Diario di viaggio marrakech

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15-18 Marzo 2014 DIARIO DI VIAGGIO | MARRAKECH Marrakech 15-18/03/2014 Alla scoperta della “Città Rossa” INTRODUZIONE Eccomi qui a scrivere un nuovo diario a soli tre mesi dall’ultimo viaggio a Salisburgo. Questa volta la meta è molto più esotica e mi permetterà per la prima volta di varcare i confini dell’Europa (se si esclude la sponda asiatica di Istanbul): Marrakech. Cambia la meta, cambia il continente ma non cambia chi condividerà il viaggio con me, in quanto anche stavolta è Silvia a seguirmi (o il contrario). Già qualche giorno prima di prenotare compro la guida Incontri della Lonely Planet, a cui faranno seguito: Guida di Marrakech per Silvia Capitolo pdf di Marrakech dalla guida Lonely Planet sul Marocco La libraia di Marrakech Le voci di Marrakech. Note di un viaggio Creatura di sabbia Una breve guida illustrata per comprendere l’Islam Diciamo che mi piace partire preparato! Da notare che ho già usato la parola Marrakech quanto Buba di Forrest Gump usava la parola gamberi: ”Zuppa di Gamberi, Minestra di Gamberi, Gamberi in pastella, Stufato di Gamberi…Gamberi saltati…etc etc”. 14/15 MARZO 2014 Giusto il 14 sera, probabilmente due minuti dopo la chiusura di tutte le tabaccherie di Firenze, a Silvia viene a mente che non ha comprato la marca da bollo per il passaporto, stuzzicando così il mio animo ansioso. Mostro un’iniziale tranquillità dicendo: “Vabbè dai, tanto anche senza quella l’imbarco è garantito, alla peggio paghi la sanzione amministrativa”. A questa calma apparente segue conseguente apertura di Google e studio del problema e ,consultando il sito dell’aeroporto di Pisa, scopro che la tabaccheria/edicola aprirà un’ora prima del primo volo: siamo salvi! Andiamo a letto alle 11.30 e settiamo masochisticamente la sveglia alle 2.30 visto che il bus per Pisa è alle 3.40. Arriviamo a Pisa alle 4.50 con aereo in decollo alle 6.35, ottimo direi! Sul bus insieme a noi c’erano dei ragazzi spagnoli che indossavano dei cappelli con la faccia degli animali che mi hanno ricordato la canzone “Esatto” di Francesco Salvi.

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15-18 Marzo 2014

DIARIO DI VIAGGIO | MARRAKECH

Marrakech 15-18/03/2014

Alla scoperta della

“Città Rossa”

INTRODUZIONE

Eccomi qui a scrivere un nuovo diario a soli

tre mesi dall’ultimo viaggio a Salisburgo.

Questa volta la meta è molto più esotica e mi

permetterà per la prima volta di varcare i

confini dell’Europa (se si esclude la sponda

asiatica di Istanbul): Marrakech.

Cambia la meta, cambia il continente ma non

cambia chi condividerà il viaggio con me, in

quanto anche stavolta è Silvia a seguirmi (o il

contrario).

Già qualche giorno prima di prenotare compro

la guida Incontri della Lonely Planet, a cui

faranno seguito:

Guida di Marrakech per Silvia

Capitolo pdf di Marrakech dalla guida

Lonely Planet sul Marocco

La libraia di Marrakech

Le voci di Marrakech. Note di un

viaggio

Creatura di sabbia

Una breve guida illustrata per

comprendere l’Islam

Diciamo che mi piace partire preparato!

Da notare che ho già usato la parola

Marrakech quanto Buba di Forrest Gump

usava la parola gamberi: ”Zuppa di Gamberi,

Minestra di Gamberi, Gamberi in pastella,

Stufato di Gamberi…Gamberi saltati…etc

etc”.

14/15 MARZO 2014

Giusto il 14 sera, probabilmente due minuti

dopo la chiusura di tutte le tabaccherie di

Firenze, a Silvia viene a mente che non ha

comprato la marca da bollo per il passaporto,

stuzzicando così il mio animo ansioso. Mostro

un’iniziale tranquillità dicendo: “Vabbè dai,

tanto anche senza quella l’imbarco è garantito,

alla peggio paghi la sanzione amministrativa”.

A questa calma apparente segue conseguente

apertura di Google e studio del problema e

,consultando il sito dell’aeroporto di Pisa,

scopro che la tabaccheria/edicola aprirà un’ora

prima del primo volo: siamo salvi! Andiamo a

letto alle 11.30 e settiamo masochisticamente

la sveglia alle 2.30 visto che il bus per Pisa è

alle 3.40. Arriviamo a Pisa alle 4.50 con aereo

in decollo alle 6.35, ottimo direi!

Sul bus insieme a noi c’erano dei ragazzi

spagnoli che indossavano dei cappelli con la

faccia degli animali che mi hanno ricordato la

canzone “Esatto” di Francesco Salvi.

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Oltrepassiamo subito il controllo di sicurezza

ed entrambi veniamo fermati: d’altro canto

abbiamo entrambi delle accentuate sembianze

terroristiche. Io ho dimenticato che nella

borsina c’erano due succhi di frutta (che sono

stati buttati) e quindi hanno dovuto fare la

perquisizione mentre a Silvia suona il Metal

Detector in quanto fortunata vincitrice di un

controllo a campione. Dopo una veloce

colazione andiamo alla tabaccheria a comprare

la marca da bollo ma prima di entrare la

avverto: “Oh, guarda che se non ce l’hanno

andiamo subito sopra a regolarizzare”.

Chiediamo di acquistarla ma ci sentiamo dire:

“Non ce l’abbiamo, nessuno la vende in

aeroporto”. Alla parola “Nessuno” credo di

aver assunto una tonalità tra il grigio cenere ed

il verde cirrosi. In ogni caso sono tranquillo

infatti prima del controllo passaporti dico a

Silvia: “Io sto dietro di te perché se passo non

posso tornare indietro. Almeno QUANDO ti

fanno il verbale resto con te”. Da notare che ho

detto QUANDO e non “SE”. Ovviamente se

ne fregano della marca da bollo e Silvia passa

risparmiando i 40€ della stessa.

Dopo un’oretta, delle tre previste di volo, ci

danno un foglietto da consegnare alle autorità

marocchino e che io compilo zelantemente.

Silvia lo nota e mi dice: “Bellinoo, mancano

ancora otto ore di volo e l’ha già compilato…”

Ok, sono ansioso. Chi ha letto gli altri diari lo

sa già, chi non l’ha fatto lo starà scoprendo

ora. Chi mi conosce sa che lo sono sin da

quando ho imparato le lettere e a far di conto.

L’ARRIVO A MARRAKECH

Atterriamo a Marrakech intorno alle 8.40 e

semplicemente guardando fuori dal finestrino

si capisce perché la città venga chiamata “La

città rossa”: tutti gli edifici, comprese le

costruzioni più moderne, sono di colore rosso.

Ad attenderci all’aeroporto c’è il servizio

navetta manato dal Riad, che in circa 15

minuti ci porta a destinazione. Durante il

tragitto abbiamo già la perspicacia di capire

che i motorini sono dei pullman abusivi senza

portiere e finestrini dato che ci sono molti

motorini “Califfo” con 4 persone a bordo

(Guidatore con casco, moglie con figlio in

fasce e bambino più grande sul serbatoio).

Il Riad da noi scelto si chiama “El Sagaya” ed

abbiamo pagato 150€ per tre notti anche se il

prezzo intero sarebbe stato di 300€. I Riad

sono delle tipiche costruzioni caratterizzate da

una corte-giardino centrale su cui si affacciano

mediamente 8-9 camere in stile marocchino.

Veniamo accolti con il classico tè alla menta di

benvenuto che sorseggiamo mentre ci vengono

dati alcuni consigli davanti alla cartina.

Il Riad aveva un’ottima posizione ed era pulito

anche se la colazione lasciava un po’ a

desiderare (caffellatte, succo di arancia, pane,

marmellata e Beghrir, delle frittelline spugnose

molto simili ai pancake) ed il prezzo pieno di

300€ sarebbe stato un po’ eccessivo.

Incredibile come varcata la soglia non si senta

più alcun rumore della vita frenetica che

caratterizza la città. E’ impressionante in

particolare l’utilizzo che viene fatto del

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clacson, anche ogni volta che scatta il verde

per avvertire che stanno per partire!

I GIARDINI MAJORELLE

Senza nemmeno lasciare la valigia in camera

visto che erano occupate lasciamo il Riad e ci

dirigiamo verso i Giardini Majorelle, donati da

Yves Saint Laurent alla città nel 1964. I

giardini sono caratterizzati da colori sgargianti,

piante rare e piante grasse di dimensioni

gigantesche.

L’ingresso costa intorno ai 40dh (4€) e

visitarlo è obbligatorio se si viene a

Marrakech. Prima di tornare verso la Medina

(la parte della città interna alle mura e

patrimonio mondiale dell’UNESCO)

pranziamo al Cafè Bousafsas, dentro i giadini

dove, a 235dh prendiamo:

1 tajine di pollo con cumino, olive e

limoni canditi

1 tajne vegetariana

Pane

Acqua

La Tajine è uno stufato cucinato in un

recipiente di terracotta dalla forma “a trottola”.

Prima di uscire dai giardini si passa dai bagni

che però erano sporchi e quindi non volevamo

lasciare mancia all’addetta. Faccio finta di

cercare degli spiccioli in tasca senza riuscire

però a trovarli. Silvia, non capendo la mia

sceneggiata, esclama: “O un l’avevi presi tutti

te?”. Questo perché al banco del cambio

all’aeroporto lei aveva preso le banconote

mentre io tutti gli spiccioli. Lasciati i giardini

ci dirigiamo verso la moschea dellla Koutubia,

seguendo la strada semplice spiegataci

dall’odioso ragazzo del Riad. Facciamo l’80%

del percorso bene salvo girare a sinistra invece

che a destra e trovandoci spaesati nel dedalo

dei Souq.

A SPASSO NEI SOUQ

Orientarsi è praticamente impossibile anche se

ci sono spesso indicazioni per la piazza

Djelma El Fna.

Nonostante le vie molto strette, ci passa di

tutto: motorini, carretti a mano, carretti trainati

da asini. Spostatevi o vi saliranno sopra! In un

punto sono passati talmente tanti motorini che

sembrava un raduno di Vespe. Per fortuna non

vestivano felpe con la scritta VE-SPA ai lati

della cerniera e non indossavano il casco con il

cerchietto tricolore, permettendoci così di non

sbagliarci.

Camminando per i Souq evitate di seguire i

consigli dei bambini perché sono più bugiardi

di un politico in campagna elettorale e dicono

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che la strada che state imboccando è chiusa e

che per raggiungere la Piazza è necessario

proseguire nella via indicata da loro. Questo

perché vorrebbero accompagnarvi per poi

chiedere dei soldi. Noi sapevamo di questa

birbanteria e non ci siamo fatti fregare.

LA MOSCHEA DELLA KOUTUBIA

Raggiungiamo la bellissima moschea della

Koutubia del XII secolo. Essa prende il nome

(koutubia=libraio) dai 100 librai che vi si

radunarono alla base.

La moschea è visitabile solo esternamente e

nei giardini, almeno che non siate pronti ad

una conversione al volo all’Islam.

Nei giardini veniamo avvicinati da un omino

che ci offre due sfoglie dolci di ben venuto,

che diventano a pagamento non appena sono

nelle nostre mani. Per levarcelo di mezzo ci

accordiamo su un forfait di 13dh invece dei 20

richiesti.

Seguendo verso sud Rue Uqba Bin Nafi (non è

per niente facile trovare i nomi delle vie)

raggiungiamo Bab Agnaou, una delle 20 porte

di ingresso nelle mura per i Gnanoua, gli

schiavi del sultano.

Sebbene sia in pietra, i suoi intarsi lo fanno

sembrare in legno. Fanno da arredamento alla

parte superiore delle porta alcuni nidi di

cicogna.

LE TOMBE DEI SAADITI E LA BAHIA

Oltrepassata la porta ci si trova nella piazza

che ospita la moschea della Kesbah e le tombe

dei Saaditi (visita 10dh), tra cui spicca quella

del sultano Ahmed al-Mansour. Anche le

tombe meritano di far parte di un itinerario di

visita a Marrakech.

Terminata la visita delle tombe ci dirigiamo

verso la Mellah, il vecchio quartiere ebraico.

Lungo il percorso incontriamo la graziosa

Place de Ferblantiers e il Mercato centrale

della Mellah.

Nelle vicinanze si trova anche il bel palazzo

della Bahia, ricco di stucchi, soffitti in legno

intagliato e un cortile pieno di gatti pasciuti

come le statuette del maestro Alberto

Giacometti:

Il palazzo costava 10dh ma tutti, tranne noi

entravano senza pagare. Non c’è bisogno di

dire che la frenesia di pagare fosse la mia.

Torniamo verso la Koutubia dove ci fermiamo

a prendere un tè alla menta ed un caffè.

Stando seduti rilassati abbiamo l’opportunità

di partorire un’idea estremamente brillante:

andare a piedi ai giardini della Menara per

vedere il tramonto. Arriviamo lì esattamente

per il tramonto, peccato però che i giardini

chiudessero due ore prima, rendendo così vana

la nostra camminata di circa 6km. La

passeggiata si conclude finalmente in quella

che è la vera attrazione della città: Place

Djelma el Fna, chiamata da tutti

semplicemente “La Place”.

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15-18 Marzo 2014

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DJELMA EL FNA

Questa piazza è incredibilmente estesa ed è

teatro ogni giorno di spettacoli di acrobati,

incantatori di serpenti, addestratori di scimmie,

tatuatrici all’hennè, venditori di olio di Argan

e di uova di struzzo, venditori di squisite

spremute di arancia e pompelmo.

Camminando per la piazza è anche possibile

incontrare vecchini anziani vestiti con una

tunica con cappuccio, che vendono bottiglie di

plastica da 1L e mezzo di olio di Argan.

Fermandosi poi ai banchini improvvisati che

espongono pasticcini, è possibile usufruire

della promozione per cui ad ogni pasticcino

regalano anche tre mosche ed un’ape da

scacciare soffiando.

Peccato invece non aver provato le rossissime

fragole che vengono esposte e vendute su

carretti presenti ovunque in città.

Tutta la piazza è circondata da bancarelle di

souvenir e terrazze panoramiche da cui avere

una vista a 360° della stessa. All’ora del

tramonto Djelma el Fna viene sgombrata per

far posto ad una miriade di ristoranti con

panche e griglie che servono cucina

marocchina. Nella parte più esterna ci sono

anche i banchini che vendono fumanti

ciotoline di lumache bollite. Ci fermiamo a

mangiare al banchino n°15 (Chez Mohammed)

alzandoci però insoddisfatti per la scarsa

qualità del prodotto. Abbiamo mangiato cous

cous insipido di verdure, Tanjia (agnello

stufato), due panini, due mezzi litri d’acqua e

due coche in bottiglia per 140dh (un po’ meno

di 14 €) in due. Terminatala cena abbiamo

fatto una passeggiata verso il Riad (circa 30

minuti visto che conviene prendere la strada

esterna per non rischiare di perdersi nei souq)

e siamo crollati come due bambini dopo una

mattinata all’asilo, una festa di compleanno

dal vicino di casa e 12 cartoni animati di Walt

Disney di fila.

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15-18 Marzo 2014

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16 MARZO 2014

Ci svegliamo con calma (ovviamente

relativamente ai nostri ritmi indemoniati) e

dopo colazione andiamo verso la piazza per

vederla di mattina ed

assaggiare le ottime spremute per 4dh (40

centesimi!).

IL MUSEO DI MARRAKECH E LA

MEDERSA

Prendiamo a questo punto una stradina verso il

souq (suggeritaci dai poliziotti, sempre gentili

ed unica fonte affidabile al 100% di

informazioni) ed intervalliamo la passeggiata

nei mercati con la visita del bel palazzo che

ospita il museo di Marrakech, della cupola per

le abluzioni della Koubba Ba’Adiyn e

dell’interessante ex-scuola coranica delle

Medersa di Ali Ben Youssef.

Conviene fare il biglietto comulativo per

museo e Medersa al prezzo di 40dh altrimenti

costerebbero tipo 50dh ciascuno. Sempre nelle

vicinanze merita una visita la Maison de la

Photographie, che allestisce all’interno di un

riad una mostra di foto d’epoca marocchine

scattate tra il 1870 ed il 1960.

Prendete due minuti per salire la stretta scala a

chiocciola ed avere una vista di Marrakech

dall’alto. Seguendo i consigli della guida di

Silvia ci fermiamo a mangiare ad una

tavernetta all’aperto sedendoci insieme a due

ragazze olandesi in vacanza.

Il posto si chiama “Chez Abdellay” ed una

volta seduti rilassatevi e dimenticatevi di

ordinare “a la carte”.

Si comincia con insalata marocchina

(pomodori, cetrioli, coriandolo), lenticchie, un

piattino di carne al pomodoro con uovo fritto

sopra, un piatto di carne miste (Brochette di

manzo, agnello, pollo), tè alla menta ed un

litro e mezzo di acqua gassata. Abbiamo

mangiato bene ed il tutto per soli 130dh in due.

A fianco al nostro tavolo ero inoltre seduto un

signore sulla settantina, in giacca e cravatta,

molto distinto. Vedendoci senza tovaglioli

inizia una centrifuga manuale nella propria

tasca e ci dona i suoi tovagliolini. Il tutto “in

cambio” di un bicchiere di acqua gassata.

Andato a buon fine il baratto ci regala anche

una simpatica lezione di lingua dicendoci

come si dice grazie in francese, arabo e

berbero.

A proposito di berbero: il tè alla menta ci è

stato servito chiamandolo “whisky berbero”

come suggeriva la mia guida a cui però non

avevo dato molto credito circa questa battuta.

Dopo pranzo continuiamo la visita dei souq

fermandoci per un Nespresso alla caffetteria

“Un dejeneur a Marrakech” (2-4 Rue

Kennaria, angolo Rue Riad Zitoun el-Jedid) e

dirigendoci poi al museo Dar Si Said che si

trovava nei paraggi.

DAR SI SAID

Le guide considerano questo museo come un

pezzo forte della visita a Marrakech ma

onestamente la collezione è piuttosto misera ed

il museo merita una visita unicamente per

ammirare il palazzo che lo ospita. Qui ci siamo

esibiti in un balletto dentro una sala con delle

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DIARIO DI VIAGGIO | MARRAKECH

bacheche di vetro e ci siamo immaginati che

io, ballettando con la leggiadria di una

sequoia, inciampassi all’indietro e finissi

dentro una di tali vetrine. Terminata la visita

del museo decidiamo che è l’ora di tornare in

piazza Djelma el Fna per vedere il popolarsi

della piazza dalla terrazza “Cafe Le Grand

Balcon” in cui prendiamo una schweppes ed

un succo di mela gassato a 40dh.

Prima che i morsi della fame diventassero

troppo aggressivi e ci dilaniassero, battiamo

tutta la via Mohamed V in direzione di “Place

Abden Moumen Ben Ali” nei pressi della

quale si trova il ristorante “Al Fassia”.

Attraversando Avenue Mohamed V si scopre

un’altra Marrakech, moderna, occidentalizzata

e ricca di hotel, club e banche. Tuttavia la

differenza maggiore la notiamo nella dentatura

delle persone: in questa zona infatti non

servono 3 persone per fare una dentatura

completa di 28 denti e 4 opzionali del giudizio.

RESTAURANT AL FASSIA

Il ristorante Al Fassia (55 Blvd Mohammed

Zerktouni, www.alfassia-aguedal.com)

l’abbiamo scelto seguendo i consigli della

sempre impeccabile trasmissione RAI

Marrakech Quanto Basta e si tratta di uno dei

pochi ristoranti di cucina originale marocchina

nella Gueliz, la città nuova. Lo staff è

interamente femminile, gentilissimo ed

impeccabile. Il ristorante è inoltre arredato con

finezza e gusto. Mangiamo una zuppa

marocchina con pomodoro e carne,

accompagnata da datteri su cui spremere il

limone (accoppiata perfetta), una tajine di

manzo alle cipolle caramellate e pomodoro,

una tajine di agnello alle prugne e mandorle,

un assaggio di pasticceria marocchina, vino

Cabernet Medallion, 1 litro e mezzo di acqua

gassata, tè alla menta. Il tutto a 620dh,

ovviamente molto di più di quanto si paghi

normalmente nella medina. Lasciamo inoltre

50dh di mancia visto il buon servizio. Da

ricordare come tutti fossero vestiti in ghingheri

mentre noi eravamo vestiti più o meno come

Montesano e Pozzetto in “Noi Uomini Duri”.

Terminata la cena ci imbattiamo in una

camminata degna della marcia di Stalingrado

per tornare al Riad a riposarci in vista

dell’ultimo giorno a Marrakech.

17 MARZO 2014

L’HAMMAM DAR EL BACHA

Mi sveglio intorno alle 7.45 per andare

all’Hammam pubblico vicino al Riad. Senza

saperlo l’hammam scelto è il Dar El Bacha, il

più antico della città. Mi avventuro in infradito

con valigetta morbida al seguito contenente il

“kit del piccolo frequentatore di Hammam”:

guanto abrasivo, sapone nero, spazzolina per

capelli. Entro nell’edificio e mi ritrovo in una

stanza fredda, con motorini parcheggiati

dentro ed un omino che mi viene incontro

chiedendomi: “Massage?” “Gommage?”

Dico che non lo so e allora raggiungiamo

l’accordo per lavaggio/massaggio/raschiatura

a 100dh per un’ora. Chiedo però di fare 30-40

ma il prezzo non cambia.

Lascio la roba in un armadietto e mi faccio

accompagnare da un omino curvo, nerissimo e

brizzolato, in una stanza ampia e vuota.

L’omino getta un paio di secchiate di acqua

calda in terra e mi dice di stendermi sul

pavimento. Passano un paio di minuti ed arriva

il massaggiatore, molto somigliante al turco

“Aziz” del film “Mediterraneo”.

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15-18 Marzo 2014

DIARIO DI VIAGGIO | MARRAKECH

Mi battezza con due secchiate d’acqua calda e

mi dice di sedermi a gambe divaricate per la

sessione di massaggi. Sostanzialmente mi fa

scroccare un po’ tutto facendomi letteralmente

soffrire le pene dell’inferno tant’è che ad un

certo punto (quando mi faceva allungare per

toccare le punta dei piedi) avverto conati di

vomito ed inizio a vedere tutto nero inchiostro

di seppia. Con il mio francese stentato dico di

fermarsi perché mi fa male e “je vois tout le

monde noir”.

Passata questa fase in cui ho più volte chiesto

al Creatore di chiamarmi a sé, il resto del

trattamento è rilassante. Finiamo anche a

parlare del film Marrakech Express e mi dice

che Salvatores ha fatto il trattamento massaggi

lì. Finito il massaggio torno al Riad per fare

colazione con Silvia ed andare alle Palmeriae,

l’oasi naturale a 5kn da Marrakech. Chiediamo

al ragazzo “che fa il simpatico” del Riad se ci

potesse chiamare un taxi e ci sentiamo

rispondere: “Ma perché volete proprio andare

alle Palmeriae?”.

Insomma, dopo più volte che ci dice la stessa

cosa capiamo che non è il caso di andarci!

Ci dirigiamo dunque verso Gueliz fermandoci

ad un bar pasticceria molto carina, 16 Cafe, in

Place du 16 Novembre. Prendiamo due caffè e

proseguiamo verso sud lungo Avenue

Mohammed V fino a raggiungere il Cyber

Park.

CYBER PARK ED ENSAMBLE

ARTISANAL

Questo parco immerso nelle palme ha la

caratteristica di essere disseminato di

postazioni per la connessione wifi. Sono molte

le coppiette che vi troviamo e le persone che

sono su internet dal cellulare, riconoscibili

dalla tipica piegatura in avanti sulle panchine e

braccia confluenti tra le due cosce.

Ci dà inoltre l’impressione che sia un punto di

ritrovo per le persone che sono in pausa

pranzo. Davanti al parco, sempre in Avenue

Mohammed V si trova un edificio molto

interessante di cui però avevo ignorato

l’esistenza: l’Ensamble Artisanal.

Si tratta di un centro dell’artigianato dove è

possibile vedere i vari artigiani a lavoro: tra gli

altri abbiamo visto lavorare uno strumento

simile al mandolino ed intagliare con un

seghetto un braccialetto d’argento ( o per lo

meno argentato).

Tra gli artigiani c’è anche una ragazza down

che ci spiega che sia lei l’artefice dei monili

che stavamo osservando e dalla quale

compriamo volentieri un braccialetto d’argento

Page 9: Diario di viaggio marrakech

15-18 Marzo 2014

DIARIO DI VIAGGIO | MARRAKECH

( o per lo meno argentato) a 20dh. Dentro

l’Ensemble Artisanal evitate magari di

mangiare al Cafe Anosfa dove abbiamo preso

due panini alla salsiccia che non avrebbe

mangiato nemmeno Enzo Paolo Turchi dopo

tre mesi digiuno nell’Isola dei Famosi. Che

schifo. Visto che il termometro segna 33 (sì,

trentatre come gli anni di Cristo) gradi,

decidiamo di non farci 5kn per arrivare alla

Menara ma chiamiamo (di solito ti guardano

loro e si fermano sul marciapiede se

interessati) un taxi che ci porta lì per soli 30dh.

I GIARDINI DELLA MENARA

I giardini della Menara si trovano vicino

all’aeroporto (a cui danno il nome) e sono

immersi negli uliveti in cui i turisti cavalcano

(dromedariano?) dromedari la cui unica

presenza di grasso è rappresentata dalla gobba.

Attrazione principale del parco è lo stagno

quadrato con il piccolo edificio che vi si

affaccia. Onestamente dalle foto sembra tutto

più bello però se avete tempo fateci un salto.

Da qui prendiamo un altro taxi accordandoci

su 60dh per portarci al al Teatro Royale,

aspettare dieci minuti che facessimo le foto e

riportarci alla moschea della Koutubia. Il

teatro è un edificio snobbato dalle classiche

rubriche “10 cose da vedere a Marrakech” o

“Da non perdere a Marrakech” etc ma in realtà

è un edificio splendido che unisce lo stile

egiziano all’art-decò.

Una volta fatta una foto anche alla stazione dei

treni di Marrakech ci facciamo portare davanti

alla Koutubia che dista pochi passi dalla

Piazza. Facciamo un giro della piazza guidati

dal suono delle oboi degli incantatori di

serpenti, in quanto andavamo dalla parte

opposta alla provenienza del suono.

Incrociamo anche i venditori d’acqua ed i

ciechi che chiedevano l’elemosina e poi

mettevano la moneta in bocca blaterando

qualcosa per noi privo di significato.

IL SOUQ DELLE OLIVE

Prendiamo una delle vie che portano dalla

piazza ed entriamo nel souq delle olive

(acquistandone tre ciotoline) per poi incontrare

nel nostro percorso anche quello dei tintori, dei

fabbri e degli artigiani del legno.

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15-18 Marzo 2014

DIARIO DI VIAGGIO | MARRAKECH

Tutto il percorso è accompagnato da richiami

da parte dei venditori, da contrattazioni e

perdita del senso di orientamento. Durante la

visita del souq sono stato un paio di volte

apostrofato come “Berbero” in quanto cercavo

di trattare parecchio sul prezzo. Tanto per dare

un’idea: per due magliette ed un paio di

pantaloni da donna volevano 650dh, salvo poi

scendere a 250 e chiudere l’affare. Più roba

prendete e meno pagate, ed il prezzo deve

essere almeno la metà di quello chiesto in

partenza. Usciamo dal souq per un tè alla

menta ed una coca alla “Les Terrasses de

l’Alhambra”, angolo nord-est della piazza

Djelma el Fna. Finita la sosta si riparte per un

altro giro degli interminabili souq (in cui ho

comprato anche il squadernino fatto a mano su

cui ho scritto l’originale di questo diario) dove

vengo preso per il culo da un ragazzo in

quanto sono tifoso del Milan. Rispuntiamo

nella Piazza per un ultimo saluto e per

mangiare una ciotola di lumache da uno dei

tanti ambulanti che ti invitano ad andare da

loro non appena posi gli occhi sul loro

banchino.

Pago 20dh per una porzione anche se non

avevano un gran sapore a dire la verità. Di

positivo c’era che la spurgatura era ottima e

non ho avuto sorprese amare in bocca.

Concludiamo la serata andando a cena presso

“Restaurant Foucould” (Ave el-Mouahidine,

angolo Place de la Foucould) dove con 100dh

viene offerto un banchetto marocchino.

Diciamo che in termini assoluti il cibo non era

eccezionale ma può andare bene come

rapporto qualità prezzo. Facciamo la nostra

mezz’oretta di camminata verso il Riad dove

facciamo l’inventario delle cose acquistate e

prepariamo le valigie in modo svegliarsi senza

pensieri visto che il taxi ci avrebbe aspettato

fuori alle 6.30 a.m.

18 MARZO 2014

Sveglia alle 6 in modo da darci una lavata

veloce come i gatti ed uscire dal Riad dove ci

aspetta il taxi per l’aeroporto.

Arriviamo lì intorno alle 7 e noto

piacevolmente che l’aereo è alle 9.30 e non

alle 9.05 come pensassi. Mi sento ancora più

tranquillo.

In realtà poi partiamo alle ore 10 per arrivare

in Italia allo 13.55 (c’è un’ora in più rispetto al

Marocco). Niente di particolare da segnalare

fino al ritorno in autobus a Firenze, dove il

viaggio si conclude.

CONCLUSIONI

Marrakech è sicuramente una città che merita

di essere visitata, magari inserendola in un tour

del Marocco. La città è molto diversa rispetto

all’occidente, sia in termini architetturali che

culturali ed eno-gastronomici. Tale differenza

è molto più marcata all’interno della Medina

rispetto alla città nuova. Per quanto visto (ma

sottolineo che è solo una percezione) sembra

che il richiamo alla preghiera sia meno

rispettato se confrontato ad Istanbul dove al

canto del Muezzin si vedevano le persone

accelerare il passo ed andare in Moschea. Per

un amante di street-photography non è stato

facile in quanto spesso venivo guardato male

anche se facevo foto da lontano o al contesto.

Cercate quindi di parlare con le persone,

instaurare un dialogo oppure lasciate una

piccola offerta prima di fotografare. Come in

tutti i viaggi consiglio di provare a mangiare

un po’ di tutto, magari evitando solo le

situazioni più estreme, un po’ di pane

accatastato in carretti di legno non ha mai

ammazzato nessuno!

Se invece l’Italia vi sta stretta e volete aprire

un business qui, imparate a riparare due ruote,

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15-18 Marzo 2014

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a cambiare una candela ed a pulire un

carburatore e siete a posto: aprite un’officina

nella Medina e vi garantirete il futuro. Magari,

vista la differenza di mezzi di trasporto, state

attenti a cosa vi portano i clienti per non

rischiare di mettere le redini ad un motorino e

di cambiare il carburatore all’asino!

Viaggiare con Silvia è stato invece bello e

semplicissimo: siamo entrambi due

stakanovisti del viaggio perché ci piace vedere

tutto ciò che c’è da vedere ed anche di più.

Abbiamo riso tanto, scoperto una nuova

cultura ed un nuovo continente, permettendoci

così di tornare più ricchi rispetto alla partenza,

come credo succeda ogni volta che si torna da

un viaggio. Alla prossima avventura.

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APPENDICE: LETTURE E FILM

Questa sezione rappresenta una novità dei miei

diari di viaggio. Visto che durante la mia fase

documentativa e di preparazione al viaggio, ho

sottolineato alcune parti che mi sembravano

interessanti, ho successivamente pensato che

potesse essere carino evidenziarne tre per ogni

libro o film. Ecco il risultato!

“Le voci di

Marrakech” del

premio nobel Elias

Canetti. Si tratta di un

diario di viaggio da

non perdere riuscendo

effettivamente a far

immergere il lettore in

quelli che sono i

suoni, i personaggi e

le emozioni che la

città riesce a regalare. Alcuni estratti (grazie a

mamma che me li ha trascitti, visto che il libro

l’avevo lasciato all’Elba!):

“Quest'anno,quando giunsi a Marra kech,mi trovai

di colpo tra i ciechi.Ciascuno di quei ciechi

tendeva davanti a se, una ciotola di legno per

l'elemosina e,quando un passante gettava qualcosa

in una di queste ciotole,la moneta offerta passava

di mano in mano,tutti la tastavano ,tutti la

saggiavano,finche'uno,questo era il suo compito,la

metteva finalmente in tasca. Tastavano

insieme,cosi'come insieme mormoravano e

gridavano.”

“C'è aroma nei suk,e freschezza, e varietà, di

colori. L'odore,che e' sempre piacevole, cambia a

poco a poco secondo la natura delle merci. Non

esistono nomi,ne insegne,e neppure vetrine. Tutto

ciò, che si vende e' in esposizione.”

“I minareti che si innalzano qua e la non sono

come i nostri campanili. Sono anch'essi slanciati

ma non finiscono a punta,hanno la stessa larghezza

in basso come in alto,e cio, che conta e, la

piattaforma su in cima,da dove giunge l'invito alla

preghiera.Assomigliano. piuttosto a dei fari,nei

quali pero' dimora una voce.”

“Creatura di sabbia” di

Tahar Ben Jelloun. E’ un

libro a tratti coinvolgente

ed a tratti noioso e

confusionario. Descrive

tuttavia un contesto per

cui solo un figlio

maschio può rendere

veramente onore ad un

padre. Un padre che

dopo 7 figlie femmine decide che l’ottava

dovrà vivere come se fosse un maschio. Belle

alcune descrizioni riferite alla piazza:

“Il circo era installato all’uscita della città,

proprio vicino ad una piazza immensa dove i

narratori di storie e gli incantatori di serpenti si

esibivano per anni interi davanti ad un pubblico

numeroso e fedele”

“Gli uomini vantavano con humor le loro

mercanzie. Vendevano spezie di tutti i colori,

babbuce, tappeti, coperte di lana, frutti secchi.

Alcuni gridavano, altri cantavano…”

“Le strade erano disseminate di piccoli venditori e

di vecchi mendicanti. C’era l’arrotino di coltelli

che andava a spasso con la sua mola roatante

montata su una bicicletta e si annunciava soffiando

in una specie di armonica di plastica che faceva un

rumore stridente, riconoscibile da lontano. C’era il

venditore d’acqua, un vecchio uomo curvo che

lanciava un grido lungo e doloroso – tra il lupo

minaccioso e il cane abbandonato – per vantare la

freschezza e i benefici di questa acqua di sorgente

messa in un otre nero che portava di traverso sulla

schiena”

“La Libraia di Marrakech” a cura di Santina

Mobiglio narra la storia

vera di Jamila Hassoun,

che da libraia di

Marrakech inizia a

viaggiare in carovana per

il Marocco in quella che

è una vera libreria

nomade. Essa porterà

libri, storie ed autori a

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popoli e villaggi meno fortunati. Alcune

citazioni:

“Una librari in genere la si immagina seduta

dietro un bancone ad aspettare i clienti. Ma non è

questa la mia storia. Io sono stata impaziente. Sono

sempre stata più interessata a quelli che non

entravano che a quelli che venivano in libreria. E

ho cominciato a cercare di raggiungerli; ad andare

io da loro.”

“La mia fortuna è stata che in casa entravano tanti

libri e quindi in da piccola, appena assolti i compiti

scolastici e casalinghi, potevo immergermi nella

lettura. Un nuovo libreo era sempre il regalo più

atteso. Leggere era per me evadere, fantasticare,

immaginare altre vite possibili”

“I risultati furono interessanti e per certi versi

imprevisti, perché i ragazzi, che dimostravano nel

complesso una scarsa frequentazione di biblioteche

e librerie, quasi sempre assenti nei loro villaggi,

dicevano comunque di apprezzare e di considerare

utili i libri, ma più come una risorsa per la crescita

culturale personale che per la propria riuscita

scolastica.”

“Breve guida illustrata per comprendere

l’Islam”

Una guida di un’ottantina di

pagine, scaricabile in pdf da

internet, che dà una visione

generale sull’Islam, tra cui:

“Le preghiere sono compiute all’alba,

mezzogiorno, metà pomeriggio, al tramonto e di

notte”

“I musulmani recitano 5 preghiere al giorno. Ogni

preghiera dura pochi minuti..”

“Quali sono i 5 pilastri dell’islam?

La testimonianza di fede

Preghiera

Fare Zakat (Sostegno del povero)

Osservare il digiuno durante il mese di

Ramadan

Il pellegrinaggio alla Mecca”

“Marrakech Express”

di Gabriele Salvatores.

Questo film racconta il

viaggio di 4 amici

trentenni milanesi che

attraversano il Marocco

per riscattare l’amico

Rudy, detenuto là per

possesso di droga.

Alcune frasi celebri:

“Non ti rovini i denti con tutta quella cioccolata? -

Ma ho un amico che è dentista! - Cioè, uno che ha

un amico dentista allora si deve rovinare i denti. E

se io avessi un amico patologo cosa dovrei fare?".”

“A noi ci ha rovinato il cristianesimo, come

cultura. Una volta avevamo le terme, i massaggi...

Adesso cosa abbiamo? Le pizzerie"

"Non bastano tutti i cammelli del deserto per

comprarti un amico"