Digit 2014 - Giornalismo etico: live, junk e slow news

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Giornalismo etico live, junk, slow news

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Digit 2014: Giornalismo etico - Live, junk e slow news Alberto Puliafito direttore responsabile Blogo.it Workshop del 19 settembre 2014 presentazione live news click baiting junk news Facebook e Google informazione – deformazione – “confermazione” il caso-Scozia la “conversione” slow news giornalismo etico

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Giornalismo eticolive, junk, slow news

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sommario

• presentazione

• live news

• junk news

• click baiting

• Facebook e Google

• informazione – deformazione – “confermazione”

• il caso-Scozia

• la “conversione”

• slow news

• giornalismo etico

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presentazione

• chi sono

• perché l’esigenza di una riflessione sul giornalismo “etico”

• informazione vs. metriche: il giornalista deve sapere che esistono delle metriche per misurare il suo lavoro e farci i conti quotidianamente

• uno degli obiettivi di un editore online (e quindi in qualche modo anche quello dei suoi giornalisti) è il traffico. È perfettamente logico: si scrive, si pubblica per essere letti

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live news - sta succedendo adesso

• liveblogging: iniziano i blog

• liveblogging: arriva il “mainstream”

• l’informazione sul web è indissolubilmente legata al concetto di live. Essere i primi (o fra i primi) serve:

• per i lettori diretti

• per il SEO

• per i social

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per il traffico

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live news - sta succedendo adesso

• il live è cronaca. Richiede immediatezza, competenze specifiche e capacità di racconto dei fatti

• il live può essere fatto per qualsiasi evento

• il live dà anche una spinta SEO ai propri contenuti, e si può usare per ottenere click e lettori anche dai social network (c’è qualcosa di male in questo? La risposta è: NO)

• ricaschi sul mestiere: oggi il giornalista deve fare i conti con SEO, social, con tutto ciò che gli consente di raggiungere utenti

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live news - sta succedendo adesso

• le aberrazioni del live: si capisce che qualcosa non funziona quando si cominciano a fare live anche quando non sta succedendo niente

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live news - sta succedendo adesso

• le aberrazioni del live: i titoli, i social, la fretta

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dal live al click baiting• con i live si ottengono notevoli picchi di traffico

• il ragionamento che segue, naturale è: come posso ottenere altri picchi di traffico? —> click baiting (ovvero: gli acchiappalettori)

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click baiting e junk news

• il click baiting è “perfetto” per trasformare qualsiasi flusso di “notizie”, aggiornamenti, qualsiasi feed in junk news

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click baiting

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Il “click baiting” non è un’invenzione per il web. Sul web è stato esasperato

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click baiting e junk news

• non solo in Italia

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click baiting e junk news• l’equivoco a monte:

fare click baiting non significa diventare “virale”

• il modello è Buzzfeed, ma Buzzfeed ha la sua linea. Se lo fa un generalista, rischia di diventare ridicolo

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motori di ricerca e social

• Non si può prescindere da motori di ricerca e social (parliamo di Google e Facebook, “monopolisti”)

• Google cambia l’algoritmo e chiede “qualità”

• Facebook cambia l’algoritmo e combatte il click baiting

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• L’editoria deve aspettare di avere dei badanti?

• Google e Facebook non sono enti benefici e cambiano i proprialgoritmi per due motivi:

• interesse aziendale

• interesse per l’utente (che poi è riconducibileal primo)

• L’editoria dovrebbe essere interessata all’utente, a prescindere

• Cambiare le proprie strategie per inseguire Facebook e Google èmiope

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Facebook e le “buone pratiche”

• Facebook introduce nuove “buone pratiche”: condividere tante notizie, foto emotive, contenuti emotivi, pensati per il “social” e per l’”engagement”

• La sfida per chi si occupa dei social di una testata è quella di sfruttare le buone pratiche senza risultare ridicolo

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informazione - deformazione - “confermazione”

• in questa situazione, il confine fra l’informazione e la deformazione della notizia è labile

• “confermazione” è un termine religioso, scelto volutamente: si tende a “confermare” quello che cercano – o si presume cerchino – i propri utenti (anche questo non è certo un meccanismo inventato per il web)

• il mix fra live, junk news, click baiting e vecchi modelli confermativi è letale per l’informazione

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il caso Scozia

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repubblica.it

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il caso Scozia

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corriere.it

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il caso Scozia

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sole24ore.it

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il caso Scozia

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ilgiornale.it liberoquotidiano.it

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il caso Scozia

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il caso Scozia

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Il Guardian fa: live, slow e, contemporaneamente, chiarisce la sua collocazione palesemente

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slow news e soluzioni• la moratoria dello “shock” (basta con i titoli “emergenziali”. Se tutto è

shock, nulla è shock)

• la moratoria dei “gattini” (a meno che non si abbia un magazine che parla di animali)

• capire che la viralità non è facilmente programmabile (si pensi al caso “Ice Bucket Challenge”, che ha a sua volta portato con se aberrazioni dell’informazione. Come il “fondatore dell’Ice Bucket Challenge morto annegato”. Una non-notizia, quasi-vera)

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la “conversione”

• I picchi di traffico sono senz’altro importanti per una testata e un giornalista non può far finta che non sia così. Ma non sono l’unico parametro da considerare a lungo termine

• I grandi picchi di traffico difficilmente si convertono. Vanno perseguiti senz’altro, ma bisogna anche considerare:

• Tasso di conversione (definito un obiettivo, dall’universo dei lettori, quanti soddisfano l’obiettivo? (i.e. Ice Bucket Challenge: il 10% dei visitatori del sito ALSA hanno donato)

• Tempo di permanenza

• Community e interazioni

• Verticalità, attenzione per il lettore e per i contenuti sono gli strumenti per “convertire” il modello di informazione verso la “slow news”, per “convertire” i lettori e farli diventare “i propri lettori”

• capire a chi si vuole parlare

• lavorare per rispondere alle domande dei lettori

• coltivare il “traffico” (i lettori) di “qualità”: ritorneranno

• è un modello di lungo periodo e prevede una sinergia fra l’editore e i suoi giornalisti

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giornalismo etico

• perché “etico”?

• perché è una forma di rispetto

• per il lettore

• per la professione

• perché trasmette “valori”

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