iCordai Anno 5 Numero 4 aprile 2010

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storia di un ragazzo che vuole costruirsi una vita a catania di Salvatore D’Antoni Questa é la testimonianza di un giovane di venti anni che per vivere distri- buisce 1400 volantini al giorno per 25 euri, ama il calcio, e nel tempo libe- ro fa il deejay. Ma che non ha voglia di accettare nessun ricatto. S to in via San Jacopo, in mezzo ai due tronconi del quartiere di Zia Lisa. Sono cresciuto in questo quartiere, anche se la zona dove me la facevo era l'Antico Corso e la Petriera, la zona di via Plebiscito e di via Lago di Nicito A 5 anni, quando ci siamo trasferiti in questo quartiere, la zona era diversa, non c'era il bar vicino al cimitero, non c'era il benzinaio, non c'era il parco gio- chi, ma la gente era la stessa. Infatti ci sono sempre le stesse famiglie. Qua ho dei parenti, i miei nonni e dei miei cugini, ma non mi sono ambien- tato subito, e forse non lo sono fino ad ora. Mia madre non mi faceva scendere a giocare con gli altri bambini, diceva lei, per proteggermi. Io non capivo. Questi ragazzini, poi, li ho conosciuti a scuo- la. Andavo all'Angelo Musco, situata nel rione Zia Lisa II. La scuola era vecchia e in pericolo di crollo. Infatti l'anno scorso, i bambini sono stati trasferiti nella scuola elementare di San Giorgio. Era buona come ambiente, la direttrice e le maestre avevano fatto un buon lavoro. Mi trovavo bene. Avevo legato con i compagni della mia classe, anche se la maggior parte venivano da Librino. Nelle altre classi erano più presenti i bambini di Zia Lisa, e infatti non mi tro- vavo bene con loro. Addirittura alcuni neanche sapevano che ero di Zia Lisa! Non mi vedevano mai per strada a giocare. È destino che non dovevo andare d'accordo con i ragazzi del quartiere dove abito. Finita l'elementare, ho seguito i miei compagni di Librino e sono andato alla scuola Dusmet. Pensavo che, essendoci loro, mi sarei ambientato subito. Niente di più sbagliato. A me e ai miei amici ci hanno messo in classi diverse e i miei nuovi compagni erano scatenati. Tornavo a casa quasi sempre col mal di testa, era impossibile studiare, infatti durante l'anno i miei voti scesero, e finivo quasi ogni giorno per litigare con loro. Non capivo perché avevano questo compor- tamento, anche nei miei confronti. Forse mi vedevano "diverso" da loro, per- ché pensavo a studiare invece che a fare danno. E non solo i compagni maschi, ma anche le femmine avevano questo comportamento. Giorno dopo giorno le cose peggioravano, ed io, ormai al limite, andai dal preside per fargli prendere dei provvedimenti. Ottenni pochi risultati, e allora feci venire i miei genitori. Parlarono con i professori e con i miei compagni e mensile per S. Cristoforo a cura del G.A.P.A. Centro di aggregazione popolare Direttore Responsabile: Riccardo Orioles Anno Quinto n• quattro Aprile 2010 U populu diventa poviru e servu quannu ci arrub- banu a lingua ignazio Buttitta le cose migliorarono. Nel frattempo andai a giocare a calcio nella squadra della parrocchia, l'Elysia. Il presidente era mio cugino di II grado, ma non mi favorì mai, rispetto agli altri ragazzi. Io all'inizio ero molto contento di questa nuova avventura, perché pen- savo di trovare dei ragazzi con una mia stessa passione. Invece, essendo sem- pre i soliti ragazzi del quartiere le cose andarono di male in peggio. Non c'era armonia nella squadra, litigavamo fra di noi, quello derideva l'altro perché gio- cava peggio di lui. E io mi chiedevo perché questi ragazzi continuavano a com- portarsi così. Avevamo undici anni e non mettevano mai testa nelle cose che facevano. La loro unica soddisfazione era essere più "sperto" dell'altro. Era quello che gli insegnavano i genitori, l'importante era che a casa erano educati, poi fuori potevano sfogarsi come volevano. Non capivo se ero io che ero diver- so, o erano loro che non erano "normali". Comunque dopo due anni me ne andai dalla squadra, troppe pressioni. Poi vennero gli anni del motorino. Chiedevo ai miei genitori di comprarme- lo, ma la loro risposta era sempre negativa. "Non possiamo permettercelo" dice- vano, e poi avevano paura che mi facessi male... E certo, vedevano i miei coe- tanei sfrecciare su una ruota nel quartiere. E loro come potevano permetterselo il motorino se i loro genitori erano disoccupati o operai? Mia madre diceva che loro, lavorando col ferro vecchio, facevano molti soldi. Ora questi ragazzi hanno macchine sportive, sempre lavorando al ferro vecchio, ma io non ne sono tanto sicuro di questa affermazione. Dopo un paio d'anni feci l'errore di lascia- re la scuola per andare a lavorare. Almeno io lavoravo, facevo volantinaggio. Ma loro? Tutto il giorno senza fare niente. La scuola l'avevano lasciata alle medie, ogni tanto andavano a lavorare con qualche loro parente. Ora qualcuno lavora, altri non fanno niente, cioè non proprio niente...spac- ciano. Altri sono in galera, uno è andato all'estero, altri sono mantenuti dai geni- tori, e hanno macchinoni. Altri sono nel "giro", altri pensano ad allevare i caval- li per fare le corse clandestine, altri cantano canzoni napoletane. Altri ora si dedicano alla politica, insieme all'assessore provinciale C.G., che è del quartie- re. Tutti lo venerano, ma questo non ha mai fatto niente per il quartiere. E dire che è cresciuto qua, ha anche il patronato. Forse l'unica cosa che ha fatto per il quartiere è, ai tempi delle elezioni del 2005, ha promesso posti di lavoro, insie- me al sindaco. Lo fece anche venire e lui in persona promise posti di lavoro, in cambio dei voti. Purtroppo questo quartiere sta andando indietro invece di andare avanti, come tutta la città d'altronde. Deve cambiare la mentalità, questa mentalità sopratutto catanese. Per il catanese l'importante è essere superiore all'altro, esse- re più "sperto". Avere tutto senza fare niente, comandare sull'altro, sfotterlo. E il mio quartiere ne è un esempio. Il ragazzo di Zia Lisa foto: Archivio Giovanni Caruso contiene inserto

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iCordai Anno 5 Numero 4 aprile 2010

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storia di un ragazzo che vuole costruirsiuna vita a catania

di Salvatore D’Antoni

Questa é la testimonianza di un giovane di venti anni che per vivere distri-buisce 1400 volantini al giorno per 25 euri, ama il calcio, e nel tempo libe-ro fa il deejay. Ma che non ha voglia di accettare nessun ricatto.

Sto in via San Jacopo, in mezzo ai due tronconi del quartiere di Zia Lisa.Sono cresciuto in questo quartiere, anche se la zona dove me la facevo era

l'Antico Corso e la Petriera, la zona di via Plebiscito e di via Lago di NicitoA 5 anni, quando ci siamo trasferiti in questo quartiere, la zona era diversa,

non c'era il bar vicino al cimitero, non c'era il benzinaio, non c'era il parco gio-chi, ma la gente era la stessa. Infatti ci sono sempre le stesse famiglie.

Qua ho dei parenti, i miei nonni e dei miei cugini, ma non mi sono ambien-tato subito, e forse non lo sono fino ad ora.

Mia madre non mi faceva scendere a giocare con gli altri bambini, diceva lei,per proteggermi. Io non capivo. Questi ragazzini, poi, li ho conosciuti a scuo-la.

Andavo all'Angelo Musco, situata nel rione Zia Lisa II. La scuola era vecchiae in pericolo di crollo. Infatti l'anno scorso, i bambini sono stati trasferiti nellascuola elementare di San Giorgio. Era buona come ambiente, la direttrice e lemaestre avevano fatto un buon lavoro. Mi trovavo bene. Avevo legato con icompagni della mia classe, anche se la maggior parte venivano da Librino.Nelle altre classi erano più presenti i bambini di Zia Lisa, e infatti non mi tro-vavo bene con loro. Addirittura alcuni neanche sapevano che ero di Zia Lisa!Non mi vedevano mai per strada a giocare. È destino che non dovevo andared'accordo con i ragazzi del quartiere dove abito.

Finita l'elementare, ho seguito i miei compagni di Librino e sono andato allascuola Dusmet. Pensavo che, essendoci loro, mi sarei ambientato subito. Nientedi più sbagliato. A me e ai miei amici ci hanno messo in classi diverse e i mieinuovi compagni erano scatenati. Tornavo a casa quasi sempre col mal di testa,era impossibile studiare, infatti durante l'anno i miei voti scesero, e finivo quasiogni giorno per litigare con loro. Non capivo perché avevano questo compor-tamento, anche nei miei confronti. Forse mi vedevano "diverso" da loro, per-ché pensavo a studiare invece che a fare danno. E non solo i compagni maschi,ma anche le femmine avevano questo comportamento.

Giorno dopo giorno le cose peggioravano, ed io, ormai al limite, andai dalpreside per fargli prendere dei provvedimenti. Ottenni pochi risultati, e allorafeci venire i miei genitori. Parlarono con i professori e con i miei compagni e

mensile per S. Cristoforo a cura del G.A.P.A. Centro di aggregazione popolareDirettore Responsabile: Riccardo Orioles Anno Quinto n• quattro Aprile 2010

U populu diventa

poviru e servu

quannu ci arrub-

banu a lingua

ignazio Buttitta

le cose migliorarono. Nel frattempo andai a giocare a calcio nella squadra della parrocchia, l'Elysia.

Il presidente era mio cugino di II grado, ma non mi favorì mai, rispetto agli altriragazzi. Io all'inizio ero molto contento di questa nuova avventura, perché pen-savo di trovare dei ragazzi con una mia stessa passione. Invece, essendo sem-pre i soliti ragazzi del quartiere le cose andarono di male in peggio. Non c'eraarmonia nella squadra, litigavamo fra di noi, quello derideva l'altro perché gio-cava peggio di lui. E io mi chiedevo perché questi ragazzi continuavano a com-portarsi così. Avevamo undici anni e non mettevano mai testa nelle cose chefacevano. La loro unica soddisfazione era essere più "sperto" dell'altro. Eraquello che gli insegnavano i genitori, l'importante era che a casa erano educati,poi fuori potevano sfogarsi come volevano. Non capivo se ero io che ero diver-so, o erano loro che non erano "normali". Comunque dopo due anni me neandai dalla squadra, troppe pressioni.

Poi vennero gli anni del motorino. Chiedevo ai miei genitori di comprarme-lo, ma la loro risposta era sempre negativa. "Non possiamo permettercelo" dice-vano, e poi avevano paura che mi facessi male... E certo, vedevano i miei coe-tanei sfrecciare su una ruota nel quartiere. E loro come potevano permetterseloil motorino se i loro genitori erano disoccupati o operai? Mia madre diceva cheloro, lavorando col ferro vecchio, facevano molti soldi. Ora questi ragazzihanno macchine sportive, sempre lavorando al ferro vecchio, ma io non ne sonotanto sicuro di questa affermazione. Dopo un paio d'anni feci l'errore di lascia-re la scuola per andare a lavorare. Almeno io lavoravo, facevo volantinaggio.Ma loro? Tutto il giorno senza fare niente. La scuola l'avevano lasciata allemedie, ogni tanto andavano a lavorare con qualche loro parente.

Ora qualcuno lavora, altri non fanno niente, cioè non proprio niente...spac-ciano. Altri sono in galera, uno è andato all'estero, altri sono mantenuti dai geni-tori, e hanno macchinoni. Altri sono nel "giro", altri pensano ad allevare i caval-li per fare le corse clandestine, altri cantano canzoni napoletane. Altri ora sidedicano alla politica, insieme all'assessore provinciale C.G., che è del quartie-re. Tutti lo venerano, ma questo non ha mai fatto niente per il quartiere. E direche è cresciuto qua, ha anche il patronato. Forse l'unica cosa che ha fatto per ilquartiere è, ai tempi delle elezioni del 2005, ha promesso posti di lavoro, insie-me al sindaco. Lo fece anche venire e lui in persona promise posti di lavoro, incambio dei voti.

Purtroppo questo quartiere sta andando indietro invece di andare avanti,come tutta la città d'altronde. Deve cambiare la mentalità, questa mentalitàsopratutto catanese. Per il catanese l'importante è essere superiore all'altro, esse-re più "sperto". Avere tutto senza fare niente, comandare sull'altro, sfotterlo. Eil mio quartiere ne è un esempio.

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Echi ha detto che San Cristoforonon ha aree pedonali, dove poter

passeggiare, giocare o andare in bicisenza paura di poter essere investiti daqualche automezzo?

Il Comune ci ha ancora una volta"sorpreso" trasformando l'area delladiscarica di Via Greco, adiacente allascuola elementare Tempesta, in areapedonale. Ma niente paura, la discari-ca è rimasta, ci mancherebbe… Dalprofondo della nostra ignoranza, nonsarebbe stato meglio un divieto ditransito?

NUOVA AREA PEdONALE IN VIA GRECO… PER I RATTI

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25 APRILE, VECCHIA E NUOVA RESISTENZAAdesso che abbiamoconquistato la demo-crazia siamo costrettia difenderla e custo-dirla con altre formedi lotta

di Paolo Parisi

Anche quest'anno si sono avviati ipreparativi per la Festa della

Liberazione del 25 Aprile, data fonda-mentale per la costituzione dellaRepubblica Italiana. È il 65° anniversa-rio della lotta di Resistenza che si con-clude con la vittoria Partigiana ePopolare contro i nazifasciti. Lotta cheha prodotto circa 44.700 caduti (incombattimento o uccisi a seguito dellacattura).

Claudio Longhitano responsabiledell'ANPI provinciale di Catania pre-senta l'organizzazione della Festa:"L'iniziativa della ricorrenza non com-prende il solito corteo ma sono previstediverse iniziative e precisamente:

- lunedì 19 Aprile cena sociale pressoNievski e nell'occasione verrà presenta-to il libro Francesco Borghese, impor-tante figura dell'antifascismo catanese;

- sabato 24 Aprile presso l'aula consi-liare della Provincia di Catania ci saràla commemorazione del 65° anniversa-rio dell'uccisione del professoreSalanitro che pagò il suo antifascismosubendo l'espulsione dall'istituto Cutellie trasferito in un campo di concentra-mento nazista dove venne ucciso il 24Aprile del 1945 nel lager di Matausen".Claudio Longhitano continua: "Nel2006 il Consiglio Provinciale ha dato ilnome all'aula consiliare di CarmeloSalanitro, ma nonostante siano passati4 anni ancora non è stata posta la targadi intestazione alla sala. L'ANPI si èincontrata con il presidente Castiglionee questi non ha dato una giustificazio-ne, tergiversando e dando delle rispostevaghe. Infine l'associazione deiPartigiani ha sollecitato la partecipazio-

ne dell'alta carica provinciale alla com-memorazione del 24 Aprile, ma nessu-no si è degnato di dare una risposta.Comunque l'ANPI, l'ANED e la CGILhanno prenotato ugualmente la salaconsiliare e saranno presenti NunzioDe Francesco e Maria SalanitroScavuzzo e due insegnanti dell'istitutoCutelli organizzatrici del premioSalanitro;

- domenica 25 Aprile ci sarà il tradi-zionale corteo."

L'avv. Longhitano evidenzia: "laCISL e la UIL, nonostante sono statiinvitati a partecipare al comitato orga-nizzativo del 25 Aprile non si sono maipresentati, e non hanno motivato la loroassenza."

Claudio continua: "La prima formadi resistenza compare quando lo Statosi avviava verso la dittatura, e si con-clude con la lotta armata, adesso cheabbiamo conquistato la democraziasiamo costretti a difenderla e custodirlacon altre forme di lotta."

Purtroppo questa democrazia è piùvolte violata e spesso in bilico.

Ha proprio ragione ClaudioLonghitano, adesso si fa Resistenza inmodo diverso.

Resiste il CPO Experia che svolgevagratuitamente attività sociali nel quar-tiere Antico Corso.

Resiste il centro di aggregazioneIqbal Masih a Librino da più di 15 anni,effettuando sostegno scolastico ed atti-vità sportive nel disagiato quartiere diCatania grazie a giovani volontari.

Resistono le mamme degli studenti egli insegnanti della scuola mediaAndrea Doria, istituto che svolge atti-vità formative che incidono enorme-mente alla giusta crescita degli abitantidi San Cristoforo, ribellandosi allachiusura forzata della sede scolasticaperché il comune di Catania intenderisparmiare togliendo l'ultimo baluardodi democrazia nell'abbandonato quar-tiere.

Resiste il GAPA, associazione divolontariato, che realizza gratuitamente

attività di doposcuola, palestra, danza,teatro, informatizzazione, pittura edargilla nello stesso quartiere di SanCristoforo. Malgrado lo sfratto effettua-to nel 2001 dall'amministrazione comu-nale, questa associazione ha continuatoa lottare riorganizzandosi e riprendendole attività.

Oggi coloro che ci governano, dalParlamento al Comune, malgrado i ten-

tativi di distruggere la Costituzione tro-vano negli italiani una nuova resistenza,persone che non si rassegnano a subirequesti abusi. Credo che questi gover-nanti 70 anni fa non si sarebbero schie-rati con la Resistenza ed avrebbero rea-lizzato una costituzione molta diversada quella attuata. Una Costituzione chetutto il mondo prende come esempio didemocrazia.

iCordai / Numero Quattro

Il dovere della memorIa

Il futuro deI dIrIttI

manifestazione 1° Maggio a Portella della Ginestra

L'ANPI DI CATANIA ORGANIZZA UN PULMANCosto individuale 14 euro

PER PRENOTAZIONI:[email protected] - tel.: 338/5743626

3iCordai / Numero Quattro

IN PIEdI PER RIPRENdERCI CATANIA!iniziative contro ildegrado nei quartieri

di Sonia Giardina

"VIA IL DEGRADO!". Tre giorna-te, tre quartieri per denunciare il degra-do e riprenderci la città. Antico Corso,San Cristoforo, Librino.

Prima tappa dell'iniziativa: quartiereAntico Corso. È il 27 marzo. Tantepersone camminano insieme in un per-corso che snocciola alcuni luoghiessenziali del nostro patrimonio stori-co e culturale, da anni lasciati all'ab-bandono. Circumnavighiamo edifici emonumenti come fossero scrigni.Chissà cosa c'è dentro? Chissà comeerano vissuti una volta? Ma tu ci seimai entrato?

Partiamo dall'Experia, ex-cinema,poi centro popolare violentementesgomberato all'alba del 30 ottobrescorso. Passiamo attorno all'area dellaPurità (delimitata da via Plebiscito, viaS.Maddalena, via della Purità, viaBambino) nel cui sottosuolo giaccionoresti archeologici romani che pochianni fa rischiavano di essere spazzativia dai progetti espansionisticidell'Università. Nel '99 infatti laFacoltà di Giurisprudenza inizia, nella

parte alta, i lavori per la creazione diaule. Il progetto prevede in tutta l'areaun complesso di auditori, cortili, scalemobili, slarghi e aule. Scatta l'opposi-zione degli abitanti e del neonatocomitato Antico Corso per un progettoche, secondo loro, stravolge la fisiono-mia del quartiere senza alcun riguardoper chi ci vive. I lavori vengono bloc-cati.

Ma torniamo al 27 marzo. La cam-minata prosegue, cadenzata da variefermate. Sbarre, lucchetti, portoni.Tutto chiuso, inaccessibile.

Qualcuno al megafono descrive iluoghi, la storia, i progetti incompiuti,lo stato di degrado. Sembrano dei for-tini nello spazio urbano, imbavagliati edistanti dalle nostre vite. A volte non cifacciamo neanche caso, non sappiamonemmeno di averli. Eppure tante ini-ziative sociali e culturali potrebbero lìavere vita…

Scendiamo per via Crociferi dove ilconvento dei gesuiti, sede dell'istitutod'arte fino a sette mesi fa, attende gliinterventi di recupero necessari primadi ospitare, almeno secondo i progetti,la nuova biblioteca regionale. Con leultime piogge di marzo, la palestra si èdi nuovo allagata e il chiostro (parzial-

BASTA CON LE CHIACCHERE, LA CULTURA NON PUò ATTENdERELa risposta deiFratelli napoli all'in-vito dell'AssessoreFatuzzo

di Salvatore Ruggieri

Chiede "Rispetto" il sig. Napoli,rispetto per chi questa professione nonse l'è inventata da un giorno all'altro,per chi con i pupi ci lavora dai tempi incui a Catania andavano in scena 12spettacoli dell'opra contemporanea-mente. "Rispetto", è la parola che suonacon grande orgoglio ma senza prosopo-pea, per una famiglia che in questa città

ha fatto Cultura da generazioni e cheadesso viene ripagata a pesci in faccia.

"Siamo lusingati dalla proposta fattadall'Assessore Fatuzzo, ma adesso ètempo di fatti e di verità… perché leparole e le buone intenzioni vannobene, ma i capelli diventano grigi, poibianchi, i figli grandi… e mio padre èmorto col desiderio di vedere un teatrostabile dell'opera dei pupi. Teatro cheabbiamo avuto l'onore di vederci asse-gnato all'epoca del duo Bianco-Musumeci, alle Ciminiere, e l'umilia-zione di vederlo chiudere cosi inspiega-bilmente, con la polvere ad accumular-si nelle sue stanze." Risponde alla mia

mente attribuito a G.B.Vaccarini) èpieno di erbacce e calcinacci per terra.Poi su, per via Teatro Greco.Costeggiamo l'odeon, attraversiamopiazza Dante per arrivare nella piazzet-ta dell'Idria dove la serata si anima conmusica e cena sociale. Come si chiamaquesta piazzetta? …Sì, la conoscete, lavedete, ma non lo sapete, ci passatespesso, ma certi luoghi quando vengo-no abbandonati non sono più neanchenotati e vissuti per quello che potreb-bero offrire. Allora dov'è? A 100 metridal Santo Bambino, affianco al liceo

Spedalieri, c'è un terrapieno di solitoutilizzato come parcheggio. C'è pureuna bella chiesetta, la chiesettadell'Idria, se non lo sai, non la vedi per-ché soffocata da un ventennale ponteg-gio metallico che nasconde una faccia-ta che lentamente si sfarina. E c'è pureun cortile. Come sarà?

Una serata stupenda, di aggregazio-ne, di riappropriazione urbana per direbasta alle brutali speculazioni edilizie,per ridisegnare la città che vogliamo.

La prossima tappa sarà SanCristoforo nel mese di maggio!

domanda che tirava fuori l'invitodell'Assessore alla Cultura FabioFatuzzo, a trovare una soluzione per la"causa Napoli", magari allestendomuseo e teatro in uno dei due centri cul-turali di San Cristoforo.

È un piacere ascoltare il signorFiorenzo, le sue parole cariche didignità risuonano in tutto ilLaboratorio. Sarà azzardato il paragonema mi ricordano i toni dei giudici anti-mafia Falcone e Borsellino: "Ripeto,rispondendo all'Assessore: la propostanon la decliniamo, ma aspettiamo unachiamata tempestiva. I nostri pupiattendono una casa. San Cristoforo puòandare bene, a patto che i locali siano

adibiti esclusivamente a Teatro eMuseo, e che sia garantita la massimasicurezza, perché questi pupi sono latrasmissione del sapere, e tale saperenon può andare perduto a causa di qual-che criminale o di alcuni sprovveduti.

È arrivato il momento dei fatti, lechiacchere li lasciamo ad altri, perché:la verità chi la detiene non l'inventa, equando ce l'hai, non devi avere paura diniente e di nessuno, non hai padroni…L'opera dei pupi non è ancora morta, adispetto di quanto possa dire certagente, come l'artista Mimmo Cuticchiu,puparo della scuola palermitana, vuolfarci credere. Ma il tempo è poco,Palazzo Platamone risponda."

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All'OpiraRassegna dell'opera dei pupi di scuola catanese con i fratelli Napoli

Per un pubblico dai 7 anni in suBiglietto singolo spettacolo: 10 euro - Ridotto: 5 euro

sabato 17 e domenica 18 aprile, ore 18.00 e 21.30:

Cristo al Golgota

sabato 15 e domenica 16 maggio, ore 18.00 e 21.30:

'a Valli, ovvero la morte dei paladini a Roncisvalle

sabato 12 e domenica 13 giugno, ore 18.00 e 21.30:

Muller e Bengaria: Amore e guerra nel Celeste Impero

Alla Lomax, Via Fornai 44, Catania

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foto Sonia Giardina, testo Giovanni Caruso

Quattro aprile, una bella pasqua disole a San Cristoforo, tanto bella

che pensiamo di farci una passeggiataper le strade del quartiere.

Decidiamo di andare, con la fotoca-mera a tracolla, verso piazza DonPuglisi e via Barcellona.

Ecco che la piazza ci viene incon-tro, e con piacere, vediamo che lecose, dall'ultima volta, sono cambiate;infatti, i lavori di ristrutturazione dellapiazza sono andati avanti.

La prima cosa che notiamo è lamancanza della recinzione da cantie-re, la piazza è finalmente aperta epuntellata da colonnine con catenatutt'attorno per impedire l'accesso alleauto.

QUATTRO PASSI NEL dEGRAdO

Tutto il resto è più o meno ordina-to: sono stati messi i sedili, l'area gio-chi attrezzata è pronta, gli ecopuntisotterranei invece mancano, vediamoinfatti la fossa che li dovrà contenere,coperta da delle pedane circondate dauna rete metallica, l'illuminazione èparzialmente funzionante, molteaiuole aspettano ancora le nuovepiante.

Continuiamo la passeggiata lungovia Barcellona in direzione di viaPlaja. Poche centinaia di metri e ildegrado ci assale: rifiuti sparsi ai latidella strada, pezzi di asfalto saltato ericoperti di stallatico puzzolente.

5iCordai / Numero Quattro

Poi imbocchiamo una piccoladiscesa che ci porta in una discaricaabusiva, da più di un anno sottosequestro e con tanto di sigilli dellaguardia di finanza, regolarmente rotti.

La discarica si mostra nel pienodella sua "schifezza" con tanta plasti-ca, amianto, frattaglie di animale conmugoli di mosche, centinaia di colo-ratissimi tappi di bottiglie, che si dis-solveranno fra un migliaio di anni.

Risaliamo via Barcellona arrabbia-ti, chiedendoci, di chi sarà quello spa-zio occupato dai rifiuti. Potrebbeesserci del verde o una palazzina abi-tata da qualche famiglia costrettainvece a vivere nelle baracche che sipresentano davanti a noi provocando-ci un forte senso di disagio… Unadonna, anch'essa a disagio, volta losguardo altrove. Ci conosce, in passa-to l'avevamo intervistata provocandola rabbia del marito, naturalmente,disoccupato a vita.

Ci chiediamo, prima di andare via,chi permette che tutto questo accada?

Di chi sarà l'area coperta da queirifiuti?

La proprietà sarà pubblica o priva-ta?

Perché la magistratura non inter-viene?

In fondo rompere i sigilli è unreato, o questo vale solo per i ragazzidel C.P.O. Experia?

Torniamo verso piazza DonPuglisi, e quando siamo di fronte aquesta, ci ritorna un po' il sorriso.

Nella piazza ci sono dei ragazzini,chi si dondola sull'altalena, chi sidiverte a girare con una macchinina apedali, chi con il pallone.

Resta lo sconcio e il degrado allenostre spalle.

Questa nostra città vive l'ingiustiziadei quartieri "buoni" e "cattivi", manon pensavamo che dentro SanCristoforo ci fosse una strada divisafra una parte "riverniciata" e l'altravolutamente ignorata.

Adesso vado a pranzo, verso ilpranzo di Pasqua, e mi chiedo se la"resurrezione pasquale" può comin-ciare da via Barcellona nel quartieredi San Cristoforo?

6 iCordai / Numero Quattro

“Privati dell’acqua” - (I parte)

DOSSIER/Associazione “Lavori in corso”

di Piero Cimaglia

La società mista pubblico-privatoche dovrà gestire il servizio idrico

nella provincia di Catania non è anco-ra andata a regime. Si delineano perògli interessi coinvolti.

Privatizzare o garantire l'acquapubblica? Il dibattito s'infiamma e,alle pendici dell'Etna, tutti voglionodire la loro sull'efficienza del servizio,sul diritto di tutti ad un bene essenzia-le, sulle logiche del profitto. Si prepa-rano raccolte di firme e manifestazio-ni davanti a prefetture, comuni e pro-vincie ma nessuno ancora pensa diurlare la propria rabbia agli ingressi diville ed uffici di quelli che si sono giàmessi in tasca l'affare.

E non saranno solo affari basati sul-l'aumento delle tariffe, si parla già dicentinaia di milioni di appalti, ognianno, per lavori da spartirsi senza lanecessità di vincere una gara. Sempreche qualcuno non faccia ricorso alTAR che, invece, è orientato a preve-dere l'obbligo di una gara pubblicaper ogni appalto.

I PAdRONI dELLA CITTà VOGLIONO LE CHIAVI dEI RUBINETTI

UN'AZIENdA CON L'ACQUA ALLA GOLA

Non finisce qui perché, in base allostatuto della SIE spa (società mistapubblico-privato che gestirà il servi-zio idrico provinciale in tutta la pro-vincia per conto dell'ATO 2 - CataniaAcque) il controllo della stessasocietà spetta di fatto al socio privato,(Hydro Catania spa).

Praticamente i soci privati potreb-bero decidere quali lavori fare, ese-guirli direttamente e farsi pagare ilprezzo che loro stessi hanno deciso.

Ed il socio pubblico? Come inse-gna l'esperienza delle società miste, alprivato spetta il profitto, al pubblicotocca contribuire ed ai contribuentipagare.

L'impressione è chiara: gli ammini-stratori pubblici ed i politicanti cata-nesi non sembrano avere giocato ilruolo dei decisori na quello dei notaidi scelte che sono stati presi altrove eda altri.

Provate adesso a dare un'occhiataai membri del Consiglio di gestioneed alla composizione societaria dellaHydro Catania spa.

"La società ha per oggetto (...) le seguentiattività che costituiscono i rapporti e leprestazioni riconducibili alle competenzeed al ruolo del socio privato della societàServizi Idrici Etnei S.p.A. e che espleteràquali prestazioni accessorie di cuiall'art.2345 Codice Civile previste a caricodel socio privato della "Servizi Idrici Etnei- S.p.A.": Esecuzione in proprio e/o a mezzo dei pro-pri soci di lavori, servizi specialistici, pro-gettazione di impianti tecnologici ...".(art. 3 dello statuto di "Hydro Catania spa")

"...18.4.2. Per la nomina e l'eventualerevoca dei componenti del Consiglio dìGestione i soci della categoria "A" (socipubblici) non avranno diritto di voto; 18.4.3. Soltanto la Provincia Regionaledi Catania potrà, a norma dell'art. 2449c.c., nominare, nei modi e secondo lanormativa dell'ordinamento degliE.E.L.L., il Presidente del Consiglio diGestione; ..." .

(art. 18 dello statuto di "SIE spa")

Consiglio di gestione della SIE spa:Giacomo Scalzo (presidente)Giuseppe Zappalà (delegato)Oreste VirlinziSergio CassarGiuseppe GiuffridaArmando GiacaloneVito Cortese

di Piero Cimaglia

Passano gli anni e si accumulano idebiti. Niente paura: aumentano anche icrediti. Solo che questa volta si tratta didebitori inaffidabili (utenti morosi eComune di Catania). E poi c'è statoanche il tentativo di abbuonare 33 milio-ni di euro alla società Casalotto.

Sarà probabilmente la prossima cas-saforte del Comune di Catania ad esserescassinata e svuotata.

Dentro i forzieri della Sidra soldi nonce ne sono, c'è però un bene più prezio-so, un bene indispensabile senza il qualenon si può sopravvivere. L'acqua e la suadistribuzione. Un bene gestito in regimedi sostanziale monopolio che, se bengestito, può portare in cassa parecchisoldi e fornire un servizio eccellente allacittadinanza.

Guardando i conti aziendali peròcadono le braccia. Ogni anno si ripetonoperdite su perdite. Non sarebbe un granproblema ed un milione di perdite l'an-no, su una produzione di 36 milioni noncostituirebbe un problema, se solo adamministrare la Sidra arrivasse undiscreto manager, invece del solito avvo-cato o commercialista amico del politi-cante di turno. Ci sarebbero un po' diamici da scontentare e meno soldi daspartire ma ci guadagnerebbero la casse

pubbliche. Anche quelle del proprietario,il Comune di Catania.

Un pozzo di debiti

Ma le cose non sono così semplici. Avolere avviare una politica di risanamen-to, ci si troverebbe di fronte un ostacolodifficilmente sormontabile: l'indebita-mento accumulato negli anni e che nel2008 si avvicinava già a 50 milioni. Perfortuna questi debiti sono coperti daltotale dei crediti.

Tutto a posto dunque? Sembra pro-prio di no, se guardiamo con che razza dicreditori abbiamo a che fare. Si trattafondamentalmente dello stesso Comunedi Catania e di utenti morosi. Vista laconsolidata incapacità di riscuotere lebollette arretrate che sicuramente nonverranno mai pagate e le ragnatele chepresidiano il vuoto delle casse comunali,la Sidra si può scordare di questi crediti.

Il regalo ritirato

In questa situazione fallimentare, nelluglio del 2008, il commissario straordi-nario Vincenzo Emanuele ha pensatobene che valeva la pena di fare un rega-lo ad un acquedotto privato, quello dellasocietà Casalotto.

Nel 1970 il Comune di Catania avevaacquisito i pozzi della Casalotto impe-gnandosi a fornirla di acqua ad un prez-zo diverso da quello di mercato ed equi-valente al solo costo sostenuto per pom-

pare lo stesso quantitativo d'acqua. Èsuccesso che la Casalotto non ha maivoluto riconoscere l'ammontare delcosto fatturatogli dal Comune per l'ac-qua che ha comunque continuato adavere. Il Comune non è stato pagato equindi nemmeno la Sidra ha ricevuto isuoi soldi. Ne è nato un contenzioso cheil commissario ha deciso di risolvere conuna transazione. Si sarebbero estinti irapporti di debito e di credito con unammanco, nelle casse pubbliche di 33milioni.

Ironia della sorte, quei pozzi non rie-scono più a fornire la stessa quantità diacqua fornita al privato. La Sidra saràdunque costretta a comprare da altri l'ac-qua e dovrà pagarla ad un prezzo supe-riore a quello che avrà, in compenso,dalla Casalotto.

Per fortuna, a differenza di quantoaccaduto con la transazione di Corso deiMartiri, il Sindaco Raffaele Stancanellinon se l'è sentita di accollarsi le conse-guenze dell'accordo firmato dal suo pre-decessore ed ha annullato quanto erastato già stabilito.

Verso l'ATO

Le nubi che si addensano sull'orizzon-te della Sidra adesso si fanno ancora piùminacciosi. L'amministrazione comuna-le catanese si è già impegnata a fare con-fluire la Sidra nell'Ambito Territoriale

Ottimale 2 - Catania Acque e, prima opoi, anche il Consiglio comunale saràchiamato a confermare questa decisione.

Non sarà un passaggio facile perchébisognerà fare chiarezza sui conti azien-dale e sui rapporti d'indebitamento. Soloallora sarà possibile valutare il realevalore economico dell'azienda e faretransitare armi bagagli e dipendenti nellanuova gestione provinciale. Gli ammini-stratori comunali, subito dopo la cerimo-nia di rito, si andranno a nascondere inuno stanzino buio di palazzo degliElefanti, forse a piangere per averedovuto lasciare ad altri il controllo degliappalti e di un apparato in cui avrebberopotuto continuare a sistemare qualchefedele compare senza bisogno di con-corsi. O forse scoppieranno in una fra-gorosa risata pregustando già quello chesaranno riusciti a strappare in cambio delpassaggio di una così importante fetta dipotere.

Del resto, in questi anni di ripetuti pas-sivi registrati dalla Sidra, gli amministra-tori non si sono astenuti dall'assumerenuovo personale e dal concedere consu-lenze, sicuri che nessuno sarebbe andatoa sbirciare tra i conti o a pretendere chenello statuto sella società fosse inseritol'obbligo del ricorso ai concorsi pubblici,prima di potere firmare nuovi contratti dilavoro.

7iCordai / Numero Quattro

a cura della 3^C e 3^F dell’I.C. Andrea Doria

Fra i tanti incontri organizzati que-st'anno dalla nostra scuola, quello che,forse, più di tutti resterà impresso nellamemoria e nel cuore di alunni e inse-gnanti si è svolto la mattina del 23 feb-braio 2010. In questa occasione, infat-ti, chi vi ha partecipato ha conosciutodue persone speciali: Michele eGiovanni, i quali, insieme a tanti altriparticolarmente altruisti, fanno partedell'AIDO, l'Associazione Italiana perla Donazione di Organi. Aderire a que-sta associazione significa avere pre-ventivamente stabilito e dichiarato divoler lasciare in donazione i propriorgani, tessuti e cellule in caso dimorte. Michele, parlando e risponden-do a tante domande per quasi un'ora,ha spiegato che, quando un organo siammala e le cure mediche e la chirur-gia risultano inefficaci, si deve sosti-tuire l'organo malato con uno sano,occorre cioè sottoporsi ad un trapiantoche diventa quindi l'unica speranza perpoter sopravvivere. Gli organi trapian-tabili sono: cuore, reni, fegato, polmo-ni, pancreas e intestino. I tessuti sono:pelle, ossa, tendini, cartilagine, cornee,

valvole cardiache e vasi sanguigni. Itanti progressi nel campo della medici-na permettono addirittura trapiantimultipli, cioè di più di un organo con-temporaneamente sulla stessa persona.Il rene, parte del fegato e il midolloosseo possono essere forniti anche daun donatore vivo, invece per tutti glialtri il donatore deve essere morto. Maquando un individuo può essere defi-nito morto. Con le attuali conoscenzescientifiche non c'è nessun rischio diprelevare un organo da un pazienteancora vivo. Ciò che comunemente sidice, e cioè che le persone sono vivefino a, quando batte il cuore, per lamedicina non ha nessun senso perchèla vita dipende dal funzionamento delcervello. È quella la sede di tutte lenostre funzioni vitali! Infatti, se èdistrutto il tronco encefalico, l'uomopuò continuare a respirare e il suocuore a battere solo per alcune ore,grazie all'intervento di una serie dimacchine, ma non c'è più nessuna pos-sibilità di recuperare le funzioni vitali.Quindi la morte di un individuo coin-cide con la morte cerebrale. Purtroppo,

però, l'ignoranza e i pregiudizi preval-gono soprattutto quando sentiamodire: "Se divento donatore poi i medi-ci mi lasciano morire per prendermigli organi e fare i trapianti!". Questo èproprio un ragionamento stupido per-ché è certo che un medico non avreb-be nessun vantaggio a comportarsicosì. Inoltre l'accertamento di morte èripetuto, con una serie di esami, perben tre volte, nell'arco di sei ore, da tremedici (un medico legale, un anestesi-sta rianimatore e un neurologo) diver-si da chi ha constatato per primo lamorte e indipendenti dall'equipe cheeffettuerà il prelievo e il trapianto.Nonostante tutto non sono ancoramolti gli organi a disposizione degliospedali specializzati e questo perchènon è così diffuso quel senso di soli-darietà che potrebbe salvare la vita dimolte persone. Decidere per tempo seessere o meno disponibile alla dona-zione degli organi è, infatti, un atto diestrema umanità. Secondo la legge ita-liana, se si esprime la volontà di "nondonare", nessuno può scavalcare que-sta decisione; al contrario se si esprime

la volontà di "donare", nessuno puòopporsi a questo desiderio. Se non siprende nessuna decisione, si lascia aipropri familiari la facoltà di decidere.Questo è quanto capitato a Giovanni ilpapà di Giuseppe, un ragazzo di 23anni morto a Catania nel 2003 a causadi un incidente stradale con la moto.Giovanni ha raccontato che nelmomento più atroce della sua vita, ecioè quando ha saputo che per il figlionon c'erano più speranze di vita perchèsi era spezzato il tronco encefalico, siè ricordato di un suo desiderio espres-so qualche tempo prima: quello didonare i propri organi. Giuseppe hadonato: cuore, fegato, pancreas, cor-nei, reni e polmoni restituendo così lavita a delle persone che da anni, con lavaligia sempre pronta, attendevanoquesto momento. Dalla toccante testi-monianza di Giovanni è arrivato a tuttinoi un unico importante messaggio:dal dolore terribile di una morte, puònascere un gesto d'amore che dureràper sempre. Basta volerlo.

Orazio Bonaccorsi e Nathalie OrtizClasse 3^ F

uN iNcoNtro per la vitaDiventare donatori: domande e risposte

NoNostaNte tutto la "classe" NoN è acquaA scuola i ragazzi con lo sport imparano le regole e … vincono!

Il 23 marzo 2010, si è svolta la finale diCalcio a 5 femminile; le ragazze della squa-dra di Calcio a Cinque: Calogero S., CapizziJ., Lo Giudice V., Musumeci G., PalazzoloA., Ranno A., Sortino G., Viscuso F.,dell'I.C. "Andrea Doria" di Catania, dopouna sofferta partita, sono riuscite a vincere ilCampionato provinciale. Hanno eguagliatocosì il successo dei loro compagni maschi,che l'anno scorso avevano vinto ilCampionato provinciale di Calcio a cinquemaschile e che quest'anno, invece, si sonoclassificati "soltanto" terzi.

Anche le ragazze della Pallatamburellofemminile: Polizzesi A., Ragonese R.,Orlando D., Palazzolo M., Tomaselli M.,Volpe M., Longo S., Bruno A., Calogero S.,Spina J., Palazzolo A., Sortino G.,Bonaventura L., sempre della "Doria" diCatania, allenate dalla profesoressa. FerlitoGiuseppa, quest'anno sono riuscite a vince-

re la Fase provinciale dei Giochi studente-schi.

Salvatore Viola di III A, che insieme aGrasso F., Leonardi S., Marletta C., MazzeiM., Nasibi O., Palazzolo A., Pellegrino A.,ha partecipato al campionato maschile,intervista una delle protagoniste di questevittorie Graziana Sortino di II C, giocatricedella squadra femminile di

Calcio a 5 e della squadra diPallatamburello:

S- Come hai vissuto quest'esperienza?G.- È stata un'esperienza bellissima, che

non potrò dimenticare mai.S.- Raccontaci l'episodio più emozio-

nante che ti è capitato.G- Durante l'ultimo incontro di Calcio a

5, ci siamo confrontate con una squadramolto forte, dell'I.C. "Manzoni"di SantaVenerina, sicuramente favorita, perchèaveva battuto l'unica squadra con cui aveva-

mo perso una partita amichevole. Noi perònon avevamo nessun'intenzione di arrender-ci e abbiamo lottato fino alla fine. Stavamopareggiando, quando, in zona Cesarini, lamia compagna Serena Calogero, mi ha pas-sato la palla ed io ho messo in rete il goaldella vittoria.

In quel momento non ho capito più nien-te, le compagne mi saltavano addosso etutte insieme abbiamo cercato il nostro alle-natore prof. Asturi, per abbracciarlo efesteggiare con lui.

Non ci sono parole per esprimere l'emo-zione che abbiamo provato. Devo dire,però, che subito dopo, ci siamo complimen-tate con le avversarie, che avevano giocatobene, ma, forse perché la partita è stata com-battuta, ci sentivamo molto soddisfatte.

C'è da essere fieri di questi risultati,soprattutto in un momento in cui da partedello Stato si effettuano tagli rilevanti alla

Scuola Pubblica, anche nel settore delle atti-vità sportive, dove spesso i ragazzi più pro-blematici, ma non solo quelli, riescono atrovare un'importante valvola di sfogo,acquistano autostima e imparano a rispetta-re le regole del gioco e del gruppo, che sonoalla base della convivenza civile e dell'edu-cazione alla legalità.

8 iCordai / Numero Quattro

redazione “i cordai”Direttore responsabile: riccardo orioles

reg. trib. catania 6/10/2006 nº26

Via cordai 47, catania

[email protected] - www.associazionegapa.org

tel: 348 1223253

stampato dalla tipografia paolo Millauro,Via Montenero 30, catania

Grafica: Massimo GuglielminoFoto: archivio Giovanni caruso, sonia Giardina,alberta Dionisi, salvatore ruggieri.

Hanno collaborato a questo numero:

r. orioles, G. caruso, t. Domina, s. Giardina,M. Giammusso, p. parisi, s. ruggieri, s. D’antoni,p. cimaglia (ass. “lavori in corso”).

oGNi Mese troverete il Nostro MeNsile presso:

Facebook, Messenger, Badoo, ecc.,esattamente cosa sono?

Io credo che la maggior parte deiragazzi li conoscano, ma voglio spie-garlo anche a chi non lo sa.

Analizziamo l'espressione "socialnetworks".

La parola "social" significa "sociale".La parola "networks" significa "siste-

ma di reti"Il termine "sistema di reti" sta a indi-

care un insieme di reti incrociate cheattraverso Internet consente di collega-re milioni di computer tra di loro nellostesso tempo.

Ciò permette di comunicare unaenorme quantità di informazioni intutto il mondo.

L'accesso alle conoscenze è aumen-tato vertiginosamente: uno scienziatofa una scoperta e grazie a questi nuovimezzi tecnologici, riesce a comunicarloin tutto il mondo in poco tempo.

Molte persone che hanno difficoltà a

relazionarsi con gli altri direttamente espesso non hanno amici e si chiudonoin se stessi, attraverso questi strumentiriescono a sbloccarsi e a sconfiggere laloro solitudine.

Ma non tutto è "roseo" come sembra,perché come ogni cosa creata a scopobenefico, può essere utilizzata anche ascopo malefico. Infatti, spesso accadeche mentre si "naviga" sui socialnetworks si ricevono molestie di variotipo (soprattutto violenze psicologi-che).

Una variante delle molestie è quelladei "bombardamenti pubblicitari":quando si apre un sito, può succedereche, insieme al sito stesso, si apranouna o più pubblicità.

Bisogna fare molta attenzione alleproposte e agli inviti che si ricevonoperché spesso nascondono siti pocoraccomandabili o virus.

CONSIGLIO: dare al computer unbuon ANTIBIOTICO!!!

Uno dei rischi che si possono correresono le truffe informatiche: può succe-dere che venga offerto un prodotto adun prezzo molto conveniente solo perindurre a usare le carte di credito, dallequali ricavare il codice segreto e potercosì derubare il povero malcapitato.

Un rischio, in parte calcolabile, correchi cerca di fare amicizia su Internet,accettando di fissare un appuntamentoe all'incontro, invece, si presenta un cri-minale, uno spacciatore o persone cheinducono alla prostituzione.

Questo non è un elenco completo deirischi che si possono correre sui socialnetworks, anche perché ne inventano ditutti i colori, quindi se arrivano offerteallettanti o vincite in denaro (le "vincitein denaro" compaiono solitamente per-ché sei, ad esempio il milionesimo visi-tatore ecc.) con accanto la scritta"CLICCA QUI", non cliccare.

Un solo click sul posto sbagliatopotrebbe essere letale per il vostro com-

social NetWorKs o NoN social NetWorKs? questo è il DileMMasocial NetWorKs o NoN social NetWorKs? questo è il DileMMa

Ostello del Plebiscito

Via Plebiscito, 527 - [email protected]

tel 095 4531483

Libreria Sociale

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Via Verginelle 13 - [email protected]

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Via Penninello 44 - [email protected]

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Via V. Emanuele, 333 - [email protected]

tel. 095 321099

CAF CGIL

Via Mulini a Vento, 5 - CT

puter.CONSIGLIO AGLI UTENTI: assu-

mere con le dovute precauzioni e faremolta attenzione alle controindicazioni.

L'uso dei social networks da parte deiminorenni è consigliato solo su prescri-zione e supervisione dei genitori.

Toni Fassari III C

Il SINdaCato PeNSIoNatI CGIl aPre a SaN CrIStoforo

Lunedì 22 marzo alle ore 17,30 in via Mulini a Vento 5 è stata inaugurata la nuova sededel Sindacato Pensionati CGIL di Catania. Il CAF, il cui responsabile è SalvatorePrivitera, sarà disponibile per i servizi di patronato (Pensioni, Invalidità civile, Assegnifamiliari, Detrazioni, Ricostituzioni, Pensione sociale, Domande di disoccupazione, etc.)e servizi fiscali (Dichiaraz. dei redditi, Mod. 730, Unico, ICI, Bonus gas ed energia,Dichiar. ISE ed ISEE, Denunce di successione, Visure catastali, etc.).

Gli uffici sono aperti al pubblico dal lunedì al venerdì dalle ore 9,00 alle ore12,00 e dalle ore 17,00 alle ore 19,00.

Nell'ambito del progetto "Matricole del Volontariato" del CSVE

Giovedì 29 Aprile alle ore 18.30 al G.A.P.A

SPETTACOLO TEATRALE

Oltre il LimiteIl lavoro realizzato dalla compagnia, ha sviluppato la natura poetica dell'espe-rienza vissuta da D'Arrigo. Con riferimento ai suoi testi, i giovani attori Down,agiscono sulla scena in un pieno spirito di libertà, ispirati dal senso di ampiez-za e spazialità, leggerezza, velocità, pazienza e dalla passione per il volo cheD'Arrigo incarnava.

(Facebook ti aiuta a mantenere econdividere i contatti con le personedella tua vita)

La redazione: Fassari Toni, FotiGabriele, Gentile Mario, LizzioGaetano, Marletta Cristian,Monaco Paolo, Nicolosi Lorenzo,Sortino Graziana, Viola Salvatore,proff. Platania Venerina, FerrilloAngelo, Mancuso Donatella

Anche quest'anno, come di consue-tudine, si è svolto all'I.C. "AndreaDoria" di Catania il pranzo di SanGiuseppe. Il 18 marzo tutto il persona-le della scuola, dal Dirigente scolasti-co ai Docenti, agli A.T.A., si è prodi-gato per la riuscita dell'iniziativa. Iprotagonisti principali, come sempre,sono stati gli alunni, che hanno curatol'accoglienza degli indigenti con car-

telloni di benvenuto ed in tenuta dasala li hanno accompagnati ai tavoli. Eche tavoli! Apparecchiati a regola d'ar-te, con segnaposto e fiori. Dopo aver-li fatti accomodare, hanno servito ipasti in maniera impeccabile. Le notesuonate dagli alunni delle classi distrumento musicale e il coro dellascuola hanno allietato il pranzo, ren-dendo davvero straordinaria quest'oc-

casione d'incontro con le persone piùsvantaggiate del quartiere e con diver-si extracomunitari.

Gli sguardi riconoscenti dei com-mensali hanno ripagato ampiamentedel lavoro svolto.

Quanto abbiano insegnato loro,invece, a ciascuno degli alunni e atutto il personale, questo davvero nonè quantificabile!

e il pranzo di san Giuseppe…?

Il carrozzieredi Santo e Paolo

Una delegazione dei PiccoliCordai, formata da Santo e da Paolova ad intervistare il carrozziere, ilsignor Angelo.

Paolo: Come mai ha scelto questolavoro?

Sig. Angelo: A me è sempre pia-ciuto lavorare nella meccanica, nellacarrozzeria. Il lavoro è importantefarlo con passione e con amore,altrimenti non si arriva a niente, sirimarrà sempre una persona medio-cre.

Vi racconto una cosina che puòessere utile anche a voi. Io ho duefigli maschi e una femmina. Il piùpiccolo, che ora ha 27 anni, quandoha terminato gli studi, durante levacanze, lo portavo qua a lavorarecon me, perché non volevo vederloper strada. Ma lui di questo mestie-re non ne voleva sapere. Aveva stu-diato per diventare elettricista e glipiaceva fare l'elettricista. Adesso èentrato in un'impresa e da nove annilavora lì, per quello che ha studiato.

Santo: Che differenza c'è tra ilgommista il carrozziere?

Sig. Angelo: Il gommista aggiustasolo le gomme, il carrozziere riparale carrozzerie di macchine e moto…

Paolo: Da quanti anni fa questolavoro?

Sig. Angelo: Tu quanti anni hai?Paolo: Tredici.Sig. Angelo: Più o meno da quan-

do avevo la tua età… diciamo cin-quantatre anni. Ero un ragazzinoquando ho cominciato a fare questolavoro. Ho cominciato a lavorarecon mio fratello. Mio padre faceva itacchi delle scarpe, quelli di legno.

inserto del mensile per S. Cristoforo a cura del G.A.P.A. Centro di aggregazione popolare

Direttore Responsabile: Riccardo Orioles Anno Uno n• uno Aprile 2010

I MESTIERI DEL QUARTIERE

La Notizia raccontata attraversola Scrittura Creativa e la rielabora-zione libera delle immagini. Il labo-ratorio è un percorso attraverso ilquale i ragazzi partecipanti scopro-no i metodi di scrittura del giornale.

Interviste, Articoli, Reportage eVignettePeriodicamente "I Piccoli Cordai"vengono stampati e inseriti comeinserto all'interno del giornale "ICordai"

Ora non si fanno più così ma unavolta venivano fatti a mano e civoleva molto tempo.

Santo: In cosa consiste il suo lavo-ro?

Sig. Angelo: Sistemare le macchi-ne, raddrizzarle, verniciarle…

Paolo: Ci sono aspetti negativi diquesto lavoro?

Sig. Angelo: Aspetti negativi ce nesono tanti perché si usano prodottinocivi: vernici, stucchi, solventi.Sono tutte cose che fanno male,bisogna usare la mascherina.

Santo: Da quando ha iniziato hatrovato difficoltà?

Sig. Angelo: Un tempo era più dif-ficile, oggi ci sono attrezzature cheuna volta non c'erano. Ormai facciosolo qualche lavoretto, i lavori gros-si non li posso fare perché ci voglio-no troppe attrezzature.

Paolo: Le piace il suo lavoro?Sig. Angelo: Indubbiamente, altri-

menti perché l'avrei scelto?Paolo: Ma c'è chi sceglie un lavo-

ro perché giustamente si deve portarea casa la pagnotta.

Sig. Angelo: È vero, una buonapercentuale di persone lavora perquello che dici tu. Però non è giustofare un lavoro che non piace.

Santo: Riesce a sopravvivere conquesto lavoro?

Sig. Angelo: Una volta sì, adessonon più. Oggi se non hai le attrezza-ture più moderne questo lavoro nonlo puoi fare. Le altre officine sonotutte moderne e aggiornate. Per tuttii mestieri è così, bisogna essereattrezzati a regola d'arte, si lavorabene e si guadagna bene.

Santo: Ha lavorato sempre dovelavora adesso?

Sig. Angelo: Qui da pochi anni,prima lavoravo in un'altra strada, masempre in questo quartiere.

Paolo: Qual è la soddisfazione piùgrande?

Sig. Angelo: Quando si fa un lavo-ro bene e il cliente è contento, que-sta è la soddisfazione più grande.

Santo: Lei si trova bene in questoquartiere?

Sig. Angelo: Ormai non più. Nonsi lavora, ogni tanto mi capita qual-che lavoretto e mi sento in movi-mento. È quasi un passatempo, c'èpoco lavoro perché la mia officinanon è attrezzata come le altre.Guadagno quanto basta per compra-re un po' di pane, un po' di frutta, labenzina per scendere e salire daMisterbianco, dove abito.

Paolo: Lavora tutti i giorni?Sig. Angelo: Se c'è un po' di lavo-

ro sì, altrimenti niente. Ma mi tengoattivo perché, a una certa età, è come

per le macchine, se stanno fermenon funzionano più.

Paolo: Si dice che non c'è piùrispetto per gli anziani. Lei che nepensa?

Sig. Angelo: Una volta il papà e lamamma davano ai figli una certaeducazione che oggi non c'è più. È lascuola che dovrebbe educare, perchéè una cosa bella. Quando a casa tiinsegnano l'educazione si può starcerti che si percorrerà una via buona.

La maggior parte dei figli prendeesempio dai genitori.

Santo: È vero, questo noi lo vedia-mo anche a scuola.

Sig. Angelo: Io i miei figli non liho mai voluti vedere per strada e liportavo qua, mentre lavoravo.

2 iPiccoliCordai / Numero Uno

CALLIGRAMMI

Redazione “i Cordai”

Direttore Responsabile: Riccardo Orioles

Reg. Trib. Catania 6/10/2006 nº26

Via Cordai 47, Catania

[email protected] - www.associazionegapa.org

tel: 348 1223253

Stampato dalla Tipografia Paolo Millauro,

Via Montenero 30, Catania

Grafica: Massimo Guglielmino

Foto: Archivio PiccoliCordai

Hanno collaborato a questo numero:

Rebecca, Francesca, Irenea, Ivana, Nadia,

Orazio, Carlotta, Graziella, Santo, Paolo,

Martina, Jolanda

Francesca Jolanda

Martina Paolo