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Martedì 2 aprile 2013 – Anno 5 – n° 90 1,20 – Arretrati: 2,00 Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 10 uomini sulla cassa del morto di Marco Travaglio M olti lettori ci scrivono sconfortati: “Dav- vero non c’è più nulla da fare? Dobbiamo già riporre le speranze di un rinnovamento del- la politica scaturite un mese e mezzo fa dalle urne?”. La risposta, a nostro modesto avviso, è no: la partita è tutt’altro che chiusa. Anzi l’idea geniale di Napolitano di consegnare il futuro del Paese a dieci avanzi del passato, tutti maschi e tutti vecchi (non tanto per età, ma per per- manenza sulle poltrone dell’establishment), magari nella speranza che da quella specie di ossario escano il nuovo premier e il nuovo capo dello Stato, paradossalmente la riapre. Dopo il risultato scioccante del voto, era ine- vitabile che il primo giro di consultazioni an- dasse a vuoto. Bersani aveva promesso di go- vernare con Monti contro “i due populismi di Grillo e Berlusconi”: più che una promessa, una minaccia, che infatti ha messo in fuga milioni di elettori. B. aveva promesso di sgominare tut- ti gli altri: i “comunisti” di Bersani, gli “sfa- scisti” di Grillo e il “Trio Sciagura” Monti-Ca- sini-Fini. Grillo aveva promesso di spazzare via “Pdl, Pdmenoelle e Rigor Montis”. Hanno pre- so ciascuno meno di un terzo dei voti. L’idea che un governo guidato o indicato da Bersani, da B. o da Grillo potesse avere la maggioranza era una follia. Perciò l’esplorazione di Bersani era votata, fin dall’inizio, alla disfatta: l’avevano capito tutti, tranne Bersani. Che in un paese serio, dopo aver perso 10 punti in un mese tirando in tribuna un rigore a porta vuota, non avrebbe preteso di fare il premier: si sarebbe dimesso. Venerdì si temeva che, dopo l’autogol dei 5Stelle, saliti sul Colle senza uno straccio di nome e di proposta concreta, si passasse di- rettamente all’inciucissimo variamente addob- bato. Per fortuna, grazie al no risoluto di Ber- sani al governissimo con B. (e di questo va dato atto e merito al segretario findus del Pd), non è stato così. L’arrivo dei dieci uomini sulla cassa del morto, come nei film dei pirati, riapre tutti i giochi. La Smorta Decina non combinerà un bel nulla, come tutte le bicamerali e bicameraline degli ultimi vent’anni. E ci accompagnerà dolcemen- te all’elezione del nuovo Presidente, che dovrà riprendere le consultazioni per mettere in piedi un governo. Che dipenderà molto dal nuovo Presidente e da chi l’avrà eletto. Reggerà l’in- tenzione del Pd di concordare un nome nuovo, fuori dai partiti, insieme ai 5Stelle? E soprat- tutto: i 5Stelle decideranno finalmente di gio- care le carte che hanno in mano (e non sono poche), o continueranno a fare da spettatori? Giocarsi le proprie carte non significa né spor- carsi le mani né fare inciuci. Significa fare po- litica coerentemente con le attese degli elettori. Che, riguardo a M5S, non vogliono dare cam- biali in bianco ai partiti. Ma neppure di ri- nunciare a influenzare la politica ogni volta che si può. Siccome il requisito indicato da Grillo per la scelta online del candidato Presidente nelle “Quirinarie” è l’estraneità alle vecchie poltrone, esistono personalità degnissime che rispondono a quell’identikit e possono piacere anche agli elettori del Pd. Il Pd, lo sappiamo, sarà tentato di mandare al Quirinale le solite muffe, da Amato a D’Alema a Marini. Ma po- trebbe esserne dissuaso da una rivolta della ba- se, se i grilli avanzassero candidature più au- torevoli (non ci vuole molto). Dopodiché, quando ripartiranno le consulta- zioni, potrebbero finalmente proporre al nuo- vo Presidente un nome analogo e sfidare allo stesso modo il Pd su alcune proposte che fanno parte del loro programma, ma che non dispiac- ciono agli elettori progressisti. A quel punto il cerino, dalle mani di Grillo, passerebbe in quel- le di Bersani (o chi per lui): se le boccerà, con- fermerà che il dialogo con M5S era un bluff e si assumerà la responsabilità di aver perso (e fatto perdere agli italiani) un’occasione d’oro; se ac- cetterà, avremo un governo che ci sogniamo da chissà quanti anni. dc LA VENDETTA DI KIM IL GIORGIO di Antonio Padellaro N el maggio del 2006 l’Unità decise di celebrare l’ascesa di Giorgio Napolitano al Qui- rinale con il titolo ”Buongiorno Presidente”, che a me parve molto bello e augurale, anche perché all’epoca ero io a dirige- re il giornale. Col senno di poi, forse avrei dovuto moderare l’entusiasmo. Del resto, poche settimane prima, nella notte dei famosi ventiquattromila voti di scarto fra l’Unione di Prodi e la destra, ne avevo combinata un’altra, sparando a tutta prima pagina: “Berlusconi Addio”, e si è visto poi come è finita. Anche se altri titoli mi sono riu- sciti meglio, a quel ricordo giornalistico di sette anni fa è legato un episodio che, seppur minimo, aiuta a decifrare il per- sonaggio Napolitano alla luce anche dei suoi ultimi atti di im- perio che qualcuno paragona a un golpe bianco. Dunque, con i colleghi dell’Unità decidemmo di stampare quella pagina au- gurale su una lastra di zinco de- bitamente incorniciata a impe- rituro ricordo e di apporvi gli autografi di tutti i giornalisti e lavoratori del quotidiano fon- dato da Antonio Gramsci e di cui l’autorevole dirigente co- munista era stato una firma ap- prezzata. Poi, presi dall’entu- siasmo, chiedemmo al portavo- ce Pasquale Cascella di poter consegnare direttamente nelle mani del nuovo capo dello Sta- to il prezioso oggetto. Cortese, Cascella mi assicurò che si sa- rebbe fatto latore della richie- sta. segue a pagina 18 Dopo gli osanna del primo giorno, tutti i partiti (tranne Monti e mezzo Pd) fanno a gara a dissociarsi dalla trovata del Colle. Alla fine il Presidente è costretto a precisare: “È un’iniziativa informale e limitata nei tempi”. Oggi i due gruppi si riuniscono senza nemmeno uno straccio di presentazione Santanchè e Biancofiore contro “ Quelli che il calcio ” che osa parodiare la Pascale, la fidanzata di B. Finalmente qualcuno che si occupa dei veri problemi del Paese Foto di Aldrovandi, Giova- nardi: “Non è sangue, è un cu- scino”. Sicuro: e quel ticchettio sull’Italicus era una sveglia » www.spinoza.it LA CATTIVERIA Due lettere anonime molto circostanziate annunciano un attentato, su ordine di Messina Denaro, al pm di Palermo che sta processando il generale Mori e i protagonisti della trattativa Stato-mafia, ed è anche nel mirino del Csm. Raddoppiata la scorta Lo Bianco e Rizza » pag. 9 P er l’autogoverno dei magistrati, esercitato dal Csm, lo Stato mette a disposizione ben 35 milioni. Amministrati sotto il controllo della Corte dei conti e di tre revisori esterni, i conti del Csm sono quasi introvabili. Giusto qualche in- dizio nella Gazzetta Ufficiale, dove è pubblicato il rendiconto di ogni anno. Un documento di poche paginette, lontano parente di un bilancio vero e proprio. Crepaldi » pag. 8 L’INTERVISTA Aldo Nove: “Il pregiudizio su Mia Martini non muore mai” “Gli amici romani del boss vogliono uccidere Di Matteo” Il pm di Palermo, Nino Di Matteo LaPresse » ESCALATION MILITARE Ora le due Coree si minacciano e preparano le armi Gramaglia, Zunini » pag. 13 VITO CRIMI (M5S) “Un nome da premier? Nessuno ce l’ha chiesto” Zanca » pag. 6 LA GRECISTA Cantarella: “I 5Stelle si leggano Aristotele” Caporale » pag. 7 SINDROME PD Dal fratello ai vicini: “Bersani ora lascia stare” Liuzzi » pag. 7 IL DOSSIER I conti folli del Csm: 35 milioni di spese e bilancio “criptato” LE STORIE “Noi, senza lavoro grazie al miracolo Fornero” Franco e Portanova » pag. 5 Lillo, Perniconi, Mackinson e Massari » pag. 2 - 3 ANCHE NAPOLITANO SCARICA I 10 SAGGI DELLO SCANDALO Pagani » pag. 14 y(7HC0D7*KSTKKQ( +%!z!&!z!$

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Martedì 2 aprile 2 01 3 – Anno 5 – n° 90 € 1,20 – Arretrati: € 2 ,0 0

Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)

tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

10 uomini sulla cassa del morto

di Marco Travaglio

Molti lettori ci scrivono sconfortati: “Dav-vero non c’è più nulla da fare? Dobbiamo

già riporre le speranze di un rinnovamento del-la politica scaturite un mese e mezzo fa dalleurne?”. La risposta, a nostro modesto avviso, èno: la partita è tutt’altro che chiusa. Anzi l’ideageniale di Napolitano di consegnare il futurodel Paese a dieci avanzi del passato, tutti maschie tutti vecchi (non tanto per età, ma per per-manenza sulle poltrone dell’establishment),magari nella speranza che da quella specie diossario escano il nuovo premier e il nuovo capodello Stato, paradossalmente la riapre.Dopo il risultato scioccante del voto, era ine-vitabile che il primo giro di consultazioni an-dasse a vuoto. Bersani aveva promesso di go-vernare con Monti contro “i due populismi diGrillo e Berlusconi”: più che una promessa, unaminaccia, che infatti ha messo in fuga milionidi elettori. B. aveva promesso di sgominare tut-ti gli altri: i “comunisti” di Bersani, gli “sfa-scisti” di Grillo e il “Trio Sciagura” Monti-Ca-sini-Fini. Grillo aveva promesso di spazzare via“Pdl, Pdmenoelle e Rigor Montis”. Hanno pre-so ciascuno meno di un terzo dei voti. L’ideache un governo guidato o indicato da Bersani,da B. o da Grillo potesse avere la maggioranzaera una follia. Perciò l’esplorazione di Bersaniera votata, fin dall’inizio, alla disfatta: l’avevanocapito tutti, tranne Bersani. Che in un paeseserio, dopo aver perso 10 punti in un mesetirando in tribuna un rigore a porta vuota, nonavrebbe preteso di fare il premier: si sarebbedimesso. Venerdì si temeva che, dopo l’autogoldei 5Stelle, saliti sul Colle senza uno straccio dinome e di proposta concreta, si passasse di-rettamente all’inciucissimo variamente addob-bato. Per fortuna, grazie al no risoluto di Ber-sani al governissimo con B. (e di questo va datoatto e merito al segretario findus del Pd), non èstato così. L’arrivo dei dieci uomini sulla cassadel morto, come nei film dei pirati, riapre tuttii giochi.La Smorta Decina non combinerà un bel nulla,come tutte le bicamerali e bicameraline degliultimi vent’anni. E ci accompagnerà dolcemen-te all’elezione del nuovo Presidente, che dovràriprendere le consultazioni per mettere in piediun governo. Che dipenderà molto dal nuovoPresidente e da chi l’avrà eletto. Reggerà l’in-tenzione del Pd di concordare un nome nuovo,fuori dai partiti, insieme ai 5Stelle? E soprat-tutto: i 5Stelle decideranno finalmente di gio-care le carte che hanno in mano (e non sonopoche), o continueranno a fare da spettatori?Giocarsi le proprie carte non significa né spor-carsi le mani né fare inciuci. Significa fare po-litica coerentemente con le attese degli elettori.Che, riguardo a M5S, non vogliono dare cam-biali in bianco ai partiti. Ma neppure di ri-nunciare a influenzare la politica ogni volta chesi può. Siccome il requisito indicato da Grilloper la scelta online del candidato Presidentenelle “Quirinarie” è l’estraneità alle vecchiepoltrone, esistono personalità degnissime cherispondono a quell’identikit e possono piacereanche agli elettori del Pd. Il Pd, lo sappiamo,sarà tentato di mandare al Quirinale le solitemuffe, da Amato a D’Alema a Marini. Ma po-trebbe esserne dissuaso da una rivolta della ba-se, se i grilli avanzassero candidature più au-torevoli (non ci vuole molto).Dopodiché, quando ripartiranno le consulta-zioni, potrebbero finalmente proporre al nuo-vo Presidente un nome analogo e sfidare allostesso modo il Pd su alcune proposte che fannoparte del loro programma, ma che non dispiac-ciono agli elettori progressisti. A quel punto ilcerino, dalle mani di Grillo, passerebbe in quel-le di Bersani (o chi per lui): se le boccerà, con-fermerà che il dialogo con M5S era un bluff e siassumerà la responsabilità di aver perso (e fattoperdere agli italiani) un’occasione d’oro; se ac-cetterà, avremo un governo che ci sogniamo dachissà quanti anni.

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LA VENDETTADI KIM IL GIORGIOdi Antonio Padellaro

Nel maggio del 2006 l’Unità

decise di celebrare l’ascesadi Giorgio Napolitano al Qui-rinale con il titolo ”BuongiornoPresidente”, che a me parvemolto bello e augurale, ancheperché all’epoca ero io a dirige-re il giornale. Col senno di poi,forse avrei dovuto moderarel’entusiasmo. Del resto, pochesettimane prima, nella notte deifamosi ventiquattromila voti discarto fra l’Unione di Prodi e ladestra, ne avevo combinataun’altra, sparando a tutta primapagina: “Berlusconi Addio”, e siè visto poi come è finita.Anche se altri titoli mi sono riu-sciti meglio, a quel ricordogiornalistico di sette anni fa èlegato un episodio che, seppurminimo, aiuta a decifrare il per-sonaggio Napolitano alla luceanche dei suoi ultimi atti di im-perio che qualcuno paragona aun golpe bianco. Dunque, con icolleghi dell’Unità decidemmodi stampare quella pagina au-gurale su una lastra di zinco de-bitamente incorniciata a impe-rituro ricordo e di apporvi gliautografi di tutti i giornalisti elavoratori del quotidiano fon-dato da Antonio Gramsci e dicui l’autorevole dirigente co-munista era stato una firma ap-prezzata. Poi, presi dall’entu -siasmo, chiedemmo al portavo-ce Pasquale Cascella di poterconsegnare direttamente nellemani del nuovo capo dello Sta-to il prezioso oggetto. Cortese,Cascella mi assicurò che si sa-rebbe fatto latore della richie-sta.

segue a pagina 18

Dopo gli osanna delprimo giorno, tuttii partiti (tranneMonti e mezzo Pd)fanno a garaa dissociarsi dalla

trovata del Colle. Alla fineil Presidente è costrettoa precisare: “È un’i n i z i at iv ainformale e limitata neitempi”. Oggi i due gruppisi riuniscono senza nemmenouno straccio di presentazione

Santanchè e Biancofiore contro “Quelli che il calcio”che osa parodiare la Pascale,la fidanzata di B. Finalmente qualcuno che si occupa dei veri problemi del Paese

Foto di Aldrovandi, Giova-nardi: “Non è sangue, è un cu-scino”. Sicuro: e quel ticchettiosull’Italicus era una sveglia

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LA CATTIVERIA

Due lettere anonime molto circostanziate annunciano un attentato, su ordine di Messina

Denaro, al pm di Palermo che sta processando il generale Mori e i protagonisti della trattativa

Stato-mafia, ed è anche nel mirino del Csm. Raddoppiata la scorta Lo Bianco e Rizza » pag. 9

Per l’autogoverno dei magistrati, esercitatodal Csm, lo Stato mette a disposizione ben 35

milioni. Amministrati sotto il controllo dellaCorte dei conti e di tre revisori esterni, i conti delCsm sono quasi introvabili. Giusto qualche in-dizio nella Gazzetta Ufficiale, dove è pubblicato ilrendiconto di ogni anno. Un documento di pochepaginette, lontano parente di un bilancio vero eproprio. Crepaldi » pag. 8

L’I N T E RV I STA

Aldo Nove:“Il pregiudiziosu Mia Martininon muore mai”

“Gli amici romanidel boss voglionouccidere Di Matteo”

Il pm di Palermo, Nino Di Matteo La Pre ss e

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Ora le due Coreesi minaccianoe preparano le armi

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VITO CRIMI (M5S)

“Un nomeda premier?Nessuno cel’ha chiesto”

Zanca » pag. 6

LA GRECISTA

Cantarella:“I 5Stellesi legganoAr istotele”

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SINDROME PD

Dal fratelloai vicini:“Bersani oralascia stare”

Liuzzi » pag. 7

IL DOSSIER

I conti folli del Csm:35 milioni di spesee bilancio “cr iptato”

LE STORIE

“Noi, senzalavoro grazieal miracoloFo r n e r o ”Franco e Portanova » pag. 5

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