Il Design Italiano

14
  IL DESIGN ITALIANO Con l’espressione design italiano si fa riferimento a tutte le forme di disegno industriale inventate e realizzate in Italia, compresa la progettazione di interni, la progettazione urbana, il design della moda e la progettazione architettonica. In genere, il termine “design” viene associato all’età della Rivoluzione industriale, che in Italia arrivò con un certo ritardo rispetto ad altri paesi europei, in un contesto caratterizzato dalla condizione geografica e politica frammentanta dell’Italia ottocentesca, un paese che alle soglie del  1860 era agricolo e arretrat o. Dopo l’Unità d’Italia, nonostan te il lento consolidamento dell’industria cotoniera e degli opifici, soprattutto al nord, non si poteva ancora parlare di industrial izzazione del paese prima del 1870-80. Tuttavia, in questo periodo iniziavano a nascere le fiere di paese e poi di città, le esposizioni, la nascita di scuole specialistiche e di “alfabetizzazione grafica”. Per esempio, nell’Esposizione italiana del 1861 tenutasi a Firenze,  viene sancito un carattere lega to ai tessuti e a i prodotti alimentari, mentre quella d i Milano del  1881 è incentrata sull’industria meccanica e le grandi costruzioni navali e fer roviarie; a Torino, nel 1898, emergono le applicazioni elettriche e nel 1902 viene lanciata l’avanguardia liberty con le sue espressioni floreali. Nell’Esposizione dei Milano del 1906 la trasformazione industriale italiana è data dalle macchine utensili.  Due grandi passi avanti per legare la didattica, la ricerca e le possibilità della produzione industriale: la legge Casati sull’istruzione pubblica del 1859 e la fondazione, nel 1863, del  Politecnico di Milano. Nel 18 85 il panor ama dida ttico it aliano del la “cultura applicata ” era composto da “scuole d’arti e mestieri”, “scuole di arte applicata all’industria” e “scuole speciali” che avevano indirizzi più specifici. In occasione dell’Esposizione Universale di Milano del 1906, la Società Umanitaria promuove un concorso per l’arredo della casa operaia, in quanto comuncia a  vedersi l’industria come strumento capace di rispondere ai bisogn i di una classe operaia che per la  prima volta si affaccia sul mercato del consumo.  Con l’Esposizione di Torino del 1902 si attuò un atto di allargamento internazionale della cultura del disegno italiana. Il Liberty italiano, però, aveva vari limiti, anche se spiccavano alcune eccezionalità progettuali come Carlo Zeno, Eugenio Quarti, Carlo Bugatti ed Ernesto  Basile.  Atto costitutivo della FIAT datato 1899 Nonostante il decollo industriale del periodo giolittiano (1889-1915), il quadro dell’industria internazionale era talmente consolidato che era impensabile che, come l’Italia, aveva comunque problemi con l’industria delle materie prime. Dunque, intorno al 1910, l’Italia si inventa un asse portante alternativo, ovvero quello auto/aereo. Questa è una delle caratteristiche del design italiano, ovvero la ricerca e sperimentazione nella diversificazione  tipologica, andando anche “fuori merca to”. È in questo periodo che nascono la FIAT ( 1899), la Lanci a (1908) e l’A.L.F.A. (1910, che diventerà Alfa Romeo nel 2007), anche se l’automobile rimane un mezzo sportivo e di lusso, almeno fino al 1912, quando viene costruita la Fiat Zero. In campo aeronautico, la cultura artigianale della costruzione delle scocche in legno sviluppata sin dal 1879 da Enrico Forlanini, porta, nel 1909, al primo corso di aeronautica presso il  Politecnico di Milano. Per quanto riguarda l’aspetto agonistico, nel 1916 Gianni Caproni costituisce il consorzio Caproni-Fiat-Ansaldo.  Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, il prodotto industriale italiano, soprattutto nel campo dei trasporti, deve verificare la sua validità e durata, ma senza abbandonare la componente artigianale per favorire la produzione industriale. In questo contesto emerge la cultura progettuale del Genio civile.  Nel periodo futurista Giacomo Balla e Fortunato Depero, nel 1915, redigono la proclamazione della Ricostruzione Futurista dell’Universo, che coglie al suo interno istanze di rinnovamento estese anche al mondo dell’arredo. È proprio di Balla la camera di bambini progettata e realizzata di suo pugno per la figlia Elica, a cui si accompagna, in seguito, anche un soggiorno   ; entrambe le stanze sono decorate con la linea della velocità. Il colore appare l’elemento dominante nel Bal Tic Tac di Roma (1921), mentre nella sala futurista alla Casa d’Arte Bragaglia gli arredi sembrano fuoriusciti dalle tele degli artisti, appunto, futuristi.  Con Francesco Cangiullo si passa ad una concezione del mobile che abbraccia l’idea di abitare

Transcript of Il Design Italiano

IL DESIGN ITALIANOCon lespressione design italiano si fa riferimento a tutte le forme di disegno industriale inventate e realizzate in Italia, compresa la progettazione di interni, la progettazione urbana, il design della moda e la progettazione architettonica. In genere, il termine design viene associato allet della Rivoluzione industriale, che in Italia arriv con un certo ritardo rispetto ad altri paesi europei, in un contesto caratterizzato dalla condizione geografica e politica frammentanta dellItalia ottocentesca, un paese che alle soglie del 1860 era agricolo e arretrato. Dopo lUnit dItalia, nonostante il lento consolidamento dellindustria cotoniera e degli opifici, soprattutto al nord, non si poteva ancora parlare di industrializzazione del paese prima del 1870-80. Tuttavia, in questo periodo iniziavano a nascere le fiere di paese e poi di citt, le esposizioni, la nascita di scuole specialistiche e di alfabetizzazione grafica. Per esempio, nellEsposizione italiana del 1861 tenutasi a Firenze, viene sancito un carattere legato ai tessuti e ai prodotti alimentari, mentre quella di Milano del 1881 incentrata sullindustria meccanica e le grandi costruzioni navali e ferroviarie; a Torino, nel 1898, emergono le applicazioni elettriche e nel 1902 viene lanciata lavanguardia liberty con le sue espressioni floreali. NellEsposizione dei Milano del 1906 la trasformazione industriale italiana data dalle macchine utensili. Due grandi passi avanti per legare la didattica, la ricerca e le possibilit della produzione industriale: la legge Casati sullistruzione pubblica del 1859 e la fondazione, nel 1863, del Politecnico di Milano. Nel 1885 il panorama didattico italiano della cultura applicata era composto da scuole darti e mestieri, scuole di arte applicata allindustria e scuole speciali che avevano indirizzi pi specifici. In occasione dellEsposizione Universale di Milano del 1906, la Societ Umanitaria promuove un concorso per larredo della casa operaia, in quanto comuncia a vedersi lindustria come strumento capace di rispondere ai bisogni di una classe operaia che per la prima volta si affaccia sul mercato del consumo. Con lEsposizione di Torino del 1902 si attu un atto di allargamento internazionale della cultura del disegno italiana. Il Liberty italiano, per, aveva vari limiti, anche se spiccavano alcune eccezionalit progettuali come Carlo Zeno, Eugenio Quarti, Carlo Bugatti ed Ernesto Basile. Atto costitutivo della FIAT datato 1899 Nonostante il decollo industriale del periodo giolittiano (1889-1915), il quadro dellindustria internazionale era talmente consolidato che era impensabile che, come lItalia, aveva comunque problemi con lindustria delle materie prime. Dunque, intorno al 1910, lItalia si inventa un asse portante alternativo, ovvero quello auto/aereo. Questa una delle caratteristiche del design italiano, ovvero la ricerca e sperimentazione nella diversificazione tipologica, andando anche fuori mercato. in questo periodo che nascono la FIAT (1899), la Lancia (1908) e lA.L.F.A. (1910, che diventer Alfa Romeo nel 2007), anche se lautomobile rimane un mezzo sportivo e di lusso, almeno fino al 1912, quando viene costruita la Fiat Zero. In campo aeronautico, la cultura artigianale della costruzione delle scocche in legno sviluppata sin dal 1879 da Enrico Forlanini, porta, nel 1909, al primo corso di aeronautica presso il Politecnico di Milano. Per quanto riguarda laspetto agonistico, nel 1916 Gianni Caproni costituisce il consorzio Caproni-Fiat-Ansaldo. Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, il prodotto industriale italiano, soprattutto nel campo dei trasporti, deve verificare la sua validit e durata, ma senza abbandonare la componente artigianale per favorire la produzione industriale. In questo contesto emerge la cultura progettuale del Genio civile. Nel periodo futurista Giacomo Balla e Fortunato Depero, nel 1915, redigono la proclamazione della Ricostruzione Futurista dellUniverso, che coglie al suo interno istanze di rinnovamento estese anche al mondo dellarredo. proprio di Balla la camera di bambini progettata e realizzata di suo pugno per la figlia Elica, a cui si accompagna, in seguito, anche un soggiorno; entrambe le stanze sono decorate con la linea della velocit. Il colore appare lelemento dominante nel Bal Tic Tac di Roma (1921), mentre nella sala futurista alla Casa dArte Bragaglia gli arredi sembrano fuoriusciti dalle tele degli artisti, appunto, futuristi. Con Francesco Cangiullo si passa ad una concezione del mobile che abbraccia lidea di abitare

svelto, con tecniche costruttive veloci e semplici. La Casa futurista Zampini di Ivo Pannaggi, costruita tra il 1925 e il 1926 appaiono sintetizzati gli echi del De Stijl, piuttosto che un nuovo interno futurista. Gli interni di Nicola Diulgheroff rivelano, tra il 1928 e il 1936, limpiego del tubo di metallo cromato e curvato e influssi modernisti. Secondo Antonio Gramsci: 1900 - 1930 Dopo lentrata in guerra contro lAustria, il 24 maggio 1915, le commesse statali allindustria nazionale crebbero in maniera esponenziale per rifornire lesercito di cannoni, armi, mezzi di trasporto e vestiario: la produzione di automobili crebbe di oltre il 100%, arrivando a 20000 unit allanno (nel 1914 erano 9500), e raddoppi anche la produzione di energia elettrica. Anche lindustria siderurgica registr un notevoleaumento di richieste. Aumentarono anche gli aumenti di capitale delle azienda: per esempio, la FIAT aument il suo dai 17 milioni del 1914 ai 200 milioni del 1919, ci nonostante il forte processo inflazionistico in atto. In questo periodo la produzione in gran parte controllata da pochi gruppi quali FIAT (con Giovanni Agnelli), Societ Adriatica di Elettricit (con Vittorio Cini), Pirelli (con Alberto Pirelli) e la Falck (con Giorgio Enrico Falck). Tra il 1922 (anno della marcia su Roma) e il 1929 lEuropa e gli Stati Uniti stavano vivendo una situazione economica favorevole. Nel 1929 la produzione industriale registr un incremento del 50% rispetto ai dati del 1922. In questo contesto nascono iniziative per promuovere il disegno del mobile della casa, tra le quali la Biennale delle arti decorative promossa da Guido Marangoni del 1923 presso la Villa Reale di Monza. Nel 1922 nacque il movimento artistico Novecento, formatosi intorno al salotto di Margherita Sarfatti. Questo movimento artistico riguardava principalmente la pittura, ma ben presto and ad influenzare la progettazione dinterni e di pezzi darredo. Tra gli esponenti di questa corrente troviamo gli architetti Gi Ponti, Giovanni Muzio, Giuseppe De Finetti, Alberto Alpago Novello, i pittori Mario Sironi, Achille Funi, Leonardo Dudreville, Anselmo Bucci, Gian Emilio Malerba, Pietro Marussing e Ubaldo Oppi e lo scrittore Massimo Bontempelli. Nel breve romanzo di Bontempelli 522. Racconto di una giornata del 1926, lautomobile (la Fiat 522) diventa soggetto letterario e, oltre che simbolo della nuova modernt industriale. Ad uno degli architetti qui sopra citati, Gi Ponti, in collaborazione con Emilio Lancia, si deve il progetto di arredi Domus Nova (1928-29) pensato per il grande magazzino La Rinascente di Milano, con lintento mi rinnovare limmagine dellarredo e dei complementi per la casa medioborghese. La III Biennale di Monza del 1927 e la IV Triennale, tenutasi anchessa a Monza prima del trasferimento a Milano, sanciscono il superamento dello stile rustico, facndo emergere gli architetti del Novecento quali protagonisti del nuovo arredo. Per la V Triennale di Milano venne costruito il Palazzo dellArte ad opera di Giovanni Muzio. 1930 - 1945 Dante Giacosa accanto alla Fiat 500 Topolino Fino alla fine degli anni 20, la FIAT riesce a produrre 36000 unit allanno, utilizzando come modello di produzione quello americano del taylorismo. Questo modello di ispirazione si concretizz con la Fiat 500 Zero A (1934), meglio conosciuta come Topolino, di Dante Giacosa. invece di due anni prima la Fiat 508 Balilla, auto di media cilindrata che contribu all diffusione di massa dellautomobile in Italia. Gi nel 1926 la Lancia Lambda era caratterizzata da una struttura tubolare leggera e da un alto grado di sperimentazione e qualit del prodotto. Restando nel settore meccanico, ebbero significativi sviluppi la Olivetti nel campo delle macchine da scrivere, la Magneti Marelli nel campo dei materiali elettrici e le prime radio, e la Necchi per le macchine da cucire. In particolare, la Olivetti venne fondata nel 1908 da Camillo Olivetti, e vide un grande sviluppo sotto la direzione del figlio Adriano Olivetti. Nel 1922 lazienda produceva 2000 macchine da scrivere con 200 operai, ma gi nel 1937 le maestranze raggiunsero le 1750 unit, per un totale di 27000 pezzi prodotti in un anno. Nel 1935 nacque la Olivetti Studio 42, opera di Ottavio Luzzati, degli architetti Figini e Pollini e dellartista Xanti Schawinsky, che cambi radicalmente la forma della macchina da scrivere, sviluppandone il corpo in orizzontale e creando

un prodotto meno voluminoso da utilizzare a casa come in ufficio. Tra i principali esempi di disegno industriale fu laddizionatrice Summa del pittore Marcello Nizzoli. FIAT e Olivetti rappresentano dunque due riferimenti fondamentali nella storia del nascente design industriale italiano. Ma la grande depressione del 1929 produsse sulleconomia e sulla societ italiane provoc ripercussioni profonde e durature in Italia che determinarono sostanziali mutamenti a livello economico e politico. Lo Stato divent proprietario di una notevole parte dellindustria e fond, nel 1933, lIstituto per la Ricostruzione Industriale (IRI). Il 1936 fu lanno della VI Triennale di Milano, presso il nuovo gi citato Palazzo dellArte presso il Parco Sempione. In questa occasione lestetica razionalista si estende dallarchitettura al campo dellarredo diventando stile. Larredo cominci anche a diventare un utensile proiettato verso la produzione in serie, tema che verr affrontato in modo diretto nella VII Triennale di Milano. Nel decennio tra il 1930 e il 1940 il mobile in tubo cromato curvato venne assunto quale immagine di rinnovamento anche degli ambienti domestici. Tuttavia, la produzione di mobili in metallo rimase circoscritta a pochi esempi dautore a causa, principalmente, del costo di realizzazione, che era il doppio rispetto ai mobili in legno. Inoltre, nel 1937 fu vietato limpiego del legno, che svilupp limpiego delle leghe di alluminio pi facilmente reperibili. Il mobile in tubo di acciaio rimaneva comunque utilizzato per edifici pubblici come scuole e ospedali, a cui si aggiungono il settore degli uffici pubblici e le Case del Fascio, come quella progettata a Como nel 1935-36 da Giuseppe Terragni dove si trovano pessi esemplari della storia del design italiano come la sediascagno o la sedia Lariana, ancora oggi in produzione. Pezzi esemplari per lambiente abitativo sono quelli di Gabriele Mucchi, come la chaise-longue regolabile del 1934. Sempre in questo periodo, lindustria del vetro, autonoma rispetto allimportazione di materie prime, brevett una vasta serie di prodotti, tra cui il Termulux, il Vetroflex e i cristalli di sicurezza VIS e Securit, che, in occasione della VI Triennale di Milano, vengono impiegati in soluzioni sperimentali per arredi e oggetti. Questi anni segnano anche uno sviluppo del disegno delle radio, partendo dallessenziale mobile radio grammofono di Figini e Pollini del 1933 allapparecchio in vetro di Franco Albini del 1938, passando dal radioricevitore 547 a cinque valvole disegnato per Phonola da Luigi Caccia Dominioni, Livio e Pier Giacomo Castiglioni, presentato alla VII Triennale di Milano. Il 10 giugno 1940 lItalia entr in guerra. Nello stesso anno Gio Ponti abbandona la direzione della rivista Domus (fondata dallo stesso architetto nel 1928) per fondare la rivista Lo stile nella casa e nellarredamento per Garzanti, che apre il tema della casa e dellarredo a dimensioni pi artistiche e libera. Un anno prima, Franco Albini definisce il soggiorno della propria casa, dove il prototipo della libreria in tensistruttura veliero del 1938 dialoga perfettamente con cassettoni e quatri depoca. 1945 - 1965: il Bel Design italiano Vespa V98 farobasso di Corradino DAscanio LItalia, come gli altri paesi europei, usc dalla guerra trovando la supremazia degli Stati Uniti sul mercato mondiale; il governo americano riusc a riunificare il mercato internazionale grazie ai massicci aiuti ricevuti dallEuropa (concretizzati in Italia dal Piano Marshall del 1947) e il dollaro divenne la moneta di riferimento e lAmerica lo stile di vita di riferimento per il mondo occidentale. Nel 1946 la Triennale di Milano organizz la mostra RIMA (Riunione italiana per le mostre di arredamento), dove giovani architetti impegnati nella progettazione di singoli arredi o alloggi tipo furono invitati a partecipare: si trattava del BBPR, e degli architetti Ignazio Gardella, Carlo De Carli, Vico Magistretti e Gabriele Mucchi, che proposero un repertorio di arredi producibili in serie e pensati per case minime con spazi sfruttati in modo razionale. Il 1947 lanno della VIII Triennale di Milano, dove la sezione sullarredamento, diretta da Piero Bottoni, curata da Franco Albini e Luciano Canella insieme ad Anna Castelli Ferrieri, Ettore Sottsass e altri. Dal 1948 quando, come osserva Franois Burkhardt (premio Compasso doro internazionale 2011): da questanno che il made in Italy comincia a conoscere il suo successo a livello internazionale. Viene per brevettata due anni prima, nel 1946, la Vespa V98 farobasso della

Piaggio, dellingegnere elicotterista Corradino DAscanio, che sancisce linizio del successo de scooter, un nuovo mezzo di trasporto per gli spostamenti di breve/media distanza. invece del 1947 la sua eterna rivale, ovvero la Lambretta della Innocenti, disegnata da Cesare Pallavicino e Pierluigi Torre. Design ed elettrodomestici Gli anni 50 segnano anche la crescita del numero degli elettrodomestici nelle case italiane: le lavatrici passano da 72000 unit nel 1957 a 262000 nel 1961, i frigoriferi passano dai 18500 del 1951 ai 370000 del 1957, fino ad arrivare ai 1529000 pezzi negli anni 60. Visti questi incrementi di produzione, diventa emblematico il problema della forma anche nei settori tecnologici, e non pi solo nellarredo. Questo documentato, per esempio, dalla produzione Olivetti per macchine da scrivere e calcolo, strettamente legata al nome di Marcello Nizzoli, che gi dal 1935 aveva iniziato una collaborazione con questa azienda. infatti di Nizzoli la macchina da calcolo elettrica Divasumma (1956). Sempre di Nizzoli la macchina per cucire Mirella, disegnata per la Necchi nel 1957. Gli anni 50 sono il decennio della stupefacente crescita della diffusione della televisione in Italia. Ed proprio del 1956 il televisore Phonolo 17/18, disegnato da Berizzi, Butt e Montagni, appunto per lazienda Phonola, riprendendo la logica progettuale impiegata da Franco Albini per loggetto-radio (la tecnologia posta tra due lastre di cristallo nel concorso del 1938) e da Luigi Caccia Dominioni e i fratelli Castiglioni per il gi citato radioricevitore 547 a 5 valvole del 1940. Nel 1953 nascono le lampade da terra Imbuto e Monachella disegnate da Luigi Caccia Dominioni, che disegn nel 1958 la poltrona Catilina. La stagione del design del televisore inaugurata da Pierluigi Spadolini con il suo Movision disegnato nel 1954 per RadioMarelli. Spadolini poi seguito da Franco Albini e Franca Helg che nel modello Orion a 23pollici per Brionvega del 1961 progettano uno schermo su basamento metallico in grado di trasformare limmagine in soluzione sospesa, come un oggetto levitante a . forte caratteristica espressiva Sempre per la Brionvega, Marco Zanuso disegna il modello potatile Doney con plastica trasparente che avvolge la parte tecnologica dellapparecchio (soluzione che verr ripresa nel 1998 dal britannico Jonathan Ive per liMac della Apple. Nel 1960 i fratelli Castiglioni disegnano laspirapolvere Spalter per lazienda REM, un oggetto di dimensioni ridotte da portare a tracolla. Addirittura i carter degli scaldabagno diventano oggetto di studio per i designer, come per esempio quello che Alberto Rosselli disegna per lazienda SIM nel 1957. Ma nel mondo delle macchine per il caff che il design della pelle delloggetto si impone in maniera esplicita, come nella Pavoni di Gio Ponti del 1949, disegnata per lomonima azienda. per a partire dal 1956 che si assiste a una nascita di nuovi modelli di macchina per il caff, che enfatizzato il rito del caff nei bar italiani; tutto questo ad opera dellazienda La Pavoni in collaborazione con le riviste Domus e Stile e Industria. Si vede la nascita del modello Diamante, disegnato da Bruno Munari ed Enzo Mari per La Pavoni (1956). Siamo inoltre del decennio della crescita delle esportazioni di prodotti italiani allestero: tra il 1951 e il 1961 queste crebbero del 259%. Mostre e premi Olivetti Lettera 22 di Marcello Nizzoli Lampada Taccia di Achille Castiglioni Olivetti Elea di Ettore Sottsass La Olivetti Programma 101, considerato il primo personal computer della storia, disegnato da Mario Bellini, insignito dellIndustrial Design Award Ettore e Andromaca di Giorgio de Chirico Nel 1955 e 1958 a Londra vengono inaugurate due esposizioni del desig italiano, mentre nel 1959 unaltra mostra viene organizzata a Chicago dallIllinois Insitute of Technology. In queste mostre il design italiano viene presentato in tutti i suoi aspetti, dalle moto alle automobili fino addirittura ai tralicci metallici della Edison per le linee elettriche ad alta tensione. Ma comunque il punto di riferimento principale per il design italiano rimane la Triennale di Milano, che nel 1954 arriva alla sua X edizione. In questo stesso anno viene istituito il Premio Compasso doro promosso dalla Rinascente, vinto in questa prima edizione da quindici designer, tra cui Bruno Munari per la sua scimmietta giocattolo ZIZI per la ditta Pigomma, Marcello Nizzoli per la macchina da cucire BU supernova disegnata per la Necchi e la macchina da scrivere portatile Lettera 22 della Olivetti.

Nel 1954 Lucio Fontana introduce il giovane industriale del mobile Dino Gavina alla X Triennale per farlo incontrare con Pier Giacomo e Achille Castiglioni, Carlo Scarpa e Luigi Caccia Dominioni, con i quali produrr alcuni tra i pezzi pi importanti della storia del design italiano. LXI Triennale di Milano (1957) ospita la Mostra internazionale dellindustrial design, patrocinata dallAssociazione per il Disegno Industriale (ADI), ma accato allindustrial design in Italia continuava a svilupparsi il disegno della casa e dellarredo: in questo stesso anno che Pier Giacomo e Achille Castiglioni annunciano il loro programma di commistione tra storia e modernit nella mostra Colori e forme nella casa doggi tenutasi presso Villa Olmo a Como. Gli anni 60 sono, tra le altre cose, gli anni che vedono la realizzazione di importanti opere architettoniche nel nord Italia: la Torre Velasca a Milano Ernesto Nathan Rogers e Enrico Peressutti, la Casa alle zattere a Venezia di Jacopo Gardella, il Museo del tesoro della cattedrale di San Lorenzo a Genova di Franco Albini, la Bottega di Erasmo a Torino di Roberto Gabetti e Amaro Isola sono solo alcuni esempi. Nel 1960 viene allestita la mostra Nuovi disegni per il mobile italiano presso lOsservatorio delle arti industriali di Milano, durante la quale furono esposti ventuno bobili e dodici lampade di giovani architetti milanesi. Alcuni protagonisti di questa mostra sono Aldo Rossi, Vittorio Gregotti, Gabetti e Isola, Guido Canella, Virgilio Vercelloni, Umberto Riva, Giotto Stoppino, Lodovico Meneghetti, Leonardo Ferrari, Sergio Asti e Gae Aulenti. In questo periodo si trovano numerosi esempio della produzione di Achille Castiglioni: tra questi, lo sgabello Mezzadro e il sedile Sella (1957), la sedia Lierna (1960), la poltrona Sanluca (1960), la lampada Splugen Brau (disegnata nel 1961 per lomonimo ristorante milanese), la lampade Arco, Toio e Taccia (1962), la lampada Luminator (1957). Ma di questo periodo sono anche opere di Cesare Cassina, come la sedia Carimate del 1959. 1965 - 1975 Come gi accennato, gli anni 60 vedono un pieno sviluppo del design italiano. Vengono introdotti nuovi materiali nel settore del forniture design, come il poliuretano (sintetizzato gi nel 1941 e utilizzato per le imbottiture) e le plastiche (da ricordare il Premio Nobel per la chimica assegnato al tedesco Karl Ziegler e allitaliano Giulio Natta per le loro scoperte nel campo della chimica e della tecnologia dei polimeri); questi nuovi materiali permettono di passare dalla produzione dellarredo in bottega ai ritmi seriali della fabbrica. In questo periodo troviamo il vassoio Putrella di Enzo Mari (disegnato nel 1958 per lazienda milanese Danese), la lampada Chimera, disegnata da Ernesto Gismondi nel 1966 per lazienda da lui fondata due anni prima Artemide, la libreria Grifo, di Enzo Mari, disegnanta per Gavina e assemblabile allinfinito (1966); citiamo altre opere di Mari pi recenti, quali il tavolo Frate (1973), il divano Daynight (1971), la sedia Box (1971). Nascono negli anni 60 anche opere che Ettore Sottsass disegna per Olivetti, come il computer Elea (1964), la macchina da scrivere Tecne 3 e la macchina da scrivere portatile Valentine (1969). E il 1961 lanno della prima edizione del Salone Internazionale del Mobile di Milano. Nel 1958 Afra e Tobia Scarpa iniziano a lavorare nel campo dei vetri di Murano. Nel 1960 disegnano il divano con struttura in legno Bastiano per Gavina e il letto di metallo Vanessa. Nel 1970 vincono il Premio Compasso doro per la loro poltrona Soriana. Altri loro progetti sono i divani Coronado (1966) ed Erasmo (1973) e la lampada da terra Papillona (1975). Nel 1971 Cini Boeri disegna il divano Serpentone per Arflex, un divano composto da lamelle stampate in poliuretano accostate luna allaltra. Il 1987 invece lanno della poltrona di cristallo Ghost (sempre di Boeri) disegnata con Tomu Katayanagi per Fiam. Altri designer di grande importanza sono Joe Colombo e Bruno Munari. Il primo si era formato presso lAccademia di belle arti di Brera, aveva vinto due Compassi doro ed era un appassionato di musica jazz, mentre il secondo aveva fondato nel 1948 (insieme ad Atanasio Soldati, Gillo Dorfles, e Gianni Monnet) il Movimento Arte Concreta. Tra le opere di Colombo la microcucina Carrellone (1963), il Rotoliving (1969), il letto Cabriolet (1969) e la Total Furnishing Unit del 1971, che propone il tema della capsula attrezzata spostabile che d vita al concetto di abitare compatto. Sono invece di Munari ricordiamo la scimmietta in gommapiuma Ziz, ch gli fece vincere il Premio Compasso doro nel 1954, la lampada Cubica, il posacenere Cubo del 1958 e lAbitacolo del 1971.

Nel 1968 ha luogo la XIV Triennale di Milano, dove emergono composizioni progettuali di avanguardia definite dal critico darte Germano Celant come radical design. In questa avanguardia troviamo come protagonisti Ufo, Archizoom Associati, Franco Raggi, Gaetano Pesce e altri. Il radical design oppone al product design il contro-design, come pratica teorica e progettuale in grado di superare il discorso disciplinare del design, cio la ricomposizione delle contraddizioni a livello formale, distruggendo proprio a questo livello labituale immagine del prodotto, negando lelargizione di una correttezza formale in grado di appagare nei termini obsoleti del buon gusto. Nel 1972 Emilio Ambasz organizza al MoMA di New York la mostra Italy: The New Domestic Landscape. Achievements and Problems of Italian Design, dove vengono esposti arredi, televisori, radio, giradischi e lampade. In questa occasione nasce la Kar-a-Sutra di Mario Bellini, che diventa il prototipo di ogni successiva monovolume. Ma la mostra del MoMA segna la fine della del design italiano policentrico, che andr invece ad affermare il suo primato nellarredo andando ad identificarsi, negli anni successivi, con il forniture italian design. Il 1973 lanno della XV Triennale di Milano che presenta la mostra Mostra internazionale dellindustrial design curata da Ettore Sottsass e Andrea Branzi. Fu in questa occasione che Giorgio de Chirico compone la scultura I bagni misteriosi, che si trovava davanti al Palazzo dellArte (dove oggi stata posizionata una copia, mentre loriginale stato spostato al Museo del Novecento di Milano). sempre di questanno la scultura Ettore e Andromeca di de Chirico, che oggi si trova a Osaka. 1975 - 1985 Nel 1976 viene fondato, grazie ad Adriana e Alessandro Guerriero, lo Studio Alchymia a cui prendono parte Ettore Sottsass, Alessandro Mendini, Lapo Binazzi, Franco Raggi e Michele De Lucchi. Un altro gruppo fondamentale per la storia del design italiano stato il Memphis Group, fondato da Ettore Sottsass ne 1981, a cui aderiscono Matteo Thun, Michele De Lucchi, Andrea Branzi, Marco Zanini, Aldo Cibic, George Sowden e Natalie Du Pasquier, affiancati da architetti come Hans Hollein, Arata Isozaki e Michael Graves. In questo periodo va inserito il successo dellazienda Alessi, fondata nel 1921 e che nel 1980 vede come presidente Alberto Alessi, il quale, nel 1983, chiama come consulente Alessandro Mendini: nasce la collezione Tea & Coffee Piazza e viene fondato il marchio Officina Alessi che oggi come allora produce edizioni speciali e serie limitate di prodotti, ma anche prodotti sperimentali. Vengono disegnati 11 servizi da t e caff pensati come piccoli edifici intorno a citt-vassoi, rispettivamente da Aldo Rossi, Michael Graves, Hans Hollein, Charles Jenks, Richard Meier, Robert Venturi, Stanley Tigerman, Oscar Tusquets, Kazumasa Yamashita, Alessandro Mendini e Paolo Portoghesi. Ed grazie a loro che Alessi diventa sinonimo di design postmoderno. Un altro importante designer che ha lavorato anche per Alessi il due volte Compasso doro Stefano Giovannoni, il quale disegna oggetti cosiddett anfibi, ovvero nei quali cambia il rapporto tra allocazione e forma e, per esempio, un oggetto specifico dellambiente cucina diventa decorazione del soggiorno, come nel caso dello schiaccianoci che diventa scoiattolo o dei contenitori per sale e pepe che diventano due cinesini. 1985 - 2010 Dopo la crisi petrolifera, la struttura territoriale dellindustria italiana subisce varie modifiche: il triangolo industriale non pi lunico protagonista assoluto dello sviluppo economico, ma piccole e medie imprese di Marche, Toscana, Emilia-Romagna e Triveneto iniziano ad introdurre lavorazioni moderne che vanno a miscelarsi con la tradizione artigianale. In questo periodo aumenta il numero di lavoratori del settore terziario, che per la prima volta va superare quello degli addeddi dellindustria (46% contro 40%). Linflazione scende dal 21,1% del 1980 al 4,6% del 1987 e si ha un rilancio dellattivit industriale. in questo contesto che il made in Italy diventa il protagonista del nuovo sviluppo economico: sui mercati internazionali la moda, il design e gli arredamenti italiani diventano il must del gusto. Ma realizzare buoni prodotti non bastava pi: divent necessario spettacolarizzare limmagine aziendale. cos che nascono cataloghi e pubblicit che spesso tentano di trasformarsi

in veri e propri magazine sul modello di Colors di Benetton curata da Oliviero Toscani. Nel 1985 Enrico Baleri introduce il designer parigino Philippe Starck (il pi noto designer di fine millennio) ad aziende come Driade, Flos e Kartell. E Driade sar tra le prime aziende italiane del forniture design, insieme a Baleri Italia, a darsi un carattere internazionale grazieai contributi di designer di tutto il mondo. Sono di Starck la lampada Ara del 1988 disegnata per Flos e lo spazzolino per Fluorcaril del 1989. Altri architetti internazionali impegnati in questo periodo nel made in Italy sono Borek Sipek, Jasper Morrison, Toshiyuki Kita, Hannes Wettstein, Hans Hollein, Patricia Urquiola, i fratelli Campana e le cosiddette archistar Zaha Hadid e Jean Nouvel per Alessi e Sawaya & Moroni, Frank Gehry, Michael Graves e Bob Venturi sempre per Alessi, Mario Botta per Artemide e Alias, Herzog & de Meuron per Artemide. Un esempio fra tutti dellapertura da parte di aziende a designer stranieri quello della Cappellini, per la quale eseguivano disegni Shiro Kuramata, Jasper Morrison, Marc Newson e Tom Dixon. Cos come Driade che, sotto la regia di Enrico Astori, vedeva tra i suoi desiger Borek Sipek, Toyo Ito, Ron Arad e Philippe Strack. Sono degli anni 80 la poltroncina Doralice di Paolo Nava (1980), le sedie Teatro (1984) e Milano (1988) disegnate da Aldo Rossi insieme a Luca Meda, la sedia Tonietta di Enzo Mari (Compasso doro 1985), la lampada Costanza di Paolo Rizzato disegnata nel 1986 per Luceplan, il tavolo in marmo Rilievo del 1988 di Aldo Rossi e il servizio di posate Nuova Milano disegnato da Ettore Sottsass per Alessi (1987 - 1990), solo per citare alcuni esempi di design di questo periodo. Nel 1983, per la XVII Triennale di Milano viene organizzata da Franco Raggi e Francesco Trabucco la mostra Le case della Triennale, che vuole sottolineare lapporto del design alla configurazione di spazi domestici. Tra i tanti partecipanti alla mostra, emergono in particolar modo Paolo Deganello e Alberto Magnaghi con la loro Casa in comune, protesa a favorire la socializzazione, e Michele De Lucchi con la Casa per le vacanze che vede, in una casa allinterno di un cratere di un vulcano spento, il discorso della frindly technology. Mentre Denis Santachiara propone, nella sua Casa onirica, il rapporto tra nuove tecnologie e spazio domestico. Nel 1987 Franois Burkhardt organizza lesposizione Nouvelles tendences: les avant-gardes de la fin du XX sicle a Parigi, alla quale partecipano anche molti designer italiani. Design nel milanese Lo stilista e designer Giorgio Armani Poltrona Up chair di Gaetano Pesce (1969) Parlando del design italiano, impossibile non parlare di Milano e della Brianza (storica culla della produzione del furnishing design made in Italy). In questa zona nascono importanti fondi private equity come Charme (fondato da Luca Cordero di Montezemolo, con il quale ha potuto acquisire lazienda di arredamento Poltrona Frau) e Opera del gruppo Bulgari. Parlando di design a Milano, non si pu evitare di parlare del campo della moda, che vede per lappunto Milano (seguita da Roma e, in minor misura, Firenze) come una delle sue capitali. E sono proprio alcuni stilisti che hanno scelto il capoluogo lombardo come sede delle loro aziende ad essersi lanciati anche nel settore del design dellarredo. Per esempio, Nino Cerruti ha acquisito e gestito unazienda di primo piano nel furniture design made in Italy e Giorgio Armani ha dedicato unintera collezione di arredi e accessori al settore della casa, mentre sono disegnati dallo stesso stilista anche gli interni del Burj Khalifa, grattacielo costruito tra il 2008 e il 2010 a Dubai. Designer italiani Tra i pi celebri designer italiani vanno ricordati quantomeno i seguenti (elencati in ordine alfabetico): Achille Castiglioni Bruno Munari Carlo Mollino Carlo Scarpa Dante Giacosa Ettore Sottsass Gae Aulenti

Gaetano Pesce Gio Ponti Giorgetto Giugiaro Joe Colombo Luigi Caccia Dominioni Marcello Nizzoli Pietro Frua Vico Magistretti Bibliografia Matteo Vercelloni, Breve storia del design italiano, Carocci, 2008. Alfonso Grassi; Anty Pansera, Atlante del disegno italiano: 1940 - 1980, 1980, Fabbri, Milano. Anty Pansera, Il design del mobile italiano dal 1946 a oggi, 1990, Laterza, Bari. Gian Luigi Falabrino, Il design parla italiano: ventanni di Domus academy, 2004, Milano. Andrea Branzi, Introduzione al design italiano: una modernit incompleta, Milano, Baldini & Castoldi Dalai, 2008. Anty Pansera, Storia del disegno industriale italiano, 1993, Laterza, Bari.

Achille Castiglioni

LO STUDIO CASTIGLIONI - Una storia lunga un secolo, di Carlo Livio Castiglioni Risulta molto difficile far partecipi altri degli eventi che banalmente ti sono accaduti attorno, a volte senza poterli comprendere nella loro immediata complessit; solo a consuntivo, dopo anni, quasi una intera vita, ti rendi conto della loro importanza, del fatto che pur nella loro semplicit quotidiana hanno per segnato un epoca. Oggi, anno 2007, mi accorgo che lo studio di mio padre non rappresenta solo un momento della sua vita, ma un sogno che si realizzato e si evoluto nel tempo, in un tempo lunghissimo, oltre un secolo, con la partecipazione delle fantasie, dellintelligenza e delle volont di quanti nella nostra famiglia hanno contribuito non solo alla storia del design, ma anche alla vita di questa citt, Milano. Giannino Castiglioni - lo studio dun artista Nei primi anni del 900, Giannino Castiglioni, mio nonno, dopo aver frequentato laccademia di Brera, inizia la sua attivit di scultore presentando allEsposizione Internazionale di Milano del 1906 la sua prima opera in grandezza naturale e alcune medaglie incise a ricordo della stessa esposizione. Allepoca lavorava come medaglista presso la fonderia Johnson che aveva la sua fabbrica in un edificio che si apriva in Piazza S. Maria degli Angeli, allinizio di Corso di Porta Nuova. Ricordo questo fatto non per pignoleria o piacere del dettaglio, ma perch attraverso questo lavoro fisso gli fu permesso di sposare, Livia Bolla, figlia di un austero professore di lettere, preside del Liceo Zucchi di Monza. In quegli anni Giannino apre il proprio studio in Corso di

Porta Nuova, via nella quale nato e dove abita e nella quale nasceranno i suoi figli: Livio (1911), Pier Giacomo (1913) ed Achille (1918). Questo studio molto grande, comprende dei locali a piano terra alla fine di un lungo cortile dopo il quale nel terreno adiacente alla casa si erge un capannone dove mio nonno idea e prepara le sue opere. Giannino Castiglioni, come molti scultori di questo periodo che hanno seguito un percorso artistico lontano dalle avanguardie moderniste del tempo, forse non oggi conosciuto dai pi, ma Milano cosparsa di sue opere: la fontana di S.Francesco in piazza S. Maria degli Angeli, la porta del Duomo che rappresenta la storia di S. Ambrogio, il Cristo Re che sovrasta lentrata dellUniversit Cattolica, il monumento ai caduti della Resistenza in Piazzale Loreto oltre ai molti monumenti funebri nel cimitero Monumentale. Ma forse, oggi, mi sembrano pi interessanti le opere di architettura monumentale realizzate sui luoghi di teatro della Grande Guerra con larchitetto Greppi, ricordo solo il sacrario di Redipuglia e Monte Grappa, due opere che sfidano loblio con un impianto scenografico che con queste caratteristiche a trovato realizzazione solo in Italia. Curiosa la vita di mio nonno, che nasce in questa via del centro di Milano, studia allAccademia di Brera, organizza il proprio studio e realizza le proprie opere (fonderia Johonson) in uno spazio non pi vasto di un chilometro quadrato. Se penso alla mia vita e quella della maggioranza di chi mi legge dove ogni giorno percorriamo chilometri e ci spostiamo per citt e nazioni in modo frenetico, la vita vissuta tutta allinterno di un quartiere, di un ambito cos ristretto mi sembra lontana, impossibile, ma nello stesso tempo sono cosciente di aver avuto un breve tempo per viverla di percepirla negli anni della mia infanzia quando mi recavo da mia nonna e nello studio di mio nonno. Livio Castiglioni - nasce lo studio darchitettura Quando nel 1936 il pi anziano dei figli, mio zio Livio, si laurea in architettura, mio nonno gli cede una parte dei locali al piano terra, nasce cos lo studio darchitettura dei fratelli Castiglioni. In questi spazi Livio inizia la propria attivit di progettazione con un suo compagno di studi larchitetto Luigi Caccia Dominioni. Lanno successivo (1937) Pier Giacomo si laurea ed entra a far parte dello studio. Sono anni difficili per leconomia del nostro paese, ma anche anni nei quali si nota un certo fermento imprenditoriale nel campo produttivo dei mobili e degli oggetti per la casa, il momento del successo della radio e sono di questo periodo le radio disegnate per la Phonola, come la 547 (1939) e alcuni disegni di oggetti fra cui le posate per il concorso Reed & Barton. La Guerra da li a poco sconvolger lItalia e la vita di tutti, questa non sar ancora finita che mio padre, Achille, si laurea anche lui in architettura (1944) ed entra nello studio, mentre Luigi Caccia Dominioni lo lascia per aprirne uno proprio. Sono di questo periodo il ricevitore Novaradio una delle poche realizzazioni eseguite insieme dai tre fratelli. Milano esce distrutta dalla guerra, il lavoro scarso ma la voglia di fare grande e diffusa, in questo clima si crea quella unione dintenti che permetter al design italiano di emergere e di affermarsi. Nel 1949 nasco io, non che questo sia importante in generale, ma questo fatto mi permette di scrivere queste righe avendo potuto vivere e ricordare in modo vivido la seconda met degli anni cinquanta percependo pur da bambino quanto stava avvenendo. Negli anni cinquanta il nonno Giannino ancora lavorava nei locali davanti allo studio ceduto a mio padre e a mio zio, ma soprattutto abitava in alcuni locali, al primo piano, dove si era trasferito dopo i bombardamenti che avevano distrutto lappartamento in cui viveva prima della guerra. Quasi tutte le domeniche ci ritrovavamo dai nonni e mangiavamo assieme, i nonni, gli zii, le zie e i miei cugini, eravamo tanti, la casa dei nonni piccola, ma quei pranzi e quelle cene restano per me un momento indimenticabile della mia infanzia. Il cortile di Corso di Porta Nuova era un cortile di una casa popolare costruita negli ultimi anni del 1800 e nei primi anni cinquanta era ancora abitata da una svariata tipologia di persone che si ritrovavano in quel luogo dopo gli scempi della guerra. In questo cortile i ragazzi giocavano ancora a pallone e si svolgevano alcune attivit artigianali, ma la cosa che pi mi interessava era la colonia di gatti randagi che qui vivevano, erano tantissimi, selvaggi e praticamente inavvicinabili. Tuttavia, un grosso soriano, che da noi veniva chiamato Nikita, era il solo che saliva fino al primo piano dove abitavano i miei nonni, tutti i giorni allora di pranzo e di cena faceva in modo di entrare in casa ed attendeva il cibo, era questo lunico momento in cui poteva essere avvicinato, accarezzato senza rimanere graffiati o morsicati. Lo zio Livio aveva qualcosa in pi, una capacit di coinvolgere le persone, tutte, tutto con lui assumeva un qualcosa di diverso quasi di magico, purtroppo le occasioni di incontro si diradarono e la mia memoria non sufficiente a descriverlo, ma meglio di me ha fatto mio padre stesso dicendo di lui: Nella nostra vita di famiglia, Livio ci ha sempre fatto sentire come se

fossimo dei pionieri. Fin dal 1928, per esempio, ha realizzato artigianalmente in soffitta, due radioricevitori e una trasmittente; ha portato in casa un po di cinema, che lui stesso filmava a passo ridotto, il jazz e la musica dodecafonica. . A noi fratelli ha insegnato un mucchio di cose: da come dribblare la mamma, quando si voleva uscire di nascosto, a come riempire di fuochi artificiali le notti calme sul lago, divertendosi sempre a giocare, a fare le cose che non si possono fare, senza strafare. Il pi matto dei savi e il pi savio dei matti. (Flare 1999). Vero che mio zio aveva unindubbia passione per i fuochi dartificio, per i botti anzi credo che avesse sempre a disposizione della polvere nera per realizzare questi spettacoli. Pier Giacomo e Achille - continuano lo studio Nel 1952 lo zio Livio lascia lo studio per continuare una strada parallela come consulente della Phonola prima e della Brionvega poi. Nello stesso tempo realizza progetti audio e di illuminotecnica allepoca fantasmagorici e tecnologicamente innovativi (morir tragicamente nel 1979). Nel 1957 mio zio Pier Giacomo da la libera docenza ed inizia ad insegnare al Politecnico di Milano, cattedra che manterr fino al 1968. Sono questi anni nei quali tutto frenetico, io ero piccolo ma attento e curioso, si lavorava tantissimo, mio padre andava regolarmente in studio la sera dopo aver mangiato ed il sabato era un normale giorno lavorativo. Quando poi si avvicinava linaugurazione della Fiera, nella seconda met di aprile, tutto era ancora pi agitato. Per anni mio padre e mio zio hanno realizzato i padiglioni della RAI, della Montecatini, dell ENI e di altri, allepoca tutto veniva realizzato a mano da un gruppo di falegnami, elettricisti, pittori che assieme lavorando notte e giorno creavano dei luoghi fantastici, per un bambino come me, che ogni tanto riusciva a farsi portare sui luoghi dove questo veniva costruito. Negli ultimi giorni prima dellinaugurazione si lavorava di notte, si provavano gli effetti luminosi, si correggevano i difetti, e grafici come Mex Huber, Tovaglia, Provinciali, Bianconi, Iliprandi, Mondaini che collaboravano nella realizzazione delle esposizioni lavoravano direttamente sui muri, sulle tavole per completare immagini e scritte. Erano questi momenti caotici ma felici, tutti scherzavano, ridevano, per me tutto sembrava irreale quasi un mondo parallelo alla realt di tutti giorni. La progettazione di questi padiglioni espositivi sono state un vero e proprio turbinio di idee innovative a volte avveniristiche e improbabili, ma che hanno dato a mio padre e a mio zio la possibilit di esprimersi e di realizzarsi proprio nelleffimero di queste esposizioni. Io credo che queste realizzazioni siano state un momento importantissimo nello sviluppo progettuale e unoccasione unica per realizzare quel lavoro di gruppo che caratterizza nel tempo lattivit stessa dei fratelli Castiglioni. Seri, semiseri, quasi seri, forse no, leffetto Livio si trasferito a tutti i fratelli Castiglioni e il gioco stato un motivo costante che si poi impadronito di tutti coloro che vanivano in contatto con loro. Lo zio Pier Giacomo era certamente il pi serioso, il pi riservato, ma anche lui quando si trovava nella casa dei nonni sul lago di Como partecipava ai giochi e alle caotiche scorribande nelle quali i miei cugini si gettavano. Con Max Huber il sodalizio stato lunghissimo e moltissimi sono stati i momenti vissuti insieme e i giochi semplici che con lui abbiamo fatto tutti assieme anche quando ormai anchio ero divenuto adulto e cercavo di darmi un contegno. Memorabile stato il matrimonio negli anni cinquanta di Max Huber a Zug (cittadina prossima di Zurigo) un serissimo giornale svizzero riporta una foto dei fratelli Castiglioni che per festeggiare levento utilizzano dei fumogeni trasformando lincontaminato paesino in una grigia nube di fumo impenetrabile. Non posso non ricordare il lancio delle mongolfiere, negli anni cinquanta ma anche negli anni sessanta a Milano si potevano comperare delle mongolfiere di carta velina di varie dimensioni che con un piccolo fuoco potevano essere riempite daria calda e lanciate nel cielo. Con i miei zii, mio padre e Max abbiamo lanciato una enorme quantit di mongolfiere ed il gioco era molto serio, si studiava il tipo di fuoco, si valutava il vento, ma soprattutto ci si preparava ad inseguire la mongolfiera per recuperarla prima che cadesse a terra. Questo gioco cos semplice coinvolgeva tutti, affascinava noi pi piccoli ed era un modo per stare tutti assieme. La stessa seriet e applicazione veniva utilizzata per il lancio del missile Thor, questo era un missile di plastica lungo circa trenta centimetri (prodotto da una azienda di giocattoli) che veniva lanciato da una fionda ad elastico, quando raggiungeva il punto massimo di spinta, una molla faceva aprire il razzo che lasciava uscire una piccolo paracadute che riaccompagnava il missile a terra. Le variazioni su questo gioco sono state tantissime e si cercava di lanciare il missile sempre pi in alto, si usavano anche quattro o pi fionde e poi come per le mongolfiere tutti a cercare di recuperare il missile prima che raggiungesse il terreno o lacqua, quando eravamo sul lago. Questi anni 50 e 60 sono stati per

mio padre e mio zio dei periodi intensi dal punto di vista lavorativo e sostanziali per quello progettuale che si caratterizza con due eventi cruciali: la mostra di Villa Olmo a Como (1957) e la mostra La casa abitata a Firenze (1965). Villa Olmo, questa mostra permette a mio padre e allo zio Pier Giacomo di esprimersi liberamente presentando un primo nucleo di oggetti che negli anni successivi diventeranno prodotti commercializzati e che formano un nucleo progettuale omogeneo e caratteristico. In questa mostra si trovano gi: il mezzadro, il sella, la libreria appesa, la lampada luminator. La casa abitata, nello stesso senso loccasione per presentare una serie di oggetti innovativi che formano una seconda fase evolutiva del percorso progettuale dei due fratelli, troviamo le posate gran prix (prima Reed & Barton), i bicchieri, le sedie tric, il mobile rampa, il tavolo Milano, la lampada black & white e lorologio Wall Clock. In questo periodo alcune aziende per lo pi famigliari o artigianali come: Arflex, Poggi, Sarfatti, Kartell, Cassina e Gavina cominciano a pensare in termini industriali cercano giovani architetti capaci di innovare la produzione. Lincontro con Gavina sar importante per alcune realizzazioni, in particolare la poltrona S.Luca che ancora oggi rappresenta forse una degli oggetti pi innovativi realizzati da mio padre e da mio zio. Gavina introduce i Castiglioni presso Sergio Gandini che crea una azienda per la costruzione di lampade: la Flos. Con Gandini inizia una lunghissima collaborazione che spinger i Castiglioni ad interessarsi sempre di pi della luce e dei suoi effetti. Nascono cosi le lampade con il materiale cocoon appena importato dallAmerica, la lampada Arco, la Tojo, la Taccia, il Tubino (disegnato nel 1949), la Luminator (disegnata per villa Olmo).

Lo studio di piazza Castello Nel 1962 ledificio di Corso di porta Nuova viene abbattuto e lo studio si trasferisce in piazza Castello al numero 27, dove si trova oggi. Qui mio padre continua la collaborazione con mio zio fino al 1968 anno in cui Pier Giacomo muore. Sono gli anni della contestazione e Milano tutta un fermento, le universit sono occupate, ma mio padre decide comunque di partecipare ad uno degli ultimi concorsi per la libera docenza. Mentre di giorno lavora nello studio di piazza Castello, la sera ci si trova tutti nella nostra casa che per loccasione era stata trasformata in un secondo studio, dove veniva preparata la documentazione da inviare per la docenza. Per tre e pi mesi ogni sera mio padre , mia madre, mio cugino Piero ed alcuni collaboratori hanno lavorato per realizzare la documentazione necessaria disegnando, fotocopiando, incollando una enorme quantit di materiale che giornalmente veniva trasferita dallo studio a casa e viceversa. Nel 1968 mio padre, subito dopo aver ottenuto la Libera Docenza viene chiamato ad insegnare al Politecnico di Torino e poi dal 1980 al Politecnico di Milano fino al 1993. In questo studio continua a lavorare fino alla sua scomparsa nel 2002. In questo periodo nascono molteplici progetti, disegni, allestimenti che si possono trovare, vedere, acquistare, ma in particolare mio padre porta a compimento un proprio specifico modo di insegnare di trasmette il piacere delloggetto che affascina molti studenti e gli permette di entrare in profonda sintonia con loro. Loggetto anonimo, loggetto che ogni giorno utilizziamo senza sapere chi lo abbia disegnato, progettato questo loggetto pi importante perch senza che ce ne accorgiamo entra a far parte della nostra vita, diventa una parte di noi stessi un qualcosa che inconsapevolmente ci gratifica, ci modifica, ci arricchisce ogni volta che lo usiamo. Forse per questo mio padre era particolarmente orgoglioso dellinterruttore rompi-tratta che prodotto ogni giorno in centinaia di migliaia di pezzi moltissimi lo usano ma quasi nessuno ne conosce il progettista. Qui il cerchio si chiude, per mio padre loggetto il frutto di un profondo studio, di molteplici tentativi, di un continuo rimettersi in gioco, ma il risultato finale qualcosa che non solo deve essere visto, utilizzato, ascoltato, ma deve essere toccato, sfiorato nella sua tridimensionalit cos come suo padre, mio nonno,

modellava la materia per creare via via una forma sempre pi perfetta. Non ho seguito la strada dellarchitettura, n del design, ma da mio padre ho imparato che gli oggetti devono essere toccati e piacevoli da accarezzare: solo attraverso questa interazione loggetto diventa partecipe della tua vita e il suo utilizzo una vera relazione affettiva, in questo senso gli oggetti di cui ci circondiamo esprimono il nostro essere pi intimo e diventano parte di noi stessi, condizionano il nostro comportamento e molte volte attraverso la loro mediazione realizziamo il nostro essere con gli altri. 2005 nasce lo studio-museo Con la morte di mio padre ci siamo chiesti cosa poter fare per mantenere vivo lo spirito che mio padre aveva dato allo studio, come evitare che questo mondo scomparisse. Per tre anni abbiamo ipotizzato differenti soluzioni, il pi delle volte poco soddisfacenti, finch abbiamo trovato nel gruppo dirigente della Fondazione Triennale ascolto e interesse. La Fondazione Triennale molto attenta alle origini del design, si offerta quindi di aiutarci per la conservazione e larchiviazione di tutto il materiale e di questo, la Citt di Milano, deve alla Triennale una grande riconoscenza. Inoltre, si aperto con la realizzazione dello Studio Museo un nuovo modo di mettere a disposizione degli studenti e di tutti un patrimonio culturale che in altro modo sarebbe perduto o a disposizione di pochi. Questa formula stata un successo, nel 2006 si sono susseguiti nello Studio-Museo pi di 3000 visitatori per ognuno dei quali la visita stata personalizzata, guidata, un viaggio nella memoria dei Castiglioni. I commenti e le parole che questi visitatori ci hanno lasciato e ogni giorno ci lasciano, mostrano come lessenza di questo posto continui a coinvolgere tutti coloro lo visitano, e anche noi: e con questo intendo mia madre, le mie sorelle ed Antonella e Dianella che per anni hanno collaborato con mio padre, ne siamo partecipi e convinti; Consci che aver mantenuto in vita lo studio a noi permette di rimanere idealmente vicini ad Achille e agli altri di respirare per qualche minuto la magia del design. Milano, 15 luglio 2007

BIOGRAFIAACHILLE CASTIGLIONI Nasce a Milano il 16 febbraio1918 e si laurea in Architettura nel 1944. Fin dal 1940 si dedica alla sperimentazione sul prodotto industriale insieme ai fratelli Livio (1911-1979) e Pier Giacomo (1913-1968). Dopo la laurea in Architettura nel 1944, d vita ad unattivit di ricerca sulle forme, le tecniche e i materiali nuovi, tendente alla realizzazione di un processo di progettazione integrale. Consegue presso il Ministero della Pubblica Istruzione nel 1969 la Libera Docenza in Progettazione Artistica per lIndustria

e tiene la Cattedra presso la Facolt di Architettura di Torino fino al 1980 e poi a Milano fino al 1993 come professore ordinario di Disegno Industriale. Ha attuato dal 1950 ad oggi esperimenti e ricerche nella realizzazione di allestimenti per esposizioni (Triennale di Milano, Montecatini, Agip, Rai) Nel 1956 tra i fondatori dellADI. Al MoMA di New York sono presenti quattordici sue opere. Altre opere sono presenti nei musei: Victoria and Albert Museum di Londra, Kunstgewerbe Museum di Zurigo, Staatliches Museum fur Angewandte Kunst di Monaco, Museo del Design di Prato, Umeleckoprumyslove Museo di Praga, Israel Museum di Gerusalemme, The Denver Art Museum, Vitra Design Museum di Weil am Rhein, Agewandte Kunst Museum di Amburgo e di Colonia. Gli sono stati conferiti nove Compassi dOro: - Compasso dOro 1955 (lampada Luminator) - Compasso dOro 1960 (sedia T 12 Palini) - Compasso dOro 1962 (macchina da caff Pitagora) - Compasso dOro 1964 (spillatore per birra Spinamatic) - Compasso dOro 1967 (cuffia per traduzioni simultanee) - Compasso dOro 1979 (lampada Parentesi) - Compasso dOro 1979 (letto dospedale Omsa) - Compasso dOro 1984 (posate Dry) - Compasso dOro 1989 (menzione speciale alla professione dedicata al design) con la seguente motivazione per aver innalzato, attraverso la sua insostituibile esperienza, il design ai valori pi alti della cultura Tra il 1984 e il 1986 viene allestita una sua mostra personale organizzata dal Museum fur Angewandte Kunst di Vienna, poi allAkademie der Kunst di Berlino, alla Triennale di Milano, al Kunstgewerbe Museum di Zurigo, al Haags Gemeentemuseum de lAia, al Circulo de Bellas Artes di Madrid e al Centre Georges Pompidou di Parigi. Nel 1985 Membro dOnore del Comitee of Advisors al Art Center College of Design di Pasadena in California e di Montreaux in Svizzera. Nel 1986 Menbro dOnore del Faculty of Royal Designers for Industry della Royal Society of Art di Londra. Nel 1987 riceve la Laurea Honoris Causa dal Royal College of Art di Londra. Nel 1993 riceve il Premio annuale The Chartered Society of Designer di Londra. Nel 1994 riceve il Premio Primavera del Design dal Dipartimento di Cultura di Catalunya. Nel 1995 riceve il Premio Art sur Table dal Conseil National des Art Culinaire di Parigi. Nel 1996 riceve il Premio IF Design Wettbewerb dal Industrie Forum Design di Hannover. Nel 1996 riceve il Premio Longevity-Lanlebigkeit dal Design Center di Stoccarda. Nel 1999 riceve il Premio Domus/INARCH 1998 alla carriera da INARCH. Nel 1999 riceve il Premio Targa dOro Unione Italiana per il Disegno dalla Facolt di Architettura di Genova. Nel 1999 vince il Concorso indetto dallEnel Sostegni per lAmbientecon larch. Michele De Lucchi. Nel 2001 riceve la Laurea Honoris Causa in Disegno Industriale dal Politecnico di Milano In occasione del premio Primavera del Design allestita nel 1995 una mostra personale A la Castiglioni a Barcellona. Nel 1996 a Milano al Salone Internazionale del Mobile (aprile) e a Bergamo alla Galleria dArte Moderna e Contemporanea (luglio). Nel 1997 a Weil am Rhein al Vitra Design Museum (gennaio) e al MoMA Museum of Modern Art di New York (ottobre). Nel 1998 al Living Design Center Ozone di Tokyo (marzo), al Museo dArte di Niitsu (giugno) e al Museo De Beyerd di Breda (ottobre). Sono moltissimi gli oggetti da lui firmati e prodotti da grandi aziende come:

Aerotecnica Italiana, Alessi, Brionvega, Bernini B&B Italia, BBB Bonacina, Cimbali, Danese, Driade, De Padova, Flos, Fusital, Cassina, Ideal Standard, Italtel, Il Coccio Umidificatori, Interflex, Lancia Auto, Marcatr, Moroso, Olivetti, Omsa, Phonola Radio, Poggi, Phoebus Alter, Perani Fonderie, Rem, San Giorgio elettrod., Teorema, Knoll International, Kartell, Up & Up, VLM, Zanotta. Ha svolto unattivit professionale varia nel campo dellArchitettura e dellUrbanistica, ed internazionalmente noto per i suoi progetti per la produzione di serie nel campo dellilluminazione e dellarredamento, nonch per gli spettacolari allestimenti realizzati in tutto il mondo. Achille Castiglioni muore a Milano il 2 dicembre 2002.