NUMERO 20 - AGOSTO 2011

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www.madreterranews.it MadreTerra Palmi & Dintorni www.madreterranews.it Anno II - Nr. 20 - Agosto 2011 PERIODICO DI CULTURA ED INFORMAZIONE FREE PRESS - FREE PRESS FREE PRESS - F PRESS - FREE PRESS FREE PRESS - FREE Paolo Ventrice EDITORIALE L a lettera pubblicata a pa- gina 8 ha stimolato in me un pensiero fisso: al di là delle pur sempre importanti motiva- zioni strettamente personali che spingono ognuno di noi ad esse- re scontento e deluso dalla vita nella nostra città, ne esistono al - tre, di natura più complessa che riguardano aspetti, socialmen- te, fondamentali. Mi riferisco a quelli concernenti la crescita e il futuro, più volte sottolineati dal cordiale lettore e che, pur - troppo, sono legati, inesorabil - mente, a scelte, troppo spesso, fatte senza la giusta analisi delle conseguenze che sarebbero sca- turite. I Palmesi, hanno ereditato, dal passato, una città che non vede sbocchi e non riescono a trovare una via di fuga; non vi riescono i “grandi”, figuriamoci che trage- dia per i giovani! E allora, mettiamoci in moto! Poche domande e (speriamo) mil - le risposte per un piccolo decalo- go, fatto da tutti e con tutti. . Qual è l’alternativa alla Palmi di oggi? . Quali sono le cinque priorità che potrebbero portare benefici concreti al futuro di questa cit - tà? . Come aiutare il rilancio eco- nomico-commerciale, partendo da piccole cose ma inserite in un progetto ampio e comune? . Quanto hanno inciso le scelte del passato (anche remoto) sul - lo stato attuale e quanto la crisi economica? . Quali sono gli aspetti sociali in più evidente difficoltà? La redazione di Madreterra si aspetta dai palmesi un fiume di risposte costruttive (da inviare a [email protected] e [email protected]) e mette a disposizione della città il giornale, raccogliendo, analizzan- do e riassumendo tutte le rispo- ste, creando un elenco al quale, chiunque, si potrà appoggiare per costruire un programma adeguato a quelle che sono le primarie esi- genze della città. Lo sviluppo del futuro passa dalle idee di tanti e non dalle pre- rogative di pochi! di Giuseppe Cricrì Pag. 26 NICOLA PIZI LA CITTÀ È DEI RAGAZZI Pagg. 10,11,12,13 Un nobile avanzo, rigenerato da un atto d’amore, su cui aleggia lo spirito degli avi Alberto Calogero Foto Caruso

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Anno II - Nr. 20 - Agosto 2011

PERIODICO DI CULTURA ED INFORMAZIONE

FREE PRESS - FREE PRESSFREE PRESS - F PRESS - FREE PRESSFREE PRESS - FREE

Paolo Ventrice

EDITORIALE

La lettera pubblicata a pa-gina 8 ha stimolato in me

un pensiero fisso: al di là delle pur sempre importanti motiva-zioni strettamente personali che spingono ognuno di noi ad esse-re scontento e deluso dalla vita nella nostra città, ne esistono al-tre, di natura più complessa che riguardano aspetti, socialmen-te, fondamentali. Mi riferisco a quelli concernenti la crescita e il futuro, più volte sottolineati dal cordiale lettore e che, pur-troppo, sono legati, inesorabil-mente, a scelte, troppo spesso, fatte senza la giusta analisi delle conseguenze che sarebbero sca-turite.

I Palmesi, hanno ereditato, dal passato, una città che non vede sbocchi e non riescono a trovare una via di fuga; non vi riescono i “grandi”, figuriamoci che trage-dia per i giovani!

E allora, mettiamoci in moto! Poche domande e (speriamo) mil-le risposte per un piccolo decalo-go, fatto da tutti e con tutti.

. Qual è l’alternativa alla Palmi di oggi?

. Quali sono le cinque priorità che potrebbero portare benefici concreti al futuro di questa cit-tà?

. Come aiutare il rilancio eco-nomico-commerciale, partendo da piccole cose ma inserite in un progetto ampio e comune?

. Quanto hanno inciso le scelte del passato (anche remoto) sul-lo stato attuale e quanto la crisi economica?

. Quali sono gli aspetti sociali in più evidente difficoltà?

La redazione di Madreterra si aspetta dai palmesi un fiume di risposte costruttive (da inviare a [email protected] e [email protected]) e mette a disposizione della città il giornale, raccogliendo, analizzan-do e riassumendo tutte le rispo-ste, creando un elenco al quale, chiunque, si potrà appoggiare per costruire un programma adeguato a quelle che sono le primarie esi-genze della città.

Lo sviluppo del futuro passa dalle idee di tanti e non dalle pre-rogative di pochi! di Giuseppe Cricrì Pag. 26

NICOLA PIZI

LA CITTà è DEI RAgAZZI

Pagg. 10,11,12,13

“Un nobile avanzo,rigenerato da un atto d’amore,su cui aleggia lo spirito degli avi”

Alberto Calogero

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AttuAlitA’ Palmi

CARIDDI GIUSEPPINACARMELITANO MATTEOCARNEVALE ANDREACARNEVALI MAURIZIOCARPANO ANTONINOCARROZZA DOMENICOCATALANO MARIA ROSARIACATALANO RACHELECELI ANNACERBINO SIGFRIDOCHOTEAU PASCALECIAPPINA CARMELOCIAPPINA FRANCESCOCIAPPINA SOFIACICCONE CARMELOCILONA PINOCILONA ROCCOCIPRI LILIANACIPRI LUIGICIPRI ROCCOCOFANO ACHILLECOGLIANDRO CARMINECOLLURA FRANCESCOCOSENTINO RITACOSENZA PASQUALECOSTA CONCETTA MARIACOSTA GIOVANNICREA SAVERIOCRICRI’ GIUSEPPECUCINOTTA VINCENZOD’AGOSTINO FRANCESCODAVI’ GIUSEPPEDE FRANCIA SALVATOREDE FRANCIA VINCENZOD’ELIA ENZOFARINA MAURIZIOFEBBO VERONICAFEBBO VIVIANAFEDELE GIOVANNIFILIPPONE ROBERTOFONDACARO PASQUALEFONTANA PASQUALEFORTUGNO GAETANOFORTUGNO SANTOFRANCICA ANTONIOFRANCICA VINCENZOFRANCONIERI PASQUALEFRISINA DOMENICOFRISINA MARIANTONIETTAFRISINA PASQUALEGAGLIARDO DANIELEGALIBERTI SARAGALLETTA GUIDOGARGANO ERNESTOGAUDIO ALDOGAUDIO ENNIOGAUDIO LUCIANOGAUDIO SERGIOGENTILE FRANCESCOGENTILUOMO MATTEOGRASSO DAVIDE E MARCOHYERACE FRANCAIARIA ROSETTAIMPIOMBATO MANUELAINFANTINO ENZOISOLA GIUSEPPELEONARDIS SANTINALIROSI ALFONSOLOIERCIO GIUSEPPELOIERCIO TERESALONGO ROBERTOLOPREVITE TERESAMAGAZZU’ ANTONINOMAGAZZU’ GIUSEPPEMAISANO DOMENICOMALGERI ANTONIOMANAGO’ VINCENZOMANFREDI ROSALIAMASSEO FRANCESCAMATARESE GIOVANNIMATINA FRANCOMAURO SILVANAMELARA ANTONINOMELINI CARLOTTAMELINI CHIARA MARIAMELINI MARIA PIAMELISSARI FRANCESCOMERCURI FRANCESCAMERCURI FRANCESCOMILITANO CONCETTAMILITANO FRANCESCOMISALE CARMELOMONTELEONE SILVANAMURATORE NUCCIOMUSCARI GAETANONAPOLI ALESSANDRA

HANNO CONTRIBUITO...IMPRESE ED ASSOCIAZIONI

“ARABA FENICE “ PALMI“ARCURI” - ARREDAMENTI“COMPROORO” DI ROCCO ISOLA“FONTANA PASQUALE”-IMPRESA IDRAULICA“I CANALI DEL GUSTO” -RISTORANTE“IANNELLI GIUSEPPE”-IMPRESA EDILE“IMPRESA EDILE” CILONA GIUSEPPE“MAMALU’” --ROSTICCERIA-PIZZERIA“SCHIPILLITI VINCENZO E FIGLIO”- IMPRESA EDILE“SIMONETTA VINCENZO”- IMPRESA EDILE“TECNOVIDEO” FRATELLI LAGANA’“TEMPTATION GROUP SRL”“TG FASHION SRL”“YO KING” - YOGURTERIA-CREPERIA“ARTE MARMO” DI CALABRO’ ROSARIO“DE NICOLA” AGENZIA VIAGGI“EDIL DECORO” DI FORTUGNO E SAFFIOTI“HOME DESIGNER” DI GIUSEPPE MAGAZZU’AGO SRL -TELEFONIA -INFORMATICAASSOCIAZIONE SPORTIVA FISIOFITBAR-PASTICCERIA “SOL LEVANTE”C. G. I. L. --GIOIA TAUROCAF “CONF LAVORATORI” SRL PALMICATTOLICA ASSICURAZIONI -PALMICIRCOLO CACCIATORI- PALMICRUCITTI GROUP “EDILIZIA-CALCESTRUZZI”DITTA ZAGARI-LONGO-IMPIANTI ELETTRICI----EDIL CASA DI ROSATO ELEONORA IMPRESA EDILE - PALMIFAZIO “COLORI”FRATELLI LAGANA’GARGANO ERNESTO E PASCALEHOTEL GARDENLEONARDO SRL-GIOIA TAUROLICEO ARTISTICO “M. GUERRISI” - PALMIMELFER SRLMORABITO VINCENZO “TRASPORTI”P.L MURATORE SAS EDILIZIA LEGNAMI VERNICI-PALMI PANIFICIO “MATTEO BARBERA”PARDEO FRANCESCO-IMPRESA EDILE - PALMIPATRONATO ENCAL-CISAL -PALMIRADI SRLSAFFIOTI INFORMATICA SRLSMART INFISSISOCIETA’ OPERAIA DI M. S. -PALMI

NASTRI CARMINENATALE MARINANAVA ANTONIONOTO VINCENZOOLIVA CARLOORLANDO FRANCOORLANDO SALVATOREORLANDO TONINOORTUSO GIOVANNAORTUSO NUCCIAORTUSO ROCCOORTUSO ROSARIOPARDEO FRANCOPARDEO GAETANOPARISI ANTONINOPARISI ENZOPARRELLO CANDELOROPARRELLO PINOPARRELLO ROCCOPARRELLO ROSAPASQUALINO FELICEPELLEGRINO ANTONINOPETITTO ANTONIOPETITTO PINAPETITTO ROSAPETITTO SAVERIOPICCOLO GIOVANNIPIPINO ROBERTOPORCINO NINOPOZZOLINI WALTERPREVITERA MARIANNAPUGLIESE FRIGHIPUTRINO DOMENICORANDAZZO ANTONIORASO FERDINANDORASO FERDINANZOREALE CLAUDIOREPACI ADOLFOREPACI GIANNIREPACI GIOVANNIRIGANATI SAVERIORIGITANO EUGENIORIOTTO MARCORIZZITANO CARMINERIZZITANO ROBERTOROBERTO SIMONEROMEO CARMELOROMEO ROBERTOROMOLA ENZASAFFIOTI ENZOSAFFIOTI ETTORESAFFIOTI SAVERIOSAFFIOTI VINCENZOSALERNO CARMELOSALVO CICCIOSANTOVITO ENZINOSCARCELLA ANTONINOSCARCELLA MONIASCHIPILLITI ANTONIOSCHIPILLITI ROCCOSEMINARA DOMENICOSEMINARA EUGENIOSEMINARA GIANNI E LILLASEMINARA GIROLAMOSOLANO VINCENZOSPERANZA PASQUALESPRIZZI MARIOSPRIZZI PASQUALESURACE ENZINOSURACE ROCCOSURACE VINCENZOSURIANO ANNATEDESCO CHRISTIANTEDESCO VINCENZOTOSCANO GIUSEPPETRAMONTANA NUCCIOTRENTINELLA LIDIATRIMBOLI ROCCOTRIPODI ANTONINOTRIPODI PINOVADALA’ BRUNOVENTRA GAETANOVENTRICE ALBERTOVENTRICE LOREDANAVENTRICE PAOLOVIGNA RENATOVIOLA ROCCOZAGARI COSIMOZAGARI PAOLOZAPPATORE NICOLAZAVAGLIA SIMONEZEMA MIMMOZIRINO CARMELOZIRINO PASQUALEZOCCALI DOMENICO

SEMPLICEMENTE

GRAZIE!

ALOI ROCCOALONGI ROCCOANDRONE ATTILIOANEDDA VANESSAANGALO’ ROBERTAANGI’ CETTINAARCURI ANTONELLOARCURI LELLOARCURI LORENZOARCURI ROSARIAARCURI SANTOARENA PASQUALEAUDDINO VINCENZOAUGIMERI GUIDOBAGALA’ DOMENICABAGALA’ EMILIOBALZAMA’ CONCETTABARBERA CARMELABARBERA MARIABARONE FRANCESCOBARONE GIOVANNIBELLAFIORE PAOLA MARIA

BELLONI FABIOBIAMONTE DOMENICOBOMBARDIERE VINCENZOBONACCORSO ANGELABONASERA ANTONIOBORGESE TERESABOVI CRISTOFOROBRANDO GIUSEPPECAJAZZO MASSIMILIANOCALABRO’ ANTONIOCALABRO’ GIUSEPPECALABRO’ ROSARIOCALOGERO ALBERTOCALOGERO SALVATORECAMBARERI CARMELOCAMERA ANTONIOCAMERA FRANCESCOCAMPAGNA GIUSEPPECANNISTRA’ ANTONIOCANNISTRA’ MIMMOCANNIZZARO ALBINOCARATOZZOLO DOMENICO

Maurizio Carnevali

Michele Magnifico e Fabio Belloni Rocco Schipilliti

Achille Cofano

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AttuAlitA’ Palmi

All’appuntamento del 12 Agosto alle ore 21.30, in

Piazza Lo Sardo, uno tra gli angoli più antichi e suggestivi della città di Palmi, abbiamo potuto assiste-re, tutti insieme, all’inaugurazio-ne delle “Fontane dei Canali”, ripresentate ai palmesi, in una veste impreziosita e del tutto rin-frescata col bronzo, col marmo e con l’arte, con la passione e con l’amore; una struttura lungamen-te trascurata e da tempo dimen-ticata e degradata.

È stato un onore ed un pri-vilegio per i componenti della Associazione Prometeus, poter offrire, per l’occasione, una me-morabile serata a tutti i cittadini di Palmi; è stato un onore ed un privilegio poter restituire questa antica fontana alla collettività palmese, lo stesso amore e la stessa passione che anche il mi-tico Prometeo avrà nutrito, per il genere umano, al quale donò il fuoco, dopo averlo rubato agli dei, secondo quanto ci narra il mito.

Un ulteriore segnale di atten-zione alla cultura ed al territorio, da parte di tutti quei cittadini ed “innamorati” di Palmi che hanno contribuito a vario titolo nella raccolta dei fondi e nella fattiva realizzazione dei lavori di restau-ro ed arricchimento architetto-nico. In presenza dei Carabinieri ed alla Polizia Locale in alta Uni-forme, molti cittadini dicevamo, ma anche molti imprenditori e maestranze (60 circa) che hanno prestato il loro servigi al fine di rendere possibile l’opera.

Il presidente dell’Associazione Prometeus, dr Saverio Petitto, ha sentito il dovere di ringraziare, nel suo meticoloso intervento, tutti coloro i quali hanno contri-buito alla realizzazione del pro-getto, illustrando le singole fasi esecutive di restauro e le ricer-cate note artistiche aggiunte.

Anche gli artisti Maurizio Car-nevali, Achille Cofano e Fabio Bel-loni, hanno prestato il loro impe-gno ed il loro estro, realizzando le immagini bronzee che narrano scene cittadine d’altri tempi ed attività contadine, a testimoniare l’importanza della piazza quale crocevia dei mestieri ed dell’ope-rosità, sempre presente nel popo-lo palmese.

Al taglio del nastro i protago-nisti del passato: i più anziani artigiani, contadini ed imprendi-tori (Caristi Giovanni, Carrozza Domenico, Guerrera Vincenzo, Misale Santo, Randazzo Serafina, Solano Antonio e Surace Gaeta-no) a rappresentanza di tutti co-loro che nel tempo hanno potu-to ristorarsi con la fresca acqua delle fonti OLMO E VITICA, da cui proveniva direttamente l’acqua incanalata per le fontane.

Ad arricchire la serata, ancora due momenti legati all’arte del-la danza e della musica. Il primo con la rappresentazione del mito di Prometeo, curato dall’Associa-zione “Ritmica Kolbe” e l’altra musicale offerta dall’Accademia “Amadeus”.

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La Redazione

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AttuAlitA’ Palmi

Prometeus restituisce alla città di Palmi una rinnovata “Fontana dei Canali”.

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Committente -Ass. PROMETEUS

Architetto -Rocco SchipillitiScultori - Maurizio Carnevali (A-C) - Achille Cofano (B-D) - Fabio Belloni (E-F)Finanziamento dell’opera:

Contributo “5 per 1000” destinato all’Associazione Pro-meteus per l’anno 2008 (€ 10.492,48);Contributi volontari dei cittadini e sponsor (€ 20.507,00)Forniture e prestazioni gratuite delle maestranze;

La riproduzione delle iscrizioni “Olmo” e “Vitica”, è stata realizzata da Albino Cannizzaro e Carmelo CambareriLe opere in Bronzo sono state realizzate presso la fonderia del Prof. Michele Magnifico di Modugno -BA-.

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AttuAlitA’ Palmi

Dopo l’intervento del pre-sidente dell’associazione

Prometeus, dott. Saverio Petit-to, che ha illustrato il progetto di recupero della fontana, ringra-ziando tutti coloro che ne hanno reso possibile la realizzazione, una rappresentazione del mito di Prometeo – protagonista princi-pale la brava Angela Bonaccorso - a cura della scuola di danza Kol-be diretta dalla professoressa Lu-ciana Cipri, ha preceduto Il mo-mento più suggestivo della serata che ha visto in primo piano alcuni dei più anziani artigiani ed agri-coltori palmesi. Sono stati, infat-ti, solo questi ultimi, in quanto chiamati a rappresentare l’ani-ma più sana e genuina del paese, coerentemente con gli ideali che animano ogni intervento dell’as-sociazione, ad inaugurare la nuo-va opera.

Nella stessa piazza Lo Sar-do, la manifestazione in ricordo del compianto prof. Mario Baga-là, organizzata e diretta dall’ac-cademia musicale Amadeus, ha concluso la serata, allietando il numeroso pubblico presente con musiche e canti magistralmente interpretati da Salvatore Colosi e le figlie Giada e Clara.Momenti della serata - Foto di Mimmo Zoccali

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AttuAlitA’ Palmi

Un sincero ringraziamento all’Associazione Prometeus ed all’Asso-ciazione Amadeus per la posa della splendida scultura creata dall’ar-tista Achille Cofano in memoria di mio padre.

E’ questo il giusto modo per ricordare Mario Bagalà, uomo intelli-gente, geniale, allegro, spiritoso e voce genuina dell’animo popolare palmese, capace di coniugare felicemente la semplicità della musica popolare con la raffinatezza dei testi.

Achille Cofano ha coniato bene il ricordo del poeta, il campanaro della Varia, con quel suo indimenticabile sguardo pensieroso, sotto il suo cappellino, sempre pronto a sussurrare battute e scrivere nenie e canzoni per la sua amata Palmi e per la gente del popolo ed i tanti migranti calabresi.

Grazie di cuore e che questo ricordo sia sempre vivo. Domenica Bagalà

Mario c’eraTarga bronzea per ricordare l’uomo e l’artista

Era li tra noi il professore Mario Bagalà, in questo 16 agosto, ne siamo certi, era lì celato, etereo, evanescente ma presente.E’ stata una celebrazione sui generis, quella di stamani, come Lui avrebbe preferito, nel giorno e nell’ora a Lui tanto cara, quella in cui,

negli anni della Varia, u Ccippu da quel sito parte per raggiungere l’Arangiara.Oggi però la sua campana non squillava, si stagliava invece, ben ancorata nel bronzo della elegante, sobria targa, creata dallo scultore Achille

Cofano, realizzata a cura delle associazioni Prometeus ed Amadeus, promotrici dell’omaggio all’uomo, al poeta, al cantore, al personaggio, arguto e irriverente, autentico e trasgressivo, estroso e geniale.Siamo certi che Mario avrà gradito la cerimonia, semplice ma efficace, confortata dalla presenza di Giganti, cavalluccio, Palio e tamburi.Alle ore 10 in punto, nel momento della scopertura del bronzo, celato dal drappo cremisi con l’effige della municipalità, un piccolo soffio di

brezza, ha anticipato chi si accingeva alla trazione del filo, palesando l’opera. Sarà stato un ultimo Suo scherzo? Sulle labbra e nei cuori di molti emozionati cittadini, presenti alla cerimonia, oggi Mario c’era!

Opera realizzata da:

“Fonderia d’Arte Perseo”di Daniele Pellegrino - Squinzano (LE)

Foto Mimmo Zoccali

Foto Mimmo Zoccali

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AttuAlitA’ Palmi MADRETERRA Palmi & Dintorni

REgISTRAZIONE AL TRIB. DI PALMI Nr. 1 / 2010

Anno II - Numero 20 - Agosto 2011 Direttore respons.: Francesco MassaraCoordinatore: Paolo Ventrice

Collaboratori di REDAZIONE di questo numero.

Saverio Petitto Walter CricrìCettina Angì Salvatore De FranciaNella Cannata Giuseppe Cricrì

Hanno collaborato per questo numero anche: Bruno Vadalà, Davide Perna, Nino Magazzù, Pasquale Frisina, Franco ed Enrico Caruso, Mimmo Zoccali.

Editore: Associazione Culturale MadreterrraSede Palmi - Via ss.18 km 485.30P.I. 02604200804Cod. Fisc. 91016680802Mobile - Paolo Ventrice 335 6996255e-mail: [email protected]

Progetto Grafico: Saverio Petitto - Walter Cricrì - Paolo VentriceImpaginazione grafica: Paolo Ventrice Progetto e cura sito web:S. De Francia - D. Galletta Stampa: AgM Calabria - Via Timpone Schifariello Zona P.I.P. II Traversa - 87012 Castrovillari (Cs)

Distribuzione gratuita fuori commercio

ASSOCIAZIONE CULTURALE MADRETERRA

La direzione non risponde del contenuto degli articoli firmati e declina ogni responsabilità per le opinioni dei singoli articolisti, degli intervistati e per le informazioni trasmesse da terzi.Il giornale si riserva di rifiutare qualsiasi inserzione.Foto e manoscritti, anche se non pubblicati, non si restituiscono.I diritti di proprietà artistica e letterariasono riservati. Non è consentita la riproduzione, anche se parziale, di testi, documenti e fotografie senza autorizzazione.L’associazione si riserva il diritto di non pubblicare le inserzioni e le comunicazioni pubblicitarie degli inserzionisti che:1. Siano contrarie agli interessi della asso.2. Violino le disposizioni vigenti in materia di diritto d’autore3. Contengano informazioni fuorvianti e scorrette4. Non rispondano ai requisiti minimi di impaginazione professionale5. Non siano pervenute nei termini concordati6. Siano state fornite in modo incompletoIn tutti i casi l’associazione non è responsabile per il contenuto di dette inserzioni e comunicazioni.

“Spett.le redazione di Madre Terra,scrivo questa lettera per dare libertà a quelli che sono i miei sentimenti per il mio paese.Palmi, nostra amata città, vive un periodo nero che sembra non volerla abbandonare, economia fer-ma, mancanza di iniziative differenziate per età, mancanza di politica... mancanza di idee... mancan-za di futuro!!!Sfido chiunque, in questa condizione cittadina, ad immaginare qualcosa che sia raggiante per il futu-ro di Palmi!Chi di competenza ama soffermarsi sulle sciocchezze, sul rifare i marciapiedi, “portare” il cantante per S.Rocco, cambiare i sensi delle strade, la Varia ed altre cose secondarie... La città ha fame! Fame di lavoro, fame di vita, fame di futuro! I giovani non hanno speranze per il do-mani!Proviamo a chiedere alla gente, proviamo a sentire la città, a sentire cosa ha da dire, di quale male soffre... Soffre di giorno, quando ogni singolo cittadino non vede nulla di nuovo; soffre la sera quando in una piazza come la I° Maggio la gente si conta sulle punte delle dita; soffrono i giovani; soffrono gli adulti; soffrono gli anziani...Credo che a Palmi siano presenti un numero considerevole di persone che di professione fanno i mura-tori o i carpentieri... costretti, dalle varie amministrazioni, a vivere “alla giornata” per mancanza di un piano regolatore che permetta lo sviluppo della città. Eppure non è difficile capirlo, quel numero va moltiplicato per almeno 4 persone a famiglia, per cui sono milgiaia le persone che non hanno stabilità e che non possono fare progetti.I giovani, si stabiliscono altrove, perchè non si può pagare una casa 300.000 € a Palmi e lo stesso im-mobile 120.000 € a Gioia Tauro. Corso Garibaldi è pieno di ex negozi che ora sono chiusi... non si può pagare 1.300 € di affitto per 30 mq perchè “si nto corsu”!!!Cosa rimarrà di Palmi? Chi rimarrà a Palmi, cosa avrà da Palmi e Palmi cosa avrà dai suoi cittadini?Queste sono le domande che ci dovremmo porre!Il Vostro giornale parla di Palmi, perchè non provate a fare queste domande alla gente? Vi accorgere-te che la gente vorrà rispondere, che i palmesi non sono tutti pecore che abbassano la testa e stano a guardare, troverete gente che vuole fare e vuole dare a questa città!Vi accorgerete che ci sono anime bollenti, troverete chi si vuole impegnare in prima persona e chi vuo-le restare seconda linea, ma comunque, gente disposta “a fare” non “a dire”!Eh già, perchè fino ad ora solo questo si è fatto: CHIACCHIERE!Allora nella Vostra prossima uscita, (dedicate se potete e volete) cinque domande alla gente, cinque domande sui mali del paese e chiedete proposte su come risolverli; resterete stupiti...Vi ringrazio per la Vostra attenzione”. “Un cittadino di Palmi”

Contrariamente a quelle che sono le linee guida, la Redazione di Madreterra ha ritenuto di poter pubblicare la lettera sotto riportata, giunta via E-mail, anche se non firmata.La deroga alle regole che l’esperienza ci ha dettato, si basa sulla conditio della natura costrutti-va del testo stesso, stimolo per “istigare” i palmesi ad interventi specifici in ambito di program-mazione e crescita sociale. Ciò ha definito l’editoriale di prima pagina che si rifà proprio alle 5 domande cui si riferisce il gentile lettore, anche se, probabilmente, ognuno di noi avrebbe 5 do-mande diverse da porre.

A un anno di distanza, mi corre l’obbligo di ringraziare coloro i quali, accogliendo l’appello su MADRE-TERRA (n° 6 giugno 2010 pag. 13), hanno fermato la drastica potatura degli OLEANDRI di via Roma, effettuata in un periodo non opportuno e che ne impediva, di fatto, la fioritura.GRAZIE!Grazie, perché possiamo finalmente godere la bellezza degli alberi in fiore in tutto il loro splendore! Pietro Scarano

OLEANDRI IN FIORE

Gli oleandri nel 2010 Gli oleandri nel 2011

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SPECIALE

Immagini relative ai momenti della manifestazione.

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Anno II - Nr. 20 - Agosto 2011

AttuAlitA’ Palmi

di Rocco Cadile

La piazza principale di Pal-mi, si è trasformata in un

grande “impianto multidisciplina-re” per la festa dello sport, che rientrava, nel progetto educati-vo-culturale, dal titolo “La città è dei ragazzi”, promosso dall’Area Politiche del Welfare del Comu-ne di Palmi, diretta dalla dott.ssa Cettina Fedele che, in collabo-razione con l’Associazione “Pro-meteus”, hanno reso possibile la realizzazione di tale iniziativa che, sarà il prologo di altri even-ti di musica, concorsi fotografici, recite, escursioni, tutte finaliz-zate a migliorare il livello della qualità della vita e a promuovere azioni di contrasto al disagio gio-vanile. Come esordio, sono scesi in campo i valori più alti dello sport; momento d’incontro, di conoscenza, di solidarietà, di so-cializzazione per i giovani. Il filo conduttore della manifestazione, presentata magistralmente dal bravo Lino Casadonte, è stato quello di offrire a tanti bambini, in modo particolare a quelli di periferia (Tonnara – Pille – S. Leo-nardo) l’occasione per cimentarsi in diverse attività sportive (calcio – pallavolo – pallacanestro – dan-za) che guidati sapientemente e con professionalità dai rispettivi allenatori Mambrino, Caravelli, Fotia, Boretti, Palmisano, Berar-di, Colarullo, hanno consentito di vedere lo sport, quello sano e pulito, diventare protagonista di una giornata dedicata ai bam-bini, per il raggiungimento di obiettivi primari, per lo sviluppo di un’azione positiva per la loro crescita. Palmi, quindi, è appar-sa come esempio di città che si è impegnata ad essere a misura dei suoi ragazzi e ci è riuscita. Per un giorno ai bambini, quasi scom-parsi dalle strade e dalle piazze, per vivere in “scatole di cemen-to” ovvero case, scuole, palestre, sale giochi ecc. gli è stato restitu-ito uno spazio pubblico, una vol-ta, luogo di relazioni e condivi-sioni. L’animazione sportiva così intesa, rappresenta un potente strumento di inserimento sociale e di prevenzione al disagio e un nuovo mezzo di educazione dei giovani alla vita. Questo deside-rio di mettere in comune sinergie e opportunità di aggregazione sportiva e sociale, si rivela sem-pre, una valida forma di supporto per il mondo giovanile, cioè un motore per un’attività che riesce a trasmettere valori e stimoli.

Lo sport scende in piazza: ed è festa!!!Interessante è stata la collabora-zione spontanea di Franca Hjera-ce e Rocco De Marco, che hanno preparato un significativo docu-mento sportivo, rivolto ai giova-ni, letto da una ragazza, prima dell’inizio della manifestazione, che evidenziava gli aspetti posi-tivi dello sport. Grande interesse ha suscitato la scuola di danza “Tendenze Club”, presente con numerosi danzatori di diverse fa-sce d’età, dirette egregiamente dalle maestre Debora e Daniela Gerocarni che, hanno offerto un ampio spettacolo, esibendosi in coreografie e danze suggestive. La manifestazione ha raggiunto il suo culmine, regalandoci un mo-mento di alto significato sociale, quando sono arrivati in piazza, i ragazzi disabili del Centro Emma-nuele di Palmi, con lo striscione e in divisa da calcio, dopo aver attraversato il Corso Garibaldi. Il loro entusiasmo durante la par-tita di calcetto ha contagiato i genitori e i numerosi spettatori, ma soprattutto i loro dinamici educatori Ruggero Ceravolo, Mat-teo Covello ed Enzo De Masi che hanno preso parte all’incontro. E’ stato un esempio e un grande messaggio, vedere gli educatori, persone speciali, che si dedicano con amore, guardando i diversa-mente abili non con pietismo (un atteggiamento consolidato nella società “civile”) ma, come perso-ne che possono diventare social-mente attivi. Hanno detto che “il dovere di tutti è quello di farci carico delle loro esigenze, elimi-nando qualsiasi ostacolo psicolo-gico e fisico che umilia e offen-de. Non dovrebbe mai mancare il rispetto e l’attenzione verso chi, da una condizione differente e svantaggiata, dimostra si essere in grado di trasmetterci volontà e forza vitale”. Sono parole forti e di speranza che ci proiettano a un futuro di fiducia per superare le barriere mentali e i pregiudizi, per consegnare una vita più di-gnitosa a coloro (come recita una significativa canzone) che non parlano mai di odio e sfortuna, che ti insegnano ad amare sen-za essere amati, che ti aiutano a capire e ad amare la vita. Alla fine, tutti i protagonisti della me-morabile festa dello sport, sono stati premiati singolarmente con una coppa ricordo. Queste inizia-tive, servono anche a testimonia-re che abbiamo a cuore le sorti della nostra comunità e, sono la giusta dimostrazione di chi vuole crescere e cambiare rotta.

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12Anno II - Nr. 20 - Agosto 2011

E’ con grande entusiasmo che noi di “Prometeus” abbia-mo risposto all’invito della dott.ssa Cettina Fedele di occupar-ci, nell’ambito del progetto “La città è dei ragazzi”, degli adole-scenti e dei giovani della nostra città, offrendo loro un’opportu-nità per stare insieme, collabo-rare e interagire col territorio in modo positivo. L’idea di crea-re un’occasione perché i giovani potessero appropriarsi di spazi e tempi a loro misura ci è sembrata interessante e coinvolgente, qua-si un privilegio.

E’ nata così una collaborazio-ne con il giovanissimo Dario Co-stantino, leader di Students Jam-min Festival, organizzazione no profit che si occupa, tra le altre cose, di eventi musicali per e con i ragazzi. Insieme a lui e ai suoi collaboratori Francesco Badola-ti, Girolamo Pelaia, Luca Manuli (grafico) e Riccardo Forte abbia-mo pensato di organizzare una serata di musica, arte e amici-zia da vivere all’insegna della più ampia libertà di espressione. Il 9 agosto in via Toselli e nelle scali-nate adiacenti a Villa Mazzini si è svolta, dunque, la manifestazio-ne “Musica Insieme”… “Acustic Corner & Street Artist”.

I giovani partecipanti, reclu-tati attraverso il tamtam di Fa-cebook sono accorsi numerosissi-mi, spronati dall’incitamento: “le scale risuoneranno della nostra musica, la strada sarà invasa dai nostri non artisti, il cielo subirà il peso delle nostre parole…”

LA NOTTE È GIOVANE

SPECIALE

L’allestimento della location ha avuto inizio dalle prime ore del pomeriggio: montaggio dei gaze-bo, sistemazione degli strumenti musicali e affissione dei pannel-li per i disegni dei writers. Tutto per creare uno spazio autogestito in modo autonomo dove ciascu-no potesse curare i propri inte-ressi, raccontare e vivere le pro-prie esperienze.

C’era un viavai di ragazzi in-curiositi dal trambusto; gli ar-tisti Michele Cannata, Riccar-do Forte e Carlo Ranuccio con le loro bombolette spray dipingeva-no operosi, altri preparavano il rinfresco da offrire ai passanti. All’imbrunire, mi sono resa con-to che quel fermento che aveva-mo immaginato dovesse esserci, non si manifestava affatto. Inol-tre cominciava a piovigginare. Un po’ sconfortata, poiché la serata si prospettava veramente sotto tono, chiedo conforto a Dario il quale, con fare serafico ma otti-mista mi dice “fidati, è il metodo Jammin”!

Di li a poco, quasi magicamen-te, la strada comincia a brulicare di giovani, di curiosi e appassio-nati che prendono posto in quel-la sorta di piccolo anfiteatro delle scalinate, illuminate ad arte con suggestive fiaccole. E inizia il bel-lissimo spettacolo che li vede pro-tagonisti: I 7th armony, I Riff and Groove, Emmanuel Surace, Atti-lio Bovi, Nazareno Gagliostro e la sua band. Veri talenti musicali poco più che adolescenti che san-no già incantare con le loro voci e con i loro strumenti. Sullo sfon-do, mentre si ascolta la musica

vengono proiettate immagini di guerra, di morte, di pace. Spunti per riflettere, da commentare in-sieme, dando un sapore più com-pleto a quel particolare momento condiviso. Più avanti, grandi lavo-ratori infaticabili, i writers com-pletano i loro bellissimi disegni pieni di colori e carichi di emo-zioni. I passanti si soffermano a guardare, a commentare l’estro e la genialità di questi nostri ra-gazzi che non parlano tanto, ma quando si impegnano sanno farlo fino in fondo. Grazie ragazzi, di averci dimostrato che se sappia-mo darvi fiducia voi sapete meri-tarla, che siete pieni di buone in-tenzioni, che avete voglia di dirci tante cose, a modo vostro, con i vostri tempi e con le vostre pa-role. Grazie perché ci insegnate ogni giorno a guardare con i vo-stri occhi una realtà che per noi è ormai solo negativa.

Ecco, volevamo che vi appro-priaste della vostra città perché volevamo insegnarvi ad apprez-zarla, ad essere fieri di apparte-nervi, a collaborare e interagire con essa. Volevamo che aveste maggiori opportunità per comu-nicare e per confrontarvi e riu-scire, così, a migliorare quelle dinamiche comportamentali che impoveriscono la nostra socie-tà. Ma siete stati voi, ragazzi, in questa circostanza, che ci avete dato una lezione: ci avete dimo-strato che sapete stare bene in-sieme anche senza fare retorica, solo per il piacere di esserci, che sapete fare ed essere anche me-glio di noi. AD MAIORA, ragazzi! E che DIO VI BENEDICA!

di Nella Cannata

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AttuAlitA’ Palmi

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14Anno II - Nr. 20 - Agosto 2011

AttuAlitA’ Palmi

di Giuseppe Cricrì

REGAL PALMA: ULTIMO ATTO!L’uLtima, funesta, im-magine deLLa gLoriosa paLma che per anni ha vigiLato su paLazzo s. nicoLa.che sia un segnaLe?

Chjantagiuni Ch’è speciali stu Paisi

nta li Chiazzi e nto Stratunirregna e crisci nta nu misiogni sorta i chjantagiuni,

nc’è lu vrocculu e u tritrolu,pumadoru e lu carduni,

c’è u viddhozzu casaloru,vajaneddha di stagiuni,e ficari ‘nserbaggiuti aundi canta la cicala,

‘rdica, spini ed erba i muru,chi lu surici s’asciala.Sarrìa bonu pè daveruse, finendu li spurtuni potarrìa crisciri puru

la parmara d’a Cumuni!!!

UN ANEDDOTONel lontano 1932, in piena

epoca fascista, questa stori-ca palma rischiò di essere ta-gliata ma si salvò. Il 3 giugno di quell’anno, in occasione dell’inaugurazione del monu-mento ai Caduti, per consen-tire il transito del Principe di Piemonte Umberto di Savoia e della consorte Maria Josè, era stato steso un tappeto rosso che dall’ingresso del Munici-pio avrebbe portato gli augu-sti ospiti fino al monumento. Qualcuno fra i gerarchi pre-senti propose di tagliare la pianta per rendere il percorso dei reali privo di deviazioni. Questo scellerato progetto fu scongiurato dalla ferma oppo-sizione del gerarca Umberto Irrera, appassionato vivaista, direttore della scuola agraria, che, opponendosi fermamente all’idea di eliminare la palma, simbolo della municipalità, pretese che la stessa venisse rispettata e quindi risparmia-ta. “I Principi” - disse - “de-vino pure il loro percorso...la ‘parmara’ non si tocca!!!”

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Anno II - Nr. 20 - Agosto 2011

AttuAlitA’ Palmi

DALLE PAROLE AI FATTI

1964: Antonio Badolati modella il bas-sorilievo in bronzo dell’Annunciazione.2011: assecondando un desiderio dei familiari dello scultore, i volontari dell’Associazione Prometeus capeggia-ti nell’occasione da Tonino Orlando e Giuseppe Magazzù, ripuliscono le su-perfici dell’opera dalla polvere sedi-mentata in circa 47 anni di incuria ed oblìo.

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Punti di vistA

di Chiara Ortuso Una celebre espressione di uso quotidiano afferma che “la filosofia è la scienza con o senza la quale

si rimane tale e quale”. Credo si possa rispondere che essa non abbia tutti i torti: senza filosofia si resta tali e quali cioè ignoranti, se per ignoranza si intende l’incapacità di comprendere la complessità del reale. L’apparente inutilità della filosofia consiste nella giusta osservazione secondo cui essa non si piegherebbe a nessuno scopo produttivo in un mondo sempre più povero di valori morali ed incentrato sulla logica scientifico-commerciale. Il problema si ripropone fin dagli albori del pensiero filosofico come nella sua “Politica” conferma Aristotele a proposito della storia di Talete: “Siccome povero com’era gli rinfacciavano l’inutilità della filosofia, dicono che, avendo previsto in base a computi astronomici un abbondante raccolto di olive, ancora nel cuore dell’inverno, dispo-nendo di una piccola somma, si accaparrò tutti i frantoi di Mileto e di Chio, dando una cifra irrisoria perché non ce n’era richiesta alcuna: ma quando giunse il tempo della raccolta, poiché molti cercavano i frantoi tutti insieme e d’urgenza li dette a nolo al prezzo che volle e così, raccolte molte ricchezze, dimostrò che per i filosofi è davvero facile arricchirsi, se lo vogliono e invece non è questo di cui si preoccupano”. Talete, dunque, dovette dimostrare che l’autonomia della filosofia da scopi pratici o produttivi era una scelta insita nello stessa attività filosofica e non il risultato di un’incapacità di fondo di tale forma di sapere e di chi la frequenta. La filosofia moderna ha dovuto dimostrare la sua utilità produttiva trovando un posto nell’ambito della divisione del lavoro. Dice Adam Smith: “Colui che per primo pensò di sostituire la manovella o il manico con una ruota esterna che doveva essere mossa da una corrente d’acqua, probabilmente fu un filosofo o un uomo di pensiero; una di quelle perso-ne la cui occupazione non è il fare qualcosa ma l’osservare ogni cosa”. L’osservazione del reale, divenendo un’attività particolare, ha lo scopo di utilizzare al meglio le forze già note combinandole in modo nuovo o di scoprirne di nuove. Tralasciando però le osservazioni sul fine produttivo che la filosofia potrebbe avere, tradendo la sua più profonda aspirazione, è la “meraviglia” e non l’attesa di un vantaggio derivato dalle sue scoperte il principio origi-nario che spinge gli uomini al suo studio. La sua libertà consiste nella sua propria capacità di perseguire il sapere fine a se stesso e di non sottomettersi a qualsivoglia logica commerciale. Essa non si piega a nessuna legge o massima, non ha potere temporale ma è indipendente dagli ordini di governo, è perfettamente autonoma, obbedisce solo alle proprie leggi, quelle della ragione e si trova così in grado si esercitare liberamente il suo potere di critica. La

prima regola della buona educazione filosofica è proprio questa: credere totalmente che la filosofia, l’amore per il sapere sia libera, indipendente dalle altre discipline. Essa non ha la presunzione di imporre risposte sull’esistenza, ma solo di formulare domande sul senso che ricopre la nostra permanenza sulla terra. Per farlo si avvale del suo linguaggio concettuale indipendente da ogni condizione di produzione, dalle opinioni politiche e persino dal soggetto-individuo che ha pensato quegli stessi concetti. Un bellissimo passo di uno dei massimi pensatori della modernità,Hegel, chiarisce molto meglio di ogni altra spiegazione la necessità insita nello statuto stesso della filosofia: “Poiché la filosofia è un agire libero, non egoistico, deve essere prima scomparsa l’angoscia del bisogno,lo spirito deve essersi rinvigorito, innalzato e rinsaldato in sé, le passioni devono essere state placate, la coscienza deve essersi tanto evoluta da poter pensare ad oggetti universali. Quindi la filosofia si può considerare come una specie di lusso, così come chiamiamo lusso quei piaceri e quelle occupazioni che non riguardano le prime necessità esteriori come tali”. E conclude nell’ Introduzione alla Storia della Filosofia affermando che: “la filosofia potrebbe apparire come qualcosa di non necessario ma per ciò che riguarda lo spirito essa è assolutamente necessaria”. Solo lo spirito è immortale.

Talete da Mileto

L’inutilità utile: La Filosofia.

Aristotele

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il PERsOnAGGiO

Achille Cofano durante i lavori ad uno dei pannelli della “Fontana dei Canali”

Non amo particolarmente le celebrazioni, nor-malmente ne sto lontana, ma è difficile racconta-re di un’ emozione, di qualcosa da ricordare, della nascita di un’ idea creativa e della sua successiva realizzazione - come nel caso dei lavori ai Canali - e rimanerne esclusi. L’ avvenimento, ci coinvolge, ci appartiene, dall’ istante in cui ce ne occupiamo. E ci appartiene, ancora di più, quando, la spinta a scriverne, è dettata dalla profonda amicizia che ci lega ad un amico discreto, umile, sensibile tanto da apparire quasi indifeso, ma anche così fortemente presente nella storia dei sentimenti di questo pae-se, di cui egli si sente figlio. Penso che nella nostra anima convivano tanti elementi, ma fra tanti, ce n’è uno in particolare, che cerca di farsi strada sin dalla più giovane età, tra condizionamenti della vita e timori che lo ingabbiano: il talento. Il talento, altro non è, che l’essenza di noi stessi; risiede dentro di noi e, troppe volte, lo ignoriamo o, ancora peggio, lo ostacoliamo. Nel caso di Achille Cofano, l’ istinto naturale per il disegno, la pittura, la scultura, per la bellezza che si crea con l’arte, sono passioni che non si inventano, ma che hanno origini profonde nella sensibilità, nell’anima, che si rivela attraverso un’ immagine, che può stupire ed emozionare per la sua bellezza, un sogno, uno stile, un modo di es-sere. Achille, si mette alla prova come scultore, che lo vede giovane in questa impresa, ma, certamen-te ricco di qualità e di nuove potenzialità. Il suo è un talento, in un certo senso trasmesso, ereditato da: una famiglia di origine, “importante” - essendo pronipote dello scultore Nicola Gullì, morto a Bue-nos Aires nel 1954, da cui ha ereditato, anche, al-cuni tratti del carattere quali, la semplicità, la mo-destia, la sensibilità; del poeta Carmelo, fratello di Nicola, che, anch’ egli lasciò Palmi per raggiungere il fratello in Argentina, senza farvi più ritorno; del-la poetessa Grazia Gullì; - dal contesto umano; da fondamenta culturali. Le opere, da lui realizzate, per la nostra cittadina: i due pannelli bronzei che impreziosiscono la Fontana dei Canali, luogo di rac-conto dell’ uomo, in Piazza Lo Sardo; la stele com-memorativa dedicata a Mario Bagalà, collocata sul prospetto principale della sua abitazione, sul Corso A. Barbaro; il busto in gesso del pittore Domenico Augimeri, prossimamente esposto alla Casa della Cultura di Palmi; sono impegni, che hanno richiesto molto lavoro, sforzo, sacrificio, in un contesto lavo-rativo, non sempre facile, ma affrontati tutti, con grande impegno e determinazione, per la passione, il sogno, per il raggiungimento di un obiettivo. E se è vero che, un buon risultato finale è sempre frutto di duro lavoro, di perseveranza, di fatica, anche fi-sica oltre che mentale, quello raggiunto da Achille Cofano, nell’ aggiungere man mano, materia alla materia iniziale; nel ricercare la forma; nell’ ar-monizzare progetto, materia, pensiero, gesto; nel dare quell’accenno di immortalità che la vita non possiede, ma che soltanto un’arte come la scultura, riesce a rendere, allora, potremmo senz’altro affer-mare, che esso, sia stato altamente raggiunto.

DALL’IDEA ALL’OPERA“ Un vero artista è colui che cambia l’ essenza e l’ esistenza di sé, delle cose e del mondo, attraverso la creazione di un’opera d’ arte ”

di Cettina Angì

Achille Cofano

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La Scuola Superiore di Psico-logia Applicata “G. Sergi”

di Palmi, ente senza fini di lucro, da oltre trentacinque anni realiz-za attività formative, di studio e ricerca su tutto il territorio ca-labrese.

Fondata dal Prof. Pietro Ciappi-na e dal Prof. Aldo Nigro, - diretta oggi dalla prof.ssa Assunta Carrà - la Scuola si pone come obiet-tivo principale quello di contri-buire allo sviluppo della Calabria attraverso l’impegno culturale e formativo dedicato, in special modo, alle giovani generazioni.

Nel corso degli anni, numerose sono state le attività formative e seminariali realizzate - desti-nate ai giovani, ai lavoratori e soprattutto al personale delle Scuole, Dirigenti, Docenti, al-lievi, famiglie, ed alla Pubblica Amministrazione; importante è stato ed è ancora, l’impegno nei settori dell’Orientamento e della ricerca, anche attraverso la col-laborazione con Università, Mini-steri e prestigiose Istituzioni. La Scuola, ospita nel suo organico docenti ed illustri esperti con i quali intesse rapporti ravvicinati di collaborazione anche per con-vegni e seminari di studio ai quali sono stati presenti illustri ricer-catori e specialisti di chiara fama nazionale ed internazionale, tra i quali: Giovanna Giuffredi – psi-cologa, conduttrice La7; Daniela Pavoncello – ricercatrice ISFOL; Clemente Polacek – Università Pontificia Roma; Carlo Finoc-chietti – RUI Roma; Antonio Au-genti – LUMSA Roma; Francesco Avallone – Prorettore Università “Sapienza” Roma; Cesare Cor-noldi – Università di Padova; Enzo Spaltro; Pierre Vayer.

La Scuola, dal 2004, al fine di offrire la formazione alle giovani generazioni, realizza corsi trien-nali per l’assolvimento dell’obbli-go formativo, destinati agli allievi -15/18 anni- che hanno abbando-nato il tradizionale percorso sco-lastico; tali corsi, finanziati dal-la Regione Calabria, divengono quindi, importante opportunità per tanti ragazzi e ragazze del nostro territorio.

Accanto a tali percorsi, dal 1993, prosegue l’attività forma-tiva degli Psicomotricisti: al ter-mine del percorso di studi trien-nale, infatti, gli allievi divengono professionisti completi, in grado di fronteggiarsi con il contesto lavorativo nell’ampio raggio del settore educativo e della riabili-tazione psicomotoria.

Recentemente, l’Ente ha tenu-to seminari di formazione sulla legalità per le Forze dell’Ordine, in collaborazione con l’Universi-tà “Sapienza” di Roma, ai quali hanno preso parte, quali relatori il prof. Francesco Bruno crimi-nologo, e la prof.ssa Annamaria Giannini.

Per l’anno 2011/2012 sono in programmazione Master in Me-diazione Familiare e Psicologia Giuridica e Criminologia.

SCUOLA SUPERIORE DIPSICOLOGIA APPLICATA

La Redazione

“G. SERGI - PALMI”

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Anno II - Nr. 20 - Agosto 2011

EdiCOlA

Al di là del mare, i Balcani. La polveriera d’Europa, se-

condo una definizione del secolo scorso. Un territorio complesso, geograficamente e politicamen-te. Un luogo fatto di storie stra-tificate, una popolazione vicina e lontana culturalmente a noi, un sentire religioso articolato in fedi differenti, uno spazio di sperimentazione politica che ha conosciuto nel volgere di pochis-simo tempo il passaggio, soven-te traumatico, dalla tirannia alla democrazia. Una realtà che ci assale nei momenti di maggiore problematicità e che rimuoviamo appena possiamo.

Da questo luogo che sa di do-lore e disperazione muove il te-sto di Cinzia Battista. Un viaggio metaforico dentro le pagine della Storia - gli eventi, i documenti, i personaggi, le grandi potenze del mondo - per approdare insieme ai lettori ad una necessaria con-sapevolezza: quello che accade

I BALCANI NELLA STRATEGIA POLITICA DELL’OCCIDENTEDALLE GUERRE ALLA DEMOCRAZIA 1991 - 2010

di Marilena Lucente al di là del mare nostrum, del Mediterraneo, ci riguarda diret-tamente. Profondamente.

L’Autrice è palmese, laureata in Scienze Politiche ed è dottore di Ricerca, si occupa di politica internazionale, con particolare attenzione alle aree di crisi. Da queste competenze di studio, ha maturato una lunga e approfon-dita conoscenza delle complesse relazioni tra gli Stati, che emer-ge in questo testo, intenso nella scrittura e nella riflessione, criti-co nella valutazione degli eventi, propositivo nelle conclusioni.

I fatti analizzati, alcuni ampia-mente noti a tutti i lettori, muo-vono dalla caduta del muro di Berlino, si addentrano nella crisi del Kosovo, spingendosi sino alla contemporaneità. Una contem-poraneità non solo ricca di feri-te e irrisolti, ma resa ancora più complessa e instabile dalla re-cente crisi dei paesi nord africani che si affacceranno, proprio nel prossimo autunno alle elezioni, con l’inevitabile eco nelle scelte politiche degli stati europei.

Sei Repubbliche, la Slovenia, la Serbia - con due province au-tonome Vojvodina e Kosovo - la Croazia, il Montenegro, la Bosnia-Erzegovina, la Macedonia: questi i Balcani all’indomani dello sman-tellamento della ex Jugoslavia. Condizioni statali fragili all’inter-no dei singoli stati, supervisione e controllo da parte delle gran-di potenze, vicinanza all’Euro-pa che nello stesso decennio ha ampliato, non senza difficoltà, la propria identità politica (ed eco-nomica) con l’ingresso di nuovi stati. Facile dunque, in questa situazione pulviscolare, una ga-lassia in costante e imprevedi-bile movimento, l’emergere di personaggi problematici come Milošević, uno dei protagonisti principali del libro, che alimen-tando il nazionalismo serbo, ha provocato non pochi squilibri tra le stesse popolazioni balcaniche e tra queste e l’Europa. Il sogno di una “grande patria balcani-ca” infatti è stato messo in crisi proprio dall’ingresso nell’Unione Europea da parte di alcuni stati,

creando fratture culturali e valoria-li, oltre che econo-miche e politiche. Di qui il sorgere dei conflitti, di natura etnica, il diffon-dersi di genocidi, e la loro parziale, e altrettanto sangui-nosa, conclusione e risoluzione. At-traverso una fitta e attenta analisi dei documenti, testi-monianze di stori-ci, uomini del go-verno, giornalisti, l’Autrice inoltra il lettore nel cuore della crisi balca-nica, individuando prima il ruolo degli stati Occidentali nella crisi balcani-ca del 1991, com-presa la “pasticcia-ta” posizione ita-liana, che si è di-stinta per l’assenza di coerenza nel corso del tempo (dalla iniziale vo-lontà di sostenere una Jugoslavia uni-ta e indipendente al riconoscimento dell’indipendenza della Slovenia e della Croazia, tra gaffe dell’allora Mi-nistro De Michelis e prese di posizioni radicali di Cossi-ga, all’affermazio-ne del principio di indipendenza dei popoli riconosciuto

dal Vaticano). Il testo prosegue poi con il racconto della guerra in Bosnia, gli accordi di Dayton, con i quali sono state riconosciu-te due differenti entità quali la Federazione croato mussulmana e la Repubblica serba di Bosnia, e il ruolo degli Usa e dell’Europa nella individuazione di frontiere internazionalmente riconosciute. Una manciata di anni e un nuo-vo conflitto, quello del Kosovo, minaccia gli equilibri europei. La guerra, questa volta, diventa anche occasione di laboratorio militare, che vede la Nato pro-muovere “l’intervento umanita-rio” finalizzato alla cessazione del genocidio degli albanesi, e più in generale al rispetto dei di-ritti umani, ma con strategie di azione non sempre condivisibili, visto che non sono mancati attac-chi alla popolazione civile, danni all’ambiente e uso illegale delle armi. Cambiano, e accade pro-prio nei Balcani, con un modello che sarà poi replicato altrove, i modelli di conflitti globali, in cui il bisogno di affermazione della democrazia, si traduce spesso in un meccanismo di delazione e sopraffazione degli stati più forti su quelli più deboli. Il per-corso, travagliato verso la demo-crazia, è ancora interrotto dalle emergenze post conflitto, che vedono l’intervento dell’Europa soprattutto nella elaborazione di strategie di collaborazione, patti di stabilità non sempre facili da mettere in pratica. Ma oramai la politica di sostegno, di aiuto e di collaborazione è diventata re-altà, a dispetto delle numerose difficoltà incontrate, i documenti si occupano di amministrazione, sicurezza, liberalizzazione dell’e-conomia, trasporto e legislazio-ne. Si tratta di passaggi divenuti – anche quando disattesi – pietre miliari del cammino verso l’inte-grazione europea. Il punto più alto, dal punto di vista strategi-co, è rappresentato dal Tribuna-le penale internazionale per l’ex Jugoslavia, che ha provveduto ad arresti eccellenti, la cui azione però non è immune da critiche e perplessità, trattandosi di un “gigante senza né braccia e né gambe”, e non sempre equo nella valutazione delle azioni militari jugoslave e atlantiche.

Quello che Cinzia Battista, acu-tamente rileva e si augura nelle conclusioni, è una duplice pro-spettiva: da una parte la mag-giore concretezza dell’azione dell’Unione Europea (“non più proclami ma fatti”), dall’altra la necessità che i Balcani “riman-gano uniti nella loro diversità nel rincorrere il percorso comune eu-ropeo e che imparino a usare le loro differenti identità non come strumento di contrapposizione ma di scambio”.

C. Battista, I Balcani nella stra-tegia politica dell’Occidente dalle guerre alla democrazia 1991-2011, Eiffel Edizioni, Ca-serta, 2011.

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CitOlEnA (uRdiPili) di Saverio Petitto

Il noto “santone” di Palmi era seduto sul divano della sala da barba di Melo, detto “il professore” quando, di colpo, decise di dimostrare ai presenti la sua arte ipnotica. La

vittima designata fu un ignaro signore della tonnara, seduto al suo fianco, che non conosceva il guru. L’atteggiamento del “santone” che lo fissò negli occhi, mise sul chivalà il malcapitato che chiese spiegazioni a Melo, il quale lo invitò a stare al gioco. “Guardami negli occhi, tu adesso ti addormenterai”. Il signore chiuse gli occhi, si ammorbidì e fece finta di accasciarsi sul divano, apparentemente addormentato. Un silenzio tombale regnava sovrano nella sala. Il “santone” dopo aver raggiunto lo scopo, dovette passare alla seconda fase e, cioè, a quella del risveglio. “Tu adesso sentirai una scossa e ti sveglierai”. Il signore ancora supino, con gli occhi chiusi, tutto poteva aspettarsi tranne che subire in pieno viso un “papagno” di quelli potenti, che lo fece rinsavire velocemente. La vittima, abbandonata la parte, si avventò con-tro il “santone” per restituirgli il torto subito. Si è reso necessario l’intervento dei presenti, per tenere a bada u tunnarotu chi voliva erba pe centu cavaddhi. Rocco Cadile

ANEDDOTI CHIAZZAIOLI-ANEDDOTI CHIAZZAIOLI-ANEDDOTI CHIAZZAIOLI-ANEDDOTI CHIAZZAIOLI-ANEDDOTI CHIAZZAIOLI

ANEDDOTI CHIAZZAIOLI-ANEDDOTI CHIAZZAIOLI-ANEDDOTI CHIAZZAIOLI-ANEDDOTI CHIAZZAIOLI-ANEDDOTI CHIAZZAIOLI

Ogni riferimento a persone reali è puramente casuale.

Megghiu sutta n’tren

u ca su

tt’a lingua

iL santone di paLmi

ADIEU MON GéNéRAL?!

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22Anno II - Nr. 20 - Agosto 2011

RiCORdi stORiCi

di Domenico Ferraro

Il nostro bel monte Sant’Elia, molto noto fin dall’antichità

e famoso per le sue indescrivibili bellezze panoramiche, decantate notevolmente da scrittori e visi-tatori italiani e stranieri, durante l’ultima guerra fu sede di incontri militari segreti ad altissimo livel-lo gerarchico.

La scelta come luogo idoneo per i convegni degli alti gradi delle forze combattenti è dovu-ta alla sua aperta visione pano-ramica che si estende sul mare, alla sua posizione inattaccabile dall’aria, alla opportunità di rag-giungere in auto in pochi minuti la galleria ferroviaria sottostante Palmi-Bagnara per il sicuro rico-vero dalle incursioni aereo-navali delle carrozze blindate dei treni, i mezzi di trasporto, insieme agli automezzi, allora in uso dalle forze armate.

Queste condizioni speciali con-sentirono che durante gli anni dell’ultima guerra mondiale i più autorevoli comandanti generali dello Stato Maggiore dell’Asse,

come veniva definita l’alleanza

p o -

IL MONTE SANT’ELIAsede di riunioni militari segrete

litico-militare fra l’Italia fascista e la Germania nazista, convenis-sero a Palmi per tenere incontri segreti sul monte Sant’Elia.

Le riunioni si svolgevano negli ampi e comodi saloni dell’alber-go-ristorante dal nome rievocati-vo Aulinas,

oggi inesistente perchè com-pletamente distrutto dal sac-cheggio e dalle ruberie, costrui-to, proprio sulla vetta del monte di fronte all’abside della chie-setta, verso gli anni trenta del secolo scorso ad iniziativa di tre intrepidi impresari: Francesco Cannizzaro, Rosario Minniti, An-tonio Pinto.

L’albero, in quel tempo anco-ra privo di acqua corrente, però molto bene approviggionato, fornito dell’energia elettrica, di telefono e radio, di attrezzature moderne e di utili e necessarie comodità, ospitò per molti anni nei mesi estivi famiglie palmesi, reggine e di altre provenienze per le vacanze; mentre negli altri periodi dell’anno funzionava il ri-storante per ricevimenti, pranzi e varie manifestazioni.

La singolare ubicazione, che non sfuggì ai comandi militari, fu, quindi, scelta per le riunioni riservate ai generali degli Stati

Maggiori, i quali, fra l’altro, potevano giungere con i

treni speciali alla sta-zione FS di Palmi, da

dove, lasciati i con-vogli al riparo

nella galleria ferroviaria,

raggiun-geva-

no il Sant’Elia.Sul breve altopiano, oltre l’an-

tica chiesetta dedicata alla Ma-donna della Montagna e a S.Elia, non vi erano altre costruzioni, oltre il moderno albergo-risto-rante.

Si godeva nell’assoluta tran-quillità e nel perfetto silenzio, la frescura della pineta e l’aria montana, non deturpate da inse-diamenti;

mancavano le vie interne e vi-cinali, i campi da tennis, le case, le trattorie e altre residenze.

In quest’oasi di assoluta riser-vatezza, protetta dalle vedette italo-tedesche, a presidio del territorio della montagna e di-slocate pure nei posti eminenti dell’area urbana: dalla Villa Co-munale alle terrazze delle abi-tazioni, si tenevano le adunanze militari segrete.

I generali comandanti italo-tedeschi che giunsero a Palmi per i colloqui militari furono diversi, in particolare si ha memoria dell’incontro tra il generale Ugo Cavallaro, Ma-resciallo d’Italia e Capo di

Stato Maggiore, poi uc-ciso dai tedeschi nel

1943 e il generale tedesco Her-

man Göring, tra i co-

man-

danti in capo delle forze armate della Germania, morto suicida nel 1946 a Norimberga.

Il generale Cavallaro, dopo la giornata della conferenza tra-scorsa sul Sant›Elia, passò la notte, ospite della famiglia Mau-ro, nell›abitazione ubicata nella piazzetta del Soccorso, pianto-nata dai soldati italiani disposti pure lungo le strade del rione.

Il maresciallo Göring, giunto alla stazione FS con treno blinda-to, prima di raggiungere il S.Elia per la riunione, sostò nella piaz-za principale, attorniato dai suoi ufficiali, consumò la colazione nel bar Salerno, oggi negozio di oculistica.

Il comandante tedesco termi-nata la giornata dell›incontro ritornò alla stazione FS dove, alloggiato sul treno blindato, tra-scorse la notte nel sicuro traforo ferroviario Palmi-Bagnara.

Molti altri incontri e manife-stazioni, non soltanto milita-ri, si tennero negli idonei locali dell›albergo con la partecipazio-ne di illustri personalità.

Lodevoli ed allettanti sono le citazioni e le descrizioni del no-stro Sant›Elia anche nelle guide turistiche internazionali.

Leggende, miti, cronache, epi-sodi storici, intere pagine lette-rarie e notizie religiose illustrano il bel Sant›Elia, che per la sua bellezza, per il patrimonio cultu-rale e per il suo incanto dovreb-

be essere più protetto ed amato dai palmesi.

Cartolina dell’hotel “Aulinas” prima della 2° guerra mondiale.

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Anno II - Nr. 20 - Agosto 2011

CultuRA E FOlKlORE

di Rocco Liberti

Avvenuto il 5 febbraio del 1783 quel catastrofico sfascio provocato da

un sisma, notoriamente ricordato come il “grande flagello”, i governanti dello sta-to borbonico hanno cercato di avviare a quanto provocato dall’imprevista sciagura affidando pieni poteri ad un vicario gene-rale, il Pignatelli ed istituendo quel caotico carrozzone, ch’è stato denominato Cassa Sacra. Questo ente, che allora ha incame-rato i beni di chiese, conventi e luoghi pii variamente operanti al fine di provvedersi celermente alla ricostruzione dei paesi ter-remotati, ha deliberato conseguentemente la soppressione delle confraternite, isti-tuzioni che, peraltro, il regime succeduto agli Austriaci solo poco tempo prima aveva assoggettato ad un regio assenso, che te-neva conto delle singole fondazioni. Va da sé che ogni corporazione abbia da subito recalcitrato non poco e che, non appena se ne sono offerte le opportunità, si sia mes-sa sul piede di guerra al fine di ottenere di poter proseguire sul cammino che tanti associati avevano scelto. è avvenuto così anche per le confraternite palmesi, le cui fasi di ripristino le apprendiamo dettaglia-tamente da un apposito atto notarile.

I confratelli ascritti alle congregazio-ni di Palmi, facendo presente che dette esistevano prima del «noto flagello» e che risultavano debitamente munite del

regio assenso su regole e fondazione da parte della Real Camera di Santa Chiara, inoltravano ricorso per il loro ravvivamento all’ufficio responsabile, la Suprema Giunta di Corrispondenza. Questa, che ha provvisto in merito favorevolmente il 31 marzo 1791, è venuta però ad obbligare le medesime alla corresponsione annua-le di 50 ducati a pro dell’Università, somma da servire per «lo mantenimento degl’Espositi», commettendone l’osservanza al Regio Uditore ed Ispettore di Cassa Sa-cra per il Ripartimento di Reggio, d. Francesco de Bo-nis, che ne ha avuto contezza il 16 maggio susseguente. Dell’esecuzione reale del provvedimento è stato inca-ricato l’Amministratore eletto della Cassa Sacra per il Ripartimento di Seminara, mag. D. Gaetano Suriano.

Una volta ottenute le “Provisioni” da parte della Su-prema Giunta, nella data dell’8 luglio si sono trovati dal notaio al fine di definire ogni particolare i responsabi-li delle quattro associazioni palmesi. D. Felice Mauro, governatore della “Confraternita di S. Maria del Soc-corso”, n’era stato abilitato a seguito di un parlamento tenuto in seno agli adepti. Parimenti autorizzati figura-vano d. Ferdinando Messina, d. Filippo Catalano e Save-rio Coppolino, rispettivamente I° e II° assistente della “Confraternita di S. Rocco”. Il mag. Antonino Bagalà qm Bruno, mag. Antonino Bagalà qm Giorgio e mag. Giusep-pe Fanga, si presentavano anch’essi con uguali incarichi e con consenso ugualmente scaturito da un parlamento. Infine c’erano d. Filippo Domana e d. Vincenzo Fasano, I° e II° assistente della “Confraternita del S. Rosario” scelti «in virtù di colloquio».

Tali dirigenti si sono impegnati come segue. Si ob-bligavano essi, a nome loro e degli “Officiali” che li avrebbero seguìti, di versare ogni anno a beneficio dell’Università complessivamente 50 ducati (12 duca-ti e grana 50 per ogni sodalizio) «per lo mantenimen-to dell’Espositi». La prima volta si sarebbe provveduto a fine agosto 1792 e così di seguito «Mundo durante». Il mancato adempimento avrebbe portato alla citazio-ne presso corte, foro e tribunale che fosse, quindi al pagamento delle spese che sarebbero occorse. D’altro canto, si concedeva il ripristino della confraternita, ma tutto veniva limitato «alla sola personalità, ed esercizio delle opere di Pietà». Per quanto concerneva «il riac-quisto de’ beni che presedevano in tempo della segui-ta soppressione de’ Luoghi Pii», non era proprio il caso di parlarne. Quel ch’era stato, era stato! Essi dovevano rimanere ad esclusivo beneficio della Cassa Sacra (Atto nr. M. Soriani, Seminara 1791).

Ripristino confraternite a Palmi dopo il “grande flagello”

Raduno regionale delle confraternite - Reggio Cal. 12 giugno 2011 -

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CultuRA E FOlKlORE

La storia di Palmi è ricca di avvenimenti religiosi a vol-

te prodigiosi, che hanno radicato e rafforzato nell’animo dei Pal-mesi il bisogno interiore di mani-festare ai Santi Protettori la loro devozione. Per tale motivo alcu-ne processioni che ancora oggi si perpetuano nella nostra città, hanno origini e radici così profon-de che ne il tempo ne la memoria storica hanno cancellato.

Avviene così che ogni anno si svolgono solenni manifestazioni di fede in onore della Madon-na e di alcuni Santi, che avendo origini legate a particolari avve-nimenti è necessario conoscere, per capire il vero significato re-ligioso-tradizionale onde evitare che possano apparire puramente folcloristiche.

La processione di San Fantino. La religione cristiana fiorì fin dai suoi primordi intorno a Taureana per opera di tanti Santi Monaci “in odore di Santità”, che trovarono le condizioni spirituali per diffon-dere la parola di Dio. In questa laboriosa frazione di Palmi dove persino nelle armacie è possibile scorgere ancora qualche vestigia del mondo greco-romano, esiste una piccola chiesetta del IV seco-lo dove nacque e operò numerosi prodigi uno dei primi Santi della Calabria: San Fantino. La festa che si celebra il 24 luglio di ogni anno, oltre a ricordare uno dei

Le ProCessioni reLigiose di PaLMineLLa tradizione e neLLa storia

miracoli del Santo, vuole rinno-vare un’antica processione che si snoda percorrendo gli antichi luo-ghi dove il “Servo di Dio” diede la vista ai ciechi, sanò gli ammalati e fermò con la sua verga le acque del Metauro, così come fece Mosè aprendo il Mar Rosso per salvare il suo popolo dagli Egiziani.

Fantino, detto il Cavallaro, spi-rò all’età di 33 anni nella piccola chiesetta di Taureana mentre con le mani levate al cielo pregava “In manus tuas Domine commen-do Spiritum meum”. Era l’ultimo giorno di luglio che cadeva di domenica mentre correva l’anno 336 d.C.. Appena morì scese dal cielo una luce ad illuminare il suo corpo dal quale per trenta gior-ni si sprigionò un odore di rose profumate. Sul suo sepolcro che si trovava sotto l’Altare Maggio-re, pregarono gli Archimandriti Athanase Charkéopoulos nel 1457 e Tommaso Terracina nel 1551, che erano stati incaricati dai Pontefici del tempo di censire i monasteri Basiliani. L’anno dopo la chiesa fu ricostruita dal Duca Pietro Antonio Spinelli, che seb-bene abbia avuto questo merito e quello di intitolare l’edificio sacro anche alla Madonna dell’Al-to Mare, causò la scomparsa dei resti mortali del Santo che non furono più individuati.

Taureana diede i natali nell’860 pure a S.Fantino Juniore o Abate, che deluso per essere stato rite-nuto pazzo dai suoi concittadini in quanto andava in giro con i

capelli rasati piangendo l’immi-nente distruzione della città e la profanazione dei Sacri Templi per opera degli infedeli, se ne andò a Tessalonica dove morì il 30 ago-sto del 950.

Nel 1952, durante una campa-gna di scavi operata dalla Soprin-tendenza alle antichità della Ca-labria, fu scoperto dai tecnici un vano composto da otto arcate a botte con una presa d’aria chiusa da una pesante lapide che termi-nava dentro la chiesa.

Al solo scopo di ristabilire la ve-rità storica, non si può rimanere indifferenti nel leggere una noti-zia totalmente inventata che è stata pubblicata in un quotidiano il 24 luglio u.s. che ha attribuito ad altri il merito della scoperta. Così veniva affermato: “La cripta è stata rinvenuta pochi decenni fa da un gruppo di amici palmesi, che girovagavano alla scoperta di luoghi storici legati a San Fantino Cavallaio…Quel giorno il gruppo di amici si chiamerà “Movimento culturale San Fantino”.

La processione di Sant’Elia Profeta. Allo stesso modo di quel-la di San Fantino, anche la pro-cessione che si svolge in onore di Sant’Elia sull’omonimo monte che sovrasta Palmi, percorre i luoghi dove il Santo nativo di Enna visse ed edificò un Tempio al Signore. Dopo aver preso l’abito monastico a Gerusalemme, Elia abbandonò il nome di Giovanni Racheta dedi-candosi interamente a Dio e ope-rando miracoli e profezie. Mentre

si trovava ad Antiochia, ebbe in visione il Signore che gli indicava un luogo meraviglioso dove doveva costruire un monastero. Sbarcato nei pressi di Reggio pervenne su una montagna dalla forma di leo-ne che per la presenza di nume-rose grotte era chiamata Aulinas. L’indescrivibile spettacolo natu-rale che apparve davanti ai suoi occhi gli fece comprendere che il Signore aveva scelto quel luogo dove aveva manifestato tutta la Sua potenza creativa.

Il Santo Profeta morì a Costan-tinopoli il 17 agosto del 903 dopo aver profetizzato al discepolo Daniele che in quella lontana cit-tà sarebbe sopraggiunta la sua morte e che il suo posto sareb-be stato preso da un altro Elia (lo Speleota).

Fu addirittura l’Imperatore Leo-ne VI detto il Filosofo a dare l’as-senso per fare ritornare il corpo del Santo nel Monastero di Aulinas. Ad attenderlo erano accorsi nella chiesa di San Fantino il Vescovo Vitale, il diletto Daniele, i monaci della Valle delle Saline e numerosi fedeli. Forse, la processione che si svolge la penultima domenica di luglio, vuole ricordare il mesto corteo che allora accompagnò le sacre spoglie di Sant’Elia Profeta al suo monastero.

La processione della Madonna del Carmine. E’ un avvenimento molto sentito dai Palmesi perchè il 16 novembre 1894 la Madonna del Carmine, per i continui segni premonitori prodigiosi apparsi

di Francesco Lovecchio

Processione della Madonna della Sacra Lettera e del Sacro Capello della Varia del 1957

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Anno II - Nr. 20 - Agosto 2011

CultuRA E FOlKlOREper diversi giorni sulla Sua Sta-tua, salvò da sicura morte il po-polo di Palmi. E’ da quel fatidico momento che la Sacra Vergine viene portata ogni anno in pro-cessione per l’antico percorso, coprendo il tratto finale di corsa per raggiungere il luogo dove i fedeli trovarono la salvezza dalla furia del terremoto.

La processione della Madonna del Soccorso. La festa in onore della Madonna che nei secoli ha protetto i pescatori e i marinai della Cittadella dai pericoli del mare, si è sempre celebrata con grande magnificenza perché erano soprattutto loro a sostenerne le spese con rimesse in denaro e con parte del pescato. La Madonna del Soccorso è legata ad un evento prodigioso avvenuto nella nostra città il 20 luglio del 1533 che fu rogato lo stesso giorno dal notaio Antonio Oliva di Seminara e fatto conoscere da Giovanni Fiore da Cropani nell’opera“Della Calabria Illustrata” pubblicata nel 1743: “Risplendeva in quel tempo colla luce di molti miracoli l’Immagine della Santissima Vergine, detta del Soccorso, nella Terra di Palmi, che però correvano a folla alla di lei venerazione i popoli convicini, e fra questi quei della Città di Ter-ranova, i quali vi andarono accom-pagnando il Santissimo Crocefisso con una numerosa processione. Or gionta l’Immagine del Figlio alla presenza di quella Madre, comin-ciò a vista di tutti a sudar Sangue da tutt’il Corpo; cosa, che com-mosse tutto quel popolo a contri-zione, ed a pianto, chiedendo tutti a Dio Misericordia”.

Nella stessa chiesa, durante una funzione religiosa, si verifi-cò un altro episodio straordinario dovuto a Padre Nicolò di Reggio che invitando i fedeli alla pre-ghiera preannunciò il terremoto del 5 febbraio del 1783.

Durante la processione dell’Im-macolata si compie un rituale che vede la sua Statua portata den-tro la Chiesa della Madonna del Soccorso per un motivo simbolico molto antico. Le Confraternite del Soccorso e dell’Immacolata avevano commissionato le rispet-tive sculture sacre all’artista Do-menico Di Lorenzo. Al momento della consegna si fecero carico della spesa i Confratelli del Soc-corso in quanto l’altra Congrega non era nella possibilità econo-mica di pagare lo scultore, a una condizione: che la statua dell’Im-macolata durante la processione doveva essere portata dentro la chiesa del Soccorso per salutare la Sorella. Le due statue, unita-mente a quella della Madonna del Carmine, venivano anticamen-te chiamate dal popolo “Le Tre Sorelle” per la loro somiglianza essendo state create dallo stesso autore.

Mentre alcuni anni fa Mons. Don Silvio Misiti accogliendo la mia ri-chiesta riprese la tradizione del “saluto” che ormai si era persa nel tempo, l’appellativo delle Tre Sorelle scomparve per sempre perchè la Statua dell’Immacolata andò distrutta nell’incendio del 1924.

La processione di San Rocco. Per capire quanto è attesa e sen-tita la festa in onore di San Rocco a Palmi è significativa una frase pronunciata tanto tempo fa da un anziano “mbuttaturi”. Il giorno dopo la festa si riuniscono nella Villa Comunale per una specie di tacito appuntamento alcuni an-ziani che, con accese discussioni commentano i fuochi pirotecnici, stimano il numero degli Spinati, le bancarelle e il concorso dei fore-stieri, confrontandoli con le festi-vità del passato. In una di queste riunioni, Don Saveri Militanu, che per decenni aveva “‘mbuttatu” San Rocco, alzandosi dal sedile di granito e guardando l’orologio che segnava mezzogiorno, pose fine alla concitata assemblea di-cendo ad alta voce:“Ndà, figghio-li; imunindhi; mancanu tricentu-sessantaquattru jorna p’à festa i Santu Rroccu!”

I miracoli operati da San Rocco non vengono quasi mai raccontati da coloro che hanno ottenuto la Grazia. Ne fanno fede le nume-rose candele accese ed il carnaio umano in cera che come ex voto si accumula ai piedi della Sua Mi-racolosa Statua. Lo dimostrano decine di Spinati che indossando una campana intrecciata di rovi (spalas) precedono per ore la processione. Anche i fuochi piro-tecnici, esplosi a conclusione dei festeggiamenti, vogliono esorciz-zare col loro fragore i numerosi eventi catastrofici che il popolo di Palmi ha sofferto nei secoli.

La processione della Madonna della Sacra Lettera e del Sacro Capello. Il grandioso trasporto della Varia, quale fantastico ap-parato scenico votivo per rappre-sentare l’Assunzione in Cielo del-la Madonna, è la degna conclusio-ne della solenne processione che si svolge in onore della Patrona e Protettrice della città venerata sotto il titolo della Sacra Lettera.

Il culto Mariano ha origini an-tichissime a Palmi e si accrebbe nei devoti ancora di più da quan-do la città ha avuto il privilegio di possedere un Sacro Capello della Sacra Vergine.

Tutto ebbe inizio nel giugno del 1575 allorquando scoppiò a Mes-sina una grande pestilenza che durò trent’anni con periodi di grande recrudescenza. Il morbo portato dopo la battaglia navale di Lepanto, si era propagato a Reggio ed in altri luoghi della co-sta calabra, compresa, in modo meno grave, Palmi.

La nostra gente, che ha sempre avuto un innato senso di ospitali-tà e di comprensione per le sven-ture degli altri, non solo diede ospitalità a quanti vollero fuggire dalla città colpita, ma, per mez-zo dei suoi marinai, superando il cordone sanitario creato intorno alla città dello Stretto, mandò viveri e medicinali. Riconoscente Messina per tanta bontà d’animo dei Palmesi, appena fu scompar-sa l’epidemia, donò all’autorità ecclesiastica di Palmi quale segno tangibile per l’aiuto prestato, uno dei Capelli che la Madonna aveva inviato da Gerusalemme assieme a una Sua Lettera di benedizione

e protezione per la città.Secondo il Catasto Onciario del

1747 l’Università (città) di Palmi spendeva Ducati 100 “Per la festa della Sagra Lettera e Protettrice per tre volte l’anno, cioè, ai 3 di Giugno, 11 Gennaro ed ultima Do-menica di Agosto”. Oggi rimane solo quest’ultimo appuntamento che è nostro dovere continuare a mantenere in vita e traman-darlo soprattutto sotto l’aspetto religioso. Conoscere il passato e

trasmetterlo alle future genera-zioni è un obbligo e un dovere cui nessuno può esimersi dal farlo. Le manifestazioni possono an-che subire quei cambiamenti che la società moderna pretende, ma stravolgerle nel significato e nell’essenza che esse rappresen-tano significa negare fatti storici, straordinari avvenimenti e tradi-zioni che le generazioni del pas-sato hanno vissuto ed i cui hanno fermamente creduto.

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CultuRA E FOlKlORE

Forse non è pura coinciden-za se oltre ad una impor-

tante strada del centro, ad un monumento e ad una iscrizione marmorea, la Città di Palmi ha dedicato anche il Liceo Classico (oggi accorpato allo Scientifico) a questo suo figlio illustre.

Trovo infatti che il ritratto, la stessa breve vita ed il destino di Nicola Pizi abbiano in se un tono quasi Ellenico per quanto attie-ne al senso dell’immortalità, del kléos áphthiton, che la morte glo-riosa conferisce a tutti gli eroi. Anche se molti fra i Greci ave-vano l’orrore della guerra (sep-pur la ritenessero necessaria, a volte) proprio per questo, tutti

Nicola PiziL’eroe e il suo Tricolore

di Giuseppe Cricrì

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Anno II - Nr. 20 - Agosto 2011

CultuRA E FOlKlOREloro ammiravano i guerrieri che la affrontavano senza paura, andan-do incontro a morte quasi certa, diviene palese il perché coltivas-sero con veemenza il mito eroico del guerriero: colui che sfida il ci-mento supremo dev’essere giusta-mente ricompensato in vita ed in morte col più grande onore.

Questo onore noi vogliamo anco-ra tributare al Sottotenente Nicola Pizi che, il 2 Agosto 1915, pur ven-titreenne, offrì con intrepido slan-cio la sua vita alla Patria.

Nacque l’8 Ottobre 1891 da Ne-store (che significa “ condottiero”) ed Erminia Morabito,

prendendo il nome di Nicola Al-berto Geltrude.

In età giovanissima perse il pa-dre. Aveva iniziato i suoi studi a Palmi per poi completarli nel Ca-poluogo Reggino. Fu li che già di-ciottenne, con generosa prodezza seppe mostrare la sua tempra in occasione dell’immane disastro tellurico Calabro Siculo del 1908, infatti trovandosi a studiare nel Convitto di Reggio - *(…)Crollato il grande edificio, egli scampò per miracolo. Uscito fuori, sobbalzava ancora la terra, ed egli, sperduto nella rovina e nell’ombra, alla gio-vinetta anima comandò fin d’al-lora di non tremare. Ferivano il cielo disperate grida di superstiti, venivano di tra le macerie dispe-rate strida di morenti, fioche voci di sepolti, deprecazioni di soccorso e nell’anima del giovinetto tutta adunatasi la tristezza della gran-de e tragica ora. E porto l’orecchio a quei gemiti, con giovanile possa rivoltò le macerie, salì sulle mura crollanti, e gli fu grato peso gravar-si gli omeri di umani corpi tornati per lui alla luce e alla vita. Invano i salvati lo ricercarono più, e qual-cuno, il Prof. Cavalieri ancora dopo un anno, scriveva alla mamma del Pizi: “ la prego darmi il preciso in-dirizzo del suo figliuolo: sono stato con eroico slancio salvato da lui.” (…) Completati gli studi Nicola subì il fascino della vita militare, che orientò le sue attenzioni verso la incipiente guerra Italo-Turca.

Correva l’anno 1911 quando la cantante Gea della Grisenda, (comparsa su un palcoscenico tori-nese vestita unicamente del trico-lore, cosa scandalosa per l’epoca) lanciava l’inno patriottico Tripoli bel suol d’amore ed il fresco di nomina, sottotenente Nicola Pizi chiedeva di poter partire per la Libia.

In terra d’Africa si cimentava in aspre battaglie e in uno scontro a fuoco veniva ferito. Durante la ma-lattia reclamava di non tornare in patria, dicendosi pronto a ripren-dere il suo posto nelle fila com-battenti, ma questa richiesta non veniva accolta e gli si chiedeva di completare in madrepatria la lun-ga convalescenza.

La chiamata al fronte Austriaco lo vedeva rinverdito di un ardore supremo. Egli con veemente bal-danza si apprestava a dirigere un plotone in quel conflitto che vede-va soldati contrapposti fra trincee tempestate dal fuoco.

Alla vigilia della sua morte così scriveva alla dolce sorella, preoc-cupata per la sua sorte: *“ …Ed ora

basta con te e con la mamma, ora non è più tempo delle vane lagri-me, ma dei cuori di ferro; oggi non è più luogo al lutto ma alla festa per la liberazione di tutti i soprusi e le angherie; oggi è la festa del risveglio nazionale, e tutti dobbia-mo essere alteri di contribuire nel nostro piccolo alle rivendicazioni nazionali.

Sta di buon animo, dunque, e non preoccuparti troppo pel tuo fratello, troppo fortunato semmai di morire per la patria .,,

Si diceva fortunato quindi Nicola di poter offrire il suo sangue e la sua giovane vita all’Italia insidiata ed oppressa dallo straniero.

E fu così che nel giorno fatale il suo proposito divenne esaltazione divina di amor patrio.

La motivazione ufficiale della attribuzione della medaglia d’oro cita testualmente: Pizi Nicola da Palmi (Calabria) Sottotenente di fanteria: Il giorno 2 agosto 1915, essendo diretto a quota 188 del Sei Busi, precedeva il proprio plotone, vide cinque nemici, nascosti in una buca, da solo li attaccò, atterran-doli uno ad uno. Circondato poi da numerosi nemici sopravvenuti gli fu intimato da un Feld-Webel la resa e la consegna della sciabola. Pizi la spezzò e gliene gettò i tron-coni sulla faccia gridando: “ Viva l’Italia “ L’altro lo freddò con una rivoltellata.

Così ne racconta un suo compa-gno d’armi:* “ Da due ore soste-nevamo un fuoco micidiale, suben-do perdite. Venne l’ordine d’avan-zare; e Nicola: << Avanti soldati d’Italia: Savoia!>> gridò, e primo tra tutti, sul ciglio della trincea nemica. – Né qui s’arrestò: aveva vinto, volle stravincere. << Avanti ancora >> ordinò. Era il suo mot-to: << Sempre avanti! >> si slanciò all’assalto di una nuova trincea, ma si staccò dal grosso, fu circon-dato; ad uno ad uno i suoi soldati gli caddero attorno, sembrava che la morte volesse risparmiarlo, ma il cerchio si strinse attorno a lui rimasto ormai solo, e noi vedem-mo cosa che mai prima avevamo veduta. Impotenti ad aiutarlo per le asperità del terreno noi fummo spettatori della lotta di un titano contro pigmei. Se fossimo stati a lui accanto non avremmo sentito il suo respiro, il suo palpito, come lo sentimmo divisi da pochi metri di terreno. Solo, circondato, lottò fin-ché nella pistola vi fu una carica, e poi all’arma bianca: ci apparve mitologico iddio lottante per po-tere sovraumano. Ferito, continuò solo contro tutti, finché i muscoli obbedirono alla volontà ma fu vin-to dal numero e i nemici lo ebbero vivo e gridarono: Urrà! Egli cercò una parola che li schiacciasse tut-ti, ma nella bocca riarsa non sen-tì che lo sputo salmastro e quello sputo fu la parola. A quegli che gli sembrò il maggior graduato sputò in faccia gridando: Viva l’Italia! – e l’altro? L’altro contro il prigionie-ro inerme sparò una pistolettata, l’eroe cadde; l’altro viva, se ha vi-sceri umane, nel rimorso perenne della sua pistolettata omicida, e nel ricordo incancellabile dell’onta subita. Più tardi nella trincea lo stesso austriaco quasi avesse pau-

ra o vergogna di guardare in faccia il morto, ordinò: <<Venga avvolto in una tenda e poi si pensi a sep-pellirlo>>. Fu obbedito. Il corpo del giovane ravvolto in un drappo bianco, fu posto su una barella ai piedi di un albero; ma quando più tardi i soldati andarono per tra-sportare il morto, videro una cosa meravigliosa e ne stupirono. Le fe-rite del petto avevano dato sangue ed il funereo drappo bianco n’e-ra inzuppato sul petto; e l’albero s’era spogliato delle foglie, ed ora queste coprivano di uno strato di verde i piedi del morto. Certo un lauro latino sarà stato l’albero, av-vezzo a tributare onore agli eroi. I soldati videro e volevano gridare. Ma nell’aria una voce disse: << Dor-ma nella sua bandiera. N’è degno! Se l’è ben meritata!>> E’ quelli al-zarono il peso e portarono il morto ravvolto nella bandiera che le sue stesse ferite ed il rispetto del lau-ro latino gli avevano foggiata.,,

Sarebbe bello che ancora oggi, in questa Italia senza memoria, infangata da rigurgiti secessionisti, in questa Europa oramai unita da formali trattati e da una medesima moneta, ma anche di fatto divisa da alterni faziosi tornaconti, si ri-conoscessero i valori e l’anelito di libertà che albergava in tanti di quei giovani che con eroico sacri-ficio diedero la loro vita, credendo

in ideali di redenzione, di purezza e giustizia e si riflettesse giorno per giorno sulla importanza del loro estremo, fatale sacrificio.

* Tratto da: Commemorazione del Sottotenente Pizi Nicola e de-gli altri soldati palmesi caduti nel-la guerra contro l’Austria – Palmi 11 Novembre 1916 – Tipografia C. Zappone

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CultuRA E FOlKlORE

Ci sono luoghi, vie, piazze edifici e fontane che, per

motivazioni diverse e non sempre individuabili, entrano nel cuore e nella mente della popolazione. Come se fili invisibili legassero in modo indissolubile i luoghi con la memoria collettiva di un territo-rio. Meccanismi misteriosi che, a volte, sono messi in moto da av-venimenti particolari, ma spesso risalgono al ricordo di attività quotidiane radicate nella memo-ria della gente e che nel tempo acquistano particolare fascino e, in qualche caso, avviene che, per iniziativa popolare, quei luo-ghi che nel tempo hanno acqui-sito valenza simbolica, diventino oggetto di recupero con grande concorso di popolo.

Ciò è quanto è accaduto a Palmi per il restauro della fontana det-ta “I Canali”, le cui origini affon-dano nei secoli e che, senza dub-bio, ha accompagnato nel tempo la storia della città sopravviven-do a rovine e terremoti ed allo stesso attacco dell’uomo che, a volte, in nome del cambiamento e dell’innovazione ne determina la scomparsa come è avvenuto, invece per l’altra fontana storica della città di Palmi, quella det-ta del Mercato che, smantellata nell’ultimo scorcio dell’800, è ri-masta saldamente presente nella memoria collettiva.

La fontana dei Canali, posta all’angolo sud della Piazza detta “Li Canali” oggi Lo Sardo, costru-ita in granito, sopravvisse alle innovazioni cittadine che hanno seguito i terribili terremoti del 1783, 1894 e del 1908. Mentre non fu così per altre fontane care al ricordo popolare come per “la Murareddha”, “Gurniceddha”, San Rocco ed altre ancora, I Ca-nali, invece, scandirono con la loro evoluzione la storia della città, sino a perdere dal punto di

RISORgONO I CANALI, MOTORE DI SVILUPPO PER LA CITTà.vista funzionale e sociale quel-la importanza che, per secoli, avevano avuto, quando l’unico approvvigionamenti idrico per le persone e per gli animali era rap-presentato proprio dalle fontane pubbliche. Se se ne vuole una ri-prova basta leggere le poesie in dialetto di Carmelo Gullì, in “ Vi-sioni” a Cura di Giuseppe Cricrì.

“Se’ canali, a la chiazzetta, chi lu stessu nond’aviia,/ C’ogni schiccitu pariva na grà mattala di stuppa/ Chi di sghinciu assi-migghiava mbastimentu a ventu mpuppa,/ E li fimmani a muntu-ni, a vicenda ognuna iia/ Cunver-sandu di li vigni, di l’aliva sana e pruppa/ ed ognuna iicia la sua, cù c’aviva nfigghiu sordatu/ N’a-tra, sbenturatamenti, nu figghio-lu carsaratu,/ e accussì rrivava l’ura, chi scurriva, a voti, amara/ Pè mi inchiinu nvicali, mbumbu-luni e la cortara.”

I Canali, nel momento di mag-giore importanza erano diventati sei.

In genere la storia dello svi-luppo delle città viene proposta soprattutto come frutto di ini-ziative di carattere politico e so-ciale, è determinato anche dalla presenza di fiumi e sorgenti, alle quali la popolazione attingevano la quantità necessaria di acqua sia per uso civile e per l’igiene dei cittadini ed in passato anche per le necessità che la presenza di animali, largamente impiegati per i lavori agricoli e per il tra-sporto delle merci e dei prodotti locali, imponevano. E Palmi ne è una testimonianza significati-va se numerosi sono i documenti che testimoniano lavori frequenti per la sistemazioni delle fontane e delle sorgenti perché soggette ad infiltrazione, specialmente in occasioni di piogge ed alluvio-ni, o per la costruzione di nuovi acquedotti. Una situazione rico-struita attraverso le indagini dei documenti conservati nell’Archi-vio di Stato di Reggio Calabria e

di Giuseppe Mazzù

Percorso del Tracciolino

Antica sorgente “Vitica” Sorgente “Sambiceli”

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Anno II - Nr. 20 - Agosto 2011

CultuRA E FOlKlOREnella sezione di Palmi. Un grazie particolare va infatti alla diret-trice Dottoressa Marra ed a tutto il personale, in particolare alla dottoressa Angela Pirrottina che ci ha guidato con la sua compe-tenza nel complesso lavoro di do-cumentazione.

Già il Galanti nel 1792, nel suo viaggio in Calabria, sottolineava la scarsezza di acque che condi-zionava la città di Palmi, ricor-dando la lontananza del fiume Petrace e citando la presenza di un piccolo corso d’acqua che, a suo dire, non alimentava mulini. In realtà al centro delle vicende legate all’approvvigionamento idrico del centro urbano, allora costituito da un limitato nume-ro di quartieri come Li Canali, San Salvatore, Borgo, Cittadella, Arangiara e Spirito Santo ha avu-to un ruolo determinante proprio il vallone volgarmente chiamato “Sambiceli o San Miceli” ma che nella dizione originaria era San Michele. Un piccolo corso d’ac-qua a carattere perenne che sca-turiva dalle sorgenti delle località Vitica e Sambiceli, scorreva fino al mare. Sorgenti queste che as-sicurarono, ed ancora in parte assicurano, l’approvvigionamento idrico della città. Ma il fiumiciat-tolo sapeva essere anche minac-cioso, non solo nell’ottocento, documenti ufficiali attestano il danneggiamento grave sia della Fonte Murarella che della strada dello stesso nome che portava al mulino, ma addirittura nell’ul-timo scorcio del secolo scorso, allorquando lo straripamento del corso, ormai in buona parte rico-perto solo per un caso fortunato non provocò vittime.

Il punto critico del sistema nel 1700 e nel 1800 era costi-tuito dalle infiltrazioni piovane che portavano fango, inquinando periodicamente le sorgenti, così avvenne per le fonti Gurniceddha e Murareddha nel 1817 e per i Ca-nali e Gurniceddha nel 1830 come attestano i documenti del tempo con dettagliate delibere dei vari sindaci. Nel 1847 l’acqua che scorreva dai Canali e si riversava sulla piazza, venne convogliata in un condotto coperto. Mentre nel 1850 si rendeva un intervento di massima urgenza per “costruirsi un acquedotto sotterraneo per tutto il corso della piazza Cana-li, onde avessero così passaggio le acque di irrigazione di fondi, giacchè scoperto, com’era por-tavano un inconveniente a tutte le operazioni della piazza”. Fino a quel momento l’acqua proveni-va solo da Vitica e Sambiceli ma, oramai, si mostrava insufficiente per i bisogni di una città che in 50 anni aveva visto raddoppiarsi la sua popolazione. Lo afferma la relazione inviata dal sindaco del tempo, assieme al progetto per la costruzione dell’acquedot-to dell’Olmo approvato nel 1862, alla deputazione provinciale e nel 1865 chiedeva, e otteneva dal Prefetto di Reggio Calabria, il riconoscimento di opera di pub-blica utilità, per questa impor-tante opera che prevedeva il tra-

sporto dell’acqua della sorgente dell’Olmo in territorio di Bagna-ra, attraverso il territorio di Se-minara aprendo il Tracciolino per alimentare le fontane pubbliche e i Canali. Un’opera che ancora è visibile sul sentiero panoramico. Nella relazione si metteva in ri-lievo che, a fronte dello sviluppo cittadino, si registrava una ridu-zione della portata delle sorgenti di Vitica e Sambiceli provocando una situazione grave di disagio: “non piccola schiera di persone, che ritirandosi a sera affrante dal lavoro devono attendere per ore ed ore il turno onde refrigerarsi l’arsura delle stanche membra. Con la conseguenza, di vegliare la notte onde accudire alle or-dinarie esigenze di nettezza”. Il primo cittadino forniva quindi uno scenario, utilizzando statisti-che del tempo, dalle quali risul-tava una popolazione ufficiale di 9720 abitanti, d’inverno, che in estate diventavano circa 11.000 per l’afflusso da Gioia Tauro e dalle campagne. Il fabbisogno idrico della città. veniva analiz-zato in tutta la sua complessità: 44 litri di acqua al giorno per fa-miglia o gruppo di 5 persone, per complessivi 88.000 litri. Ai quali andava ad aggiungersi quella ne-cessaria per gli animali: in Palmi erano così distribuiti: 300 cavalli e muli con un fabbisogno di litri 22.500; asini 320 con un fabbi-

sogno di 25 litri al giorno neces-sari per complessivi 8.000 litri.; per la cura della perniciosa altri 1500. In totale il fabbisogno veni-va individuato era di 120.000 litri giornalieri.. In metri cubi pari a 120 a fronte di una disponibilità di 69,12 con un deficit di 50.88 m3; senza contare l’acqua necessaria per l’innaffiamento delle strade e degli orti, sottolineando i pericoli a cui si andava incontro in caso di epidemia, ricordando “Le lugubri condizioni del 1837..

L’acquedotto dell’Olmo fu re-alizzato, ma i problemi non fi-nirono per le interruzioni deter-minate dalle frane. Tanto che negli ultimi anni dell’800 venne deciso di rifarlo completamente sostituendo i tubi in terracotta con quelli in ghisa, su progetto dell’ing Domenico Mezzatesta. Un’opera ultimata nell’ottobre del 1897 che venne fortemente criticata dalla piazza, al pun-to che l’amministrazione “per calmare l’agitazione pubblica” decise di affiancare all’ing. Mez-zatesta un altro ingegnere; ma il progettista, per difendersi dalle accuse, pubblicò il 20 gennaio del 1900 un opuscoletto “ Per la conduttura delle acque dell’Olmo alla città di Palmi”, ribattendo punto per punto le critiche e so-stenendo la validità di quanto re-alizzato dimettendosi poi dall’in-carico. Il terremoto del 1908

mise in crisi il sistema “Ma Parmi l’eppi puru na bona scotulata: / Stratuni, Gurnicedda/ Rangiara, Citateddha / e tuttu u Burgo e strata Tribunali/ Canali e Mura-reddha/ votaru sutta supra ‘n gi-nerali…” così scrive in versi Fran-cesco Salerno in “’U terramotu d’u 1908”, “ in Antologia poetica a cura di Santino Salerno). Ma la città era in cerca di nuove fonti di approvvigionamento e la carta vincente per il suo sviluppo fu la costituzione del Consorzio Vina e la costruzione dell’acquedotto che portò l’acqua da Melicuccà a Palmi in grande quantità nel 1822. L’acqua nelle case, provo-cò l’abbandono delle fontane e anche i Canali, ormai ridotti a 4, imboccarono la via del tramon-to sia negli interventi di ripri-stino che quando alla trazione animale si sostituì quella a mo-tore anche nell’utilizzazione da parte dei cittadini. Ma i Canali rimasero ugualmente nel cuore dei palmesi, come un luogo del-la memoria. Per questo oggi non solo l’hanno trasformata in “mo-numento”, abbellendola di opere d’arte che ne rievocano la storia e pongono in risalto le radici ma l’anno rivitalizzata tanto che la gente è tornata a dissetarsi ai Canali anche se più non ci sono le donne “cu bumbuli e cortari” né i giovani a fare loro la corte nelle lunghe ore di fila.

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il RACCOntO dEl mEsE

Ogni inizio estate, var-cando la soglia del

palazzo dove ho trascorso la mia infanzia, sento rie-mergere uno dei miei tanti ri-cordi … e allora mi sembra di rivederla ancora, mentre scende le scale, lei, la più leggiadra, favolosa creatu-ra della mia fanciullezza; con il cappello di paglia e i pantaloncini corti, “la signo-rina bella” andava al mare. Era apparsa all’improvviso nel nostro palazzo, un gior-no d’inizio luglio di tanti anni fa. Si era sparsa presto la voce nel vicinato, e ogni mattina uno stuolo di bam-bini si raccoglieva in fondo alle scale e aspettava vicino al portone … tra loro c’ero anch’io … “correte, venite … scende la signorina bella!”. Bella lo era davvero: slan-ciata, elegante, bionda come non ne avevamo mai viste … sembrava provenire da un altro pianeta e lasciava una lunga scia di profumo dietro di sé; noi l’ammirava-mo estasiati come sudditi al passaggio della regina; in

poco tempo il nostro vociare era diventato il segnale di allerta dei nostri vicini più curiosi, che immancabilmente aprivano i loro portoni per assistere al suo corteo. Lei dispensava sorrisi a destra e a manca, sembrava sempre felice, mentre noi bambini l’accompagnavamo, facendo ala, fino alla macchina, dove, salita a bordo, prima di allontanarsi ci salutava sorridendo, senza parlare. Così è stato tutte le mattine di quel lontano luglio. Io che abitavo nello stesso palazzo mi ritenevo più fortu-nata degli altri, perché avevo più occasioni per vederla: dopo alcuni giorni si accorse di me, mi riconobbe e iniziò a mandarmi dei bacini da lontano, quando fissavo su di lei i miei occhi incantati. Arrivò il mese di agosto, ancor più caldo e pieno di sole. La “signorina bella” continuava a scendere tutte le mattine con il suo cappello di paglia, in compagnia del suo inna-morato, per andare al mare. Aveva imparato a dire “ciao”, “caldo”, “bello”, “bacio”, “grazie”. Noi la guardavamo sempre più rapiti, perchè sembrava diventare ogni giorno più bella; rivolgendoci qualche parola, si dimostrava anche una creatura reale, non soltanto frutto della nostra immaginazione. Ancora adesso mi tornano in mente le parole di mia madre: “Anche se indossasse un sacco, sarebbe comunque bellissima!” Le chiacchiere di condominio dicevano che era svedese, di Stoccolma, per questo parlava poco l’italiano; era innamorata di Tommaso, che abitava nel nostro palazzo con la sua famiglia; dopo averlo conosciuto chissà dove, in giro per l’Europa, lo aveva seguito fino in Calabria. Una mattina aspettavamo come al solito di vederla scendere, l’orario era lo stesso di sempre, minuto più minuto meno … ma la sua porta non si apriva, anzi … all’improvviso giunsero delle urla spaventose: era in corso un violento litigio e tante voci concitate si sovrapponevano. Ad un tratto la porta si aprì, ma quella volta la signorina bella corse giù per le scale scarmigliata e piangente, inseguita da tanti suoi oggetti personali, che qualcuno, crudelmente, le lanciava dietro … ultima giunse l’eco di una voce brutale di donna, che non scorderò mai: “vattene via, vattene via, l’hai voluto incastrare!”. Quel giorno lei non sorrideva, anzi piangeva disperatamente … prima che giungesse al portone, Tommaso la raggiunse di corsa, l’afferrò per un braccio e, con sguardo afflitto, sussurrandole poche parole all’orecchio, la convinse a tornare su. Noi bambini, che eravamo lì a pochi passi, restam-mo ammutoliti, delusi e sgomenti … dunque anche alla “signorina bella” poteva capitare di piangere, come uno qualsiasi di noi, quando venivamo puniti. La “signorina bella” era diventata inaspettatamente triste e da allora non la vedemmo più. Tempo dopo mia madre, a cui ingenuamente ogni giorno chiedevo sue notizie, mi spiegò che la “signorina bella” era rimasta incinta. Che aspettasse un bambino, a me parve una cosa meravigliosa, perché sicuramente sarebbe stato bello come lei! Ma evidentemente la notizia non aveva fatto piacere a coloro che l’ospitavano. Dopo alcuni giorni da quell’episodio giunsero i suoi genitori dalla Svezia e la portarono via. Così finirono le apparizioni della “signorina bella”. Fu il mio primo sogno in-franto … quante volte avevo imitato il suo modo di camminare davanti allo specchio! La consideravo una creatura sopran-naturale, angelica … un modello da imitare … fino a quando la vita e le persone furono cattive anche con lei, facendola soffrire, anche a causa della dura mentalità di un tempo, che condizionava l’esistenza, al punto che anche la sua fragile condizione umana si era manifestata. Dalla sua sofferenza io e i miei piccoli amici imparammo che ogni azione ha delle conseguenze, che nessuno può mai dirsi al riparo dal dolore, che spesso giunge all’improvviso, per ricordarci che abbiamo delle responsabilità e, anche quando sembra che tutto, intorno a noi, sia semplice e la vita ci arrida, dobbiamo tenerci sempre pronti ad affrontare “l’avversa fortuna”, come gli illustri personaggi delle tragedie di Shakespeare.

Cassiopea

L’ANGELO BIONDO

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Anno II - Nr. 20 - Agosto 2011

itinERARiavventura. Già a pochi metri di profondità lungo i vari chilome-tri delle nostre coste, ci appare uno spettacolo di incommensu-rabile bellezza. Ci sono molti pesci, di varie forme e dimen-sioni, molluschi, crostacei con-chiglie e ricci. Anche le forme vegetali subacquee sono varie-gate e straordinarie per colori e bellezza. C’è una tale biodi-versità che le nostre coste sono state addirittura paragonate alla barriera corallina che rap-presenta il termine di paragone per la sua presenza di pesci e di flora esotica e coloratissima. Anche le nostre coste sono ric-che di tesori e ciò grazie alle incessanti correnti che proven-gono dallo Stretto di Messina e che ripuliscono continuamente i fondali apportando allo stesso tempo nutrienti e nuova linfa. Tutto ciò è ben noto agli appas-sionati di immersioni e fotogra-fia subacquea che, ogni anno, vengono a visitare le nostre coste e ad ammirarne i tesori sommersi. A determinate pro-fondità è possibile ammirare anche il “corallo rosso”, una stupenda ramificazione creata da migliaia di organismi sessili che, incessantemente fabbri-cano queste meraviglie della natura, disegnando ramificazio-ni magiche dall’aspetto etereo ed estremamente suggestivo. Recentemente è stato scoperto anche un corallo di colore bian-co, che è tuttora oggetto di stu-dio perché non è ancora noto se si tratti di una mutazione genetica o di una specie ancora non catalogata. Gironzolando per i fondali con la macchina fotografica è possibile inqua-drare strani animaletti, della lunghezza di pochi centimetri, di colore azzurro. Il mare pullu-la di vita e di colori e ogni volta che mi immergo vengo sempre colto da un senso di meraviglia e di rispetto per tanta bellezza. In questi casi viene spontaneo domandarsi come mai l’uomo, che domina incontrastato su tutti gli esseri viventi, dimostri a volte così poco rispetto per la natura che non gli appartiene, gli è stata concessa, ma certa-mente non per danneggiarla e distruggerla. La natura violen-tata dall’uomo infatti, a volte si ribella e quando lo fa le conse-guenze sono imprevedibili. Nul-la si può opporre alla furia degli elementi. Per questo gli uomini primitivi imploravano madre natura di essere generosa con loro: pregavano la pioggia, il vento, il sole, la terra che desse buoni frutti. Oggi forse l’uomo vive una specie di delirio di on-nipotenza e spesso dimentica il seno da cui proviene, per que-sto ogni tanto giunge inaspetta-to un monito per farlo tornare con i piedi per terra e per fargli capire che colui che minaccia la natura, minaccia la sua stes-sa vita. Pertanto, se amate il mare, vi invito ad immergervi con rispetto e a godere un po’ di questo “angolo di Paradiso”

VIVERE IL MARE

Vivo a Palmi, una cittadina di mare, pertanto mi sento,

come la maggior parte dei miei concittadini, uomo “di mare”. Il mio rapporto con esso è iniziato prestissimo, praticamente dalla nascita. Questo rapporto è cre-sciuto e si è intensificato con l’e-tà, al punto tale che, il mio primo pensiero mattutino è quello di guardare il mare, che, dalla mia casa si può vedere da circa 250 mt di altezza. Amo nuotare ed immergermi nelle acque cristal-line, tuffarmi dagli scogli e fare lunghe nuotate. Circa due anni fa ho deciso di approfondire questo contatto e mi sono iscritto ad un corso di immersioni subacquee “Open Water” presso il “Centro Immersioni Costa Viola”. Questo corso prevede una parte teori-ca, in cui si apprendono nozioni della fisiologia del nuoto e delle immersioni subacquee e si im-para ad usare gli strumenti del mestiere. Quindi si può passare alla parte più entusiasmante, che è quella pratica. Si impara a re-spirare dalle bombole tramite un erogatore speciale, ad usare la maschera, indossare muta e pin-ne ed il giubetto equilibratore e via, si parte per una straordinaria

di Giovanni Perna

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sAlutE E BEnEssERE

di Walter Cricrì

In questi ultimi anni la zan-zara tigre nel nostro Paese

sta «martoriando» la popolazio-ne durante i mesi estivi. Si tratta di una specie molto aggressiva, le cui punture provocano grossi gon-fiori, irritazioni e allergie. Contro la zanzara tigre si ottengono ri-sultati positivi nella lotta, specie alle larve, se effettuata da tut-ti eliminando qualsiasi ristagno d’acqua.

La zanzara tigre (Aedes albo-pictus) è una specie esotica ori-ginaria dei Paesi del sud-est asia-tico, giunta da più di un de cennio in Italia, divenendo un problema sempre più sentito dalla popola-zione du rante i mesi estivi.

Questa specie presenta un ci-clo biolo gico simile a quello di tutte le altre zanza re, in cui tre dei quattro stadi di sviluppo sono vissuti in acqua.

Rispetto alla zanzara comune, la zanza ra tigre è più aggressiva; pun ge prevalentemente di giorno − ma talvol ta anche nelle ore del tardo pomeriggio e in quelle se-rali − in spazi aperti e predilige colonizzare aree abitate;

Infatti, la zanzara tigre non si riproduce in un ambiente na­turale o rurale (fossi, canali, corsi d’ac qua naturali, stagni, laghi, ecc.), ma in contenitori di piccole dimensioni (sottova­si, tombini, grondaie, ecc.) in cui l’acqua ristagna anche per pochi giorni (7-10).

Le punture di zanzara tigre provoca no evidenti gonfiori e ir-ritazioni persi stenti, e un elevato numero di punture può dare luo-go ad allergie che richiedo no, in alcuni casi, cure mediche.

Una Tigre con le ali

Inoltre, può essere portatri-ce, nelle zone tropicali e in nu-merose zone dell’Asia, di diverse malat tie virali, causate da arbo-virus (cioè virus trasmessi all’uo-mo da animali inverte brati), tra cui la chikungunya e la dengue (caratterizzate da febbre acuta), la febbre gialla e alcune encefa-liti (malattie in fiammatorie acute a carico del cervello).

Il rischio sanitario è legato alla pre senza di questi animali inver-tebrati, che fin’ora e per fortuna sono ancora assenti nel nostro Paese.

In caso di massicce infestazioni di zanzara tigre, occorre elimi-nare gli adulti, che stanno soli-tamente riparati in luoghi ben ombreggiati e molto umidi, in attesa di una vittima da punge-re. Quando gli in setti si presen-tano in questo stadio di vi ta, gli unici strumenti a disposizione per eliminarli sono rappresen-tati dall’impie go dei tradizionali insetticidi non seletti vi (come piretro e piretroidi in genere), con benefici di breve durata. Per questo motivo la lotta contro gli adulti è un mez zo da utilizzare solo in via straordinaria, quan-do la presenza di zanzara tigre oltre passi ragionevoli soglie di sopportazione, e soprattutto se si prevede anche l’attua zione della lotta contro le larve.

La lotta contro le larve colpi-sce la zanzara tigre nei suoi stadi di vita ac quatici, cioè prima che diventi insetto adulto provvisto di ali. Si attua prima di tutto eli-minando in maniera preventiva qualsiasi piccolo ristagno d’acqua (in sot tovasi, secchi, innaffiatoi ed altri conteni tori presenti nel giardino di casa), e trat tando poi

con specifici prodotti larvicidi (vedi sotto) i luoghi dove l’acqua non è eliminabile e dove ristagna, come tombini, dove sgronda l’ac-qua pio vana, pozzetti di scarichi pluviali, ecc.

Molti cittadini «virtuosi» che con im pegno e continuità attuano la lotta con tro le larve, sembrano non avere bene fici e il loro giar-dino continua ad esse re invaso da zanzare tigre, provenienti da al-tre zone limitrofe, come ad esem-pio il giardino del vicino; questo li porta a du bitare dell’efficacia e dell’utilità dei pro pri sforzi e dei sistemi di lotta adottati.

È cosa inconfutabile che i piani di lotta alla zanzara tigre sinora condotti nei nostri territori da parte dei Servizi ambientali (co-munali, provinciali e/o regionali), an che “quando” correttamente impostati, abbiano dato risultati sino ad oggi insufficienti, tant’è che per buona parte della stagio-ne estiva molte delle nostre aree

verdi conti nuano ad essere poco fruibili a causa della massiccia presenza di questo insetto.

In realtà il problema è che la maggior parte dei ristagni d’ac-qua, nei quali si svi luppano le lar-ve di zanzara tigre, sono presenti in aree private. La lotta contro le lar ve richiede impegno costante, modifiche dei comportamenti del singolo cittadino, controllo accu-rato degli spazi verdi ed esterni privati, ed una partecipazione atti va da parte di tutti. Bastano solo pochi tombini di raccolta delle acque piovane non trattati, o contenitori non svuotati in al-cuni cortili privati perché le zone verdi limitrofe siano rapidamen-te infestate.

Purtroppo sono ancora pochi, ad og gi, i cittadini che conosco-no ed effet tuano la prevenzione e i trattamenti contro le larve, e ancora minore è la percentuale di chi li effettua regolar mente e correttamente.

I prodotti larvicidi da usare a livello domestico (reperibili pres-so i più forniti empori agrari) per trattare tombini dove sgronda l’acqua piovana, pozzetti di sca-richi pluviali ed altri luoghi dove l’acqua non è eliminabile e dove rista gna, si suddividono in biolo-gici e chimi ci; sono disponibili sia sotto forma liqui da (da diluire in acqua e da somministra re tramite una pompa a spalla) che soli da (in compresse o granuli, da sommini-strare tal quali proteggendosi le mani con un paio di guanti).

Tra i prodotti biologici più ef ficaci citiamo il Bacillus thuringien sis var. israelensis, completamente innocuo per l’uo-mo e che non pro voca nessun danno all’ambiente. La sua azio-ne si esplica nelle prime 24 ore dall’impiego e persiste per circa 7 giorni.

Tra i prodotti chimici vi sono quelli a base di diflubenzuron, pyriproxifen e me toprene, princi-pi attivi a bassissima tossi cità sia nei confronti di mammiferi che di altri animali domestici e sel-vatici, che agi scono modificando il ciclo biologico del la zanzara tigre. La loro azione si esplica più lentamente, a partire dal momento del l’impiego e persiste però maggiormente (dai 20 ai 30 giorni circa) rispetto al Ba cillus thuringiensis var. israelensis.

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intORnO AllO sPORt

Giorno 9 Agosto (avrà termine giorno 19), alle ore 16.00 è

iniziato, presso il Campo da Tennis Comunale, il I Torneo amatoriale organizzato dal Leo Club di Palmi.

I Leo Clubs di tutta Italia quest’an-no si impegnano in un nuovo ambi-zioso progetto “Leo Argento Vivo” che ha l’obiettivo di sostenere nei prossimi 3 anni il CNR nella ricerca e quindi nella lotta all’inquinamen-to da mercurio.

Non tutti sanno che il mercurio è una delle sostanze più tossiche che si conoscono. Esso viene im-messo nell’ambiente da alcuni tipi di aziende (centrali elettriche e a carbone, inceneritori,ecc.), tende ad accumularsi negli organismi e può provocare gravi danni alla sa-lute intaccando il DNA, il sistema nervoso centrale, i reni e molti al-tri organi.

Il problema non riguarda solo le zone adiacenti a queste imprese inquinanti ma l’intero pianeta, in quanto il mercurio, raggiunta l’at-mosfera, può essere trasportato a centinaia di km e quindi venire a contatto con l’aria che noi tutti respiriamo in primis e anche con i terreni e le acque e di conseguenza con ciò che nasce e cresce al loro interno (frutta, verdura, animali terrestri e marini) cioè tutto quello di cui l’uomo si nutre.

Il problema dell’inquinamento è un problema molto serio perché strettamente legato alla salute di ogni persona. Ecco la ragione del progetto “Leo Argento Vivo” e del-le attività ad esso correlate che si attueranno e susseguiranno nei prossimi 3 anni.

Palmi contribuisce con il Leo Tennis Cup che ha visto protagoni-sti i giovani tennisti palmesi e dei paesi limitrofi.

Si ringrazia il Comune di Palmi per la concessione del campo e tutti i partecipanti del torneo.

Leo tennis cUp: Lo sport per la ricercadi Maria Concetta Militano

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Anno II - Nr. 20 - Agosto 2011

intORnO AllO sPORt

E’ partita la prima “Corri Palmi”Domenica 17 Luglio 2011 è stato un giorno memorabile, poiché è par-

tita, dalla suggestiva Piazza Amendola, la prima “Corri Palmi” quale gara podistica FIDAL a circuito, su diverse distanze in base alla categoria di appartenenza.

La competizione, organizzata dall’associazione sportiva “Running Palmi” grazie anche al contributo eco-nomico di tutti gli sponsor e a tutti coloro che hanno collaborato, si è svolta sul percorso suggestivo del centro storico di Palmi e ha visto la partecipazione di circa 350 atleti provenienti da diverse regioni.

E’ stata principalmente una festa dello sport, del benessere e del divertimento con una grande competiti-vità e un’adesione di partecipanti dai 5 anni ai 75 anni.

A Palmi, questi momenti di grande emozione sportiva, mancavano da diversi anni e hanno dato, anche se per un giorno, un po’ di slancio a questa cittadina che ha un forte bisogno di “farsi sentire”.

Nonostante la complessità dell’organizzazione e sebbene fosse la prima esperienza, il team del Running Palmi si ritiene soddisfatto e già pensa alla seconda edizione con l’intento di migliorarsi sempre più, di sen-sibilizzare maggiormente la partecipazione della gente e di alzare il livello competitivo con l’invito di atleti di importanza internazionale.

Tra gli atleti uomini di maggiore spicco erano presenti il pluripremiato Leone Maurizio che non ha bisogno di ulteriori presentazioni; i fortissimi atleti Brancato Alessandro e Costantino Consolato che possiedono diversi “primati personali” su distanza diverse.

Tra le categorie femminili erano presenti Corso Luisa che domina la maggior parte delle gare competitive in Calabria. La palmese Latella Teresa che ha come primato personale 1h20’ ai campionati italiani di mezza ma-ratona di Rubiera (RE); campionessa regionale 800 m, 1.500 m, staffetta 4x800 e 4x1.500. Costantino Alessia che ai mondiali allievi/e di Lille (Francia) ha rappresentato l’Italia nei 5.000 m di marcia.

Ecco i vincitori assoluti:

Uomini1) Brancato Alessandro (Running Futura Roma)2) Costantino Consolato (Promessa Icaro)3) Leone Maurizio (k42 Cosenza)

Donne1) Corso Luisa (Libertas Lamezia)2) Latella Teresa (Gioad Ventures Catania)3) Costantino Alessia (Atletica Reggina)

Erano presenti anche gli atleti del Running Palmi con il seguente ordine di arrivo:1) Gullo Roberto2) Saffioti Antonio3) Melara Antonio 4) Fameli Antonino

Foto - Giuseppe Calabrò

di Marcello Surace

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Voce calda e sensuale e una grinta da grande stella del-lo spettacolo, Micaela è perfetta ambasciatrice di Casa Italia Atletica nel mondo. La 18enne calabrese con il brano “Fuoco e cenere” ha partecipato al 61.mo Festival di Sanremo 2011 dove ha ottenuto il primo posto assoluto nel televoto nazionale ed il secondo posto in classifica nella categoria Sanremo Giovani 2011. Dal 2009 Micaela è la voce ufficiale della FIDAL Casa Italia Atletica e si è già esibita ai Campionati mondiali di Atletica Leggera a Berlino e Barcellona e di recente a New York, in occasione della storica Maratona.Inoltre Micaela nel mese di maggio 2011 è stata una del-le protagoniste del concerto ufficiale per la Beatificazio-ne di Giovanni Paolo II “Giovanni Paolo II e Roma. Memo-ria e gratitudine”, e negli ultimi mesi ha partecipato ad importanti trasmissioni televisive RAI, alcune delle quali trasmesse anche in mondovisione Per la sua attività artistica Micaela ha ricevuto impor-tanti riconoscimenti, tra i quali il prestigioso Premio AFI 2011, il Premio Muse 2011, il Premio Motor Show 2009.

VOCE REGGINA ALLA CONqUISTA DEL MONDO

MICAELA

La Flash Dance Accademia Danza Sportiva di Palmi (contrada San Leonardo) è un’associazione che non persegue finalità di lucro, ma solamente finalità sportive, sociali, ricreative e culturali. E’ affiliata alla Federazione Italiana Danza Sportiva riconosciuta dall’IDSF (International Dance Sport Federation). L’associazione nasce nel 1997 sotto l’insegnamento dei tecnici FIDS (Federa-zione Italiana Danza Sportiva) e annovera tra i propri atleti coppie finaliste ai vari Campionati Italiani e Regionali di Danze Latino Americane, Danza Moder-na, Sinchro Dance, Show Dance e Coreographic Team. Gli obiettivi di Flash Dance sono la promozione della Danza in Stile Interna-zionale e della Danza Tradizionale, la pratica della Danza Sportiva sia a livello amatoriale che agonistico, la preparazione tecnico-atletica dei competitori, la gestione di eventi quali competizioni, manifestazioni, festival, ed ogni attività promozionale e lo svi-luppo tecnologico, artistico, manageriale del mondo della Danza Sportiva.Le discipline praticate sono le Danze Standard (Valzer Lento – Tango – Valzer Viennese – Slow Fox – Quickstep), le Latino Americane (Samba – Cha Cha Cha – Rumba – Paso Doble – Jive), il Liscio Unificato (Mazurca – Valzer – Polka), il Ballo da Sala (Valzer Lento – Tango – Foxtrot), le Danze Caraibiche (Mambo – Salsa – Merengue – Bachata – Rueda – Rumba), Balli di Gruppo, Danza classica, Danza modern jazz, Danza contemporanea, Hip hop e Baby dance.

ACCADEMIA DI DANZA SPORTIVA FLAShDANCE

FLASh DANCE via San Leonardo,23Mobile: 3334245386 E-mail: [email protected]

Caterina Paladino Minasi, spirito delicatissimo, ci accompagnerà, ancora una volta, in una notte di

fine estate per farci cogliere l’essenza dell’amore e dei sogni.

Il suo animo è celato nei versi delle poesie “ I baci” e “Finì il mio amore” che ci sono state regalate dal figlio Domenico, quest’ultima, tradotta anche in ingle-se, anteprima della nuova pubblicazione, totalmente in lingua inglese, “My love ended” e un breve pensiero della poetessa che raccoglie tutto il suo spirito, quello che esprimono, in maniera dolcissima, i suoi occhi nella foto sopra.

My love ended

My love endedon the shell of a bed eternally unmadeafterthe baby blue wing of the dayafterA sunset of days trembling without time.inside the raucous raven of the nightthe dove of the mooncrieda drop of bloodon a bush of closed rosebuds.

Finì il mio amore

Finì il mio amore sulla conchiglia di un letto eternamente disfatto dopo l’ala azzurra del giorno dopo un tramonto di giorni tremanti senza tempo.Nel corvo rauco della notte pianse la colomba della luna una goccia di sangue su un cespuglio di rose chiuse.

I baci

Ora che alla mia bocca furono dati i baci di tutti gli appuntamenti taccio.Ho nelle mani i fori dei tuoi chiodi e attendo la luna che materna m’accarezzi.

Caterina Paladino Minasi“Nessun uomo è un’isola. Vivere in armonia con se stessi e con gli altri, è questo per me il senso della vita. La mia anima è così, piena di sogni. Trova difficile respirare tra i tanti mali di questa strana istituzione chiamata civiltà.”

Caterina Paladino Minasi

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Torna a Palmi (RC) La Notte dei Sospiri, la seconda edizione dello spettacolo a ingresso gratuito che si terrà il prossimo 27 agosto a partire dalle ore 21 presso il Teatro all’Aperto in località Motta, con la partecipazione di Lorena Bianchetti, Mario Venuti, l’etoile Raf-

faele Paganini, Francesco Tricarico, Micaela (Sanremo giovani 2011), il tocco internazionale dei Greta’s Bakery e le coreografie della scuola di danza Flashdance di Palmi. Anche quest’anno l’evento sarà ripreso dalle telecamere di RAIUNO per un servizio speciale che andrà in onda su Unomattina, il popolare programma in onda sull’ammiraglia delle reti Rai nei giorni seguenti all’evento.

Organizzato per onorare il ricordo della poetessa Caterina Paladino Minasi, scomparsa il 27 agosto del 2009, La Notte dei Sospiri, trae il titolo proprio da uno dei suoi versi, inseriti nel libro ‘Il Sospiro dei Lillà’, che verranno proposti durante lo spettacolo attraverso le videolet-ture di Sandra Ceccarelli, una delle più talentuose attrici italiane, vincitrice della Coppa Volpi alla Mostra del Cinema di Venezia del 2001 con il film Luce dei Miei Occhi di Giuseppe Piccioni.

A prendere il testimone dalle mani di Massimo Giletti, conduttore della passata edizione, ci sarà quest’anno Lorena Bianchetti, che nella passata stagione è stata protagonista del contenitore di Rai 2, L’Italia sul 2, e dello speciale di Rai 2 dedicato a Papa Giovanni Paolo II.

Sul palco de La Notte dei Sospiri 2011 si esibirà poi Mario Venuti, leader negli anni ‘80 della band dei Denovo e protagonista di una carriera solista costellata di grandi successi come Fortuna, Mai Come Ieri (in coppia con Carmen Consoli), Veramente, Crudele (premio della critica a Sanremo 2004) fino al suo ultimo album, “Recidivo”.

Altro protagonista della serata sarà Francesco Tricarico, originale cantautore che ha ottenuto il primo successo nel 2000 con “Io sono Francesco”. Da lì in poi una serie di successi, con canzoni che prendono spunto dalla quotidianità per raccontare la sensibilità del mondo dal punto di vista di Tricarico: “Vita tranquilla”, risposta alla Vita Spericolata di Vasco Rossi, “Un altro mondo”, “Il bosco delle fragole”, per arrivare all’ultimo successo presentato a Sanremo 2011, “Tre colori”.

Ci sarà anche tanto spazio per la danza, con l’intervento di Raffaele Paganini, Etoile di compagnie prestigiose come il London Festi-val Ballet, il Ballet Theatre Francais de Nancy, l’Opera di Zurigo, e il Teatro alla Scala di Milano.

La danza sarà ancora protagonista dello spet-tacolo con le coreografie della scuola di danza Fla-shdance di Palmi.

Tra gli altri ospiti de La Notte dei Sospiri 2011, Mi-caela, cantante reggina dalla voce poderosa della quale è uscito ultimamente l’album ‘Fuoco e Cenere’, già in evidenza quest’an-no con la partecipazione a Sanremo Giovani e a tan-tissime serate televisive come il Premio Persefone e il prestigioso Premio Ca-ruso.

Infine, La Notte dei So-spiri 2011 avrà le atmo-sfere raffinate e interna-zionali dei Greta’s Bakery, formazione guidata da Greta Panettieri, protago-nista per undici anni nei club di New York, con Da-niele Mencarelli al basso e Stefano Tamborrino alla batteria. La loro musica è un mix di armonie groove e suoni jazz, passando per la musica brasiliana e finendo al Funk e all’R’n’B.

Anche nel 2011 La Notte dei Sospiri è stata forte-mente voluta, organizzata e prodotta da Domenican-tonio Minasi, autore televi-sivo e direttore artistico de La Notte dei Sospiri.

La Notte dei Sospiri 2011 sarà realizzata con il prezioso contributo della Ra.Di Srl, società per lo smaltimento e il compatta-mento dei rifiuti, York Auto Vumbaca concessionaria Ford a Gioia Tauro, Conad City di Rocco Angalò a Pal-mi, la dolciaria Monardo, la Distilleria Caffo, Grafia service di stampa digitale con sede a Palmi in contra-da Pontevecchio, il Grand Hotel Stella Maris di Palmi, Italsoft e Sollevante.

Credits: Direzione Artistica e Pro-duzione: Domenicantonio MinasiContributi Video: Sebastiano BiancoUfficio Stampa, Comunica-zione e Grafica: Magazzino Virtuale

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MadreTerraPalmi&Dintorni

38Anno II - Nr. 20 - Agosto 2011

PARlAndO di musiCA

Poche persone sanno che l’atto-re Jeff Bridges, nonostante, tan-

ti anni fa, abbia egregiamente recitato la parte nel film “ I favolosi Baker Boys è anche un autentico cantautore.

BRIDGES, nel 2000, ha pubblicato il suo primo album, Be Here SOON la-voro caratterizzato da un amalgama di pop, rock, country e soul scritto dall’artista, ma co-prodotto da Chris Pelonis e Michael McDonald (che ha anche suonato nell’ album) dove, tra gli ospiti, figuravano le partecipazio-ni di Bryan Ferry e David Crosby.

BRIDGES, pochi anni dopo, firma per la Blue Note Records, e torna a la-vorare con il musicista e produttore T Bone Burnett già vincitore di Gram-my Awards e Oscar.

L’album che vien fuori dalle sessions, intitolato semplicemente Jeff Bridges, uscirà il prossimo 16 agosto.

Probabilmente l’ispirazione vera e propria, gli è venuta calandosi nei panni del cantante in declino Otis “Bad” Blake nel film Crazy Heart, con il quale vinse l’Oscar come migliore attore protagonista. Ciò lo ha portato ad incidere 11 brani, scritti insieme a Burnett e ad autori come Stephen Bruton, John Goodwin, Greg Brown, Bo Ramsay e Thomas Cobb.

Per eseguire le canzoni, Burnett ha riunito i suoi musicisti di riferimento, tra cui il tastierista Keefus Ciancia, il chitarrista Mark Ribot, il bassista Den-nis Crouch, chitarrista (pedal steel) Russ Pahl, e il batterista Jay Bellero-se, e le vocalist Rosanne Cash, Ryan Bingham, Sam Phillips, e Benji Hughes.

Per il lancio del nuovo album, Bridges prenderà parte, assieme a John Fogerty (ex Creedence Clearwater Revival) e Stevie Nicks (Fleetwood Mac), alla prima edizione del festival American Thunder Music che si terrà al Buffalo Chip di Sturgis, nel South Dakota, il cui incasso verrà devoluto alla Bob Woodruff Foundation, ente che assiste in vari modi soldati e sol-datesse americane e le loro famiglie. Non ci resta che aspettare!!!

GEFF BRIDGES

di Cristoforo Bovi

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Anno II - Nr. 20 - Agosto 2011

PARlAndO di musiCA

Uscii da casa, sbattendo vio-lentemente la porta e in-

dossando la prima cosa che avevo trovato nell’armadio. L’ennesima lite confermava che la mia vita era un continuo fallimento: fami-glia, lavoro, amici, in sostanza un vero disastro. Il cuore mi batte-va all’impazzata e vagavo senza meta in una città arida di contat-ti umani. Lo stomaco era vuoto e non importava se, per l’ennesima volta, non ero riuscito a permet-termi neanche una misera cena. Ero solo in una città spettrale che partoriva luoghi pronti a svende-re falsi sorrisi. Nessuno mi sorri-deva più, nemmeno la tizia che all’angolo della strada cercava di rifilarmi accendini orrendi dai colori pastello e dai disegni naif, proprio a me che non ho mai toc-cato una sigaretta in vita mia e che da sempre ho sostenuto le

Meraviglioso

campagne antifumo. Cala la not-te anche nel mio cuore e le tene-bre hanno eclissato la mia voglia di vivere. Giungo nei pressi del solito ponte, che avrò percorso sistematicamente centinaia o for-se miglia di volte, per raggiunge-re la fermata del pullman. Sotto scorre insensibile, come sempre, un fiume gelido dalle acque tor-bide e buie tanto da far paura. In quel momento sfido il mio innato timore perché sfido la vita. Anzi, sono io il padrone della mia vita, importante ora come non mai, artefice del destino, io dio del-la mia esistenza. Ho deciso che non voglio più far parte di questo mondo. Salgo senza esitare sul muretto del ponte. Ho sempre sofferto di vertigini ma in quel momento non avverto paura. Guardo giù e l’aria, gelida come la morte, investe la mia sagoma. Sono pronto a spiccare il volo, gettandomi tra le acque scure che mi aspettano a braccia aper-te per cullarmi maternamente,

pronto a dire basta a questa vita di dolore, delusioni, incertez-ze. Di scatto una voce graffian-te riecheggia nei cortili deserti, nelle case disabitate, nelle vie oscure. Distoglie il mio funesto pensiero ed entra prepotente-mente nella mia mente: è quella di Giuliano Sangiorgi, leader del gruppo salentino dei Negramaro. In quell’attimo la storia cambia, il fato avverso muta improvvisa-mente servendosi di un passante che, anche se privo di ali, rap-presenta in quel momento il mio angelo custode. Tende la mano facendomi scendere da quel mu-retto, guardandomi dritto negli occhi, mentre continuo a ripe-tere, scuotendo la testa, di non possedere più nulla. Quell’esse-re racconta del sole che fino ad oggi ha accarezzato, senza pre-tese, il mio freddo viso, offren-domi sicurezza e tranquillità. Del mare che, immergendomi come in un liquido amniotico, mi conduce indietro nel tempo alla

fase embrionale. Descrive con molta cura il volto di un bam-bino, innocente nel cuore e cu-rioso di conoscere giornalmen-te le bellezze che offre la vita. Abbraccia il mio corpo stanco, ricordandomi come il contatto umano di un amico può consola-re anche me, satellite in questo microcosmo, quando smarrisco l’orbita del pianeta guida. Parla anche, sempre con tono pacato e rassicurante, dell’amore di una donna, scintilla vitale che rav-viva il fuoco dell’anima, dolce nettare degli dei che alimenta la mia linfa. E infine descrive le mie palpebre che schiudendosi, filtrano la luce radiosa del matti-no, segnando l’inizio di un nuovo giorno. Non lo so quanto tempo sia passato da quell’incontro, ma avverto che il buio si è dissolto nel nulla, scomparso, dileguato. Una nuova luce irradia la mia vita. Un nuovo sole brilla guidan-do la mia strada. E tutto questo mi appare adesso meraviglioso...

di Daniele Gagliardo

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NUOVE COLLEZIONI A/I 2012