Dante e la Scienza
INAF – OsservatorioAstrofisico di CataniaMaurizio Ternullo
Associazione culturale Pramantha Decollatura 10 maggio 2014
Andrea di Bonaiuto (ca. 1320dopo 1377): Il trionfo di S. Tommaso S. Maria Novella o Cappellone degli Spagnoli (136567)
Aritmetica Geometria Astronomia Musica Dialettica Retorica Grammatica Pitagora Euclide Tolomeo Tubalcain Pietro Isp. Cicerone Prisciano Sole Giove Saturno Marte Mercurio Venere Luna
.
Le arti del trivio e del Quadrivio formano un'unica forma di sapere che dalle nozioni elementari (la Grammatica) raggiunge le forme universali e celesti (Astronomia), simboleggiando l'itinerario terreno e spirituale dell'uomo, che dalla molteplice realtà dei fenomeni aspira, attraverso la progressiva unificazione delle conoscenze, all'intuizione dell'ultima unità, assoluta, eterna e immutabile
Dal Convivio L'Aritmetica, come fa il sole per tutti gli altri pianeti, illumina
di sé le altre scienze, però che li loro subietti sono tutti sotto alcuno numero considerati, e ne le considerazioni di quelli sempre con numero si procede
La Geometria ... è sanza macula d'errore e certissima così come Giove intra tutte le stelle bianca si mostra. L'Astrologia... richiede più lungo studio ne lo apprendimento, ma più che alcuna de le sopra dette è nobile e alta per nobile e alto subietto - che è de lo movimento del cielo - e per la sua certezza, la quale è sanza ogni difetto, si come quella che da perfettissimo e regolatissimo principio viene
Prodromi della scienza moderna (XIXVI secolo)L'approccio verso ogni aspetto della realtà diventa sempre più preciso: è un atteggiamento che prelude al fiorire della scienza:– l'accresciuto livello delle attività economiche richiede servizi di
deposito e di credito; nascono le prime grandi banche; si diffonde la conoscenza dell'aritmetica; si creano i suoi simboli (+,,= etc.);
– mercanti e viaggiatori intraprendono grandi viaggi (Marco Polo, I fratelli Vivaldi); si disegnano mappe a grande scala
– Si costruiscono orologi per uso liturgico e astronomico; – Si inventano strumenti più efficienti per macinare il grano:
mulini ad acqua e a vento; si risolvoni i problemi meccanici relativi alla trasmissione del movimento tra gli assi dei mulini;
– la pittura: Giotto dipinge con aderenza nuova alla realtà, cercando una resa fedele e razionale della figura umana
Cimabue e Giotto
Credette Cimabue ne la pinturatener lo campo e ora ha Giotto il gridosì che la fama di colui è scura
Dal Liber Unum Cistercensium (1110):Sacrista debet temperare horologium et ipsum facere sonare ante matutinas pro se excitando quotidie
Dal Paradiso, X, 139148:Indi, come orologio che ne chiami nell'ora che la sposa di Dio surge a mattinar lo sposo perché l'ami,Che l'una parte l'altra tira e urge tin tin sonando con sì dolce nota che 'l ben disposto spirto d'amor urgeCosì vid'io la gloriosa rota moversi e rendere voce a voce in tempra e in dolcezza che non po' esser notaSe non colà dove gioir s'insempra.
Dal Paradiso, XXIV, 1315:E come cerchi in tempra d’orïuolisi giran sì che ’l primo a chi pon mentequïeto pare, e l’ultimo che voli
Paradiso ∙ Canto VIII E la bella Trinacria, che caliga
tra Pachino e Peloro, sopra 'l golfo
che riceve da Euro maggior briga,
non per Tifeo ma per nascente solfo,
attesi avrebbe li suoi regi ancora,
nati per me di Carlo e di Ridolfo,
se mala segnoria, che sempre accora
li popoli suggetti, non avesse
mosso Palermo a gridar: ``Mora, mora!". i
Paradiso ∙ Canto XXXIII
Quale, per li seren tranquilli e puri
Discorre ad ora ad or sùbito foco,
movendo li occhi che stavan sicuri,
E pare stella che tramuti loco,
Se non che da la parte ond'e' s'accende,
Nulla sen perde ed esso dura poco...
Inferno Canto XVII
Come la navicella esce di loco
in dietro in dietro, sì quindi si tolse;
e poi ch'al tutto si sentì a gioco,
là 'v' era 'l petto, la coda rivolse,
e quella tesa, come anguilla, mosse,
e con le branche l'aere a sé raccolse.
Maggior paura non credo che fosse
quando Fetonte abbandonò li freni,
per che 'l ciel, come pare ancor, si cosse;
Inferno Canto XVII ,
né quando Icaro misero le reni
sentì spennar per la scaldata cera,
gridando il padre a lui «Mala via tieni!»,
che fu la mia, quando vidi ch'i' era
ne l'aere d'ogne parte, e vidi spenta
ogne veduta fuor che de la fera.
Ella sen va notando lenta lenta;
rota e discende, ma non me n'accorgo
se non che al viso e di sotto mi venta.
Inferno Canto XVII ,.
Io sentia già da la man destra il gorgo
far sotto noi un orribile scroscio,
per che con li occhi 'n giù la testa sporgo.
Allor fu' io più timido a lo stoscio,
però ch'i' vidi fuochi e senti' pianti;
ond' io tremando tutto mi raccoscio.
E vidi poi, ché nol vedea davanti,
lo scendere e 'l girar per li gran mali
che s'appressavan da diversi canti.
Qual pare a riguardar la Carisenda
sotto 'l chinato, quando un nuvol vada
sovr'essa sì, ched ella incontro penda:
tal parve Antëo a me che stava a bada
di vederlo chinare, e fu tal ora
ch’i’ avrei voluto ir per altra strada.
(Inf., XXXI, 136141)
Rinserratevi con qualche amico nella maggiore stanza che sia sotto coverta di alcun gran naviglio, e quivi fate d'aver mosche, farfalle e simili animaletti volanti: siavi anco un gran vaso d'acqua, e dentrovi de' pescetti; sospendasi anco in alto qualche secchiello, che a goccia a goccia vada versando dell'acqua in un altro vaso di angusta bocca che sia posto a basso; e stando ferma la nave, osservate diligentemente come quelli animaletti volanti con pari velocità vanno verso tutte le parti della stanza. [..] fate muovere la nave con quanta si voglia velocità; ché (pur di moto uniforme e non fluttuante in qua e in là) voi non riconoscerete una minima mutazione in tutti li nominati effetti; né da alcuno di quelli potrete comprendere se la nave cammina, o pure sta ferma.)
Galileo Galilei
Ulisse "Quando
mi diparti' da Circe, che sottrasse
me più d'un anno là presso a Gaeta,
prima che sì Enea la nomasse,
né dolcezza di figlio, né la pieta
del vecchio padre, né 'l debito amore
lo qual dovea Penelopé far lieta,
vincer potero dentro a me l'ardore
ch'i' ebbi a divenir del mondo esperto,
e de li vizi umani e del valore.;
"O frati", dissi "che per cento milia
perigli siete giunti a l'occidente,
a questa tanto picciola vigilia
d'i nostri sensi ch'è del rimanente,
non vogliate negar l'esperienza,
di retro al sol, del mondo sanza gente.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza".
Allor mi dolsi, e ora mi ridoglio
quando drizzo la mente a ciò ch'io vidi,
e più lo 'ngegno affreno ch'i' non soglio,
perché non corra che virtù nol guidi;
sì che, se stella bona o miglior cosa
m'ha dato 'l ben, ch'io stessi nol m'invidi.
(Inf. XXVI)
"O frati", dissi "che per cento milia
perigli siete giunti a l'occidente,
a questa tanto picciola vigilia
d'i nostri sensi ch'è del rimanente,
non vogliate negar l'esperienza,
di retro al sol, del mondo sanza gente.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza".
Allor mi dolsi, e ora mi ridoglio
quando drizzo la mente a ciò ch'io vidi,
e più lo 'ngegno affreno ch'i' non soglio,
perché non corra che virtù nol guidi;
sì che, se stella bona o miglior cosa
m'ha dato 'l ben, ch'io stessi nol m'invidi.
(Inf. XXVI)
Or, figliuol mio, non il gustar del legno
fu per sé la cagion di tanto essilio,
ma solamente il trapassar del segno.
(Par. XXVI)
Paradiso ∙ Canto XVII
O cara piota mia che sì t'insusi,
Che, come veggion le terrene menti
Non capère in triangol due ottusi,
Così vedi le cose contingenti
Anzi che sieno in sé, mirando il punto
A cui tutti li tempi son presenti...
Paradiso, XIII [Salomone] fu re, che chiese senno
acciò che re sufficïente fosse;
non per sapere il numero in che enno
li motor di qua sù ...
o se del mezzo cerchio far si puote
trïangol sì ch'un retto non avesse.
Nel IX cielo (Primo Mobile), Dante ha la visione di Dio attorno al quale girano vorticosamente nove ordini di angeli (Par. XXVIII)
Paradiso ∙ Canto XXVIII
L'incendio suo seguiva ogni scintilla;
ed eran tante, che 'l numero loro
più che 'l doppiar delli scacchi s'immilla...
(successione esponenziale)
Paradiso ∙ Canto VIII
Solea creder lo mondo in suo periclo
che la bella Ciprigna il folle amore
raggiasse, volta nel terzo epiciclo
….
e da costei ond' io principio piglio
pigliavano il vocabol de la stella
che 'l sol vagheggia or da coppa or da ciglio.
6
9
12
Paradiso XVI
E come 'l volger del ciel de la luna
cuopre e discuopre i liti sanza posa,
così fa di Fiorenza la Fortuna )
Paradiso XVI
E come 'l volger del ciel de la luna
cuopre e discuopre i liti sanza posa,
così fa di Fiorenza la Fortuna )
Paradiso XVI
E come 'l volger del ciel de la luna
cuopre e discuopre i liti sanza posa,
così fa di Fiorenza la Fortuna )
E come l'aere, quand' è ben pïorno, per l'altrui raggio che 'n sé si reflette, di diversi color diventa addorno... (Purg. XXV, 9193)
Come si volgon per tenera nube Due archi paralleli e concolori,Quando Iunone a sua ancella jube, Nascendo di quel dentro quel di fuori A guisa del parlar di quella vaga ch'amor consunse come 'l sol vapori E fanno qui la gente esser presagaPer lo patto che Dio con Noè pose,Del mondo che giammai più non s'allaga, Così di quelle sempiterne roseVolgiensi circa noi le due ghirlandeE sì l'estrema a l'intima rispose (Par. XII, 1021)
Paradiso ∙ Canto XIV
Dal centro al cerchio, e sì dal cerchio al centro
movesi l'acqua in un ritondo vaso,
secondo ch'è percosso fuori o dentro
Come quando da l'acqua o da lo specchio
salta lo raggio a l'opposita parte,
salendo su per lo modo parecchio
a quel che cade, e tanto si diparte
dal cader della pietra in igual tratta,
sì come mostra esperienza e arte...
(Purg. XV 1621)
E mentre ch'andavamo inver' lo mezzo
al quale ogne gravezza si rauna,
e io tremava ne l'etterno rezzo...
(Inf. XXXII)
Or questi che dall'infima lacuna
Dell'universo, infin qui ha vedute
Le spiritali ad una ad una...
(Par. XXXIII)
Paradiso Canto XXII
L'aiuola che ci fa tanto feroci,
volgendom' io con li etterni Gemelli,
tutta m'apparve da' colli a le foci »..
Paradiso, Canto XXII
L'aiuola che ci fa tanto feroci,
volgendom'io con li etterni Gemelli,
tutta m'apparve da' colli a le foci;
poscia rivolsi li occhi a li occhi belli
Par. XXVII,
« Da l'ora ch'ïo avea guardato prima
i' vidi mosso me per tutto l'arco
che fa dal mezzo al fine il primo clima;
sì ch'io vedea di là da Gade il varco
folle d'Ulisse, e di qua presso il lito
nel qual si fece Europa dolce carco.
E più mi fora discoverto il sito
di questa aiuola; ma 'l sol procedea
sotto i mie' piedi un segno e più partito. »
Purg. V: Buonconte da Montefeltro
Purgatorio Canto V
Ben sai come ne l’aere si raccoglie
quell’umido vapor che in acqua riede,
tosto che sale dove ‘l freddo il coglie.
Giunse quel mal voler che pur mal chiede
con lo ‘ntelletto, e mosse il fummo e ‘l vento
per la virtù che sua natura diede.
Indi la valle, come ‘l dì fu spento,
da Pratomagno al gran giogo coperse
di nebbia; e ‘l ciel di sopra fece intento,
sì che'l pregno aere in acqua si converse,
Purgatorio Canto V
la pioggia cadde e a’ fossati venne
di lei ciò che la terra non sofferse;
e come ai rivi grandi si convenne,
ver’ lo fiume real tanto veloce
si ruinò, che nulla la ritenne.
Lo corpo mio gelato in su la foce
trovò l’Archian rubesto; e quel sospinse
ne l’Arno, e sciolse al mio petto la croce
ch’i’ fe’ di me quando ‘l dolor mi vinse;
voltòmmi per le ripe e per lo fondo,
poi di sua preda mi coperse e cinse».
Paradiso – canto XXXIII
Quella circulazion che sì concetta
pareva in te come lume reflesso,
da li occhi miei alquanto circunspetta,
dentro da sé, del suo colore stesso,
mi parve pinta de la nostra effige:
per che 'l mio viso in lei tutto era messo. .
Qual è 'l geomètra che tutto s'affige
per misurar lo cerchio, e non ritrova,
pensando, quel principio ond' elli indige,
Tal era io a quella vista nova:
veder voleva come si convenne
l'imago al cerchio e come vi s'indova;
ma non eran da ciò le proprie penne:
se non che la mia mente fu percossa
da un fulgore in che sua voglia venne.
A l'alta fantasia qui mancò possa;
ma già volgeva il mio disio e 'l velle,
sì come rota ch'igualmente è mossa,
l'amor che move il sole e l'altre stelle
Top Related