LA RINASCITA DI THOREAU E se provassimo a vivere liberi con lo … · 2018. 12. 10. · va edizione...

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Stamattina me so’ svejata e mi’marito ’n ce stava. Nun era nel letto, nun era ar bagno e manco in cucina. La macchina non era in garage e da armadi e cassetti era sparita tutta la robba sua. Manco un pedalino era rimasto, ’na mutanda, gnente popo. Ho provato a chiamarlo, ma il numero è irraggiungibbile. Allora me so annata a fa’ na passeggiata, che io quando nun so che fare cammino e smaltisco i nervi. Ho incontrato un mio amico, era al bar che beveva ’na birra e me so seduta co lui a beve. Dice che stanotte su moje è annata via co le valigie e tutto, ma almeno gli ha lassato un bijetto co su scritto che lo lassava. Pe scappare co mi’marito. Perché la vita mia, pe ’na volta che assomija a un film, deve esse popo un film demmerda? Perla Rosa Perché l’hanno scritto demmerda. Sai Perlaro’, ce stanno certi film demmerda all’inizio scòrono bene, e te c’appassioni pure. Er probblema è che, arivati ar finale, scacano. Carissima Boosta, il mio problema d’amore è il criceto. No, non ho una love story con un sorcio, scialla. Ne hanno regalato uno a me e alla mia fidanzata, ma non ci troviamo molto in accordo su come educarlo. Tieni presente che passa il 90% del tempo a dormire, ’sto criceto, dunque non siamo d’accordo sulla gestione di un paio d’ore al giorno. Lo lasciamo il più possibile libero sul terrazzo, e gli diamo da mangiare insalata e carote e semini vari. La mia fidanzata gli dà pure pezzetti di carne e pesce, ma io non sono contento di questa cosa, e litighiamo ogni giorno. Secondo me il criceto è erbivoro, secondo lei no. Chi ha ragione? Piero di Primavalle A Pie’, t’aringrazzio davero tanto pe aver tirato fuori ’sta tematica de coppia de scottevole attualità. Ce so’ gente che divorziano a forza de baccaja’ su cosa da’ ar criceto. Io ar posto vostro starebbi più rilassata e je darebbi de tutto. Er criceto vive tipo ’n par d’anni, er 90% der tempo dorme, c’avrebbe pure piacere che er restante 10% nun je rompete li cojoni. Boostina cara, che farai quest’estate? Io vorrei tanto andare in vacanza con il fidanzato, sbaciucchiarci in riva al mare ar tramonto, farci una mangiata di pesce in un ristorantino sul porto, passeggiare al chiaro di Luna mentre le onde si infrangono sugli scogli. Il punto è che non ho un fidanzato! Saretta Io st’anno vado ai cancelli co Ostia, se tenemo pe mano, se magnamo er gelato ar chioschetto e a ’e nove de sera se svejamo ustionate che dovemo pure còre, sennò er trenino c’aspetta cor quasi. Daje Sare’, a parte er fidanzato vinci bene te. Ogni venerdì, la posta del cuore di una ragazza di 24 anni che vive a Roma, quartiere Laurentino 38, e sul web ’A BOOSTA DER CORE di Boosta Pazzesca Wild (2014) di Jean-Marc Vallée. Ma se la rinascita di Thoreau fos- se soltanto biografica, onesta- mente, lascerebbe il tempo che trova: il suo pensiero, invece, co- mincia a essere utilizzato per ciò che era alla sua epoca - avanguar- dia, ovvero una critica previsione di un futuro che è il nostro oggi. Thoreau, nelle pagine di Walden, congela attraverso sentenze a afo- rismi più che argomenti, idee contro l’educazione autoritaria, tesi in favore dell’ecologia e di un’etica allargata a ogni forma di vita, arringhe contro lo Stato op- pressivo e in favore di micro-co- munità ma, soprattutto, spiega magistralmente la differenza tra la filosofia come mestiere di pen- sare e la filosofia come pratica di libertà e di liberazione. C’è un senso entro cui Thoreau non può che rimanere inascolta- to: se ha ragione lui, senza mezzi termini, allora il nostro è davve- ro un mondo sbagliato. In quello che è forse il capitolo più bello di Walden, il terzo, Thoreau dice una cosa che forse non poteva aspettarsi essere utile nel descri- vere proprio la nostra esperienza nel leggerlo: «per quanti uomini la lettura d’un libro è stata l’ini- zio d’una nuova era nella loro vi- ta!». E Walden è esattamente que- sto: una nuova era. Un’era in cui il bosco in cui ritirarsi sta ormai scomparendo, e che diventa pa- radossalmente “un bosco interio- re”, e dunque ancora più profon- do e complesso da raggiungere. Talvolta, leggere Thoreau, fa sen- tire alieni: il suo discutere di educazione libertaria (attuata nella sua scuola fondata con il di Leonardo Caffo enry David Thoreau, nato David Henry Thoreau, sta vivendo una rinascita senza precedenti e, come dire, di tempo ne è passato parecchio da quando, metà dell’ottocento ne- gli Stati Uniti, scelse di ritirarsi nel boschi per dimostrare a tutti che è possibile capire «prima che in punto di morte, di essere vis- suti davvero». Dopo i vari tenta- tivi di riportare alla luce la sua esistenza tramite film quali L’at- timo fuggente (1989) o Into the wild (2007) adesso, finalmente, si cominciano a discutere le sue te- si, e il suo esempio personale, in ambiti più propriamente letterari e filosofici. «La maggior parte de- gli uomini», diceva Thoreau, «vi- ve una vita di tranquilla dispera- zione»: e così, come molti suoi contemporanei del New En- gland, decise il ritiro sulle rive del lago di Walden - da cui lo sto- rico libro/diario, in questi giorni appena ripubblicato da Einaudi, che è forse uno dei libri che più ha influenzato il cosiddetto “ri- nascimento americano”. La nuo- va edizione (H.D. Thoreau, Wal- den: ovvero Vita nei boschi 2015, Einaudi, pp. 308, 12 euro), che ci presenta finalmente una tradu- zione (di Luca Lamberti) degna delle sfumature linguistiche del- la prosa di Thoreau, è introdotta magistralmente da Paolo Cognet- ti (perché parla con il cuore, e non soltanto con la “penna”), e contribuisce a questa “Thoreau renaissance” che, ormai da anni, si attendeva anche in Italia. Co- gnetti scrive che Walden è «vec- chio ormai come un albero seco- lare, nato nell’età dell’innocenza americana, e diventato alto, robu- sto e frondoso sotto le tempeste del Novecento, rifugio di tanti e tanti ragazzi scappati di casa, rac- conta in fondo la storia di uno di loro» e, conoscendo davvero l’impatto del libro, non si può che concordare. Pare che senza Walden, ovvero senza Thoreau, non avremmo avuto Mahatma Gandhi e la Beat Generation, ma neanche Louisa May Alcott o (fortunatamente, direbbero in molti) Theodore Kaczynski. Per non parlare poi, molto più recen- temente, di tutti i tentativi “zaino in spalla” alla ricerca della natu- ra selvaggia che tanto hanno in- fluenzato le generazioni di hippy di tutto il mondo e che oggi pos- siamo veder culminare, simboli- camente, nel recentissimo film H LA RINASCITA DI THOREAU E se provassimo a vivere liberi con lo zaino in spalla? UNA RIFLESSIONE SUL LASCITO SPIRITUALE E FILOSOFICO DELL’AUTORE AMERICANO RIPUBBLICATO DA EINAUDI: UNA LEZIONE DI VITA AUTENTICA cultura 10 venerdì 29 maggio 2015 fratello John), o di disobbedienza civile, stride con il nostro tempo in cui anche la scuola, riforma al- la mano, sta per essere consegna- ta agli interessi dei privati e del- l’economia. Ma se oggi l’utopismo di Thore- au fosse l’unica forma di reali- smo possibile? Ordate di multi- nazionali affollano le pubblicità dell’Expo milanese che attraver- so il paradosso del “nutrire il pia- neta”, evidenziano in realtà l’im- possibilità di uscire dalla crisi si- stemica in cui viviamo utilizzan- do strategie interne allo stesso si- stema economico. Facile parlare, dirà qualcuno. E poi Thoreau è un uomo ottocentesco e la socie- tà del suo tempo, posizionata ben prima della rivoluzione tecnolo- gica dell’informazione digitale, era esente dalla globalizzazione. Oggi, dove tutto è ovunque, dove il mercato è senza confini, dove ognuno è chiamato a quella “mo- bilitazione totale” che recente- mente Maurizio Ferraris ha de- scritto nel suo ultimo libro (Mobilitazione Totale, Laterza 2015), cosa dovremmo fare per seguire i dettami rivoluzionari di Thoreau? Ancora una volta la ri- sposta è nelle pagine di Walden: ripartire dall’individuo e non dalla massa. La potenza della glo- balizzazione risiede nel trasfor- mare ognuno di noi in un “qual- siasi” - ovvero in un segnaposto intercambiabile entro un ingra- naggio che ci trascende. Ma se ognuno di noi fa muro, allora ac- cade quanto descritto da Thore- au: «in me stesso trovavo, e tro- vo, un istinto verso una vita più alta, o, come si dice, spirituale (come succede a molti uomini), e per un altro verso una vita selvag- gia, primitiva ed esuberante: io le accettavo reverentemente ambe- due». Perché la natura può di- ventare, con i suoi ritmi e le sue leggi, un monito per comprende- re che ciò che sta accadendo al- l’uomo contemporaneo non è né necessario, né tantomeno eterno, ed è dunque cambiabile per defi- nizione. Ognuno di noi, col pro- prio Walden, un luogo che gli ri- cordi di essere primariamente un corpo unico e singolare, può comprendere che ogni giorno è una decisione: che è vero, senza essere sognatori, che molto è già scelto e che dobbiamo adeguarci ma è vero anche, con Thoreau, che esistono degli spazi vuoti la- sciati dalle dimenticanze di un Sistema gigantesco e senza limi- ti. Abitate quegli spazi con la vo- stra capanna, ci ritroveremo là. LA LOCANDINA DE “L’ATTIMO FUGGENTE”

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Stamattina me so’ svejata emi’marito ’n ce stava. Nunera nel letto, nun era arbagno e manco in cucina. Lamacchina non era in garage eda armadi e cassetti erasparita tutta la robba sua.Manco un pedalino erarimasto, ’na mutanda, gnentepopo. Ho provato achiamarlo, ma il numero èirraggiungibbile. Allora me soannata a fa’ na passeggiata,che io quando nun so chefare cammino e smaltisco inervi. Ho incontrato un mioamico, era al bar che beveva’na birra e me so seduta colui a beve. Dice che stanottesu moje è annata via co levaligie e tutto, ma almeno gliha lassato un bijetto co suscritto che lo lassava. Pescappare co mi’marito.Perché la vita mia, pe ’navolta che assomija a un film,deve esse popo un filmdemmerda?Perla RosaPerché l’hanno scrittodemmerda. Sai Perlaro’, cestanno certi film demmerdaall’inizio scòrono bene, e tec’appassioni pure. Erprobblema è che, arivati arfinale, scacano.

Carissima Boosta, il mioproblema d’amore è ilcriceto. No, non ho una lovestory con un sorcio, scialla.Ne hanno regalato uno a mee alla mia fidanzata, ma nonci troviamo molto in accordosu come educarlo. Tienipresente che passa il 90% deltempo a dormire, ’sto criceto,dunque non siamo d’accordosulla gestione di un paiod’ore al giorno. Lo lasciamo

il più possibile libero sulterrazzo, e gli diamo damangiare insalata e carote esemini vari. La mia fidanzatagli dà pure pezzetti di carne epesce, ma io non sonocontento di questa cosa, elitighiamo ogni giorno.Secondo me il criceto èerbivoro, secondo lei no. Chiha ragione?Piero di Primavalle

A Pie’, t’aringrazzio daverotanto pe aver tirato fuori ’statematica de coppia descottevole attualità. Ce so’gente che divorziano a forzade baccaja’ su cosa da’ arcriceto. Io ar posto vostrostarebbi più rilassata e jedarebbi de tutto. Er cricetovive tipo ’n par d’anni, er90% der tempo dorme,c’avrebbe pure piacere che errestante 10% nun je rompeteli cojoni.

Boostina cara, che faraiquest’estate? Io vorrei tantoandare in vacanza con ilfidanzato, sbaciucchiarci inriva al mare ar tramonto,farci una mangiata di pescein un ristorantino sul porto,passeggiare al chiaro di Lunamentre le onde si infrangonosugli scogli. Il punto è chenon ho un fidanzato!Saretta

Io st’anno vado ai cancelli coOstia, se tenemo pe mano, semagnamo er gelato archioschetto e a ’e nove desera se svejamo ustionate chedovemo pure còre, sennò ertrenino c’aspetta cor quasi.Daje Sare’, a parte erfidanzato vinci bene te.

Ogni venerdì, la posta del cuore di una ragazza di 24 anni che vive a Roma, quartiere Laurentino 38, e sul web

’A BOOSTA DER CORE di Boosta Pazzesca

Wild (2014) di Jean-Marc Vallée.Ma se la rinascita di Thoreau fos-se soltanto biografica, onesta-mente, lascerebbe il tempo chetrova: il suo pensiero, invece, co-mincia a essere utilizzato per ciòche era alla sua epoca - avanguar-dia, ovvero una critica previsionedi un futuro che è il nostro oggi.Thoreau, nelle pagine di Walden,congela attraverso sentenze a afo-rismi più che argomenti, ideecontro l’educazione autoritaria,tesi in favore dell’ecologia e diun’etica allargata a ogni forma divita, arringhe contro lo Stato op-pressivo e in favore di micro-co-

munità ma, soprattutto, spiegamagistralmente la differenza trala filosofia come mestiere di pen-sare e la filosofia come pratica dilibertà e di liberazione. C’è un senso entro cui Thoreaunon può che rimanere inascolta-to: se ha ragione lui, senza mezzitermini, allora il nostro è davve-ro un mondo sbagliato. In quelloche è forse il capitolo più bello diWalden, il terzo, Thoreau diceuna cosa che forse non potevaaspettarsi essere utile nel descri-vere proprio la nostra esperienzanel leggerlo: «per quanti uominila lettura d’un libro è stata l’ini-zio d’una nuova era nella loro vi-ta!». E Walden è esattamente que-sto: una nuova era. Un’era in cuiil bosco in cui ritirarsi sta ormaiscomparendo, e che diventa pa-radossalmente “un bosco interio-re”, e dunque ancora più profon-do e complesso da raggiungere.Talvolta, leggere Thoreau, fa sen-tire alieni: il suo discutere dieducazione libertaria (attuatanella sua scuola fondata con il

di Leonardo Caffo

enry David Thoreau, natoDavid Henry Thoreau, stavivendo una rinascita

senza precedenti e, come dire, ditempo ne è passato parecchio daquando, metà dell’ottocento ne-gli Stati Uniti, scelse di ritirarsinel boschi per dimostrare a tuttiche è possibile capire «prima chein punto di morte, di essere vis-suti davvero». Dopo i vari tenta-tivi di riportare alla luce la suaesistenza tramite film quali L’at-timo fuggente (1989) o Into thewild (2007) adesso, finalmente, sicominciano a discutere le sue te-si, e il suo esempio personale, inambiti più propriamente letterarie filosofici. «La maggior parte de-gli uomini», diceva Thoreau, «vi-ve una vita di tranquilla dispera-zione»: e così, come molti suoicontemporanei del New En-gland, decise il ritiro sulle rivedel lago di Walden - da cui lo sto-rico libro/diario, in questi giorniappena ripubblicato da Einaudi,che è forse uno dei libri che piùha influenzato il cosiddetto “ri-nascimento americano”. La nuo-va edizione (H.D. Thoreau, Wal-den: ovvero Vita nei boschi 2015,Einaudi, pp. 308, 12 euro), che cipresenta finalmente una tradu-zione (di Luca Lamberti) degnadelle sfumature linguistiche del-la prosa di Thoreau, è introdottamagistralmente da Paolo Cognet-ti (perché parla con il cuore, e

non soltanto con la “penna”), econtribuisce a questa “Thoreaurenaissance” che, ormai da anni,si attendeva anche in Italia. Co-gnetti scrive che Walden è «vec-chio ormai come un albero seco-lare, nato nell’età dell’innocenzaamericana, e diventato alto, robu-sto e frondoso sotto le tempestedel Novecento, rifugio di tanti etanti ragazzi scappati di casa, rac-conta in fondo la storia di uno diloro» e, conoscendo davverol’impatto del libro, non si puòche concordare. Pare che senzaWalden, ovvero senza Thoreau,non avremmo avuto MahatmaGandhi e la Beat Generation, maneanche Louisa May Alcott o(fortunatamente, direbbero inmolti) Theodore Kaczynski. Pernon parlare poi, molto più recen-temente, di tutti i tentativi “zainoin spalla” alla ricerca della natu-ra selvaggia che tanto hanno in-fluenzato le generazioni di hippydi tutto il mondo e che oggi pos-siamo veder culminare, simboli-camente, nel recentissimo film

H

LA RINASCITA DI THOREAU

E se provassimoa vivere libericon lo zaino in spalla?UNA RIFLESSIONE SULLASCITO SPIRITUALE EFILOSOFICO DELL’AUTOREAMERICANO RIPUBBLICATODA EINAUDI: UNA LEZIONEDI VITA AUTENTICA

cultura 10venerdì 29 maggio

2015

fratello John), o di disobbedienzacivile, stride con il nostro tempoin cui anche la scuola, riforma al-la mano, sta per essere consegna-ta agli interessi dei privati e del-l’economia. Ma se oggi l’utopismo di Thore-au fosse l’unica forma di reali-smo possibile? Ordate di multi-nazionali affollano le pubblicitàdell’Expo milanese che attraver-so il paradosso del “nutrire il pia-neta”, evidenziano in realtà l’im-possibilità di uscire dalla crisi si-stemica in cui viviamo utilizzan-do strategie interne allo stesso si-stema economico. Facile parlare,dirà qualcuno. E poi Thoreau èun uomo ottocentesco e la socie-tà del suo tempo, posizionata benprima della rivoluzione tecnolo-gica dell’informazione digitale,era esente dalla globalizzazione.Oggi, dove tutto è ovunque, doveil mercato è senza confini, doveognuno è chiamato a quella “mo-bilitazione totale” che recente-mente Maurizio Ferraris ha de-scritto nel suo ultimo libro(Mobilitazione Totale, Laterza2015), cosa dovremmo fare perseguire i dettami rivoluzionari diThoreau? Ancora una volta la ri-sposta è nelle pagine di Walden:ripartire dall’individuo e nondalla massa. La potenza della glo-balizzazione risiede nel trasfor-mare ognuno di noi in un “qual-siasi” - ovvero in un segnapostointercambiabile entro un ingra-naggio che ci trascende. Ma seognuno di noi fa muro, allora ac-cade quanto descritto da Thore-au: «in me stesso trovavo, e tro-vo, un istinto verso una vita piùalta, o, come si dice, spirituale(come succede a molti uomini), eper un altro verso una vita selvag-gia, primitiva ed esuberante: io leaccettavo reverentemente ambe-due». Perché la natura può di-ventare, con i suoi ritmi e le sueleggi, un monito per comprende-re che ciò che sta accadendo al-l’uomo contemporaneo non è nénecessario, né tantomeno eterno,ed è dunque cambiabile per defi-nizione. Ognuno di noi, col pro-prio Walden, un luogo che gli ri-cordi di essere primariamente uncorpo unico e singolare, puòcomprendere che ogni giorno èuna decisione: che è vero, senzaessere sognatori, che molto è giàscelto e che dobbiamo adeguarcima è vero anche, con Thoreau,che esistono degli spazi vuoti la-sciati dalle dimenticanze di unSistema gigantesco e senza limi-ti. Abitate quegli spazi con la vo-stra capanna, ci ritroveremo là.

LA LOCANDINA DE “L’ATTIMO FUGGENTE”