PrimaPagina febb. 2014

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SE CI CREDI CI INVESTI secondo Tiziana Di Sante TITOLO V e la riforma che ancora non c’è T TI IT TO OL LO O V V

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mensile per Teramo e provincia www.primapaginaweb.it

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SE CI CREDI CI INVESTI secondo Tiziana Di Sante

TITOLO Ve la riformache ancoranon c’è

TTIITTOOLLOO VV

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Lunga vita a L’Araldodi Agela Cacciatore10

TeramoTeramo COMPLEANNO IMPORTANTE PER IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI TERAMO

Contatti:[email protected]/fax 0861. 221974

44 Febbraio 2014

16[RI]COSTRUIRE si può?Non sembra essere, la città dell’Aquila, l’unico suolo di questa regione da ricostruire. Dalla cima del Gran Sasso al mare

sono tante le cose hanno bisogno di un completo restyling. Ricostruire o costruire?

46 Se mio figlio...di Nicola Paolo Rossetti

39 “Giocati dal Gioco”di Daniele La Licata

Mira [email protected]

Enrico [email protected]

Via V. Pilotti - TeramoTel & Fax . 0861. [email protected]

Daniela Palantrani

Nicola Arletti

di Carlo Di Patrizio

cell. 328.9727441

Clementina BerardoccoArianna BracaAngela CacciatoreOttavio CaporaliMichele CilibertiAdele Di FeliciantonioLaura Di PaolantonioAngela FoscoMaria Paola IannellaDaniele La LicataAntonella LorenziMilena MiloneDaniela PalantraniGiada PanettiAlberto PiccininiAnna PiersantiAnnamaria PonzianiFabrizio PrimoliGianfranco PucaNicola Paolo RossettiEnnio SalvatoriChiara SantarelliPiero Serroni

n. 605 del 14.07.09n. 200812281-5651

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In copertina: “Emancipazione o Emulazione?”

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n. 44 anno 5 - febbraio 2014

Una Scuola Amica...di Clementina Berardocco 30

SocialeSociale DIDATTICA E INIZIATIVE PER I RAGAZZI

34 Interprete di emozioni...di Adele Di Feliciantonio

41 Denti belli subitodi Paolo Rasicci

OmnibusTITOLO V la riforma...26

La Regione non paga e i sindaci teramani...di Antonella Lorenzi 12

AbruzzoAbruzzo POLITICA, REGIONE E COMUNI

42 Il gatto e i boli di...di Piero Serroni e Arianna Braca

IMPRESA ASSOCIATA

Iscritto a:UNIONE STAMPAPERIODICA ITALIANA

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recenti fatti che in questa città hanno avu-to come protagonisti i locali dell’ex OVS e alcuni manifestanti, danno occasione an-che a me per dire due parole su quanto accaduto, ora che le forze dell’ordine e la magistratura hanno provveduto a liberare

gli spazi indebitamente occupati.Chi mi conosce sa che sul tema del Teatro Co-munale il sottoscritto non ha mai mancato di esprimere la propria opinione, senz’altro an-che un po’ nostalgica, ricordando storia e fasti di quel vecchio, bellissimo edifi cio, progettato da Nicola Mezucelli, sul quale ho anche avuto modo di scrivere tempo fa. Ragion per cui non posso certo essere accusato di avere scarsa sensibilità sull’argomento. Ho trovato tutta-via stridente e forse anche un po’ fuori luogo l’accostamento dei termini «bellezza» o «cul-tura» alle saracinesche danneggiate dei locali dell’OVS, alle forti parole, non sempre elegan-ti, di coloro che si sono autodefi niti «cittadini illustri», alle condizioni in cui è stato ridotto l’immobile occupato, al concetto stesso di oc-cupazione, a quanto avvenuto questa mattina presso il Municipio. Non è questa, a mio pare-re, la bellezza. Né è questa la cultura.Occupare abusivamente uno spazio altrui, sia esso pubblico o privato, è un reato. E un reato non è meno grave qualora venga commesso in nome della cultura. La cultura non può e non deve essere considerata alla stregua di un paravento utile per darsi una sorta di legittimazione a posteriori di quanto è stato commesso in spregio della legge. Anche io, nel

mio piccolo, ho fatto cultura in questa Città. Probabilmente in maniera meno eclatante, meno effi cace, meno visibile e forse anche meno utile di quanto è stato fatto da coloro che si defi niscono «cittadini illustri» e che oggi reclamano con prepotenza spazi da destinare alla cultura. Però l’ho sempre fatto chiedendo il permesso a chi di dovere, pagando le dovute tasse e rispettando termini e condizioni che le norme mi hanno imposto. E così hanno fatto, e continuano a fare, le tan-te associazioni e i tanti artisti che operano in questa città, fornendo il proprio contributo in maniera lecita e con il cappello in mano. Se ciò che è avvenuto nei locali dell’OVS, se quelle parole offensive, se quelle azioni, quelle sfi de all’autorità, quelle gesta arroganti portate fi n dentro il Municipio rappresentano il modello di cultura che dev’essere proposto a Teramo, io per primo lo rifi uto. Perché non è questo il mio ideale, né il mio modo di procedere. La cultura non è monopolio degli artisti o dei sedicenti tali. L’estetica, la bellezza, il giudizio etico su di essa, ciò che deve o non deve piacere al pubblico non sono esclusiva spettanza di chi produce arte. L’artista propone, produce, crea. Chi fruisce di questo prodotto è il pubblico, che non è oggetto, né pertinenza, né appendice dell’artista. E che conserva, pertanto, il proprio giudizio e il proprio metro di valutazione. Per questa ragione, a mio modo di vedere, la cultura non deve mai prescindere dal suo più diretto attri-buto: l’umiltà. Se si vuole far cultura, e la si vuol

fare davvero, si agisce in maniera rispettosa. Si opera senza clamori. Si crea senza autolodar-si. E si chiede il permesso, bussando alla porta, per entrare in casa d’altri o per utilizzare cose che non sono proprie. Chi ha seguìto le vicen-de d’attualità sa che io stesso non ho rispar-miato qualche critica all’operato delle nostre Amministrazioni su tali problematiche. E sono certo che in passato poteva essere fatto di più e magari anche meglio. Però è altrettanto innegabile che la situazione disastrosa in cui versano le casse di tutti i Comuni, in questo nostro Paese, ha rappresentato un fortissimo vincolo che, di fatto, ha fi nito per mortifi care ogni ulteriore iniziativa dei nostri amministra-tori in campo culturale. E questo solo uno sprovveduto potrebbe ne-garlo. Ma Teramo non è soltanto assenza di idee, di progetti o di eventi. I talenti, e que-sta Città ringraziando Iddio ne ha tanti, sono visibili, per chi ha occhi puliti per ammirarli. Operano incessantemente, senza magari il clamore dell’OVS e senza la presenza di Poli-zia e Carabinieri a tutela dell’ordine pubblico. Quasi fossero un corollario stesso delle inizia-tive culturali.A Natale il sottoscritto e altri colleghi del co-mitato Castello Aperto abbiamo regalato a questa Città, a nostre spese, l’illuminazione del Castello Della Monica. Evento mai realiz-zato prima a Teramo. E l’abbiamo fatto senza clamori, senza pretendere, senza defi nirci «il-lustri». Da perfetti e anonimi sconosciuti quali siamo. E abbiamo acceso quel complesso mo-numentale non meritando, né chiedendo pri-me pagine, interviste, edizioni speciali o spazi riservati. Senza gridare, senza telecamere e senza striscioni. Ma sottoponendo la nostra realizzazione al giudizio dei teramani, perché a loro e solo a loro l’arte dev’essere rivolta. Questo è fare cultura, a mio modo di vedere. L’autoreferenzialità non può avere cittadinan-za in questo settore. Anche nel piccolo si può fare del bene. Anche nel silenzio, nell’umiltà e lontano da slogan o occupazioni si può pro-durre arte. Le associazioni e i tanti artisti che lavorano in silenzio, pagando i dovuti tributi e chiedendo le prescritte autorizzazioni non sono meno validi di altri. Rispettare la legge e le persone, mettendo da parte toni e modi da stadio, non rende meno pregevole l’arte. La cultura non ha bisogno di urlare, né di viola-re le leggi, né di pretendere le prime pagine. Ha bisogno soltanto di occhi che guardino e di orecchie che ascoltino. Il cuore lo si conquista così.Fabrizio Primoli

PubblichiamoRiceviamo &...

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di Mira Carpineta Editoriale

a Programmazione Neuro-Linguistica è una tecnica di co-municazione studiata, elaborata e applicata per comunicare in modo effi cace. Già, ma per chi? Per chi porta a casa il risultato,

ovviamente. Così da quando è scoppiata la”moda” della PNL assistiamo a virtuosi-smi linguistici che producono uno spreco biblico di parole, scritte o parlate che dico-no tutto e il contrario di tutto. Ad esempio Renzi: che ripete incessantemente il suo appoggio al governo Letta e poi altrettanto incessantemente minaccia la sua sopravvi-venza. La stessa parola a volte può essere usata a supporto di tesi diametricalmen-te opposte. Questo è il caso dei “grillini” che accusano la Boldrini di attentato alla

democrazia e poi usano l’ostruzionismo estremo (per usare un eufemismo) per im-pedirne appunto l’attuazione. Poi ci sono i giudici, che se indagano troppo “puntual-mente” sono politicizzati, se invece non indagano, sono “distratti” (sempre eufemi-sticamente).Così abbiamo imparato che dietro ogni parola c’è un mondo di opzioni e di inter-pretazioni e ognuno si sceglie la versione più effi cace (per sé, naturalmente) e si con-clude con un “ma io lo avevo detto”. Ora ci aspettiamo che Casini, dopo aver deciso, per l’ennesima volta, da che parte stare, ci spieghi in che modo e in che occasione ci aveva preannunziato il suo ritorno tra “le braccia” della destra(leggi Berlusconi), am-messo che le avesse mai abbandonate.

PAROLEDOUBLE FACE

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sempre stato diffi cile per le donne scrivere di se stesse, dei loro pro-blemi, della loro storia invisibile e sottaciuta. In questa epoca le diffi -coltà si sono addirittura moltiplicate perché il mondo femminile convin-

to, a torto, di aver ottenuto la tanto agogna-ta emancipazione,spesso rifi uta di prendere visione di tutto il cammino che ancora si deve percorrere affi nché la evidente, duratu-ra minorità del suo genere lasci il posto ad una società dove anche alle donne vengano riconosciuti diritti, capacità, potere decisio-nale, indipendenza, giustizia, e così via. D’altra parte il mondo maschile, tranne alcune ov-vie eccezioni, continua a vedere gli sforzi del presunto secondo sesso alla stregua di eser-cizi inutili, fastidiosi, pretestuosi ed estranei a tutto ciò che realmente conta nel mondo. In realtà, i cambiamenti relativi alle conquiste so-ciali delle donne sono davvero poca cosa, la rifl essione nasce dal fatto che il progresso ha coinvolto ogni ambito del vivere della specie

EMANCIPAZIONE

O EMULAZIONE?La “vittoria di Pirro” delle

(pseudo) pari opportunità

di Milena Milone psicologa

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umana, dunque è evidente che anche il com-portamento del mondo femminile, statico per millenni, abbia avuto, a sua volta una certa ac-celerazione, ma il divario tra il potere del ma-schio e quello della femmina è sempre uguale, se non è addirittura aumentato. Il concetto di emancipazione della donna ha confuso le idee a molti. Si emancipano coloro che sono minori o soggetti ad altri: la maggiore età emancipa i ragazzi,oppure emancipa gli schiavi che evol-vono da uno stato di servitù ad uno di libertà e questi passaggi hanno la caratteristica di ar-ricchire colui che ne benefi cia, ma la donna, la cui presunta inferiorità è puramente culturale , nel processo di emancipazione, dovrebbe

cancellare ogni sua valenza per tentare di ab-bracciare in toto mentalità e cultura maschili ottenendo così la classica vittoria di Pirro. Tale cambiamento non può defi nirsi migliorati-vo dei vissuti femminili e i risultati di questo processo sono già evidenti giacché non esiste donna detentrice di un potere signifi cativo che si adoperi seriamente per alleggerire i disagi sofferti da chi appartiene al suo stesso genere. Dall’istituto delle “pari opportunità” ovviamente gestito da donne, per esempio, ci si aspetterebbe di ricevere solidarietà di ge-nere, risoluzioni certe ai vari stati di diffi coltà nei quali molte donne si dibattono, ma ciò non succede e la ragione sta nel fatto che chi detie-ne il potere è maschio oppure ne fa le veci. La cultura dominante, il mito lo conferma, si basa da sempre, attraverso le guerre, sulla conqui-sta del territorio altrui e sull’accaparramento di beni materiali, due costanti che conducono ad un solo vertice: il potere. La società uma-na, dunque, in ogni epoca e latitudine è stata ed è di matrice fallocratica. Si può forse dire che le femmine emulando il comportamento maschile otterrebbero una sorta di emanci-pazione? Esse, invece, si avviano a perdere le preziose ed insostituibili valenze del loro ses-so e senza accorgersene rischiano di diventa-re davvero seconde rispetto a coloro che non hanno ragioni per defi nirsi primi.

l divario tra il potere del maschio e quello della femmina è sempre uguale, se non è addirittura aumentato

a sempre, come ha rimarcato Pirandello, le verità sono tan-te quante sono gli osservatori. Ognuno ha una prospettiva e vede una parte di verità. Esi-ste la verità in assoluto? Esiste

un’unica versione di dignità? Per defi nizione la dignità è “la condizione di nobiltà onto-logica e morale in cui l’uomo è posto dalla sua natura umana, e insieme il rispetto che per tale condizione gli è dovuto e che egli deve a sé stesso. La dignità piena e non gra-duabile di ogni essere umano, ossia il valore che ogni uomo possiede per il semplice fat-to di essere uomo e di esistere è ciò che qualifi ca la persona, individuo unico e irri-petibile. Il valore dell’esistenza individuale è dunque l’autentico fondamento della dignità umana”. Secondo Tommaso d’Aquino, quindi secondo la concezione cristiana, la dignità dell’essere umano sta nel suo essere creato a immagine e somiglianza di Dio e nella sua capacità di fare le proprie scelte in continua tensione etica verso Dio. Per I. Kant, invece, risiede nel suo essere ra-zionale e capace di vita morale, così da agire sempre “in modo da trattare l’uomo, così in te come negli altri, sempre anche come fi ne e mai solo come mezzo”. La costante del-le diverse defi nizioni, cristiane o pagane, sta nella coerenza. Non sta a noi giudicare, ma per assurdo ed

estrema esemplifi cazione ha più dignità una “donna di strada” che ammette di esercita-re il mestiere più antico del mondo anziché i nostri politici che si “prostituiscono” al potere, al denaro ma poi, quotidianamente, rivendicano rispetto e restituzione della di-gnità. E’ legittimo scegliere di diventare un personaggio pubblico, candidarsi alle ele-zioni, di ogni livello, ma poi bisogna accetta-

re le implicazioni che comporta l’essere un personaggio pubblico, ancor più se trattasi di posizione di vertice. Ma dichiarare di esse-re diversi e voler cambiare il sistema, e poi lasciarsi travolgere senza ammettere i propri errori che senso ha? Si, forse è solo retori-ca o semplice banalità. Un classico per noi Italiani. In ogni altra parte del mondo quando “scoppia uno scandalo” ci si dimette e poi si chiarisce; da noi si grida “al lupo al lupo” e ci si tiene stretta la poltrona. Del resto Ber-lusconi docet.

L’altro Punto di vista

DIGNITÀ E COERENZA

ILLUSTRI SCONOSCIUTE

di Daniela Palantrani

Non sta a noi giudicare, ma per assurdo ed estrema esemplificazione ha più dignità....

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mprenditrice di seconda generazione, ha usato “un’importante chiave di accesso” (sono le sue parole) ad un mondo ancora caratterizzato da un’egemonia maschile soprattutto nel nostro territorio, per stu-diare, e sviluppare le risorse dell’imprendi-

torialità femminile. Il suo motto è “se ci credi, ci investi” e Tiziana Di Sante crede fortemente nel valore della famiglia e della cultura. Pre-sidente del Comitato per la promozione dell’Imprenditoria Femminile della Camera di Commercio di Teramo , ha ricevuto (insie-me ai fratelli Marcello e Attilio-ndr),lo scorso mese di dicembre, il Premio “Fedeltà al lavo-ro e al Progresso economico” proprio dalla

Camera Di Commercio di Teramo. Condivi-de con i suoi fratelli la gestione della storica azienda di famiglia ma trova nella sua storia “ tante situazioni che oggi sono oggetto di studi

da parte di psicologi e economisti”. Quali? “Molto spesso – esordisce - le donne im-prenditrici sono fi glie di imprenditori e questo

ha costituito una chiave di accesso molto im-portante. Studi universitari hanno dimostrato che, soprattutto nel recente passato, i fi gli ma-schi, destinati a guidare le imprese familiari, ve-nivano mandati a studiare economia in scuole prestigiose o all’estero, ma poi non tornavano a casa, perché le piccole imprese che avevano lasciato, non erano paragonabili al mondo che avevano conosciuto e quindi erano le fi glie, rimaste, e magari semplicemente diplomate, ad ereditare la gestione dell’azienda di famiglia. Questa familiarità , il respirare l’aria dell’azien-da, ha fatto si che molte competenze passas-sero in modo naturale, così come gli orari di lavoro, che diventano abitudini per tutto il nu-

SE CI CREDICI INVESTI

Famiglia, cultura e regole chiare, le sfide da superare secondo Tiziana Di Sante

di Mira Carpineta

Non sarà facile rimettere ordine e ci vorrà qualche anno...

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cleo familiare, e la famiglia si modella su quegli orari”. Il tempo infatti è un argomento impor-tante. Dati del 2009, sull’imprenditorialità fem-minile dimostrano che alla domanda <come mai ha scelto di diventare imprenditrice>, la maggior parte delle intervistate ha dichiarato che ciò è stato possibile solo con il sostegno della famiglia”. E’ la famiglia, secondo Tiziana, il cardine, il punto focale dove molte dinamiche economiche e sociali si sviluppano ed evolvo-no, Per questo è di vitale importanza che gli sia data l’attenzione e il supporto che necessita e merita. Ma c’è uno stile femminile di fare impresa? “Da questo stesso studio è emerso che le imprenditrici sono molto più aperte alla delega e alla trasmissione dei sape-ri, sono empatiche, portate a comporre i disa-gi e i contrasti, all’ascolto, attente all’ambiente e si identifi cano molto con l’impresa, il volto di un impresa coincide con quello della sua titolare. La capacità di trasmettere le compe-tenze è di grande utilità nel mondo dell’eco-nomia perché “alleva “altre imprenditrici, vuoi perché si pensa che se domani <non posso essere in azienda ci deve essere qualcun altro che la manda avanti> e anche per l’innata vo-cazione all’educazione dei fi gli”. In effetti, la micro imprenditorialità femminile ha costituito un importante elemento, in questi anni di crisi, per la sopravviven-za e il sostentamento delle famiglie e di fatto ha sorretto l’economia perché molte donne si sono reinventate dei lavori manuali, artigianali concilian-do esigenza e creatività. “La capacità di reinventarsi non è solo nella micro impresa – continua Tiziana- Dopo il crollo della borsa in America, un’indagine di psicologi del lavoro ha evidenziato che nelle aziende in cui i ruoli di dirigenza erano affi dati sia a uomini che a donne, l’impatto del crollo era stato meno violento. In virtù di uno stile imprenditoriale più prudente. Questi studi hanno dimostrato che le donne sono meno portate al rischio e questo per un fatto essenzialmente culturale: tradizionalmente, infatti i destini economici di una famiglia diffi cilmente sono affi dati a una donna , quindi la prudenza femminile ha mi-tigato la spinta “testosteronica” e portato a fare scelte più equilibrate e prudenti. Non si tratta semplicisticamente di “cacciare gli uomini per far posto alle donne”, quanto di utilizzare al meglio le rispettive risorse. Oggi infatti in molte aziende si comincia a parlare di “matrimoni d’uffi cio”, cioè mettere insieme impiegati di entrambi i sessi affi nchè si creino equilibri e interazioni che giovano al lavoro”. Questi principi sono applicabili a Tera-mo, nella nostra economia locale? “Pen-so di sì, nel momento in cui si fa spazio alla cul-

tura: non c’è rivoluzione politica o economica che non nasca dalla famiglia o dalla scuola”. Non trova che Teramo, invece, stia at-traversando un periodo di scarsa at-tenzione alla cultura? “Trovo che l’Italia, il mondo intero, stia attraversando un momen-to culturalmente molto diffi cile, ma penso anche che il primo dovere ce l’abbiamo noi adulti, come educatori, genitori e insegnanti, nella misura in cui trasmettiamo ai nostri fi gli che il sapere è la ricchezza più grande e che nessuno può rubarcelo. Forse la fragilità di tanti giovani dipende pro-prio dalla mancanza di queste conoscenze”. È fi nita secondo lei l’epoca della fi nanza creativa? Non sarà facile rimettere ordine e ci vorrà qualche anno prima che gli effetti

di questa crisi si esauriscano, ma spero che la lezione sia stata appresa. Per fare impresa in modo sano è necessario che le regole siano semplici e trasparenti, rigide ma chiare per tutti. Oggi è molto diffi cile , sono talmente tante che c’è persino la normativa che spiega la normativa . Bisogna ricominciare a lavorare sul concetto di legalità, perché forse ne abbiamo perso il senso, a volte si commette illegalità senza averne percezione. Per questo è impor-tante la conoscenza, la cultura, il rispetto, le opportunità. Il nucleo fondante della società rimane la famiglia. Se la famiglia è sana anche la società lo è. Non è suffi ciente dire <lo voglio> è necessario che sia supportata, sostenuta. E se si crede in qualcosa bisogna investirci”.

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PrimaPagina 44 - Febbraio 201410

isale all’11 ottobre 2013 la notizia che la crisi del settore editoriale ha colpito anche l’Araldo Abruzzese, che è prossimo a compiere 110 anni. La crisi dovuta alla riduzione della vendita

degli spazi pubblicitari e ai diminuiti introiti derivanti dagli abbonamenti, ha portato il giornale a rivedere il Piano editoriale, interrompendo il rapporto con le due dipendenti. Clamorose anche le dimissioni del direttore Gino Mecca, che però - ha tenuto a precisare- non sono state dettate dalla crisi ma da necessità personali. Tutto ciò ha portato a parlare di chiusura defi nitiva del settimanale. Ma così non è stato perché

è del 13 ottobre 2013 la notizia che dal mese di novembre successivo sarebbero riprese le pubblicazioni con l’arrivo di un nuovo direttore, nella persona di Salvatore

Coccia, che collabora col settimanale della Curia dal 1974.Dott. Coccia adesso che c’è lei alla guida dell’Araldo come proseguirà il percorso intrapreso dal suo predecessore?Certamente il percorso si presenta accidentato perché le diffi coltà, in particolar modo di carattere economico, sono state tante e tuttora permangono, infatti il giornale da novembre ha ripreso le pubblicazioni ma con otto pagine e non più sedici e la struttura dei collaboratori è fatta interamente di volontari. Tutto ciò perchè il numero degli abbonati è sceso e i costi della carta stampata sono aumentati. Abbiamo ripreso perché sostenuti da un consenso unanime, considerato il carattere storico della testata, che quest’anno

Dico spesso ai miei collaboratori che dobbiamo incentivare, attraverso la notizia, la riflessione, affinché ciascun lettore possa essere libero nelle scelte

LUNGA VITAA L’ARALDO

di Angela Cacciatore

rande appuntamento per

celebrare i 70 anni del CSI

(Centro Sportivo Italiano). Il

Santo Padre, Papa France-

sco, in Piazza San Pietro a

Roma accoglierà il 7 Giugno

prossimo tutte le società sportive affi-

liate e non in un incontro che si prean-

nuncia evento sportivo dell’anno. L’op-

portunità è data dal Comitato Regionale

del CSI che, grazie alla collaborazione

dei Comitati Territoriali, coordinerà la

visita delle società della regione. Sarà

un momento di grande partecipazione

e gioia da dividere con il Pontefice. Le

società interessate potranno usufrui-

re di pullman messi a disposizione dal

Comitato Regionale del CSI che parti-

ranno da ogni territorio della Regione.

Per sopperire alle spese organizzative, è

stato stabilito un contributo a persona

di 25,00 euro che comprende anche la

consegna di gadget a ciascun parteci-

pante. Le prenotazioni, dei gruppi o dei

singoli atleti, potranno essere effettua-

te attraverso un’area accessibile sul sito

istituzionale www.csiabruzzo.it fino al

raggiungimento dei posti disponibili.

Il CSI invita tutti gli sportivi a prendere

parte all’evento del 7 Giugno per non

mancare all’appuntamento più impor-

tante dell’anno.

C.S.I. compleanno con

PAPA FRANCESCO

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11PrimaPagina 44 - Febbraio 2014

compie 110 anni, e rappresenta per me un vincolo morale la prosecuzione dell’attività. Nonostante diversi altri impegni da portare avanti gli dedico tutto il tempo possibile.Ma l’incarico che lei svolge ha carattere di volontariato?Sì, perché l’Araldo non è una testata come tante altre, ma si qualifi ca con una sua specifi ca identità cattolica e diocesana. Questo non signifi ca che sia una testata esclusiva, anzi vuole essere il più possibile inclusiva ed inserirsi nel contesto sociale, dando informazione a pieno titolo. Il volontariato è un servizio che un cristiano deve svolgere e non c’è nulla di più gratifi cante del fare informazione, specialmente se la si svolge in maniera corretta. Quali sono gli obiettivi etici? Cerchiamo di qualifi care l’araldo non come il settimanale che dà le notizie sic et simpliciter. Dico spesso ai miei collaboratori che dobbiamo incentivare, attraverso la notizia, la rifl essione, affi nché ciascun lettore possa essere libero nelle scelte, che devono essere operate con spirito critico. Chiunque fa informazione esercita un certo condizionamento, noi cerchiamo di lasciare al lettore lo spazio di rifl essione che deve essere il presupposto di una scelta libera e responsabile. Oggi il problema più grande è che si sta andando verso l’omologazione delle coscienze che non aiuta la persona a crescere.Vi proponete da guida per il cristiano? Noi non ci proponiamo di guidare nessuno, ci rivolgiamo indistintamente a tutti quelli di buona volontà che credono nella crescita della persona umana e nella sua dignità. I nostri giornalisti devono avere questo obiettivo prioritario. Non è neanche immaginabile di calpestare una persona per mezzo della notizia o avere la presunzione di giudicare prima che lo facciano i tribunali. Vi ponete dunque in una posizione garantista?Non direi garantista ma piuttosto aperta.Nel vostro giornale curate una rubrica sul sociale? Sì, ci proponiamo di dare voce a chi non ha voce. Non del sociale genericamente inteso, ma curiamo delle tematiche in particolare: il mondo del lavoro, la famiglia, i portatori di handicap, i malati, i carcerati, ecc. Credo che sfogliando le copie da novembre ad oggi si può avere una chiara testimonianza di quello che abbiamo cercato di fare, pur con tutti i nostri limiti, perchè non ho a disposizione una squadra di giornalisti in redazione a cui affi dare specifi ci incarichi, come tutti gli altri giornali commerciali, ma

devo cercare di stimolare in qualche modo la collaborazione e di responsabilizzare il più possibile i miei giornalisti.E come pensate di trattare o avete trattato il tema della povertà, con particolare riferimento alla città di Teramo?Qualche settimana fa prendendo spunto dai dati della Caritas nazionale, abbiamo riportato anche i dati della Caritas diocesana e sono venute fuori delle realtà sconcertanti Ci

proponiamo di stimolare la politica a prendere coscienza e ad agire di conseguenza. La Caritas sembrerebbe l’unico punto di riferimento per i poveri e da sola non credo che ce la possa fare. Lei che ne pensa?Sì, si trova in forte diffi coltà, anche perché

la Caritas, come le altre associazioni di volontariato, vive dei contributi dei cittadini. Le istituzioni sembrano restare indifferenti. La politica dovrebbe agire ma non lo fa.E dell’inserimento di un reddito minimo garantito per le persone che si trovano in uno stato di oggettivo bisogno, che ne pensa?Credo che in un momento così drammatico il reddito minimo sia una soluzione, ma solo momentanea. Bisogna ricostruire un assetto che restituisca dignità alla persona. E la persona riacquista la dignità lavorando. Le prime domande che poniamo quando conosciamo qualcuno è il suo nome e che lavoro svolge. Quando ci viene risposto che non si svolge alcun lavoro o che si è perso il lavoro, vuol dire che la dignità di quella persona è stata calpestata.E voi parlerete di questo?È uno dei nostri obiettivi prioritari. Cerchiamo di evitare la notizia scoop, che è un’esclusiva del quotidiano. Il settimanale deve dare la notizia in quanto sotto la notizia è celato un problema e quando il problema è l’uomo e la sua dignità, diviene un problema universale. Una delle evidenze negative è che tante problematiche vengono sollevate, ma dopo un po’ la notizia muore e con essa la sensibilizzazione, che è il presupposto dell’azione.

Chiunque fa informazione esercita un certo condizionamento, noi cerchiamo di lasciare al lettore lo spazio di riflessione...

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PrimaPagina 44 - Febbraio 201412

di Antonella Lorenzi

olo grazie ad un’azione legale l’Ambito Sociale Tordino riu-scira’ ad ottenere dalla Regio-ne Abruzzo le somme parziali dovute per le annualita’ 2009-2010-2011. Ma rimangono an-

cora da incassare le somme per le annua-lita’ 2012-2013 che la Regione ancora non versa all’Ambito Sociale pur avendole rico-nosciute con delibere di copertura spesa conseguenti alla validazione dei progetti e dei piani presentati dallo stesso Ambito.” Noi protestiamo con energia per questo modo di fare – dicono all’unisono Gabrie-le Filipponi, sindaco facente funzione di Giulianova, Orazio Di Marcello e Mario Di Pietro, primi cittadini di Mosciano Sant’ Angelo e di Bellante - Per recuperare una parte delle ingenti somme di cui siamo

creditori, siamo stati costretti ad intentare un’azione legale. La Regione non sta ono-rando i propri impegni, e questo sta deter-minando una situazione di forte sofferenza per l’Ambito Sociale. Per pagare i fornitori e il personale delle cooperative, che sono centinaia e tirano avanti con stipendi dav-vero modesti, siamo arrivati alle anticipa-zioni di cassa. Ma evidentemente questa misura limite non puo’ essere suffi ciente. Alla Regione devono rendersi conto che e’ in gioco la dignita’ dei lavoratori e l’impor-tanza delle prestazioni erogate. Gli impe-gni, quando vengono presi, poi devono es-sere mantenuti. E’ nostro auspicio che non si debba ricorrere ad un decreto ingiuntivo per ottenere le somme per le annualita’ 2012-2013 che la Regione ci deve ancora” hanno dichiarato i sindaci all’unisono.

LA REGIONE NON PAGAE I SINDACI TERAMANI

FANNO CAUSA

irio Silvino, 38 anni, campione di sollevamento pesi ed ere-de dell’olimpionico Anselmo, era in sella a uno scooter che è fi nito contro un bus al Por-tuense. Si chiude così il mese

di gennaio, con un lutto per la polizia teramana e la pesistica italiana. Un tragico indicente stradale a Roma in cui perde la vita il poliziotto in servizio all’Autoparco della polizia di Stato fi glio dell’olimpionico della pesistica Anselmo, e fratello di Giulio, agente della squadra mo-bile di Teramo. Era in sella alla sua moto Honda 4 cilindri (del 1976) che poco dopo

la mezzanotte si è schiantato contro un autobus dell’Atac al Portuense. Europeo giovanile del sollevamento pesi, più volte sul podio a livello nazionale e nei meeting internazionali, Sirio Silvino aveva scelto la carriera in Polizia di Stato come il fratello maggiore Giulio.

L’ultimo saluto all’atleta poliziotto

Un tragico indicente stradale a Roma in cui perde la vita il poliziotto in servizio

di Antonella Lorenzi

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il professor Stefano Traini il nuo-vo preside di Scienze della Co-municazione. Allievo di Umberto Eco, sosti-tuisce il professor Luigi Burroni (trasferitosi ad altra università)

alla guida della facoltà teramana per i pros-simi tre anni accademici.Stefano Traini, già docente di Semiotica, è stato eletto quasi all’unanimità ( una sola scheda bianca. Professore associato di Semiotica alla Facoltà di Scienze della co-municazione dell’Università degli Studi di Teramo, vi insegna Semiotica e Semiotica e pubblicità. Si è laureato all’Università di Bologna, dove ha conseguito il dottorato di ricerca in Semiotica sotto la direzione di Umberto Eco.

Ha insegnato all’Università di Bologna, all’Università di Modena e Reggio Emilia, allo IULM di Milano e all’ISIA di Firenze. Ha partecipato a ricerche per enti pubblici e privati come la Fiat, la Fondazione Sigma-tau, Mediaset e la Rai. È membro del Collegio del Dottorato in Semiotica dell’Università degli Studi di Bologna. Ha pubblicato saggi e articoli di semiotica e sulla didattica della scrittura nonchè i volumi: “La connotazione”, “Le due vie della semiotica. Teorie strut-turali e interpretative”; “Semiotica della comunicazione pubblicitaria.Discorsi, marche, pratiche, consumi”; “Le basi della semiotica”.Attualmente la sua ricerca si concentra sugli aspetti teorici della metodologia semiotica

A Scienze della Comunicazione

l’allievo diUmberto Eco

di Angela Fosco

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rlando Dello Russo (68 anni) e Bruno Di Febbo (73 anni), la coppia gay più longeva d’Italia, residente a Pineto, in provincia di Tera-mo, si è fi nalmente sposata

dopo 49 anni di convivenza. Tutto il rito ha seguito il copione tra-dizionale con i testimoni di nozze, le fedi sul cuscinetto, gli addobbi fl oreali, i confetti di color arcobaleno, chierichetti, paggetti, incenso, musica ecclesiale, lan-cio di petali, e alla fi ne lo scambio di baci tra gli sposi.

La sala dell’albergo “Parco degli Ulivi” di Scerne è stata addobbata per l’occasione come una vera e propria chiesa con tan-to di altare e celebrante con i paramenti. E a celebrare c’era un prete: non un cattolico ma un sacerdote della Chiesa cattolica ecumenica, che si defi nisce in-dipendente dalla cattolica Romana ed è nata negli Stati Uniti a Santa Ana, Califor-nia nel 1987 e dal 2013 si è diffusa anche in Italia. Insomma, quasi tutto nella nor-ma, compresa la fatidica frase: “Io Bruno accolgo te Orlando come mio sposo e prometto di esserti fedele sempre…”

FINALMENTE SPOSI!

A Pineto il primomatrimonio gay d’Abruzzo

di Antonella Lorenzi

ra arrivato al Pronto Soccorso dell’ospedale di Teramo accu-sando alcuni dolori. Gli viene affi dato il codice Giallo e per circa 5 ore, un settantreenne ha atteso sulla barella di esse-

re sottoposto alle indagini mediche. Un paramedico che si era avvicinato pensan-do che dormisse scopre che in realtà era già deceduto. Due le inchieste aperte per accertare i fatti: quella della magistratura e della stessa ASL . «Ho disposto l’imme-diata verifi ca dei fatti, ora in corso - spiega il direttore generale della Asl di Teramo,

Paolo Rolleri - da parte del primario di pronto soccorso con il personale sanitario presente al momento dell’arrivo del pa-ziente e dopo il decesso. Se si dovessero verifi care anomalie legate a responsabili-ta’ o negligenze sara’ mia cura intervenire con decisione e senza esitazione. Il fatto che il medico di turno abbia chiesto lui stesso l’autopsia, dimostra che qualcosa di strano deve essere accaduto al paziente». L’autopsia e le eventuali altre perizie do-vrebbero chiarire la causa della morte e permettere di capire se e in che misura vi siano responsabilità dei sanitari.

di Angela Fosco

TERAMO

Muore al Pronto Soccorso dopo 5 ore di attesa

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on sembra essere, la città dell’Aquila, l’unico suolo di questa regione da ri-costruire. Dalla cima del Gran Sasso al mare sono tante le cose hanno biso-gno di un completo restyling. Ricostruire o costruire? Questo è il dilemma. Continuare a coprire “con una mano di bianco” continuando a “nascondere la polvere sotto il tappeto” oppure ideare un nuovo progetto, ripensare criteri, cambiare obiettivo e soprattutto cambiare i metodi usati fi nora?

Dall’edilizia alla politica, dall’economia alla cultura, l’Aquila diventa una metafora per rifl ettere su quello che si deve ricostruire o costruire ex novo in questa regione e non solo. Da quel 6 aprile del 2009 è passato tanto tempo, eppure la città è ancora ostaggio di impalcature e travi che sorreggono quello che rimase in piedi. Mesi e anni di lotte, discussioni, contrasti, burocrazie che hanno cristallizzato gli effetti devastanti di quella notte terribile. All’incubo si aggiunge altro incubo: lo spettro della mafi a sulla ricostru-zione. Indagini che portano alla luce inquietanti colloqui telefonici. C’è chi ride durante quelle terribili ore pensando alla “fortuna” di dover ricostruire un’intera città e chi si prepara a “fare qualche omaggio” ai decisori di turno che dovranno gestire gli appalti. L’Aquila si trova così davvero in “prima pagina” per lo scandalo della corruzione, ma gli aquilani non ci stanno. Non sono proprio d’accordo a fare massa con la parte più sporca è vero, ma sempre una minoranza. Non sono disposti a passare, agli occhi dell’Italia intera come una popolazione di concussi e concussori. Non dopo quello che hanno vissuto e che continuano a vivere, giorno dopo giorno, da 5 anni a questa parte, ricostruendo la loro città, lentamente ma inesorabilmente nonostante l’assenza di azione di coloro che avrebbero dovuto tutelare i loro interessi. I contrasti tra le parti politiche hanno segnato la cronaca di questi anni. Certo qualcosa è stato fatto, ma quello che ancora c’è da fare è molto, molto di più. Perché oltre che ricostruire una città bisognerebbe costruire una nuova cultura, nella politica, nell’economia e naturalmente nell’edilizia.

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[RI]COSTRUIRE

SI PUÒ?

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capace di scatenare grandi passio-ni il sindaco dell’Aquila. Lo si ama o lo si odia senza mezze misure. I suoi avversari lo hanno defi nito “dimissionario seriale” per le sue clamorose decisioni puntualmente

ritirate “perché i miei compagni di partito lo hanno fortemente voluto” ha dichiarato nella conferenza stampa in cui annunciava appunto di essere tornato a indossare la fascia trico-lore. “Ho avuto il sostegno unanime della mia squadra e questo mi basta”. Ma cosa dice dei dimostranti che nello stesso tempo in piazza contestavano il suo rientro in municipio? “Erano davvero poche le voci di dissenso, paragonate ai consensi che mi sono stati dimostrati”. La notizia dell’avviso di garanzia al suo vice Riga, aveva scatenato “un’ira di Dio, contro di me e perfi no la mia famiglia – spiega Cialen-te – pensavo che le mie dimissioni avrebbero concentrato gli attacchi solo su di me e non sulla città e i cittadini aquilani. Ma non è stato così. Gli articoli sul Sole24ore hanno scatenato l’inferno, dando l’immagine di una città di ladri in cui la ricostruzione è frutto di furti. Cosa e come fare per difendere l’immagine dell’Aquila e riconquistare la fi ducia degli ita-liani? Quando la mia maggioranza si è ricom-pattata ho nominato un magistrato, Trifuoggi, una persona che ha lavorato qui per 45 anni e che conosce bene il territorio, proprio come garante della migliore espressione dell’aquilani-tà”. Ma i suoi rapporti con la politica regionale e nazionale non sono mai stati tranquilli. Prima con Chiodi, poi con Trigilia, Cialente ha sempre avuto un dialogo acceso: “gli scontri nascono dalla mia visione della gestione post terre-moto. Io sono convinto che siano necessarie delle regole certe, chiare. Ma fare le regole è complicato. Trigilia voleva quasi licenziarmi e Chiodi voleva affi ancarmi un vice commissario.

Alla fi ne invece il governo Berlusconi, trami-te Gianni Lette mi fece le sue scuse” E quali sono queste regole così strenuamente richieste? “per esempio, fi ssare un tetto agli incarichi dei progettisti e alle imprese in base ai loro fatturati. Finora siamo andati avanti con i tempi che ci venivano dettati da loro. Quanti incarichi può avereun progettista? 20, 30? Se un’impresa ha un fatturato storico di 10 milioni di euro, può prendere commesse per 200 milioni? Può voler dire che ha scommes-so su una ricostruzione piuttosto lunga. In tre anni può portare avanti due, tre cantieri. Quando a scegliere è un privato ma i soldi sono pubblici, quali sono le garanzie? Come dice Barca apriamo le 5 buste, ma un minimo di verbale va fatto o no? Lo dice il Consiglio di

stato. Ecco io credo che al centro degli attac-chi ci sia proprio questa richiesta di regole” . E per dar forza a queste domande il sindaco non esita a minacciare dimissioni, a restituire la fascia e le bandiere, mentre dall’altra parte il ministro Trigilia si lascia andare ad altrettanto teatrali invettive dichiarando che il “ministero non è un bancomat” salvo poi confermare nel-la sua relazione al parlamento, una necessità di spesa per la ricostruzione che rispecchia in linea di massima quanto stimato dall’ammini-strazione Cialente e il sindaco non può che esserne compiaciuto. Un modo di fare politica “sui generis”, ma è davvero effi cace? “Il sono un Forrest Gump della politica – conclude Cialente – per-ché ne ho un’idea diversa. Per me che mi defi nisco un catto-comunista, è un servizio. Anzi Paolo VI la defi niva il più gran-de atto di carità. Un volontariato che esclude i vantaggi personali. D’altra parte il Sole24ore mi ha defi nito anche “il sindaco squattrinato” , ed è vero. Io sono un uomo libero e dico quello che penso. Esco fuori dal coro e rischio spesso di fi nire in una rissa, ma questo non è un paese per gente tranquilla. Forse ho fatto degli errori politici, forse potevo fare di più. Sicuramente ho rotto <le scatole>, ma non riesco proprio a scendere a compromessi”.

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MASSIMO CIALENTE

Il Forrest Gumpdella Politica Aquilana

Erano davvero poche le voci di dissenso, paragonate ai consensi che mi sono stati dimostrati

di Mira Carpineta

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[RI]COSTRUIRE SI PUÒ? FocusON

orse si continueranno a vedere scandali all’Aquila ma è bene tenere a mente che nel “Cantiere più grande d’Europa” si sono ovviamente concentrati gli appetiti dei politici corrotti e

delle mafi e, mali con i quali il nostro Paese si confronta da tempo immemore, in maniera importante dove c’è movimento terra.Ma subito va fatta una debita precisazione: L’Aquila non è il politico di turno che lì ha deciso di sporcarsi le mani, né l’Istituzione colpevole, nazionale o locale. L’Aquila queste entità le ha subite e le subisce, né più né meno del resto del Paese. Dopo essere andati a “godersi il capeggio” e a “divertirsi negli alberghi al mare” gli aquilani si sono ritrovati gente in casa ( si fa per dire…) che sguazzava nei miliardi dell’emergenza.Ma tutto è avvenuto secondo la legge. Anzi, le leggi. E si, perché L’Aquila è stata toccata dal miracolo di 1115 disposizioni: 5 leggi speciali, 73 Ordinanze della Presidenza del Consiglio dei Ministri, 25 atti delle Strutture di gestione dell’emergenza, 21 direttive del Commissario Vicario, 51 atti della Struttura Tecnica di Missione, 152 Decreti del Commissario delegato, 62 provvedimenti della Protezione Civile, 720 Ordinanze del Comune, solo la scheda parametrica atto di richiesta dell contributo per ricostruire la casa) conta 140 pagine più allegati. Tante leggi poca legge… e nel caos il furbo ci sguazza e quello per bene ci affoga. Per non contare quanti soldi in meno deve tirare fuori lo Stato se a ricostruire sono in pochi: cosa sarebbe accaduto se gli aquilani avessero avuto modo di rifare subito le proprie case e quindi avessero chiesto il contributo nel giro di uno, due o tre anni? Da dove avrebbe potuto prendere i soldi per i suoi Figli (70mila sfollati) un Governo così buon padre di famiglia? Certo è che, in una città nella quale è tradizione farsi la casa con le proprie mani, risulta quanto mai singolare che fi nanco le riparazioni abbiano atteso due o tre anni. Steda (Veneto), Mazzi (Verona), Consta (Padova) sono alcune delle imprese “mordi e fuggi”, e sono sigle forestiere: non c’è un aquilano tra le imprese che hanno preso cantieri esibendo grandi fatturati e squagliandosi poi nei concordati preventivi. Gli aquilani hanno incassato solo i mancati pagamenti ai fornitori e alle imprese locali in subappalto, con evidenti perdite di risorse e posti di lavoro. Tutto,

leggi permettendo. Le porte puntellate a colpi di 1100 euro l’una (questo il costo di un uscio da 44 snodi e relativi tubi, nel palazzo di fronte a San Pietro) per una media di 80mila euro per una casa ingabbiata ma di nessun valore (Roio); lo scandalo dei “cessi chimici”: 34 milioni di euro per la gestione dei bagni chimici nelle tendopoli; la vergogna del rendiconto per il G8 spostato dalla Maddalena all’Aquila: solo un dato approssimativo, ma che dà l’idea, sono i 660 mila euro per cancelleria, posaceneri, noleggio tv e… megafoni…Anche in tutto questo non c’è traccia di aquilani.

L’ALTRA FACCIA DELLA RICOSTRUZIONE:

QUELLA DI CHI LAVORA

Il business e il malaffare non sono aquilani, colpa dei politici

di Maria Paola Iannella Direttore Responsabile AGEA, Agenzia giornalistica economica d’abruzzo

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tirare le somme, emerge che tra gli autori o portatori del malaffare ci sono stati politici ignobili e istituzioni ignave, non cittadini e imprese locali. Nel groviglio di tubi e leggine, L’Aquila per bene

si organizza e fa da sé.Un esempio per tutti è Offi cina L’Aquila 2014: nata da un’iniziativa imprenditoriale del IV Salone della ricostruzione (3/5 aprile 2014) di Carsa srl e forte del sostegno dell’Ance Abruzzo, ha portato in città le più grandi aziende internazionali dell’edilizia legandole alle Istituzioni locali in un Laboratorio continuo, il primo in Italia, che posiziona il Capoluogo al centro della sperimentazione di una ricostruzione di qualità e sostenibilità a PREZZI CALMIERATI: un progetto pilota per la qualità del territorio esportabile altrove. Per tutto l’anno majors del calibro di ARISTON THERMOGROUP, BIOISOTHERM, GRANITI FIANDRE, GRANDFORM SANITRIT (SFA ITALIA), GROHE, KESSEL, MAPEI, POZZI GINORI e ROCA CERAMICHE si impegneranno in percorsi di formazione tecnica, momenti di professionalizzazione concreta della manodopera specializzata; assistenza pre/post vendita per la migliore messa in opera dei prodotti; accordi commerciali basati su prezzi calmierati convenzionati, per la creazione di un “catalogo” di prodotti di qualità. Il tutto è stabilito in una Convenzione siglata lo scorso ottobre. Ad oggi il Comitato Promotore di Offi cina L’Aquila risulta composto da Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani), Fondazione Pescarabruzzo, Fondazione Carispaq, Uffi cio Speciale per la Ricostruzione dell’Aquila, Uffi cio Speciale per la Ricostruzione dei Comuni del Cratere, Comitato della Filiera dell’Edilizia, Confi ndustria Abruzzo, Associazione dei Presidenti dei Consorzi e dei Procuratori Speciali Centri Storici Aquilani, Collegio dei Geometri e Geometri Laureati Provincia L’Aquila, Collegio dei Geometri Chieti, Ordine provinciale degli Architetti di Teramo, Ordine provinciale degli Ingegneri di L’Aquila, Pescara e Teramo, Università D’Annunzio Chieti e Pescara. E poi c’è il Comitato

Filiera dell’Edilizia (Cfe): 350 famiglie per un totale di 130 ml di fatturato l’anno. Promosso e coordinato da Carmine Scimia, è un un network di imprese - rivenditori di materiali, noleggio macchine e attrezzature, ecc… - deciso ad arginare il fenomeno delle imprese “mordi e fuggi”, quelle che vengono all’Aquila spacciandosi per affi dabili e con forte liquidità, prendono i cantieri, incassano e poi si squagliano lasciando sul territorio solo gli insoluti e i danni di lavori da rifare da capo. Il “dissuasore” è un centro dati che il Comitato ha realizzato con tempo e perizia nel quale sono riportate le “abitudini di pagamento” degli operatori: prima di scegliere la ditta alla quale affi dare i lavori di ricostruzione della propria casa, è possibile accedere al sistema e verifi care la reale situazione di serietà e liquidità dell’impresa alla quale si vuole affi dare il cantiere. Certamente, onde evitare di incorrere nelle censure della legge, sono state previste giuste contromisure: l’estratto sull’azienda deve essere richiesto da un iscritto al Comitato e per il tramite dell’Api (Associazione piccole industrie dell’Aquila) presso la quale il Cfe è costituito. L’iniziativa, nelle aspettative, sarà portata avanti con il Comune che dispone solo di un elenco attualmente poco aggiornato, pubblicato sul sito, relativo alla situazione dei pagamenti di ciascun cantiere: nella sostanza un’informativa poco fruibile e incapace di prevenire commesse ed incarichi a male intenzionati. Di fatto, chi consulta il sito ha già conferito il mandato e scopre solo a cantiere avanzato che i pagamenti ai fornitori e ai subappaltatori sono indietro: un’anagrafe fi ne a se stessa, che fotografa lo stato dell’arte ma non previene il malaffare.Anche a fronte della speculazione derivante dalla nuova disciplina sul concordato in bianco il Comitato – coinvolgendo i rappresentanti politici locali e le imprese virtuose - ha messo allo studio l’individuazione degli anticorpi contro il meccanismo perverso con il quale le imprese possono congelare i pagamenti dai 60 ai 180 giorni a mezzo di una semplice autocertifi cazione di diffi coltà economico-fi nanziaria. Un provvedimento che all’Aquila renderebbe legale non pagare chi ha

seriamente lavorato e quindi speso di tasca propria, con evidente, ulteriore e gravissimo, attacco al territorio e alle sue risorse: ad oggi, legge dello Stato compiacente, le piccole e medie imprese che lavorano in sub appalto delle grandi, sedicenti affi dabili, possono restare con i conti in rosso dopo aver investito e pagato con soldi propri, addetti compresi. A questo punto, i Durc negati alle imprese che scappano signifi cano poca cosa, molto, invece, per chi all’Aquila ci vive e ci lavora da sempre, e che senza il Documento Unico Regolarità Contributiva smette defi nitivamente di lavorare. Altra iniziativa è la fattibilità di joint ventures tra imprese e banche: gli imprenditori sanno come acquistare un’automobile ma non sanno come acquistare denaro garantendo se stesse. Una situazione esemplifi cativa potrebbe essere la seguente: se un imprenditore, un fornitore ed una banca si garantiscono reciprocamente, uno sulla esecuzione della commessa, uno sulla fornitura e l’altra sul credito il gioco è fatto, ecco la garanzia del credito e dell’affi dabilità della consegna lavori. Chiaramente, data la forza propositiva e fortemente orientata alla protezione della Città, il Comitato ha saputo acquisire un ruolo attore all’interno di Offi cina L’Aquila, con la quale si è integrata e ha disegnato un sistema di interfaccia con le imprese.

[RI]COSTRUIRE SI PUÒ?FocusON

COSA FA L’AQUILA: LE INIZIATIVE DELLE IMPRESE

Il costo complessivo dei danni creati in

Italia da terremoti, frane e alluvioni è

stimato dal 1944 al 2012 in 242,5 miliar-

di di euro (rapporto Cresme): 3,5 miliardi

all’anno di cui il 75% riguarda i terremoti

con 181 miliardi e il 25% il dissesto idro-

geologico con 61.5 miliardi.

Solo dal 2010 alla data del sisma

dell’Emilia Romagna compresa, i terre-

moti sono costati 20,5 miliardi cioè l’8%

del totale: non è un caso che qualcuno

pensò di gestirli in proprio cercando di

trasformare la Protezione civile in una

Spa.

La ricostruzione dell’Aquila e’ stimata

ad oggi in 5.5 miliardi di euro.

““La fabbrica del terremoto. Come i soldi

affamano il Sud”” è il titolo del Rapporto

2011 dell’Osservatorio permanente del

dopo sisma: una denuncia circostanzia-

ta di come le incursioni nelle aree colpite

da sisma siano finalizzate al saccheggio

dei contributi.

* info

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[RI]COSTRUIRE SI PUÒ? FocusON

l prossimo 6 aprile saranno 5 gli anni trascorsi dal tragico terremoto de L’Aquila. Tragedia che ha segnato tutti, in particolare noi abruzzesi. I risvol-ti sono molteplici, dalla positiva forza del voler ricominciare degli abruzzesi

si passa all’illecito, proprio in merito alla ricostruzione. Dalla relazione sull’ammi-nistrazione della giustizia in Abruzzo pre-sentata dal presidente della Corte d’Ap-pello dell’Aquila, Stefano Schiro’, proprio in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, emerge l’impegno del Tribuna-le dell’Aquila per aver celebrato “in tempi brevi” i processi più importanti per i re-ati connessi al terremoto del 2009, con riferimento ai processi per il crollo della Casa dello Studente (otto le vittime, quat-tro le condanne, quattro le assoluzioni e due non luogo a procedere in primo grado nel febbraio dello scorso anno); ai compo-nenti della Commissione Grandi Rischi nel marzo 2009 (sette condanne nell’ottobre 2012); per i crolli degli edifi ci privati di via Francesco Rossi e via Sturzo (quasi 50 nel complesso le vittime, due le condan-ne); per il crollo della Facoltà di Ingegneria

dell’Università dell’Aquila (due condan-ne e cinque assoluzione nel luglio dello scorso anno). “Alcuni di questi processi – ha dichiarato il presidente della Cor-te d’Appello – particolarmente gravosi e tutti conclusi con sentenze di condanna”. Emerge pero’ anche una denuncia grave, forse doverosa, dalla medesima relazio-ne “Malgrado gli oltre quattro anni trascorsi dal terremoto del 6 aprile 2009 deve con amarezza constatarsi che il centro storico della città, cuore pulsan-te della sua vita culturale, della sua arte e della sua socialità, é ancora devastato e non è stato restituito ai cittadini, che sono segnati e provati da sfi ducia e incertezza sul loro futuro”. Il magistrato ha sottoline-ato che già lo scorso anno aveva auspicato un’effi cace collaborazione tra le istituzioni per la rinascita della città “anche l’Ammini-strazione della Giustizia intendeva fare la sua parte soffrendo essa stessa l’incer-tezza, la precarietà e lo smarrimento in cui versa la città, ma a distanza di un anno stando agli eventi che hanno caratterizzato la vita pubblica della città nei mesi passati e anche di recente, dobbiamo purtroppo

L’AQUILA TRA RICOSTRUZIONE, PRESUNTE INFILTRAZIONI MAFIOSE E VOGLIA DI “TORNARE A VOLARE”

Stefano Schirò, presidente della Corte D’appello dell’Aquila, fa un bilancio a oltre quatro anni dal terremoto.

di Daniela Palantrani

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rispondere, - prosegue il magistrato, - che questo clima di collaborazione e di rego-lare operosità non si è realizzato”. Il Dr. Schirò sottolinea ulteriormente il cli-ma di incertezza e ‘sofferenza della giusti-zia’ ricordando le indagini in corso sulla politica: presunte tangenti all’Aquila e rimborsi della Regione Abruzzo con 25 politici indagati. “Certamente dev’essere assoluto, - tuona il magistrato, - pieno e integrale il rispetto del principio costituzionale di presunzione di innocenza fi no a sentenza di condanna passata in giudicato. Non si devono con-fondere le indagini e gli strumenti pro-cessuali, di natura istruttoria e cautelare, necessari a impedire la prosecuzione di eventuali reati e ad accertare i fatti, con i processi e le sentenze defi nitive. Totale deve essere il rispetto della magistratura verso l’autonomia della politica e del legit-timo operato e delle legittime scelte delle sue istituzioni. Nessun giudizio anticipato né di condanna giuridica né di censura po-litica e sociale deve essere emesso prima che siano chiaramente accertati i fatti e non compete certo alla magistratura espri-mere valutazioni politiche. Ma non puo’ non osservarsi che la crisi delle istitu-zioni e la paralisi o il rallentamento

del loro operato non sono quella ri-sposta di regolare operosità e fattiva collaborazione di cui ci sarebbe inve-ce necessità. Non dobbiamo dimenti-care che anche nell’amministrazione della cosa pubblica tutto si tiene.Se in un settore nevralgico si crea un vuo-to di presenza e di azione legittima, tutto il sistema dell’apparato pubblico ne risen-te. Siamo chiamati a svolgere un gioco di squadra nel quale tutti devono impegnarsi nella stessa misura e nella stessa direzione, altrimenti è la resa complessiva del sistema che ne risente. E’ possibile che in ogni settore dell’amministrazione pubbli-ca, anche in quello della giustizia na-turalmente, ci siano errori, disfunzio-ni, cadute di legittimità e di tenuta morale. Ma la risalita deve essere rapida, im-mediata, trasparente e inequivoca, perché quello della fattiva e normale operosità, in un contesto di rigorosa legittimità, e’ un obiettivo primario ed essenziale. Ce lo chiedono i cittadini e la società civile in genere, che ci guar-dano e ci giudicano e ai quali abbiamo il dovere giuridico e morale di dare risposte adeguate alle esigenze di effi cienza ormai indefettibili”.

[RI]COSTRUIRE SI PUÒ?FocusON

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[RI]COSTRUIRE SI PUÒ? FocusON

enite a vivere a L’Aquila e noterete che non ci sono solo persone attaccate alla poltrona, non ci sono solo persone

che gestiscono mazzette per i loro inte-ressi, non ci sono solo persone che gio-cano con le dimissioni di una carica po-litica. A L’Aquila c’è il dolore di un peso incolmabile che è diventato parte di te e inevitabilmente morirà con te. A L’Aquila c’è gente che si sveglia la mattina e guar-dando fuori dalla fi nestra osserva macerie a cui darà sempre un nome e cognome.A L’Aquila alle 3e32 non tutti rideva-no. A L’Aquila ci sono ragazzi che con diffi coltà cercano di trovare il brio dell’adolescenza. A L’Aquila c’è anche gente onesta, umiliata purtroppo da per-sone che hanno dimenticato il signifi ca-to della stessa da ormai troppo tempo.”Elaborai questo pensiero qualche giorno fa sulla mia pagina Facebook ed oggi sono qui a scrivere di una condizione che spe-ro e sogno, cambi il prima possibile. Per

quanto la sensazione funerea possa annu-sarsi nell’aria, nei vicoli bui, negli occhi di una madre che stringe un peluche, nelle case dove hai le chiavi e non la porta e nelle mani di un padre che accarezza una bambola, non considero L’Aquila una cit-tà morta. Sento nella mia città una gran-de forza, una tale forza che con gli anni ha permesso ai cittadini di fantasticare di cre-are, scrivere, inventare nuove regole per continuare a vivere. Dal 6aprile 2009, alle ore 3e32, chi più chi meno, siamo morti un po’ tutti, insieme a un città che piange ancora oggi ma che ci da’ indirettamente la possibilità di guardare al futuro con occhi diversi. C’è una cosa che vorrei, cioè che tutti i 70 mila abitanti non dimentichino che, quella notte, nessuno ha dato peso al colore di un partito politico. Vorrei non di-mentichino che eravamo tutti abbracciati e l’unico colore che ci univa era quello della speranza e dell’amore per la nostra città. Oggi invece, vedo altri colori, colori politici che generano macerie che non fanno altro che accumularsi a quelle che ancora oggi sporcano la nostra città.

MACERIE CON NOMEE COGNOME

di Giada Panetti una ragazza aquilana

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PrimaPagina 44 - Febbraio 201424 PrimaPagina44 - Febbraio 201424

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ARRIVO A

GIULIANOVA

RIPRISTINO DELLA LIQUIDITÀ AZIENDALE

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i parla molto di riforme. Tutti gli italiani ormai le aspetta-no con ansia sperando che non sia solo il nuovo vaso di Pandora da aprire. Successiva-mente all’incontro tra Renzi e

Berlusconi, ormai divenuto famoso come quello delle “profonde sintonie” le riforme sembrano fattibili e non più solo un mirag-gio. I temi trattati dai due leader politici sono stati appunto: riforma del Senato, leg-ge elettorale, già denominata “italicum” e la riforma del Titolo V . Se i primi due sono noti e sviscerati in tutte le loro forme, sul Titolo V si sa ben poco. Abbiamo chiesto a molti se ne conoscessero il signifi cato o i contenuti, ma non hanno saputo indi-care quale fosse l’argomento o di cosa si trattasse. Di fatto se ne parla da parecchio tempo e l’argomento potrebbe sembrare meno ostico se si pensasse ai dibattiti su autonomia delle Regioni, e rimborso poli varie che hanno coinvolto, di recente, an-che la Regione Abruzzo e il Presidente

Gianni Chiodi. Il Titolo V è una parte della Costituzione italiana in cui vengono deli-neate le autonomie locali di comuni, pro-vince e regioni, appunto. Le Regioni hanno una struttura plasmata da una serie di ri-forme, alcune emanate dagli anni ‘70 fi no all’ultima, approvata da una maggioranza di centrosinistra del 2001. Riforma poi con-solidata dal successivo referendum. Le ri-forme avevano il fi ne di strutturare gli enti locali in modo più autonomo, sulla spinta delle riforme “federaliste” tanto auspicate, in particolare, dalla Lega nord. Si vole-vano creare degli organismi decisionali più snelli in cui far confl uire centri di spesa più vicini ai cittadini rispetto allo Stato centrale, sempre apparso ai più lontano e irraggiungibile. Con il trascorrere degli anni le Regioni hanno aumentato sempre più le loro competenze e raggiunto mag-giore autonomia. Per esempio viene gestita autonomamente la Sanità, il cui risanamen-to dei bilanci è diventato fi ore all’occhiello dei nostri amministratori, che spesso però

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dimenticano la funzionalità, la risponden-za e soddisfazione dei cittadini nonché il pesante salasso dei contribuenti in fatto di ticket e aumento dei costi fi ssi di visite e medicinali. Non dimentichiamo, però, che con la già citata riforma del 2001 alle re-gioni fu garantita autonomia in campo fi -nanziario, in pratica ogni regione decideva autonomamente come spendere i propri fondi, ed organizzativo, ovvero potere di decidere liberamente di quanti assessori e consiglieri avvalersi e stabilire altrettan-to autonomamente i loro compensi. La medesima riforma del 2001 stabilì le com-petenze dello Stato, lasciando quelle non esplicitamente riservate all’organismo cen-trale, di competenza dell’organo locale. I fondi delle regioni provengono dall’incasso di una serie di imposte quali quota parte dell’ I.V.A., addizionale IRAP e addizionale IRPEF. L’IRAP è incassata direttamente dalle regioni (in quanto imposta regionale) mentre le altre due vengono raccolte dallo Stato che poi ne versa una quota alle re-

gioni di competenza. E’ doveroso ricordare che gli importi delle imposte non vengono mai decise dalle regioni. Infatti, IVA e IRPEF vengono imposte, determinate e raccolte dallo Stato mentre, per quanto concerne l’IRAP, è raccolta direttamente dalle regio-ni. Il margine di imposizione e manovra è piuttosto risicato: l’aliquota base può esse-re aumentata o diminuita dell’1%. L’inghip-po sta nel fatto che si è lasciata competen-za alle regioni su tutti gli argomento non esplicitamente riservati allo Stato centrale, creando di fatto confusione, contraddizio-ni nonché svariati contenziosi tra Stato e regioni. In estrema sintesi nel corso degli ultimi trent’anni le regioni si sono trovate a gestire un campo di applicazione delle proprie competenze sempre più ampio e complesso e a spendere somme crescenti senza però doversi curare di incassarli o quantifi carli a monte. L’economista Alber-to Bisin lo ha defi nito un sistema “abnor-memente avulso da ogni più basilare analisi degli incentivi”. Una defi nizione che appare

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più semplice se si rifl ette sul fatto che le imposte che vengono continuamente au-mentate per coprire le esigenze crescenti dei bilanci regionali sono decisioni Parla-mentari, spesso lo Stato interviene diret-tamente per ripianare i buchi dei bilanci delle singole regionali prelevando dalla fi scalità generale. Il disincentivo sta nel fat-to che se le perdite di una singola regione vengono spalmati su tutti i contribuenti, a livello nazionale tramite prelievo di denaro dalle imposte statali, gli elettori di quella regione sono disincentivati dal “punire” i propri amministratori locali, perché di fat-to risentono poco della loro ineffi cienza e/o incapacità. Paradossalmente alcuni am-ministratori locali potrebbero addirittura riceverne dei vantaggi, come per esempio parenti assunti in regione per svolgere in-carichi inutili, mirati o costruiti ad hoc.Da qui l’esigenza di riformare il fatidico Ti-tolo V della Costituzione. “L’aumento delle competenze degli Enti territoriali – Regioni, Province, Comuni – non si è accompagnato a un parallelo au-mento della loro autonomia fi scale, - scri-

veva quasi un lustro or sono il sociologo Ricolfi , - sicché ogni Ente si è trovato a poter incrementare le spese senza dover pagare alcun prezzo politico in termini di inasprimento delle tasse locali”. Nel 2012, anno in cui sono esplosi una serie di scan-dali in diverse regioni italiane, le critiche si sono inasprite. Scandali simili tra loro, riguardavano in linea di massima rimbor-si percepiti e non dovuti o assunzioni non regolari. Gli stessi amministratori abruzze-si sono nell’occhio del ciclone proprio in questi giorni, per vicende analoghe. Somma contraddizione e danno per i cittadini ri-siede nel fatto che proprio il Titolo V “pro-tegge” le regioni impedendo allo Stato di intervenire direttamente obbligando, per esempio, a ridurre le indennità dei consi-glieri o modifi care le somme destinate ai fondi previsti per i vari gruppi consiliari. Sembra inverosimile attuare il federalismo senza responsabilizzare gli amministratori locali. L’attuale presidente del Consiglio Enrico Letta ha defi nito la riforma del 2001 “un errore clamoroso” che “paghiamo an-cora oggi”. Speriamo nel cambiamento.

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TITOLO V [19]

LE REGIONI, LE PROVINCE, I COMUNI

Art. 114 [20]

La Repubblica è costituita dai

Comuni, dalle Province, dalle Città

metropolitane, dalle Regioni e dallo

Stato.

I Comuni, le Province, le Città

metropolitane e le Regioni sono enti

autonomi con propri statuti, poteri e

funzioni secondo i principi fissati dalla

Costituzione.

Roma è la capitale della Repubblica.

La legge dello Stato disciplina il suo

ordinamento.

Art. 119 [25]

I Comuni, le Province, le Città

metropolitane e le Regioni hanno

autonomia finanziaria di entrata e di

spesa.

I Comuni, le Province, le Città

metropolitane e le Regioni hanno

risorse autonome. Stabiliscono e

applicano tributi ed entrate propri, in

armonia con la Costituzione e secondo i

principi di coordinamento della finanza

pubblica e del sistema tributario.

Dispongono di compartecipazioni al

gettito di tributi erariali riferibile al loro

territorio.

Art. 121 [27]

Sono organi della Regione: il Consiglio

regionale, la Giunta e il suo presidente.

Il Consiglio regionale esercita le potestà

legislative attribuite alla Regione

e le altre funzioni conferitegli dalla

Costituzione e dalle leggi. Può fare

proposte di legge alle Camere.

La Giunta regionale è l’organo

esecutivo delle Regioni.

Il Presidente della Giunta rappresenta

la Regione; dirige la politica della Giunta

e ne è responsabile; promulga le leggi

ed emana i regolamenti regionali; dirige

le funzioni amministrative delegate

dallo Stato alla Regione, conformandosi

alle istruzioni del Governo della

Repubblica.

Art. 123 [29]

Ciascuna Regione ha uno statuto

che, in armonia con la Costituzione,

ne determina la forma di governo e i

principi fondamentali di organizzazione

e funzionamento.

Art. 125[31]

Nella Regione sono istituiti organi

di giustizia amministrativa di primo

grado, secondo l’ordinamento stabilito

da legge della Repubblica. Possono

istituirsi sezioni con sede diversa dal

capoluogo della Regione.

Art. 126 [32]

Con decreto motivato del Presidente

della Repubblica sono disposti lo

scioglimento del Consiglio regionale

e la rimozione del Presidente della

Giunta che abbiano compiuto atti

contrari alla Costituzione o gravi

violazioni di legge.

Lo scioglimento e la rimozione possono

altresì essere disposti per ragioni di

sicurezza nazionale.

Il decreto è adottato sentita una

Commissione di deputati e senatori

costituita, per le questioni regionali,

nei modi stabiliti con legge della

Repubblica.

Il Consiglio regionale può esprimere la

sfiducia nei confronti del Presidente

della Giunta mediante mozione

motivata, sottoscritta da almeno

un quinto dei suoi componenti e

approvata per appello nominale a

maggioranza assoluta dei componenti.

La mozione non può essere messa in

discussione prima di tre giorni dalla

presentazione.

L’approvazione della mozione di

sfiducia nei confronti del Presidente

della Giunta eletto a suffragio

universale e diretto, nonché la

rimozione, l’impedimento permanente,

la morte o le dimissioni volontarie dello

stesso comportano le dimissioni della

Giunta e lo scioglimento del Consiglio.

In ogni caso i medesimi effetti

conseguono alle dimissioni contestuali

della maggioranza dei componenti il

Consiglio.

ESTRATTO

La Costituzione della Repubblica ItalianaParte seconda - Ordinamento della Repubblica

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l 9 Gennaio scorso, presso l’Istituto Tecni-co Industriale “ V. Cerulli” di Giulianova, si è tenuto il Convegno Regionale Verso una Scuola Amica, Spunti per un modello di progettazione partecipata, organizzato e promosso dall’Unicef - Comitato Regio-nale per l’Abruzzo e dall’Uffi cio Scolastico

Regionale Abruzzo. L’iniziativa si è rivelata un momento prezioso per rifl ettere sui valori dell’accoglienza e della valorizzazione della persona in una scuola intesa come comunità educante. Presenti il Presidente dell’Unicef – Abruzzo Anna Maria Cappa Monti, il Dirigen-te Tecnico dell’Uffi cio IV presso l’USR Regione Abruzzo Maria Teresa Spinosi, il primo citta-dino di Giulianova Francesco Mastromauro e il Dirigente scolastico della scuola ospitante dott.ssa Leonilde Maloni. Sono state invitate al Convegno le scuole che hanno già in speri-mentazione il progetto, quelle che hanno ade-rito quest’anno per la prima volta e tutte le istituzioni scolastiche che intendono condivi-dere tale proposta. Verso una Scuola Amica dei bambini e dei ragazzi è quindi un programma promosso, ormai da cinque anni, dall’Unicef Italia per supportare le scuole nell’arduo com-pito di affrontare le tematiche legate all’ac-coglienza, all’interculturalità, alla solidarietà, al diritto all’ascolto e alla partecipazione, al diritto all’apprendimento. Tale Programma ha l’obiettivo di coinvolgere il mondo della scuola in un processo di attuazione dei diritti enun-ciati dalla Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza affi nché bambini e ragaz-zi possano non solo conoscere tali diritti ma anche viverli e condividerli. Per intraprendere tale percorso verso una Scuola Amica, sono stati individuati “Nove passi” per tradurre e contestualizzare i Diritti defi niti dalla Conven-zione nel contesto scolastico, come ci spiega la Dott.ssa Ivana Carraro, referente per il

UNA SCUOLA

AMICA…di Clementina Berardocco

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progetto presso l’USR di L’Aquila, “I “Nove passi” verso una Scuola Amica sono: Accoglien-za e qualità delle relazioni ossia attenzione alla persona ; partecipazione; protagonismo dei bambini/ragazzi; lo spazio organizzato a misura di bambino; patto formativo con le famiglie e le componenti scolastiche; strategie cittadine in coordinamento con il Programma “Città Amiche”; progettazione partecipata; autovalutazione con il protocollo di Scuola Amica;. Essi sono stati pensati con una logica consequenziale ma possono essere realizzati anche aggregandoli in combinazioni diverse per rispondere ai bisogni reali di ciascuna re-altà scolastica”. Quali le Scuole che hanno già aderito nel nostro territorio?“Quest’anno partecipano al progetto più di 30 scuole, di ogni ordine e grado, distribuite tra le quattro province; sono moltissime le isti-tuzioni scolastiche che hanno inserito per il primo anno il percorso “Scuola Amica nel loro Piano dell’Offerta Formativa, ma è signifi cativa anche la presenza di quelle che hanno conti-nuato a rinnovare l’adesione per più annualità. Non mancano alcune scuole paritarie”.Cosa è richiesto alle Scuole aderenti?“In primo luogo, la voglia di mettersi in gioco come comunità educante; poi la capacità di fare una autovalutazione in prospettiva “Scuo-la Amica”, per capire i punti di forza sui quali

puntare i i fattori di debolezza, al fi ne di met-tere in atto percorsi di miglioramento. Queste azioni dovranno essere sempre più pervasive nella’ambiente scolastico e al suo esterno, fi no a coinvolgere tutti gli “attori” del processo edu-cativo: docenti, alunni, dirigente, personale ATA, genitori, territorio”.Quale procedura occorre attivare da parte delle Scuole che intendono ade-rire al Progetto?“Tra la fi ne dello scorso anno e l’inizio del nuo-

vo, le scuole hanno proposto la loro adesione e hanno effettuato una prima “autoanalisi”, secondo una serie di indicatori che consen-tono di “misurare” il grado di accoglienza, di capacità di relazionarsi, della disponibilità al cambiamento. Quindi, le attività attraverso le quali si costruisce il percorso educativo ven-gono impostate con queste caratteristiche, scegliendo quelle che più sono effi caci sotto questo profi lo e che consentono il massimo grado di attenzione verso la persona e la sua promozione”.Quali strumenti operativi sono stati elaborati per attuare il Programma?“Alle scuole aderenti è stato consegnato un Protocollo: questo strumento è di aiuto in tut-te le fasi di sviluppo del percorso e, come un “Diario di bordo” consente alle scuole di avere sempre presenti i passi compiuti, le tappe da conquistare, i passaggi da ottimizzare. Alla fi ne dell’annualità, dopo una serena verifi ca dei ri-sultati raggiunti in termini di “cambiamenti” migliorativi, si rilascia un Attestato di Scuola Amica delle bambine e dei bambini: questo riconoscimento è, in realtà, una presa d’atto pubblica della strada sulla quale la scuola si è incamminata e un impegno formale a pro-seguire. Le “Scuole Amiche” si contraddistin-guono con un logo, appositamente creato fi n dall’inizio del progetto da Altan e “brevettato” per UNICEF”.

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guardo espressivo e malinco-nico, aria sorniona, sorriso di-sarmante, ma Iacopo Pasqui non è solo questo. Toscano di nascita ma abruzzese di ado-zione, Iacopo Pasqui è men-

zionato nell’opera di Gabriele D’Autilia, Storia della fotografi a in Italia. Dal 1839 ad oggi, come più giovane autore contempora-neo. Nel 2011 con il Progetto Uncommonti-me vince il contest Leica Talent, ed ottiene un assigniment per Leica e Magnum Photos. La sua visione attraverso l’obiettivo si rivela come narratrice di qualcosa di invisibile agli occhi che evidenzia l’ineluttabilità del tempo e un paesaggio che stenta ad emergere. Egli sostiene che non può far a meno di osser-vare, “atroce schiavitù” la defi nisce. Come

nasce la tua passione alla fotografi a? “Nasce diversi anni fa, ma ho sempre nutrito forte attrazione per questo mezzo. Mi piaceva, mi intrigava e il poter duplicare in qualche modo la realtà attraverso una specie di scatola magica, mi sembrava sconvolgente. Nel corso del tem-po, poi, iniziando a percepire le reali potenzia-lità della fotografi a, ne ho sentito un richiamo molto forte, tanto da abbandonare tutto il resto e assecondare totalmente il mio istinto ed i bi-sogni interiori che, fi nalmente, avevano trovato il mezzo per comunicare con l’esterno. Non ho mai vissuto una fase amatoriale, l’ho amata al primo istante. Ho però un rapporto pessimo con le mie fotografi e. Forse, la vera grande passione è quella del guardare”. Tra il 2008 e il 2010 hai realizzato dei reportage in Estremo e Medio Oriente e in Africa del Nord. Qual

è stata l’esperienza più intensa della tua carriera in termini di esperienza fotogra-fi ca, ma anche umana? Le esperienze citate rimarranno indelebili nella mia memoria. WWOgnuna a suo modo, per diversità e tipicità dei luoghi visitati, ha aspetti che mi sono rimasti dentro e segnato inevitabilmente. La dimensione metafi sica del deserto, ad esempio, puoi com-prenderla soltanto se hai la fortuna e la possi-bilità di viverlo realmente per ciò che è. Il medio-oriente è una zona meravigliosa, ricchissima di storia e cultura che, contrapposta a realtà diffi cili e marginalizzate, come quelle dei campi profu-ghi, diventa un posto sempre nuovo da scoprire e conoscere. Tuttavia è molto diffi cile trasmettere e raccontare cosa umanamente ti lasciano certi contesti. Credo di essere stato davvero fortunato ad aver avuto la possibilità di vedere quei paesi,

La passione di osservare di Iacopo Pasqui

DI VISIONE IN VISIONE

di Clementina Berardocco

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è stata una occasione di confronto e di cono-scenza impareggiabile. Nella serie Intransito un osservatore compiaciuto giunge dal mare e attraversa l’Abruzzo sino al suo interno dove la montagna fa da padrona. Come si può catturare l’anima di un luo-go? Osservandolo e fotografandolo. Per riuscire a cogliere l’anima di un luogo bisogna sentirlo ed esserne parte integrante. In un certo senso siamo quello che fotografi amo. Ritraggo un pa-esaggio perché sono dentro quel paesaggio, non solo perché lo sto vivendo e concretamente sono lì, ma anche e soprattutto perché quel paesaggio può portarmi altrove e, forse, è lì che si riesce a catturare l’anima di un luogo leggendone tutta la sua forza e la vitalità. Sicuramente la perce-zione e l’isolamento di un luogo ci consentono di estrapolarne l’essenza, ma tutto sta nel modo in cui lo si osserva e lo si senta. Lo scorso anno hai ricevuto la proposta dall’Enciclope-dia Italiana Treccani di realizzare un rac-conto per immagini dei giorni che hanno visto il Papa Benedetto XVI rinunciare alla sua cattedra fi no al primo Angelus di Papa Francesco. Una collezione di sguar-di e di fonti storiche, quella contenuta nell’opera Il Conclave di Papa Francesco a cura di Alberto Melloni. Cosa hai pro-vato mentre archiviavi nelle immagini la memoria di un tempo così ricco di attese?

E’ stata, quella del Conclave, un’esperienza mol-to particolare, unica nella sua tipicità e ringrazio l’Istituto della Enciclopedia Italiana “G.Treccani” per avermi dato questa importantissima op-portunità. L’essere al centro di un evento di così grande importanza storica e mediatica è stato molto coinvolgente. Mentre realizzavo il lavoro ed ero in mezzo alla folla e sentivo il trasporto che tutta quella situazione esercitava su chi vive-va direttamente quei giorni, mi ripetevo: “Sto do-

cumentando la storia”. Un’esperienza irripetibile che mi ha portato a capire e vivere dinamiche alle quali ero totalmente estraneo. Parliamo un po’ di tecnica: sei analogico o digitale? Analogico, quasi al cento per cento. La Fotografi a nasce da una successione di processi fi sici e chimici, emer-ge dalla materia ed è fatta di materia e in quan-to tale ha dei connotati e dei signifi cati ben preci-si. L’immagine digitale ha rivoluzionato il modo di fare e di pensare la fotografi a e non solo per chi lavora con essa. Io invece ho bisogno di percepi-re la materia e l’immagine catturata. Non condi-vido affatto la tendenza della nostra epoca alla smaterializzazione di qualunque cosa, dalla mu-sica alla fotografi a e a tutto ciò che può essere ricongiunto ad una elaborazione digitale. La Fo-tografi a analogica mi ha insegnato a pensare e ad osservare piuttosto che a scattare. Mi dà dei limiti di tempo e di praticità e mi ha fatto capire come rispettarli e come assecondarli. Il fatto che questo tipo di linguaggio mi imponga delle regole fa si che si crei una sorta di rispetto reciproco, tra il mezzo ed il fotografo. Oggi questa cosa si è dissolta, ci saranno macchine fotografi che, tra un po’, che inizieranno anche a parlare e fare il caffè. Mah… Preferisci il bianco e nero op-pure ami giocare con la luce? Amo giocare con la luce, fotografo a colori e non i colori. Non sento di avere la capacità di riuscire a guardare in bianco e nero. Guardo e studio la luce poiché ne sono attratto e mi piace osservare e capire i cambiamenti cromatici propri dei vari passaggi luminosi, siano essi naturali che artifi ciali. Il co-

lore è un informazione in più, che contribuisce a raccontare l’anima e la poetica di certe cose. Non riesco a prefi gurarmi un paesaggio in bian-co e nero. Quali sono, secondo te, le pro-blematiche che affl iggono maggiormente il tuo settore? Come in tutti i settori culturali, anche in quello fotografi co c’è sicuramente, nel nostro paese, la tendenza a sottovalutarlo e a non capirne la reale potenzialità. Lo spazio per i giovani è sempre troppo poco, il mestiere non è ancora recepito come un vero mestiere e si ten-de a banalizzarlo e a non rispettarlo. Il problema maggiore è appunto quello culturale, alimentato dall’ignoranza e la noncuranza che rischia di bloccare e ancorare la fotografi a autoriale ad un mero passatempo di chi la fa. Una volta, le com-mittenze pubbliche permettevano di dare il via ad una vera e propria corrente della fotografi a italiana, la fotografi a italiana di paesaggio.Oggi questa cosa si è persa, ci sono sempre meno soldi pubblici e i privati, che con corag-gio affrontano questa sfi da, sono ancora troppo pochi.Viviamo nell’epoca dell’immagine e non tutti riescono ancora a capire l’importanza della fotografi a. Pensa ad una realtà senza immagi-ni. Progetti futuri?Tanti, ma tutti estremamente complessi e di dif-fi cile realizzazione. L’ultimo è Bestiario, un lavoro fotografi co sugli zoo e sui musei di storia natura-le presenti sul continente europeo.

Per riuscire a cogliere l’anima di un luogo bisogna sentirlo ed esserne parte integrante. In un certo senso siamo quello che fotografiamo

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otografo per passione e artista apprezzato per la straordinaria carica emotiva delle sue opere e per il valore etico e sociale del quale esse si fanno portatrici, Paolo Di Giosia, montoriese

di residenza, ma cittadino del mondo, quel mondo che nei suoi lati più nascosti, oscuri, dimenticati, ama immortalare cogliendone l’essenza, torna a stupirci con un lavoro sui lager di Auschwitz – Birkenau. Dopo varie mostre e la pubblicazione di vo-lumi fotografi ci come “Il Silenzio”, “Solitudini” ,“Carezze sopra le rughe”e altri, presenta un lavoro di rifl essione su uno degli orrori più grandi di cui l’umanità si è macchiata, l’Olo-causto, perchè “ l’arte ha il dovere di occuparsi soprattutto dei temi importanti della vita e di far rifl ettere”.Sig. Di Giosia, la sua arte è stata defi nita “comunicazione interpretativa”; come si fa a fotografare un’emozione?Fotografare, per me, è narrare un viaggio interio-re. Raccontare con le immagini consente l’incon-tro tra rifl essione ed emozione e quest’ultima ha un ruolo importante nella scelta del momento dello scatto, quell’attimo preciso in cui entro in simbiosi col soggetto e che a sua volta si lascia attraversare. Fotografarla non è semplicemente catturare un sorriso, una lacrima, una luce o un’ombra, ma entrare nell’anima di qualcuno o di qualcosa con tanta sensibilità per poi donarla agli altri.Le sue opere fanno riferimento sempre agli stati dell’animo umano: “Il silenzio”, “La solitudine”, “L’emozione di un dono” per citarne alcune. Quanto e perché l’af-fascina il mondo interiore?Da un po’ di anni cerco di raccontare i senti-menti dell’uomo, inquietudine, tristezza, dolore, ma anche speranza. Ho molto meditato e in-dagato sulle differenze, sulle esclusioni ed emar-ginazioni, cause delle solitudini degli individui. E le mie immagini vogliono essere una denuncia e un invito a essere più solleciti verso le sofferenze dell’altro, perché “queste solitudini sono messag-

geri silenziosi che chiedono di essere ascoltati e incontrati col cuore”. Parlano di esasperazione, follia, come voce dell’estraneità assoluta; luoghi della crisi; transiti indifferenti nelle differenze. La mia è soprattutto una fotografi a sociale, la più eloquente, perché oltre all’emozione, essa riesce

a educare alla solidarietà. Spesso mi occupo del tema dell’abbandono, sia riferito a persone che a luoghi e questo mi ha portato a lavorare negli ex ospedali psichiatrici in giro per l’Italia oltreché nei “miei” luoghi di crisi.Le sue foto sono prevalentemente in bianco e nero; la nostra interiorità man-ca di colore?Non credo che la nostra interiorità manchi di colore. Mi piace la fotografi a in bianco e nero perché è più intima e penso che sia anche più adatta a rappresentare il mondo in cui viviamo, dove l’incomunicabilità e la disattenzione non fanno altro che portare all’egoismo e all’indif-ferenza. Per questo lavoro ancora in analogico; amo le diapositive in bianco e nero e la stampa in camera oscura su carta baritata.Ha raccolto decine e decine di sguardi…

uomini, donne, bambini, razze diverse e culture diverse; in un mondo globalizzato e che viaggia tramite monitor, quanto è importante comunicare con lo sguardo? E cosa riesce a comunicare uno sguardo?Lo sguardo, quegli occhi disposti a confi dare qualcosa, sono ancora il mezzo più forte e più vero di comunicazione, nonostante essa, oggi, av-venga quasi prevalentemente con mezzi veloci e asettici, mezzi che riescono a privare l’essere della sua identità, a modifi carla o addirittura a traslarla in un’altra parallela e fi ttizia. Lo sguardo rappresenta la parte più vera di ognuno di noi.Negli ultimi tre anni si è dedicato al de-licatissimo tema della Shoah recandosi personalmente ad Auschwitz–Birkenau. Cosa si prova a “vivere” quei posti?Dopo un intenso studio, ho deciso di trascor-rere diversi giorni all’interno dei due campi di concentramento, accompagnato dal bisogno di guardare da vicino per cercare di capire ciò che resta inevitabilmente inspiegato. Inutile dire cosa si possa provare nel visitare questi luoghi; tutti dovrebbero fare quest’ esperienza, tanto è forte, per comprenderla a pieno.Crimen silentii, The Waiting Room, Block 11, modi differenti di descrive-re un campo di concentramento… ieri e oggi che si incontrano, la memoria storica e la convivenza con essa, la vita azzerata, ridotta a un numero e la vita che continua, il non vivere e il convivere; questa contrapposizione forte cosa vuole comunicare?Fanno parte di un percorso preciso e attento le-gato a questa mia esperienza. Immagini di vita quotidiana “normale” all’esterno, accanto, intor-no al lager, vicina, ma distante allo stesso tempo, dove la tranquillità è illusione di se stessa, perché ciò che è accaduto potrebbe ancora accadere. E poi la consapevolezza che ciò che è stato ri-marrà come lesione indelebile nella storia uma-na. Occupandomi di fotografi a sociale, vorrei che la mia fosse semplicemente una forma di edu-cazione per le nuove generazioni e un modo per mantenere vivo il ricordo.

di Adele Di Feliciantonio

INTERPRETE DI EMOZIONILa “fotografia sociale” di Paolo Di Giosia

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a giornata della memoria, 27 gen-naio, in Italia è stata istituita con la legge n. 211 del 20 luglio 2000, “al fi ne di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini

ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati” e perché “simili eventi non possano mai più ac-cadere”.Oggi, però, sembra spirare un’aria diversa. Al di là dei singoli fatti di cronaca, da non sot-tovalutare, si sta diffondendo un certo antie-braismo che porta alla negazione delle stragi compiute dal nazismo. Non c’è bisogno di citare qui documenti e testimonianze su ciò che è accaduto, ma basta rifl ettere un attimo e richiamare la ragione su cosa possa essere un genocidio (anche se come semplice ipotesi), di cui non potrà mai esserci giustifi cazione alcu-na! La negazione della Shoah è dovuta a una radicale ignoranza degli eventi e a uno schie-ramento pregiudizievole sulla politica dello Stato di Israele in medio oriente. Tanto è vero che si confondono i seguenti atteggiamenti: antisionismo (avversione allo Stato di Israele), antiebraismo (avversione al popolo ebraico e/o alle singole persone), antigiudaismo (av-versione alla religione ebraica), antisemitismo (avversione alla razza ebraica, vera forma di razzismo) e antisraelismo (avversione alla po-litica dello Stato di Israele). Alcuni movimenti e gruppi di estrema destra, confortati dall’ap-poggio di qualche intellettuale, riprendono la “teoria del complotto”, sostenuta nei “Proto-colli dei Savi di Sion” (falsi documenti, pubbli-cati in Russia all’inizio del ‘900, per screditare il giudaismo), o quella della cospirazione dei banchieri ebraici tedeschi, per negare gli orro-ri programmati nei diversi campi di sterminio sparsi per tutta l’Europa centro-orientale (si veda il verbale sulla soluzione fi nale della que-stione ebraica della conferenza di Wannsee,

stilato da Eichman, 20 gennaio 1942, che pre-vedeva la deportazione di oltre 11 milioni di Ebrei dai diversi paesi europei nei tanti campi di concentramento).Shoah è una parola ebraica che signifi ca “scia-gura”, “disastro”, “distruzione” e sta a indica-re l’eccidio degli ebrei realizzato dal nazismo. Diversamente dal termine greco “Olocausto”, utilizzato in lingua inglese per signifi care tut-te le forme di persecuzione effettuate dal nazismo hitleriano e avente originariamente implicazione religiosa (la parola signifi ca “tut-to bruciato” e faceva riferimento alla vittima sacrifi cale in onore delle divinità), Shoah vuole escludere proprio questo carattere di religio-sità. Non si può ammettere, cioè, che i nazisti sacrifi cassero le loro vittime al dio Odino, ad esempio. Insieme con gli ebrei (circa 6 milio-ni in Europa) furono massacrati altri popoli o

gruppi etnici o religiosi, quali: Rom, testimo-ni di Geova, oppositori politici, omosessuali, disabili, ecc. (in numero di circa 4 milioni di individui).Non si può banalizzare la “Giornata della me-moria”. In giro si legge di tutto e il contrario di tutto. Si deve rispetto ai milioni di morti, non solo ebrei, vittime dell’ingordigia umana, del potere, dell’avidità e del razzismo. Ancora oggi la faccia della Terra è costellata di odio razziale, di “pulizia etnica” e di guerre civili, tri-bali e fratricide. Non esiste potere al mondo che possa avocare a sé il diritto di sterminare impunemente l’altro.Questa giornata deve far sì che ciò che è ac-caduto o che avviene non accada mai più. È dovere di tutti impegnarsi ogni giorno per evi-tare qualsiasi forma di spargimento di sangue: l’indifferenza fa diventare carnefi ci.

L’indifferenza fa diventare carneficiIL PERICOLO DEL NEGAZIONISMO NEL DIFFICILE

PERCORSO DELL’EVOLUZIONE

di Michele Ciliberti

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PrimaPagina 44 - Febbraio 201436

mmirare un abito, in pas-serella, su una rivista o semplicemente in una ve-trina, perdersi tra le forme perfette della sua linea o nell’incanto dei colori, so-

gnare di poterlo indossare o di custodirlo nel guardaroba. Questo è il sogno di co-loro per i quali la moda rappresenta uno status, un modo di esprimere la propria personalità, talvolta un vero e proprio anti – depressivo.Ma come nasce un abito di qualità? Noi ne vediamo la fase fi nale, il prodotto fi ni-to, dalla sfi lata alle copertine patinate, ma dietro ogni capo c’è una storia che raccon-ta di sogni e ambizioni, tempo ed energie, creatività e tecnica, lavoro e professionalità di tutte le persone che lo hanno creato e realizzato. Ogni abito è un libro che parla di epoche storiche, di incontro di culture, di un modo di pensare, di lotte e cambia-menti, di scoperte che hanno innovato il nostro modo di comunicare con il corpo, di tecnologie che si frappongono tra il pen-siero e l’arte manuale, di idee, gusto, stile, storia del costume, sartorialità, arte. E una volta indossato inizierà a parlare anche di noi, del nostro vissuto e dei nostri ricordi. Tutto parte da un’idea che si annida nella creatività dello stilista, il maestro di stile, che con la sua matita dà alla luce un boz-zetto che esprime eleganza, invenzione, novità, linea. Esso diventerà parte di una collezione, ma soprattutto oggetto di un lavoro di un team di esperti del settore. E’ proprio l’incontro e il dialogo tra le va-rie fi gure del fashion system che rendono il lavoro unico. Di certo uno stilista non può operare senza modellista: se il primo è l’anima dell’abito, la seconda è il cuore.

E’ colei che gli dà vita e forma; sviluppa il prototipo del capo partendo proprio dalle indicazioni dello schizzo. Il feeling tra que-ste due persone deve essere assoluto e la sinergia di intenti porterà a un risultato ottimale. Maggiore è la qualità dell’abito, maggiore sarà il tempo trascorso sullo stesso per evitare difetti e imprecisioni. Si sceglierà, innanzitutto la stoffa, conoscen-done le specifi cità e il produttore e si ana-lizzerà quanto il taglio rispetti la peculiarità del materiale, come sono fatte le rifi niture, fodere, bottoni, orlo, quali sono le varianti del colore, la qualità della stampa se c’è e soprattutto la reale possibilità di vestibilità sul corpo. E qui interviene il lavoro della modella che non è solo quello di sfi lare su una passerella o posare per una campagna pubblicitaria, ma anche quello della prova vestibilità del prototipo in quello che vie-ne defi nito nel gergo tecnico Fitting. E’ sul suo corpo che viene realizzato l’abito ide-ale che risponde al concept dello stilista e che poi andrà in produzione. Solo quando, dopo prove e modifi che, il modello è per-fetto per chi lo ha creato, allora passerà nelle mani sapienti di esperte del cucito, ricamo, taglio e fi nitura, sotto la regia indi-spensabile e integerrima della modellista. Qui viene messa in atto, per la realizzazio-ne del prodotto, tutta la cultura sartoria-le in cui il nostro paese eccelle e di cui, purtroppo, si sta perdendo la tradizione. E l’abito è pronto per il debutto sulla passe-rella; oltre a tutto l’entourage che rende possibile un fashion show, dall’uffi cio stam-pa ai curatori di immagine, dalla scenografi a all’organizzazione pratica sino alla modella che tornerà a interpretarlo. Fondamentali sono le fi gure del buyer e del giornalista di moda. I primi , i compratori, rappresentano

L’ABITO DEI SOGNIDall’idea al fashion show il mondo

affascinante e (economicamente)

complesso della moda

ata negli anni Novanta e

utilizzata dai brand low

cost che oggi hanno riscos-

so molto successo, rappre-

senta una rivoluzione nella

produzione di abiti. E’ un

modello che riproduce in versione simile

dei “trend di stagione” di alta moda visti

sulle passerelle, la cui creazione impie-

ga tempo, manodopera specializzata e

materie prime di alta qualità, acceleran-

do i tempi dalla ideazione alla commer-

cializzazione, vendendo a prezzi acces-

sibili a tutti.

LA FAST

di Adele Di Feliciantonio

Page 37: PrimaPagina febb. 2014

37PrimaPagina 44 - Febbraio 2014

il mercato, i gusti della gente e in base ai loro ordini si dà il via alla produzione dei capi, mentre i secondi danno una visione completa della collezione, partendo da un’analisi visiva a una tecnica individuando il leit-motif della sfi lata. Il lavoro di queste due categorie, che rappresentano il cielo del mondo della moda è necessario e può decretare il successo o l’insuccesso di un lavoro lungo mesi. Quando l’abito ha un riscontro positivo, è pronto per arrivare nelle nostre bouti-que e chiunque si sentirà a proprio agio indossandolo, proprio come si è sentita la modella durante l’ultima prova del fi tting realizzando, così, il sogno di chi lo acquista e il sogno di chi l’ha creato.

Il procedimento di formazione dell’abito

è identico a quello dell’alta moda, ma le

fasi sono molto più veloci penalizzan-

do la cura dei dettagli e la sartorialità.

Il concetto chiave della fast fashion è il

“quick response” ovvero la risposta ra-

pida per il mercato di massa a prezzi

molto bassi. Questo permette di pro-

durre capi molto velocemente, quic-

kly, addirittura fino a 10-12collezioni a

stagione e a materiale di basso costo,

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è previsto l’intervento domiciliare

abato 25 gennaio si è tenuta la mostra di pittura di Lau-ra De Berardinis organizzata dall’Associazione Culturale Teramo Nostra presso il bar San Matteo di Teramo. Il titolo

della mostra , “ Fuori E Dentro Gli Argini”, evoca il concetto del fi ume come metafora della vita, con tutte le contraddizioni e le fragilità proprie della dimensione umana. La pittura della De Berardinis trae ispi-razione dal teatro di Eduardo De Filippo, che in un certo qual senso ne ha segnato l’espressione artistica. In un quadro in par-ticolare è ravvisabile l’infl uenza di Eduardo, esso è un tributo alla commedia teatrale “Filumena Marturano”, vera e propria apoteosi dell’amore materno che si pone da scudo nei confronti di chi vorrebbe il tradimento di questo amore. Nel quadro, con un tocco inedito e non semplice da decifrare, viene espresso questo concetto. Lo stile della De Berardinis ha raccolto le critiche positive di Sandro Meralangelo, professore di arte, artista e critico d’arte.

Alla mostra oltre al coro di voci bianche dell’Istituto scolastico Savini – San Giusep-pe di Teramo, diretto da Silvia Iuliani, erano presenti i Bambini di Betania, casa di ac-coglienza che si trova a Tortoreto, la cui presidentessa è Maria Luisa Giangiulio, che peraltro ha partecipato alla serata. I bam-bini hanno recitato delle poesie scritte da loro. Quest’associazione nasce per offrire un punto di riferimento a tutti quei bam-bini che vivono una situazione di disagio dentro le mura domestiche e a coloro che hanno subito l’abbandono. Si offre loro una sorta di famiglia temporanea, che si pone l’arduo compito di ricostruirne l’identità spezzata. Nel suo intervento la presiden-tessa Maria Luisa Giangiulio ha sottoline-ato che la metafora del fi ume, tanto cara all’autrice della mostra, è in perfetta sin-tonia con la missione dell’associazione. La Giangiulio descrive i bambini di cui si prende cura come “palle ferite” che ne-cessitano di pace, di serenità, di giochi, di riposo, di premure, per poi essere rimesse in quello che è il “fi ume della vita”.

L’ARTE SI SPOSA CON IL SOCIALE

QUANDO

di Angela Cacciatore

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PrimaPagina 44 - Febbraio 201438

tra una puntata e l’altra si arri-vò in 5^ elementare sempre con il concetto del bicchiere mezzo vuoto, come un bambino mezzo vuoto. “Francesco non è maturo!” sentenziarono e si decise di far

ripetere la classe con un altro team. Di colpo il bicchiere da mezzo vuoto diventò mezzo pieno e Francesco un bambino mezzo pieno. Certo, sul quadernone IVO non c’era più, ma aveva lasciato il posto a FEUDATARI, VASSAL-LI, VALVASSORI e VALVASSINI e alla domanda: “Francesco chi sono i vassalli?” “Boh!” La Scuola Media fu un percorso senza infamia né lode forse perché non ce la facevo più, mi ero stan-cata, avevo rinunciato. In confronto la scuola elementare mi sembrava l’isola felice perché quello che caratterizza l’inserimento di un portatore di handicap dalla scuola media in su è l’anonimato, l’alunno handicappato diventa quasi invisibile. Nel caso di mio fi glio, per esem-pio, l’insegnante di matematica non sapeva neppure della sua esistenza. L’inserimento alla scuola superiore fu ponderato molto in famiglia: a Francesco piaceva tanto disegnare; il Liceo ar-tistico era famoso per l’eccentricità degli alunni frequentanti, eccentricità che si lega spesso alla genialità che rende l’artista persona diversa; in mezzo a tanta diversità, un altro diverso non avrebbe stonato. Si optò quindi per il Liceo artistico. Insegnan-ti veramente sensibili, compagni eccezionali. Il look di Francesco, che nel frattempo decise di abbreviare il suo nome in Franz, più artistico, cambiò; una volta ciocche di capelli azzurri, un’altra ciuffo rosso, un’altra ancora pizzetto biondo. Controllavo, ormai raramente, i suoi quadernoni e, nonostante dovessi essere avvez-za ad ogni stranezza, i contenuti continuava-no a stupirmi, anzi, cominciarono a divertirmi: piano cartesiano, ascisse, ordinate con tanto

di rappresentazione di alcuni punti sul piano, e ancora l’atomo costituito da un nucleo cen-trale formato da protoni ecc. ecc. Quello che, purtroppo, non cambiò fu l’atteggiamento di Franz nei confronti dell’istituzione scolastica: ormai era una vittima del sistema scuola. So-matizzava il suo disagio: mal di pancia nottur-no e diurno. La mattina diceva di non sentirsi bene, non si voleva alzare: in poche parole non sapeva più come farmi capire che a scuola non

voleva andare più, che la scuola non era per lui e quando gli chiedevo il perché di tale rifi uto mi rispondeva “A scuola mi annoio!”. Lo volli capire fi nalmente al terzo anno e così fi nì l’iter scola-stico di mio fi glio. Qualcuno potrebbe pensare: non è stato molto fortunato questo bimbo! Op-pure che rompiscatole deve essere stata questa mamma! Né l’uno né l’altro. Sono una persona discreta, riconosco la professionalità e la prepa-razione, non mi sono mai sostituita ai docenti, di cui ho sempre rispettato il ruolo e tutto somma-to non sono stata neppure sfortunata, perché in fondo mio fi glio legge e scrive, cosa che non è affatto scontata, e ha lasciato dietro di sé un buon ricordo. Il mio problema più grande è che lavoro in una scuola superiore e quindi vedo e

vivo dall’interno la situazione dei disabili. Acclamati come salvatori nel periodo di forma-zione delle classi, “stia tranquilla signora, vedrà come si troverà bene suo fi glio!”, cominciano, subito dopo, ad essere considerati un vero e proprio peso: da una parte i docenti curriculari: “Chi mi ha messo un handicappato in classe?” “Chi ha fatto le classi?” “Figurati io ne ho due, come farò non lo so”. “Perché la collega non ha nessun handicappato?” “Nelle mie ore non c’è mai l’insegnante di sostegno! Devo fare tutto da sola!” “L’handicappato disturba, non è possi-bile fare lezione”! “Mi distrae la classe!” “L’han-dicappato si addormenta sul banco e il genitore si lamenta” dall’altra parte i docenti di sostegno: “Non mettetemi nella classe di quell’insegnan-te curriculare”! “Io non sono abituato a seguire handicappati che non seguono il programma di classe”! “Io voglio solo femmine che non se-guono il programma di classe”. “Io ho quattro handicappati e la collega tre”.“Lei è il nuovo professore? Cosa insegna?” “Purtroppo, faccio l’insegnante di sostegno” “Faccio cinque anni di sostegno e poi scappo sulla mia materia” e potrei continuare all’infi nito”.A quel punto la moderatrice mi tolse bru-scamente la parola ringraziandomi, dicendo che ero stata molto esauriente e diede il microfono ad un altro relatore. Mi irritai moltissimo perché capii in quel momento di essere stata strumentalizzata, l’inseri-mento scolastico delle persone disabili in quel contesto non interessava a nessuno, e, soprattutto, non avevo detto o non avevo dimostrato quello che loro volevano che io dicessi o dimostrassi. Dissi che non avevo fi nito, che ancora non avevo tratto conclusioni di carattere gene-rale, ma non ci fu niente da fare, mi tolsero la parola. Mi alzai dal tavolo e andai via. Non ho più partecipato ad un convegno.(fi ne)

C’era una volta…

Storia di una mamma e

di un bambino speciale (3a puntata)

di Annamaria Ponziani

Qualcuno potrebbe pensare: non è stato molto fortunato questo bimbo! Oppure che rompiscatole deve essere stata questa mamma! Né l’uno né l’altro

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39PrimaPagina 44 - Febbraio 2014

ttenzione ! gioca con moderazione, il gioco può creare dipenden-za”. A molti sarà capi-tato di leggere questa frase su internet, nel-

le sale gioco o nei bar, in prossimità di slot machines. Evidentemente si tratta di un av-vertimento che lo Stato offre al cittadino per tutelare la sua salute, ma cosa signifi ca realmente? Personalmente ritrovo la somiglianza con le scritte sui pacchetti di sigarette “nuoce gravemente alla salute”, ma nel caso del gioco dovremmo usare il condizionale “potrebbe” nuocere alla salute se si veri-fi cassero delle situazioni particolari, ma di quali situazioni stiamo parlando? Il “gioco” nel suo signifi cato originario è un atto al-tamente creativo e spontaneo che permet-te (per esempio al bambino) di interagire con l’ambiente, ma soprattutto di entrare in contatto con se stesso: attraverso il gio-co l’individuo esprime le proprie abilità ma considera anche le sue mancanze, speri-menta e defi nisce se stesso in una continua dialettica creativa; proviene da qui la frase “mettersi in gioco”. Ma il gioco del “Lot-to”, il “gratta e vinci” o la “slot machine” offrono queste possibilità di crescita alle persone che ne fanno uso? Tali attività lu-diche rientrano nella categoria dei “giochi di alea” (caso, fortuna – Callois R. 1981) dove l’obiettivo (più o meno consapevole) è quello del piacere che si prova in caso di vittoria, le proprie abilità sono spesso una illusione del giocatore che in realtà sta cer-cando solamente un momento di soddisfa-

zione: la vincita. In alcuni casi può accadere che, l’individuo, credendo di gestire o comandare le dina-miche di gioco ne diventi consumatore e rischi di essere “giocato dal gioco” perden-done il controllo. La sensazione di piacere che il gioco provoca viene ricercata sem-pre più frequentemente anche per nascon-dere una solitudine o uno stato di profon-da tristezza che la persona vive: il gioco diventa euforizzante. Non è la sede per approfondire i complicati meccanismi che causano questa problematica o le varie di-stinzioni psicodiagnostiche ma un aspetto importante vorrei sottolinearlo: la “perdita di controllo”, ovvero quando non si riesce

di Daniele La Licata psicologo/psicoterapeuta

“GIOCATI”…DAL GIOCO

più a fare a meno di giocare entrando in quel vortice di dipendenza tanto comune all’uso di droga; alla ricerca di piacere data dal gioco fa seguito il senso di colpa per il denaro perduto o, nei casi più gravi, la disperazione per la propria situazione per-cepita come insanabile. Si chiama “gioco d’azzardo patologico” (G.A.P. o Ludopatia) quella particolare forma di dipendenza nei confronti di un azione socialmente accettata: giocare. Lo Stato non vieta il gioco d’azzardo (come in passato) ma dà al cittadino l’avvertimen-to: “gioca con moderazione”; mi chiedo se questo consiglio serva a raggiungere il suo scopo.

In alcuni casi può accadere che, l’individuo, credendo di gestire o comandare le dinamiche di gioco ne diventi consumatore e rischi di essere “giocato dal gioco” perdendone il controllo

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41PrimaPagina 44 - Febbraio 2014

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post trattamento della riabilitazione proget-tata per il paziente, moderni programmi di elaborazione tridimensionale delle strutture anatomiche ci consentono di effettuare un intervento virtuale simulato a computer.L’inserimento degli impianti viene simulato evitando tutte le aree a rischio chirurgico, rispettando assi e inclinazioni ottimali secon-do l’osso disponibile, posizionando virtual-mente i denti come da progetto del piano di trattamento. Una volta ottenuto il risultato desiderato il fi le viene inviato in Svezia ove verrà costruita una guida chirurgica la qua-le, applicata in bocca previa anestesia loca-le, consentirà l’inserimento degli impianti a “cielo coperto” ovvero senza incisioni e senza suture, con una rapidità operativa inimmaginabile altrimenti ed un decorso po-stoperatorio estremamente più confortevo-le rispetto alle tecniche tradizionali a “cielo aperto”.L’inserimento inclinato dei due impianti late-rali, consente nel mascellare superiore di evitare le zone posteriori dove solitamente l’altezza dell’osso è insuffi ciente a garantire il loro posizionamento in verticale senza ese-guire preventivamente interventi chirurgici supplementari di innesto per aumentarlo.Nella mandibola, consente invece di ope-rare evitando zone a rischio chirurgico, nelle quali sono situate terminazioni nervose che, se lesionate, danno vita a danni neurologici permanenti. Allo stesso tempo sarà possi-bile ottenere l’emergenza della testa degli impianti in zone più posteriori a tutto bene-fi cio delle caratteristiche biomeccaniche del restauro protesico.La protesi provvisoria, che è immediata e fi ssa, sarà applicata a fi ne intervento, sem-plicemente attraverso l’avvitamento della stessa agli impianti appena inseriti mediante piccolissime viti passanti.Essa renderà possibile una funzionalizzazione pressoché immediata della masticazione e dell’estetica del sorriso per il tempo neces-sario alla osteointegrazione degli impianti.La protesi defi nitiva verrà installata dopo il periodo necessario all’osteointegrazione semplicemente sostituendola a quella prov-

visoria dopo le opportune rilevazioni esteti-co-funzionali del caso.L’estetica del sorriso sarà ricavata mol-to più semplicemente rispetto alle tecniche implantoprotesiche tradizionali, non doven-dosi confrontare con le infi nite variabili della modellazione chirurgica dei tessuti naturali, complessa e non sempre totalmente preve-dibile in quanto a risultato.Non essendo più presenti denti naturali e potendosi modifi care a piacere la parte in-feriore dell’arcata protesica in funzione delle modifi cazioni anatomiche naturali nel corso del tempo, la soluzione All on-4 potrà ri-tenersi defi nitiva.

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PrimaPagina 44 - Febbraio 201442

l costituente caratterizzante delle be-vande alcoliche -l’alcool etilico o etano-lo- pur possedendo un notevole potere energetico (ogni grammo fornisce circa sette calorie), non è una sostanza indi-spensabile. Dell’apporto calorico dell’al-

cool è bene tener conto in tutte le condizio-ni in cui è necessario limitare l’assunzione giornaliera di energia. Il corpo umano è in

grado di far fronte senza danni all’assunzio-ne di etanolo, solo a patto che questa non superi una certa quantità. L’etanolo, infat-ti, nel nostro organismo è metabolizzato prioritariamente e quasi esclusivamente nel fegato, a ritmi tali che un solo bicchiere di vino da 150 ml (pari a circa 13-14 grammi di etanolo) impegna il fegato per circa due ore. Evitare o limitare il consumo di alcool

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presenta quindi anche il vantaggio di non di-stogliere il fegato da funzioni più essenziali. L’abuso di alcool - sia acuto che cronico - è estremamente pericoloso in quanto, oltre a provocare dannosi squilibri nutritivi e seri rischi di malnutrizione, può creare problemi di dipendenza e di tossicità, con gravi com-plicazioni morbose (a carico soprattutto del fegato, del pancreas, del sistema cardio-circolatorio, dello stomaco, del sistema ner-voso, ecc.) e con un aumento del rischio di sviluppo di tumori. Molto importanti sono anche le note interferenze fra l’alcool e sva-riati farmaci, interferenze che possono pro-vocare reazioni indesiderate. Inoltre queste due categorie di sostanze utilizzano spesso le medesime vie metaboliche, il che rallenta la loro eliminazione, con conseguenze an-che importanti sui relativi livelli nel sangue e in vari tessuti. Va anche ricordato che il vino è parte integrante della tradizione ali-mentare italiana, e che un suo appropriato consumo - ossia in quantità moderate e durante i pasti- sembra poter esercitare qualche effetto favorevole e anche protet-tivo sull’apparato digerente e soprattutto su quello cardiovascolare. Quest’ultimo ef-fetto, secondo recenti studi, sembra dovuto anche alla presenza di alcuni componenti minori contenuti soprattutto nel vino ros-

so, ma anche, in minor misura, nel vino bian-co e nella birra. Chi sta bene, gode di buona salute, non è obeso e desideri concedersi il piacere del consumo di bevande alcoliche, può quindi farlo, purché in misura moderata ed accorta, tenendo presente il contenuto in alcool e l’apporto calorico delle varie bevande (vedi Tabella). Consumare bevande alcoliche con moderazione può rimanere un piacere senza causare danni, e può anzi favorire -con particolare riguardo al vino ed alla birra- qualche effetto positivo. Tutto questo a patto che ci si attenga ai limiti e alle modalità di consumo suggerite.

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. Se si desidera consumare bevande

alcoliche, farlo con moderazione, pre-

feribilmente durante i pasti secondo la

tradizione italiana, o in ogni caso imme-

diatamente prima o dopo mangiato

.Tra tutte le bevande alcoliche, dare la

preferenza a quelle a basso tenore alco-

lico (vino e birra)

. Evitare del tutto l’assunzione di alcool

durante l’età evolutiva, in gravidanza e

in allattamento, e ridurla nell’anziano

. Un particolare invito alla moderazione

o all’astensione va rivolto a chi debba

mettersi alla guida di autoveicoli o a chi,

dovendo fare uso di macchinari delicati

o pericolosi, abbia bisogno di conservare

intatte attenzione, autocritica e coordi-

nazione motoria

. Quando si assumono farmaci, il consu-

mo di alcool va evitato o ridotto, a meno

che non si sia ottenuta esplicita auto-

rizzazione da parte del proprio medico

curante.

COME

COMPORTARSI

Evitare o limitare il consumo di alcool presenta quindi anche il vantaggio di non distogliere il fegato da funzioni più essenziali. L’abuso di alcool è estremamente pericoloso

Trendy Fashion StudioVia G. Celli 9 (Villa Mosca)

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l’impiego localizzato di ossigeno attivo favorisce la microcircolazione, donando salute e lucentezza ai capelli

Page 44: PrimaPagina febb. 2014

PrimaPagina 44 - Febbraio 201444

inin “Prima“PrimaPaginaPagina” Benessere” Benessere

inin “Prima“PrimaPaginaPagina” Animali” Animali

hi ha un gatto sa bene quanto questo animale ami la pulizia: un gatto sano dedica diverse ore al giorno alla cura del pelo, assumendo le pose più strane come un contorsionista. Il cosiddetto “grooming” indica

proprio l’attività di leccamento e pulizia del pelo, grazie anche alla superfi cie molto ruvida della sua lingua che funziona quasi da pettine. Durante la propria toelettatura il gatto ingerisce inevitabilmente una cer-ta quantità di peli, il cui volume aumenta

nei momenti di muta del pelo e nei gatti a pelo lungo. Normalmente gran parte di questi riesce a transitare per tutto il trat-to gastroenterico ed essere eliminata con le feci. Un’ingestione eccessiva di peli, o di peli molto lunghi, può determinare però, in alcuni soggetti la formazione di “trico-bezoari”: sono delle vere e proprie palle di pelo che si accumulano in vari tratti del tratto gastroenterico, cioè nell’esofago, nello stomaco o nell’intestino. Questi boli di pelo comportandosi da corpi estranei possono essere causa di diversi disturbi:

Il gatto e i boli di pelo

di Piero Serroni e Arianna Braca veterinari

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45PrimaPagina 44 - Febbraio 2014

BenessereBenessereinin “Prima“PrimaPaginaPagina” ”

più frequentemente causano vomito dei boli stessi, che il gatto espelle con dei co-nati, sotto forma di matasse compatte di pelo e succhi gastrici, ma nei casi più gravi i tricobezoari possono causare stitichezza o addirittura ostruzioni intestinali. Se è vero che i gatti a pelo lungo sono i più predi-sposti, il problema può comunque presen-tarsi anche nei gatti a pelo corto durante il periodo di muta, in cui cioè l’animale con il cambiare della temperatura stagionale cambia il proprio manto naturalmente. I gatti che vivono prevalentemente in ap-partamento sono più predisposti: loro infatti, vivendo ad una temperatura quasi costante, come se fosse sempre primave-ra-estate, hanno una muta del pelo quasi permanente, e di conseguenza la quantità ingerita è costantemente elevata. Inoltre accentuano il rischio di boli di pelo anche tutte quelle situazioni che inducono un leccamente più frequente: nodi del mantel-lo, parassiti esterni, prurito, ecc. Per pre-venire tutto questo ci sono pochi piccoli accorgimenti da mettere in pratica. Prima di tutto una buona profi lassi per ectopa-rassiti (pulci, pidocchi...) ad evitare l’insor-

genza di pruriginose parassitosi esterne. E’ buona norma, soprattutto per i gatti a pelo lungo, spazzolare il pelo tutti i giorni, sia per rimuovere il pelo morto, sia per pre-venire la formazione di nodi (altrimenti poi diffi cili da togliere e spesso molto dolorosi per il micio). Si dovrebbe, infi ne, lasciare a disposizione l’erba gatta (in vendita già in vaso, oppure in semi da piantare), che essendo ricca di fi bre può aiutare il micio ad eliminare i boli di pelo. Oltre all’erba gatta esistono in commercio specifi ci prodotti, formulati come integra-tori alimentari, per l’eliminazione dei boli di pelo e per il mantenimento di un pelo sano e robusto. Ricordiamo, infi ne, che il bisogno del gatto di pulirsi leccandosi il mantello rimane un’attività normale che fa parte della sua natura: anche messi in pratica tutti gli accorgimenti per preve-nire i boli di pelo è normale che il micio continui a leccarsi e ciò non costituisce un problema. Anzi, ci si deve preoccupare quando si nota che un gatto smette di toilettarsi, che è molto spesso sintomo di malessere o di qualche patologia sottostante.

olti pensano sia solo una tecnica rilassante. Bizy vi svela come riconoscere chi pratica l’antica fi loso-fi a indiana senza bluffare.Il massaggio ayurvedico

fa parte della più ampia scienza della vita indiana.L’ Ayurveda è nota come scienza medica ma soprattutto come scienza medica sa-cra. Anche il massaggio ayurvedico quindi viene considerato una tecnica dalla sostan-za sacra.Non si tratta solamente di un massaggio che tonifi ca i muscoli o che favorisce il drenaggio della linfa ma è anche una pra-tica capace di trasformare le energie com-presse e di permettere al corpo sia fi sico che energetico di rigenerarsi e di ritrovare integrità e spiritualità. Il massaggio ayur-vedico riconosce ogni persona secondo il suo Dosha ovvero secondo la sua strut-tura: Vata, Pitta o Kapha. Molti hanno una struttura intermedia rispetto a queste tre categorie All’interno delle classi di base si

sviluppano tutti gli squilibri possibili. A seconda del Dosha in squilibrio viene applicata una particolare serie di massaggi accompagnata da specifi ci oli.

A che cosa serveIl massaggio secondo la tradizione

ayurvedica è consigliato per allontana-

re la vecchiaia nutrire i Dhatu - ovvero i

tessuti del corpo -, togliere la fatica fisi-

ca mentale emotiva, migliorare la vista,

rinforzare il corpo, favorire il sistema di-

gerente, circolatorio, linfatico, escretorio,

nervoso, energetico e favorire il sonno e

i sogni.

Inoltre per migliorare la concentrazione,

rinforzare la pelle, armonizzare i tre Do-

sha ovvero i caratteri energetici indivi-

duali. Un ciclo organizzato di massaggi

aumenta la resistenza alle malattie e

migliora lo stato generale della salute,

combattendo lo stress, acuendo la per-

cezione e la confidenza con il corpo.

CHE COS’È DAVVEROil massaggioayurvedico

Il massaggio ayurvedico deve essere attuato in sincronia con i ritmi del corpo e...

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PrimaPagina 44 - Febbraio 201446

inin “Prima“PrimaPaginaPagina” il Legale” il Legale

di Gianfranco Puca avvocato e mediatore professionista

di Nicola Paolo Rossetti Presidente giovani avvocati Teramo

…E SE MIO FIGLIOSI FA MALE A SCUOLA?

DANNI MORALIper pignoramento illegittimo

gire nei confronti dell’istituto scolastico per il risarcimento dei danni sofferti dall’alunno durante le ore di frequenza è possibile? A detta della Su-prema Corte di Cassazione

sì, e non solo quando il danno è provocato da un compagno, ma anche quando l’alunno si procura le lesioni da solo. Con la recen-te sentenza n. 22752 del 4 ottobre 2013 la Corte di Cassazione ha avuto modo di sanci-re il principio secondo cui l’accettazione del-la domanda di iscrizione, con la conseguente

ammissione dell’allievo a scuola, determina l’instaurazione di un vincolo negoziale dal quale sorge a carico della medesima l’obbli-gazione di vigilare sulla sicurezza e l’incolu-mità dello studente per il tempo in cui questi fruisce della prestazione scolastica, in tutte le sue espressioni e, quindi, anche prevenendo le situazioni in cui l’alunno possa cagionare un danno a sé stesso. Nello specifi co la Cor-te è stata chiamata a pronunciarsi riguardo la fondatezza della richiesta di ristoro dei danni avanzata dai genitori di un’alunna che lasciata dallo scuolabus all’interno del piazza-

e Equitalia esegue un pignora-mento illegittimo il cittadino deve essere risarcito; questo semplice principio di diritto, per cui ad una azione illegittima deve derivare un risarcimento, è stato ribadito dalla

Cassazione con la sentenza n. 9445/2012, con la quale è stato anche stabilito che, se l’uffi cio non prende atto della comunicazione dell’estin-zione del debito, si confi gura il reato di omissione di atti d’uffi cio. Un legale conveniva in giudizio il Comune di Roma e il Monte dei Paschi di Siena Spa, quale concessionario del servizio di riscos-sione dei tributi, chiedendo il risarcimento del

danno non patrimoniale; lo stesso esponeva di aver subito (il 20 marzo 2002) pignoramento mobiliare presso il proprio studio legale - dove erano presenti una collega, la fi glia, pure avvoca-to, e la segretaria - in riferimento a un debito (di circa euro mille) relativo a sanzioni amministra-tive, che il Tribunale di Roma, con sentenza del 6 febbraio 2001, aveva dichiarato non dovuto, evidenziando altresì che, nella data in cui ave-va ricevuto l’avviso di mora (23 ottobre 2001), era stata inviata al Comune e al Concessiona-rio copia della suddetta sentenza, chiedendo l’annullamento dell’avviso di mora, con diffi da ad astenersi dal compiere atti di esecuzione

Page 47: PrimaPagina febb. 2014

47PrimaPagina 44 - Febbraio 2014

il Legale il Legale inin “Prima“PrimaPaginaPagina” ”

le antistante la scuola elementare cadeva dal muretto delimitante l’area sottostante ove si trovava l’ingresso del seminterrato locale caldaia, riportando la frattura della tibia. La Suprema Corte, nell’accogliere la domanda proposta dai genitori della bambina, ha pre-cisato che la scuola è tenuta a predisporre tutti gli accorgimenti necessari a prevenire situazioni di pericolo, anche al fi ne di evitare che l’alunno procuri danno a sé stesso, sia all’interno dell’edifi cio che nelle pertinenze scolastiche, di cui abbia a qualsiasi titolo la cu-stodia, messe a disposizione per l’esecuzione della propria prestazione. Ciò in ragione del fatto che l’accoglimento dell’allievo compor-ta la nascita di un “contratto di protezione” in base al quale tra gli interessi da realizzarsi da parte dell’istituto scolastico rientra quello alla integrità fi sica dello studente, con conse-guente risarcibilità dei danni da autolesione dal medesimo patiti. Quindi, mentre chi agi-sce ha solo l’onere di provare che il danno si è verifi cato nel corso dello svolgimento del rapporto, l’istituto, per vedersi esonerato da ogni responsabilità, ha l’incombente ben più gravoso di dimostrare che l’evento dannoso

è stato determinato da causa a sé non impu-tabile. Come? Dando la prova, tutt’altro che agevole, di avere adottato, in relazione alle condizioni della cosa e alla sua funzione, tut-te le misure idonee ad evitare il danno e che il danno si è ciononostante verifi cato per un evento non prevedibile né superabile con la diligenza normalmente adeguata in relazione alle circostanze concrete del caso.

l’istituto, per vedersi esonerato da ogni responsabilità, ha l’incombente ben più gravoso di dimostrare che l’evento dannoso è stato determinato da causa a sé non imputabile

forzata. Il Giudice di Pace rigettava la doman-da, ritenendo la insussistenza del danno morale risarcibile (ex art.185 cp), non potendo confi gu-rare il reato di abuso d’uffi cio (ex art. 323 cp), e non liquidando neanche il danno non patrimo-niale per danno all’immagine (dell’avvocato). La sentenza fu appellata, ma l’appello fu rigettato, con conferma della pronuncia di primo grado. Avverso la sentenza di appello il legale propose ricorso in Cassazione, la quale però ha escluso la sussistenza del danno non patrimoniale per-ché l’episodio non era idoneo a danneggiare la reputazione del legale, perché la conoscenza dell’episodio rimase circoscritta ai pochi presenti -che non potevano dubitare della correttezza del legale- e che quindi all’avvocato non potesse de-rivare alcuna signifi cativa sofferenza psicologica. La Cassazione, però ha censurato la sentenza impugnata, nella parte in cui il giudice di merito ha errato nel non accertare la sussistenza di un fatto di reato (art. 650 o art. 328 c.p.) produttivo di danno morale, come sofferenza contingente, turbamento d’animo transeunte (art. 185 cp). Per il ricorrente infatti, sarebbe ipotizzabile il re-ato di omissione di atti di uffi cio (art. 328 cp) poichè inviando una formale diffi da al Comune e all’Equitalia, per l’inesistenza del debito, a fondamento della domanda di risarcimento del danno non patrimoniale, ha posto la circostanza

della mancata interruzione della procedura di pi-gnoramento nonostante sia il Comune di Roma che il Concessionario del servizio di riscossio-ne, fossero a conoscenza della sentenza che lo aveva disconosciuto. Il ricorrente ha indicato tali fatti come riconducili al reato di omissione di atti d’uffi cio (art.328 cp) del quale risponde il pubblico uffi ciale che, entro trenta giorni dalla richiesta di chi vi abbia interesse, non compie l’atto del suo uffi cio e non risponde per esporre le ragioni del ritardo. La Cassazione, accogliendo il ricorso, ha ribadito che la risarcibilità del danno non patrimoniale è espressamente prevista dalla legge, e il Giudice deve, in via preliminare, ac-certare la astratta confi gurabilità del reato; tale accertamento non era stato compiuto dai giudici di merito. La sentenza impugnata è stata quindi cassata, con enunciazione del seguente principio: “In tema di responsabilità civile e di richiesta di risarcimento del danno non patrimoniale, quan-do è prospettato un illecito, astrattamente ricon-ducibile a fattispecie penalmente rilevanti, per il quale la risarcibilità del danno non patrimoniale è espressamente prevista dalla legge (‘art. 2059 cc e 185 cp), spetta al giudice accertare la sus-sistenza degli elementi costitutivi del reato”; il Giudice di merito, quindi, dovrà prima accertare la confi gurabilità del reato e, in caso positivo, li-quidare i danni non patrimoniali.

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PrimaPagina 44 - Febbraio 201448

inin “Prima“PrimaPaginaPagina” Consumatori” Consumatori

AFFITTO O LOCAZIONE

L’affi tto, o locazione è un contratto, con il quale un soggetto locatore, si obbliga a far godere un immobile ad un’altra parte con-duttore per un periodo di tempo determi-nato, in cambio di un corrispettivo.Dal 01 gennaio 2014 è scattato il divieto di pagare in contanti l’affi tto di abitazioni (comprese quelle turistiche, transitorie e per studenti). Fanno eccezione solo gli al-loggi di edilizia pubblica residenziale. Sono

naturalmente esclusi i canoni di locazione di negozi e uffi ci e in generale di ogni im-mobile che non abbia destinazione abitati-va. Sono inclusi nella norma le pertinenze dell’abitazione principaleL’obbligo del pagamento con mezzi trac-ciabili scatta a prescindere dall’ammontare del canone di locazione, infatti non si ap-plica nemmeno la norma sull’antiriciclaggio D.Lgs 231/2007 che prevede il limite di 1.000,00.Si precisa che l’obbligo scatta dal primo

ANNO NUOVOSCADENZE NUOVE

di Laura Di Paolantonio commercialista, revisore Contabile

di Ennio Salvatori

a complessa operazione dell’ac-quisto si divide in due fasi: la scelta e l’acquisto. La scelta – In “primis” occorre fare un esa-me serio delle proprie possibili-tà economiche, senza scordare

che oggi raramente le banche concedono un mutuo, e inoltre valutano che la rata non superi il valore di un terzo del pro-prio reddito disponibile ( netto). Al valo-re dell’immobile si aggiungono le parcelle di agente (se c’è) e notaio e alle rate del

mutuo le periodiche spese di manutenzio-ne. Poi si passa a valutare i tre elementi base: ubicazione, comfort, superfi cie per le quali bisogna stabilire delle priorità. Cos’ è più opportuno? Meglio avere più spazio o minore distanza dal posto di lavoro? Non sottovalutando le prospettive di vita futura: avere fi gli, cambiare lavoro, l’avanzamento dell’età, eventi che devono far considerare sempre provvisoria la casa che si va a com-prare e quindi certe valutazioni possono prevalere su altre. L’acquisto - Se la casa è

COME SCEGLIERE E ACQUISTARE CASA

Le regole per non sbagliarecon norme in continua evoluzione

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49PrimaPagina 44 - Febbraio 2014

Consumatori Consumatori inin “Prima“PrimaPaginaPagina” ”

gennaio anche per i canoni che fanno rife-rimento all’anno precedente.I mezzi di pagamento ammessi sono tutti quelli che garantiscono la tracciabilità degli stessi: bonifi co bancario, assegno bancario non trasferibile, assegno circolare, ma an-che carte di credito.

IUC:IMPOSTA UNICA COMUNALEÈ la nuova imposta unica comunale che da questo anno rappresenterà il pilastro dell’imposizione sugli immobili.È un’imposta unica ma articolata su tre componenti: Imu, che rimane per le abi-tazioni principali non di lusso e sugli altri immobili, la Tasi che è legata ai servizi del comune e la Tari che sostituisce la Tares per la raccolta e smaltimento dei rifi uti.Gli inquilini pagano una quota tasi.

I proprietari di abitazioni principali non di lusso pagano la tasi e la tari. Si precisa che le abitazioni concesse in uso gratuite ai fi -gli e genitori sono assimilate alle abitazioni principali (previa delibera Comunale).I proprietari di altri immobili pagano la tasi per la quota non versata dall’inquilino, la tari e l’imu.Si precisa altresì che le case sfi tte, se collo-cate nello stesso comune di residenza del proprietario tornano a versare l’irpef sul 50% della rendita catastale.

MINI IMULa mini imu è una particolarità che appar-tiene solo al 2013. Dal 2014 l’intera tassa-zione sulla casa avviene tramite l’applica-zione della Iuc.Con l’augurio di aver fatto un po’ di chia-rezza.

affi data a un’agenzia immobiliare, va tenuto presente che l’agente deve fare anche i nostri interessi, perché pagato da entram-be le parti, dato il suo ruolo di mediatore e per il quale quindi vanno poi seguite al-cune precauzioni: 1) gli assegni per caparre e acconti non vanno mai intestati all’agente ma al vendi-tore; 2) la modulistica proposta dall’agente deve essere conforme a quella approvata dalla Camera di Commercio.Se l’agenzia è in franchising signifi ca che alla stessa è concesso il marchio, ma la proprietà è dell’agente. Quindi tutte le eventuali rimostranze non andranno mai rivolte a al franchising ma all’affi liato. Poi ci sono i controlli sull’immobile, di due tipi: sul posto e documentali. Il primo, consi-ste nell’effettuare visite all’appartamento in ore differenti da quella effettuata con l’agente, non escludendo le ore serali ai fi ni dell’inquinamento acustico. Durante le ore diurne, per la verifi ca di servizi e mezzi pubblici e facilità di parcheggio. Non per ul-

timo, effettuare una verifi cata sull’effettiva misura dell’appartamento e la constatazio-ne della sua regolarità urbanistica e edilizia: meglio far eseguire queste verifi che da un tecnico di vostra fi ducia. Quanto a quelli documentali, va verifi cata la presenza di servitù o ipoteche (incaricando eventual-mente il notaio) e lo stato dei pagamenti condominiali (l’amministratore può chie-dere al neo acquirente gli arretrati fi no a due anni indietro). Infi ne, imperativo, trat-tare. Mai come in questi anni l’offerta è sterminata.

Cos’ è più opportuno? Meglio avere più spazio o minore distanza dal posto di lavoro?

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PrimaPagina 44 - Febbraio 201450

inin “Prima“PrimaPaginaPagina” Motori” Motori

acquisto di un’auto usata deve essere ben ponderato, per evitare di ritrovarsi con una vettura che presenta costantemente noie e guasti meccanici. Questa guida non

può essere esaustiva (servirebbe un intero volume), perciò ti consiglio di far controlla-re l’auto che hai intenzione di acquistare dal tuo meccanico di fi ducia. Tuttavia, se questo non è possibile e se si ha un minimo di com-petenza, ci si può già rendersi conto dello stato della vettura con alcuni semplici con-trolli su carrozzeria e motore. Ma come vie-ne valutato il valore di mercato di un’auto in base al modello? Alcune agenzie specializ-zate, leader fra queste EUROTAX, svolgono indagini accurate per stabilire quanto una vettura è richiesta sul mercato dell’usato. Più una vettura e richiesta e, talvolta, meno

è disponibile sul mercato signifi ca che l’auto in questione ha un buon valore. Chi non ce l’ha la desidera, chi ce l’ha tende a tenerla. Per questi motivi, il valore è alto. In con-creto, vetture come la Mini o alcuni tipi di Mercedes hanno un valore molto elevato.Non è solo il modello il parametro per la valutazione di un’auto usata. I listini tengo-no in considerazione generalmente un livel-lo di usura medio. L’usura media si calcola tenendo presenti il chilometraggio medio, le revisioni, lo stato della carrozzeria e l’an-no di immatricolazione. Tra i parametri che infl uenzano il valore di un’auto usata c’è quello dello stato della carrozzeria e quello degli interni. Il consiglio, prima di vendere una vettura, è quello di chiedere una valuta-zione da un venditore di fi ducia. Per fi nire, chiedere sempre di provare l’auto su strada, al fi ne di scovare eventuali punti deboli.

SCELTA E VALUTAZIONEDI UN’AUTO USATA

Page 51: PrimaPagina febb. 2014

Nr. 5 - Febbraio 2014

Sostituzione dell’amalgama d’argento

Dott. Giancarlo ABRIGATA Dott. Stefano BANDIERA

Osteoporosi nell’anziano: prevenzione e trattamento conservativo

ECOGRAFIA MUSCOLAREDott. Claudio D’ARCHIVIO

Page 52: PrimaPagina febb. 2014

IPPOCRATEIPPOCRATE& DINTORNI& DINTORNIA P P R O F O N D I M E N T O M E D I C O

5paginacinque

L’Ecografia muscolare.

6Il giorno del mio fidanzamento.

paginasei

Martina PALANDRANI

8La Certificazione del Sistema diGestione della Qualità nellestrutture sanitarie.

paginaotto

Franco GIANSANTE

9 paginanove

Dott. Giancarlo ABRIGATA

Sostituzione dell’amalgama d’argento.

11Mar Test: studio anticorpi anti-sperma. Le cause immunologichedell’infertilità maschile.

paginaundici

Dott. Massimo ZERBINI

13 paginatredici

Osteoporosi nell’anziano: prevenzionee trattamento conservativo.

14paginaquattordici

Dott.ssa Claudia GUETTI

Scoliosi.

Sommario

3 paginatre

Scherzi di carnevale.

Dott. Stefano BANDIERA

Dott. Claudio D’ARCHIVIO

III parte

Dott. Gino CONSORTI

Page 53: PrimaPagina febb. 2014

Cari lettori, eccoci afebbraio, un mesetutto sommato pocoamato (scusate la rimanon voluta…). Le scoriedell’inverno inizianolentamente a perderepotenza anche se l’an-tico adagio, Febbraiocorto e amaro, è lì peròa ricordarci che la pri-mavera è ancora lungada venire. Sia quellameteorologica, siaquella economica.

Febbraio, infatti, nasce con il fiato sul collo visto che nelcalendario riceve il testimone da gennaio, un mese tra-dizionalmente terribile per quanto riguarda gli adempi-menti fiscali. Tasse su tasse che, di fatto, mettono a duraprova il nostro portafoglio e la nostra psiche: mini Imu,ultima rata della Tares, bolli auto e moto, ordine profes-sionale, Irpef, Ires, Irap, Iva, Cedolare secca, Imposta diregistro, Tobin Tax, Start up e lavoratori autonomi, Ivie eIvafe, Assicurazione per attività casalinghe, canone Rai…Un interminabile e assurdo elenco di tributi che si tra-sforma in una vera e propria miscela esplosiva se lo mescoliamo con altri tre interminabili elenchi: quello checomprende chi non ha un lavoro, quello di chi il lavoroce l’ha ma da mesi non percepisce più lo stipendio equello di chi per anni il lavoro lo ha avuto ma poi, da ungiorno all’altro, si è ritrovato con le mani in mano. Insomma, c’è poco da ridere e da scherzare, anche sequesto è il mese che tira la volata al Carnevale. Il Carnevale? Ma a Carnevale ogni scherzo vale… Vuoi vedere, allora, che tante storture di questo nostropaese non sono altro che delle burle confezionate adarte dai mezzi d’informazione? Ma sì, non può esserevero, ad esempio, che un 55enne in un raptus di follia haucciso a colpi di accetta un suo amico, ospite in casasua, colpevole di aver lasciato la luce accesa in camera…E addirittura l’assassino nel 1998 si era già macchiato diun omicidio efferato uccidendo a colpi di spranga la fi-danzata. Non solo, condannato a 24 anni, riconosciutoseminfermo di mente, dopo alcuni anni trascorsi in car-cere era diventato ospite di una comunità… Ma dai, si vede che è una storia inventata, noi siamo l’Ita-lia, un paese serio… E la notizia di quella suora che, ricoverata per un mal dipancia in ospedale, ha partorito un bimbo di tre chili e

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IPPOCRATEIPPOCRATE& DINTORNI& DINTORNIA P P R O F O N D I M E N T O M E D I C O

mezzo dicendo di non sapere di essere incinta…? Suvvia non esageriamo, va bene che già siamo in climacarnevalesco ma tutto ha un limite, compresi gli scherzi… C’è poi l’allucinante aumento dell’8,28% del pedaggioautostradale Teramo-Colledara. Nove chilometri e 900metri, la distanza che separa il casello di Colledara dallabarriera di Villa Vomano, “regalati” a soli 2 euro e 10 cen-tesimi… In pratica un lavoratore pendolare per percorreregiornalmente 19 chilometri e 900 metri in un tratto auto-stradale privo, tra l’altro, di una stazione di servizio e delsegnale Isoradio, deve sborsare la bellezza di 4 euro e20 centesimi, molto di più della spesa per la benzina…Ma dai, chi può bersi certe fantasie? Basta a scherzaresulla pelle della gente… Come dite? Tutte queste notiziearrivano dalla televisione? Ma sicuramente sarà un burlaarchitettata da qualche tv privata sulla falsariga diScherzi a parte… Non è così? L’ha detto la Rai? La nostratelevisione di stato? Quella che noi cittadini finanziamoattraverso il pagamento di un canone annuale? La nostra tv di stato che, ogni sera, ad esempio, al con-corrente di turno di uno scandaloso gioco a premi -dove non occorre avere alcuna dote di abilità, capacità,o conoscenza - vengono regalati migliaia e centinaia dimigliaia di euro? Il tutto, tra l’altro, facendo passare unmessaggio pericolosissimo e diseducativo, soprattuttoper i giovani? Ok, basta, ho ascoltato panzane a suffi-cienza. Sono proprio stufo di sentire fesserie e balle spa-rate in quantità industriale. Fuori fa freddo e la pioggiasta disegnando uno scenario che invita a strasene al cal-duccio. Ho deciso, prendo il giornale e mi rilasso un po’davanti al camino. In prima pagina, però, a caratteri cubi-tali: “Due ore di incontro, Renzi, profonda sintonia conBerlusconi…”. Renzi chi…? L’ex concorrente della Ruotadella fortuna che un giorno sì e l’altro pure dice che bi-sogna mandare a casa l’attuale governo in quanto il Pd,da lui guidato, non ha nulla da spartire con il centrode-stra…? Vabbè, ma allora ditelo che quest’anno anche ilnostro Carnevale vivrà la stessa lunga preparazione diquello di Rio de Janeiro… Maschere, burle e prese in giroche si rincorrono per mesi…

Dott. Gino CONSORTIGiornalista professionista

SCHERZI DI CARNEVALE

Page 54: PrimaPagina febb. 2014

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Lo studio ecografico delle strutture muscolari non puòprescindere da una descrizione anatomica dei muscoli.I muscoli volontari sono formati da una parte rossa co-stituita da fasci di fibre muscolari e da una parte biancacostituita da fasci di tessuto connettivo lasso, denomi-nato tendine se sotto forma di cordone, o aponeurosi sesotto forma di lamina. Si suddividono in muscoli lunghi,larghi e brevi: ci avvarremo in questa sede dei muscolilunghi, in quanto più facilmente esaminabili con l’esameecografico. Le fibre muscolari striate sono riunite daltessuto connettivo in maniera da comporre fascetti de-nominati fasci secondari e successivamente fasci ter-ziari; questi ultimi sono le unità più semplici visibili conl’esame ecografico. L’involucro connettivale (rivesti-mento) esterno è detto perimisio. I setti connettivali chesi partono dal perimisio si approfondano nel muscolodelimitando i fasci di vario ordine, costituendo nell’in-sieme l’epimisio. L’esame ecografico di un muscololungo va effettuato a partire dal terzo medio (dal centro)del muscolo per poi procedere primaverso l’estremità craniale e poi caudale,così da delimitare la struttura muscolare.La banda iperecogena più superficiale è costituita dall’aponeurosi di rivestimentodel perimisio dalla quale si dipartonosetti connettivali anch’essi identificabili come linee iperecogene chesi approfondano verso il piano osseo, oendomisio, costituendo logge. L’anatomiadei fasci muscolari viene riprodotta fe-delmente nell’immagine ecografica.Nella valutazione assiale dei muscoli siha un aspetto granuloso e puntiforme,mentre nella valutazione secondo pianilongitudinali la disposizione dei fasci mu-scolari terziari è perfettamente riproduci-bile e costituita da una serie di lineeiperecogene parallele. Fondamentale ètenere la sonda rigorosamente perpendi-colare al piano muscolare in esame.

Le lesioni muscolari vengono suddivise, in base al tipo dimeccanismo dell’evento traumatico in lesioni da stira-mento, da compressione o da taglio. Prenderemo in con-siderazione soltanto le lesioni muscolari da stiramento,tipiche dell’attività sportiva, con allungamento non coor-dinato delle fibre muscolari. Esse possono essere suddi-vise in traumi minori e traumi maggiori. I traumimuscolari minori sono costituiti da contusioni, contrat-ture ed elongazioni. Questi quadri non ritrovano nel-l’esame ecografico un aspetto patognomonico, motivoper il quale l’esame stesso non evidenzia alterazioni o so-luzioni di continuità non presenti nelle fibre muscolari. A volte vi è l’interessamento edematoso del muscolo,l’esame ecografico può porre in evidenza un distanzia-mento e dislocamento dei fasci terziari con aspetto ten-denzialmente ipoecogeno. In questi casi risulta fondamentale l’esame comparativoal fine di evidenziare la diversa ecogenicità e l’aumentodi spessore del muscolo interessato rispetto al controla-terale. L’esame ecografico risulta in questi casi fonda-mentale per escludere la presenza di traumi maggiori alfine di meglio gestire l’iter terapeutico.I traumi maggiori si distinguono in distrazioni, rottureparziali e rotture totali. Nelle distrazioni è sempre coin-volto un piccolo contingente di fibre muscolari. Le rotture parziali sono causate da lacerazione di un con-tingente maggiore di fibre muscolari che però non inte-ressa a tutto spessore il corpo muscolare coinvolto.

Dato molto importante è l’anda-mento della lesione verticale oorizzontale. L’ematoma, di aspettoipoecogeno, è sempre presentetra i due monconi lievemente re-tratti, di aspetto iperecogeno. Lerotture totali interessano un interocompartimento potendosi averesia a livello inserzionale che lungoil decorso del muscolo, a livello delventre. Il quadro ecografico evi-denzia una retrazione totale, amonte e a valle, dei fasci terziaricon ampio ematoma anecogenocentrale. L’esame ecografico è diottimo ausilio nella valutazione deltrauma muscolare da effettuarsi adistanza di 24-48 h dall’eventotraumatico con controlli ripetuti alfine di valutarne l’evoluzione e l’ef-ficacia terapeutica.

L’ECOGRAFIA MUSCOLARE

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Dott. Claudio D’ARCHIVIOFondatore del GRUPPO MEDICO D’ARCHIVIO

Specialista in Radiodiagnostica eScienze delle Immagini

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IL GIORNO DEL MIO FIDANZAMENTO

Martina PALANDRANI

Direttore Amministrativodel Centro DiagnosticoD’Archivio

scuro, chiudere il cancello alle sue spalle ed allontanarsinella direzione opposta alla mia con la testa abbassata edun gatto attorno ai piedi. Guardai oltre il cancello da cuiquella signora era appena uscita, non l’avevo mai fatto lealtre volte, so che non è corretto curiosare tra le cose deglialtri, ma quel giorno fu diverso, sembrava come se unacorda mi tirasse verso quella casa e mi avvicinai. Al di là della recinzione c’era un piccolo cortile pavimentatodi cemento con tanti vasi di fiori e, più in là, una casa alta estretta con tante finestre disposte su due colonne e, ad unadi queste, era affacciata una ragazza che non sembrava af-fatto preoccupata per quella signora che era appena andatavia piangendo e continuava a guardare fuori, tranquilla.Dopo un po’ si accorse di me ma non sembrava infastiditadalla mia presenza estranea, anzi, nel suo sguardo c’era unvelo di sorriso che sembrava dire: ”Avvicinati!”, incuriosita. Lofeci: appoggiai la mano sulla maniglia del cancello, la spinsiverso il basso e l’aprii, due passi ed ero nel cortile, altri dueed ero sotto alla finestra della ragazza. Da quella distanzapotei rendermi conto di quanto fosse giovane e bella, tal-mente tanto che mi sentii in soggezione. “Salve, perdoni l’in-trusione, sono Giuseppe Conti, stavo nella casa accanto, hosentito dei rumori e mi sono preoccupato. Tutto bene?”.

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III PARTEAndrò da lei, la saluterò con un bacio ed una carezza, le chie-derò come sta, poi le dirò che ho una cosa per lei, prenderòdalla tasca della giacca l’anello e glielo infilerò all’anulare si-nistro, la guarderò negli occhi e le dirò: ”Emilia, mi vuoi spo-sare?” e lei dirà, senza nemmeno pensarci: “Sì”. Lo so, diràcosì, l’ho sempre saputo, dalla prima volta che l’ho vista. Lo ricordo ancora come fosse ieri. Ero andato a trovare la mamma, ci vado un giorno sì ed unono, lei è sempre stata la mia unica confidente. Non ho maiavuto amici: quand’ero piccolo i miei compagni di classe miprendevano in giro perché non avevo un papà né i soldi peruscire con loro e vestire come loro. Poi, dopo l’incidente du-rante la leva militare in cui mi scoppiò una mina sotto al piededestro, ritrovandomi con due dita in meno, senza sensibilitàfino al tallone e zoppo, mi prendevano in giro dicendo: “Chi va con lo zoppo impara a zoppicare!”, ridevano e si allontanavano. Solo lei riusciva a consolarmi quando tornavoda scuola piangendo. Ero lì in giardino con la mamma che le raccontavo com’eraandato il lavoro, quando sentii dalla casa accanto, che distadue metri da quella della mamma, dei singhiozzi, forse unpianto. Allora mi avvicinai pensando che qualcuno non stessebene e avesse bisogno di aiuto, vidi una donna vestita di

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Illustrazioni di Beatrice Corcelli

Martina Palandrani scrive per passione e per appassionare..

Ha all’attivo una raccolta di poesie IN &OUT, in collaborazione con l’artista Giuseppe Stam-

pone ed è fresca di Segnalazione Speciale al Premio Gabriele D’Annunzio 2013 per la poe-

sia “Il Signor Strab”.

Avevo cercato di utilizzare un italiano che fosse il più cor-retto possibile, rimpiangendo di non aver potuto conti-nuare gli studi perché non c’erano soldi a casa. Il viso belloe delicato di quella ragazza mi faceva pensare che appar-tenesse ad una famiglia d’alto rango. Lei annuì, andavatutto bene e si chiamava Emilia Passamonti. Mi sembrò dasubito timida, parlava poco e a bassa voce, non volli met-terla a disagio e la salutai con un “A presto”. Tornato a casaquella sera, non riuscivo che a pensare a lei. Rivedevo i suoi occhi luminosi e scuri, la fronte spaziosa dacui i capelli neri formavano una treccia lunga e ben fatta.Senza un filo di trucco, la pelle liscia e chiara, le labbramorbide, socchiuse, da cui si intravedeva la schiera biancadei denti, il collo fino che portava ad un busto esile rivestitoda un golfino di lana e le gambe, nascoste dietro al muro,le immaginavo già, lunghe e snelle. Intanto pregavo di rive-derla la volta successiva e di trovare una scusa credibileper fermarmi a salutarla. “Mannaggia, un altro taglio! Non comprerò mai più questelamette!”. Tampono la ferita con un po’ di cotone imbevutod’alcol; brucia. Quando andai a trovare la mamma, la volta successiva, da-

vanti casa di Emilia, finsi di inciampare con i sassolini chestavano sulla strada e, mentre, chino, massaggiavo la cavi-glia mimando smorfie di dolore; girai lo sguardo in dire-zione della sua abitazione e lei era lì, di nuovo. In un attimomi dimenticai della slogatura e del mio nuovo mestiere diattore e andai spedito verso di lei per salutarla. Fu fintroppo cortese con me, dato che era solo la seconda voltache ci vedevamo: mi fece accomodare nel suo giardinocolorato di gerani e viole. Tutti quei fiori mi fecero pensareche ne fosse appassionata, finsi allora d’esserlo anch’io e,giacché c’ero, inventai d’aver fatto, qualche anno prima, uncorso di botanica che mi aveva poi permesso di lavorareparecchio tempo in una serra grandissima con fiori e pianteprovenienti da tutto il mondo. Allora i miei complimentisulla qualità del suo giardino assunsero un tono autorevolee lei sembrò molto compiaciuta dei miei apprezzamenti.Credo però che quando saremo sposati dovrò dirle cheera tutta una finzione e che non ho mai innaffiato unapianta in vita mia! Da quel pomeriggio di fine aprile le visite a mia mamma sifecero più brevi e più lunghe le chiacchierate con Emilia epiù intenso il nostro affetto.

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Sentiamo spesso parlare di Certificazione del sistema digestione della qualità nelle strutture sanitarie, della normaISO 9001:2008, (di cui parleremo), di accreditamento etante altre cose che riguardano la qualità delle prestazionierogate dalle strutture sanitarie e della qualità percepitadagli utenti delle stesse. Per capirci: le norme ISO 9000,(9000,9001,9004,…) sono una serie di norme a validità internazionale, che fanno riferimento ai sistemi di gestionedella qualità, cioè alle strutture organizzative che leimprese pubbliche e private, dovrebbero adottare per meglio orientare l’azienda al raggiungimento di risultati inlinea con le attese, nel nostro caso, dei pazienti. Cosa significa allora, applicare la ISO 9001 in una strutturasanitaria? Significa creare all'interno dell'azienda unsistema organizzativo i cui requisiti rispettino quantorichiesto dalla norma ISO 9001:2008 che si applica a tutti iprocessi aziendali. I processi devono essere documentatinei: manuali qualità, procedure, istruzioni e tutti i risultati del"fare qualità" in azienda, saranno registrati su apposita mo-dulistica.Ovvero, l’azienda si impegna a:

- Scrivere quello che fa - Fare quello che ha scritto - Dimostrare quello che ha fatto - Pensare a come migliorarlo.

L’obiettivo di un sistema qualità ISO 9001 è quindi, quello diassicurare che l’erogazione di una prestazione sanitaria for-nita dall’azienda, sia conforme ai requisiti specificati. I requisiti specificati sono definiti dalla norma, così come leaspettative esplicite ed implicite del Cliente/Paziente.Dalla fine del 2012, è inoltre disponibile la Norma BS EN

15224:2012 dal titolo Health care services - Quality management systems - Requirements based onEN ISO 9001:2008: Servizi di assistenza sanitaria - Sistemidi gestione della qualità.La norma specifica i requisiti per un sistema di gestioneper la qualità di un'organizzazione che:

a) deve dimostrare la sua capacità di fornire costantemente servizi di assistenza sanitaria che rispondano alle esigenze dei clienti, nonché i requisiti di legge e regolamentari applicabili, e standard professionali;

b) desidera accrescere la soddisfazione dei clienti tramite l'applicazione efficace del sistema, tra cui continuo miglioramento del sistema di gestione, i processi clinici e l'assicurazione della conformità ai requisiti relativi alle caratteristiche di qualità, adeguata, corretta cura, disponibilità, continuità di cura, efficacia, efficienza, equità; prove/cura basata sulla conoscenza, la cura centratasul Paziente, compresa la sua integrità fisica e psicologica, il coinvolgimento del Paziente, la sicurezza del Paziente e linee temporali/accessibilità.

Le strutture che adottano il sistema di gestione per la qua-lità sono sottoposte a verifica ispettiva e al suo supera-mento, viene “Certificata” dall’organismo di certificazioneche agisce quale terza parte rispetto all’impresa certificataed a quella di consulenza. L’Organismo di Certificazioneverifica il sistema ed emette la relativa certificazione cheannualmente viene controllata ed in caso di mantenimentodei requisiti, rinnovata. La certificazione rilasciata attestache un prodotto, un processo o un servizio è conforme allaspecifica norma o documento normativo. Gli organismi diCertificazione sono a loro volta controllati dall’Organismodi Accreditamento (“Accredia” in Italia) che garantisce sulloro operato. Usufruire di prestazioni erogate da una strut-tura sanitaria “Certificata” equivale quindi, ad avere la garanzia che quella struttura eroga prestazioni rispondentia procedure codificate, verificate e certificate da unorganismo terzo di certificazione. La certificazione è unascelta volontaria e non un obbligo per la struttura. Chi de-cide di intraprendere la strada della certificazione del pro-prio Sistema Gestione della Qualità, lo fa assumendosimaggiori oneri di gestione, maggiori responsabilità neiconfronti del Paziente, chiedendo maggior impegno aipropri operatori. Però, essa è una struttura che pone il Paziente al centro delle proprie attenzioni, delle propriescelte e della propria attività.

Consulente per la realizzazione, gestione e controllo di Strutture Sanitarie e Sociosanitarie

Franco GIANSANTE

La Certificazione delSistema di Gestionedella Qualità nellestrutture sanitarie(norma iso 9001:2008 ed altre)

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L'amalgama di argento è una lega metallica costituita da ar-gento, stagno, rame, palladio, indio e da una parte liquida, il mercurio. Quando questi materiali vengono miscelati traloro, si forma un materiale plastico facilmente condensabile emodellabile che indurisce completamente in circa due ore. In odontoiatria l'amalgama è usata con ottimo successo dapiù di un secolo come materiale da restauro per i denti cariatie negli ultimi vent'anni la sua qualità è molto migliorata dimi-nuendo la quantità di mercurio ed aggiungendo nuovi com-ponenti che ne diminuiscono la corrosione all'interno del cavoorale. I pregi indiscussi di questo materiale sono: ottimo sigillomarginale, facilità di utilizzo, lunga durata, lunga esperienzaclinica. I difetti sono: un colore che non si mimetizza con ildente, da cui il termine popolare di “piombatura”; la necessitàdi eseguire preparazioni di cavità ritentive ed in un certosenso demolitive, in quanto l'amalgama non possiede la ca-pacità di legarsi alla struttura dentale, ed infine una potenzialetossicità dovuta al mercurio.La questione della pericolosità di questo materiale per la sa-lute è vecchia quasi quanto il materiale stesso ed ha portato i ricercatori a sviluppare su questo argomento una vastissima letteratura scientifica.Negli Stati Uniti, l'Assistant Secretary for Health ha costituitonel 1991 un comitato di ricerca che ha vagliato ed analizzatocirca 500 lavori e pubblicazioni scientifiche riguardanti l'amal-gama. I risultati di questa ricerca, pubblicati nel 1995, non evi-denziano in alcun modo che le otturazioni in amalgama sianonocive. L'U.S. Public Health Service, tenuto conto del pareredel Ministero della Sanità e del Centro Controllo e Preven-zione della Food and Drug Administration, ha pubblicato suuna rivista a larghissima tiratura un articolo chiarificatore inmerito, al fine di rassicurare sul rischio, inesistente, la popola-zione allarmata dalle frequenti voci riportate dai media ri-guardo ai pericoli del mercurio. Gli unici rischi certi edocumentati in letteratura possono insorgere durante la rimo-zione delle otturazioni in amalgama, per via dei vapori sprigio-nati dal calore sviluppato dagli strumenti rotanti utilizzati, che identisti possono annullare seguendo i protocolli operativi in-

SOSTITUZIONE dell’amalgama d’argento.

Dott Giancarlo ABRIGATALaurea in Odontoiatria e Protesi dentaria

dicati dalla comunità scientifica. La sua produzione evendita è regolamentata in Europa dalla direttiva93/42Ce. Ogni prodotto per essere immesso sulmercato deve ottenere, e riportare sulla confezione,la marcatura CE che ne comprova la sicurezza perl’utilizzatore finale: il paziente.Le continue e pressanti richieste estetiche da partedei pazienti, da una parte, e una ricerca sempre piùattenta verso i materiali estetici, dall'altra, hannoorientato sia i ricercatori che i clinici verso l'impiegodi materiali "del colore del dente". I materiali compo-siti di ultima generazione (ibridi a particelle microfini)rappresentano una valida alternativa l'amalgamad'argento nei settori posteriori, a condizione che lacavità del dente abbia dimensioni opportune, e cheil loro posizionamento venga eseguito sotto diga digomma una speciale barriera che isola i denti dalresto del cavo orale. Per carie piccole, medio-pic-

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cole e per sostituzione di vecchie cure in amalgama nonmolto estese si procede alle otturazioni dirette eseguitecioè nella bocca del paziente, ma, se la dimensione dellacavità del dente è invece molto grande, l'utilizzo di questimateriali può dare buoni risultati solo con tecniche indiretteovvero la preparazione dell'intarsio, che consiste nel farerealizzare dal laboratorio odontotecnico la parte di dentemancante che verrà poi "cementata adesivamente" suldente. Se queste condizioni sono rispettate i materialicompositi di ultima generazione consentono di eseguireotturazioni più conservative dell'amalgama d'argento, cioèa dire che si può essere meno demolitivi per conservarepiù dente residuo. Con l’avvento ed il continuo sviluppo diquesti materiali estetici è completamente cambiato l'obiet-tivo che si propone l’odontoiatria conservativa ovvero il ri-pristino morfo-funzionale di un elemento dentale; è cosìche il vecchio concetto “EXTENSION FOR PREVENTION”viene pian piano abbandonato per il nuovo “PREVENTIONOF EXTENSION”. La profonda differenza è dettata dallagrande diversità dei due materiali impiegati amalgama d'ar-gento e resine composite. L'amalgama d'argento ha biso-gno di ritenzioni meccaniche perchè non aderiscechimicamente alla superficie del dente e da qui la neces-sità di estendere la nostra cura a porzioni di dente sano peravere tenuta e ridurre il rischio di carie secondarie (extension for prevention); con i materiali compositi pos-siamo eseguire cure, eliminando la sola parte malata deldente, che senza dubbio sono meno demolitive e mostranouna estetica apprezzata da tutti i pazienti (prevention of ex-tension). La carie spesso si localizza a livello interprossi-

male, cioè sulle superfici dei denti a contatto tra loro, tradente e dente. Le carie cosiddette interprossimali sonospesso invisibili all'esame clinico ma facilmente individuateda opportune indagini radiografiche. L'esame radiograficodi prima scelta per la diagnosi precoce di carie interprossi-mali è la radiografia endorale con tecnica Bite Wing, ese-guita per mezzo di un opportuno centratore che consentedi posizionare la pellicola nel cavo orale e di mantenerla inperfetta posizione ed in corretto rapporto con i denti daesaminare. Giova ricordare ai lettori che la migliore ottura-zione è quella che non è mai stata eseguita e che la più ef-ficace terapia è la prevenzione.

ISOLA ODONTOIATRICAVia San Gabriele, 255/a Isola Del Gran Sasso (TE)

Tel/Fax 0861 975730 [email protected]

www.isolaodontoiatrica.it

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MAR TEST: STUDIO ANTICORPI ANTISPERMA

Dott. Massimo ZERBINIDirettore Responsabile del Laboratorio Analisi IGEA

Molti studi confermano che gli anticorpi che si formanosulla superficie degli spermatozoi e nel muco cervicalefemminile (o nel sangue di entrambi i sessi) possono inter-ferire con la motilità degli spermatozoi e con la loro intera-zione con gli ovociti. Questa condizione è presente in circa il10% dei casi di infertilità maschile inspiegata (idiopatica) eben il 25-40% dei casi di infertilità di coppia senza causa apparente.L’immuno infertilità è dovuta alla presenza degli anticorpiantisperma.La ricerca medica ha dimostrato inoltre che entrambi i sessipossono produrre anticorpi che reagiscono con lo spermaumano. L’infertilità immunologica femminile avvienequando il muco cervicale femminile si costituisce come unambiente ostile allo sperma perché produce anticorpi di-retti contro gli spermatozoi del partner. Nell’infertilità immunologica maschile, invece, gli anticorpiantisperma si attaccano a diverse parti dello spermatozooed interferiscono con la fertilità. Gli anticorpi antisperma circolanti presenti nel sangue sonoinvece rilevabili nella maggior parte (70%) degli uomini chesi sono sottoposti a vasotomia. Gli anticorpi antisperma femminili influiscono sulla penetra-zione degli spermatozoi nel muco cervicale. La presenzadegli anticorpi antisperma nel sangue della donna non èstrettamente correlata con gli anticorpi antisperma nelmuco cervicale ed in generale il significato clinico della pre-senza degli anticorpi antisperma nel sangue di uomini edonne è controversa. Per quanto riguarda il meccanismo della reazione immuni-taria c’è da dire che gli spermatozoi sono estranei all’organi-smo perché diversamente da tutte le altre cellule,contengono solo la metà del corredo cromosomico (23 cro-mosomi contro 46 del corredo cromosomico normale), ov-vero sono aploidi anziché diploidi. Quando lo sperma entrain contatto con il sangue è perciò in grado di scatenare unareazione immunitaria che consiste nella produzione di anti-corpi antisperma.La spermatogenesi ha luogo dietro una barriera immunita-ria rappresentata dai testicoli i quali contengono unamembrana basale ovvero la barriera testicoli-sangue. Essa agisce come uno strato protettivo e previene il con-tatto all’interno del tratto riproduttivo maschile tra le cel-

lule immunitarie e gli spermatozoi. La barriera può rom-persi a causa di eventi traumatici del tratto riproduttivo co-sicché le cellule immunitarie entrano in contatto con glispermatozoi attaccandoli e distruggendoli.I disturbi del sistema immunitario possono portare a falli-menti riproduttivi diversi: infertilità inspiegata, fallimento ri-petuto della fecondazione in vitro (FIV), aborti spontaneiripetuti. L’agglutinazione degli spermatozoi avviene quando glispermatozoi mobili aderiscono gli uni agli altri testa a testaed in questo caso sarebbe auspicabile eseguire una sper-miocoltura per escludere la presenza di infe-zioni, altrimenti eseguire il test diagglutinazione degli spermatozoi(MAR TEST).Alcune tra le più comuni causedi rottura della barriera testicoli-sangue e della conseguenteformazione degli anticorpi an-tisperma comprendono: infe-zioni, criptorchidismo(testicolo ritenuto), cancrodei testicoli, varicocele,malattie autoimmuni.

Le cause immunologiche dell’infertilità maschile e femminile.

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Dott. Stefano BANDIERADirigente Medico Istituto Rizzoli di Bologna

OSTEOPOROSI NELL’ANZIANO: prevenzione e trattamento conservativoLe fratture da fragilita`, principale complicanza dellaosteoporosi, rappresentano oggi uno dei maggiori pro-blemi di salute destinato ad incrementarsi nel futuro pros-simo. La osteoporosi e` una patologia sociale in quantocolpisce circa un terzo delle donne dopo la menopausaed e` oggi una delle cause piu` frequenti di morbilita`, inva-lidita` e mortalita` tra la popolazione anziana. E` noto che ilrischio di fratture osteoporotiche e` maggiore nelle donnein post-menopausa, ed aumenta con l’eta`. Tuttavia, nume-rosi studi hanno evidenziato che in eta` senile il problemae` rilevante in entrambi i sessi. Anche se l’osteoporosi puo`coinvolgere qualsiasi distretto scheletrico, le fratture piu`frequenti sono quelle a carico della colonna vertebrale, enelle eta` piu` avanzate quelle del collo del femore, conconseguente aumento del rischio di disabilita`, e di morta-lita`. Dopo una frattura di femore, circa il 20% delle personemuore entro un anno, il 30% rimane disabile, il 40% non re-cupera piu` la propria autonomia e l’80% perde almeno unadelle attivita` strumentali della vita quotidiana.

I fattori di rischio maggiori per l’osteoporosi includono l’eta`(che è il più importante), la ridotta attivita` fisica, le pregressefratture da fragilita`, una storia familiare di frattura osteopo-rotica, l’uso di corticosteroidi e l’abuso di alcol. La profilassi e la prevenzione non farmacologica della per-dita di massa ossea hanno un ruolo essenziale nel prevenire,rallentare o bloccare la perdita minerale ossea, mantenendostabile o incrementando la resistenza dell’osso e la perfor-mance muscolare, e/o rimuovendo quei fattori che possonofacilitare la frattura.Esercizio fisico: L’attivita` fisica e l’allenamento muscolarecomportano rilevanti effetti benefici alla salute dell’individuoin quanto migliorano l’equilibrio, la postura, la coordinazione,la propriocezione, la forza muscolare e il tempo di reazionenegli anziani con conseguente significativa riduzione del ri-schio di cadute e le conseguenti.Prevenzione delle cadute: Le cadute rappresentano il primum movens ed hanno un ruolo fondamentale nel-l’evento fratturativo. La prevenzione delle cadute ha quindiun ruolo cardine nella riduzione delle fratture da fragilita` ela si ottiene con alcuni interventi quali il controllo e la corre-zione dell’acuita` visiva e uditiva, la valutazione di problemineurologici, la revisione di farmaci per gli effetti collateraliche possono avere sull’equilibrio e sulla stabilita`, la rimo-zione delle barriere architettoniche domiciliari.Fumo: Il fumo stimola il riassorbimento osseo perchè interfe-risce con l’assorbimento del calcio e abbassa i valori diestrogeno circolanti.Fattori nutrizionali: Una dieta bilanciata ricca di vitamine, mi-nerali, e proteine contribuisce a mantenere un adeguatometabolismo osseo. Il consumo di frutta e verdura e` risul-tato protettivo per l’uomo. Una dieta equilibrata e` in grado difornire un’adeguata assunzione di calcio (contenuto soprat-tutto nei prodotti caseari, legumi e alcune verdure) ma l’in-troito potrebbe essere completato (se necessario) conintegratori o con cibi arricchiti di calcio. La ipovitaminosi Dpredispone l’anziano fragile ad una maggiore incidenza difratture. Una concentrazione ottimale di vitamina D non sol-tanto mantiene un adeguato metabolismo osseo, ma e` ingrado di ridurre il numero di cadute del 20%La terapia farmacologica deve basarsi su medicine chehanno un’efficacia significativa nel ridurre l’incidenza di frat-ture. A tutt’oggi questi farmaci sono: i bisfosfonati, gli estro-geni, il raloxifene, il teriparatide, l’ormone paratiroideo 1-84, eil ranelato di stronzio. Altri farmaci come il Denosumab sonoin fase piu` o meno avanzata di studio.In definitiva, tutti i pazienti osteoporotici, con o senza fratturedevono ricevere un supplemento di calcio e vitamina D edevono essere incoraggiati a svolgere una moderata attivita`fisica, prima di iniziare una terapia farmacologica specifica.

Specialista in Chirurgia dellaColonna Vertebrale Oncologica Degenerativa

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Il rachide non è una struttura rettilineae rigida. Se osservata lateralmente lacolonna di un adulto mostra quattrocurve vertebrali: lordosi cervicale, ci-fosi dorsale, lordosi lombare, la curvasacrale. Queste curve fisiologiche aiu-tano la parte superiore del corpo amantenere l’equilibrio e il corretto alli-neamento. Deviazioni anomale dellacolonna vertebrale in senso laterale,con rotazione e deformazione perma-nente, sono definite “scoliosi”.

Il termine deriva dal greco “skolios”: storto, contorto. Le cause della scoliosi sono molteplici e tra queste si ri-scontrano le malformazioni congenite della colonna ver-tebrale, le malattie genetiche, i problemi neuromuscolarie la disparità di lunghezza degli arti. Altre cause di scoliosipossono essere la paralisi cerebrale, la spina bifida, la di-strofia muscolare, l’atrofia muscolare spinale e i tumori.Tuttavia, le cause di oltre l’80% di casi di scoliosi non sonoancora note (scoliosi idiopatica). I sintomi variano da indi-viduo a individuo. La sua caratteristica più saliente è l’evo-lutività; essa insorge nella maggior parte dei casi allasoglia dello sviluppo puberale (il sesso femminile è mag-giormente colpito) tendendo ad arrestarsi verso il periodoin cui avviene la maturazione ossea. La scoliosi propria-mente detta non deve essere confusa con l’atteggia-mento scoliotico, patologia reversibile e con causedifferenti. Come riconoscerla? La distinzione deve essere fatta daun medico specialista che farà eseguire al paziente il co-siddetto Bending Test (test della flessione anteriore)detto anche Test di Adams. Il paziente tiene le gambetese e le mani unite, poi flette il busto in avanti, se a latodella colonna si formano delle gibbosità siamo in pre-senza di una scoliosi; se tali prominenze sono presentiquando il paziente è in piedi ma scompaiono quandoflette il busto in avanti si parla di atteggiamento scoliotico.Come esito dell’esame strumentale la curvatura della co-

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Dott.ssa Claudia GUETTI

Tecnico Sanitario di Radiologia Medica

Per SAPERNE di PIÚ

AP (Antero-Posteriore) e LL (Latero-Laterale).

Scoliosi

lonna vertebrale viene misurata ed espressa in gradi(Cobb). In genere, una curvatura è ritenuta significativa sesuperiore a 25-30 gradi. Le curvature superiori a 45-50gradi sono considerate più gravi.È possibile prevenirla? Sfortunatamente la scoliosi è unapatologia che, a differenza, di altre, non può essere preve-nuta. E’ però auspicabile una diagnosi precoce che farà sa-lire la percentuale di successo della terapia. Come si cura? Le terapie variano in base alle cause e allagravità. Nei casi più semplici puo’ essere sufficiente unabuona ginnastica correttiva, alla quale, nei casi più seri,

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IPPOCRATEIPPOCRATE& DINTORNI& DINTORNIA P P R O F O N D I M E N T O M E D I C O Per SAPERNE di PIÚ

Quando si è affetti da scoliosi bisognerebbe astenersi dal praticare le attività sportive cheesaltano la flessibilità: ginnastica artistica, ritmica, danza classica, nuoto ecc. Per anni migliaiadi bambini sono stati iscritti ai corsi di nuoto, lo sport che sembrava l’unico vero rimedio per lascoliosi. Non è cosi, il mito del nuoto quale toccasana contro la scoliosi è ormai sfatatato datempo, anzi, una pratica intensa del nuoto, rende la colonna vertebrele più mobile e di conse-guenza ”più deformabile”. Gli sport asimetrici, come tennis e scherma, sono abbastanza neu-

tri rispetto alla scoliosi; invece gli sport in carico, come la corsa, possono essere benefici, soprattutto in caso diatteggiamento scoliotico. Nei casi di scoliosi è comunque opportuno non praticare attività sportiva a livello agonistico.L’attività sportiva non agonistica deve essere quindi vista come completamento dell’insostituibile ginnastica correttiva.

potrà essere associato l’uso di particolari corsetti.I casi discoliosi grave possono richiedere l’uso della terapia chirur-gica. L’esame radiologico è fondamentale e permette di:determinare il numero delle curve, misurare il grado del-l’angolatura, valutare la riducibilità spontanea, confrontarel’età ossea con quella cronologica, calcolare la rotazionevertebrale, rilevare la diversa lunghezza degli arti inferiori.Gli esami clinici e radiografici devono essere ripetuti pertutto il periodo della crescita, in genere ogni 6 mesi.

In età adulta si deve fare un controllo circa ogni 5 anni. Lo studio radiografico del rachide in toto, o ortostatismo,viene eseguito in due proiezioni:AP (Antero-Posteriore) e LL (Latero-Laterale). Il TSRM farà togliere al paziente tutti gli oggetti di metallo,inoltre dovrà prontamente predisporre le protezioni per legonadi o per utero, ovaie e mammelle. Calcolerà, infine, in base all’età e alla massa corporea, ladose ottimale da erogare.

NORMALE VARO VALGO

ERRATA CORRIGE

Nel numero di gennaio, nell’articolo

“Studio Radiografico del ginocchio” della Dott.ssa Valentina Iacovelli

è stata pubblicata un’immagine errata.

Pubblichiamo al lato l’immagine corretta.

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