-na, la sua attività una associazio-ne benemerita per la raccolta del sangue e per venire incontro alle necessità dei malati.Il 29 novembre si tiene nella Chiesa Parrocchiale la Veglia di preghiera per l’inizio dell’Avven-to, in concomitanza con l’inizio della novena in preparazione alla solennità dell’Immacolata.Il 30 novembre l’ACR organizza la “Festa del Ciao”Il 2 dicembre si riunisce la Commissione della Caritas par-rocchiale per predisporre le iniziative per l’Avvento.Dal 9 al 20 dicembre prende l’avvio l’iniziativa del Cesto della solidarietà per la raccolta di viveri e la Colletta alimentare nei vari negozi.L’11 dicembre si tiene in parroc-chia la Celebrazione comunitaria della penitenza con la presenza dei sacerdoti della Forania.Il 13 dicembre, Festa di S. Lucia, viene celebrata l’Eucaristia nella chiesa a lei dedicata.Il 13 dicembre viene celebrato il “Natale degli uomini”, con una grande partecipazione sia alle confessioni che alla S. Messa.

Al termine della celebrazione un momento di fraternità presso la Casa del Giovane.Il 14 dicembre il gruppo dei giovanissimi di Azione Cattoli-ca partecipa al Ritiro spirituale, guidato da Don Luciano, nel santuario N.S. di Monserrata.Il 16 dicembre inizia la Novena in preparazione al Natale.Il 20 dicembre, la Polifonica Olianese tiene, nella Chiesa Parrocchiale, il tradizionale Con-certo di Natale.Dal 16 prende avvio l’annuale iniziativa dell’allestimento dei presepi nei vari vicinati. Su que-sta iniziativa, il 19 dicembre, la Radio Vaticana manda in onda una intervista al Parroco Don G. Mattana.Il 21 dicembre celebrazione della S. Messa per il Natale dell’ADI, con la presenza degli anziani e dei malati presso il CK.Il 22 dicembre si tiene presso il salone della Casa del giovane, l’annuale rappresentazione na-talizia dei bambini della scuola materna parrocchiale.Il 28 dicembre, Festa della Santa famiglia con la partecipazione, in modo particolare, delle coppie che si sono unite in matrimonio nel corso dell’anno. Al termine delle celebrazione, incontro fraterno presso la Casa del gio-vane.Il 31 dicembre solenne celebra-zione del Te Deum per la fine dell’anno, con la celebrazione dell’Eucaristia e un momento di Adorazione.Il 2 gennaio 2009 inizia la visita ai bambini nati nel corso del 2008 con “Su Bambineddu”.Il 10 gennaio inizia il Corso parrocchiale di preparazione al matrimonio per le coppie che intendono unirsi in matrimonio nel corso dell’anno.Il 16 gennaio, benedizione dei fuochi in occasione della Festa di S. Antonio Abate.Il 21 gennaio il Parroco viene ricoverato nell’Ospedale “A. Segni” di Ozieri per un intervento chirurgico.Il 26 gennaio inizia la Scuola di preghiera, guidata e animata da Giuliana e Giuseppe Sirca.Il 17 febbraio si tiene il Con-siglio parrocchiale di Azione Cattolica, con la partecipazione

del presidente diocesano Dott. Giuseppe Rubanu, di Don Giam-piero Fronteddu, Assistente Dio-cesano dell’ACR e della Sig.ra Francesca Gungui, responsabile diocesana, per iniziare la prepa-razione al Convegno diocesano dell’ACR che si terrà a Oliena il 2 giugno.Il 25 febbraio, mercoledì delle Ceneri, inizia la Quaresima.Ogni giovedì di Quaresima, alle ore 21,00, si tiene l’Adorazio-ne accompagnata dalla Lectio divina.

Il 26 febbraio, presso il Conven-to dei Frati Minori a Fonni, si tiene la riunione della Forania.

Il 27 febbraio la Via Crucis per le vie del Paese si tiene nei vicinati che vanno dalla P.zza S. Giorgio fino alla Via Fala e’ Nodi.Il 1 marzo si tiene nella Chiesa Parrocchiale il Ritiro comunitario per l’inizio della Quaresima.Il 6 -7-8 si tengono le Sante QuarantoreIl 6 marzo la Via Crucis inizia in Via Galiani per terminare in P.zza S. Maria.Il 12 marzo si tiene l’incontro per i genitori dei ragazzi che si accosteranno alla Prima Comu-nione.Il 13 marzo la Via crucis si svol-ge nella zona di Predu Murta.Il 16 marzo si riunisce il Consi-glio Pastorale Parrocchiale, già scaduto dal 2008, per organizzare gli adempimenti per l’elezione del nuovo Consiglio Pastorale.

Sono Stati Battezzati in Cristo

Sono ritornati alla casa del Padre

Cossu AntonioViviani Elvio

Palimodde SebastianoSalis Pietro AntonioSolinas Giovanna

Manca PietroCorrias AntonioBoyer Peppino

Puligheddu GiuseppaMulas Giovanna Raimonda

Nicolai Maria LuisaCorrias Giovanni

Biscu Maria LuigiaGhisu Antonianna

Salis SanteddaBoi Giuseppe

Mulas Giovanna MariaMaccarrone Maria Giovanna

Boi FrancescaCarai Grazia

Fenu SebastianaSalis Antonio Francesco

Mula Giuseppe

Pulloni Cristiana NicoleGiobbe AndreaSalis Ricardo

Garippa SalvatoreCanudu Gabriele

Deiana MariantoniettaTupponi Giuseppe

Per le vostre eventuali offerte: Conto Corrente Postale n. 13151071intestato a: Parrocchia S. Ignazio di Loyola - Oliena

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a cura di M. Vargiu LE NOSTRE CHIESE

La CHIESA di SANT’IGNAZIOcon l’annesso Collegio dei Gesuiti

La Chiesa e l’annesso Col-legio vennero edificati dai Gesuiti tra il 1652 ed il 1758, data questa dell’inaugurazio-ne. Non si sa con precisio-ne chi ideò il progetto della chiesa ; si sa chi, almeno ini-zialmente diresse i lavori : il genovese Domenico Spotor-no. La facciata della chiesa di Sant’Ignazio è stilisticamente affine al S. Giacomo Maggio-re di Orosei. Come un grande velario, tirato ai lati, il piano è spartito da lesene e cornici in tre scomparti verticali e orizzontali che concludono con un timpano curvilineo. L’interno, a navata unica, con tre cappelle per lato, rispec-chia i criteri di chiarezza e di funzionalità devozionale tipi-co delle chiese-madri gesui-tiche. Lungo le pareti laterali agili lesene addossate a robu-sti pilastri si proiettano verso l’alto, a sorreggere una corni-ce dalle eleganti modanature, ed un cornicione aggettante ; su questo si imposta la gran-diosa volta a botte di coper-tura, scandita dagli archi di rinforzo. La navata è separata dal presbiterio da dei gradi-ni, al termine dei quali erano due balaustre. Dei matronei si affacciano sul presbiterio (quelli a sinistra dell’altare erano stati tamponati e, solo di recente, alcuni lavori di restauro li hanno rimessi in luce), costituendo un colle-gamento con l’ex Collegio. Sotto di essi, i vani, a lato dell’altare, fungono da deam-bulatorio. La spazialità della chiesa accentua la lunghezza e l’altezza rispetto alla lar-ghezza ; il fulcro prospettico è determinato, infatti, dall’al-tare maggiore posto sul pre-sbiterio sopraelevato. Realiz-

zato in muratura ed in stucco marmorizzato nel 1853, l’al-tare è un manufatto fuori dal-l’ordinario nella Sardegna dell’interno. La struttura, im-ponente e solenne, a colonne binate e trabeazione, presenta caratteri stilistici neoroma-ni; ciò ha fatto pensare ad un possibile intervento di Fran-cesco Cuccheri, scultore del-l’Accademia di Carrara. La nicchia, posta tra i binati di colonne dell’altare, accoglie una pregevole statua in legno damaschinato del sec. XVII. raffigurante Sant’Ignazio di Loyola che mostra il libro delle Costitutiones. Questa, accanto a quella di San Fran-cesco Saverio, posta nella terza cappella a sinistra, pos-siede un’impronta stilistica spagnola, ma potrebbe anche derivare da una bottega cam-pano-calabra. Altre pregevo-li statue si trovano dislocate presso le sei cappelle laterali ; le prime quattro di esse si ca-ratterizzano per la presenza,

nelle pareti di fondo, di altari in stucco su disegni di sche-ma manieristico e qualche accento rococò ; gli altri due altari sono decorati in mar-mo policromo. Nella seconda cappella a destra troviamo un piccolo gruppo in legno po-licromo (forse della fine del sec. XVIII), raffigurante San-t’Isidoro con i buoi aggiogati. Nella terza cappella a destra troviamo l’interessante statua di San Michele Arcangelo, in legno policromo e dorature ; venne eseguita da Monserrato Carena (uno scultore residen-te a Cagliari e forse originario di Oliena o di Orgosolo, nel 1617, su richiesta di un com-mittente locale, tale Giovanni Pietro Cabra (questi, chiese espressamente all’artista che l’opera fosse somigliante ad una analoga presente nella Chiesa del Sepolcro a Caglia-ri). Un po’ schematica nel-l’impostazione quasi frontale della figura, e animata da una calda policromia, la statua

rivela un’adesione ai canoni stilistici del Tardo-Manieri-smo, ma anche un gusto, tipi-camente sardo, per gli stilemi arcaizzanti e popolareschi. Lungo le pareti della navata figura la sequenza di una Via Crucis della pittrice L. Cano. L’ex collegio ospita ancora oggi una preziosa raccolta di opere d’arte (quadri, sculture, argenti sacri) e suppellettile religiosa, parte residua di una ricchissima collezione (te-stimoniata da un inventario del 1773) voluta dai Gesuiti. Purtroppo la mancanza di una adeguata sede museale non ne permette una facile frui-zione pubblica. Molti di que-sti beni (specialmente arredi e suppellettili) furono devoluti, su proposta dell’Arcivescovo di Cagliari al Vicerè dell’iso-la, in data 3 nov. 1780, alla nuova Cattedrale di Nuoro, mentre un’altra parte andò purtroppo dispersa. Fra gli argenti sacri spiccano per la squisita fattura una grande Croce processionale, in ar-gento sbalzato e cesellato su supporto ligneo, con le figure del Cristo in croce e la Vergi-ne realizzate a getto e apposte

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sui due lati (è un’opera che molto probabilmente deriva da bottega cagliaritana della metà del XVIII sec); un bel Ostensorio, anch’esso in ar-gento sbalzato e cesellato, probabilmente del XVIII sec., qualche bacile, una navicella porta incenso, una lampada, un turibolo di gusto gotico. Per quanto riguarda i dipinti va segnalata una serie di ri-tratti, eseguiti verosimilmente da una stessa mano, e di una certa raffinatezza, raffiguran-ti gli Apostoli Pietro, Paolo e l’Evangelista Luca. Sono figure che emergono da un fondo scuro, con volti inten-samente espressivi, secondo un misticismo di marca ispa-nica che trova riscontro anche nelle affini botteghe campane del sec. XVII. A questa ricca collezione si aggiungono altri

piccoli Crocifissi, in genere del XVII, XVIII sec. appar-tenenti in origine alle diverse chiese del paese. Spicca anco-ra un Cristo alla colonna, dal pathos gotico-catalano. Tra le statue lignee, provenienti dalle cappelle laterali di San-t’Ignazio, o da altre chiese, ricordiamo la bella Madon-

na d’Itria, un Sant’Antonio Abate, una Santa Lucia, un S. Biagio vescovo, un S. Fran-cesco, un Santo dominicano, un Sant’Andrea da Avellino. Un’altra testimonianza pitto-rica, del periodo gesuitico, è costituita da una volta affre-scata, al piano terra (la sala che un tempo fungeva da re-fettorio) : l’affresco, eseguito con uno stile barocco un pò semplificato e popolaresco, presenta al centro della volta un grande stemma gesuitico ; lungo i bordi, dei medaglioni floreali contengono figure di gesuiti illustri ; a lato, nelle lunette, una Gloria di San-t’Ignazio e di San Francesco Saverio.Fu eseguita da un artista pre-sumibilmete locale la Pala dell’Immacolata Concezione, firmata Josephus Tarenus e datata 1602. La tela, colloca-ta sul vano destro che affian-ca il presbiterio (una sorta di deambulatorio), si trovava, in origine, nella vecchia par-rocchiale di S. Maria, in una cappella gentilizia apparte-nente all’importante famiglia di Monserrato Tolo (nobile del paese), e qui ritratto, in-fatti, insieme alla consorte, sul lato inferiore del quadro, accompagnato dallo stemma nobiliare. Il tema dell’Imma-colata, diffusosi dalla Spagna in Sardegna attraverso l’Ordi-ne dei Cappuccini, viene qui

trattato secondo uno schema di simmetria bilaterale con la figura della Vergine al centro, che calpesta la serpe, e ai lati due figure di santi. Accanto a quest’opera figura un’altra grande tela, una Deposizione, dipinta da Bernardino Pa-lazzi nel 1964. Nella biblio-teca si trova conservato un bell’esempio di retablo cin-quecentesco: il retablo di San Cristoforo. Il doppio trittico, proveniente anch’esso dalla chiesa di S. Maria, e databi-le al secondo quarto del XVI sec., coniuga felicemente, pur con una certa ingenuità, elementi del repertorio tradi-zionale ispanico con motivi desunti dalla pittura italiana rinascimentale (la posa del Bambino è un’idea raffaelle-sca). Una torre campanaria a base quadrata è collocata a ridos-so della parete sinistra della chiesa. Si eleva per una venti-na di metri ed è sormontata da un tamburo ottagonale che la raccorda con la cupola di co-pertura. Adiacente alla chie-sa, e costituendo con essa un corpo unico, si trova l’ex Col-legio Gesuitico, oggi canoni-ca ; presenta una facciata a paramento liscio, a due piani, con cornici marcapiano e fi-nestroni incorniciati da conci regolari ; delle ampie soffitte, oltre uno spesso cornicione, concludono l’edificio.

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Si è svolto anche que-st’anno l’immancabile appunta-mento del carnevale, con l’im-pegno di grandi e di piccoli per organizzare le sfilate, l’allesti-mento dei carri allegorici, i vari momenti di festa. Un’occasione per socializzare, incontrarsi, col-laborare e divertirsi. Il carnevale non è certamente una festa reli-giosa, tuttavia non è concepibile senza il calendario delle festività liturgiche. Non per nulla è collo-cato prima della quaresima e tra-dizionalmente termina il martedì prima di Mercoledì delle ceneri. Per questo motivo forse è utile una riflessione sulla sua origine e sul suo significato. Al riguar-do c’è un significativo studio dell’allora Card. J. Ratzinger, molto illuminante. (cfr Cercate le cose di lassù, riflessioni per tutto l’anno, ed Paoline). Le radici del carnevale sono varie e molteplici: si tro-vano nella tradizione ebraica, pagana, cristiana e rimandano a usi, consuetudini e luoghi di tut-ti i tempi. Nel calendario delle festività ebraiche al carnevale corrisponde grosso modo la fe-sta dei Purim, che ricorda la sal-vezza di Israele dall’incombente persecuzione degli ebrei nel re-gno di Persia, salvezza conse-guita, secondo il racconto bibli-co, dalla regina Ester. La gioia scatenata con cui la festa viene celebrata vuole essere espressio-ne del senso di liberazione che,

IL PUNTO DI VISTA

LA FESTA del CARNEVALEUn’occasione per socializzare, incontrarsi e divertirsi

in questo giorno, non è solo me-moria, ma promessa: chi è nelle mani del Dio di Israele, è libero in partenza dalle insidie dei suoi nemici. Al tempo stesso, dietro a questa festa scatenata e profa-na, che aveva e ha tuttavia il suo posto nel calendario religioso, c’è quella conoscenza del ritmo del tempo, validamente espres-sa nel Libro del Qoèlet. «Tutto ha la sua ora e c’è un tempo per ogni cosa sotto il sole: un tempo per la nascita e un tempo per la morte, un tempo per piantare e un tempo per cogliere ciò che si è piantato... un tempo per pian-gere e un tempo per ridere, un tempo per lamentarsi e un tem-

po per ballare» (Qo 3,1 ss.). Ogni momento non è il momen-to giusto per ogni cosa: l’uomo ha bisogno di un ritmo, e l’anno gli dà questo ritmo, nel creato e nella storia che la fede presenta nel corso dell’anno. Accanto ai precedenti ebraici ci sono quelli pagani, il cui volto truce e minac-cioso è messo in evidenza dalle maschere dei paesi alpini e sve-vo-germanici. Qui si celebrava-no i riti della cacciata dell’inver-no, dell’esorcismo delle potenze demoniache. In questo contesto emerge qualcosa di molto signi-ficativo: la maschera demoniaca si trasforma, nel mondo cristia-no, in una divertente maschera-

ta; la lotta pericolosissima con i demoni si cambia in gaudio pri-ma della gravità della Quaresi-ma. In questa mascherata avvie-ne ciò che riscontriamo spesso

nei salmi e nei profeti: essa divie-ne scherno di quegli dei che chi conosce il vero Dio non deve più temere. Le masche-re degli dei sono dive-nute uno spettacolo divertente, esprimono la gioia, s f r e n a t a di coloro che posso-no trovare

motivi di comicità in ciò che prima faceva paura. In questo senso è presente nel carnevale la liberazione cristiana, la li-bertà dell’unico Dio, che rende perfetta quella libertà ricordata dalla festa ebraica dei Purim. Si pone però un interrogativo: possediamo ancora questa li-bertà? Non è che ci siamo voluti liberare anche di Dio stesso, del creato e della fede, per essere completamente liberi? E la con-seguenza non è forse che siamo di nuovo in balia degli dei, delle potenze del denaro, dell’avidità, dell’opinione pubblica? Dio non è il nemico della nostra libertà, ma il suo fondamento; è que-sto che dovremmo imparare di nuovo oggi. Per questo motivo è quanto mai utile e importante ri-spettare le solide tradizioni che, anche per quanto riguarda il car-nevale, sono presenti nel nostro paese e che vede nel martedì grasso l’ultimo giorno di questa festa. Chi, a vario titolo, orga-nizza manifestazioni, deve tener conto di questo particolare non insignificante, senza nasconder-si in regolamenti e decisioni che non rispecchiano quell’appel-larsi al rispetto e alla riscoperta delle nostre tradizioni. Per tanti, e non solo per i credenti, in Qua-resima non è opportuno conti-nuare il carnevale! Forse alcune polemiche e malumori emersi anche quest’anno, dipendono proprio da queste scelte poco opportune. *

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Foto: Folchetti

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OLIENA

Progettazioni - Frazionamenti Accatastamenti - Successioni

QUESTIONARIO CORONGIUA puntate, iniziamo qui la pubblicazione di un vecchio documento in lingua spagnola, datato 1777 noto come “questionario Corongiu” dal nome del Vicario Generale dell’Arcidiocesi di Cagliari che a suo tempo aveva formulato un questionario sulla consistenza delle parrocchie e chiese dei villaggi e delle risposte scritte dal Vicario perpetuo Salvatore Lovico riguardante la villa (villaggio) di Oliena.Libera traduzione dallo spagnolo del Prof. Stefano Deledda

NOTE STORICHE

Risposte alla domanda dell’illustre e re-verendissimo vicario generale capitolare conforme alle richieste e punti che ven-gono elencati:1.- Nel citato villaggio di Oliena, oltre alla chiesa parrocchiale, ci sono altre 10 chiese dentro e nella periferia dell’abita-to. Da chi siano state costruite o finanzia-te si dirà in seguito, come anche quando;2.- Titolare della chiesa parrocchiale è la Vergine Santissima dell’Assunta (Santa Maria). Secondo la tradizione orale è sta-ta costruita a spese dei fedeli, ma non si sa come né quando è stata consacrata;3.- La parrocchia ha 72 scudi di rendita fissa, tra i quali anche i proventi di Locoe e di Iloghe che l’illustrissimo Monsignor Delbequi, di buona memoria, aggiudicò a questa chiesa nel 1767. Ha inoltre un fondo tra i censi assegnati in moneta li-quida di circa 2.708 libbre e alcuni cespi-ti, dei quali si occupa l’amministratore, quando vengono seminati e tramite que-sti la chiesa è sufficientemente dotata per la manutenzione e l’abbellimento;4.- Ciò che hanno le altre chiese si dirà quando si tratterà di ciascuna di queste;5.- Gli interessi della parrocchia sono amministrati dal procuratore della stessa, nominato sempre dal vicario foraneo, al quale si rende conto delle entrate e delle uscite. Le due confraternite della Vergine d?Itria (Nostra Signora) e Santa Croce

(Santa Rughe) sono amministrate da un cappellano, che ha il compito di officiare e rende conto anche lui al vicario fora-neo. Le altre chiese sono amministrate dagli stessi compatroni rispettivi, fanno la festa del titolare, le riparazioni neces-sarie delle stesse, pagando ciascuno la parte e non rendono conto a nessuno;6.- Nella Parrocchia è conservato in buo-no stato il sacrario e la fonte battesimale e nulla manca del necessario, tranne la ri-parazione del tetto di tegole di una stanza accanto alla sagrestia, crollato quest’an-no;7.- Nelle altre chiese non ci sono ossari

ne cimiteri, perché questi sono soltanto nella parrocchia. L’ossario è una stanza, però tanto piena, che d’ora in poi non può più contenere altre ossa ed è chiuso a chiave; il cimitero è ben conservato ed ordinato, ma necessità di riparazione in due punti, dove la gente accede libera-mente e manca del portone all’ingresso. Le spese necessarie per riparare l’ossa-rio, cimitero, campanile e chiesa, suole coprirle la comunità, quando si verifica-no delle carenze per incuria e disguido dei sindaci.

continua..

foto: P. Nieddu

Page 7: Su Patiu n. 15

Su Patiu - Marzo 2009 - n. 15 pag. 7

8

Se

eri u

n ba

mbi

no n

egli

anni

50,

60

e 70

com

e ha

i fat

to a

sop

ravv

iver

e ?

1.- D

a ba

mbi

ni a

ndav

amo

in a

uto

che

non

avev

ano

cint

ure

di si

cure

zza

né a

irbag

...2.

- Via

ggia

re n

ella

par

te p

oste

riore

di u

n fu

rgon

e ap

erto

era

una

pas

segg

iata

spe

cial

e e

anco

ra n

e se

rbia

mo

il ric

ordo

. 3.

- Le

nost

re c

ulle

era

no d

ipin

te c

on c

olor

i viv

acis

sim

i, co

n ve

rnic

i a b

ase

di p

iom

bo.

4.- N

on a

veva

mo

chiu

sure

di s

icur

ezza

per

i ba

mbi

ni n

elle

con

fezi

oni d

ei m

edic

inal

i, ne

i bag

ni, a

lle p

orte

. 5.

- Qua

ndo

anda

vam

o in

bic

icle

tta n

on p

orta

vam

o il

casc

o.6.

- Bev

evam

o l’a

cqua

dal

tubo

del

gia

rdin

o, in

vece

che

dal

la b

ottig

lia d

ell’a

cqua

min

eral

e...

7.- T

rasc

orre

vam

o or

e ed

ore

cos

truen

doci

car

retti

a ro

telle

ed

i for

tuna

ti ch

e av

evan

o st

rade

in d

isce

sa si

lan-

ciav

ano

e, a

met

à co

rsa,

ric

orda

vano

di n

on a

vere

fren

i. D

opo

vari

scon

tri c

ontro

i ce

spug

li, im

para

mm

o a

risol

vere

il p

robl

ema.

Si,

noi c

i sco

ntra

vam

o co

n ce

spug

li, n

on c

on a

uto!

8.

- Usc

ivam

o a

gioc

are

con

l’uni

co o

bblig

o di

rien

trare

prim

a de

l tra

mon

to. N

on a

veva

mo

cellu

lari.

.. co

sicc

ness

uno

pote

va ri

ntra

ccia

rci.

Impe

nsab

ile.

9.- L

a sc

uola

dur

ava

fino

alla

mez

za, p

oi a

ndav

amo

a ca

sa p

er il

pra

nzo

con

tutta

la fa

mig

lia

(si,

anch

e co

n il

papa

). 10

.- C

i tag

liava

mo,

ci

rom

peva

mo

un o

sso,

per

deva

mo

un d

ente

, e

nes

suno

face

va u

na d

enun

cia

per q

uest

i in

cide

nti.

La c

olpa

non

era

di n

essu

no, s

e no

n di

noi

stes

si.

11.-

Man

giav

amo

bisc

otti,

pan

e ol

io e

sal

e, p

ane

e bu

rro,

bev

evam

o bi

bite

zuc

cher

ate

e n

on a

veva

mo

mai

pr

oble

mi d

i sop

rapp

eso,

p

erch

é st

avam

o se

mpr

e in

giro

a g

ioca

re...

12.-

Con

divi

deva

mo

una

bibi

ta in

qua

ttro.

.. be

vend

o da

lla st

essa

bot

tiglia

e n

essu

no m

oriv

a pe

r que

sto.

13

.- N

on a

veva

mo

Play

stat

ion,

Nin

tend

o 64

, X b

ox, V

ideo

gioc

hi, t

elev

isio

ne v

ia c

avo

con

99 c

anal

i, vi

deor

e-gi

stra

tori,

dolb

y su

rrou

nd, c

ellu

lari

pers

onal

i, co

mpu

ter,

chat

-roo

m su

Inte

rnet

... A

veva

mo

inve

ce ta

nti A

MIC

I. 14

.- U

sciv

amo,

mon

tava

mo

in b

icic

letta

o c

amm

inav

amo

fino

a ca

sa d

ell’a

mic

o , s

uona

vam

o il

cam

pane

llo o

se

mpl

icem

ente

ent

rava

mo

senz

a bu

ssar

e e

lui e

ra lì

e u

sciv

amo

a gi

ocar

e.

1

5.-S

i! Lì

fuor

i! N

el m

ondo

cru

dele

! Sen

za u

n gu

ardi

ano!

Com

e ab

biam

o fa

tto?

Face

vam

o gi

ochi

con

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ston

i e p

allin

e da

tenn

is ,

si fo

rmav

ano

delle

squ

adre

per

gio

care

una

par

tita;

non

tutti

ven

ivan

o sc

elti

per

gioc

are

e gl

i sca

rtati

dopo

non

and

avan

o da

llo p

sico

logo

per

il tr

aum

a.16

.- A

lcun

i stu

dent

i non

eran

o br

illan

ti co

me a

ltri e

qua

ndo

perd

evan

o un

anno

lo ri

pete

vano

. N

essu

no an

dava

da

llo p

sico

logo

, dal

lo p

sico

peda

gogo

, nes

suno

soffr

iva

di d

isle

ssia

di p

robl

emi d

i atte

nzio

ne n

é di

iper

atti-

vità

; sem

plic

emen

te p

rend

eva

qual

che

schi

affe

tto e

ripe

teva

l’an

no.

17.-

Avev

amo

liber

tà, f

allim

enti,

succ

essi

, res

pons

abili

tà...

e im

para

vam

o a

gest

irli.

La g

rand

e do

man

da a

llora

è

ques

ta:

La Gr

ande

Doma

nda

Per i

più

gran

detti

affi

nché

rifle

ttano

i gen

itori

e i ra

gazzi

di o

ggi!!

!

Com

e ab

biam

o fa

tto a

sop

ravv

iver

e ?

ed a

cre

scer

e e

dive

ntar

e gr

andi

?

Buon

a Pas

qua!

!!Bu

ona P

asqu

a!!!

SU PATIUragazzi INSERTO A “SU PATIU” PARROCCHIALE

a cura didon Peppe e don Luzianu

N. 2Marzo 2009

Ges

˘ fu

con

dotto

sul

Gol

gota

, ch

e vu

ol d

ire

ì il

luog

o de

l te

schi

oî e

qui

ve

nne

inch

ioda

to a

d un

a cr

oce,

con

un

ladr

one

alla

sua

sin

istr

a e

un la

-dr

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alla

sua

des

tra.

ì P

erdo

nali,

Pad

re M

ioî

preg

Ú G

es˘

ì po

ichÈ

non

sa

nno

quel

lo c

he f

anno

.î T

utta

la m

attin

a G

es˘

rest

Ú ap

peso

alla

cro

ce,

dive

n-ta

ndo

sem

pre

pi˘

debo

le.

Poi,

lanc

iÚ u

n ul

timo

grid

o. ì

com

piut

o!î

diss

e, e

co

n qu

este

par

ole

mor

Ï. Al

cuni

seg

uaci

di G

es˘

preg

aron

o Pi

lato

di c

once

dere

il

suo

corp

o pe

r da

rgli

degn

a se

poltu

ra. P

ilato

acc

onse

ntÏ p

erch

È si

sen

tiva

un p

colp

evol

e. I

seg

uaci

fec

ero

scen

dere

da

lla c

roce

il c

orpo

di G

es˘;

lo a

vvol

se-

ro in

un

gran

de le

nzuo

lo b

ianc

o e

cosÏ

fa

scia

to l

o po

rtar

ono

in u

n se

polc

ro

scav

ato

nella

roc

cia.

Poi

fec

ero

roto

la-

re u

na p

ietr

a al

líing

ress

o de

lla t

omba

e

torn

aron

o le

ntam

ente

a c

asa;

que

llo

era

il gi

orno

pi˘

tri

ste

della

lor

o vi

ta.

Pass

ati

tre

gior

ni,

Mar

ia M

adda

lena

ed

alcu

ni d

isce

poli

torn

aron

o al

sep

olcr

o.

Con

lor

o en

orm

e st

upor

e, v

ider

o ch

e la

pie

tra

era

stat

a to

lta e

la

tom

ba e

ra v

uota

. Il

corp

o di

G

es˘

era

scom

pars

o. I

dis

cepo

li co

r-se

ro a

d av

visa

re g

li al

tri,

men

tre

Mar

ia

Mad

dale

na r

imas

e pr

esso

il

sepo

lcro

a

pian

gere

. D

íun

trat

to a

lzÚ

gli o

cchi

e

acca

nto

a le

i cí

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un u

omo.

ì P

erch

È pi

angi

?î l

e ch

iese

líu

omo

con

gran

de

dolc

ezza

. ì C

osa

Ë su

cces

so?î

La d

onna

in

iziÚ

a p

arla

rgli

della

tom

ba v

uota

, ma

lui l

a in

terr

uppe

. ì N

on m

i ric

onos

ci, M

a-ri

a?î

diss

e. ì

Son

o io

, Ges

˘. V

‡ a

dire

ai

mie

i am

ici c

he s

ono

vivo

e n

on e

sser

e pi

˘ tr

iste

.î P

iena

di

gioi

a,M

aria

cor

se

dai d

isce

poli

per

racc

onta

re q

uello

che

ave

va v

isto

. Allí

iniz

io n

on le

cre

dette

ro;

era

trop

po b

ello

per

ess

ere

vero

. Ma

ben

pres

to a

rriv

aron

o de

lle c

onfe

rme:

altr

i lía

veva

no v

isto

. E p

oi, u

n gi

orno

ven

ne a

trov

arli

di p

erso

na. D

appr

ima

pens

aron

o ch

e fo

sse

un fa

ntas

ma,

ma

Ges

˘ m

ostr

Ú i s

egni

dei

chi

odi s

ulle

man

i e s

ui p

iedi

, e

man

giÚ

il pe

sce

e il

mie

le c

he g

li di

eder

o. P

oi d

isse

ai d

isce

poli

di ra

ccon

tare

a

tutti

che

era

mor

to e

res

usci

tato

per

loro

, in

mod

o ch

e ci

ascu

no, c

hiun

que

foss

e,

veni

sse

perd

onat

o de

i pro

pri p

ecca

ti e

cond

uces

se u

na v

ita b

uona

ed

ones

ta.

Alla

fin

e pr

ese

cong

edo

dai

disc

epol

i, po

i, so

tto a

i lo

ro o

cchi

, fu

sol

leva

to i

n ci

elo

su u

na n

uvol

a. La

fest

a di

Pas

qua

ripr

opon

e og

ni a

nno

ques

to m

essa

ggio

di

liber

t‡ e

spe

ranz

a. A

nche

la n

atur

a se

mbr

a co

glie

rlo

e fa

rlo

suo:

líer

ba r

icre

sce

nei p

rati,

spu

ntan

o fio

ri e

ger

mog

li, n

asco

no c

ucci

oli e

pul

cini

. Tut

to Ë

pro

mes

sa

e sp

eran

za n

el d

oman

i. PA

SQUA

PASQ

UA

Nella

val

le de

i sog

ni p

erdut

i ci s

ono t

re cro

ci da

una

di q

ute

sang

uina

il n

ostro

Crist

o croc

ifisso

co

i chi

odi d

ell’od

io att

orno

alla

fron

te pu

ngon

o le

spine

del d

isprez

zo.

Ma d

a sem

pre d

opo l

a tem

pta

spun

ta il

sole

dom

ani s

uone

rann

o le c

ampa

ne de

lla p

ace

sulla

terr

a anc

ora v

errà l

a Pas

qua

e tor

nerà

a ris

orgere

!

Page 8: Su Patiu n. 15

pag. 8 Su Patiu - Marzo 2009 - n. 15

Pace è Felicità, è Serenità, è Amore,

è Gioia, è Vita...È proprio con tanta gioia nel cuore,

che domenica 8 febbraio, noi dell’A.C.R. ci

siamo riuniti per la festa della Pace, guidati

da don Lucianoe dai nostri educatori.

Tanti desiderano la pace nel mondo m

a molti

dimenticano anche il valore delle proprie azioni

quotidiane, ognuna delle quali può essere un germ

oglio di pace.Affinché i germ

ogli diventino fiore,non basta colorare le im

magini

dei testimoni di pace, com

e abbiamo fatto

noi, ma è necessario seguire con um

iltà i loro grandi esem

pi di vita...solo così il fiore darà i suoi frutti!!!

2

A.C.R

.O

LIENA

Dom

enica 8 Febbraio 2009Festa della P

ace

Quest’anno l’A

CR nazionale ha deciso per il m

ese della pace una collaborazione con CTM

- altro mercato a sostegno del com

mercio

equo-solidale.

Il Valore d

ell’Ottim

ismo

Avete m

ai sentito la favola delle due rane?U

na volta due rane caddero in una scodella di latte. La prima si m

ise a gridare:”Oh!,

povera me, dove sono caduta, m

uoio annegata!”, e si lasciò andare sotto il latte.L’altra rana, invece, disse:” N

on voglio morire in una scodella!”, e si m

ise a sgambetta-

re, a muoversi, ad agitarsi, Si agitò cosi’ tanto che il latte si trasform

ò in burro.E cosi’ la bestiolina si trovò su una piattaform

a dura: puntò le gambe e saltò fuori.

Libera!La prim

a rana era pessimista, la seconda ottim

ista.Ecco: il pessim

ista non ha futuro; l’ottimista si salva.

L’ottimista è un fior fiore d’uom

o!E’ creativo. Papa Giovanni X

XIII diceva:”N

on ho mai conosciuto un pessim

ista fare un buon lavoro per l’um

anità”.L’ottimista è generoso.

Il grande pittore spagnolo Pablo Picasso osservava: Alcuni uom

ini (gli ottimisti) tra-

sformano un punto giallo in sole; altri(i pessim

isti) trasformano il sole in un puntino

giallo”.L’ottim

ista è sereno: conta i fiori del giardino, non le foglie che cadono; conta i sorrisi, non le lacrim

e, conta gli amici, non gli anni

Insomm

a, l’ottimism

o è un grande Valore. Vale ben la pena fare di tutto per passarlo al figlio. Ecco alcune proposte CO

NCRETE:

Non uso parole che suonano così: “U

ffa”, “che schifo”, “che noia”....N

on mi lam

ento. Non dico:”D

a quando mi sono m

esso a vendere cappelli, tutti nascono senza testa!”M

i dimostro entusiasta: esistere è una favola!

Infondo coraggio: quando sembra che D

io chiuda una porta, in realtà apre un portone.D

ico: l’ombra stessa può servire a segnare l’ora; un cieco può benissim

o accordare un pianoforte; anche il calvo ha un punto buono: non gli succede m

ai di avere un diavolo per capello....!M

ettendo in pratica questi consigli saremo ragazzi che vedono la “o” com

e la prima

lettera di “opportunità” e non come l’ultim

a di “fallimento”.

Realizzeremo da soli uno dei più alti successi educativi!

DED

ICA

TA A

....TUTTI N

OI

Questa

è la storia

di q

uattro p

ersone di nom

e:O

gnuno, Q

ualcuno, C

iascuno e N

essuno.C

’era un la

voro imp

ortante d

a fa

reE O

gnuno era

sicuro cheQ

ualcuno Lo a

vrebb

e fatto.

Cia

scuno avreb

be p

otuto farlo,

ma

Nessuno lo fece.

Finì che Cia

scuno incolpò Q

ualcuno

perché N

essuno fece ciò cheO

gnuno a

vrebb

e potuto fa

rlo

7

Page 9: Su Patiu n. 15

Su Patiu - Marzo 2009 - n. 15 pag. 9

Pace è Felicità, è Serenità, è Amore,

è Gioia, è Vita...È proprio con tanta gioia nel cuore,

che domenica 8 febbraio, noi dell’A.C.R. ci

siamo riuniti per la festa della Pace, guidati

da don Lucianoe dai nostri educatori.

Tanti desiderano la pace nel mondo m

a molti

dimenticano anche il valore delle proprie azioni

quotidiane, ognuna delle quali può essere un germ

oglio di pace.Affinché i germ

ogli diventino fiore,non basta colorare le im

magini

dei testimoni di pace, com

e abbiamo fatto

noi, ma è necessario seguire con um

iltà i loro grandi esem

pi di vita...solo così il fiore darà i suoi frutti!!!

2

A.C.R

.O

LIENA

Dom

enica 8 Febbraio 2009Festa della P

ace

Quest’anno l’A

CR nazionale ha deciso per il m

ese della pace una collaborazione con CTM

- altro mercato a sostegno del com

mercio

equo-solidale.

Il Valore d

ell’Ottim

ismo

Avete m

ai sentito la favola delle due rane?U

na volta due rane caddero in una scodella di latte. La prima si m

ise a gridare:”Oh!,

povera me, dove sono caduta, m

uoio annegata!”, e si lasciò andare sotto il latte.L’altra rana, invece, disse:” N

on voglio morire in una scodella!”, e si m

ise a sgambetta-

re, a muoversi, ad agitarsi, Si agitò cosi’ tanto che il latte si trasform

ò in burro.E cosi’ la bestiolina si trovò su una piattaform

a dura: puntò le gambe e saltò fuori.

Libera!La prim

a rana era pessimista, la seconda ottim

ista.Ecco: il pessim

ista non ha futuro; l’ottimista si salva.

L’ottimista è un fior fiore d’uom

o!E’ creativo. Papa Giovanni X

XIII diceva:”N

on ho mai conosciuto un pessim

ista fare un buon lavoro per l’um

anità”.L’ottimista è generoso.

Il grande pittore spagnolo Pablo Picasso osservava: Alcuni uom

ini (gli ottimisti) tra-

sformano un punto giallo in sole; altri(i pessim

isti) trasformano il sole in un puntino

giallo”.L’ottim

ista è sereno: conta i fiori del giardino, non le foglie che cadono; conta i sorrisi, non le lacrim

e, conta gli amici, non gli anni

Insomm

a, l’ottimism

o è un grande Valore. Vale ben la pena fare di tutto per passarlo al figlio. Ecco alcune proposte CO

NCRETE:

Non uso parole che suonano così: “U

ffa”, “che schifo”, “che noia”....N

on mi lam

ento. Non dico:”D

a quando mi sono m

esso a vendere cappelli, tutti nascono senza testa!”M

i dimostro entusiasta: esistere è una favola!

Infondo coraggio: quando sembra che D

io chiuda una porta, in realtà apre un portone.D

ico: l’ombra stessa può servire a segnare l’ora; un cieco può benissim

o accordare un pianoforte; anche il calvo ha un punto buono: non gli succede m

ai di avere un diavolo per capello....!M

ettendo in pratica questi consigli saremo ragazzi che vedono la “o” com

e la prima

lettera di “opportunità” e non come l’ultim

a di “fallimento”.

Realizzeremo da soli uno dei più alti successi educativi!

DED

ICA

TA A

....TUTTI N

OI

Questa

è la storia

di q

uattro p

ersone di nom

e:O

gnuno, Q

ualcuno, C

iascuno e N

essuno.C

’era un la

voro imp

ortante d

a fa

reE O

gnuno era

sicuro cheQ

ualcuno Lo a

vrebb

e fatto.

Cia

scuno avreb

be p

otuto farlo,

ma

Nessuno lo fece.

Finì che Cia

scuno incolpò Q

ualcuno

perché N

essuno fece ciò cheO

gnuno a

vrebb

e potuto fa

rlo

7

6

Concorso a PremiN

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o, c

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le u

nghi

e....

......

......

... P

rova

te u

n po

’ a

segu

ire i

punt

ini,

REGOLAMENTO: fai una fotocopia di questa pagina e spediscilain busta chiusa con i tuoi dati a: Redazione “Su Patiu”Piazza Collegio 708025 OlienaVerranno premiati i primi 3, questa volta però faremo ad estrazione!!!

1° P

REM

IO:

a M

assa

iu E

lisab

etta

2° P

REM

IO: a

Pul

loni

Gio

vann

i3°

PR

EMIO

: a G

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Page 10: Su Patiu n. 15

pag. 10 Su Patiu - Marzo 2009 - n. 15

M

AR

CH

E

Dopo una lunga attesa durata settim

ane, trascorse fra appun-

ti sulle città che avremo dovuto visitare e tra varie ricerche,

arriva finalmente il grande giorno. L’appuntam

ento è a Santa

Maria alle 18.30, salutiam

o le famiglie, carichiam

o i bagagli e

partiamo alle 19.10 per O

lbia.

L’attesa la trascorriamo tra canti, cori da stadio e chiacchiere

...

MATTEO

G.

VIAGGIO D’ISTRUZIONE UM

BR

IA

E

Scuola Media O

liena3ªA - 3ªB - 3ªC - 3ªD

Dove siam

o andati...Civitavecchia, Perugia, G

ubbio, Urbino,

San Marino, Fabriano, A

ssisi, Foligno, Spello, Recanati, Lore-

to, lago Trasimeno, O

rvieto; gli alunni eravamo 69, gli accom

-pagnatori erano in 8...A

NTO

NIO

GIU

SEPPE S.

Alle sei sbarchiam

o e ci fermiam

o in un muretto aspettando

che arrivasse il pullman, quella m

attina dovevamo visitare

Perugia e Gubbio ... a Perugia non era un granché com

e speravam

o però non male ...

FEDER

ICA

C.

Questa è stata per m

e una esperienza molto positiva.

Durante questo viaggio ho apprezzato, la bellezza di

una chiesa, di un museo o di una città, m

a ho sopra-tutto im

parato a conoscere meglio e in una realtà di-

versa da quella della scuola i miei com

pagni e i miei

professori. L’esperienza vissuta rimarrà sicuram

ente tra i m

iei ricordi più belli.....

GIU

SEPPE P.

In nave non si può respirare dal caldo, il tempo di

assegnarci le chiavi e darci qualche raccomanda-

zione, io e il mio gruppo andiam

o subito nella cuc-cetta ad aspettare che i professori vadano a dorm

ire. N

otte Bianca!

FRA

NC

ESCO

C.

L’autista era un “omone” rom

ano di nome V

incenzo che ha passato con noi l’intero viaggio. A

ll’inizio ci eravam

o fatti un’impressione sbagliata di lui, poi,

però abbiamo cam

biato idea ...

ILAR

IA D

.

Lo Stato di San Marino, è il posto che più di tutti m

i è piaciuto, sarà per le viuzze strette, per i tanti ne-gozi a poco prezzo, per i com

messi m

olto simpatici,

mi è piaciuto davvero tanto. Infatti è lì che ho fatto

la maggior parte dei regali per i m

iei familiari e poi

anche perché abbiamo fatto acquisti da soli senza

le professoresse.

GIU

SEPPE C.

Arrivati a U

rbino ci ha accolti una carinissima guida che ci

ha guidati nella visione del Palazzo Ducale, della casa di

Raffaello e della G

alleria Nazionale...

LOR

ENZO

C.

Il giorno dopo Assisi, avevo sem

pre desiderato andarci, ci fa

da guida un frate sardo frà Piergavino Piras che ci racconta la

storia delle varie chiese, e abbiamo la possibilità di m

editare e

pregare sulla tomba di san Francesco e di vederne le reliquie...

Siamo passati a salutare un vecchio alunno di questa scuola ... in una piccola com

unità a San Fattucchio, vicino al lago Trasim

eno. Il giorno l’ho visto più tranquillo e rilassato. È cambiato m

olto, adesso non ha più paura di espri-m

ere i suoi pensieri ... Una cosa di lui m

i ha veramente colpito, quando è entrato nella C

appella, si è inginocchiato davanti alla statua che rappresenta C

risto morto in croce. A

llora mi sono accorta che era veram

ente cambiato ...

R

OSA

C.

Gubbio, A

ssisi, Recanati, O

rvieto, tutte città che cono-scevo per sentito dire m

a che, con la gita ho avuto la possibilità di visitare fino in fondo e sono tutte splendide ... La gita di terza m

edia è l’ultima gita che farò con i

miei com

pagni pèrchè andremo tutti in scuole diverse

alle superiori per questo rimarrà storica e sem

pre im-

pressa nel mio cuore.

BEN

EDETTA

M.

Settimo giorno, sbarco a O

lbia e rientro a Oliena; ringra-

ziamo lo staff: le prof. C

ongiu, Floris, Mele, B

oi, Mur-

gia, Cacceddu, B

oe e l’unico maschio “hom

pare” don Luciano... A

ND

REA

S.

Questa gita è stata veram

ente bella e costruttiva, mi ha inse-

gnato a fidarmi delle com

pagne, mi ha insegnato che non si

può vivere di sola TV. Credo che tutto som

mato questa gita

sia andata bene ...

G

IAD

A P.4

5

Speriamo non si scongeli

il Polo N

ord!!!1) Su un aereo in volo sull’A

tlantico si sente l’altoparlante. - Plin plon! A

ttenzione, qui è il comandante che vi parla. Stiam

o sorvolando l’oceano a 33 mila piedi. Il

tempo è brutto e m

inaccia ghiaccio sulle ali. Se osservate attraverso gli oblò alla vostra destra noterete l’alettone che sta per staccarsi. Se osservate attraverso gli oblò di sinistra vedrete il m

otore in fiamm

e. Se infine avrete la bontà di guardare in basso, vedrete un puntino arancione in m

ezzo all’oceano. Quello è il canotto del vostro com

andante, che vi saluta e vi augura tanta tanta fortuna...

2) Ci sono le prove che G

esù era italiano, infatti:- Solo una M

adre italiana può credere che suo figlio sia Dio.

- Solo un Figlio italiano vive in casa fino a trent’anni.

3) Un guardiano di uno zoo ha appena ordinato un sistem

a televisivo a circuito chiuso per sorvegliare le azioni degli animali

senza muoversi dal suo ufficio. O

rdina quindi al suo assistente di sparpagliarle in tutto lo zoo senza ovviamente farsi notare

dai turisti, ma soprattutto dagli anim

ali. Finito il lavoro torna alla casa del guardiano. - ‘B

ene, benissimo. A

desso potremo vedere ciò che fanno gli anim

ali senza muoverci

di un metro da qua, com

e se stessim

o vedendo un normale program

ma televisivo.

- ‘L’assistente, non tanto convinto interviene: - C’è un problem

a però...’ Il guardiano: - ‘A

h si? E quale sarebbe?’ 4) Un tizio va dal dottore:

- Dottore, prevedo il futuro!

E il dottore: - D

a quando le succede? - D

a mercoledì prossim

o!

6) Un carabiniere ogni m

attina entra in una cabina telefonica, alza la cornetta, pronuncia qualcosa, dopo ascolta ed esce tutto contento, con un grande sorriso sulla faccia. U

n signore, che ogni mattina di fronte a questa cabina telefonica aspetta

il suo autobus, una mattina si avvicina al carabiniere.

- Mi scusi, so che non sono affari m

iei, ma La vedo ogni m

attina fare questo rituale e mi chiedevo cosa stesse facendo?

- Entro, alzo la cornetta e chiedo: ‘Chi è il carabiniere più intelligente del m

ondo?’, e la voce mi risponde: ‘Tu, tuuu, tu,

tuuu, tu, tuuu...’ 7) Pierino al com

pagno di banco alla fine del compito in classe:

- Com

e e’ andata ?- M

ale, ho consegnato il foglio in bianco!- A

ccidenti!! Anch’io; la m

aestra penserà che abbiamo copiato!

8) Tra mafiosi:

- Hai fatto il lavoretto a Jonny?

- Sì, l’ho buttato nel burrone!- C

retino! Doveva sem

brare un colpo di sonno.- Tranquillo, prim

a gli ho messo il pigiam

a

5) Pierino come si producono i venti?

Moltiplicando i quattro per i cinque.

Page 11: Su Patiu n. 15

Su Patiu - Marzo 2009 - n. 15 pag. 11

APPROFONDIMENTI

LA SETTIMANA SANTAMomento in cui la comunità cristiana rivela il suo vero volto

La Pasqua è la celebrazione che racchiude il nucleo essen-ziale del messaggio cristiano. È il momento in cui la comu-nità cristiana rivela il suo vero volto e la sua vera autenticità in quanto celebra le sue ori-gini. La Pasqua è l’annuncio solenne della «bella notizia» che Cristo è risorto; di con-seguenza dovrebbe essere un’esplosione di gioia, segno di un popolo in festa. Per que-sto motivo diventa una priori-tà pastorale preparare bene le celebrazioni pasquali. La Set-timana Santa offre al riguar-do opportunità quanto mai si-gnificative. La rilettura della Lettera circolare sulla prepa-razione e celebrazione delle feste pasquali (16.1.1988) della Congregazione del Cul-to Divino presenta riflessioni e indicazioni sempre valide. Ricorda il significato della Settimana santa: “Nella setti-mana santa la chiesa celebra i misteri della salvezza portati a compimento da Cristo negli ultimi giorni della sua vita, a cominciare dal suo ingresso messianico in Gerusalemme.Il tempo quaresimale con-tinua fino al giovedì santo. Dalla messa vespertina «nella cena del Signore» inizia il tri-duo pasquale, che continua il venerdì santo «nella passione del Signore» e il sabato santo,

ha il suo centro nella veglia pasquale e termina ai vespri della domenica di risurrezio-ne”.(27) “La settimana santa ha inizio «la domenica delle palme della passione del Si-gnore» che unisce insieme il

di questo giorno venga messo in luce l’uno e l’altro aspetto del mistero pasquale” (28). Fin dall’antichità si comme-mora l’ingresso di Gesù a Ge-rusalemme con una solenne processione, nella quale por-

spagnola che agli inizi del V secolo fece un viaggio in Pa-lestina e in un diario descris-se le cose viste, dobbiamo la descrizione di una Domenica delle Palme a Gerusalemme verso l’anno 400. Un aspetto importante di questa domeni-ca è la lettura della Passione. Altro momento significati-vo è la Messa del Crisma, che si celebra normalmente il Giovedì santo al mattino, “La messa del crisma in cui il vescovo, concelebrando con il suo presbiterio, consacra il sacro crisma e benedice gli altri oli, è una manifestazio-ne della comunione dei pre-sbiteri con il proprio vescovo nell’unico e medesimo sacer-dozio e ministero di Cristo. A partecipare a questa messa si chiamino i presbiteri delle di-verse parti della diocesi, per concelebrare con il vescovo, quali suoi testimoni e coope-ratori nella consacrazione del crisma, come sono suoi coo-peratori e consiglieri nel mi-nistero quotidiano. Si invitino con insistenza anche i fedeli a partecipare a questa messa e a ricevere il sacramento del-l’eucaristia durante la sua ce-lebrazione” (35). Nelle singo-le parrocchie può essere fatta l’accoglienza degli oli prima della celebrazione della Mes-sa vespertina In coena Domi-ni. Con questa Messa inizia il Triduo sacro pasquale. “Con la messa celebrata nelle ore vespertine del giovedì santo, la chiesa dà inizio al triduo

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trionfo regale di Cristo e l’an-nunzio della passione. Nella celebrazione e nella catechesi

tando rami di palme e di uli-vo, si acclama con inni e canti al Signore. A Eteria, monaca

5

Speriamo non si scongeli

il Polo N

ord!!!1) Su un aereo in volo sull’A

tlantico si sente l’altoparlante. - Plin plon! A

ttenzione, qui è il comandante che vi parla. Stiam

o sorvolando l’oceano a 33 mila piedi. Il

tempo è brutto e m

inaccia ghiaccio sulle ali. Se osservate attraverso gli oblò alla vostra destra noterete l’alettone che sta per staccarsi. Se osservate attraverso gli oblò di sinistra vedrete il m

otore in fiamm

e. Se infine avrete la bontà di guardare in basso, vedrete un puntino arancione in m

ezzo all’oceano. Quello è il canotto del vostro com

andante, che vi saluta e vi augura tanta tanta fortuna...

2) Ci sono le prove che G

esù era italiano, infatti:- Solo una M

adre italiana può credere che suo figlio sia Dio.

- Solo un Figlio italiano vive in casa fino a trent’anni.

3) Un guardiano di uno zoo ha appena ordinato un sistem

a televisivo a circuito chiuso per sorvegliare le azioni degli animali

senza muoversi dal suo ufficio. O

rdina quindi al suo assistente di sparpagliarle in tutto lo zoo senza ovviamente farsi notare

dai turisti, ma soprattutto dagli anim

ali. Finito il lavoro torna alla casa del guardiano. - ‘B

ene, benissimo. A

desso potremo vedere ciò che fanno gli anim

ali senza muoverci

di un metro da qua, com

e se stessim

o vedendo un normale program

ma televisivo.

- ‘L’assistente, non tanto convinto interviene: - C’è un problem

a però...’ Il guardiano: - ‘A

h si? E quale sarebbe?’ 4) Un tizio va dal dottore:

- Dottore, prevedo il futuro!

E il dottore: - D

a quando le succede? - D

a mercoledì prossim

o!

6) Un carabiniere ogni m

attina entra in una cabina telefonica, alza la cornetta, pronuncia qualcosa, dopo ascolta ed esce tutto contento, con un grande sorriso sulla faccia. U

n signore, che ogni mattina di fronte a questa cabina telefonica aspetta

il suo autobus, una mattina si avvicina al carabiniere.

- Mi scusi, so che non sono affari m

iei, ma La vedo ogni m

attina fare questo rituale e mi chiedevo cosa stesse facendo?

- Entro, alzo la cornetta e chiedo: ‘Chi è il carabiniere più intelligente del m

ondo?’, e la voce mi risponde: ‘Tu, tuuu, tu,

tuuu, tu, tuuu...’ 7) Pierino al com

pagno di banco alla fine del compito in classe:

- Com

e e’ andata ?- M

ale, ho consegnato il foglio in bianco!- A

ccidenti!! Anch’io; la m

aestra penserà che abbiamo copiato!

8) Tra mafiosi:

- Hai fatto il lavoretto a Jonny?

- Sì, l’ho buttato nel burrone!- C

retino! Doveva sem

brare un colpo di sonno.- Tranquillo, prim

a gli ho messo il pigiam

a

5) Pierino come si producono i venti?

Moltiplicando i quattro per i cinque.

foto: Folchetti

Page 12: Su Patiu n. 15

pag. 12 Su Patiu - Marzo 2009 - n. 15

APPROFONDIMENTI

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pasquale e ha cura di far memoria di quell’ultima cena in cui il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, amando sino alla fine i suoi che erano nel mondo, offrì a Dio Padre il suo corpo e sangue sotto le specie del pane e del vino e li diede agli apostoli in nutrimento e comandò loro e ai loro successori nel sacerdozio di farne l’offerta”(44). In questa celebrazione è tradizione fare la lavanda dei piedi per ricordare il gesto fatto da Gesù che venne «non per essere servito, ma per servire». Sarebbe opportuno, durante la processione delle offerte, pre-sentare i doni per i poveri, specialmente quelli raccolti durante la quaresima. Altra tradizione è la reposizione del Santissimo Sacramento, cioè la conservazione delle specie eucaristiche per la Comunione del Venerdì santo e per l’adorazione euca-ristica. Nel Venerdì santo “la chiesa con la meditazione della passione del suo Signore e sposo e con l’adorazione della croce commemora la sua origine dal fianco di Cristo, che riposa sulla croce, e intercede per la salvezza di tutto il mondo”(58). È il giorno i cui, in maniera tutta particolare, si manifesta un certo parallelismo celebrativo tra la ricca tradizione della pietà popo-lare e la liturgia. I due aspetti dovrebbero essere sapientemente integrati, facendo in modo che venga valorizzata e vissuta la solenne Azione liturgica del pomeriggio. Le lodevoli consuetu-dini della pietà popolare ne dovrebbero sviluppare il profondo

significato. “Il sabato santo la chiesa sosta presso il sepolcro del Signore, meditando la sua passione e morte, la discesa agli inferi e aspettando nella preghiera e nel digiuno la sua risurre-zione. È molto raccomandata la celebrazione dell’ufficio della lettura e delle lodi mattutine con la partecipazione del popolo” (73). Alla notte la celebrazione della Veglia pasquale, conside-rata la«madre di tutte le veglie». “Fin dall’inizio la chiesa ha celebrato la pasqua annuale, solennità delle solennità con una veglia notturna. Infatti la risurrezione di Cristo è fondamento della nostra fede e della nostra speranza e per mezzo del batte-simo e della cresima siamo stati inseriti nel mistero pasquale di Cristo: morti, sepolti e risuscitati con lui, con lui anche regne-remo. Questa veglia è anche attesa escatologica della venuta del Signore”(80). La Lettera circolare al riguardo da alcune in-dicazioni pastorali: “La liturgia della veglia pasquale sia com-piuta in modo di poterne offrire al popolo cristiano la ricchezza dei riti e delle orazioni; è importante che sia rispettata la verità dei segni, che sia favorita la partecipazione dei fedeli, che ven-ga assicurata nella celebrazione la presenza dei ministranti, dei lettori e della «schola» dei cantori”(93).

Giuseppe Mattana

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Page 13: Su Patiu n. 15

Su Patiu - Marzo 2009 - n. 15 pag. 13

SUOR GIOVANNA GRINA99 anni di età, 70 di vocazione

FIGURE DA RICORDARE

“Spero nel Signore, i miei occhi vedranno il suo volto” E’ stato questo l’anelito nel cuore di suor Giovanna lungo un secolo di vita, ci ha creduto ed è vissuta per affermare questo. Oliena gli aveva dato i natali, era venuta al mondo, terza di cinque figli, l’8 Agosto del 1909 da Angelina Liantu e papà Giov.Anto-nio ; cosa rara per quei tempi aveva frequen-tato regolarmente le scuole, tant’è che a 13 anni aveva conseguito, dopo aver brillante-mente superato l’esame, la licenza di quinta elementare (1921-22).E’ verosimile che i primi fermenti vocazio-nali, per quelle vie misteriose e sconosciute della provvidenza, siano emersi proprio nel periodo scolastico per diventare luminosa certezza nella maturità.- Giovanna aveva 29 anni quando, per rispondere con letizia e fer-mezza alla chiamata del Signore( sostenuta e segretamente incoraggiata dalla sorella Maria), lascia i suoi cari in lacrime ed il suo paese, per unirsi alla famiglia delle Suore delle Figlie della Carità. Nel 1938 a Torino inizia il suo noviziato.Terminato il noviziato viene mandata alla casa Santa Luisa in Cagliari, dove le vengo-no affidate le bambine orfane; pur sentendosi inadatta nel campo educativo, Suor Giovan-na si dedicò con tutta se stessa al delicatis-simo compito sopperendo con l’amore alla mancanza di studi specifici. I primi cinque anni trascorsero così dedicati unicamente al lavoro ed alla preghiera, ed alla mortifi-cazione nel campo spirituale per cercare di abbattere quell’innato orgoglio “barbarici-no” che qualche volta le creava fastidio nei rapporti fraterni. Nell’estate del 40, in piena guerra, un cocente dolora le attanaglia l’ani-ma, il fratello Salvatore perde la vita in Afri-ca Orientale durante un’operazione di pace, la famiglia, la moglie ed il figlioletto non

avranno nemmeno la consolazione di pian-gere il suo corpo che non verrà mai ritro-vato:Negli anni successivi la preghiera e la dedizione alle bambine orfane allevieranno questo dolore.- Intanto, dai suoi Superiori riceve la consolazione di poter pronunciare i primi voti nel prossimo 15 marzo 1943 fe-sta di Santa Luisa; tutta la casa si mobilita per organizzare la festa, ma in quei giorni, Cagliari viene sottoposta a durissimi bom-bardamenti e moltissimi abitanti debbono sfollare in luoghi più tranquilli.Il 13 marzo quattro Suore e tutte le bambine lasciano la Casa per Isili; il 14 Marzo Suor Giovanna e la Suor Servente chiusa la casa partono per Aritzo, al sicuro dalle bombe e qui la mattina del 15 festa di Santa Luisa, nella Parrocchiale di quel paese, Suor Giovan-na, da profuga, tra le lacrime e momenti di gioia fa l’offerta di se stessa a Dio Lontana dalle sorelle e dalle amatissime bambine in una situazione di estremo disagio è stato un grande sacrificio. Quando finalmente si ritorna a Casa, Suor Giovanna deve affrontare un nuovo sacrifi-cio, dovrà occuparsi della cucina e non più delle bambine; è un grande dolore ma l’ob-bedienza è una virtù, si dedicherà a fare un lavoro umile e nascosto per ben 33 anni,Nel 1974, Le viene chiesto di lasciare Ca-gliari e quindi anche le bambine alle quali proprio tramite il servizio di cucina conti-nuava a dare a ciascuna di esse quelle amo-revoli attenzioni materne di cui il suo cuore era profuso, per andare a Mandas (Casa di Riposo) ad espletare il medesimo lavoro. “Sono nata sotto il segno della Croce e que-sta non mi manca” soleva dire Suor Giovan-na nei momenti difficili della vita. A Mandas ci si accorge subito però che la salute molto provata non permette a S.Giovanna di sop-portare il peso di tanto lavoro e per questo nel corso dell’anno viene mandata nella Scuola Materna di Belvì dove per altri 10 anni continuerà a svolgere il suo umile ser-vizio, diffondendo a tutti attenzioni e delica-tezze. Nel 1995 il cuore di Suor Giovanna provato da lunghi anni di faticoso lavoro, si ribella, ed è necessario per Lei aprire le porte della casa S.Luisa in Sassari, per un necessario riposo. Qualche breve periodo in infermeria e poi inserita tra le suore del-la casa vive le sue giornate nella generosa disponibilità all’Amore di Dio, alimentato e vissuto giorno dopo giorno, nella preghiera, nell’ascolto della parola, nella Messa e nel-l’Eucaristia. I suoi anni se li portava davvero bene: Nell’Agosto del 1999, i suoi numerosi nipoti arrivati dal nuorese e dal continente le avevano organizzato una simpatica festa per i suoi 90 anni ; la sera aveva ringraziato il Signore per tanta felicità. Normalmente si gestiva da se, lavava e stirava la sua bian-cheria, riassettava la sua cameretta; tutte le sue consorelle, guardando la sua grinta, scommettevano per oltre il secolo: Ma il suo

tempo era compiuto.Nella casa “ S. Luisa”dal 2 al ll’11 marzo 2008 erano in corso gli Esercizi Spirituali e Suor Giovanna li stava vivendo con intensità di spirito,voleva che fossero un inno di lode e di gratitudine a Dio per le grazie ricevute in quasi un secolo di vita e ancora di più per i 70 anni di vocazione che si accingeva ce-lebrare. Il 9 marzo dopo il Sacramento della Riconciliazione aveva incontrato il Padre Direttore e la Visitatrice, Suor Giovanna era felice: Ma la sua croce era in attesa. Nel pomeriggio un forte malore la costringe a un ricovero in Ospedale Lei cosciente ringrazia e rassicura “ ormai sono pronta..sono pronta per l’incontro..” La notte del 12 improvvi-samente se n’è andata. La mattina del 14 Marzo festa di Santa Luisa, nella Cappella della Casa addobbata a festa, Suor Giovanna è presente al centro, di fronte all’altare come una sposa adorna per il suo Sposo; circonda-ta dall’affetto della Comunità, dai numerosi nipoti venuti da lontano e persone care, in un comune inno di ringraziamento a Dio.

Alcune delle numerose attestazioni di af-fetto: In vita” Carissima Suor Giovanna.... Avevo 10 anni. sono quella che non faceva altro che piangere non solo per la scompar-sa della mia cara mamma, ma anche per il distacco improvviso dal papà che amavo moltissimo....ogni sera Lei mi medicava...ri-cordo la sua dolcezza, il suo sguardo tenero ed affettuoso e tutti i gesti che Lei compiva per rasserenarmi....- Lidia da CagliariEd una pervenuta dopo la sua morte” Non so dirvi quanto dolore c’e nel mio cuore, per-ché l’ombra gelida della morte si è portata via una parte di me: Suor Giovanna è stata per me come una seconda mamma mi è stata vicina da quando avevo tre anni e sono cre-sciuta bene perché Lei ha colmato col suo affetto quel vuoto lasciato dalla mancanza della mamma. Sono ricordi che non si pos-sono cancellare. Sono triste e piango perché se n’è andata prima di rivederla un’ultima volta....- Pupa- come mi chiamava Suor Giovanna.”

Oliena Marzo 2009 P. Nieddu e le sorelle di Santa Luisa.

Page 14: Su Patiu n. 15

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NILS LIEDHOLME la memoria lieve del calcio

La mia frequentazione con Nils Liedholm risale alla fine degli anni No-vanta, quando mi rivolsi a lui per chie-dergli una consulenza per l’adattamento di una Cd-Rom a scopo didattico sul cal-cio, a cui aveva partecipato Zico in Bra-sile. Alla fine di quel progetto non se ne fece niente, per svariati motivi. Da quegli incontri nacque però qualcosa di più im-portante: un bellissimo rapporto di ami-cizia con un uomo davvero eccezionale. Tutte le volte che andavo a trovarlo nella sua tenuta agricola del Monferrato resta-vo rapito nell’ascoltare i suoi racconti di calcio davanti al caminetto, in particola-re quando evocava le gesta di campioni contro cui si era battuto o che erano suoi compagni di squadra: da Nordahl a Pelè, da Di Stefano a Schiaffino, da Di Stefano a Falcao. Personaggi che io e tutti quelli della mia generazione abbiamo sempre considerato come delle vere e proprie leggende e conosciuto solo per averli vi-sti in tv o stampati sulle figurine Panini. Così su suggerimento dell’editore Sarto-rio di Pavia, con cui allora collaboravo, abbiamo cominciato a pensare a un libro costruito sulla base di questi racconti e conversazioni. Mi colpiva il fatto che nessuno negli ultimi tempi avesse pensato a una biografia su questo grande personaggio che ha saputo incarnare meglio di chiun-que altro la memoria storica del calcio. Come ha scritto efficacemente nel suo ultimo libro Jose Valdano – un ex calcia-tore che di recente ha rivelato ottime doti di scrittore – un calcio sempre più stres-

sato ha il dovere di fermarsi ogni tanto per ascoltare la voce dei nonni, dando la parola a chi per anni ha reso glorio-so questo magnifico gioco. Un approccio di questo tipo potrebbe aiutarci a trovare delle risposte quando ci chiediamo per esempio dove sta andando il calcio. Per questo, diceva Valdano, è preferibile sa-pere prima da dove viene, perché senza memoria non esiste nulla, neanche il fu-turo. Avevo cominciato a seguire con un certo interesse le vicende umane e calcistiche di Nils Liedholm negli anni Ottanta quando, alla guida della Roma, mostrava di essere di gran lunga il tec-nico più innovatore, molto più avanti dei suoi colleghi. Con un’impronta personale inconfondibile e mettendo in mostra un gioco spettacolare e armonioso che mai si era visto in Italia prima di allora. In un paese in cui la storia del calcio è stata simboleggiata dal binomio “catenaccio-contropiede” e da una filosofia di gioco di stampo speculativo, anche secondo una prospettiva di tipo etnico-storico, Liedholm ci ha mostrato nel corso del-la sua lunga carriera che un’altra strada poteva essere percorsa. Non c’è bisogno – disse una volta – di stare attaccati come piattole agli avversari; altrove fanno già un gioco diverso, più bello a vedersi e dove ci si diverte di più. Lo possiamo e lo dobbiamo fare anche noi lasciando da parte ogni pregiudizio.La mia ammirazione per il tecnico non era disgiunta da quella per il suo profilo

umano, che si delineava in maniera sem-pre più limpida anche nel modo di por-si verso i suoi allievi e gli interlocutori, verso i quali manifestava sempre profon-do rispetto. Prima di lui eravamo abituati infatti ad allenatori che venivano esaltati per le caratteristiche tipiche del “sergen-te di ferro” di stampo militaresco. Gianni Rivera, nell’intervista riportata nel libro, a questo proposito ha affermato che la sua cultura sportiva si basava sul con-cetto di fondo che un calciatore dovesse essere un professionista per scelta e non per obbligo. Dall’alto di un carisma for-midabile, conquistato grazie a un’espe-rienza invidiabile, Liedholm ha esercita-to la sua leadership lasciando una chiara impronta umanistica e cercando sempre il confronto e il dialogo con tutti, sia pure nel pieno rispetto di una logica distinzio-ne dei ruoli. Per questo merita di essere ricor-dato come maestro a tutto tondo, anzi il maestro dei maestri, per citare quel che mi ha detto di lui Cesare Maldini. E in un’epoca come quella odierna, caratteriz-zata da un forte senso di disorientamento, siamo tutti consapevoli della necessità di poter contare in ogni campo sulla sag-gezza di veri maestri. Oggi il mondo del-lo sport (ma non solo) avrebbe un gran bisogno di figure come la sua, delle sue lezioni di civiltà e di stile per non farsi travolgere dagli eccessi che ben cono-sciamo. La sua più grande virtù è stata forse quella di affermare, come pochi al mondo, il valore dello sport come stru-mento di educazione e di crescita umana, adoperandosi concretamente affinché i

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suoi allievi venissero messi nelle condi-zioni migliori per affrontare e superare gli ostacoli, per sviluppare la consapevo-lezza delle proprie possibilità, l’autono-mia, la capacità di collaborare in maniera equilibrata con gli altri. “Non mi sono mai stancato di sottolineare le potenziali-tà educative dello sport – ha detto – anche a prescindere dal contesto agonistico. La pratica sportiva infatti permette al giova-ne di assimilare meglio quel sistema di regole e di valori che gli saranno utili per crescere e maturare come persona e al tempo stesso gli consentiranno di tenersi lontano dalle continue tentazioni e dagli stimoli diseducativi che provengono dal-la società.” I suoi insegnamenti avrebbero potuto es-sere utilissimi anche in ambiti non stret-

tamente sportivi. Nel libro ho citato il caso di uno psicologo romano, che in una trasmissio-ne televisiva dedicata proprio a Liedholm, affermò come si fosse ispirato proprio al tec-nico svedese nella sua professione, in parti-colare nel raggiungere determinati scopi e si possa essere autorevoli senza doversi imporre necessariamente con le maniere forti e con l’aggressività. Anche attraverso un ricorso a un finissimo humour che gli permetteva di svolgere un’azione di continua smitizzazio-ne di un ambiente in cui pochissimi aveva-no (ed hanno) la capa-cità di non prendersi troppo sul serio e di resistere alle tentazio-ni del dramma e del-

le tinte forti. Una visione del mondo influenzata indub-biamente dalle sue origini nordiche ma su cui ha avuto un peso non certo tra-scurabile il suo es-sere profondamen-te credente. Ecco come ha risposto a una mia domanda al riguardo: “[...] Cre-do poco nei valori terreni. Non sono mai stato persuaso da coloro che pro-mettono il paradiso su questa terra. In

un certo senso questa è anche una conce-zione tipica di noi svedesi: cioè, per esse-re felici è sufficiente non essere infelici. Occorre che tutti abbiano il necessario per vivere perché non si creino proble-mi per l’avvenire. Troppe persone oggi hanno l’affanno perché non vi è la sicu-rezza per il domani. Abbiamo paura del-la vecchiaia, ed è per questo che ci sono le ansie, le preoccupazioni e le malattie. La fede mi ha sempre aiutato a non far-mi schiacciare da queste inquietudini e quindi ad affrontare la vita con serenità. Anche nei momenti più duri. Sì, perché anche quando le cose vanno bene, è bene avere delle cose difficili da affrontare, in modo tale da ricordarci da dove siamo partiti. È quello che, in fondo, ho sem-pre cercato di predicare anche ai miei ra-gazzi, ai quali ricordavo continuamente i tempi in cui facevano qualsiasi sacrificio per arrivare, per diventare come gli altri campioni. E nel momento in cui sono ar-rivati, che sono diventati campioni, de-vono capire l’insidia che deriva dall’es-sere campioni, perché tutti quelli che non lo sono vorrebbero diventarlo [...]”.

Sebastiano Catte

Anche quest’annopartecipa con noi

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Sabato 4 Aprileore 19.00 - Confessioniore 20.30 - Santa Messa

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a cura di A. Franca Pau SPAZIO GIOVANI

Sguardo incredulo, viso emozionato, cuore a mille e gioia sincera: ecco le impressioni dell’ultimo vincitore di San Remo al momento della proclamazione. Marco Carta con la sua semplice spontaneità, il talento fresco e un po’ ingenuo convince il pubblico di San Remo, chiaramente, il pubblico che acquista dischi, che ama le nuove scommesse della musica italiana, insomma, per intenderci non gli addetti sanremesi che campano di polemiche e discussioni troppo spesso banali e ripetitive.Non c’è da stupirsi, del resto: No Polemiche, No party...a San Remo!!La gente ha premiato “La Forza” di questo giovinetto cagliari-tano, già incontrato tra le prove di canto e le lezioni del mitico maestro Jurman, nella così nota scuola di “Amici”.Anche sotto quelle luci c’era chi aveva scelto, con toni burberi e ingiustificabili, di infrange-re il sogno che Marco cercava di realizzare. Ancor prima di canta-re “La forza mia”, il neo-vin-citore ha fatto conoscere la sua forza, non solo schivando i bastoni tra le ruote messi da chi nella trasmissione televisi-va gli ha dimostrato una scar-sa se non inesistente stima ma nella strada a riflettori spenti della sua vita quotidiana, che di certo non gli ha risparmia-to vicoli stretti e ripide salite come quella di diventare or-fano di entrambi i genitori in tenerissima età. Le lingue più infuocate po-trebbero rinfacciargli le 2 vittorie (Amici e San Remo) come stemma della sua situa-zione privata-familiare, quasi che i premi glieli avessero re-galati la pietà e la commise-razione. E’ bello invece pensare alle tante teenager che lo “ama-no” e lo seguono cantando a squarciagola le sue canzoni non solo sotto la doccia. E’ bello accorgersi di chi lo considera un giovane cantante con buone capacità, in fin dei conti qualche giorno dopo la fine del festival era primo nelle classiche e ri-ceveva già il disco di platino. E’ bello vedere che un bravo ragazzo a volte sbadato e pasticcione( ma chi non lo è stato alla sua età??)...abbia raggiunto un bel traguardo. La notte della vittoria del talent show è stato commovente scor-gere nei suoi giovani occhi la gioia nel ringraziare la mamma che da qualche parte del cielo ha creduto nelle sue possibilità

Signore e Signori, il sipario si chiude, la scala scompare.....Lo spettacolo al Teatro Ariston è giunto all’epilogo............:

Al Festival: “Giovane parrucchiere sardo...fa barba e capelli a tutti....!!!”.e gli è stato vicino in ogni momento della vita anche se a volte in modo umanamente incomprensibile. Al di là dei gusti musicali Marco Carta può essere una bella figura in questo tempo in cui gli adulti e ahimè talvolta i ragazzi hanno smesso di sognare e di sperare nella riuscita di un desiderio profondo, di un progetto nuovo. Ciò non vuol dire che ogni persona debba diventare cantante o calcare la scena televisiva, questa è l’idea che pas-sa, quasi sempre, nella società di oggi: se non si appare non si esiste, è la tv che decide se ci siamo o no per gli altri. No, non così. Le vittorie di questo ragazzo possono dare un segno po-sitivo a chi in cuor suo vuole recuperare in pienezza la propria vita, nonostante il male presente, nonostante il pessimismo che si percepisce o le prove che ogni giorno arrivano ad indebolirci

e non di rado a scoraggiarci.Tante volte si sente il bisogno di staccare la spina perché non ce la facciamo più, per-ché la frenesia della vita e il suo ritmo irrefrenabile ci tra-volge senza farci capire cosa vogliamo. In questo tempo di Quaresima forse vale la pena fare un’in-versione a U, spegnere per un attimo IPod, lettori MP3 o 4, play station o face book e chiedere al Cristo Crocifisso di darci il coraggio di essere giovani cristiani autentici, sognatori originali che non si lasciano sopraffare dalle pie-ghe e piaghe della storia, se-gni inediti di speranza che con impegno, energia e creatività ce la mettono tutta a trovare il senso della vita, quello che allontana il vuoto della poca autostima, della delusione e della rassegnazione. E’ pro-

prio Dio che ci ha detto di essere fatti per cose grandi e allora perché accontentarsi di piccole illusioni??? Martin Luther King diceva:” Sì, è vero, io stesso sono vittima di sogni svaniti, di speranze rovinate, ma nonostante tutto voglio concludere dicendo che ho ancora dei sogni, per-ché so che nella vita non bisogna mai cedere. Se perdete la speranza, perdete anche quella vitalità che rende degna la vita, quel coraggio di essere voi stessi, quella forza che vi fa conti-nuare nonostante tutto.”Animo animo...in fondo, ognuno di noi ha un gancio in mezzo al cielo.....