Vito Gamberale - Il ruolo strategico delle reti gas ed elettricità
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Vito GamberaleVito Gamberale
Il ruolo strategico delle reti gas ed elettricità
Staffetta Quotidiana
Roma, 19 febbraio 2013
Vito Gamberale
Vito Gamberale2
INDICE
– Premessa pag. 3
– Carenze nel settore del ciclo idrico integrato pag. 8
– Carenze nel settore dello smaltimento dei rifiuti pag. 18
– Un esempio di finanza moderna: il ruolo di F2i pag. 26
– Esempi di filiere pag.35
– Conclusioni pag. 40
Vito Gamberale3
Premessa
Vito Gamberale4
Premessa
– Il tema principale di questo incontro, cioè il ruolo strategico delle reti per l'energia e il gas, è stato ampiamente trattato, con la massima competenza, dagli altri relatori, fra i quali gli Amministratori Delegati di SNAM e Terna. Tali aziende rappresentano due "campioni europei" nel campo delle reti di trasporto del gas e di trasmissione dell'energia elettrica.
– Queste reti, gestite in unbundling - cioè in regime di separazione tra proprietà e gestione - rappresentano il modello al quale dovrebbero tendere tutte le altre reti infrastrutturali del nostro Paese, al fine di garantire agli utenti ed agli operatori:
– parità di condizioni di accesso alle reti;
– razionalizzazione degli asset;
– investimenti adeguati e progresso impiantistico;
– standardizzazione dei servizi offerti;
– trasparenza nella misura;
– tariffe eque.
– Rimanendo nell'ambito delle reti per l'energia, i settori della distribuzione del gas e della distribuzione elettrica non raggiungono ancora questo livello di evoluzione.
Vito Gamberale
La concentrazione del settore potrebbe assicurare al sistema un'evoluzione equilibrata, sia in termini di ricondizionamento delle reti, sia in termini di sviluppo, sia in termini di evoluzione e trasparenza delle misure (contatori elettronici per telelettura). 5
Premessa
Il settore della distribuzione del gas, specie se rapportato a quello degli altri grandi Paesi europei, è ancora molto frammentato, nonostante la presenza di due grandi operatori, quali Italgas (ricavi: 900 M€, EBITDA: 663 M€; margine: 74%) e F2i Reti Italia - ERG (ricavi: 606 M€, EBITDA: 326 M€; margine: 54%):
22,6%
17,0%
6,5% 6,5% 6,1%
3,1%2,3%
1,7%
F2i Reti Italia
23,1%
17,3%
6,5% 6,1% 5,9%
3,2%2,3%
2,1%
ERG10,1%
2iG3,2%
G64,0%
UK
GDF Suez 94%
Altri 6%
Francia
Gas Natural
69%
Altri 31%
Spagna
250 operatori (prevalentemente pubblici)
+
Italia
Quote di mercato della distribuzione del gas per volumi vettoriati
National Grid 51%
Altri 49%
Vito Gamberale
L'efficienza del settore potrebbe essere incrementata attraverso l'aggregazione dei troppi piccoli operatori e, soprattutto, attraverso uno spin-off della rete da parte dell’incumbent.
Ciò favorirebbe, in particolare, gli investimenti per la realizzazione delle smart-grid, anche per accogliere la rilevante generazione da fonti non programmabili (rinnovabili). 6
Premessa
Il settore della distribuzione elettrica è molto più concentrato, con il Gruppo ENEL che detiene una quota di mercato superiore all'85%. Ma, anche in questo caso, sul mercato operano 134 player, in prevalenza pubblici e tutti con quote "microscopiche".
131 operatori+
Quote di mercato della distribuzione elettrica per volumi distribuiti
86,0%
3,9% 3,2% 1,4% 0,7%
ENEL A2A ACEA IREN Dolomiti Energia
Vito Gamberale7
Premessa
– Nonostante qualche possibile miglioramento nel settore della distribuzione, le reti per l'energia rappresentano, comunque, settori in equilibrio, all'avanguardia dal punto di vista impiantistico e del servizio offerto, grazie a:
– quadro regolatorio (relativamente) chiaro e lineare;
– livello tariffario sufficiente a garantire un’adeguata remunerazione agli investitori;
– deficit marginale tra infrastrutture esistenti ed infrastrutture necessarie.
– Nell'ambito delle reti infrastrutturali, invece, sussistono ancora settori in deficit, con caratteristiche esattamente opposte a quelli “in equilibrio", spesso di proprietà pubblica e, generalmente, contraddistinti da:
– pluralità di soci (spesso in assenza di uno stakeholder di riferimento), con problematiche abbastanza differenziate, che finiscono col condizionarsi a vicenda;
– carenza di risorse finanziarie (legata ai problemi degli azionisti pubblici) necessarie ad affrontare importanti investimenti per la manutenzione e lo sviluppo degli asset gestiti;
– frammentazione del settore in cui operano, determinata da politiche campanilistiche e non integrate in una strategia nazionale.
– Tra i settori "in deficit" si trovano, in particolare, il ciclo idrico integrato e lo smaltimento dei rifiuti, sui quali porrò il focus del mio intervento.
Vito Gamberale8
Carenze nel settore del ciclo idrico integrato
Vito Gamberale9
Carenze nel settore del ciclo idrico integrato
Il mercato italiano dei servizi idrici, rispetto a quello principali Paesi Europei (la Germania costituisce l’unica eccezione, con un sistema ancora sostanzialmente a gestione pubblica e localistica), é caratterizzato da:
– ridotto livello di privatizzazione: gli operatori privati rappresentano il 30% del mercato (solo il 5% escludendo quelli a controllo pubblico):
30%
80%88%
>60%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
Italia Francia UK Spagna
Grado di privatizzazione del settore (%)
Dati BCG
Vito Gamberale10
Carenze nel settore del ciclo idrico integrato
– ridotto grado di concentrazione: dovuto alla dimensione locale (comunale/provinciale) delle società di gestione:
MdA
RIE
Altre1
342
95
125
122
Dati BCG
Dati BCG
Vito Gamberale11
Carenze nel settore del ciclo idrico integrato
– tariffe nettamente inferiori rispetto alla media europea…
– … che non consentono di mantenere un livello adeguato di investimenti:
Investimenti annui (€/mc acqua trasportata)
0,37
1,24
1,00 0,91
-
0,20
0,40
0,60
0,80
1,00
1,20
1,40
Italia Germania Francia UK
Tariffe medie distribuzione e fognatura (€/mc)
Dati BCG e Utlitatis
1,25
5,30
3,10
3,80
-
1,00
2,00
3,00
4,00
5,00
6,00
Italia Germania Francia UK
Ma i piani d’ambito prevedono ben 64 Mld € di investimenti in 30 anni, dei quali solo l’11% coperti da contributi pubblici!
Vito Gamberale12
Carenze nel settore del ciclo idrico integrato
I problemi evidenziati determinano condizioni critiche della rete idrica, sull’intera filiera (acquedotti, depurazione, fognatura):
95,5%84,7%
70,4%
99,0%94,5% 94,5%
0,0%
10,0%
20,0%
30,0%
40,0%
50,0%
60,0%
70,0%
80,0%
90,0%
100,0%
Acquedotto Fognatura DepurazioneItalia Media europea
Perdite di rete degli acquedotti (%)32%
7%
26%
19%
0%
5%
10%
15%
20%
25%
30%
35%
Italia Germania Francia UK
Dati BCG
Servizi idrici - copertura popolazione (%)
Almeno 8 milioni di persone, pur essendo coperti dal servizio, non sono approvvigionati adeguatamente di acqua potabile.
Dal punto di vista della salubrità del sistema idrico, l'Italia è al livello dei Paesi del 3° Mondo!
Vito Gamberale13
Carenze nel settore del ciclo idrico integrato
Tali condizioni causano una scarsa fiducia degli italiani nella qualità dell’acqua, misurabile anche attraverso il consumo di acqua imbottigliata (per il quale l’Italia è il primo Paese in Europa):
Consumo pro-capite di acqua imbottigliata (l/anno)
197
125142
23
133
0
50
100
150
200
250
Italia Germania Francia UK Spagna
Fonte: “Vento a favore” – Colucci / Ronchi 2011
In Italia, un individuo medio spende, in un anno, per l’acqua minerale (che copre il 3% dei suoi consumi) quanto spende, nello stesso tempo, per quella d’acquedotto (97% dei consumi), cioè ca. 90 €!
Vito Gamberale
14
Carenze nel settore del ciclo idrico integrato
– L'attuale situazione critica del settore idrico è stata anche determinata da un quadro regolatorio frammentario ed incerto.
– Negli ultimi 20 anni, si sono affastellati numerosi interventi legislativi (oltre 10 leggi nazionali e quasi 70 norme attuative regionali dal 1995), non sempre coerenti tra loro e spesso interpretati in modo erratico:
2011
DL 70-2011 – “Decreto Sviluppo”
Istituisce l’Agenzia Nazionale di Vigilanza per le Risorse Idriche
Referendum 12/13 giugno 2011
Abolisce art. 23 bis del Ronchi e il riconoscimento in tariffa della remunerazione del capitale investito
14
Vito Gamberale
15
Carenze nel settore del ciclo idrico integrato
Tutto ciò è culminato nel referendum di giugno 2011, un atto scellerato, causato dalla disinformazione e dal concetto demagogico di "acqua pubblica" (dove con "pubblica" si vuole, in realtà, intendere "gratis").
–Ma l'acqua gratis può essere solo quella piovana!
–L'acqua, che viene captata, depurata e addotta agli utenti finali per scopi domestici, agricoli o industriali, richiede imponenti infrastrutture e costosi trattamenti di potabilizzazione!
–Le acque reflue devono, poi, essere ulteriormente filtrate e smaltite attraverso le reti fognarie.
–L'acqua, così trasportata e trattata, non può essere fornita gratuitamente, come non sono forniti gratuitamente il gas e l'elettricità (per la quale, ad esempio, i costi di trasmissione e distribuzione e gli oneri di sistema eguagliano quelli della "materia prima").
–Una tariffa equa per l'uso dell'acqua determinerebbe anche un consumo più responsabile di una risorsa vitale e scarsa. Tale stimolo dovrebbe provenire anche dall’abolizione di forme tariffarie, ancora molto diffuse, che deresponsabilizzano l’utente:
– contatori condominiali (da sostituire con contatori per singola unità abitativa);
– tariffe a forfait (da sostituire con tariffe a consumo).
Vito Gamberale
16
Carenze nel settore del ciclo idrico integrato
Il referendum, dunque, ha avuto ulteriori impatti negativi su un settore già di per sé deficitario, avendo:
– bloccato, sul nascere, la privatizzazione del settore (auspicata dal "Decreto Ronchi"), che avrebbe potuto portare ad uno sviluppo del sistema idrico sul modello europeo;
– determinato un'incertezza tariffaria, che perdura tuttora, dovuta al tentativo di soddisfare i quesiti referendari senza causare lo squilibrio economico e finanziario degli enti gestori;
– generato ulteriore sovrapposizione di competenze tra Stato, authority, agenzie regionali e loro sezioni provinciali (di fatto, gli ATO che erano stati aboliti), lasciando ancora le gestioni in balìa delle contrapposizioni localistiche.
Nonostante il settore necessiti di concentrazione, i tentativi di coordinare, a livello regionale, i vari operatori sono, ancora, senza esito. Le perduranti esigenze campanilistiche continuano a lasciare "un acquedotto per ogni municipio".
Vito Gamberale
Per raggiungere tali obiettivi è necessario attivare una finanza moderna, un nuovo "capitalismo istituzionale"! È necessario, cioè, che gli investitori istituzionali (banche, fondazioni, assicurazioni, fondi pensioni, ecc.) finanzino la nascita di grandi "public company" di settore, ossia "campioni nazionali" in grado di promuovere gestione efficiente e sviluppo degli asset. 17
Carenze nel settore del ciclo idrico integrato
Cosa si dovrebbe, dunque, fare per portare il settore idrico italiano al livello di quello europeo?
– Il settore idrico italiano ha, per certi aspetti, le stesse caratteristiche del settore elettrico di 50 anni fa: è inadeguato, perché costituito da tanti piccoli operatori – prevalentemente pubblici e locali – che non hanno le forze per offrire un servizio di qualità.
– Bisogna procedere, rapidamente, alla realizzazione degli investimenti necessari, per garantire la salubrità dell'acqua che beviamo e nella quale ci immergiamo.
– La soluzione ai problemi del settore elettrico fu la "nazionalizzazione", cioè la concentrazione del business nelle mani di un unico, grande operatore nazionale, in grado di assicurare un livello di servizio adeguato e standardizzato.
– Oggi, quel tipo di nazionalizzazione non sarebbe più attuabile, anche perché contrario agli indirizzi della politica economica europea.
– Il processo di nazionalizzazione potrebbe, comunque, essere attualizzato nelle forme di una razionalizzazione e di una concentrazione delle migliaia di gestioni locali, in poche – massimo tre – grandi "public company", di livello nazionale.
Vito Gamberale18
Carenze nel settore dello smaltimento dei rifiuti
Vito Gamberale19
Carenze nel settore dello smaltimento dei rifiuti
Un discorso sostanzialmente analogo a quello fatto per l'acqua, vale per lo smaltimento dei rifiuti.
–Il mercato nazionale dei rifiuti presenta un elevato livello di polverizzazione: nel 2011, i primi 9 operatori (la cui proprietà è, prevalentemente, in capo agli Enti Locali) hanno gestito, infatti, soltanto il 7% dei volumi complessivi:
Principali operatori nel mercato italiano per volumi smaltiti (dati 2011 - kt)
Modello di businessRaccolta SI SI SI NO SI NO NO SI NOTrattamento SI SI SI NO SI NO NO NO NOTermovalorizzazione SI SI SI SI SI SI SI SI SIDiscariche SI SI NO SI SI SI NO NO NO
3.382
2.800
1.800
1.100 1.017
600331 208 90
0
1.000
2.000
3.000
4.000
Hera A2A AMARoma
Veolia Iren Acea APSAcegas
WasteItalia
ACSM
Analisi BCG
Vito Gamberale20
Carenze nel settore dello smaltimento dei rifiuti
– Al contrario, nel mercato europeo del waste management e, in particolare, in Francia, Germania e Regno Unito, sono presenti operatori – generalmente privati – di notevoli dimensioni e integrati su tutta la catena di business:
Principali operatori nel mercato italiano per volumi smaltiti (dati 2011)
Francia: si tratta di un mercato consolidato, che i primi due operatori (Veolia e Sita Suez) controllano per oltre il 60%. Tali operatori hanno anche condotto significative acquisizioni nei principali mercati europei.
Germania: il mercato tedesco ha vissuto un'intensa fase di M&A, alla quale hanno partecipato anche alcuni fondi di investimento (Apax, Blackstone, KKR) e dalla quale Remondis ha visto rafforzata la propria posizione di leader.
UK: il mercato ha subito un significativo e rapido processo di consolidamento negli ultimi 10 anni, durante il quale la quota detenuta dai primi 5 operatori è cresciuta dal 15 ad oltre il 60%.
Modello di businessRaccolta SI SI SI SITrattamento SI SI SI SITermovalorizzazione SI SI SI SIDiscariche SI SI SI SI
60.000
27.000
18.00013.000
0
10.000
20.000
30.000
40.000
50.000
60.000
70.000
Veolia Remondis Sita Suez Biffa
Analisi BCG
Vito Gamberale21
Carenze nel settore dello smaltimento dei rifiuti
− La frammentazione del mercato, ma anche l'ambientalismo integralista che frena lo sviluppo del settore, fanno sì che l’Italia abbia ancora pochi impianti attivi, rispetto ai principali Paesi europei…
− … e che tali impianti siano di piccole dimensioni.
Termovalorizzatori in esercizio
Capacità media dei termovalorizzatori(migliaia di tonnellate di RSU smaltiti / anno)
52
70
130
0
20
40
60
80
100
120
140
Italia Germania Francia
100
429
154
0
50
100
150
200
250
300
350
400
450
Italia Germania Francia
Analisi F2i su dati BCG e Eurostat
Vito Gamberale22
Carenze nel settore dello smaltimento dei rifiuti
− Germania e Francia potrebbero smaltire oltre la metà dei rifiuti solidi urbani (RSU) per termovalorizzazione. L'Italia appena un sesto!
Capacità di termovalorizzazione per abitante(kg/abitante/anno)
86
367
309
0
50
100
150
200
250
300
350
400
Italia Germania Francia
Capacità di termovalorizzazionesu totale RSU 16,2% 62,3% 57,9%
− La capacità in eccesso consente ad alcuni Paesi europei di lucrare sullo smaltimento dei rifiuti provenienti dai Paesi in difficoltà, praticando tariffe molto elevate (es. caso dei rifiuti di Napoli inviati in Germania).
Analisi F2i su dati BCG e Eurostat
Vito Gamberale23
Carenze nel settore dello smaltimento dei rifiuti
− Il deficit di termovalorizzatori fa sì che l'Italia sia, tra i grandi Paesi europei, quello che ricorre maggiormente alla discarica (per oltre il 50% dei RSU)…
14%
38%34%
53%
0%
31%32%
62%
35%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
Italia Germania Francia
Incenerimento Smaltimento in discarica Riciclaggio
Modalità di smaltimento dei RSU nei principali Paesi europei
− … e ciò causa ricorrenti emergenze ambientali (Napoli, Palermo, Roma, ecc.).
Dati Eurostat
Vito Gamberale24
Carenze nel settore dello smaltimento dei rifiuti
In Italia il settore dei rifiuti, come quello idrico, oltre ad essere molto frammentato, è anche ostaggio della disinformazione di matrice pseudo-ambientalista e della logica "nimby":
–i termovalorizzatori in Europa e nell’Italia del Nord (dove sono realizzati e gestiti da multiutility, quali A2A, Hera, ecc.) sono sinonimo di progresso, nell’Italia del Centro e del Sud di inquinamento;
–l'opposizione alla loro realizzazione si fonda su idee utopistiche (ed errate), secondo le quali si potrebbe recuperare l'intera produzione dei rifiuti attraverso la raccolta differenziata. L'infondatezza di tale idea è dimostrata dal fatto che, anche Paesi che hanno già raggiunto l'obiettivo "discarica zero" (ad es. Germania), fanno, comunque, ricorso, per ca. un terzo, al WTE;
–il potenziamento della raccolta differenziata è un obiettivo sacrosanto, ma essa non può risolvere al 100% il problema dello smaltimento. Le uniche alternative ai termovalorizzatori sono le discariche (estremamente più inquinanti e, a breve, fuori legge in Europa) o l'invio dei rifiuti all'Estero (estremamente costoso).
Ad oggi, in Italia, si continua a fare nuove discariche, a prorogare la chiusura di quelle esistenti o ad inviare rifiuti all'Estero, pagando multe e tariffe esorbitanti. Tutto ciò incide pesantemente (e, spesso, occultamente) sulle tasche degli utenti: si prevede che la nuova tassa sui rifiuti (TARES) valga, mediamente, quanto l'IMU.
Vito Gamberale25
Carenze nel settore dello smaltimento dei rifiuti
Anche per lo sviluppo del settore dei rifiuti, come per quello dell'acqua, non è necessario uno sforzo di immaginazione: basta "copiare" quanto di buono fatto dagli altri grandi Paesi europei.
–Il mercato italiano si trova, oggi, in una fase transitoria, e, sull'esempio di quanto avvenuto negli altri Paesi europei, appare destinato ad una fase di consolidamento. Ciò dovrebbe portare i principali operatori, oggi attivi su base provinciale/regionale, ad aggregarsi e ad estendere il proprio raggio di azione su scala nazionale e, a tendere, anche internazionale.
–Il settore, tuttavia, ha anche bisogno di importanti investimenti, per portare la propria capacità di termovalorizzazione ai livelli europei. Per raggiungere, ad es., i livelli tedeschi (cioè smaltire tramite WTE 1/3 dei RSU prodotti), l'Italia dovrebbe installare una capacità aggiuntiva di almeno 7 Mt, per un investimento di ca. 5 - 7 Mld € (considerando un investimento di 700 – 1000 €/t).
–Tali risorse non possono essere garantite dagli attuali player sul mercato, in quanto troppo piccoli e controllati da azionisti, prevalentemente pubblici, alle prese con problemi finanziari sempre più pressanti.
Anche nel settore dei rifuti, dunque, sarebbe auspicabile una forte spinta centripeta, con la nascita di un "campione nazionale" (sull'esempio di Veolia, in Francia), cioè una grande "public company", finanziata con "capitali istituzionali", che garantisca gestione efficiente ed investimenti adeguati.
Vito Gamberale26
Un esempio di finanza moderna: il ruolo di F2i
Vito Gamberale27
– La carenza di finanza pubblica, che causa l’impossibilità di realizzare nuove infrastrutture e di gestire in modo efficiente quelle esistenti, può essere compensata, oggi, solo dalla finanza privata.
– Riflettendo sui vari input emersi:
o la frammentazione del settore infrastrutturale, una proprietà, spesso, ancora pubblica e la necessità di privatizzazioni in alcuni settori-chiave;
o la carenza di finanza pubblica;
o l'opportunità di dar vita a "campioni nazionali", specializzati nei vari settori infrastrutturali, sul modello dei grandi player italiani ed esteri;
… è sorta l’idea di F2i, cioè di un Fondo, privato ma istituzionale, che aggregasse infrastrutture esistenti in filiere, ed utilizzasse i fondi derivanti dalla gestione di tali asset per permetterne lo sviluppo.
Un esempio di finanza moderna: il ruolo di F2i
Vito Gamberale
Un esempio di finanza moderna: il ruolo di F2i
28
– F2i, con una raccolta di 1.852 M€, è il più grande Fondo operante in Italia ed il maggior Fondo infrastrutturale del Mondo dedicato ad un solo Paese (country fund).
– Recentemente F2i ha effettuato il first closing di un secondo fondo, che ha già raccolto 575 M€ (target finale: 1.200 M€).
– F2i è stato creato, quale strumento privatistico ma istituzionale, da sponsor di elevato standing, che hanno contribuito ad affermarne la salda reputazione:
o il Governo tramite la CDP
o le principali banche italiane (Unicredit, Intesa SanPaolo)
o un’importante banca straniera (Merrill Lynch – BoA)
o i network delle Fondazioni ex-bancarie e delle Casse di Previdenza private
o assicurazioni vita e fondi pensione
Vito Gamberale
Un esempio di finanza moderna: il ruolo di F2i
29
Investitori F2i ripartiti per categoria
F2i, sia per missione che per la natura istituzionale dei propri investitori, persegue partecipazioni di lungo termine con logica industriale.
Categorie N. Invest. Ammontare sottoscritto
% sul Fondo
Banche 7 593 M€ 32,02%Casse Previdenziali 13 487 M€ 26,30%Fondazioni 26 439 M€ 23,70%Assicurazioni 4 175 M€ 9,45%Istituzioni finanziarie pubbliche (CDP) 1 150 M€ 8,10%Management SGR / Sponsor 1 8 M€ 0,43%Totale 52 1.852 M€ 100,00%
(FONDO I)
Categorie (FONDO II) - First closing N. Invest. Ammontare sottoscritto
% sul Fondo
Banche 2 200 M€ 34,78%Casse Previdenziali 2 90 M€ 15,65%Fondazioni 6 185 M€ 32,17%Istituzioni finanziarie pubbliche (CDP) 1 100 M€ 17,39%Totale 11 575 M€ 100,00%
Vito Gamberale
75% 85,1%
100%
100%
100% 40%
40%
49,0%
100%
60,0%
100% 70%
67,7%
44,3%
87,2%
100,0%
53,8%
85,0%
15,9%
100%
49,8%
26,3%
2.134,4 97,4%Dismissioni 31,7 1,4%
Costi di gestione fondi 25,3 1,2%
TOTALE IMPEGNATO 2.191,4% su raccolta 90,3%
Autostrade
272,9 12,5%
242,5 11,1%
53,5 2,4%
Aer
opor
tiTL
CRi
nnov
abili
747,6 34,1%
Acq
uaA
mbi
ente
Infracis
Alerion CP
Impegnato
RIE Parma
F2i Reti Italia
ERG
2iGas
G6
F2i Rete Idrica Italiana
Mediterranea delle Acque
Fondi 1+2
436,5 19,9%Gas
SAGAT
Iren Ambiente
F2i Ambiente
TRM
HFV
F2i Aeroporti
GESAC
SEA
Saster Net
Metroweb Italia
Metroweb
Brescia
Metrobit
252,0 11,5%
129,5 5,9%F2i Energie Rinnovabili
Un esempio di finanza moderna: il ruolo di F2i
30
1
1 Per SAGAT si considerano compresi tutti gli impegni fino al 2014 (acquisto quote degli altri soci privati)
F2i ha dato vita a 7 filiere, che compongono un Gruppo strutturato, impegnando oltre 2.190 M€ (90% della raccolta totale).
1
Vito Gamberale
2i Gas (ex E.On Rete)
31
ENEL Rete Gas
AlerionHFV
Infracis
Mediterranea delle AcqueRete Idrica Parma
GESACSEASAGAT
G6 Rete Gas
MetrowebSasterNetMetroBit, Brescia
GAS
RINNOVABILI
AUTOSTRADE
ACQUA
AEROPORTI
TLC
F2i opera come una vera “public company”: ogni progetto è intrapreso con l’obiettivo di creare una filiera nello specifico comparto, favorendo la collaborazione tra le partecipate e l’integrazione delle reti infrastrutturali gestite:
Un esempio di finanza moderna: il ruolo di F2i
Costituire un importante gestore indipendente di reti per la distribuzione del gas e fungere da soggetto aggregatore in un settore in fase di concentrazione. Prefigurare indipendenza tra vendita e distribuzione.
Due presenze indipendenti, e autorevoli per azionariato e managerialità, gestione. Oggi il settore delle Energie Rinnovabili è colpito da provvedimenti contraddittori che hanno bloccato lo sviluppo futuro in Italia.
Entrare nel settore autostradale, piuttosto chiuso, e proporsi come stakeholder di riferimento per società caratterizzate da azionariati pubblici molto frammentati.
Creare un “campione nazionale” in un settore strategico per il Paese, che necessita di grandi investimenti per l’ammodernamento degli impianti esistenti. Ciò nonostante la demagogia del referendum 2011.
Costituire un punto di aggregazione in un settore caratterizzato da forte frammentazione, da preoccupante, distorsiva dominanza “low cost”, da proprietà prevalentemente pubblica, senza strategia.
Favorire lo sviluppo della Fibra Ottica nelle zone più popolate e sviluppate del Paese.
TRMIren AmbienteAMBIENTE
Promuovere, insieme ad Iren, la crescita di un leader nazionale, sul modello di Veolia, che operi secondo le best practice europee, in un settore ancora molto frammentato e bisognoso di sviluppo.
Vito Gamberale
Un esempio di finanza moderna: il ruolo di F2i
32
− In pochi anni, F2i ha offerto un modello al mondo delle infrastrutture in Italia, dando vita ad un Gruppo strutturato di aziende, di filiere di aziende, che si propongono, ciascuna, come benchmark nel proprio settore.
− Le società nelle quali F2i detiene la maggioranza, o un importante ruolo di governance, hanno registrato nel 20111:o Fatturato aggregato: 1.608 M€o EBITDA: 650 M€ (EBITDA Margin: 40%)o Dipendenti: 8.550o Investimenti: 593 M€ (91% EBITDA)
1 Dati aggregati di preconsuntivo 2011. Si riferiscono a: ERG, 2i Gas, G6 Rete, Alerion CleanPower, HFV, Mediterranea delle Acque, GESAC, SEA, Metroweb, SasterNet e SAGAT.
Nel 2011 le partecipate di F2i hanno investito oltre il 90% dell'EBITDA.
Nessun sistema infrastrutturale investe un così alto livello di EBITDA!
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Peraltro, grazie ad F2i, importanti asset, che erano finiti in mani straniere, sono ritornati, con i loro cash flow, sotto il controllo italiano:
− E.On Rete Gas
− Gesac
− G6 Rete
− Metroweb
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F2i nasce come uno strumento di investimento, privato ma istituzionale, per aggregare le infrastrutture esistenti in filiere, in modo da assicurare alle partecipate:
– efficienza operativa;
– gestione finanziaria equilibrata, evitando l’impoverimento delle società con indebitamenti esagerati e maxi-dividendi straordinari;
– focus sullo sviluppo, grazie al reinvestimento di buona parte dei cash flow generati nel potenziamento degli asset e delle reti gestite.
Un esempio di finanza moderna: il ruolo di F2i
In un periodo in cui la finanza pubblica è una risorsa estremamente scarsa, il gap infrastrutturale – quantitativo e tecnologico – può essere colmato con il moderno modello di finanza proposto da F2i: utilizzare le risorse derivanti da una gestione efficiente delle infrastrutture esistenti per finanziare lo sviluppo di nuove opere.
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ACQUA
− F2i è entrata nel settore idrico attraverso l’acquisizione del 40% di Mediterranea delle Acque (“MdA”), avvenuta nel 2010.
− La Società gestisce il servizio idrico integrato per il Comune e la Provincia di Genova, erogando acqua a circa 875.000 abitanti.
− Fa capo al Gruppo Iren, multiutility di Genova, Torino, Parma e Piacenza, nata dalla fusione tra Iride ed Enìa.
− Con una rete di acquedotti lunga oltre 2.500 km e una rete di fognatura e depurazione di 1.600 km, MdA immette in rete circa 95 milioni di mc di acqua potabile.
− L’attuale piano d’ambito prevede investimenti per ca. 700 M€ di cui ca. 600 M€ ancora da realizzare.
− MdA occupa ca. 415 dipendenti.
100% 100%
60% 40%
49% 66,50%
IREN SpA
IREN Acqua e Gas SpA
MdA
F2i
F2i Rete Idrica Italiana
AM.TER. IDRO-TIGULLIO
Esempi concreti di come F2i opera per aggregare asset infrastrutturali sono le filiere dell'acqua e dell'ambiente.
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ACQUA
− A seguito della positiva esperienza di MdA, F2i e Iren stanno, ora, procedendo al progressivo conferimento in MdA delle attività idriche del Gruppo in Emilia (province di Piacenza, Reggio Emilia e Parma).
− Il razionale dell’operazione, è quello dell’accrescimento dimensionale di MdA, seguendo, in primis, un criterio di contiguità geografica.
− Le dimensioni di MdA (fatturato ed EBITDA nel 2011 pari rispettivamente a 130 M€ ca. e 48,5 M€), potrebbero, infatti, raddoppiare al termine del conferimento.
− L’operazione è costruita in tre differenti fasi temporali, ognuna delle quali avrà ad oggetto il conferimento delle attività relative alle tre differenti province. Per ragioni di opportunità politica, i due partner hanno deciso di iniziare con la Provincia di Parma (tale primo step - che sta incontrando l'opposizione dell'Agenzia dell'Emilia Romagna per il sistema idrico - dovrebbe concludersi entro la prima metà del 2013).
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Gli obiettivi delle operazioni effettuate da F2i sono:
−entrare in un settore di interesse strategico per il Paese, che necessita di importanti investimenti, apportando risorse finanziarie fresche per lo sviluppo degli asset gestiti;
−stabilire una partnership con IREN, operatore primario nel settore delle utilities in Italia. Tale partnership ha segnato un risultato positivo con l'operazione MdA e sta, ora, rafforzandosi con l'aggregazione degli asset idrici emiliani del Gruppo IREN;
−sfruttare le opportunità di crescita e consolidamento in un mercato frammentato, con l’obiettivo di creare un “campione nazionale”.
A questo scopo, F2i continuerà a lavorare a nuove iniziative, con l'obiettivo di aggregare alcune delle maggiori realtà nazionali del settore.
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− Nel corso degli ultimi due anni, F2i ha più volte cercato un entry point nel settore, analizzando diverse opportunità non andate a buon fine (HeraAmbiente, Acegas, impianti del Gruppo Marcegaglia).
− A dicembre 2012, F2i, insieme a IREN, si è aggiudicata la gestione del TRM, il nuovo impianto WTE, da 520.000 t/a, in costruzione a Torino, che dovrebbe diventare operativo entro i primi mesi del 2013.
− L'impianto, autorizzato per 420.000 t/a ca. (load factor: 80%), smaltirà rifiuti urbani (a valle della raccolta differenziata) e rifiuti speciali assimilabili agli urbani e non pericolosi.
− Il Fondo sta, inoltre, chiudendo l'acquisto di un'importante quota di Iren Ambiente (5° operatore nazionale), attiva nel settore con 2 impianti WTE, una discarica, 16 impianti di trattamento, un polo ambientale in corso di costruzione.
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AMBIENTE
− A questi si aggiungono una discarica e 3 impianti in sviluppo.
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AMBIENTE
− F2i è entrata nel settore ambientale con l'obiettivo di favorirne lo sviluppo secondo le best practice europee, cioè di lavorare per un mercato più concentrato ed efficiente.
− F2i ed Iren (che già collaborano nel settore idrico) vorrebbero promuovere la crescita della propria partnership a livello italiano, favorendo la nascita di un "campione nazionale", sul modello della francese Veolia, che possa operare sul mercato da leader, insieme ad Hera ed A2A (attuali leader del settore).
− Tra le opportunità di crescita per linee esterne, i progetti più concreti riguardano realtà già consolidate, ma anche caratterizzate da importanti piani di revamping e di sviluppo di nuovi siti.
− Lo sviluppo del settore comporta anche la necessità di un nuovo atteggiamento, sul tema dello smaltimento dei rifiuti, delle pubbliche amministrazioni e delle popolazioni (specialmente al Centro-Sud), la cui opinione è, talvolta, manipolata da posizioni pseudo-ambientalistiche.
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Conclusioni
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Conclusioni
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− Le reti per l'energia (specialmente quelle di trasmissione dell'elettricità e di trasporto del gas e, salvo alcune criticità, anche quelle di distribuzione) rappresentano, senz'altro, un settore in equilibrio, cioè caratterizzato da quadro regolatorio stabile, infrastrutture adeguate e tariffe eque.
− La stessa cosa non si può dire per altri settori infrastrutturali, in particolare quello idrico e quello dello smaltimento dei rifiuti.
− Tali settori sono ancora molto frammentati, caratterizzati da una dimensione locale, da una proprietà prevalentemente pubblica, da regole incerte e dalla disinformazione, causata da uno pseudo-ambientalismo privo di basi scientifiche.
− Queste fattori hanno limitato e, in alcuni casi, arrestato bruscamente gli investimenti per lo sviluppo infrastrutturale, determinando un gap rispetto agli altri principali Paesi europei.
− Peraltro, proprio in questi settori, la carenza di sviluppo infrastrutturale può determinare emergenze sanitarie (perdite eccessive degli acquedotti, insalubrità dell'acqua, inquinamento del suolo e delle falde acquifere) con rischi per la salute dei cittadini.
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Conclusioni
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− Per funzionare correttamente, queste infrastrutture devono essere realizzate e gestite come reti. Devono, cioè, svilupparsi ed essere coordinate tra loro in modo razionale: la loro gestione deve essere effettuata in ottica di "sistema Paese" invece che di "campanile" o di speculazioni finanziarie.
− A tal fine potrebbe essere necessario riformare l'Art. 5 della Costituzione, per impedire che l'eccessiva autonomia locale rappresenti un ostacolo insormontabile al necessario sviluppo di infrastrutture di interesse nazionale.
− Anche in Italia, come negli altri grandi Paesi, è necessario concentrare e centralizzare questi settori, dando vita a pochi grandi "campioni nazionali", che assicurino adeguati investimenti, efficienza e trasparenza nella gestione degli asset.
− Per far ciò, è necessario attivare un "capitalismo istituzionale" che disponga dei capitali necessari per lo sviluppo delle reti, che finanzi la nascita di grandi public company di settore e ne assicuri l'indipendenza gestionale.
F2i ne è un esempio in Italia. Una vera "public company" che è riuscita ad avviare un sistema di reti infrastrutturali (capaci di interagire tra loro per far crescere il Paese) ottimizzandone la gestione e curandone lo sviluppo.