Programma Operativo Nazionale Città Metropolitane 2014 2020 · strategia dell'Unione per una...
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Programma Operativo Nazionale Città Metropolitane 2014‐2020
Documento di programma
Agenzia per la Coesione Territoriale
16 febbraio 2015
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Sommario
Sommario .......................................................................................................................................................... 3
SEZIONE 1. STRATEGIA PER IL CONTRIBUTO DEL PROGRAMMA OPERATIVO ALLA STRATEGIA
DELL'UNIONE PER UNA CRESCITA INTELLIGENTE, SOSTENIBILE E INCLUSIVA E AL RAGGIUNGIMENTO DELLA
COESIONE ECONOMICA, SOCIALE E TERRITORIALE........................................................................................... 9
1.1. Strategia per il contributo del programma operativo alla strategia dell'Unione per una crescita
intelligente, sostenibile e inclusiva e al raggiungimento della coesione economica, sociale e
territoriale .......................................................................................................................................... 9
1.1.1. Descrizione della strategia del programma per contribuire alla realizzazione della strategia
dell'Unione per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva e per il conseguimento della
coesione economica, sociale e territoriale................................................................................. 9
1.1.2. Motivazione della scelta degli obiettivi tematici e delle corrispondenti priorità d'investimento
con riguardo all'accordo di partenariato, sulla base dell'identificazione delle esigenze
regionali e, se del caso, nazionali, comprese le esigenze relative alle sfide identificate nelle
raccomandazioni pertinenti specifiche per ciascun paese adottate a norma dell'articolo 121,
paragrafo 2, TFUE e delle raccomandazioni pertinenti del Consiglio adottate a norma
dell'articolo 148, paragrafo 4, TFUE, tenendo conto della valutazione ex ante. ..................... 34
1.2. Motivazione della dotazione finanziaria .......................................................................................... 37
SEZIONE 2. ASSI PRIORITARI ............................................................................................................................ 42
2.A Descrizione degli assi prioritari diversi dall’assistenza tecnica ........................................................ 42
ASSE 1 – AGENDA DIGITALE METROPOLITANA ........................................................................................... 42
2.A.1 Asse prioritario ......................................................................................................................... 42
2.A.2 Motivazione della definizione di un asse prioritario che riguarda più di una categoria di
regioni, di un obiettivo tematico o di un Fondo....................................................................... 42
2.A.3 Fondo, categoria di regioni e base di calcolo per il sostegno dell'Unione ............................... 43
2.A.4 Priorità d'investimento............................................................................................................. 44
2.A.5 Obiettivi specifici corrispondenti alla priorità d'investimento e ai risultati attesi ................... 44
2.A.6 Azioni da sostenere nell’ambito della priorità d’investimento................................................ 48
2.A.7 Innovazione sociale, cooperazione transnazionale e contributo agli obiettivi tematici 1‐7.... 52
2.A.8 Quadro di riferimento dell'efficacia dell'attuazione ................................................................ 53
2.A.9 Categorie di operazione ........................................................................................................... 55
2.A.10 Sintesi dell'uso previsto dell'assistenza tecnica comprese, se necessario, azioni volte a
rafforzare la capacità amministrativa delle autorità coinvolte nella gestione e nel controllo
dei programmi e dei beneficiari ............................................................................................... 57
ASSE 2 ‐ SOSTENIBILITÀ DEI SERVIZI E DELLA MOBILITÀ URBANA .............................................................. 58
2.A.1 Asse prioritario “Sostenibilità dei servizi pubblici e della mobilità urbana” ............................ 58
4
2.A.2 Motivazione della definizione di un asse prioritario che riguarda più di una categoria di
regioni, di un obiettivo tematico o di un Fondo....................................................................... 58
2.A.3 Fondo, categoria di regioni e base di calcolo per il sostegno dell'Unione ............................... 59
2.A.4 Priorità d'investimento............................................................................................................. 60
2.A.5 Obiettivi specifici corrispondenti alla priorità d'investimento e ai risultati attesi ................... 60
2.A.6 Azioni da sostenere nell’ambito della priorità d’investimento................................................ 65
2.A.4 Priorità d'investimento............................................................................................................. 71
2.A.5 Obiettivi specifici corrispondenti alla priorità d'investimento e ai risultati attesi ................... 71
2.A.6 Azioni da sostenere nell’ambito della priorità d’investimento................................................ 76
Azione 2.2.3: Mobilità lenta .................................................................................................................. 79
2.A.7 Innovazione sociale, cooperazione transnazionale e contributo agli obiettivi tematici 1‐7.... 86
2.A.8 Quadro di riferimento dell'efficacia dell'attuazione ................................................................ 87
2.A.9 Categorie di operazione ........................................................................................................... 89
2.A.10 Sintesi dell'uso previsto dell'assistenza tecnica comprese, se necessario, azioni volte a
rafforzare la capacità amministrativa delle autorità coinvolte nella gestione e nel controllo
dei programmi e dei beneficiari ............................................................................................... 91
ASSE 3 ‐ SERVIZI PER L’INCLUSIONE SOCIALE .............................................................................................. 92
2.A.1. Asse prioritario “Servizi per l’inclusione sociale” ..................................................................... 92
2.A.2 Motivazione della definizione di un asse prioritario che riguarda più di una categoria di
regioni, di un obiettivo tematico o di un Fondo....................................................................... 92
2.A.3 Fondo, categoria di regioni e base di calcolo per il sostegno dell'Unione ............................... 93
2.A.4 Priorità d'investimento............................................................................................................. 94
2.A.5 Obiettivi specifici corrispondenti alla priorità d'investimento e ai risultati attesi ................... 94
2.A.6 Azioni da sostenere nell’ambito della priorità d’investimento................................................ 98
2.A.4 Priorità d'investimento........................................................................................................... 103
2.A.5 Obiettivi specifici corrispondenti alla priorità d'investimento e ai risultati attesi ................. 103
2.A.6 Azioni da sostenere nell’ambito della priorità d’investimento.............................................. 107
2.A.4 Priorità d'investimento........................................................................................................... 113
2.A.5 Obiettivi specifici corrispondenti alla priorità d'investimento e ai risultati attesi ................. 113
2.A.6 Azioni da sostenere nell’ambito della priorità d’investimento.............................................. 116
2.A.7 Innovazione sociale, cooperazione transnazionale e contributo agli obiettivi tematici 1‐7.. 121
2.A.8 Quadro di riferimento dell'efficacia dell'attuazione .............................................................. 122
2.A.9 Categorie di operazione ......................................................................................................... 125
2.A.10 Sintesi dell'uso previsto dell'assistenza tecnica comprese, se necessario, azioni volte a
rafforzare la capacità amministrativa delle autorità coinvolte nella gestione e nel controllo
dei programmi e dei beneficiari ............................................................................................. 127
5
ASSE 4 ‐ INFRASTRUTTURE PER L’INCLUSIONE SOCIALE ........................................................................... 128
2.A.1 Asse prioritario “Infrastrutture per l’inclusione sociale” ....................................................... 128
2.A.2 Motivazione della definizione di un asse prioritario che riguarda più di una categoria di
regioni, di un obiettivo tematico o di un Fondo (se del caso)................................................ 128
2.A.3 Fondo, categoria di regioni e base di calcolo per il sostegno dell'Unione ............................. 129
2.A.4 Priorità d'investimento........................................................................................................... 130
2.A.5 Obiettivi specifici corrispondenti alla priorità d'investimento e ai risultati attesi ................. 130
2.A.6 Azioni da sostenere nell’ambito della priorità d’investimento.............................................. 134
2.A.7 Innovazione sociale, cooperazione transnazionale e contributo agli obiettivi tematici 1‐7.. 142
2.A.8 Quadro di riferimento dell'efficacia dell'attuazione .............................................................. 143
2.A.9 Categorie di operazione ......................................................................................................... 145
2.A.10 Sintesi dell'uso previsto dell'assistenza tecnica comprese, se necessario, azioni volte a
rafforzare la capacità amministrativa delle autorità coinvolte nella gestione e nel controllo
dei programmi e dei beneficiari ............................................................................................. 147
2.B Descrizione degli assi prioritari per l’assistenza Tecnica ............................................................... 149
ASSE 5 – ASSISTENZA TECNICA .................................................................................................................. 149
2.B.1 Asse prioritario ....................................................................................................................... 149
2.B.2 Motivazione della definizione di un asse prioritario che riguarda più di una categoria di
regioni..................................................................................................................................... 149
2.B.3 Fondo e categoria di regioni................................................................................................... 150
2.B.4 Obiettivi specifici e risultati attesi .......................................................................................... 151
2.B.5 Indicatori di risultato .............................................................................................................. 153
2.B.4 Obiettivi specifici e risultati attesi .......................................................................................... 154
2.B.5 Indicatori di risultato .............................................................................................................. 156
2.B.6 Azioni da sostenere e previsione del loro contributo agli obiettivi specifici (per asse
prioritario) .............................................................................................................................. 157
2.B.7 Categorie di operazione (per asse prioritario) ....................................................................... 161
SEZIONE 3. PIANO DI FINANZIAMENTO......................................................................................................... 162
3.1 Dotazione finanziaria a titolo di ciascun fondo e importi della riserva di efficacia dell'attuazione
........................................................................................................................................................ 162
3.2 Dotazione finanziaria totale per fondo e cofinanziamento nazionale (in EUR)............................. 163
SEZIONE 4. APPROCCIO INTEGRATO ALLO SVILUPPO TERRITORIALE....................................................... 167
4.1 Sviluppo locale di tipo partecipativo.............................................................................................. 167
4.2 Azioni integrate per lo sviluppo urbano sostenibile ...................................................................... 168
4.3 Investimenti territoriali integrati (ITI) ............................................................................................ 169
6
4.4 Modalità delle azioni interregionali e transnazionali, nell'ambito del programma operativo, con
beneficiari situati in almeno un altro Stato membro..................................................................... 169
4.5 Contributo delle azioni previste nell'ambito del programma alle strategie macroregionali e
strategie relative ai bacini marittimi, subordinatamente alle esigenze delle aree interessate dal
programma così come identificate dallo Stato membro ............................................................... 169
SEZIONE 5. ESIGENZE SPECIFICHE DELLE ZONE GEOGRAFICHE PARTICOLARMENTE COLPITE DALLA
POVERTÀ O DEI GRUPPI BERSAGLIO A PIÙ ALTO RISCHIO DI DISCRIMINAZIONE O ESCLUSIONE SOCIALE.. 170
5.1 Zone geografiche particolarmente colpite dalla povertà o gruppi bersaglio a più alto rischio di
discriminazione .............................................................................................................................. 170
5.2 Strategia intesa a rispondere alle esigenze specifiche delle aree geografiche più colpite dalla
povertà o dei gruppi bersaglio a maggior rischio di discriminazione o esclusione sociale e, se
pertinente, contributo all'approccio integrato esposto nell'accordo di partenariato................... 171
SEZIONE 6. ESIGENZE SPECIFICHE DELLE AREE GEOGRAFICHE AFFETTE DA SVANTAGGI NATURALI O
DEMOGRAFICI GRAVI E PERMANENTI........................................................................................................... 174
SEZIONE 7. AUTORITÀ E ORGANISMI RESPONSABILI DELLA GESTIONE FINANZIARIA, DEL CONTROLLO E
DELL'AUDIT E RUOLO DEI PARTNER PERTINENTI .......................................................................................... 175
7.1 Autorità e organismi pertinenti ..................................................................................................... 175
7.2 Coinvolgimento dei partner pertinenti .......................................................................................... 175
7.2.1 Azioni adottate per associare i partner alla preparazione del programma operativo e loro
ruolo nelle attività di esecuzione, sorveglianza e valutazione del programma ..................... 175
7.2.2 Sovvenzioni globali (per il FSE, se del caso)............................................................................ 179
7.2.3 Sostegno destinato allo sviluppo delle capacità (per il FSE, se del caso)............................... 179
SEZIONE 8. COORDINAMENTO TRA I FONDI, IL FEASR, IL FEAMP E ALTRI STRUMENTI DI FINANZIAMENTO
DELL'UNIONE E NAZIONALI E CON LA BEI ..................................................................................................... 180
SEZIONE 9. CONDIZIONALITÀ EX ANTE ..................................................................................................... 183
9.1 Condizionalità ex ante.................................................................................................................... 183
9.2 Descrizione delle azioni volte a ottemperare alle condizionalità ex ante, degli organismi
responsabili e calendario ............................................................................................................... 187
SEZIONE 10. RIDUZIONE DEGLI ONERI AMMINISTRATIVI PER I BENEFICIARI ............................................... 189
SEZIONE 11. PRINCIPI ORIZZONTALI.............................................................................................................. 190
11.1 Sviluppo sostenibile ....................................................................................................................... 190
11.2 Pari opportunità e non discriminazione......................................................................................... 192
11.3 Parità tra uomini e donne .............................................................................................................. 193
SEZIONE 12. ELEMENTI DISTINTI ................................................................................................................... 194
12.1 Grandi progetti da attuare durante il periodo di programmazione .............................................. 194
12.2 Quadro di riferimento dell'efficienza dell'attuazione del programma operativo ......................... 195
12.3 Partner pertinenti coinvolti nella preparazione del programma................................................... 196
7
8
CCI 2014IT16M2OP004
Titolo Programma operativo nazionale Città metropolitane 2014‐2020
Versione 2
Primo anno 2014
Ultimo anno 2020
Ammissibile a partire da
Ammissibile fino a
Numero della decisione della CE
Data della decisione della CE
Numero della decisione di
modifica dello SM
Data della decisione di modifica
dello SM
Data di entrata in vigore della
decisione di modifica dello SM
Regioni NUTS oggetto del
programma operativo
ITC11 (Provincia di Torino), ITC33 (Genova), ITC4C (Milano), ITF33 (Napoli),
ITF47 (Bari), ITF65 (Reggio di Calabria), ITG12 (Palermo), ITG13 (Messina),
ITG17 (Catania), ITG27 (Cagliari), ITH35 (Venezia), ITH55 (Bologna), ITI14
(Firenze), ITI43 (Roma).
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SEZIONE 1. STRATEGIA PER IL CONTRIBUTO DEL PROGRAMMA OPERATIVO ALLA STRATEGIA
DELL'UNIONE PER UNA CRESCITA INTELLIGENTE, SOSTENIBILE E INCLUSIVA E AL
RAGGIUNGIMENTO DELLA COESIONE ECONOMICA, SOCIALE E TERRITORIALE
1.1. Strategia per il contributo del programma operativo alla strategia dell'Unione per una
crescita intelligente, sostenibile e inclusiva e al raggiungimento della coesione economica,
sociale e territoriale
1.1.1. Descrizione della strategia del programma per contribuire alla realizzazione della
strategia dell'Unione per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva e per il conseguimento
della coesione economica, sociale e territoriale
Il Programma operativo nazionale plurifondo Città metropolitane 2014‐2020 (in seguito “Programma” o
“PON METRO”) si inserisce nel quadro dell’Agenda urbana nazionale e delle strategie di sviluppo urbano
sostenibile delineate nell’Accordo di Partenariato per la programmazione 2014‐2020 (in seguito “AP”) e in
linea con gli obiettivi e le strategie della costituenda Agenda urbana europea, la quale identifica le aree
urbane come territori chiave per cogliere le sfide di crescita intelligente, inclusiva e sostenibile proprie della
Strategia Europa 2020.
L’intervento sulle città, scaturisce dal riconoscimento di alcune caratteristiche proprie del modello di
sviluppo territoriale, che vede una crescente concentrazione nelle aree urbane di quote significative della
popolazione (ad oggi circa il 70% del totale) e del sistema produttivo (ad oggi circa i due terzi del PIL è
generato in ambito urbano), nonché configurazioni insediative sia in forma di grandi aree metropolitane,
sia in reticolo di agglomerati urbani contigui sul piano territoriale e demografico, ma non per questo
integrati funzionalmente fra loro. Le città in espansione, spesso incontrollata, inglobano dentro di sé grandi
ricchezze ed opportunità (i.e. attrattori culturali, centri scientifici e produttivi, spazi di aggregazione sociale,
etc.), cosi come territori di grande povertà materiale (i.e. quartieri periferici monofunzionali, spazi di risulta,
assenza di aree verdi di qualità, etc.) e situazioni di precarietà sociale (i.e. marginalità estrema,
segregazione spaziale e culturale delle minoranze sociali, etc.).
Mentre in passato l’attenzione verso le città si concentrava sulla risoluzione dei soli squilibri sul piano socio‐
economico e ambientale ‐ fenomeni di esclusione sociale, difficoltà di accesso ai servizi per il welfare e la
qualità della vita, crescenti forme di pressione sul capitale naturale – la fase più recente, influenzata dal
perseguimento degli obiettivi della strategia Europa 2020 e da quanto emerso dai tavoli nazionali di
confronto (cfr. Sezione 4 e 7), attribuisce alle politiche urbane ulteriori ed ambiziosi compiti rispetto a quelli
già praticati nei precedenti cicli di programmazione. Oggi si tratta di far convergere sulle città, tutte quelle
politiche che si propongono di contrastare le ricadute sociali della crisi economica, di esplorare con
maggiore efficacia il tema del cambiamento climatico, di accompagnare i processi di riforma e
riorganizzazione istituzionale che si stanno compiendo negli Stati membri.
In Italia il fenomeno metropolitano è diffuso sia a nord che a sud del paese essendo il territorio
marcatamente policentrico: le agglomerazioni metropolitane sebbene quindi siano condizionate dalla
presenza dei divari Regionali costituiscono degli asset rilevanti del sistema paese concentrandosi in esse
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quote significative di servizi, attività e funzioni urbane superiori anche di rilevanza internazionale. Al
contempo, in ragione delle dinamiche insediative e della densità demografica (le aree metropolitane hanno
un peso demografico di circa il 14% dei residenti sul totale), in esse si concentrano squilibri ambientali e
carenze infrastrutturali che agiscono negativamente sia sulla qualità della vita, sia sulla competitività dei
sistemi produttivi. Tra questi fattori emergono in particolare le carenze nelle reti della mobilità sostenibile e
delle innovazioni tecnologiche (particolarmente pronunciate nelle città del Mezzogiorno), così come il
permanere di fenomeni di degrado ambientale e marginalità sociale soprattutto nelle periferie ed in
contesti ”di cintura” (ovvero nelle agglomerazioni insediative delle grandi città in espansione che inglobano
vecchi borghi e trasformano aree verdi in periferia, il c.d. “processo di metropolizzazione”).
Rispetto a tale situazione di contesto, appare di grande rilevanza il processo di ridisegno istituzionale che si
sta compiendo a livello nazionale in seguito all’approvazione della legge “Disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di Comuni” (D.L. 1212/2013, poi convertito in legge 56/2014), la quale prevede la creazione di 14 Città metropolitane sul territorio nazionale ed il rilancio della dimensione metropolitana come scala per la pianificazione e la gestione di servizi cruciali per
lo sviluppo e la coesione territoriale..
Per fermare i processi di metropolizzazione favorendo il riuso e la riqualificazione del territorio già
insediato, il Programma identifica i Comuni capoluogo delle 14 Città metropolitane come territori target
prioritari cui dedicare uno specifico Programma operativo nazionale addizionale rispetto alle altre filiere di
programmazione settoriali e regionali. Tali ambiti territoriali, cui viene chiesto di declinare in prima istanza
l’approccio place‐based, coincidono con le 10 Città metropolitane individuate con legge nazionale (Bari,
Bologna, Genova, Firenze, Milano, Napoli, Reggio Calabria, Roma, Torino e Venezia), cui vanno ad
aggiungersi le 4 Città metropolitane individuate dalle Regioni a statuto speciale (Cagliari, Catania, Messina,
Palermo). In coerenza con quanto stabilito dall’art. 7.4 del Reg. UE 1301/2013 ed incorporato nella
declinazione strategica dell’Agenda urbana nazionale dell’Accordo di Partenariato, il Programma individua il
Sindaco del Comune capoluogo della Città metropolitana come Autorità urbana e Organismo intermedio. Il
focus territoriale del Programma si concentra sul territorio dei Comuni capoluogo per varie ragioni sia
programmatiche, sia amministrative, ed in particolare: i) il PON METRO necessita di interlocutori
istituzionali ben definiti, in grado di ottemperare alle normative di sana e buona gestione finanziaria, e che
abbiano comprovata esperienza e competenza amministrativa nel governo del territorio; ii) i Sindaci dei
comuni capoluogo rappresentano gli interlocutori più rappresentativi per avviare sperimentazioni di policy
nel breve periodo e assicurare quella centralità necessaria sia ad estendere i servizi a scala metropolitana,
che a garantire la leadership nei confronti del partenariato socio‐economico; iii) il PON METRO lavora
nell’ambito dei servizi e dunque il fulcro delle piattaforme informatiche deve forzatamente essere quello
dei Comuni capoluoghi (per favorire riuso e interoperabilità) a scala maggiore; iv) i Comuni capoluogo sono
i territori dove si concentrano i maggiori problemi di congestione e marginalità sociale (come emerge dai
dati statistici illustrati successivamente).
L’individuazione delle sfide territoriali con cui il Programma intende confrontarsi, di seguito descritte, è
avvenuta attraverso un percorso di confronto partenariale che ha visto la partecipazione dei Sindaci,
dell’Associazione nazionale dei Comuni Italiani (ANCI), delle Regioni interessate e delle Amministrazioni
centrali competenti per materia, oltre alle parti economiche, sociali e ambientali (cfr. Sezione 7). Adottando
una logica sperimentale sia nella costruzione del programma stesso che nel governo della sua attuazione, il
PON METRO interviene in modo complementare ai Programmi operativi regionali per sostenere specifiche
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e determinate azioni prioritarie che compongono una strategia nazionale unificante per i Comuni
capoluogo delle 14 Città metropolitane, affrontando congiuntamente e in modo coordinato alcune delle
sfide che interessano tali contesti territoriali.
Sfide economiche
Come indicato nell’Accordo di Partenariato, il Programma non interviene in merito al terzo driver
dell’Agenda urbana, dedicato al “rafforzamento della capacità delle città di attrarre segmenti di filiere
produttive globali e favorire la crescita di servizi avanzati”, perché la sua concezione strategica e
progettuale prevede un diverso meccanismo di governance, fortemente radicato nella programmazione
regionale e nelle strategie di specializzazione intelligente visto il ruolo delle città di motore di sviluppo
territoriale, e pertanto non giustificherebbe il ricorso alla filiera decisionale adottata per il PON METRO. Di
conseguenza, il Programma non interviene direttamente in relazione alle sfide economiche che interessano
le grandi aree urbane, ma si concentra su alcune precondizioni di sviluppo che riguardano l’Agenda digitale.
Una sfida di ordine generale per l’agenda digitale in Italia riguarda la necessità di colmare i gravi ritardi che
sussistono rispetto ai paesi europei più attrezzati in questo senso per ciò che attiene sia i cittadini, sia le
imprese. Come emerge dall’ultimo rapporto della Commissione Europa sullo sviluppo digitale nei paesi
membri (dati al 2013), in Italia la percentuale di popolazione che non ha mai avuto accesso al web è ancora
del 34% contro una media europea del 20%. Dei cittadini attivi sul web, inoltre, solo il 21% usa
abitualmente servizi di e‐government, a fronte di un target inizialmente posto al 50% per l’anno 2015
dall’Agenda digitale europea, peraltro prevedendo che almeno la metà di questi restituisse via web moduli
compilati alla pubblica amministrazione. Vista la centralità degli enti locali nella gestione diretta di
numerose autorizzazioni e servizi di interesse di cittadini e imprese, appare dunque imprescindibile per il
PON METRO contribuire allo swith‐off analogico e alla diffusione del principio Digital First.
In una prospettiva di rafforzamento e valorizzazione dei servizi di e‐government, sappiamo che le
precondizioni strutturali nell’accesso ad Internet non sono un nodo critico da sciogliere in quanto si osserva
una situazione comparativa piuttosto confortante. Ovvero in Italia la banda larga fissa copre ormai il 99%
delle abitazioni nelle aree urbane, una percentuale superiore alla media comunitaria che si attesta al 97%,
mentre nelle principali aree metropolitane, dove l’esclusione dalla banda larga può ormai considerarsi
marginale, tende ad accrescersi la quota di abitazioni coperte da fibra ottica, anche se tuttora al di sotto
della media comunitaria. Peraltro, è importante considerare che le 14 città metropolitane sono “aree nere”
NGAN (Next Generation Access Networks) secondo il Ministero dello Sviluppo Economico (cfr. mappatura
Infratel, 2014), cioè aree in cui sono presenti o verranno sviluppate a breve più reti di nuova generazione,
per le quali la recente Strategia nazionale Banda Ultralarga prevede un modello di intervento senza il
concorso diretto di finanziamenti pubblici, ma attraverso strumenti finanziari nazionali o regionali che
facilitino l’accesso al credito e mediante misure nazionali di defiscalizzazione degli investimenti che
stimolino l’intervento dei privati – che in queste aree, dove esiste il miglior rapporto costi‐benefici, sono più
interessati ad investire. Nelle principali aree metropolitane, inoltre, sono in crescita gli investimenti per
l’installazione di hot spot Wi‐Fi per facilitare l’accesso mobile ad Internet per residenti e city‐users: tra
queste, il risultato più significativo è stato conseguito a Milano, che ha già operativi 500 hot spot, oltre a
Venezia e Torino con rispettivamente 220 e 80 punti di accesso.
Alla luce di quanto illustrato, benché alcune aree urbane debbano potenziare le proprie infrastrutture
digitali soprattutto in termini di capillarità delle reti fisse di ultima generazione (in particolare in relazione al
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c.d. “ultimo miglio”), la sfida progettuale per colmare i divari dovrà orientarsi sugli aspetti che riguardano
più direttamente l’offerta di servizi digitali e la domanda rispetto a questi espressa dalla popolazione.
Sul piano dell’offerta, la Strategia per la Crescita Digitale recentemente adottata dal Governo nazionale
individua le modalità per stimolare la creazione e l’offerta di servizi, attraverso un mix di strumenti: azioni
infrastrutturali trasversali, piattaforme abilitanti volte, tra le altre cose, a digitalizzare i processi e integrare
le pubbliche amministrazioni focalizzandosi su specifici settori (tra cui anagrafe, sanità, scuola) e programmi
di accelerazione. Tra questi ultimi, il programma di accelerazione Smart Cities & Communities che, con il
coordinamento dell’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID), sostiene la creazione di una infrastruttura
tecnologica immateriale comune per sostenere comunità intelligenti in ambiti strategici per le città
attraverso la definizione di innovativi modelli di governance (c.d. “Statuto delle città intelligenti”), di
strumenti per il coinvolgimento dei privati negli investimenti (ad es. appalto pubblico pre‐commerciale), di
piattaforme per la diffusione del riuso, nonché di linee guida per circoscrivere standard tecnici, tipologie di
servizi, caratteristiche dei dati e delle procedure.
Per quanto riguarda la domanda, la medesima Strategia nazionale assegna forte priorità all’innalzamento
delle competenze digitali, individuando un programma di accelerazione dedicato che sarà attuato in
parallelo con l’analoga iniziativa per le Smart Cities & Communities per mettere in campo azioni di
formazione dedicate a cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni.
In considerazione di quanto precede, pertanto, al fine di sfruttare le condizioni favorevoli e le possibili
sinergie sistemiche, l’ambito di intervento prioritario per il PON METRO si focalizza sull’obiettivo di
sostenere il potenziamento dell’offerta di servizi digitali pienamente interpolabili da parte delle
amministrazioni comunali nelle Città metropolitane, accrescendo la diffusione e qualità dei servizi erogati
on‐line dalla pubblica amministrazione attraverso un deciso sostegno all’implementazione del modello
definito dalla strategia nazionale per la crescita digitale per una maggiore integrazione delle banche dati
esistenti e l’adozione di tecnologie più orientate al mobile Internet.
La rilevanza per l’Agenda Urbana e per il Programma degli aspetti qualitativi legati all’offerta di servizi è ben
evidenziata dai dati ISTAT relativi alla disponibilità on line di servizi accessibili dai siti web istituzionali.
Considerando il livello più avanzato di accessibilità, ovvero la possibilità di avvio e conclusione per via
telematica dell’intero iter relativo al servizio richiesto, nel 2012 le città con popolazione superiore ai 60.000
abitanti fanno segnare un valore relativo quasi triplo rispetto alla media nazionale (56,5 contro 18,9).
Tuttavia, la medesima rilevazione dell’ISTAT rivela come, tra le principali barriere all’utilizzo delle
Information and Communication Technology (ICT) nella PA, la mancanza di integrazione tra le banche dati e
le applicazioni disponibili pesi per il 30,1%.
Sotto il profilo territoriale, emergono importanti gap da colmare in due direzioni: a partire dalle esperienze
pilota di alcuni grandi comuni, è necessario aumentare la diffusione di servizi digitali nelle cinture
metropolitane e in aree funzionali rappresentative del fenomeno metropolitano; inoltre è necessario
sostenere le aree metropolitane delle regioni meno sviluppate, che mostrano un livello di diffusione
inferiore a quello delle altre categorie di regioni interessate dal Programma, per garantire un processo di
convergenza e omogeneità su base nazionale.
I contesti metropolitani si configurano come ambienti privilegiati per lo sviluppo di soluzioni intelligenti a
supporto dei processi di innovazione, da un lato per la presenza di asset significativi sul piano
infrastrutturale (ad esempio la diffusione della banda larga), dall’altro per la propensione di una più ampia
platea di cittadini e city‐users ad innescare forme di innovazione sociale fondate sullo scambio di
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informazioni rilevanti per aumentare l’efficienza dei servizi pubblici e la valorizzazione di specifiche risorse
locali.
Dalle esperienze in Italia e in Europa si evince come esistano già servizi e soluzioni tecnologicamente
avanzate per le Smart City . Tuttavia, queste soluzioni presentano sovente alcune limitazioni: sono spesso
“introverse” e verticali, non consentono il riuso di componenti comuni, e sono “vendor lock‐in”, per cui
modifiche ed evoluzioni possono essere effettuate solo dal fornitore originale. Per superare tali limitazioni,
è indispensabile organizzare un’architettura “orizzontale” standard che si ponga come piattaforma
abilitante per la crescita e diffusione di servizi intelligenti. Le Azioni integrate dovranno sviluppare modelli
di integrazione dei dati che consentano di aggregare, trasformare e processare dati provenienti da fonti
eterogenee distribuite non necessariamente connesse tra loro (ad esempio: sensori di varia natura, web of
things, ecc.). Sarà utile istituire un tavolo di confronto con gli operatori economici per definire percorsi di
standardizzazione o, almeno, modelli di comunicazione e compatibilità, interfacciandosi con i technical
committee di standardizzazione anche internazionali che lavorano su tali temi. Le Azioni, inoltre, dovranno
sviluppare modelli di integrazione partecipativi tipici del web 2.0 (smartness from people participation), per
“catturare” tale intelligenza collettiva e coinvolgere il volontariato e il terzo settore.
La strategia di intervento dovrà necessariamente trovare compimento attraverso un’azione coordinata a
scala nazionale che, oltre all’Autorità di gestione e gli altri centri di competenza nazionale, vedrà il
coinvolgimento delle Autorità urbane e degli uffici comunali di settore nella definizione di modalità comuni
per effettuare l’analisi dei fabbisogni prioritari, la progettazione condivisa e aperta di piattaforme
tecnologiche di interoperabilità abilitanti per la gestione ed erogazione dei servizi (e‐government,
monitoraggio ambientale, servizi sociali, ecc.), l’individuazione di modelli di attuazione e di gestione
sostenibili nel tempo, la scelta delle modalità per accompagnare efficacemente l’adozione delle soluzioni a
scala metropolitana. Tale approccio consentirà di massimizzare il valore aggiunto del programma, evitando
l’eccesso di iniziative sperimentali a vantaggio della standardizzazione dei modelli e delle progettualità
locali.
La strategia del Programma intende fare leva essenzialmente sull’offerta di servizi, ma deve
necessariamente assumere come sfondo di riferimento l’obiettivo conclusivo di far crescere la domanda e
l’utilizzo dei servizi da parte del cittadino, per allineare le maggiori aree urbane del Paese al target
identificato dall’Agenda digitale europea.
Come anticipato, l’utilizzo da parte dei cittadini dei servizi digitali offerti dalla Pubblica Amministrazione
risulta ancora piuttosto limitato. Con riferimento alla funzione di rango più elevato attualmente rilevata dal
sistema statistico nazionale, ovvero la spedizione via web di moduli compilati della Pubblica
Amministrazione, i dati relativi al 2013 evidenziano che a livello nazionale poco più di un cittadino su 10
(11,4%) tra quelli che hanno utilizzato Internet negli ultimi 3 mesi ha adoperato tale funzione. Lo stesso
dato riferito ai Comuni centro dell’area metropolitana mostra un valore lievemente più alto (12,7%),
mentre le zone di periferia dell’area metropolitana e le città medie (con popolazione superiore ai 50.000
abitanti) sono sostanzialmente in linea con la media nazionale (rispettivamente 11,4% e 11,8%). Lo stesso
dato, riletto in serie storica, evidenzia, peraltro, che negli ultimi cinque anni non si sono registrati
significativi incrementi di utilizzo dei servizi: la media nazionale è passata dal 10,6% del 2008 all’11,4% del
2013; i Comuni centro dell’area metropolitana dal 12,2% del 2008 al 12,7% del 2013, le zone di periferia
dell’area metropolitana dal 10,1% del 2008 all’11,4% del 2013, le città medie dall’11,3% del 2008 all’11,8%
del 2013.
14
Ai fini dell’identificazione della strategia del PON METRO sono state effettuate alcune analisi preliminari
sulla possibile correlazione tra offerta e domanda, che consentono di identificare un discreto potenziale di
successo in termini di incremento degli utilizzatori dei servizi digitali, fino al superamento del target del 50%
dei cittadini individuato dall’Agenda digitale europea, che può derivare dall’azione congiunta del PON
METRO e delle altre iniziative mobilitate dalla Strategia nazionale per la crescita digitale.
Sfide climatiche e ambientali
Le maggiori città italiane devono fare fronte a gravose sfide ambientali e alle collegate sfide climatiche.
Questo avviene su molteplici profili, come del resto per tutte le grandi agglomerazioni: consumi energetici,
flussi di mobilità, gestione dei rifiuti e delle risorse idriche, rumore e qualità dell’aria, inquinamento
luminoso, consumo di suolo, bonifiche di siti industriali dismessi, dissesto idrogeologico, rischio sismico,
erosione costiera, ecc. Si tratta di questioni rilevanti, innanzitutto in termini di salubrità dell’ambiente e
salute dei cittadini, così come di impatto sul cambiamento climatico e, aspetto piuttosto cruciale in un
contesto di crisi economica di lungo periodo, sui costi pubblici da sostenere per la gestione efficiente delle
città.
Per essere di qualche efficacia, la strategia del Programma si concentra, qui anche più che in altre aree
tematiche, su poche questioni. L’Accordo di Partenariato assegna al PON METRO il compito di contribuire a
rispondere alle sfide legate a: la riduzione dei consumi energetici (o almeno di quelli legati ai servizi
pubblici) e la gestione sostenibile dei flussi di mobilità. Tale focalizzazione discende dal ruolo preminente
che gli enti locali hanno, nell’ordinamento nazionale e di fatto, in relazione a questi due ambiti di policy, in
quanto concreti titolari delle infrastrutture e dei servizi connessi.
Naturalmente, l’impostazione della strategia nazionale di policy più ampia non può trascurare le altre sfide
ambientali e climatiche, che si rinvengono anche in programmi regionali o altri strumenti nazionali (ivi
inclusi ad esempio il FSC o, per i privati, le regole e gli incentivi fiscali sulle ristrutturazioni o sulla
rottamazione delle auto), a seconda delle specifiche filiere di governance interessate. Come evidenziato nel
corso della consultazione pubblica in sede di Valutazione Ambientale Strategica, sarà fondamentale
costituire momenti di confronto in ciascuna città dedicati a riconnettere nel tempo le azioni intraprese e i
risultati conseguiti da tutte le parti e i soggetti attivi.
Il fabbisogno legato alla riduzione dei consumi energetici necessari ai servizi pubblici è riconducibile a tre
ambiti principali:
l’illuminazione artificiale delle strade e degli spazi pubblici;
l’utilizzo delle sedi di governo della città (il municipio, le sedi circoscrizionali) e di tutti i contenitori
dedicati a funzioni di servizio al cittadino (scuole e asili, mercati, musei, edilizia residenziale
pubblica, ecc.);
il funzionamento dei servizi di trasporto collettivo.
L’illuminazione pubblica è l’ambito nel quale appare possibile conseguire i maggiori risultati di risparmio,
anche considerando i rilevanti costi di gestione del servizio erogato (pari a circa 465 milioni di euro nel 2012
per i 14 Comuni – fonte Ministero dell’Interno ‐ Certificati consuntivi di bilancio 2012) e la possibilità di
attivare una leva finanziaria e meccanismi di finanziamento tramite terzi ed ESCO. Considerando i dati ISTAT
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sulla consistenza dei corpi illuminanti nei 14 Comuni (Dati ambientali nelle città – Ecomanagement, dati
2013) e un costo standard di circa 700 euro a lampada (che incorpora la sostituzione con LED e quota parte
della realizzazione di un sistema di telegestione mediante regolatori di flusso), per sostituire interamente i
punti luce attualmente ancora dotati di lampade ai vapori di mercurio sarebbero necessari circa 80 milioni
di euro in totale, di cui circa 31 milioni di euro al Sud. Tale fabbisogno finanziario è compatibile con la
disponibilità del PON METRO che pertanto ha attribuito una rilevante priorità al tema. Peraltro, Bari e
Cagliari hanno già conseguito risultati importanti nella riconfigurazione delle propria impiantistica, mentre
diverse città del Centro‐Nord hanno avviato autonome iniziative – anche di recente, nel corso del 2014 –
con strumenti di finanziamento tramite terzi per il completamento dei propri piani di illuminazione
pubblica, e pertanto non sembrano rientrare nel fabbisogno. Sarebbero quindi le città del Sud, innanzitutto,
a richiedere un sostegno finanziario e, come meglio specificato in seguito, anche un accompagnamento
tecnico e metodologico.
Una migliore impiantistica e gestione dell’illuminazione, peraltro, non riguarda solo i consumi energetici,
ma consente risultati più ampi sull’efficienza e utilità del servizio. Interpretando il principio di sinergia tra gli
OT proprio delle Azioni integrate, esso si lega, ad esempio, alla la sicurezza degli spazi pubblici in aree di
grave disagio socioeconomico e degrado (il Comune di Milano ha segnalato l’importanza di tale aspetto
emerso nel corso della progettazione delle proprie e autonome iniziative di efficientamento), la riduzione
dell’inquinamento luminoso attraverso modelli di regolazione automatica dell’intensità luminosa (tema
emerso chiaramente da numerose osservazioni ricevute in sede di consultazione VAS), la diminuzione
dell’incidentalità sulle reti di viabilità stradale durante la notte, l’introduzione di forme intelligenti di
gestione, monitoraggio e regolazione dei punti luci, oppure di utilizzo degli stessi come supporto per altra
strumentazione e sensoristica propria del paradigma della smart city.
Per le ragioni esposte, dunque, il tema dell’illuminazione pubblica costituisce una priorità di intervento del
PON METRO, con una focalizzazione sull’efficientamento massivo degli impianti nelle città del Sud (eccetto
Bari, per le motivazioni prima richiamate) e, laddove pertinente, su ulteriori sperimentazioni nelle città del
Centro‐Nord e a Cagliari.
L’edilizia destinata ad uso pubblico è generalmente molto datata storicamente, costruita nel ventennio o
nel primo dopoguerra con tecniche edilizie ormai superate, o nel corso degli anni settanta e ottanta del
secolo scorso con soluzioni e materiali oggi non più adeguati.
Purtroppo, al momento non si dispone di dati omogenei e direttamente riconducibili ai soli immobili di
proprietà delle 14 Amministrazioni comunali interessate dal PON METRO e alla loro distribuzione per epoca
di costruzione, attraverso i quali sarebbe stato possibile determinare un più preciso fabbisogno di
intervento e il relativo costo. La puntuale ricognizione sul patrimonio edilizio delle pubbliche
amministrazioni è un fatto piuttosto recente (la prima rilevazione sistematica dell’Agenzia del Demanio, su
dati 2011, è stata finalizzata nel gennaio 2014, cfr. indagine annuale “Patrimonio della PA”), e sono in corso
grandi sforzi al fine di omogenizzare l’informazione disponibile. Anche la ricognizione svolta con le 14
Amministrazioni comunali in preparazione del PON METRO non è stata risolutiva. Nei loro PAES, che
talvolta risalgono allo scorso decennio o si basano su informazioni rilevate in tale periodo, i Comuni non
sempre dispongono di un audit energetico complessivo e, in ogni caso, l’informazione non risulta sempre
comparabile tra le diverse città e non consente pertanto di valorizzare un fabbisogno complessivo.
Certamente il fabbisogno di intervento risulterebbe elevatissimo se si considerasse l’intero patrimonio dei
14 enti locali. Questo vale sia tenendo conto dei soli immobili destinati a funzioni di governo, sia a maggior
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ragione per l’aggregato complessivo al lordo dell’edilizia residenziale pubblica comunale (che
tendenzialmente raddoppia le superfici calpestabili da considerare). Una stima preliminare può essere
costruita a partire dalla già citata rilevazione “Patrimonio della PA”. Nel 2012, la superficie delle unità
immobiliari (al netto dei terreni) degli enti locali ammonta a 247.364.386 mq complessivi. Ipotizzando una
proporzione che tiene conto del peso della popolazione (e trascura per semplicità le province o altri enti
locali), a fronte di 9.099.152 residenti nei 14 Comuni al 1° gennaio 2012, su 59.394.207 residenti totali in
Italia (DemoISTAT), si otterrebbe un peso pari a circa il 15%, quindi circa 37.000.000 di mq. Applicando un
costo standard di 1.229,00 euro/mq, che peraltro corrisponde ad una intensità di intervento elevata (deep
renovation, vedi infra), si otterrebbe una stima di 45 miliardi di euro.
Da tale analisi discendono due considerazioni: la prima è che certamente il Programma (né una unica
iniziativa) non può avere l’ambizione di risolvere l’intera questione, ma limitarsi a svolgere una funzione di
innesco. La seconda, che in parte discende dalla prima, è che attraverso il PON METRO, come richiamato
dalle osservazioni ricevute dalla CE e in sede di consultazione VAS sul Programma stesso, dovrà innanzi
tutto essere sostenuto un approfondimento conoscitivo a integrazione dei PAES, per poter procedere
all’individuazione più fine delle priorità d’intervento.
La strategia del Programma, dunque, ipotizza di adottare un approccio incrementale. Il Piano di Azione
italiano per l’Efficienza Energetica (PAEE) individua un modello idealtipico che può essere assunto come
riferimento replicabile. Per gli immobili di proprietà delle Amministrazioni centrali, esso fissa un target di
ulteriori immobili da trattare ogni anno dal 2014 a 2020 (pari al 3% del totale, per circa 400.000 mq
all’anno) e stabilisce tre classi di intervento crescenti e potenziali impatti diversi:
la riqualificazione degli impianti tecnici, ovvero riscaldamento, raffrescamento e illuminazione, per
l’85% del target annuale in termini di superficie, con risparmi energetici nell’ordine del 20/25%;
interventi più complessi, relativi oltre che agli impianti, anche parzialmente all’involucro (con la
sostituzione degli infissi, la coibentazione del solaio di copertura, la coibentazione del solaio del
piano terra, ecc.), per il 13% della superficie di intervento, con risparmi del 30/35%;
la riqualificazione energetica complessiva (deep renovation), con interventi sull’intero sistema
edificio‐impianto, per una quota marginale del 2% della superficie target, in grado di assicurare un
risparmio energetico considerevole nell’ordine del 50%.
La traslazione di un simile modello in alcune delle città considerate, in particolare nei casi in cui sia già stato
assicurato il pieno efficientamento del sistema di pubblica illuminazione (in primis per alcune città del
Regini più sviluppate), può a buon titolo essere considerata una seconda e robusta priorità del Programma
in campo energetico.
Infine, un fondamentale fabbisogno di carattere trasversale può essere individuato nella necessità e
urgenza di un percorso di trasferimento di esperienza e buone pratiche in materia di sperimentazione di
soluzioni innovative, anche in connessione a misure di Agenda digitale (OT 2) cruciali per il monitoraggio e
la gestione intelligente degli impianti e degli edifici.
In particolare, il finanziamento tramite terzi degli interventi di efficientamento energetico (legato sia
all’illuminazione stradale che agli edifici ad uso pubblico o di ERP), insieme alla loro conduzione attraverso
società di servizi energetici (c.d. ESCO), non è ancora diventato una prassi utilizzata in via ordinaria dalle
Amministrazioni locali. Le ragioni sono molteplici e legate da un lato alla disponibilità di know how tecnico
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ed amministrativo adeguato sul versante della committenza pubblica, dall’altro alle difficoltà, registrate
soprattutto negli ultimi anni, da parte delle società di servizi di approvvigionarsi di capitale e di garantire la
bancabilità delle operazioni attraverso la certezza dei ritorni finanziari previsti. Il caso dell’efficientamento
dell’edilizia residenziale pubblica appare particolarmente complesso in tal senso, viste anche le prescrizioni
dell’Accordo di Partenariato (“Gli interventi sull’edilizia residenziale pubblica saranno attuati
prioritariamente attraverso strumenti finanziari che attivino capitali privati; in caso di intervento pubblico è
necessario assicurare che i benefici finanziari dell’intervento (riduzione dei costi della bolletta energetica dei
singoli alloggi) siano destinati a copertura dei costi di investimento”), giustificando l’accompagnamento di
alcune sperimentazioni attraverso il PON METRO.
La questione della rigenerazione delle aree urbane sul piano ambientale ed energetico si mostra ancora più
problematica in relazione alle sfide legate alla mobilità urbana sostenibile e al trasporto pubblico.
Il contesto italiano, visto dalla prospettiva delle maggiori aree urbane, presenta dei nodi legati a deficit
strutturali ancora da colmare ma anche alcune linee tendenziali con cui le Città metropolitane e l’azione del
PON METRO dovranno confrontarsi. Un obiettivo di carattere generale appare la necessità di riequilibrare
uno split modale per molte città ancora troppo incentrato sull’uso del mezzo privato e sull’impatto che
questo genera ‐ per densità e vetustà del parco veicoli ‐ sull’ambiente urbano.
Il trasporto su strada è, infatti, il secondo più ampio settore per fonte di emissioni di gas ad effetto serra
nell’Unione. Numerose direttive sono state adottate per limitare l'inquinamento causato dal settore dei
trasporti, ed in special modo dai veicoli, ad esempio fissando norme di emissione per diverse categorie di
veicoli, come automobili, veicoli commerciali leggeri, autocarri, autobus e motocicli, nonché disciplinando
la qualità del carburante e il relativo tenore di zolfo e piombo (cfr. Reg. (CE) n. 443/2009 del 23 aprile
2009). Il loro recepimento a livello nazionale, anche accompagnato da strumenti di incentivazione alla
sostituzione dei veicoli, ha determinato cospicui benefici in termini di rinnovamento del parco mezzi e di
riduzione delle emissioni complessive causate dal trasporto su strada.
L’effetto di tali misure emerge chiaramente dalle rilevazioni dell’ISTAT. In termini di età media, nel 2013 in
Italia il 23,3% delle auto circolanti ha meno di 5 anni, contro il 30,8% dell'Europa; il 29,7% ha tra 5 e 10 anni
(il 31,7% in Europa); il restante 47% ha più di 10 anni (mediamente in Europa, invece, solo 37,5% delle auto
circolanti ha più di 10 anni). Nei capoluoghi delle RS le auto a più bassi standard emissivi erano più della
metà già nel 2011 e raggiungono nel 2013 rispettivamente il 55,4 e il 59,2%, mentre nel Mezzogiorno ‐
nonostante la linearità del trend di crescita ‐ la quota è ancora del 42%, e, tra le città metropolitane, la
soglia del 50% è stata superata, per la prima volta nel 2013, soltanto nel comune di Bari. Nel 2013, per il
secondo anno consecutivo si riducono i tassi di motorizzazione nei capoluoghi di provincia, Torino è l'unica
grande città a registrare nel 2013, rispetto al 2012, un aumento sia pur lieve (+0,4%) del numero di
autovetture circolanti. In controtendenza con le città metropolitane delle RMS, Reggio Calabria e Catania
con l’1,7% di incremento nel periodo 2008‐2013 sono le uniche città che hanno fatto registrare un
incremento del numero di vetture.
I dati sopra riportati seppur testimoniano una contrazione della motorizzazione privata, evidenziano come
la mobilità italiana, maggiormente concentrata all’interno delle aree metropolitane è una mobilità
fortemente squilibrata, affidata quasi esclusivamente all’auto, scelta ricorrente per il 59% delle persone
contro una media europea del 35%. Uno squilibrio modale che è causa e conseguenza dell’elevato numero
di auto per abitante. Più di 60 autovetture ogni 100 abitanti a Roma o Torino, a fronte di una media
europea che non arriva a 40: Londra 36, Berlino 35, Madrid 32. Gli effetti sono rilevanti: a Roma, ad
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esempio, il costo della congestione supera i 2 miliardi di euro ogni anno: 1.005,91 euro per ogni
automobilista; 722,75 euro per ogni utente del trasporto pubblico. Nelle cinque città più trafficate, il valore
del tempo sprecato nel traffico è di oltre 5 miliardi di euro, una cifra sufficiente a realizzare qualunque
investimento necessario per colmare ritardi e carenze del nostro sistema dei trasporti urbani.
La consistenza del trasporto privato nelle grandi aree urbane riflette, almeno in parte, il diverso apporto del
trasporto pubblico alla mobilità urbana nelle diverse città metropolitane. In questo senso si manifestano
differenze molto pronunciate tra le diverse aree urbane, quale conseguenza di fattori non solo strutturali
ma anche organizzativi e gestionali. I servizi di Car Sharing rappresentano una interessante soluzione di
carattere organizzativo e gestionale che, seppur già presente nelle città italiane da diversi anni (la prima
apparizione in Italia risale al 1998, nel pacchetto anti‐smog lanciato dal Ministero dell’Ambiente), solo di
recente si sta diffondendo in maniera rilevante principalmente attraverso l’iniziativa privata. Si tratta di un
trend di mercato internazionale, che pur non costituendo una priorità di intervento immediata per il PON
METRO rappresenta sicuramente un’area di interesse da monitorare nel tempo, ad esempio con
riferimento alla promozione della mobilità elettrica oppure nel caso di eventuali fallimenti del mercato (al
momento ipotizzabili nelle principali città del Sud).
La preponderanza dell’uso del veicolo privato, richiama la necessità un rafforzamento delle grandi
infrastrutture sia per favorire lo shift modale verso forme di mobilità sostenibile, sia per incoraggiare
l’intermodalità di trasporto. Le grandi infrastrutture di trasporto collettivo rappresentano il driver
preminente ai fini della transizione verso un modello di mobilità urbana e d’area vasta sostenibile perché
consentono di conseguire uno shift modale significativo e strutturale (e, in ultima istanza, un netto
contenimento delle emissioni inquinanti e climalteranti).
Tale ambito di attività, che prevede un ruolo preminente del CIPE e delle Regioni nell’identificazione dei
progetti di investimento, è chiaramente assegnato dall’AP ad altre filiere di programmazione (Fondo
Sviluppo e Coesione e Programmi FESR regionali). Nelle Città Metropolitane interessate dal Programma
sono già effettivamente in corso o in programma significativi investimenti in tal senso, tra i quali ad
esempio la Linea C della Metropolitana e l’alta velocità Stazione Termini ‐ Aeroporto di Fiumicino (Roma);
il completamento della Linea 1 e della Linea 6 della Metropolitana (Napoli), il potenziamento del nodo
ferroviario e la metropolitana leggera automatica Mondello ‐ Svincolo Oreto (Palermo), il Passante
ferroviario e la Linea 1 della Metropolitana (Torino), la Metrotranvia e la Nuova Stazione Ferroviaria
(Bologna).
Nel contesto più ampio appena descritto, a fronte di un fabbisogno elevato, il PON METRO deve
necessariamente essere molto selettivo e focalizzarsi su alcune urgenze e su fattori abilitanti essenziali.
Questa la motivazione di fondo per la scelta dei contenuti tematici del Programma e, insieme, il focus quasi
esclusivo sui Comuni capoluogo. Naturalmente, le strategie di mobilità sostenibile definite nei Piani di
settore (Piano Urbano della Mobilità, Piano Urbano del Traffico, Piani della Ciclabilità e Biciplan, ecc.) o in
altri documenti assimilabili sono a loro volta frutto di un esercizio di raccordo con questioni e strumenti
di rilevanza per l’area vasta (ad es. i PUM sono per forza di cose coerenti e inquadrati all’interno di Piani
territoriali di coordinamento provinciali, o di Piani regionali per la qualità dell’aria, e si parlano con le altre
pianificazioni di settore definite a livello comunale). Gli effetti del PUM, e quindi della porzione di esso
attuata con il PON METRO, sono rilevanti per territori più ampi innanzitutto in ragione del fatto che i tra i
principali utilizzatori del trasporto pubblico sono i pendolari i cui spostamenti hanno origine al di fuori dei
confini del capoluogo. In altri termini, agendo a scala comunale si ottengono benefici che vanno ben oltre.
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Anche l’integrazione con gli obiettivi dichiarati all’interno dei Piani d'azione per l'energia sostenibile (PAES)
risulta particolarmente determinante per poter verificare i target di raggiungimento in termini di riduzione
delle emissioni inquinanti, per i quali, il settore dei trasporti rappresenta quasi sempre il settore
maggiormente coinvolto.
Sulla base delle considerazioni esposte, gli ambiti prioritari del tema Mobilità sostenibile che il PON Metro
affronta sono:
la promozione di soluzioni di governo intelligente del sistema della mobilità (c.d. “intelligent
transport systems” o ITS).
il rafforzamento del trasporto pubblico su gomma e il potenziamento delle infrastrutture dedicate
(corsie preferenziali controllate telematicamente e hub intermodali).
il sostegno alla mobilità ciclabile attraverso il riammagliamento delle infrastrutture dedicate (reti di
piste ciclabili, ciclostazioni e nodi di intercambio).
Sistemi intelligenti di trasporto. Il tema degli ITS emerge da più direzioni come netta priorità adatta a
costituire un elemento unificante e nazionale per il PON METRO, sia come fattore di integrazione tra gli
interventi per la mobilità sostenibile che, in senso più ampio, in relazione alla strategia di Agenda digitale
perseguita dal Programma stesso. Peraltro, il Paese si è da poco dotato di un Piano d’Azione Nazionale sui
Sistemi Intelligenti di Trasporto (cfr. Decreto MIT del 1 febbraio 2013), in recepimento alla Direttiva
europea 2010/40/UE sul “Quadro generale per la diffusione dei Sistemi Intelligenti di Trasporto (ITS) nel
settore del trasporto stradale e nelle interfacce con altri modi di trasporto”. Nel corso della preparazione
del Programma è stato condotto un accurato assessment sullo stato dell’arte dei sistemi telematici a
supporto del sistema dei trasporti nelle aree metropolitane italiane, che ha messo in evidenza quanto
segue:
Centrali di Controllo e Gestione del Traffico. Le città delle RS e delle RT, fatta eccezione per
Venezia, hanno una Centrale Integrata di controllo e gestione della mobilità e del traffico che
integra informazioni e dati provenienti dal servizio di TPL con quelle provenienti dai sistemi di
rilevazione del traffico privato (intersezioni semaforiche, controllo accessi, ecc.). Di contro le città di
Catania, Bari e Messina, attraverso l’implementazione di progetti in corso già dotati di una
adeguata copertura finanziaria, entro il 2016 si doteranno di una Centrale di Controllo del Traffico
integrata. Le città che non sono dotate di una Centrale integrata (Venezia, Palermo, Bari e Reggio
Calabria) presentano aree di controllo centralizzate per singoli sistemi ma che non sono
interconnesse tra loro quali Gestione semaforica, Gestione controllo accessi e Gestione sistemi TPL
effettuata dal Comune e/o dalle Aziende di Trasporto/Mobilità del Comune stesso.
Gestione impianti semaforici. Gli impianti semaforici delle città delle RS e RT sono dotati per lo più
di impianti centralizzati e attuati, mentre gli impianti presenti nelle città delle RMS sono governati
quasi esclusivamente dai cosiddetti “tempi fissi”. Le città di Napoli, Palermo, Bari e Reggio Calabria
non hanno un sistema di controllo remoto della diagnostica degli impianti semaforici. Il sistema di
preferenziamento del TPL è presente in tutte le città metropolitane delle RS, oltre che Cagliari,
nell’ordine di circa il 20% degli impianti semaforici esistenti. Le altre città, non presentano tali
sistemi, se non in misura comunque non significativa, per i comuni di Catania e Napoli. Tutte le città
delle RS hanno, inoltre, predisposto una forte azione incentrata nella sostituzione delle lampade ad
incandescenza a favore delle lampade a LED. Bologna, Venezia e Genova hanno completato il
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processo di sostituzione. Torino e Roma stanno continuando nel processo di sostituzione che, a
causa della numerosità delle lanterne, richiede un tempo maggiore (il parco lanterne dei due
Comuni supera le 22mila unità). Delle città delle RMS solo Catania ha completato il processo di
sostituzione mentre le altre città sono molto indietro.
La medesima indagine ha riguardato inoltre le soluzioni adottate dalle città nei seguenti campi:
infomobilità, controllo degli accessi, della sosta ed enforcement, bigliettazione elettronica (tema di
competenza strettamente regionale in quanto funzionale ai flussi di spesa corrente a sostegno dei servizi di
interesse pubblico), oltre a monitoraggio del TPL, dei Bus Turistici e della City Logistics.
Lo stato dell’arte delle tecnologie mette in luce una evidente differenza in termini di dotazioni e servizi tra
le città delle RS (e in diversi casi RT) che hanno già sviluppato soluzioni integrate che forniscono servizi ai
cittadini in modo efficiente e tangibile, seppur con delle azioni ancora da completare anche a causa delle
dimensioni territoriali da coprire e/o per la mancanza di risorse dedicate e le città delle RMS dove la
tecnologia è rappresentata, per lo più, da isolate sperimentazioni a supporto del sistema di trasporto locale.
In linea con le disposizioni del Piano nazionale ITS e con la logica di standardizzazione e riuso che informano
l’intera strategia nazionale per l’Agenda digitale, il Programma assume quindi come priorità trasversale a
tutte le città metropolitane la promozione e piena operatività di centrali integrate di controllo del traffico,
l’implementazione di sistemi semaforici avanzati dotati di preferenziamento per il TPL (anche con la
sostituzione del parco lampade ad incandescenza con impianti a LED, in raccordo con gli obiettivi in campo
energetico) e il controllo dei passaggi non autorizzati nelle corsie preferenziali. Successivamente, secondo i
fabbisogni specifici dei differenti contesti territoriali, il PON METRO darà sostegno al rafforzamento e/o
all’introduzione di ulteriori soluzioni ITS (congestion/pollution charge, tele‐controllo bus turistici, logistica
urbana, infomobilità, ecc.).
Trasporto pubblico, corsie preferenziali e nodi intermodali. Dal 2000 al 2013 solo nel biennio 2007‐2008 il
trasporto pubblico ha visto crescere la propria quota modale in una fase di espansione della domanda di
mobilità. Per tutti gli altri anni, la fetta di mercato del mezzo pubblico si allarga quando la torta complessiva
(mercato della mobilità) si restringe; in altri termini, ripiegano i consumi di trasporto (per effetto di minori
consumi generali e minore disponibilità di reddito per le famiglie) e i cittadini, per ragioni di risparmio,
tendono a prendere un po’ di più un mezzo di trasporto pubblico. Quando la domanda risale, i cittadini
tornano inevitabilmente a viaggiare in automobile, non essendo il trasporto pubblico percepito come
alternativa strutturale per soddisfare i propri bisogni di mobilità.
Le principali criticità legate al TPL sono legate ai seguenti indicatori: età dei veicoli, velocità media (a Roma
di 15,4 km contro i 19 di Berlino e i 21 di Madrid), bassa diffusione di servizi informativi per gli utenti che
rientrano anche nel basso indice di confort durante il viaggio con i mezzi pubblici (sia lato vettura che dalla
parte delle strutture che ospitano gli utenti quali fermate, stazioni, ecc.) oltre che aspetti finanziari quali
costi chilometrici di esercizio (oltre i 5 euro a km, ben superiori alla media europea), rapporto fra ricavi da
biglietti e costi di esercizio, dove gli introiti della bigliettazione coprono poco più del 30% dei costi, contro
una media europea di oltre il 50% e punte di eccellenza (Regno Unito) superiori all’80%. Venezia, con 706,8
passeggeri per abitante, è la città con la più alta domanda di trasporto pubblico, seguita da Milano (487,7) e
Roma (436,0) secondo l’Indagine ISTAT “Dati ambientali nelle città” (anno 2013).
In termini di trend dei passeggeri trasportati è evidente una demarcazione tra città delle RS e RT e città
delle RMS già visibile dalla differenza dei volumi che al sud sono nettamente inferiori alla media nazionale.
Basti pensare che Napoli, Palermo e Bari presentano delle riduzioni percentuali superiori, in alcuni casi
21
anche in maniera considerevole, al 20%, rispettivamente ‐47%, ‐33% e ‐20%. Ciò denota il circolo vizioso
che si determina tra la forte presenza di autovetture circolanti e la ridotta presenza di sistemi di trasporto
in sede propria, con un trasporto pubblico di superficie (affidato prevalentemente alla rete degli autobus) la
cui efficienza è ridotta dai volumi di traffico. Al Centro‐Nord si registrano invece, seppur lievi, incrementi
dei passeggeri annui di TPL con un +11% di Venezia e rispettivamente +5% e +4% per Torino e Bologna. Solo
Roma (‐18%) e Genova (‐14%) presentano valori negativi evidenti. L’età media degli autobus italiani è pari a
circa 12 anni nell’urbano e quasi 11 anni nell’extraurbano. Il confronto con alcuni grandi paesi europei
dimostra come il gap risulta tuttora incolmabile. Nel 2013 l’età media dei mezzi negli altri principali paesi
europei come Francia (7,5), Germania (5,4), Spagna (6,1) e Svezia (6,2) è decisamente più bassa (indagini
ASSTRA, ANFIA).
L’offerta di servizi in Italia presenta criticità non solo per le ridotte dimensioni operative, ma anche in
termini di quantità di servizi offerti e domandati, che risultano di frequente inadeguati rispetto alle reali
necessità degli utenti, pur essendo nel complesso eccedenti. In Italia, infatti, il coefficiente di riempimento
dei mezzi (load factor) è pari a 22%, contro 45% della Spagna, 42% della Francia, e simile al 20% della
Germania. Quanto precede consente di individuare un fabbisogno di intervento piuttosto chiaro e rilevante
rispetto alle città delle RMS, sia in termini di rafforzamento delle flotte (che, a fronte degli attuali 1.750
mezzi andrebbe incrementato del 70% per raggiungere livelli di servizio equiparabili a quelli delle grandi
città del Centro‐Nord), che in termini di corsie stradali dedicate. Minimo comune denominatore è la messa
su strada di veicoli sostenibili da un punto di vista ambientale (ad esempio con trazione elettrica e/o ibrida
laddove il servizio riesca ad essere garantito con le autonomie disponibili) e tecnologicamente avanzati in
grado di fornire informazioni e servizi agli utenti e dati alle aziende per pianificare nel modo migliore il
servizio da erogare.
Sempre per le RMS, tale ambito prioritario deve prevedere la sinergica implementazione di corsie riservate
protette e controllate, e servite, laddove possibile da sistemi di preferenziamento semaforizzato. La
presenza di una rete continua di corsie riservate, specialmente se dotate, per quanto è possibile, di
semafori preferenziali al trasporto pubblico, consente di ottenere risultati favorevoli sia per gli utenti sia
per i gestori del Trasporto Pubblico. La maggiore velocità commerciale e, specialmente, la maggiore
regolarità di marcia consentita ai mezzi pubblici dalla rete di corsie preferenziali, porta infatti ad un minore
consumo di carburanti e ad un migliore funzionamento dei motori, da cui fortemente dipendono le
emissioni dei gas di scarico, oltre che una riduzione dei tempi di viaggio ed una minore variabilità degli
stessi, con maggiore rispetto dei tempi di tabella per i passeggeri.
Nel caso delle RS e delle RT, dove il TPL mostra una situazione di base nettamente migliore, la strategia del
Programma può essere utilmente indirizzata verso azioni puntuali dedicate allo sviluppo di nodi
interscambio e hub intermodali in grado di offrire un punto di snodo per la mobilità sostenibile e per una
intermodalità efficiente, con l’attivazione di parcheggi di intercambio, pensiline riparate, pannelli telematici
informativi, punti di ricarica per veicoli elettrici privati e pubblici, stalli di sosta per il car sharing. Di
particolare rilevanza, anche in linea con quanto riportato a seguire circa la mobilità ciclabile, la presenza di
bike sharing e ciclostazioni all’interno degli hub intermodali e il loro posizionamento lungo le direttrici ciclo‐
pedonali.
Mobilità ciclabile. Una analisi dell’estensione delle piste ciclabili evidenzia una buona dotazione dei comuni
capoluogo di provincia del Nord rispetto al quelli del Centro‐Sud, differenza che è costantemente
aumentata nel corso degli anni. Tra le città metropolitane, nel 2013, è Torino quella con la maggiore
densità di piste ciclabili, ben 137,4 km ogni km2 di superficie comunale, un dato oltretutto in continua
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crescita e in forte accelerazione negli ultimi anni (dai 65,5 km del 2002 fino ai 137,4 del 2013). Interessante
è anche l’incremento che si registra a Milano (+46,9 km tra il 2008 e il 2013); mentre le città con la minore
dotazione sono Reggio di Calabria e Genova, con meno di 1 km per km2 di superficie. I valori assoluti (in km)
della rete ciclabile mettono in risalto il marcato divario infrastrutturale tra centro‐nord e sud. Fatta
eccezione per Genova (1,3 km) e Firenze (89 km) tutte le città del Centro Nord presentano reti ciclabili che
si estendono per oltre 100 km, fino ai 258 di Roma. Al sud la dotazione maggiore è quella di Palermo con
21, km, segue Napoli con 16 km e Bari con 8,8 km. Le altre presentano tratti di piste ciclabili che sommate
non superano i 4 km.
Anche in termini di pianificazione e programmazione degli interventi legati allo sviluppo della mobilità
ciclabile ed alle infrastrutture connesse le città del RS si sono dotate (e li stanno implementando) di
strumenti tecnici e normativi quali Piani della Ciclabilità e/o Biciplan. Fatta eccezione per il comune di Bari
che a fine 2013 ha presentato il suo Biciplan sviluppato nell’ambito del progetto CIELO (Med 2007/2013),
nelle città del sud esistono solo alcuni richiami all’interno dei documenti di programmazione di settore
(laddove questi ultimi sono presenti).
La rete ciclabile italiana presenta una sviluppo fortemente squilibrato tra centro‐nord e sud. In tal senso i
fabbisogni prioritari per il Programma possono essere disarticolati per aree territoriali. Nelle RS e RT, la
priorità deve essere assegnata al conseguimento in tutte le città della massa critica e integrazione della rete
ciclabile per richiamare una adeguata domanda di mobilità ciclistica, anche con l’integrazione di adeguate
strumentazioni tecnologiche che permettano di incrementare la sicurezza delle piste e di sviluppare
l’integrazione con servizi di bike sharing e altre forme di mobilità sostenibile. Nelle RMS, invece, anche alla
luce delle priorità assegnate alle altre tematiche sopra esposte, potrebbe essere necessario restringere il
campo a un numero circoscritto di territori, su quali focalizzare gli investimenti per la creazione di una rete
ciclabile di base di dimensioni significative.
Sfide demografiche e sociali
Le città sono state a lungo identificate in Europa come i luoghi in cui è più complesso, ma allo stesso
necessario, coniugare obiettivi di competitività economica e di coesione sociale. La stessa Unione Europea
ha posto al centro delle proprie politiche a supporto delle città un’idea di sviluppo equilibrato fondato sulla
lotta a tutte le forme di marginalità ed esclusione sociale. La crisi economica e sociale sviluppatasi a partire
dal 2008 ha reso queste premesse ancora più attuali, considerato che soprattutto nelle città le differenze
tra le varie classi sociali in termini di reddito e possibilità di accesso ai servizi essenziali appaiono più
pronunciate. Inoltre, buona parte delle grandi città europee è tornata ad attrarre popolazione, invertendo i
processi di declino demografico che avevano interessato la dimensione urbana negli ultimi decenni (Urban
Audit, 2010). Ciò deriva dal fatto che le grandi città, nonostante determinino maggiori costi di localizzazione
e mantenimento per gli individui e le famiglie, vengono comunque percepite come luoghi privilegiati per
affermarsi sul piano personale ed economico.
In Italia la situazione non appare dissimile dal contesto europeo: nelle maggiori aree urbane processi di
riconcentrazione demografica si affiancano ad un incremento della popolazione straniera, producendo una
riarticolazione della struttura sociale delle città che, a sua volta, esprime nuove domande abitative. Dalle
rilevazioni Istat, emerge infatti come diverse grandi città italiane nell’ultimo decennio (2004‐2013) sono
tornate ad attrarre popolazione, sia al livello del comune centrale, sia alla scala metropolitana: Roma
(rispettivamente del 12,1% e 13,5%), Milano (1,9% e 4,4%), Bologna (2,6% e 6%), Firenze (2,5% e 4,3%). In
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altri contesti, la stagnazione della popolazione nel comune centrale si associa comunque a cospicui processi
di incremento e redistribuzione della popolazione nei comuni della cintura metropolitana, come a Cagliari
(+10,1%), Venezia (+6,3%), Palermo (+5,9%). In questi processi le dinamiche della popolazione straniera
assumono un ruolo più che determinante. Sempre nell’ultimo decennio (2004‐2013), le maggiori città
italiane sono state caratterizzate da processi di immigrazione senza precedenti, con una popolazione
straniera più che raddoppiata sia a livello dei comuni centrali (+104,9%) sia tra i comuni periurbani
(+123,1%). In alcuni comuni centrali, inoltre, tali processi di concentrazione eccedono in maniera
significativa dalla media nazionale, come a Napoli (+219%), Cagliari (+165%), Roma (+144%), Venezia
(+143%) (Cittalia, 2014).
Anche come conseguenza di questi fenomeni, nelle maggiori agglomerazioni urbane italiane si manifestano
crescenti e diffuse forme di disagio abitativo. Si tratta di morfologie del disagio molto più articolate
rispetto al passato, legate all’emergere di nuove forme di povertà urbana derivanti soprattutto, anche se
non esclusivamente, dall’aumento dei flussi migratori. Infatti, accanto alle forme più estreme del disagio
abitativo – condizione di “senza tetto”, ovvero persone in strada o in sistemazioni di fortuna, in dormitori o
strutture di accoglienza notturna, e di “senza casa”, ovvero ospiti in strutture per senza dimora, immigrati,
rifugiati, donne vittime di violenza, etc. – la classificazione europea HETOS (2005), pone in evidenza il
diffondersi di due ulteriori e più estese categorie di disagio abitativo: quella relativa alla presenza in
“sistemazioni insicure” e quella relativa alle “sistemazioni inadeguate”. Si tratta di situazioni di disagio
espresse, rispettivamente, da persone che vivono in sistemazioni non garantite ed a rischio di perdita
dell’alloggio, e da persone che vivono in alloggi impropri, ovvero in strutture non rispondenti agli standard
comuni o in situazioni di estremo sovraffollamento. Fenomeni, questi, che in generale si radicano in
quartieri che già presentano situazioni di disagio sociale, a causa della marginalità geografica, del degrado
ambientale, della bassa attività economica e dell’illegalità.
In Italia, l’inasprimento del disagio abitativo ha ragioni di lungo periodo, derivanti dalla progressiva
contrazione negli ultimi decenni degli investimenti pubblici destinati alla casa e alle politiche sociali, ma si è
accentuato per gli squilibri indotti dalla recente crisi economica, la quale ha accresciuto le difficoltà
economiche delle famiglie e indebolito la capacità dei governi locali di fornire risposte efficaci al disagio
abitativo nelle sue molteplici dimensioni. Recenti rilevazioni Istat mostrano come nel 2012 il 14,3% degli
individui vivessero in famiglie gravemente deprivate, e il 24,8% in famiglie deprivate, rispetto a valori
rispettivamente del 6,9 e del 16 per cento registrati nell’anno 2010 (Istat, Indagine Eu‐Silc, 2012). Altri
indicatori riguardanti il rischio di povertà ed esclusione sociale al 2013 (Istat, 2013), mostrano non solo
l’entità generalizzata del fenomeno, ma significative divergenze sul territorio nazionale, con le regioni
meridionali che registrano valori mediamente doppi rispetto a quelle del centro‐nord.
Tali dinamiche hanno condotto negli ultimi anni in Italia ad un ritorno di attenzione verso la questione
abitativa, con l’identificazione di una serie di misure volte a sostenere interventi nelle città sia a livello
nazionale – visto che allo Stato, anche dopo la riforma del Titolo V della Costituzione, rimane il compito di
definizione di principi e finalità di carattere generale e di garanzia per le fasce economicamente più deboli –
sia a livello regionale, visto che alle Regioni sono conferite specifiche funzioni di programmazione delle
risorse finanziarie destinate al settore abitativo.
A livello nazionale, in particolare, sono stati previsti strumenti volti a ridurre il costo dell’abitare per le fasce
più deboli, quali il Fondo di solidarietà per i mutui per l’acquisto della prima casa, il Fondo di garanzia per la
prima casa per le giovani coppie o ai nuclei familiari monogenitoriali, il Fondo investimenti per l’abitare
(FIA). Il più recente Piano Casa varato dal governo nazionale nel 2014 (cfr. Decreto Legge 28 marzo 2014, n.
24
47) costituisce un tentativo organico di mettere a sistema modalità convenzionali ed innovative per la
riduzione del disagio abitativo attraverso interventi volti a sostenere l’affitto a canone concordato, ad
ampliare l’offerta di alloggi popolari (ERP) e a sostenere lo sviluppo dell’Edilizia Residenziale Sociale (ERS).
Tra questi interventi figurano misure di sostegno all’affitto, come il Fondo nazionale per il sostegno
all’accesso alle abitazioni in locazione, e il Fondo destinato agli inquilini morosi incolpevoli, oltre a misure
volte ad incentivare l’immissione degli alloggi sfitti sul mercato a canone concordato (riduzione
dell’aliquota cedolare secca, agevolazione fiscali sui redditi da locazione, etc.). Inoltre, il Piano Casa prevede
misure per combattere l’occupazione abusiva degli immobili di edilizia residenziale pubblica, così come il
loro riscatto, e più in generale l’acquisto di alloggi sociali da parte dei locatari.
Particolare attenzione viene inoltre dedicata alle forme organizzative necessarie ad assicurare un efficace
coordinamento di queste misure nei diversi contesti urbani e metropolitani. Un modello in rapida
diffusione in diverse delle maggiori città italiane è quello delle “agenzie per la casa”, ovvero strutture di
servizio che operano in un segmento intermedio tra quello dell’edilizia residenziale pubblica e il mercato,
proponendosi di facilitare l’incontro tra la domanda espressa dai nuclei familiari più deboli che non
rientrano nei percorsi dell’ERP e l’offerta di alloggi a canoni concordati. Tale attività di intermediazione si
accompagna ad attività di supporto agli utenti orientate a facilitare l’accesso agli incentivi ed alle
agevolazioni offerte dal quadro normativo nazionale e regionale, in un’ottica di gestione e prevenzione
delle emergenze, di accompagnamento all’abitare e, insieme, di più efficiente gestione del patrimonio di
edilizia residenziale pubblica. Queste nuove modalità di intervento riconoscono la necessità di superare il
tradizionale approccio alla questione abitativa fondato sull’esclusiva produzione di edilizia residenziale
pubblica, sia per questioni di onerosità economica degli interventi, stante le perduranti difficoltà dei bilanci
pubblici, sia per offrire risposte diversificate ad una domanda altrimenti cristallizzata attorno alle richieste
di sussidio.
Coerentemente con questo approccio, il PON METRO è chiamato a rafforzare le politiche introdotte dal
Piano Casa, rafforzandone l’impatto sui territori delle 14 città metropolitane, e dall’altro offrire un proprio
valore aggiunto in termini strategici e progettuali, il quale può essere valutato sotto diversi profili.
In primo luogo esso si propone di fornire le condizioni, metodologiche ed operative, per allineare i diversi
contesti metropolitani rispetto alla questione dell’emergenza abitativa. Tale allineamento appare
necessario in ragione delle significative differenze che sussistono tra le diverse aree metropolitane del
paese, sia in termini oggettivi (entità della domanda, dotazione di alloggi sociali, dinamiche di mercato), sia
nella capacità di innovazione nelle politiche abitative. In questo senso, il PON METRO potrà svolgere una
funzione sussidiaria rispetto alle politiche condotte dal Piano Casa, ad esempio estendendo ai diversi
contesti metropolitani strumenti non ancora attivati da alcuni governi regionali, quali in primo luogo il
Fondo destinato agli inquilini morosi incolpevoli. In secondo luogo esso si pone come forte leva per la
sperimentazione di strumenti innovativi a livello di città metropolitana, come il coordinamento delle
politiche abitative condotte dai singoli comuni.
Tenuto conto delle sopracitate dinamiche di contesto e domande emergenti, il PON METRO propone un
piano di azione integrato che si incardina sulla strategia per l’emergenza abitativa definita dall’Accordo di
Partenariato ed i cui ambiti portanti sono i seguenti:
la promozione delle agenzie metropolitane per la casa;
la gestione della vulnerabilità abitativa e la prevenzione di nuove emergenze;
25
il potenziamento e la riqualificazione del patrimonio di edilizia residenziale pubblica.
La diffusione delle agenzie metropolitana per la casa è uno degli obiettivi più ambiziosi che il PON METRO
si propone di raggiungere nel corso della sua attuazione, uno strumento che appare obbligato nel medio
lungo‐periodo in ragione della dimensione tendenzialmente intercomunale del fenomeno del disagio
abitativo. In questo senso, l’obiettivo di replicare le esperienze già positivamente avviate in alcune città
metropolitane (quali ad esempio Torino e Milano) trova nel PON METRO una essenziale ed efficace
piattaforma di condivisione tra le diverse città metropolitane.
Questo orientamento nasce dalla consapevolezza che le città italiane, e le grandi aree urbane in particolare,
presentano una cospicua dotazione di abitazioni inutilizzate che non trovano adeguata collocazione nel
mercato immobiliare (a livello nazionale il 22,7 % delle abitazioni risulta vuoto o occupato solo da persone
non residenti, di cui circa il 24 % nelle 14 città metropolitane, Fonte: Istat, censimento 2011). In termini
generali, si riconosce come gli obiettivi di contenimento del disagio abitativo possano essere raggiunti
mediante l’aumento dell’offerta di alloggi a canone controllato che rimane inesplorata per una serie di
ragioni, tra cui in primo luogo la sfiducia dei proprietari per il mercato delle locazioni e il rischio di morosità.
A differenza dell’intervento diretto per la realizzazione di alloggi, questo tipo di obiettivo può essere
conseguito solo attraverso una azione coordinata di diversi strumenti e modalità di intervento, tra le quali
figurano in primo luogo le politiche di sostegno alla locazione, sul fronte della domanda, e la leva fiscale (ad
esempio la “cedolare secca” sugli affitti) sul fronte dell’offerta.
Il modello “agenzia” si configura in questo senso come struttura di servizi flessibile e reticolare, in grado di
raccordare le dotazioni residenziali presenti a diverse scale istituzionali e territoriali. Sempre ponendo
prioritaria attenzione alla qualità dei flussi informativi tra soggetti diversi – elemento su cui si fonda
l’efficacia stessa delle agenzie per la casa –, ed in stretto raccordo con la più ampia strategia di Agenda
digitale, il PON METRO intende sostenere anche il potenziamento degli strumenti informatici a
disposizione degli enti locali per la gestione del patrimonio abitativo pubblico. Ci si riferisce in particolare a
basi informative quali l’Anagrafe degli assegnatari di alloggi di edilizia residenziale pubblica, strumenti di
fondamentale importanza al fine di contrastare le illegittime assegnazioni, migliorare la capacità di
programmazione e gestione del patrimonio esistente, assicurare un più efficace raccordo tra le dotazioni
disponibili e la domanda abitativa esistente e favorire la rotazione negli alloggi di edilizia residenziale
pubblica.
La seconda linea di intervento del PON METRO riguarda la creazione delle condizioni strutturali ed
organizzative per una più efficace gestione della vulnerabilità abitativa e per la prevenzione di nuove
emergenze. Negli ultimi anni l’inasprirsi della crisi economica e il blocco delle retribuzioni hanno generato
nuove morfologie del disagio abitativo. Il fenomeno si presenta particolarmente evidente per le classi di età
più basse, sulle quali incide maggiormente la difficoltà di accesso al mondo del lavoro ed il conseguimento
di livelli di reddito adeguati a sostenere i costi dell’abitazione. Recenti rilevazioni Istat, infatti, mostrano
come per la popolazione di età inferiore ai 35 anni tra il 2005 ed il 2012 la quota di reddito destinato alla
abitazione sia lievitata dal 14,8 per cento al 16,2%, mentre per la classe di età tra 35 e 44 anni il dato sia
variato dal 13,5% al 14,1%. Oltre a ciò, quote crescenti di famiglie dichiarano di avere arretrati per bollette
ed affitto o mutuo: il 10,6% delle famiglie in arretrato con il pagamento delle bollette (+1,8 rispetto al
2007); il 4,9% in arretrato con il pagamento dell’affitto o della rata di mutuo (+0,8 rispetto al 2007) (Istat
2012, indagine UE‐SILC). Nei capoluoghi delle aree metropolitane questi valori lievitano ulteriormente, con
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il 12,7% delle famiglie in difficoltà per quanto riguarda le bollette (+2,3 rispetto al 2007) ed il 5,2% per
quanto riguarda le rate di affitto e mutuo (+0,7 rispetto al 2007).
Ma l’indicatore forse più significativo per comprendere l’andamento del fenomeno in Italia è il continuo
aumento degli sfratti effettuati per morosità. A livello nazionale, nel quinquennio 2009‐2013 questi sono
passati da 51.576 a 65.302 l’anno, con un incremento percentuale del 26,6%. Tra il 2011 ed il 2012, in
alcune delle maggiori aree urbane del paese il fenomeno ha assunto dimensioni particolarmente allarmanti,
come a Torino (+10,4% nel quinquennio), Genova (+11,2%), Bologna (18,9%), Roma (+15,8%), Palermo
(27,5%). A discapito delle tendenze in atto, alla data di costituzione del Fondo nazionale per la morosità
incolpevole (2013), soltanto sette Regioni (Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Marche
e Campania) avevano emanato norme, ed impegnato proprie risorse, per costituire politiche a supporto dei
soggetti sottoposti a sfratto.
Il Piano Casa ha introdotto un programma pluriennale di finanziamento (225,92 meuro tra i 2014 ed il 2020)
in aggiunta alla dotazione (40 meuro) stanziata in occasione della costituzione del Fondo (2013),
costituendo un fondamentale supporto nel contrastare lo stato di emergenze in questa particolare
morfologia del disagio abitativo. Tuttavia l’entità media degli sfratti per morosità nelle aree metropolitane
(circa 25.000 l’anno) non consente di ritenere tale misure esaustive per la soluzione strutturale del
fenomeno. Il PON METRO in questo senso si propone di rafforzare l’efficacia delle misure messe a
disposizione dal quadro normativo nazionale sui 14 contesti metropolitani interessati dal programma,
sostenendo direttamente i costi per quote aggiuntive del fondo destinate alle città metropolitane,
promuovendo l’attivazione coordinata di risorse a fondo perduto e revolving (come previsto dall’Accordo di
Partenariato), sollecitando l’attivazione dei fondi laddove questi non sono stati tuttora attivati attraverso
provvedimenti regionali.
La questione degli sfratti mostra l’estendersi delle forme del disagio abitativo a dimensioni e morfologie
non più confinabili a quelle tradizionali, ma legate a forme di povertà relativa e problematiche psico‐sociali
molto più diffuse e trasversali rispetto al passato. Tra queste, figurano le forme di vulnerabilità legate a
condizioni di fragilità fisica, psicologica e sociale, fattori che in aggiunta a sopravvenute difficoltà
economiche possono determinare rischi di perdita dell’abitazione, con condizioni ancor più gravi di quelle
ordinarie. La risposta a tali fabbisogni – la cui entità non è facilmente quantificabile – richiede un approccio
sinergico tra politiche di varia natura in grado di offrire insieme alla soluzione del problema abitativo anche
gli strumenti per il pieno reinserimento sociale, anche finalizzate al reinserimento lavorativo laddove l ve ne
siano le condizioni. In questa direzione, il PON METRO si propone di sostenere le città metropolitane, da un
lato, nel creare le condizioni organizzative per meglio identificare e monitorare tali morfologie del disagio,
dall’altro, nell’attivare interventi di sostegno finalizzati ai fabbisogni specifici dell’utenza, disegnati con
l’obiettivo di rafforzare il percorso verso l’autonomia abitativa e il reinserimento sociale e lavorativo.
La necessità di diversificare l’approccio e gli strumenti di contrasto al disagio abitativo naturalmente non
rende inattuale la necessità del potenziamento e riqualificazione del patrimonio di edilizia residenziale
pubblica. Se guardiamo al medio‐lungo periodo, infatti, scopriamo come l’emergere del disagio abitativo
non possa essere disgiunto dalla progressiva contrazione del patrimonio di Edilizia Residenziale Pubblica
(ERP) messo a disposizione delle categorie economicamente più svantaggiate. Un recente rapporto (Cittalia,
2010) mostra come lo stock abitativo pubblico sia calato di oltre il 20% solo nel periodo 1991‐2007,
passando da un milione di alloggi a circa 800.000 unità a causa delle cartolarizzazioni di alloggi esistenti e
della mancata realizzazione di nuove residenze. Ulteriori rilevazioni (Nomisma, 2010) mostrano, peraltro,
come solo circa il 70% del patrimonio di ERP sia impiegato per il sostegno alle famiglie maggiormente
27
disagiate. L’attuale incidenza dell’edilizia residenziale pubblica sul totale delle abitazioni in affitto, di
conseguenza, si è ridotta a meno di un quarto del totale, mentre l’incidenza delle abitazioni in affitto con
canoni regolati per finalità sociali ammonta a solo il 5,3% dello stock residenziale, contro un valore medio
europeo che si attesta al 7,7% (Cecodhas, 2012).
Rilevazioni condotte nell’ambito del processo di co‐progettazione del PON Metro, evidenziano come tra le
14 città metropolitane target del Programma lo stock di ERP in possesso delle amministrazioni comunali
appare piuttosto diseguale: ad esempio, a Milano tale dotazione ammonta a 29.595 alloggi, a Napoli a
24.000, a Bologna a 11.829; mentre in altre città di cospicue dimensioni demografiche lo stock disponibile
appare di minore entità, come a Torino e Palermo in possesso rispettivamente di 9.448 e 4.868 alloggi.
Anche a fronte di una disponibilità superiore alla media, lo scarto tra domanda e offerta di alloggi pubblici
rimane rilevante, come si evince dalla quantità di domande di assegnazione tuttora inevase dalle
municipalità, che a Milano ammontano a 23.380 unità, 15.917 a Napoli, 5.508 a Bologna, per un totale di
oltre 90.000 domande nel complesso delle città target del Programma.
Nella consapevolezza che non rientra nella missione e nelle possibilità del PON METRO incidere
massivamente sulle carenze di Edilizia residenziale pubblica nelle città metropolitane, è comunque
obiettivo del Programma riattivare il processo di produzione di alloggi sociali nelle maggiori città italiane.
Rispetto all’approccio praticato nel passato, incentrato sulla realizzazione di nuovi quartieri popolari, il PON
METRO sollecita l’intervento sul patrimonio edilizio esistente, considerati lo stato di degrado in cui versa
buona parte degli edifici attualmente destinati ad ERP, così come la significativa dotazione di immobili in
possesso delle amministrazioni comunali che sono inutilizzati ma presentano un potenziale di riconversione
ad edilizia sociale.
Questo approccio coniuga l’obiettivo primario dell’incremento della dotazione di edilizia sociale con
interventi di altra natura e fortemente strategici per le città, quali ad esempio il retrofit energetico degli
involucri edilizi, il quale incide sia sulla sostenibilità ambientale nelle aree urbane sia, attraverso il
contenimento dei consumi, sui costi a carico della collettività. Dalle consultazioni effettuate nel corso della
preparazione del Programma è emerso che le priorità delle città in questa direzione risiedano nella
ristrutturazione del patrimonio di ERP disponibile e già locato, con fabbisogni quantificati in diverse migliaia
di alloggi in ciascuna città. Stando ai vincoli imposti dall’Accordo di Partenariato – il quale impedisce
interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria di immobili già locati –, il PON METRO da priorità agli
interventi volti alla produzione di nuovi alloggi tramite la ristrutturazione di edifici degradati, ovvero
interventi che assicurino l’incremento degli standard energetici degli alloggi.
Dalle stime effettuate sulle città target del Programma, si può identificare in circa 890.000 individui e
370.000 alloggi (proiezione dei valori EU‐SILC sulla popolazione dei 14 Comuni) i valori prudenziali riferibili
al disagio abitativo presente nelle città nelle sue diverse fattispecie, dal sovraffollamento alla carenza di
servizi per l’abitabilità. Dinanzi a tale consistenza, le azioni del PON METRO si orientano in primo luogo ad
intervenire sulle condizioni di maggiore gravità ed urgenza della domanda abitativa, senza tuttavia
trascurare la sperimentazione e la diffusione di formule progettuali innovative – tra le quali formule di
Edilizia residenziale sociale con il coinvolgimento di partner non pubblici –, la cui diffusione appare
necessaria per conseguire l’abbattimento del disagio abitativo nel medio‐lungo periodo. Il confronto con le
città ha inoltre evidenziato come le esigenze di riqualificazione del patrimonio edilizio in senso stretto non
possano essere disgiunte da interventi più estesi volti a riqualificare l’ambiente urbano nel suo complesso e
la dotazione di servizi nei quartieri ad alta densità di Edilizia residenziale pubblica. In quest’ottica, le priorità
del PON METRO vanno sia verso la soluzione di casi di conclamata criticità – come alcuni quartieri
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fortemente degradati nelle città del Sud –, sia nell’idea che gli interventi finanziati dal Programma possano
costituire delle leve progettuali per l’attivazione di più strutturati programmi integrati da parte delle città,
nella logica dei Contratti di Quartiere già sperimentati sul territorio nazionale.
Come in altri contesti europei, anche in Italia nelle maggiori agglomerazioni urbane si manifestano le forme
più acute di povertà e disagio abitativo o grave marginalità sociale. Questi fenomeni si legano storicamente
anche alla attrattività delle grandi città per persone in cerca di occupazione, ma anche a più recenti squilibri
indotti dalla crisi economica, la quale ha accresciuto ed ampliato le tipologie di persone in difficoltà
economiche, e la capacità di istituzioni e del terzo settore di fornire risposte efficaci.
L’Accordo di Partenariato, nel quadro più ampio della Strategia nazionale di lotta e contrasto alla povertà,
assegna al PON METRO il compito di contribuire a rispondere alle sfide legate alla riduzione della
marginalità estrema attraverso la riduzione dell’emergenza abitativa e più in generale della povertà e della
grave deprivazione attraverso percorsi volti all’inclusione sociale degli individui e dei gruppi sociali più
emarginati.
Naturalmente, l’impostazione della strategia nazionale di policy di lotta alla povertà risulta molto più ampia
(dalla revisione e finanziamento di forme di sostengo al reddito per le famiglie con maggiori difficoltà alle
politiche ordinarie rivolte alle famiglie e ai minori in difficoltà) e ha trovato e troverà attuazione in altri
programmi nazionali (PON Inclusione, PO FEAD) e nei programmi regionali. Ruolo importante in questo
senso ha assunto il Piano di Azione e Coesione e le misure a sostegno del reddito recentemente approvate
dal governo, iniziative che, a seconda delle specifiche responsabilità di governance interessate,
proseguiranno nella programmazione 2014‐2020.
La scelta di attribuire al PON METRO una così specifica focalizzazione discende da due considerazioni: da un
lato, la caratterizzazione del problema in ambito urbano ed in particolare nelle 14 Città metropolitane
individuate dal programma come zone geografiche sensibili; dall’altro, il ruolo preminente che gli enti locali
hanno, nell’ordinamento nazionale e di fatto, in relazione a questi ambiti di policy, in quanto concreti
titolari delle infrastrutture sociali e dei servizi connessi.
In questa ottica, il fabbisogno legato alla riduzione della povertà e alla marginalità estrema nell’ambito del
PON è riconducibile a due ambiti principali di intervento:
Individui senza dimora;
Comunità Rom, Sinti e Camminati;
Individui senza dimora. L’iniziativa flagship “European Platform against Poverty and Social exclusion” della
strategia Europa 2020 identifica nei “senza dimora” una delle più severe forme di povertà e esclusione
sociale, con particolare riferimento all’ambito urbano e alle città di maggiore dimensione.
Al di là dell’evidente criticità di tale condizione, una prima necessaria riflessione riguarda la definizione e
quantificazione del fabbisogno. In questa ottica anche in Italia si è cercato di avviare una stima delle
persone in tale situazione di disagio e dei servizi disponibili per offrire una risposta al soddisfacimento dei
bisogni primari. In particolare, l’ISTAT insieme alla Federazione nazionale Italiana Organismi per le persone
senza dimora ha permesso negli ultimi anni di avere importanti informazioni sulle principali caratteristiche
e dinamiche del fenomeno. L’indagine del 2011, che ha riguardato 158 comuni italiani tra i quali le 14 città
29
metropolitane, ha prima di tutto evidenziato che in Italia la situazione è caratterizzata da particolare gravità
a fronte di un aumento consistente della popolazione immigrata nel corso degli ultimi anni. I dati, ricavati
attraverso una ricognizione sulle persone che usufruiscono dei servizi mensa, dormitori e sportello, stimano
in Italia la presenza di circa 48.000 persone senza una dimora, per un peso pari a circa lo 0,2% della
popolazione residente (anche se non sempre di residenti si tratta) con una incidenza maggiore al Nord
(0,35% al Nord‐Ovest e 0,27% al Nord‐Est) ed inferiore al Centro e al sud (0,20% al Centro, 0,21% nelle Isole
e 0,10% al Sud). L’indagine del 2011 ha inoltre confermato una maggiore concentrazione del fenomeno nei
centri urbani maggiori. In particolare, oltre il 60% delle persone senza dimora si concentra nei 14 comuni
interessati dal PON METRO (circa 34.000), con punte eccezionali a Milano (circa 13.000 individui), Roma
(7.800) e Palermo (3.829). A livello più qualitativo, la medesima indagine mette inoltre in evidenza che
soprattutto in questi ultimi anni caratterizzati da crisi economica ed immigrazione questa categoria di
povertà si è progressivamente modificata in termini di composizione, allargandosi alle persone di età più
giovane e con titoli di studio maggiormente elevati, alle famiglie e ai bambini sia italiani che immigrati.
Come attività propedeutica all’indagine vera e propria sulle persone, l’ISTAT ha effettuato nel 2010 una
ricognizione sui servizi ad esse dedicati. Ne emerge la presenza sul territorio nazionale, ed in particolare nei
158 Comuni indagati, di diverse tipologie di servizi: dalla risposta ai bisogni primari (come cibo, vestiario,
igiene personale), alla necessità di un alloggio notturno (alloggi, comunità, dormitori), ai servizi di
segretariato sociale e quelli di presa in carico e accompagnamento. Le analisi mostrano però non solo una
carenza in termini di capacità di copertura del bisogno, ma anche la necessità di rafforzare integrazione e
coordinamento tra i differenti soggetti e differenti tipologie di servizi a supporto di queste persone. In
particolare a fronte della aumento importante di questa categoria di persone e della molteplice
caratterizzazione delle problematiche individuali, in generale gli enti locali ed il settore pubblico non sono
riusciti ad attrezzarsi adeguatamente per far fronte alla situazione mentre il volontariato organizzato ed il
privato sociale hanno spesso supplito alla difficoltà del pubblico di intervenire in tempi ravvicinati e su di un
problema emergente.
L’incremento dei flussi migratori negli ultimi anni ha quindi portato enormi tensioni sulle strutture di
servizio esistenti sia al Nord che al Sud del Paese, imponendo di rafforzare la capacità di risposta e di offerta
di servizi erogati. Allo stesso tempo, tuttavia, la creazione di centri di accoglienza e l’insieme di servizi
dedicati ad assolvere ai bisogni primari non può essere considerata la soluzione ai disagi dei senzatetto: la
fuoriuscita durevole da tale condizione richiede forme di accompagnamento più complesse (e non solo
“emergenziali” e connesse alle esigenze primarie di accoglienza) che necessariamente devono passare per i
servizi di segretariato sociale e di presa in carico multi‐dimensionale. Per sostenere risultati permanenti in
termini di integrazione ed inclusione sociale, le amministrazioni locali sono di fronte alla necessità di
ricercare nuovi strumenti e modelli di intervento, verso una migliore organizzazione e gestione dei servizi.
In questa ottica, dopo un lungo percorso di confronto pubblico e consultazione, il Ministero per le Politiche
sociali ha predisposto Linee guida nazionali dedicate, che costituiranno un utile strumento operativo e
metodologico per la definizione degli interventi futuri (ivi incluso lo stesso del PON METRO).
Per le ragioni esposte il fabbisogno individuato in relazione agli individui senza dimora può essere utilmente
affrontato attraverso il PON METRO, e pertanto ne costituisce una priorità di intervento in raccordo con gli
altri strumenti di programmazione nazionale (PON Inclusione e PO FEAD) ed i programmi regionali. Per
massimizzare le sinergie, la specializzazione più utile per il PON METRO sembra quella del rafforzamento
dei servizi di primo soccorso a bassa soglia (in particolare unità di strada, mense e servizi igienici e strutture
di accoglienza, oggetti che richiedono la compresenza di FSE e FESR), per consentire l’immediata risposta
all’emergenza in corso, rispetto alla quale le Amministrazioni comunali sono come si è già detto in prima
30
linea. Rispetto a tale ambito di intervento, il Programma lavorerà in sinergia con il PO FEAD, che sosterrà
(anche nelle medesime strutture create dal PON METRO) interventi diretti volti al sostegno delle persone in
condizione di grave deprivazione materiale attraverso la fornitura di prodotti alimentari e/o assistenza
materiale di base. Nella strategia delineata, la missione del PON METRO si “esaurisce” nell’avvio di servizi di
sportello e percorsi di accompagnamento che facciano da punto di snodo tra i servizi a bassa soglia finora
descritti e funzioni più evolute e durature di accompagnamento all’abitare autonomo e reinserimento
sociale e lavorativo che sostenuti dal PON Inclusione e sviluppati secondo il modello Housing First.
Comunità Rom, Sinti e Camminanti. Sempre con riferimento a situazioni di marginalità estrema, la gravità e
l’impatto sociale del bisogno ha portato a considerare all’interno del PON METRO anche la condizione delle
comunità emarginate ed in particolare delle popolazioni Rom, Sinti e Camminanti (in seguito “comunità
RSC”).
La strategia nazionale di riferimento, è stata predisposta dall’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali
(UNAR) della Presidenza del Consiglio dei Ministri in attuazione della comunicazione della Commissione
europea n. 173/2011. L’obiettivo generale è quello di “promuovere la parità di trattamento e l’inclusione
economica e sociale delle comunità RSC nella società, assicurare un miglioramento duraturo e sostenibile
delle loro condizioni di vita, renderne effettiva e permanente la responsabilizzazione, la partecipazione al
proprio sviluppo sociale, l’esercizio e il pieno godimento dei diritti di cittadinanza garantiti dalla
Costituzione Italiana e dalle Convenzioni internazionali”. In particolare la definizione della prima fase
biennale della strategia, dedicata ad assicurare una progressiva inclusione delle comunità RSC nel tessuto
socio‐economico nazionale, pone l’attenzione sul superamento dei c.d. “campi” (siano essi spontanei e/o
legalizzati) riconoscendoli come particolari e non più tollerabili situazioni di degrado abitativo ed
urbanistico, che peraltro rappresentano un fenomeno tipicamente urbano.
Per ragioni complesse, non sono disponibili dati certi e omogeni sulla consistenza del gruppo target
insediato in ciascuna città e nel territorio nazionale, e soprattutto mancano informazioni su quella parte di
popolazione che vive nei “campi abusivi” (e quindi in situazioni di degrado fisico e materiale ancora più
grave). L’indagine condotta dalla Commissione Straordinaria del Senato nel 2010 per la tutela e la
promozione dei diritti umani stimava la presenza in Italia di circa 130.000/150.000 individui, di cui 70.000
italiani, la maggioranza dei quali collocati nelle città di Torino, Genova, Milano, Brescia, Pavia, Padova,
Bologna, Reggio Emilia, Roma, Napoli, Foggia e Bari. Secondo altre fonti, come la Comunità di Sant’Egidio,
l’ANCI, l’UNIRSI e l’Opera Nomadi, il numero complessivo potrebbe salire a 160.000. Esistono anche
rilevazioni più specifiche, come ad esempio il “censimento” fatto nel 2008 per motivi di ordine pubblico a
Napoli, Roma e Milano, che ha rilevato complessivamente 167 accampamenti, di cui 124 abusivi e 43
autorizzati, e registrato la presenza di 12.346 persone, tra le quali 5.436 minori (Fonte: Ministero degli
Interni). Di fronte a tale frammentazione ed eterogeneità, in preparazione del PON METRO è stata condotta
una raccolta di informazioni tra le città target, che mostra come all’interno di tali comunità la quota di
popolazione alloggiata nei campi (legalizzati o spontanei) abbia una dimensione piuttosto significativa (circa
18.000 individui), con punte in città come Milano (2.500 unità), Torino (1800) o Napoli (2.000 unità).
Quanto precede mette in evidenza un fabbisogno piuttosto chiaro e circoscritto alle aree metropolitane,
che pertanto il PON METRO assume come priorità di riferimento con obiettivo di dare un contributo
importante alla attuazione della Strategia nazionale promossa dall’UNAR. In coerenza con le indicazioni di
tale strategia, il Programma assume come modello e approccio di riferimento, replicabile nelle differenti
realtà urbane, l’adozione di un approccio integrato che consenta di mettere a disposizione di persone e
nuclei familiari appartenenti alle comunità RSC varie tipologie di soluzioni abitative alternative ai campi e,
31
in stretta connessione con esse, di attivare azioni immateriali di accompagnamento all’abitare e alla piena
integrazione nella comunità più ampia di residenti. Si tratta naturalmente di un approccio olistico alla
presa in carico che ha avuto ancora pochissime sperimentazioni in Italia, e in quanto tale dovrà essere
messo gestito con cautela e messo alla prova, ma sembra tuttavia costituire l’unica via possibile per
innescare un percorso di superamento strutturale della logica dei campi.
In questa ottica, il PON METRO adotta un approccio incrementale a seconda della differente situazione
relativa alle singole città interessate, sostenendo il rafforzamento di percorsi già avviati, relativi quindi oltre
che alla abitazione, anche alla costruzione e realizzazione di percorsi di inserimento lavorativo e sociale per
le famiglie ed individui coinvolti (ad esempio, su questa linea potrebbe muoversi la città di Cagliari, fra le
prime ad effettuare sperimentazioni in tal senso), oppure mediante il vero e proprio avvio di interventi
sperimentali di accesso alla abitazione in affiancamento ad interventi più ampi di inclusione sociale della
comunità (tale ipotesi, almeno idealmente, dovrebbe riguardare i territori dove la consistenza delle
comunità e dei campi è più alta, come Napoli e Roma).
L’adattamento della strategia nazionale e del modello di intervento alle caratteristiche delle differenti
realtà urbane e alle problematiche specifiche di queste comunità, dovrà infatti tenere in considerazione
anche la numerosità della popolazione presente e il suo concentrarsi in campi definiti abusivi e di recente
appropriazione. In questa ottica, un ulteriore e fondamentale fabbisogno di carattere trasversale può
essere individuato nella necessità di rafforzare mappatura e la raccolta di informazioni e dati sugli
insediamenti spontanei e sulle comunità presenti in ciascuna città.
Come già osservato il PON METRO individua specifiche povertà e forme estreme di marginalità come
target privilegiati degli interventi anche perché spesso concentrati in ambito urbano ed in particolare nelle
principali città metropolitane sia del Nord che del Mezzogiorno. In queste stesse città non è inusuale
trovarsi di fronte ad aree ad alta esclusione sociale, aree ai margini dei processi di sviluppo urbano virtuosi
in cui si registrano elevati indici di povertà economica e di disagio sociale. In queste stesse aree si osserva
una maggiore pervasività di fenomeni illegali, comportamenti antisociali e di criminalità, che innescano un
circolo vizioso tra illegalità ed esclusione, assumendo una caratterizzazione particolarmente grave nelle
città metropolitane del Mezzogiorno anche a causa della criminalità organizzata che condiziona la vita delle
comunità limitandone le opportunità di crescita economica e sociale.
Per le città del Centro‐Nord questi fenomeni si concentrano generalmente nei quartieri periferici, dove a
fronte di un incremento della popolazione immigrata e di un aumento della disuguaglianze di reddito tra
cittadini italiani e stranieri associato ad una forte contrazione della spesa pubblica per favorire
l’integrazione, si sono create zone ad alta precarietà sociale con situazioni di conflitto anche gravi (si veda
ad esempio i recenti fatti accaduti nelle periferie romane, milanesi e bolognesi). Nelle città del Sud il tema è
meno vincolato al dualismo centro‐periferia, ma più pervasivo, forse anche a causa di livelli di reddito pro‐
capite inferiori. Ciò tende ad innescare, in alcune aree e quartieri, fenomeni di assoluto radicamento della
criminalità organizzata. Il territorio di Cagliari appare invece meno interessato dal complesso dei fenomeni
descritti, in parte per la minore dimensione demografica dell’agglomerato urbano, in parte per le
peculiarità territoriali e socio‐cultura della Sardegna. Ciò premesso, esistono forti riscontri empirici che
evidenziano come nelle città, ed in particolare nelle aree metropolitane, si siano venute a creare aree,
spesso coincidenti con le periferie urbane, caratterizzate da forti problematicità complesse legate in primo
luogo ad una scarsa connessione con il resto della città sia dal punto di vista fisico che sociale. In queste
stesse aree, a causa di un forte aumento della popolazione immigrata che è più facile vittima della
criminalità organizzata, queste problematiche si sono acutizzate negli anni.
32
Queste aree, anche per la loro localizzazione fisica ai margini della città, sono inoltre gravate dalla
mancanza di servizi collettivi, servizi pubblici e di iniziative della società civile e si contraddistinguono per
il basso coinvolgimento diretto dei cittadini. Come ripreso dall’Accordo di partenariato, molti studi su
queste esperienze rilevano che la relazione tra povertà, marginalità, disagio sociale, illegalità e criminalità
può essere mediata ed interrotta dalla capacità delle comunità di suscitare e generare senso collettivo di
appartenenza, rendendo gli stessi cittadini parte attiva nel meccanismo di rottura del disagio e della
esclusione. In tal senso si può ritenere che l’attivazione di nuovi servizi, reti e collaborazioni sociali
rappresenta una elemento fondamentale di accompagnamento alle azioni di inclusione sostenute dal PON
METRO a sostegno di un forte processo di innovazione sociale.
Pur mancando in questo momento in Italia una policy unificante delle periferie (ovvero una policy di livello
nazionale), i temi della rigenerazione delle aree degradate non sono comunque nuove alle politiche
promosse sia a livello europeo che nazionale. Dai Programmi UPP (Urban Pilot Project), Urban I/II ai
Contratti di Quartiere, negli anni in Italia sono state portate avanti importanti esperienze sia a livello locale
che nazionale (ad esempio si pensi anche al progetto nazionale di Renzo Piano “Rammendo delle
periferie”). Le esperienze attuate sul territorio nazionale ed in particolare nelle città metropolitane hanno
messo in evidenza l’importanza e la necessità di concepire nuovi percorsi a partire dalle specifiche
condizioni ambientali, urbanistiche ed edilizie dei diversi contesti territoriali. In questa ottica, Il PON Citta
Metropolitane intende quindi dare un contributo fattivo alla lotta alla povertà attraverso l’attivazione di
processi di innovazione sociale e di trasformazione di aree critiche e portatrici di marginalità.
In coerenza con l’interpretazione generale data all’Obiettivo tematico 9, il Programma è dunque chiamato
ad affrontare la questione delle periferie e delle aree degradate delle città metropolitane attraverso
l’individuazione di alcune “aree di innovazione e trasformazione sociale”, cioè aree che presentano un
sistema interconnesso di domande di trasformazione e che richiedono la convergenza di interventi di
riqualificazione edilizia associati ad interventi di rivitalizzazione economica e inclusione sociale e culturale.
In una logica di indispensabile mutuo rafforzamento tra le diverse priorità rivolte a contrarre il disagio
abitativo e la marginalità estrema, il Programma sostiene dunque forme capillari di progettazione volte alla
riqualificazione di immobili e spazi pubblici, dedicati a creare luoghi e situazioni dove i cittadini dell’area
possano trovare facile accesso ai servizi e supporto ad una crescita culturale, sociale ed economica. Così
intesa, la realizzazione di spazi pubblici diventa un elemento importante per sperimentare ‐ a partire da
questi spazi ‐ nuovi approcci, nuove idee basate su un'attenta analisi delle situazioni locali e della natura
multidimensionale dei problemi in tali contesti. Alla crescente attenzione per le valenze sociali di questa
tipologia di progetti si affianca, dunque, la necessità di intraprendere nuovi percorsi di accesso al lavoro, di
creazione di nuova imprenditorialità, di gestione e manutenzione collettiva dei beni comuni, e di
partecipazione alla vita cittadina. In questo contesto le associazioni, i gruppi e le reti informali sono risorse
preziose e insostituibili dalle quali partire nella progettazione delle attività e dei servizi da mettere in campo
per rafforzare la fiducia dei cittadini e generare un reale cambiamento nella qualità della vita e dell’abitare.
Il programma intende sostenere in questi luoghi progetti di innovazione sociale, distinguendosi da altre
progettualità sia per i risultati previsti che per i rapporti che si intende creare tra i soggetti coinvolti. Anche
in questo ambito si intende assumere il significato di innovazione sociale come rafforzamento del legame
tra investimento sociale ed economico per la costruzione di nuove relazioni e collaborazioni tra differenti
soggetti (in primo luogo pubblico e privato)
Una ulteriore leva per rafforzare e promuovere nuove forme di partecipazione attiva dei cittadini di un’area
o quartiere degradato, può derivare dall’integrazione tra OT 9 e OT 2 ai fini di valorizzare le potenzialità
33
offerte dalle nuove tecnologie, in una logica di inclusione digitale e avvicinamento dei servizi ai cittadini
anche grazie a collegamenti immateriali. Il campo di applicazione delle nuove tecnologie in relazione al
tema della inclusione sociale è infatti divenuto in modo crescente oggetto di attenzione non solo da parte
di associazioni, cittadini, nuovi movimenti sociali, ma anche per le istituzioni politiche, sia nazionali che
locali. Il tema dell’inclusione digitale, in questo caso, non è tanto interpretato in termini di riduzione del
digital divide e incremento delle competenze digitali (oggetto di filiere di programmazione dedicate per il
periodo 2014‐2020) ma come utilizzo di nuovi strumenti per rafforzare processi di costruzione di comunità
e agevolare l’accesso all’informazione e ai servizi e quindi migliorare l’integrazione e la partecipazione alla
vita della città.
Strategia del Programma
Per rispondere alle sfide esogene, territoriali e organizzative, connesse alle dinamiche di sviluppo in atto
nelle maggiori aree urbane italiane, ed alle sollecitazioni verso l’innovazione delle politiche di sviluppo per
le città derivanti dagli obiettivi di Europa 2020, l’Accordo di partenariato ha identificato una serie di
obiettivi e strumenti per l’Agenda urbana nazionale. Si tratta di misure che ambiscono a contribuire a
ricostruire una politica urbana nazionale, costituita da strategie ed obiettivi multisettoriali, in grado di
condizionare positivamente l’azione di una pluralità di soggetti posti a vari livelli nella gerarchia
istituzionale. All’interno di tale strategia, un ruolo di rilievo è assunto dal PON Città Metropolitane, il quale
si prefigge, oltre che di promuovere un efficace impiego dei fondi comunitari 2014‐2020 per le maggiori
aree urbane, di aprire la strada per processi di innovazione più estesi e capillari, i cui effetti potranno essere
capitalizzati nel prossimo futuro anche all’interno delle politiche ordinarie condotte a livello nazionale,
regionale e locale. L’obiettivo generale del PON METRO è dunque incidere rapidamente su alcuni nodi
tuttora irrisolti che ostacolano lo sviluppo nelle maggiori aree urbane del paese, intrepretando due driver
di sviluppo progettuale dei tre costitutivi dell’Agenda urbana nazionale definita dall’AP:
1. Applicazione del paradigma “Smart city” per il ridisegno e la modernizzazione dei servizi urbani
per i residenti e gli utilizzatori delle città (Obiettivi tematici 2 e 4).
2. Promozione di pratiche e progetti di inclusione sociale per i segmenti di popolazione ed i quartieri
che presentano maggiori condizioni di disagio (interpretazione territoriale dell’Obiettivo tematico
9).
Come indicato nell’Accordo di Partenariato, il Programma non interviene in merito al terzo driver
dell’Agenda urbana, dedicato al “rafforzamento della capacità delle città di attrarre segmenti di filiere
produttive globali e favorire la crescita di servizi avanzati”, perché la sua concezione strategica e
progettuale prevede un diverso meccanismo di governance, fortemente radicato nella programmazione
regionale e pertanto non giustificherebbe il ricorso alla filiera decisionale adottata per il PON METRO.
Nella stessa ottica, il Programma non interviene su altri Obiettivi tematici e risultati attesi individuati
nell’Accordo di partenariato, non previsti nell’ambito dell’Agenda urbana nazionale 2014‐2020. Di
conseguenza il PON METRO non sostiene investimenti nei campi di azione tipici dell’OT3 “Competitività
delle imprese”, dell’OT5 “Clima e rischi ambientali” e dell’OT6 “Tutela dell’ambiente”, che saranno oggetto
dell’Agenda urbana dei Programmi Operativi Regionali. Inoltre, secondo l’impostazione condivisa con le
Regioni, il Programma nazionale non concorre direttamente alla realizzazione di grandi progetti
infrastrutturali o di riqualificazione urbana, né all’estensione della banda ultra‐larga e delle smartgrid, che
troveranno nei Programmi regionali o in altre iniziative nazionali la loro possibile fonte di programmazione
e copertura finanziaria.
34
Per consentire la traduzione operativa degli elementi strategici esposti, che tengono conto delle esigenze
specifiche proprie dell’approccio territoriale e place‐based allo sviluppo, nel quadro dei criteri metodologici
e tecnico‐amministrativi previsti dai regolamenti comunitari per il ciclo di programmazione 2014‐2020, il
Programma identifica i seguenti Assi prioritari:
1. Agenda digitale metropolitana (OT 2 “Agenda Digitale” – FESR)
2. Sostenibilità dei servizi e mobilità urbana (OT 4 “Energia sostenibile e qualità della vita” – FESR)
3. Servizi per l’inclusione sociale (OT 9 “Inclusione sociale e lotta alla povertà” – FSE)
4. Infrastrutture per l’inclusione sociale (OT 9 “Inclusione sociale e lotta alla povertà” – FESR)
5. Assistenza tecnica (FESR)
Ciascuno degli Assi prioritari interpreta in modo diverso la connessione tra i due driver di sviluppo
progettuale, fermo restando l’orientamento prevalente derivante dall’Obiettivo tematico perseguito e dalle
relative Priorità d’investimento. Tutti gli Assi, inoltre, si caratterizzano per l’intervento nelle tre categorie di
regioni interessate dal Programma, in ragione della comunanza delle sfide e fabbisogni che caratterizzano
le aree metropolitane, fatta salva la necessaria articolazione di questa in ragione delle specificità proprie
dei contesti. L’approccio metodologico del Programma prevede l’adozione dell’Azione integrata di Sviluppo
urbano sostenibile quale strumento attuativo fondamentale per ciascuna Città metropolitana, in attuazione
dell’art. 7 del Reg. UE 1301/2013 (cfr. Sezione 4).
1.1.2. Motivazione della scelta degli obiettivi tematici e delle corrispondenti priorità
d'investimento con riguardo all'accordo di partenariato, sulla base dell'identificazione delle
esigenze regionali e, se del caso, nazionali, comprese le esigenze relative alle sfide identificate
nelle raccomandazioni pertinenti specifiche per ciascun paese adottate a norma dell'articolo
121, paragrafo 2, TFUE e delle raccomandazioni pertinenti del Consiglio adottate a norma
dell'articolo 148, paragrafo 4, TFUE, tenendo conto della valutazione ex ante.
Tabella 1 ‐ Motivazione della scelta degli obiettivi tematici e delle priorità di investimento
Obiettivo
tematico
selezionato
Priorità
d’investimento
selezionata
Motivazione alla base della selezione
Obiettivo
tematico 2 ‐
Migliorare
l'accesso alle
tecnologie
dell'informazione
e della
comunicazione,
nonché l'impiego
e la qualità delle
medesime
FESR 2.c)
rafforzando le
applicazioni delle
TIC per l'e‐
government, l'e‐
learning, l'e‐
inclusion, l'e‐culture
e l'e‐healthhealth
Recenti iniziative (Programma Elisa, Bando Smart cities, ecc.) hanno sostenuto numerose e
articolate sperimentazioni sia sul lato dello sviluppo di nuove tecnologie e modelli che su
quello della loro sperimentazione dimostrativa.
Tuttavia, l’offerta di servizi digitali da parte delle Amministrazioni locali rimane limitata e
incapace di sfruttare appieno il potenziale tecnologico e organizzativo già sperimentato. In
particolare, rileva l’insufficiente e poco coordinata digitalizzazione dei processi
amministrativi e la scarsa interoperabilità di strumenti e banche dati, frutto anche delle
numerose sperimentazioni effettuate in assenza di un quadro nazionale.
I benefici di un’azione massiva e coordinata potrebbero essere risolutivi, dando il via a
processi virtuosi di efficientamento di numerosi servizi erogati a livello locale, con
significativi effetti di trascinamento su altri soggetti e territori, in particolare se le azioni
saranno organizzate nell’ambito di percorsi condivisi.
35
Obiettivo
tematico
selezionato
Priorità
d’investimento
selezionata
Motivazione alla base della selezione
Obiettivo
Tematico 4 ‐
Sostenere la
transizione verso
un’economia a
basse emissioni
di carbonio in
tutti i settori
FESR 4.c)
sostenendo
l'efficienza
energetica, la
gestione intelligente
dell'energia e l'uso
dell'energia
rinnovabile nelle
infrastrutture
pubbliche, compresi
gli edifici pubblici, e
nel settore
dell'edilizia abitativa
Gli edifici e le infrastrutture necessarie allo svolgimento delle funzioni di governo esercitate
dalle Amministrazioni comunali, all’erogazione di servizi di prossimità e all’offerta di edilizia
residenziale pubblica, insieme alle reti di illuminazione pubblica, costituiscono uno dei
principali fattori di inefficienza ambientale delle maggiori aree urbane, con conseguenti
costi energetici ed esternalità ambientali negative e impatto climatico.
I 14 Comuni interessati dal Programma hanno già aderito al Covenant of Mayors ed hanno
predisposto e approvato un Piano d’Azione per l’energia sostenibile (PAES), o sono in
procinto di farlo, al fine di coordinare le strategie e gli interventi da mettere in campo per
far fronte a tali problematiche.
Obiettivo
Tematico 4 ‐
Sostenere la
transizione verso
un’economia a
basse emissioni
di carbonio in
tutti i settori
FESR 4.e)
promuovendo
strategie per basse
emissioni di
carbonio per tutti i
tipi di territorio, in
particolare le aree
urbane, inclusa la
promozione della
mobilità urbana
multimodale
sostenibile e di
pertinenti misure di
adattamento e
mitigazione
Le città metropolitane presentano criticità sistemiche nella mobilità urbana, con
insufficienti alternative alla mobilità privata e sua netta prevalenza di fatto, che richiedono
la riconversione verso forme di mobilità sostenibile e l’impiego di mezzi e soluzioni eco‐
compatibili per ridurre le emissioni inquinanti e l’impatto sul clima.
I 14 Comuni interessati dal Programma hanno già predisposto un Piano urbano della
mobilità (PUM) o stanno rivedendo e aggiornando analoghi strumenti definiti
dall’ordinamento nazionale al fine di coordinare le strategie e gli interventi da mettere in
campo per far fronte a tali problematiche.
Numerosi programmi, comunitarie e nazionali, hanno investito nel potenziamento
dell’offerta di servizi e infrastrutture, ma è necessario e urgente capitalizzare quanto
realizzato e mettere a sistema in una logica di coordinamento nazionale.
Obiettivo
Tematico 9 ‐
Promuovere
l’inclusione
sociale,
combattere la
povertà e ogni
forma di
discriminazione
FSE 9.iv)
miglioramento
dell'accesso a servizi
accessibili,
sostenibili e di
qualità, compresi
servizi sociali e cure
sanitarie d'interesse
generale
Le rilevazioni dell’ISTAT e degli uffici di statistica comunali consultati mostrano un
progressivo aumento del numerose famiglie e individui con particolari fragilità sociali ed
economiche in condizioni di vulnerabilità e disagio abitativo, che necessitano di servizi di
accompagnamento alla casa e forme di abitare assistito, anche temporanee, oltre a
sostegni finanziari per l’accesso alla casa. Per far fronte a tali criticità, è urgente
l’identificazione e implementazione di modalità di intervento innovative, come messo in
evidenza dalla Risoluzione del Parlamento europeo dell'11 giugno 2013 sull'edilizia
popolare nell'Unione europea.
Obiettivo
Tematico 9 ‐
Promuovere
l’inclusione
sociale,
combattere la
povertà e ogni
forma di
discriminazione
FSE 9.ii)
l'integrazione
socioeconomica
delle comunità
emarginate quali i
rom
Nelle maggiori aree urbane del paese permangono situazioni di forte marginalità sociale,
che riguardano in particolare le comunità Rom, Sinti e Camminanti e un crescente numero
di individui per varie ragioni senza dimora. Per tali gruppi target sono necessarie iniziative
urgenti di accompagnamento alla casa e di inclusione lavorativa, scolastica e sociale.
La Strategia nazionale per le comunità Rom, Sinti e Camminanti e, più in generale, la
strategia nazionale per l’inclusione attiva assegnano tali compiti alle Amministrazioni
comunali delle grandi aree urbane ed ai soggetti del terzo settore che operano in tali
territori.
Obiettivo
Tematico 9 ‐
Promuovere
FSE 9.vi)strategie di
sviluppo locale di
L’assenza di servizi di prossimità e attività di natura associativa pregiudicano le possibilità
di sviluppo di alcune aree e quartieri delle Città metropolitane, che rimangono intrappolate
nei circoli viziosi dell’esclusione sociale e dell’illegalità, aggravando le condizione degli
36
Obiettivo
tematico
selezionato
Priorità
d’investimento
selezionata
Motivazione alla base della selezione
l’inclusione
sociale,
combattere la
povertà e ogni
forma di
discriminazione
tipo partecipativo individui che in esse abitano. Per irrobustire le strategie rivolte a contrastare il disagio
abitativo e le marginalità sociale più estrema, affiancando un approccio place based ad
interventi rivolti a specifici target di popolazione, è necessario incrementare i servizi di
prossimità e inclusione disponibili e promuovere processi di coinvolgimento attivo della
cittadinanza.
Obiettivo
Tematico 9 ‐
Promuovere
l’inclusione
sociale,
combattere la
povertà e ogni
forma di
discriminazione
FSE 9.i) l'inclusione
attiva, anche per
promuovere le pari
opportunità e la
partecipazione
attiva, e migliorare
l'occupabilità
La limitata domanda di servizi digitali da parte dei cittadini in termini di utilizzo dei servizi
pubblici disponibili online, oltre che da evidenti carenze dell’offerta, deriva in gran parte
dall’elevata concentrazione in alcune aree e quartier delle maggiori aree urbane di
categorie fragili per le quali l’esclusione sociale si riflette sull’esclusione digitale.
Rispetto a tali target di popolazione, anche in relazione alle aree sub‐comunali in cui essi
risiedono, è possibile intervenire efficacemente con iniziative di promozione
dell’innovazione sociale.
Obiettivo
Tematico 9 ‐
Promuovere
l’inclusione
sociale,
combattere la
povertà e ogni
forma di
discriminazione
FESR 9.b)
sostenendo la
rigenerazione fisica,
economica e sociale
delle comunità
sfavorite nelle aree
urbane e rurali
Rispetto ai fabbisogni legati al disagio abitativo, alla marginalità estrema e alle carenti
dotazioni di servizi e attivazione sociale in alcune aree e quartieri, è necessario
accompagnare i progetti di inclusione e sostegno realizzati dal FSE con opere di
realizzazione e rifunzionalizzazione di immobili e spazi dedicati ad ospitare persone e
servizi.
37
1.2. Motivazione della dotazione finanziaria
La dotazione finanziaria del Programma corrisponde a euro 588.100.000,00 di contributo dei Fondi
Strutturali e d'Investimento Europei (Fondi SIE), ed è interamente assegnata ad Azioni integrate di Sviluppo
urbano sostenibile come definite ai sensi dell’art. 7 del Reg. UE 1301/2013. Il sostegno del FESR al PON
METRO ammonta a euro 445.723.942,00 mentre le risorse del FSE mobilitate assommano a euro
142.376.058,00.
Vista la natura del Programma, si è ritenuto opportuno non traslare direttamente al suo interno i vincoli di
concentrazione tematica definiti dai Regolamenti (UE) 1301/2013 e 1304/2013. Naturalmente, il PON
METRO contribuisce a soddisfare tali requisiti in relazione alle diverse categorie di regioni nell’ambito del
quadro complessivo definito nell’Accordo di Partenariato.
Il Programma interviene con intensità finanziarie differenti nelle tre categorie di regioni, privilegiando il più
ampio deficit e fabbisogno di intervento nelle regioni meno sviluppate. Ne consegue una significativa
differenza tra la più elevata dotazione finanziaria per ciascuna delle città in queste regioni e quelle delle
altre. In entrambi casi, tali importi non possono essere in alcun modo considerati sufficienti a rispondere
alle ampie sfide di sviluppo che caratterizzano territori così complessi. Si ritiene tuttavia possano
contribuire all’ottenimento di risultati significativi, anche nel breve periodo, laddove utilizzati all’interno di
una strategia selettiva focalizzata su pochi risultati dei tre Obiettivi tematici e nell’ambito di un percorso di
co‐progettazione e confronto di respiro nazionale volto a massimizzare le ricadute positive di modelli e
buone pratiche già sperimentati da alcuni dei territori e soggetti interessati.
Le risorse FESR dell’Obiettivo tematico 2 contribuiscono direttamente ai target dell’Agenda Digitale
Europea che, per i servizi pubblici, si prefigge di aumentare al 2015, la percentuale di cittadini che
interagiscono online con le autorità pubblica (50 %) e la percentuale dei cittadini che trasmettono moduli
compilati per via elettronica (25 %), e solo indirettamente ai target di competitività declinati nella strategia
Europa 2020; inoltre rispondono alla chiara raccomandazione rivolta all’Italia dalla Commissione europea
per un costante intervento volto a migliorare l'efficienza e la qualità della spesa pubblica a tutti i livelli di
governo. L’allocazione, è pari a euro 98.084.915,00 di euro a valere sul FESR (16,7 % delle risorse
comunitarie complessive del Programma) risponde all’esigenza di avviare una programmazione comune, di
respiro nazionale, volta alla standardizzazione e al riuso delle soluzione tecnologiche e gestionali. Per
questo motivo, si è ipotizzato un budget uniforme per ciascuna Città con una maggiorazione per quelle
delle Regioni meno sviluppate al fine di coprire il gap iniziale che le caratterizza. Dalle simulazioni svolte, si
può ritenere che tali dotazioni siano coerenti con il differente fabbisogno di investimento, anche perché le
amministrazioni meno evolute sul piano dell’informatizzazione dei processi amministrativi potranno
beneficiare molto delle esperienze di frontiera di altre Città sui temi dell’Agenda digitale.
La programmazione per l’Obiettivo tematico 4 influisce direttamente sui target della strategia Europa 2020
che fanno riferimento all’aumento del 20 % dell'efficienza energetica e alla riduzione delle emissioni di gas
serra del 20 % rispetto al 1990. Viste le specificità dei casi, tuttavia, è opportuno considerare
separatamente le due Priorità di investimento OT 4 legate ad Energia e Mobilità sostenibile.
Le risorse mobilitate dal Programma per l’efficienza energetica di infrastrutture e servizi pubblici
ammontano a circa il 9 % delle risorse comunitarie complessive. Anche in questo caso l’allocazione segue il
principio di essere sufficiente a innescare un percorso comune destinando un plafond iniziale,
tendenzialmente omogeneo nell’ordine di grandezza per le città delle diverse categorie di regione, dedicato
alla promozione di iniziative di elevato valore aggiunto, anche ricorrendo alla leva finanziaria su risorse
38
private e sperimentando le possibilità finanziamento tramite terzi in un disegno di portata nazionale. Come
prima chiarito il fabbisogno finanziario reale è ben al di là delle disponibilità finanziarie del Programma, e si
diversifica tra i territori sia in funzione della superficie e della dimensione demografica sia per il differente
posizionamento lungo la curva di apprendimento.
L’allocazione per la priorità legata alla mobilità sostenibile è pari a euro 158.659.200,0 a valere sul FESR,
che pesano per il 27 % sul totale delle risorse comunitarie. Il criterio adottato assegna maggiori risorse alle
Città delle Regioni meno sviluppate per l’evidente divario nelle dotazioni di servizi e infrastrutture, che il
Programma assume come fabbisogno prioritario, consentendo una spesa media per città quasi tripla
rispetto alle altre Regioni. Come emerso dal confronto con le Amministrazioni comunali, tali importi
possono garantire copertura a porzioni significative del fabbisogno di investimenti sui sistemi intelligenti
per la mobilità, sulla mobilità ciclabile e, nelle Città del Sud, sul potenziamento delle flotte di trasporto
pubblico locale su gomma.
La strategia disegnata per l’Obiettivo tematico 9, che integra FESR e FSE, contribuisce direttamente al target
Europa 2020 dedicato alla riduzione di almeno 2,2 milioni del numero di persone a rischio o in situazione di
povertà ed emarginazione. Il Programma mette in moto euro 112.952.878 di FESR (circa l’19,2 % del
contributo comunitario) e euro 142.376.058,00 di FSE (24,2 % del totale UE). L’allocazione di risorse appena
descritta contribuisce solo parzialmente a soddisfare i fabbisogni finanziari riscontrati dalle Autorità urbane
nei loro territori con riferimento ai target di popolazione che vive in situazioni di sovraffollamento, ma mira
a soddisfare la domanda delle famiglie gravemente deprivate, cioè di quei soggetti più esposti all’esclusione
sociale. Anche in questo caso, inoltre, vale il principio per cui nelle Città delle regioni meno sviluppate
saranno disponibili circa il doppio delle risorse FESR rispetto agli altri territori per sopperire alle carenze
dello stock di infrastrutture e servizi accessibili alla cittadinanza.
Tabella 2 ‐ Panoramica della strategia d'investimento del programma operativo
Asse Prioritario Fondo
Sostegno
dell'UE
(in M€)
Proporzione
del sostegno
totale
dell'Unione
al
Programma
operativo
Obiettivo
Tematico Priorità di Investimento
Obiettivi specifici corrispondenti
alla priorità di investimento
Indicatori di risultato comuni e specifici per programma per i quali è
stato stabilito un obiettivo
1. Agenda
digitale
metropolitana
FESR 98,1 16,7% 2
2.c) Rafforzando le
applicazioni delle TIC per l'e‐
government, l'e‐learning, l'e‐
inclusion, l'e‐culture e l'e‐
health
1.1) Digitalizzazione dei processi
amministrativi e diffusione di
servizi digitali pienamente
interoperabili
Numero di Comuni della Citta metropolitana con servizi pienamente
interattivi in percentuale sul totale dei Comuni della Citta
metropolitana;
Persone di 14 e più che hanno usato internet negli ultimi 12 mesi
per relazionarsi per uso privato con la Pubblica Amministrazione o
con i gestori di servizi pubblici
4.c) Sostenendo l'efficienza
energetica, la gestione
intelligente dell'energia e
l'uso dell'energia rinnovabile
nelle infrastrutture
pubbliche, compresi gli
edifici pubblici, e nel settore
dell'edilizia abitativa
2.1) Riduzione dei consumi
energetici negli edifici e nelle
strutture pubbliche o ad uso
pubblico, residenziali e non
residenziali e integrazione di
fonti rinnovabili
Consumi di energia elettrica per illuminazione pubblica per kmq di
superficie dei centri abitati misurata nei Comuni capoluogo delle
Città metropolitane;
Consumi di energia elettrica della PA per Unità di lavoro della PA
(media annua in migliaia) nei Comuni capoluogo delle Città
metropolitane;
Emissioni di gas a effetto serra del settore Combustione non
industriale ‐ riscaldamento (SNAP 02) per i settori
commerciale/istituzionale e residenziale nei comuni capoluogo delle
Città metropolitane
2. Sostenibilità
dei servizi
pubblici e della
mobilità urbana
FESR 210,8 35,8% 4 4.e) Promuovendo strategie
per basse emissioni di
carbonio per tutti i tipi di
territorio, in particolare le
aree urbane, inclusa la
promozione della mobilità
urbana multimodale
sostenibile e di pertinenti
misure di adattamento e
mitigazione
2.2) Aumento della mobilità
sostenibile nelle aree urbane
Passeggeri trasportati dal TPL nei Comuni capoluogo delle Città
metropolitane per abitante;
Persone di 15 anni e più occupate che escono di casa per andare al
lavoro in bicicletta sul totale delle persone occupate;
Emissioni di gas a effetto serra del settore Trasporti stradali (SNAP
07) al netto delle emissioni dei veicoli merci (HVD) nei Comuni
capoluogo delle Città metropolitane;
Velocità commerciale media per km nelle ore di punta del trasporto
pubblico su gomma, autobus e filobus nei Comuni capoluogo delle
Città metropolitane
40
9.ii) L'integrazione
socioeconomica delle
comunità emarginate quali i
rom
3.1) Riduzione della marginalità
estrema e interventi di
inclusione a favore delle persone
senza dimora e delle popolazioni
Rom, Sinti e Camminanti
Percentuale di partecipanti che hanno superato lo stato di
emergenza acuta ad 1 anno dalla presa in carico
9.iv) Miglioramento
dell'accesso a servizi
accessibili, sostenibili e di
qualità, compresi servizi
sociali e cure sanitarie
d'interesse generale
3.2) Riduzione del numero di
famiglie con particolari fragilità
sociali ed economiche in
condizioni di disagio abitativo
Percentuale di partecipanti che hanno superato lo stato di
emergenza acuta ad 1 anno dalla presa in carico
3. Servizi per
l'inclusione
sociale
FSE 142,4 24,2% 9
9.vi) Strategie di sviluppo
locale di tipo partecipativo
3.3) Aumento della legalità nelle
aree ad alta esclusione sociale e
miglioramento del tessuto
urbano nelle aree a basso tasso
di legalità
Numero di network operativi 1 anno dopo la conclusione
dell’intervento
4.1) Riduzione del numero di
famiglie con particolari fragilità
sociali ed economiche in
condizioni di disagio abitativo
Percentuale di individui in condizioni di disagio abitativo sul totale
della popolazione residente nei Comuni capoluogo delle Città
metropolitane 4. Infrastrutture
per l’inclusione
sociale
FESR 113,0 19,2% 9
9.b) Sostenendo la
rigenerazione fisica,
economica e sociale delle
comunità sfavorite nelle
aree urbane e rurali
4.2) Aumento della legalità nelle
aree ad alta esclusione sociale e
miglioramento del tessuto
urbano nelle aree a basso tasso
di legalità
Tasso di copertura dei progetti finanziati nell’ambito dell’Azione
3.3.1
5. Assistenza
tecnica FESR 23,9 4,1% n.a. n.a.
5.1) Garantire l’efficacia e
l’efficienza delle attività di
programmazione, attuazione,
controllo, monitoraggio e
gestione finanziaria attraverso
l’accompagnamento dei soggetti
coinvolti
Tempo medio di attuazione delle operazioni (considerato tra la
data di ammissione a finanziamento e la data di conclusione dei
lavori e/o di avvio della erogazione di servizi)
41
5.2) Migliorare la qualità degli
investimenti realizzati nelle città
attraverso un confronto inter‐
istituzionale e partenariale
aperto e trasparente nelle
attività di programmazione, co‐
progettazione, valutazione e
sorveglianza sui risultati
conseguiti
Livello di diffusione sul web delle attività di pubblicizzazione del
Programma nel corso dell’attuazione
42
SEZIONE 2. ASSI PRIORITARI
2.A Descrizione degli assi prioritari diversi dall’assistenza tecnica
ASSE 1 – AGENDA DIGITALE METROPOLITANA
2.A.1 Asse prioritario
ID dell'asse prioritario 1
Titolo dell'asse prioritario Agenda digitale metropolitana
L'intero asse prioritario sarà attuato unicamente tramite strumenti finanziari
n.a.
L'intero asse prioritario sarà attuato unicamente tramite strumenti finanziari stabiliti a livello dell’Unione
n.a.
L'intero asse prioriaio sarà attuato tramite sviluppo locale i tipo partecipativo
n.a.
Per il FSE: l'intero asse prioritario è dedicato all'innovazione sociale o alla cooperazione transnazionale, o a entrambe
n.a.
2.A.2 Motivazione della definizione di un asse prioritario che riguarda più di una categoria di
regioni, di un obiettivo tematico o di un Fondo
La principale motivazione sottesa all’attivazione di un programma nazionale dedicato alle 14 Città
metropolitane risiede nella possibilità di affrontare congiuntamente e in modo coordinato alcune delle
sfide territoriali e organizzative che interessano tali contesti territoriali. La distribuzione nel territorio
nazionale delle Città metropolitane impone di fatto l’adozione di un approccio di programmazione
trasversale ai confini delle categorie di regione, fermo restando il principio per cui le singole scelte
progettuali saranno declinate in funzione dei fabbisogni specifici e delle regole di intervento applicate a
ciascuna categoria di regioni.
Più in dettaglio, l’Asse interviene nelle tre categorie di regioni per consentire a tutte le Autorità urbane di
partecipare ad un unico percorso, coordinato dall’Autorità di Gestione in cooperazione con l'Agenzia per
l'Italia Digitale e le amministrazioni centrali di riferimento per specifici settori, volto a definire
metodologie comuni per l’individuazione dei fabbisogni specifici, l’identificazione delle soluzioni
tecnologie e organizzative idonee al loro trattamento, l’adozione di metodi e processi comuni di
attuazione e gestione a regime dei servizi. Il valore aggiunto di tale approccio risiede nell’effettivo
sostegno all’efficienza del “sistema Paese” coordinando in materia unitaria la programmazione e gli
investimenti in innovazione digitale e ICT con esiti in economie di scopo e di scala sia in termini di costi di
investimento, che si riducono attraverso il riuso delle soluzioni tecnologiche e la capitalizzazione delle
esperienze sperimentali fatte nel recente passato da alcune città, sia in relazione all’efficacia sistemica dei
servizi da attivare, dal momento che solo attraverso un percorso di confronto stabile e strutturato – e non
43
tramite sporadiche e disgiunte sperimentazioni – è possibile assicurare la piena interoperabilità dei
sistemi, l’omogeneità dei dati raccolti e la standardizzazione della domanda pubblica rivolta al mercato.
Infine, assume particolare rilievo l’effetto durevole di mutuo sostegno e stimolo all’imitazione delle
migliori pratiche che potrà instaurarsi nella policy community interessata dall’organizzazione e dallo
svolgimento di tale percorso comune di confronto e co‐progettazione.
2.A.3 Fondo, categoria di regioni e base di calcolo per il sostegno dell'Unione
Fondo Categoria di regioni Base di calcolo (spesa
ammissibile totale o spesa
ammissibile pubblica)
Categoria di regioni per le
regioni ultraperiferiche e le
regioni nordiche scarsamente
popolate (se applicabile)
FESR Regioni più sviluppate Spesa ammissibile pubblica Non pertinente
FESR Regioni in transizione Spesa ammissibile pubblica Non pertinente
FESR Regioni meno sviluppate Spesa ammissibile pubblica Non pertinente
44
Priorità 2c – Obiettivo specifico 1.1 – Agenda digitale
2.A.4 Priorità d'investimento
Priorità d'investimento
(2c) Rafforzando le applicazioni delle TIC per l'e‐government, l'e‐learning, l'e‐inclusion,
l'e‐culture e l'e‐health
2.A.5 Obiettivi specifici corrispondenti alla priorità d'investimento e ai risultati attesi
ID 1.1
Obiettivo specifico Digitalizzazione dei processi amministrativi e diffusione di servizi digitali pienamente interoperabili [RA 2.2]
Risultati che gli Stati membri intendono ottenere con il sostegno dell'UE
Il miglioramento dell’efficienza operativa della pubblica amministrazione attraverso
l’utilizzo delle tecnologie per l’informazione e la comunicazione (TIC) è condizione
essenziale per un progresso significativo della qualità della vita dei cittadini e dei city
users all’interno delle città e per far si che le imprese possano effettivamente cogliere
le opportunità di sviluppo e di innovazione.
Ad oggi sono ancora significativi i divari digitali esistenti all’interno delle aree del Paese
e con il resto dell’Europa e il livello di copertura dei servizi telematici non consente una
adeguata interazione con cittadini e imprese ancora spesso rimessa al supporto
cartaceo con aggravio di costi e di tempi.
Il risultato che il Programma si pone, dunque, è l’incremento del numero dei servizi
interamente erogati on line, con la condizione che tali servizi, nel rispetto di quanto
stabilito dal Codice dell’Amministrazione Digitale, siano resi disponibili attraverso
piattaforme aperte, integrate e interoperabili in grado di offrire l’accesso qualificato e
multimodale ad una rete di servizi e procedimenti amministrativi tramite un’identità
digitale unica.
Nel perseguire tale obiettivo, il Programma individua aree urbane funzionali all’interno
delle città metropolitane in cui concentrare l’azione di digitalizzazione della PA, e
misura la sua performance attraverso un indicatore di risultato che esprime la
percentuale di Comuni con servizi pienamente interattivi sul totale dei Comuni di
riferimento. Si considerano come “servizi pienamente interattivi” quelli che
consentono l’avvio e la conclusione per via telematica dell’intero iter relativo al servizio
richiesto relativamente a dodici aree tematiche di rilevanza per la PA.
L’informazione di base viene rilevata dall’Istat su base annuale, a livello regionale e per
classe di ampiezza demografica dei Comuni (Rilevazione sulle ICT nella PA locale). Le
proiezioni mostrano che nel 2012, il 22,9% dei Comuni delle aree di riferimento
individuate all’interno delle città metropolitane delle RS e il 24,7% di quelli delle RT
hanno offerto servizi interamente erogati online, contro un valore per le RMS di poco
45
più del 16%. Per l’indicatore, il Programma assume un target di riferimento del 70%,
notevolmente superiore sia alla media nazionale (19%) sia alla media dei Comuni oltre i
60 mila abitanti (56,5%) .
Inoltre per garantire l’adozione di un’ottica incentrata sui city users, e sostenere al
contempo l’incremento della domanda di accesso ai servizi digitali metropolitani, e
assicurare in questo modo azioni di digitalizzazione della PA incentrate in comparti con
ricadute significative sui cittadini, all’indicatore sopracitato il Programma affianca un
indicatore di risultato che misura la percentuale di persone di 14 anni e più che hanno
usato Internet negli ultimi 12 mesi per relazionarsi per uso privato con le PA o con i
gestori di servizi pubblici nelle Città metropolitane, anch’esso rilevato dall’ISTAT su
base annuale nell’ambito dell’indagine Cittadini e nuove tecnologie. Secondo tale
rilevazione, nel 2013 il 33,8% di persone di 14 anni e più delle RS hanno usato Internet
per relazionarsi con le PA, il 37,4% nelle RT e solo il 25,0% nelle RMS. Per questo
indicatore, in linea con gli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea il Programma si
prefigge di raggiungere, nelle zone funzionali delineate, livelli di utilizzo dell’e‐
government pari ad almeno il 50% della popolazione di riferimento.
46
Tabella 3 ‐ Indicatori di risultato specifici per programma, ripartiti per obiettivo specifico (per il FESR e il Fondo di coesione)
ID Indicatore Unità di
misura
Categoria di
regioni
(se pertinente)
Valore di base Anno di
riferimento
Valore obiettivo
(2023) Fonte di dati
Periodicità
dell’informativa
IR01
Numero di Comuni della Citta metropolitana con servizi
pienamente interattivi in percentuale sul totale dei
Comuni della Citta metropolitana
% Regioni più
sviluppate 22,9 2013 70,00
ISTAT,
Rilevazione
sulle ICT nella
PA locale
annuale
IR01
Numero di Comuni della Citta metropolitana con servizi
pienamente interattivi in percentuale sul totale dei
Comuni della Citta metropolitana
% Regioni in
transizione 24,7 2013 70,00
ISTAT,
Rilevazione
sulle ICT nella
PA locale
annuale
IR01
Numero di Comuni della Citta metropolitana con servizi
pienamente interattivi in percentuale sul totale dei
Comuni della Citta metropolitana
% Regioni meno
sviluppate 16,3 2013 70,00
ISTAT,
Rilevazione
sulle ICT nella
PA locale
Annuale
IR02
Persone di 14 e più che hanno usato internet negli ultimi
12 mesi per relazionarsi per uso privato con la Pubblica
Amministrazione o con i gestori di servizi pubblici
% Regioni più
sviluppate 33,8 2013 50,00
ISTAT,
Indagine
Cittadini e
nuove
tecnologie
annuale
IR02
Persone di 14 e più che hanno usato internet negli ultimi
12 mesi per relazionarsi per uso privato con la Pubblica
Amministrazione o con i gestori di servizi pubblici
% Regioni in
transizione 37,4 2013 50,00
ISTAT,
Indagine
Cittadini e
nuove
tecnologie
annuale
IR02 Persone di 14 e più che hanno usato internet negli ultimi
12 mesi per relazionarsi per uso privato con la Pubblica
Amministrazione o con i gestori di servizi pubblici
% Regioni meno
sviluppate 25,0 2013 50,00
ISTAT,
Indagine
Cittadini e
nuove
tecnologie
annuale
47
48
2.A.6 Azioni da sostenere nell’ambito della priorità d’investimento
2.A.6.1 Descrizione della tipologia e degli esempi delle azioni da sostenere e del loro contributo atteso
agli obiettivi specifici, compresa, se del caso, l'individuazione dei principali gruppi di destinatari, dei
territori specifici interessati e dei tipi di beneficiari
Priorità d'investimento (2.c) Rafforzando le applicazioni delle TIC per l'e‐government, l'e‐learning, l'e‐
inclusion, l'e‐culture e l'e‐health
Azione 1.1.1: Adozione di tecnologie per migliorare i servizi urbani della smart city
[Azione 2.2.2 dell’AP ‐ Allegato Risultati‐Azioni]
Contenuto: il Programma sostiene la realizzazione di iniziative di Agenda digitale attraverso
l’acquisizione e messa in esercizio di sistemi tecnologici e gestionali (centri di raccolta dati,
piattaforme multi‐canale, centrali di elaborazione dati, reti di sensori, sistemi di telecontrollo, ecc.)
incluse eventuali azioni infrastrutturali strettamente strumentali alla messa in funzione dei sistemi
scelti. Il programma si focalizza sia sull’efficientamento dei servizi digitali già in uso che sullo
sviluppo di nuovi servizi, favorendo la valorizzazione e l’integrazione degli asset tecnologici esistenti
risultato di investimenti pregressi. L’Azione prevede interventi di digitalizzazione dei processi
amministrativi interni agli enti e per l’integrazione tra banche dati qualora strettamente funzionali
all’implementazione di servizi telematici a favore di target definiti di beneficiari. In particolare, il
PON METRO favorisce i processi di integrazione informativa tra enti dell’area metropolitana che
contribuiscano ad estendere analoghi livelli e modalità di servizio ai cittadini dei comuni di cintura. I
processi di digitalizzazione possono riguardare un differenziato set di servizi erogati dagli enti (ad
esempio edilizia, attività produttive, lavoro e formazione, monitoraggio del territorio, sviluppo
urbano, sicurezza urbana, beni culturali, turismo, ecc.). Allo scopo di massimizzare l’accessibilità ai
servizi digitali e consentire il trasferimento di dati all’interno di sistemi di tele‐controllo l’Azione può
sostenere il rafforzamento delle infrastrutture per la connettività Wi‐Fi, con particolare riferimento
al potenziamento di servizi o di area vasta e/o in quartieri e territorio marginali e disagiati, purché
tali interventi risultino funzionali agli obiettivi di offerta di servizi, in particolare in relazione
all’esigenza di raccogliere e di trasmettere a centri di calcolo e centrali operative i dati prodotti da
sensori diffusi nel territorio oppure, in senso opposto, per diffondere informazioni a impianti di
comunicazione distribuiti (es. totem e cartelloni a messaggio variabile). Infine, nell’ambito delle
Azioni integrate il Programma sostiene lo sviluppo di strumenti funzionali a pratiche di democrazia
digitale (e‐democracy), che migliorino la possibilità di accesso dei cittadini all’informazione e al
processo decisionale.
Target d’utenza: tutta la cittadinanza.
Tipo di beneficiari: Autorità Urbane, altre amministrazioni comunali o loro società di scopo
interamente pubbliche.
Realizzazioni e contributo ai risultati: la stima delle possibili realizzazioni dell’Azione assume come
riferimento le 12 aree tematiche rilevate dall’ISTAT per la definizione dell’indicatori di risultato,
ovvero anagrafe, assistenza e sostegno sociale, edilizia, cultura e tempo libero, istruzione, lavoro e
formazione, mobilità e trasporti, sanità, servizi per le imprese, tributi locali, ambiente e territorio e
49
lavori pubblici. In considerazione del fatto che delle 12 aree tematiche, tre riguardano settori
(sanità, istruzione e anagrafe) per cui la Strategia nazionale per la crescita digitale ha già previsto
azioni dedicate, e per uno (mobilità e trasporti) sono previste azioni nell’ambito dell’Asse 2 di
questo Programma, il target di realizzazione di riferimento è stato identificato
nell’implementazione di 112 applicativi e sistemi informativi (ovvero 8 applicativi per 14 città
metropolitane). E’ stata di conseguenza verificata la congruità del budget disponibile con tale
obiettivo, sulla base di paramenti di costo standard e un modello per cui in ciascuna città e per
ciascuna area tematica si prevede un costo fisso per la predisposizione di una piattaforma
informatica di base (corredata per esempio dei modelli documentali digitali standard e flussi
procedurali) e un costo variabile in funzione del numero di comuni addizionali che scelgono di
utilizzare la medesima piattaforma (o della popolazione in essa residente). Come base territoriale di
riferimento è stata delineata una proxy di area urbana funzionale all’interno di ciascuna Città
metropolitana (i cui confini istituzionali coincidono al momento con i confini provinciali) che
considera i Comuni definiti dall’ISTAT come “non montani” e “solo parzialmente montani”. Le
analisi effettuate dimostrano che il contributo effettivo del programma dovrebbe corrispondere a
circa l’80% del target individuato per l’indicatore di risultato legato all’offerta. Ulteriori stime,
basate sullo studio della correlazione esistente tra i due indicatori di risultato (di offerta e
domanda), evidenziano che per livelli di offerta di servizi digitali con diffusione tra il 50% e il 70%
dei comuni delle Città metropolitane, è probabile attendersi nel prossimo futuro livelli domanda di
servizi digitali pari al 40% e il 50% della popolazione di riferimento, range in linea con i target
assunti a riferimento per gli indicatori di risultato.
2.A.6.2 Principi guida per la selezione delle operazioni
Priorità d'investimento (2.c) Rafforzando le applicazioni delle TIC per l'e‐government, l'e‐learning, l'e‐
inclusion, l'e‐culture e l'e‐health
La responsabilità della selezione delle singole operazioni e dei soggetti attuatori delle stesse è affidata alle
Autorità urbane sulla base di principi, criteri e priorità che, nel pieno rispetto della normativa comunitaria e
nazionale vigente, saranno definiti di concerto con l’Autorità di Gestione ed approvati nel corso del primo
Comitato di Sorveglianza conformemente all’art. 110 del Regolamento (UE) n. 1303/2013.
I criteri di selezione saranno ispirati a principi di efficienza ed efficacia nel perseguimento degli obiettivi
specifici dell’Asse, trasparenza e verificabilità, presa in conto dei principi orizzontali di promozione delle
pari opportunità tra uomini e donne, prevenzione della discriminazione e sviluppo sostenibile.
Per quanto concerne le modalità di attuazione le Azioni integrate di diverse Città con simile ambito di
applicazione settoriale o tecnologico dovranno essere progettate e attuate con modalità comuni per
sostenere al massimo il trasferimento di conoscenza su problemi condivisi, la replicabilità delle operazioni,
la scalabilità e l’interoperabilità. A tal fine, l’Autorità di Gestione attiverà gruppi di lavoro orizzontali tra le
Autorità urbane (cfr. Sezione 4), con la partecipazione, ad esempio, dell’Osservatorio Smart City dell’Anci e
di altri centri di competenza nazionali, tra cui l’AgID, per condurre l’analisi approfondita dei fabbisogni e
definire la progettazione di dettaglio adottando metriche e standard comuni.
Oltre a quanto sopra richiamato, le iniziative sostenute dal Programma dovranno seguire i seguenti principi:
‐ Assicurare che i modelli e i progetti individuati, pur consentendo la possibilità di essere “adattati” in
50
funzione delle specificità delle singole città, rispondano a criteri di omogeneità in ambito nazionale,
al fine di evitare l’adozione di strumenti e soluzioni tecnologiche non integrabili tra loro.
‐ Rispettare quanto disposto dai sette pilastri dell’Agenda Digitale Europea e dall’Agenda digitale
italiana per Europa 2020.
‐ Garantire il pieno rispetto delle previsioni del Codice dell’Amministrazione Digitale (D. lgs 7 marzo
2005, n.82) e dei limiti imposti dai principi di necessità, proporzionalità, pertinenza e non
eccedenza dei dati personali trattati.
‐ Capitalizzare le esperienze pregresse di altre Autorità urbane nell’ambito di progetti di Agenda
Digitale e in programmi di ricerca o di investimento sostenuti da fondi comunitari e nazionali.
‐ Individuare le priorità di attuazione in relazione a obiettivi a breve e a medio/lungo termine
(cronoprogramma) e le modalità di verifica dei risultati raggiunti da ogni intervento progettuale
avviato;
‐ Assicurare l’interazione tra settore pubblico, privato, terzo settore, enti di ricerca e laboratori
specializzati sulle Smart City;
‐ Integrare nella progettazione degli interventi l’accurata individuazione sia dei ruoli organizzativi
interni all’amministrazione coinvolta, sia degli eventuali attori esterni (municipalizzate, utilities),
coinvolti nei processi decisionali e di controllo, nonché adeguate valutazioni delle competenze dei
dirigenti e funzionari dell’amministrazione responsabili dell’utilizzo delle soluzioni tecnologiche da
implementare.
2.A.6.3 Uso programmato degli strumenti finanziari
Priorità d'investimento
(2.c) Rafforzando le applicazioni delle TIC per l'e‐government, l'e‐learning, l'e‐inclusion,
l'e‐culture e l'e‐health
Non pertinente
2.A.6.4 Uso programmato dei grandi progetti
Priorità d'investimento
(2.c) Rafforzando le applicazioni delle TIC per l'e‐government, l'e‐learning, l'e‐inclusion,
l'e‐culture e l'e‐health
Non pertinente
51
2.A.6.5 Indicatori di output per priorità d'investimento e, ove pertinente, per categoria di regioni
Tabella 5 ‐ Indicatori di output comuni e specifici per programma
Valore obiettivo (2023) ID Indicatore
Unità di
misura Fondo
Categoria di
regioni (se
pertinente)
U D T
Fonte di dati Periodicità
dell’informativa
IO1 Realizzazione di applicativi e sistemi
informativi n. FESR
Regioni più
sviluppate 48
Sistema di
monitoraggio annuale
IO1 Realizzazione di applicativi e sistemi
informativi n. FESR
Regioni in
transizione 8
Sistema di
monitoraggio annuale
IO1 Realizzazione di applicativi e sistemi
informativi n. FESR
Regioni meno
sviluppate 56
Sistema di
monitoraggio annuale
52
2.A.7 Innovazione sociale, cooperazione transnazionale e contributo agli obiettivi tematici 1‐7
Non pertinente
53
2.A.8 Quadro di riferimento dell'efficacia dell'attuazione
Tabella 6 ‐ Quadro di riferimento dell'efficacia dell'attuazione dell'asse prioritario
Target intermedio per il
2018 Target finale (2023)
Asse
prioritario
Tipo di
indicatore
ID
Indicatore o
fase di
attuazione
principale
Unità di
misura
(ove
pertinente)
Fondo Categoria
di regioni
U D T U D T
Fonte di dati Pertinenza
dell'indicatore
Asse 1 Indicatore
di output IO1
Realizzazione
di applicativi
e sistemi
informativi
n. FESR RS 9 56 Sistema di
monitoraggio
Asse 1 Indicatore
di output IO1
Realizzazione
di applicativi
e sistemi
informativi
n. FESR RT 2 8 Sistema di
monitoraggio
Asse 1 Indicatore
di output IO1
Realizzazione
di applicativi
e sistemi
informativi
n. FESR RMS 10 48 Sistema di
monitoraggio
Asse 1 Indicatore
finanziarioIF01
Spesa
certificata € FESR RS 9.692.001,59 55.657.726,00
Sistema di
monitoraggio
Asse 1 Indicatore
finanziarioIF01
Spesa
certificata € FESR RT 1.365.914,46 7.951.104,00
Sistema di
monitoraggio
Asse 1 Indicatore
finanziarioIF01
Spesa
certificata € FESR RMS 15.264.160,81 88.374.000,00
Sistema di
monitoraggio
54
Informazioni qualitative aggiuntive sull'istituzione del quadro di riferimento dell'efficacia dell'attuazione
Nell'ambito di quanto previsto dal Performance Framework, tenendo conto delle indicazioni contenute
nell'Accordo di Partenariato e delle interlocuzioni formali e informali con la Commissione Europea per le
diverse e categorie di regioni sono individuati:
‐ l'indicatore finanziario relativo alla spesa ammissibile certificata (come previsto dal Regolamento
UE n. 215/2014 Art. 5.2);
‐ gli indicatori di output selezionati tra quelli del Programma che rappresentano le principali
realizzazioni tali da coprire almeno il 50% della dotazione dell'Asse;
Il target al 2018 dell'indicatore finanziario, rappresenta una quota superiore del 10% rispetto a quanto
richiesto in virtù della regola "n+3" di disimpegno delle risorse calcolata a partire dagli impegni previsti dal
piano finanziario per le annualità 2014 e 2015 al netto dei prefinanziamenti iniziali e annuali. Si tratta di un
obiettivo realistico e sfidante per il Programma.
L'avanzamento stimato considera i tempi necessari all'avvio del Programma, alla definizione, validazione e
messa a regime del Sistema di gestione e controllo nonché del normale ciclo di vita progettuale che vede
nella fase di start up un basso livello di spesa certificata. La stima è inoltre direttamente collegata alle
previsioni di attuazione riportate negli indicatori di output. Al 2023 il target è chiaramente pari al 100%
della dotazione UE dell'Asse.
In riferimento agli indicatori di realizzazione la quantificazione è stata realizzata basandosi sull'analisi
puntuale delle azioni che rappresentano, finanziariamente, almeno il 50% della dotazione di ciascun Asse.
Per ciascuna tipologia di azione è stata adottata una metodologia di calcolo che, per la stima del target al
2018, tiene conto delle operazioni concluse o di quelle avviate per le quali alcuni elementi sono in fase di
realizzazione (cfr. par. 2.4 dell'Accordo di Partenariato).
Il target finale al 2023 fa riferimento alla dotazione prevista per l'intero ciclo di vita del Programma e si
basa anche sul calcolo di costi unitari elaborati a partire da esperienze progettuali pregresse assimilabili
agli interventi programmati. La ripartizione tra categorie di regione tiene conto dell'incidenza finanziaria
per Asse di ciascuna di esse.
Per quanto concerne gli indicatori di output, è stato considerato l’indicatore relativo all’Obiettivo specifico
1.1, che garantiscono la copertura del 100% della dotazione finanziaria dell'Asse.
55
2.A.9 Categorie di operazione
Tabella 7 ‐ Dimensione 1 ‐ Settore di intervento
Fondo FESR
Categoria di regione Regioni più sviluppate
Asse prioritario Codice Euro
1. Agenda digitale metropolitana
048 TIC: altri tipi di infrastrutture TIC/risorse informatiche/impianti di grandi dimensioni (comprese infrastrutture elettroniche, centri di dati e sensori; anche quando integrate in altre infrastrutture, quali strutture di ricerca, infrastrutture ambientali e sociali)
5.565.772,60
1. Agenda digitale metropolitana
078 Servizi e applicazioni di e‐government (compresi gli appalti elettronici, le misure TIC a sostegno della riforma della pubblica amministrazione, la sicurezza informatica, le misure relative alla fiducia e alla riservatezza, la giustizia elettronica e la democrazia elettronica)
22.263.090,40
Fondo FESR
Categoria di regione Regioni in transizione
Asse prioritario Codice Euro
1. Agenda digitale metropolitana
048 TIC: altri tipi di infrastrutture TIC/risorse informatiche/impianti di grandi dimensioni (comprese infrastrutture elettroniche, centri di dati e sensori; anche quando integrate in altre infrastrutture, quali strutture di ricerca, infrastrutture ambientali e sociali)
795.110,40
1. Agenda digitale metropolitana
078 Servizi e applicazioni di e‐government (compresi gli appalti elettronici, le misure TIC a sostegno della riforma della pubblica amministrazione, la sicurezza informatica, le misure relative alla fiducia e alla riservatezza, la giustizia elettronica e la democrazia elettronica)
3.180.441,60
Fondo FESR
Categoria di regione Regioni meno sviluppate
Asse prioritario Codice Euro
1. Agenda digitale metropolitana
048 TIC: altri tipi di infrastrutture TIC/risorse informatiche/impianti di grandi dimensioni (comprese infrastrutture elettroniche, centri di dati e sensori; anche quando integrate in altre infrastrutture, quali strutture di ricerca, infrastrutture ambientali e sociali)
13.256.100,00
1. Agenda digitale metropolitana
078 Servizi e applicazioni di e‐government (compresi gli appalti elettronici, le misure TIC a sostegno della riforma della pubblica amministrazione, la sicurezza informatica, le misure relative alla fiducia e alla riservatezza, la giustizia elettronica e la democrazia elettronica)
53.024.400,00
Tabella 8 ‐ Dimensione 2 ‐ Forma di finanziamento
Fondo FESR
Categoria di regione Regioni più sviluppate
Asse prioritario Codice Euro
1. Agenda digitale metropolitana 01 Sovvenzione a fondo perduto 27.828.863,00
Fondo FESR
Categoria di regione Regioni in transizione
Asse prioritario Codice Euro
1. Agenda digitale metropolitana 01 Sovvenzione a fondo perduto 3.975.552,00
Fondo FESR
Categoria di regione Regioni meno sviluppate
Asse prioritario Codice Euro
1. Agenda digitale metropolitana 01 Sovvenzione a fondo perduto 66.280.500,00
56
Tabella 9 ‐ Dimensione 3 ‐ Tipo di territorio
Fondo FESR
Categoria di regione Regioni più sviluppate
Asse prioritario Codice Euro
1. Agenda digitale metropolitana 01 Grandi aree urbane (densamente popolate > 50 000 abitanti) 27.828.863,00
Fondo FESR
Categoria di regione Regioni in transizione
Asse prioritario Codice Euro
1. Agenda digitale metropolitana 01 Grandi aree urbane (densamente popolate > 50 000 abitanti) 3.975.552,00
Fondo FESR
Categoria di regione Regioni meno sviluppate
Asse prioritario Codice Euro
1. Agenda digitale metropolitana 01 Grandi aree urbane (densamente popolate > 50 000 abitanti) 66.280.500,00
Tabella 10 ‐ Dimensione 4 – Meccanismi territoriali di attuazione
Fondo FESR
Categoria di regione Regioni più sviluppate
Asse prioritario Codice Euro
1. Agenda digitale metropolitana 02 Altri approcci integrati allo sviluppo urbano sostenibile 27.828.863,00
Fondo FESR
Categoria di regione Regioni in transizione
Asse prioritario Codice Euro
1. Agenda digitale metropolitana 02 Altri approcci integrati allo sviluppo urbano sostenibile 3.975.552,00
Fondo FESR
Categoria di regione Regioni meno sviluppate
Asse prioritario Codice Euro
1. Agenda digitale metropolitana 02 Altri approcci integrati allo sviluppo urbano sostenibile 66.280.500,00
57
2.A.10 Sintesi dell'uso previsto dell'assistenza tecnica comprese, se necessario, azioni volte a
rafforzare la capacità amministrativa delle autorità coinvolte nella gestione e nel controllo dei
programmi e dei beneficiari
Asse prioritario Agenda digitale metropolitana
Cfr. Asse 5
58
ASSE 2 ‐ SOSTENIBILITÀ DEI SERVIZI E DELLA MOBILITÀ URBANA
2.A.1 Asse prioritario “Sostenibilità dei servizi pubblici e della mobilità urbana”
ID dell'asse prioritario 2
Titolo dell'asse prioritario Sostenibilità dei servizi e della mobilità urbana
L'intero asse prioritario sarà attuato unicamente tramite strumenti finanziari
n.a.
L'intero asse prioritario sarà attuato unicamente tramite strumenti finanziari stabiliti a livello dell’Unione
n.a.
L'intero asse prioriaio sarà attuato tramite sviluppo locale i tipo partecipativo
n.a.
Per il FSE: l'intero asse prioritario è dedicato all'innovazione sociale o alla cooperazione transnazionale, o a entrambe
n.a.
2.A.2 Motivazione della definizione di un asse prioritario che riguarda più di una categoria
di regioni, di un obiettivo tematico o di un Fondo
La principale motivazione sottesa all’attivazione di un programma nazionale dedicato alle 14 Città
metropolitane risiede nella possibilità di affrontare congiuntamente e in modo coordinato alcune delle
sfide territoriali e organizzative che interessano tali contesti territoriali. La distribuzione nel territorio
nazionale delle Città metropolitane impone, di fatto, l’adozione di un approccio di programmazione
trasversale ai confini delle categorie di regione, fermo restando il principio per cui le singole scelte
progettuali saranno declinate in funzione dei fabbisogni specifici e delle regole di intervento applicate a
ciascuna categoria di regioni.
Tutte le Amministrazioni comunali interessate dal Programma, indistintamente rispetto alle categorie di
regione, hanno manifestato una chiara priorità per le questioni di governo urbano legate alla mobilità
sostenibile e, più in generale, ai consumi energetici e alle emissioni inquinanti e climalteranti generate
dalle infrastrutture e dai servizi comunali. Peraltro, tutte le Città si sono già autonomamente dotate, o
stanno provvedendo a farlo, di strategie e piani di intervento (PUM, PUMS, PUT, PAES) per affrontare in
modo sistematico tali sfide che necessitano di risorse aggiuntive per proseguire gli investimenti e le
iniziative in essi definite.
Di conseguenza, l’Asse interviene nelle tre categorie di regioni per consentire a tutte le Città
metropolitane, di fare fronte ai propri fabbisogni specifici in relazione ai temi in oggetto.
Più in dettaglio, per quanto riguarda le componenti più innovative e qualificanti delle strategie di settore
(ad es. in materia di intelligent transport system o per il ricorso al finanziamento tramite ESCO), l’Asse
interviene per consentire a tutte le Città coinvolte di partecipare ad un unico percorso, coordinato
59
dall’Autorità di Gestione in cooperazione con i centri di competenza nazionali di riferimento (in primis,
MATTM e MIT), volto a definire metodologie comuni per l’individuazione dei fabbisogni specifici,
l’identificazione delle soluzioni tecnologie e organizzative idonee al loro trattamento, l’adozione di metodi
e processi comuni di attuazione e gestione a regime dei servizi.
Il valore aggiunto di tale approccio alla programmazione di dettaglio e alla progettazione risiede nelle
economie di scala generate sia in termini di costi di investimento, che si riducono attraverso il riuso delle
soluzioni tecnologiche e la capitalizzazione delle esperienze sperimentali fatte nel recente passato da
alcune città (ad esempio lo sfruttamento dell’utilizzo di strumenti telematici e/o di soluzioni integrate per
lo sviluppo di centrali di controllo del traffico), sia in relazione all’efficacia sistemica dei servizi da attivare,
dal momento che solo attraverso un percorso di confronto stabile e strutturato – e non tramite
sporadiche e disgiunte sperimentazioni – è possibile assicurare la piena interoperabilità dei sistemi,
l’omogeneità dei dati raccolti e la standardizzazione della domanda pubblica rivolta al mercato.
Inoltre alcune azioni trovano benefici proprio nella gestione sovra‐cittadina sia per poter garantire una
soluzione che sia applicabile in tutte le città, sia per sfruttare una unica centrale di committenza che
garantisca l’abbattimento dei tempi e la riduzione dei costi di investimento. In questo modo il cittadino
e/o l’azienda interessata potrà usufruire di strumenti e sistemi che dialogano nativamente tra loro con
risparmi di tempo in termini di adattabilità ai diversi sistemi metropolitani.
In tal senso è possibile creare una unica città metropolitana virtuale interconnessa composta da 14 aree
con peculiarità e caratteristiche da valorizzare.
Infine, nella prospettiva del programma nazionale, assume particolare rilievo l’effetto durevole di mutuo
sostegno e stimolo all’imitazione delle migliori pratiche che potrà instaurarsi nella policy community
interessata dall’organizzazione e dallo svolgimento di tale percorso comune di confronto e progettazione.
2.A.3 Fondo, categoria di regioni e base di calcolo per il sostegno dell'Unione
Fondo Categoria di regioni Base di calcolo (spesa
ammissibile totale o spesa
ammissibile pubblica)
Categoria di regioni per le
regioni ultraperiferiche e le
regioni nordiche scarsamente
popolate (se applicabile)
FESR Regioni più sviluppate Spesa ammissibile pubblica Non pertinente
FESR Regioni in transizione Spesa ammissibile pubblica Non pertinente
FESR Regioni meno sviluppate Spesa ammissibile pubblica Non pertinente
60
Priorità 4.c – Obiettivo specifico 2.1 – Efficienza energetica
2.A.4 Priorità d'investimento
Priorità d'investimento
(4.c) Sostenendo l'efficienza energetica, la gestione intelligente dell'energia e l'uso
dell'energia rinnovabile nelle infrastrutture pubbliche, compresi gli edifici pubblici, e nel
settore dell'edilizia abitativa
2.A.5 Obiettivi specifici corrispondenti alla priorità d'investimento e ai risultati attesi
ID 2.1
Obiettivo specifico Riduzione dei consumi energetici negli edifici e nelle strutture pubbliche o ad uso pubblico, residenziali e non residenziali e integrazione di fonti rinnovabili [RA 4.1]
Risultati che gli Stati membri intendono ottenere con il sostegno dell'UE
In linea con l’adesione delle Autorità urbane al Covenant of Mayors attraverso
l’elaborazione e implementazione di un Piano d’azione per l’energia sostenibile (PAES)
e con le attuali ipotesi di incremento del target di Europa 2020 al 2030, il Programma
assume come obiettivo di riferimento una ulteriore riduzione del 20% dei consumi
energetici nel periodo di riferimento (2012‐2023) in linea con gli obiettivi dei PAES e la
riduzione del 18% delle emissioni di CO2 equivalente, in linea con i nuovi obiettivi
europei al 2030 (‐40%) e con i risultati già conseguiti dall’Italia al 2012, nel territorio dei
14 Comuni interessati. In tale contesto, il PON METRO individua il proprio campo
d’azione in relazione ai consumi energetici che discendono dall’esercizio di alcuni servizi
pubblici che rientrano nella diretta titolarità delle Amministrazioni comunali. In
particolare, l’obiettivo specifico del Programma è individuato nella riduzione dei
consumi energetici connessi ai servizi di illuminazione artificiale degli spazi aperti e
negli edifici e alle strutture dedicate all’esercizio delle funzioni di governo urbano e
all’erogazione di servizi ai cittadini, ivi inclusa l’edilizia residenziale pubblica.
Tale obiettivo corrisponde a tre dimensioni di risultato da raggiungere, così rilevate e
misurate:
la riduzione dei consumi di energia elettrica per illuminazione pubblica (GWh,
Terna, 2012 ‐ i valori di consumo, disponibili a livello provinciale, sono stati
riproporzionati in funzione della popolazione residente e della superficie
territoriale ipotizzando, in prima approssimazione, che tutto il consumo sia
riconducibile ai Comuni), misurata in rapporto alla superficie dei centri abitati
(Kmq, ISTAT). Al 2012, per l’aggregato delle 14 Città, la baseline di riferimento è
pari a circa 31 GWh/100kmq. Considerando la riduzione del 20% assunta come
riferimento, il target di riferimento medio al 2023 risulterebbe di circa 25
GWh/100kmq. Il Programma intende dare a questi target un contributo più
significativo per le Città delle RMS e completare altrove investimenti già in
corso.
61
la riduzione dei consumi di energia elettrica della PA (GWh, Terna, 2011 ‐ i
valori di consumo, disponibili a livello provinciale, sono stati riproporzionati in
funzione della popolazione residente) misurata in rapporto alle Unità di lavoro
della PA (media annua in migliaia, ISTAT, 2011). Per l’aggregato delle 14 Città, la
baseline di riferimento è pari a circa 3,9 GWh/ULA. Considerando anche in
questo caso una riduzione del 20% (assunta come riferimento), il valore
obiettivo al 2023 risulterebbe di 3,1 GWh/ULA. Tale valore è identificato come
target su cui mobilitare investimenti su diversi strumenti di intervento cui il
programma intende contribuire, anche certamente con azioni attive e con
risultati qualitativi di pregio, ma soprattutto con interventi che possano trovare
più ampia replicazione superando logiche solo sperimentali e frammentarie.
la riduzione delle emissioni di CO2 del settore Combustione non industriale ‐
riscaldamento (SNAP 02) per i settori commerciale/istituzionale e residenziale
nei comuni capoluogo delle Città metropolitane (Teq. CO2/1000, ISPRA, 2012).
L’indicatore si riferisce ad un orizzonte di osservazione molto ampio rispetto al
terreno di azione specifica del Programma e, pertanto, anche il questo caso il
target di riduzione del 18% è da intendersi in una logica di mobilitazione e non
di effetto diretto del Programma.
62
Tabella 3 ‐ Indicatori di risultato specifici per programma, ripartiti per obiettivo specifico (per il FESR e il Fondo di coesione)
ID Indicatore Unità di
misura
Categoria di
regioni
(se pertinente)
Valore di base Anno di
riferimento
Valore obiettivo
(2023) Fonte di dati
Periodicità
dell’informativa
IR03 Consumi di energia elettrica per illuminazione pubblica
per kmq di superficie dei centri abitati misurata nei
Comuni capoluogo delle Città metropolitane
GWh Regioni più
sviluppate 31,10 2012 24,88 Terna‐Istat annuale
IR03 Consumi di energia elettrica per illuminazione pubblica
per kmq di superficie dei centri abitati misurata nei
Comuni capoluogo delle Città metropolitane
GWh Regioni in
transizione 29,09 2012 23,28 Terna‐Istat annuale
IR03 Consumi di energia elettrica per illuminazione pubblica
per kmq di superficie dei centri abitati misurata nei
Comuni capoluogo delle Città metropolitane
GWh Regioni meno
sviluppate 31,22 2012 24,97 Terna‐Istat Annuale
IR04 Consumi di energia elettrica della PA per Unità di lavoro
della PA (media annua in migliaia) nei Comuni capoluogo
delle Città metropolitane
GWh Regioni più
sviluppate 4,15 2011 3,32 Terna‐Istat annuale
IR04 Consumi di energia elettrica della PA per Unità di lavoro
della PA (media annua in migliaia) nei Comuni capoluogo
delle Città metropolitane
GWh Regioni in
transizione 3,97 2011 3,18 Terna‐Istat annuale
IR04 Consumi di energia elettrica della PA per Unità di lavoro
della PA (media annua in migliaia) nei Comuni capoluogo
delle Città metropolitane
GWh Regioni meno
sviluppate 3,16 2011 2,53 Terna‐Istat annuale
IR05
Emissioni di gas a effetto serra del settore Combustione
non industriale ‐ riscaldamento (SNAP 02) per i settori
commerciale/istituzionale e residenziale nei Comuni
capoluogo delle Città metropolitane
Teq.
CO2/1000
Regioni più
sviluppate 9.457,94 2012 7.755,51 ISPRA
Stima biennale
su dati rilevati
ogni cinque
anni
IR05
Emissioni di gas a effetto serra del settore Combustione
non industriale ‐ riscaldamento (SNAP 02) per i settori
commerciale/istituzionale e residenziale nei Comuni
capoluogo delle Città metropolitane
Teq.
CO2/1000
Regioni in
transizione 73,92 2012 60,62 ISPRA
Stima biennale
su dati rilevati
ogni cinque
anni
63
ID Indicatore Unità di
misura
Categoria di
regioni
(se pertinente)
Valore di base Anno di
riferimento
Valore obiettivo
(2023) Fonte di dati
Periodicità
dell’informativa
IR05
Emissioni di gas a effetto serra del settore Combustione
non industriale ‐ riscaldamento (SNAP 02) per i settori
commerciale/istituzionale e residenziale nei Comuni
capoluogo delle Città metropolitane
Teq.
CO2/1000
Regioni meno
sviluppate 1.094,20 2012 897,24 ISPRA
Stima biennale
su dati rilevati
ogni cinque
anni
64
65
2.A.6 Azioni da sostenere nell’ambito della priorità d’investimento
2.A.6.1 Descrizione della tipologia e degli esempi delle azioni da sostenere e del loro contributo atteso
agli obiettivi specifici, compresa, se del caso, l'individuazione dei principali gruppi di destinatari, dei
territori specifici interessati e dei tipi di beneficiari
Priorità d'investimento
(4.c) Sostenendo l'efficienza energetica, la gestione intelligente dell'energia e l'uso
dell'energia rinnovabile nelle infrastrutture pubbliche, compresi gli edifici pubblici, e nel
settore dell'edilizia abitativa
Azione 2.1.1: Illuminazione pubblica sostenibile
[Azione 4.1.3 dell’AP ‐ Allegato Risultati‐Azioni]
Contenuto: il Programma sostiene iniziative di ampio respiro e massa critica dedicate alla
sostituzione delle fonti di illuminazione con materiali a basso consumo, nonché l’ammodernamento
e/o sostituzione degli impianti tecnologici per assicurare la gestione e l’esercizio intelligente dei
servizi di pubblica illuminazione, anche al fine di ridurre l’inquinamento luminoso e aumentare la
sicurezza degli spazi pubblici, attraverso sistemi automatici di regolazione (sensori di luminosità,
sistemi di telecontrollo e di telegestione energetica della rete). Contestualmente al rinnovo di tali
impianti, l’Azione incoraggia l’installazione dei c.d. “pali intelligenti” (ad es. dotati sensori di
monitoraggio ambientale o del traffico) in sinergia con l’Asse 1 per consentire la distribuzione
capillare nel territorio dei servizi propri del paradigma Smart city e la raccolta e il trasferimento dei
dati necessari al funzionamento dei dispositivi di telecontrollo del territorio.
Target d’utenza: tutta la cittadinanza.
Tipo di beneficiari: Autorità Urbane, altre amministrazioni comunali o loro società di scopo
interamente pubbliche
Realizzazioni e contributo ai risultati: si stima che, mediante l’utilizzo delle risorse stanziate dal
programma, il numero di impianti oggetto di intervento di riqualificazione energetica sia, nel
complesso, superiore a 60.000, grazie ai quali si ipotizza di ottenere una riduzione dei consumi
elettrici pari a circa 22 GWh/anno (con una riduzione di 4,6 punti percentuali a fronte di 20 per
l’indicatore di risultato corrispondente, con un valore ipotizzato a 29,65 GWh/100kmq per il solo
effetto del Programma) e, in termini equivalenti, a più di 10.000 tonnellate di C02 all’anno. Più in
generale, riferendosi al contributo dell’azione al conseguimento dell’obiettivo specifico, si stima
che la dotazione finanziaria individuata sia sufficiente a garantire, nelle RMS e, in particolare, nei
contesti territoriali che non hanno ancora avviato interventi significativi in tal senso, la completa
sostituzione dei sistemi più energivori e più impattanti a livello ambientale (lampade a vapori di
mercurio e a incandescenza) con apparecchi più performanti. Nelle città dell’aggregato RMS,
pertanto, si contribuirà in misura significativa alla riduzione dei consumi elettrici per superficie
territoriale (con una riduzione dei consumi direttamente ascrivibile al PON METRO pari al 10% a
fronte del 20% posto come target, senza considerare la leva prodotta da soluzioni di finanziamento
tramite ESCO). Nelle altre categorie di regioni, pur in presenza di un investimento più ridotto da
parte del Programma, ci si attende comunque il conseguimento di effetti significativi, grazie alla
funzione di innesco che il PON METRO potrà svolgere in contesti più maturi e che hanno già avviato
66
iniziative rilevanti di efficientamento del sistema di pubblica illuminazione.
Azione 2.1.2: Risparmio energetico negli edifici pubblici
[Azione 4.1.1 dell’AP ‐ Allegato Risultati‐Azioni]
Contenuto: il Programma sostiene la ristrutturazione e riqualificazione energetica di edifici di
titolarità comunale e l’acquisto e installazione di sistemi intelligenti di controllo che permettano
l’ottimizzazione dei consumi energetici al loro interno. Tale intervento risponde all’esigenza
primaria di ridurre il consumo energetico degli edifici pubblici e di ridurre al contempo l’emissione
di CO2 all’interno del territorio urbano. Le opere riguardano principalmente la ristrutturazione
energetica sia di edifici pubblici dedicati all’erogazione di servizi ai cittadini (es. immobili ad uso
comunale o ad uso cittadino come piscine, centri socio‐ricreativi e culturali, ecc.) sia di edifici di
proprietà comunale dedicati a ridurre il disagio abitativo all’interno del territorio (es. immobili di
edilizia residenziale pubblica). Il Programma sostiene, inoltre, la realizzazione, ove necessario, di un
approfondimento conoscitivo (audit energetico sul patrimonio) a integrazione dei PAES, per poter
procedere all’individuazione più fine delle priorità d’intervento e consentire l’uscita dalla logica
dell’intervento sporadico e sperimentale. L’Azione sostiene inoltre la sostituzione degli impianti di
raffrescamento, riscaldamento e illuminazione e l’installazione di sistemi di monitoraggio e
controllo dei consumi energetici all’interno delle medesime strutture. L’installazione di sistemi di
produzione di energia da fonti rinnovabili è consentita esclusivamente a complemento di interventi
di riqualificazione energetica degli edifici. L’Azione può integrarsi con altri interventi dell’Asse 4
legati alla realizzazione/ristrutturazione di edifici di proprietà comunale o di riqualificazione di
specifici quartieri all’interno dell’area metropolitana.
Target d’utenza: tutta la cittadinanza.
Tipo di beneficiari: Autorità Urbane, altre amministrazioni comunali o loro società di scopo
interamente pubbliche.
Realizzazioni e contributo ai risultati: secondo le stime preliminari effettuate, con le risorse
stanziate dal programma si ipotizza di poter riqualificare dal punto di vista energetico almeno
33.000 mq di superficie, in ragione della diversa intensità degli interventi realizzabili, che vanno
dalla semplice sostituzione/efficientamento degli impianti alla ristrutturazione energetica radicale
dell’organismo edilizio. Come già rimarcato, in considerazione delle caratteristiche di estensione, di
vetustà e di “inefficienza” energetica del patrimonio immobiliare pubblico, le risorse messe a
disposizione dal Programma non consentono di realizzare impatti di per sé risolutivi dal punto di
vista della riduzione dei consumi energetici di tale patrimonio, ma possono contribuire in misura
determinante all’innesco di un percorso sistematico di efficientamento energetico del patrimonio
pubblico, anche grazie al supporto offerto al superamento dei limiti conoscitivi rispetto alla natura,
alle caratteristiche ed alle performance energetiche del patrimonio stesso. Pur trattandosi di
un’azione “marginale” rispetto alle dimensioni dell’universo di riferimento, è possibile comunque
stimare un risparmio dei consumi energetici, direttamente ad essa riconducibile, pari a circa 9
GWh/anno, ed una riduzione di emissioni di CO2 pari a circa 400 Teq./anno E’ necessario inoltre
considerare che l’indicatore di risultato considerato presenta alcuni limiti, in quanto non include
l’ERP (la bolletta è a carico degli inquilini) e si riferisce all’intero aggregato della PA (nell’ambito del
quale le ULA riferibili alle sole Amministrazioni comunali rappresentano solo una parte) e non
67
esprime la riduzione dei consumi termici della PA.
L’effetto complessivo di entrambe le azioni sull’indicatore di risultato relativo alla riduzione delle emissioni
di CO2 è piuttosto circoscritto ma questo va correlato all’ampiezza della base di riferimento, che tuttavia
per la struttura stessa della rilevazione ISPRA non può essere ulteriormente specificata. Ne consegue che gli
investimenti diretti del PON METRO contribuiranno in misura trascurabile (meno dell’1% del target) al
conseguimento dei target individuati, eccezion fatta per l’aggregato RMS, dove, in ragione delle quantità
assolute di emissioni (sensibilmente più basse di quelle delle RS) e del maggiore quantitativo di risorse
investite, il contributo del programma appare leggermente più significativo.
2.A.6.2 Principi guida per la selezione delle operazioni
Priorità d'investimento
(4.c) Sostenendo l'efficienza energetica, la gestione intelligente dell'energia e l'uso
dell'energia rinnovabile nelle infrastrutture pubbliche, compresi gli edifici pubblici, e nel
settore dell'edilizia abitativa
La responsabilità della selezione delle singole operazioni e dei beneficiari delle stesse è affidata alle
Autorità urbane sulla base di principi, criteri e priorità che, nel pieno rispetto della normativa comunitaria e
nazionale vigente, saranno definiti di concerto con l’Autorità di Gestione ed approvati nel corso del primo
Comitato di Sorveglianza conformemente all’art. 110 del Regolamento (UE) n. 1303/2013.
I criteri di selezione saranno ispirati a principi di efficienza ed efficacia nel perseguimento degli obiettivi
specifici dell’Asse, trasparenza e verificabilità, presa in conto dei principi orizzontali di promozione delle
pari opportunità tra uomini e donne, prevenzione della discriminazione e sviluppo sostenibile.
Per tutte iniziative sostenute dall’Asse valgono i seguenti principi generali di ammissibilità e priorità nella
selezione delle azioni.
Le iniziative sostenute dal Programma sono attuate in conformità con le disposizioni normative e di
pianificazione/programmazione nazionale e regionale esistenti per lo specifico settore di intervento. E’
inoltre accordata priorità alle azioni che si pongono in attuazione di strumenti di programmazione
strategica attivati a livello comunale o alla scala metropolitana e che – in quanto interessano direttamente
l’area metropolitana o sono facilmente allargabili a tale territorio – si configurano quali occasioni di
sperimentazione o di rafforzamento della capacità di governo metropolitano.
L’individuazione dei criteri per la definizione delle aree bersaglio e delle categorie di beneficiari è ispirata a
principi di concentrazione delle risorse al fine di evitare l’eccessiva frammentazione e a garanzia di una
maggiore efficacia nel conseguimento dei risultati attesi. Per le stesse motivazioni saranno individuati
criteri di ammissibilità finalizzati a garantire la complementarietà e non sovrapposizione tra gli interventi
finanziati dal PON e dai Programmi Operativi Regionali in attuazione dell’Agenda urbana nazionale.
Per le azioni caratterizzate dalla presenza di una significativa componente infrastrutturale saranno
considerati quali criteri di ammissibilità l’esistenza di un adeguato livello di maturazione progettuale e
procedurale.
La selezione delle azioni avverrà inoltre in un’ottica di valorizzazione e capitalizzazione di esperienze
condotte nell’ambito del periodo di programmazione 2007‐2013 (in particolare negli Assi Città dei POR), o
68
realizzate a valere su programmi di ricerca o di investimento nazionali.
Per quanto concerne le modalità di attuazione gli interventi da parte di diverse Città con simile ambito di
applicazione settoriale o tecnologico i progetti dovranno essere attuati con modalità comuni per sostenere
al massimo il trasferimento di conoscenza su problemi condivisi, la replicabilità delle operazioni, la
scalabilità e l’interoperabilità.
Alla luce dei criteri generali sopra richiamati, per la Priorità di investimento si applicano i seguenti principi:
‐ Tutte le iniziative sostenute dal Programma si raccordano con le strategie integrate e gli strumenti
vigenti di pianificazione energetica previsti dall’ordinamento nazionale per il livello comunale o
l’area vasta (ad esempio Piano d’azione per l’energia sostenibile – PAES).
‐ Verificare le sinergie e gli elementi di compatibilità tecnologica rispetto alle infrastrutture delle reti
intelligenti (smart grids) realizzate negli stessi territori o porzioni di città a valere su risorse di altri
programmi regionali o di iniziative nazionali.
‐ Nella selezione delle azioni sarà accordata priorità agli interventi che garantiscono migliori
performance alla luce di criteri quali il rapporto riduzione CO2/costo di investimento o il rapporto
risparmio energetico/costo di investimento.
‐ In caso di interventi che possano generare risparmi economici, il Programma può promuovere
meccanismi di finanziamento revolving attuati tramite energy service company (ESCO).
‐ Le iniziative di efficientamento delle reti di illuminazione pubblica sono ammissibili solo nel caso in
cui assicurino adeguata massa critica oppure in relazione a più ampie strategie declinate a scala.
‐ Sarà necessario individuare le priorità di attuazione in relazione a obiettivi a breve e a medio/lungo
termine (cronoprogramma) e le modalità di verifica dei risultati raggiunti da ogni intervento
progettuale avviato.
‐ Gli interventi dovranno essere coerenti con il quadro delle priorità ambientali esistenti definito a
livello locale.
‐ Sarà data priorità agli interventi realizzati secondo protocolli volontari di sostenibilità energetica ed
ambientale a scala urbana ed edilizia (es. ITACA, LEED).
Si invita allo sviluppo di progetti con valenza dimostrativa in grado di aumentare la consapevolezza dei
fruitori degli edifici (residenti, lavoratori, utenti), valorizzando il ruolo dell’Ente pubblico promotore d’area
o quartiere.
69
2.A.6.3 Uso programmato degli strumenti finanziari
Priorità d'investimento
(4.c) Sostenendo l'efficienza energetica, la gestione intelligente dell'energia e l'uso
dell'energia rinnovabile nelle infrastrutture pubbliche, compresi gli edifici pubblici, e nel
settore dell'edilizia abitativa
Il fabbisogno finanziario reale per conseguire l’effettivo raggiungimento dei target indicati di riduzione del
20% dei consumi e delle emissione del 18% è ben al di là delle disponibilità finanziarie del Programma, in
particolare per quanto riguarda i consumi degli edifici pubblici. Pertanto si ritiene di dover valutare
attentamente l’opportunità di attivare strumenti di ingegneria finanziaria nazionali al fine di massimizzare
la leva finanziaria e le ricadute sul terreno degli investimenti volti al risparmio energetico. Tra le ipotesi
preliminari, figura l’ambizione di dare finalmente abbrivio, anche nelle Città del Sud, ai meccanismi di
finanziamento tramite terzi delle azioni di efficientamento energetico (c.d. energy service company).
L’opportunità di un programma nazionale, infatti, consente di mettere in campo una forte guida da parte
delle Amministrazioni centrali e di centri di competenza rilevanti (ad es. Cassa Depositi e Prestiti), evitando
la frammentazione in numerosi strumenti locali, e permette di sfruttare appieno le risorse cognitive e
comunicative che solo un’iniziativa di respiro nazionale può mobilitare.
Per dare seguito a tale impostazione preliminare, l’Autorità di Gestione effettuerà le attività diagnostiche e
di valutazione ex ante richieste dall’art. 37.2 del Reg. CE n. 1303/2013 per l’identificazione delle specifiche
tipologie e dotazioni finanziarie adeguate con l’obiettivo di perseguire strumenti più efficaci (per i settori di
investimento interessati, ad es. in ambito di risparmio energetico) ed efficienti (in relazione alla tempistica
attuativa) valorizzando le lezioni da recenti esperienze sostenute con fondi nazionali e/o comunitari.
Nel corso di tale valutazione si definirà puntualmente il pertinente meccanismo finanziario e la più efficace
combinazione tra risorse a fondo perduto e risorse destinate al meccanismo revolving. Nella Tabella 8 è
riportata dunque un’ipotesi preliminare con assegnazione in pari quote alle due categorie di spesa.
2.A.6.4 Uso programmato dei grandi progetti
Priorità d'investimento
(4.c) Sostenendo l'efficienza energetica, la gestione intelligente dell'energia e l'uso
dell'energia rinnovabile nelle infrastrutture pubbliche, compresi gli edifici pubblici, e nel
settore dell'edilizia abitativa
Non pertinente
70
2.A.6.5 Indicatori di output per priorità d'investimento e, ove pertinente, per categoria di regioni
Tabella 5 ‐ Indicatori di output comuni e specifici per programma
Valore obiettivo (2023) ID Indicatore Unità di misura Fondo
Categoria di
regioni (se
pertinente)
U D T
Fonte di dati Periodicità
dell’informativa
IO2 Punti illuminanti/luce n. FESR Regioni più
sviluppate 19.192
Sistema di
monitoraggio annuale
IO2 Punti illuminanti/luce n. FESR Regioni in
transizione 0
Sistema di
monitoraggio annuale
IO2 Punti illuminanti/luce n. FESR Regioni meno
sviluppate 41.889
Sistema di
monitoraggio annuale
IO3 Superficie oggetto dell’intervento
(edifici e abitazioni) mq. FESR
Regioni più
sviluppate 20.301
Sistema di
monitoraggio annuale
IO3 Superficie oggetto dell’intervento
(edifici e abitazioni) mq. FESR
Regioni in
transizione 3.187
Sistema di
monitoraggio annuale
IO3 Superficie oggetto dell’intervento
(edifici e abitazioni) mq. FESR
Regioni meno
sviluppate 9.764
Sistema di
monitoraggio annuale
71
Priorità 2.2 – Obiettivo specifico 2.2 – Mobilità
2.A.4 Priorità d'investimento
Priorità d'investimento
(4.e) Promuovendo strategie per basse emissioni di carbonio per tutti i tipi di territorio, in
particolare le aree urbane, inclusa la promozione della mobilità urbana multimodale
sostenibile e di pertinenti misure di adattamento e mitigazione
2.A.5 Obiettivi specifici corrispondenti alla priorità d'investimento e ai risultati attesi
ID 2.2
Obiettivo specifico Aumento della mobilità sostenibile nelle aree urbane [RA 4.6]
Risultati che gli Stati membri intendono ottenere con il sostegno dell'UE
Assumendo come contesto di riferimento la strategia europea di contrasto all’inquinamento, che fisserà un nuovo obiettivo di riduzione delle emissioni inquinanti al 2030 (‐40% rispetto ai valori del 1990), il Programma sostiene la transizione verso un modello di mobilità urbana e d’area vasta sostenibile.
In particolare, nell’ampio ventaglio di fabbisogni precedentemente descritto, in considerazione delle risorse finanziarie disponibili (certamente non sufficienti a dare risposte efficaci a tutte le variabili in gioco), il PON METRO interviene solo su alcune urgenze e su fattori abilitanti essenziali:
in tutte le Città il Programma sostiene la creazione di soluzioni di governo intelligente del sistema della mobilità, fortemente integrati ed interconnessi, nonché orientati ad offrire all’utente un consistente pacchetto di servizi, in modo da migliorare le condizioni di contesto e la fruibilità del sistema del trasporto pubblico locale;
nelle Regioni Meno Sviluppate (RMS), nelle quali si evidenzia una domanda di trasporto pubblico, rappresentata dal rapporto tra numero di passeggeri e popolazione residente, particolarmente bassa (meno di metà di quella relativa a RT e meno di un quarto dell’aggregato RS nel 2012), il Programma mira principalmente a incrementare e qualificare l’offerta di TPL (Trasporto Pubblico Locale) attraverso l’ammodernamento del parco veicoli e la creazione/rafforzamento di corsie protette, a cui si accompagna un investimento in grado di aumentare considerevolmente la dotazione di percorsi ciclabili;
nelle Regioni Sviluppate e in Sardegna l’azione del Programma si focalizza prioritariamente sul rafforzamento/riammagliamento della rete ciclabile e sulla creazione di servizi avanzati per la fruizione degli stessi.
Nel perseguire tali obiettivi, il PON METRO misura la sua efficacia attraverso quattro
indicatori di risultato:
Velocità commerciale media per km nelle ore di punta del trasporto pubblico
su gomma, autobus e tram a livello comunale, variabile che l’ISTAT rileva a
partire da quest’anno e che sarà disponibile già nel 2015, estremamente
significativa per catturare gli effetti in termini di fluidità del traffico veicolare.
72
Passeggeri trasportati dal TPL nei comuni capoluogo di provincia per abitante,
indicatore rilevato annualmente dall’ISTAT nell’indagine sull’ambiente urbano. Il
target che il Programma assume come riferimento prudenziale per le RMS è un
incremento minimo del 5% rispetto al 2012, valore apparentemente circoscritto
ma realmente significativo rispetto al trend negativo registrato in molte città
nell’ultimo quinquennio.
Persone di 15 anni e più occupate che escono di casa per andare al lavoro in
bicicletta sul totale delle persone occupate (Istat, Indagine annuale "Aspetti
della vita quotidiana"). In linea con un fenomeno culturale crescente, il PON
METRO assume come target il superamento del 10%, cui potrà contribuire in
maniera significativa in particolare nelle RS e RT.
Emissioni di gas a effetto serra riconducibili al trasporto (Teq Co2/1000),
stimate da ISPRA annualmente su data set rilevati ogni cinque anni (con valori al
netto de trasporto merci). In linea con la strategia europea al 2030, il
Programma assume come target di riferimento una riduzione del 18% (ottenuta
attraverso la stima del residuo di riduzione da conseguire, a partire dal 2012, da
parte dell’Italia). Considerando la natura delle azioni promosse dal Programma, il
PON potrà contribuire in misura significativa all’obiettivo nelle RMS.
73
Tabella 3 ‐ Indicatori di risultato specifici per programma, ripartiti per obiettivo specifico (per il FESR e il Fondo di coesione)
ID Indicatore Unità di
misura
Categoria di
regioni
(se pertinente)
Valore di base Anno di
riferimento
Valore obiettivo
(2023) Fonte di dati
Periodicità
dell’informativa
IR06 Passeggeri trasportati dal TPL nei Comuni capoluogo delle
Città metropolitane per abitante n.
Regioni meno
sviluppate 94 2012 99 Istat annuale
IR07
Persone di 15 anni e più occupate che escono di casa per
andare al lavoro in bicicletta sul totale delle persone
occupate
% Regioni più
sviluppate 4,05 2012 10,00 Istat annuale
IR07
Persone di 15 anni e più occupate che escono di casa per
andare al lavoro in bicicletta sul totale delle persone
occupate
% Regioni in
transizione 0,75 2012 10,00 Istat annuale
IR08
Emissioni di gas a effetto serra del settore Trasporti
stradali (SNAP 07) al netto delle emissioni dei veicoli
merci (HVD) nei Comuni capoluogo delle Città
metropolitane
Teq.
CO2/1000
Regioni più
sviluppate 8.820,53 2012 7.232,83 ISPRA
Stima biennale
su dati rilevati
ogni cinque
anni
IR08
Emissioni di gas a effetto serra del settore Trasporti
stradali (SNAP 07) al netto delle emissioni dei veicoli
merci (HVD) nei Comuni capoluogo delle Città
metropolitane
Teq.
CO2/1000
Regioni in
transizione 169,05 2012 138,62 ISPRA
Stima biennale
su dati rilevati
ogni cinque
anni
IR08
Emissioni di gas a effetto serra del settore Trasporti
stradali (SNAP 07) al netto delle emissioni dei veicoli
merci (HVD) nei Comuni capoluogo delle Città
metropolitane
Teq.
CO2/1000
Regioni meno
sviluppate 2.721,91 2012 2.231,97 ISPRA
Stima biennale
su dati rilevati
ogni cinque
anni
IR09
Velocità commerciale media per km nelle ore di punta del
trasporto pubblico su gomma, autobus e filobus nei
Comuni capoluogo delle Città metropolitane
km/h Regioni più
sviluppate n.d. 2015* n.d. Istat annuale
74
ID Indicatore Unità di
misura
Categoria di
regioni
(se pertinente)
Valore di base Anno di
riferimento
Valore obiettivo
(2023) Fonte di dati
Periodicità
dell’informativa
IR09
Velocità commerciale media per km nelle ore di punta del
trasporto pubblico su gomma, autobus e filobus nei
Comuni capoluogo delle Città metropolitane
km/h Regioni in
transizione n.d. 2015* n.d. Istat annuale
IR09
Velocità commerciale media per km nelle ore di punta del
trasporto pubblico su gomma, autobus e filobus nei
Comuni capoluogo delle Città metropolitane
km/h Regioni meno
sviluppate n.d. 2015* n.d. Istat annuale
75
76
2.A.6 Azioni da sostenere nell’ambito della priorità d’investimento
2.A.6.1 Descrizione della tipologia e degli esempi delle azioni da sostenere e del loro contributo atteso
agli obiettivi specifici, compresa, se del caso, l'individuazione dei principali gruppi di destinatari, dei
territori specifici interessati e dei tipi di beneficiari
Priorità d'investimento
(4.e) Promuovendo strategie per basse emissioni di carbonio per tutti i tipi di territorio, in
particolare le aree urbane, inclusa la promozione della mobilità urbana multimodale
sostenibile e di pertinenti misure di adattamento e mitigazione
Azione 2.2.1: Infomobilità e sistemi di trasporto intelligenti
[Azione 4.6.3 dell’AP ‐ Allegato Risultati‐Azioni]
Contenuto: il Programma sostiene la realizzazione di iniziative in linea con le priorità strategiche
definite dal Piano d’azione nazionale ITS e da Agenda digitale e prevede, più in generale,
l’ottimizzazione gestionale e operativa nell’ambito delle attività connesse alla regolazione del
traffico e della mobilità, attraverso l’acquisizione e messa in esercizio di sistemi tecnologici e
gestionali.
La strategia del programma in tema di Mobilità sostenibile identifica quali interventi prioritari quelli
che prevedono l’integrazione dei dati e delle informazioni provenienti dai diversi sistemi dislocati a
livello territoriale. Tali interventi sono in grado di dotare i comuni capoluogo di una unica
interfaccia necessaria per creare un link senza soluzione di continuità con i sistemi fuori dall’area
comunale / metropolitana nel rispetto delle linee guida della Direttiva Europea, richiamate dal
Piano d’azione nazionale ITS (Intelligent Transport Systems), in particolare, il Settore prioritario 2
“Continuità dei servizi ITS di gestione del traffico e del trasporto merci”.
Tale aspetto rappresenta l’elemento determinante per la gestione degli spostamenti maggiormente
critici per i comuni capoluogo, ossia quelli pendolari e di attraversamento.
I sistemi rispondono alla molteplice esigenza di controllare gli accessi e la sosta in aree urbane
sensibili, fluidificare i flussi di traffico veicolare privato e collettivo e velocizzare i tempi di
percorrenza, nonché facilitare la fruizione da parte dei cittadini dei servizi di mobilità a minore
impatto ambientale, con il fine ultimo di ridurre l’impatto sociale e ambientale dei veicoli privati
nelle aree urbane.
In ogni modo le iniziative promosse dal Programma sono identificate con un approccio
incrementale volto ad assicurare miglioramenti significativi e percepibili dall’utente finale a partire
dalle attuali modalità di gestione del traffico specifiche per ogni città.
Ne consegue che, ove assenti, hanno priorità le iniziative di base, quali lo sviluppo e
l’implementazione di idonei modelli di integrazione tariffaria, bigliettazione elettronica e
interoperabilità dei pagamenti per i servizi di trasporto collettivo e la gestione della sosta, nonché
l’attivazione di zone a traffico limitato e dei correlati sistemi di controllo degli accessi e di gestione
delle infrazioni. Assolte tali precondizioni, il Programma sostiene iniziative volte
all’implementazione di Intelligent Transport Systems di scala urbana e metropolitana quali ad
77
esempio la realizzazione di reti capillari di sensori per la raccolta real time dei dati di traffico, il
coordinamento remoto degli schemi semaforici, l’attivazione di interfacce con l’utenza su
piattaforme fisse e mobile.
Per le regioni meno sviluppate, si prevede l’implementazione di Centrali integrate di controllo della
mobilità in merito alle componenti Gestione semaforica, Gestione controllo accessi e Gestione
sistemi di TPL, al fine di creare condizioni tecnologiche di base assimilabili a quelle delle regioni più
sviluppate, anche sfruttandone le esperienze già maturate.
Tale implementazione prevede anche interventi propedeutici quali l’infrastrutturazione tecnologica
per il controllo dei varchi di accesso alle ZTL (Zona Traffico Limitato), dei passaggi non autorizzati
nelle corsie preferenziali e sistemi di centralizzazione semaforica, di preferenziamento del TPL e, in
generale, di monitoraggio del servizio di TPL.
Per le regioni più sviluppate, si prevede l’adeguamento di sistemi integrati (Centrali di Controllo e
Supervisione del Traffico e della Mobilità) per lo più già esistenti e/o parzialmente sviluppati, anche
con uno sguardo alle principali esperienze maturate in ambito internazionale.
Inoltre, è prevista l’implementazione di sistemi telematici che forniscano agli utenti degli strumenti
avanzati per sfruttare le potenzialità dello scambio modale (applicazioni, API, ecc.).
A supporto delle iniziative suddette, l’Azione può sostenere la realizzazione delle necessarie reti di
trasmissione dati, di dispositivi di sicurezza e controllo dei flussi di traffico in galleria e semafori
dotati di connettività e idonea sensoristica. Azione connessa è quella della sostituzione del parco
delle lampade ad incandescenza con quelle a tecnologia a LED anche in sinergia con gli interventi di
efficientamento dell’illuminazione pubblica previsti dall’Azione 2.1.1. (“Illuminazione pubblica
sostenibile”).
Target d’utenza: cittadini, imprese e city users metropolitani.
Tipo di beneficiari: Amministrazioni comunali e loro società di scopo interamente pubbliche.
Realizzazioni e contributo ai risultati: considerata la molteplicità delle diverse caratteristiche di
partenza dei sistemi di mobilità operanti nelle città oggetto d’intervento (già documentate in un
apposito assessment realizzato per la preparazione del documento di Programma), non è ancora
possibile definire puntualmente gli effetti che saranno generati dal Programma nei diversi contesti.
Si tratterà, in ogni caso, di impatti significativi, che riguarderanno:
‐ miglioramento della qualità del servizio e delle informazioni sulla stato del traffico agli
utenti finali;
‐ aumento della velocità commerciale con sistemi semaforici adattivi e sistemi di
preferenziamento (la misura massimizza i suoi output in caso di realizzazione di corsie
riservate);
‐ aumento della sicurezza stradale con l’inserimento di strumenti di enforcement che
fungano anche da dissuasori della velocità;
‐ riduzione dell’inquinamento atmosferico nelle aree centrali delle città attraverso
l’installazione di dispositivi automatici di controllo delle accessi non autorizzati;
‐ miglioramento del servizio di TPL maggiormente orientato alle reali esigenze degli utenti e
78
aumento dei passeggeri attraverso l’attivazione di politiche di bigliettazione elettronica se
abbinate ad una strategia di integrazione tariffaria performante.
Azione 2.2.2: Rinnovamento e potenziamento tecnologico delle flotte del TPL
[Azione 4.6.2 dell’AP ‐ Allegato Risultati‐Azioni]
Contenuto: il Programma sostiene l’acquisto di beni e di servizi dedicati al potenziamento e
rinnovamento delle flotte impiegate nei servizi di trasporto pubblico locale nonché allo sviluppo di
servizi innovativi di mobilità condivisa in ambito urbano.
Tali servizi rispondono all’esigenza primaria di ridurre il numero di veicoli privati circolanti nel
territorio urbano attraverso servizi alternativi che concorrano allo shift modale verso il trasporto
collettivo e la mobilità condivisa.
Il rinnovamento e potenziamento delle flotte di trasporto collettivo su gomma e su ferro costituisce
un caposaldo della strategia di riorganizzazione dei correlati servizi pubblici, già in corso sia in
relazione alla governance aziendale che alla pianificazione di percorsi e linee, in ragione sia del
generale deficit di dotazione di mezzi, inadatti ormai a sostenere la domanda potenziale, che
dell’anzianità media del parco veicolare e dei conseguenti consumi energetici, emissioni inquinanti
e climalteranti e costi di gestione. Di conseguenza il programma sostiene l’acquisizione di nuovi
mezzi eco‐compatibili, o il revamping di mezzi esistenti, con attenzione alla tipologia e taglia dei
veicoli in relazione ai servizi da svolgere e alle aree in cui operano (ad es. mini‐bus elettrici per i
centri storici o per i servizi a chiamata, ecc.), anche sostenendo l’individuazione di modelli e
standard tecnici per l’acquisizione di veicoli innovativi caratterizzati da elevati rendimenti energetici
e superiore efficienza operativa (es. bassi tempi di ricarica elettrica).
In particolar modo, nelle Regioni meno sviluppate l’azione mira ad adeguare l’offerta di trasporto
pubblico sia incrementando il numero di mezzi che adeguandoli (attraverso mirate sostituzioni) ad
elevati standard tecnologici e ambientali. A livello tecnologico i mezzi saranno dotati di una base
composta da sistemi di localizzazione, tecnologie per le comunicazioni con le centrali di controllo e i
livelli periferici (depositi, validatori, paline, ecc.), validatori adeguati per la transizione alla
dematerializzazione dei titoli di viaggio, sistemi di informazione e di videosorveglianza.
Tali azioni al fine di un efficientamento implementativo potrebbero necessitare di una regia sovra‐
cittadina che permetta di individuare gli standard tecnici e tecnologici degli strumenti da acquisire
definendo un target da raggiungere.
Infine, nel corso dell’attuazione del Programma si valuteranno l’opportunità e le modalità tecniche
per l’eventuale sostegno a modelli innovativi di mobilità condivisa, in particolare applicando
formule full electric.
Target d’utenza: cittadini, imprese e city users metropolitani.
Tipo di beneficiari: Amministrazioni comunali e loro società di scopo interamente pubbliche.
Realizzazioni e contributo ai risultati: le risorse del PON METRO consentiranno di potenziare, nelle
RMS, il parco veicolare dedicato al TPL grazie all’acquisto di quasi 400 nuovi autobus,
incrementando di oltre il 20% l’offerta attuale e contribuendo per circa un terzo del fabbisogno al
riequilibrio minimo dei livelli di servizio con le città delle RS. Ciò consentirà di ridurre del 2,7% le
79
emissioni di CO2, contribuendo in misura percepibile al conseguimento del target individuato (‐
18%), e di innescare l’incremento dei passeggeri trasportati dal TPL nei Comuni capoluogo delle
Città metropolitane. Inoltre aumenteranno i livelli di servizio in termini di qualità dello stesso grazie
allo sfruttamento delle informazioni e dei dati scaturenti dai sistemi ITS di cui le flotte verranno
dotate. In particolare il servizio ne beneficerà sia lato utente sotto forma di informazioni puntuali e
dettagliate, sia lato gestore che avrà le informazioni necessarie per poter pianificare il servizio in
maniera più rispondente ai reali fabbisogni degli utenti finali.
Azione 2.2.3: Mobilità lenta
[Azione 4.6.4 dell’AP ‐ Allegato Risultati‐Azioni]
Contenuto: il Programma sostiene la realizzazione di opere pubbliche, l’acquisto e installazione di
beni e impianti tecnologici finalizzati a consentire la mobilità dolce, pedonale e ciclabile.
Tali infrastrutture e strumenti rispondono all’esigenza comune di ridurre il numero di veicoli
pubblici e privati inquinanti impiegati negli spostamenti di breve e medio raggio e hanno funzione
abilitante per la promozione di alternative valide.
Le opere riguardano la realizzazione di una rete di percorsi ciclabili e pedonali caratterizzata dalla
compresenza della scala micro‐locale di quartiere e una di medio o lungo raggio, di valenza urbana
e metropolitana. L’Azione pertanto promuove sia interventi di arredo di quartiere volti alla
creazione di aree pedonali e “zone 30” che alla realizzazione di percorsi ciclabili di adduzione ai
nodi del trasporto collettivo e alle reti ciclabili di medio raggio, che interventi di rammagliatura per
mettere a sistema la rete ciclabile principale o la creazione di nuovi assi portanti al suo interno.
Tutti gli interventi devono prevedere elementi di integrazione con i sistemi previsti dall’Azione 2.2.1
(“Infomobilità e sistemi di trasporto intelligenti”) nell’ottica di garantire una adeguata sicurezza e
integrazione con gli altri sistemi di trasporto.
Per le regioni più sviluppate si prevedono tratti di piste ciclopedonali e ciclabili che garantiscono la
creazione di nuovi assi integrati con la fitta rete esistente e l’integrazione delle rete ciclabili
presenti nei comuni dell’area metropolitana al fine di favorire e incentivare gli spostamenti
pendolari attraverso i mezzi non motorizzati a due ruote.
Per le regioni meno sviluppate, ove l’estensione delle reti di piste ciclabili è ancora circoscritta, il
Programma potrà sostenere l’avvio di nuove iniziative purché integrate alla maglia urbana dei
trasporti.
Target d’utenza: cittadini, imprese e city users metropolitani.
Tipo di beneficiari: Amministrazioni comunali e loro società di scopo interamente pubbliche.
Realizzazioni e contributo ai risultati: le azioni promosse dal Programma consentiranno di realizzare
oltre 200 km di nuove piste ciclabili privilegiando la ricucitura dei percorsi esistenti e la
connessione/integrazione con la rete del TPL, raddoppiando l’estensione della rete ciclabile
esistente nelle Città metropolitane RMS e a Cagliari. Ciò dovrebbe consentire, unitamente alla
creazione/rafforzamento dei servizi dedicati ai ciclisti, di aumentare in misura significativa la quota
di Persone di 15 anni e più occupate che escono di casa per andare al lavoro in bicicletta sul totale
80
delle persone occupate (dal 4,0% al 6,2% in RS, dallo 0,75% all’1,94% in RT), permettendo il
progressivo avvicinamento al target del 10% assunto come riferimento generale del Programma.
La realizzazione di nuove piste ciclabili contribuirà, inoltre, sia pure in misura limitata, alla riduzione
delle emissioni inquinanti (‐3.800 tonnellate in RT; ‐8.400 tonnellate in RS; ‐5.900 tonnellate in
RMS). Per quanto riguarda le RMS, sebbene sia prevista la possibilità di realizzazioni coerenti in
materia da parte delle città, si ritiene che l’effetto direttamente riconducibile al PON METRO non
possa essere che di innesco e pertanto non è stato valorizzato l’indicatore di risultato.
Azione 2.2.4: Corsie protette per il TPL e nodi di interscambio modale
[Azione 4.6.1 dell’AP ‐ Allegato Risultati‐Azioni]
Contenuto: il Programma sostiene la realizzazione di opere pubbliche e l’acquisto e installazione di
beni e impianti tecnologici finalizzati alla creazione o al potenziamento di corsie preferenziali
protette per il TPL e nodi di interscambio modale di rango metropolitano. Nelle Regioni meno
sviluppate, in particolare, è prioritario sostenere la risistemazione di assi di viabilità esistente al fine
di creare corsie preferenziali protette e controllare automaticamente, dedicate al trasporto
collettivo, lungo direttrici che connettono i principali nodi di intercambio di rango metropolitano.
Per tutte le città, inoltre, il Programma sostiene interventi su hub intermodali che rispondono
all’esigenza primaria di ridurre il numero di veicoli privati in ingresso nelle aree più densamente
urbanizzate del territorio urbano, pertanto, sono localizzati in prossimità dei principali punti di
snodo della rete di trasporto pubblico locale (nodi di adduzione). Le opere riguardano la
realizzazione di stazioni per i servizi di linea su gomma e su ferro extra‐urbani e urbani, la creazione
di percorsi pedonali protetti per l’accesso alle diverse modalità di trasporto disponibili, nonché la
regolazione e l’aumento delle aree (controllate) per la sosta dei veicoli privati. Gli interventi di
risistemazione, cruciali ai fini della strategia, sono dedicati a dotare le aree interessate di molteplici
soluzioni e servizi di trasporto sostenibile alternativi al mezzo privato (ad esempio servizi di car e
bike sharing, charging hub ad uso pubblico su bordo strada per la ricarica dei veicoli elettrici, stalli
per la sosta delle biciclette, pannelli per l’infomobilità), con attenzione per gli aspetti concernenti la
sicurezza dei luoghi in orari notturni.
Le stazioni potranno ospitare postazioni di ricarica per autobus e veicoli elettrici in coerenza con
l’Azione 2.2.2 e con le indicazioni del Piano Nazionale PNire (Piano Nazionale di infrastrutture di
ricarica elettrica) approvato con Decreto del Presidente del Consiglio dello scorso 26 settembre
2014 (G.U. Serie Generale del 2 dicembre 2014) e le disposizioni tecniche contenute nella Direttiva
Europea 2014/94/UE del 22 ottobre 2014 sulla realizzazione di un'infrastruttura per i combustibili
alternativi. In accordo con l’Azione 2.2.1 (“Infomobilità e sistemi di trasporto intelligenti”) sono
previsti sistemi telematici che forniscano agli utenti degli strumenti avanzati per sfruttare le
potenzialità dello scambio modale (applicazioni, API, ecc.).
Target d’utenza: cittadini, imprese e city users metropolitani.
Tipo di beneficiari: Amministrazioni comunali e loro società di scopo interamente pubbliche.
Realizzazioni e contributo ai risultati: l’Azione consentirà di realizzare circa 150 km di corsie
protette dedicate al TPL, soprattutto nelle Città metropolitane RMS, e di riqualificare, anche in
termini di servizi offerti e di condizioni di fruibilità/sicurezza, alcuni nodi di interscambio (per una
superficie complessiva di circa 40.000 mq, prevalentemente nelle Città metropolitane RS). Tali
81
realizzazioni contribuiranno con un circoscritto effetto quantitativo all’incremento dell’utilizzo del
TPL, ma consentiranno di conseguire importanti risultati sul piano qualitativo costituendo una
precondizione per l'utilizzo attraverso la migliore qualità e sicurezza dei servizi. Inoltre, le iniziative
programmate, anche in combinazione con gli interventi nel campo dell’infomobilità e dei sistemi di
trasporto intelligenti, potranno incidere significativamente sulla velocità commerciale del TPL,
soprattutto nelle Città Metropolitane RMS, dove lo stock esistente di corsie protette appare
particolarmente deficitario.
2.A.6.2 Principi guida per la selezione delle operazioni
Priorità d'investimento
(4.e) Promuovendo strategie per basse emissioni di carbonio per tutti i tipi di territorio, in
particolare le aree urbane, inclusa la promozione della mobilità urbana multimodale
sostenibile e di pertinenti misure di adattamento e mitigazione
La responsabilità della selezione delle singole operazioni e dei beneficiari delle stesse è affidata alle
Autorità urbane sulla base di principi, criteri e priorità che, nel rispetto della normativa comunitaria e
nazionale vigente, saranno definiti di concerto con l’Autorità di Gestione nell’ambito del percorso di co‐
progettazione ed approvati nel corso del primo Comitato di Sorveglianza come da art. 110 del Regolamento
(UE) n. 1303/2013.
I criteri di selezione saranno ispirati a principi di efficienza ed efficacia nel perseguimento degli obiettivi
specifici dell’Asse, trasparenza e verificabilità, presa in conto dei principi orizzontali di promozione delle
pari opportunità tra uomini e donne, prevenzione della discriminazione e sviluppo sostenibile.
Per le iniziative sostenute dall’Asse valgono i seguenti principi generali di ammissibilità e priorità nella
selezione delle azioni.
Le iniziative sono attuate in conformità con le disposizioni normative e di pianificazione/programmazione
nazionale e regionale esistenti per lo specifico settore di intervento. E’ inoltre accordata priorità alle azioni
che si pongono in attuazione di strumenti di programmazione strategica attivati a livello comunale o alla
scala metropolitana e che si configurano quali occasioni di sperimentazione o di rafforzamento della
capacità di governo metropolitano.
Per le azioni caratterizzate dalla presenza di una significativa componente infrastrutturale saranno
considerati quali criteri di ammissibilità l’esistenza di un adeguato livello di maturazione progettuale e
procedurale.
La selezione delle azioni avverrà inoltre in un’ottica di valorizzazione e capitalizzazione di esperienze
condotte nell’ambito del periodo di programmazione 2007‐2013 (in particolare negli Assi Città dei POR), o
realizzate a valere su programmi di ricerca o di investimento nazionali.
Per quanto concerne le modalità di attuazione gli interventi per intelligent transport system di diverse Città
con simile ambito di applicazione settoriale o tecnologico dovranno essere attuati con modalità comuni per
sostenere al massimo il trasferimento di conoscenza su problemi condivisi, la replicabilità delle operazioni,
la scalabilità e l’interoperabilità.
Alla luce dei criteri generali sopra richiamati, la Priorità di investimento, valgono i criteri a seguire:
‐ le iniziative si raccordano con gli strumenti ordinari di pianificazione della mobilità e del traffico
82
previsti dall’ordinamento nazionale per il livello comunale o l’area vasta oppure con specifici
strumenti di pianificazione strategica. Si considerano: il Piano Urbano della Mobilità (PUM), art. 22
della Legge 24/11/2000, n. 340, il Piano Urbano del Traffico (PUT), art. 36 del Decreto legislativo
30/04/1992, n. 285 (c.d. “Codice della strada”), i piani d’azione comunali per la mobilità ciclabile,
mobilità elettrica, sviluppo dell’infomobilità e degli intelligent transport system, i programmi di
riorganizzazione delle aziende municipalizzate, i Piani strategici. Si considerano gli strumenti di
pianificazione vigenti, già deliberati dagli organi preposti, e quelli in corso di revisione e
aggiornamento in concomitanza con la fase di redazione e avvio della fase attuativa del Programma
medesimo. I Piani di Mobilità Urbana (PUM) sostenibile devono essere collegati ai rispettivi Piani
per la qualità dell’aria (di cui alla direttiva 2008/50/CE), ovvero contenere le indicazioni sulla qualità
dell'aria necessarie a consentire un corretto orientamento delle azioni di mobilità sostenibile da
perseguire, secondo le modalità stabilite nell’AP.
‐ le iniziative per la mobilità elettrica saranno attuate in coerenza con il “Piano nazionale
infrastrutturale per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica” (PNIre), Legge del
7/08/2012, n. 134 e suoi successivi aggiornamenti.
‐ le azioni orientate allo sviluppo dell’infomobilità saranno attuate in coerenza con quanto disposto
Piano di Azione Nazionale sui Sistemi Intelligenti di Trasporto (ITS) adottato dal Ministero delle
Infrastrutture e dei Trasporti con DM n.44 del 12/02/2014.
‐ la selezione degli interventi dedicati alla mobilità ciclabile sarà attuata alla luce di obiettivi di
riduzione nella frammentazione dei percorsi, migliore convivenza fra traffico motorizzato e
ciclopedonale, uso combinato di bicicletta e trasporto pubblico.
‐ sarà necessario individuare le priorità di attuazione in relazione a obiettivi a breve e a medio/lungo
termine (cronoprogramma) e le modalità di verifica dei risultati raggiunti da ogni intervento;
‐ saranno privilegiati interventi di realizzazione e rafforzamento di nodi di interscambio tra mobilità
privata e sistema di Trasporto Pubblico Locale, parcheggi e stalli per i servizi di car sharing e bike
sharing, infrastrutture per l’approvvigionamento di combustibili alternativi e interazione con la
mobilità ciclabile e pedonale.
L’ammissibilità delle iniziative legate al rinnovo delle flotte e all’acquisizione di veicoli è condizionata
alla realizzazione di interventi di più ampio respiro sulla gestione del traffico veicolare e della sosta,
l’integrazione tariffaria e l’interoperabilità dei pagamenti, da finanziare con risorse del Programma o di
altra natura. L’acquisto di materiale rotabile deve essere collegato ad interventi integrati per il
miglioramento delle infrastrutture del traffico e potrà essere utilizzato soltanto per il traffico in regime
di obblighi di servizio pubblico (PSO) nell'ambito delle aree urbane e metropolitane. Valgono inoltre i
criteri di territorialità, titolarità pubblica, categoria di veicolo euro 6 come specificato nell’AP.
2.A.6.3 Uso programmato degli strumenti finanziari
Priorità d'investimento
(4.e) Promuovendo strategie per basse emissioni di carbonio per tutti i tipi di territorio, in
particolare le aree urbane, inclusa la promozione della mobilità urbana multimodale
sostenibile e di pertinenti misure di adattamento e mitigazione
Non pertinente
83
2.A.6.4 Uso programmato dei grandi progetti
Priorità d'investimento
(4.e) Promuovendo strategie per basse emissioni di carbonio per tutti i tipi di territorio, in
particolare le aree urbane, inclusa la promozione della mobilità urbana multimodale
sostenibile e di pertinenti misure di adattamento e mitigazione
Non pertinente
84
2.A.6.5 Indicatori di output per priorità d'investimento e, ove pertinente, per categoria di regioni
Tabella 5 ‐ Indicatori di output comuni e specifici per programma
Valore obiettivo (2023) ID Indicatore Unità di misura Fondo
Categoria di regioni (se pertinente)
U D T
Fonte di dati Periodicità
dell’informativa
IO4 Estensione in lunghezza (direttrici viarie
servite da ITS) Km FESR
Regioni più
sviluppate 90,50
Sistema di
monitoraggio annuale
IO4 Estensione in lunghezza (direttrici viarie
servite da ITS) Km FESR
Regioni in
transizione ‐
Sistema di
monitoraggio annuale
IO4 Estensione in lunghezza (direttrici viarie
servite da ITS) Km FESR
Regioni meno
sviluppate 113,12
Sistema di
monitoraggio annuale
IO5 Unità beni acquistati (autobus) n. FESR Regioni più
sviluppate ‐
Sistema di
monitoraggio annuale
IO5 Unità beni acquistati (autobus) n. FESR Regioni in
transizione ‐
Sistema di
monitoraggio annuale
IO5 Unità beni acquistati (autobus) n. FESR Regioni meno
sviluppate 389
Sistema di
monitoraggio annuale
IO6 Estensione in lunghezza (piste ciclabili) Km. FESR Regioni più
sviluppate 81,20
Sistema di
monitoraggio annuale
IO6 Estensione in lunghezza (piste ciclabili) Km. FESR Regioni in
transizione 37,30
Sistema di
monitoraggio annuale
IO6 Estensione in lunghezza (piste ciclabili) Km. FESR Regioni meno
sviluppate 56,72
Sistema di
monitoraggio annuale
IO7 Superficie oggetto di intervento (nodi di
interscambio) mq. FESR
Regioni più
sviluppate 40.000
Sistema di monitoraggio
annuale
IO7 Superficie oggetto di intervento (nodi di
interscambio) mq. FESR
Regioni in
transizione ‐
Sistema di
monitoraggio annuale
IO7 Superficie oggetto di intervento (nodi di
interscambio) mq. FESR
Regioni meno
sviluppate ‐
Sistema di
monitoraggio annuale
85
Valore obiettivo (2023)
IO8 Estensione in lunghezza (corsie
preferenziali protette) Km. FESR
Regioni più
sviluppate ‐
Sistema di
monitoraggio annuale
IO8 Estensione in lunghezza (corsie
preferenziali protette) Km. FESR
Regioni in
transizione ‐
Sistema di
monitoraggio annuale
IO8 Estensione in lunghezza (corsie
preferenziali protette) Km. FESR
Regioni meno
sviluppate 150,00
Sistema di
monitoraggio annuale
86
2.A.7 Innovazione sociale, cooperazione transnazionale e contributo agli obiettivi tematici 1‐7
Non pertinente
87
2.A.8 Quadro di riferimento dell'efficacia dell'attuazione
Tabella 6 ‐ Quadro di riferimento dell'efficacia dell'attuazione dell'asse prioritario
Target intermedio per il 2018 Target finale (2023) Asse
prioritario
Tipo di
indicatore ID
Indicatore o fase
di attuazione
principale
Unità di
misura Fondo
Categoria
di regioni
U D T U D T
Fonte di dati Pertinenza
dell'indicatore
Asse 2 Indicatore
di output IO02
Punti
illuminanti/luce n. FESR RS 5.000 19.192
Sistema di
monitoraggio
Asse 2 Indicatore
di output IO02
Punti
illuminanti/luce n. FESR RMS 10.000 41.889
Sistema di
monitoraggio
Asse 2 Indicatore
di output IO05
Unità beni
acquistati
(autobus)
n. FESR RMS 50 389 Sistema di
monitoraggio
Asse 2 Indicatore
di output IO06
Estensione in
lunghezza (piste
ciclabili)
km FESR RS 10 81,20 Sistema di
monitoraggio
Asse 2 Indicatore
di output IO06
Estensione in
lunghezza (piste
ciclabili)
km FESR RT 5 37,30 Sistema di
monitoraggio
Asse 2 Indicatore
di output IO07
Superficie oggetto
di intervento (nodi
di interscambio)
mq FESR RS 5.000 40.000,00 Sistema di
monitoraggio
Asse 2 Indicatore
finanziario IF02 Spesa certificata € FESR RS 16.710.348,16 95.961.600,00
Sistema di
monitoraggio
Asse 2 Indicatore
finanziario IF02 Spesa certificata € FESR RT 2.691.457,06 15.667.200,00
Sistema di
monitoraggio
Asse 2 Indicatore
finanziario IF02 Spesa certificata € FESR RMS 35.694.652,98 206.659.200,00
Sistema di
monitoraggio
88
Informazioni qualitative aggiuntive sull'istituzione del quadro di riferimento dell'efficacia dell'attuazione
Nell'ambito di quanto previsto dal Performance Framework, tenendo conto delle indicazioni contenute
nell'Accordo di Partenariato e delle interlocuzioni formali e informali con la Commissione Europea per le
diverse e categorie di regioni sono individuati:
‐ l'indicatore finanziario relativo alla spesa ammissibile certificata (come previsto dal Regolamento
UE n. 215/2014 Art. 5.2);
‐ gli indicatori di output selezionati tra quelli del Programma che rappresentano le principali
realizzazioni tali da coprire almeno il 50% della dotazione dell'Asse;
Il target al 2018 dell'indicatore finanziario, rappresenta una quota superiore del 10% rispetto a quanto
richiesto in virtù della regola "n+3" di disimpegno delle risorse calcolata a partire dagli impegni previsti dal
piano finanziario per le annualità 2014 e 2015 al netto dei prefinanziamenti iniziali e annuali. Si tratta di un
obiettivo realistico e sfidante per il Programma.
L'avanzamento stimato considera i tempi necessari all'avvio del Programma, alla definizione, validazione e
messa a regime del Sistema di gestione e controllo nonché del normale ciclo di vita progettuale che vede
nella fase di start up un basso livello di spesa certificata. La stima è inoltre direttamente collegata alle
previsioni di attuazione riportate negli indicatori di output. Al 2023 il target è chiaramente pari al 100%
della dotazione UE dell'Asse.
In riferimento agli indicatori di realizzazione la quantificazione è stata realizzata basandosi sull'analisi
puntuale delle azioni che rappresentano, finanziariamente, almeno il 50% della dotazione di ciascun Asse.
Per ciascuna tipologia di azione è stata adottata una metodologia di calcolo che, per la stima del target al
2018, tiene conto delle operazioni concluse o di quelle avviate per le quali alcuni elementi sono in fase di
realizzazione (cfr. par. 2.4 dell'Accordo di Partenariato).
Il target finale al 2023 fa riferimento alla dotazione prevista per l'intero ciclo di vita del Programma e si
basa anche sul calcolo di costi unitari elaborati a partire da esperienze progettuali pregresse assimilabili
agli interventi programmati. La ripartizione tra categorie di regione tiene conto dell'incidenza finanziaria
per Asse di ciascuna di esse.
Per quanto concerne gli indicatori di output, sono stati considerati indicatori relativi ad entrambi gli
Obiettivi specifici 2.1 e 2.2, che garantiscono la copertura di oltre il 50% della dotazione finanziaria
dell'Asse.
89
2.A.9 Categorie di operazione
Tabella 7 ‐ Dimensione 1 ‐ Settore di intervento
Fondo FESR
Categoria di regione Regioni più sviluppate
Asse prioritario Codice Euro
2. Sostenibilità dei servizi e della mobilità urbana
013 Rinnovo di infrastrutture pubbliche sul piano dell'efficienza energetica, progetti dimostrativi e misure di sostegno
19.192.320,00
2. Sostenibilità dei servizi e della mobilità urbana
043 Infrastrutture e promozione di trasporti urbani puliti (compresi gli impianti e il materiale rotabile)
6.000.000,00
2. Sostenibilità dei servizi e della mobilità urbana
044 Sistemi di trasporto intelligenti (compresa l'introduzione della gestione della domanda, sistemi di pedaggio, monitoraggio informatico, sistemi di informazione e controllo)
10.000.000,00
2. Sostenibilità dei servizi e della mobilità urbana
090 Piste ciclabili e percorsi pedonali 12.788.480,00
Fondo FESR
Categoria di regione Regioni in transizione
Asse prioritario Codice Euro
2. Sostenibilità dei servizi e della mobilità urbana
013 Rinnovo di infrastrutture pubbliche sul piano dell'efficienza energetica, progetti dimostrativi e misure di sostegno
1.958.400,00
2. Sostenibilità dei servizi e della mobilità urbana
043 Infrastrutture e promozione di trasporti urbani puliti (compresi gli impianti e il materiale rotabile)
‐
2. Sostenibilità dei servizi e della mobilità urbana
044 Sistemi di trasporto intelligenti (compresa l'introduzione della gestione della domanda, sistemi di pedaggio, monitoraggio informatico, sistemi di informazione e controllo)
‐
2. Sostenibilità dei servizi e della mobilità urbana
090 Piste ciclabili e percorsi pedonali 5.875.200,00
Fondo FESR
Categoria di regione Regioni meno sviluppate
Asse prioritario Codice Euro
2. Sostenibilità dei servizi e della mobilità urbana
013 Rinnovo di infrastrutture pubbliche sul piano dell'efficienza energetica, progetti dimostrativi e misure di sostegno
30.991.584,00
2. Sostenibilità dei servizi e della mobilità urbana
043 Infrastrutture e promozione di trasporti urbani puliti (compresi gli impianti e il materiale rotabile)
91.851.830,25
2. Sostenibilità dei servizi e della mobilità urbana
044 Sistemi di trasporto intelligenti (compresa l'introduzione della gestione della domanda, sistemi di pedaggio, monitoraggio informatico, sistemi di informazione e controllo)
18.750.000,00
2. Sostenibilità dei servizi e della mobilità urbana
090 Piste ciclabili e percorsi pedonali 13.400.985,75
90
Tabella 8 ‐ Dimensione 2 ‐ Forma di finanziamento
Fondo FESR
Categoria di regione Regioni più sviluppate
Asse prioritario Codice Euro
2. Sostenibilità dei servizi e della mobilità urbana
01 Sovvenzione a fondo perduto 38.384.640,00
2. Sostenibilità dei servizi e della mobilità urbana
02 Sovvenzione rimborsabile 9.596.160,00
Fondo FESR
Categoria di regione Regioni in transizione
Asse prioritario Codice Euro
2. Sostenibilità dei servizi e della mobilità urbana
01 Sovvenzione a fondo perduto 6.854.400,00
2. Sostenibilità dei servizi e della mobilità urbana
02 Sovvenzione rimborsabile 979.200,00
Fondo FESR
Categoria di regione Regioni meno sviluppate
Asse prioritario Codice Euro
2. Sostenibilità dei servizi e della mobilità urbana
01 Sovvenzione a fondo perduto 139.498.608,00
2. Sostenibilità dei servizi e della mobilità urbana
02 Sovvenzione rimborsabile 15.495.792,00
Tabella 9 ‐ Dimensione 3 ‐ Tipo di territorio
Fondo FESR
Categoria di regione Regioni più sviluppate
Asse prioritario Codice Euro
2. Sostenibilità dei servizi e della mobilità urbana
01 Grandi aree urbane (densamente popolate > 50 000 abitanti) 47.980.800,00
Fondo FESR
Categoria di regione Regioni in transizione
Asse prioritario Codice Euro
2. Sostenibilità dei servizi e della mobilità urbana
01 Grandi aree urbane (densamente popolate > 50 000 abitanti) 7.833.600,00
Fondo FESR
Categoria di regione Regioni meno sviluppate
Asse prioritario Codice Euro
2. Sostenibilità dei servizi e della mobilità urbana
01 Grandi aree urbane (densamente popolate > 50 000 abitanti) 154.994.400,00
91
Tabella 10 ‐ Dimensione 4 – Meccanismi territoriali di attuazione
Fondo FESR
Categoria di regione Regioni più sviluppate
Asse prioritario Codice Euro
2. Sostenibilità dei servizi e della mobilità urbana
02 Altri approcci integrati allo sviluppo urbano sostenibile 47.980.800,00
Fondo FESR
Categoria di regione Regioni in transizione
Asse prioritario Codice Euro
2. Sostenibilità dei servizi e della mobilità urbana
02 Altri approcci integrati allo sviluppo urbano sostenibile 7.833.600,00
Fondo FESR
Categoria di regione Regioni meno sviluppate
Asse prioritario Codice Euro
2. Sostenibilità dei servizi e della mobilità urbana
02 Altri approcci integrati allo sviluppo urbano sostenibile 154.994.400,00
2.A.10 Sintesi dell'uso previsto dell'assistenza tecnica comprese, se necessario, azioni volte a
rafforzare la capacità amministrativa delle autorità coinvolte nella gestione e nel controllo dei
programmi e dei beneficiari
Asse prioritario Sostenibilità dei servizi e della mobilità urbana
Non pertinente
92
ASSE 3 ‐ SERVIZI PER L’INCLUSIONE SOCIALE
2.A.1. Asse prioritario “Servizi per l’inclusione sociale”
ID dell'asse prioritario 3
Titolo dell'asse prioritario Servizi per l’inclusione sociale
L'intero asse prioritario sarà attuato unicamente tramite strumenti finanziari
n.a.
L'intero asse prioritario sarà attuato unicamente tramite strumenti finanziari stabiliti a livello dell’Unione
n.a.
L'intero asse prioriaio sarà attuato tramite sviluppo locale i tipo partecipativo
n.a.
Per il FSE: l'intero asse prioritario è dedicato all'innovazione sociale o alla cooperazione transnazionale, o a entrambe
n.a.
2.A.2 Motivazione della definizione di un asse prioritario che riguarda più di una categoria
di regioni, di un obiettivo tematico o di un Fondo
La principale motivazione sottesa all’attivazione di un programma nazionale dedicato alle 14 Città
metropolitane risiede nella possibilità di affrontare congiuntamente e in modo coordinato alcune delle
sfide territoriali e organizzative che interessano tali contesti territoriali. La distribuzione nel territorio
nazionale delle Città metropolitane impone di fatto l’adozione di un approccio di programmazione
trasversale ai confini delle categorie di regione, fermo restando il principio per cui le singole scelte
progettuali saranno declinate in funzione dei fabbisogni specifici e delle regole di intervento applicate a
ciascuna categoria di regioni.
Tutte le Amministrazioni comunali interessate dal Programma, indistintamente rispetto alle categorie di
regione, hanno manifestato l’urgenza e l’importanza di un significativo intervento, di merito e di metodo,
sui temi della vulnerabilità e del disagio abitativo e, più in generale, dell’inclusione di gruppi e individui
svantaggiati, sia in condizioni di marginalità grave o deprivazione materiale che di rischio rilevante di
esclusione. Come rilevato nell’analisi in apertura del Programma (cfr. Sezione 1), il fabbisogno di
investimenti rispetto a tali tematiche è trasversale e critico. Di conseguenza, l’Asse interviene nelle tre
categorie di regioni per consentire a tutte le Città metropolitane, di fare fronte ai propri fabbisogni
specifici in relazione ai temi in oggetto.
L’Asse intende consentire a tutte le Città metropolitane di partecipare ad un unico percorso, coordinato
dall’Autorità di Gestione in cooperazione con i centri di competenza nazionali di riferimento per il
contrasto alla marginalità più estrema o la sua prevenzione, volto a definire metodologie comuni per
l’individuazione dei fabbisogni specifici, l’identificazione di soluzioni innovative più appropriate attraverso
il forte coinvolgimento dei destinatari e del terzo settore, l’adozione di metodi e processi comuni di
93
attuazione e gestione a regime dei servizi.
Il valore aggiunto di tale approccio alla programmazione e alla progettazione di dettaglio risiede
principalmente nell’individuazione di soluzioni innovative, ma con una impostazione solida e condivisa, a
problemi noti e in forte peggioramento. Se si ritiene che l’applicazione del paradigma dell’innovazione
sociale debba essere ricercata in modo sistematico attraverso la condivisione di metodi efficaci e modalità
di apertura a idee nuove, anche di soggetti che comunemente non vengono intercettati dalle filiere
tradizionali, è necessario adottare un approccio radicalmente diverso, ma anche più univoco, al percorso
di definizione degli interventi. Il confronto sistematico e lo scambio di idee e modelli tra i principali
soggetti competenti a livello nazionale e locale appare indispensabile requisito per favorire
l’individuazione e l’adozione del giusto approccio.
Inoltre, nella prospettiva degli effetti durevoli del programma nazionale, assume particolare rilievo
l’opportunità di mutuo sostegno e stimolo all’imitazione delle migliori pratiche che potrà instaurarsi nella
policy community interessata dall’organizzazione e dallo svolgimento di tale percorso comune di confronto
e progettazione.
2.A.3 Fondo, categoria di regioni e base di calcolo per il sostegno dell'Unione
Fondo Categoria di regioni Base di calcolo (spesa
ammissibile totale o spesa
ammissibile pubblica)
Categoria di regioni per le
regioni ultraperiferiche e le
regioni nordiche scarsamente
popolate (se applicabile)
FSE Regioni più sviluppate Spesa ammissibile pubblica Non pertinente
FSE Regioni in transizione Spesa ammissibile pubblica Non pertinente
FSE Regioni meno sviluppate Spesa ammissibile pubblica Non pertinente
94
Priorità 9.ii – Obiettivo specifico 3.1 – Marginalità estrema
2.A.4 Priorità d'investimento
Priorità d'investimento (9.ii) L'integrazione socioeconomica delle comunità emarginate quali i rom
2.A.5 Obiettivi specifici corrispondenti alla priorità d'investimento e ai risultati attesi
ID 3.1
Obiettivo specifico Riduzione della marginalità estrema e interventi di inclusione a favore delle persone
senza dimora e delle popolazioni Rom, Sinti e Camminanti [RA 9.5 dell’AP]
Risultati che gli Stati membri intendono ottenere con il sostegno dell'UE
Il Programma sostiene l’integrazione socioeconomica di comunità e individui in
condizioni di estrema marginalità sociale e, spesso, grave deprivazione materiale: le
comunità Rom, Sinti e Camminanti, e gli individui senza dimora. L’obiettivo specifico del
Programma qui definito è assicurare per gli individui e le famiglie prese in carico l’uscita
da una situazione di emergenza acuta. I due target specifici di popolazione sono al
centro di strategie di integrazione nazionali e comunitarie e pongono rilevanti questioni
in relazione al tema dell’abitare e più in generale alla condizione di esclusione estrema.
Al fine di assicurare il risultato di uscita dalla condizione di disagio specifico, che si
declina secondo i gruppi target come superamento dei campi per le comunità Rom e
copertura di primo soccorso, accoglienza a bassa soglia e reindirizzo verso
l’accompagnamento alla case per i senza dimora, la strategia di quest’Obiettivo
specifico prevede una forte sinergia con gli obiettivi e azioni FESR dell’Asse 4
individuate per la Priorità di investimento (9.b) che per queste categorie di persone
implica la disponibilità strutture di accoglienza e soluzioni abitative adeguate. Il
risultato posto beneficia dell’integrazione con le azioni di sistema e quelle
complementari del PON INCLUSIONE in termini di adozione di metodi progettuali e
continuità e copertura tra percorsi di inclusione offerti.
Le comunità Rom, Sinti e Camminanti che si contraddistinguono per la precarietà dei
loro insediamenti tipici, esprimono un fabbisogno legato essenzialmente a una sorta di
“stabilizzazione abitativa”. Tale passaggio, tuttavia, non può che avvenire attraverso un
più ampio percorso di accompagnamento all’accesso e all’uso di servizi pubblici
ordinari (in primis, istruzione e salute), insieme all’aumento della partecipazione sociale
e lavorativa. La logica di intervento è pertanto indirizzata al graduale superamento
della situazione di emergenza acuta (qui intesa come stabile e duraturo superamento
della logica segregante del “campo”), attraverso la proposta non solo di una soluzione
temporanea come risposta alla emergenza, ma di un inserimento dei nuclei familiari e
gruppi di individui in percorsi di accompagnamento e inclusione attiva e verso forme
abitative stabili.
Con riferimento ai senza dimora, e ricomprendendo tra questi anche individui in
95
temporanea situazione di emergenza abitativa e beneficiari di protezione
internazionale, sussidiaria e umanitaria e richiedenti asilo. L’obiettivo finale consiste
nell’effettivo accompagnamento alla casa attraverso la costruzione e attuazione di
percorsi di accompagnamento alla autonomia e alla inclusione sociale, applicando il
modello “housing first” che prevede l’ingresso immediato in casa. L’avvio di
sperimentazioni in tal senso è riservato al PON Inclusione, cui il PON METRO sarà
strumentale nel garantire, attraverso le forme essenziali di prima accoglienza e
strutture a bassa soglia, l’accesso degli individui ai servizi sociali e quindi all’inserimento
nei citati programmi di accompagnamento alla casa. In tal senso, il “superamento
dell’emergenza” è da intendersi come l’ingresso dei partecipanti a tali percorsi.
L’indicatore scelto per misurare l’efficacia del Programma per questa priorità di
investimento rileva la percentuale di partecipanti (dei due gruppi target) che hanno
superato lo stato di emergenza acuta ad 1 anno dalla presa in carico.
La baseline non è definibile a priori vista l’innovatività delle Azioni previste, e sarà
oggetto di specifiche valutazioni nell’ambito della strategia di superamento della
condizionalità G7. Fatto salvo quanto precede, trattandosi di gruppi di target molto
circoscritti, il target del Programma assunto è il 60% come da indicazioni della nota DG
EMPL (Ref. Ares(2014)3657764 ‐ 04/11/2014).
96
Tabella 4 ‐ Indicatori di risultato comuni per i quali è stato stabilito un valore obiettivo e indicatori di risultato specifici per programma corrispondenti all'obiettivo specifico (ripartiti per priorità
d'investimento e per categoria di regioni)
Valore di base Valore obiettivo
(2023)
ID Indicatore Categoria di regioni
Unità di misura
dell'indicatore
Indicatore comune di
output usato come
base per la definizione dell'obiettivo
U D T
Unità di misura per il
valore di base e
l'obiettivo
Anno di riferimento
U D T
Fonte di dati Periodicità
dell’informativa
IR10
Percentuale di partecipanti che hanno superato lo stato di emergenza acuta ad 1 anno dalla presa in carico
Regioni più sviluppate
%
Migranti, persone di origine straniera, le minoranze (comprese le comunità emarginate come i Rom) (C.I 15)
n.d. % 60
Rilevazione ad hoc da realizzare nell'ambito
del Programma
annuale
IR10
Percentuale di partecipanti che hanno superato lo stato di emergenza acuta ad 1 anno dalla presa in carico
Regioni in transizione
%
Migranti, persone di origine straniera, le minoranze (comprese le comunità emarginate come i Rom) (C.I 15)
n.d. % 60
Rilevazione ad hoc da realizzare nell'ambito
del Programma
annuale
IR10
Percentuale di partecipanti che hanno superato lo stato di emergenza acuta ad 1 anno dalla presa in carico
Regioni meno
sviluppate %
Migranti, persone di origine straniera, le minoranze (comprese le comunità emarginate come i Rom) (C.I 15)
n.d. % 60
Rilevazione ad hoc da realizzare nell'ambito
del Programma
Annuale
97
IR11
Percentuale di partecipanti che hanno superato lo stato di emergenza acuta ad 1 anno dalla presa in carico
Regioni più sviluppate
%
Homeless o persone colpite da esclusione abitativa (C.I.18)
n.d. % 60
Rilevazione ad hoc da realizzare nell'ambito
del Programma
annuale
IR11
Percentuale di partecipanti che hanno superato lo stato di emergenza acuta ad 1 anno dalla presa in carico
Regioni in transizione
%
Homeless o persone colpite da esclusione abitativa (C.I.18)
n.d. % 60
Rilevazione ad hoc da realizzare nell'ambito
del Programma
annuale
IR11
Percentuale di partecipanti che hanno superato lo stato di emergenza acuta ad 1 anno dalla presa in carico
Regioni meno
sviluppate %
Homeless o persone colpite da esclusione abitativa (C.I.18)
n.d. % 60
Rilevazione ad hoc da realizzare nell'ambito
del Programma
Annuale
98
2.A.6 Azioni da sostenere nell’ambito della priorità d’investimento
2.A.6.1 Descrizione della tipologia e degli esempi delle azioni da sostenere e del loro contributo atteso
agli obiettivi specifici, compresa, se del caso, l'individuazione dei principali gruppi di destinatari, dei
territori specifici interessati e dei tipi di beneficiari
Priorità d'investimento (9.ii) L'integrazione socioeconomica delle comunità emarginate quali i rom
Azione 3.1.1: Servizi per l’inclusione delle comunità Rom, Sinti e Camminanti
[Azione 9.5.7 dell’AP ‐ Allegato Risultati‐Azioni]
Contenuto: il Programma sostiene azioni‐servizi di accompagnamento all’abitare e alla piena
integrazione nella comunità più ampia di residenti dedicati alle comunità Rom, Sinti e
Camminanti (RSC). Tali attività affiancano e rendono più efficace la messa a disposizione per
alcuni individui e nuclei familiari appartenenti alle comunità RSC di varie tipologie di soluzioni
abitative alternative ai campi. In particolare, le azioni di servizio alle persone possono
riguardare percorsi di inserimento scolastico dei minori, percorsi di inserimento lavorativo e
auto imprenditorialità (anche attraverso l’emersione e regolarizzazione delle attività lavorative
tradizionalmente svolte dalle comunità RSC), azioni più ampie finalizzate all’accesso ai servizi,
accompagnamento e supporto legale per la regolarizzazione della situazione documentale e di
cittadinanza, attività di sensibilizzazione sulla cittadinanza per prevenire e contrastare fenomeni
discriminatori e favorire l’integrazione tra comunità RSC e non Rom. Inoltre, laddove necessario,
attraverso il programma è possibile finanziare interventi di qualificazione professionale di
addetti, mediatori e volontari coinvolti nell’erogazione dei servizi previsti. La strategia integrata
dell’Obiettivo specifico è prevista operare in stretta sinergia con gli interventi FESR della Priorità
di investimento (9.b) che sostiene anche la realizzazione/adattamento di alloggi per fornire uno
stock inziale di soluzioni abitative adatte per ospitare i primi partecipanti coinvolti nelle prime
sperimentazioni di accompagnamento all’abitare nella prospettiva di una progressiva riduzione
del numero di famiglie presenti nei campi.
Target d’utenza: individui e nuclei familiari appartenenti alle comunità Rom, Sinti e Camminanti
in situazione di emergenza sociale.
Tipo di beneficiari: Autorità urbana, altre amministrazioni comunali, soggetti del terzo settore.
Realizzazioni e contributo ai risultati: secondo le stime effettuate, attraverso l’azione è possibile
coinvolgere in percorsi integrati di accompagnamento alla casa fino a 2.390 individui rispetto ad
una popolazione target di circa 18.000 unità. Considerato il potenziale volano rappresentato
dall’integrazione con la Priorità di investimento FESR (9.b), per la quale si stima di mettere a
disposizione circa 300 alloggi che consentiranno di ospitare tra 700 e 1.000 individui, si può
ipotizzare una copertura inziale vicina al 40% dei partecipanti intercettati attraverso il FSE.
Azione 3.1.2: Servizi per l’inclusione dei senza dimora o assimilati (stranieri in emergenza abitativa
estrema)
[Azione 9.5.9 dell’AP ‐ Allegato Risultati‐Azioni]
Contenuto: il Programma sostiene la realizzazione diretta e contribuisce all’attivazione, dove
99
non presenti, e al rafforzamento di servizi a bassa soglia e di pronto intervento sociale (es.
dormitori, mense, servizi igienici e docce pubbliche, prima accoglienza sanitaria, supporto
psicologico). Le attività e i servizi sono finalizzate a entrare in contatto con le persone bisognose
di aiuto e approfondire la situazione di bisogno e la domanda di supporto e sulla base di questa
analisi strutturare e realizzare attività di sostegno individuale verso l’autonomia e il
reinserimento sociale e lavorativo. L’Azione supporta inoltre la qualificazione professionale degli
addetti e dei volontari coinvolti nell’erogazione dei servizi previsti. Infine, la strategia integrata
dell’Obiettivo specifico opera in stretta sinergia con gli interventi FESR della Priorità di
investimento (9.b), sostenendo la realizzazione di strutture e l’acquisizione di beni e forniture
finalizzati a rafforzare le dotazioni di strutture di accoglienza temporanea, unità di strada e
centri di servizio socio‐sanitario (es. docce pubbliche, mense, ecc.), dedicate ad accogliere le
persone senza dimora e incrementare l’offerta di posti letto ed alloggi a loro disposizione per la
realizzazione di un percorso verso l’autonomia che sarà condotto in stretta sinergia con il PON
Inclusione e secondo le Linee guida nazionali approvate in quel contesto.
Target d’utenza: individui senza fissa dimora, individui in temporanea situazione di emergenza
abitativa, beneficiari di protezione internazionale, sussidiaria e umanitaria e richiedenti asilo o
migranti che non possono beneficiare di tale status.
Tipo di beneficiari: Autorità urbana, altre amministrazioni comunali, soggetti del terzo settore.
Realizzazioni e contributo ai risultati: l’azione individuata consentirà, secondo le stime
effettuate, di attivare servizi di supporto destinati a circa 4.300 individui senza fissa dimora, a
fronte di una popolazione target di circa 34.000. Considerato il potenziale volano rappresentato
dall’integrazione con la Priorità di investimento (9.b), che dovrebbe permettere la
ristrutturazione di circa 400 alloggi (qui considerati in termini equivalenti, vista l’eterogeneità
delle strutture e soglie di accoglienza possibili), si stima di poter offrire ospitalità di supportare
circa 1.300 individui appartenenti al target individuato, con un significativo contributo alla
riduzione della marginalità estrema e una copertura prossima al 40% dei partecipanti
intercettati attraverso il FSE.
100
2.A.6.2 Principi guida per la selezione delle operazioni
Priorità d'investimento (9.ii) L'integrazione socioeconomica delle comunità emarginate quali i rom
La responsabilità della selezione delle singole operazioni e dei beneficiari delle stesse è affidata alle
Autorità urbane sulla base di principi, criteri e priorità che, nel pieno rispetto della normativa
comunitaria e nazionale vigente, saranno definiti di concerto con l’Autorità di Gestione nell’ambito del
percorso di co‐progettazione (cfr. Sezione 4) ed approvati nel corso del primo Comitato di Sorveglianza
conformemente all’art. 110 del Regolamento (UE) n. 1303/2013.
I criteri di selezione saranno ispirati a principi di efficienza ed efficacia nel perseguimento degli obiettivi
specifici dell’Asse, trasparenza e verificabilità, presa in conto dei principi orizzontali di promozione delle
pari opportunità tra uomini e donne, prevenzione della discriminazione e sviluppo sostenibile.
Per tutte le iniziative sostenute dall’Asse valgono i seguenti principi generali di ammissibilità e priorità
nella selezione delle azioni.
Le iniziative sostenute dal Programma sono attuate in conformità con le disposizioni normative e di
pianificazione/programmazione nazionale e regionale esistenti per lo specifico settore di intervento e in
linea con le Linee guida pertinenti adottate in varie sedi nazionali (tra cui il PON INCLUSIONE). E’ inoltre
accordata priorità alle azioni che si pongono in attuazione di strumenti di programmazione strategica
attivati a livello comunale o alla scala metropolitana e che – in quanto interessano direttamente l’area
metropolitana o sono facilmente allargabili a tale territorio – si configurano quali occasioni di
sperimentazione o di rafforzamento della capacità di governo metropolitano.
L’individuazione dei criteri per la definizione delle aree bersaglio e delle categorie di beneficiari è
ispirata a principi di concentrazione delle risorse al fine di evitare l’eccessiva frammentazione e a
garanzia di una maggiore efficacia nel conseguimento dei risultati attesi. Per le stesse motivazioni
saranno individuati criteri di ammissibilità finalizzati a garantire la complementarietà e non
sovrapposizione tra gli interventi finanziati dal PON e dai Programmi Operativi Regionali in attuazione
dell’Agenda urbana nazionale.
La selezione delle azioni avverrà inoltre in un’ottica di valorizzazione e capitalizzazione di esperienze
condotte nell’ambito del periodo di programmazione 2007‐2013 (in particolare negli Assi Città dei POR),
o realizzate a valere su programmi di ricerca o di investimento nazionali.
Per quanto concerne le modalità di attuazione, gli interventi di diverse Città con simile ambito di
applicazione settoriale dovranno essere attuati con modalità comuni per sostenere il trasferimento di
conoscenza su problemi condivisi, la diffusione di modelli innovativi, la condivisione sulle modalità di
attuazione e di gestione.
Gli interventi che perseguono le finalità della priorità di investimento saranno individuati e attuati in
stretto raccordo con le iniziative promosse a livello nazionale e comunitario in materia, anche attraverso
forme permanenti di coordinamento e collaborazione con le istituzioni deputate (ad es. Ufficio
Nazionale Antidiscriminazioni Razziali – UNAR, Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati –
SPRAR, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – Direzione Generale per l’Inclusione sociale, ecc.).
101
In particolare le azioni rivolte a Rom, Sinti e Camminati in coerenza con la priorità individuata dalla
Strategia nazionale RSC (il fornire soluzioni abitative ed accesso alla casa alle comunità Rom, Sinti e
Camminanti quale elemento determinante del processo di inclusione e di superamento della logica
emergenziale dei campi), dovranno configurarsi come strumento attuativo di una più ampia strategia
locale integrata, per fornire sostegno immediato e continuativo al percorso di uscita dai campi e di
accesso all’abitazione attraverso la combinazione multidimensionale di differenti operazioni di carattere
materiale e immateriale, garantendo la durata nel tempo e la sostenibilità dei risultati ottenuti.
Anche per le azioni rivolte ai senza dimora diventa importante considerare le interdipendenze possibili
con le più ampie strategie locali/sovralocali di cui le Azioni integrate del PON METRO configurano uno
dei possibili strumenti attuativi. Pur non esistendo una specifica strategia locale/regionale relativa alle
persone senza dimora questa tipologia di interventi rientra nella programmazione delle politiche sociali
predisposte sulla base dei principi della legge 328/2000. Importante in questa ottica anche il
rafforzamento delle relazioni esistenti con organismi nazionali come UNAR e Sistema di protezione dei
richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR) e le politiche previsti per la immigrazione e gli indigenti.
2.A.6.3 Uso programmato degli strumenti finanziari
Priorità d'investimento (9.ii) L'integrazione socioeconomica delle comunità emarginate quali i rom
Non pertinente
2.A.6.4 Uso programmato dei grandi progetti
Priorità d'investimento (9.ii) L'integrazione socioeconomica delle comunità emarginate quali i rom
Non pertinente
102
2.A.6.5 Indicatori di output per priorità d'investimento e, ove pertinente, per categoria di regioni
Tabella 5 ‐ Indicatori di output comuni e specifici per programma
Valore obiettivo (2023) ID Indicatore
Unità di misura
Fondo Categoria di regioni (se pertinente) U D T
Fonte di dati Periodicità
dell’informativa
CO15 Migranti, persone di origine straniera, le minoranze (comprese le comunità emarginate come i Rom) (C.I 15)
n. FSE Regioni più sviluppate
439 Sistema di
monitoraggio annuale
CO15 Migranti, persone di origine straniera, le minoranze (comprese le comunità emarginate come i Rom) (C.I 15)
n. FSE Regioni in transizione
532 Sistema di
monitoraggio annuale
CO15 Migranti, persone di origine straniera, le minoranze (comprese le comunità emarginate come i Rom) (C.I 15)
n. FSE Regioni meno sviluppate
1.419 Sistema di
monitoraggio annuale
CO18 Homeless o persone colpite da esclusione abitativa (C.I.18)
n. FSE Regioni più sviluppate
1.757 Sistema di
monitoraggio annuale
CO18 Homeless o persone colpite da esclusione abitativa (C.I.18)
n. FSE Regioni in transizione
‐ Sistema di
monitoraggio annuale
CO18 Homeless o persone colpite da esclusione abitativa (C.I.18)
n. FSE Regioni meno sviluppate
2.635 Sistema di
monitoraggio annuale
103
Priorità 9.iv – Obiettivo specifico 3.2 – Disagio abitativo
2.A.4 Priorità d'investimento
Priorità d'investimento
(9.iv) Miglioramento dell'accesso a servizi accessibili, sostenibili e di qualità, compresi
servizi sociali e cure sanitarie d'interesse generale
2.A.5 Obiettivi specifici corrispondenti alla priorità d'investimento e ai risultati attesi
ID 3.2
Obiettivo specifico Riduzione del numero di famiglie con particolari fragilità sociali ed economiche in condizioni di disagio abitativo [R.A 9.4]
Risultati che gli Stati membri intendono ottenere con il sostegno dell'UE
Il Programma sostiene il contrasto e la prevenzione del disagio abitativo grave e della
vulnerabilità abitativa, che interessa alcuni gruppi sociali e target di popolazione in
situazioni di particolare fragilità che, in molti casi, può sfociare nella vera e propria
emergenza abitativa e grave deprivazione materiale.
L’obiettivo specifico del Programma è sostenere sia l’accesso ad una abitazione sia il
mantenimento della casa per gli individui e le famiglie in condizioni di vulnerabilità
abitativa dovute a grave disagio socio‐economico.
Per quanto concerne il disagio abitativo grave, il risultato è da considerare in termini di
contributo a facilitare l’accesso ad un alloggio adeguato che rappresenta la
determinante principale in relazione al rischio di deprivazione materiale e
all’abbandono individuale di sforzi autonomi di inclusione lavorativa assoluta o
migliore. Di fronte a situazioni di particolare fragilità la possibilità di accesso alla casa
non dipende solo da ragioni reddituali, bensì da una gamma di fattori socio‐culturali o
sanitari, oppure semplici eventi della vita. Pertanto, la risposta di policy non si può
realizzare esclusivamente attraverso la disponibilità di alloggi pubblici dedicati (cfr.
Asse 4‐FESR) ma richiede un intervento integrato di presa in carico della persona,
attraverso un percorso di accompagnamento sociale e inserimento, anche lavorativo,
secondo i principi dell’inclusione attiva. Tale integrazione può essere realizzata
all’interno di strutture residenziali dedicate, anche per soggiorni temporanei, nelle
quali possono essere gestiti servizi di accompagnamento e cura.
Per quanto concerne la vulnerabilità abitava, il risultato è da considerare in termini di
contributo al contrasto dell’evento della perdita di un alloggio, che richiede la
disponibilità di una alternativa ( cfr. Asse 4‐FESR), ma potrebbe imporre una soluzione
di breve periodo per far fronte all’emergenza. Nel caso di sfratto esecutivo già
intervenuto o morosità in relazione a contratti di locazione in essere (e a tutti i servizi
connessi alla casa come le utenze energetiche), la risposta di policy può provenire da
strumenti finanziari a garanzia della solvibilità rispetto ai costi dell’abitare.
104
L’indicatore scelto per misurare l’efficacia del Programma rileva la percentuale di
partecipanti che hanno superato lo stato di emergenza acuta ad 1 anno dalla presa in
carico da parte delle azioni integrate del programma.
Per quanto concerne il disagio abitativo grave, il periodo di presa in carico inizia
dall’ingresso del soggetto nella struttura protetta, e il superamento dell’emergenza
acuta può avvenire sia grazie all’effettivo ritorno ad un alloggio “normale”, sia con il
radicamento in una forma di abitare adatta alle esigenze individuali.
Per quanto invece concerne la vulnerabilità abitativa, il periodo di presa in carico inizia
con la concessione del contributo e l’avvio del percorso di accompagnamento, e il
superamento dell’emergenza acuta viene inteso come la riacquisita capacità, da parte
del destinatario, di sostenere il canone di locazione, sia per un miglioramento della
condizione lavorativa e reddituale che per l’avvenuta ridefinizione del canone stesso
mediante accordo con il proprietario dell’alloggio o con il trasferimento in un alloggio a
canone sostenibile (ERP inclusa).
In entrambi i casi la baseline non è definibile a priori vista l’innovatività delle Azioni
previste, e sarà oggetto di specifiche valutazioni nell’ambito della strategia di
superamento della condizionalità G7. Fatto salvo quanto precede, il target assunto è il
60% come da indicazioni della nota DG EMPL (Ref. Ares(2014)3657764 ‐ 04/11/2014).
105
Tabella 4 ‐ Indicatori di risultato comuni per i quali è stato stabilito un valore obiettivo e indicatori di risultato specifici per programma corrispondenti all'obiettivo specifico (ripartiti per
priorità d'investimento e per categoria di regioni)
Valore di base Valore obiettivo
(2023) ID Indicatore Categoria di regioni
Unità di misura
dell'indicatore
Indicatore comune di output usato come
base per la definizione dell'obiettivo
U D T
Unità di misura per il
valore di base e
l'obiettivo
Anno di riferimento
U D T
Fonte di datiPeriodicità
dell’informativa
IR12
Percentuale di partecipanti che hanno superato lo stato di emergenza acuta ad 1 anno dalla presa in carico
Regioni più
sviluppate %
Altre persone svantaggiate (C.I. 17)
n.d. % 60 annuale
IR12
Percentuale di partecipanti che hanno superato lo stato di emergenza acuta ad 1 anno dalla presa in carico
Regioni in transizione
% Altre persone svantaggiate (C.I. 17)
n.d. % 60 annuale
IR12
Percentuale di partecipanti che hanno superato lo stato di emergenza acuta ad 1 anno dalla presa in carico
Regioni meno
sviluppate %
Altre persone svantaggiate (C.I. 17)
n.d. % 60 annuale
IR13
Percentuale di partecipanti che hanno superato lo stato di emergenza acuta ad 1 anno dalla presa in carico
Regioni più
sviluppate %
Partecipanti le cui famiglie sono senza lavoro (C.I 12)
n.d. % 60 annuale
IR13
Percentuale di partecipanti che hanno superato lo stato di emergenza acuta ad 1 anno dalla presa in carico
Regioni in transizione
% Partecipanti le cui famiglie sono senza lavoro (C.I 12)
n.d. % 60 annuale
106
IR13
Percentuale di partecipanti che hanno superato lo stato di emergenza acuta ad 1 anno dalla presa in carico
Regioni meno
sviluppate %
Partecipanti le cui famiglie sono senza lavoro (C.I 12)
n.d. % 60 annuale
107
2.A.6 Azioni da sostenere nell’ambito della priorità d’investimento
2.A.6.1 Descrizione della tipologia e degli esempi delle azioni da sostenere e del loro contributo atteso
agli obiettivi specifici, compresa, se del caso, l'individuazione dei principali gruppi di destinatari, dei
territori specifici interessati e dei tipi di beneficiari
Priorità d'investimento (9.iv) Miglioramento dell'accesso a servizi accessibili, sostenibili e di qualità, compresi
servizi sociali e cure sanitarie d'interesse generale
Azione 3.2.1: Abitare protetto, assistito e condiviso
[Azione 9.4.2 dell’AP ‐ Allegato Risultati‐Azioni]
Contenuto: il Programma sostiene la realizzazione diretta e l’acquisto di un ampio spettro di servizi
dedicati allo start‐up di forme innovative di alloggio assistito e protetto, anche temporaneo, che
offrano insieme percorsi di accompagnamento all’abitare e di inserimento sociale e lavorativo
rivolti a persone in grave disagio abitativo, in condizioni di esclusione sociale o comunque
caratterizzate da condizioni di disagio abitativo (anche potenziale, come studenti fuori sede o
giovani lavoratori con contratti di apprendistato, stage, collaborazione a progetto etc). A supporto
di tali iniziative, l’Azione può sostenere la gestione di piani della mobilità degli inquilini volti ad
incentivare il co‐housing, la sperimentazione di modelli innovativi di gestione dell’edilizia
residenziale con forte coinvolgimento del terzo settore, l’attivazione di spazi e servizi di
aggregazione, iniziative di sviluppo sociale e stimolo professionale e culturale (ad es. la
sperimentazione di nuove modalità lavorative in co‐working anche con servizi a supporto all’avvio
di nuove attività imprenditoriali), oltre ai necessari interventi di sensibilizzazione sulla popolazione
interessata e formazione degli operatori per la creazione e gestione dei servizi.
Target d’utenza: individui e famiglie in condizione di disagio socio economico grave o altra
vulnerabilità abitativa grave (ad es. per donne vittima di violenza, l’impossibilità di vivere
nell’alloggio abituale; per persone con disabilità psichica, l’impossibilità di vivere completamente
soli al di fuori di una rete di protezione).
Tipo di beneficiari: Autorità urbane, altre amministrazioni comunali, soggetti del terzo settore.
Realizzazioni e contributo ai risultati: secondo le stime effettuate, le azioni promosse dal
Programma dovrebbero consentire la realizzazione di circa 225 progetti di sostegno, e sostenere
così circa 1.800 individui colpiti da disagio abitativo grave.
Azione 3.2.2: Prevenzione dell’emergenza abitativa
[Azione 9.4.3 dell’AP ‐ Allegato Risultati‐Azioni]
Contenuto: il Programma sostiene l’attivazione di strumenti finanziari (quindi iniziative non a fondo
perduto) dedicati all’erogazione di contributi temporanei a sostengo di individui e famiglie in
condizioni di vulnerabilità abitativa. Le finalità di tali strumenti sono così riassumibili: la prima è
quella di sanare rapidamente le situazioni di mancato pagamento e impedire l’acuirsi
dell’emergenza abitativa; inoltre essi svolgono funzioni di garanzia finanziaria per la proprietà
privata che concede alloggi in locazione convenzionata (con maggiore certezza di rapida risoluzione
108
dei casi di morosità) incrementando così il patrimonio immobiliare disponibile sul mercato. L’Azione
sostiene l’attivazione ex novo di uno strumento standard definito a livello nazionale nel c.d. Piano
Casa (DL n. 47 del 28/03/2014) e compatibile con le prescrizioni dell’Accordo di Partenariato in
merito alla natura revolving del dispositivo, che non dovrà configurarsi come un mero sussidio
passivo. L’accesso alle erogazioni è accompagnato da servizi e percorsi di accompagnamento volti a
favorire la fuoriuscita dalla condizione e/o di rischio di morosità, in particolare per quanto riguarda
l’eventuale individuazione di un alloggio a canone sostenibile per la famiglia destinataria del
contributo.
Target d’utenza: individui e famiglie in condizione di morosità incolpevole, anche temporanea,
legata alla perdita di lavoro e/o particolare situazione familiare e/o al reddito così come definiti
dalla normativa nazionale declinata a livello regionale.
Tipo di beneficiari: Autorità urbana, altre amministrazioni comunali.
Realizzazioni e contributo ai risultati: considerando un contributo medio nei limiti di legge, si stima
che l’attivazione delle risorse previste dal Programma consentirà di supportare, nelle modalità
precedentemente descritte, 4.900 nuclei familiari in condizioni di vulnerabilità abitativa dovute alla
perdita del posto di lavoro e/o ad una particolare situazione familiare e/o finanziaria, a fronte di
circa 25.000 provvedimento di sfratto emessi nel 2013 nelle 14 città metropolitane, migliorando
così la condizione abitativa di circa 11.300 individui.
109
2.A.6.2. Principi guida per la selezione delle operazioni
Priorità d'investimento (9.iv) Miglioramento dell'accesso a servizi accessibili, sostenibili e di qualità, compresi
servizi sociali e cure sanitarie d'interesse generale
La responsabilità della selezione delle singole operazioni e dei beneficiari delle stesse è affidata alle
Autorità urbane sulla base di principi, criteri e priorità che, nel rispetto della normativa comunitaria e
nazionale vigente, saranno definiti di concerto con l’Autorità di Gestione nell’ambito del percorso di co‐
progettazione (cfr. Sezione 4) ed approvati nel corso del primo Comitato di Sorveglianza come da art. 110
del Regolamento (UE) n. 1303/2013.
I criteri di selezione saranno ispirati a principi di efficienza ed efficacia nel perseguimento degli obiettivi
specifici dell’Asse, trasparenza e verificabilità, presa in conto dei principi orizzontali di promozione delle
pari opportunità tra uomini e donne, prevenzione della discriminazione e sviluppo sostenibile.
Per le iniziative sostenute dall’Asse valgono i seguenti principi generali di ammissibilità e priorità nella
selezione delle azioni.
Le iniziative sono attuate in conformità con le disposizioni normative e di pianificazione/programmazione
nazionale e regionale esistenti per lo specifico settore di intervento. E’ accordata priorità alle azioni che si
pongono in attuazione di strumenti di programmazione strategica attivati a livello comunale o alla scala
metropolitana e che si configurano quali occasioni di sperimentazione o di rafforzamento della capacità di
governo metropolitano.
L’individuazione dei criteri per la definizione delle aree bersaglio e delle categorie di beneficiari è ispirata a
principi di concentrazione delle risorse per evitare l’eccessiva frammentazione e a garanzia di una maggiore
efficacia nel conseguimento dei risultati attesi. Per tali motivazioni saranno individuati criteri di
ammissibilità finalizzati a garantire la complementarietà e non sovrapposizione tra gli interventi finanziati
dal PON e dai Programmi Operativi Regionali in attuazione dell’Agenda urbana nazionale.
Per le azioni caratterizzate dalla presenza di una significativa componente infrastrutturale saranno
considerati quali criteri di ammissibilità l’esistenza di un adeguato livello di maturazione progettuale e
procedurale.
La selezione delle azioni avverrà inoltre in un’ottica di valorizzazione e capitalizzazione di esperienze
condotte nell’ambito del periodo di programmazione 2007‐2013 (in particolare negli Assi Città dei POR), o
realizzate a valere su programmi di ricerca o di investimento nazionali.
Per quanto concerne le modalità di attuazione, gli interventi di diverse Città con simile ambito di
applicazione settoriale (ad es. analoghi strumenti per la morosità incolpevole) dovranno essere attuati con
modalità comuni per sostenere il trasferimento di conoscenza su problemi condivisi, la diffusione di modelli
innovativi, la condivisione sulle modalità di attuazione e di gestione .
Alla luce dei criteri generali sopra richiamati, per la priorità di investimento, si specifica quanto segue:
‐ le azioni dovranno perseguire una più ampia strategia di contrasto alla povertà e al disagio
110
abitativo.
‐ la dotazione di nuovi alloggi sociali risponde ad un principio di re‐uso e riqualificazione di
patrimonio esistente (anche privato).
‐ le azioni si focalizzeranno su target specifici (famiglie e individui a rischio insolvenza, studenti e
giovani precari, anziani soli, famiglie monoparentali, donne vittime di violenza) e punteranno alla
definizione di risposte puntuali in grado di risolvere problemi specifici ad alto livello di innovatività
e sperimentazione.
‐ l’innovatività sarà garantita dalla compartecipazione ai progetti di diversi attori, tra i quali il terzo
settore, privato sociale e fondazioni non profit attive nel campo dell’housing e dallo scambio di
buone pratiche.
‐ la selezione delle categorie di individui e famiglie alle quali destinare finanziamenti per contrastare
la morosità incolpevole dovrà rispondere a criteri di trasparenza ed equità nel rispetto della
normativa vigente in materia.
‐ in caso di acquisizione di patrimonio privato la stima del costo di transizione dovrà essere congrua
con gli obiettivi di interesse generale dell’iniziativa e vantaggiosa per la PA.
‐ priorità verrà data alle iniziative che favoriscono l’integrazione fra priorità di intervento, e alle
azioni complementari.
L’azione del Programma, infine, sarà parte di una più ampia strategia di miglioramento della qualità della
vita nei quartieri interessati, e pertanto accompagnata da altri interventi che – sostenuti con le risorse di
altri Assi del Programma e/o da altre risorse attivate dalle Autorità urbane – forniscano maggiori e migliori
servizi alla comunità, ed aumentino la connessione ed integrazione delle aree urbane marginali con le zone
centrali che concentrano lavoro e servizi pubblici e per il tempo libero.
111
2.A.6.3 Uso programmato degli strumenti finanziari
Priorità d'investimento (9.iv) Miglioramento dell'accesso a servizi accessibili, sostenibili e di qualità, compresi
servizi sociali e cure sanitarie d'interesse generale
Per quanto riguarda gli strumenti di sostegno ai nuclei familiari in condizioni di morosità incolpevole, le
indicazioni dell’AP suggeriscono l’utilizzo di modalità revolving, al fine di assicurare la piena efficacia di tali
misure.
Per dare seguito a tale impostazione preliminare, l’Autorità di Gestione effettuerà le attività diagnostiche e
di valutazione ex ante richieste dall’art. 37.2 del Reg. CE n. 1303/2013 per l’identificazione delle specifiche
tipologie e dotazioni finanziarie adeguate con l’obiettivo di perseguire strumenti più efficaci ed efficienti (in
relazione alla tempistica attuativa) valorizzando le lezioni da recenti esperienze sostenute con fondi
nazionali e/o comunitari.
2.A.6.4 Uso programmato dei grandi progetti
Priorità d'investimento
(9.iv) Miglioramento dell'accesso a servizi accessibili, sostenibili e di qualità, compresi
servizi sociali e cure sanitarie d'interesse generale
Non pertinente
112
2.A.6.5 Indicatori di output per priorità d'investimento e, ove pertinente, per categoria di regioni
Tabella 5 ‐ Indicatori di output comuni e specifici per programma
Valore obiettivo (2023)
ID Indicatore Unità di
misura Fondo
Categoria di
regioni (se
pertinente) U D T
Fonte di dati Periodicità
dell’informativa
CO17 Altre persone svantaggiate (C.I. 17) n. FSE Regioni più
sviluppate 600
Sistema di
monitoraggio annuale
CO17 Altre persone svantaggiate (C.I. 17) n. FSE Regioni in
transizione 136
Sistema di
monitoraggio annuale
CO17 Altre persone svantaggiate (C.I. 17) n. FSE Regioni meno
sviluppate 1.063
Sistema di
monitoraggio annuale
CO12 Partecipanti le cui famiglie sono senza
lavoro (C.I 12) n. FSE
Regioni più
sviluppate 1.353
Sistema di
monitoraggio annuale
CO12 Partecipanti le cui famiglie sono senza
lavoro (C.I 12) n. FSE
Regioni in
transizione 191
Sistema di
monitoraggio annuale
CO12 Partecipanti le cui famiglie sono senza
lavoro (C.I 12) n. FSE
Regioni meno
sviluppate 3.371
Sistema di
monitoraggio annuale
113
Priorità 9.iv – Obiettivo specifico 3.3 – Economia e attivazione sociale
2.A.4 Priorità d'investimento
Priorità d'investimento
(9.vi) Strategie di sviluppo locale di tipo partecipativo
2.A.5 Obiettivi specifici corrispondenti alla priorità d'investimento e ai risultati attesi
ID 3.3
Obiettivo specifico Aumento della legalità nelle aree ad alta esclusione sociale e miglioramento del tessuto urbano nelle aree a basso tasso di legalità [RA 9.6]
Risultati che gli Stati membri intendono ottenere con il sostegno dell'UE
L’obiettivo specifico riguarda il perseguimento di effetti di inclusione e coesione
sociale derivanti dal miglioramento del tessuto urbano in aree e quartieri
caratterizzati da rilevanti situazioni di degrado fisico e marginalità socio‐
economica, che in alcuni casi presentano situazioni di illegalità diffusa e presenza di
criminalità (per questo motivo, l’AP adotta la formulazione indicata sopra per il
Risultato atteso 9.6).
Il risultato che il programma si pone riguarda l’attivazione a fini inclusivi della
società civile e dell’economia sociale nei perimetri critici delle realtà urbane, per
la creazione di nuovi servizi di prossimità con vocazione sociale, culturale o
imprenditoriale, e in ultima istanza favorire l’inserimento sociale e lavorativo della
popolazione in queste aree.
La logica di intervento per l’ottenimento del risultato implica una forte integrazione
con gli interventi FESR sostenuti nelle stesse aree bersaglio dalla Priorità di
investimento 9.b (cfr. Asse 4), in modo da realizzare contestualmente spazi e
infrastrutture per attività di servizio dedicate all’economia sociale, rivitalizzando così
l’economia e il tessuto locale di aree e quartieri con gravi problemi di sviluppo.
Considerata la peculiarità delle azioni previste, l’indicatore di risultato individuato
rileva la capacità di promuovere e consolidare nel tempo la collaborazione tra i
differenti soggetti coinvolti (istituzioni, associazioni, ecc.) nella realizzazione e
attivazione di nuovi servizi di prossimità dedicati al coinvolgimento dei cittadini e
alla promozione sociale, misurando l’efficacia degli interventi attraverso la verifica
del numero di “network” che ad un anno dalla conclusione delle attività di
accompagnamento erogate dal Programma hanno assunto una conformazione
stabile e durevole, ovvero i progetti di innovazione sociale che sono riusciti ad
adottare una organizzazione strutturata e risultano pertanto in grado di sostenersi
nel tempo.
In ragione del carattere innovativo di questa tipologia di azioni, la baseline
dell’indicatore individuato non è definibile a priori, ma sarà oggetto di specifiche
114
valutazioni nell’ambito della strategia di superamento della condizionalità G7. Fatto
salvo quanto precede, il target assunto è il 60% come da indicazioni della nota DG
EMPL (Ref. Ares(2014)3657764 ‐ 04/11/2014).
115
Tabella 4 ‐ Indicatori di risultato comuni per i quali è stato stabilito un valore obiettivo e indicatori di risultato specifici per programma corrispondenti all'obiettivo specifico (ripartiti per priorità
d'investimento e per categoria di regioni)
Valore di base Valore obiettivo
(2023) ID Indicatore Categoria di regioni
Unità di misura
dell'indicatore
Indicatore comune di
output usato come
base per la definizione dell'obiettivo
U D T
Unità di misura per il
valore di base e
l'obiettivo
Anno di riferimento
U D T
Fonte di dati Periodicità
dell’informativa
IR14
Numero di network operativi 1 anno dopo la conclusione dell’intervento
Regioni più sviluppate
%
Numero di progetti attuati completamente o parzialmente da parti sociali o da organizzazioni non governative (C.I. 20)
n.d. 60 Sistema di
monitoraggio annuale
IR14
Numero di network operativi 1 anno dopo la conclusione dell’intervento
Regioni in transizione
%
Numero di progetti attuati completamente o parzialmente da parti sociali o da organizzazioni non governative (C.I. 20)
n.d. 60 Sistema di
monitoraggio annuale
IR14
Numero di network operativi 1 anno dopo la conclusione dell’intervento
Regioni meno
sviluppate %
Numero di progetti attuati completamente o parzialmente da parti sociali o da organizzazioni non governative (C.I. 20)
n.d. 60 Sistema di
monitoraggio annuale
116
2.A.6 Azioni da sostenere nell’ambito della priorità d’investimento
2.A.6.1 Descrizione della tipologia e degli esempi delle azioni da sostenere e del loro contributo atteso
agli obiettivi specifici, compresa, se del caso, l'individuazione dei principali gruppi di destinatari, dei
territori specifici interessati e dei tipi di beneficiari
Priorità d'investimento (9.vi) Strategie di sviluppo locale di tipo partecipativo
Azione 3.3.1: Sostegno all’attivazione di nuovi servizi in aree degradate
[Azione 9.6.7 dell’AP ‐ Allegato Risultati‐Azioni]
Contenuto: l’approccio proposto è multidisciplinare/integrato e si basa sulla creazione di reti e
progetti di cooperazione tra diversi soggetti (soggetti pubblici, terzo settore, volontariato,
singoli individui) assieme ad un coinvolgimento attivo e responsabile della cittadinanza. Il
Programma sostiene lo start‐up di forme innovative di servizi di prossimità e animazione
territoriale rivolte ai cittadini di quartieri e aree urbane ad elevata criticità socioeconomica,
attraverso l’erogazione diretta e/o l’acquisto di servizi di accompagnamento, coaching e
formazione finalizzati a trasformare reti e progetti di innovazione sociale in vere e proprie
organizzazioni strutturate in grado di sostenersi nel tempo. I servizi di prossimità da attivare
potranno riguardare, ad esempio, i seguenti ambiti di intervento: assistenza alla persona,
orientamento al lavoro e alla formazione, animazione culturale e tecnologica, servizi con finalità
pedagogico‐educative o sociali, valorizzazione delle risorse ambientali, culturali ed
architettoniche del quartiere. Attraverso l’attivazione di tali servizi, l’azione auspica che
all’interno dei quartieri bersaglio si realizzi una trasformazione sostanziale: da periferie, ghetti e
isole di degrado, attraverso processi di miglioramento del tessuto sociale, economico e fisico‐
ambientale (in connessione con l’Asse 4‐FESR), a nuove centralità e porte di accesso dell’area
metropolitana. Nel perseguire tali finalità complesse, la logica di intervento dell’Azione assume
come modello di riferimento alcune esperienze di “innovazione sociale” di successo nate su
spinte bottom‐up della società civile e intercettate e rafforzate dalle Amministrazioni locali in
alcune delle maggiori città italiane (come Torino, Milano, Bologna, Napoli). La teoria del
cambiamento che si intende applicare prevede un percorso idealtipico (con le opportune
declinazioni in ciascuna città e quartiere bersaglio) strutturato come segue: l’individuazione di
“aree bersaglio” da parte dell’Autorità urbana; la messa in opera di una piattaforma (sul web e
“in presenza” nei quartieri) di progettazione collaborativa per l’incontro tra domanda e offerta
di innovazione sociale (fabbisogni e idee progettuali); la definizione di procedure di evidenza
pubblica per la progettazione di nuovi servizi (strumento previsto nell’ordinamento nazionale
tra le possibili forme di collaborazione sussidiaria tra ente pubblico e privato sociale a sensi della
L. 328/2000); l’attivazione di percorsi di accompagnamento e coaching (formazione specialistica,
anche su tematiche organizzative, finanziarie, ecc.) dedicati a sostenere l’evoluzione delle idee
progettuali proposte dai cittadini in soggetti dotati di autonomia economica ed imprenditoriale,
in grado di stabilire reti e collaborazioni stabili tra pubblico, privato e cittadini; infine, l’effettivo
startup dei nuovi servizi, che a seconda della tipologia del caso specifico potrà essere sostenuta
dal Programma nelle forme proprie dell’acquisizione di servizi.
Target d’utenza: il target di riferimento diretto dell’iniziativa è costituito in via diretta da
individui, associazioni e soggetti del terzo settore portator di idee progettuali meritevoli, in via
indiretta dai residenti e frequentatori delle aree bersaglio. I nuovi servizi che verranno creati
117
saranno, infatti, principalmente rivolti ad utilizzatori finali residenti (o city users) nelle aree
bersaglio che si configurano come soggetti svantaggiati, in linea con la strategia di inclusione
sociale e lotta alla povertà prevista per l’Obiettivo tematico di riferimento.
Tipo di beneficiari: Autorità urbana, altre amministrazioni comunali, soggetti del terzo settore in
senso lato e individui portatori di idee progettuali.
Realizzazioni e contributo al risultato: il modello idealtipico di intervento descritto sopra dovrà
essere opportunamente definito nei singoli contesti urbani di riferimento. Ai fini dell’indicazione
degli output del Programma è stata condotta una stima che considera l’ipotesi di un
meccanismo che prevede l’accreditamento da parte dell’Autorità urbana di soggetti idonei a
svolgere le attività di accompagnamento e l’erogazione di micro‐contributi per l’accesso a tali
prestazioni da parte di coloro che promuovono idee‐progetto di innovazione sociale. Attraverso
tale stima è stato identificato un potenziale che permetterà di sostenere circa 5.000 “progetti
attuati completamente o parzialmente da soggetti attivi nel sociale o da organizzazioni non
governative” nelle aree bersaglio.
118
2.A.6.2 Principi guida per la selezione delle operazioni
Priorità d'investimento (9.vi) Strategie di sviluppo locale di tipo partecipativo
La responsabilità della selezione delle singole operazioni e dei beneficiari delle stesse è affidata alle
Autorità urbane sulla base di principi, criteri e priorità che, nel rispetto della normativa comunitaria e
nazionale vigente, saranno definiti di concerto con l’Autorità di Gestione nell’ambito del percorso di co‐
progettazione (cfr. Sezione 4) ed approvati nel corso del primo Comitato di Sorveglianza conformemente
all’art. 110 del Regolamento (UE) n. 1303/2013.
I criteri di selezione saranno ispirati a principi di efficienza ed efficacia nel perseguimento degli obiettivi
specifici dell’Asse, trasparenza e verificabilità, presa in conto dei principi orizzontali di promozione delle
pari opportunità tra uomini e donne, prevenzione della discriminazione e sviluppo sostenibile.
Per le iniziative sostenute dall’Asse valgono i seguenti principi generali di ammissibilità e priorità.
Le iniziative sono attuate in conformità alle disposizioni normative e di programmazione nazionale e
regionale esistenti per il settore di intervento. E’ accordata priorità alle azioni in attuazione di strumenti
di programmazione strategica attivati a livello comunale o alla scala metropolitana e che si configurano
quali occasioni di sperimentazione o di rafforzamento della capacità di governo metropolitano.
L’individuazione dei criteri per la definizione delle aree bersaglio e delle categorie di beneficiari è
ispirata a principi di concentrazione delle risorse per evitare l’eccessiva frammentazione e a garanzia di
una maggiore efficacia nel conseguimento dei risultati attesi. Per tali motivazioni saranno invitati i
Comuni proponenti ad un esame approfondito delle differenti realtà sulle quali si intende intervenire
sulla base di mappe che considerano alcuni indicatori rappresentativi dei diversi gradi e situazioni di
degrado urbanistico e sociale. In questa ottica si propone una individuazione delle aree a partire dalla
localizzazione rispetto al centro cittadino, dai collegamenti esistenti, dal sistema dei servizi pubblici e
dalla loro accessibilità, dalla struttura e qualità degli edifici, dalla diffusione e accessibilità dei servizi
commerciali, del tempo libero, educativi e culturali. Per quanto riguarda il degrado sociale le
variabili/fenomeni da prendere in esame saranno la presenza di un elevato livello di soggetti esclusi dal
processo di produzione come i disoccupati di lunga durata e/o i cassa integrati, i giovani inoccupati ed
infine gli occupati nel mercato di lavoro illegale. Inoltre altre forme rappresentative del degrado sociale
riguardano la presenza di fenomeni di microcriminalità, un’accentuata dispersione scolastica e di
famiglie a basso reddito e/o di anziani con redditi molto bassi.
Per le azioni caratterizzate da una significativa componente infrastrutturale saranno considerati quali
criteri di ammissibilità l’esistenza di un adeguato livello di maturazione progettuale e procedurale.
La selezione delle azioni avverrà in un’ottica di valorizzazione di esperienze condotte nel periodo di
programmazione 2007‐2013 (in particolare negli Assi Città dei POR), o realizzate su programmi di ricerca
o di investimento nazionali.
Per quanto concerne le modalità di attuazione, gli interventi delle Città con simile ambito di applicazione
settoriale dovranno essere attuati con modalità comuni per sostenere il trasferimento di conoscenza, la
diffusione di modelli innovativi, la condivisione delle modalità di attuazione e di gestione .
119
Gli interventi ascrivibili alla priorità di investimento saranno inoltre:
‐ parte di una più ampia strategia di miglioramento della qualità della vita nei quartieri interessati,
e pertanto accompagnata da altri interventi che – sostenuti con le risorse di altri Assi del
Programma e/o da altre risorse attivate dalle Autorità urbane – forniscano maggiori e migliori
servizi alla comunità, ed aumentino la connessione ed integrazione delle aree urbane marginali
con le zone centrali che concentrano lavoro e servizi pubblici e per il tempo libero.
‐ la progettazione degli interventi e nuovi servizi prevedrà il pieno coinvolgimento della
cittadinanza e di altri soggetti interessati alle potenziali attività e servizi da sviluppare come
soggetti del terzo settore, università, scuole, altre realtà economiche e sociali.
Al fine di garantire un cambiamento strutturale e duraturo all’interno dell’area interessata si dovrà:
‐ capitalizzare le esperienze pregresse in ambito di programmazione, la creazione di reti e
partnership, il coinvolgimento del privato sociale e le forme di attivazione di comunità anche
mediante percorsi partecipativi;
‐ prevedere la presenza di piani di sostenibilità finanziaria delle iniziative di start up (o piani di
gestione economico finanziario della attività) per garantire la sostenibilità economica nel lungo
periodo;
‐ orientarsi alla realizzazione di servizi e realtà imprenditoriali finalizzati a pratiche di sostenibilità
sociale e ambientale.
2.A.6.3 Uso programmato degli strumenti finanziari
Priorità d'investimento (9.vi) Strategie di sviluppo locale di tipo partecipa
Non pertitente
2.A.6.4 Uso programmato dei grandi progetti
Priorità d'investimento (9.vi) Strategie di sviluppo locale di tipo partecipa
Non pertinente
120
2.A.6.5 Indicatori di output per priorità d'investimento e, ove pertinente, per categoria di regioni
Tabella 5 ‐ Indicatori di output comuni e specifici per programma
Valore obiettivo (2023) ID Indicatore
Unità di misura
Fondo Categoria di regioni (se pertinente) U D T
Fonte di dati Periodicità
dell’informativa
CO20
Numero di progetti attuati completamente o parzialmente da parti sociali o da organizzazioni non governative (C.I. 20)
n. FSE Regioni più sviluppate
1.708Sistema di
monitoraggio annuale
CO20
Numero di progetti attuati completamente o parzialmente da parti sociali o da organizzazioni non governative (C.I. 20)
n. FSE Regioni in transizione
118Sistema di
monitoraggio annuale
CO20
Numero di progetti attuati completamente o parzialmente da parti sociali o da organizzazioni non governative (C.I. 20)
n. FSE Regioni meno sviluppate
3.153Sistema di
monitoraggio annuale
121
2.A.7 Innovazione sociale, cooperazione transnazionale e contributo agli obiettivi tematici 1‐7
Non pertinente. Il paradigma dell’innovazione sociale è considerato elusivamente come principio ispiratore
per la programmazione e l’attuazione. Le risorse finanziarie FSE del Programma non sono interessate dalle
deroghe ex art. 11 del Reg. UE 1304/2013.
122
2.A.8 Quadro di riferimento dell'efficacia dell'attuazione
Tabella 6 ‐ Quadro di riferimento dell'efficacia dell'attuazione dell'asse prioritario
Target intermedio per il 2018 Target finale (2023) Asse prioritario
Tipo di indicatore
ID
Indicatore o fase di
attuazione principale
Unità di misura (ove
pertinente)
Fondo Categoria di regioni
U D T U D T
Fonte di dati
Se del caso, spiegazione
della pertinenza
dell'indicatore
Asse 3 Indicatore
di output COI18
Homeless o
persone
colpite da
esclusione
abitativa
(C.I.18)
n. FSE RS 200 2.732Sistema di
monitoraggio
Asse 3 Indicatore
di output COI18
Homeless o
persone
colpite da
esclusione
abitativa
(C.I.18)
n. FSE RT 0 0Sistema di
monitoraggio
Asse 3 Indicatore
di output COI18
Homeless o
persone
colpite da
esclusione
abitativa
(C.I.18)
n. FSE RMS 350 3.326Sistema di
monitoraggio
Asse 3 Indicatore
di output CO17
Altre persone svantaggiate (C.I. 17)
n. FSE RS 40 600Sistema di
monitoraggio
Asse 3 Indicatore
di output CO17
Altre persone svantaggiate (C.I. 17)
n. FSE RT 10 136Sistema di
monitoraggio
123
Target intermedio per il 2018 Target finale (2023)
Asse 3 Indicatore
di output CO17
Altre persone svantaggiate (C.I. 17)
n. FSE RMS 120 1.063Sistema di
monitoraggio
Asse 3 Indicatore
di output CO12
Partecipanti le cui famiglie sono senza lavoro (C.I 12)
n. FSE RS 90 1.353Sistema di
monitoraggio
Asse 3 Indicatore
di output CO12
Partecipanti le cui famiglie sono senza lavoro (C.I 12)
n. FSE RT 25 191Sistema di
monitoraggio
Asse 3 Indicatore
di output CO12
Partecipanti le cui famiglie sono senza lavoro (C.I 12)
n. FSE RMS 400 3.371Sistema di
monitoraggio
Asse 3 Indicatore
finanziario IF04
Spesa
certificata € FSE RS 3.000.000 73.204.992
Sistema di
monitoraggio
Asse 3 Indicatore
finanziario IF04
Spesa
certificata € FSE RT 807.785 8.871.552
Sistema di
monitoraggio
Asse 3 Indicatore
finanziario IF04
Spesa
certificata € FSE RMS 19.665.137 135.117.048
Sistema di
monitoraggio
124
Informazioni qualitative aggiuntive sull'istituzione del quadro di riferimento dell'efficacia dell'attuazione
(facoltative)
Nell'ambito di quanto previsto dal Performance Framework, tenendo conto delle indicazioni contenute
nell'Accordo di Partenariato e delle interlocuzioni formali e informali con la Commissione Europea per le
diverse e categorie di regioni sono individuati:
‐ l'indicatore finanziario relativo alla spesa ammissibile certificata (come previsto dal Regolamento
UE n. 215/2014 Art. 5.2);
‐ gli indicatori di output selezionati tra quelli del Programma che rappresentano le principali
realizzazioni tali da coprire almeno il 50% della dotazione dell'Asse;
Il target al 2018 dell'indicatore finanziario, rappresenta una quota superiore del 10% rispetto a quanto
richiesto in virtù della regola "n+3" di disimpegno delle risorse calcolata a partire dagli impegni previsti dal
piano finanziario per le annualità 2014 e 2015 al netto dei prefinanziamenti iniziali e annuali. Si tratta di un
obiettivo realistico e sfidante per il Programma. Per le RS, essendo il target n+3 pari a zero per effetto dei
prefinanziamenti, è stato individuato un valore compatibile con l’impianto complessivo.
L'avanzamento stimato considera i tempi necessari all'avvio del Programma, alla definizione, validazione e
messa a regime del Sistema di gestione e controllo nonché del normale ciclo di vita progettuale che vede
nella fase di start up un basso livello di spesa certificata. La stima è inoltre direttamente collegata alle
previsioni di attuazione riportate negli indicatori di output. Al 2023 il target è chiaramente pari al 100%
della dotazione UE dell'Asse.
In riferimento agli indicatori di realizzazione la quantificazione è stata realizzata basandosi sull'analisi
puntuale delle azioni che rappresentano, finanziariamente, almeno il 50% della dotazione di ciascun Asse.
Per ciascuna tipologia di azione è stata adottata una metodologia di calcolo che, per la stima del target al
2018, tiene conto delle operazioni concluse o di quelle avviate per le quali alcuni elementi sono in fase di
realizzazione (cfr. par. 2.4 dell'Accordo di Partenariato).
Il target finale al 2023 fa riferimento alla dotazione prevista per l'intero ciclo di vita del Programma e si
basa anche sul calcolo di costi unitari elaborati a partire da esperienze progettuali pregresse assimilabili
agli interventi programmati. La ripartizione tra categorie di regione tiene conto dell'incidenza finanziaria
per Asse di ciascuna di esse.
Per quanto concerne gli indicatori di output, sono stati considerati gli indicatori relativi agli interventi
dell’Obiettivo specifico 3.2, che garantiscono la copertura di oltre il 50% della dotazione finanziaria
dell'Asse.
125
2.A.9 Categorie di operazione
Tabella 7 ‐ Dimensione 1 ‐ Settore di intervento
Fondo FSE
Categoria di regione Regioni più sviluppate
Asse prioritario Codice Euro
3. Servizi per l'inclusione sociale 110 Integrazione socioeconomica delle comunità emarginate quali i Rom 1.695.000,00
3. Servizi per l'inclusione sociale
112 Miglioramento dell'accesso a servizi abbordabili, sostenibili e di qualità, compresi i servizi sociali e le cure sanitarie d'interesse generale
22.097.496,00
3. Servizi per l'inclusione sociale 114 Strategie di sviluppo locale realizzate dalla collettività 12.810.000,00
Fondo FSE
Categoria di regione Regioni in transizione
Asse prioritario Codice Euro
3. Servizi per l'inclusione sociale 110 Integrazione socioeconomica delle comunità emarginate quali i Rom 550.000,00
3. Servizi per l'inclusione sociale
112 Miglioramento dell'accesso a servizi abbordabili, sostenibili e di qualità, compresi i servizi sociali e le cure sanitarie d'interesse generale
3.000.776,00
3. Servizi per l'inclusione sociale 114 Strategie di sviluppo locale realizzate dalla collettività 885.000,00
Fondo FSE
Categoria di regione Regioni meno sviluppate
Asse prioritario Codice Euro
3. Servizi per l'inclusione sociale 110 Integrazione socioeconomica delle comunità emarginate quali i Rom 6.975.000,00
3. Servizi per l'inclusione sociale
112 Miglioramento dell'accesso a servizi abbordabili, sostenibili e di qualità, compresi i servizi sociali e le cure sanitarie d'interesse generale
58.895.286,00
3. Servizi per l'inclusione sociale 114 Strategie di sviluppo locale realizzate dalla collettività 35.467.500,00
Tabella 8 ‐ Dimensione 2 ‐ Forma di finanziamento
Fondo FSE
Categoria di regione Regioni più sviluppate
Asse prioritario Codice Euro
3. Servizi per l'inclusione sociale 01 Sovvenzione a fondo perduto 31.192.496,00
3. Servizi per l'inclusione sociale 02 Sovvenzione rimborsabile 5.410.000,00
Fondo FSE
Categoria di regione Regioni in transizione
Asse prioritario Codice Euro
3. Servizi per l'inclusione sociale 01 Sovvenzione a fondo perduto 3.670.776,00
3. Servizi per l'inclusione sociale 02 Sovvenzione rimborsabile 765.000,00
Fondo FSE
Categoria di regione Regioni meno sviluppate
Asse prioritario Codice Euro
3. Servizi per l'inclusione sociale 01 Sovvenzione a fondo perduto 81.110.286,00
3. Servizi per l'inclusione sociale 02 Sovvenzione rimborsabile 20.227.500,00
126
Tabella 9 ‐ Dimensione 3 ‐ Tipo di territorio
Fondo FSE
Categoria di regione Regioni più sviluppate
Asse prioritario Codice Euro
3. Servizi per l'inclusione sociale
01 Grandi aree urbane (densamente popolate > 50 000 abitanti)
36.602.496,00
Fondo FSE
Categoria di regione Regioni in transizione
Asse prioritario Codice Euro
3. Servizi per l'inclusione sociale
01 Grandi aree urbane (densamente popolate > 50 000 abitanti)
4.435.776,00
Fondo FSE
Categoria di regione Regioni meno sviluppate
Asse prioritario Codice Euro
3. Servizi per l'inclusione sociale
01 Grandi aree urbane (densamente popolate > 50 000 abitanti)
101.337.786,00
Tabella 10 ‐ Dimensione 4 – Meccanismi territoriali di attuazione
Fondo FSE
Categoria di regione Regioni più sviluppate
Asse prioritario Codice Euro
3. Servizi per l'inclusione sociale 02 Altri approcci integrati allo sviluppo urbano sostenibile 36.602.496,00
Fondo FSE
Categoria di regione Regioni in transizione
Asse prioritario Codice Euro
3. Servizi per l'inclusione sociale 02 Altri approcci integrati allo sviluppo urbano sostenibile 4.435.776,00
Fondo FSE
Categoria di regione Regioni meno sviluppate
Asse prioritario Codice Euro
3. Servizi per l'inclusione sociale 02 Altri approcci integrati allo sviluppo urbano sostenibile 101.337.786,00
127
Tabella 11 ‐ Dimensione 6 – tematica secondaria del FSE
Fondo FSE
Categoria di regione Regioni più sviluppate
Asse prioritario Codice Euro
3. Servizi per l'inclusione sociale 08 Non pertinente 36.602.496,00
Fondo FSE
Categoria di regione Regioni in transizione
Asse prioritario Codice Euro
3. Servizi per l'inclusione sociale 08 Non pertinente 4.435.776,00
Fondo FSE
Categoria di regione Regioni meno sviluppate
Asse prioritario Codice Euro
3. Servizi per l'inclusione sociale 08 Non pertinente 101.337.786,00
2.A.10 Sintesi dell'uso previsto dell'assistenza tecnica comprese, se necessario, azioni volte a
rafforzare la capacità amministrativa delle autorità coinvolte nella gestione e nel controllo dei
programmi e dei beneficiari
(se del caso per asse prioritario)
(Riferimento: articolo 96, paragrafo 2, lettera b), punto vii) del regolamento (UE) n. 1303/2013).
Asse prioritario Servizi per l’inclusione sociale
Cfr. Asse 5
128
ASSE 4 ‐ INFRASTRUTTURE PER L’INCLUSIONE SOCIALE
2.A.1 Asse prioritario “Infrastrutture per l’inclusione sociale”
ID dell'asse prioritario
4
Titolo dell'asse prioritario Infrastrutture per l’inclusione sociale
L'intero asse prioritario sarà attuato unicamente tramite strumenti finanziari
n.a.
L'intero asse prioritario sarà attuato unicamente tramite strumenti finanziari stabiliti a livello dell’Unione
n.a.
L'intero asse prioriaio sarà attuato tramite sviluppo locale i tipo partecipativo
n.a.
Per il FSE: l'intero asse prioritario è dedicato all'innovazione sociale o alla cooperazione transnazionale, o a entrambe
n.a.
2.A.2 Motivazione della definizione di un asse prioritario che riguarda più di una categoria di
regioni, di un obiettivo tematico o di un Fondo (se del caso)
La principale motivazione per un programma nazionale dedicato alle 14 Città metropolitane risiede nella
possibilità di affrontare congiuntamente e in modo coordinato alcune delle sfide territoriali e organizzative
che interessano tali contesti e di cui i soggetti urbani sono titolari. Tale allineamento appare necessario in
ragione delle significative differenze di approccio che sussistono ad oggi tra le diverse aree metropolitane
del paese che, pur comprensibili in un quadro nazionale in cui da tempo è carente un indirizzo comune
cogente, genera disparità di trattamento. L’evidente differenziazione in termini oggettivi e di capacità di
fronteggiare il tema dell’infrastruttura disponibile a finalità di inclusione sociale (entità della domanda,
dotazione di alloggi sociali, dinamiche di mercato, capacità territoriale nell’innovazione delle politiche
abitative e di gestione degli immobili pubblici a finalità sociale) impone, a beneficio dei destinatari e ultimi
che, invece, fronteggiano esigenze comuni, l’adozione di un approccio di programmazione trasversale ai
confini delle categorie di regione, fermo restando il principio per cui le singole scelte progettuali saranno
declinate in funzione dei fabbisogni specifici e delle regole di intervento applicate a ciascuna categoria di
regioni.
Tutte le Amministrazioni comunali interessate dal Programma, indistintamente rispetto alle categorie di
regione, hanno manifestato l’urgenza e l’importanza di un forte intervento sui temi della vulnerabilità e
del disagio abitativo e, più in generale, dell’inclusione di gruppi e individui svantaggiati, sia in condizioni di
marginalità grave o deprivazione materiale che di rischio rilevante di esclusione. Come rilevato nell’analisi
complessiva (cfr. Sezione 1), il fabbisogno di investimenti rispetto a tali tematiche è trasversale e ovunque
critico. Pertanto, l’Asse interviene nelle tre categorie di regioni per consentire a tutte le Città
129
metropolitane, di fare fronte ai propri fabbisogni specifici in relazione ai temi in oggetto.
L’Asse intende consentire a tutte le Città metropolitane di partecipare ad un unico percorso, coordinato
dall’Autorità di Gestione in cooperazione con i centri di competenza nazionali di riferimento (ad es.
Ministero per le infrastrutture‐ ‐ DG politiche abitative) per il contrasto al fenomeno crescente della forte
marginalizzazione sociale o la sua prevenzione, volto a definire metodologie comuni per l’individuazione
dei fabbisogni specifici, l’identificazione di soluzioni innovative, anche attraverso il forte coinvolgimento
dei destinatari e del terzo settore, l’adozione di metodi e processi comuni di attuazione e gestione a
regime dei servizi offerti.
Il valore aggiunto di tale approccio alla programmazione e alla progettazione di dettaglio risiede
principalmente nell’individuazione di soluzioni innovative, ma con una impostazione solida e condivisa, a
problemi noti e in forte peggioramento. Se si ritiene che l’applicazione del paradigma dell’innovazione
sociale debba essere ricercata in modo sistematico attraverso la condivisione di metodi efficaci e modalità
di apertura a idee nuove, anche di soggetti che comunemente non vengono intercettati dalle filiere
tradizionali, è necessario adottare un approccio radicalmente diverso, ma anche più univoco, al percorso
di definizione degli interventi. Il confronto sistematico e lo scambio di idee e modelli tra i principali
soggetti competenti a livello nazionale e locale appare indispensabile requisito per favorire
l’individuazione e l’adozione del giusto approccio.
Inoltre, nella prospettiva degli effetti durevoli del programma nazionale, assume particolare rilievo
l’opportunità di mutuo sostegno e stimolo all’imitazione delle migliori pratiche che potrà instaurarsi nella
policy community interessata dall’organizzazione e dallo svolgimento di tale percorso comune di confronto
e progettazione.
2.A.3 Fondo, categoria di regioni e base di calcolo per il sostegno dell'Unione
Fondo Categoria di regioni Base di calcolo (spesa
ammissibile totale o spesa
ammissibile pubblica)
Categoria di regioni per le
regioni ultraperiferiche e le
regioni nordiche scarsamente
popolate (se applicabile)
FESR Regioni più sviluppate Spesa ammissibile pubblica Non pertinente
FESR Regioni in transizione Spesa ammissibile pubblica Non pertinente
FESR Regioni meno sviluppate Spesa ammissibile pubblica Non pertinente
130
Priorità 9.b – Obiettivo specifico 4.1 – “Infrastrutture per l’inclusione e l’attivazione sociale”
2.A.4 Priorità d'investimento
Priorità d'investimento
(9.b) Sostenendo la rigenerazione fisica, economica e sociale delle comunità sfavorite
nelle aree urbane e rurali
2.A.5 Obiettivi specifici corrispondenti alla priorità d'investimento e ai risultati attesi
ID 4.1
Obiettivo specifico Riduzione del numero di famiglie con particolari fragilità sociali ed economiche in condizioni di disagio abitativo [RA 9.4]
Risultati che gli Stati membri intendono ottenere con il sostegno dell'UE
Il perseguimento dell’obiettivo si misura nella diminuzione degli individui esposti a
disagio abitativo ovvero in pratica nell’incremento di disponibilità di alloggi di varia
natura disponibili a titolo di edilizia residenziale pubblica o strutture dedicate a
specifiche categorie fragili (strutture residenziali dedicate a piccoli gruppi con
problematiche analoghe, anche per soggiorni temporanei, nelle quali possono essere
organizzate e gestite attività e servizi di accompagnamento e cura), che contribuirà a
diminuire la quota di individui e famiglie in condizioni di disagio abitativo. Come già
discusso, nonostante non sia disponibile il valore dell’indicatore a livello comunale, i
comuni hanno dichiarato che, nel 2013, più di 90.000 domande per assegnazione di
alloggi pubblici sono risultate inevase.
Alla luce di questi dati, il Programma si prefigge come target di riferimento di aiutare i
comuni interessati a soddisfare le richieste di assegnazione di alloggi di edilizia
residenziale pubblica non ancora evase e fronteggiare il fabbisogno di alloggi e
strutture di ospitalità di altra forma anche di natura temporanea. Le azioni che
rispondono al presente obiettivo specifico costituiscono anche il complemento
infrastrutturale agli interventi a valere sul FSE (cfr. Priorità d’investimento 9.ii e 9.iv).
L’indicatore di riferimento (principale proxy del risultato di riferimento) rileva il numero
di famiglie in condizioni di disagio abitativo come percentuale di persone che vivono in
situazioni di disagio abitativo, ovvero in abitazioni caratterizzate da sovraffollamento,
prive di alcuni servizi o con problemi strutturali, in percentuale sulla popolazione
residente, rilevato dall’Istat annualmente.
Il target per l’indicatore di risultato corrisponde ad una riduzione del 3% dell’indicatore
di risultato di riferimento, ed è stato identificato in via prudenziale valutando gli effetti
attesi congiuntamente dal PON METRO e dal Piano Casa (DL n. 47 del 28/03/2014)
approvato dal Governo nazionale nel 2014 relativamente alla sola Edilizia residenziale
pubblica.
131
Tabella 3 ‐ Indicatori di risultato specifici per programma, ripartiti per obiettivo specifico (per il FESR e il Fondo di coesione)
ID Indicatore Unità di misura
Categoria di regioni (se pertinente)
Valore di base Anno di
riferimento Valore obiettivo (2023) Fonte di dati
Periodicità dell’informativa
IR15
Percentuale di individui in condizioni di disagio abitativo sul totale della popolazione residente nei Comuni capoluogo delle Città metropolitane
% Regioni più sviluppate 8,87 2011 8,78 Istat, Indagine EU‐
SILC annuale
IR15
Percentuale di individui in condizioni di disagio abitativo sul totale della popolazione residente nei Comuni capoluogo delle Città metropolitane
% Regioni in transizione 3,75 2011 3,71 Istat, Indagine EU‐
SILC annuale
IR15
Percentuale di individui in condizioni di disagio abitativo sul totale della popolazione residente nei Comuni capoluogo delle Città metropolitane
% Regioni meno sviluppate
12,15 2011 12,03 Istat, Indagine EU‐
SILC annuale
132
ID 4.2
Obiettivo specifico Aumento della legalità nelle aree ad alta esclusione sociale e miglioramento del tessuto urbano nelle aree a basso tasso di legalità [RA 9.6]
Risultati che gli Stati membri intendono ottenere con il sostegno dell'UE
Il perseguimento dell’obiettivo si realizza attraverso l’aumento del numero di
immobili e spazi realizzati o recuperati e dedicati all’attivazione di nuovi servizi e
attività, da assegnare in gestione temporanea secondo le modalità previste dalla
legge a una parte dei soggetti che beneficiano dell’intervento del FSE, con l’effetto
indiretto (ma non secondario) di migliorare anche da un punto fisico situazioni di
degrado e/o abbandono in particolari aree, individuate dalle Autorità urbane. La
riqualificazione anche fisica è quindi funzionale alla realizzazione di luoghi e spazi (di
varia natura; da centri di raccolta di cibo per gli indigenti a co‐working e fab‐lab, etc.)
dove si possa offrire servizi, realizzare attività e spazi di incontro, di scambio e di
coinvolgimento della comunità e dei differenti soggetti interessati, al fine rafforzare il
tessuto sociale ed economico di specifiche aree delle città metropolitane attraverso il
coinvolgimento della comunità nella gestione di questi stessi spazi e la creazione e il
rafforzamento di reti di soggetti.
L’obiettivo specifico è in forte sinergia l’analogo definito per il il FSE (Asse 3) e mira ad
offrire alle iniziative di start‐up maggiore e ulteriore sostegno in termini di spazio
fisico utilizzabile, aumentando così la probabilità di successo di tali iniziative.
L’indicatore scelto considera pertanto il tasso di copertura dei progetti finanziati
nell’ambito dell’OS 3.3 (FSE, Asse 3), quale proxy del grado di “sostegno integrato e
completo” che il Programma riesce a garantire alle iniziative di innovazione sociale
nelle aree di maggior degrado individuate dai Comuni. Trattandosi per definizione di
iniziative “nuove” la baseline è posta a zero. Tuttavia, anche in considerazione di
quanto riportato nella Sezione 5 del Programma, nel corso della definizione delle
azioni le Autorità urbane saranno chiamate ad effettuare esercizi di mappatura fine
delle stato dei servizi di inclusione nelle aree bersaglio. Come target si assume che
almeno la metà delle iniziative sostenute dal FSE debba avere anche la possibilità di
utilizzare uno spazio dedicato a iniziativa del FESR.
133
Tabella 3 ‐ Indicatori di risultato specifici per programma, ripartiti per obiettivo specifico (per il FESR e il Fondo di coesione)
ID Indicatore Unità di misura
Categoria di regioni (se pertinente)
Valore di base Anno di
riferimento Valore obiettivo (2023) Fonte di dati
Periodicità dell’informativa
IR16 Tasso di copertura dei progetti finanziati nell’ambito dell’Azione 3.3.1
% Regioni più sviluppate n.d. ‐ 50 Sistema di
monitoraggio annuale
IR16
Tasso di copertura dei progetti finanziati nell’ambito dell’Azione 3.3.1
% Regioni in transizione n.d. ‐ 50 Sistema di
monitoraggio annuale
IR16
Tasso di copertura dei progetti finanziati nell’ambito dell’Azione 3.3.1
% Regioni meno sviluppate
n.d. ‐ 50 Sistema di
monitoraggio annuale
134
2.A.6 Azioni da sostenere nell’ambito della priorità d’investimento
2.A.6.1 Descrizione della tipologia e degli esempi delle azioni da sostenere e del loro contributo atteso
agli obiettivi specifici, compresa, se del caso, l'individuazione dei principali gruppi di destinatari, dei
territori specifici interessati e dei tipi di beneficiari
Priorità d'investimento (9.b) Sostenendo la rigenerazione fisica, economica e sociale delle comunità
sfavorite nelle aree urbane e rurali
Azione 4.1.1: Realizzazione e recupero di alloggi (OS 4.1)
[Azione 9.4.1 dell’AP ‐ Allegato Risultati‐Azioni]
Contenuto: il Programma sostiene la realizzazione di opere pubbliche e l’acquisto e installazione di
beni, forniture e impianti tecnologici finalizzati alla creazione o recupero di alloggi da destinare
all’assegnazione a individui e famiglie con particolari fragilità sociali ed economiche. Tali attività
rispondono all’esigenza primaria di ridurre il numero di famiglie in condizioni di disagio abitativo,
attraverso lo scorrimento delle liste di attesa per l’accesso all’edilizia residenziale pubblica nonché
l’attivazione di modelli abitativi innovativi con forte valenza sociale, anche temporanei o improntati
alla co‐abitazione, nell’ambito di progetti di protezione, inclusione e reinserimento sociale rivolti al
nucleo famigliare o agli individui, e in relazione a strategie più ampie di rigenerazione volte ad
aumentare i servizi collettivi presenti nelle aree e quartieri oggetto di intervento. L’azione sarà
rivolta a nuclei familiari fortemente bisognosi, la cui selezione avverrà attraverso canali istituzionali
che definiscono aree di accesso legate alla situazione economica del nucleo familiare, rilevata
attraverso l’Indicatore di Situazione Economica Equivalente (ISEE), oppure, nel caso di categorie
target particolari oggetto degli interventi FSE dell’Asse 3 e persone con forme di esclusione estrema
e grave vulnerabilità legate a condizioni di fragilità fisica, psicologica e sociale (ad esempio le
persone senza dimora e nuclei familiari Rom insediati nei campi), attraverso strumenti di
valutazione multidimensionale del bisogno (VMD) che assicurino una presa in carico globale della
persona e della sua famiglia. Nel caso di alloggi da destinare a persone che oltre a gravi condizioni
di disagio economico manifestino anche disabilità e gravi limitazioni nell’autonomia, l’Azione
sostiene anche opere volte all’abbattimento delle barriere architettoniche e l’installazione di
impianti tecnologici propri del paradigma ambient assisted living in coerenza con l’Azione 9.4.4
dell’AP. Le attività previste comprendono:
‐ l’incremento di dotazione di nuovi alloggi di edilizia residenziale pubblica o di alloggi
dedicati a target specifici, esclusivamente mediante il recupero di immobili non utilizzati o
precedentemente destinati ad altri scopi (ad es. beni confiscati alla criminalità organizzata).
‐ la ristrutturazione o manutenzione straordinaria di alloggi esistenti e non locati di edilizia
residenziale pubblica (anche sotto il profilo dell’efficienza energetica, in collegamento con
l’Azione 2.1.2), se le attuali condizioni non consentono l’abitabilità e il benessere dei
potenziali gli inquilini, anche attraverso progettazioni volte all’ottimizzazione della
dimensione degli alloggi e nell’ambito di programmi di mobilità degli inquilini (in
collegamento con l’Azione 3.3.1);
‐ la concessione di spazi e incentivi a soggetti specializzati del terzo settore o agli stessi
135
destinatari finali per attività di auto‐recupero di immobili in stato di abbandono,
nell’ambito di programmi volti ad assicurare lo scorrimento delle graduatorie di edilizia
residenziale pubblica.
‐ i programmi di acquisto di immobili residenziali rimasti invenduti a causa della crisi
economica e che non avrebbero altra collocazione di mercato, da destinare a edilizia
residenziale pubblica o l’acquisizione di immobili da privati rimasti invenduti (con il duplice
fine di aumentare lo stock abitativo e di evitare nuove situazioni di degrado) da
considerarsi come opzione da perseguire esclusivamente in seguito ad attente valutazioni
di merito;
‐ per le comunità Rom, Sinti e Camminanti, all’interno di azioni integrate predisposte in
stretta sinergia con l’Asse 3, la realizzazione/messa a disposizione di alloggi da destinare ed
integrare con sperimentazioni di accompagnamento all’abitare nella prospettiva di una
progressiva riduzione del numero di famiglie presenti nei campi, attraverso differenti
soluzioni abitative e procedurali (ad esempio, auto‐recupero di immobili abbandonati e
pratiche di auto‐costruzione di unità abitative e spazi connessi), secondo modelli già
sperimentati in diverse realtà italiane.
‐ la realizzazione, ristrutturazione o ampliamento di strutture di accoglienza notturna e bassa
soglia e altri tipi di ricovero e ospitalità, anche ad uso temporaneo, dedicati ad accogliere
le persone senza dimora e incrementare l’offerta di posti letto a loro disposizione per
l’avvio di un percorso verso l’autonomia abitativa che sarà condotto in stretta sinergia con
il PON Inclusione e secondo le Linee guida approvate dal MLPS, nell’ambito di azioni
integrate che raccordano interventi FESR e FSE.
‐ la riqualificazione delle aree di pertinenza e realizzazione delle urbanizzazioni primarie, nel
caso di attività di recupero complesse, volte a creare nuovi alloggi in immobili e aree in
abbandono e fortemente compromesse dal punto di vista dell’abitabilità.
Target d’utenza: cittadini e stranieri residenti in condizioni di grave disagio abitativo regolarmente
iscritti nelle liste di assegnazione dell’edilizia residenziale pubblica e/o soggetti con elevato grado di
fragilità il cui fabbisogno è stato valutato attraverso VMD per l’assegnazione di alloggi
sociali/protetti.
Tipo di beneficiari: Autorità urbana, altre amministrazioni comunali e loro società di scopo
responsabili della gestione del patrimonio pubblico per edilizia sociale, soggetti del terzo settore.
Realizzazioni e contributo ai risultati: l’azione individuata consentirà, secondo le stime effettuate
basate su un costo standard che corrisponde a una intensità di intervento di ristrutturazione
medio‐alto, di rendere disponibili almeno 2.200 alloggi aggiuntivi destinati ad altrettante famiglie in
condizioni di disagio abitativo. Tale realizzazione può contribuire ad un incremento dell’offerta di
soluzioni abitative pari a circa l’1,5% delle famiglie in lista di attesa nelle graduatorie di ERP dei
Comuni considerati. Considerando la dimensione media delle famiglie italiane, pari a 2,4 individui
secondo l’ultimo censimento ISTAT, quest’azione contribuirebbe al miglioramento delle condizioni
abitative per almeno 5.300 individui, pari ad un miglioramento dello 0,6% dell’indicatore di
risultato.
136
Azione 4.1.2: Anagrafe degli assegnatari (OS 4.1)
[Azione 9.4.5 dell’AP ‐ Allegato Risultati‐Azioni]
Contenuto: il Programma sostiene la realizzazione diretta e l’acquisto di sistemi informativi e servizi
connessi, dedicati alla gestione del patrimonio residenziale e dei servizi di contrasto al disagio
abitativo. Tali attività costituiscono una precondizione per l’efficiente ed efficace gestione del
patrimonio e dei servizi connessi all’abitare, in stretta correlazione con la strategia complessiva del
Programma che punta sulla promozione in ogni Città metropolitana di funzioni evolute di Agenzia
per la Casa (cfr. Sezione 1). In linea con l’Agenda digitale metropolitana (cfr. Asse 1), gli interventi
interessano prevalentemente funzioni endo‐procedimentali, ma offrono importanti risvolti per
l’utenza in termini di trasparenza e gestione delle liste di attesa e di più facile gestione dei rapporti
degli inquilini con la Pubblica amministrazione (che avverrebbero in via telematica). Tale azione può
anche essere intesa come piattaforma di incontro tra domanda e offerta per l’accesso alla casa e la
gestione condominiale (ad es. programmazione delle manutenzioni), nonché strumento essenziale
in una logica di contrasto alle frodi e di emersione dell’occupazione abusiva.
Target d’utenza: cittadini e stranieri residenti in condizioni di grave disagio abitativo regolarmente
iscritti nelle liste di affidamento dell’edilizia economica e popolare.
Tipo di beneficiari: Autorità urbana, altre amministrazioni comunali e loro società di scopo
responsabili della gestione del patrimonio pubblico per edilizia sociale, soggetti del terzo settore.
Realizzazioni e contributo ai risultati: si tratta di un’azione di contesto, volta a migliorare la gestione
del patrimonio residenziale pubblico e, pertanto, l’impatto diretto sull’indicatore di risultato atteso
non può essere quantificato, mentre è rilevante il contributo offerto in termini di trasparenza ed
equità dell’azione amministrativa e, in prospettiva, di efficienza ed economicità nell’erogazione del
servizio, soprattutto grazie alla contrazione attesa dei tassi di morosità.
Azione 4.2.1: Recupero di immobili inutilizzati da adibire a servizi (OS 4.2)
[Azione 9.6.6 dell’AP ‐ Allegato Risultati‐Azioni]
Contenuto: Le azioni che rispondono all’attuazione del presente obiettivo specifico costituiscono il
complemento infrastrutturale agli interventi del FSE volti a sostenere il miglioramento del tessuto
urbano attraverso l’attivazione dell’economia sociale per lo start‐up di nuovi servizi di prossimità in
territori e quartieri di forte criticità (cfr. Priorità d’investimento 9.vi). il Programma sostiene la
realizzazione di opere pubbliche e l’acquisto e installazione di beni, forniture e impianti tecnologici
finalizzati alla creazione o recupero di strutture esistenti da destinare all’attivazione di nuovi servizi
e ad ospitare le attività promosse nell’ambito dell’Azione dell’Asse 3 dedicata a economia e
attivazione sociale. Gli spazi così realizzati saranno utilizzati al fine dell’incubazione temporanea dei
soggetti beneficiari delle attività accompagnamento e potranno essere assegnate in gestione a una
parte di tali soggetti per lo svolgimento delle iniziative proposte secondo le modalità previste dalla
legge (a seconda del servizio, ad esempio in comodato d’uso gratuito, concessione di gestione, o
appalto di gestione). L’Azione può comprendere anche attività di sistemazione degli spazi aperti di
137
pertinenza degli edifici interessati dalla ristrutturazione. La progettazione di questi interventi come
nel caso delle azioni sui servizi potrà prevedere il coinvolgimento degli enti gestori dei servizi, della
cittadinanza, e degli altri soggetti coinvolti nella programmazione e realizzazione dei servizi stessi.
In sinergia con la rilevanza dell’Obiettivo specifico 3.1, per target particolari caratterizzati da
condizioni di esclusione estrema, l’Azione può sostenere specifiche progettualità dedicate
all’attivazione di servizi di accoglienza a bassa soglia per le persone senza dimora (quali ad esempio
unità di strada, servizi igienico‐sanitari, mense, ecc.), affidandone la gestione a qualificati soggetti
del terzo settore, nell’ambito di azioni integrate che raccordano interventi FESR e FSE in stretta
sinergia con il PON Inclusione e secondo le Linee guida approvate dal MLPS.
Target d’utenza: individui e gruppi target residenti o city users in aree identificate sulla base delle
loro caratteristiche di marginalità, illegalità diffusa, concentrazione di disoccupazione.
Tipo di beneficiari: Autorità urbana, altre amministrazioni comunali ed altri enti pubblici proprietari
degli immobili oggetto di ristrutturazione, soggetti del terzo settore.
Effetti: l’azione dovrebbe consentire, secondo le stime effettuate, di realizzare il recupero di oltre
34.000 mq di immobili inutilizzati da destinare a servizi, pari allo spazio necessario per ospitare
circa 1.100 start‐up di nuovi servizi del terzo settore, che secondo un’ipotesi di incubazione per un
periodo massimo di circa tre anni, consentirebbe al Programma di creare spazi per sostenere le
attività di circa 3.800 progetti di start‐up.
2.A.6.2 Principi guida per la selezione delle operazioni
Priorità d'investimento (9.b) Sostenendo la rigenerazione fisica, economica e sociale delle comunità
sfavorite nelle aree urbane e rurali
La responsabilità della selezione delle singole operazioni e dei beneficiari delle stesse è affidata alle
Autorità urbane sulla base di principi, criteri e priorità che, nel pieno rispetto della normativa comunitaria e
nazionale vigente, saranno definiti di concerto con l’Autorità di Gestione nell’ambito del percorso di co‐
progettazione (cfr. Sezione 4) ed approvati nel corso del primo Comitato di Sorveglianza conformemente
all’art. 110 del Regolamento (UE) n. 1303/2013.
I criteri di selezione saranno ispirati a principi di efficienza ed efficacia nel perseguimento degli obiettivi
specifici dell’Asse, trasparenza e verificabilità, presa in conto dei principi orizzontali di promozione delle
pari opportunità tra uomini e donne, prevenzione della discriminazione e sviluppo sostenibile.
Per tutte iniziative sostenute dall’Asse valgono i seguenti principi generali di ammissibilità e priorità nella
selezione delle azioni.
Le iniziative sostenute dal Programma sono attuate in conformità con le disposizioni normative e di
pianificazione/programmazione nazionale e regionale esistenti per lo specifico settore di intervento. E’
inoltre accordata priorità alle azioni che si pongono in attuazione di strumenti di programmazione
strategica attivati a livello comunale o alla scala metropolitana e che – in quanto interessano direttamente
l’area metropolitana o sono facilmente allargabili a tale territorio – si configurano quali occasioni di
sperimentazione o di rafforzamento della capacità di governo metropolitano.
138
L’individuazione dei criteri per la definizione delle aree bersaglio e delle categorie di beneficiari è ispirata a
principi di concentrazione delle risorse alfine di evitare l’eccessiva frammentazione e a garanzia di una
maggiore efficacia nel conseguimento dei risultati attesi. In questa ottica saranno invitati i Comuni
proponenti ad un esame approfondito delle differenti realtà sulle quali si intende intervenire sulla base di
mappe che considerano alcuni indicatori rappresentativi dei diversi gradi e situazioni di degrado urbanistico
e sociale. In questa ottica si propone una individuazione del degrado urbanistico a partire dalla
localizzazione dell’area rispetto al centro cittadino e dai collegamenti esistenti, dal sistema dei servizi
pubblici e dalla loro accessibilità, dalla struttura e qualità degli edifici, dalla diffusione e accessibilità dei
servizi commerciali, del tempo libero, educativi e culturali. Per quanto riguarda il degrado sociale le
variabili/fenomeni da prendere in esame saranno la presenza di un elevato livello di soggetti esclusi dal
processo di produzione come i disoccupati di lunga durata e/o i cassa integrati, i giovani inoccupati ed
infine gli occupati nel mercato di lavoro illegale. Inoltre altre forme rappresentative del degrado sociale
riguardano la presenza di fenomeni di microcriminalità, un accentuata dispersione scolastica e di famiglie a
basso reddito e/o di anziani con redditi molto bassi.
Per le azioni caratterizzate dalla presenza di una significativa componente infrastrutturale saranno
considerati quali criteri di ammissibilità l’esistenza di un adeguato livello di maturazione progettuale e
procedurale.
La selezione delle azioni avverrà inoltre in un’ottica di valorizzazione e capitalizzazione di esperienze
condotte nell’ambito del periodo di programmazione 2007‐2013 (in particolare negli Assi Città dei POR), o
realizzate a valere su programmi di ricerca o di investimento nazionali.
Per quanto concerne le modalità di attuazione, gli interventi di diverse Città con simile ambito di
applicazione settoriale o tecnologici dovranno essere attuati con modalità comuni per sostenere il
trasferimento di conoscenza su problemi condivisi, la diffusione di modelli innovativi, la condivisione sulle
modalità di attuazione e di gestione .
Per tutte iniziative sostenute dall’Asse 4 riferite ai gruppi target dell’Asse 3 vale il principio generale per cui
gli investimenti in conto capitale realizzati a valere sul FESR devono essere funzionali a più ampie
strategie volte a sostenere con le azioni immateriali del FSE le finalità di inclusione, protezione e il
reinserimento sociale, scolastico e lavorativo di individui e famiglie, secondo le declinazioni date in
relazione a ciascun gruppo target nell’Asse 3.
L’azione del Programma sarà parte di una più ampia strategia di miglioramento della qualità della vita nei
quartieri interessati, e pertanto accompagnata da altri interventi che – sostenuti con le risorse di altri Assi
del Programma e/o da altre risorse attivate dalle Autorità urbane – forniscano maggiori e migliori servizi
alla comunità, ed aumentino la connessione ed integrazione delle aree urbane marginali con le zone
centrali che concentrano lavoro e servizi pubblici e per il tempo libero.
2.A.6.3 Uso programmato degli strumenti finanziari
Priorità d'investimento (9.b) Sostenendo la rigenerazione fisica, economica e sociale delle comunità
sfavorite nelle aree urbane e rurali
La vastità del fabbisogno di investimento necessaria ad assicurare una più incisiva azione di contrasto al
disagio abitativo suggerisce l’opportunità di verificare le potenzialità nei singoli contesti urbani di eventuali
139
strumenti di ingegneria finanziaria già previsti dal Piano Casa e che potrebbero essere ulteriormente
rafforzati dal Programma. La governance del PON METRO, peraltro, consente di assicurare una forte regia
nazionale su tematiche di frontiera.
Per dare seguito a tale impostazione preliminare, l’Autorità di Gestione effettuerà le attività diagnostiche e
di valutazione ex ante richieste dall’art. 37.2 del Reg. CE n. 1303/2013 per l’identificazione delle specifiche
tipologie e dotazioni finanziarie adeguate con l’obiettivo di perseguire strumenti più efficaci ed efficienti (in
relazione alla tempistica attuativa) valorizzando le lezioni da recenti esperienze sostenute con fondi
nazionali e/o comunitari.
2.A.6.4 Uso programmato dei grandi progetti
Priorità d'investimento
(9.b) Sostenendo la rigenerazione fisica, economica e sociale delle comunità sfavorite
nelle aree urbane e rurali
Non pertinente
140
2.A.6.5 Indicatori di output per priorità d'investimento e, ove pertinente, per categoria di regioni
Tabella 5 ‐ Indicatori di output comuni e specifici per programma
Valore obiettivo (2023) ID Indicatore
Unità di misura
Fondo Categoria di regioni (se pertinente) U D T
Fonte di dati Periodicità
dell’informativa
CO40 Abitazioni ripristinate in zone urbane (C.I. 40)
n. FESR Regioni più sviluppate
574Sistema di
monitoraggio annuale
CO40 Abitazioni ripristinate in zone urbane (C.I. 40)
n. FESR Regioni in transizione
110Sistema di
monitoraggio annuale
CO40 Abitazioni ripristinate in zone urbane (C.I. 40)
n. FESR Regioni meno sviluppate
1.516Sistema di
monitoraggio annuale
IO09 Realizzazione di applicativi e sistemi informativi
n. FESR Regioni più sviluppate
7Sistema di
monitoraggio annuale
IO09 Realizzazione di applicativi e sistemi informativi
n. FESR Regioni in transizione
1Sistema di
monitoraggio annuale
IO09 Realizzazione di applicativi e sistemi informativi
n. FESR Regioni meno sviluppate
6Sistema di
monitoraggio annuale
IO10 Superficie oggetto dell’intervento (edifici)
mq. FESR Regioni più sviluppate
12.785Sistema di
monitoraggio annuale
141
Valore obiettivo (2023)
IO10 Superficie oggetto dell’intervento (edifici)
mq. FESR Regioni in transizione
0Sistema di
monitoraggio annuale
IO10 Superficie oggetto dell’intervento (edifici)
mq. FESR Regioni meno sviluppate
21918Sistema di
monitoraggio annuale
142
2.A.7 Innovazione sociale, cooperazione transnazionale e contributo agli obiettivi tematici 1‐7
Non pertinente
143
2.A.8 Quadro di riferimento dell'efficacia dell'attuazione
Tabella 6 ‐ Quadro di riferimento dell'efficacia dell'attuazione dell'asse prioritario
Target intermedio per il 2018 Target finale (2023) Asse prioritario
Tipo di indicatore
ID
Indicatore o fase di
attuazione principale
Unità di misura (ove
pertinente)
Fondo Categoria di regioni
U D T U D T
Fonte di dati
Se del caso, spiegazione
della pertinenza
dell'indicatore
Asse 4 Indicatore
di output COI40
Abitazioni
ripristinate in
zone urbane
(C.I. 40)
n. FESR RS 80 574Sistema di
monitoraggio
Asse 4 Indicatore
di output COI40
Abitazioni
ripristinate in
zone urbane
(C.I. 40)
n. FESR RT 15 110Sistema di
monitoraggio
Asse 4 Indicatore
di output COI40
Abitazioni
ripristinate in
zone urbane
(C.I. 40)
n. FESR RMS 210 1.516Sistema di
monitoraggio
Asse 4 Indicatore
finanziario IF04
Spesa
certificata € FESR RS 8.566.070 49.191.900
Sistema di
monitoraggio
Asse 4 Indicatore
finanziario IF04
Spesa
certificata € FESR RT 1.143.312 6.655.318
Sistema di
monitoraggio
Asse 4 Indicatore
finanziario IF04
Spesa
certificata € FESR RMS 19.581.935 113.372.358
Sistema di
monitoraggio
144
Informazioni qualitative aggiuntive sull'istituzione del quadro di riferimento dell'efficacia dell'attuazione
(facoltative)
Nell'ambito di quanto previsto dal Performance Framework, tenendo conto delle indicazioni contenute
nell'Accordo di Partenariato e delle interlocuzioni formali e informali con la Commissione Europea per le
diverse e categorie di regioni sono individuati:
‐ l'indicatore finanziario relativo alla spesa ammissibile certificata (come previsto dal Regolamento
UE n. 215/2014 Art. 5.2);
‐ gli indicatori di output selezionati tra quelli del Programma che rappresentano le principali
realizzazioni tali da coprire almeno il 50% della dotazione dell'Asse;
Il target al 2018 dell'indicatore finanziario, rappresenta una quota superiore del 10% rispetto a quanto
richiesto in virtù della regola "n+3" di disimpegno delle risorse calcolata a partire dagli impegni previsti dal
piano finanziario per le annualità 2014 e 2015 al netto dei prefinanziamenti iniziali e annuali. Si tratta di un
obiettivo realistico e sfidante per il Programma.
L'avanzamento stimato considera i tempi necessari all'avvio del Programma, alla definizione, validazione e
messa a regime del Sistema di gestione e controllo nonché del normale ciclo di vita progettuale che vede
nella fase di start up un basso livello di spesa certificata. La stima è inoltre direttamente collegata alle
previsioni di attuazione riportate negli indicatori di output. Al 2023 il target è chiaramente pari al 100%
della dotazione UE dell'Asse.
In riferimento agli indicatori di realizzazione la quantificazione è stata realizzata basandosi sull'analisi
puntuale delle azioni che rappresentano, finanziariamente, almeno il 50% della dotazione di ciascun Asse.
Per ciascuna tipologia di azione è stata adottata una metodologia di calcolo che, per la stima del target al
2018, tiene conto delle operazioni concluse o di quelle avviate per le quali alcuni elementi sono in fase di
realizzazione (cfr. par. 2.4 dell'Accordo di Partenariato).
Il target finale al 2023 fa riferimento alla dotazione prevista per l'intero ciclo di vita del Programma e si
basa anche sul calcolo di costi unitari elaborati a partire da esperienze progettuali pregresse assimilabili
agli interventi programmati. La ripartizione tra categorie di regione tiene conto dell'incidenza finanziaria
per Asse di ciascuna di esse.
Per quanto concerne gli indicatori di output, si è considerato l'indicatore relativo al numero di alloggi resi
disponibili attraverso gli interventi dell’Obiettivo specifico 4.1, che garantisce la copertura di oltre il 50%
della dotazione finanziaria dell'Asse.
145
2.A.9 Categorie di operazione
Tabella 7 ‐ Dimensione 1 ‐ Settore di intervento
Fondo FESR
Categoria di regione Regioni più sviluppate
Asse prioritario Codice Euro
4. Infrastrutture per l’inclusione sociale
054 Infrastrutture edilizie 16.545.950,00
4. Infrastrutture per l’inclusione sociale
055 Altre infrastrutture sociali che contribuiscono allo sviluppo regionale e locale
7.000.000,00
4. Infrastrutture per l’inclusione sociale
078 Servizi e applicazioni di e‐government (compresi gli appalti elettronici, le misure TIC a sostegno della riforma della pubblica amministrazione, la sicurezza informatica, le misure relative alla fiducia e alla riservatezza, la giustizia elettronica e la democrazia elettronica)
1.050.000,00
Fondo FESR
Categoria di regione Regioni in transizione
Asse prioritario Codice Euro
4. Infrastrutture per l’inclusione sociale
054 Infrastrutture edilizie 3.177.659,00
4. Infrastrutture per l’inclusione sociale
055 Altre infrastrutture sociali che contribuiscono allo sviluppo regionale e locale
‐
4. Infrastrutture per l’inclusione sociale
078 Servizi e applicazioni di e‐government (compresi gli appalti elettronici, le misure TIC a sostegno della riforma della pubblica amministrazione, la sicurezza informatica, le misure relative alla fiducia e alla riservatezza, la giustizia elettronica e la democrazia elettronica)
150.000,00
Fondo FESR
Categoria di regione Regioni meno sviluppate
Asse prioritario Codice Euro
4. Infrastrutture per l’inclusione sociale
054 Infrastrutture edilizie 65.679.268,50
4. Infrastrutture per l’inclusione sociale
055 Altre infrastrutture sociali che contribuiscono allo sviluppo regionale e locale
18.000.000,00
4. Infrastrutture per l’inclusione sociale
078 Servizi e applicazioni di e‐government (compresi gli appalti elettronici, le misure TIC a sostegno della riforma della pubblica amministrazione, la sicurezza informatica, le misure relative alla fiducia e alla riservatezza, la giustizia elettronica e la democrazia elettronica)
1.350.000,00
146
Tabella 8 ‐ Dimensione 2 ‐ Forma di finanziamento
Fondo FESR
Categoria di regione Regioni più sviluppate
Asse prioritario Codice Euro
4. Infrastrutture per l’inclusione sociale
01 Sovvenzione a fondo perduto 24.595.950,00
Fondo FESR
Categoria di regione Regioni in transizione
Asse prioritario Codice Euro
4. Infrastrutture per l’inclusione sociale
01 Sovvenzione a fondo perduto 3.327.659,00
Fondo FESR
Categoria di regione Regioni meno sviluppate
Asse prioritario Codice Euro
4. Infrastrutture per l’inclusione sociale
01 Sovvenzione a fondo perduto 85.029.268,50
Tabella 9 ‐ Dimensione 3 ‐ Tipo di territorio
Fondo FESR
Categoria di regione Regioni più sviluppate
Asse prioritario Codice Euro
4. Infrastrutture per l’inclusione sociale
01 Grandi aree urbane (densamente popolate > 50 000 abitanti)
24.595.950,00
Fondo FESR
Categoria di regione Regioni in transizione
Asse prioritario Codice Euro
4. Infrastrutture per l’inclusione sociale
01 Grandi aree urbane (densamente popolate > 50 000 abitanti)
3.327.659,00
Fondo FESR
Categoria di regione Regioni meno sviluppate
Asse prioritario Codice Euro
4. Infrastrutture per l’inclusione sociale
01 Grandi aree urbane (densamente popolate > 50 000 abitanti)
85.029.268,50
147
Tabella 10 ‐ Dimensione 4 – Meccanismi territoriali di attuazione
Fondo FESR
Categoria di regione Regioni più sviluppate
Asse prioritario Codice Euro
4. Infrastrutture per l’inclusione sociale
02 Altri approcci integrati allo sviluppo urbano sostenibile 24.595.950,00
Fondo FESR
Categoria di regione Regioni in transizione
Asse prioritario Codice Euro
4. Infrastrutture per l’inclusione sociale
02 Altri approcci integrati allo sviluppo urbano sostenibile 3.327.659,00
Fondo FESR
Categoria di regione Regioni meno sviluppate
Asse prioritario Codice Euro
4. Infrastrutture per l’inclusione sociale
02 Altri approcci integrati allo sviluppo urbano sostenibile 85.029.268,50
2.A.10 Sintesi dell'uso previsto dell'assistenza tecnica comprese, se necessario, azioni volte a
rafforzare la capacità amministrativa delle autorità coinvolte nella gestione e nel controllo dei
programmi e dei beneficiari
Asse prioritario Infrastrutture per l’inclusione sociale
Cfr. Asse 5
148
149
2.B Descrizione degli assi prioritari per l’assistenza Tecnica
ASSE 5 – ASSISTENZA TECNICA
2.B.1 Asse prioritario
ID dell'asse prioritario 5
Titolo dell'asse prioritario Assistenza tecnica
2.B.2 Motivazione della definizione di un asse prioritario che riguarda più di una categoria di
regioni
L'asse Assistenza Tecnica si pone a supporto della governance complessiva e dell'attuazione
operativa del programma nazionale dedicato alle 14 Città metropolitane, la cui principale
motivazione risiede nella necessità di affrontare congiuntamente e in modo coordinato e
sinergico le sfide territoriali e organizzative che interessano tali contesti territoriali, come indicato
nella corrispondente sezione degli Assi 1, 2, 3 e 4.
La distribuzione delle Città metropolitane sull'intero territorio nazionale impone di fatto
l’adozione di un approccio di programmazione che travalica i confini delle diverse regioni
indipendentemente dalla loro appartenenza a specifiche categorie (più sviluppate, in transizione e
meno sviluppate), fermo restando il principio per cui le singole scelte progettuali saranno
declinate in funzione delle regole di intervento applicate a ciascuna categoria di regione.
Di conseguenza, l’Asse interviene nell'ambito delle diverse categorie di regioni per consentire il
necessario supporto tecnico e amministrativo nelle attività di programmazione, attuazione,
controllo, sorveglianza, valutazione, comunicazione delle opportunità e pubblicazione degli
interventi, perseguendo quel generale obiettivo di buona e sana gestione procedurale, fisica e
finanziaria del Programma operativo, in linea con quanto previsto dal Regolamento (UE) n.
1303/2013.
Attraverso l’applicazione di tale principio generale si intende, quindi, utilizzare le risorse
finanziarie, tecniche e umane di assistenza tecnica per assicurare la corretta ed efficace
attuazione degli interventi e delle priorità del Programma. Il risultato perseguito da tale obiettivo
specifico è quindi quello di migliorare la capacità e il livello di qualificazione degli attori che sono
coinvolti, a vario titolo, nell’attuazione del Programma attraverso il rafforzamento delle strutture
deputate a: i) gestire l’attuazione in maniera efficace (i.e. preparazione, gestione, sorveglianza,
monitoraggio, valutazione, informazione e comunicazione, creazione di rete, risoluzione di
criticità, controllo, etc.); ii) applicare correttamente la legislazione UE (i.e. appalti, aiuti di stato,
Valutazioni Ambientali Strategiche e di Impatto, etc.); iii) garantire, secondo uno stesso metodo,
gli strumenti di governo dello sviluppo strategico del territorio metropolitano.
In questo quadro di intervento l’attivazione di idonei meccanismi di monitoraggio e controllo per
l’attuazione del Programma ai singoli livelli municipali risulta essenziale per l’implementazione.
L’asse dedicato all’Assistenza Tecnica, quindi si declina in una serie di azioni di supporto tecnico‐
150
operativo, dirette a garantire l’attuazione complessiva del Programma (i.e. gestione, controllo,
monitoraggio, etc.) e in una serie di progetti dedicati al coordinamento strategico e funzionale fra
le città di riferimento, integrati con le azioni di capacity building previste dal Piano di
Rafforzamento Amministrativo (PRA). L’obiettivo di lunga durata è infatti finalizzato al
miglioramento complessivo e strutturale della P.A. nella capacità di gestione di piani complessi e
di processi trasversali.
2.B.3 Fondo e categoria di regioni
Fondo Categoria di regioni Base di calcolo (spesa
ammissibile totale o spesa
ammissibile pubblica)
Categoria di regioni per le
regioni ultraperiferiche e le
regioni nordiche scarsamente
popolate (se applicabile)
FESR Regioni più sviluppate Spesa ammissibile pubblica Non pertinente
FESR Regioni in transizione Spesa ammissibile pubblica Non pertinente
FESR Regioni meno sviluppate Spesa ammissibile pubblica Non pertinente
151
2.B.4 Obiettivi specifici e risultati attesi
ID 5.1
Obiettivo specifico Garantire l’efficacia e l’efficienza delle attività di programmazione, attuazione, controllo, monitoraggio e gestione finanziaria attraverso l’accompagnamento dei soggetti coinvolti
Risultati che gli Stati membri intendono ottenere con il sostegno dell'UE
L'Asse è diretto a garantire e soddisfare le esigenze di affiancamento e supporto
tecnico legate alla concreta e corretta implementazione del Programma operativo e
delle altre attività che impegneranno l’Autorità di Gestione, le Autorità Urbane,
l’Autorità di Certificazione, l’Autorità di Audit e gli altri soggetti individuati nella Sezione
7, secondo le direttrici previste dal Regolamento (UE) n. 1303/2013.
Le attività di Assistenza Tecnica intendono costituire un elemento qualificante di
supporto all’efficacia e all’efficienza delle attività di programmazione, attuazione,
controllo, monitoraggio e sorveglianza, a garanzia della celerità e qualità degli
investimenti, nel pieno rispetto delle disposizioni regolamentari, e a partire dalla piena
consapevolezza del livello di articolazione e governance del Programma: ovvero
l’accompagnamento agli Organismi intermedi affinché possano acquisire analoghe e
comparabili strumentazioni adeguate per lo svolgimento delle proprie finalità
istituzionali grazie al supporto di metodi e strategie unitarie a livello nazionale, che
ovviamente restino comunque scalabili nelle diverse categorie di regioni a seconda dei
fabbisogni capacitativi di ciascun ente. Obiettivo sotteso dal Programma è infatti quello
di poter raggiungere uno standard comune di servizi e strumenti metropolitani,
materiali e immateriali, con l’utilizzo sinergico dei due Fondi (FESR e FSE).
Questo Obiettivo specifico interviene sull’efficacia e l’efficienza dell’intero processo di
programmazione, attuazione, controllo, monitoraggio e gestione finanziaria
attraverso l’accompagnamento dei diversi soggetti coinvolti per conseguire la rapida e
corretta realizzazione degli interventi, rendendo disponibili agli ambiti territoriali
nuovi servizi, in tempi certi, garantendo nel contempo il rispetto delle disposizioni
regolamentari e amministrative in materia di qualità della spesa.
Nel perseguire tale obiettivo, il PON METRO misura la sua performance attraverso un
indicatore di risultato che, guardando all’output conclusivo della buona gestione del
Programma, esprime il tempo medio di attuazione delle operazioni considerato tra la
data di ammissione a finanziamento da parte dell’Organismo intermedio
(necessariamente a valle delle verifiche di ammissibilità in capo all’AdG ai sensi dell’art.
7 del Reg. (UE) 1301/2013) e la data di conclusione dei lavori e/o di avvio della
erogazione di servizi.
Come baseline si considera il tempo medio rilevato a livello nazionale per le opere
pubbliche che rientrano nella classe di importo tra 5‐10 milioni di euro, pari a 7,7 anni a
fine 2013 (fonte UVER, “I tempi di attuazione e di spesa delle opere pubbliche ‐
Rapporto 2014”), assumendo tale classe come rappresentativa della progettazione
152
complessa e integrata che il Programma intende realizzare. Il target di riferimento è
definito in via prudenziale come riduzione del 30% dei tempi medi descritti,
considerando che a livello nazionale il medesimo Rapporto individua un “tempo di
attraversamento” (ovvero il tempo necessario per passare da una fase procedurale alla
successiva, per esempio dalla fine della progettazione preliminare all’avvio di quella
definitiva) che incide in media per il 42% del tempo complessivo per la realizzazione di
un’opera pubblica.
153
2.B.5 Indicatori di risultato
Tabella 12 ‐ Indicatori di risultato specifici per programma (per obiettivo specifico)
Valore di base Valore obiettivo
(2023) ID Indicatore Unità di misura
dell'indicatoreU D T
Anno di riferimento
U D T
Fonte di dati Periodicità
dell’informativa
Tempo medio di attuazione delle operazioni (considerato tra la data di ammissione a finanziamento e la data di conclusione dei lavori e/o di avvio della erogazione di servizi)
Anni 7,7 2013 5,4Sistema di
monitoraggio del Programma
Annuale
154
2.B.4 Obiettivi specifici e risultati attesi
ID 5.2
Obiettivo specifico Migliorare la qualità degli investimenti realizzati nelle città attraverso un confronto inter‐istituzionale e partenariale aperto e trasparente nelle attività di programmazione, co‐progettazione, valutazione e sorveglianza sui risultati conseguiti
Risultati che gli Stati membri intendono ottenere con il sostegno dell'UE
L'Asse sostiene e sollecita le attività di confronto pubblico, valutazione e informazione,
sia a livello nazionale che locale, necessarie all’Autorità di gestione, alle Autorità
urbane e agli altri organismi individuati nella Sezione 7 nel corso dell’attuazione del
Programma.
Si ritiene infatti che poter attivare delle “piattaforme” di confronto inter‐istituzionale
rispetto agli obiettivi da raggiungere e/o alle criticità da risolvere organizzate sia in
senso verticale (coinvolgendo il centro e il territorio), che in senso orizzontale a livello
locale (fra tutti i comuni interessati da uno stesso ambito metropolitano, cosi come fra
tutti i dipartimenti/settori comunali interessati da una stessa azione integrata) e/o a
livello nazionale (fra tutti i centri portatori di esperienza e valore aggiunto nei temi
sottesi dal Programma), possa garantire un netto miglioramento della qualità degli
investimenti. Ad esempio, si intende attivare queste modalità di scambio, per rendere
interoperabili e favorire il riuso delle soluzioni informatiche fra diverse
amministrazioni, per ottimizzare modelli di intervento innovativi grazie alla costituzione
di partnership e progetti a scala inter‐comunale, per sperimentare ipotesi innovative
sulla gestione dei servizi da parte degli utilizzatori finali, ed infine, ma non per questo
meno importante, per migliorare l’integrazione degli interventi e dei processi. In
questo quadro, la conduzione di efficaci azioni di comunicazione e di informazione
riveste un ruolo fondamentale, garantendo consapevolezza in merito al Programma,
trasparenza in merito alle singole opportunità di sinergie, disseminazione delle attività
svolte e dei risultati conseguiti.
Inoltre, dal momento che la strategia generale del Programma promuove con forza il
paradigma smart city, lo switch‐off analogico e la logica dell’innovazione sociale e
dell’open data, si ritiene cruciale che una porzione preponderante delle attività di
confronto pubblico avvenga anche nell’ambito di arene virtuali ed interattive rese
disponibili con percorsi di sensibilizzazione sia tra gli stakeholder nazionali che rispetto
alle policy community di settore e di area/quartiere nelle singole città. Tale approccio
consente rilevanti benefici in termini di contaminazione e di capitalizzazione stabile a
scala nazionale, ma anche di riduzione dei costi per convegnistica e spostamenti e una
riduzione delle complessità partenariali locali che potrebbero essere strutturate con
piattaforme permanenti di scambio e appuntamenti saltuari per siglare le decisioni
finali intraprese.
L’obiettivo specifico che il Programma si pone, in sintesi, è la partecipazione attiva
degli attori istituzionali (verticali e/o orizzontali) e dei rilevanti stakeholders locali
155
(i.e. cittadini, mondo associativo, terzo settore, etc) nelle diverse fasi del Programma
in funzione degli obiettivi da raggiungere e/o delle criticità da risolvere.
Nel perseguire tale obiettivo, il PON METRO misura la sua performance attraverso un
indicatore di risultato che esprime il livello di diffusione sul web delle attività di
pubblicizzazione del Programma nel corso dell’attuazione, che considera il numero di
accessi medi annuali al sito web del Programma. Trattandosi di un Programma nuovo,
assente nel periodo 2007‐2013, al momento non si dispone di una quantificazione
pregressa degli accessi a pagine web dedicate, e pertanto non è possibile definire un
target ex ante. Le quantificazioni saranno oggetto di apposite analisi nell’ambito della
redazione di un Piano di comunicazione dedicato che sarà oggetto di condivisone in
sede di Comitato di Sorveglianza.
156
2.B.5 Indicatori di risultato
Tabella 12 ‐ Indicatori di risultato specifici per programma (per obiettivo specifico)
Valore di base Valore obiettivo
(2023) ID Indicatore Unità di misura
dell'indicatoreU D T
Anno di riferimento
U D T
Fonte di dati Periodicità
dell’informativa
Livello di diffusione sul web delle attività di pubblicizzazione del Programma nel corso dell’attuazione
% n.d. 2013 n.d.Sistema di
monitoraggio del Programma
Annuale
157
2.B.6 Azioni da sostenere e previsione del loro contributo agli obiettivi specifici (per asse
prioritario)
2.B.6.1 Descrizione delle azioni da sostenere e previsione del loro contributo agli obiettivi specifici
Asse prioritario Assistenza tecnica
Le azioni previste nell’ambito dell’Asse intervengono sugli aspetti più importanti del sistema di gestione e
sui fabbisogni organizzativi, professionali, conoscitivi e logistici, ritenuti prioritari in relazione ai due
Obiettivi specifici descritti.
Per l’Obiettivo 5.1 “Garantire l’efficacia e l’efficienza delle attività di programmazione, attuazione,
controllo, monitoraggio e gestione finanziaria attraverso l’accompagnamento dei soggetti coinvolti”, gli
interventi previsti sono sostanzialmente riferibili alle tipiche attività di supporto ed accompagnamento
all’attuazione dei Programmi operativi e prevedono, laddove necessario, l’acquisizione di specifiche
competenze e professionalità specialistiche, da selezionare mediante procedure aperte. Gli interventi
previsti sono:
Supporto e assistenza all’Autorità di Gestione (AdG) per lo svolgimento delle attività di indirizzo,
coordinamento, gestione e controllo, anche attraverso la costituzione di una “segreteria tecnica”
dell’AdG, al fine di rafforzarne la struttura con esperti tematici (nell’ottica dell’efficace
implementazione del Piano di Rafforzamento Organizzativo) per la gestione e l’attuazione dei
numerosi e complessi macro‐processi previsti;
Sviluppo ed implementazione di un sistema informatizzato di gestione e monitoraggio, al fine di
garantire un’efficace controllo e soddisfare le potenziali esigenze che emergeranno nella fase di
attuazione del Programma;
Supporto all’Autorità di Audit per lo svolgimento della attività di accreditamento degli organismi del
Programma e per le attività connesse ai controlli di secondo livello;
Supporto all’Autorità di Certificazione per lo svolgimento della attività connesse alla gestione
finanziaria;
Sostegno alle Autorità urbane, attraverso l’acquisizione di servizi specialisti di supporto tecnico in
loco ai fini dell’attuazione del Programma, con particolare riferimento alle funzioni delegate in
qualità di organismi intermedi e in coerenza con l’identificazione dei fabbisogni e piani di attività
concordati con l’Autorità di Gestione in ragione della complessità e delle caratteristiche delle Azioni
integrate. In tale ambito, assumono particolare rilevanza gli interventi di supporto tecnico e
metodologico volti a rafforzare le strutture, gli uffici e le unità operative delle Autorità urbane e
delle diverse Amministrazioni Territoriali coinvolte nell'attuazione del Programma, attraverso
l’implementazione del Piano di Rafforzamento Amministrativo.
Sostegno, se e dove ritenuto necessario, a procedure volte all’accelerazione della spesa e ad azioni
volte a disincagliare progetti con criticità attuative mediante l’attivazione di task force dedicate ad
affiancare le Autorità urbane e dei soggetti attuatori per la soluzione di problematiche specifiche in
158
fase attuativa;
Attivazione di centrali di committenza nazionali, al fine di perseguire e conseguire importanti
economie di scala nell’acquisto su vasta scala di beni e servizi di interesse comune all’interno di
standard condivisi.
Attivazione di accompagnamento delle azioni svolte dalle città metropolitane, volta a identificare
quegli elementi caratterizzanti le azioni utili ad orientare le politiche di settore su tutto il territorio
metropolitano, ovvero a costruire strumentazioni adeguate per lo svolgimento delle proprie finalità
istituzionali generali (cura dello sviluppo strategico del territorio metropolitano; promozione e
gestione integrata dei servizi, delle infrastrutture e delle reti di comunicazione di interesse della
città metropolitana; cura delle relazioni istituzionali afferenti al proprio livello, ivi comprese quelle
con le città e le aree metropolitane europee) grazie al supporto di metodi e strategie unitarie a
livello nazionale.
Attivazione di strumenti di ingegneria finanziaria nazionali, se fosse ritenuto necessario, al fine di
massimizzare la leva finanziaria e le ricadute sul terreno degli investimenti volti al risparmio
energetico.
Per l’Obiettivo 5.2 “Migliorare la qualità degli investimenti realizzati attraverso un confronto inter‐
istituzionale e partenariale aperto e trasparente nelle attività di programmazione, co‐progettazione,
valutazione e sorveglianza sui risultati conseguiti” verranno realizzate azioni volte a:
Garantire il funzionamento del sistema di sorveglianza del Programma, in particolare attraverso il
supporto a tutte le attività connesse alla organizzazione delle sedute del Comitato di sorveglianza.
In particolare, al fine di mantenere un livello di informazione costante e continuo sull’attuazione
del Programma e quindi realizzare una collaborazione fattiva del partenariato istituzionale e sociale
all’attuazione e alla sorveglianza degli interventi del programma verranno realizzate innovative
modalità di informazione e partecipazione.
Sostenere la fase di dettaglio del percorso di co‐progettazione e confronto tecnico tra l’Autorità di
Gestione, le Autorità urbane e le Regioni attraverso il necessario supporto tecnico e metodologico.
Promuovere lo scambio di esperienze tra le Autorità urbane coinvolte nell’ambito dei Gruppi di
lavoro orizzontali (cfr. Sezione 7) mediante progetti di facilitazione, accompagnamento e supporto
tecnico.
Supportare le attività del Comitato operativo di supporto all’Autorità di Gestione (cfr. Sezione 7),
per assicurare un efficace raccordo tra le Amministrazioni centrali titolari di competenze sulle
materie oggetto del Programma.
Assicurare il coinvolgimento da parte delle Autorità urbane, durante le fasi di programmazione,
progettazione e attuazione delle Azioni integrate, di referenti ambientali (cfr. Sezione 11) per
garantire l’integrazione delle considerazioni legate alla sostenibilità degli interventi.
Garantire la realizzazione di attività di valutazione durante l’intero ciclo di vita del Programma, tese
a migliorare la qualità della progettazione e valutare i risultati raggiunti. Le attività verranno
individuate all’interno del Piano di valutazione, nel quale potranno essere individuate risorse
specifiche per la realizzazione di attività valutative gestite a livello locale. Inoltre, nell’ottica del
159
superamento della Condizionalità G7, potrà essere prevista la stipula di convenzioni con i soggetti
pubblici responsabili della produzione di dati disaggregati a livello comunale e sub‐comunale per la
realizzazione di apposite rilevazioni statistiche, nonché l’acquisizione di dati sul mercato.
Assicurare la realizzazione di un Piano di comunicazione, informazione e pubblicità, per consentire
la capillare diffusione delle informazioni nei confronti dei potenziali beneficiari delle iniziative
finanziate e la massima pubblicizzazione dei contenuti e dei risultati realizzati presso tutti i soggetti
interessati e presso i cittadini. Anche in questo caso, il Piano individuerà attività e risorse per
realizzare attività di informazione e partecipazione della cittadinanza da promuovere nelle città
metropolitane.
Infine, la realizzazione di un innovativa piattaforma web dedicata da un lato ad assolvere agli
obblighi di pubblicità e trasparenza previsti dai regolamenti e dal Codice di condotta sul
partenariato, dall’altro a promuovere il confronto pubblico sul programma e sulle operazioni da
esso realizzate nell’ambito di arene virtuali e interattive.
160
2.B.6.2 Indicatori di output che si prevede contribuiscano al conseguimento dei risultati
Tabella 13 ‐ Indicatori di output (per asse prioritario)
Valore obiettivo (2023) ID Indicatore
Unità di misura U D T
Fonte di dati
IO11 Servizi di assistenza tecnica n. 20 Sistema di
monitoraggio
IO12 Personale equivalente a tempo pieno contrattualizzato n. 10 Sistema di
monitoraggio
IO13 Realizzazione di applicativi e sistemi informativi n. 2 Sistema di
monitoraggio
IO14 Numero di verifiche in loco n. 84 Sistema di
monitoraggio
IO15 Incontri di partenariato n. 37 Sistema di
monitoraggio
IO16 Prodotti della valutazione n. 15 Sistema di
monitoraggio
161
2.B.7 Categorie di operazione (per asse prioritario)
Tabella 14 ‐ Dimensione 1 ‐ Settore di intervento
Asse prioritario: 5 ‐ Assistenza tecnica
Fondo Categoria di regioni Codice Importo in EUR
FESR Meno sviluppate 121. Preparazione, attuazione, sorveglianza e ispezioni 4.633.512,80
FESR In transizione 121. Preparazione, attuazione, sorveglianza e ispezioni 661.930,40
FESR Più sviluppate 121. Preparazione, attuazione, sorveglianza e ispezioni 13.806.436,20
FESR Meno sviluppate 123. Informazione e comunicazione 463.351,28
FESR In transizione 123. Informazione e comunicazione 66.193,04
FESR Più sviluppate 123. Informazione e comunicazione 1.380.643,62
FESR Meno sviluppate 122. Valutazione e studi 695.026,92
FESR In transizione 122. Valutazione e studi 99.289,56
FESR Più sviluppate 122. Valutazione e studi 2.070.965,43
Tabella 15 ‐ Dimensione 2 ‐ Forma di finanziamento
Asse prioritario: 5 ‐ Assistenza tecnica
Fondo Categoria di regioni Codice Importo in EUR
FESR Meno sviluppate 01. Sovvenzione a fondo perduto 5.791.891,00
FESR In transizione 01. Sovvenzione a fondo perduto 827.413,00
FESR Più sviluppate 01. Sovvenzione a fondo perduto 17.258.045,25
Tabella 16 ‐ Dimensione 3 ‐ Tipo di territorio
Asse prioritario: 5 ‐ Assistenza tecnica
Fondo Categoria di regioni Codice Importo in EUR
FESR Meno sviluppate 01. Grandi aree urbane (densamente popolate > 50 000 abitanti)
5.791.891,00
FESR In transizione 01. Grandi aree urbane (densamente popolate > 50 000 abitanti)
827.413,00
FESR Più sviluppate 01. Grandi aree urbane (densamente popolate > 50 000 abitanti)
17.258.045,25
162
SEZIONE 3. PIANO DI FINANZIAMENTO
3.1 Dotazione finanziaria a titolo di ciascun fondo e importi della riserva di efficacia dell'attuazione
Tabella 17
2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 Totale
Fondo Categoria di
regioni Dotazione principale
Riserva di efficacia
Dotazione principale
Riserva di efficacia
Dotazione principale
Riserva di efficacia
Dotazione principale
Riserva di efficacia
Dotazione principale
Riserva di efficacia
Dotazione principale
Riserva di efficacia
Dotazione principale
Riserva di efficacia
Dotazione principale
Riserva di efficacia
RMS
40.747.081
2.600.878
41.614.152
2.656.222
42.617.194
2.720.246
43.470.113
2.774.688
44.340.077
2.830.218
45.227.421
2.886.857
46.132.443
2.944.624
304.148.481
19.413.733
RT
2.002.474
127.818
2.047.603
130.698
2.105.291
134.380
2.147.424
137.070
2.190.400
139.813
2.234.235
142.611
2.278.944
145.463
15.006.371
957.853
RS
13.453.806
858.754
13.714.729
875.408
13.961.319
891.148
14.240.734
908.983
14.525.733
927.174
14.816.426
945.729
15.112.907
964.654
99.825.654
6.371.850
FESR
Totale
56.203.361
3.587.450
57.376.484
3.662.328
58.683.804
3.745.774
59.858.271
3.820.741
61.056.210
3.897.205
62.278.082
3.975.197
63.524.294
4.054.741
418.980.506
26.743.436
RMS
11.292.624
720.806
11.998.392
765.855
13.828.615
882.678
14.105.374
900.343
14.387.663
918.362
14.675.593
936.740
14.969.258
955.483
95.257.519
6.080.267
RT
365.390
23.323
434.384
27.727
647.529
41.332
660.488
42.159
673.707
43.003
687.189
43.863
700.942
44.740
4.169.629
266.147
RS
1.061.099
67.730
2.207.918
140.931
5.983.146
381.903
6.102.890
389.546
6.225.027
397.342
6.349.603
405.294
6.476.663
413.404
34.406.346
2.196.150
FSE
Totale
12.719.113
811.859
14.640.694
934.513
20.459.290
1.305.913
20.868.752
1.332.048
21.286.397
1.358.707
21.712.385
1.385.897
22.146.863
1.413.627
133.833.494
8.542.564
Totale
68.922.474 4.399.309 72.017.178 4.596.841 79.143.094 5.051.687 80.727.023 5.152.789 82.342.607 5.255.912 83.990.467 5.361.094 85.671.157 5.468.368 552.814.000 35.286.000
163
3.2 Dotazione finanziaria totale per fondo e cofinanziamento nazionale (in EUR)
Tabella 18a ‐ Piano di finanziamento
Base di calcolo del sostegno dell'Unione
Ripartizione indicativa della contropartita nazionale
Per informazione
Dotazione principale (finanziamento totale meno
riserva di efficacia dell'attuazione)
Riserva di efficacia dell'attuazione
Riserva di
efficacia Asse
prioritario
Fondo Categoria di
regioni (Costo totale ammissibile o spesa pubblica ammissibile)
Sostegno dell'Unione
Contropartita nazionale
Finanziamento pubblico nazionale
Finanziamento nazionale privato
Finanziamento totale
Tasso di cofinanziamento
Contributo BEI
Sostegno dell'Unione
Contropartita nazionale
Sostegno dell'Unione
Contropartita nazionale
Asse 1 FESR RMS 88.374.000 66.280.500 22.093.500 22.093.500 ‐ 88.374.000 75,00% ‐ 62.079.604 20.693.201 4.200.896 1.400.299 6,34%
Asse 1 FESR RT 7.951.104 3.975.552 3.975.552 3.975.552 ‐ 7.951.104 50,00% ‐ 3.723.980 3.723.980 251.572 251.572 6,33%
Asse 1 FESR RS 55.657.726 27.828.863 27.828.863 27.828.863 ‐ 55.657.726 50,00% ‐ 26.062.813 26.062.813 1.766.050 1.766.050 6,35%
Asse 2 FESR RMS 206.659.200 154.994.400 51.664.800 51.664.800 ‐ 206.659.200 75,00% ‐ 145.170.767 48.390.256 9.823.633 3.274.544 6,34%
Asse 2 FESR RT 15.667.200 7.833.600 7.833.600 7.833.600 ‐ 15.667.200 50,00% ‐ 7.337.892 7.337.892 495.708 495.708 6,33%
Asse 2 FESR RS 95.961.600 47.980.800 47.980.800 47.980.800 ‐ 95.961.600 50,00% ‐ 44.935.886 44.935.886 3.044.914 3.044.914 6,35%
Asse 3 FSE RMS 135.117.048 101.337.786 33.779.262 33.779.262 ‐ 135.117.048 75,00% ‐ 95.257.519 31.752.506 6.080.267 2.026.756 6,00%
Asse 3 FSE RT 8.871.552 4.435.776 4.435.776 4.435.776 ‐ 8.871.552 50,00% ‐ 4.169.629 4.169.629 266.147 266.147 6,00%
Asse 3 FSE RS 73.204.992 36.602.496 36.602.496 36.602.496 ‐ 73.204.992 50,00% ‐ 34.406.346 34.406.346 2.196.150 2.196.150 6,00%
Asse 4 FESR RMS 113.372.358 85.029.269 28.343.089 28.343.089 ‐ 113.372.358 75,00% ‐ 79.640.065 26.546.688 5.389.204 1.796.401 6,34%
Asse 4 FESR RT 6.655.318 3.327.659 3.327.659 3.327.659 ‐ 6.655.318 50,00% ‐ 3.117.086 3.117.086 210.573 210.573 6,33%
Asse 4 FESR RS 49.191.900 24.595.950 24.595.950 24.595.950 ‐ 49.191.900 50,00% ‐ 23.035.064 23.035.064 1.560.886 1.560.886 6,35%
Asse 5 FESR RMS 23.010.727 17.258.045 5.752.682 5.752.682 ‐ 23.010.727 75,00% ‐ 17.258.045 5.752.682 ‐ ‐ 0,00%
164
Base di calcolo del sostegno dell'Unione
Ripartizione indicativa della contropartita nazionale
Per informazione
Dotazione principale (finanziamento totale meno
riserva di efficacia dell'attuazione)
Riserva di efficacia dell'attuazione
Riserva di
efficacia Asse
prioritario
Fondo Categoria di
regioni (Costo totale ammissibile o spesa pubblica ammissibile)
Sostegno dell'Unione
Contropartita nazionale
Finanziamento pubblico nazionale
Finanziamento nazionale privato
Finanziamento totale
Tasso di cofinanziamento
Contributo BEI
Sostegno dell'Unione
Contropartita nazionale
Sostegno dell'Unione
Contropartita nazionale
Asse 5 FESR RT 1.654.826 827.413 827.413 827.413 ‐ 1.654.826 50,00% ‐ 827.413 827.413 ‐ ‐ 0,00%
Asse 5 FESR RS 11.583.782 5.791.891 5.791.891 5.791.891 ‐ 11.583.782 50,00% ‐ 5.791.891 5.791.891 ‐ ‐ 0,00%
Totale FESR RMS 431.416.285 323.562.214 107.854.071 107.854.071 ‐ 431.416.285
‐ ‐ 304.148.481 101.382.827 19.413.733 6.471.244 6,00%
Totale FESR RT 31.928.448 15.964.224 15.964.224 15.964.224 ‐ 31.928.448
‐ ‐ 15.006.371 15.006.371 957.853 957.853 6,00%
Totale FESR RS 212.395.008 106.197.504 106.197.504 106.197.504 ‐ 212.395.008
‐ ‐ 99.825.654 99.825.654 6.371.850 6.371.850 6,00%
Totale FSE RMS 135.117.048 101.337.786 33.779.262 33.779.262 ‐ 135.117.048
‐ ‐ 95.257.519 31.752.506 6.080.267 2.026.756 6,00%
Totale FSE RT 8.871.552 4.435.776 4.435.776 4.435.776 ‐ 8.871.552
‐ ‐ 4.169.629 4.169.629 266.147 266.147 6,00%
Totale FSE RS 73.204.992 36.602.496 36.602.496 36.602.496 ‐ 73.204.992
‐ ‐ 34.406.346 34.406.346 2.196.150 2.196.150 6,00%
Totale generale 892.933.333 588.100.000 304.833.333 304.833.333 ‐ 892.933.333 ‐ 552.814.000 286.543.333 35.286.000 18.290.000 6,00%
165
Tabella 18c ‐ Ripartizione del piano di finanziamento per asse prioritario, fondo, categoria di regioni e obiettivo tematico
Asse prioritario Fondo Categoria di regioni Obiettivo tematico
Sostegno dell'Unione Contropartita nazionale Finanziamento totale
Meno sviluppate OT2 66.280.500 22.093.500 88.374.000
In transizione OT2 3.975.552 3.975.552 7.951.104 Asse prioritario 1 FESR
Più sviluppate OT2 27.828.863 27.828.863 55.657.726
Meno sviluppate OT4 154.994.400 51.664.800 206.659.200
In transizione OT4 7.833.600 7.833.600 15.667.200 Asse prioritario 2 FESR
Più sviluppate OT4 47.980.800 47.980.800 95.961.600
Meno sviluppate OT9 101.337.786 33.779.262 135.117.048
In transizione OT9 4.435.776 4.435.776 8.871.552 Asse prioritario 3 FSE
Più sviluppate OT9 36.602.496 36.602.496 73.204.992
Meno sviluppate OT9 85.029.269 28.343.089 113.372.358
In transizione OT9 3.327.659 3.327.659 6.655.318 Asse prioritario 4 FESR
Più sviluppate OT9 24.595.950 24.595.950 49.191.900
Totale 564.222.651 292.461.347 856.683.998
166
Tabella 19 ‐ Importo indicativo del sostegno da usare per obiettivi in materia di cambiamento climatico
Asse prioritario
Importo indicativo del sostegno da usare per obiettivi in materia di cambiamento
climatico
Proporzione del sostegno totale dell'Unione al programma
operativo (%)
Asse 1 ‐ 0,00%
Asse 2 134.847.701,85 22,93%
Asse 3 ‐ 0,00%
Asse 4 ‐ 0,00%
Asse 5 ‐ 0,00%
Totale 134.847.701,85 22,93%
588.100.000,00 Totale PON METRO ‐ Risorse UE
167
SEZIONE 4. APPROCCIO INTEGRATO ALLO SVILUPPO TERRITORIALE
L’approccio integrato allo sviluppo territoriale può basarsi in questo ambito su un ampio patrimonio di
esperienze sostenuto da almeno due decenni sia attraverso la programmazione comunitaria, sia
attraverso altre politiche nazionali. Gli obiettivi della strategia Europa 2020 pongono tuttavia sfide
aggiuntive, richiedendo un rafforzamento dell’approccio integrato in settori di intervento trasversali quali
l’innovazione tecnologica, il capitale umano, l’innovazione sociale, le politiche energetiche.
La strategia, delineata nell’Agenda Urbana nazionale nell’Accordo di Partenariato, affida al PON METRO di
promuovere una applicazione estensiva ed innovativa dell’approccio integrato ad una dimensione
territoriale, quella metropolitana, nella quale si concentra una quota rilevante delle risorse e delle criticità
del sistema‐paese, agendo, in particolare, su :
Driver 1 ‐ Applicazione del paradigma “Smart city” per il ridisegno e la modernizzazione dei servizi
urbani per i residenti e gli utilizzatori delle città. Risponde alla sfida di “rendere le città metropolitane più
accessibili e sostenibili” con la definizione di soluzioni “intelligenti” per migliorare le performance, la
fruibilità e la compatibilità ambientale dei servizi urbani, assicurando un miglioramento del funzionamento
dei servizi pubblici con ricadute dirette e misurabili su cittadini, city users e imprese in termini di qualità
della vita e accessibilità alle infrastrutture rilevanti per la competitività.
Driver 2 ‐ Promozione di pratiche e progetti di inclusione sociale per i segmenti di popolazione ed i
quartieri che presentano maggiori condizioni di disagio. Risponde alla sfida di “rendere le città
metropolitane più coese ed inclusive” e pone attenzione al tema della coesione interna nelle città, in
ragione delle crescenti situazioni di disagio derivanti da difficoltà economiche e marginalità sociale.
Il PON METRO si configura come un campo elettivo per innovare l’approccio territoriale integrato e
proporne una applicazione ampia verso risultati concreti di efficienza e equità nei livelli di offerta di servizi
e nelle risposte offerte dal sistema istituzionale ed amministrativo, valorizzando il mandato proprio delle
responsabilità di governo urbano.
Tale approccio si esplicita nei seguenti orientamenti metodologici:
promuovere azioni integrate alla scala locale fondate su un approccio più tematico, con obiettivi
circoscritti e mirati ad intercettare specifiche esigenze territoriali e di gruppi target;
investire sui processi di responsabilizzazione delle autorità urbane;
rinnovare le forme di coinvolgimento del partenariato socio‐economico, al fine di renderne più
efficace il contributo nella definizione e, soprattutto, attuazione progettuale;
spostare il focus progettuale sulle componenti immateriali e di sistema dello sviluppo territoriale,
agendo sulla modernizzazione dei servizi, sul rafforzamento delle competenze, sui processi di
innovazione sociale;
adottare un processo di progettazione più condiviso tra diverse competenze anche finalizzato ad
una più efficace integrazione nella programmazione ordinaria e nelle strategie nazionali.
4.1 Sviluppo locale di tipo partecipativo
Non pertinente. Non è previsto il ricorso specifico a strumenti di Sviluppo locale partecipativo a livello di
168
indirizzo del PON.
4.2 Azioni integrate per lo sviluppo urbano sostenibile
In conformità all’art. 7 del Reg. UE 1301/2013, il PON METRO è dedicato alla promozione dello
sviluppo urbano sostenibile, attraverso la definizione di una strategia nazionale unitaria ed un
insieme di azioni integrate destinate a cogliere le sfide economiche, ambientali, climatiche,
demografiche e sociali in atto nelle aree metropolitane.
L’azione integrata, in linea con gli orientamenti comunitari per gli interventi di sviluppo place‐
based, è prevista per favorire sinergia e complementarietà tra interventi di varia natura – azioni
materiali ed immateriali, azioni di sistema e puntuali e Fondi, con l’obiettivo di cogliere il
potenziale progettuale e di effetti correlato sia a specifici gruppi target che a particolari situazioni
locali.
In termini territoriali, il perimetro dell’azione integrata è prioritariamente la scala del Comune
capoluogo, ma è esplicito orientamento quello di individuare specifici contesti locali (quali il
quartiere), in particolare per obiettivi e azioni di inclusione sociale (Assi 3 e 4), e di coinvolgere
altri Comuni di cintura nella sperimentazione di modelli integrati di e‐government (Asse 1).
L’individuazione della scala opportuna sarà effettuata dalle Autorità urbane sulla base delle
differenti dinamiche di sviluppo e dei bisogni.
Con l’azione integrata si intende inoltre favorire l’integrazione tra fondi FESR e FSE, per risultati
che richiedono contestualmente azioni su strutture e persone e quindi migliori ricadute su
specifici target di popolazione. Tale possibilità assume particolare rilevanza con riferimento a
edifici e spazi da ristrutturare al fine di attivare nuovi servizi al loro interno, laddove il FESR
consente di realizzare i lavori necessari e di acquisire beni e impianti funzionali all’allestimento,
mentre il FSE permette di acquisire, in particolare dal terzo settore, le capacità necessarie a
progetti di intervento sociale.
Ogni Autorità urbana identificherà poche Azioni integrate, ciascuna riferita a specifici ambiti di
intervento e ai risultati attesi rispondenti alle potenzialità e fabbisogni urbani, assicurando la
concentrazione degli interventi e un risultato sostanziale e misurabile, nonché promuovendo
sinergie con le più generali strategie di sviluppo urbano sostenibile condotte dai governi locali. Di
norma le azioni integrate costruiranno proposte su tutti gli OT considerati dal PON (OT2, OT4 e
OT9).
Il PON METRO promuove azioni integrate sulle seguenti dimensioni:
il ridisegno e la modernizzazione dei servizi urbani per i residenti e gli utilizzatori delle
città, sollecitando la soluzioni “intelligenti” per migliorare le performance, la fruibilità e la
compatibilità ambientale dei servizi urbani rivolti a cittadini, imprese e city users (Driver 1
‐ OT 2 ‐ Asse 1);
la riqualificazione energetica delle reti e delle strutture pubbliche, sostenendo interventi
integrati sul patrimonio fisico ed infrastrutturale in grado di garantire un minore ricorso
alle fonti energetiche non rinnovabili ed un abbattimento dei costi di gestione gravanti sui
bilanci pubblici (Driver 1 ‐ OT 4 ‐ Asse 2);
169
il rafforzamento dei servizi e delle strutture per il welfare ed il contrasto all’esclusione
sociale, anche attraverso forme di innovazione sociale ed incremento dello stock abitativo
pubblico, volti alla riduzione del numero di individui e famiglie sottoposti a condizioni di
disagio abitativo o forme di marginalità estrema (Driver 2 ‐ OT 9 ‐ Assi 3 e 4).
Tabella 20 ‐ Azioni integrate per lo sviluppo urbano sostenibile, importi indicativi del sostegno del FESR e del FSE
Fondo Sostegno FESR e FSE (indicativo)
(in EUR)
Proporzione del fondo rispetto alla dotazione
totale del programma
Totale FESR 445.723.942,00 75,8%
Totale FSE 142.376.058,00 24,2%
Totale FESR+FSE 588.100.000,00 100%
4.3 Investimenti territoriali integrati (ITI)
Non pertinente. Non è previsto il ricorso allo strumento dell’Investimento territoriale integrato.
Tabella 21 ‐ Dotazione finanziaria indicativa allo strumento ITI diversa da quanto indicato al punto 4.2.
Asse prioritario Fondo Dotazione finanziaria indicativa (sostegno dell'Unione)
n.a. n.a. n.a.
4.4 Modalità delle azioni interregionali e transnazionali, nell'ambito del programma
operativo, con beneficiari situati in almeno un altro Stato membro
Non pertinente
4.5 Contributo delle azioni previste nell'ambito del programma alle strategie macroregionali
e strategie relative ai bacini marittimi, subordinatamente alle esigenze delle aree interessate
dal programma così come identificate dallo Stato membro
Non pertinente
170
SEZIONE 5. ESIGENZE SPECIFICHE DELLE ZONE GEOGRAFICHE PARTICOLARMENTE COLPITE
DALLA POVERTÀ O DEI GRUPPI BERSAGLIO A PIÙ ALTO RISCHIO DI DISCRIMINAZIONE O
ESCLUSIONE SOCIALE
5.1 Zone geografiche particolarmente colpite dalla povertà o gruppi bersaglio a più alto
rischio di discriminazione
Il Programma operativo considera zone particolarmente colpite dalla povertà su due livelli territoriali:
individua le 14 città metropolitane quali aree geografiche particolarmente colpite, con particolare
riferimento ad alcuni fenomeni di povertà e marginalità estrema riferibili, in particolare, al disagio
abitativo. Come emerge dalla analisi sui fabbisogni di intervento, nella maggior parte di queste
città è possibile verificare la concentrazione di questi fenomeni, ulteriormente acuitasi negli ultimi
anni dall’incremento della immigrazione. In questa ottica l’assegnazione delle risorse FESR ed FSE
relative all’Obiettivo tematico 9 tiene conto, come indicato nella Sezione 1, della diffusione del
fenomeno nelle città considerate indipendentemente della loro localizzazione geografica, ma allo
stesso tempo garantisce alle città meridionali maggiori risorse per aumentare capacità di offerta
dei servizi presenti e migliorarne l’organizzazione.
identifica tra le zone cui destinare azioni di supporto e contrasto alla povertà e alla
marginalizzazione anche aree sub‐comunali e quartieri all’interno delle 14 città. L’analisi ha infatti
ha evidenziato la presenza in queste stesse città di concentrazione territoriale di fenomeni di
marginalità e discriminazione. Allo stesso tempo mancano ancora dati sufficientemente
disaggregati per la individuazione compiuta di queste aree e della caratterizzazione specifica del
bisogno nella fase di predisposizione del programma. Sarà quindi nell’ambito del percorso di
costruzione progettuale che le Autorità urbane interessate effettueranno un esame approfondito
delle propria realtà urbana al fine di identificare in modo preciso le specificità e i bisogni delle
differenti realtà sulle quali intervenire attraverso il programma per favorire l’avvio di processi di
inclusione e di riduzione della marginalità. In questa ottica sono proposti alcuni indicatori che
riescono a rappresentare i diversi gradi e situazioni di degrado urbano e sociale. In particolare si
propone l’individuazione di situazioni di degrado urbano valutando la localizzazione dell’area
rispetto al centro cittadino, il sistema di collegamenti esistenti, il sistema dei servizi pubblici, la
struttura e qualità degli edifici, la diffusione e l’accessibilità dei servizi commerciali, socio
assistenziali, per il tempo libero, educativi e culturali. Per quanto riguarda il degrado sociale le
variabili/fenomeni da prendere in esame sono: la presenza di un elevato livello di soggetti esclusi
dal processo di produzione come i disoccupati di lunga durata e/o i cassa integrati, i giovani
inoccupati ed infine un’alta percentuale di occupati nel mercato di lavoro illegale. Inoltre altre
forme rappresentative del degrado sociale riguardano la presenza di fenomeni di illegalità,
microcriminalità, un’accentuata dispersione scolastica e un elevato numero di famiglie e/o di
anziani a basso reddito.
Il Programma, inoltre, identifica alcuni particolari gruppi bersaglio a più alto rischio di discriminazione:
Comunità Rom, Sinti e Camminanti insediate in campi autorizzati e/o insediamenti abusivi
171
Individui stabilmente senza dimora e/o per intervenuta emergenza abitativa
Persone con fragilità fisiche o psicologiche, anche temporanee, con difficoltà di inserimento
sociale e lavorativo e a rischio di discriminazione.
Le motivazioni alla base della scelta dei gruppi bersaglio è duplice. Da una parte, pur con delle importanti
differenze questi gruppi rappresentano, a partire da situazioni di difficoltà e povertà legate prima di tutto
alla mancanza della casa, forme estreme di marginalità e povertà con effetti o rischi sempre più diffusi di
esclusione e discriminazione e che richiedono specifici processi di inclusione all’interno della più ampia
comunità dei cittadini. In secondo luogo le caratteristiche multidimensionali che spesso caratterizzano i
bisogni di queste persone provocano o aggravano la situazione di povertà, rendono necessaria la
costruzione di un intervento integrato che sappia combinare risposte al bisogno abitativo con percorsi
verso l’autonomia e/o verso l’inclusione sociale e lavorativa. Come meglio specificato nel paragrafo
seguente l’opportunità offerta da un programma multi fondo e il coinvolgimento diretto delle Autorità
urbane nella identificazione dei bisogni e nella costruzione e selezione degli interventi necessari può
agevolare la realizzazione di azioni maggiormente efficaci ed integrate proprio per questi gruppi.
5.2 Strategia intesa a rispondere alle esigenze specifiche delle aree geografiche più colpite
dalla povertà o dei gruppi bersaglio a maggior rischio di discriminazione o esclusione sociale e,
se pertinente, contributo all'approccio integrato esposto nell'accordo di partenariato
Nel definire l’architettura generale del Programma, si è operata la scelta strategica di collocare
l’intervento riferito alle zone particolarmente colpite dalla povertà e alle persone con maggior rischio di
discriminazione ed esclusione sociale all’interno di due Assi distinti, il primo finanziato dal FSE (Asse 3) e il
secondo dal FESR (Asse 4), le cui risorse sono altresì rivolte ai bisogni di soggetti in situazioni di povertà
dovute a redditi particolarmente bassi o assenti. Tale scelta strategica rappresenta una risposta del
programma alla necessità di dover affrontare questa tipologia di povertà e di discriminazione con
interventi integrati che fanno riferimento a bisogni differenti e riferibili ad ambiti di policy diversi
(abitazioni e strutture in ambito FESR , sostegno alla inclusione sociale e lavorativa in ambito FSE). In
entrambi gli Assi il Programma dedica maggiori risorse alle città metropolitane del Mezzogiorno nelle
quali alla marginalità e alla discriminazione spesso si associa a una minore capacità di supporto e
assistenza da parte dei servizi sociali.
Sulla base di questa impostazione strategica il programma prevede la progettazione da parte dei Comuni
di azioni integrate che rispondano alla logica della presa in carico multidimensionale e quindi di interventi
individualizzati in grado di offrire in modo integrato strutture abitative e di servizio ma anche percorsi e
supporti finalizzati all’inclusione sociale.
Questo tipo di approccio è previsto anche per rispondere alle esigenze specifiche delle aree sub‐comunali
caratterizzate da situazioni particolari di povertà e marginalità sociale. Anche in questo caso infatti
l’intervento si rivolge a target di popolazione caratterizzati da problematiche legate alla povertà e alla
esclusione dal mercato del lavoro. In particolare questi fenomeni sono riscontrati in quartieri delle città,
caratterizzati da una minore accessibilità ai servizi, da un degrado diffuso delle strutture abitative e dove
la precarietà sociale ha portato a situazioni di conflitto anche gravi. Questi target di popolazione
rappresentano quindi un sistema interconnesso di domanda di trasformazione che richiede la
172
convergenza di interventi di riqualificazione edilizia, di valorizzazione del patrimonio pubblico, di
rivitalizzazione economica e di inclusione sociale e culturale. Anche in questo caso l’obiettivo strategico
del programma è pertanto quello di costruire azioni in grado di rispondere a situazioni di degrado fisico e
sociale in modo integrato. Il programma intende, infatti, intervenire sulla riqualificazione specifica di
luoghi e spazi pubblici per creare luoghi e situazioni dove i cittadini possano trovare facile accesso ai
servizi e supporto ad una crescita culturale, sociale ed economica.
Tabella 22 ‐ Azioni intese a rispondere alle esigenze specifiche di zone geografiche particolarmente colpite dalla povertà o di
gruppi bersaglio a più alto rischio di discriminazione o esclusione sociale
Gruppo
bersaglio/area
geografica
Tipologie principali delle azioni programmate
nell'ambito dell'approccio integrato
Asse
prioritario
Fondo Categoria di
regioni
Priorità d'investimento
Comunità Rom, Sinti e
Camminanti insediate
in campi autorizzati
e/o insediamenti
abusivi
Azioni strutturali per favorire l’accesso
all’abitare non segregato [da considerare
all’interno di azioni integrate che includano
sostegno e facilitazione all’integrazione nella
comunità più ampia dei residenti].
Azioni di accompagnamento volte a favorire
l’accesso all’abitare non segregato e alla piena
interazione con la comunità più ampia dei
residenti.
Asse 4
Asse 3
FESR
FSE
RS, RT, RMS (9.b) Sostenendo la
rigenerazione fisica,
economica e sociale
delle comunità sfavorite
nelle aree urbane e rurali
(9.ii) L'integrazione
socioeconomica delle
comunità emarginate
quali i rom
Individui stabilmente
senza dimora e/o per
intervenuta
emergenza abitativa
Finanziamento nelle principali aree urbane e
nei sistemi urbani di interventi infrastrutturali
nell’ambito di progetti mirati per il
potenziamento della rete dei servizi per il
pronto intervento sociale per i senza dimora
[sportelli dedicati per la presa in carico, alloggio
sociale temporaneo per adulti in difficoltà,
docce e mense, alberghi diffusi per lavoratori
stagionali nelle zone rurali] e per il
potenziamento delle strutture abitative e socio
sanitarie nell’ambito di progetti integrati di
sostegno alle persone senza dimora nel
percorso verso l’autonomia.
Finanziamento progetti nelle principali aree
urbane e nei sistemi urbani di interventi mirati
per il potenziamento della rete dei servizi per il
pronto intervento sociale per i senza dimora e
per sostegno alle persone senza dimora nel
percorso verso l’autonomia.
Asse 4
Asse 3
FESR
FSE
RS, RT, RMS (9.b) Sostenendo la
rigenerazione fisica,
economica e sociale
delle comunità sfavorite
nelle aree urbane e rurali
(9.ii) L'integrazione
socioeconomica delle
comunità emarginate
quali i rom
Persone con fragilità
fisiche o psicologiche,
anche temporanee,
incapaci di vivere
autonomamente
Interventi infrastrutturali finalizzati alla
sperimentazione di modelli innovativi sociali e
abitativi per categorie molto fragili [quali, a
titolo esemplificativo, cohousing, borgo
assistito, altre tipologie di abitare assistito].
Servizi di promozione e accompagnamento
all’abitare assistito nell’ambito della
Asse 4
FESR
RS, RT, RMS (9.b) Sostenendo la
rigenerazione fisica,
economica e sociale
delle comunità sfavorite
nelle aree urbane e rurali
(9.iv) Miglioramento
dell'accesso a servizi
173
Gruppo
bersaglio/area
geografica
Tipologie principali delle azioni programmate
nell'ambito dell'approccio integrato
Asse
prioritario
Fondo Categoria di
regioni
Priorità d'investimento
sperimentazione di modelli innovativi sociali e
abitativi, finalizzati a soddisfare i bisogni di
specifici soggetti‐target caratterizzati da
specifica fragilità socio‐economica [ad esempio
residenzialità delle persone anziane con
limitazioni dell’autonomia, l’inclusione per gli
immigrati, la prima residenzialità di soggetti in
uscita dai servizi sociali, donne vittime di
violenza].
Asse 3
FSE
accessibili, sostenibili e
di qualità, compresi
servizi sociali e cure
sanitarie d'interesse
generale
Aree sub‐urbane e
quartieri in condizioni
di forte degrado fisico
e sociale
Interventi di recupero funzionale e riuso di
vecchi immobili in collegamento con attività di
animazione sociale e partecipazione collettiva,
inclusi interventi per il riuso e la
rifunzionalizzazione dei beni confiscati alle
mafie.
Attività di animazione sociale e partecipazione
collettiva di ricostruzione della identità dei
luoghi e delle comunità, connessi al recupero
funzionale e al riuso di vecchi immobili,
compresi i beni confiscati alle mafie.
Asse 4
Asse 3
FESR
FSE
RS, RT, RMS (9.b) Sostenendo la
rigenerazione fisica,
economica e sociale
delle comunità sfavorite
nelle aree urbane e rurali
(9.vi) Strategie di
sviluppo locale di tipo
partecipativo
174
SEZIONE 6. ESIGENZE SPECIFICHE DELLE AREE GEOGRAFICHE AFFETTE DA SVANTAGGI NATURALI
O DEMOGRAFICI GRAVI E PERMANENTI
Non pertinente
175
SEZIONE 7. AUTORITÀ E ORGANISMI RESPONSABILI DELLA GESTIONE FINANZIARIA, DEL
CONTROLLO E DELL'AUDIT E RUOLO DEI PARTNER PERTINENTI
7.1 Autorità e organismi pertinenti
Tabella 23 ‐ Autorità e organismi pertinenti
Autorità/organismo Nome dell'autorità o dell'organismo e della
sezione o unità
Dirigente dell'autorità o dell'organismo
(carica, posizione)
Autorità di gestione Agenzia per la Coesione Territoriale Ufficio dell’Autorità di Gestione del Programma Operativo Città metropolitane 2014‐2020
Autorità di certificazione Agenzia per la Coesione Territoriale
Autorità di audit Ministero dell’Economia e delle Finanze –Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato – IGRUE
Ispettorato Generale per i Rapporti Finanziari con l'Unione Europea ‐ I.G.R.U.E
Organismo al quale la Commissione effettuerà i pagamenti
Ministero dell’Economia e delle Finanze –Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato – IGRUE
Ispettore Generale Capo
7.2 Coinvolgimento dei partner pertinenti
7.2.1 Azioni adottate per associare i partner alla preparazione del programma operativo e loro
ruolo nelle attività di esecuzione, sorveglianza e valutazione del programma
L’individuazione delle sfide, dei territori di riferimento e delle principali responsabilità del Programma è
avvenuta attraverso un percorso di confronto partenariale che si è avviato in concomitanza e all’interno
dell’impostazione dell’Accordo di Partenariato attraverso il documento “Metodo e obiettivi” (dicembre
2012) e proseguito fino alla sua adozione (ottobre 2014). Infatti, il testo dell’AP dedica particolare spazio
alla definizione dei contenuti essenziali del PON METRO, con l'individuazione delle 14 Città metropolitane
e, in particolare i Comuni capoluogo come Autorità urbane, dei Driver di sviluppo elettivi all'interno
dell'Agenda urbana (con focus sugli OT 2, 4 e 9) e dei Risultati attesi e Azioni al centro della strategia del
Programma. In tale percorso si sono svolte riunioni istituzionali dedicate all’Agenda urbana e al PON
METRO (principalmente tra novembre 2013 e il febbraio 2014, e poi nei mesi precedenti la prima notifica
di luglio 2014) con la partecipazione dei Sindaci, dell’Associazione nazionale dei Comuni Italiani (ANCI),
delle Regioni interessate e delle Amministrazioni centrali competenti per materia. La fase di
programmazione ha visto un positivo dialogo con altri PON (Inclusione, Governance e capacità
amministrativa, ecc.) al fine di assicurare il necessario raccordo e complementarietà. La consultazione dei
partner sociali, economici e ambientali, si è svolta in stretto raccordo con il processo più ampio legato
all’AP e agli altri programmi nazionali. In particolare, su alcune tematiche relative all’inclusione sociale nei
contesti urbani e per le categorie molto fragili, si sono tenuti incontri specifici, proseguiti anche
successivamente la prima notifica del PON, con partner sociali particolarmente interessati e sensibili
all’argomento (rete Caritas, associazioni attive per le tematiche dei senza dimora, rete CGIL per
l’inclusione sociale, ecc.) in coordinamento con le Amministrazioni responsabili del PON Inclusione e del
176
PO FEAD.
Ad un livello di approfondimento successivo, che consiste nell'individuazione fine delle tipologie di azione
da sostenere, delle modalità di co‐progettazione multilivello e trasversali alle città, dei requisiti di qualità
progettuale in relazione alle singole tematiche di intervento, la consultazione del partenariato è avvenuta
sia all’interno del percorso di co‐progettazione strategica (le cui modalità sono specificate in seguito), sia
nell'ambito della procedura di consultazione pubblica prevista dall’iter Valutazione Ambientale Strategica,
rivolta alle autorità competenti in materia ambientale per ciascun territorio e alla generalità delle parti
sociali, economiche e ambientali.
Un terzo stadio di consultazione del partenariato socioeconomico, declinato al livello locale in ciascuna
Città e in parte già avviato dalla maggioranza delle Amministrazioni comunali interessate, si colloca a
cavallo tra la preparazione del Programma e la sua attuazione ed è finalizzato a definire puntualmente le
priorità di intervento e, soprattutto, i criteri specifici di qualità progettuale e ambientale in relazione alle
scelte di ciascuna Autorità urbana. Tale percorso, in relazione al quale l'AdG emanerà apposite linee guida,
porterà a definire puntualmente e incorporare nella progettazione e nei capitolati di gara per gli
affidamenti di lavori e acquisti di servizi tutti gli elementi utili a massimizzare l'impatto delle operazioni
sostenute dal programma e le ricadute sui cittadini.
Il percorso di co‐progettazione strategica
La natura sperimentale del PON Metro ha visto, fin dalla fase di impostazione del Programma l’avvio di un
innovativo percorso di “co‐progettazione strategica” e confronto tecnico tra l’Autorità di Gestione e le
Autorità urbane (AU) volto a dare sostanza al partenariato strategico attivo tra ADG e AU e a impostare il
percorso metodologico, per ogni Città metropolitana, di scelta di un numero limitato e motivato di Azioni
integrate. Tale percorso, la cui fase di confronto tecnico è stata avviata sin dal febbraio 2014, non si
esaurisce con l’approvazione del Programma, bensì prosegue fino alla prima scelta di merito delle singole
operazioni da parte delle AU, per la prevista verifica di ammissibilità delle tipologie di spesa da parte
dell’ADG, in un apposito Dossier progettuale e, nelle forme descritte a seguire, è destinato a continuare
nel corso dell’attuazione.
La co‐progettazione strategica è intesa come metodo di costruzione condivisa della declinazione operativa
della strategia con e tra le Autorità urbane in un percorso di cooperazione con l’Autorità di Gestione,
assicura l’allineamento e l’integrazione tra gli obiettivi generali e trasversali perseguiti alla scala nazionale
e le priorità espresse dalle città, nel pieno rispetto dei principi esposti dai commi 5 e 6 dell’art. 7 del Reg.
(UE) 1301/2013.
Secondo gli impegni assunti nell’Accordo di Partenariato, inoltre, il metodo della co‐progettazione si
estenderà progressivamente fino ad includere altri soggetti, quali le Regioni o Autorità di Gestione di altri
programmi nazionali, con l’obiettivo di esplorare tutte le possibili convergenze progettuali e finanziarie
con gli interventi del Programma e le demarcazioni necessarie al fine di assicurare interventi coordinati e
distinti sui base geografica, tematica e/o settoriale. In particolare, per garantire la coerenza tra gli
interventi urbani con finalità comuni che vengono finanziati nell’ambito del Programma nazionale e quelli
dei Programmi regionali sono già stati avviati Tavoli trilaterali di natura permanente, dove sono state
stabilite specifiche forme di coordinamento che hanno già determinato una metodologia di lavoro volta a
garantire la demarcazione tra gli interventi urbani finanziati nell’ambito dei diversi Programmi.
L’altro elemento fondante del metodo della co‐progettazione è la promozione di gruppi di lavoro tematici
177
tra le Città, su tematiche di alto valore aggiunto e gruppi di Azioni integrate di elevata complessità
progettuale (ad es. smart city, ITS, contrasto alla marginalità estrema e comunità Rom, adeguata
considerazione degli impatti ambientali) al fine di sostenere la standardizzazione di ‘soluzioni progettuali e
attuative tipo’ in ambiti simili, anche valorizzando le conoscenze già acquisite da alcune Città e così
favorendo l’adozione di metodi innovativi, standard tecnici ed altre modalità per ottenere economie di
scala. Nel fornire feed‐back e suggerimenti alle Autorità urbane e garantire la coerenza degli interventi
con i princìpi e le strategie di policy rilevanti a livello nazionale ed europeo, l’Autorità di Gestione sarà
affiancata dalle Amministrazioni centrali competenti (AgID, MATTM, MIT, MLPS, UNAR) e dall’ANCI per le
tematiche affrontate dal Programma unitamente agli altri centri di rilevanza nazionale di presidio e
orientamento su tali tematiche.
Ruolo dei partner nelle attività di esecuzione del programma
Il Programma è attuato dalle Autorità urbane, come definite ai sensi dell’art. 7 del Reg. (UE) 1301/2013,
identificate nei Sindaci, e negli uffici da questi individuati, dei 14 Comuni capoluogo di provincia cui
corrisponderanno le costituende Città metropolitane individuate dalla normativa nazionale e regionale di
riferimento.
Le Autorità urbane saranno delegate delle funzioni di Organismo intermedio del Programma,
conformemente all'art. 123.6 del Reg. UE 1303/2013. In qualità di organismi intermedi le Autorità urbane
potranno individuare ulteriori beneficiari, responsabili dell’attuazione di singoli interventi o di Azioni
integrate, e destinatari delle azioni FSE (individui o famiglie) tra i soggetti previsti nella definizione delle
Azioni del programma. Nel caso di progetti da realizzare nel territorio di altre Amministrazioni comunali,
l’Autorità urbana provvederà a promuovere la sottoscrizione di accordi formalizzati, come definiti secondo
l’ordinamento nazionale e secondo modalità concordate con l’AdG, al fine di assicurare il rispetto dei
requisiti di territorialità individuati dal comma 5 dell’art. 7 del Reg. (UE) 1301/2013.
Il percorso di delega alle Autorità urbane delle funzioni di Organismo intermedio e di individuazione delle
Azioni integrate assume particolare rilievo ai fini dell’entrata a regime dell’assetto organizzativo e, in
ultima istanza, della performance realizzativa del Programma. In tale processo, l’AdG adotterà uno schema
generale di regole comuni per definire le responsabilità delle AU, la verifica della loro capacità di svolgere i
compiti delegati, l'esistenza di procedure di controllo ordinario, monitoraggio e di rendicontazione,
cronoprogrammi delle fasi di gestione delle Azioni integrate, procedure e quote di trasferimento
finanziario, modalità di scambio elettronico dei dati. L’AdG adotterà inoltre uno schema generale di
SIGECO “Urbano” per consentire la modellizzazione ottimale delle procedure attuative e delle piste di
controllo riferite alle operazioni gestite a livello di Organismo intermedio, che ogni Autorità urbana dovrà
formalmente adottare. Le funzioni dell’Autorità urbana saranno specificate nell’Atto di Delega.
Successivamente sarà l’AU che dovrà assicurare l’effettivo svolgimento delle funzioni delegate al livello e
con le modalità più efficaci per il raggiungimento dei risultati attesi individuando i singoli centri di
responsabilità amministrativa interni al Comune tenuti al rispetto delle regole comuni di funzionamento
del PON METRO. All’atto di delega, tipizzato per singola AU, sarà allegato il Piano Finanziario (distinto per
FESR, FSE e articolato per Azione integrata), il Dossier progettuale (Azioni integrate da realizzare articolati
in progetti ovvero l’indicazione dei criteri da seguire per la individuazione dei progetti), i cronoprogrammi
di attuazione. L’Atto di Delega specificherà, altresì, gli eventuali supplementi di co‐progettazione necessari
e le modalità di riprogrammazione del Dossier di co‐progettazione, compreso la finalizzazione delle
178
economie di programmazione e/o di attuazione.
I Comuni capoluogo titolari di tale responsabilità saranno chiamati a dotarsi di una struttura organizzativa
e di risorse umane e tecniche idonee allo svolgimento dei compiti assegnati, nel rispetto dei Regolamenti .
L’individuazione e, se necessario, il rafforzamento degli uffici preposti dell’Amministrazione comunale,
costituiranno una condizione di avvio effettivo del Programma nelle singole città. Le AU, nel rispetto dei
requisiti minimi richiesti dallo schema generale di SIGECO “Urbano” potranno individuare strutture
esistenti o istituire nuove strutture, definendo le responsabilità in ordine al coordinamento del sistema di
attuazione, al monitoraggio, alla gestione finanziaria, ai rapporti di partenariato, alle attività di controllo e
alle attività necessarie alla realizzazione delle operazioni.
In seguito al conferimento della delega, l’Autorità urbana provvederà ad effettuare la selezione di
dettaglio e l’ammissione a finanziamento delle operazioni, a partire dalle linee di indirizzo strategiche e
criteri specifici concordati attraverso il percorso di co‐progettazione e sanciti nel proprio Dossier
progettuale. Nello svolgimento di tale fase procedurale, l’AU dovrà inoltre:
garantire la propria partecipazione alle attività dei gruppi di lavoro orizzontali che saranno
costituiti, a livello centrale, su tematiche di alto valore aggiunto e ai gruppi di Azioni integrate di
elevata complessità progettuale;
organizzare attività di confronto pubblico e consultazione con il partenariato istituzionale e socio‐
economico a livello territoriale nel rispetto del Codice europeo di condotta sul partenariato
nell'ambito dei fondi strutturali e di investimento europei (cfr. C(2013) 9651 del 7 gennaio 2014), ,
in particolare per quanto riguarda la partecipazione attiva e il coinvolgimento degli utilizzatori
finali e dei soggetti incaricati della gestione dei servizi da innescare attraverso il Programma;
assicurare il pieno recepimento all’interno del Programma delle indicazioni pervenute nell’ambito
del percorso di consultazione VAS in relazione all’integrazione degli aspetti ambientali e alla
sostenibilità delle Azioni integrate (cfr. Sezione 11).
L’AdG si riserva di intraprendere una verifica finale dell’ammissibilità delle operazioni che riguarderà
l’applicazione dei criteri di selezione, anche per quanto riguarda i seguenti requisiti: che sia garantito il
contributo degli interventi al conseguimento degli obiettivi e dei risultati specifici della pertinente priorità;
che le procedure di selezione siano non discriminatorie e trasparenti e tengano conto dei principi generali
esposti agli articoli 7 e 8 del Regolamento (UE) n.1303/2013.
La struttura tecnica dell'Autorità di Gestione curerà la definizione di idonei meccanismi di monitoraggio
dello stato di avanzamento degli interventi a partire dalla verifica della consistenza e attendibilità dei
cronoprogrammi delle Azioni integrate e degli interventi in cui esse sono articolate. La verifica terrà conto
in particolare degli aspetti legati all'avanzamento procedurale nelle prime fasi del ciclo di progetto
(progettazione, autorizzazioni, affidamenti) e fisico (sopralluoghi in loco sui cantieri), e non solo un
approccio di misurazione dell'avanzamento finanziario.
Ruolo dei partner nelle attività di sorveglianza e valutazione del programma
In aggiunta alle strutture di sorveglianza e indirizzo previste dai Regolamenti europei, per assicurare un
efficace raccordo con le politiche ordinarie e con le competenze tecniche in possesso delle
Amministrazioni centrali, l’Autorità di Gestione del Programma coinvolge le expertise dei centri di
competenza nazionali (presso le Amministrazioni centrali con competenze di policy nei settori oggetto del
179
PON) a sostegno del percorso di co‐progettazione e dell’attuazione. E’ dunque prevista la costituzione di
un apposito Comitato consultivo di supporto all’Autorità di Gestione, presieduto dalla stessa AdG, cui
sono affidati i seguenti compiti:
supportare l’Autorità di Gestione nel necessario raccordo tra le Autorità di Gestione dei
Programmi operativi nazionali 2014‐2020 con ricadute nelle 14 aree metropolitane interessate dal
PON METRO;
supportare l’ Autorità di Gestione nell’assicurare la massima integrazione delle Azioni integrate
sostenute dal PON METRO con gli strumenti di pianificazione e programmazione ordinaria nella
titolarità delle Amministrazioni centrali;
supportare l’ Autorità di Gestione nel promuovere attività di monitoraggio e valutazione unitarie a
livello nazionale.
Eventualmente anche con il sostegno dell’ADG, ogni AU sarebbe, poi, incentivata nel corso dell’attuazione
ad attivare uno spazio di coordinamento e scambio di informazioni ‘con e tra’ i numerosi soggetti pubblici
e privati responsabili di investimenti, con varie fonti di finanziamento, operanti nel territorio urbano di
riferimento (oltre alla Regione, ad es. università, grandi imprese, autorità portuali, associazioni di
rappresentanza). Questo spazio di confronto rappresenterebbe un valore in sé, ma rimarrebbe
indipendente dalla gestione del PON.
7.2.2 Sovvenzioni globali (per il FSE, se del caso)
Non pertinente
7.2.3 Sostegno destinato allo sviluppo delle capacità (per il FSE, se del caso)
Non pertinente
180
SEZIONE 8. COORDINAMENTO TRA I FONDI, IL FEASR, IL FEAMP E ALTRI STRUMENTI DI
FINANZIAMENTO DELL'UNIONE E NAZIONALI E CON LA BEI
I meccanismi descritti nella Sezione 7 sono concepiti per garantire l’efficace coordinamento tra le
diverse filiere di policy che intervengono nel territorio delle 14 città interessate dal Programma,
tra le quali i diversi strumenti di matrice comunitaria svolgono un ruolo di assoluto rilievo. Nel
corso dell’elaborazione del Programma, l’Autorità di Gestione ha coordinato momenti di
confronto con le Autorità urbane e le Amministrazioni regionali e centrali titolari di programmi
finanziati dai fondi comunitari al fine di promuovere un allineamento degli indirizzi strategici
emergenti.
Nel caso specifico delle Regioni, l’Autorità di Gestione del PON METRO ha coinvolto i referenti
individuati dagli Uffici di Gabinetto regionale nel processo di co‐progettazione attraverso incontri
trilaterali per discutere il merito delle proposte progettuali promosse dalle Autorità urbane, e
assicurarne la coerenza con la pianificazione regionale di settore e le sinergie di programmazione
necessarie. Tale confronto trilaterale intende, da un lato, assicurare la complementarietà e
l’integrazione strategica e funzionale tra gli interventi promossi dai programmi regionali e
nazionali, dall’altro, garantire una chiara demarcazione degli ambiti di intervento su base
settoriale, tematica o geografica.
Analogamente, gli incontri con le Amministrazioni centrali titolari di programmi operativi hanno
consentito di definire compiutamente i rispettivi ambiti di intervento e gli obiettivi comuni. La
costituzione del Comitato operativo di supporto all’Autorità di Gestione consentirà, tra l’altro, di
proseguire tale percorso in futuro e individuare ulteriori sinergie.
Le linee essenziali di tali demarcazioni sono le seguenti:
Il Programma si focalizza esclusivamente sui primi due driver previsti per l’Agenda urbana
nazionale per i fondi comunitari 2014‐2020, che riguardano OT2, OT4 e OT9, non
intervenendo quindi nei campi di azione dell’OT3 “Competitività delle imprese”, dell’OT5
“Clima e rischi ambientali” e dell’OT6 “Tutela dell’ambiente”, che saranno oggetto
dell’Agenda urbana dei Programmi operativi regionali.
Il PON METRO nazionale non concorre direttamente alla realizzazione di grandi progetti
infrastrutturali per la mobilità urbana, né ad iniziative di riqualificazione urbana, entrambe
riservate alla programmazione regionale. Sono inoltre esclusi dagli obiettivi del
Programma gli interventi attinenti all’estensione della banda ultra‐larga e delle smartgrid,
che troveranno nei Programmi regionali o in altre iniziative nazionali la loro possibile fonte
di programmazione e copertura finanziaria.
Nei casi pertinenti, il Programma interviene su infrastrutture ed edifici che rientrano nel
patrimonio dell’Autorità urbana o di sue società di scopo mentre i POR sostengono
interventi su immobili nella titolarità Regione o di altri soggetti.
Nelle RMS, il Programma non interviene sulla riqualificazione energetica di immobili
181
destinati all’edilizia scolastica, rispetto ai quali la responsabilità è affidata al PON Scuola,
fatta eccezione per l’eventuale riuso di spazi inutilizzati all’interno dei plessi scolastici, al
fine di attivare servizi di interesse e utilità sociale nello spirito dell’Asse 3.
Il PON METRO, in relazione agli individui senza dimora, interviene in modo complementare
con il PON INCLUSIONE e con il PO FEAD secondo i seguenti principi di demarcazione: il
PON METRO offre una risposta immediata ai senza dimora in relazione diretta con la
questione abitativa e nelle città dove tale aspetto richiede un intervento emergenziale,
soprattutto mediante l’attivazione di centri e strutture dedicate; il PON INCLUSIONE svolge
azioni di sistema di carattere nazionale e sostiene i percorsi di accompagnamento alla casa
nella logica “housing first”; il PO FEAD assicura l’acquisto e distribuzione di beni di prima
necessità per gli indigenti.
Nel corso dell’intero ciclo di vita del Programma, l’attivazione di piattaforme territoriali di
coordinamento e scambio di informazioni tra l’Autorità urbana e i numerosi altri soggetti pubblici
e privati responsabili di investimenti consentirà di monitorare sistematicamente gli interventi in
corso e le future opportunità di investimento.
Con riferimento alle politiche nazionali ordinarie, il coordinamento e l’integrazione sono affidate
al Comitato Interministeriale per le Politiche Urbane (CIPU) costituito presso la Presidenza del
Consiglio dei Ministri, che ha tenuto i primi incontri nel corso del 2013 e avviato iniziative di
confronto e approfondimento generale con le differenti Amministrazioni centrali coinvolte ed
interessate.
Da un punto di vista più vicino alla qualità dei contenuti progettuali, infine, l’integrazione tra
Fondi e Programmi sarà perseguita a partire dalla visione strategica unitaria di riferimento per
ciascun Obiettivo tematico: la Strategia di Specializzazione Intelligente (S3) ed in particolare la sua
componente legata all’Agenda digitale, la Strategia nazionale per l’inclusione delle comunità Rom,
Sinti e Camminati, etc. Altri importanti riferimenti strategici arriveranno attraverso il
completamento dell’esercizio di definizione delle strategie nazionali, richiesto dalle condizionalità
ex ante per le altre tematiche oggetto di finanziamento del Programma.
A tali modalità di coordinamento ed integrazione specifiche per il PON METRO si affiancano i
meccanismi e le modalità indicate dall’Accordo di partenariato. L’Autorità di Gestione del PON
METRO parteciperà infatti ai lavori di un apposito Comitato costituito a livello nazionale con
funzioni di sorveglianza e accompagnamento dell’attuazione della programmazione complessiva.
Il Comitato sarà presieduto dal Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione economica e composto
dai rappresentanti di tutte le Amministrazioni centrali capofila dei Fondi e/o titolari dei
Programmi e priorità trasversali e da tutte le Autorità di Gestione dei Programmi regionali e
aperto alla partecipazione del partenariato economico e sociale.
Infine, il coordinamento e la complementarità del Programma con altre filiere e strumenti di
finanziamento di provenienza comunitaria sarà garantito attraverso apposite sedi di governance
da attivare a livello nazionale e previste nell’ambito dell’Accordo di partenariato. Tale
coordinamento sarà di fondamentale importanza per evitare duplicazioni rispetto agli interventi
realizzati dal Fondo Europeo per la Pesca (FEP), dal Programma LIFE, dal Programma per
l'Occupazione e l'Innovazione sociale (EaSI) e dal Fondo Asilo Migrazione e Integrazione (FAMI).
182
183
SEZIONE 9. CONDIZIONALITÀ EX ANTE
9.1 Condizionalità ex ante
In coerenza con quanto indicato dai Regolamenti e dalle Linee guida della Commissione europea, i
criteri che hanno guidato l’individuazione delle condizionalità ex ante relative al Programma sono
stati due: l’applicabilità della condizionalità e il livello di responsabilità interessato.
Il criterio dell’applicabilità fa riferimento alla sussistenza di un effetto diretto della condizione sul
raggiungimento di un determinato obiettivo di sviluppo. In ragione della logica di intervento e dei
contenuti del Programma sono state ritenute applicabili alcune delle condizionalità afferenti agli
Obiettivi tematici 2, 4 e 9, oltre a tutte le condizionalità generali.
In dettaglio, visto che l’intervento dell’OT2 nell’Asse 1 riguarda esclusivamente Azioni integrate
ascrivibili al paradigma Smart city e non contribuisce allo sviluppo delle reti di connettività, si
considera applicabile esclusivamente la condizionalità 2.1 “Crescita digitale” mentre non è stata
considerata la 2.2. “Infrastruttura di reti di accesso di nuova generazione (NGN)”.
In relazione all’OT4, è stata considerata esclusivamente la condizionalità 4.1 “Efficienza energetica
di infrastrutture, edifici pubblici e abitazioni”, mentre si ritiene che le condizionalità 4.2
“Cogenerazione” e 4.3 “Energie rinnovabili” non siano applicabili perché non concorrono agli
obiettivi del Programma. Il PON METRO infatti non realizza impianti di cogenerazione né sostiene
iniziative volte alla diffusione delle fonti rinnovabili, limitandone l’ammissibilità a casi circoscritti
in una logica di integrazione funzionale con più ampi e prevalenti interventi di ristrutturazione ed
efficientamento energetico degli stessi edifici.
La sezione dell’Asse 2 dedicata alla mobilità urbana sostenibile, sempre legata all’OT4, non rientra
nell’ambito di applicazione di alcuna condizionalità e, al riguardo, non si ritengono applicabili le
condizionalità previste per l’OT7, che interessano scale ben più ampie di organizzazione dei
sistemi dei trasporti rispetto a quelle locali in oggetto.
Per l’OT9, infine, si considerano applicabili la condizionalità 9.1 “Inclusione attiva”, in ragione
dell’elevata componente di FSE presente nell’Asse 3, e la condizionalità 9.2 “Integrazione delle
comunità a rischio di discriminazione e dei Rom”, per la presenza di un obiettivo specifico
dedicato e di importanti indicazioni di priorità espresse da alcune delle Città interessate
Il criterio relativo al livello di responsabilità è stato interpretato in relazione alle due scale
territoriali che informano l’intera organizzazione del Programma e della strategia di sviluppo
urbano in esso contenuta: la scala nazionale, intesa come questione di policy e governo di
carattere nazionale con forti aspettative in termini di standardizzazione, riuso e scambio di
soluzioni e modelli operativi, da cui discende la giustificazione stessa di un PON dedicato, e la
scala locale, ovvero quella dei luoghi e dei soggetti che concretamente esprimono i fabbisogni, li
traducono in scelte di governo urbano, progetti e procedimenti amministrativi.
In ragione del carattere nazionale del Programma e delle motivazioni appena esposte, si considera
fondamentale disporre di strategie e strumenti nazionali per consentire l’efficace indirizzo verso la
standardizzazione delle scelte e delle progettualità locali, e pertanto sono state considerate
184
applicabili le condizionalità di livello nazionale – tematiche e generali – e la loro analisi fatta
nell’Accordo di partenariato. Ciononostante, vista l’importanza che anche a livello locale riveste
l’esistenza di strumenti strutturati di governo delle scelte di investimento, seguendo l’indirizzo
ormai consolidato della Commissione europea, si considera titolo di principi fondamentali per
l’ammissibilità delle spese l’esistenza in ciascuna città dei Piani d’Azione per lo Sviluppo
sostenibile (PAES) e dei Piani urbani per la mobilità (PUM), come indicato nell’Asse 2.
Le valutazioni riportate nella tabella 24, relative alle condizionalità 2.1, 4.1, 9.1 e 9.2, sono
desunte dall’Accordo di partenariato, nella versione definitiva diffusa il 10 aprile 2014. Essendo
tale documento ancora oggetto di negoziato con gli uffici della Commissione, le interpretazioni
fornite circa il soddisfacimento delle condizionalità potrebbero subire delle modificazioni. Per
quanto riguarda le condizionalità ex ante generali si rinvia all’Accordo di Partenariato.
Per le condizionalità non soddisfatte, le tabelle 25 e 26 a seguire, individuano le azioni e/o gli atti
che verranno adottati per garantire il pieno soddisfacimento dei criteri previsti entro e non oltre il
31 dicembre 2016, indicando l’autorità responsabile per la loro adozione e il termine ultimo entro
il quale essi devono essere emanati.
185
Tabella 24 ‐ Condizionalità ex ante applicabili e valutazione dell’ottemperanza alle stesse
SEZIONE DA COMPLETARE SULLA BASE DELLE RISULTANZE DEL CONFRONTO TRA I COMPETENTI SOGGETTI NAZIONALI E LA CE
Condizionalità ex ante
Condizionalità applicabile Asse prioritario al quale si applica la condizionalità
Condizionalità ex ante rispettata
T 02.1 2.1 Crescita digitale: un quadro politico strategico dedicato alla crescita digitale, per stimolare servizi privati e pubblici accessibili, di buona qualità e interoperabili consentiti dalle TIC e aumentarne la diffusione tra cittadini, compresi i gruppi vulnerabili, imprese e pubbliche amministrazioni, anche con iniziative transfrontaliere
1
T 04.1 4.1 Efficienza energetica di infrastrutture, edifici pubblici ed abitazioni: realizzazione di azioni volte a promuovere il miglioramento efficace in termini di costi dell'efficienza negli usi finali dell'energia e investimenti efficaci in termini di costi nell'efficienza energetica in sede di costruzione o di ristrutturazione degli edifici
2
T 09.1 9.1 Inclusione attiva: esistenza di un quadro politico strategico nazionale per la riduzione della povertà ai fini dell'inclusione attiva delle persone escluse dal mercato del lavoro alla luce degli orientamenti in materia di occupazione
3 e 4
T 09.2 9.2 Integrazione delle comunità a rischio discriminazione e dei Rom 3 e 4
G.1 “Antidiscriminazione” ‐ Esistenza della capacità amministrativa per l'attuazione e l'applicazione del diritto e della politica dell'Unione in materia di antidiscriminazione nel campo dei fondi SIE.
1‐5
G.2 “Parità di genere” ‐ Esistenza della capacità amministrativa per l'attuazione e l'applicazione del diritto e della politica dell'Unione in materia di parità di genere nel campo dei fondi SIE.
1‐5
G.3 “Disabilità” ‐ Esistenza della capacità amministrativa per l'attuazione e l'applicazione della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità (UNCRPD) nel campo dei fondi SIE conformemente alla decisione 2010/48/EC del Consiglio.
1‐5
G.4 “Appalti pubblici” ‐ Esistenza di dispositivi che garantiscano l'applicazione efficace del diritto dell'Unione in materia di appalti pubblici nel campo dei fondi SIE.
1‐5
G.5 “Aiuti di stato” ‐ Esistenza di dispositivi che garantiscano l'applicazione efficace del diritto dell'Unione in materia di aiuti di Stato nel campo dei fondi SIE.
1‐5
G.6 “Normativa ambientale” ‐ Esistenza di dispositivi che garantiscano l'applicazione efficace della normativa dell'Unione in materia
ambientale connessa alla VIA e alla VAS. 1‐5
G.7
“Sistemi statistici e indicatori di risultato” ‐ Esistenza di una base statistica necessaria per effettuare valutazioni in merito all'efficacia e all'impatto dei programmi. Esistenza di un sistema di indicatori di risultato necessario per selezionare le azioni che contribuiscono più efficacemente al conseguimento dei risultati auspicati, per monitorare i progressi verso i risultati e per svolgere la valutazione d'impatto.
1‐5
186
SEZIONE DA COMPLETARE SULLA BASE DELLE RISULTANZE DEL CONFRONTO TRA I COMPETENTI SOGGETTI NAZIONALI E LA CE
Condizionalità ex ante
Criteri Criteri
rispettati Riferimenti Spiegazioni
2.1 Crescita digitale
T 02.1
4.1 Efficienza energetica di infrastrutture, edifici pubblici ed abitazioni
T 04.1
9.1 Inclusione attiva
T 09.1
9.2 Integrazione delle comunità a rischio discriminazione e dei Rom
T 09.2
1 Antidiscriminazione
G.1
2 Parità di genere
G.2
3 Disabilità
G.3
4 Appalti pubblici
G.4
5 Aiuti di stato
G.5
6 Normativa ambientale
G.6
7 Sistemi statistici e indicatori di risultato
G.7
187
9.2 Descrizione delle azioni volte a ottemperare alle condizionalità ex ante, degli organismi responsabili e calendario
Tabella 25 ‐ Azioni volte a ottemperare alle condizionalità ex ante generali
SEZIONE DA COMPLETARE SULLA BASE DELLE RISULTANZE DEL CONFRONTO TRA I COMPETENTI SOGGETTI NAZIONALI E LA CE
Condizionalità ex‐ante tematica
Criteri non soddisfatti
Azioni da intraprendere Termine (data) Organismi responsabili
G.1
G.2
G.3
G.4
G.5
G.6
G.7
188
Tabella 26 ‐ Azioni volte a ottemperare alle condizionalità ex ante tematiche
SEZIONE DA COMPLETARE SULLA BASE DELLE RISULTANZE DEL CONFRONTO TRA I COMPETENTI SOGGETTI NAZIONALI E LA CE
Condizionalità ex‐ante tematica
Criteri non soddisfatti
Azioni da intraprendere Termine (data) Organismi responsabili
T 02.1
T 04.1
T 09.1
T 09.1
189
SEZIONE 10. RIDUZIONE DEGLI ONERI AMMINISTRATIVI PER I BENEFICIARI
Come indicato nella Sezione 7, il PON METRO sarà attuato dalle Autorità urbane, come definite ai
sensi dell’art. 7 del Reg. UE 1301/2013, identificate nei Sindaci dei 14 Comuni capoluogo delle
costituende Città metropolitane individuate dalla normativa nazionale e regionale di riferimento,
che saranno delegate delle funzioni di Organismo intermedio del Programma, conformemente
all'art. 123.6 del Reg. UE 1303/2013. In qualità di organismi intermedi le Autorità urbane
potranno individuare ulteriori beneficiari, responsabili dell’attuazione di singoli interventi o di
Azioni integrate, e destinatari delle azioni FSE (individui o famiglie) tra i soggetti previsti nella
definizione delle Azioni del programma.
Per agevolare le Autorità urbane nello svolgimento dei propri compiti, in particolare per
l’implementazione delle azioni a diretta titolarità delle stesse Amministrazioni, l’Autorità di
Gestione attiverà le seguenti misure:
‐ Esecuzione diretta da parte dell’Autorità di Gestione dei controlli di primo livello e delle
attività connesse alla certificazione, per limitare gli oneri in capo ai soggetti attuatori ai
controlli ordinari previsti dalla legge.
‐ Attivazione e accessibilità ai soggetti attuatori di un sistema informativo di gestione e
monitoraggio delle procedure connesse all’implementazione degli interventi.
‐ Creazione di task force dedicate all’affiancamento delle Autorità urbane e dei soggetti
attuatori per la soluzione di problematiche specifiche in fase attuativa.
‐ Promozione e coordinamento di gruppi di lavoro orizzontali costituiti su tematiche di
rilevanza strategica per il programma e per tipologie di Azioni integrate di elevata
complessità per contribuire alla soluzione di problemi progettuali e attuativi di carattere
comune, per permettere, valorizzando le conoscenze acquisite da alcune Città, la
diffusione delle migliori pratiche già sviluppate, lo scambio e il riuso di soluzioni e modelli
innovativi e l’adozione di standard tecnici nonché per condividere altre modalità in grado
di generare economie di scala.
‐ Ipotesi per l’attivazione di centrali di committenza nazionali, per conseguire importanti
economie di scala nell’acquisto su vasta scala di beni e servizi di interesse comune
all’interno di standard condivisi.
‐ Ipotesi per l’attivazione di strumenti di ingegneria finanziaria nazionali, se fosse ritenuto
necessario, al fine di massimizzare la leva finanziaria e le ricadute sul terreno degli
investimenti volti al risparmio energetico. Tra questi, figura ad esempio l’ipotesi dare
finalmente abbrivio ai meccanismi di finanziamento tramite terzi delle azioni di
efficientamento energetico (c.d. energy service company) attraverso una forte guida
nazionale, sfruttando appunto le risorse cognitive e comunicative che solo un’iniziativa di
respiro nazionale può mobilitare.
‐ Attivazione di risorse di assistenza tecnica in loco dedicate nell’ambito dell’Asse 5, sulla
base di valutazioni del fabbisogno e piani di attività concordati secondo le modalità
identificate nello stesso Asse 5.
190
SEZIONE 11. PRINCIPI ORIZZONTALI
11.1 Sviluppo sostenibile
Lo sviluppo sostenibile rappresenta uno dei tre pilastri della Strategia Europa 2020.
La strategia del PON Città metropolitane 2014/2020 contribuisce in maniera diretta al raggiungimento di
obiettivi ambientali europei in quanto interviene direttamente con l’Asse 2 per fornire un contributo al
raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità in tema di risparmio energetico e conseguente riduzione
delle emissioni inquinanti e climalteranti legate alle funzioni di governo urbano, all’erogazione di servizi
pubblici, tra cui l’edilizia residenziale pubblica e l’illuminazione pubblica, e alla mobilità urbana e
metropolitana. L’attuazione di questo Asse apporterà un contributo specifico al miglioramento della
qualità dell’aria in ambito urbano e metropolitano, in linea con la Direttiva 2080/50/CE. Un contributo
importante, anche se indiretto, potrà inoltre derivare dagli altri assi del Programma, attraverso lo sviluppo
di servizi digitali nell’Asse 1, che può favorire riduzione progressiva delle esigenze di spostamento grazie
all’incremento dei servizi on‐line con benefici sulla congestione del traffico, nonché per il miglioramento
di contesti urbani degradati non solo dal punto di vista sociale ma anche ambientale, nell’Asse 3, e la
diffusione di conoscenza sulle problematiche ambientali tra gli abitanti, anche finalizzata alla diffusione di
modelli di consumo sostenibili. Nell’attuazione di tutte le Azioni Integrate, ove possibile in accordo con le
Autorità Urbane, si prevedrà il ricorso agli Appalti Pubblici Verdi e si integreranno appieno i principi di
prevenzione e gestione dei rischi. Nessun progetto/misura sarà cofinanziato se in violazione degli obiettivi
della Direttiva quadro sulle acque (Direttiva 2000/60/CE) e qualora non sia in linea con i piani di
gestione dei bacini idrografici fluviali (RBMP).
La sostenibilità delle azioni integrate verrà sostenuta attraverso il pieno recepimento all’interno del
Programma delle indicazioni pervenute nell’ambito del percorso di consultazione VAS, con particolare
riferimento ai principi per la selezione degli interventi contenuti sia nel Programma che nel Rapporto
ambientale, al sistema di indicatori di monitoraggio e al piano delle valutazioni da intraprendere per
migliorare l’efficacia dell’attuazione.
Il Programma intende lavorare sull’attivazione di risorse cognitive e comunicative oltre che finanziarie.
Tra le ambizioni, infatti, vi è la volontà di innescare un percorso comune delle grandi città verso la
condivisione di metodi e modelli di intervento e governo dello sviluppo, orientati alla sostenibilità urbana
e all’uso razionale delle risorse. In questo percorso, si potrebbe innestare una messa a sistema di
contenuti, modalità di attuazione, sistemi di gestione e monitoraggio di PAES e PUM, con positivi effetti
sia dal punto di vista della funzionalità di tali strumenti che, più in generale, della governance ambientale
in ambito urbano. La valutazione e la scelta investimenti da mettere in campo è infatti rimandata alla fase
di costruzione di dettaglio delle Azioni integrate del PON METRO da parte di ciascuna Autorità urbana,
come previsto dall’art. 7 del Reg. UE 1301/2013. Sulla base di motivate indicazioni di priorità e con
l’assunzione di responsabilità che questo comporta ciascuna città potrà specializzare i propri investimenti
su alcune delle categorie di intervento tra quelle previste, assicurando massa critica in senso settoriale o
territoriale, anche a seguito degli esiti del confronto pubblico con il partenariato istituzionale e socio‐
economico a livello locale, anche finalizzato ad approfondire i contenuti valutativi della VAS di
programma.
Quanto precede, insieme a numerose osservazioni sul punto pervenute attraverso la consultazione VAS,
191
richiede sia assicurato un presidio costante del principio della sostenibilità dello sviluppo e
dell’integrazione delle considerazioni ambientali nel corso dell’intera fase attuativa, sia in relazione al
coordinamento tra le diverse filiere di programmazione e le istituzioni compenti in materia, sia per quanto
riguarda il merito delle scelte di investimento e progettazione delle Autorità urbane, in linea con l’articolo
7 del regolamento FESR e con l’articolo 8 del Regolamento (UE) n. 1303/2013). La sezione 7 individua
le responsabilità delle AU, come organismi intermedi, in questo percorso. Inoltre, l’organizzazione
gestionale del Programma prevede l’individuazione di un referente ambientale incardinato presso
l’Autorità urbana che assicuri le attività di integrazione e di monitoraggio ambientale nel corso
dell’attuazione del Programma.
La governance del Programma prevede inoltre la partecipazione di referenti del Ministero dell’Ambiente
e della Tutela del Territorio e del Mare al Comitato operativo di supporto all’Autorità di Gestione, al fine di
garantire la necessaria messa a sistema e coordinamento operativo delle attività delle Autorità Urbane e
dei referenti ambientali locali, in materia di sostenibilità delle azioni integrate.
Il percorso di integrazione ambientale affiancherà dunque l’attuazione del Programma in tutte le sue fasi,
a livello locale e nazionale. Ciò consentirà di dare operatività alle analisi e valutazioni contenute nel
rapporto ambientale contestualmente alla definizione dei contenuti specifici delle azioni integrate da
parte dell’Autorità Urbana, calibrando in ciascuna realtà metropolitana criteri e strumenti di intervento in
coerenza con gli obiettivi di sostenibilità ambientale posti. Il controllo degli effetti ambientali del PON sarà
affidato alle misure di monitoraggio contenute nel Rapporto Ambientale, che costituiscono parte
integrante del sistema di monitoraggio di programma.
192
11.2 Pari opportunità e non discriminazione
L’art. 7 del Reg. (UE) 1303/2013 “Promozione della parità fra uomini e donne e non discriminazione”
prevede che gli Stati membri e la CE “adottino le misure necessarie per prevenire qualsiasi discriminazione
fondata su sesso, razza o origine etnica, religione o convinzioni personali, disabilità, età o orientamento
sessuale durante la preparazione e l'esecuzione dei programmi.”
Inoltre il Regolamento prevede tra le condizionalità ex ante generali le condizionalità n. 1
Antidiscriminazione e n. 3 Disabilità, quali precondizione di efficacia delle politiche di sviluppo, che
risultano soddisfatte a livello nazionale grazie alla predisposizione di normative e dispositivi atti a
garantire adeguata capacità amministrativa per l'attuazione e l'applicazione del diritto e della politica
dell'Unione in materia di antidiscriminazione e di rispetto della Convenzione ONU sui diritti delle persone
con disabilità (UNCRPD) nel campo dei fondi SIE.
Il PON METRO intende garantire il rispetto di tali principi essenziali nell’ambito dell’intero ciclo di vita del
programma. Gli obiettivi volti ad assicurare le pari opportunità e a promuovere la non discriminazione
saranno conseguiti in particolare attraverso l’attuazione delle Azioni integrate previste nell’ambito
dell’Asse 3, che saranno concepite al fine di ridurre i gap presenti a livello urbano in relazione ai seguenti
target.
Contesto di vita: il Programma intende rispondere ai bisogni di alcune categorie vulnerabili e svantaggiate
per conseguire un miglioramento delle condizioni di vita, con particolare riferimento alle comunità Rom,
Sinti e Camminanti e agli individui senza dimora, oggetto di un Obiettivo specifico dedicato, e alla
generalità degli individui e famiglie in condizione di disagio o vulnerabilità abitativa.
Partecipazione al mercato del lavoro: il PON METRO coinvolge il terzo settore attraverso progetti del FSE
a favorire l’accesso al mercato del lavoro in concomitanza e mutuo rafforzamento con le iniziative di
inclusione sociale e di sostegno e accompagnamento all’abitare.
Promozione e creazione di attività socio‐economiche e di servizi per la popolazione: il Programma
promuove azioni di sostegno, coinvolgimento e attivazione locale nei processi di inclusione, con
riferimento prioritario alle categorie vulnerabili e ai soggetti svantaggiati.
Inclusione digitale: l’Asse 3 realizza progetti a complemento dell’Agenda digitale metropolitana per
favorire l’accesso dei cittadini ai servizi digitali, in particolare con riferimento alla popolazione straniera
alle persone svantaggiate e alle categorie vulnerabili.
Al fine di garantire la piena integrazione di queste priorità orizzontali, il PON METRO potrà adottare
specifici principi di selezione delle operazioni e appropriati indicatori di realizzazione e di risultato in grado
di misurare i progressi conseguiti. Inoltre, attraverso il piano di valutazione, l’Autorità di Gestione
provvederà a monitorare e verificare attraverso opportune valutazioni tematiche gli effettivi risultati
conseguiti.
Infine, per dare piena operatività a tali principi, i referenti individuati dalle Amministrazioni centrali
competenti in materia di pari opportunità e di non discriminazione (ad es. l’Ufficio Nazionale Anti
discriminazioni Razziali – UNAR – del Dipartimento Pari Opportunità) parteciperanno ai lavori del Comitato
operativo di supporto all’attuazione del Programma.
193
11.3 Parità tra uomini e donne
L’art. 7 del Reg. (UE) 1303/2013 “Promozione della parità fra uomini e donne e non discriminazione”
prevede che gli Stati membri e la Commissione europea “adottino le misure necessarie per prevenire
qualsiasi discriminazione fondata su sesso, razza o origine etnica, religione o convinzioni personali,
disabilità, età o orientamento sessuale durante la preparazione e l'esecuzione dei programmi.”
Inoltre il Regolamento prevede tra le condizionalità ex ante generali le condizionalità n. 2 Parità di genere
quale precondizione di efficacia delle politiche di sviluppo, che risulta soddisfatta a livello nazionale grazie
alla predisposizione di normative e dispositivi atti a garantire adeguata capacità amministrativa per
l'attuazione e l'applicazione della parità di genere nel campo dei fondi SIE.
Il PON METRO non prevede azioni o interventi specificatamente rivolti alla popolazione femminile e, in
quest’ottica, nono sono stati realizzati approfondimenti e analisi relative alla situazione femminile nei
contesti urbani. Tuttavia, tutti gli assi del Programma prevedono interventi e azioni che possono avere
effetti indiretti importanti sulla parità di genere, in particolare con riferimento al contesto di vita. Diverse
azioni del programma, infatti, consentono di migliorare le condizioni di vita e rispondere meglio ai bisogni
delle donne, tra cui l’accesso ai servizi digitali e il rinnovamento anche in ottica di “scurezza dei luoghi”
degli impianti di pubblica illuminazione e dei nodi di interscambio della mobilità urbana e metropolitana.
Al fine di garantire la piena integrazione di queste priorità orizzontali, il PON METRO potrà adottare
specifici principi di selezione delle operazioni e appropriati indicatori di realizzazione e di risultato in grado
di misurare i progressi conseguiti. Inoltre, attraverso il piano di valutazione, l’Autorità di Gestione
provvederà a monitorare e verificare attraverso opportune valutazioni tematiche gli effettivi risultati
conseguiti.
194
SEZIONE 12. ELEMENTI DISTINTI
12.1 Grandi progetti da attuare durante il periodo di programmazione
Tabella 27 ‐ Elenco dei grandi progetti
Progetto Data di notifica/presentazione programmata
(anno, trimestre)
Inizio dell'attuazione previsto
(anno, trimestre)
Data di completamento prevista
(anno, trimestre)
Asse prioritario/priorità d'investimento
n.a. n.a. n.a. n.a. n.a.
195
12.2 Quadro di riferimento dell'efficienza dell'attuazione del programma operativo
Tabella 28 ‐ Quadro di riferimento dell'efficienza dell'attuazione per fondo e categoria di regioni (tabella riassuntiva)
RIEPILOGO AUTOMATICO IN SFC
Target finale (2023) Asse prioritario Fondo Categoria di regioni Indicatore o fase di attuazione principale Unità di misura, se del caso Target intermedio per il 2018
U D T
196
12.3 Partner pertinenti coinvolti nella preparazione del programma
Il percorso di preparazione del Programma è iniziato in seno al confronto pubblico nazionale,
tecnico e politico, sulla predisposizione dell’Accordo di partenariato 2014‐2020, avviato con la
pubblicazione documento “Metodi e obiettivi per un uso efficace dei fondi comunitari 2014‐2020“
del 27 dicembre 2012, attraverso il quale sono maturate le indicazioni di policy sull’Agenda
urbana.
Tale percorso ha visto alcuni momenti topici nelle sedute del Comitato interministeriale per le
politiche urbane del 23 gennaio, 20 marzo e 25 settembre 2013, cui hanno fatto seguito gli
incontri tecnici con tra le Regioni coordinati dal Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione
economica del 31 ottobre e 19 novembre 2013. Tali incontri hanno permesso di identificare il
quadro strategico di indirizzo per l’Agenda urbana nazionale, a partire dalla quale si è mossa la
fase operativa di stesura e negoziazione del documento.
Il momento di avvio formale di tale fase operativa è riconducibile all’incontro tra il Ministro per la
Coesione territoriale e i Sindaci dei 14 Comuni capoluogo delle Città metropolitane tenutosi in
data 11 febbraio 2014, preceduto da una sessione tecnica presso l’Associazione Nazionale dei
Comuni italiani (ANCI) il 10 febbraio 2014. In tale sede, è maturata la scelta di allargare gli ambiti
di intervento del programma all’Obiettivo tematico 9 in tutti i territori interessati, laddove
l’ipotesi iniziale era quella di una più netta focalizzazione sul paradigma Smart city e sull’Obiettivo
tematico 2 e, in termini residuali, sull’OT 4.
Per la preparazione del Programma, inoltre, sono stati coinvolti i seguenti soggetti:
‐ L’ANCI, anche con le sue strutture tecniche IFEL, Cittalia e l’Osservatorio Smart city, per
contribuire alle analisi di contesto e alla sezione strategica e motivazionale del
Programma.
‐ I Referenti tecnici individuati dai Sindaci dei 14 Comuni capoluogo delle Città
metropolitane, invitati attraverso le note del 21 febbraio e del 28 febbraio 2014 a
predisporre dossier progettuali preliminari volti a individuare fabbisogni e target di
popolazione di riferimento, risultati attesi e linee di intervento da attivare. Tali dossier
sono stati discussi nell’ambito di successivi e reiterati incontri bilaterali e di alcune
sessioni plenarie, organizzate in collaborazione con l’ANCI. Tra queste, l’incontro del 29
maggio 2014 ha avuto un significato particolare vista l’affermazione di un chiaro
intendimento verso la collaborazione tra le Città coinvolte al fine di massimizzare le
sinergie progettuali e operative in fase attuativa in relazione ai temi tecnicamente di
frontiera, tra i quali in primo piano si colloca l’Agenda digitale e l’applicazione del
paradigma Smart city oggetto dell’Asse 1 del Programma.
‐ Le Autorità di Gestione dei PO FESR e FSE regionali e nazionali, con le quali si è svolto un
incontro plenario in data 18 marzo 2014, per dare seguito agli incontri di ottobre e
novembre 2013.
‐ I Referenti tecnici individuati dagli Uffici di Gabinetto delle 12 Regioni interessate delle
Città metropolitane, con i quali si stanno svolgendo incontri trilaterali di co‐progettazione
per condividere i principi di complementarietà e demarcazione progettuale, settoriale e
197
geografica in relazione agli ambiti di intervento dei diversi programmi.
‐ Le amministrazioni centrali competenti per materia rispetto agli ambiti tematici oggetto
del PON METRO, in particolare il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e
del Mare, il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, il Ministero del Lavoro e delle
Politiche Sociali, l’Ufficio Nazionale Anti Discriminazioni Razziali del Dipartimento Pari
Opportunità, ecc.
‐ Gli stakeholders locali, consultati dalle Autorità urbane in pectore per la definizione dei
dossier preliminari di co‐progettazione, ciascuna con modalità proprie secondo le
opportunità e i percorsi di confronto pubblico in corso (ad es. aggiornamento del piano
strategico metropolitano, predisposizione del PAES, tavoli partenariali ad hoc, ecc.).
‐ Le Autorità competenti in materia ambientale, nei diversi settori pertinenti e ai vari livelli
di governo previsti dalla normativa (nazionale, regionale, provinciale e/o locale), che
hanno espresso osservazioni nella fase di consultazione sul Rapporto ambientale.
preliminare VAS a partire dal 16 maggio 2014.