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Quindicinale Anno XXX 30.07.2009 Numero 546 PERIODICO DI ATTUALITÀ DEI COMUNI DI ALANO DI PIAVE, QUERO, VAS, SEGUSINO http://digilander.libero.it/tornado Tassa pagata/Taxe Perçue/Ordinario Autorizzazione Tribunale BL n. 8 del 18/11/80 Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 - (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art.1, comma 1, DCB BL Chiuso in redazione il 21.07.2009 Con il Tornado a Villa Manin e “Friuli DOC” - pag. 1 Alano, in arrivo la nuova Biblioteca-Ludoteca - pag. 2 Palio: quinto drappo per Quero - pag. 4/5 Prosdocimo nuovo allenatore della Piave Tegorzo - pag. 6 L’Alanese che parò in serie A - pag. 12/13

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Quindicinale di attualità dei Comuni di Alano di Piave, Quero, Vas e Segusino

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QuindicinaleAnno XXX

30.07.2009Numero

546periodico di attualità dei comuni di alano di piave, quero, vas, segusino

http://digilander.libero.it/tornadoTassa pagata/Taxe Perçue/Ordinario Autorizzazione Tribunale BL n. 8 del 18/11/80 Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 - (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art.1, comma 1, DCB BL

Chiuso in redazione il 21.07.2009

Con il Tornado a Villa Manin e “Friuli DOC” - pag. 1Alano, in arrivo la nuova Biblioteca-Ludoteca - pag. 2

Palio: quinto drappo per Quero - pag. 4/5Prosdocimo nuovo allenatore della Piave Tegorzo - pag. 6

L’Alanese che parò in serie A - pag. 12/13

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il tornado Sede: Via J. Kennedy - 32031 FENER (Belluno). direttore responsabile: Mauro Mazzocco. redattori: Sandro Curto, Silvio Forcellini. collaboratori: Alessandro Bagatella, Francesco Dal Canton, Ivan Dal Toè, Gianni De Girardi, Antonio Deon, Foto Comaron, Fotocolor Resegati, Silverio Frassetto, Ermanno Geronazzo, Cristiano Mazzoni, Sergio Melchiori, Antonio Spada, Andrea Tolaini.abbonamenti: italia Abbonamento annuale (18 numeri) 20,00 estero Abbonamento annuale (18 numeri) 40,00.L’abbonamento può essere sottoscritto o rinnovato nei seguenti modi: 1- versando la quota sul c/c postale n. 10153328 intestato alla pRo LoCo di FENER; 2- pagando direttamente ad uno dei nostri seguenti recapiti: negoZio “da milio” - Alano; gelateria due valli - Fener; mauro maZZocco - Quero; alessandro ba-gatella - Quero; locanda solagna - Vas; antonio deon - Vas; bar “le bollicine” - Scalon; baZar di a. verri - Segusino.

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Con il Tornado a Villa Manin e a Udine per la rassegna enogastronomica “Friuli Doc”

Il Tornado

(con la preziosa collaborazione di Alessia Rizzotto, consulente di viaggi AbacoViaggi)

propone

sabato 19 settembre 2009

una gita a Villa Manin di Passariano e a Udine per “Friuli Doc”

Programma

Partenza con pullman della ditta Sbizzera da Alano, Piazza Martiri, alle ore 7.50; da Quero, Piazza Marconi, alle ore 8.00; da Fener, Piazza Dante, alle ore 8.15.

Alle ore 10.15 circa arrivo a Villa Manin di Passariano e incontro con una guida professionista. Visita guidata di Villa Manin: visita della Cappella, delle Scuderie, dell’Armeria e della struttura dall’esterno e visita del Parco. Durata del-la visita: circa un’ora e mezza.

Alle ore 12.30 circa pranzo in un agriturismo/ristorante tipico nei pressi di Udine con piatti tipici della cucina friulana.

Nel primo pomeriggio arrivo a Udine con l’intero pomeriggio a disposizione per visitare liberamente il centro cittadi-no in festa per la manifestazione enogastronomica e culturale “Friuli Doc”.

Alle ore 18.00 ritrovo presso il pullman e partenza per il rientro, previsto per le ore 20.30.

Quota di partecipazione di 50 €

La quota comprende: pullman; visita guidata di Villa Manin e del Parco; pranzo in agriturismo/ristorante tipico (be-vande e caffè inclusi); assicurazione medico-bagaglio (massimale di 2.500 €); accompagnatore.

Le iscrizioni, con versamento di una caparra di 20 €, vanno fatte entro il 31 agosto

presso la Gelateria Due Valli di Fener

Alcune notizie su Villa Manin e su “Friuli Doc” Villa Manin di Passariano, “La Villa Veneta”

Costruita nel XVI secolo per volontà di Antonio Manin, la villa fu rinnovata agli inizi del Settecento dall’architetto Domenico Rossi. Fu dimora dell’ultimo Doge di Venezia ma è soprattutto celebre per aver ospitato nel 1797 Napo-leone Bonaparte nei giorni in cui, con il Trattato di Campoformido, si compì il tramonto della Serenissima. Incasto-nata come gemma nel verde della campagna friulana, la Villa Manin è seconda per ampiezza tra la Ville Venete. Af-fascina il visitatore per la bellezza del suo scenario e l’eleganza della sua struttura. Al suo interno si visitano la cap-pella, le scuderie, l’armeria e gli splendidi saloni del corpo centrale. Di particolare interesse è la sala un tempo adi-bita a luogo di rappresentanza e affrescata dal pittore francese Ludovico Dorigny nel XVIII secolo. Durante alcuni periodi dell’anno Villa Manin è sede illustre di mostre monografiche che hanno lo scopo di approfondire e diffondere la cultura del territorio.

“Friuli Doc”, manifestazione enogastronomica e culturale

“Friuli Doc: vini, vivande, vicende, vedute” è una manifestazione enogastronomica e culturale, giunta oramai alla XV edizione. Ospitata a Udine, la festa è una vera e propria vetrina di sapori, colori, vini, tradizioni artigiane e popolari, folklore. Il centro della città si anima di stand (circa 200 distribuiti in 11 piazze e 9 vie) che propongono la cucina ed i prodotti del territorio: prosciutto, vini, grappe, formaggi e dolci. Ma non solo: artigianato artistico, mostre tematiche, performance di band musicali e gruppi folcloristici, spettacoli teatrali, animazione da strada, musei aperti, conferen-ze, convegni e giochi per i più piccoli, costituiscono il corollario che rende ancora più gradevoli la degustazione e la sosta. Le tipiche osterie udinesi, in cui si respira un clima accogliente e familiare, rendono suggestiva la passeggia-ta nel centro storico, accompagnata dai mille profumi che si diffondono nell’aria della Festa. Il costante successo nel corso degli anni ha permesso a “Friuli Doc” di confermarsi come manifestazione di spicco non solo a livello na-zionale e veicolo di promozione delle attività artigianali e commerciali. Ogni edizione è stata dedicata ad una por-zione del territorio del Friuli, per metterne in mostra le peculiarità, le tradizioni, la cultura e l’enogastronomia. Que-st'anno protagonista sarà il territorio della fascia montana e pedemontana. Tra i prodotti friulani si potranno degu-stare dal prosciutto di San Daniele e di Sauris al formaggio Montasio, dal frico ai vini, dai cjarsons (ravioli) della Carnia al pesce della laguna di Marano e Grado, solo per citare i prodotti più noti. Numerosi saranno anche gli stand dedicati ad eventi, feste, istituzioni del Friuli, ottima occasione per prendere spunti per una prossima gita…

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nel territorio del Comune per trovare i luoghi che ricordano la Grande Guerra: i monumenti, le lapidi, i nomi delle vie e piazze, il museo storico del luogo… Sono stati raccolti diversi tipi di documenti: libri, foto storiche, filmati, diari sul profugato, reperti… Con l’analisi di vecchie foto, i ragazzi hanno fatto osservazioni e confronti tra i luoghi attuali e quelli devastati dalla guerra. Così ogni luogo, raccontando un “pezzo” di storia, è diventato veicolo di memoria stori-ca da condividere e da tramandare…

Durante il percorso i ragazzi hanno approfondito, organizzato, collocato in un contesto le loro conoscenze, che attraverso l’esperienza sono diventate bagaglio culturale, strumento di crescita personale. Gli obiettivi formativi del progetto sono stati: il riconoscimento del valore delle testimonianze; la consapevolezza che i luoghi della memo-ria sono un valore da rispettare e da conservare nel tempo; la consapevolezza che la conoscenza del passato è uno strumento per comprendere il presente; la promozione e al crescita dell’interesse per la storia del proprio terri-torio attraverso una ricerca partecipata. Mi auguro che, alla fine del percorso, questi ragazzi sappiano guardare con occhi da osservatori attenti le vie, le piazze, i monumenti, gli edifici dei luoghi che incontreranno e che mantengano vivo l’interesse per la storia, non solo del proprio paese».

Che dire, in conclusione, se non “complimenti vivissimi” agli alunni della classe V della Scuola Primaria di Alano (e alle loro insegnanti Amalia Codemo e Romina Calarga), con la speranza - data la bravura dimostrata - di veder pubblicati su queste pagine anche altri loro contributi: noi ci contiamo!

Fener, nel 2010 la seconda rotatoria

di Silvio Forcellini

Inizieranno nel 2010 i lavori di realizzazione della seconda rotatoria di Fener, che andrà a sostituire quella provviso-ria posizionata all’imbocco del ponte per Valdobbiadene. Così è stato deciso durante la conferenza dei servizi tenu-tasi giovedì 2 luglio. Alla riunione hanno preso parte, oltre ai rappresentanti di Veneto Strade, società che effettuerà l’intervento, anche i rappresentanti del Comune di Alano nelle persone del vicesindaco Luigi Codemo, dell’asses-sore Andrea Tolaini e del responsabile dell’ufficio tecnico comunale Renzo Todoverto (oltre a quelli delle aziende titolari di sottoservizi lungo la Strada Regionale 348 “Feltrina”: ex Consorzio Schievenin, Asco Piave, Telecom, …).

L’iter burocratico prevede ora l’accordo di programma con la Regione Veneto, la ratifica del Consiglio co-munale di Alano e, nell’autunno del 2009, la pubblicazione del bando con, a seguire, l’appalto dei lavori, il cui inizio è previsto nella tarda primavera del 2010. La nuova rotatoria risulterà un po’ spostata rispetto all’attuale (più verso Pederobba, tanto per capirci) e avrà come ora tre bracci (uno lungo la Provinciale 32, che attraversa il ponte per Valdobbiadene, gli altri due lungo la Regionale 348, uno in direzione di Pederobba ed uno in direzione di Feltre). La carreggiata misurerà 7 metri.

Nel medesimo intervento di Veneto Strade è compresa anche la realizzazione di una corsia pedonale larga 1,40 metri e protetta da new jersey, che dall’uscita di via delle Malmore arriverà sino alla “nuova” rotatoria. Per quanto riguarda invece la realizzazione del tratto di marciapiede che collegherà la suddetta corsia pedonale al mar-ciapiede già esistente lungo la “Feltrina”, così si è espresso l’assessore Tolaini: «Come concordato con i titolari di due attività commerciali della zona, Rosanna Mazzocco e Luigi Zago, stiamo facendo l’impossibile per portare a compimento questo intervento che permetterà di raggiungere a piedi e in sicurezza le suddette attività commerciali, ma i tempi della burocrazia purtroppo ci impongono di attendere la conclusione di tutte quelle pratiche che poi ci consentiranno di avviare i lavori».

Lo stesso Comune di Alano completerà a proprie spese, con inizio dei lavori nell’ottobre del 2009, l’impianto di illuminazione lungo la “Feltrina”. Prevista la posa di 6 nuovi lampioni dalla rotatoria che porta ad Alano e Quero sino alla centrale Enel e di 12 nuovi lampioni dall’uscita di via Kennedy sino alla rotatoria per Valdobbiadene. Di 120.000 euro la spesa prevista per questo specifico intervento, che comprenderà anche lavori che interesseranno via Dante, piazza Dante, il piazzale della stazione e via Giovanni XXIII, sempre a Fener.

Un’ultima notizia: il 26 settembre avrà luogo la inaugurazione ufficiale della “vecchia” rotatoria, quella che porta ad Alano e Quero, con la presenza di rappresentanti del Governo, della Regione del Veneto e della Provincia di Belluno, ma di questo avremo modo di parlare più diffusamente nel prossimo numero.

Un intervento per complessivi 250 mila euro. I dettagli dal progettista Antonio Mondin.

Alano, in arrivo la nuova biblioteca-ludoteca

Ad Alano arriva una biblioteca nuove di zecca. Sotto la direzione dello studio dell'ingegner Antonio Mondin in colla-borazione con l'architetto Stefania Mondin sono iniziati i lavori di rifacimento dello stabile che ospiterà la nuova bi-blioteca-ludoteca di Alano. Come ha anticipato l'assessore Andrea Tolaini, l'intervento avrà un costo complessivo di 250 mila euro provenienti da tre contributi: regionale di 72 mila euro, del BIM di 45 mila euro e della Fondazione Cariverona di 40 mila euro e da un mutuo acceso appositamente dal Comune di 93 mila euro. L'appalto è stato as-segnato alla ditta Bolzonello Antonio di Montebelluna che dovrà terminare i lavori entro fine anno. «La sistemazione di questo stabile che da anni gridava vendetta - aggiunge Tolaini - è, assieme alla scuola, uno dei punti fondamen-tali dell'azione di governo di questa amministrazione». Nel descrivere l'intervento l'ingegner Mondin sottolinea come lo stabile sia sempre stato un centro di aggregazione del Comune di Alano. «Nato come scuola muratori - spiega il tecnico - è divenuto scuola media e infine biblioteca e ludoteca». L'edificio attualmente si compone di tre piani fuori terra dei quali l'ultimo piano è stato solo parzialmente utilizzato negli anni come scuola media. «L'intervento com-plessivo - riprende l'ingegnere - vede una ridistribuzione e una riqualificazione architettonica e sismica con materiali di finitura di nuova generazione. In particolare l'adeguamento sismico porterà anche attraverso la diminuzione di un livello del fabbricato, a una riduzione notevole delle masse strutturali. Pertanto l'attuale edificio verrà completamen-te demolito all’interno. Il piano primo conserverà la sua funzione di biblioteca-ludoteca, uno spazio verrà riservato ad attività che coinvolgeranno i giovani e i ragazzi e l'area centrale sarà destinata all'organizzazione dei servizi. Il piano superiore prevede la realizzazione di un vano a sala comune dedicata agli incontri della popolazione o di altri gruppi. Il blocco servizi sarà costituito dal vano scale e da un ascensore già esistente. La copertura e il solaio di calpestio dell'ultimo piano verranno demoliti e verrà realizzato un tetto a capanna composto da due falde in legno il cui scopo sarà di ridurre le masse sismiche in quanto l'edificio è fortemente vulnerabile da un punto di vista sismi-co». Si tratterà pertanto di un intervento architettonico con un'importante componente di adeguamento sismico che si tradurrà in chiusura di fori finestre e riduzione di masse sismiche (uso del legno e manto di copertura ultralegge-ro). «All'esterno - conclude il direttore dei lavori - verrà costruita una bussola di accesso che collega il corpo di fab-brica principale adibito a biblioteca all'adiacente corpo di fabbrica adibito a sala pluriuso ex palestra. Sul piazzale antistante verrà arretrato il muro che separa il cortile dalla strada. Quest'ultima verrà allargata per permettere la rea-lizzazione di un parcheggio ad uso esclusivo degli utenti dello stabile» (articolo di Fulvio Mondin, da “Il Gazzettino” di venerdì 3 luglio 2009).

“DiVerso...InVerso” di Alexander Geronazzo sconfina in Emilia Romagna

(s.for) “DiVerso...InVerso”, prima fatica letteraria dell’alanese Alexander Geronazzo, è sconfinato in Emilia Roma-gna. L’artista italo-anglo-norvegese Maria Elisabetta Bellini, infatti, ha chiesto di utilizzarne alcune parti per una mo-stra visiva da lei allestita nell'ambito del “Festival delle Vie”, che si è svolto a cavallo dei mesi di giugno e luglio tra la Toscana e, appunto, l’Emilia Romagna (Pontremoli, Borgo Val di Taro, Bardi e Bobbio). I versi di Alex sono stati collegati a fotografie (scattate da Simona Oddi), immagini e oggetti particolari... Queste le sue prime impressioni, ancora sorpreso per l’inaspettato e lusinghiero riconoscimento: «Per prima cosa devo ringraziare Maria Bellini e Simona Oddi per aver chiesto, ad un “misero” dilettante come me, di poter utilizzare i miei scritti, che con immenso piacere ho messo a disposizione della mostra “Scatti & Scritti” ospitata nell’ “Antica Locanda al Pellicano” di Bardi (PR), il paese di Moroello (unico fantasma in Italia di cui vi sia foto e che “risiede” nell'antica fortezza di Bardi con l'amata Soleste). Questo posto mi ha lasciato davvero un grande ricordo e spero di tornarvi presto, per reincontrare gli amici valligiani parmensi, “Fra Cercone”, le gentili dame e la bella locandiera. Si è fatto in modo, tra l’altro, che la Via degli Abati (il tracciato seguito un tempo dagli abati irlandesi attraverso Pontremoli, Borgotaro, Bardi, Farini, Coli e Bobbio) potesse essere percorsa da tutti, con calma, ripercorrendo sostanzialmente, in più tappe dal 24 al 28 giu-gno, la The Abbots Way Ultra Trail, corsa di 125 km che il 2-3 maggio ho avuto modo e piacere di presentare quale speaker ufficiale della manifestazione. In più, è stato un grande onore presentare anche il briefing della corsa, il 1° maggio, nel suggestivo scenario del Teatro Della Rosa di Pontremoli (MC), uno dei templi della cultura italiana, il più antico della Toscana (1739) e primo luogo dove fu proposto il Premio Letterario Bancarella, nato nel 1953 quando fu assegnato ad Ernst Hemingway per “Il vecchio e il mare” e vinto in seguito da molti scrittori divenuti poi celebri come Ken Follett, Enzo Biagi, Andrea Camilleri, Bruno Vespa, Luciano De Crescenzo, Vittorio Sgarbi, Um-berto Eco... Una emozione tra le emozioni, che ha portato poi lo storico e studioso Giovanni Magistretti (riscopritore dell’antica via degli abati irlandesi) e, appunto Maria Bellini, a scoprire che parte della mia emozione derivava dal mio “tentar di scrivere”; a voler copia del libro e a contattarmi di recente per chiedermi di utilizzare i versi per la mo-stra». Mostra sulla quale Alex ha dichiarato: «La cosa fondamentale è che si sia accostato l’aspetto trail, turistico e naturalistico, a vari temi artistici o, come nel piccolo spazio dedicatomi, magari pseudo tali». La mostra “Scatti & Scritti”, allestita da Maria Bellini, si è svolta dal 19 giugno al 5 luglio e così sono stati descritti i due protagonisti: “Simona Oddi, fotografa per passione, cattura momenti di vita con gioia e spontaneità cogliendo l'uomo e la natura nella loro armoniosa essenza; Alexander Geronazzo, poeta, imprime nella carta una serie di pensieri, parole ed emozioni che fanno parte di sé, della sua vita, del suo presente e del suo passato”. Una bella soddisfazione per A-lex (che, tra parentesi, dallo scorso 7 luglio non ricopre più la carica di presidente del G.S.Alano, ora guidato prov-visoriamente da Claudio Dal Canton), ma le notizie sulla sua attività letteraria non finiscono qui: ci sono novità in vi-sta anche per il suo romanzo web “Il corridore di mezza via” (vedi Tornado n.541), che quest’inverno avrà uno svi-luppo teatrale, sempre a scopo benefico, portandosi appresso anche la mostra di cui sopra.

attualità

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La foto di copertina (M.M.) Lo spunto per questa copertina ci viene dalla segnalazione dell’Assessore querese Alber-to Coppe, che ha portato in redazione la notizia

dell’idea di inserire il Grappa fra i siti protetti dall’Unesco, idea della quale si professa sosteni-tore, e dalla disponibilità di uno scatto dell’amico Gianni De Girardi che ritrae uno scorcio panora-mico del Massiccio. Si tratta di un panorama che comprende Malga Archeson e, sullo sfondo, il Grappa. Dell’idea, dopo le Dolomiti, di ricompren-dere anche il Grappa fra i patrimoni dell’Unesco ci piacerebbe discutere e le pagine de “Il tornado” sono aperte a quanti vorranno portare il loro con-tributo, sia esso favorevole o contrario a questa ipotesi, spiegando benefici e/o svantaggi da una simile operazione. A voi la parola!

Elenco delle malghe tratto da: http://www.montegrappa.org/

Notizie su Morlacco e Bastardo si trovano, tra gli altri, a questi indirizzi web:

http://www.venetoagricoltura.org/upload/File/osservatorio_economico/morlacco.pdf

http://www2.regione.veneto.it/videoinf/rurale/prodotti/formaggio_bastardo.htm

Sab. 12 e dom. 13 settembre, Cima Grappa Festa della Montagna: mostra dei prodotti tipici locali.

Organizzazione e info: Consorzio Turistico "Grappa Prealpi Dolomiti", tel. 0439.788441 Domenica 13 settembre, Grappa “Giro della Nave”: escursione guidata gratuita alla scoperta del Grappa, con guide natu-ralistico-ambientali iscritte agli albi regionali.

Per info e prenotazioni: IAT Treviso, tel. 0422.547632, [email protected]

L'AREA DEL MASSICCIO DEL GRAPPA nell'intero territorio dei comuni di: Borso del Grappa, Crespano del Grappa, Paderno del Grappa, Possa-gno, Cavaso del Tomba (in provincia di Treviso), Alano di Piave, Quero, Feltre, Seren del Grappa (in provincia di Belluno), Cismon del Grappa, San Nazario, Solagna, Pove, Romano d'Ezzelino (in provincia di Vicenza) è ricca di Malghe che venivano utilizzate da Maggio ad Ottobre per l'alpeg-gio e la produzione di formaggio, prodotti tipici sono il formaggio Bastardo e il Morlacco. Oggi giorno le malghe che in origine erano quasi esclusiva-mente di proprietà dei Comuni sono state quasi tutte cedute a privati che hanno in parte mantenuto la loro destinazione con produzione tipica di formaggio e in parte trasformato in Agriturismi con o senza alloggio. Qui di seguito vi elenchiamo un elenco delle Malghe attive in Grappa e delle loro caratteristiche. PROVINCIA DI BELLUNO Malga Barbeghera Località: Comune di Alano del Piave località Barbe-ghera Quota: m 1198 slm. Malga Domador Località: Comune di Alano del Piave località Val delle Mure Quota: m 1196 slm. Ristoro: La malga offre possibilità di ristoro agrituristico Prodotti: Morlacco - Bastardo - Ricotta Malga Piz Località: Comune di Alano del Piave località Piz Quota: m 1435 slm Ristoro: La malga offre possibilità di ristoro agrituri-stico Prodotti: Morlacco - Ricotta Prassolan Località: Comune di Seren del Grappa località Prassolan Quota: m 1250 slm Ristoro: no Prodotti: Bastardo Ricotta (solo auto-consumo) Malga Val dell'Albero Località: Comune di Seren del Grappa Quota: m 1218 slm Ristoro: no Prodotti: Formaggio di tipo nostrano PROVINCIA DI TREVISO Malga Moda Località: Comune di Borso del Grappa località Val di Coston Quota: m 1248 slm Ristoro: La malga offre possibilità di ristoro agrituri-stico Prodotti: Morlacco - Bastardo - Ricotta Malga Pat Località: Comune di Borso del Grappa località Val dell'Oro Quota: m 1195 slm Ristoro: La malga offre possibilità di ristoro agrituri-stico Prodotti: Morlacco - Bastardo - Ricotta Malga Coi Veci Località: Comune di Borso del Grappa località Coi Veci Quota: m 1325 slm Ristoro: no Prodotti: Formaggio di tipo nostrano Malga Coston da Quinto Località: Comune di Borso del Grappa località Val dee Foie Quota: m 1282 slm Ristoro: La malga offre possibilità di ri-storo agrituristico Prodotti: Morlacco - Bastardo - Ricotta Malga Mèda Località: Comune di Borso del Grappa località Meda Quota: m 1492 slm Ristoro: no Prodotti: Morlacco - Bastardo - Ricotta Malga Col Serai Località: Comune di Borso del Grappa località Col Serai Quota: m 965 slm Ristoro: La malga offre possibilità di ristoro agrituri-stico Prodotti: Bastardo - Ricotta Malga Campocroce Località: Comune di Borso del Grappa località Cam-pocroce Quota: m 1045 slm Ristoro: no Prodotti: Morlacco - Bastardo - Caciotta Malga Ostaria Vecia del Poise Località: Comune di Borso del Grappa località Val Poise Quota: m 1261 slm Ristoro: no Prodotti: Morlacco - Bastardo - Ricotta Malga Cason Vecio Località: Comune di Borso del Grappa località Val Poise Quota: m 1308 slm Ristoro: La malga offre possibilità di ristoro agrituristico Prodotti: Morlacco - Bastardo - Ricotta Malga Mure Località: Comune di Paderno del Grappa località Val Delle Mure Quota: m 1342 slm Ristoro: La malga offre possibilità di ristoro a-grituristico Prodotti: Morlacco - Bastardo - Ricotta Malga Cason del Sol Località: Comune di Paderno del Grappa località Val delle Mure Quota: m 1275 slm Ristoro: La malga offre possibilità di ristoro agrituristico Prodotti: Morlacco - Bastardo - Ricotta Malga Archeset Località: Comune di Possagno località Archeset Quota: m 1453 slm Ristoro: no Prodotti: Morlacco - Bastardo - Ricotta Malga Archeson Località: Comune di Possagno località Archeson Quota: m 1453 slm Ristoro: Su Richiesta Prodotti: Morlacco - Bastardo - Ricotta Malga Paradiso Località: Comune di Possagno località Paradiso Quota: m 1453 slm Ristoro: no Prodotti: Morlacco - Bastardo - Ricotta Malga Miet Doc Località: Comune di Cavaso del Tomba località Doc Quota: m 860 slm Ristoro: no Prodotti: Morlacco - Bastardo - Ricotta

attualità

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Davanti ad un numeroso pubblico la squadra di casa vince la nona edizione del “Palio di Setteville”. Secondo Alano e, a seguire, Segusino e Vas. Numerose le attrattive della giornata.

Quinto drappo per la squadra di Quero di Ivan Dal Toè

Quero concede il tris. Il “Palio di Setteville”, disputatosi a Quero domenica 5 luglio, è ancora suo e per il terzo anno

consecutivo porta a casa il drappo conquistando 290 punti. Su nove edizioni se l’è aggiudicato cinque volte. La squadra capitanata da Michele Glicidio ha dominato la competizione, vincendo ben sei gare sulle sette complessive, dimo-strandosi nel complesso la più organizzata. Al secondo posto con 210 punti Alano, capitanato da Federica Mondin. A seguire Segusino (capitano Dionigi Montagner, 140 punti) e Vas (capitano Primo Corrà, 115 punti). Come sempre la manifestazione itinerante è stata però soprattutto un momento di divertimento, con molte attrattive ed una festosa cornice di pubblico. Complice la splendida giornata di sole, la nona

edizione del “Palio di Setteville” passa in archivio registrando un’ottima partecipazione e un’impeccabile organizzazione che ha visto in prima linea, con l’amministrazione querese, gli Alpini, la Pro loco e il Gruppo Sportivo Astra. In termini agonistici, l’archivio storico registra inoltre la conferma della squadra di Quero che negli ultimi anni ha conquistando un importante numero di vittorie nei parziali di gara. «Sono tre anni di seguito che vinciamo il palio - commenta Glicidio - e sei che primeggiamo nella gara di corsa. Quest’anno siamo inoltre tornati a vincere dopo qualche edizione anche nel tiro alla fune. Ringrazio tutti gli atleti, la nostra forza è nell’unione e nel nostro vivaio». Solo nella gara con la gamba legata, la squadra di Alano è riuscita a spuntarla. Per il resto la compagine querese ha fatto registrare un netto filotto,

cronaca

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5 cronaca

imponendosi anche nella più attesa corsa con gli s’cios. Nella verve agonistica non è mancata qualche polemica su al-cune decisioni arbitrali o sulle applicazioni dei regolamenti, ma alla fine il palio ha rispettato lo spirito di aggregazione per cui è nato coinvolgendo soprattutto i più piccoli. Non a caso, particolare risalto alla partecipazione dei bambini, protagonisti di molte gare, è stata data dai rappresentanti delle quattro amministrazioni. La giornata era iniziata al mattino con l’apertura della mostra delle vecchie arti e mestieri ed è stata arricchita da una sfilata di moto d’epoca, dalle animazioni di Roberto il clown e Giulia, dallo spettacolo del gruppo tamburini e sbandieratori del quartiere Castello di Feltre e dalla banda di Lentiai. Alla fine, dopo la consegna del drappo, non sono mancati i tradizionali tuffi in fontana e le secchiate d’acqua che non hanno risparmiato, fra gli altri, nemmeno i sindaci (tratto dal “Corriere delle Alpi” del 6 giugno 2009).

Foto delle squadre di Fotocolor Resegati-Quero: nell’ordine dall’alto: Quero, Vas, Alano, Segusino.

Questi i risultati gara per gara:

N.B. Per regolamento ogni squadra poteva giocare un bonus (B) prima di una gara a scelta, che gli avrebbe as-segnato un ulteriore punteggio pari alla metà di quello ottenuto in gara.

Gara ALANO QUERO SEGUSINO VAS

Tiro alla fune 2° (30 punti) 1° (40 punti) 3° (20 punti) 4° (10 punti) B (5 punti)

Corsa con i sacchi 3° (20 punti) 1° (40 punti) 4° (10 punti) 2° (30 punti)

Corsa con la gamba legata 1° (40 punti) B (20 punti)

2° (30 punti) 3° (20 punti) 4° (10 punti)

Riempimento della bottiglia 2° (30 punti) 1° (40 punti) 3° ( 20 punti) 4° (10 punti) Travaso della mela 3°( 20 punti 1° (40 punti) 4° (10 punti) 2° (30 punti) Percorso di abilità 3° (20 punti 1° (40 punti) 2° (30 punti) 4° (10 punti)

Corsa-staffetta con gli s’cios 2° (30 punti) 1° (40 punti) B (20 punti)

3° (20 punti) B (10 punti)

4° (10 punti)

Classifica finale e totale punti 2° (210 punti) 1° (290 punti) 3° (140 punti) 4° (115 punti)

Alcune foto della giornata del Palio fornite da Francesco Dal Canton e Renato Bernardi

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6 CALCIO

Calcio - Seconda Categoria

GIUSEPPE PROSDOCIMO E’ IL NUOVO ALLENATORE DELLA PIAVE TEGORZO

intervista di Cristiano Mazzoni

Mister Prosdocimo, come mai ha deciso di sedersi sulla panchina della Piave Tegorzo lasciando il Montegrappa?

«Bisogna innanzitutto dire che il Montegrappa, per motivi economici, aveva paventato l’intenzione di non continuare l’attività. Poi ha trovato l’accordo per una fusione con l’Eagles Pedemontana, altra realtà locale, lasciando però a tutti i componenti della squadra la possibilità di scegliere dove andare. La Piave Tegorzo, quando non ha trovato l’accordo con Marco Bee, mi ha cerca-to. Hanno esposto i loro programmi e io la mia idea di come intendo il calcio, e abbiamo notato una convergenza di intenti. Ho trovato una società organiz-zata, con idee chiare e ben precise, e pertanto ho dato la mia disponibilità».

Che squadra è quella che allenerà?

«Ho una squadra con una rosa di 24 giocatori, sicuramente molto buona, at-trezzata per fare un buon campionato. Alle defezioni di Paolo Rizzotto, Cri-stian Colmanet, Cristian Furlan ed Alex Faccinetto (quest’ultimi due ancora in forse) hanno fatto riscontro gli arrivi del portiere Giulio De Faveri (classe

1985) dal La Sernaglia Piave, dei difensori Enrico Sacco (1985) dall’SP Calcio 2005 e Marco De Martin (1985) dal Montegrappa, dei centrocampisti Ivano Lamonato e Federico Meneghin (1987) dal Montegrappa e dell’attaccante Simone Binotto (1982) sempre dal Montegrappa. Degli innesti importanti e giovani con lo scopo di migliorare la squadra».

Quali obiettivi vi siete prefissati?

«La squadra dello scorso campionato aveva fatto benissimo nel girone di andata, per poi praticamente fermarsi in quello di ritorno. Pertanto ci siamo prefissati di far crescere la squadra sia dal punto di vista del gioco che da quello della continuità dei risultati cercando di migliorarne la mentalità perché, se si vogliono ottenere dei risultati, bisogna che i giocatori capiscano che sono loro che devono dare il massimo “tirando fuori” qualcosa in più. Crediamo quindi di poter aprire un ciclo che speriamo possa portare alla promozione in Prima Categoria nel giro di tre anni».

La nuova stagione per la Piave Tegorzo inizierà ufficialmente lunedì 24 agosto con il raduno che si terrà al campo sportivo comunale “Valcalcino” di Alano di Piave nel quale verranno svolte anche le prime due settimane di prepa-razione. Poi la squadra si sposterà negli impianti sportivi di Segusino dove completerà la preparazione e vi giocherà le partite di coppa e campionato per tutta la stagione sportiva.

Calcio - Torneo Provinciale dei Donatori di Sangue

ALANO CONQUISTA IL TERZO POSTO, QUERO FUORI AGLI OTTAVI DI FINALE

di Cristiano Mazzoni

Quest’anno è stata la sezione di Castion di Belluno ad organizzare nelle giornate di sabato 14 e domenica 15 giu-gno la 22a edizione del torneo interassociativo di calcio a sette per donatori di sangue appartenenti all’A.B.V.S. e all’A.F.D.V.S. svoltasi presso gli impianti sportivi di Castion. La manifestazione, che è giusto e doveroso segnalare unica nel suo genere in tutta Italia, fin dalla sua nascita è stata ideata per promuovere il dono del sangue soprat-tutto fra i giovani cogliendo come pretesto lo sport ed il calcio in particolare che rappresenta una delle principali forme di aggregazione. Buona è stata l’organizzazione della sezione di casa supportata dall’U.S. Castion ed il gruppo A.N.A. locale. Al torneo hanno partecipato ben ventiquattro formazioni che, divise in sette gironi da quattro squadre, hanno dato vita a ben cinquantotto partite. Naturalmente al torneo erano iscritte anche le sezioni di Ala-no di Piave e Quero. La squadra di Alano è riuscita a classificarsi al 1° posto del girone superando 3 a 0 l’Arten “B”, 5 a 1 il Lamon e 3 a 1 il Bribano. Anche la squadra di Quero riusciva a passare il primo turno giungendo se-conda del girone grazie alle vittorie per 3 a 1 sul Trichiana “B” e per 2 a 1 sul Ponte nelle Alpi, cedendo solo nella partita inaugurale contro il Fonzaso “B” per 2 a 1. Negli ottavi di finale la squadra Alano riusciva a sbarazzarsi del Sedico per 7 a 2, mentre quella di Quero veniva sconfitta dai padroni di casa del Castion col classico 2 a 0. Suc-cessivamente, nei quarti di finale, l’Alano aveva la meglio sul Cesio “A” per 3 a 2, ma il sogno di accedere alla fi-nalissima si infrangeva in semifinale dove veniva sconfitta per 3 a 2 al golden gol dai padroni di casa del Castion sul tiro del calcio d’inizio del primo tempo supplementare. Nella finale di consolazione, la compagine alanese su-perava per 3 a 1 il Limana, mentre il torneo se lo aggiudicava proprio il Castion che nella finalissima sconfiggeva in finale il Trichiana “A” per 1 a 0, ancora al golden gol.

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SCHOLA CANTORUM e SIMPATIZZANTI COMUNE DI ALANO PRO LOCO ALANO

organizzano la tradizionale FESTA di

SAN LORENZO 08-09 Agosto 2009

PROGRAMMA: Sabato 8 agosto 2009 Ore 12.00: Apertura capanno e pranzo con il Circolo AUSER Ore 20.30: Serata danzante Domenica 9 agosto 2009

Ore 10.00: Apertura stand gastronomico Ore 10.30: S. Messa nella chiesetta di S. Lorenzo Ore 16.00: Giochi per tutti: rottura delle pignatte, corsa con i sacchi, baby caccia al tesoro, giochi con l’acqua (tempo permettendo) e tante altre novità

Ore 19.00 Consegna borse di studio Ore 20.30: Serata danzante

Il tutto con pastasciutta, carne alla griglia, contorni di stagione, polenta, vino, birra e… tanta allegria!

Gli amici se ne vanno

Ci ha lasciati anche Domenico Dal Canton. Io con lui ho passato momenti indimenticabili. Da quando, ragazzino, andavo con lui "a past" (al pascolo) con le bestie della sua stalla e per ore ed ore discorrevamo della vita che si stava aprendo, divertendoci un mondo a costruire e poi cacciare gli uccellini con la fionda, oppure con il rudimentale fucile ad aria compressa, ricavato dal "vidison", un arbusto con un midollo bianco che diventava una vera canna, mentre i proiettili e lo stantuffo di lancio erano fatti con la stoppa ottenuta masticando e rimasticando dei pezzi di spago senza avere problemi igienici di sorta. Avevamo in comune anche una gabbia con un merlo canterino che viveva a turno mese per mese nelle nostre due case, poste l'una vicina all'altra. Poi Menico è diventato il factotum del Comune ed i Queresi sanno bene che tutti i problemi delle strade paesane e relativo sottosuolo (acquedotto, fogna, tombini ecc.) erano tutti memorizzati non già nella banca dati del computer, come accade ai nostri giorni, ma nella mente di Menico che non solo li ricordava alla perfezione, ma era sempre pronto ad intervenire generosamente ovunque e a qualunque ora. Io invece ho preso un'altra strada con diverse assenze da Quero, ma quando ci si incontrava era sempre una festa. Qualche anno fa gli ho chiesto: Menico mi racconti come facevi a rintracciare le tubazioni sotto le strade di Quero? Immediatamente ha rispolverato il suo attrezzo, che conservava gelosamente, e me ne ha dato una prova, visibile nella foto allegata. Ciao Menico. Marcello Meneghin - Mestre

LETTERE AL TORNADO

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Il 7 agosto ad Alano di Piave:

mini Fe'Stival di contrada a San Vittore Burattini, marionette, giocolieri e spettacoli pirotecnici al primo mini Fe'Stival di contrada che si terrà il 7 agosto a partire dalle ore 20.20 nei cortili di San Vittore ad Alano di Piave. L'ultimo appuntamento della rassegna IMMAGINA...VOCI E SUONI DAI CORTILI diventa un momento ricco e sorprendente dove bambini e adulti saranno coinvolti in azioni e spettacoli di strada. Ad animare la serata interverranno artisti italiani e non in un ricco programma: - Reg Pain (Inghilterra) con il Punch & Judy Show simpatici burattini della tradizione anglosassone intratterranno il pubblico con esilaranti trovate, - Teatro in Trambusto (Udine) in Varietà Prestige uno spettacolo d'attore e incredibili marionette a filo, - BambaBambin (Alano) in Semenze pararia con burattini, giochi pirotecnici e giocolerie. Una serata sorprendente per le vie di San Vittore dove incontrare il nasone rosso di Mr. Punch, irriverente e sfrontato burattino della tradizione che da centinaia di anni allieta con le sue avventure il pubblico inglese. E ancora un'attrice che si muove tra oggetti un po’ retrò dando vita alle sue marionette a filo in uno spettacolo spensierato di Arte Varia ... e poi semi vaganti, giocolerie, voli improvvisati, burattini allegri e spiritosi in un gioco di battute e scherzi e sorprese tra i personaggi e il loro pubblico! E' un invito a partecipare!

Info [email protected] - 3388595149 Biblioteca comunale di Alano di Piave

attualità

cronaca

CORSA IN MONTAGNA

Giuseppe Dallo “scala” montagne e classifiche! Lo sky runner di Vas brilla alla Fregona-Cadolten ed a La Valle agordina.

di Alexander Geronazzo

Con la tenacia del tipico combattente razza Piave, il vassese Giuseppe Dallo, classe 1964, ha iniziato l’estate delle sky run, con ottimi piazzamenti, confer-mandosi, se ce ne fosse stato bisogno, autentico mattatore nella corsa “off-road”. Già il 17 maggio, il 38° posto assoluto nella classica Valdobbiadene-Pianezze, su un novero di ben 400 partecipanti, faceva intravedere uno stato di forma crescente. La cronaca di una estate da protagonista iniziava a delinearsi con una prestazione degna, alla N’dar e Tornar dal Doc, il 2 giugno, in quel di Milies, dov’era secondo miglior piazzato tra i residenti del basso feltrino, dietro al querese Paolo La Placa. Ma la gara segusinese, fatta di saliscendi, era forse un banco di prova parziale, visto che “Beppe”, predilige di gran lunga la salita, ben sapendo di avere ancora dei limiti tecnici sulle discese, Proprio partendo da questa considerazione il quarantacinquenne di Vas, il 14 giugno si è portato in quel di Fregona nel vittoriese, dove dalla località Sonego, partiva la 13^ Crono-scalata Fregona-Cadolten, corsa in salita lung 6505m , con un dislivello di 843m, con arrivo a 1251m s.l..m. Una corsa che negli anni ha visto battagliare e primeggiare atleti di grosso calibro, trovando negli annali partecipanti del calibro dei già Campioni del mondo, Tadello, Fregona e Gaiardo. Con un tempo di 41’26’’ , il portacolori bellunese, della trevigiana formazione dell’Atletica Valdob-biadene GSA, ha strappato un’ottima nona posizione assoluta, risultando anche migliore atleta della categoria Fidal MM45. Il 20 giugno alla Campo-SanDaniele-Campo, il massimo impegno profuso, lo portava a inserirsi nei primi 20 assoluti,

nonostante la gara avesse in se una importante discesa, che certo non lo ha favorito. Una posizione più che dignitosa in una gara dal partèrre d’eccellenza, nella starting list, che lo ha visto terzo tra gli atleti “casalinghi”, preceduto soltanto dagli alanesi Cristian Pisan e Paolo Rizzotto, tra l’altro siglando il suo miglior tempo personale (50’34’’) su quel percor-so. La conferma però del fatto, che sia l’ascesa il suo forte, si è avuta recentemente, quando in terra agordina, il 28 giu-gno, nella cronoscalata La Valle-Malga Foca, manifestazione che propone 4,5 km di gara, per 680 metri di dislivello, da Conaggia in comune di La Valle attraverso una strada silvo pastorale che si porta a quota 1495m s.l.m. Ebbene, dopo la settima posizione del 2006, Giuseppe Dallo, con il tempo di 30’09’’ si confermava miglior atleta della sua società, affer-mandosi ottavo dietro ad una serie di navigati campioni della corsa in montagna, sui quali spiccava la figura dell’ex irida-to, in forza alla formazione GS Orecchiella Garfagnana, l’azzurro Marco Gaiardo.

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Quei del ciapanò di Martino Durighello

Verso la metà degli anni cinquanta (del secolo scorso, ovviamente) tra gli avventori del Caffè Speranza di Alano, allora gestito dalle sorelle Evelina e Clara Simonetti, si era formato spontaneamente un gruppetto di assidui giocatori di carte, dediti ad un gioco che, fino ad allora, era stato considerato un giochetto da stalla, un puro passatempo, senza alcuna pretesa. Lo si fece, da prima, come riempitivo dopo qualche altro come il tresette, lo scopone, il terziglio, tanto per ride-re un po’. Il ciapanò infatti (questo è il nome del gioco) consiste nell’evitare di…vincere. La vittoria arride a chi riesce a totalizzare meno punti ed eliminare di volta in volta coloro che superano il tetto massimo stabilito solitamente in 101 punti. Iniziato così per scherzo il gioco si rivelò ben presto tutt’altro che semplice, anzi, tra quelli di carte uno dei più appassionanti ed impegnativi. Si giocava, generalmente, in cinque e via via che venivano eliminati i giocatori perdenti, si faceva sempre più razionale e più tecnico; richiedeva, insomma, abilità, memoria, calcolo, concentrazione massima. Con soli tre o due giocatori il ciapanò diventa addirittura stressante e l’importanza della qualità delle carte che un gio-catore si ritrova tra le mani si riduce al minimo e vince chi sa veramente giocare. Il più accanito e indubbiamente il più abile giocatore era Orazio Piccolotto. Calcolatore e scientifico (oggi lo si direbbe un vero computer), prediligeva il gioco a tre, nel quale poteva esprimere al meglio tutta la sua bravura, riuscendo a limitare i danni e a distribuire i punti in mi-sura equilibrata tra i due avversari, anche quando la sorte gli forniva pessime carte; anzi, era allora che si esaltava im-pegnando tutto se stesso. C’era poi, immancabile, Carlo Luttman, “l’eroe senza gloria” come si autodefiniva. Lui pren-deva con filosofia le sconfitte proclamando, mentre si alzava dal tavolo fingendosi stizzito e offeso, con fare comicamente indispettito: “Basta, non c’è gloria per gli eroi!” E Giuseppe Agrizzi, (Bepi Fero), il barbiere, che, però, prediligeva il terziglio, gioco nel quale si dimostrava particolar-mente abile: perdere gli scocciava molto: si irritava molto e diventava intrattabile. C’erano poi altri. Nico della Comare (Domenico Costa), arruffone divertente: nessuno badava alle sue sfuriate, quando buttava all’aria tutte le carte e se ne andava imbronciato borbottando; erano infatti fuochi di paglia dei quali tutti sorridevano. E Sisto Tessaro (Remit), il “contabile” del gruppo. Quando era presente nessuno poteva tenere il conto dei punteggi: quello era compito suo. Mentre annotava i punti dichiarati da ciascun giocatore faceva a mente le somme e se non risultavano esatte: «Fermi! Ricontare, manca un punto!». Sisto, che soffiava e sbuffava, eternamente con la sigaretta in bocca (che accendeva con la cicca della precedente) e teneva costantemente la testa inclinata a destra per sfuggire al fumo che gli annebbia-va la vista e bruciava gli occhi. E Marino Durighello (Sbara), sempre sul punto di crollare con la testa sul tavolo, ad-dormentato. Spesso bisognava richiamarlo: «Dai, Marino, duga: toca a ti». Anche lui preferiva il terziglio. E poi Franco Licini (Checo Oci) che si lamentava in continuazione della sua sfortuna: le cose storte, le carte “brutte”; tutti, diceva, “impiravano” sempre lui (cioè gli rifilavano gli assi e lo incastravano con l’ultima carta, facendogli accumulare un sacco di punti). Ma le sue lamentele erano come un abituale intercalare. C’è chi ha l’abitudine di bestemmiare, chi di dire pa-rolacce, chi di arrabbiarsi ed insultare i compagni di gioco accusando ora l’uno ora l’altro di essere causa dei suoi errori e quindi delle sue sconfitte. Lui accusava la scalogna. Ma lo faceva in modo cinico, inoffensivo, suscitando ilarità. Così come divertiva con le sue battute e le sue uscite in qualche dialetto, specialmente meridionale. Ed altri ancora: Gino Dal Zuffo (Bica), Quinto Simioni (Tronchea) e … il sottoscritto. Non buon giocatore, troppo distratto. A me piaceva gio-care; il gioco mi divertiva, ma solo come “gioco”, come passatempo rilassante: non mi andava di stancare le mie me-ningi sempre “in tutt’altre faccende affaccendate”. Per questo prediligevo il ciapanò, gioco individuale, anche se non di-sdegnavo qualche partita a tresette o a scopone, nei quali, però, cercavo giocatori del mio livello, sia per non danneggiare con le mie distrazioni il compagno, sia per non farmi redarguire per cose di così poco conto come il gioco. Poi il ciapanò fu sostituito, anche se non del tutto, dal “madrasso” , insegnatoci da Carlo Luttman: un gioco di carte a coppie, molto interessante, che però richiede continua concentrazione; una minima distrazione, una piccola dimenti-canza possono far perdere un cappotto. Già giocatore… all’acqua di rose, non potevo che essere un giocatore poco … appetibile. Del resto la mia partecipazione all’attività del gruppo si stava diradando: ero sposato, avevo l’impegno della scuola, mi ero trasferito a Campo… Ricordo con piacere quel periodo della mia vita, anche se, onestamente, oggi rim-piango il tempo sprecato. Peccato di gioventù, quando si crede di averne, di tempo, all’infinito. Oggi fugge veloce e sfugge tra le dita come sabbia fine. Ma il ricordo rimane, ed è bel ricordo. Tra tutti i componenti di quella brigata mi pia-ce ricordare soprattutto Franco Licini. Non tanto perché con lui avessi particolari rapporti di amicizia, (anche se il suo carattere di buon compagnone lo rendeva più simpatico di qualche altro), del resto quasi tutti più anziani di me; bensì per una curiosa circostanza che mi torna in mente ogni volta che mi reco al cimitero di Alano. Con Franco, dopo che si fu trasferito a Belluno, mi incontravo, strano ma vero, ogni anno il giorno di Ognissanti. Quel giorno tutti si recano ai cimiteri a portare fiori e lumini sulle tombe dei loro cari. Ed anch’io. E per parecchi anni, in quel giorno, nel primo pome-riggio, giungeva da Belluno con la moglie Ines, Franco, e immancabilmente ci incontravamo e quasi sempre sulla sca-linata dell’ingresso. Di quello che era l’ingresso, che ora è stato costruito un antemurale che abbruttisce ignobilmente quello che era, se così si può dire, un bel cimitero. Ci incontravamo quindi lì, come ad un appuntamento fisso e ci scambiavamo oltre ai saluti e ai soliti convenevoli, (non poteva certo mancare!) qualche spiritosa battuta, tanto per non perdere il vizio, e ci facevamo le nostre belle risatine. Ad uno di questi incontri novembrini: «Franco» lo abbordai «Tu che hai qualche anno più di me e un po’ di esperienza in più, dimmi una cosa. Com’è che quando da bambino, chieri-chetto, venivo al cimitero leggevo sulle croci, allora quasi tutte nere e di legno, nomi che mi incuriosivano, ma non mi dicevano niente: non conoscevo nessuno o quasi. Ora, invece, conosco quasi tutti. Che sia perché oggi mettono le fo-tografie…». «No no no» mi rispose rapidamente, quasi avesse fretta «Tu sa, ti, par cosa che l e!» Fu, quello, l’ultimo scambio di battute; e l’ultima ridatela. Un po’ meno brillante del solito. L’anno seguente Franco non venne all’abituale appuntamento. Anche lui aveva guadato il grande fiume (come già tutti quelli che ho nominato), ap-prodando all’altra riva.

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come eravamo

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PRIMO RADUNO ALFA ROMEO

CUORE SPORTIVO

Con 29 auto e 61 partecipanti, si è svolto domenica 12 luglio il primo “Raduno Alfa Romeo” del Basso Feltrino. Organizzato dal locale gruppo “Cuore Sportivo” e dal “147 Club” di Segusino, la manifestazione ha attraversato i comuni di Alano di Piave, Quero, Vas e Segusino. Il ritrovo era previsto

ad Alano alle 9,30 dove le “Alfa” facevano bella mostra di sè in piazza Martiri, e i “piloti” davano le loro iscrizioni presso il Bar Ricci. Partenza poi per Quero, rinfresco presso il Caffè Centrale con sosta delle auto lungo via Dante appositamente chiusa per l’evento e tenuta sotto controllo grazie all’aiuto del presidente e del segretario (“Alfista” anche lui) della Protezione civile di Quero. Breve giro nel Comune di Vas e ulteriore rinfresco presso il Bar Alla Pesa di Segusino con foto di gruppo a suggellare la giornata, culminata con il

pranzo alla Trattoria “San Bastian da Vecia” a Pederobba. Tramite le pagine del Tornado gli organizzatori ringraziano il “Ricci Bar” di Alano, il “Caffè Centrale” di Quero, il “Bar alla Pesa” di Segusino, le Amministrazioni Comunali di Alano di Piave, Quero, Vas e Segusino, la Polizia Stradale di Belluno, la Polizia Municipale di Quero e Alano e Veneto Strade per la collaborazione e danno l’appuntamento a tutti al prossimo raduno.

F.to gli organizzatori Foto di Settimo Rizzotto

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Auguri, Zia Bruna

All'amata zia Bruna di Andrista, noi, i nipoti di Quero, auguriamo uno spumeggiante .......esimo compleanno! Che questo anniversario della nascita a cifra tonda, porti salute, benessere e serenità, da estendere anche ai prossimi a venire, che

auspichiamo numerosi. D'altronde qualche candelina in più sulla torta non può far altro che illuminare meglio le tue giornate.

E' con profondo affetto che ti abbracciamo e baciamo, i tuoi nipoti.

LETTERE AL TORNADO

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STORIE DI UN TEMPO

L’alanese che parò in Serie A Il racconto di Paolo Licini, estremo difensore del Vicenza, nel ’43

Lo sport , la politica, la legge e gli aneddoti… a cura di Alexander Geronazzo

Disarmato dalla naturalezza del racconto e piacevolmente assorto in storie d’un tempo che fu, quest’inverno ho avuto il piacere di chiacchierare con l’unico alanese ad aver vestito una casacca calcistica in serie A; in un calcio lontano dal pro-fessionismo attuale, quando correva l’anno 1943 ed infuriava la tremenda svolta bellica ormai in atto. In quella stagione il Vicenza Palladio, descritto dagli annali come ACIVI Vicenza, militava nella categoria più elevata dello sport del pallone. Portiere titolare nella stagione che andava ad iniziare era stato designato Domenico Rancan. La chiamata alle armi era però dietro l’angolo, così come la decisione del governo di guerra, che sospese quel campionato dopo sole due giornate, tanto che, unico negli annali, di esso non v’è praticamente traccia, se non negli anfratti più angusti degli archivi delle so-cietà più antiche. Il Rancan sarebbe tornato a vestire la maglia bianco-rossa nel ’49, fortunatamente tornato salvo dal fronte e in quel campionato , alternandosi a Della Fontana, giocò 11 partite. Ma tornando all’autunno del 1943, fu l’allora diciassettenne Paolo Licini, di Alano di Piave, a dover sostituire il titolare partito per la prima linea. Dopo una gavetta cal-cistica iniziata nei “pulcini” della società vicentina, alla scuola calcio di Piazza delle Erbe, l’estremo difensore cresciuto al-la corte del preparatore Maule fu convocato per giocare nel ruolo di titolare. A Vicenza, Paolo visse l’intera giovinezza, in

una città dove era con i genitori insegnanti e nella quale, abitando proprio dietro al-lo stadio, poi divenuto “Menti”, era cresciuto osservando il calcio da vicino e facen-do il raccattapalle, con un gruppo di amici, con i quali era divenuto amico del cu-stode. Quel campionato descritto come Campionato dell’Alta Italia, vide l’ACIVI Vicenza affrontare due squadre, vincendo un primo incontro per 2 a 1 contro l’Alessandria e perdendone un secondo, col medesimo risultato, con una formazio-ne della quale il nome si perde nei meandri del ricordo. Licini arrivava dalla vittoria nel ’42 nel campionato Veneto Ragazzi, per poi passare a rivestire il ruolo di portie-re delle riserve della prima squadra. In quegli anni si allenò e giocò con calciatori, la cui strada verso il professionismo si aprì negli anni a venire. Tra loro è vivo il ri-cordo di Alfonso Santagiuliana che giocò 15 stagioni al Vicenza con oltre 300 pre-senze, vincendo anche lo scudetto 1945 in forza al Grande Torino, ove, riserva di Rigamonti, segnò anche un gol in 16 presenze, vantando anche un provino in na-zionale, in anni in cui a centrocampo vi era carenza di talenti. Con lui, in quel Vi-cenza anche Giancarlo Fabrello, mediano arcigno, che rimase alla corte delle gio-vanili vicentine fino all’esordio nella serie A del ‘47’48, quando a 22 anni giocò 5 partite in uno sfortunato campionato segnato dalla retrocessione in B e dalla sua

cessione al Treviso F.C. Ma il più celebre compagno di squadra delle giovanili e di quella brevissima parentesi professio-nistica, fu senza dubbio Adriano Bassetto (in foto), calciatore di grande classe e prolifica mezzala , che ceduto alla Sam-pierdanese per una cifra record nel 1946, fu a tutti gli effetti il primo marcatore in partite ufficiali di quella squadra che oggi chiamiamo Sampdoria. Infatti proprio in seguito al suo acquisto, in precarie condizioni condizioni finanziarie la Sampier-danese si fuse con l’agiata Andrea Doria, dando vita alla formazione blu cerchiata, con la quale Bassetto disputò 196 par-tite segnando 92 goals, formando peraltro una formidabile coppia con Giuseppe Baldini. Lo si ricorda anche come secon-da punta della nazionale, con cui disputò però solo tre partite, offuscato dagli immensi Valentino Mazzola prima e Giampiero Boniperti poi, complice anche il fatto di non aver mai giocato in squadre di vertice. Infatti dopo la Samp vestì anche la maglia dell’Atalanta, della quale fu bomber storico con 56 reti, superato solo ai giorni nostri da Cristiano Doni. Ma questa è storia altrui, mentre vale realmente la pena di proseguire con i racconti di vita vissuta del nostro concittadino. Il dopo serie A vide infatti il Licini protagonista impavido delle schermaglie partigiane. Fu infatti imprigionato dalle milizie repubblichine, per sei mesi, dopo essere stato autore di un atto di sabotaggio “bombarolo” dei tratti ferroviari, al fine di ral-lentare ed impedire il trasporto su vagone di macchinari in terra tedesca. Spedito nella linea di difesa germanica, Alfonsi-ne-Comacchio-Argenta, a scavare trincee, nel 1945 riuscì a fuggire, prestandosi ad aiutare americani ed inglesi. Nello stesso periodo prese a lottare per la liberazione dalla prigionia del fratello, imprigionato e torturato, colpevole d’essere considerato partigiano comunista, pur nelle sue idee socialiste. Gli anni a venire segnarono il suo ritorno nel calcio di 1a divisione, l’attuale Eccellenza, convinto dal proprietario della squadra del Montecchio, tale ingegner Ceccato, leader nella produzione dei compressori. Erano gli anni tra il ’47 ed il ’49. In quel periodo affinò ulteriormente la sua tecnica di giocato-re, incentrata soprattutto su un notevole senso del piazzamento ed una certa spericolatezza nelle uscite. Ma il racconto di questa serata di mezzo inverno, davanti ad una stufa a legna, pensata e voluta dal GS Alano in compagnia di Claudio, Stefano, del “Bepon”, dei giovanissimi ma assorti Nicolas ed Elia e dei due cagnoni affettuosi dell’avvocato, si è spesso intinto di ricordi sfusi e salti temporali, tra i quali è interessante la divagazione inerente l’attuale Stadio Valcalcino. Stando al discorso dell’avvocato, è emerso che furono i ragazzi del suo tempo a sistemarlo, tra i primi. Il terreno di gioco era tra-pezoidale, in quanto una parte della soprastante collina vi cadeva giusto in uno degli angoli, oggi scavati sotto al dirupo. Alla destra del campo era posto il percorso di guerra, adattato per l’addestramento domenicale dei “balilla”. In quegli anni, precedenti la seconda guerra mondiale, la gioventù feltrina e trevigiana organizzava l’itinerante Coppa Città di Feltre, cui si ricorda partecipavano il Valdobbiadene, la Feltrese, l’Alanese, il Covolo, il Segusino ed il Santa Giustina tra le altre. Vi-vo il ricordo delle ragazze sostenitrici, con il loro tipico spillo e il fiocchetto azzurro, raccoglievano offerte, poi utili a ban-chettare e bere in quelli che erano i contesti della festa di allora, poiché i campi di calcio erano sempre fulcro di un pieno-ne di gente. Le squadre erano formazioni paesane e per quanto riguarda Alano, le magliette per giocare erano ricavate togliendo la scritta ONB (Opera Nazionale Balilla) e colorandole. Procedendo poi nella carriera agonistica, lo sport lasciò il giusto spazio allo studio per il conseguimento del titolo di avvocato. Paolo Licini si è laureato nel 1950 in legge, otte-nendo in soli 3 anni il risultato finale che ne avrebbe previsti quattro.

Adriano Bassetto (illustre compagno al Vicenza)

PERSONAGGI

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L’amore calcistico tornò, con l’occasione offertagli dalla Feltrese in Prima Divisione, negli anni 1951-52-53. Fu il presiden-te Zugni Tauro, conscio dei suoi precedenti calcistici, a richiederlo in squadra e contestualmente a procuragli il posto di praticantato nello studio dell’avvocato Granzotto. Il tempo per allenarsi era poco, complice anche il periodo, pregno di im-pegni, tra i quali il conseguimento del titolo di Procuratore, attraverso le dovute sezioni d’esame. Le tappe bruciarono in fretta il tempo e fu così che quando il Granzotto divenne Senatore, lo studio legale passò nelle mani del giovane Licini. Ovviamente l’impegno con il pallone era preso e continuava e, sottolinea Paolo, la Feltrese di allora era pregna di giovani professionisti, molti dei quali di elevato spessore culturale. L’aneddoto che ne dimostra la veridicità, viene fatto risalire ad una trasferta in terra alto atesina , quando durante una partita contro il Bolzano, con lo stadio dolomitico gremito di gente, un facinoroso ed accorato tifoso bolzanino, s’alzò sulla sedia dello spalto centrale, gridando agli avversari feltrini: <<BIFOLCHI…!!!>>. Nell’udire tale insulto, il metronomo del centrocampo granata, ingegner Piccioni, arrivò al centro del campo e lì stoppò la palla fermandosi. Prese a dire: <<In porta, l’avvocato Licini, difensore il dottor…, al centro del campo l’ingegner Piccioni, di punta il maestro “Tal dei tali”…>> e poi concluse…<<ll bifolco sarà lei?!>>. Storia d’un calcio diver-so, di uno stile certamente perduto. Ma come molti sanno, fu la vita politica a portare l’avvocato Licini, nei palazzi del po-tere decisionale. E’ stato infatti per due anni sindaco di Feltre nelle fila socialdemocratiche. Precedentemente però fu par-lamentare inizialmente con la compagine rappresentante la social democrazia e successivamente nel Partito Socialista Italiano. Si sedette per un anno al governo e tre all’opposizione in sede parlamentare ed è stato Senatore della Repubbli-ca, attraversando un periodo istituzionale in cui agirono tre governi, nel corso della VI legislatura,dal 1972 al 1976 con a capo dapprima Giulio Andreotti (DC) , in seguito Mariano Rumor (DC) che compose due governi ed altrettanti Aldo Moro (DC). La sua fase politica socialista lo vide contrapposto a Gianni De Michelis, che in quegli anni era il vate del PSI e con il quale sorsero diversità di vedute, specie sulla questione autostradale riguardante la Venezia-Monaco, che DC e PSI vo-levano sostenere, con l’opposizione interna del leader socialista, poi celebre per altre vicende ad alterna fortuna. Nello specifico la mozione congiunta riguardante la questione autostradale passò grazie anche al voto dell’alanese, che ebbe pubblici ringraziamenti dal senatore democristiano Arnaldo Colleselli. Il seguito della vicenda lo vide però essere escluso dal partito, dal ramo fedele a De Michelis ed in seguito fu anche sciolta la sezione partitica socialista del feltrino. A quel punto, date le dimissioni da consigliere comunale ad Alano, poté candidarsi ed ottenere la poltrona di Sindaco della citta-dina del Castaldi. Oggi, l’avvocato e senatore Licini, quindi unico giocatore professionista dello sport, assieme a Dino Meneghin, della no-stra conca, non ha nulla da pensare sulla politica moderna, se non sulla sua personale fedeltà ai principi della sinistra democratica. In chiave calcistica , ritiene che il “soccer” moderno sia divenuto più uno spettacolo o forse ancor più un mestiere, a scapito della pura natura sportiva.

“Vorrei concludere ringraziando per la disponibilità e gentilezza, il signor Licini, che io non avevo personalmente cono-sciuto prima. Posso ora attribuirgli un volto semplicemente umano, di chi ha alle spalle un’esperienza ed un bagaglio cul-turale e sportivo, del quale, da alanese, posso dire di essere orgoglioso, portandolo ad esempio civico per la mia e le nuove generazioni. Quella serata in compagnia, ad ascoltare storie d’altri tempi, incredibilmente tribolate almeno quanto genuinamente vere, ci ha lasciato nel cuore un pensiero fisso, puntato alla possibilità di creare occasione pubbliche di ascolto, come la nostra. Perché l’esperienza, la vita, il racconto di essa vale molto più di una fiction televisiva o di un rea-lity show e può servire a far capire come il mondo cambi, attraverso gli occhi di chi ha potuto vedere cose che il tempo ri-schia irrimediabilmente di portarsi via” A.G.

Ricordo di Giovanna Andreazza

I nipoti di Quero ricordano la zia Giovanna, vedova Uttone, morta il 28 novembre 2008 a Bergerac (Francia), alla età di 96 anni. La sua è stata una vita di lavoro; emigrò in Francia con il marito nel 1933, dove hanno avuto la loro figlia Giannamaria. Finché ha potuto la Zia non si dimenticava di tornare ogni anno al suo paese, a cui era molto legata. Alla figlia ed ai nipoti in Francia siamo vicini ed il suo ricordo c'è sempre presente come una donna molto gentile e sempre sorridente.

cRONAcA

LA mORtE dI NAzzARENO cOLLAvO

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Economia: analisi della Camera di commercio sul primo trimestre

In provincia la crisi si inserisce in un contesto economico caratterizzato da una forte incidenza del manifatturiero, che accentua le fasi del ciclo in atto a livello nazionale e regionale. L’analisi del comparto vede nella seconda parte del 2008

un progressivo calo dell’indice della produzio-ne industriale, molto più so-stenuto in pro-vincia che nel Veneto, con e-siti peggiori per le imprese con più di dieci ad-detti (ma l’andamento è negativo anche per quelle della fascia 2-9 ad-detti), soprattut-to dell’occhialeria. Nel primo tri-

mestre 2009 c’è, però, un rallentamento della negatività, confermato dalle attese degli imprenditori a giugno 2006, tra i quali diminuisce la percentuale dei pessimisti e cresce leggermente quella degli ottimisti. Consuntivo pesante anche per il settore del commercio, che nella seconda metà del 2008 vede peggiorare l’andamento del fatturato per le imprese del comparto. Il commercio al dettaglio, in particolare, si rivela piuttosto critico nel primo trimestre 2009, con pesanti cali an-che sull’occupazione. Meno peggio il bilancio dei servizi, che nel quarto trimestre risente del buon andamento del com-parto turistico della stagione invernale, come confermerebbero i dati dei primi tre mesi del 2009 .Già dal primo trimestre 2008 è significativo il calo delle esportazioni: per tutto l’anno e così nel primo trimestre 2009 il calo percentuale delle vendite di occhiali verso gli Stati Uniti è praticamente sempre superiore al 20%. Questa situazione si riflette inevitabil-mente sul mercato del lavoro, scosso da tempo da un continuo ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni. I dati dei Cen-tri per l’Impiego elaborati da Veneto Lavoro evidenziano un aumento generalizzato della disoccupazione che investe – pur in maniera disomogenea – tutto il territorio provinciale. Da dove veniamo? Cosa siamo? Dove andiamo? (Paul Gauguin, 1898, Boston, Museum of Fine Arts) Prendiamo spunto dal titolo di un quadro di Gauguin dipinto in un momento particolarmente difficile della sua vita, per alcune riflessioni che ci sono dettate dall’analisi dei dati e delle testimonianze di questo rapporto. Innanzitutto, da dove veniamo? Come già delineato nel capitolo introduttivo dell’ultimo rapporto sulla Giornata dell’Economia, “Mezzo secolo di evoluzione economica in provincia di Belluno”, la struttura economica attuale è frutto di quel boom industriale che ha preso avvio negli Anni Cinquanta grazie ai sostegni statali per le zone svantag-giate. Ma soprattutto, è figlia degli interventi promossi dalla cosiddetta “legge Vajont” del 1964, che estese i suoi benefici all’intero territorio, e dei finanziamenti seguiti all’alluvione di due anni dopo1. In breve tempo lo sviluppo economico, a volte promosso anche da imprenditori “stranieri” che avevano trovato condizioni convenienti per produrre nella nostra provincia, ha cambiato le persone e il territorio. Da popolo di contadini e di emigranti, i bellunesi si sono trasformati in un popolo di operai e impiegati. Con il passaggio da una generazione all’altra questo distacco dalle radici è diventato sem-pre più marcato. Il processo di industrializzazione si è innestato sul tessuto produttivo allora esistente, fondato soprattut-to su occhialeria e legno, arricchendolo e potenziandolo. Partendo da questo nucleo industriale si sono sviluppate una serie di realtà imprenditoriali piccole e medie - è stata, in parte, anche la naturale conformazione del territorio a incenti-vare questo tipo di crescita parcellizzata - che spesso hanno legato le loro sorti a delle imprese più strutturate. Ciò ha permesso al Bellunese di raggiungere un grado di competitività molto elevato e di costituire quello che è il distretto dell’occhiale, noto in tutto il mondo. Accanto a questo comparto, nel contempo se ne sono sviluppati altri: la meccanica, la siderurgia e la plastica. Il Bellunese ha raggiunto un notevole grado di sviluppo e di benessere e da anni le classifiche sulla qualità della vita lo vedono stabilmente ai primi posti. Questo benessere è stato costruito attraverso un duro lavoro ed è maturato soprattutto negli Anni Ottanta e Novanta. Ora, nel momento più critico della crisi, questi tempi, in cui “i ci-nesi eravamo noi” (prendendo a prestito una frase di un giornalista economico che rifletteva sui cambiamenti intervenuti nel Nord-Est) ci appaiono molto lontani. La nostra impronta economica è basata prevalentemente sul manifatturiero do-minato da alcuni colossi mondiali che hanno fatto conoscere i nostri prodotti in tutto il mondo, ha una vocazione “natura-le” alle esportazioni e per questo soffre più di altre aree le dinamiche che si sviluppano a livello globale. Questa crisi,

1 Camera di Commercio I.A.A., 7a Giornata dell’Economia, maggio 2009.

Tabella 4.1 – Belluno. Disoccupati per Comunità Montana: anni 2007 e 2008

Comunità Montane Anno 2007 Anno 2008 Differenza (2008-2007)

Variazione % 2008/2007

Agordina 355 437 82 23,1Alpago 129 228 99 76,7Belluno e Ponte nelle Alpi 598 1.045 447 74,7Centro Cadore 567 830 263 46,4Cadore - Longaronese e Zoldo 202 439 237 117,3Comelico - Sappada 306 431 125 40,8Feltrina 1.217 1.730 513 42,2Val Belluna 302 570 268 88,7Val Boite 173 255 82 47,4Totale Pronvincia 3.849 5.965 2.116 55,0

Fonte: elaborazione Provincia di Belluno su dati SILL – Veneto Lavoro

Ringraziamo i relatori del convegno, tenutosi il 24 giugno scorso a Belluno sul tema dell’analisi dell’economia provinciale alla luce dell’attuale crisi economica globale, per averci messo a disposizione lo studio frutto delle loro ricerche. Del cor-poso compendio riprendiamo le pagine conclusive che ne sono il sunto, segnalando che la pubblicazione integrale, ricca di dati, analisi e testimonianze di attori del mondo economico si può richiedere alla Camera di Commercio di Belluno.

http://www.bl.camcom.it/

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come quella che recentemente l’ha preceduta, ci ha posto di fronte al fatto che lavorare con abnegazione non basta più, perché il mondo tutt’attorno è cambiato e i punti di riferimento verso cui, per anni, la nostra attività si è protesa, non sono più gli stessi. Da qualche anno si parla di una rivalutazione del turismo, della sua connessione con il paesaggio e del suo stretto rapporto con l’agricoltura. Questo processo, che passa attraverso la promozione di tutta una serie di iniziati-ve - basti pensare ai prodotti tipici - ci ricorda un po’ chi eravamo. Chi siamo? Rispondere a questa domanda è assai più difficile. Dalle testimonianze raccolte emerge un forte grado di incertezza nei riguardi del futuro da parte di tutti gli operatori. La sensazione generale è che la crisi ci è piovuta ad-dosso, che è venuta dall’esterno e che si è un po’ disarmati per fronteggiarla. Quella che viviamo è, inoltre, una crisi a-nomala, “molto molecolare, fatta di tanti focolai diversi e non sempre riconducibili a letture unitarie: crisi degli investi-menti, dell’export, del lavoro, dei consumi, il tutto con una dose rilevante di irrazionalità2”. E tutto ciò traspare dalla struttura economico-sociale che è divisa, che riflette l’emotività del momento e i sentori internazionali: da una parte ab-biamo i pessimisti, quelli che vedono nero e dicono che il manifatturiero bellunese è destinato a morire, e dall’altra gli ot-timisti, quelli che sanno che sarà difficile, ma si stanno attrezzando per superare il momento contingente. Nel mezzo un certo numero di rassegnati che attende. Secondo i pessimisti, ad ogni crisi la nostra economia diventa sempre più fragi-le, il numero delle imprese si assottiglia sempre più, soprattutto nell’occhialeria e il tessuto produttivo si impoverisce. Non possiamo dar loro completamente torto, la nostra è, in effetti, anche una crisi strutturale. Guardando alle relazioni economiche della Camera di Commercio degli anni passati, si è notato che i problemi che si abbattono periodicamente sul sistema produttivo locale sono sempre gli stessi fin dagli anni Settanta3. In parte questo è inevitabile: è difficile, infat-ti, convertire e diversificare una struttura economica strettamente intrecciata come è la nostra (attorno alle aziende grandi, non solo dell’occhialeria, ruotano una miriade di piccole e piccolissime imprese a volte di carattere familiare). Dall’altra, però, mette in evidenza che - come è stato sottolineato da più di un imprenditore e osservatore economico anche nel corso di queste nostre conversazioni - quando parte la ripresa si tende a dimenticare quello che è appena passato. Più voci insistono sul fatto che per andare avanti il manifatturiero ha assolutamente bisogno di trasformarsi, di trovare unitarietà e di presentarsi compatto di fronte al mercato internazionale accettando la sfida dei Paesi a basso co-sto di manodopera. Questo confronto, secondo molti, lo si potrebbe vincere se si punta sull’innovazione, sulla creatività, sulla qualità del manufatto e se si accompagna il consumatore verso la scelta di un prodotto garantito da regole precise che lo salvaguardino nei propri consumi. E proprio dentro questo spazio si inseriscono tanti imprenditori, fortemente ra-dicati nel territorio, che “stringono i denti e la cinghia”, assieme ai propri dipendenti. Va detto che ci sono delle realtà produttive, che pur in questo periodo difficile, si muovono bene, sono aziende elastiche in grado di adattarsi rapidamen-te ai cambiamenti, che riescono a diversificare i prodotti e i mercati di destinazione assai velocemente, oppure, hanno avuto una visione più ampia e hanno stretto alleanze con partner, anche stranieri. Dopo la logica di nicchia, quello che premia è la versatilità4. Il Censis, in una delle recenti relazioni sulla crisi, ha sottolineato come chi rimane fermo ad at-tendere gli eventi, aspettando che il momento critico passi, è colui che rischia di trovarsi poi spiazzato. Tutti indistinta-mente ci hanno detto che il mondo che verrà non sarà più quello di prima e che bisogna agire tempestivamente. Un se-gnale sintomatico di questo cambiamento sta già avvenendo a livello politico, il G20 sta subentrando al G7 nel coordinare lo sviluppo economico mondiale. Si tratta di una trasformazione epocale, ma dovuta: questi 20 Paesi deten-gono il 90% del PIL mondiale. La crisi che ci attanaglia non ha lasciato, comunque, immune nessuno nel mondo, ma è del tutto probabile che i Paesi in via di sviluppo saranno i primi a ripartire e lo slancio dell’economia di domani sarà det-tato da loro5. Per questo, da più parti, si ribadisce che le decisioni non devono essere rinviate. Nella ricerca della qualità gli imprenditori non sono soli, sono con loro anche molti operai, nei quali il desiderio di lavorare bene e di essere parte-cipi alla crescita dell’azienda è molto forte. La qualità e il servizio sono fortemente sentiti anche dal consumatore che si è fatto più esigente, come evidenziano le nostre testimonianze e anche molte note di autorevoli osservatori. Lo stile di consumo infatti, sembra stia profondamente cambiando: il consumatore è più attento, è alla ricerca di un buon rapporto qualità-prezzo e guarda anche alle etichette. Appare anche dalle nostre, seppur sommarie, ricerche, che il brand da solo non si sostiene, la gente non è più disposta a pagare per un prodotto superfluo e privo di qualità. Se il consumatore è insoddisfatto del prodotto, nonostante appartenga a una nota marca, non lo acquista più. Anche l’imprenditore Diego Della Valle ha messo in luce questo nuovo comportamento, riconoscendo che certi marchi, soprattutto quelli senza re-putazione, sono crollati nel momento stesso in cui la gente ha cominciato a dire “spendo meglio”. Il suo invito e monito rivolto agli ascoltatori presenti al Festival dell’economia di Trento, ma in realtà a tutti gli imprenditori, è quello di tornare a fare buoni prodotti, altrimenti si farà un’enorme fatica a riposizionarsi a crisi finita6. Un’altra importante considerazione 2 Censis, Diario dell’inverno della crisi n. 4, Roma, 9 maggio 2009 3 Camera di Commercio, Andamento dell’economia della Provincia di Belluno nell’anno 1970: “Occhialeria: in questo settore è stata segnalata una contrazione di esportazioni nel nord America; sono state incontrate altre difficoltà dovute all’aumento della concor-renza, all’obbligo imposto di produrre solo lenti infrangibili, ecc.”. Andamento dell’economia della Provincia di Belluno nel primo trimestre 1973: “Alcune aziende lamentano anche una certa penuria di capitali liquidi e ciò sembrerebbe in contrasto con la notevole massa di mezzi liquidi giacenti presso le banche, non investiti nel processo produttivo, ma ciò si spiega con il freno usato nelle concessioni di credito ad aziende già impegnate e la minor richiesta di credito da parte delle imprese più solide.” Andamento dell’economia della Provincia di Belluno nel secondo trimestre 1975: “Anche nel settore occhialeria (…) si comincia a risentire della generale situazione recessiva. Una certa contrazione delle ordinazioni rende precaria soprattutto l’attività delle aziende di modeste dimensioni.” Andamento dell’economia della Provincia di Belluno nel terzo trimestre 1976: “Le caratteristiche strutturali dell’industria bellunese impediscono comunque di considerare definitivamente superata la fase congiunturale negativa. Com’è noto, le maggiori difficoltà del settore dipendono dalla presenza di una struttura industriale a scarsa potenzialità tecnologica, dalle limitate capacità concorren-ziali, oltre che dal notevole incremento del costo del lavoro.” 4 Censis, Diario dell’inverno di crisi n. 3, Roma, 4 aprile 2009 5 I cambiamenti non necessariamente dovranno risolversi negativamente per la nostra economia. La stessa Cina ha capito da questa crisi che è necessario sviluppare anche un adeguato mercato interno. 6 Gianpaolo Fabris, nel corso dello stesso dibattito, ha rincalzato quest’affermazione dicendo che: “Fare un buon prodotto è oggi una condizione necessaria per fare una marca, ma avere nome e costruire un brand sono due cose diverse.”

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che è scaturita dalle nostre interviste è stato il rapporto con il credito. In questa sede non approfondiremo un tema che è già stato ampiamente dibattuto, ma dobbiamo mettere in evidenza quello che è già stato percepito da molti a livello na-zionale, e cioè che le banche territoriali, seppur molto prudenti nel concedere il credito, non hanno abbandonato del tut-to né l’imprenditore né il singolo. Questo atteggiamento è il riflesso di un sistema che il Censis ha definito micro welfare vincente, fatto di enti locali attivi e attenti, di piccole banche territoriali, di rapporti sociali coesi, che hanno saputo tam-ponare tante emergenze e hanno permesso al sistema di “tenere”7. Un altro aspetto che è emerso dalle osservazioni dei nostri interlocutori è stato il concetto della necessità di liberarsi da certi schemi mentali e di acquisire una mentalità più aperta sia nei confronti del mondo che degli eventi. Questo aspetto ha valenze economiche e sociali. L’apertura mentale in senso spaziale che i nostri intervistati hanno evidenziato, è da riferirsi prima di tutto al fatto che non si può più pensa-re a Belluno come a un’area marginale e fuori mano, in quanto internet e tutti i supporti tecnologici e informatici disponi-bili hanno accorciato le distanze e reso la comunicazione più veloce e diretta. Secondariamente, si riferisce alla necessi-tà di sapersi adattare velocemente ai cambiamenti e di rendersi disponibili alle mutate condizioni economiche. Un pensiero diretto, in questo senso, è stato espresso nei confronti degli operatori del settore turistico, che devono impara-re a saper cogliere e anticipare tutte le nuove esigenze del turista moderno. Infine, molti imprenditori e operatori del cre-dito hanno manifestato la loro preoccupazione nel dover constatare la tendenza -viva nel passato e nel presente- di al-cuni imprenditori bellunesi che dopo aver fatto crescere la loro impresa, posizionandola sul mercato, con una produzione vivace e qualitativamente alta, cedono ad altri la loro creatura. Anche questo, ci dicono, è sintomo di una mentalità sbagliata, significa che siamo i primi a non credere in noi stessi. A molti nostri interlocutori è venuta spontane-amente in bocca la parola umanità. La cosa ci ha sorpreso perché è stata pronunciata indistintamente dal datore di lavo-ro e dal lavoratore. C’è un desiderio di riscatto, di riprendersi certi valori che non sono solo sociali, ma anche economici. C’è la consapevolezza da parte di tutti che si è vissuto al di là delle proprie possibilità e che lo sfrenato consumismo ha minato le coscienze. C’è la voglia di tornare un po’ nei ranghi, come ci ha detto qualcuno. La crisi serve, secondo molti, a riposizionarci nella società. Il desiderio di umanità vuole essere riconquistato nei rapporti quotidiani, nel lavoro, nel contatto con il negoziante del piccolo negozio (in questa fase preferito ai grandi), nella famiglia e nel vicinato. Molti pic-coli operatori in questo momento si sentono abbandonati a se stessi e auspicano un ritorno del vecchio rapporto di so-stegno da parte delle loro associazioni di categoria, ma lo stesso malessere serpeggia tra i lavoratori che non si sento-no più sufficientemente tutelati e rappresentati dai sindacati. Probabilmente questi sentimenti sono dettati dal fatto che siamo in piena crisi ed è quindi normale riversare rabbia e impotenza su altri, però, forse, è anche indice di una richiesta di un atteggiamento diverso, di riallacciare un rapporto più personale. Da molte parti si guarda con interesse e con fidu-cia al confronto costruttivo maturato in questi mesi tra tutte le parti sociali e a tutte quelle iniziative che sono state intra-prese, per una volta tanto, congiuntamente per il bene comune. Una sorta di coesione sociale, che non si vedeva da tanto (e che molti auspicavano), e che questa crisi ha fatto emergere. Dove andiamo? Il timore che esprimono molti nostri interlocutori è che si perda un’occasione per cambiare, per rinnovarci. Il futuro è nostro e non di chi viene dopo di noi perché siamo noi a fondarne le basi irrimediabilmente. “Non sprechiamo una buona crisi”8.

Studio curato da Giovanni Larese, Paola Menazza e Monica Sandi Nell’impossibilità di farlo personalmente, il personale del Servizio Studi e Statistica desidera ringraziare tutti coloro che hanno, con le loro osservazioni, partecipato alla stesura di questo rapporto.

7 Censis, Diario dell’inverno di crisi n. 4, Roma, 9 maggio 2009 8 Dall’intervento di Federico Rampini del 1 giugno 2009 al Festival dell’economia di Trento, ma la paternità di questa afferma-zione è di Rham Emanuel, consigliere del presidente Obama.

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Campo, ancora violenze contro i sentimenti

di Maria Grazia Licini

Ieri sembrava una sera come le altre. Dopo aver lavorato l’orto, volevo distendermi con una corsa, ma la priorità maggiore che sentivo era quella d’annaffiare i fiori dei miei cari, quindi mi avviai al cimitero. Lungo la strada vidi transitare i vigili del fuoco, che mi sono in un certo modo famigliari visto che ho appena terminato il corso antincen-dio. Fuori dal camposanto vidi il cassonetto dell’immondizia ancora fumante perché era stato incendiato, entrai e con stupore notai subito le lapidi dei miei famigliari annerite e i fiori carbonizzati. Rimasi a fissare incredula, mi sembrava impossibile che possano accadere queste cose. In basso, il disegno del vaso annerito, del coniglietto di peluche era rimasto solo un mucchietto di cenere. Questo era un regalo fatto dagli infermieri a mia madre quando era in vita per festeggiare la nascita del nipotino, buffo compagno silenzioso di tanti anni di vita nel silenzio.

Per me non c’è uno standard per adornare o meglio vestire una tomba, non è una dimostrazione ad altri, è solo se-guire il proprio cuore. In questo momento provo tanta rabbia verso chi ha potuto fare tanto male e che non si ferma neanche di fronte alla sacralità della morte. Mi sento però molto fortunata di essere la madre di un ragazzo che vive la vita, che crea e non distrugge.

Mi domando e domando se, senza sprecare la vita in parole vuote piene di niente, non sia più opportuno fermarsi e ascoltare un grande maestro: IL SILENZIO!

Signor Silvio, mi consenta…

di Gioachino Tessaro

Caro Tornado, involontariamente, credo di aver toccato qualche nervo scoperto del signor Forcellini Silvio, vista la gran mole di parole che mi ha rovesciato addosso (le mie dodici righe contro le sue oltre cinquanta). Praticamente, contro la mia fionda, l’amico Forcellini ha schierato la Fanteria, l’Artiglieria e l’Aviazione (la prossima, forse, anche la Marina).

Il sottoscritto non si è mai, e dico mai, permesso di censurare nessuno, perché IO sono nessuno! Ho ricevuto pochi consensi alle ultime Amministrative? E io ringrazio quei pochi che mi hanno votato, perché per loro ero un signor nessuno. Se sugli altri articoli di pensiero politico diverso dal tuo non sono mai intervenuto è perché la penso esat-tamente come te. Credo che ognuno la possa liberamente pensare come vuole e come crede. Però permettimi di criticarti ancora una volta. Esprimere un pensiero è esprimere un pensiero e questo, te lo ripeto, non si nega a nes-suno, mentre le paginate che ci scrivi tu sul nostro Tornado mi sembrano più delle “supposte” curative. Questo te lo riporto perché quando parlo con gli amici (e quasi tutti di idee diverse dalla mia) di questi argomenti, sai cosa mi di-cono?: «Dighe a Forcellini, che se oi lezher l’Unità o Repubblica vae a tormela in edicola». E ti dirò di più, TU, fa-cendo parte anche della redazione del Tornado, non saresti un po’ in “conflitto di interessi”? Quelli per cui di solito puntate il dito contro “l’Unto dal Signore”?

Te lo ripeto, io non voglio levare le proprie idee a nessuno, queste sono solo constatazioni mie e soltanto mie. Per quanto riguarda il signor Paolo Licini, non saprei proprio di quale parte politica possa essere. Per me, potrebbe be-nissimo essere tesserato per i Comunisti Italiani. Come dici tu, siamo o non siamo in democrazia? E concludo. Vor-rei tanto che mi spiegassi, dove, come e quando, mi hai visto inneggiare al “Nicaragua libero” e alla “Padania libe-ra”, anche se io tifo per la libertà di tutti, credo che stavolta hai preso una cantonata colossale. Ti prego, le bugie la-sciale fuori, possibilmente...

P.S. Sull’articolo a tua firma del Tornado numero 544 dal titolo «Era proprio necessario?» io, ad esempio, la vedo diversamente. L’estetica andrà pure bene, ma hai provato a chiedere a quelli che abitano di sotto cosa ne pensano?

Rispondo molto brevemente alla cortese replica del signor Tessaro. Non entro volutamente nel merito di quanto scrive sia per non…“investirlo” ulteriormente con una “gran mole di parole” (scherzo, ma quello della volta scorsa - lo avevo premesso - era un discorso di carattere più generale rispetto al suo intervento; per questo, parlare di nervi scoperti per un semplice e garbato scambio di opinioni mi sembra un tantino esagerato!) sia, soprattutto, perché ho il massimo rispetto delle opinioni di ciascuno (e per questo non condivido la definizione di “signor nessuno” che si è dato: perché mai?). Non sono solo riuscito a capire il suo riferimento al “conflitto d’interessi”: fare il Tornado da 30 anni, come nel mio caso, mi sembra più che altro...contro il proprio interesse, in termini di tempo e denaro, ma tutti noi lo facciamo molto volentieri, gratificati come siamo dall’attenzione e dall’affetto di tantissimi lettori, e credo che il signor Tessaro su questo converrà con me... Così come mi hanno fatto sorridere i suoi continui passaggi dal “tu” al “voi”: mi creda, faccio già fatica a rappresentare me stesso, figuriamoci piccoli gruppi o addirittura masse di perso-ne… Do solo due doverose risposte alle sue domande: 1. Premesso che tra Nicaragua e Padania c’è qualche “lie-ve” differenza, non era forse il signor Tessaro che girava con l’adesivo “Nicaragua libero” sulla macchina o chi lo conosce bene tra i suoi compaesani è un bugiardo? E non ha forse spiccate simpatie leghiste o chi lo conosce be-ne tra i suoi compaesani è un bugiardo? 2. Nell’articolo “Era proprio necessario?” mi sono invece limitato a racco-gliere il parere di moltissimi (e sottolineo moltissimi) feneresi, alcuni dei quali abitanti proprio a Fener Basso… Detto questo, lo invito nuovamente a scriverci su qualsiasi argomento vorrà. Cordialmente.

Silvio Forcellini

LETTERE AL TORNADO

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Alano, tornei di calcio a 5 e di beach volley

(s.for.) Organizzati dall’ASD + Sport in collaborazione con Comune e Pro Loco, sono in corso di svolgimento, pres-so gli impianti sportivi comunali di Alano, il 1° torneo di calcio a 5 “Alano Summer Beach” (con un montepremi di 1.000 euro) e il 1° torneo di beach volley maschile 2x2 “Alano Summer Beach” (con un montepremi di 300 eu-ro). I due tornei, iniziati il 27 luglio, si concluderanno il 7 agosto. Durante tutta la manifestazione sarà attivo un forni-to chiosco enogastronomico.

Coinvolti anche l’ex sindaco di Vas e il vicesindaco

Violazioni urbanistiche, in cinque a processo

VAS In cinque devono rispondere di violazioni urbanistiche (un sesto imputato, l’imprenditore Raniero Tieppo è de-ceduto) per ampliamenti e costruzioni in quel di Vas: tra loro anche l’ex sindaco Sereno Solagna e l’attuale vicesin-daco Cristian Corrà. Mentre tra le strutture per le quali la Procura contesta le violazioni, c’è anche il campo da boc-ce del paese, oltre a strutture private sulle quali privati sono intervenuti. Imputati dunque di violazioni urbanistiche sono Anna Berra di Segusino, di 59 anni, Cristian Corrà di 34 anni, Maddalena Monfè di 65 anni, Sereno Solagna di 74 anni, Dorina Zuccolotto di 67 anni (difesi dagli avvocati Federico Bressan, Lorenzo Botteon ed Elisa De Bertolis di Treviso, Giorgio Azzalini sostituito in aula dall’avvocato Jenny Fioraso. Imputato figurava anche l’imprenditore Raniero Tieppo, che è deceduto: il reato è quindi estinto e chiaramente non si procede. Per la procura, negli anni 2005-2006 queste persone diedero vita a degli ampliamenti di strutture ed edifici, anche di qualche impianto sporti-vo come il campo da bocce, senza però essere in possesso del permesso di costruire. Anche comprando dei terre-ni sui quali poi si sarebbero materializzate le presunte violazioni paesaggistiche e sulle costruzioni. Ieri in aula (lu-nedì 13 luglio, ndr) la richiesta riguardante il non doversi procedere per Tieppo e la possibilità di patteggiamento della Berra. Processo rinviato al 24 novembre (articolo tratto da “Il Corriere delle Alpi” di martedì 14 luglio 2009).

Sereno Solagna e Cristian Corrà rinviati a giudizio per violazioni urbanistiche

Vas, la minoranza chiede le dimissioni di vicesindaco e assessore

OGGETTO: rinvio a giudizio Vicesindaco e Assessore Vas, lì 21 luglio 2009

Al Sig. Sindaco del Comune di VAS

I sottoscritti Consiglieri Comunali Elisa Corrà, Moreno Boldrin, Lidia Garbin e Antonio Deon;

Venuti a conoscenza dagli organi di stampa locali (vedi sopra, ndr) del rinvio a giudizio presso il Tribunale di Bellu-no del vicesindaco di codesto Comune Cristian Corrà e dell’assessore con delega all’urbanistica Sereno Solagna per una serie di reati nel campo edilizio contestati loro quali tecnico il primo, e proprietario ed esecutore dei lavori il secondo, consumati sul territorio Comunale in località Vallina;

Vista la documentazione relativa alla perizia effettuata dal tecnico dell’ufficio Urbanistica del Comune di Vas, i rilievi del Corpo Forestale dello Stato e le motivazioni del rinvio a giudizio fissato per il giorno 24 novembre 2009 presso il Tribunale di Belluno;

Vista la delicatezza e complessità del procedimento nel quale sono impegnati gli Uffici Comunali, onde dissipare ogni possibile dubbio sulla trasparenza e probità del lavoro svolto, nel prosieguo dell’iter amministrativo diventa i-nammissibile la presenza costante negli uffici con potere di comando di Vicesindaco e Assessore anche con dele-ghe in materia urbanistica;

Chiediamo:

a tutela e buon nome dell’ente, degli uffici e anche personale degli imputati, ancorché non condannati ma neppure semplicemente indagati bensì sottoposti a processo penale, di procedere alla sospensione degli assessori coinvolti fino alla sentenza finale.

Il Comune di Vas aveva ed ha facoltà di costituirsi parte civile nel procedimento, ad ora non ci è dato sapere se in-tende avvalersi di questo opportunità per tutelare il buon nome della comunità da esso rappresentata.

Ribadiamo anche che, se si fosse rispettata la buona e consolidata prassi secondo cui chi amministra con compiti di governo si astiene dall’operare nel Comune amministrato a livello professionale, i problemi che ora gravano sull’ente non avrebbero motivo di sussistere.

Cordialmente Elisa Corrà, Moreno Boldrin, Lidia Garbin e Antonio Deon

LETTERE AL TORNADO

cRONAcA

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(M.M.) Dopo l’articolo dello scorso numero, con il quale abbiamo conosciuto Yonne Sophia Forcellini, ora è la volta di un contributo di Claudia Zuliani, nipote di “Carletto” Forcellini, marito di Yonne. Claudia racconta un po’ di storia di “Carletto”, dal punto di vista della moglie, ed ha autorizzato il nostro contatto, Giacomo Siragna, a rendere partecipi anche i lettori de “Il Tornado” di queste memorie.

LA STRADA DELLA FORTUNA di Claudia Zuliani

Nel 1953, io frequentavo l'ultimo anno di giornalismo alla Facoltà di Filosofia, Scienze e Lettere della PUC (Pontificia Universidade Catòlica de Sào Paulo).

Eravamo alla vigilia delle vacanze di giugno e, alle sette di sera, si era scatenato un violento temporale sopra la città. I miei compagni ed io aspettavamo il Professore Enéias che ci avrebbe accompagnati allo studio della TV Tupy, dove ci attendeva una lezione speciale sul funzionamento degli apparecchi e sulle tecniche adoperate per trasmettere l'immagine (a quell'epoca, soltanto in bianco e nero). Il professore arrivò di corsa, pieno di entusiasmo.

- Andiamo, ragazzi. Che bella pioggia. Eh? Per me non era bella né brutta. Mio padre era morto da dieci giorni e

mia madre giaceva a letto, colpita da un infarto del miocardio. Ero molto preoccupata e volevo ritornare presto a casa, per starle vicino. Fortunatamente, il tergicristallo del mio automobile non funzionava. Una bella scusa per non comparire alla “lezione speciale". Ma non la pensava così il professore. Mi ha sorriso amichevolmente; si è dato da fare e lo ha messo a posto in due minuti.

Così son dovuta partire assieme agli altri. Perché vi racconto tutto questo? Perché si tratta di avvenimenti che

hanno cambiato la mia vita per sempre; ed oggi mi permettono di raccontarvi i particolari della carriera vittoriosa di un Fenerese all'estero.

Riprendiamo, perciò, codesta introduzione: Il professore ci aveva spiegato che il Responsabile Tecnico era un italia-no molto rispettato; ritenuto il miglior Tecnico in Elettronica dello Stato di San Paolo.

Perciò, quando siamo entrati nel reparto delle macchine, mi son messa a cercare questo famoso signore; ma non ho visto nessuno, tranne un giovanotto con un viso mite da fanciullo e due occhi celesti, che si è messo a spiegare il fun-zionamento di ogni apparecchio.

Vi dico sinceramente che ero poco interessata in tutto quello. Così, mi sono allontanata e, rimasta sola nel corridoio, a guardare la pioggia dalla finestra, ho acceso una sigaretta. Ero molto distratta; però, dopo non so quanto tempo, mi ha risvegliata il silenzio. Mi sono voltata. Il professore e gli studenti si allontanavano dietro a un altro ragazzo, mentre il primo giovane rimaneva li, appoggiato al muro; e mi guardava.

Ci siamo salutati e messi a chiacchierare. Solo allora ho capito che era lui il famoso Tecnico Italiano. Quando ci siamo congedati, ha chiesto il numero di telefono di casa mia. Gliel'ho dato e non ho più pensato all'incontro.

Una settimana dopo, il bidello della Facoltà si presentò alla classe di storia per avvisare che mi chiamavano al tele-fono, in segreteria. Mi sono spaventata, pensando subito a mia madre, perché agli studenti era vietato l'uso del telefo-no. Per essere ammessa dal Direttore, la chiamata doveva essere urgente. Felicemente non si trattava di lei, ma del "Signor Tecnico" che, mi ha detto, aveva fatto una pallina con la carta dove c'era il numero del mio telefono e l'aveva buttata via. Però si era ricordato del nome della facoltà e così ha potuto rintracciarmi.

Mi sono accorta che il segretario (un uomo rigoroso, per niente gentile verso di noi) mi guardava con compassione, credendo fossero le condoglianze di qualche parente. Non l'ho deluso. Mi sono messa subito a parlare in italiano ed ho spiegato in seguito che l atelefonata era stata fatta da un cugino italiano, venuto da Rio de Janeiro, per farci compa-gnia.

Così il "cugino" si presentò a casa nostra. Ha conosciuto mia madre, che era ancora a letto; e tutti i lunedì sera ritor-nava, portandoci riviste italiane.

Per farla breve: Ci siamo fidanzati a settembre e le nozze furono fissate per febbraio del 1954. Allora si, sono inco-minciati i problemi. Il tecnico era conosciuto alla TV come Carlito. Diceva chiamarsi Carlo Forcellini ed ha presentato a mia madre i suoi documenti, che recavano il nome di Francesco Forcellini. Preoccupata, lei ha chiesto informazioni al Consolato Italiano; e la risposta la lasciò tranquilla. Il nome era Francesco Forcellini, un ragazzo per bene, di buona famiglia e scapolo.

Oggi, cinquantasei anni dopo, mentre scrivo, mi vengono in mente le sottili manovre del destino. Carletto stesso di-ceva: “Mio zio e tuo papà sono morti nello stesso mese, a distanza di pochi giorni. Ci avranno uniti loro?”. "E pensare che non saresti andata allo studio della TV a causa del tergicristallo; e che ho buttato via il pezzetto di carta dove ave-vo segnato il numero del tuo telefono!" Per lui, tutto era stato preparato dalla Signora Fortuna; anche la nascita delle nostre figlie, Fulvia e Carla Maria e dei nostri cinque nipoti: Fernanda, Silvana, Ricardo, Alexandre e Adriano.

Adesso che lui è partito, posso soltanto ritornare al passato e registrare i passi che lo hanno portato in alto, ad oc-cupare il posto di Direttore Tecnico della OVC (Organizacào Vitor Costa) e di proprietario dell'Industria Elettronica Con-dor.

Carletto rimaneva nella sede della Tupy/Difusora sino alle due del mattino. Era l'ultimo a uscire perché, per misura di sicurezza, doveva controllare se tutte le macchine erano state slegate; e riprendeva il lavoro alle tre del pomeriggio. Era amico di tutti, dei portieri, degli artisti, del Direttore a San Paolo dell'organizzazione "Diários e Emissoras Associa-dos", Edmundo Monteiro (nostro padrino di matrimonio) e del proprietario unico, Assis Chateaubriand.

Foto 1: Carletto con a fianco Yonne Sophia

LETTERE AL TORNADO

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All'organizzazione appartenevano, soltanto a San Paolo, due canali TV: Tupy e Difusora, due stazioni radiofoniche e due giornali: Diário de Sào Paulo e Diàrio da Noite. Oltre a ciò, c'erano i giornali pubblicati a Rio de Janeiro ed in altre città. Anche la famosa rivista "O Cruzeiro" faceva parte di questa organizzazione, conosciuta come la più potente del Brasile.

Lui era rimasto molti anni in testa al Dipartimento Tecnico senza mai chiedere una vacanza. Però, mesi dopo il no-stro matrimonio, ha chiesto permesso di assentarsi del lavoro per andare in Italia. E così siamo partiti. Non è stato un buon viaggio, perché io ero incinta ed il barcollamento della nave mi faceva male.

A Genova, abbiamo trovato suo fratello Giacomo Forcellini e sua madre Carla Zuliani Forcellini che erano ve-nuti a prenderci.

Giunti a Fener, di sera, mi sono messa subito a letto, Ero molto stanca! Il giorno dopo, Carletto ha aperto le finestre della nostra stanza e mi ha chiamata.

- Vieni a vedere. Mai e poi mai scorderò quella mattina. Dinanzi ai miei occhi, inondato dal sole, appariva uno spettacolo magni-

fico: Davanti, c'era l'albergo Tegorzo e una piccola e graziosa chiesetta alpina; a fianco il Ponte Tegorzo e una piazzetta con l'obelisco dedicato a Egidio Forcellini; dietro, il fiume Tegorzo, che sfociava nel Piave. In lonta-nanza sorgevano le montagne; le belle montagne alpine. Ero a Fener, ed ero felice.

Ho anche scritto a mia madre per dirle che non capivo come mai Carletto aveva avuto il coraggio di abbandonare quei posti.

Passavano i giorni e mi sentivo sempre meglio vicino a Mamma Carla, che attendeva contenta la nascita di Fulvia, dicendo:

- Questa sarà una veneta. Però (c'è sempre un "però" o un "ma” per niente gradevoli nella vita!) Carletto è stato richiamato d'urgenza in Brasi-

le. Erano arrivati a San Paolo i nuovi apparecchi RCA Vitor, importati dagli Stati Uniti, per l'installazione dell'antenna di Interlagos; e non avevano trovato un altro tecnico in tutto lo Stato capace di montarli.

Carletto ha risolto facilmente il problema dell'antenna. Con ciò la sua fama è salita alle stelle; ma la sua libertà è sta-ta ridotta.

Nessuna misura tecnica era presa senza il suo intervento. Quando il Sindaco di Santos, sotto richiesta dell’attrice Hebe Camargo, ha deciso, anche lui, d'installare un'antenna nella città; il compito è toccato a Carlo. Le feste di Natale e di Capodanno le passavamo, il giorno 25, nella Piazza della Cattedrale ed il giorno 31, dinanzi alla sede del giomale "A Gazeta Esportiva", perchè lui doveva comandare le trasmissioni della Messa Natalizia e dell'arrivo degli atleti nella corsa internazionale di Sào Silvestre.

Non era una vita facile, però Carlo amava il suo lavoro e lo eseguiva con gioia, con serenità e senza orgoglio. Anzi, la modestia era la sua caratteristica dominante. Credo fosse questa sua qualità la responsabile per gli innumerevoli amici che lo circondavano.

Gli anni volavano e le figlie crescevano. Nel 1964 sono ritornata da sola a Fener, per aiutare Mamma Carla a fare i bagagli ed a preparare i documenti per venire ad abitare a San Paolo. Lei è rimasta due anni con noi.

La situazione in Brasile, con i Colpo di Stato dei militari e l'impianto della Dittatura, era diventata intollerabile. Molte aziende hanno chiuso le porte e tanti lavoratori hanno perso l'impiego.

Perfino quello che pareva impossibile, accadde: l'Impero di Assis Chateaubriand, in seguito alla sua morte, crollò. L'Organizzazione è andata in fallimento.

All'epoca, il nome di "Carlito" era già noto nell'ambiente televisivo e Vitor Costa gli offrì il posto di Direttore Tecnico Generale della OVC. Fu allora che l'ascesa di Carlo nella sua professione si è accelerata. Il suo stipendio è aumentato e, passo a passo, è riuscito a metter su una ditta, in società con me, diretta alla fabbricazione di trasformatori e flyback per televisori e orologi industriali, con macchine comperate alla Fiera Campionaria di Milano. Lui, ovviamente, coman-dava la sezione tecnica ed io ero responsabile per il reparto commerciale.

Più tardi, ci siamo messi a fabbricare anche apparecchi TV; e grazie alle conoscenze tecnico-scientifiche di Carlo in elettronica, siamo riusciti a concorrere con grandi ditte, come la Stevaux; a conquistare clienti come la Phillips, con i nostri trasformatori, ed a vendere gli apparecchi in molte città dell'interno.

Carlo ha sempre lavorato, nonostante la sua salute, che si era affievolita negli ultimi anni; obbligandolo a ricoverarsi all'ospedale Dante Pazzanesi, a San Paolo e all'ospedale di Padova, per una serie d'interventi chirurgici.

Anche in questi momenti difficili, seguitava a camminare nella strada della (buona) fortuna. Oltre ad avere eccellenti medici nei due ospedali; a San Paolo aveva, tutti i giorni al suo fianco, l’amico Giacomo Siragna (con lui nella foto), che lo aiutava a camminare, con ammirevole sollecitudine; ed a Padova ricevette l’appoggio inestimabile di suo nipote Alessandro Conti.

Francesco Forcellini (Carlito) è morto serenamente addì 23 marzo del 2004, all’età di 79 anni.

LETTERE AL TORNADO

Ogni lunedì alle ore 21.30

TeleTU su YouTube

Come promesso, scusandoci anche per il ritardo di un mese e mezzo sulla data promessa, TeleTu, tv di strada al tuo servizio è su YouTube. Ogni lunedì alle ore 21.30 la nostra televisione presenterà il servizio della settimana, basterà andare sul sito www.comunitavsfrancesco.it e andare alla voce TeleTu per trovare i link per visionare il montaggio. Attualmente è già presente in rete il promo che vi invito a guardare, il link è il seguente:

http://www.youtube.com/watch?v=sgLibe0jhdI Attendiamo pareri, rilievi, proposte e suggerimenti. Ricordiamo inoltre che presso la Cooperativa Sociale Arcobaleno 86 è sempre aperto il bad and breakfast. Siete invitati a visitare anche il Museo dei Sogni della Memoria e coscienza, numerosi sono i gruppi che ogni giorno vengono in visita, scuole, parrocchie, squadre di calcio, grest e molti altri.

Saluti cordiali e grati, Ennio DE POI-Segretario - tel.0439-300180 - www.comunitavsfrancesco.it

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I giovani calciatori “nostrani” sono allenati dal fenerese Sergio Melchiori

Per i “Pulcini 98” dell’S.G.A. una stagione ricca di soddisfazioni

di Silvio Forcellini

Hamja Bakhakh (Pederobba), Enrico Benetton (Pederobba), Fabio Berra (Segusino), Massimiliano Caruso (Pede-robba), Adriano Ciet (Pederobba), Alex Coppe (Segusino), Sara Dal Bon (Alano), Alessandro Durighello (Pederobba), Alex Ferraro (Pederobba), Thomas Gallina (Quero), Manuel Gasparin (Pederobba), Marco Giacometti (Pederobba), Tommaso Meneghin (Alano), Francesco Michetti (Alano), Saad Mohacht (Alano), Valerio Mon-tagner (Segusino), Paolo Puttin (Segusino), Simone Simeoni (Pederobba), Abdellatif Sounaini (Pederobba), Marco Stramare (Segusino), Luca Vendramin (Pederobba) e

Manuel Vetere Rossi (Pederobba): sono questi i componenti della squadra “Pulcini 98” dell’A.S. SoccerGiovanile-Associato, protagonisti di una stagione agonistica 2008-2009 davvero intensa e molto positiva.

Allenati dal fenerese Sergio Melchiori (tra l’altro, valido collaboratore di questo giornale sin dalla prima o-ra), hanno preso parte a numerosi tornei, facendo sempre bella figura. In autunno hanno partecipato al torneo pro-vinciale F.I.G.C., ai tornei di Caerano e di Fener e, con due formazioni, al “Torneo di Natale” (torneo a 5 disputato nelle palestre della zona); la primavera, invece, li ha visti impegnati sempre nel torneo provinciale F.I.G.C., nella “Festa del Pulcino” a Codognè, nel torneo interregionale di Feltre (nella foto Cioen), nel triangolare con Asolo e Crocetta, nel torneo di Badoere e, dulcis in fundo, nella trasferta austriaca di tre giorni per il torneo di Klagenfurt.

Un’attività incessante, che è durata dal mese di settembre a quello di maggio, con allenamenti il martedì e il venerdì ad Onigo (con servizio di trasporto da Alano, Quero, Vas, Segusino e Valdobbiadene) e partite del campio-nato provinciale il mercoledì. Partite che, data la giovane età dei giocatori, si disputano su campi di dimensioni ridot-te (30x40), così come le porte (2x4), e che si giocano 7 contro 7.

Oltre all’allenatore Sergio Melchiori, hanno seguito i “Pulcini 98” dell’A.S. SoccerGiovanileAssociato anche Stefano Merlo (coordinatore), Mauro Ferraro (dirigente accompagnatore), Vladi Secci (preparatore dei portieri), Ro-berto Pizzaia (per il torneo di Codognè) e Vittorio Coppe (per il torneo di Klagenfurt).

CALCIO

AttuALItà

Gli alunni sono stati seguiti dalle insegnanti Amalia Codemo e Romina Calarga

Scuola primaria di Alano, la classe V alla scoperta della Costituzione…

(s.for.) Al termine dell’anno scolastico, genitori e nonni degli alunni della classe V della Scuola Primaria di Alano sono stati invitati alla presentazione di due progetti realizzati nel periodo gennaio-giugno 2009 dai ragazzi stessi, seguiti dalle insegnanti Amalia Codemo e Romina Calarga. E proprio alcuni nonni, particolarmente colpiti dalla bontà del lavoro svolto dai propri nipoti, ci hanno invitato a renderne partecipi anche i lettori del Tornado. Venuti in possesso dell’intero materiale, bisogna dire che avevano proprio ragione: i due ponderosi fascicoli che riassumono il lavoro svolto sono davvero molto interessanti.

Il primo progetto riguarda “La Costituzione e la sua storia” e prende le mosse dalle monarchie assolute per giungere - attraverso il passaggio alle monarchie costituzionali, lo “Statuto Albertino”, la Prima Guerra Mondiale, il Fascismo, la Seconda Guerra Mondiale, la Liberazione e la scelta della Repubblica - al 1° gennaio 1948, giorno in cui entrò in vigore la Costituzione italiana, analizzata in ogni sua parte.

Così la maestra Amalia ha sintetizzato il lavoro svolto: «Questo progetto è un percorso importante per gli o-biettivi formativi raggiunti e per le tappe metodologiche seguite. E’ stato utilizzato il testo: “Costituzione e ragazzi” di Marietti e Manzuoli, con la redazione coordinata da Mario Lodi, ed. 1988. Il libro presenta la storia della Costituzio-ne scritta in un linguaggio semplice, adatto anche ai ragazzi che ancora non hanno affrontato lo studio della storia moderna e contemporanea. Il racconto parte dai tempi lontani delle monarchie assolute e attraverso brevi brani illu-stra che cosa è cambiato nel tempo, nella società, nei rapporti tra i re e il popolo, fino ad arrivare alla Prima Guerra Mondiale, al Fascismo, alla Seconda Guerra Mondiale, alla scelta fatta dal popolo italiano nel 1946, quando attra-verso il referendum votò la Repubblica. Racconta da chi e come e quando fu scritta la Costituzione. Alla fine del li-bro vengono presentati gli articoli della Costituzione riscritti e semplificati per i ragazzi. Ogni capitolo è stato letto, commentato, approfondito attraverso le domande dei ragazzi. Per la sintesi e la rielaborazione dei diversi brani, gli alunni sono stati avviati all’uso degli appunti come memoria esterna che aiuta a ricordare, ad esporre l’argomento. Si è poi analizzata la struttura della Costituzione. Si sono letti gli articoli dei Principi Fondamentali e quelli dei Diritti e dei Doveri: di ogni diritto, che veniva scoperto, i ragazzi cercavano il dovere nascosto. Le competenze acquisite e le modalità seguite durante la pratica della “ora di ascolto” hanno aiutato gli alunni ad esprimere osservazioni, ri-flessioni e considerazioni in particolare sull’art. 3 della Costituzione, quello che nella loro esperienza quotidiana sentono meno rispettato. I loro pensieri sono stati fermati in piccoli fogli che alla fine sono stati riscritti tutti insieme, in forma anonima per tutelare i ragazzi che si sono raccontati in modo sincero ed autentico.

Il lavoro è proseguito con lo studio dell’Ordinamento della Repubblica relativamente al Parlamento, al Go-verno, alle funzioni del Presidente della Repubblica, alla Magistratura e all’amministrazione degli enti locali. Si è concluso con l’intervista al nostro assessore alla cultura, maestra Michelangela Ceccotto, che ha risposto alle do-mande dei ragazzi sull’Amministrazione Comunale del nostro paese, sui servizi, sulle funzioni delle persone elette nel Consiglio Comunale, sugli abitanti, sul territorio…

Attraverso lo strumento della conoscenza storica i ragazzi hanno potuto fare confronti e paragoni con la so-cietà attuale. Hanno esercitato una partecipazione critica per analizzare alcuni articoli, per commentare situazioni, per riflettere, per dialogare. Alcuni articoli non avrebbero potuto essere compresi dai ragazzi se questi non avessero conosciuto la storia del nostro Paese. Far conoscere ai ragazzi le “regole” della vita civile, far scoprire loro perché sono importanti, quale storia ha portato ad esse, significa costruire il senso della legalità, della responsabilità, signi-fica rendere libero il pensiero».

Ma lasciamo ora la parola ai protagonisti di questo lavoro, gli alunni della classe V che, sulla nostra Costitu-zione, così si sono espressi. Diritti e doveri: le nostre riflessioni Tutti hanno dei diritti e dei doveri. Per gestire i diritti ci vogliono dei doveri. Queste due cose secondo me aiutano la società a rimanere sulla buona strada. Per me il diritto più importante è il diritto di vivere.

Mi ha colpito il diritto alla libertà perché la libertà non è infinita, ma termina dove ci sono i diritti degli altri. Ad esem-pio, noi siamo liberi di andare in giro per il paese: nelle strade, in biblioteca, in palestra, però non possiamo dan-neggiare le cose pubbliche perché andiamo contro i nostri doveri e contro i diritti degli altri.

Io ho il dovere di rispettare tutti, ma ho il diritto di essere rispettata. Questo per me è il diritto e il dovere più impor-tante.

Secondo me il diritto alla libertà è il più importante perché tutti i diritti e i doveri dipendono dalla libertà di ognuno. Anche la libertà ha i suoi limiti: finisce quando c’è un diritto da rispettare.

Il dovere più importante secondo me è quello di rispettare i diritti delle persone.

Un diritto è quello alla salute: di essere soccorsi. Secondo me è un diritto giusto per la propria persona e per la so-cietà. La mia opinione è che questo è basato sulla vita dell’umanità.

Il diritto e il dovere principali sono quelli di essere liberi.

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23 attualità

Gli alunni sono stati seguiti dalle insegnanti Amalia Codemo e Romina Calarga

Scuola primaria di Alano, la classe V alla scoperta della Costituzione…

(s.for.) Al termine dell’anno scolastico, genitori e nonni degli alunni della classe V della Scuola Primaria di Alano sono stati invitati alla presentazione di due progetti realizzati nel periodo gennaio-giugno 2009 dai ragazzi stessi, seguiti dalle insegnanti Amalia Codemo e Romina Calarga. E proprio alcuni nonni, particolarmente colpiti dalla bontà del lavoro svolto dai propri nipoti, ci hanno invitato a renderne partecipi anche i lettori del Tornado. Venuti in possesso dell’intero materiale, bisogna dire che avevano proprio ragione: i due ponderosi fascicoli che riassumono il lavoro svolto sono davvero molto interessanti.

Il primo progetto riguarda “La Costituzione e la sua storia” e prende le mosse dalle monarchie assolute per giungere - attraverso il passaggio alle monarchie costituzionali, lo “Statuto Albertino”, la Prima Guerra Mondiale, il Fascismo, la Seconda Guerra Mondiale, la Liberazione e la scelta della Repubblica - al 1° gennaio 1948, giorno in cui entrò in vigore la Costituzione italiana, analizzata in ogni sua parte.

Così la maestra Amalia ha sintetizzato il lavoro svolto: «Questo progetto è un percorso importante per gli o-biettivi formativi raggiunti e per le tappe metodologiche seguite. E’ stato utilizzato il testo: “Costituzione e ragazzi” di Marietti e Manzuoli, con la redazione coordinata da Mario Lodi, ed. 1988. Il libro presenta la storia della Costituzio-ne scritta in un linguaggio semplice, adatto anche ai ragazzi che ancora non hanno affrontato lo studio della storia moderna e contemporanea. Il racconto parte dai tempi lontani delle monarchie assolute e attraverso brevi brani illu-stra che cosa è cambiato nel tempo, nella società, nei rapporti tra i re e il popolo, fino ad arrivare alla Prima Guerra Mondiale, al Fascismo, alla Seconda Guerra Mondiale, alla scelta fatta dal popolo italiano nel 1946, quando attra-verso il referendum votò la Repubblica. Racconta da chi e come e quando fu scritta la Costituzione. Alla fine del li-bro vengono presentati gli articoli della Costituzione riscritti e semplificati per i ragazzi. Ogni capitolo è stato letto, commentato, approfondito attraverso le domande dei ragazzi. Per la sintesi e la rielaborazione dei diversi brani, gli alunni sono stati avviati all’uso degli appunti come memoria esterna che aiuta a ricordare, ad esporre l’argomento. Si è poi analizzata la struttura della Costituzione. Si sono letti gli articoli dei Principi Fondamentali e quelli dei Diritti e dei Doveri: di ogni diritto, che veniva scoperto, i ragazzi cercavano il dovere nascosto. Le competenze acquisite e le modalità seguite durante la pratica della “ora di ascolto” hanno aiutato gli alunni ad esprimere osservazioni, ri-flessioni e considerazioni in particolare sull’art. 3 della Costituzione, quello che nella loro esperienza quotidiana sentono meno rispettato. I loro pensieri sono stati fermati in piccoli fogli che alla fine sono stati riscritti tutti insieme, in forma anonima per tutelare i ragazzi che si sono raccontati in modo sincero ed autentico.

Il lavoro è proseguito con lo studio dell’Ordinamento della Repubblica relativamente al Parlamento, al Go-verno, alle funzioni del Presidente della Repubblica, alla Magistratura e all’amministrazione degli enti locali. Si è concluso con l’intervista al nostro assessore alla cultura, maestra Michelangela Ceccotto, che ha risposto alle do-mande dei ragazzi sull’Amministrazione Comunale del nostro paese, sui servizi, sulle funzioni delle persone elette nel Consiglio Comunale, sugli abitanti, sul territorio…

Attraverso lo strumento della conoscenza storica i ragazzi hanno potuto fare confronti e paragoni con la so-cietà attuale. Hanno esercitato una partecipazione critica per analizzare alcuni articoli, per commentare situazioni, per riflettere, per dialogare. Alcuni articoli non avrebbero potuto essere compresi dai ragazzi se questi non avessero conosciuto la storia del nostro Paese. Far conoscere ai ragazzi le “regole” della vita civile, far scoprire loro perché sono importanti, quale storia ha portato ad esse, significa costruire il senso della legalità, della responsabilità, signi-fica rendere libero il pensiero».

Ma lasciamo ora la parola ai protagonisti di questo lavoro, gli alunni della classe V che, sulla nostra Costitu-zione, così si sono espressi. Diritti e doveri: le nostre riflessioni Tutti hanno dei diritti e dei doveri. Per gestire i diritti ci vogliono dei doveri. Queste due cose secondo me aiutano la società a rimanere sulla buona strada. Per me il diritto più importante è il diritto di vivere.

Mi ha colpito il diritto alla libertà perché la libertà non è infinita, ma termina dove ci sono i diritti degli altri. Ad esem-pio, noi siamo liberi di andare in giro per il paese: nelle strade, in biblioteca, in palestra, però non possiamo dan-neggiare le cose pubbliche perché andiamo contro i nostri doveri e contro i diritti degli altri.

Io ho il dovere di rispettare tutti, ma ho il diritto di essere rispettata. Questo per me è il diritto e il dovere più impor-tante.

Secondo me il diritto alla libertà è il più importante perché tutti i diritti e i doveri dipendono dalla libertà di ognuno. Anche la libertà ha i suoi limiti: finisce quando c’è un diritto da rispettare.

Il dovere più importante secondo me è quello di rispettare i diritti delle persone.

Un diritto è quello alla salute: di essere soccorsi. Secondo me è un diritto giusto per la propria persona e per la so-cietà. La mia opinione è che questo è basato sulla vita dell’umanità.

Il diritto e il dovere principali sono quelli di essere liberi.

Noi abbiamo dei diritti, come quello di essere rispettati, ma abbiamo anche dei doveri, come quello di rispettare gli altri. Secondo me il diritto che domina sugli altri e che li comprende tutti è il diritto alla libertà che è limitato.

Noi bambini abbiamo il diritto di essere istruiti, però abbiamo il dovere di andare a scuola e di impegnarci. Il nostro governo ha il dovere di far costruire scuole e palestre.

Noi come cittadini abbiamo il diritto di essere ascoltati, di dire la nostra opinione. Abbiamo il dovere di ascoltare gli altri, però dobbiamo capire se quello che ci viene detto è giusto o sbagliato, se è contro la legge o con la legge. Dobbiamo sempre chiedercelo.

La cosa più importante è che la Costituzione ci permette di essere liberi. La Costituzione è di tutti. Non sempre gli articoli della Costituzione vengono rispettati: osservazioni L’articolo 3 non sempre viene rispettato. Ad esempio nella nostra classe ci sono persone con la pelle scura, che vengono da altri paesi, e noi li prendiamo in giro, anche perché parlano un’altra lingua.

Gli stranieri vengono presi in giro anche perché non sono della nostra religione. C’è ancora chi ritiene che le fem-mine siano inferiori all’uomo.

Quando vado in corriera vedo che certi compagni prendono in giro un bambino cinese ripetendo le parole che dice e con parolacce in italiano. Il bambino si sente offeso perché capisce con il cuore quello che gli viene detto, in ita-liano non gradevole.

Per me i bambini poveri non sono uguali agli altri perché non sono istruiti e quindi possono fare brutte scelte, come quella di rubare per vivere. I poveri sono trattati male dalle persone ricche. Tutte le persone devono essere trattate bene, non per quello che hanno, ma per quello che sono.

Quando passo per la strada trovo sempre qualche persona ignorante che mi dice: “Eh, ’sti africani…”. E io mi sento offeso. Ma ci sono anche delle dolcissime donne anziane che mi salutano con un sorriso, e io mi sento rispettato. Mi dispiace dirlo, ma certe volte anch’io non rispetto l’articolo 3 perché mi faccio trascinare dai compagni e prendo in giro le bambine.

Secondo me non tutti i cittadini hanno gli stessi diritti: i maschi hanno più diritti, le femmine meno. Di solito sono i maschi ad essere direttore di un negozio o di un’azienda, invece le femmine lavorano per il direttore che è maschio. Secondo me i maschi sono i capi e i padroni perché si credono forti, intelligenti, sinceri, ma non tutti lo sono.

I ricchi sono più rispettati perché hanno tanti soldi, si possono permettere tutto quello che vogliono, invece i poveri faticano di più, lavorando tutti i giorni per mantenere la famiglia. Secondo me se una persona è ricca, viene rispetta-ta, me se è povera, no. Insomma, per essere rispettati bisogna essere ricchi.

L’articolo 3 non viene rispettato quando una donna chiede un posto di lavoro, ma il lavoro viene dato a un uomo perché il padrone crede che lui sia più intelligente, ma non è vero.

L’articolo 3 non viene rispettato quando i bambini vengono picchiati e mandati a lavorare, privandoli del loro diritto all’istruzione.

L’articolo 3 non viene rispettato quando i gruppi dei partiti si scontrano violentemente con scontri armati e la polizia deve intervenire per fermarli.

I bambini a volte non vengono rispettati, o per violenza o perché non vengono istruiti o perché a loro viene insegna-to a rubare, o a stare ai lati delle strade a lavare i vetri delle macchine, invece che andare a scuola, e sono obbligati a chiedere la carità.

…e di Alano e la sua storia

(s.for.) Non meno impegnativo il secondo progetto, che riguarda “Alano e la sua storia”. Dal significato del nome ad alcune note storiche, dalle leggende di Maria Crik e Rajko il mago a quelle legate a Colmirano, sino alla tratta-zione della Grande Guerra con i luoghi che la ricordano: via Brigata Re, il monumento ai Caduti di Alano, piazza XXX Ottobre, la lapide a Ugo Bartolomei, il campanile di Alano, il monumento a Ugo Bartolomei, via Tenente De Rossi, il monumento ai Caduti di Campo, viale della Rimembranza, il Museo Storico di Campo… Il tutto corredato da foto d’epoca e da altre più recenti, con brevi ma esaurienti spiegazioni, e un’appendice sul “profugato”.

Ancora la maestra Amalia ci spiega: «Questo progetto è la conclusione dello studio del territorio iniziato in classe terza con le interviste ai nonni, per conoscere la vita di una volta nel nostro paese, con gli attrezzi agricoli, i mestieri scomparsi, la conoscenza di vecchie storie e leggende. Lo studio è proseguito in quarta con il progetto “Acqua”: con lo studio dei corsi d’acqua nel nostro Comune, degli acquedotti di Alano, del fiume Piave e delle leg-gende legate all’acqua.

In quinta è stata affrontata la storia di Alano: le origini, le leggende, la Grande Guerra (il paese devastato, i profughi, la ricostruzione). I ragazzi avevano dimostrato grande interesse nei confronti di questo argomento e pos-sedevano conoscenze a volte precise e particolari, ma frammentarie e non organizzate. Così si è lavorato con un approccio laboratoriale. Sono state esplicitate le conoscenze possedute dai ragazzi e sono state raccolte le loro domande. Per rispondere alle domande generali sulla guerra sono stati usati i libri di storia; per cercare di ricostrui-re la storia della guerra nel nostro paese si sono cercate e analizzate le fonti materiali. I ragazzi hanno fatto ricerca

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Noi abbiamo dei diritti, come quello di essere rispettati, ma abbiamo anche dei doveri, come quello di rispettare gli altri. Secondo me il diritto che domina sugli altri e che li comprende tutti è il diritto alla libertà che è limitato.

Noi bambini abbiamo il diritto di essere istruiti, però abbiamo il dovere di andare a scuola e di impegnarci. Il nostro governo ha il dovere di far costruire scuole e palestre.

Noi come cittadini abbiamo il diritto di essere ascoltati, di dire la nostra opinione. Abbiamo il dovere di ascoltare gli altri, però dobbiamo capire se quello che ci viene detto è giusto o sbagliato, se è contro la legge o con la legge. Dobbiamo sempre chiedercelo.

La cosa più importante è che la Costituzione ci permette di essere liberi. La Costituzione è di tutti. Non sempre gli articoli della Costituzione vengono rispettati: osservazioni L’articolo 3 non sempre viene rispettato. Ad esempio nella nostra classe ci sono persone con la pelle scura, che vengono da altri paesi, e noi li prendiamo in giro, anche perché parlano un’altra lingua.

Gli stranieri vengono presi in giro anche perché non sono della nostra religione. C’è ancora chi ritiene che le fem-mine siano inferiori all’uomo.

Quando vado in corriera vedo che certi compagni prendono in giro un bambino cinese ripetendo le parole che dice e con parolacce in italiano. Il bambino si sente offeso perché capisce con il cuore quello che gli viene detto, in ita-liano non gradevole.

Per me i bambini poveri non sono uguali agli altri perché non sono istruiti e quindi possono fare brutte scelte, come quella di rubare per vivere. I poveri sono trattati male dalle persone ricche. Tutte le persone devono essere trattate bene, non per quello che hanno, ma per quello che sono.

Quando passo per la strada trovo sempre qualche persona ignorante che mi dice: “Eh, ’sti africani…”. E io mi sento offeso. Ma ci sono anche delle dolcissime donne anziane che mi salutano con un sorriso, e io mi sento rispettato. Mi dispiace dirlo, ma certe volte anch’io non rispetto l’articolo 3 perché mi faccio trascinare dai compagni e prendo in giro le bambine.

Secondo me non tutti i cittadini hanno gli stessi diritti: i maschi hanno più diritti, le femmine meno. Di solito sono i maschi ad essere direttore di un negozio o di un’azienda, invece le femmine lavorano per il direttore che è maschio. Secondo me i maschi sono i capi e i padroni perché si credono forti, intelligenti, sinceri, ma non tutti lo sono.

I ricchi sono più rispettati perché hanno tanti soldi, si possono permettere tutto quello che vogliono, invece i poveri faticano di più, lavorando tutti i giorni per mantenere la famiglia. Secondo me se una persona è ricca, viene rispetta-ta, me se è povera, no. Insomma, per essere rispettati bisogna essere ricchi.

L’articolo 3 non viene rispettato quando una donna chiede un posto di lavoro, ma il lavoro viene dato a un uomo perché il padrone crede che lui sia più intelligente, ma non è vero.

L’articolo 3 non viene rispettato quando i bambini vengono picchiati e mandati a lavorare, privandoli del loro diritto all’istruzione.

L’articolo 3 non viene rispettato quando i gruppi dei partiti si scontrano violentemente con scontri armati e la polizia deve intervenire per fermarli.

I bambini a volte non vengono rispettati, o per violenza o perché non vengono istruiti o perché a loro viene insegna-to a rubare, o a stare ai lati delle strade a lavare i vetri delle macchine, invece che andare a scuola, e sono obbligati a chiedere la carità.

…e di Alano e la sua storia

(s.for.) Non meno impegnativo il secondo progetto, che riguarda “Alano e la sua storia”. Dal significato del nome ad alcune note storiche, dalle leggende di Maria Crik e Rajko il mago a quelle legate a Colmirano, sino alla tratta-zione della Grande Guerra con i luoghi che la ricordano: via Brigata Re, il monumento ai Caduti di Alano, piazza XXX Ottobre, la lapide a Ugo Bartolomei, il campanile di Alano, il monumento a Ugo Bartolomei, via Tenente De Rossi, il monumento ai Caduti di Campo, viale della Rimembranza, il Museo Storico di Campo… Il tutto corredato da foto d’epoca e da altre più recenti, con brevi ma esaurienti spiegazioni, e un’appendice sul “profugato”.

Ancora la maestra Amalia ci spiega: «Questo progetto è la conclusione dello studio del territorio iniziato in classe terza con le interviste ai nonni, per conoscere la vita di una volta nel nostro paese, con gli attrezzi agricoli, i mestieri scomparsi, la conoscenza di vecchie storie e leggende. Lo studio è proseguito in quarta con il progetto “Acqua”: con lo studio dei corsi d’acqua nel nostro Comune, degli acquedotti di Alano, del fiume Piave e delle leg-gende legate all’acqua.

In quinta è stata affrontata la storia di Alano: le origini, le leggende, la Grande Guerra (il paese devastato, i profughi, la ricostruzione). I ragazzi avevano dimostrato grande interesse nei confronti di questo argomento e pos-sedevano conoscenze a volte precise e particolari, ma frammentarie e non organizzate. Così si è lavorato con un approccio laboratoriale. Sono state esplicitate le conoscenze possedute dai ragazzi e sono state raccolte le loro domande. Per rispondere alle domande generali sulla guerra sono stati usati i libri di storia; per cercare di ricostrui-re la storia della guerra nel nostro paese si sono cercate e analizzate le fonti materiali. I ragazzi hanno fatto ricerca nel territorio del Comune per trovare i luoghi che ricordano la Grande Guerra: i monumenti, le lapidi, i nomi delle vie e piazze, il museo storico del luogo… Sono stati raccolti diversi tipi di documenti: libri, foto storiche, filmati, diari sul profugato, reperti… Con l’analisi di vecchie foto, i ragazzi hanno fatto osservazioni e confronti tra i luoghi attuali e quelli devastati dalla guerra. Così ogni luogo, raccontando un “pezzo” di storia, è diventato veicolo di memoria stori-ca da condividere e da tramandare…

Durante il percorso i ragazzi hanno approfondito, organizzato, collocato in un contesto le loro conoscenze, che attraverso l’esperienza sono diventate bagaglio culturale, strumento di crescita personale. Gli obiettivi formativi del progetto sono stati: il riconoscimento del valore delle testimonianze; la consapevolezza che i luoghi della memo-ria sono un valore da rispettare e da conservare nel tempo; la consapevolezza che la conoscenza del passato è uno strumento per comprendere il presente; la promozione e al crescita dell’interesse per la storia del proprio terri-torio attraverso una ricerca partecipata. Mi auguro che, alla fine del percorso, questi ragazzi sappiano guardare con occhi da osservatori attenti le vie, le piazze, i monumenti, gli edifici dei luoghi che incontreranno e che mantengano vivo l’interesse per la storia, non solo del proprio paese».

Che dire, in conclusione, se non “complimenti vivissimi” agli alunni della classe V della Scuola Primaria di Alano (e alle loro insegnanti Amalia Codemo e Romina Calarga), con la speranza - data la bravura dimostrata - di veder pubblicati su queste pagine anche altri loro contributi: noi ci contiamo!

Fener, nel 2010 la seconda rotatoria

di Silvio Forcellini

Inizieranno nel 2010 i lavori di realizzazione della seconda rotatoria di Fener, che andrà a sostituire quella provviso-ria posizionata all’imbocco del ponte per Valdobbiadene. Così è stato deciso durante la conferenza dei servizi tenu-tasi giovedì 2 luglio. Alla riunione hanno preso parte, oltre ai rappresentanti di Veneto Strade, società che effettuerà l’intervento, anche i rappresentanti del Comune di Alano nelle persone del vicesindaco Luigi Codemo, dell’asses-sore Andrea Tolaini e del responsabile dell’ufficio tecnico comunale Renzo Todoverto (oltre a quelli delle aziende titolari di sottoservizi lungo la Strada Regionale 348 “Feltrina”: ex Consorzio Schievenin, Asco Piave, Telecom, …).

L’iter burocratico prevede ora l’accordo di programma con la Regione Veneto, la ratifica del Consiglio co-munale di Alano e, nell’autunno del 2009, la pubblicazione del bando con, a seguire, l’appalto dei lavori, il cui inizio è previsto nella tarda primavera del 2010. La nuova rotatoria risulterà un po’ spostata rispetto all’attuale (più verso Pederobba, tanto per capirci) e avrà come ora tre bracci (uno lungo la Provinciale 32, che attraversa il ponte per Valdobbiadene, gli altri due lungo la Regionale 348, uno in direzione di Pederobba ed uno in direzione di Feltre). La carreggiata misurerà 7 metri.

Nel medesimo intervento di Veneto Strade è compresa anche la realizzazione di una corsia pedonale larga 1,40 metri e protetta da new jersey, che dall’uscita di via delle Malmore arriverà sino alla “nuova” rotatoria. Per quanto riguarda invece la realizzazione del tratto di marciapiede che collegherà la suddetta corsia pedonale al mar-ciapiede già esistente lungo la “Feltrina”, così si è espresso l’assessore Tolaini: «Come concordato con i titolari di due attività commerciali della zona, Rosanna Mazzocco e Luigi Zago, stiamo facendo l’impossibile per portare a compimento questo intervento che permetterà di raggiungere a piedi e in sicurezza le suddette attività commerciali, ma i tempi della burocrazia purtroppo ci impongono di attendere la conclusione di tutte quelle pratiche che poi ci consentiranno di avviare i lavori».

Lo stesso Comune di Alano completerà a proprie spese, con inizio dei lavori nell’ottobre del 2009, l’impianto di illuminazione lungo la “Feltrina”. Prevista la posa di 6 nuovi lampioni dalla rotatoria che porta ad Alano e Quero sino alla centrale Enel e di 12 nuovi lampioni dall’uscita di via Kennedy sino alla rotatoria per Valdobbiadene. Di 120.000 euro la spesa prevista per questo specifico intervento, che comprenderà anche lavori che interesseranno via Dante, piazza Dante, il piazzale della stazione e via Giovanni XXIII, sempre a Fener.

Un’ultima notizia: il 26 settembre avrà luogo la inaugurazione ufficiale della “vecchia” rotatoria, quella che porta ad Alano e Quero, con la presenza di rappresentanti del Governo, della Regione del Veneto e della Provincia di Belluno, ma di questo avremo modo di parlare più diffusamente nel prossimo numero.

Un intervento per complessivi 250 mila euro. I dettagli dal progettista Antonio Mondin.

Alano, in arrivo la nuova biblioteca-ludoteca

Ad Alano arriva una biblioteca nuove di zecca. Sotto la direzione dello studio dell'ingegner Antonio Mondin in colla-borazione con l'architetto Stefania Mondin sono iniziati i lavori di rifacimento dello stabile che ospiterà la nuova bi-blioteca-ludoteca di Alano. Come ha anticipato l'assessore Andrea Tolaini, l'intervento avrà un costo complessivo di 250 mila euro provenienti da tre contributi: regionale di 72 mila euro, del BIM di 45 mila euro e della Fondazione Cariverona di 40 mila euro e da un mutuo acceso appositamente dal Comune di 93 mila euro. L'appalto è stato as-segnato alla ditta Bolzonello Antonio di Montebelluna che dovrà terminare i lavori entro fine anno. «La sistemazione di questo stabile che da anni gridava vendetta - aggiunge Tolaini - è, assieme alla scuola, uno dei punti fondamen-tali dell'azione di governo di questa amministrazione». Nel descrivere l'intervento l'ingegner Mondin sottolinea come lo stabile sia sempre stato un centro di aggregazione del Comune di Alano. «Nato come scuola muratori - spiega il tecnico - è divenuto scuola media e infine biblioteca e ludoteca». L'edificio attualmente si compone di tre piani fuori

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BORSE DI STUDIO PER STUDENTI MERITEVOLI ISTITUITE DALL’UNIONE DEI COMUNI DEL BASSO FELTRINO

SETTE VILLE COMUNI DI QUERO E VAS Anno scolastico 2008/2009

Il progetto prevede l’assegnazione di borse di studio annuali così suddivise:

Scuola Primaria: € 200,00 cadauna - studenti residenti nel Comune di Quero che hanno terminato con profitto il ciclo di studi : nr. 2 borse di studio. - studenti residenti nel Comune di Vas che hanno terminato con profitto il ciclo di studi : nr. 1 borsa di studio.

Scuola Secondaria di 1° grado: € 260,00 cadauna - studenti che residenti nel Comune di Quero hanno superato l'esame di licenza: nr. 2 borse di studio. - studenti che residenti nel Comune di Vas hanno superato l'esame di licenza: nr. 1 borsa di studio.

Scuola Secondaria di 2° grado: € 360,00 cadauna - studenti residenti nel Comune di Quero che hanno superato l’esame di maturità: nr. 2 borse di studio. - studenti residenti nel Comune di Vas che hanno superato l’esame di maturità: nr. 1 borsa di studio.

Università: - studenti residenti nei Comuni di Quero e Vas che hanno superato l'esame di laurea di 1° livello: nr. 1 borsa di

studio di € 450,00 - studenti residenti nei Comuni di Quero e Vas che hanno superato l’esame di laurea di 2° livello: nr. 1 borsa di

studio di € 550,00 Chi ha beneficiato in precedenza della borsa di studio per il 1° livello non potrà concorrere per quella di 2° livello.

REQUISITI MINIMI PER RICHIEDERE LA BORSA DI STUDIO

1. Non saranno presi in considerazione gli studenti ripetenti.

2. Per ogni tipo di scuola viene richiesta la seguente valutazione minima conseguita:

SCUOLA MINIMO RICHIESTO primaria: media aritmetica dell’8 nei giudizi del 2° quadrimestre

secondaria di 1° grado: giudizio sintetico finale 8 secondaria di 2° grado: votazione diploma di maturità di 90/100 (o valutazione equipollente) università di 1° e 2° livello: punteggio diploma di laurea 100/110 (o 9/10 del massimo ottenibile)

Possono concorrere all’assegnazione delle borse di studio solo gli studenti residenti nei Comuni di Quero e di Vas da almeno due anni e ancora residenti al momento della consegna del premio (il termine è calcolato con riferimento al giorno di inizio dell’anno scolastico/accademico al quale si riferisce la borsa di studio).

Il bando di concorso e il modulo della domanda sono disponibili allo Sportello Servizi Sociali dell’Unione dei Comuni (presso Biblioteca di Quero - Aperto al pubblico: mercoledì dalle 9,30 alle 12,30 e sabato dalle 10,00 alle 12,00 tel. 0439 787097 - e mail: [email protected] ) e alla Segreteria dell'Istituto Comprensivo di Quero. Il termine per la presentazione della domanda, da consegnare alla Segreteria dell’Istituto Comprensivo di Quero in Via Nazionale nr. 35 – Quero, scade il 31 agosto 2009.

ATTUALITÀ

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Enea Zancaner si

presenta

di Alessandro Bagatella

Il piccolo Enea, che vediamo ritratto in foto, è nato il 3 novembre 2008, diventando fonte di gioia per papà Luca e mamma Patrizia e nondimeno per i nonni Zancaner, residenti a Quero, e Catterin. Congratulazioni ai genitori ed ai nonni, con l’augurio al piccolo Enea di una crescita all’insegna del bene e della serenità, uniti a tanta felicità

Il racconto sopra riportato è frutto del sunto automatico operato sul file prodotto dagli interessati, già pubblicato in versione integrale nell’opera: “Come eravamo… Ritratto del Basso Feltrino e dell’Alto Trevigiano dagli anni ruggenti al secondo dopoguerra” a cura di Piero Tessaro, Edizioni Dbs, Rasai di Seren del Grappa, Aprile 2006.

Auguri a Rosina per i suoi 99 compleanni

La storia comincia con la partenza per l'America, nel lontano 1911, di Giacomo Dal Bon "Pàste” classe 1885, e Angela Ernesta Mondin "Tonéti", classe 1892. Giacomo e Angela abitavano a "San Vetor" una borgata di Alano di Piave e dal loro matrimonio erano già nati Primo nel 1909 e Rosina nel 1910. Ben presto, vivendo nella miseria e nell'impossibilità di trovare un dignitoso lavoro che gli consentisse di mantenere onestamente la famiglia, Giacomo aveva deciso di tentare l'avventura, nella speranza di un futuro migliore, ed era partito per l’America, in compagnia di alcuni paesani anch'essi in cerca di fortuna. Poco tempo dopo, chiamata dal marito che nel frattempo aveva trovato lavoro e una modesta abitazione, anche Angela si recò in treno a Genova, si imbarcò sul piroscafo "Lorraine" e salpò alla volta dell'America.

Naturalmente Giacomo ed Angela non poterono portare con sé i figlioletti Primo e Rosina, troppo piccoli, e questi rimasero "provvisoriamente" affidati alle cure dei nonni paterni e in particolare della giovane zia "Nìnéta Regúzh ", che subito si affezionò moltissimo ai due bambini. Nei piani della coppia era naturalmente previsto il ricongiungimento con i figli, che erano rimasti "provvisoriamente" in Italia, in attesa che i genitori trovassero un’idonea sistemazione in America, ma... il destino aveva provveduto diversamente. Intanto Giacomo ed Angela si erano definitivamente stabiliti a Filadelfia e la loro vita veniva rallegrata dall'arrivo di altri figli. Rosina, dal canto suo, aveva anch’essa cominciato a lavorare giovanissima nella vecchia filanda del paese. Nell'estate del 1957 giunse finalmente il momento magico del ricongiungimento fra genitori e figli. Anche i parenti vollero partecipare a quel momento di grande gioia della famiglia Dal Bon. Migno “Tonéti”, il più giovane frateIlo di Angela, ritornò col figlio Paolino dalla Svizzera, dove si trovavano a lavorare, appositamente per riabbracciare la sorella Angela e festeggiare il suo ricongiungimento con i due figli dopo tanti anni di separazione. Gli incontri periodici tra fratelli, figli, nipoti e pronipoti della grande famiglia Dal Bon continuano tutt'oggi, anche in obbedienza al testamento di nonna Angela nel quale essa, memore della lunga e ingiusta separazione dai suoi due figli, raccomandava a tutta la discendenza di tenersi sempre in stretto rapporto epistolare e di incontrarsi il più spesso possibile, per rafforzare i legami fra tutta la parentela e continuare a volersi bene nel ricordo dei loro vecchi!

(Nella foto: Rosina Dal Bon, vedova Rizzotto, con i figli Bortolo e Maria Luigia)

cronaca

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27 cronaca

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“DiVerso...InVerso” di Alexander Geronazzo sconfina in Emilia Romagna

di Silvio Forcellini

“DiVerso...InVerso”, prima fatica letteraria dell’alanese Alexander Geronazzo, è sconfinato in Emilia Romagna. L’artista italo-anglo-norvegese Maria Elisabetta Bellini, infatti, ha chiesto di utilizzarne alcune parti per una mostra visiva da lei allestita nell'ambito del “Festival delle Vie”, che si è svolto a cavallo dei mesi di giugno e luglio tra la Toscana e, appunto, l’Emilia Romagna (Pontremoli, Borgo Val di Taro, Bardi e Bobbio). I versi di Alex sono stati collegati a fotografie (scattate da Simona Oddi), immagini e oggetti particolari... Queste le sue prime impressioni, ancora sorpreso per l’inaspettato e lusinghiero riconoscimento: «Per prima cosa devo ringraziare Maria Bellini e Simona Oddi per aver chiesto, ad un “misero” dilettante come me, di poter utilizzare i miei scritti, che con immenso piacere ho messo a disposizione della mostra “Scatti & Scritti” ospitata nell’ “Antica Locanda al Pellicano” di Bardi (PR), il paese di Moroello (unico fantasma in Italia di cui vi sia foto e che “risiede” nell'antica fortezza di Bardi con l'amata Soleste). Questo posto mi ha lasciato davvero un grande ricordo e spero di tornarvi presto, per reincontrare gli amici valligiani parmensi, “Fra Cercone”, le gentili dame e la bella locandiera. Si è fatto in modo, tra l’altro, che la Via degli Abati (il tracciato seguito un tempo dagli abati irlandesi attraverso Pontremoli, Borgotaro, Bardi, Farini, Coli e Bobbio) potesse essere percorsa da tutti, con calma, ripercorrendo sostanzialmente, in più tappe dal 24 al 28 giu-gno, la The Abbots Way Ultra Trail, corsa di 125 km che il 2-3 maggio ho avuto modo e piacere di presentare quale speaker ufficiale della manifestazione. In più, è stato un grande onore presentare anche il briefing della corsa, il 1° maggio, nel suggestivo scenario del Teatro Della Rosa di Pontremoli (MC), uno dei templi della cultura italiana, il più antico della Toscana (1739) e primo luogo dove fu proposto il Premio Letterario Bancarella, nato nel 1953 quando fu assegnato ad Ernst Hemingway per “Il vecchio e il mare” e vinto in seguito da molti scrittori divenuti poi celebri come Ken Follett, Enzo Biagi, Andrea Camilleri, Bruno Vespa, Luciano De Crescenzo, Vittorio Sgarbi, Um-berto Eco... Una emozione tra le emozioni, che ha portato poi lo storico e studioso Giovanni Magistretti (riscopritore dell’antica via degli abati irlandesi) e, appunto Maria Bellini, a scoprire che parte della mia emozione derivava dal mio “tentar di scrivere”; a voler copia del libro e a contattarmi di recente per chiedermi di utilizzare i versi per la mo-stra». Mostra sulla quale Alex ha dichiarato: «La cosa fondamentale è che si sia accostato l’aspetto trail, turistico e naturalistico, a vari temi artistici o, come nel piccolo spazio dedicatomi, magari pseudo tali». La mostra “Scatti & Scritti”, allestita da Maria Bellini, si è svolta dal 19 giugno al 5 luglio e così sono stati descritti i due protagonisti: “Simona Oddi, fotografa per passione, cattura momenti di vita con gioia e spontaneità cogliendo l'uomo e la natura nella loro armoniosa essenza; Alexander Geronazzo, poeta, imprime nella carta una serie di pensieri, parole ed emozioni che fanno parte di sé, della sua vita, del suo presente e del suo passato”. Una bella soddisfazione per A-lex (che, tra parentesi, dallo scorso 7 luglio non ricopre più la carica di presidente del G.S.Alano, ora guidato prov-visoriamente da Claudio Dal Canton), ma le notizie sulla sua attività letteraria non finiscono qui: ci sono novità in vi-sta anche per il suo romanzo web “Il corridore di mezza via” (vedi Tornado n.541), che quest’inverno avrà uno svi-luppo teatrale, sempre a scopo benefico, portandosi appresso anche la mostra di cui sopra.

Sofia compie un anno!

Sofia Dahim (nella foto), figlia di Aimen Dahim e di Tiziana Tessaro, re-

sidenti a Fener, ha festeggiato lo scorso 11 luglio il suo primo anno di vi-

ta, attorniata dall’affetto dei familiari e degli amici che, attraverso le pagi-

ne del Tornado, coglie l’occasione per salutare.

attualità

Biblioteca Civica di Quero AVVISO

La direzione della biblioteca civica di Quero (Via Nazionale, 16) informa che durante il mese di agosto osserverà il seguente orario di apertura al pubblico: Martedì 9,00 - 13,00 Giovedì 14,30 - 18,30 Sabato 9,30 - 12,00 - Chiuso il pomeriggio

Chiuso il 15 e il 22 Agosto

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Purtroppo…

Il Tempo passa e non si arresta un’ora… E così, eccoci qua, per l’occasione del nostro cinquantesimo anniversario di matrimonio, a salutare tutti gli amici che personalmente non abbiamo avuto il tempo di incontrare. La nostra vita insieme è stata caratterizzata dalla variabilità e la consigliamo a tutti, per mantenere più vivo il legame del matrimonio. Sposati a Padova il 27 maggio del 1959, rientrati in Isvizzera dopo il viaggio di nozze e per 12 anni rimasti colà, dove sono nati i tre figli. Ritornati in

Italia con base a Verona, abbiamo cresciuto i figli e dopo 27 anni ci siamo ritirati, quasi eremiti, in mezzo alla natura, in quel di Alano, restandoci per 18 anni. A causa di problemi di salute siamo stati costretti ad abbandonare tutto per ritorna-re vicino ai figli ed avviarci ad una serena vecchiaia. Non vogliamo farla lunga e così di nuovo a tutti gli amici che ci han-no conosciuto, un piccolo ricordo: la pagina de “Il Tornado”. Anna e Luigi Mondin

ASTERISCO

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In fase attuativa la creazione di una nuova banca di credito cooperativo

di Fulvio Mondin

Perché una nuova banca? Perché manca nelle Città di Belluno e Feltre una Banca che investa nel territorio di competenza, Comuni di Belluno e Feltre e Comuni contigui, ed eroghi più del 50% di detti impieghi verso i suoi Soci. Con questa caratteristica distintiva la Banca di Credito Cooperativo di Belluno e Feltre può essere un fattore strategico per lo sviluppo del Bellunese e del Feltrino. Cos'è una Banca di Credito Cooperativo? E' una Banca fortemente caratterizzata dalla località ed ha le seguenti caratteristiche:

• Cooperativa a mutualità prevalente e massima espressione del localismo • il 95% del denaro raccolto deve per Legge essere impiegato sul territorio dove opera • più del 50% del denaro impiegato in affidamenti deve essere destinato ai soci • i soci devono risiedere od operare nel territorio di competenza della Banca • può impiegare sul Comune ove sono insediate le filiali e nei Comuni limitrofi, ma può raccogliere denaro ovunque.

La Banca di Credito Cooperativo è fonte di sviluppo della comunità locale per garanzia di legge ed è la massima espressione di democrazia sociale secondo il principio "una testa un voto". I punti di forza della banca di credito cooperativo sono:

• la correttezza; • la trasparenza; la competenza; • la velocità nelle risposte; • il prezzo competitivo; • la gamma di prodotti e servizi; • la ricerca della migliore soluzione nell’interesse del socio e del cliente della banca

Perché diventare soci? 1. perché essere Socio significa ottenere generalmente migliori condizioni economiche e priorità di erogazione di

affidamenti rispetto al cliente non Socio 2. per la condivisione dei Principi Ispiratori della Banca di Credito Cooperativo di Belluno e Feltre 3. per la possibile redditività del capitale investito in azioni fino a 2,5 punti in più del rendimento dei Buoni Fruttiferi

Postali 4. per le caratteristiche di Mutualità e Socialità proprie della Banca di Credito Cooperativo 5. per la possibilità di ricapitalizzare le proprie azioni.

Come si diventa soci? A) - Prendendo visione del Prospetto Informativo e leggendo le informazioni contenute, di cui almeno la Nota di

Sintesi B) Firmando il modello di impegno alla sottoscrizione del capitale sociale della Banca, nonché all'impegno ad operare

con la stessa attivando un rapporto, di conto corrente o di investimento o altro, al momento dell'apertura della Banca.

Al raggiungimento del limite di capitale previsto nel Prospetto Informativo, i Soci verranno convocati per le sottoscrizioni ed il versamento della relativa quota di capitale. Le sottoscrizioni del capitale sociale verranno raccolte esclusivamente presso le sedi del Comitato Promotore a Belluno in Viale Fantuzzi 11/A oppure a Feltre in Via Roma 10. Si raccomanda agli interessati, di leggere le informazioni, di cui almeno la Nota di Sintesi, contenute nel Prospetto Informativo depositato presso la sede Comitato Promotore. Chi può diventare socio? Possono diventare soci i residenti o coloro che svolgono la propria attività in via continuativa nella zona di competenza

territoriale della Banca, comprendente il territorio del Comune di Belluno, quello della sede distaccata di Feltre (Belluno) e quello dei Comuni ad essi limitrofi. L’area pertanto comprende i Comuni di Belluno, Longarone, Ponte Nelle Alpi, Farra d'Alpago, Limana, Sedico, Feltre, Cesiomaggiore, Lentiai, Vas, Quero, Seren Del Grappa, Fonzaso, Pedavena, Sovramonte, Vittorio Veneto (TV) e Mezzano (TN). Ma possono avere l’opportunità di associarsi anche coloro che, per svariati motivi, abbiano un centro di interesse nei Comuni summenzionati. Nella foto sono raffigurati da sinistra Alessandro Bampo, Davide Fent e Fabio Maddalozzo.

attualità

lEttERE al tORNaDO

Club di Gaia Pedemontana

E’ nato in questi giorni il comitato ecologista Club di Gaia Pedemontana, collegato all’Ecoistituto del Veneto Alex Lan-ger ( tel 041/935666)con sede a Mestre e che produce anche la rivista ecologista Gaia. Questa nuova realtà associativa in campo ambientale è nata con lo scopo di porre in primo piano la difesa dell’ambiente pedemontano, collinare e dell’alta pianura. Un ambiente, anzi una serie di ecosistemi molto importanti dal punto di vista naturalistico ma sempre di più in pericolo a causa dell’azione umana. Una delle emergenze più forti è co-stituita dall’apertura di nuove cave o dai continui ampliamenti di quelle già esistenti. Le cave sono l’aggressione princi-pale al territorio, anche quando assumono la forma subdola della riqualificazione o del recupero ambientale, trasfor-mando piccole cave abbandonate da anni e ormai recuperate naturalmente dalla vegetazione spontanea, in ferite da milioni di metri cubi. Si ricorda la cava del Valin a Cordignano, la nuova grande cava proposta a Nove di Vittorio Veneto, il cui buco dovreb-be essere poi “nascosto” dal più grande poligono di tiro d’Europa. Anche in comune di Fregona, da ben tre o quattro amministrazioni, i cavatori propongono il recupero ambientale dell’ex cava Italcementi di Ciser che però, quasi di sicuro, se dovesse partire finirebbe per subire incontrollabili ampliamenti, per decine di anni di escavazione. E poi l’antenna di 70 metri messa a Pianezze in modo molto discutibile e con il parere contrario della Soprintendenza o la proposta di tor-ri eoliche sul Cesen, entrambi progetti che cadono dentro o ai bordi di un’area tutelata dall’Europa. E poi tanti altri progetti più o meno impattanti, ma che intaccano il valore del nostro eccezionale paesaggio. Il Club di Gaia Pedemontana, che è un’associazione apartitica e non schierata politicamente, ha lanciato un messaggio in occasione delle elezioni comunali del 5 e 6 giugno perché tutti gli elettori, di qualsiasi tendenza politica, rivolgessero ai loro candidati sindaci la richiesta di un impegno pubblicamente espresso a non sostenere azioni contro l’ambiente naturale, soprattutto l’apertura di nuove cave. La difesa dell’ambiente pedemontano va sostenuta non solo per motivi ecologici, ma estetici e culturali e alla fine an-che economici. Ambiente pedemontano significa un ecosistema prezioso, che fornisce l’acqua della quale la pianura ha estremo biso-gno, che permette , in collina o a ridosso di essa, coltivazioni di pregio, dalla vite, all’olivo, all’orticoltura biologica ed è anche la base per un turismo culturale di qualità, quindi occasione per produrre economia nel pieno rispetto dell’ambiente. Al Club di Gaia Pedemontana hanno per ora aderito ecologisti di Cordignano, Gaiarine, Fregona, Vittorio Veneto, Revine, Refrontolo, Farra di Soligo, Valdobbiadene e Segusino.

Articolo tratto dalla Tribuna di Treviso e segnalato da Franco Corrado

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Club di Gaia Pedemontana

E’ nato in questi giorni il comitato ecologista Club di Gaia Pedemontana, collegato all’Ecoistituto del Veneto Alex Lan-ger ( tel 041/935666)con sede a Mestre e che produce anche la rivista ecologista Gaia. Questa nuova realtà associativa in campo ambientale è nata con lo scopo di porre in primo piano la difesa dell’ambiente pedemontano, collinare e dell’alta pianura. Un ambiente, anzi una serie di ecosistemi molto importanti dal punto di vista naturalistico ma sempre di più in pericolo a causa dell’azione umana. Una delle emergenze più forti è co-stituita dall’apertura di nuove cave o dai continui ampliamenti di quelle già esistenti. Le cave sono l’aggressione princi-pale al territorio, anche quando assumono la forma subdola della riqualificazione o del recupero ambientale, trasfor-mando piccole cave abbandonate da anni e ormai recuperate naturalmente dalla vegetazione spontanea, in ferite da milioni di metri cubi. Si ricorda la cava del Valin a Cordignano, la nuova grande cava proposta a Nove di Vittorio Veneto, il cui buco dovreb-be essere poi “nascosto” dal più grande poligono di tiro d’Europa. Anche in comune di Fregona, da ben tre o quattro amministrazioni, i cavatori propongono il recupero ambientale dell’ex cava Italcementi di Ciser che però, quasi di sicuro, se dovesse partire finirebbe per subire incontrollabili ampliamenti, per decine di anni di escavazione. E poi l’antenna di 70 metri messa a Pianezze in modo molto discutibile e con il parere contrario della Soprintendenza o la proposta di tor-ri eoliche sul Cesen, entrambi progetti che cadono dentro o ai bordi di un’area tutelata dall’Europa. E poi tanti altri progetti più o meno impattanti, ma che intaccano il valore del nostro eccezionale paesaggio. Il Club di Gaia Pedemontana, che è un’associazione apartitica e non schierata politicamente, ha lanciato un messaggio in occasione delle elezioni comunali del 5 e 6 giugno perché tutti gli elettori, di qualsiasi tendenza politica, rivolgessero ai loro candidati sindaci la richiesta di un impegno pubblicamente espresso a non sostenere azioni contro l’ambiente naturale, soprattutto l’apertura di nuove cave. La difesa dell’ambiente pedemontano va sostenuta non solo per motivi ecologici, ma estetici e culturali e alla fine an-che economici. Ambiente pedemontano significa un ecosistema prezioso, che fornisce l’acqua della quale la pianura ha estremo biso-gno, che permette , in collina o a ridosso di essa, coltivazioni di pregio, dalla vite, all’olivo, all’orticoltura biologica ed è anche la base per un turismo culturale di qualità, quindi occasione per produrre economia nel pieno rispetto dell’ambiente. Al Club di Gaia Pedemontana hanno per ora aderito ecologisti di Cordignano, Gaiarine, Fregona, Vittorio Veneto, Revine, Refrontolo, Farra di Soligo, Valdobbiadene e Segusino.

Articolo tratto dalla Tribuna di Treviso e segnalato da Franco Corrado

Mondovisioni, il nuovo album di Stefano Ianne

Stefano Ianne Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Stefano Ianne (Padova, 8 ottobre 1963) è un compositore, pianista ed editore italiano. È laureato in Conservazione dei Beni Culturali. Nel novembre

2006 ha dato vita all’opera Variabili Armoniche, album registrato in studio con un ensemble ad hoc di 30 elementi orchestrali e con la partecipazione di Valter Sivilotti in qualità di elaboratore orchestrale e di Simone d'Eusanio. La musica di Stefano Ianne fa capo alla corrente americana del minimalismo inquinato da pathos romantico di cui i maggiori esponenti sono John Adams (compositore), Steve Reich e Philip Glass. Da questo primo album il brano Aurore è stato scelto come colonna sonora dello spot dell’”Acqua Panna” in onda dal 1°giugno 2008. Nell’aprile 2008 esce l’opera Elephant, registrata in live al Teatro Dal Verme di Milano con l’orchestra de I Pomeriggi Musicali e con la partecipazione di Rolf Hind ( John Adams (compositore), London Sinfonietta ). Il concerto è stato dedicato alla lotta che l’Unicef sta portando avanti per ridurre la mortalità dei bambini a causa dell’aids. E’ presente nell’album una traccia video d’animazione della storia di ”Elephant”, ambientata a Parigi ai primi del Novecento. Il video è dedicato al Coe Cameroun. Sempre nel 2008 i brani “Flying” e “Concerto per violino quarto” sono la colonna sonora di Beket film del regista surrealista Davide Manuli, in concorso al Festival di Locarno. Detti brani fanno parte della terza opera di Ianne dal titolo Mondovisioni in uscita a febbraio 2009 e che vede la partecipazione di Antonella Ruggiero (Matia Bazar). Da gennaio 2009 è un artista Rai Trade. Stefano Ianne è anche l’editore e ideatore, insieme a Roberto "Freak" Antoni, del fumetto bimestrale “Freak” ispirato alla vita del leader e vocalist del gruppo rock demenziale Skiantos. (A fianco: recensione uscita su “Venerdì” di Repubblica il 15.05.2009)

MUSICA

LETTERE AL TORNADO

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La supercuoca

di Cilladon

In trasferta a casa della figlia e del genero, la supercuoca di Cilladon (Quero): Maria Mondin, ha organizzato una indimenticabile cena a base di minestrone. Eccola attorniata dalle sue “cameriere”.

La Redazione de “Il Tornado”augura a tutti i lettori

buone ferie Ci ritroveremo a Settembre con

le notizie della conca

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Stato da parte del Demanio BLB0441 - QUERO (Bl) TERRENO

Trattasi di un terreno comprendente sei particelle catastali aventi forma irregolare giacitura pendente; in parte il soprassuolo è destinato a pascolo con presenza di rocce affioranti mentre per la maggior parte è costituito da bosco ceduo spontaneo. L’area ha una superficie complessiva di mq. 38.480,00 e ricade in zona E. 1.1 Zona Vincolo Superficie Boscata. Stato: i terreni individuati al Fg.19 particelle 13 e 52 sono occupati in forza di un contratto di locazione di durata sessennale con scadenza in data 31/07/2012 al canone annuo di € 507,00. I terreni individuati al Fg.19 dalle particelle 3, 50, 54 e fg.20 particella 57 sono liberi.

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