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Il complesso delle Terme di Diocle- ziano, il più grande dell’antica Roma, venne edificato,tra il 298 ed il 306 d.C., da Massimiano,in onore di Diocleziano, per servire una zona densamente popo- lata all’estremità dei colli Quirinale,Vi- minale ed Esquilino.Si sviluppava su una superficie di circa 14 ettari secondo uno schema canonico per i complessi ter- mali, derivato da quelli di Traiano e di Caracalla, che prevedeva una disposi- zione simmetrica dei vari ambienti ri- spetto all’asse principale, quello minore, dell’edificio. (1) Le Terme di Diocleziano costituiscono uno degli esempi più si- gnificativi dell’espressione della spazialità tardoromana affermatasi attraverso l’im- piego di quegli elementi lessicali, quali l’arco, la volta e la cupola, che daranno forma ad un originale linguaggio archi- tettonico. Come noto, in contrapposi- zione con il sistema trilitico della tradi- zione greca, l’architettura imperiale, adottando tali schemi costruttivi e ri- correndo alla tecnica dell’opus coementi- cium, esalta la funzione delle masse por- tanti e risolve il problema statico attra- verso una nuova articolazione planime- trica in cui contrafforti, membrature, nicchie ed esedre diventano parte inte- grante dell’organismo edilizio. Questi elementi, dapprima inseriti all’interno dello spessore murario, diventano suc- cessivamente ambienti affiancati a for- mare una sequenza spaziale che rappre- senta la migliore manifestazione di quella volontà romana di ‘conquistare’lo spazio interno, inteso quale fondamento Claudio Renato Fantone* Fotografie Andrea Ieomolo dell’espressione artistica. Come acuta- mente rileva Sergio Bettini “l’accento dell’architettura romana è posto non sul- l’elemento, alla maniera greca, ma sul le- gamento,cioè sull’unità complessiva della fabbrica”. (2) Ne scaturisce,pertanto,l’im- magine di uno spazio unitario, dilatato e definito attraverso la superficie continua dei muri e delle coperture voltate. (3) È possibile riscontrare che le Terme diocle- zianee, nel corso dei secoli successivi al loro abbandono,avvenuto a seguito delle invasioni barbariche verso la metà del VI secolo d.C., hanno mostrato, probabil- mente per le loro caratteristiche morfo- logiche e costruttive,una certa ‘predispo- sizione’ alle trasformazioni funzionali di diverse porzioni. Le più note sono la chiesa consacrata al culto della Madonna degli Angeli e alla memoria dei martiri cristiani, realizzata su progetto dell’ormai anziano Michelangelo nel 1562, la an- nessa Certosa,i Granari di Gregorio XIII (1575),ampliati da PaoloV (1609),la cap- pella dedicata a Sant’Isidoro, protettore delle messi (1754), e le Olearie, i depositi dell’olio dell’Annona Pontificia ricavati da Clemente XIII (1764) all’interno dei Granari Gregoriani. Con la destinazione, nel 1889, a sede del Museo Nazionale Romano, ebbe inizio per il complesso delle Terme, con l’attigua Certosa, quel processo di valorizzazione del monu- mento che è proseguito fino ai giorni nostri. (4) Il progetto di recupero e di ade- guamento funzionale ha interessato di- versi ambienti di grande suggestione: l’Aula Ottagona, coperta con una cupola ad ‘ombrello’ (ex Planetario), (5) la cap- pella di S.Isidoro (demolita insieme ai Granari Pontifici negli anni ’40, per iso- lare le strutture termali secondo la cultura dell’epoca), le Olearie e le Grandi Aule sul lato nord-occidentale del complesso. In futuro si prevede la riunificazione fra l’area archeologica occidentale e quella centrale, oggi separate da via Cernaia, ed il riuso della parte superiore dei Granari Gregoriani (attualmente occupati dalla Facoltà di Lettere della IIIª Università) come laboratori di restauro, magazzini visitabili e strutture di supporto al museo. 10 CIL 78 giovanni bulian Interventi di restauro e di progettazione museale nel complesso delle Terme di Diocleziano Progetti Pianta e, nella pagina a fianco, vista dell’interno dell’Aula Ottagona.

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Il complesso delle Terme di Diocle-ziano, il più grande dell’antica Roma,venne edificato, tra il 298 ed il 306 d.C.,da Massimiano, in onore di Diocleziano,per servire una zona densamente popo-lata all’estremità dei colli Quirinale,Vi-minale ed Esquilino.Si sviluppava su unasuperficie di circa 14 ettari secondo unoschema canonico per i complessi ter-mali, derivato da quelli di Traiano e diCaracalla, che prevedeva una disposi-zione simmetrica dei vari ambienti ri-spetto all’asse principale, quello minore,dell’edificio.(1) Le Terme di Dioclezianocostituiscono uno degli esempi più si-gnificativi dell’espressione della spazialità

tardoromana affermatasi attraverso l’im-piego di quegli elementi lessicali, qualil’arco, la volta e la cupola, che darannoforma ad un originale linguaggio archi-tettonico. Come noto, in contrapposi-zione con il sistema trilitico della tradi-zione greca, l’architettura imperiale,adottando tali schemi costruttivi e ri-correndo alla tecnica dell’opus coementi-cium, esalta la funzione delle masse por-tanti e risolve il problema statico attra-verso una nuova articolazione planime-trica in cui contrafforti, membrature,nicchie ed esedre diventano parte inte-grante dell’organismo edilizio. Questielementi, dapprima inseriti all’internodello spessore murario, diventano suc-cessivamente ambienti affiancati a for-mare una sequenza spaziale che rappre-senta la migliore manifestazione diquella volontà romana di ‘conquistare’lospazio interno,inteso quale fondamento

Claudio Renato Fantone*

FotografieAndrea Ieomolo

dell’espressione artistica. Come acuta-mente rileva Sergio Bettini “l’accentodell’architettura romana è posto non sul-l’elemento, alla maniera greca,ma sul le-gamento,cioè sull’unità complessiva dellafabbrica”.(2) Ne scaturisce,pertanto,l’im-magine di uno spazio unitario, dilatato edefinito attraverso la superficie continuadei muri e delle coperture voltate.(3) Èpossibile riscontrare che le Terme diocle-zianee, nel corso dei secoli successivi alloro abbandono,avvenuto a seguito delleinvasioni barbariche verso la metà del VIsecolo d.C., hanno mostrato, probabil-mente per le loro caratteristiche morfo-logiche e costruttive,una certa ‘predispo-sizione’ alle trasformazioni funzionali didiverse porzioni. Le più note sono lachiesa consacrata al culto della Madonnadegli Angeli e alla memoria dei martiricristiani, realizzata su progetto dell’ormaianziano Michelangelo nel 1562, la an-nessa Certosa,i Granari di Gregorio XIII(1575),ampliati da Paolo V (1609),la cap-pella dedicata a Sant’Isidoro, protettoredelle messi (1754),e le Olearie, i depositidell’olio dell’Annona Pontificia ricavatida Clemente XIII (1764) all’interno deiGranari Gregoriani.Con la destinazione,nel 1889, a sede del Museo NazionaleRomano, ebbe inizio per il complessodelle Terme, con l’attigua Certosa, quelprocesso di valorizzazione del monu-mento che è proseguito fino ai giorninostri.(4) Il progetto di recupero e di ade-guamento funzionale ha interessato di-versi ambienti di grande suggestione:l’Aula Ottagona,coperta con una cupolaad ‘ombrello’ (ex Planetario),(5) la cap-pella di S.Isidoro (demolita insieme aiGranari Pontifici negli anni ’40, per iso-lare le strutture termali secondo la culturadell’epoca), le Olearie e le Grandi Aulesul lato nord-occidentale del complesso.In futuro si prevede la riunificazione fral’area archeologica occidentale e quellacentrale, oggi separate da via Cernaia, edil riuso della parte superiore dei GranariGregoriani (attualmente occupati dallaFacoltà di Lettere della IIIª Università)come laboratori di restauro, magazzinivisitabili e strutture di supporto al museo.

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giovanni bulian

Interventi di restauro e diprogettazione musealenel complesso delleTerme di Diocleziano

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Pianta e, nella pagina a fianco, vista dell’internodell’Aula Ottagona.

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L’architetto Giovanni Bulian, che dacirca venti anni opera all’interno di que-sto importante monumento, con i suoiinterventi ha mostrato di saper interpre-tare ed esaltare il carattere unitario dellospazio romano sopra citato attraverso ildialogo moderato con strutture mo-derne, le cui geometrie e ‘trasparenze’costruttive animano, senza annullarla, lacentralità della costruzione.Pur se l’obiettivo primario è stato laconservazione integrale del monumen-to, su cui leggere il passaggio della storiaattraverso gli interventi eseguiti neltempo, Bulian si dimostra un architettocapace di testimoniare con sensibilità ediscrezione la propria contemporaneità,inserendo elementi di nuova progetta-zione secondo la logica della reversibi-lità delle opere.Nell’Aula Ottagona, ad esempio, pre-scelta per esporre il materiale scultoreo– una ventina di statue in bronzo emarmo,provenienti dalle più importantiterme imperiali di Roma e da Cirene –la soluzione di mantenere alcuni segnidelle trasformazioni più recenti, quali la

leggera struttura geodetica a magliatriangolare dell’ex Planetario, sostenutada una trave in ferro a U circolare e da24 colonnine in ferro, oltre a definirefunzionalmente un anello perimetrale dipercorsi, contribuisce a rafforzare, con lasua geometria, il senso unitario dell’am-biente. Ad esso concorrono anche altrielementi progettuali, fra cui la mirabilepavimentazione in lastre di peperino, se-gnata da forti giunti secondo un disegnoa raggiera composto da corone circolaridi dimensioni costanti.(6) Il materialetradizionale impiegato,differenziato cro-maticamente dal fondale in laterizio,e lageometria del cerchio generano unpiano ‘neutro’ per l’esposizione dellesculture e,al tempo stesso,centripeto conil fuoco nell’apertura ottagonale realiz-zata nel centro del pavimento e chiusacon un cristallo stratificato. Proiezioneideale dell’occhio centrale della cupolaromana, essa crea, con la sua trasparenza,una comunicazione visiva con le strut-ture archeologiche sottostanti e sembrarafforzare quell’asse simbolico fra cielo eterra,particolarmente sentito nel mondo

antico.(7) Questa apertura svolge ancheun’altra importante funzione confer-mando la validità di una progettazioneche, in maniera organica, mediante stu-diate soluzioni architettoniche, risolve ledifficoltose problematiche impiantisti-che. Lungo il suo perimetro è dispostauna griglia necessaria alla ripresa dell’a-ria dalla grande aula, che avviene permezzo di un estrattore posto nel livelloinferiore. L’aria di rinnovo della salaviene distribuita mediante una canaliz-zazione posta tra il rinfianco delle voltedi sostegno del pavimento e il piano diallettamento della pavimentazione. Dalcondotto si dipartono collegamenti ai pi-lastri cavi in ferro che sostengono lastruttura geodetica, sulla cui sommità, aldisopra del capitello in ghisa, sono posi-zionate le bocchette di mandata dell’aria.Anche l’impianto elettrico passa entroappositi cavedi che si inseriscono nel di-segno del pavimento per poi risalire at-traverso le colonne cave e, seguendo legeneratrici della cupola geodetica, ali-mentare i binari elettrificati su cui sonoapplicati gli apparecchi illuminanti dellesculture esposte.Tramite una scala metallica è possibileraggiungere l’area archeologica infe-riore,caratterizzata da una stratificazionedi strutture di età predioclezianea e dio-clezianea.È stato progettato un percorsocostituito da passerelle, quasi totalmentesvincolato dalle strutture romane e dallevolte cinquecentesche dei Granari so-prastanti. I nuovi piani attraversano inmodo aereo gli ambienti, sostenuti in al-cuni punti da tiranti in acciaio vincolatialla sommità delle volte. La pavimenta-zione delle passerelle è costituita da zoneopache,(8) in corrispondenza delle mu-rature o dei resti delle volte predioclezia-nee, e da zone trasparenti, in cristallostratificato, sopra le aree più significativeper la presenza di reperti.Dalla passerella centrale,lunga 10 m,si hala visione globale dello scavo e si puòpercepire, attraverso l’apertura ottago-nale ritagliata nella volta cinquecentesca,la dimensione reale dell’aula termale.Mentre nell’aula superiore è stato sceltoAula Ottagona. Veduta dall’alto della pavimentazione della sala.

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strutture romane

strutture sec. XVI-XVII

strutture sec. XVII-XVIII

murature romaneparzialmente demolite

proprietà ecclesiastica

proprietà soprintendenza

fognatura età Diocleziano

Scorcio dell’interno dell’Aula Ottagona.

Planimetria generale con le zone interessatedagli interventi(elaborazione CarmeloLa Micela, S.A.R.).

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un sistema di riscaldamento a pannelliradianti a bassa temperatura, protettodalla pavimentazione,nell’ambiente in-feriore si è ricorso a ventilconvettoriposizionati al di sotto delle passerelleche, insieme all’aria forzata ripresa dal-l’ambiente superiore, assicurano untrattamento ottimale evitando la con-densa sulle superfici vetrate.È stata particolarmente curata l’illumi-nazione naturale della grande aula ap-plicando sulle estese vetrate, che chiu-dono le originarie aperture romane,una pellicola traslucida in grado didiffondere uniformemente la luce pervalorizzare al meglio la qualità dellospazio e delle opere scultoree esposte.L’adiacente aula, ex cappella di S.Isi-doro,(9) di pianta quadrata e copertacon volta a crociera, è stata concepitacome ingresso all’area archeologica oc-cidentale: uno spazio di informazionemultimediale per conoscere la com-plessa stratificazione delle strutture sot-tostanti e da utilizzare anche per mostretemporanee,piccole conferenze e semi-nari.Qui Bulian dinamizza l’ambiente me-diante due semplici operazioni archi-tettoniche: il taglio lungo la diagonaledella pianta del solaio del livello supe-riore e la configurazione della scala so-spesa con tiranti a ventaglio fissati allatrave reticolare della nuova struttura so-prastante.Dal livello di ingresso, tramitela scala si discende a un livello inferioreove è sistemata, in forma permanente, la

mostra Sacellum Herculis.(10) Anche aquesto livello, Bulian realizza zone dipiano trasparenti per consentire la visi-bilità delle strutture sottostanti e quindi‘sentire’ l’unità dell’ambiente.Tramiteuna scaletta si raggiungono e si possonovisitare tali strutture che comprendonomurature di edifici di età predioclezia-nea e altre appartenenti ai granai sei-centeschi.

I lavori di musealizzazione di questiambienti sono stati, naturalmente, pre-ceduti da importanti opere di restauro.Ad esempio, nell’Aula Ottagona si èdovuto risolvere una serie di problemirelativi alla conservazione della superfi-cie dell’intradosso. La volta, originaria-mente, era regolarizzata da un rivesti-mento di tegole,necessario per una mi-gliore adesione dell’intonaco, connessealla volta mediante un chiodo forgiatocementato.“Poiché gran parte di questielementi – riferisce l’arch. Bulian - ri-sultavano staccati dalla superficie, si èprovveduto a fissarli nuovamente me-diante perni a vite di ottone e succes-sivo riempimento delle parti retrostanticon iniezioni di boiacca di cementofluida. La testa dei perni è stata quindioccultata mediante stuccatura di pol-vere di mattone. È stato anche necessa-

rio un intervento di consolidamentodelle malte che risultavano impoveritee delle superfici che si presentavanopolverulente con distacco di elementidi piccole dimensioni. Si è procedutoalla perforazione della volta (con tra-pano antivibrante) e successivo inseri-mento di tubi di iniezione, spazzola-tura, spolveratura e soffiatura con aria apressione delle superfici interessate,iniezione di resina a due componentifino alla saturazione del foro. Si è cosìottenuto il consolidamento di uno‘strato’ consistente del materiale costi-tuente la volta e successivamente dellasuperficie intradossale nella parte piùcritica”.Relativamente al livello inferiore sonostati consolidati sia gli otto pilastri(11) -eseguendo integrazioni del paramentoin mattoni arretrate rispetto all’origi-nale per permettere la leggibilità del-l’intervento - che le volte seicentesche.Su queste ultime sono state effettuateperforazioni perpendicolari all’estra-dosso e inclinate all’imposta, seguitedall’inserimento di imperniature dicollegamento, da iniezioni di un impa-sto di resine epossidiche ed inerti op-portunamente dosati e costituiti daquarzi per avvicinare le caratteristichedel materiale iniettato a quelle del ma-

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Pianta del livello inferiore dell’Aula Ottagona.

Veduta dei passaggi sopra le strutture archeologiche.

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teriale originario delle volte. Successi-vamente si sono realizzate delle nerva-ture armate poste all’estradosso e unacappa di calcestruzzo, previa applica-zione di aggrappante epossidico. “L’in-tervento strutturale – spiega Bulian -,così contenuto nello spessore origina-rio, ha restituito capacità portante aglielementi voltati senza snaturarli nésvuotarli dell’originario valore e capa-cità resistente. Si sono colmati i rinfian-chi delle volte (ad eccezione delle zonedi passaggio delle canalizzazioni del-l’impianto di condizionamento) me-diante calcestruzzo alleggerito con ar-gilla espansa. Le porzioni di volta, de-molite durante i precedenti vari inter-venti,non sono state integrate se non incasi di piccole mancanze o tagli.Tali ‘oc-casioni’ sono state utilizzate per consen-tire la rilettura dei diversi livelli presentinell’aula, con la ‘trasparenza’ di alcunezone,e il passaggio delle varie canalizza-zioni degli impianti, evitando ulterioritraumi alle strutture”.Opere di restauro sono state svolte an-che sul paramento murario della facciatad’ingresso e di quella laterale (prospi-ciente via Parigi) dell’Aula Ottagonache presentavano alcuni tratti lesionati.Questi sono stati ricuciti al nucleo ce-mentizio tramite perforazioni ed imper-neazioni ed è stato risanato il cornicionedelle due facciate, protetto con lastre dipiombo per evitare dannose infiltrazionidi acqua piovana.Sono state eseguite in-tegrazioni del paramento murario ori-ginario utilizzando mattoni sabbiati,po-sti in sottosquadro, allettati con malta digrassello di calce e pozzolana. Le super-fici sono state poi lavate con nebulizza-zioni d’acqua.Per quanto concerne l’aula di S.Isidoro,le opere di restauro hanno compreso ilrifacimento delle coperture, la bonificadelle sommità delle murature e il loroconsolidamento.I lavori più recenti comprendono il re-cupero degli ambienti delle Olearie, ingran parte occupati dall’attuale edificiouniversitario,e delle Grandi Aule situatenel settore nord-occidentale delle Terme.

La sistemazione delle Olearie è parteintegrante dell’ipotesi progettuale glo-bale che prevede l’accesso da piazza del-l’Esedra (oggi della Repubblica) – attra-verso il portale di Clemente XIII, adia-cente alla basilica di S.Maria degli Angeli–, da un lato alle Olearie e al livello in-feriore dell’Aula Ottagona e dall’altroalle Grandi Aule adiacenti alla basilica eall’area archeologica occidentale, con-sentendo in tal modo al visitatore la‘comprensione’ delle strutture termali edei Granari Pontifici. L’intera zona, se-condo il progetto, dovrebbe essere poicollegata – con l’eliminazione del primo

tratto di via Cernaia – alla parte centraledel Museo Archeologico.Per le Olearie,pensate in primo luogo come museo dise stesse, è stata prevista anche una desti-nazione espositiva di reperti pertinentil’originaria funzione: materiali fittili,quali lucerne, vasi, dolii ecc.Per valorizzare questo spazio architetto-nico, caratterizzato da una sequenza divolte sostenuta da grandi pilastri, ricavatianche con il taglio delle strutture termalioriginarie, sono state adottate soluzioniprogettuali già applicate con successonegli interventi sopra descritti. Si tro-vano,infatti,zone di pavimentazione tra-

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Scorcio dal livello inferiore dell’apertura centrale ritagliata nella volta cinquecentesca.

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sparenti per consentire la visibilità siadelle murature dioclezianee che delleimponenti pareti di ambito dei pozzidell’olio.Questi ultimi sono stati illumi-nati internamente, per offrire una mi-gliore percezione delle loro notevoli di-mensioni,(12) mediante un sistema di fi-bre ottiche, ottimale sia per le proble-matiche connesse alla conservazione peril tipo di luce emessa, sia per la facilità dimanutenzione e per il risparmio ener-getico. Per Bulian, il riuso del monu-mento ha come scopo primario la suarivitalizzazione evitandone l’‘imbalsa-mazione’ e ciò comporta l’inserimentodi elementi-‘segni’ aventi valore funzio-nale ma soprattutto architettonico.Per lavalorizzazione e la promozione,a livellointernazionale, degli interventi di ri-strutturazione dell’intera area museale èstato ipotizzato l’impiego delle Oleariecome spazio-sfondo per le rappresenta-zioni di famosi artisti contemporanei ca-paci di operare con le nuove tecnologie.“Le installazioni – spiega Bulian – si po-tranno attivare mediante l’azione di leg-gerissimi sensori e sarà possibile esplo-rare la dimensione classico-mitologicaattraverso gli scenari immaginari creatidalle tecnologie moderne.L’oscillazionetra reale e immaginario crea una dialet-tica con l’ambiente e lo spazio, ridefi-nendolo in senso emotivo e fantastico:una vera e propria ‘opera totale’, l’uto-pia dell’avanguardia storica, oggi realiz-

zabile con le tecnologie nella creazionedi una dimensione teatrale in cui lospettatore è un soggetto che si confrontacon un nuovo mondo da vedere, ascol-tare, esperire con rapimento, un mo-dello di universo in cui circolano conti-nui scambi tra reale e virtuale, dove l’o-pera diventa espressione dell’arte allostato puro”.Una visione rinnovata, dunque, dellafruibilità degli spazi antichi che auspica,attraverso la dialettica tra archeologia,architettura e arte contemporanea, l’e-mergere di nuovi stimoli ed emozioni.L’interpretazione dello spazio romano el’attenzione a realizzare soluzioni fun-zionali che non ne snaturino la qualitàcaratterizzano anche gli interventi ope-rati da Bulian nell’ambito dell’allesti-mento museale delle Grandi Aule delsettore meridionale delle antiche Terme,destinate a esposizioni temporanee.Alla continuità qualitativa dell’anticospazio architettonico, si accompagnaquella dell’idea progettuale che emergeattraverso soluzioni e scelte tecnicheanaloghe a quelle già attuate negli inter-venti precedenti.Le linee guida vengono tracciate da Bu-lian in occasione dell’allestimento mu-seale della mostra “L’archeologia a Roma:materia e tecnica nell’arte antica”, soprat-tutto nella sistemazione dell’Aula XI,una sala a pianta rettangolare allungata,probabilmente utilizzata come cisternain epoca tarda, come suggerisce il suopiano inclinato in opus signinum.(13)

Per risolvere il problema del piano obli-quo con le relative difficoltà di utilizza-zione e percorrenza,è stato realizzato unpavimento sopraelevato, interamentesmontabile, concepito in maniera mul-tifunzionale secondo un reticolo modu-lare. Il disegno regolare, che ben si ac-corda con la geometria della sala, è ta-gliato longitudinalmente da due fascecentrali che contengono le canalizza-zioni degli impianti.Il riscaldamento ambientale è risoltomediante ventilconvettori alloggiati aldi sotto del pavimento, isolati dal pianoantico, e da bocchette di immissione di

aria calda disposte lungo i lati.Anche inquesto caso, le zone di pavimentoopaco, realizzate con vassoi in lamierariempiti con getto di cemento con fini-tura superficiale in resina caricata coninerti, sono interrotte da fasce di calpe-stio trasparenti,per consentire la vista delpavimento antico.La struttura modularedei vassoi consente di poter ancorareelementi espositivi secondo le diversenecessità. La stessa flessibilità richiestaper l’impianto di illuminazione, insiemeall’esigenza di svincolarlo sia dall’altacopertura che dalle pareti, hanno deter-minato la scelta di realizzare un sistemaintegrato che nasce dal pavimento. Se-condo una griglia modulare multipla diquella di base del pavimento, sono statedisposte lungo i lati due coppie di co-lonne binate in ferro tra cui sono distesidue cavi in rame, conduttori di elettri-cità a basso voltaggio, sui quali è possi-bile applicare, secondo le necessità, leapparecchiature illuminanti.In conclusione, gli interventi sopra illu-strati si caratterizzano per la loro forte va-lenza progettuale nell’ambito dei lavoridi restauro e di valorizzazione del monu-mento, mantenendo la vocazione a rea-lizzare un sistema museale aperto e senzatrascurare l’aspetto della godibilità daparte del visitatore delle opere esposte. ¶

Pianta dell’Aula di S.Isidoro. Livello superiore.

Qui, e nella pagina a fianco: Aula di S.Isidoro. Scorciodal livello superiore con la scala di collegamento eveduta interna con i vari livelli comunicanti.

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Note

1. Il recinto perimetrale misurava circa 376x361m con un’ampia esedra in corrispondenza dellato sud. L’edificio termale che sorgeva al cen-tro misurava circa 250x180 m e comprendevala natatio (circa 2500 m2) fiancheggiata sui latiminori da portici e sul lato sud da una artico-lata facciata, il frigidarium, una grande aula co-perta con volta a triplice crociera, il tepidarium,una sala circolare con due nicchioni coperta a

cupola, il calidarium, una sala a pianta rettango-lare con absidi al centro di ciascun lato copertacon volta a triplice crociera. Numerosi altriambienti erano disposti lungo le ali laterali delcomplesso.Si dice che l’impianto potesse essereusufruito contemporaneamente da circa 3000persone.2.Sergio Bettini,Lo spazio architettonico da Romaa Bisanzio, ed. Dedalo, Bari, 1978.3. Il complesso di Dioclezianeo, come altri edi-fici civili, è stato realizzato in opus coementicium

rivestito da cortine di mattoni con piani di posadi rinforzo costituiti da bipedali con i qualisono stati realizzati anche gli archi degli ampifinestroni e delle porte e i pavimenti degli am-bienti riscaldati a ipocausto. Le volte presen-tano nervature in mattoni e conglomerato inframmenti di tufo e pomice, per alleggerire icarichi, mescolati a calce. Mosaici, stucchi e ri-vestimenti in marmo costituivano il ricco ap-parato decorativo.4. Le Terme, insieme ad altre sedi espositive di-

Progetto di unificazione delle aree archeologiche con, in evidenza, il collegamento tra Aula Ottagona e Olearie (elaborazione: Carmelo La Micela, S.A.R.).

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slocate nel centro storico della Capitale, fannoparte di un sistema museale destinato ad illu-strare la storia integrale dello sviluppo di Romae del suo territorio,dalla protostoria fino al me-dioevo. Negli ambienti delle Terme di Diocle-ziano è stata prevista l’esposizione della deco-razione artistica delle Terme Imperiali, ritratti,rilievi e materiali funerari, oltre alla sistema-zione di un settore protostorico e un settoreepigrafico-antiquario.5. Probabilmente era un ambiente destinato afrigidarium minore. Di forma quadrata all’e-sterno, è ottagonale internamente con dilata-zioni angolari ottenute mediante quattrograndi nicchie semicircolari. La cupola origi-nale è composta da otto elementi a unghia sfe-rica raccordati da un anello superiore di formaottagonale. Originariamente la volta era rive-stita da stucchi e le pareti avevano rivestimentiin marmo e stucco. Nel 1928 nella sala venneinstallato un planetario,ovvero un proiettore ingrado di rappresentare su una cupola-schermogli aspetti e i moti dei corpi celesti.6. La pavimentazione in peperino, che va dal-l’occhio centrale alle murature perimetrali, èinterrotta da una fascia circolare, realizzata congetto di resina caricata con inerti di opportunadurezza, in corrispondenza delle colonne di so-stegno della struttura geodetica.7. Il piano dell’attuale pavimento dell’Aula Ot-tagona è sostenuto da quattro grossi pilastri

quadrangolari e dalle volte cinquecentesce. Lestrutture originarie di fondazione dell’AulaOttagona, in opera laterizia, sono visibili lungotutto il perimetro dell’ambiente.8. Sono formate da vassoi modulari metalliciriempiti in cls. armato con rete elettrosaldatacompletati da getto di resina caricata con inerti.9. In origine costituiva uno degli ingressi allazona centrale delle Terme, in corrispondenzacon la palestra occidentale.10.Vi sono esposte delle sculture rinvenute inun piccolo luogo di culto dedicato a Ercolescoperto a Trastevere nel 1889.11. Il consolidamento in alcuni casi è stato at-tuato con perforazioni e introduzione di barread aderenza migliorata, successive iniezioni,collegamento di rete elettrosaldata, necessariaper la cerchiatura del pilastro, e rivestimentocon intonaco a rena e cemento di spessore op-portuno; in altri casi realizzando sottofonda-zioni mediante l’esecuzione di micropali.12. I pozzi, di forma ellittica, hanno un diame-tro maggiore di 5,20 m, diametro minore di4,00 m e altezza di 6,50 m e potevano conte-nere ognuno 44.000 litri d’olio.13.Deriva il suo nome dalla città di Signa (Segni),da cui è ritenuto originario. È un rivestimentoimpermeabile, comunemente denominato coc-ciopesto, composto da frammenti fittili e maltafine ben battuta,impiegato per i pavimenti di cor-tili e terrazze, per le pareti delle cisterne ecc.

Scheda tecnica

Restauro e allestimento Aula Ottagona e di S.IsidoroProgetto e D.L.: Giovanni BulianStrutture: Enzo Cartapati, Guido LenziRilievi e coll.: Marzio Fulloni, Giorgio PalaImpianti: Luciano Lucidi, Adalberto BiasiottiImpresa: Celsi Ulderico S.r.l., P.A.T.

Restauro murature esterne Aula OttagonaProgetto e D.L.: Giuseppe D’OttaviRestauratore: Renato PenninoImpresa: Celsi S.r.l.

Restauro e allestimento OlearieProgetto e D.L.: Giovanni BulianStrutture: Enzo CartapatiRilievi e coll.: Marzio Fulloni, Giorgio PalaImpianti: Luciano Lucidi, Nicola CalistroniImpresa: Celsi Ulderico S.r.l.

Restauro e allestimento Grandi AuleProgetto e D.L.: Giovanni BulianStrutture: Enzo CartapatiRilievi e coll.: Candida De Amicis, Giovanni PalaImpianti: Sitercon S.r.l., Marronaro S.r.l.Impresa: Celsi Ulderico S.r.l., SO.V.ED S.r.l.

Nella pagina a fianco:scorcio delle Olearie.

Pianta dell’allestimento delleGrandi Aule in occasione dellamostra “L’archeologia a Roma:materia e tecnica nell’arte antica”.

Veduta di un ’allestimentoin una delle Grandi Aule.

Si ringrazia l’arch. Giovanni Bulian per la docu-mentazione e le informazioni gentilmente fornite.

* Professore a contratto della Facoltà di Architetturadell’Università degli Studi di Roma Tre.