LISOLA

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1 Leoni Giovanna, Baccetti Jane, Lorini Adina, Pingitore Luigina con la collaborazione di Laura Masotti, Anna Maria Nelli, Agata Gioffrè, Paola Minoccheri, Chiara Nacci Corzani Gabriella, Massellucci Ivano L’ISOLA CHE C’E’ Un percorso di didattica verticale tra scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado Maria Cristina Alocci Dirigente scolastico IV Circolo di Grosseto Fiorella Bartolini Dirigente scolastico Scuola secondaria di primo grado Pascoli di Grosseto

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Leoni Giovanna, Baccetti Jane, Lorini Adina, Pingitore Luigina

con la collaborazione di

Laura Masotti, Anna Maria Nelli, Agata Gioffrè, Paola Minoccheri, Chiara Nacci

Corzani Gabriella, Massellucci Ivano

L’ISOLA CHE C’E’

Un percorso di didattica verticale tra scuola dell’infanzia, primaria e secondaria

di primo grado

Maria Cristina Alocci Dirigente scolastico IV Circolo di Grosseto

Fiorella Bartolini Dirigente scolastico Scuola secondaria di primo

grado Pascoli di Grosseto

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Prefazione UN PERCORSO ORIGINALE E CREATIVO SIA NELLE

FINALITÀ CHE NEI CONTENUTI. UN’ESPERIENZA AUDACE DI CONTINUITÀ CHE SI È

RIVELATA EFFICACE NEGLI ESITI, ANCHE INATTESI, E SORPRENDENTE NEI RISVOLTI EMOTIVI.

DUE ETÀ A CONFRONTO, DUE MONDI LONTANI IN COMUNICAZIONE; UNA RELAZIONE NON SCONTATA CHE SI FA EMPATIA, TUTORAGGIO, GUIDA E QUINDI RISCOPERTA DI SE STESSI E DEL BAMBINO INTERIORE PER GLI ADOLESCENTI, CHE ATTRAVERSO IL GIOCO SCENICO E CREATIVO SUPERANO LA TENTAZIONE FORTE DEL RIPIEGAMENTO SU SE STESSI E DELL’INTROSPEZIONE TALVOLTA ESASPERATA.

PER I RAGAZZI È L’ESPERIENZA DELL’ABBANDONO, DEL LASCIARSI ANDARE, PER I PICCOLI IL MOMENTO DELLA FIDUCIA, DELL’AFFIDARSI A QUESTI NUOVI “GRANDI AMICI” CHE PREPARANO PER LORO E CON LORO ESPERIENZE E SITUAZIONI PIACEVOLI, IN UNA RASSICURANTE CORNICE DI GIOCO.

LA MOTIVAZIONE SALE, L’EMOZIONE VINCE LE RESISTENZE ANCHE DEI PIÙ SCETTICI, L’ATTENZIONE È CATALIZZATA DA QUESTO SIGNIFICATIVO INTRECCIO DI RELAZIONI.

CON QUESTE POCHE RIGHE VORREI ESPRIMERE IL MIO GRAZIE ALLE ED AGLI INSEGNANTI CHE IN QUESTI TEMPI COSÌ OSCURI DELLA SCUOLA ITALIANA HANNO ANCORA VOGLIA DI SPERIMENTARE, DI METTERSI IN GIOCO, DI GUARDARE AL FUTURO IN UNA PROSPETTIVA INNOVATIVA E CORAGGIOSA PER CONTINUARE A REGALARE AI LORO ALUNNI MOMENTI INTENSI DI QUALITÀ.

MARIA CRISTINA ALOCCI

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Fra i meriti della Rassegna Teatrale vi è anche

quello di offrire occasioni di incontro tra docenti

di gradi scolastici diversi.

Nel nostro caso l’incontro, del tutto fortuito, tra

una maestra di scuola dell’infanzia e una

professoressa di scuola media, diventa occasione

di dialogo da cui scaturisce l’idea di un percorso

comune.

L’idea di far lavorare insieme bambini di tre anni

con ragazzi di tredici è, a dir poco inconsueta,

ma appare ricca di suggestioni educative a chi è

abituato a vivere “l’aula come laboratorio di

sviluppo professionale”, secondo il concetto

introdotto da una Direttiva Ministeriale circa un

decennio fa.

L’idea prende forma, cresce e si delinea come

progetto, alimentata dall’entusiasmo degli alunni

piccoli e grandi da una parte e dalla

professionalità e dalla passione dei docenti

dall’altra.

Il progetto si allarga ad altre classi, coinvolgendo

anche la scuola primaria; in una sorta di

contaminazione virtuosa tra docenti che, al di là

delle specificità professionali, si riconoscono

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accomunati nella tensione a migliorare il proprio

modo di lavorare, nella disponibilità a mettersi in

gioco, a cercare strade nuove e stimolanti da

percorrere con i propri alunni per giungere a

traguardi formativi sempre più importanti.

Ma il vero punto di forza del progetto è

rappresentato dalla riflessione attenta, costante,

matura che accompagna ogni momento e ogni

attività; riflessione nell’azione e sull’azione, che

dà senso e significato all’azione stessa e che

permette di gestire, controllare, valutare la

qualità degli interventi didattico-educativi.

Come D.S. e prima ancora come persona

appassionata di scuola, voglio ringraziare tutti i

docenti coinvolti nel progetto per averci dato,

attraverso la narrazione e la documentazione, la

possibilità di condividere la loro bella esperienza.

Fiorella Bartolini

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Gli Autori

III E Scuola secondaria di primo grado Pascoli

Lorenzo Amantini - Gianmaria Bisconti Giulio Campoli - Giulio Camuffo

Matteo Cappelli - Matteo Caturelli - Filippo Cini Marika Esposito - Livia Favali- Andrea Golia

Gianluca Giogli - Ettore Grechi Ginestra Marcucci - Lorenzo Mencattini Lorenzo Nati - Giulia Orefice Paticchio Tommaso Panconi - Chiara Pappagallo

Alessandra Pennacchini - Ruggero Perisco Giacomo Renzetti - Francesco Ruffini

Michelangelo Scandroglio - Alice Solinas Ludovica Soldateschi - Giacomo Vecchieschi

Giulia Venturini - Matteo Vichi - Simone Vivarelli

III A Scuola secondaria di primo grado Pascoli

Antolini Letizia - Borselli Francesco Bragaglia Tommaso - Caproni Marta

D'Agapito Simone - Dori Luca - Dos Santos Diego Dudek Filippo - Giannini Matteo

Innocenti Riccardo - Manetti Francesco Moretti Erica - Nunnari Francesca - Tortora Irene

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I A Scuola primaria via Mazzini Affabile Benedetto - Andreucci Alessia

Berti Mirco - Cipollini Michael Cunsolo Salvatore - Dolabella Edoardo Domka Natalia Katarzyna - Dubbiosi Clara - Gaita Chiara - Giustini Emma Landi Giulia - Mangiavacchi Agnese Marchese Nadia - Modena Andrea

Pastorelli Alessandra - Potiti Swami Ratiglia Martina - Romano Christian

Rossi Guglielmo - Scarduzio Francesca Tempesta Andrea - Terzaroli Serena

Valleriani Gabriele

I B Scuola primaria via Mazzini Baldassarri Rachele Maria - Barbacci Sofia

Coppetta Niccolo' Corsetti Isabella - Croitoru Stanislav

Ferretti Samuele - Fracassi Alessandro Giacomelli Tommaso - Giumbini Sara

Ignirri Carolina - Innocenti Emily Matias Sara - Pecci Martina - Rabottini Stefania

Redaelli Gaia – Riccardi Vincenzo Ripoli Luca Salvatore J. - Scigliano Samuele

Serban Titi Arian - Silvestro Luisa Valente Giacomo - Verreschi Caterina

Visone Cristina

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I sezione Scuola infanzia via Mazzini Addessi Andrea - Baghli Aymen - Baghli Yasser

Baldassarri Matteo - Baldini Iacopo Cassioli Ferdinando - Coppola Noemi

Cozzolino Simone - Curti Matteo Domeniconi Gilda - Duranti Lorenzo - Elezi Enea

Festeggiato Noemi - Galandrini Jamila Gargani Benedetta - Giumbini Alessio

Haivaz Daniele - Kola Rossella Martinez Chebbeh Said Diego

Pelucchini Alessio - Pennino Alessia Picchi Chiara - Ricci Elisa

Spalletta Lia Saloni Martina Tempesta Martina - Topada Matteo

Xhafa Kevin

II sezione Scuola infanzia via Mazzini Addessi Francesco – Affabile Emmanuel

Allegro Ambra – Alvelo Pena Yohansi Bellini Viola – Benvenuti Silvia

Bruno Andrea – Chioccola Rebecca Cipollini Giada – Domka Kacper El Maezi Hind – Ercoli Edoardo

Gabbiani Giulia – Ferraiuolo Carola Marino Armando - Minijini Sebastian Mihai

Mirza Valeria – Moldoveanu Alexandra Piatkowski Kacper – Pisano Jonathan

Polo Disla Alexander – Scheggi Gabriele Simion Cristina – Teaca Laura

Trombetta Sofia

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Premessa

L’occasione e l’idea de “L’isola che c’è” Durante la rassegna 2009, da un colloquio tra un’insegnante di Scuola Materna ed un’insegnante di Scuola Media, è nata l’idea di un lavoro comune ad una terza classe della Scuola secondaria di primo grado ed una classe in ingresso della Scuola Materna.

Le motivazioni

1. Costruire un percorso di drammatizzazione in continuità, che avesse una valenza fortemente orientativa ed unitaria e consentisse di utilizzare molte possibilità di strategie didattiche curricolari ed alternative 2. Mettere a fuoco due snodi importanti del percorso di vita e scolastico degli alunni: a-i ragazzi sono in procinto di lasciare la Scuola dell’obbligo b-i bambini entrano nella scuola si gioca su ENTRARE/USCIRE da dimensioni socio-affettive e conoscitive diverse, che presuppone un cambiamento ed un’evoluzione importante nel percorso formativo. 3. Riflettere su tematiche adolescenziali: a. gli adolescenti hanno difficoltà a rapportarsi con altri che non siano pari e spesso assumono posizioni di distanza e di autoisolamento sia dagli adulti che da bambini più piccoli, posizioni che non consentono loro di gestire la relazione serenamente.

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b. per sapere dove dirigersi e costruire la propria identità è necessario conoscersi, ri-vedere sé stessi nei bambini contribuisce a essere coscienti della propria storia 4. Proporre un’occasione nuova e diversa per una maturazione dell’identità psico-fisico-relazionale dei bambini utilizzando i ragazzi come tutor 5. Creare situazioni ludiche come occasioni privilegiate di apprendimento 6. Creare situazioni di esperienza che sollecitino nei bambini l’acquisizione di concettualizzazioni legate al pensiero concreto 7. Riflettere sulla diversità e le diversità 8. Ottenere come prodotti finali: a. lo spettacolo nella Rassegna 2010 b. una pubblicazione della riflessione e del percorso di lavoro

La continuità e le continuità

“…Un percorso formativo organico e completo, che mira a promuovere uno sviluppo articolato e multidimensionale del soggetto il quale, pur nei cambiamenti evolutivi e nelle diverse istituzioni scolastiche, costruisce così la sua particolare identità.” (c.m.339/1992). Parole tratte da una circolare ministeriale datata, ma attuale ed anzi ancor più al passo con tempi sempre più veloci di oggi, la necessità della costruzione di un contenitore di fondo di conoscenze ed esperienze organico e “compatto” è divenuta essenziale. Il momento in cui viviamo è caratterizzato dall’incertezza in ogni campo, da quello relazionale e quello climatico, da quello

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sociale a quello valoriale, da quello personale ed intimo a quello sociale e chi più ne ha più ne metta; contribuire a sostenere in un essere in fieri la capacità di attribuire un senso alle proprie azioni ed a finalizzarle ad un obiettivo di per sé positivo e consapevole, è una meta a cui la scuola non ha mai rinunciato, ma che sempre di più riveste carattere di importanza e di necessità oggi. Una progettualità comune tra ordini di scuola porta ad un progetto unitario ed unificante ed è basata su un rapporto tra scuole ben definito negli impegni formativi e sulla chiarezza sulle specificità dei singoli ordini, comunque indirizzati consapevolmente e caparbiamente ad un unicum: la formazione di un’identità personale e sociale positiva e costruttiva.La scuola è, con la famiglia, l’agenzia formativa che più pesa in questo processo ed è una responsabilità che non va mai sottovalutata. Le difficoltà che le dinamiche politiche o culturali spesso pongono alla vita scolastica, alla quotidianità ed alla fattibilità stessa del lavoro, minano fortemente anche la fiducia degli insegnanti ed è forte la tentazione della sfiducia. Ma la consapevolezza di essere parte di un processo così importante continua ad aiutarli a mettersi in gioco ed a mettere in atto strategie e percorsi nuovi e stimolanti. Fenomeni quali la dispersione scolastica o il disagio giovanile diffuso ha trovato molte delle sue risposte nella mancanza di un impianto formativo unitario, che, d’altra parte, rispetti l’unitarietà della personalità di un individuo. L’incapacità di ri-organizzare le proprie

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competenze ad ogni passaggio di ordine di scuola, spesso imputata alla novità ed al disorientamento del passaggio, ha forse una ragione più profonda, cioè la discontinuità tra gli ordini stessi, che non hanno la stessa mira, non orientano nella stessa direzione, ma fanno, in qualche modo, ognuno la propria strada. La necessità profonda della unitarietà della propria esperienza non viene soddisfatta di certo da un passaggio da un ordine all’altro, va garantito un continuum tra curricoli e come dice Franco Frabboni “una rete sistematica delle porte aperte: dove sistema economico e sistema formativo allacciano una relazione di scambio delle reciproche informazioni”. La visione della continuità, in questo senso, assume un’ulteriore valenza: non più una linea, pur continua ed organicamente costruita, ma una rete di relazioni ed interrelazioni produttive, tramite la quale un individuo si orienta in un mondo complesso. D’altra parte, per avere un appoggio illustre basta richiamare Jean Piaget, tanto sicuro della continuità naturale dello sviluppo sociale e psicologico nel bambino, da farne il fulcro delle proprie teorie pedagogiche. Anche Jerome Bruner, che pur, in qualche modo scardina la continuità per stadi piagettiana, ripropone una continuità più dinamica e relazionale, ma sempre basata sulla necessità di superare gli stadi evolutivi per tappe non separate l’una dall’altra, ma si può arrivare a possedere regole della tappa successiva avvalendosi di tecniche, di procedure e percorsi della tappa precedente. E come non completare il Gotha della pedagogia e della psicologia a sostegno della continuità,

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senza citare Lev Vygotskij con la sua area del potenziale sviluppo del bambino e l’estensione della stessa grazie all’assistenza dell’insegnante, inteso come un insegnante che continui e renda proficua l’opera del precedente, o Howard Gardner che potenzia il concetto di continuità mettendone in evidenza le discontinuità. Ma, una volta assodata la valenza essenziale della continuità nella scuola ed una volta convinti tutti che è necessario agire in continuità, la domanda è: come rendere la continuità attiva ed operativa, in modo che i suoi frutti siano poi visibili e soprattutto spendibili nel percorso degli alunni? Non è facile rispondere, innumerevoli professionisti della scuola si adoperano da sempre per farlo, ma è utile ribadire alcuni punti fermi essenziali perchè la continuità sia praticabile o sollecitata. La conoscenza reciproca dei programmi, delle metodologie e dei percorsi adottati è di sicuro un momento obbligatorio, lo scambio e la socializzazione tra tutti gli ordini di scuola in verticale è fondamentale per poter operare scelte consapevoli e proficue al fine di una continuità formativa di fondo, che va aldilà dei contenuti. Altro punto fermo nella logica della continuità è lo scambio di documenti, nella scuola sembra vigere la regola del passaggio di informazione come trasmissione di dati, non basta, l’informazione è basilare, ma deve costituire il primo momento di riflessione e ricostruzione della storia di un alunno che sta crescendo. Ma ciò che risulta più vitale e dinamico nella visione di una continuità produttiva è il momento dell’incontro e dello

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scambio tra docenti di ordini di scuola diversi, tanto meglio se gli incontri si spogliano dei canoni dell’istituzionalità e ci incontra e ci si confronta in momenti in cui la sperimentazione e l’iniziativa diventano stimolo reciproco e scambievole, in cui l’operatività dell’uno diviene uno stimolo alla conoscenza ed alla produzione dell’altro. Talvolta la diversa formazione, la diversa carriera e la diversa funzione sono state ostacoli tra docenti di ordini diversi di scuola e lo scambio e l’interazione personali sono stati ostacolati, a volte amareggiati, da attriti ed incomprensioni, fortunatamente il panorama in questo senso è cambiato in generale, ma tanto più diviene inconsistente in momenti quali una Rassegna del Teatro della Scuola, una di quelle occasioni in cui è tangibile la volontà di ricerca, che nasce proprio dall’interazione e dalla riflessione mutuata senza alcun pregiudizio da una professionalità comune e che si avverte come preziosa. Spettacoli con in scena attori dai tre ai venti anni, in cui è facilmente decifrabile un percorso di lavoro, la dinamica dei rapporti, la funzione formativa – socializzante - orientativa ed, omericamente ultimo, il divertimento ed il benessere “scolastico”, oltre che personale, degli alunni diventano una di quelle molle che coinvolgono ed appunto spingono a trovare strade diverse al proprio pensare ed al proprio fare professionale, spesso tramite una forma di didattica alternativa che dà i suoi frutti. Nel percorso formazione di un bambino e di un ragazzo è, dunque, necessaria una continuità di fondo, perchè ne ha diritto e la scuola deve operare il massimo dello sforzo per creare più

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occasioni possibili perché avvenga. E’ interessante ed importante, però, riflettere anche sulla necessaria discontinuità o forme di continuità diverse all’interno del percorso. Il continuum del curricolo e del metodo, il valore della storia personale ed il rispetto delle competenze acquisite sono la base del percorso formativo individuale e sono i requisiti più importanti nella logica della continuità, ma non devono “ingessare” il percorso, né possono dare adito alla cristallizzazione di un individuo: i “bravo” resta “bravo” ed il “poco bravo” spesso diventa sempre più ”poco bravo”! Errore imperdonabile, per la scuola, il pre-giudizio scambiato per continuità. Il valore della dinamica del percorso offerto dalla scuola sta proprio in questo: offrire ad ognuno il modo di dare il meglio di sé in dimensioni diverse, in momenti diversi, di sfruttare quanto si è appena acquisito, spendendosi con modalità nuove e più adatte a sé entro gruppi di appartenenza mai fissi. E’ possibile, se sollecitati nel modo giusto e con le giuste modalità didattiche o metodologiche abbandonare atteggiamenti negativi, che appartenevano a momenti evolutivi precedenti. Non è facile, ma basta trovare una via giusta. E le vie giuste vanno cercate.

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Alla base de “L’isola che c’è”, cui hanno partecipato classi di scuola materna, primaria e secondaria di primo grado, il lavoro è stato impostato su questo schema: 1 – diritto alla:

� continuità � discontinuità

2 – stadi diversi dell’età evolutiva:

� modalità di pensiero � modalità di apprendimento

3 – il metodo:

� partecipazione…ascoltare/intervenire /domandare

� ricercare…ricercare/scoprire/correggere l’errore

� autonomia…costruire/utilizzare 4 - ambiente scolastico dei diversi gradi di scuola = situazione di:

/curricola apprendimento—autostima \motivazione 5 – motivazione = base per ogni tipo di apprendimento

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CONTINUITA’ ed ORIENTAMENTO

• attraverso l’istruzione la scuola educa e

forma i cittadini che verranno • la scuola è nella sua totalità ambiente di

apprendimento • la scuola crea un clima in cui si

sviluppano la socialità, l’interazione, la solidarietà

• la scuola stimola la motivazione, la fiducia in sé, l’autostima

aree disciplinari trasversali

Infanzia (campi

esperenziali)

Primaria Secondaria di primo grado

Il corpo ed il movimento

Educazione al movimento

Scienze motorie

Parole dialoghi mimo

I linguaggi e la comunicazione

I linguaggi e la comunicazione

Gli animali i fiori le piante

Scienze Scienze naturali

Le forme ed i colori

Educazione all’immagine

Educazione artistica

La voce i suoni gli strumenti

Educazione musicale

Educazione musicale

Io tu lei lui loro

Studi sociali Educazione alla cittadinanza

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Obiettivi formativi comuni ai tre ordini di scuola

1-motivazione--------->autocontrollo partecipazione impegno 2-autonomia 3-comportamenti attivi 4-atteggiamento solidale 5-rispetto delle persone, delle cose, degli ambienti 6- serenità, equilibrio comportamentale

Obiettivi generali

1-acquisire, consolidare, potenziare competenze comunicative ed espressive 2-acquisire competenze cognitive

3-maturare affettività, socialità

Obiettivi orientativi

1-conoscenza di sé e del proprio corpo 2-maturazione dell’identità intellettiva 3-acquisizione di sicurezza e fiducia nelle proprie capacità 4-acquisizione progressiva dell’autonomia personale 5-consolidamento delle abilità sensoriali, motorie, espressive

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Orientamento come processo educativo e formativo

Quando si parla di orientamento, pare

normale ritenere educazione uguale orientamento ed orientamento uguale educazione. In effetti, il processo educativo tende all’orientamento e l’orientamento si avvia e si sviluppa nella scuola attraverso l’acquisizione di una forma mentis che lavora, si esercita su vari contenuti e percorsi metodologici e si forma nel contesto sociale e relazionale del gruppo. In questo modo l’iniziativa di ognuno viene favorita affinché egli si sviluppi ed arrivi a conquistare, per gradi, la propria identità. Se si tiene conto del fatto che il termine orientamento significa una successione di azioni, legate tra loro e finalizzate ad uno scopo, la conquista di sé, si capisce subito come la relazione tra continuità ed orientamento sia forte.

Padroneggiare le proprie capacità orientative è l’obiettivo più alto che un individuo riesca ad ottenere ed il compito della scuola è quello di innescare, indirizzare, favorire, supportare un processo di formazione che ne tenga conto. Si impara a dare un senso al proprio vissuto, ad affrontare i vari momenti positivi e negativi del proprio percorso, individuando le risorse da mettere in gioco, e si impara anche ad affrontare in modo propositivo i cambiamenti, a decidere consapevolmente fidando sulle proprie capacità e diffidando dei

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propri limiti, a conquistare la propria autonomia nel rispetto di vari contesti. Insomma si impara a crescere all’interno di un processo che dura per tutta la vita.

L’assunzione da parte della scuola di questo compito è di certo molto impegnativa, in pratica ci si impegna a consegnare ad ogni individuo gli strumenti che servono per affrontare il proprio futuro con sicurezza e serenità! Ed ogni individuo-alunno è un mondo a sé, quanto ad interessi, attitudini, risorse e soprattutto è in continua evoluzione; di qui la necessità della duttilità e della dinamicità della scuola nelle sue strutture, nei suoi percorsi, nelle sue risorse umane e strutturali. Chi ha familiarità con i procedimenti dell’orientamento utilizza, quasi in automatico, termini quali autostima, autoefficacia, empowerment o coping; serve, comunque, ogni tanto tornare a soffermarsi sulla valenza della sostanza dei termini all’interno del processo di formazione di un bambino e di un ragazzo. Conoscere sé stesso, prendere coscienza del proprio valore, avere la sensazione di essere efficace significa anche saper affrontare le difficoltà, la delusione, il cambiamento con la consapevolezza di chi si è e di dove si vuole andare. E’ necessario attivare un insieme di azioni che mettano un alunno in crescita in condizioni di far fronte a situazioni che egli avverte come superiori alle proprie forze e gli forniscano la chiave del superamento della paura e della frustrazione o per lo meno di gestirle in modo propositivo e superare lo svantaggio. In una società dove pare che contino solo i ricchi, i

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belli, i famosi non è facile affrontare le proprie insicurezze e spesso anche la scuola contribuisce a danneggiare l’autostima ed a frustrare le aspettative di famiglie che sempre di più vogliono figli vincitori. La scuola, invece, è istituzionalmente la titolare della gestione di tutte le attività che hanno come fine l’apprendimento dei saperi formali, lo sviluppo delle capacità intellettive, la maturazione dei propri alunni attraverso le pratiche dell’insegnamento, dell’esperienza e dello studio quotidiano ma obiettivo primario deve rimanere l’orientamento come momento fondante per la costruzione ed il potenziamento le risorse di ognuno, traducibili in conoscenza, abilità e competenze. Se si possiedono, poche o tante che siano, competenze cognitive, affettive e relazionali solide ed acquisite nel modo giusto si è capaci ad ogni età, di prendere decisioni, di gestire le proprie relazioni e le proprie emozioni, perché si sa in ogni momento su quale patrimonio di risorse personali si può contare e si può impegnarsi a spendere. Raccontare sè stessi, pensare ai propri errori per non ripeterli, riflettere sulle proprie esperienze come pratica quotidiana è avere familiarità con la propria storia, è un modo di entrare in contatto con un sé che va esplorato e capito per poi poterlo gestire e non lasciare niente in ombra; la guida di un insegnante in questo percorso è inevitabile. Ed in questo gioco va tenuto conto, appunto, che ogni bambino, ogni ragazzo è un universo a sé stante, che ha caratteristiche sue e che per attivare un processo che metta in grado uno per uno di spendere le proprie risorse occorre

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tenerne conto. Gli insegnanti combattono da sempre con la difficoltà di individualizzare i percorsi, visti anche tempi, modi e risorse a disposizione, ma sono sempre stati anche troppo consapevoli della necessità di trovare vie diverse e modelli funzionali all’apprendimento di ogni alunno, modelli flessibili ed adattabili alle diverse esigenze. E da sempre ci si spende proprio in questo nella scuola, nella ricerca continua di azioni, di percorsi e di momenti che favoriscano e sollecitino il delicato equilibrio di una crescita sicura e serena.

Diversi da chi?

Il ruolo della scuola di agenzia formativa comporta da parte dell’istituzione l’assunzione di molte ed importanti responsabilità, tra queste anche quella di produrre delle situazioni e delle condizioni che impediscano o comunque ostacolino o minimizzino l’insorgere di meccanismi di competizione troppo esasperata, di emarginazione, di rifiuto o di disagio in senso trasversale. La valorizzazione e la riflessione propositiva delle diversità, in quanto siamo tutti uno diverso dall’altro divengono la base per produrre atteggiamenti e comportamenti che sono diretti a disegnare percorsi che valorizzino in modo naturale e mai retorico il valore della diversità. Per molto, troppo tempo si è parlato della “ricchezza” della diversità sottintendendo un atteggiamento paternalistico e buonistico di accettazione dell’altro più come autogratificazione che come apertura reale, ma

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la complessità di una società che va modificandosi in senso multietnico con tempi iperveloci ha accelerato la riflessione e si va raggiungendo una consapevolezza più matura e naturale del concetto di diversità. Per i giovani ed i giovanissimi, il colore della pelle, la forma degli occhi o abiti e costumi diversi non hanno grosso peso, anche perché ci stanno crescendo dentro e quindi il concretizzarsi del valore della solidarietà come valore forte è sempre più mutuato in senso trasversale dalla scuola, una scuola in cui “stare bene”. Lo stare bene a scuola non va inteso, però, come il tentativo di riprodurre un mondo tolemaicamente incentrato sul bambino o sul ragazzo, in cui tutto il sistema è impegnato a individuarne i bisogni ed a soddisfarli, ma deve essere basato sul recupero del senso dei rapporti sereni con sé e con gli altri, all’interno di un modello solidale. Quindi la valorizzazione delle individualità avviene attraverso il riconoscimento dalla parità tra le persone diverse per sesso, per età, per cultura, lingua o religione. In questa ottica è davvero possibile l’individuazione della diversità come valore, del rispetto e della comprensione della pari dignità tra persone come conquista vera della proprio autonomia. Di conseguenza l’apertura al valore della solidarietà consente di attivare relazioni interpersonali serene e di percorrere con maggior sicurezza il proprio itinerario verso la definizione dell’identità personale. Il cammino è lungo e complesso, passa attraverso la presa di coscienza dei comportamenti propri ed altrui, l’acquisizione di un comportamento interpersonale corretto con i pari d’età e soprattutto attraverso un

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atteggiamento propositivo nei confronti di tutti. E la scuola non può perdere tutte le occasioni che si presentano per “allenare” i propri ragazzi in questa palestra, anzi può creare occasioni continue di esperienza, avvalendosi anche dell’inventiva e della creatività che la professionalità docente ha sempre dimostrato di avere.

Le attività

Finalità

1-sviluppo della capacità di comunicazione corporea e verbale 2-sviluppo della sicurezza nel rapporto interpersonale 3-sviluppo della creatività 4-sviluppo della autonomia e della capacità di iniziativa

Declinazione dell’obiettivo

Decodifica correttamente il

messaggio dell’insegnante ed

agisce di conseguenza

Ascolta attentamente i messaggi e ne capisce lo

scopo comunicativo

Risponde ai quesiti in modo pertinente

Sa porre domande pertinenti

Sa seguire le istruzioni e le consegne date

Sa interagire con gli altri

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Comunica con i propri compagni

Ha un colloquio sereno con i pari

Ascolta chi gli parla Risponde in modo

pertinente alle domande di tutti i compagni

Sceglie i compagni con i quali svolgere determinate

attività Scambia materiale con i

compagni Sa instaurare con i

compagni un clima ludico Presta o mette in comune

materiale con i compagni Lascia spazio ai compagni

nel lavoro

Inserisce nuovi compagni nell’attività svolta

Ha rispetto della corporeità altrui

Svolge le proprie attività senza arrecare danno agli altri ed al loro materiale

Comunica con linguaggi diversi

Comprende il comando e porta a termine il lavoro

Esprime i propri bisogni rispetto agli altri ed

all’ambiente Esprime le proprie

sensazioni e le proprie emozioni

Racconta in modo coerente e coeso la

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propria esperienza Comprende correttamente

e dettagliatamente le regole delle attività

ludiche Esegue autonomamente

movimenti con il corpo durante l’attività

Ha capacità di orientamento e gestione

dello spazio Osserva con attenzione e

finalizza la propria osservazione

Comunica con lo spazio e l’ambiente

circostante

Trova una propria collocazione durante

l’attività Non interferisce e non

impegna lo spazio altrui Organizza lo spazio

intorno a sé Accetta di spostarsi dal

proprio posto Si procura

autonomamente i materiali occorrenti per

l’attività Cura e rispetta il materiale

utile al lavoro Si dimostra propositivo

nell’uso dello spazio e del materiale

Partecipa al mantenimento ed al ripristino dell’ordine e della pulizia dello spazio

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di lavoro. Contenuti Azioni a-colloquio introduttivo:

� noi e voi � le presentazioni � giochiamo insieme ? � giochiamo dove? In una foresta

• Tutti i ragazzi accolgono i bambini e li

guidano a sistemarsi • I ragazzi si presentano e chiedono ai

bambini di presentarsi • L’insegnante propone ai bambini di fare un

gioco/lavoro tutti insieme e chiede ai bambini di esprimersi

• Alcuni ragazzi chiedono in quale luogo vorrebbero inventare il loro gioco e propongono una foresta

• I ragazzi suonano e mimano ”L’arca di Noè” coinvolgendo i bambini

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b-lettura delle favole l’insegnante ed i ragazzi leggono la prima fiaba

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Un serpente, un elefante ed un pappagallo

chiacchierone Introduzione: In una giungla folta (Ruggero) e misteriosa (Giacomo V.) vivevano tanti animali (Tommaso). Sequenza descrittiva: C’era un insieme di vari colori (Andrea) sparsi per la foresta: verde, giallo, arancio, rosso, blu. (Simone). La rugiada fresca splendeva con i colori dell’arcobaleno (Ettore) e si sentiva sempre il cinguettio degli uccelli. (Filippo). 1 Sequenza narrativa: Un giorno arrivò un branco di elefanti (Lorenzo N.) grigi e sporchi di fango (Lorenzo M.); su di un albero sedeva un aristocratico serpente (Ettore) in compagnia di un pappagallo chiacchierone (Francesco). Sequenza descrittiva: Il serpente aveva strisce (Michelangelo) luminose verdi ed arancioni (Giulio Camuffo), parevano colori astratti ed indefiniti (Michelangelo). Il pappagallo era rosso, azzurro e giallo (tutti) ed aveva il becco consumato. (Giulio Campoli) perché parlava troppo. (Matteo Cappelli). 2 Sequenza narrativa: Il serpente, stufo delle chiacchiere del pappagallo (tutti) spalancò la bocca ed… inghiottì il volatile, (tutti) che, però continuava a blaterare nel suo stomaco. (Matteo Vichi, Michelangelo). 3 Sequenza narrativa: Un elefante, girandosi verso il serpente, sentì una voce, (Matteo V.) che veniva da un luogo indefinito (Matteo Caturelli), l’elefante si innervosì,(Filippo) il pappagallo, malvagio, (Gianluca) cominciò ad insultare l’elefante. (Livia).

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Sequenza dialogica: “Stupido ciccione!!! (Matteo) grassone pallato!!! (Gianmaria) pallone gonfiato!!! (Lorenzo)”. 4 Sequenza narrativa: L’elefante, davvero arrabbiato si diresse verso il serpente (Matteo Valentinetti) ed infuriato gli propose una sfida; (Ginestra) il serpente, furbo, lo precedette: (Alessandra). Sequenza dialogica: “La prova sarà vinta da chi parlerà più a lungo!” (Alice). Sequenza riflessiva: Infatti immaginava che il pappagallo nel suo stomaco avrebbe parlato per lui (Ettore). 5 Sequenza narrativa: Ma il pappagallo, sentendo quelle parole, decise di tacere. (Giulia O.). Nel silenzio generale cominciò la sfida. (Giulia Venturini). L’elefante parlava, insultava, recitava (Simone V.) si vantava, si inventava le parole. (Giacomo R. Filippo). Il serpente, muto, ascoltava, (Giacomo V.) poi, quando fu il suo turno, spalancò la bocca, (Matteo Cappelli) ma… niente!!! (Chiara). Il pappagallo dispettoso non parlava! (tutti). Sequenza riflessiva: Il serpente capì in un lampo che il pappagallo era stato più furbo di lui. (Lorenzo Amantini). 6 Sequenza narrativa: Si dette una gran botta nello stomaco (Francesco) e il pennuto uscì di colpo (Ginestra Chiara Alessandra) arrabbiato, scarruffato e, con il becco scolorito. (Livia) Blaterava ancora, insultando il serpente e l’elefante. (Chiara). Sequenza riflessiva: Il grosso pachiderma intontito dall’azione, capì che il serpente aveva barato. (Filippo).

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7 Sequenza narrativa: Partì di rincorsa e con una gran botta di proboscide (Ruggero) fece volare il serpente profittatore lontano lontano, tra le risate del pappagallo (tutti). Morale: Tutti gli animali risero della figuraccia del rettile furbastro e capirono che NON BISOGNA MAI APPROFITTARE DELLE RISORSE DEGLI ALTRI. (Giacomo Renzetti).

c-la foresta: costruiamo la favola

� gli animali � i rumori � gli alberi

I ragazzi si dividono in gruppi e lavorano con i più piccoli

1°-disegnano la foresta 2°-riproducono i rumori della foresta

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d-drammatizzazione della favola+formazione dell’orchestra ritmica+formazione di un gruppo di mimi

• ragazzi e bambini scelgono i ruoli • i ragazzi stendono la sceneggiatura • ragazzi e bambini recitano le parti • ragazzi e bambini suonano • ragazzi e bambini si muovono in scena

La storia illustrata come fumetto dai ragazzi

della III A (Erica Moretti)

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Diario di alcuni incontri in Aula magna alla Pascoli

• I bambini della Scuola materna e le loro insegnanti sono stati ricevuti dagli alunni della classe 3 A e della 3 E, i bambini si sono accomodati nell’Aula Magna ed hanno dimostrato grande attenzione allo spazio nuovo, dal quale non sono stati assolutamente intimoriti. Un ambiente nuovo provoca in ogni caso tensione, in quanto vengono meno le sicurezze dell’esperienza pregressa, ma, grazie alla presenza rassicurante delle insegnanti ed alla disponibilità dei nostri ragazzi, l’atteggiamento dei bambini è risultato del tutto positivo.

• Gli alunni della 3 A si sono presentati ed hanno intrattenuto i bambini

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• Un gruppo di bambini è stato accompagnato dai ragazzi-tutor della a visitare la scuola, hanno percorso i corridoi utilizzando andature e passi diversi (piccole rincorse,passi veloci…) divertendosi molto, si sono affacciati alle classi, hanno visitato un laboratorio. I bambini si sono affidati ai compagni più grandi e, per mano, hanno dimostrato curiosità e divertimento. I ragazzi hanno badato con cura ai bambini loro affidati .

• Un gruppo di bambini ha giocato con i ragazzi, hanno socializzato e si sono verificate dinamiche di piccolo gruppo molto veloci, in cui i ragazzi hanno interagito con i bambini ed i più piccoli hanno chiesto di giocare, di essere presi in braccio, di provare a suonare alcuni strumenti che i ragazzi avevano con sé. I bambini hanno avuto un atteggiamento di grande fiducia nei ragazzi, che, dal canto loro hanno dimostrato molto apertamente

-disponibilità -tenerezza -propositività

Da sottolineare l’assenza di differenze di genere nell’assumere tali atteggiamenti, sia ragazzi che ragazze hanno interagito nello stesso modo.

• I bambini sono stati invitati a sedersi in

circolo e fare silenzio per salutare la Preside, hanno obbedito alle richieste con serenità e divertimento ed hanno risposto al suo saluto affettuoso.

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• I ragazzi hanno suonato e cantato “L’arca di Noè” accompagnandosi con chitarre e batteria, hanno mimato alcuni movimenti di animali. I bambini, invitati dai più grandi a partecipare, hanno superato poco a poco la naturale ritrosia ed alcuni di loro si sono uniti al gruppo dei più grandi ed hanno cantato e mimato insieme a loro.

• Dopo l’esibizione collettiva, si sono formati gruppetti di bambini e ragazzi, all’interno dei quali: - i più grandi facevano domande ed ottenevano risposte - si giocava sul pavimento insieme - si provava a suonare gli strumenti appena utilizzati

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Visita dei ragazzi alla Scuola materna in Via Mazzini

• I ragazzi hanno raggiunto la scuola in Via Mazzini, durante il percorso hanno dialogato liberamente sull’organizzazione del lavoro ed hanno richiamato alla mente i loro compiti nelle attività programmate per la mattinata. Ricordavano i nomi dei bambini che avevano conosciuto il mercoledì precedente, dimostrando motivazione ed interesse per l’attività ed una notevole apertura affettiva

• I bambini hanno accolto nella loro aula i ragazzi, che si sono dimostrati a loro agio nello spazio della classe

• Le insegnanti hanno letto la favola, i bambini hanno partecipato con il movimento ed i suoni, i ragazzi hanno mimato gli animali protagonisti

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• I ragazzi hanno suonato ed i bambini hanno accompagnato il ritmo con il battito delle mani

• Il gruppo si è suddiviso in sottogruppi formati da bambini e ragazzi, che hanno disegnato insieme gli animali e l’ambiente della favola. Momento di forte interattività.

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Diario delle attività mercoledì 27 gennaio 2010

• I ragazzi hanno incontrato i bambini nell’Aula magna della Pascoli. I saluti sono stati molto affettuosi, ormai si sono instaurati legami di conoscenza tra ragazzi e bambini ed al momento dell’incontro c’è un momento di ri-conoscimento ed individuazione precisa del proprio”amico/a”.

• I ragazzi hanno cantato la “Canzone della jungla” che è ormai divenuta la canzoncina simbolo degli incontri. I ragazzi invitano i bambini a mimare gli animali come hanno ormai imparato a fare insieme.

• I ragazzi hanno drammatizzato quattro brevissimi canovacci di dialogo, scritti da loro stessi, che hanno come personaggi gli animali della favola. I bambini hanno ascoltato con attenzione ed hanno spontaneamente partecipato all’azione avvicinandosi alla “scena”, i ragazzi hanno lasciato loro spazio.

• L’insegnante ha invitato i bambini a mimare le andature degli animali, si sono formati dei gruppi misti ed i ragazzi hanno mimato con i bambini l’andatura dell’elefante, il volo del pappagallo e l’andatura strisciante del serpente sul pavimento. I bambini si sono impegnati molto ed i ragazzi hanno dimostrato di divertirsi molto ed hanno trascinato il gioco, che è divenuto molto animato.

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Incontro “musicale” I ragazzi hanno incontrato i bambini nell’Aula Magna e tutti insieme hanno suonato e cantato con la direzione del Prof. Ivano Massellucci

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In Via Mazzini I due gruppi si sono incontrati nella scuola di Via Mazzini e l’incontro ha avuto un forte carattere di estemporaneità, le insegnanti favoriscono l’incontro non fortemente strutturato, in quanto l’osservazione consente di rilevare interessanti dinamiche di intergruppo. Questa volta hanno partecipato all’incontro anche le due classi prime della scuola primaria. I dati più importanti da rilevare sono i seguenti:

• i bambini sono ormai abituati alla presenza dei ragazzi e prediligono la relazione con alcuni, con i quali giocano o parlano più volentieri

• i bambini hanno comportamenti molto spontanei e dinamici, giocano utilizzando tutto il corpo ed impegnano i ragazzi in una ri-scoperta di questa dimensione

• molti ragazzi e ragazze che hanno avuto difficoltà ad avviare un colloquio con i bambini stanno riscoprendo un modo di comunicare tra le due età.

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Risorse

Le insegnanti possono contare sulla disponibilità dei propri Dirigenti ed hanno a disposizione gli spazi utili delle due scuole ed i materiali con i quali i due gruppi solitamente lavorano. La partecipazione alla Rassegna teatrale 2010 dello spettacolo “L’isola che c’è” consente di avere a disposizione Isabella la formatrice che lavora con i bambini e coordina i ragazzi.

I testi Parallelamente alle attività di gruppo i ragazzi di 3 E e di 3 A hanno continuato il loro lavoro curricolare, all’interno del quale sono stati attivati laboratori di scrittura, ha partecipato ad un laboratorio di scrittura sulla favola anche la classe 1 E. I laboratori:

• testo poetico • testo narrativo /la favola • dal testo narrativo alla la sceneggiatura

Il testo poetico I ragazzi si esercitano ad adoperare tutti gli artifici di segno e di suono della lingua per trasmettere le loro emozioni in testi nati dal loro incontro con i bambini della Scuola Materna. Tema: Mercoledì con i bambini BAMBINI Bambini fanciulli pargoletti, sono loro ciò che io ero. Un bambino, un pargoletto, un fanciullo!

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Non sanno e non sapevo cosa vuol dire vivere. Fanno, agiscono senza un perché. Non si chiedono “cosa succederà se…” Possono solo guardare, la mente è libera da ogni stanchezza, conoscono solo il gioco. Ero così,è arrivato l’impegno, il dovere e tutto è finito all’improvviso. Ho cominciato a capire: le tragedie, le cattiverie, la stanchezza senza divertimento, che ogni tanto si fa strada, scosta i demoni, fa strada a pochi attimi di felicità, senza la quale nessuno sognerebbe di vivere.

Lorenzo Nati

BAMBINI Bambini un gioco di vita, vita scontata, breve, bufera di pioggia fredda, il tempo egoista a tal punto da dare nomi, ridere, divertirsi. Ma è gioco scontato, falso, desiderio di agguantare, accarezzare, sperare in una mano pulita, vera. Accogliente mano,

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così calorosa che ci salva.

Matteo Cappelli NUBE Nube grossa, rozza, soffia contro di me colpisce, trascina con forza interrompe il cammino; devo ripartire da difficoltà e sciagure, io bambino sono la preda ed essa il predatore.

Matteo Cappelli MATTINATA INSIEME Urli, gioco, movimento solo questo passa per la mente, il tempo vola e ti trascina via da quello splendido gioco. Se ne va l’allegria di quei visetti. Non è che siamo noi i bambinetti?

Matteo Caturelli GRIGIO Quando entrano tutto cambia. Io cambio, li guardo e mi torna la voglia di giocare e di ridere. Quando escono, tutto torna come prima.

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Grigio. Gianmaria Bisconti

CUCCIOLI Ho visto la gioia, la libertà la spensieratezza. Mi hanno riportato alla memoria la meraviglia dei ricordi. Mi sono specchiato in quei cuccioli ed ho sentito un sapore dolce.

Andrea Golia LACRIME SALATE Timidezza agitazione arroganza tristezza felicità di un bambino. A ripensarci mi cadono lacrime salate.

Francesco Ruffini

TUTTO FACILE Era tutto così facile giorni spensierati sempre qualcuno vicino. Rimpianto. Cresco e mi ritrovo nel mondo degli adulti, questa cosa mi spaventa. Giulia Venturini

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PER VOI Non riconosco più quel mondo gridi, urli, pianti, sorrisi. Piccole creature che squillano qua e là. L’immagine di una bambina, un’impronta nel cuore rinasce nell’infinito dei miei pensieri.

Alessandra Pennacchini

ECCOCI …Eccoci usciti da quella dimensione, dove tutto si può fare e tutto si può avere. Adesso perdiamo le foglie della gioia come alberi d’autunno. E loro piccoli funghi sulle nostre giovani radici hanno ancora un po’ di tempo per giocare e non capire.

Ruggero Pernisco IL VELO Fanciullesco è il velo spoglio e soave, voglia di fare e follia ingenua e perpetua. Petali di rosa nella dolce discesa di seta Fiamma negli occhi, dolce il loro respiro nel mio corpo cresciuto. Rivela il mio lato bambino che muta e scompare nella corsa del tempo, viaggio mortale verso un traguardo spento.

Ettore Grechi

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ZUCCHERO FILATO Mi manca quel mondo zucchero filato e caramelle, mi addentro lentamente in un mondo nuovo per me. Carbone e qualche cioccolatino. Loro sono quello che ero.

Alice Solinas

UNA GIORNATA SPLENDIDA Un velo di energia ricopre questa splendida giornata dove una farfalla arlecchina deve ancor sbocciare. E’ tranquilla nel suo guscio immacolato, sente angusti rumori che la terrorizzano.

Michelangelo Scandroglio

IO e LUI Io e lui davanti, a confronto. Perché si cresce? perché si cambia? perché non si rimane quell’allegro piccolo essere libero senza limiti e senza pensieri per un futuro triste, pieno di paure.

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Basta un abbraccio caldo e si scioglie, si libera dalla paura, un po’ di dolcezza è un sogno che non finisce che non finisce. Per me sembra essere già finito

Lorenzo Amantini GIOCHIAMO? Giochiamo? Io e te. Va bene. Ti calmerai poi? Va bene ora basta giocare. Ancora. Io voglio giocare giocare sempre giocare, sempre, sempre e sempre. Domani giochiamo. Io sono stanco E io no. Gioco da solo. Ma non fare rumore mi raccomando….

Lorenzo Mencattini

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Il testo narrativo /la favola Ambiente: foresta, stagno Tempo: indefinito Personaggi: rane ed animali della foresta Le rane e l’arcobaleno In una foresta lontana vivevano tante rane in un bellissimo stagno. Un giorno, mentre le rane giocavano tra di loro arrivarono tanti cavalli che mettevano paura alle ranocchie. Loro si nascosero e pensarono: ”Ora qualcuno ci aiuterà!”, infatti, per fortuna, arrivò un grande arcobaleno, che spaventò i cavalli e le ranocchie tornarono a cantare felici e contente. Bisogna sempre sperare.

Giulia Marsegaglia

Nello stagno In uno stagno tantissime ranocchie gracidavano appollaiate sulle ninfee. All’improvviso un grosso tuono annunciò l’arrivo di un temporale che, dopo un po’, si abbattè violentemente sullo stagno, spaventando le povere ranocchie che rischiavano di affogare. Uno splendido arcobaleno comparve in cielo e fece da scala alle rane che si salvarono.

Benedetta Cucco

Dal buio alla luce In una foresta scura vivevano tante rane infelici, ma così tristi che nemmeno chiacchieravano. Un

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giorno arrivò il signor arcobaleno e tutto prese luce e colore, le ranocchie furono per sempre felici con il loro amico colorato. Le rane In una foresta stava piovendo ed in uno stagno tutte le rane si rifugiarono tra i cespugli, disperate. Quando smise di piovere nel cielo apparve un arcobaleno e… ce n’era anche uno in terra! Ma quello era un serpente arcobaleno, che fece scappare tutte le rane che fiduciose si erano avvicinate per vederlo. Mai fidarsi delle apparenze.

Carolina Ollà

Le ranocchie amiche Molto tempo fa in uno stagno in fondo all’arcobaleno, vivevano delle ranocchie, che erano sempre affannate a cercare un tesoro. Se qualcuno chiedeva cosa cercavano, dicevano: ”La cosa più bella che c’è”. Cerca, cerca, cerca, alla fine, stanchissime, chiesero alla loro regina che cosa stessero cercando. Lei rispose: ”Guardate come vi volete bene, avete cercato tanto insieme, ora siete amiche e questo è il tesoro!!!”

Ludovica Megliorin

Giulia ed Alice C’erano due rane: Giulia ed Alice, che cantavano in uno stagno ed erano molto amiche. Un bel giorno Giulia dice una bella bugia ad Alice,

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l’arcobaleno Alberto sente e fa la spia ad Alice.Le due amiche litigano forte e non cantano più, se ne stanno tristi e sole una da una parte e l’altra lontano da lei. Arrivò il serpente che viveva nel bosco e disse:”Che tristezza, senza il vostro cra - cra!”Alice ci pensò bene, bene, poi saltellò verso Giulia, che, quando la vide, le chiese perdono. Felici fecero la pace e lo stagno si riempì di cra-cra. L’amicizia vince sempre.

Roberta Paun Andes

CRA CRA CRA In uno stagno tre rane stanno scherzando “Cra cra cra” dicono chiacchierando poi arriva il leone con il suo crinierone, ma il signor arcobaleno lo manda via e fa tornare l’allegria.

Giacomo Cubeddu

Le rane disperate In uno stagno vicino alla foresta vivevano delle rane molto birichine, infatti facevano sempre tanti dispetti a tutti gli abitanti dello stagno. Un giorno, per disperazione, tutti gli abitanti decisero di andare via e di lasciare sole le rane; queste, rimaste sole, cominciarono a farsi i dispetti a vicenda e a litigare tutto il giorno. Disperate per la confusione, chiesero aiuto agli aironi ed alle anatre che non andavano più a dormire nello stagno, volevano riportare a casa tutti i vecchi amici. Con il loro gracidare

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supplicarono la pioggia di disporre le goccioline in un arco che riflettesse la luce del sole, l’arcobaleno che si innalzava verso il cielo avrebbe indicato la via a tutti gli animali. E così fu, le rane smisero di essere dispettose e vissero in pace. Ci riconosce i propri errori, rimedia!

Veronica Francesca Dello Rosso

La fine della guerra Tempo fa, nello stagno Della Vita nella grande foresta amazzonica, vivevano rane diventate orfane a causa di una guerra tra di loro, bloccata poi da un trattato di pace. Ma tra gli altri animali la guerra continuava, nonostante numerosi tentativi di trovare un accordo di pace. Lupi feroci, agli ordini di Lupo III rapivano le rane. L’unica speranza era il Grande Ranocchio che chiese aiuto all’Unicorno Mistico, egli apparve, parlò, convinse tutti che vivere in pace era la via della salvezza per tutti. E da quel giorno le rane gracidarono per la felicità della pace ritrovata.

Tommaso Cassani

Le rane ed il falco C’erano una volta tre rane che facevano “cra-cra” nel loro stagno, che era molto grande. Un giorno le tre piccole ranocchie uscirono dal loro stagno ed un falco con delle ali grandissime e con una voce terrificante, scese dal suo albero ed andò a prendere una delle tre ranocchie, ma all’improvviso nel cielo si formò un arcobaleno, che accecò il falco. Il falco sbagliò mira e si

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schiantò contro un albero.

Samuele Tattarini

Tre ranocchie, il falco e l’arcobaleno Tre ranocchie stavano giocando in uno stagno a rincorrersi. All’improvviso alzarono lo sguardo e videro un grosso e cattivo falco che stava arrivando affamato verso di loro. Le ranocchie allora fuggirono nella foresta che circondava lo stagno, finchè non trovarono il loro amico arcobaleno e chiesero aiuto a lui. L’arcobaleno, con i suoi raggi, accecò il falco, che cadde nello stagno ed affogò. Così le ranocchie tornarono a gracidare nel loro stagno.

Lorenzo Savinotti

Incontro “attività motoria” I ragazzi hanno incontrato i bambini nella palestra della scuola secondaria di primo grado Pascoli e tutti insieme hanno fatto un percorso motorio, con la direzione della Prof. sa Gabriella Corzani relativo alla fiaba “Orsa maggiore e orsa minore “ scritta dai ragazzi della III A.

L'orsa maggiore e l'orsa minore

C'era una volta una famiglia di orsi, con Babbo Orso, Mamma Orsa e le figlie Orsetta Maggiore, che era la pi grande, e Orsetta Minore, che era la più piccola. Durante il giorno la tana in cui

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vivevano insieme era molto movimentata, nessuno mai si fermava mai. Babbo Orso la mattina presto balzava giù dal letto, e usciva di casa. Andava alla ricerca di miele, di cui gli orsi erano golosi. Prima di tutto si sciacquava il musetto sulle sponde del ruscello che si trovava vicino alla tana, si piegava e con le mani raccoglieva un po' d'acqua. Una volta rinfrescato si dirigeva verso la foresta, che si trovava vicino al ruscello. Quando era inverno camminava piano piano per non scivolare sul terreno ghiacciato, in autunno invece si divertiva a saltare in mezzo alle foglie che erano cascate dagli alberi mentre in primavera si rotolava sull'erba. Quel giorno per era estate, perciò l'orso saltellava di qua e di là felice. Quando trovava un alveare si allungava in alto per riuscire a raggiungerlo e, quando ci riusciva, svelto lo prendeva in mano e lo scuoteva per far uscire tutte le api. Poi, si metteva a correre sulla via di casa, per non farsi prendere dagli insetti. Intanto, a casa orsa, le due orsette si erano già svegliate da un po' e stavano aiutando Mamma Orsa a pulire la tana. Nessuno faceva la stessa cosa, in modo da finire le faccende il pi veloce possibile. Qualcuno puliva le finestre, qualcun altro spazzava o spolverava. C' era chi sbatteva i letti e chi lavava i panni nel piccolo corso d'acqua vicino. Ben presto tutta la casa era gi diventata splendente e il pomeriggio si mostrava privo di impegni. Orsetta Maggiore e Orsetta Minore si stavano annoiando, non sapevano più che fare. Per passare il tempo le avevano provate di tutte: erano andate a fare una nuotata nel ruscello, poi decisero di saltellare sui sassi che si trovavano intorno al

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giardino della tana, poi ancora andarono a cercare della legna per alimentare il caminetto. Alla fine venne loro un'idea: fare una passeggiata nella foresta. Loro per non avevano il permesso, e lo sapevano bene perchè tante volte Mamma Orsa le aveva avvertite di non andarci. Le sorelle per non dettero ascolto ai consigli della madre, cosa poteva mai succedere? Avevano intenzione di raggiungere la montagna che era disposta alla fine della foresta per riuscire a vedere le stelle brillanti, uno spettacolo stupendo che durava tutta la notte. Presero la strada per quel posto incantato e alla stesso tempo vietato. Inizialmente si divertirono molto, raccoglievano le bacche dai cespugli, si arrampicavano sugli alberi per prendere loro frutti e di tanto in tanto si sedevano a terra e cominciavano a battere le mani a ritmo, uno dei loro giochi preferiti. Il buio era per ormai arrivato e le orsette cominciarono ad avere paura, perchè forse si erano perse. Ad un certo punto da dietro di un albero spuntò un altro orsetto. Le sorelle si spaventarono e stavano per scappare ma poi si avvicinarono al compagno e gli chiesero se avesse bisogno di aiuto, dato che sembrava piuttosto stanco. In effetti l'orsetto disse loro che aveva molta fame perchè era andato alla ricerca di cibo, ma non aveva trovato niente, inoltre era cascato nel tentativo di saltare un piccolo fossato, quindi non era in gran forma; gli venne offerto un frutto dalle nuove amiche, le quali, nonostante molto affamate volevano aiutarlo. L'orsetto mangiò e una volta riacquisite le forze si trasformò in un mago. Si alzò da terra e si

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chinò verso le orsette, per stringere loro la zampetta e ringraziarle. Inoltre per ricompensarle gli fece un regalo: avrebbe parlato con le stelle e avrebbe detto loro di creare una costellazione in loro onore. ovvero un'immagine formata da tante stelle. Le stelle accettarono e sorridenti andarono a unirsi fra di loro formando due grandi disegni nel cielo che assomigliavano a orsetta maggiore e orsetta minore, che per erano state così coraggiose come due orse adulte. Perciò, dal quel giorno, quando arrivava la notte nel cielo si rifletteva l’immagine delle due orse, che presero il nome di orsa maggiore e orsa minore. (Antolini Letizia, Tortora Irene,)

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Illustriamo la storia “Orsa maggiore e orsa

minore”

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Dal testo alla sceneggiatura Classe 3 E

Le RANE dello STAGNO ed il FALCO R1: cra-cra, cra-cra, che bello questo stagno! R2: è così grande e così azzurro! Cra-cra R3: hai scelto proprio un bel posto per sguazzare!! R1 R2 R3+ranocchietti: cra-cra-cra R1: dai usciamo, andiamo nell’erba, è così verde!!! R2: sì, andiamo, ho così voglia di una scorpacciata di mosche!!! R3: sì, sì, sì, guarda quante mosche ci sono là! F: sono giorni che non mangio ed aspetto su questo albero qualcosa di buono…ma guarda un po’ laggiù…guarda, guarda… tre ranocchie salterine… me le mangio con le patatine!!! R1: guardate lassù, quel bel falco ci vuole salutare!!! R2: no, ti sbagli…cra-cra-cra, mamma mia , ci vuole mangiareeee! R3: via, via via, scappiamo!!! F: tanto non ci riuscirete a sfuggirmi, ah ah ah…oh, oh, oh, ma cosa è quello? Ooooh, un arcobaleno! R1: ma cosa fa ?sta cambiando direzione? R2: sì, sì e mo pare che vada dritto contro un albero! F: ma guarda che bei colori! Ma guarda che bei colori! R3: ma sì, ci sta proprio andando contro… F: così grande, così c o l o r...Aaaahhhhhh!!?! (botto)

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R1: l’abbiamo scampata! R2: eh, sì, meno male, meno male R3: adesso torniamo al nostro stagno e…viva l’arcobaleno! R1 R2 R3: W l’arcobaleno cra-cra W l’arcobaleno cra-cra-cra!!!

Giulia Orefice Paticchio e Giacomo Vecchieschi LE RANE ED IL TEMPORALE 1 rana: Cra-cra, che bella giornata! 2 r: Hai ragione facciamo un bel bagno 3 r: Aspettate, guardate il cielo! 2 r: E’ diventato grigio e brutto!!! TUONO 1 r: Aiuto!, aiuto!cos’è questo rumore? 3 r: Sta cominciando a piovere, aiuto! Piove tanto tanto!!! 2 r: Come faremo a salvarci??? 1 r: Cosa facciamo ora? 3 r: Non voglio annegare!! 2 r: Ehi! Guardate 1 r: L’arcobaleno ci salverà, forza arrampichiamoci… 1-2-3 r: Evviva, siamo salve! L’arcobaleno ci ha salvate

Francesco Ruffini, Michelangelo Scandroglio, Ruggero Pernisco

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LE RANE E L’ARCOBALENO Stagno tranquillo 1 r: Cra- cra, ehi, passami la palla! 2 r: tieni, tieni… 3 r: Siiii, grazie cra-cra 2 r: Passala a me 1 r: La tiro in mezzo! PIOGGIA e TUONI Rane: cra-cra-cra, si salvi chi può 1 r: Ho paura, aiuto, cra-cra-cra Ranocchini: Anche noi!! Cra-cra Falco: Ahahah! Ho molta fame, penso che vi mangerò uno ad uno! Ahahah Rane mamme: Noooooo!Piccoli, venite qui! non ci mangiare! Ranocchini: Mamma, ho paura! ARCOBALENO 1 r: Ehi, mamma, guarda il cielo, cra-cra! 2r: è una cosa bella, colorata, guarda! Rane mamme: un arcobaleno! Ranocchini e 2 r: Come è bello! Falco: cosa è questa luce? Ranocchini: E’ un arcobaleno che brilla!! Falco: Ah, cosa è questa luce? Oddio gli occhi!!! Aiutooooooooooooo BUM (il falco cade) Ranocchie, ranocchini: Siii, torniamo nello stagno… Ettore Grechi Alice Solinas Giulòia Venturini

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Le rane ed il falco

Tre ranocchie, il falco e l’arcobaleno

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I due lupi (fiaba scritta dai ragazzi della III A) C’era una volta un lupacchiotto di nome Scotty, che viveva in un bosco vicino ad un ruscello. Scotty amava molto giocare con tutti i suoi amici del bosco: Crac Crac che era una graziosa rana, Cip un uccellino dall’aspetto tenero ed affettuoso e molti altri. Quando era una giornata calda, Scotty correva nel bosco assieme agli amici ed infine si tuffava nel meraviglioso laghetto dove vivevano pesciolini di tutti i colori; invece, quando faceva freddo, preferiva starsene al calduccio nella sua tana dove la sua adorata mamma lupa gli raccontava le storie. Una calda giornata d’estate, mentre scorrazzava per i prati rotolandosi sull’erba fresca, Scotty incontrò un altro lupacchiotto di nome Gianni, subito i due iniziarono a parlare e successivamente andarono al lago per fare una bella nuotata. I lupetti erano diventati buoni amici e quando calò la sera i due iniziarono ad incamminarsi verso la via di casa, ma ben presto si resero conto che…si erano persi. Scotty era molto triste perché aveva paura, inoltre voleva ritornare dalla sua mamma, Gianni invece, era tranquillo e subito cercò una soluzione: in caso di perdita della strada di casa il nonno gli aveva sempre detto che bisognava guardare il cielo e andare nella direzione della luna, infine una volta ritrovata la via, bastava ringraziare la luna facendo un grande ululato. I due coraggiosi lupacchiotti si incamminarono seguendo la luminosa luna, e dopo poche ore finalmente…videro le loro tane. Avevano ritrovato

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la strada di casa! Scotty e Gianny erano contentissimi così, per ringraziare la luna, fecero un grande ululato. Da quel giorno quando si sentono degli ululati vuol dire che qualche lupo sta ringraziando la luna.(Antolini Letizia, Tortora Irene)

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I bambini della scuola primaria illustrano le storie scritte dai ragazzi delle medie

Un serpente, un elefante ed un pappagallo

chiacchierone

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Al computer Tre ranocchie, il falco e l’arcobaleno

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I due lupi

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Per la Rassegna teatrale 2009/10 Abbiamo deciso di partecipare alla Rassegna Teatrale 2009/10 presso il teatro degli Industri e da tutte le storie scritte dai ragazzi abbiamo ricavato un unico copione.

L’isola che c’è

Una passeggiata nel bosco tutti insieme, dai tre ai tredici anni. Il sole, l'arcobaleno fanno da fondo al gioco comune in un'isola che c'è, dove tutti vogliono scoprirsi. Conoscersi è stare insieme, l'isola c'è, basta cercarla!!!

MUSICA 1 "IL SOLE" (passa da destra a sinistra)

SCENA STAGNO /GOCCE /RANE R1 Cra - Cra che bella giornata! R2 Cra - Cra, cra - cra, che bello questo stagno ... R3 È così grande e così azzurro! R4 Abbiamo proprio scelto un bel posto per sguazzare! Tutte le rane Cra - cra, cra - cra R5 Dai usciamo, andiamo nell'erba, è così verde! R6 Sì andiamo, ho così voglia di una scorpacciata di mosche... R7 Sì sì sì ... guarda quante mosche ci sono là! MUSICA 2 DANZA DELLE MOSCHE

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F Sono giorni che non mangio e aspetto su questo albero ... (si sporge) vediamo un po' ... ah i soliti lupacchi (lupi che scappano fuori dall'albero e si rinascondono) ... ma guarda un po' laggiù ... guarda guarda ... delle rane salterine ... me le mangio con le patatine!

R1 Guardate lutti lassù, quel bel falco ci vuole salutare ...

Tutte le rane salutano R2 No ti sbagli, cra – cra - cra, mamma

mia, ci vuole mangiareeee! R3 Via via scappiamo ... R4 Ho paura, aiuto, cra -cra Tutte le rane: Anche noi! Cra - cra, cra -cra F Ahahah! Ho molta fame, penso che vi mangerò ad uno ad uno ... Ahahah! Tutte le rane: Cra - cra, cra -cra (mentre il falco scende) F Tanto non ci riuscirete a sfuggirmi,

ah ah ah ... (il falco gira attorno allo stagno)

MUSICA 3 PASSAGGIO ARCOBALENO F Oh, oh, oh...ma cosa è quello?

Ohooooh, un arcobaleno! Tutte le rane Che bello! R1 Ma cosa fa? Sta cambiando direzione? R2 Sì, sì a me pare che vada diritto contro l'albero ... F Ma guarda che bei colori ... ma cosa

è tutta questa luce? Oddio gli occhi!

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R3 Ma ci sta proprio andando contro... F Aiutoooooooo... (falco contro l'albero) R4 L'abbiamo scampata! R5 Eh sì, meno male, meno male ... R6 Torniamo al nostro stagno e ... viva l'arcobaleno! Tutte le rane Viva l'arcobaleno, cra - cra... Grazie arcobaleno, cra - cra! R7 Facciamo un bel bagno MUSICA 4 DANZA NELLO STAGNO DI RANE E GOCCE (ev. gioco con palloncino) R1 Aspettate, guardate il cielo? R2 È diventato tutto grigio e brutto... RUMORE DI LAMIERA-TUONO (le mosche si allontanano impaurite e le rane si rifugiano sotto il telo). R3 Cos'è questo rumore? R4 Sta cominciando a piovere ... (Le gocce saltellano) MUSICA 5 SCENA TEMPOEALE Tutte le rane Ho paura cra - cra ... R5 Come faremo a salvarci? R6 Cosa facciamo ora? R7 Non voglio annegare... MUSICA 3 PASSAGGIO ARCOBALENO R1 Ehi, guardate! R2 L'arcobaleno ci salverà ... forza

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arrampichiamoci! Tutti seguono l'arcobaleno... R3 Evviva siamo salvi L'arcobaleno ci ha salvate ... Tutte le rane Viva l'arcobaleno, cra-cra... Grazie

arcobaleno, cra-cra! (luce abbassata e concentrata sull'albero).

LS Uffa, che caldo! Ciao chi sei? LG Ciao, che sei tu? LS Io sono il lupetto Scotty, facciamo una passeggiata? LG Io sono il lupetto Gianni, andiamo, sì andiamo ... LS Uhh, che bel laghetto! LG Ci sono tanti pesciolini, e guarda ci sono anche le rane ... MUSICA 6 DANZA DEI LUPETTI LG Mamma mia, ci siamo persi. LS Che paura, che facciamo? LG Il mio nonno mi ha insegnato che

bisogna sempre andare dietro alla luna ... e si ritrova la strada...

LS Mamma mia, sarà vero? Andiamo ... (la luna entra dalla parte dell'albero)

LG Ecco la strada, ringraziamo la luna LS Sì ringraziamola ... LG + LS e lupetti Uuuuuuuuhhhhh!!! MUSICA 7 La LUNA (passa da sinistra a

destra, pausa al centro ed ennesimo ululato dei lupi)

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Le prove per lo spettacolo

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ED INFINE IL 7 MAGGIO ALLE ORE 15.00 TUTTI IN SCENA AL TEATRO

DEGLI INDUSTRI PER LO SPETTACOLO TEATRALE!!!

“Ogni volta che siamo andati la ci siamo divertiti perché era bello diventare piccoli un’altra volta” Manetti Francesco “Attraverso questi bambini è come se io avessi rivissuto la mia infanzia” Nunnari Francesca “Stando con i bambini piccoli abbiamo capito

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cosa vuola dire responsabilità, prendersi cura di…” Giannini Matteo “ .. Mi sono tornati in mente gli anni della scuola materna…d’un tratto sono tornata la bambina paffutella di dieci anni fa!” Tortora Irene

RASSEGNA PROVINCIALE DEL TEATRO

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DELLA SCUOLA – PREMIO CITTA' DI GROSSETO

Il primo germe del progetto – L'isola che c'è- è nato, come dicono i docenti che l'hanno pensato, dagli incontri che si fanno in Rassegna, quando si va a teatro per mettere in scena uno spettacolo coi propri alunni o per assistere a qualche rappresentazione che si vuol far vedere ai propri alunni. Già questo, per noi organizzatori della manifestazione, è un punto di orgoglio, perchè da sempre intendiamo mettere in rete per una condivisione collettiva le infinite risorse creative della scuola. -L'isola che c'è-, inoltre, risponde a caratteristiche didattiche di grande interesse con la sua finalità di far incontrare su un terreno di gioco didattico, e non solo, i ragazzi di scuola media con i bambini di quella dell'infanzia e primaria. Sappiamo che gli adolescenti sono proiettati verso i pari d'età o verso i più grandi, difficilmente verso i più piccoli. E qui i grandi si prendono cura dei piccoli, inventando per loro storie e inscenandole con loro. Sappiamo che i più piccoli guardano con curiosità verso gli adolescenti perchè rappresentano il loro futuro percorso di vita. E qui i bambini della scuola d'infanzia e primaria hanno un bel modello di orientamento, visto che i compagni ormai cresciuti mostrano come si può essere e cosa si può fare alla scuola secondaria di primo grado Il Comitato Tecnico Scientifico della Rassegna non può che esprimere compiacimento per

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“L'isola che c'è”, ulteriore riprova delle capacità progettuali degli insegnanti che guardano all'educazione dei ragazzi secondo una prospettiva che va ben oltre l'impegno curricolare. Il Comitato Tecnico Scientifico della Rassegna

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L’ISOLA CHE C’E’ Appunti teorici ed operativi su un percorso

orientativo in continuità.

1-La continuità e le continuità 2-Gli obiettivi comuni 3-Orientamento come processo educativo e formativo 4-Diversi da chi? obiettivi 5-Le attività____contenuti: le azioni, il diario. risorse/ mezzi 6-I laboratori di scrittura:

• Il testo poetico • Il testo narrativo/la favola • Dal testo alla sceneggiatura

-il movimento: le andature il dominio dello spazio - la drammatizzazione - i suoni - la grafica 7-Il prodotto 8-La valutazione 9-La valutazione di processo