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Laboratorio di Metaprogetto - Design della Comunicazione - Politecnico di Milano - Gruppo Altivo

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EditorialeIl mondo di FUN! è un mondo spontaneo, dove trovi

tanta fantasia, divertimento e voglia di stare insieme.

Leggendo le nostre storie potrai conoscere nuovi

amici, liberare la tua voglia di fare e immergerti in

nuove esperienze adatte a grandi e piccini.

FUN! colora le tue giornate. Che aspetti? Volta pagina

e comincia un viaggio pieno di opportunità.

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Bakia MohammadBalduzzi SoniaBruno GianlucaCristaldi SebastianoDella Mora CeciliaDorcaratto Tommaso

Laboratorio di MetaprogettoDesign della ComunicazionePolitecnico di Milano a.a. 2014/2015

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Contenuti

Personaggi Approfondimenti

Tips & Tricks Galleria

No Plan No PartyA lezione di divertimento

1943

Ispirati dallo spazioMia nonna è un supereroe

2264

Cosa ci racconti per cena?Una carriera “fantastica”Il disegno del surreale

63054

Persone, non pixelSfida i tuoi sensiProviamoci gustoCome giocavamo

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racconti per cena?

Cosa ci

Per ogni genitore educare i propri bambini ad una alimentazione corretta è un arduo compito. Come superare il senso di fastidio di fronte ad un piatto, il disprezzo istintivo verso alcuni cibi sanissimi e i molteplici capricci dei bimbi quando si siedono a tavola?

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per cena? Cosa ci

FUN!7

Lee Samantha

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Samantha si è impegnata in un’ampia ricer-ca sul web per cercare di capire in che modo potesse rendere più interessanti i propri piatti. Contemporaneamente, ha iniziato a postare le foto delle sue creazioni su Instagram, attività che, da autodidatta sconosciuta, l’ha trasforma-ta in una star molto seguita dai suoi followers.

Il segreto di Lee Samantha sta nell’idea base della sua arte. Come dice lei stessa, “l’impor-tante è fare storytelling con il cibo”. Raccontare storie è sempre la migliore tattica per attirare l’attenzione del bambino e per invogliarlo a re-alizzare qualcosa che può renderlo più felice e stimolato. È in quest’ottica che nascono piatti dedicati alle fiabe più conosciute (Biancaneve, La Sirenetta), ai supereroi (Wonder Woman, Catwoman), a famose pellicole cinematografi-

Samantha Lee, nota instagramer, blog-ger e food artist, ha ideato un approc-cio creativo e fantasioso per presentare il cibo ai più piccoli. A spingerla verso

la Food Art è stata una necessità: incoraggiare le sue due figlie, Elizabeth e Evana, a mangiare in modo indipendente, senza dover sempre ri-correre al supporto altrui pur di ingerire qual-che boccone. Per raggiungere tale obiettivo, Samantha ha cominciato a trasformare ogni pasto in un momento speciale: il cibo diventa visivamente appetibile. Frutta, verdura, carne e pesce prestano le loro forme per creare nar-razioni divertenti, riferimenti a fiabe, citazioni di film, omaggio a personaggi iconici dei car-toni animati. “Quando ho preparato il mio primo esperi-mento”, racconta Samantha, “mi sono stupi-ta nel vedere che le bambine avevano finito il loro pasto più in fretta del solito. Facendo altri tentativi, mi sono accorta che la cosa funzionava. Ciò mi ha dato la spinta a fare di più”. A seguito di questa prova di successo,

Sono diventata una food artist per necessità: dovevo trasformare il pasto delle

mie figlie in un momento speciale

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che (Star Wars, Harry Potter) e ad una miriade di divertenti figure, specializzandosi persino nella rappresentazione di città (Amsterdam, Parigi, San Francisco) e di personalità famose (Lady Gaga, Robbie Williams).La disarmante bellezza dei suoi progetti risiede appunto nel racconto: “La mia food art ha una storia; per esempio, quando realizzo un coniglio, non realizzo un coniglio anonimo, ma cer-co di raffigurarlo in azione, mentre mangia o raccoglie carote”.Se per Samantha “fare food art non è difficile”, la vera difficoltà si nasconde nella preparazione dello sketching, ovvero nell’ideazione e nella pro-gettazione del risultato finale. “Preparare un piatto creativo è impegnativo quanto preparare un pasto quotidiano, s’impiega più o meno lo stesso tempo; ma la parte che riguarda il pro-

getto è la più dura: prima bisogna selezionare le foto dei soggetti che si devono rappresentare e poi bisogna sintetizzarli con il cibo.” “Mi piace fare qualcosa di pratico”, ammette la

food artist. È per questo motivo che, per realizzare i buffi personaggi che abita-

no i piatti di casa sua, non vengo-no utilizzati strumenti partico-

lari, a parte forbici, coltelli, stuzzicadenti. C’è da dire che, al di là della forma spettacolare, anche il gusto è una caratteristica da non sottovalutare quando si cucina per piccoli consu-

matori: frutta fresca, ortaggi coloratissimi, riso in grande

quantità e legumi sono i must-ha-ve della sua cucina creativa. Stupenda

come un quadro (troppo bella, a volte, per es-sere mangiata), progettata con pazienza, coin-volgente come una fiaba, gustosa in ogni suo dettaglio.

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Le tecnologie rischiano di inibire il rapporto naturale che il bambino instaura con la fantasia. Una giusta integrazione tra strumenti innovativi e inclinazioni senza

sovrastrutture permette di dare meno peso ai pixel e più valore alla persona.

non pixelPersone,

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non pixelPersone,

La fantasia va pre-servata. Le tecnolo-gie della moderni-tà, gli automatismi

dell’industria, le moltepli-ci possibilità del presente e la meccanizzazione di ogni azione possono di-ventare pericolosi nemi-ci della spontaneità insi-ta nell’essere umano, se non vengono integrati nel modo corretto. La sponta-neità naturale insita nel bambino deve, in molti casi, essere salvata da un suo possibile degrado. Essa è la molla dell’intelli-genza, la fuga dagli sche-mi, il motore di un pen-siero libero. Molti studi hanno infatti rilevato un segnale d’allarme in que-sto ambito, soprattutto nelle nuove generazioni. Seguendo queste argo-mentazioni, negli USA l’American Academy of Pediatrics ha deciso di in-

trodurre, nelle linee guida per i pediatri, anche l’in- dicazione per i neogenito-ri a leggere le fiabe ai pro-pri bambini, sin dalla na-scita e per almeno i primi tre anni di vita. Di fronte a tablet e smartphone, l’a-bitudine di  leggere fiabe ai più piccini sembra esse-re ricaduta in una sorta di educazione “vintage”, in un dimenticatoio del pas-sato. In realtà, le storie per bambini sono ben più di un intrattenimento: lette dai genitori, rappresenta-no uno step fondamentale per la crescita dei picco-li e per il confronto con sogni e paure infantili. Diventano oggi una vera e propria prescrizione me-

dica finalizzata allo svilup-po psicofisico ottimale del bimbo. Queste nuove in-dicazioni sono il risultato dell’abuso delle tecnologie

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L’immaginazione può creare mondi anche nel vuoto. È questa l’idea che sta alla base del bizzarro progetto della Bawx, una scatola vuota, piena di possibilità. Partendo dalla constatazione che i bambi-ni di una certa età mostra-no l’esigenza di sviluppare la propria creatività usan-do oggetti apparentemen-te inutili, ma che in realtà, nelle loro piccole menti, hanno già un utilizzo chia-ro e definito, le agenzie pubblicitarie indipenden-ti Barton F. Graf 9000 e TDA_Boulder hanno col-laborato insieme per dar vita a un business online molto particolare.

Esso è incentrato tutto sul-la vendita online di Bawx, una scatola in cartone rici-clato al 100%. Il prodotto è uno solo ma, per come è presentato, sembra ave-re funzionalità diverse. È una semplice scatola vuo-

nell’educazione dei piccoli americani, i quali vengo-no lasciati troppo spesso soli con questi strumenti tecnologici ad alto tasso di intrattenimento ma privi della corretta e reale inte-razione genitore-figlio. Un conseguente allonta- namento dalla figura geni-toriale assicura un estra-niamento dal pensiero fan- tasioso che le storie ge-nererebbero nel bambi-no, sostituito, invece, da più immediate sensazioni d’indubbia natura. Le  fia-be, lette da mamma e papà, stimolano l’area del cervello deputata a comu-nicazione verbale e socia-lizzazione. Questa impor-tante funzione cerebrale si sviluppa proprio nei pri-mi tre anni di vita ed è responsabile dell’appren-dimento di un vocabola-rio corretto e di modalità sane per lo stare insieme. Perché tutto ciò sia possi-bile, bisogna andare oltre la tecnologia, ovvero tor-nare indietro, alla “voce reale” e alla lettura non virtuale.

Una scatola vuota è piena di possibilità

ta, eppure allo stesso tem-po è un prodotto diverso da una semplice scatola vuota. Bawx può infatti di-ventare un robot, un pia-neta straniero, un castello, un rifugio, un sottomari-no. Tutto quello che l’im-maginazione di un bambi-no può partorire.Da una parte, il prodotto è un giocattolo, dall’altra è il tentativo di dare un se-gnale in controtendenza con la propaganda che fa dell’hi-tech l’essenza della vita di un bambino. Non sono necessarie batterie, non sono necessari pez-zi di ricambio, non è ne-cessario usare la corrente elettrica. Tutto ciò che è richiesto per usare questo giocattolo è la fantasia. Tutti i proventi ricava-ti dalla vendita sono de-stinati alla  beneficienza, per sostenere due asso-ciazioni: una che aiuta i bambini affetti da leuce-mia, la Charley Davidson Leukemia Fund, e l’altra per dare un sostegno ai bambini vittime di abusi, la Blue Sky Bridge.

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Plan

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Plan Party

Quante volte organizzare la festa di compleanno per il proprio figlio diventa un incubo per mamma e papà? Con le giuste dritte, tanta organizzazione ed un po’

di buon senso, tutto ciò potrebbe cambiare.

no

no

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I leader delle pratiche anti-stress, Christine Koh e Asha Dornfest, han-no stilato, nel loro libro “Minimalist Parenting”, una serie di consigli per

pianificare nel modo giusto il complean-no di un bambino, con l’obiettivo finale di eliminare gli sprechi di tempo e di de-naro, evitare errori grossolani, aumentare la felicità di tutti i partecipanti e dare un taglio allo stress genitoriale.

Sii onesto sulle motivazioniArrivare al cuore delle intenzioni intorno alle celebrazioni aiuta ad identificare le priorità e le aspettative. Bisogna chieder-si: si sta organizzando una festa perché fare party è una passione, perché si sente la necessità di compensare mancanze in-fantili o perché altri l’hanno fatto prima, invitando tantissima gente?

Considera la personalità del festeggiatoUna volta che chiarite le motivazioni, si è in grado di vedere ciò che è più importan-te: cosa il bambino potrebbe volere.

Non fare feste di continuoNon c’è una regola che dice che bisogna festeggiare in grande ogni anno. Riunioni di famiglia, tradizioni semplici, pigiama party, o un giorno con dei buoni amici possono essere altrettanto speciali come una grande festa.

Organizza feste separateSe si dispone di una grande famiglia, è preferibile prendere in considerazione la pianificazione di due incontri separati (ma semplici) per mantenere ridotti i nu-meri degli invitati.

Gioca sui punti di forzaSe si è pianificatori incalliti di party, mera-viglioso! Ma se non si è capaci di intratte-nere, l’idea di ospitare bambini e genitori in casa può spaventare. Una grande solu-zione è quella di esternalizzare la festa, magari in giardino o in luoghi adeguati.

Richiedi risposta agli inviti È sempre utile sapere quante persone stanno per presentarsi al party. Per pre-cauzione è meglio preparare cibo extra.

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Decidi un numero ragionevole di ospitiNon è sempre possibile invitare una man-dria di bimbi affamati di cibo. Se non si posseggono le energie per ospitare una festa di classe, è sufficiente distribuire inviti al di fuori della scuola e di parlare con il bambino circa l’importanza della discrezione.

Semplifica gli invitiScritti manualmente e decorati son molto belli, ma anche impegnativi. Sono preferi-bili inviti elettronici tramite email, perché veloci, sicuri, personalizzabili con poco.

Imposta l’ora di fineLa maggior parte dei genitori si aspetta di lasciare i loro figli nella casa del festeggia-to e di riprenderli alla fine della festa. Per evitare fastidi, è bene indicare un orario preciso, dopo il quale ogni invitato sarà congedato.

Riduci il ciboBasta una selezione di snack e bevande, oltre a torta di compleanno. Meglio tra pranzo e cena.

Semplifica le decorazioniPer creare un’atmosfera di festa in pochi minuti, basta scegliere piatti, tovaglioli, una tovaglia usa e getta, e palloncini degli stessi colori o comunque simili e coerenti.

Ordina le varie attivitàÈ importante assegnare ruolo maggiore ad attività divertenti, il resto verrà dopo.Anche quando i piani sono semplici, a volte i compiti possono ancora impilare.Priorità alle cose che mettono più gioia e lasciar andare il resto.

Non regalare bomboniere Eliminare giochini che non servono a nul-la è una buona scelta, anche per ridurre i costi complessivi del party: sono più utili dei piccoli oggetti artigianali, che possono far felice anche i genitori, oppure una foto di gruppo.

Organizza feste in comuneSe ci sono compleanni vicini da festeggia-re, è bene dividere le spese con un’altra famiglia. La collaborazione riduce anche lo stress.

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Ispiratidallo spazio

Stelle, pianeti e mondi sconosciuti da conquistare. E magari incontri con extraterrestri. La fantasia di un bambino esplode quando si parla di spazio. Le immagini di

un ‘esploratore’ spaziale come il telescopio Hubble accendono la creatività per immaginare, attraverso il disegno, viaggi interplanetari e orizzonti alieni.

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L’Esa ha aperto uno spazio su Flickr dove rac-cogliere i disegni ispirati proprio dalle quelle visioni. Your Hubble pictures, inizialmente contentente opere di alunni delle scuole ro-mane, ora si arricchirà con il contributo di chiunque voglia condividere la sua personale interpretazione, dal collage all’astrattismo, per quello che c’è là fuori.

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“fantastica”Una carriera

Il fondatore dello Studio Ghibli è un ottimo esempio di come l’uso dell’immaginazione possa diventare uno strumento produttivo e creativo, in uno

splendido ambito come quello dell’animazione.

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Una carriera

FUN!31

Miyazaki Hayao

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Nella maggior parte dei casi, l’adul-to, durante la crescita, perde pro-gressivamente la sua propensione, tipicamente infantile, alla fantasia

e trascura nel tempo questa componente. Esistono, tuttavia, personalità che sanno far tesoro delle inclinazio-ni che li contraddistingueva-no da bambini per incana-larle in attività lavorative di successo. L’immaginazio-ne, se supportata da aspet-ti tecnici e progettuali, si tramuta in un’eccezionale guida per le carriere artisti-che. Una figura rappresenta-tiva, che ha fatto della fantasia uno splendido elemento costruttivo, è Hayao Miyazaki, il fondatore dello Studio Ghibli, centro di produzione cinematografica di capolavori d’animazione giapponese.Fin dai tempi del liceo nutre un particolare interesse per il disegno. Non volendo iscriver-si all’Accademia di Belle Arti, ripiega sulla fa-coltà di Economia. Entra così alla Gakushuin University, la quale gli offre l’opportunità di frequentare il circolo dedicato alla letteratura per l’infanzia, concentrandosi sulla lettura di testi di narrativa e di fumetti sia giapponesi che occidentali. Nel 1963 consegue la laurea in Scienze Politi-che ed Economiche e finalmente può scegliere di dedicarsi esclusivamente all’animazione, la sua vera passione. Viene poi assunto alla Toei Doga, dopo tre mesi di tirocinio. A seguito di diversi progetti e collaborazioni, nel 1982 vie-ne contattato dalla rivista Animage che gli pro-pone di realizzare un manga con uscite men-sili. “Nausicaä Della Valle Del Vento” riscuote un successo tale da essere trasportato quasi immediatamente in un film d’animazione: gli apprezzamenti, anche a livello di incassi, sono unanimi e permettono a Miyazaki, assieme all’animatore e regista IsaoTakahata, di fonda-re una propria casa di produzione. Nasce così lo Studio Ghibli: da quel momento i due maestri dell’animazione sono in grado

di esprimere tutta la loro inesauribile creati-vità. Il nome dello Studio viene suggerito dai “Ghibli”, aerei italiani usati durante la Secon-da Guerra Mondiale per le ricognizioni sopra il deserto del Sahara, e perciò chiamati così dal

Ghibli, vento caldo del deserto. Que-sto particolare nome è scelto da

Miyazaki, appassionatissimo di aviazione, e simboleggia la volontà, l’entusiasmo e la determinazione nel voler creare qualcosa di nuovo e sorprendente nel mon-

do dell’animazione giapponese. Lo Stu-dio Ghibli resiste alle trasformazioni della

società e dell’arte e continua a costruire la sua produzione sul dettaglio,

sulla sfumatura: non viene mai tralasciato al-cun particolare, né mai si arriva alla semplifi-cazione grafica o narrativa. Ogni personaggio conserva saldamente la sostanza psicologica, ed è cosa rara in questo genere di produzioni. Sin dai primi film, per esempio dal dramma-tico “Una tomba per le lucciole” di Takahata, fino a “Si alza il vento”, ultima opera di Miya-zaki, sono stati creati prodotti originali, di una qualità elevatissima.

All’interno delle pellicole sono rappresentati universi peculiari e magici, in cui lo spetta-tore è invitato a entrare per riflettere sulla precarietà della vita e su temi di forte impatto attuale. Miyazaki, ispirandosi alle straordina-rie, e talvolta contrastanti, tradizioni dell’arte del disegno, è stato in grado di raffigurare quell’Oriente, che con la sua vita quotidiana, magicamente intessuta di sogni e di drammi, di delicatezza e di durezza, ha ispirato scrittori e pittori dell’Occidente. Le storie dello Studio Ghibli riescono a raggiungere il cuore degli

Non viene mai tralasciato alcun dettaglio, nè mai si arriva alla semplificazione

grafica o narrativa

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spettatori perché tramandano valori in cui tut-ti si possono riconoscere. Sono storie univer-sali, coraggiosamente costruite sulla potenza dell’immaginazione. La capacità di mettere in scena le complessità e le più ambigue sfumature dell’esistenza ha creato capolavori come: “La città incantata”, “La principessa Mononoke”, “I sospiri del mio cuore”, “Il castello errante di Howl”, “La sto-ria della principessa splendente”, “Ponyo sulla scogliera”. I due registi hanno imparato dal più grande dei registi giapponesi, Akira Ku-rosawa, a riflettere sulla capacità propria solo dei bambini di cogliere idee e concetti al primo colpo, senza bisogno di troppe spiegazioni. In tal modo, grazie al “fancullino” che è presente in ognuno di noi, anche gli adulti s’immede-simano nei personaggi ghibliani, ora in una bambina che si prende cura della sorella mala-ta in assenza della madre, ora in un ragazzino che sogna di progettare aerei o in una fanciulla che non ha bisogno di ali per volare : è l’esorta-zione ad affrontare le sofferenze della vita con lo spirito di un bambino. Queste fiabe, che in primo luogo sono opere d’arte, trasmettono un messaggio: anche chi ha perso fiducia nel mondo e negli esseri umani non deve smette-re mai di usare l’immaginazione per costruirsi un mondo all’altezza dei propri sogni, perché, quando meno ce l’aspettiamo, questi sogni po-trebbero realizzarsi.

Una vita da Oscar

L’8 novembre 2014 il regista, sceneggiatore e produttore giapponese di anime, Hayao Miyazaki, è stato premiato dall’Accademia americana di Motion Picture Arts and Science con l’Oscar alla carriera. Nel suo discorso, il maestro giapponese si è detto fortunato per aver potuto lavorare 50 anni con le tecniche di animazione tradizionali, basate sull’uso di carta, matite e pellicola. Miyazaki, che aveva già vinto un Oscar nel 2003 con “La città incantata”, è il secondo artista nipponico a vincere l’Oscar alla carriera, dopo il regista Akira Kurosawa.

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Per ogni genitore educare i propri bambini ad una alimentazione corretta è un arduo compito. Come superare il senso di fastidio di fronte ad un piatto, il disprezzo istintivo verso alcuni cibi sanissimi e i molteplici capricci dei bimbi quando si siedono a tavola?

sensi i tuoiSfida

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Se stimolare la manua-lità è importante per i bambini, ancora più importante diventa

costruire un percorso che permetta loro di conoscere tutte le potenzialità della per-cezione, imparando a distin-guere e utilizzare non solo gli stimoli visivi, più comu-nemente presenti nella vita quotidiana, ma anche quelli uditivi, olfattivi, tattili e gu-stativi. Solo in questo modo si può effettivamente arric-chire il bagaglio culturale del bambino, offrendogli nuove opportunità per esprimersi. Cosciente di ciò, l’azienda leader nella produzione di arredi per ragazzi  Doimo City Line  promuove, presso la Fiera di Vicenza, La came-

retta multisensoriale, ideata dal  Centro Studi sull’Infan-zia. Protagonisti assoluti sono i bambini, impegnati sia nella decorazione delle camerette che nelle attività proposte durante i laboratori dedicati alla sensorialità. L’idea di trasformare la came-retta in un ambiente unico, dinamico, stimolante dove lasciare pieno spazio alla ma-nualità, alla sperimentazione e alla scoperta, nasce dalla convinzione che la creatività sia per i bambini strumento fondamentale per la crescita e l’apprendimento, oltre che per la scoperta e l’esplorazio-ne di sé e del mondo esterno. Rilanciare la manualità e la sperimentazione come stru-menti di formazione efficaci

significa anche rivalorizzare la sensorialità, aumentando nei bambini la sensibilità e la consapevolezza nel rico-noscere e utilizzare i diversi stimoli sensoriali, fornendo così nuovi mezzi per la loro espressione artistico-creativa.

Questa fantastica occasio-ne permette ai bambini di esprimersi liberamente, tra-sformando le camerette in ambienti fortemente perso-nalizzati e originali, utiliz-zando materiali di diverso genere, da quelli più semplici e tradizionali, come la stoffa e il cartone, a quelli più nuovi e moderni come i colori “at-

La creatività è strumento essenziale per la crescita

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do di dare un nome a ciascu-na fragranza. Il percorso alla scoperta dei profumi termina con una fase ideativa, al fine di creare un profumo perso-nalizzato per la cameretta. Il laboratorio sull’udito, “Suoni e rumori: decorare con l’u-dito”, ha invece l’obiettivo di far capire ai bambini quali e quante informazioni vengo-no veicolate in continuazione dalle orecchie.

Così, come per il laboratorio precedente, un piccolo “an-golo dei suoni” è seguito alla prova del riconoscimento di alcuni suoni pre-registrati, cercando di dare loro anche una collocazione. Durante la fase ideativa i bambini disegnano cercando di farsi trasportare dal ritmo delle canzoni proposte. Il viaggio alla scoperta della multisen-soriliatà ha fine con  “I ma-teriali: decorare con il tatto”, incentrato sulla manualità e sulla capacità di riconoscere i differenti materiali. Vengono presentati materiali di tipo diverso chiedendo di descri-vere le sensazioni provocate da ciascuno di questi. Infine viene realizzato un paesaggio tattile usando i diversi mate-riali e cercando di combinarli tra loro in modo armonico. Cartone, forbici, pennarelli colorati e ritagli di stoffa sono bastati per sbizzarrire la fan-tasia dei piccoli protagonisti. Lo scopo dell’evento è stato

tacca e stacca” e le paste mo-dellanti. Il percorso alla sco-perta della sensorialità parte dal laboratorio sulla vista, “I colori: decorare con la vi-sta”, durante il quale è messa alla prova l’abilità dei bambi-ni nel riconoscere le diverse tonalità di colore e soprattut-to di inventare nomi originali e non-convenzionali per clas-sificarli. Per questo vengono mostrati diversi campionari di colore, puntando soprat-tutto alle tonalità meno co-nosciute o alle varianti simili fra loro, stimolando i piccoli utenti ad inventare nomi nuovi per definirli, magari prendendo spunto da oggetti dello stesso colore o sempli-cemente da pensieri o ricor-di associati a quella specifica tonalità.La sfida con i sensi continua con il laboratorio sull’olfat-to,  “I profumi: decorare con l’olfatto”, che ha come obietti-vo principale quello di esplo-rare la sensibilità olfattiva attraverso il riconoscimento di odori e profumi diversi. Il laboratorio inizia proprio con la visita all’ “angolo dei profumi”, creato apposita-mente all’interno dello stand, usando piantine profumate, come il ciclamino, la menta, il timo, la salvia e il rosmari-no, provette e ciotoline conte-nenti spezie e essenze di ogni tipo, dalla cannella e i chiodi di garofano, agli incensi e i pout-pourri di vario genere. I bambini sono poi messi alla prova nel riconoscere essen-ze e profumi diversi, cercan-

La camera è un micromondo

Lo sviluppodei sensi

Già nel pancione della mamma, il bambino inizia ad entrare in relazione con sé e con il mondo che lo circonda. I sensi permettono di sentire la vita dal primo istante e di formare la memoria corporea. Dopo la nascita, la vista, l’olfatto, il gusto, il tatto e l’udito si perfezionano con il passare del tempo.

proprio quello di dimostrare come sia possibile, non solo presentare la cameretta in modo non convenzionale, facendo intervenire diretta-mente i bambini e lasciando-li liberi di allestire l’ambiente a loro piacimento, ma anche come sia possibile rivalutare e riconsiderare questo spa-zio in maniera semplice e divertente. La cameretta per il bambino non è più intesa solo come lo spazio in cui riporre giochi e pupazzi, ma come luogo per manipolare, costruire, divertirsi “facen-do” e, ancora, come luogo che rispecchia i suoi gusti, le sue preferenze, i suoi sogni e tutto quello che sente di voler manifestare e condividere con il mondo esterno.

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Ci si può divertire, anche quando non si è più in tenera età? Si può riscoprire quel di-vertimento che per qualsiasi bambino è naturale e piacevole, ma per un adulto è ormai

irraggiungibile? Se anche tu te lo sei mai chiesto, esiste una guida apposta per te.

divertimentoA lezione di

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Essere dove sei. Impara: il posto in cui ti trovi è il posto in cui c’è il divertimento. In nessun altro luogo lo troverai.

Trova il ritmo. Se l’adulto percepisce il rumore, il bambino balla seguendo il suono del suo battito. Cerca la sinfonia nel rumore di fondo.

Scopri qualcosa di nuovo. I bambini sono costantemente abituati a padro-neggiare nuove abilità. L’apprendimento di ciò che non è conosciuto può essere divertente anche per un adulto.

Osserva la natura. I bambini rimangono incantati di fronte alle formiche, agli uccelli, ai denti di leone. L’adulto non pensa più alla natura, la sfrutta senza considerarla. Lasciati affascinare da Madre Natura.

Esci fuori dalla tua zona di comfort. I più piccoli rischiano ogni giorno nel provare esperienze. Fallo anche tu. Prova a cambiare colore dei pantaloni con cui vai al lavoro e scopri

cosa succede.

Sorridi ventisette volte in più rispetto al solito. Secondo alcuni, i bambini sorridono 400 volte al giorno. Gli adulti? Solo 15.

Sorridere è l’arma per divertirsi.

Arrampicati. Il bambino scala gli alberi del giardino, salta su ogni cosa, tende ad un miglioramento di se stesso. Arrampica-ti anche tu, ti sentirai il padrone dell’universo.

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Crea. Disegna, dipingi, scrivi. I bambini fanno tutte e tre le cose. Diverti-mento è creatività.

Sii imprevedibile. L’organizzazione del lavoro, le bollette e l’orario dei treni. Tirati fuori da questa routine, sottraiti dal-la previsione ed entra nel mondo della libertà, ogni tanto.

Batti il cinque. Appena riceverai una buona notizia, batti il cinque a qualcuno. Il rumore del contatto sarà un suono dolce per le tue orecchie.

Sporcati le mani. Un bambino non può fare a meno di intera-gire col mondo. Sperimenta coi sensi, non essere asettico.

Infrangi le regole. Divertimento non è seguire le regole. Se non arreca danni, segui l’istinto e realizza ciò che credi sia possibile.

Usa l’immaginazione. Immaginare non vuol dire fuggire, ma regalarsi un momento di fantasia. Immagina di salire sulla groppa di un elefante

thailandese. Questa fantasia potrebbe divertirti così tanto da farti pensare ad un biglietto da prenotare.

Rallenta. L’adulto corre per prendere il tram, per salire su un aereo, per non far ritardo al lavoro. Trova dei momenti da gustare con lentezza, per-

ché, se vai piano, sei sano e ti diverti.

Abbraccia i difetti. Il bambino non riflette sui difetti, non se ne cura o li prende come dati di fatto. Prendi atto della realtà, ma non farti intristire da essa. Altrimenti come ti divertirai?

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Per ogni genitore educare i propri bambini ad una alimentazione corretta è un arduo compito. Come superare il senso di fastidio di fronte ad un piatto, il disprezzo istintivo verso alcuni cibi sanissimi e i molteplici capricci dei bimbi quando si siedono a tavola?

gustoProviamoci

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gustoProviamoci

Se fino a qualche anno fa l’immagine di un bambino in cucina richiamava alla men-

te scene poetiche del mondo rurale, oggi si è compreso che per gli adulti di domani l’educazione alimentare e ambientale saranno compe-tenze di base, essenziali per potersi prendere cura della

propria salute e del proprio benessere. Le fondamenta di queste competenze si co-struiscono lungo tutto l’ar-co dell’infanzia, legando la scoperta del cibo di qualità a esperienze emotive e affettive gioiose e profonde. È proprio a partire da queste premesse che nasce Ci pro-vo gusto, una nuova collana

di  Editoriale Scienza. I pri-mi due volumi, scritti dalle milanesi Emanuela Busso-lati (premio Andersen 2013 come miglior autrice com-pleta) e Federica Buglioni (redattrice e autrice), affron-tano infatti questi argomenti con un  approccio giocoso e piacevole.  ‘Giochiamo che ti invitavo a merenda?’  invita

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a giocare in cucina con fiori, sassi, carta crespa, scatoloni, tappi e tutto ciò che rende il gioco imitativo un gioco cre-ativo da condividere con gli amici e con i grandi.

‘Il club dei cuochi segreti’ è  in equilibrio fra il leggere e il fare e racconta il piacere della scoperta e dell’avventu- ra, dei legami di amicizia e della convivialità. Alla sto-ria si alternano ricette legate all’attività all’aria aperta e alla raccolta degli ingredienti, per trasmettere ai bambini l’i-

dea che il  rapporto tra noi e il buon cibo è prima di tutto un rapporto tra noi e la natu-ra.  Ci sono anche dei video tutorial on line sul canale Youtube. L’attenzione riguar-do i temi della nutrizione e della  sicurezza alimentare sta crescendo per effetto di Expo 2015,  ma anche per  il crescente allarme su obesità e malnutrizione dei bambi-ni  in Europa e in Italia.  La crisi degli ultimi anni ha dato un ulteriore impulso a questi temi, stimolando la diffusio-ne delle competenze lega-te all’autoproduzione, dall’or-ticoltura alla cucina.  Queste attività, che molti  hanno abbracciato inizialmente per

motivi di  cura della salute o di risparmio economico, hanno poi  conquistato le fa-miglie per il loro straordina-rio potenziale educativo e di stimolo alla relazione. 

I libri sono un invito al gioco creativo da

condividere con gli altri

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Il progetto Childrenshareper EXPO

Expo 2015, l’evento mondiale sull’alimentazione, è una grande opportunità educativa per tutti e in modo speciale per i bambini di tutto il mondo perché possano capire, giocando, l’importanza della condivisione. Childrenshare è un progetto di inclusione di Expo 2015 attivato in collaborazione con Fondazione MUBA Museo dei Bambini di Milano: un programma culturale a cui partecipare e un gioco per divertirsi con le culture del mondo. Childrenshare è un invito a partecipare attivamente: un gioco, una call for ideas, e un’attività social per consentire a tutti di contribuire. Chidrenshare è un programma ludico ed educativo. Due le fasi del progetto. La prima è “Prepariamo la tavola”: presso MUBA, si può trovare un grande tavolo interattivo a uso gratuito che permette di giocare con i piatti e gli utensili da cucina, per prepararsi ad accogliere e a essere accolti nello scambio e nella convivialità. La seconda si svolge durante i sei mesi di Expo, sempre presso MUBA, dove vengono proposta mostre e attività per dare spazio e forma ai temi che sono alla base di Expo, quali il nutrimento come valore e risorsa e l’alimentazione come educazione e cultura. Nel frattempo, oltre agli appuntamenti di gioco dal vivo, i social network di MUBA lanciano ogni settimana un tema, portato avanti seguendo l’hashtag #childrenshare, che può essere raccolto dalle famiglie, dalle organizzazioni educative e dalle associazioni che vorranno giocare con Childrenshare: immagini, disegni e racconti della tavola e dalla tavola, da condividere e vivere.

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surrealeIl disegno del

I fumetti di Jacovitti non si dimenticano, hanno segnato la storia del genere.Il suo stile eccentrico e surreale è impossibile da imitare, perché

frutto di un talento straordinario.

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Il disegno del

Franco Jacovitti

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Benito Franco Jaco-vitti è un fumetti-sta dallo stile uni-co e creatore di

alcuni dei personaggi più amati in Italia. Nella vita è stato un gran lavoratore, a volte al centro di critiche e controversie, ma capace fino all’ultimo di andare dritto per la sua strada fa-cendo quello che sapeva fare meglio: disegnare. Nato nella cittadina moli-sana il 9 marzo 1923, non ha ancora dieci anni, non legge i fumetti, non cono-sce “Topolino”, eppure già disegna delle storie di sua invenzione. Jacovitti disegna, armato di carboncino, sui lastroni di pietra bianca delle stra-de locali: ogni pietra un disegno, una lunga teoria di immagini, che magari ha una piazza per inizio e un cortile per conclusione. Storie più effimere dei già effimeri fumetti stampati, ma che gli consentono di liberare la fertilissi-ma fantasia. Essa non lo abbandonerà mai.È a Firenze, dove si trasferisce per frequentare il liceo artistico, che inizia ad appena 16 anni la sua prima collaborazione come fumettista, con la rivista Il Vittorioso dell’editrice cattolica AVE.

Nel giro di pochi anni, la sua fama si conso-lida, e Jacovitti inizia diverse collaborazioni con le riviste più svariate che alimentano il suo successo. Prima Il Giorno dei Ragazzi, nel 1955, per cui crea il suo personaggio più famo-so, Cocco Bill; poi il Corriere dei Piccoli  nel

Divertimento ed esagerazione sono i punti di forza dei suoi lavori

1968, fino ad arrivare al Giornalino dal 1978. In mezzo, tanti altri lavori, dal  Travaso delle Idee a Linus, passando per campagne pubbli-citarie e illustrazioni per Pinocchio.Ma cosa rende lo stile di Jacovitti così unico? Ad un primo sguardo, una sua tipica vignetta ricorda la panoramica di una folla dall’alto, con una miriade di personaggi, oggetti, dettagli, che riempiono ogni angolo dello spazio dispo-nibile componendo un quadro ricco e ordinato al tempo stesso.I suoi personaggi erano estremamente esa-gerati e cartooneschi, con le caratteristiche fisiche accentuate fino all’estremo.  Ogni si-tuazione disegnata era surreale e assurda, e le barriere delle leggi fisiche erano spinte fino al limite. Non dimentichiamo poi il suo marchio

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di fabbrica,  i salami e le lische di pesce  con cui riempiva gli angoli vuoti. Lisca era anche il soprannome di Jacovitti, nato ai tempi del liceo per la sua eccessiva magrezza.Il risultato finale era estremamente spas-soso.Jacovitti amava de-finirsi un clown, e i suoi fumetti erano un concentrato di gag fisiche inverosi-mili, che riuscivano a sdrammatizzare anche i temi più macabri.Anche nella vita privata Ja-covitti non smentisce mai la sua giocosità: per conquistare Floriana Jodice fa sfoggio del suo gusto del para-dosso e le spedisce 1.550 let-tere d’amore in cinque anni.Jacovitti muore il 3 dicembre 1997, seguito a breve distanza dalla moglie.

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giocavamoCome

Il gioco tradizionale è un insieme di attività ludiche passate, quando ancora i videogiochi o le piattaforme digitali erano un sogno impossibile da sognare.

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Da sempre il gioco tradizionale dimo-stra di non avere solo un valore lu-

dico e ricreativo, ma anche un valore emotivo e soprattutto comunicativo. In quanto lin-guaggio ricco di sfumature e applicazioni pratiche, per-mette di parlare alla persona nella sua globalità:  al corpo, attraverso stimolazioni sen-soriali;  al mondo affettivo, poiché evoca sentimenti, ri-cordi ed emozioni; al mondo intellettivo, in quanto attiva memoria, attenzione e giu-dizi; e al mondo relazionale, perché giocare è un’esperien-za da condividere con altri.Tante sono le differenze so-stanziali con i giochi di oggi. In primis, la vera vita del gio-

co sono i giocatori: ad essere importanti sono le emozioni che si scambiano, non le ca-ratteristiche mirabolanti di una console tecnologica. Il disinteresse di alcuni giochi moderni per lo spazio fisico si contrappone nettamente con il legame ancestrale che il gioco antico ha col terri-torio dove viene praticato: la salvaguardia del gioco è anche salvaguardia del terri-torio, le due cose non si pos-sono scindere. Le attività lu-diche di un tempo nascevano da desiderio e consapevolez-za, due ingredienti che non sempre oggi stanno alla base della scelta del gioco, spesso considerata evasione e fonte di isolamento. Tutt’altro era ieri, quando si puntava es-

senzialmente sull’interazio- ne sociale  e sulla coesione. L’individualismo odierno è quindi lontano anni luce dalla comunità che si creava attorno ad un mazzo di carte.

Da non sottovalutare, nel confronto, è di certo il costo del gioco: praticamente nullo in quello di tradizione, pre-potentemente alto in quello moderno, rispondente ad un mondo consumistico e com-merciale. Per tutti questi motivi, il gio-co tradizionale viene sostenu-to da molteplici organizzazio-ni, una delle quali è l’AGA, Associazione Giochi Antichi.

La vera vita del gioco sono i giocatori

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Le carte da gioco

Le carte sono uno degli strumenti di gioco più utilizzati al mondo, e sono tra gli oggetti più versatili, potendo utilizzare lo stesso mazzo per differenti giochi.Sono cinesi i primi esempi di carte che si possono riscontrare: i Ching non erano strumenti ludici ma carte che avevano valenza rituale e divinatoria. Le prime testimonianze di giochi di carte che possiamo ritrovare, provengono dall’Asia Minore e dall’Egitto. Grazie al costo molto basso dei materiali e alla loro versatilità, le carte si diffusero presto tra gli strati sociali più umili, mentre nelle corti si continuava a giocare con i giochi da tavolo, più costosi e raffinati. Solo in seguito si ha la diffusione della moda di giocare alle carte tra gli strati più alti della popolazione, tanto che nelle corti del tempo non era usanza rara quella di farsi disegnare il proprio mazzo di carte dagli artisti più quotati. Oggi in Europa si possono riconoscere due diverse tipologie di carte: le carte cosiddette francesi (cuori, quadri, picche, fiori) e le italiane o spagnole (bastoni, spade, coppe, ori). In passato erano anche molto diffusi i giochi con i Tarocchi, ma a partire dal ‘700 questi furono usati soprattutto come carte divinatorie, e pochi sono i giochi ancora praticati con questo particolare mazzo. Ci sono però altre tipologie di carte locali, con semi e figure molto diverse a seconda della tradizione di appartenenza.

Facente parte di AEJST (As-sociation Européenne des Jeux et Sports Traditionnels) e della  Rete Italiana di Cul-tura Popolare, essa ricerca, studia e sostiene il gioco sul territorio italiano e mondiale.  Realizza un progetto cultura-le che pone l’attenzione sul-le comunità e sul territorio e s’interessa di quei giochi tradizionali, spesso traman-dati da secoli, molto legati a specifiche  aree culturali  e alla locale  realtà geografica.  Tali attività ludiche vengo-no abitualmente praticate da  adulti  che hanno saputo difendere e mantenere nella propria vita uno spazio dedi-cato al gioco, andando contro quel conformismo diffuso di chi vorrebbe relegare il gio-co ad attività esclusivamente infantile. Perché il gioco non è prerogativa esclusiva del bambino, ma sana convivia-lità tra generazioni.

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Mia nonna è un supereroe

Super Mamika è pronta a ribaltare lo stereotipo classico del supereroe: al posto di un fusto pieno di muscoli e di forza arriva lei, una nonnina che sa il fatto suo.

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Quando un legame d’affetto si trasfor-ma in un’idea geniale e divertente il successo è garantito. Sacha Goldber-ger, fotografo francese, trova un nuo-vo modo per tenere occupata la non-na novantunenne Frederika. Una tuta di spandex ed un mantello bastano a cambiare tutto: Frederika diventa Su-per Mamika, una supereroina che si la-scia fotografare. “Abbiamo cominciato solo per trascorrere del tempo insie-me”, dichiara Goldberger, “e lei era un po’ riluttante all’inizio; ma quando le ho scattato la prima foto, mentre in-dossava un elmetto rosso, le ho detto che era fantastica”.Le prime opinioni sul web sono sor-prendenti: i primi scatti entusiasmano la gente. “Molti ammettevano di volere una nonna come Mamika”. Sbalordida dalle risposte online, Frederika inizia a posare per il nipote con maggiore sicu-rezza di sé e tanta voglia di divertirsi. Da quel momento in poi si fa immorta-lare mentre scala edifici, ribalta auto-mobili, vola facendo sport e sfreccia a bordo della sua rossa Grandma Mobi-le. La “nonnina” – significato di “ma-mika” in ungherese, lingua madre di Frederika” – ha accumulato oltre 2.000 seguaci su MySpace ed è diventata un personaggio molto seguito su Inter-net. Frederika è un eroe anche nella vita reale: a Budapest, sua città d’ori-gine, ha contribuito a salvare la vita di undici persone durante la seconda guerra mondiale, quando l’Ungheria è stata invasa dai nazisti. Il suo passato la avvicina ancor più alla figura di una supereroina della quotidianità: le sue foto hanno fatto così tanto il giro del mondo, che alcuni registi hollywoo-diani l’hanno contattata per discutere su un possibile film dedicato a “Super Mamika”.

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