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Settimanale Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XLI - N. 43 - 30 novembre 2017 Catania, Facoltà di Lettere e Filosofia PROFICUO VOLANTINAGGIO SUI RISULTATI ELETTORALI IN SICILIA E SULLA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE Tanti dialoghi e confronti con studenti e passanti DIFFUSO A MILANO IL VOLANTINO SU EZIO MAURO DISCORSO DI URBAN, A NOME DELL’ORGANIZZAZIONE LOCALE DEL PMLI, ALLA CELEBRAZIONE UNITARIA DELL’OTTOBRE A BIELLA Il monumento di Lenin a Cavriago e il monumento “L’operaio e la contadina del Kolkhoz” a Mosca rappresentano l’universale storia del movimento operaio DOBBIAMO CHIEDERCI SE VOGLIAMO FARE COME LA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE OPPURE NO PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANO www.pmli.it Sede centrale: Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 FIRENZE Tel. e fax 055.5123164 e-mail: [email protected] Abolire la legge Fornero Pensione di garanzia per i giovani Superare la disparità di genere, valorizzare il lavoro di cura N all’innalzamento della pensione a 67 anni SCIOPERO GENERALE DI 8 ORE E MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA per piegare il governo Gentiloni sulle pensioni e la legge di bilancio Biella, 18-11-2017. Gabriele Urban, Responsabile dell’Organizzazio- ne locale del PMLI, interviene all’iniziativa “Fare comunismo, oggi” nel Centenario della Rivoluzione d’Ottobre (foto Il Bolscevico) Cosa penso del Documento del Comitato centrale del PMLI per il Centenario della Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre Cosa penso del Documento del Comitato centrale del PMLI per il Centenario della Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre Dobbiamo riprendere il sentiero della Rivoluzione e abbattere completamente questo sistema per sradicare il cancro del capitalismo di Maurizio, studente universitario calabrese PAG. 2 PAG. 11 PAG. 11 INDAGATI E/O ARRESTATI Appendino, M5S – Torino Nogarin, M5S – Livorno La Gaipa, M5S – Agrigento Giordana, M5S – Torino Zingaretti, PD – Lazio Tamajo, “centro- sinistra” - Palermo Rizza, FI – Priolo (Sicilia) De Luca, UDC – Messina Al ballottaggio il 67,7% dell’elettorato sfiducia i partiti del regime capitalista e neofascista ASTENSIONISMO RECORD A OSTIA-ROMA Il M5S batte il “centro-destra” ma perde il 50% dei voti, pur incassando voti PD, MDP, SI e Casa Pound. In realtà il M5S governerà con i voti del 10,3% dell’elettorato SOLO IL SOCIALISMO PUÒ CAMBIARE LE CITTA’ E L’ITALIA E SRADICARE LE MAFIE L’Onu accusa l’Ue e l’Italia IL PATTO CON LA LIBIA SUI FLUSSI MIGRATORI “è DISUMANO” “Migliaia di uomini denutriti e traumatizzati, donne e bambini ammassati gli uni sugli altri, rinchiusi dentro capannoni senza la possibilità di accedere ai servizi più basilari” GLI ACCORDI MINNITI CON LA LIBIA VANNO CANCELLATI INCHIESTA SHOCK DELLA CNN Aste di schiavi a Tripoli. Migranti venduti per 310 euro Su spinta della guerrafondaia Mogherini UN ALTRO PASSO AVANTI VERSO L’ESERCITO DELL’UE IMPERIALISTA Pinotti entusiasta: “Dopo 60 anni, in pochi mesi abbiamo percorso più strada... grazie a una spinta forte dovuta a una volontà politica nuova” di cui l’Italia è promotrice Di Maio, principale burattino di Grillo, a Washington per accreditare il M5S presso l’imperialismo americano Comunicato dell’Organizzazione di Vicchio del Mugello del PMLI RESPINGERE E FERMARE I LICENZIAMENTI ALLA RIFLE DI BARBERINO! GLI STUDENTI VOGLIONO ESSERE PROTAGONISTI DELLA SCUOLA E LOTTANO CONTRO L’ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO Occupazione e autogestione ai licei Michelangiolo e Machiavelli-Capponi di Firenze PAG. 3 PAG. 5 PAG. 4 PAG. 4 PAG. 14 PAG. 6 PAG. 13 PAG. 13 PAGG. 7-8-9 Manifesto dell’iniziativa unitaria per il centenario della Rivoluzione d’Ottobre che si terrà a Ischia (Napoli)

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Settimanale Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XLI - N. 43 - 30 novembre 2017

Catania, Facoltà di Lettere e Filosofia

ProFiCuo voLantinaggio sui risuLtati eLettoraLi in siCiLia e suLLa rivoLuzione d’ottobre

Tanti dialoghi e confronti con studenti e passanti

diFFuso a MiLano iL voLantino su

ezio Mauro

disCorso di urban, a noMe deLL’organizzazione LoCaLe deL PMLi, aLLa CeLebrazione unitaria deLL’ottobre a bieLLa

il monumento di Lenin a Cavriago e il monumento “L’operaio e la contadina

del Kolkhoz” a Mosca rappresentano

l’universale storia del movimento operaio

Dobbiamo chieDerci se vogliamo fare come la rivoluzione D’oTTobre oppure no

PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANO

www.pmli.itSede centrale: Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 FIRENZE Tel. e fax 055.5123164 e-mail: [email protected]

■ Abolire la legge Fornero■ Pensione di garanzia per i giovani■ Superare la disparità di genere, valorizzare il lavoro di cura

Nall’innalzamento della pensione a 67 anni

SCIOPERO GENERALE DI 8 ORE E MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMAper piegare il governo Gentiloni sulle pensioni e la legge di bilancio

Biella, 18-11-2017. Gabriele Urban, Responsabile dell’Organizzazio-ne locale del PMLI, interviene all’iniziativa “Fare comunismo, oggi” nel Centenario della Rivoluzione d’Ottobre (foto Il Bolscevico)

Cosa penso del Documento del Comitato centrale del PMLIper il Centenario della Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre

Cosa penso del Documento del Comitato centrale del PMLIper il Centenario della Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre

dobbiamo riprendere il sentiero della rivoluzione e abbattere completamente questo sistema per sradicare il cancro del capitalismo

di Maurizio, studente universitario calabrese

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IndagatI e/o arrestatI

● Appendino, M5S – Torino● Nogarin, M5S – Livorno● La Gaipa, M5S –

Agrigento● Giordana, M5S – Torino● Zingaretti, PD – Lazio● Tamajo, “centro-

sinistra” - Palermo● Rizza, FI – Priolo (Sicilia)● De Luca, UDC – Messina

al ballottaggio il 67,7% dell’elettorato sfiducia i partiti del regime capitalista e neofascista

astensIonIsmo record a ostIa-roma

il m5s batte il “centro-destra” ma perde il 50% dei voti, pur incassando voti pD, mDp, si e casa pound. in realtà il m5s governerà con i voti del 10,3% dell’elettorato

solo il socialismo può cambiare le ciTTa’ e l’iTalia e sraDicare le mafie

L’onu accusa l’ue e l’italia

iL Patto Con La Libia sui FLussi Migratori “è disuMano”

“migliaia di uomini denutriti e traumatizzati, donne e bambini ammassati gli uni sugli altri, rinchiusi dentro capannoni senza la possibilità di accedere ai servizi più basilari”

gli accorDi minniTi con la libia vanno cancellaTi

inChiesta shoCK deLLa Cnn

aste di schiavi a tripoli. Migranti

venduti per 310 eurosu spinta della guerrafondaia Mogherini

un aLtro Passo avanti verso L’eserCito deLL’ue iMPeriaListapinotti entusiasta: “Dopo 60 anni, in pochi mesi abbiamo percorso più strada... grazie a

una spinta forte dovuta a una volontà politica nuova” di cui l’italia è promotrice

di Maio, principale burattino di grillo, a Washington per accreditare il M5s presso l’imperialismo americano

Comunicato dell’Organizzazione di Vicchio del Mugello del PMLI

resPingere e FerMare i LiCenziaMenti aLLa riFLe di barberino!

GLI studeNtI VOGLIONO essere PrOtaGONIstI deLLa sCuOLa e LOttaNO CONtrO L’aLterNaNza sCuOLa-LaVOrO

occupazione e autogestione ai licei Michelangiolo e

Machiavelli-Capponi di Firenze

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Manifesto dell’iniziativa unitaria per il centenario della Rivoluzione d’Ottobre che si terrà a Ischia (Napoli)

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2 il bolscevico / Centenario della Rivoluzione d’Ottobre N. 43 - 30 novembre 2017

Discorso Di Urban, a nome Dell’organizzazione locale Del Pmli, alla celebrazione Unitaria Dell’ottobre a biella

il monumento di lenin a cavriago e il monumento “l’operaio e la contadina del Kolkhoz” a mosca

rappresentano l’universale storia del movimento operaioDobbiamo chieDerci se vogliamo fare come la rivoluzione D’ottobre oppure no

Compagne e compagne, amiche e amici,

vi porto i saluti dell’Organiz-zazione biellese del PMLI che da subito ha aderito al Comita-to “Ottobre Rosso” per le cele-brazioni del centesimo anniver-sario della Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre. Ogni clas-se sociale ha le proprie date da celebrare, la borghesia, la classe dominante oggi nel no-stro Paese, ha il 14 luglio 1789 quando strappò il potere all’a-ristocrazia a suon di decapi-tazioni e si impose al mondo come nuovo soggetto politi-co prevalente diventando però nuova classe sfruttatrice. La classe sfruttatrice del lavoro quotidiano di milioni di proleta-ri in tutto il mondo. Per contro e di conseguenza il proletaria-to ha le sue date da festeggia-re come, appunto, il 7 Novem-bre 1917 quando per la prima volta nella storia, se si esclude il breve periodo della gloriosa Comune di Parigi del 1871, il proletariato e i contadini poveri presero il potere sotto la guida del Partito bolscevico di Lenin e Stalin. Viva la Gloriosa Rivo-luzione Socialista d’Ottobre!

Nel 1848, anticipando quan-to sarebbe accaduto in Russia 70 anni dopo, i fondatori del socialismo scientifico Marx ed Engels iniziavano il loro “Ma-nifesto del Partito Comunista” così: “Uno spettro si aggira per l’Europa: lo spettro del comunismo. Tutte le potenze della vecchia Europa si sono coalizzate in una sacra cac-cia alle streghe contro que-sto spettro: il papa e lo zar, Metternich e Guizot, radica-li francesi e poliziotti tede-schi”.

In questa assise voglio par-larvi di due statue, due monu-menti, che possono farci riflet-tere sull’universale storia del movimento operaio e del mo-vimento comunista internazio-nale. Il primo monumento si trova in un piccolo paese di-

stante 10 chilometri da Reggio Emilia che si chiama Cavria-go dove al centro di una piaz-za dedicata a Lenin si trova il famoso busto di Lenin di fron-te al quale ogni anno il PMLI e il PCI commemorano Lenin. La storia è questa: era il 1918 e in quegli anni all’interno del Partito Socialista di Cavriago ferveva il dibattito tra le posi-zioni riformiste e quelle rivo-luzionarie. All’epoca la base del partito socialista guardava al bolscevismo russo e al suo capo Lenin come a un model-lo cui ispirare le proprie lotte. Alla fine della sanguinosa Pri-ma guerra mondiale la “corren-te massimalista” del partito as-sume un ruolo dominante e la situazione generale è matura per l’insurrezione popolare.

Il 6 gennaio 1919 il Circolo di Cavriago approva un Ordi-ne del giorno in cui formalizza l’apprezzamento nei confron-ti del Direttore dell’ “Avanti” e della Direzione del Partito “per l’incessante lotta che continua-mente combattono per il trion-fo dell’intransigenza assoluta e di approvazione del program-ma del Soviet di Russia e plau-dono il suo capo Lenin per l’in-stancabile opera che sostiene contro i reazionari sostenitori dell’imperialismo”.

L’Ordine del giorno pubbli-cato dall’“Avanti” viene ripre-so da Lenin tre mesi dopo, in occasione di un intervento pro-nunciato il 6 marzo 1919 alla seduta del Comitato Esecuti-vo Centrale del Soviet di Mo-sca. In tale intervento Lenin disse che se anche in un pic-colissimo paese – che non era nemmeno presente nella carti-na geografica italiana – la po-polazione sapeva e approvava quanto stavano realizzando in Russia allora, certamente, la rivoluzione proletaria avrebbe trionfato.

Le elezioni amministrative del 1920 a Cavriago videro la netta affermazione della lista

socialista. Nel 1921 il Consi-glio comunale di Cavriago per rispondere alla volontà popo-lare inviava cinquecento lire in favore del neonato potere so-vietico.

Poco dopo il fascismo, fi-nanziato dalla borghesia im-paurita dall’idea che anche il proletariato italiano potesse fare la rivoluzione come quello russo, sciolse a suon di violen-ze e aggressioni fisiche dappri-ma i Consigli comunali in mano ai socialisti e poi instaurò la ventennale nera dittatura fasci-sta in tutta Italia.

Spostiamoci in Russia avan-ti nel tempo di 15 anni da quei fatti; siamo nel 1938 nella ora-mai consolidata Unione So-vietica e qui incontriamo la seconda statua di cui voglio parlarvi che si intitola “Rabočij i kolchoznica” (L’operaio e la contadina del Kolkhoz) della scultrice Vera Mukhina, posta appena a lato dell’Esposizione delle conquiste dell’economia nazionale di Mosca, che rap-presenta un operaio che bran-disce un martello affiancato da una contadina del Kolkhoz che afferra una falce generando così il simbolo del socialismo e del comunismo. La potenza visiva di tale immensa scultura di acciaio inossidabile spiega meglio di mille parole cos’è che noi abbiamo inteso, intendiamo e intenderemo per socialismo: il potere politico del proletaria-to e, conseguentemente, eco-nomico saldamente nelle mani della classe operaia alleata coi contadini.

Vi chiedo: quando mai pri-ma, nella storia del mondo, sono stati dedicati importantis-simi monumenti in onore delle lavoratrici e dei lavoratori?

I grandi diritti sociali della Ri-voluzione d’Ottobre si ritrovano proprio nei primi atti del neona-to governo sovietico i quali con-fermano empiricamente che tutti i lavoratori e le lavoratrici della Russia erano i beneficia-

ri del potere sovietico scaturito dalla Rivoluzione d’Ottobre: il decreto sulla pace per mettere rapidamente fine alla guerra; il decreto sulla terra che abolisce la proprietà privata della ter-ra, confisca le terre demaniali, le tenute, le fattorie, gli alleva-menti del bestiame della fami-glia imperiale, della corona, dei monasteri e della Chiesa, dei proprietari fondiari per tra-sferire tutto ciò allo Stato, alle comunità contadine; la sepa-razione della Chiesa dallo Sta-to e della scuola dalla Chiesa; la nazionalizzazione di ban-che, ferrovie, commercio este-ro, flotta mercantile, risorse del sottosuolo, acqua e foreste; annullamento dei debiti con-tratti all’estero dallo zar e dal governo provvisorio; la giorna-ta lavorativa di otto ore; la pa-rità dei diritti tra le donne e gli uomini e il diritto al divorzio; l’e-guaglianza delle diverse nazio-nalità della Russia.

E naturalmente tutti questi diritti non rimasero sulla car-ta in quanto vennero istituite scuole di ogni grado, costru-iti ospedali, nuove abitazioni, trasporti pubblici, una fittissima rete di servizi sociali, la pensio-ne che garantiva una vecchiaia più che dignitosa alle operaie e agli operai.

Mentre oggigiorno che vita spetta in Italia agli operai? Po-vertà, contratti atipici, a chia-mata, a progetto, senza tutele sindacali, ricattabili, sottomessi e super sfruttamento genera-lizzato. E ai contadini, special-mente del Sud? Il caporalato che, ritornato ad alzare la testa come prima degli anni ’50 del ’900, sceglie chi sfruttare come meglio gli pare e piace, per non parlare dei migranti che sono schiavi alla loro mercé.

A fronte di questa nera si-tuazione politica ed economi-ca delle masse creata dal capi-talismo che vede il proletariato ripiombato per colpa dei revi-sionisti e dei riformisti in una

situazione premarxista, quali sono le indicazioni e le propo-ste politiche da offrire al prole-tariato italiano? Voglio chiedere a Giorgio Cremaschi, come in-tende raggiungere il socialismo in Italia? Con la via parlamen-tare presentando una lista alle prossime elezioni politiche? Noi siamo per la via rivoluzio-naria dell’Ottobre e sostenia-mo l’astensionismo prendendo ad esempio il valoroso popolo siciliano che alle recenti ele-zioni siciliane ha fatto registra-re il 53,3 delle astensioni. Per noi resta valido l’insegnamento della Grande Rivoluzione So-cialista d’Ottobre!

Non siamo sciocchi, sappia-mo bene che nell’immediato, la rivoluzione socialista in Italia è un orizzonte lontano; tuttavia “quando?” non è la domanda essenziale da farsi; dobbiamo chiederci invece se vogliamo

fare come la Rivoluzione d’Ot-tobre oppure no.

Se rispondiamo di sì, il no-stro compito dovrà essere quello di lottare ogni giorno, strenuamente, contro il capita-lismo e in quella direzione!

L’Ottobre 1917 contiene fra l’altro un forte messaggio di unità antirazzista poiché la Ri-voluzione non si realizzò attra-verso odi nazionali e conflitti fra le nazionalità, ma sotto la ban-diera della fiducia reciproca e dell’amicizia fraterna degli ope-rai e dei contadini di tutte le nu-merose e diverse nazionalità dell’URSS, non in nome del na-zionalismo, ma in nome dell’in-ternazionalismo.

Quindi non poveri contro po-veri, non etnia contro etnia ma proletariato unito contro la bor-ghesia e gli sfruttatori capitali-sti.

Grazie.

Biella, 18 novembre 2017. Gabriele Urban, Responsabile dell’Organizza-zione locale del PMLI, interviene all’iniziativa “Fare comunismo, oggi” nel Centenario della Rivoluzione d’Ottobre (foto Il Bolscevico)

su iniziativa del comitato “ottobre rosso” cui fanno parte anche il Pmli e il Prc

celebrato Unitariamente a biella il centenario Della rivolUzione D’ottobre

�Dal corrispondente dell’Organizzazione di Biella del PMLIPieno successo delle ini-

ziative promosse dal Comita-to biellese “Ottobre Rosso” per celebrare a Biella il Centesimo Anniversario della Grande Ri-voluzione Socialista d’Ottobre. Il Comitato è stato fondato al-cuni mesi fa da soggetti politici quali il Partito della Rifondazio-ne Comunista - Federazione Biellese, il Partito marxista-le-ninista italiano.Biella, singoli compagni che si fregiano con orgoglio del nome di comunisti,

amiche ed amici antifascisti e libertari tutti accomunati dall’i-dea che non sarebbe stato possibile non fare nulla a ridos-so di un così importante even-to storico-politico che ha incon-trovertibilmente trasformato il corso della storia del mondo.

Le compagne e i compagni del Comitato, che nei mesi si sono costantemente incontrati in riunioni politiche e organiz-zative, hanno dibattuto fin nei minimi particolari gli elemen-ti necessari alla realizzazione delle due giornate contattando i relatori che sarebbero giunti a

Biella da altre città, hanno or-ganizzato le diffusioni di volan-tini fuori dagli istituti superiori biellesi, predisposto i manifesti per le pubbliche affissioni nei principali comuni della provin-cia laniera e stilato un comu-nicato stampa da inoltrare agli organi d’informazione biellesi. Così le iniziative programma-te per venerdì 17 novembre e sabato 18 novembre si sono svolte perfettamente e senza intoppi proprio come da pro-gramma.

Venerdì sera presso il sa-lone “G. Di Vittorio” della Ca-

mera del Lavoro di Biella i pro-fessori Valerio Romitelli ed Oliviero Calcagno si sono in-terrogati a livello storico e filo-sofico sulla Rivoluzione d’Otto-bre, sull’eredità politica che ha lasciato e sulle proposte an-cora attuali. In particolare Ro-mitelli ha voluto sottolineare il paradigma di sentirsi profon-damente anti-anticomunista e di dissociarsi completamente da chiunque – ed in particola-re da numerosi docenti univer-sitari suoi colleghi – paragoni la Germania nazista all’Unio-ne Sovietica. Il giovane filoso-

fo Oliviero Calcagno s’è soffer-mato sulle tappe storiche della Rivoluzione Russa cercando di spiegare come abbia potu-to trionfare proprio in un Paese notevolmente arretrato rispetto agli Stati dell’Europa occiden-tale contravvenendo così una certa interpretazione delle tesi marxiste secondo cui la rivolu-zione proletaria sarebbe dap-prima esplosa in paesi indu-strialmente avanzati.

La mattina seguente il sa-lone “G. Di Vittorio” era ad-dobbato con manifesti origi-nali sovietici imprestati per

l’occasione dall’ex Segreta-rio della Camera del Lavoro, Renzo Giardino, mentre una bellissima bandiera originale sovietica raffigurante il profilo di Lenin addobbava il podio e un’altra bandiera rossa origi-nale con falce e martello face-va bella mostra sul tavolo della presidenza. Gli oratori ufficiali dell’iniziativa Lucietta Bellomo, Segretaria del PRC di Biella, Geraldina Colotti, giornalista esperta di America Latina, Ni-

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N. 43 - 30 novembre 2017 Centenario della Rivoluzione d’Ottobre / il bolscevico 3all’ingresso del teatro la triennale

DiffUso a milano il volantino Del Pmli che smaschera la Posizione

Di ezio maUrointeresse e discussioni sul volantino sull’ex direttore di “repubblica”.

Diffuso anche il volantino sulla rivoluzione d’ottobre �Dal corrispondente della Cellula “Mao” di Milano del PMLI Per onorare il Centenario

della Grande Rivoluzione So-cialista d’Ottobre, e per difen-derne la verità storica, la sera di giovedì 16 novembre, mili-tanti e simpatizzanti della Cel-lula “Mao” di Milano del PMLI hanno organizzato una diffu-sione all’ingresso del Teatro La Triennale, nelle vicinanze del-la stazione Cadorna, che ave-va in programma una rappre-sentazione di un’opera di Ezio Mauro, ex direttore de “la Re-pubblica” e prima ancora de “La Stampa” di Torino, dal tito-lo: “I due treni, Lenin e lo Zar. Cronache di una rivoluzione”.

I compagni molto prima dell’inizio dell’evento han-

no cominciato il volantinaggio concentrandosi sul flusso di persone che entravano in tea-tro. Con i rossi “corpetti” al cui interno risaltava la riproduzio-ne del manifesto per il grande Anniversario, con le immagini di Lenin e Stalin e sullo sfondo la presa del Palazzo d’Inverno da parte dei rivoluzionari mar-xisti-leninisti russi, i compagni hanno diffuso due tipi di vo-lantini: “Leggete il Documento del Comitato centrale del PMLI sulla Grande Rivoluzione So-cialista d’Ottobre. Esprimete la vostra opinione su di esso” e “Tramite il pennivendolo e fal-sificatore Ezio Mauro ‘Repub-blica’ inneggia a Trotzki come “gran maestro della Rivoluzio-ne russa’”. Quest’ultimo, un ar-ticolo de “Il Bolscevico” n. 33,

stampato appositamente per denunciare la linea e le varie iniziative del falsificatore sto-rico Mauro, come quelle alla Triennale di Milano e al Tea-tro Puccini di Firenze, è un’au-tentica lezione di storia in cui è stata resa giustizia ai veri protagonisti della Rivoluzione d’Ottobre Lenin e Stalin messi in secondo piano, in particola-re Lenin, da Mauro su “Repub-blica” e dall’evento teatrale in questione per far posto al me-galomane e opportunista, Trot-zki.

I volantini sono stati accol-ti con vivo interesse, tanto che sono state intavolate varie di-scussioni. Una tra tutte con una donna che insisteva a de-finire veritiera la posizione di Mauro su Trotzki come il vero

artefice della Rivoluzione d’Ot-tobre; i nostri compagni hanno dialetticamente spiegato che se fosse stato per Trotzki gra-zie al suo emendamento alla risoluzione di Lenin, che deci-deva la tempestiva organizza-zione e attuazione dell’insurre-zione, la stessa sarebbe stata rinviata a dopo il congresso dei Soviet, dando tutto il tempo al governo provvisorio di Ke-renski, di richiamare dal fron-te migliaia di unità per soffoca-re la Rivoluzione d’Ottobre nel sangue. Altro che “gran mae-stro della rivoluzione russa”, come Mauro ha avuto l’ardire di definirlo; nella realtà dei fatti storici Trotzki è stato sì un gran maestro, ma della controrivolu-zione, nella sua forma più sub-dola e ipocrita!

coletta Dosio del movimento NO TAV, Gabriele Urban, Re-sponsabile locale del PMLI, Giorgio Cremaschi e Ugo Mat-tei, giurista e docente universi-tario, hanno animato il dibattito avente per tema “Fare comuni-smo oggi” in cui, partendo da un’analisi storica della rivolu-zione s’è cercato di declinarla nell’attuale società capitalisti-ca proponendo ciascuno op-zioni politiche specifiche per attualizzare gli insegnamenti dell’Ottobre Rosso 1917.

Lucietta Bellomo di Rifon-dazione Comunista, partendo dalla fondamentale importan-za politica generata dalla Rivo-luzione d’Ottobre ha riproposto tutte le battaglie condotte dal proprio partito in particolare ri-ferimento ai diritti delle donne, dei disoccupati e sul fronte an-tifascista. Geraldina Colotti ha illustrato la propria esperien-za diretta in Venezuela dove, a suo avviso, è presente un so-cialismo pacifico ma armato dove la Rivoluzione bolivaria-na è giunta al potere pacifica-mente attraverso elezioni de-mocratico-borghesi ma armata e difesa dalla “Guardia Nacio-nal Bolivariana” posta a salva-guardia delle conquiste sociali portate al popolo dal governo di Hugo Chavez prima e da quello di Nicolas Maduro oggi.

Ha successivamente preso la parola Nicoletta Dosio che ha incentrato il proprio discor-so sul concetto di tempo che è stato ingabbiato dalle logi-che del capitalismo e, pertan-to, anch’esso divenuto nemico del proletariato in quanto il suo scandire è palesemente contro le necessità di vita delle lavo-ratrici e dei lavoratori costretti a tempi di produzione insoste-nibili e privati del tempo neces-sario per stare opportunamen-te coi propri familiari.

Dopo di lui è intervenuto il compagno Gabriele Urban che attraverso la descrizione di due famosi monumenti ha cercato di mettere in eviden-za l’attaccamento del proleta-

riato italiano e russo alla figu-ra di Lenin riconosciuto quale Maestro indiscusso capace di dare concretezza agli ideali di Marx ed Engels realizzando la rivoluzione proletaria. Urban ha ricordato il terrore prova-to dalle borghesie europee di fronte all’avanzare del pote-re sovietico, il che ha genera-to dei mostri come il fascismo ed il nazismo per contrastate tale avanzamento. Ha narrato e difeso l’esperienza del socia-lismo in URSS e chiesto diret-tamente a Giorgio Cremaschi, tra i fondatori del movimento EuroStop, come intenda giun-gere al socialismo in Italia in considerazione del fatto che il suo movimento si ispira diret-tamente al socialismo. Il com-pagno Urban ha infine sottoli-neato che il PMLI marcia sulla via dell’Ottobre e quindi sostie-ne l’astensionismo esaltando il valoroso popolo siciliano che alle recenti elezioni regionali si è astenuto arrivando al 53%.

Giorgio Cremaschi ha inizia-to il proprio intervento dicendo: “Voglio rispondere al compa-gno Gabriele ricordandogli che Lenin partecipava a qualunque elezione della Duma, a qua-lunque”, in realtà i bolscevichi boicottarono la prima Duma

del 1906 e il preparlamento del settembre 1917 promosso dai menscevichi per impedire la ri-voluzione socialista.

L’ultimo relatore è stato il professor Ugo Mattei, che ha fondato il proprio intervento evidenziando, dati alla mano, che l’uno per cento della popo-lazione mondiale detiene nel-le proprie mani l’80% delle ric-chezze mondiali. Ugo Mattei ha inoltre affermato che oggi i dispositivi di controllo e coer-cizione sono direttamente ac-quistati dalla popolazione sotto forma di telefoni cellulari che in ogni istante riescono a render-ci individuabili dal potere e pos-sono metterci completamente alla mercé delle multinazionali che riescono a comprendere i nostri desideri più intimi e per-sonali attraverso semplici ap-plicazioni gratuite presenti in tali dispositivi cellulari. Alle ore 13,30 è terminata l’esposizio-ne dei relatori lasciando spa-zio agli interventi del pubblico. A conclusione dei lavori un gio-vane si è presentato al compa-gno Urban come attivista del-l’“Associazione Italia-Cuba” e ha lasciato il proprio indiriz-zo e-mail per essere informato sulle iniziative dell’Organizza-zione biellese del PMLI.

Alle ore 17,30 come annun-ciato dal comunicato stampa del Comitato “Ottobre Ros-so” si è svolta, presso il salo-ne “Anello Poma” del Comita-to ARCI di Biella di strada alla Fornace, 8, la proiezione del film di Sergej Ejzenstejn “Ot-tobre” che fu commissionato, con mezzi larghissimi e totale autonomia, dal governo sovie-tico per la commemorazione del decimo anniversario del-la Rivoluzione d’Ottobre di cui ripercorre i giorni preceden-ti la vittoriosa insurrezione del 1917. Al termine della proiezio-ne i membri del Comitato “Ot-tobre Rosso” hanno allestito i tavoli per una cena condivisa a base di prodotti tipici biellesi col sottofondo musicale delle canzoni comuniste e partigia-ne più conosciute. Al termine della cena si è brindato con vodka in onore della Rivoluzio-ne d’Ottobre.

Nel comunicato stampa ri-assuntivo della due giorni si evidenziava la vergognosa assenza dei giornalisti di tut-te le testate locali che hanno boicottato l’importante e ricca iniziativa mancando così di in-formare la cittadinanza su un incontro storico, politico e cul-turale.

Biella, 18 novembre 2017. La presidenza dell’iniziativa “Fare comunismo, oggi” organizzata nel Centenario della Rivoluzione d’Ottobre. Da sinistra a destra: Lucietta Bellomo (al podio), Gerardina Colotti, Ugo Mattei, Marco Sansoè, Nicoletta Dosio, Gabriele Urban e Giorgio Cremaschi

➫ DALLA 2ª

Milano, 16 novembre 2017. Una delle discussioni durante la diffusione del volantino del PMLI davanti al Teatro La Triennale (foto Il Bolscevico)

Leggete il n. 39/2017 Speciale Centenario Rivoluzione d’Ottobre

Si trova sul sitoal link: http://www.pmli.it/ilbolscevicopdf/2017n390211.pdf

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4 il bolscevico / barbarie imperialista N. 43 - 30 novembre 2017

L’Onu accusa l’Ue e l’Italia

IL pattO cOn La LIbIa sUI fLUssI mIgratOrI “è dIsUmanO”“Migliaia di uomini denutriti e traumatizzati, donne e bambini ammassati gli uni sugli altri, rinchiusi dentro

capannoni senza la possibilità di accedere ai servizi più basilari”Gli accordi Minniti con la libia vanno cancellati

La politica estera imperiali-sta, interventista e antimigran-ti adottata dalla Ue e sposata in pieno dalla banda di Renzi, Gentiloni, Minniti e Pinotti per in-tercettare i migranti nel Mediter-raneo e riportarli nelle “terrifican-ti” prigioni in Libia “è disumana”. Lo denuncia l’Alto commissario dell’Onu per i diritti umani Zeid Raad Al Hussein in un comuni-cato stampa diffuso il 14 novem-bre scorso a Ginevra in cui tra l’altro si legge che: “La sofferen-za dei migranti detenuti in Libia è un oltraggio alla coscienza dell’umanità”.

L’Italia in particolare è accu-sata di ignorare la violazione dei diritti umani in Libia, rincorren-do l’unico obiettivo di fermare le partenze dei migranti. L’Alto commissario ha denunciato l’a-iuto fornito dall’Ue e dall’Italia alla guardie costiere libiche per arrestare i migranti in mare, “malgrado i timori espressi dai gruppi di difesa dei diritti uma-ni” sulla sorte dei migranti in Libia. Tant’è che: “Gli interventi crescenti dell’Ue e dei suoi stati membri non sono finora serviti a ridurre il numero di abusi su-biti dai migranti”. Gli osservato-ri dell’Onu che si sono recati in Libia “sono rimasti scioccati da ciò che hanno visto: migliaia di uomini denutriti e traumatizzati, donne e bambini ammassati gli uni sugli altri, rinchiusi dentro capannoni senza la possibilità di accedere ai servizi più basilari”, ha aggiunto Al Hussein, che ac-cusa “l’Ue e i suoi stati membri di non aver fatto nulla per ridurre gli abusi perpetrati sui migranti... La comunità internazionale non può continuare a chiudere gli occhi sugli orrori inimmaginabili sopportati dai migranti in Libia e pretendere che la catastrofica situazione possa progredire solo migliorando le condizioni di de-tenzione”.

Nei giorni scorsi anche un

gruppo di avvocati europei impe-gnati nella difesa dei diritti umani ha annunciato di aver denuncia-to il generale Khalifa Haftar al Tribunale dell’Aja per crimini di guerra e contro l’umanità.

L’annuncio è stato dato dall’organizzazione “Guernica 37 International Justice Cham-bers” che in un comunicato pre-cisa fra l’altro che il pool di avvo-cati ha depositato un “rapporto d’indagine confidenziale” sulle nefandezze commesse dalla cricca del generale Khalifa Haf-tar presso l’Ufficio del procurato-re della Corte penale internazio-nale (Icc) con sede in Olanda.

Il “Grupo Guernica” aggiunge che le accuse degli avvocati eu-ropei “includono, ma non sono limitate a omicidio, tortura o trat-tamento disumano... Haftar sta usando le sue truppe e quelle di altri gruppi armati per conso-lidare la propria presa sul pote-re senza riguardo per gli effetti che ciò possa avere sul paese”. Sui crimini di guerra commessi da “individui all’interno della ca-tena di comando” del generale esistono “informazioni credibili, corroborate da prove di prima mano... Centinaia se non miglia-ia di civili sono stati uccisi, tor-turati e sono stati scacciati dalle proprie abitazioni”.

La “situazione inaccettabile” nei campi libici è documentata anche in un reportage esclusivo di Cnn, realizzato dopo aver ri-cevuto un filmato che testimonia una tratta di esseri umani in Li-bia in tutto paragonabile a quella dei tempi dello schiavismo. Nel video, oggetto della gara all’in-canto sono due ragazzi, per i quali piovono offerte e rilanci. “800 dinari... 900, 1.100... ven-duti per 1.200 dinari (pari a 800 dollari)”. Uno dei due giovani è presentato come “un ragazzone forte, adatto al lavoro nei cam-pi”. Ricevuto il filmato, Cnn è an-data a verificare, registrando in

un video shock la vendita di una dozzina di persone in pochi mi-nuti. La troupe ha quindi parlato con Victory, un 21enne detenuto al Treeq Migrant Detention Cen-ter di Tripoli dove gli immigrati illegali vengono rinchiusi in atte-sa di espulsione: il ragazzo dice di essere stato venduto all’asta come schiavo “più volte”, dopo che i suoi soldi - tutti usati per cercare di arrivare in Europa - erano finiti. “Pagai (ai trafficanti) più di un milione (oltre 2.700 dol-lari). Mia madre è anche andata in un paio di villaggi a chiedere soldi in prestito per salvarmi la vita”.

Una donna sub-sahariana ha raccontato alla delegazione Onu, che a novembre ha visita-to quattro strutture: “Sono stata portata via dal centro di deten-zione e stuprata in una casa da tre uomini, compresa una guar-dia del centro”. Donne, uomini e bambini raccontano: “Ci picchia-no solo perché chiediamo cibo o cure mediche o informazioni”. Un uomo rinchiuso nel centro di Tarik al-Matar, dove in 2mila vivono ammassati in un han-gar senza bagni funzionanti, ha spiegato: “Non dormiamo, ab-biamo malattie, ci manca il cibo, non ci laviamo per mesi. Morire-mo tutti, è troppo difficile soprav-

vivere all’odore di feci e urine”.Stupri e violenze accompa-

gnano i migranti fin dall’inizio del loro viaggio, ricorda l’Onu: “Sono già stati esposti a ra-pimenti, torture, lavori forzati, sfruttamento, gravi violenze fi-siche, fame e altre atrocità nel corso dei loro viaggio attraverso la Libia nelle mani dei traffican-ti”. Una donna della Costa d’A-vorio ha raccontato: “Durante il viaggio uomini armati hanno scelto sei donne, quando mi sono rifiutata sono stata schiaf-feggiata e mi hanno puntato una pistola alla testa. Quattro uomini mi hanno stuprata. Ero all’inizio di una gravidanza, ho sanguina-to molto, penso di aver perso il bambino”.

L’Alto commissario ha inoltre denunciato l’assistenza fornita dall’Ue e dall’Italia alla guardia costiera libica per arrestare i migranti in mare “nonostante le preoccupazioni espresse dai gruppi per i diritti umani” sul loro destino. “Gli interventi crescenti dell’Ue e dei suoi stati membri non sono stati finora indirizzati a ridurre il numero di abusi su-biti dai migranti - ha spiegato Al Hussein - Il nostro sistema di sorveglianza mostra infatti un rapido deterioramento della loro situazione in Libia”.

Sono oltre 20mila i migranti rinchiusi nei lager in Libia. Se-condo le cifre del Dipartimento libico di lotta contro la migra-zione illegale, citate dall’Onu, 19.900 persone risultano in que-sti centri dall’inizio di novembre, mentre erano circa 7mila a metà settembre. Questo consistente aumento delle detenzioni segue violenti combattimenti a Sabra-ta, città dell’ovest della Libia, di-ventata piattaforma di partenza dei migranti verso l’Europa.

L’Alto commissario ha chie-sto di chiudere i centri di deten-zione perché “la situazione in questi campi è inaccettabile” e di depenalizzare il reato di immi-grazione irregolare perché “solo le alternative alla detenzione possono salvare le vite dei mi-granti”.

Insomma il famigerato pro-getto italiano per “la gestione in-tegrale della frontiera e dell’im-migrazione in Libia”, i cosiddetti “accordi di pace fra le tribù del sud della Libia”, il “codice di condotta sui salvataggi in mare” imposto dal nuovo Scelba Min-niti alle Ong e soprattutto gli ac-cordi segreti tra i servizi italiani e i capi di due brigate libiche

coinvolte nel traffico di esseri umani, non sono assolutamen-te “un progresso vantaggioso che permette di migliorare l’or-ganizzazione e l’efficacia dei salvataggi” nel Mediterraneo. Servono solo, come ha denun-ciato recentemente un rapporto dell’Associated Press, a riempi-re le tasche dei trafficanti per-mettendo fra l’altro l’ingresso delle navi militari italiane nelle acque libiche. Tutti gli accor-di, sia ufficiali che quelli sotto-banco, siglati nei mesi scorsi da Gentiloni e Minniti, tramite i servizi segreti, con le milizie libi-che, in particolare le brigate che operano nella zona di Sabratha, che difendono i terminali petro-liferi dell’Eni ma che control-lano anche gli scafisti e i punti di imbarco dei migranti, vanno immediatamente cancellati. È inaccettabile che il governo italiano e la Ue inviino fiumi di denaro ai trafficanti per tenere bloccati i migranti nelle carceri libiche, dove vengono sottopo-sti a torture e violenze di ogni genere; oltre a essere impiegati come schiavi per lavorare nei campi petroliferi, dopo essere stati spogliati di ogni loro avere.

InchIesta shOck deLLa cnn

aste di schiavi a tripoli. migranti venduti per 310 euroUn’inchiesta della televisio-

ne americana Cnn realizzata alla fine di ottobre documenta come, all’inizio del XXI secolo, la schiavitù sia ancora una tra-gica realtà.

A Tripoli - cioè in quella parte della Libia governata da Fayez al-Sarraj, che è a capo di un governo riconosciuto dall’ONU e sostenuto da Renzi e Genti-loni sin dal suo insediamento alla fine del 2015 - un filmato realizzato clandestinamente documenta che solo nei pressi del porto della capitale libica molte migliaia di persone (uo-mini, donne e bambini, per la stragrande maggioranza prove-nienti dall’Africa nera) in attesa di prendere il mare per l’Europa, sono bloccate in condizione di schiavitù.

Una telecamera nascosta ha filmato una vera e propria asta ad alzata di mano, nella quale nel giro di pochi minuti vengo-no venduti una decina di uomini

per un prezzo che va da un mini-mo di 500 a un massimo di 650 dinari libici (che equivalgono rispettivamente a 310 e a circa 400 euro).

Al momento di ogni aggiu-dicazione basta un cenno del banditore d’asta affinché lo schiavo venga consegnato, die-tro pagamento, al nuovo padro-ne, rassegnato al suo destino.

In un secondo filmato si vede il banditore d’asta che presenta due giovani neri, dei quali uno si presenta come nigeriano, indi-candoli adatti ai lavori agricoli, e alla fine entrambi sono venduti per 1.200 dinari libici (che equi-valgono a poco meno di 750 euro).

I giornalisti peraltro, che han-no operato in Libia in incognito, non hanno potuto filmare tutto ciò che hanno visto, ma hanno potuto testimoniare di altre aste avvenute a Tripoli e nelle limi-trofe città di Zuwara e Sabratah che si trovano nei pressi della

capitale, nelle quali venivano venduti giovani neri robusti de-stinati a lavori pesanti, non in zone di degrado o di conflitto, bensì in quelle che, apparente-mente, sembrano essere nor-mali aree urbane con gente che lavora, donne che fanno la spe-sa e bambini che giocano per la strada.

Ecco a quale barbarie por-ta l’interventismo imperialista dell’Italia e della Ue in Libia.

Nonostante la schiavitù sia stata nominalmente messa al bando dall’ONU all’art. 4 della Dichiarazione universale dei Di-ritti dell’Uomo entrata in vigore nel 1948, e nonostante ormai da molti decenni nessuno Stato al mondo la mantenga nel pro-prio ordinamento, il fenomeno della schiavitù ha ripreso pie-de nell’ultimo ventennio, tanto che l’organizzazione Slavery Footprint aveva calcolato nel 2011 che nel mondo vi erano 27 milioni di persone ridotte in

uno stato di totale schiavitù, un numero che negli ultimi anni sembra drammaticamente sali-

re ulteriormente. Senza contare quella schiavitù di fatto a cui sono condannati i migranti nel

nostro Paese, costretti ad am-mazzarsi di lavoro nei campi per pochi euro al giorno.

Immagini dei migranti ridotti in schiavitù in Libia

La fregata missilistica Virgilio Fasan della Marina Militare italiana ita-liana, varata nel 2012 è una delle unità impiegate nel pattugliamento del Mediterraneo e del Corno d’Africa

Migranti condotti nei lager in Libia su carri bestiame

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N. 43 - 30 novembre 2017 elezioni a ostia / il bolscevico 5Al ballottaggio il 67,7% dell’elettorato sfiducia i partiti del regime capitalista e neofascista

Astensionismo record A ostiA-romA

Il M5S batte il “centro-destra” ma perde il 50% dei voti, pur incassando voti PD, MDP, SI e Casa Pound. In realtà il M5S governerà con i voti del 10,3% dell’elettorato. “Centro-destra” e PD hanno perso migliaia di voti

Solo Il SoCIalISMo Può CaMbIare le CItta’ e l’ItalIa e SraDICare le MafIe

Il 5 e il 19 novembre 2017 si sono tenuti rispettivamen-te il primo turno e il turno di ballottaggio delle elezioni per il rinnovo del presidente e del consiglio del Municipio X (ex Municipio XIII) che è la deci-ma suddivisione amministra-tiva di Roma Capitale, l’unico municipio al di fuori del Gran-de Raccordo Anulare che si estende verso il mare e com-prende varie cittadine fra cui, la più grande, è Ostia.

Queste elezioni pur aven-do un carattere prettamente locale hanno inaspettatamen-te acquisito per vari motivi una rilevanza nazionale. Per-ché si sono tenute in conco-mitanza e hanno seguito le elezioni siciliane, dove il M5S, oltre il PD di Renzi, sono ri-sultati sonoramente sconfitti dal “centro-destra” ricompat-tatosi per l’occasione. Perché si trattava del primo test elet-torale dopo un anno e mezzo dall’elezione di Virginia Rag-gi (M5S) a sindaca di Roma e di governo pentastellato della capitale. Perché si tratta di un municipio che con i suoi 231 mila abitanti è equiparabile alle più grandi città italiane. Ha infatti più abitanti di Pado-va, Trieste, Brescia, Reggio Calabria e rappresenta per-tanto un test significativo per i futuri equilibri ed alleanze po-litiche ed elettorali in vista del-

le prossime politiche di prima-vera. E poi si tratta di un’area funestata dalle cosche mafio-se che si spartiscono il terri-torio controllando ogni attività economica, gestendo gli ap-palti, il racket delle case po-polari, le estorsioni, lo spac-cio di droga e la vita politica e istituzionale. Tant’è vero che nel 2015 si è dovuto dimet-tere il presidente Andrea Tas-sone (PD) , eletto nel 2013 e difeso fino all’ultimo dal suo partito, che poi è stato con-dannato in primo grado a cin-que anni, e successivamen-te lo stesso Municipio è stato sciolto e commissariato dal governo per infiltrazioni ma-fiose.

Gli ultimi episodi di cronaca avvenuti in piena campagna elettorale sono quello dell’ag-gressione da parte di Roberto Spada, fratello del boss Car-mine, alla troupe Rai che gli chiedeva conto del suo ap-poggio a Casa Pound e al suo candidato Luca Marsella, e poi l’incendio del portone di una sezione locale del PD, per ora commesso da “ignoti”.

L’astensionismo stravince

In questo clima e in que-sta situazione politica l’elet-torato del decimo Municipio ha dato un segnale fortissimo

e inequivocabile sfiducian-do apertamente e in massa i partiti del regime capitalista e neofascista lasciandoli pres-soché soli e privi di consensi all’interno del governo e delle istituzioni municipali.

Già al primo turno 120.189 elettori, pari al 64,7% dei 185.661 che avevano diritto di voto, si sono astenuti, os-sia hanno disertato le urne, annullato la scheda o l’hanno lasciata in bianco. Al secondo turno, quello di ballottaggio, gli astenuti sono ulteriormen-te cresciuti del 3% toccando la vetta record del 67,7%.

Significativo è che gran parte degli astensionisti han-no scelto di disertare le urne (63,9% al primo turno, 66,4% al secondo turno) rendendo la loro scelta elettorale esplicita e pubblica nonostante aves-sero gli occhi dei vari partiti e delle stesse cosche mafiose puntati addosso.

Rispetto alle precedenti elezioni municipali del 2013, l’astensionismo è cresciuto di 32.746 elettori pari a +15,1%. L’astensionismo è cresciuto anche rispetto alle ultime ele-zioni comunali del 2016 dove in questo Municipio aveva raggiunto la percentuale del 52,2%.

Viste le dimensioni del fe-nomeno astensionista non si può negare che questo sia il

vincitore assoluto di questa tornata elettorale. Anche se, come al solito, sia le forze po-litiche che i mass media bor-ghesi e di regime hanno cla-morosamente sorvolato su questo dato e concentrato le analisi e l’attenzione su altro.

M5S al governo ma sconfitto

Al primo turno si confer-mano in testa il M5S e la sua candidata Giuliana Di Pil-lo e il “centro-destra” con la sua candidata Monica Picca di Fratelli d’Italia. Le due for-ze politiche erano risultate in testa in questo Municipio già alle elezioni comunali del 2016. Sono però le forze poli-tiche che da allora hanno per-so più voti. Il M5S la cui can-didata risulterà poi vincitrice al ballottaggio, perde infatti per strada addirittura il 50% dei suoi consensi passan-do da 38.622 voti del 2016 ai 19.136 attuali. Di Pillo al bal-lottaggio prende 35.691 voti quando la Raggi nel 2016 ne aveva ottenuti in questo Mu-nicipio 69.869. Da considera-re che nel 2016 la Raggi ot-tenne il suo miglior risultato proprio nel Municipio X supe-rando il 43% dei voti validi.

È dunque contro ogni evi-denza che la Raggi ha affer-

mato all’indomani del voto che “I cittadini del Municipio X hanno riconosciuto il grande lavoro che stiamo facendo” (sic!). La verità è che l’elet-torato ha sconfessato e sfi-duciato proprio il suo operato che peraltro l’ha vista inerme di fronte al dilagare della cri-minalità mafiosa nel litorale romano.

Il M5S governerà il Munici-pio con appena il 10,3% dei consensi. La Di Pillo sarà pre-sidente con il consenso di ap-pena il 19,2% dell’intero elet-torato. E questo nonostante abbia incassato al ballottag-gio ben 15.914 voti in più che secondo alcuni studi sui flussi elettorali, sono in buona parte provenienti dal PD, dal MDP, da Sinistra Italiana, dalla lista autonomista di Andrea Boz-zi e persino da Casa Pound. Come sembrano dimostrare i mille voti in più guadagna-ti dalla Di Pillo all’Idroscalo, feudo del clan Spada, e dove Casa Pound ha raggiunto cir-ca il 20% dei voti validi.

Queste elezioni confer-mano così che il M5S quan-do riesce ad arrivare al ballot-taggio ha vita facile e riesce facilmente a spuntarla proprio grazie al suo trasversalismo e alla sua capacità di attrarre consensi a destra e a manca.

La sua avversaria, Monica Picca, ha guadagnato com-

plessivamente fra il primo e il secondo turno appena 6.728 voti.

Il “centro-destra” nel suo insieme, comprese le varie liste secondarie, secondo al-cuni calcoli ha lasciato per strada rispetto al 2016 ben 11 mila voti. Così come, secon-do un trend che sembra con-solidarsi, ha perso migliaia di voti il PD di Renzi.

La maggioranza degli elet-tori che dal 2016 ai oggi han-no abbandonato il PD e il M5S si è riversato nell’asten-sionismo. Solo in parte mino-re sono andati a rafforzare gli altri candidati della sinistra borghese come Eugenio Bel-lomo (area PRC) e il cosid-detto “prete rosso” Don Fran-co De Donno. Se nel 2016 i candidati della sinistra bor-ghese non alleati col PD ave-vano raccolto circa 4.000 voti, oggi ne contano quasi il dop-pio (8.006).

La via del vero cambiamento

La tendenza astensioni-sta anche negli elettori di sini-stra sembra inarrestabile. Ed è perciò che si intensifica da parte della classe dominan-te borghese, non solo attra-verso il M5S ma anche partiti ed esponenti falsi comunisti, di recuperare tali elettori per ricondurli nell’ambito delle istituzioni e della Costituzio-ne borghesi. Essi si rivolgo-no in particolare ai fautori del socialismo per continuare ad ingannarli e convincerli che si possa ancora cambiare le cose e la società per via par-lamentare.

Su questa linea si stanno muovendo una serie di forze, composte da vecchi e nuovi imbroglioni riformisti, per dare vita a nuove trappole elettora-li e politico-organizzative alla sinistra del PD in vista delle prossime elezioni politiche. Pure da Napoli, in questi ulti-mi giorni, è partita una inizia-tiva elettorale riformista e an-tiastensionista.

Dobbiamo sforzarci in ogni occasione e fin da ora di con-vincere le masse, in particola-re quelle di sinistra, a liberarsi totalmente dalla perniciosa in-fluenza dell’elettoralismo, del partecipazionismo, del rifor-mismo, del governismo e del pacifismo e a impugnare l’a-stensione come un voto anti-capitalista, per il socialismo e il PMLI. Perché per cambia-re le città e l’Italia e sradica-re le mafie occorre combatte-re e abbattere il capitalismo e tutto il suo sistema economi-co, politico, istituzionale e sta-tale, realizzare il socialismo e dare tutto il potere politico al proletariato. E per raggiunge-re questo obiettivo strategico l’unica strada da percorrere re-sta quella universale della Ri-voluzione d’Ottobre. Tutto il re-sto, comunque lo si presenti, è solo inconcludente riformismo fritto e rifritto.

ROMA - MUNICIPIO X (OSTIA) 2017CORPO ELETTORALE 185.661 CORPO ELETTORALE 176.253 CORPO ELETTORALE 184.235VOTI VALIDI 63.199 VOTI VALIDI 80.459 VOTI VALIDI 88.140VOTI SOLO PRESIDENTE 2.273 VOTI SOLO PRESIDENTE 8.351 VOTI SOLO PRESIDENTE 9.382

MUNICIPALI 2017 MUNICIPALII 2013 DIFFERENZA COMUNALI 2016 DIFFERENZA

PARTITI Voti Voti VotiASTENUTI 120.189 64,7 190,2 87.443 49,6 108,7 32.746 15,1 81,5 96.095 52,2 109,0 24.094 12,5 81,2 MOVIMENTO 5 STELLE 19.136 10,3 30,3 13.167 7,5 16,4 5.969 2,8 13,9 38.622 21,0 43,8 -19.486 -10,7 -13,5 PD 8.686 4,7 13,7 21.347 12,1 26,5 -12.661 -7,4 -12,8 12.197 6,6 13,8 -3.511 -1,9 -0,1 MELONI-FRATELLI D'ITALIA-PICCA PRESIDENTE 6.118 3,3 9,7 4.376 2,5 5,4 1.742 0,8 4,3 8.809 4,8 10,0 -2.691 -1,5 -0,3 LABORATORIO CIVICO X - FRANCO DE DONNO PRESIDENTE 5.463 2,9 8,6 - - - - - - - - - - - - =dati!B14 5.355 2,9 8,5 14.863 8,4 18,5 -9.508 -5,5 -10,0 4.925 2,7 5,6 430 0,2 2,9 CASAPOUND ITALIA 4.862 2,6 7,7 866 0,5 1,1 3.996 2,1 6,6 1.750 0,9 2,0 3.112 1,7 5,7 NOI CON SALVINI 2.632 1,4 4,2 - - - - - - 2.546 1,4 2,9 86 - 1,3 SINISTRA UNITA PER BELLOMO PRESIDENTE 2.296 1,2 3,6 - - - - - - - - - - - - ORA ORGOGLIO RINASCITA AUTONOMIA - BOZZI PRESIDENTE 2.160 1,2 3,4 - - - - - - - - - - - - LIBERI PER PICCA PRESIDENTE 1.389 0,7 2,2 - - - - - - - - - - - - LISTA CIVICA PICCA PRESIDENTE 1.321 0,7 2,1 - - - - - - - - - - - - UN SOGNO COMUNE - BOZZI PRESIDENTE 1.227 0,7 1,9 - - - - - - - - - - - - IL POPOLO DELLA FAMIGLIA 863 0,5 1,4 - - - - - - - - - - - - LISTA CIVICA NOI DEL 10° MUNICIPIO 855 0,5 1,4 - - - - - - - - - - - - CITTADINI PER IL X MUNICIPIO 791 0,4 1,3 - - - - - - - - - - - - ASSOTUTELA - LISTA CIVICA PER IL MUNICIPIO DI OSTIA 45 - 0,1 - - - - - - 56 - 0,1 -11 - - LA DESTRA STORACE - - - 884 0,5 1,1 -884 -0,5 -1,1 442 0,2 0,5 -442 -0,2 -0,5 MOVIMENTO UNIONE ITALIANO - - - 181 0,1 0,2 -181 -0,1 -0,2 - - - - - - LISTA CIVICA CITTADINI X ROMA ALEMANNO - - - 3.388 1,9 4,2 -3.388 -1,9 -4,2 - - - - - - SALVEMME PRESIDENTE AZIONE CIVICA - - - 825 0,5 1,0 -825 -0,5 -1,0 - - - - - - FORZA NUOVA - - - 292 0,2 0,4 -292 -0,2 -0,4 - - - - - - PRC - - - 927 0,5 1,2 -927 -0,5 -1,2 - - - - - - NO ALLA CHIUSURA DEGLI OSPEDALI OPERATORI SANITARI - - - 109 0,1 0,1 -109 -0,1 -0,1 - - - - - - LA ZAMPA ANIMALISTI AMBIENTALISTI NO ALLA VIVISEZIONE - - - 140 0,1 0,2 -140 -0,1 -0,2 - - - - - - PSI - - - 704 0,4 0,9 -704 -0,4 -0,9 - - - - - - CENTRO DEMOCRATICO DIRITTI E LIBERTA' - - - 1.416 0,8 1,8 -1.416 -0,8 -1,8 - - - - - - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' CON VENDOLA - - - 4.551 2,6 5,7 -4.551 -2,6 -5,7 - - - - - - VERDI ECOLOGISTI RETI CIVICHE ANIMALISTI - - - 1.487 0,8 1,8 -1.487 -0,8 -1,8 515 0,3 0,6 -515 -0,3 -0,6 LISTA CIVICA CON MARINO - - - 5.050 2,9 6,3 -5.050 -2,9 -6,3 - - - - - - LISTA DEI GRILLI PARLANTI NO EURO - - - 600 0,3 0,7 -600 -0,3 -0,7 379 0,2 0,4 -379 -0,2 -0,4 LA VOCE DEL DECIMO X DARIO BENSI PRESIDENTE - - - 515 0,3 0,6 -515 -0,3 -0,6 - - - - - - ALFIO MARCHINI SINDACO - - - 4.120 2,3 5,1 -4.120 -2,3 -5,1 - - - - - - ALTRI - - - 651 0,4 0,8 -651 -0,4 -0,8 17.899 9,7 20,3 -17.899 -9,7 -20,3

% suglielettori

% sui voti validi

% suglielettori

% sui voti validi

Diff.Assoluta

Diff. % suglielettori

Diff. % sui

voti validi% suglielettori

% sui voti validi

Diff.Assoluta

Diff. % suglielettori

Diff. % sui

voti validi

Nella tabella sono riportati i dati dei risultati delle elezioni municipali 2017 raffrontate con le Municipali 2013 e con i risultati nel Municipio X delle Comunali di Roma 2016, quelle che elessero Virginia Raggi (M5S) sindaco della capitale. Tali raffronti sono puramente indicativi poiché da una elezione all’altra le liste sono quasi totalmente cam-biate: sparite, scomposte, ricomposte sotto nuove sigle. Resta comunque valido il raffronto per quanto riguarda l’astensionismo e sostanzialmente anche per certe liste quali M5S, PD, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Noi con Salvini, Casa Pound.Il Bolscevico è l’unico giornale che tradizionalmente pubblica accanto ai valori assoluti dei voti ottenuti da ciascun partito e lista e dall’astensionismo (diserzione dalle urne, scheda annullata o lasciata in bianco) le percentuali rapportate all’intero corpo elettorale (c.e.) e non semplicemente le percentuali sui soli voti validi (v.v.) che risultano, specie in presenza di un’ìastensione così alta, gonfiate e prive di effettivo valore

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6 il bolscevico / interni N. 43 - 30 novembre 2017

Di Maio, principale burattino Di Grillo, a WashinGton per accreDitare il M5s presso l’iMperialisMo aMericano

Il curriculum dell’aspirante premier Luigi Di Maio, principa-le burattino del padre padrone del M5S Beppe Grillo, per cer-care di qualificarsi come leader affidabile per la grande bor-ghesia nazionale e internazio-nale si è riempito nel corso del suo lungo apprendistato di cre-diti di vario peso, comunque si-gnificativi, e tanto per restare ai più recenti, dal pranzo di lavoro all’Ispi con Carlo Secchi, ex ret-tore della Bocconi e presidente del ramo italiano della Trilateral e il suo intervento ai primi dello scorso settembre al forum del-la grande finanza massonica a Cernobbio; senza dimenticare la visita a uno dei cuori della finanza imperialista mondiale, la city londinese, e quella dello scorso anno in Israele. Doveva ancora passare l’esame della Casa Bianca, passaggio indi-spensabile per gli aspiranti in-quilini di Palazzo Chigi che non possono arrivare alla carica se non hanno un canale privile-giato, come quello che si era conquistato Renzi con Obama, o perlomeno accettabile con il principale e più potente alleato imperialista dell’Italia. La lacu-na è stata colmata da Di Maio il 16 novembre con la visita, al dipartimento di Stato e al Con-gresso americani.

Il candidato premier e capo pentastellato Di Maio ha chie-sto e ottenuto anche un in-contro presso la nunziatura di Washington col “ministro degli Esteri” del Vaticano Pietro Pa-rolin che si trovava negli Sta-ti Uniti per le celebrazioni del centenario dell’Episcopato americano. L’incontro fa cur-riculum nel rapporto col Vati-cano e con l’elettorato cattoli-co, a cui mira il M5S, anche se allo scopo dovrà probabilmen-

te “aggiustare” alcune posizioni quali quella di una parte degli attivisti che vogliono l’abolizio-ne del Concordato tra Chiesa cattolica e Stato italiano.

Per Di Maio e il vertice del M5S non ci sono problemi, ci hanno oramai abituato a im-provvise giravolte, come quel-la che aveva portato l’idea di uscire dalla Nato a diventare una semplice richiesta di rine-goziare le condizioni di appar-tenenza; un riposizionamento che li mette più in sintonia con le posizioni del capofila impe-rialista Donald Trump, che vuo-le rivedere le regole dell’Alle-anza atlantica, e quantomeno centra la loro posizione in po-litica estera ricacciando la sen-sazione che potesse sembra-re un poco sbilanciata verso la Russia di Putin.

Una volta che il Wall Stre-et Journal aveva salutato l’e-lezione di Di Maio alla guida del M5S come la scelta di un “candidato moderato” e non anti establishment, la strada per Washington si era quindi spalancata. E al ritorno, in una doppia intervista a Repubblica e La Stampa, Di Maio giura-va fedeltà alla Nato e sostene-va che era possibile importare parti del modello economico degli Usa di Trump in Italia.

“Qui con un po’ di deficit ab-bassano le tasse sulle impre-se per far correre l’economia. E con quei soldi ripagano il de-bito creando valore”, affermava sostenendo che una misura si-mile potrebbe essere applicata in Italia, “penso a una manovra shock per abbassare le impo-ste sulle imprese attingendo anche a risorse in deficit”. “E vogliamo anche tagliare il co-sto del lavoro, con misure par-ticolari per chi fa innovazione”,

aggiungeva indicando che nel suo pensiero hanno largo spa-zio gli interessi dei padroni e poco dei lavoratori.

“Voglio essere chiaro: il no-stro programma non ha mai messo in discussione la Nato e l’alleanza con gli Stati Uniti. E ripeto: siamo interlocutori stori-ci della Russia, non crediamo che le sanzioni siano uno stru-mento efficace, ma lo storytel-ling che ci dipinge come filorus-si è falso”, spiegava Di Maio, “il nostro obiettivo è restare nel-la Nato ma abbiamo perplessi-tà sulla spesa al 2% del Pil in armamenti”. Riguardo alle basi americane in Italia garantiva che “qualsiasi messa in discus-sione deve essere legata a un

dialogo con gli Stati Uniti” e se si doleva del fatto che “spen-diamo un sacco di soldi” per le missioni militari non pensa-va affatto a tagli al bilancio mili-tare, anzi all’opposto a investi-menti a favore di “progetti per rafforzare l’intelligence, investi-menti in innovazione che pos-sano anche essere partnership esclusive con gli Usa”. Quan-to alle missioni militari, calza-va l’elmetto dell’imperialismo italiano e sosteneva che “non siamo pregiudizialmente con-trari, specialmente per quelle a guida italiana che hanno reso lustro alle nostre truppe”. L’ac-credito del M5S presso l’impe-rialismo americano è cosa fat-ta.

La trotzkista storica deL “Manifesto” e ora di sinistra itaLiana continua a iMbrogLiare gLi anticapitaListi

Castellina: addio Rivoluzione d’ottobRe “e’ meglio ConquistaRe la soCieta’ ”

Nella sequela di interventi diretti a denigrare e attacca-re la Rivoluzione d’Ottobre in occasione del suo Centena-rio va segnalato anche quel-lo fatto da Luciana Castellina al Forum internazionale “Ot-tobre, rivoluzione, futuro” te-nutosi a Mosca il 5 novembre scorso, con un discorso pub-blicato da “il manifesto” trozki-sta sotto il titolo “A cento anni dal’17: meglio conquistare la società”.

Un intervento, quello del-la trotzkista storica, fonda-trice del “manifesto” e oggi esponente di Sinistra italia-na, particolarmente subdolo e sofisticato, in quanto non at-tacca frontalmente la Rivolu-zione d’Ottobre, non parla di un suo “fallimento” storico o “tradimento” dei princìpi ispi-ratori, come hanno fatto altri rinnegati, socialdemocratici e trotzkisti prima di lei, ma dà invece per scontata, almeno formalmente, la sua necessità storica e il suo valore progres-sivo per l’umanità. Sempli-cemente il suo attacco anzi-ché sul passato si concentra sull’oggi, con la negazione di qualsiasi valore di ispirazione, di esempio e di incoraggia-mento che il capolavoro rivo-luzionario del proletariato rus-so guidato da Lenin e Stalin

possa rappresentare ancora oggi per tutti i proletari e i sin-ceri anticapitalisti che aspira-no al socialismo.

A questo scopo Castelli-na comincia subito col nega-re l’esistenza stessa ai giorni nostri di un “soggetto non solo puramente politico ma socia-le, che può svolgere un ruo-lo rivoluzionario”, perché “la classe proletaria, ciò che era-vamo abituati a pensare come soggetto, non esiste più nelle forme che conoscevamo”. A suo dire “quella classe è stata sconfitta, è stata frantumata socialmente, economicamen-te, culturalmente. È geogra-ficamente dispersa, i contrat-ti collettivi sono sempre più sostituiti da quelli individuali. Contratti individuali attraverso i quali il lavoratore ha l’illusio-ne di svolgere un’attività au-tonoma e libera. L’individua-lismo ormai la fa da padrone dovunque”.

castellina fa “sparire” il proletariato

A parte il fatto che bisogne-rebbe chiederle conto della sua parte di responsabilità in tutto questo, se non altro per il suo passato di dirigente del PCI revisionista fino al 1970, la falsità della sua tesi con-

siste nel confondere ad arte quello che è indubbiamente un arretramento della coscien-za di classe del proletariato ad una condizione premarxista di classe “in sé”, proprio per col-pa del PCI revisionista e del-le sue filiazioni successive ri-formiste e trotzkiste, con una presunta sparizione del prole-tariato come classe sociale, e ciò evidentemente allo scopo di dimostrare che oggi la via dell’Ottobre non sarebbe più percorribile perché manche-rebbe la “materia prima”, os-sia il “soggetto rivoluzionario” capace di compierla e di gui-darla.

Ma un conto è dire che oggi mancano le condizioni soggettive per la rivoluzione socialista, perché prima oc-corre far riacquistare al pro-letariato la coscienza di clas-se “per sé”, la coscienza di essere la classe generale in grado di guidare tutti gli sfrut-tati e gli oppressi ad abbat-tere il capitalismo e conqui-stare il socialismo; un altro conto è sostenere che il pro-letariato è stato sconfitto e disperso e non esiste più ne-anche come classe “in sé”, essendo ridotto a un insieme di entità individuali, e ren-dendo con ciò implicitamen-te inverosimile la prospettiva

stessa della rivoluzione so-cialista sul modello universa-le dell’insurrezione bolscevi-ca del 1917.

E infatti, a suffragare que-sta tesi, Castellina aggiunge: “In secondo luogo credo dob-biamo riflettere sullo sviluppo delle forze produttive che non svolgono più un ruolo progres-sivo. Ve lo ricordate ‘il grande becchino’ del capitalismo? Vi informo che non esiste più”. Qui si va oltre la negazione del valore universale e attua-le della Rivoluzione d’Ottobre, ma si tenta di confutare le basi stesse del marxismo e del ma-terialismo storico, negando la necessità storica della fine del capitalismo e dell’avvento del socialismo.

In ogni caso per la trotzkista storica del “manifesto” la Rivo-luzione d’Ottobre non può più essere presa a modello, an-che perché oggi “le decisio-ni più importanti non vengono più prese nei parlamenti ma sorgono da accordi tra le gran-di holding transnazionali che controllano i mercati globali e queste decisioni incidono sul-le nostre vite molto di più di qualsiasi parlamento. Dove si trova oggi il Palazzo d’Inver-no? È veramente difficile dirlo quando le decisioni sono pre-se molto lontano da noi”.

riesumata la tesi di gramsci delle “casematte”

Qui siamo di fronte ad una tesi di tipica matrice trotzki-sta: siccome oggi il capitali-smo decide e opera su scala transnazionale – è il sottinte-so della sua argomentazione - non sono possibili rivoluzio-ni in singoli paesi. E chi lo ha stabilito? Perché mai il prole-tariato italiano, riacquistata la propria coscienza di classe e guidato da un autentico parti-to marxista-leninista, una vol-ta che siano maturate le con-dizioni oggettive e soggettive per dare l’assalto al potere po-litico, come avvenne nel 1917 in Russia, non potrebbe rove-sciare la borghesia, distrug-gerne la macchina statale e in-staurare il socialismo in Italia, sull’esempio della gloriosa Ri-voluzione bolscevica?

Castellina si guarda bene dall’affrontare questa questio-ne, ma insiste invece sulla sua tesi precostituita dell’im-possibilità, se non addirittu-ra dell’inutilità della conquista del potere politico, finendo ine-vitabilmente per rifare il verso alla concezione gramsciana ri-formista della “conquista gra-duale” di aree di contropotere democratico all’interno della società borghese: “Il supera-mento (sic) di questo sistema

– dice infatti la trotzkista sto-rica, e a questo punto anche gramsciana – è un processo lungo che non può essere solo la conquista del potere politi-co, la ‘conquista della società’ è assai più importante... io cre-do che si riproponga ancora una volta quella che Gramsci chiamava la ‘conquista delle casematte’”.

Padronissima Luciana Ca-stellina di decretare “supera-to” il marxismo-leninismo e di riesumare come “attuale” il gramscismo, che si confà sicu-ramente meglio alla sua indole trotzkista. Quello che però non le permettiamo è di citare a vanvera il Lenin di Stato e Ri-voluzione per dare una verni-ce di sinistra alle sue decrepite tesi riformiste e liberali. Come ha fatto nel suo discorso a Mo-sca, stabilendo un parallelo tra i soviet quale strumento di de-mocrazia proletaria di cui Le-nin parla nel libro, ma all’inter-no del processo rivoluzionario allora in pieno svolgimento, e la concezione gramsciana della “conquista della società” all’interno del sistema capitali-stico inamovibile, concezione che la fondatrice de “il manife-sto” trotzkista vorrebbe propi-nare agli anticapitalisti al posto dell’esempio della gloriosa Ri-voluzione d’Ottobre.

cantieri navaLi di carrara

operai si incatenano contro i licenziamenti“Dopo 30 anni di lavoro ve-

dersi sbattere fuori con prete-sti infondati segna il culmine di una situazione lavorativa in-terna al cantiere fatta di pres-sioni, contestazioni e condi-zioni di lavoro assolutamente inaccettabili”, queste le ama-re parole del segretario gene-rale della Fiom Toscana, Mas-simo Braccini in appoggio alla coraggiosa lotta di due operai Piero De Luca e Stefano Za-netti del cantiere Adimiral Tec-nomar, ex Nuovi cantieri apua-ni (Nca), di Carrara che, dopo due settimane di presidio, ve-nerdì 3 novembre si sono inca-tenati ad un pino davanti alla sede dell’azienda contro gli in-giusti licenziamenti subiti.

L’azienda, già finita nelle cronache per i casi di asbe-stosi, malattia mortale lega-

ta all’amianto, nel 2012 era passata alla Tecnomar, che fa capo alla Italian Sea Group, marchio leader nella costruzio-ne di yacht di lusso, un settore mai in crisi. La nuova proprie-tà dell’imprenditore Giovanni Costantino, si era impegnata a riassorbire i 145 lavorato-ri della Nca ma tra questi, sal-datori e carpentieri, era inizia-ta la decimazione: chi non se ne è andato “spontaneamen-te”, accettando la buonuscita, è stato messo in magazzino, in portineria o a spazzare per terra. Lavori punitivi per “inco-raggiare” le dimissioni e, rima-sti in 45, nonostante i soprusi e le continue vessazioni, per i due operai l’ultima umiliazione: sbattuti fuori come vecchi ar-nesi perché non sanno l’ingle-se e non hanno il porto d’armi,

requisiti ora necessari per sod-disfare i nuovi clienti, armatori di yacht di lusso e superlusso.

Un sopruso ingiustificato vi-sto che, solo pochi mesi fa, al ministero dello sviluppo econo-mico l’azienda aveva assicura-to di non avere esuberi, di ave-re commesse fino al 2019 e di aver chiuso il bilancio 2016 in positivo, al punto da aver as-sunto, solo nel 2016, 63 nuovi dipendenti. Tutto vero? Certa-mente i supermanager del su-per lusso hanno approfittato a piene mani delle nuove leggi liberticide e antioperaie intro-dotta dal governo Renzi per i nuovi operai “specializzati”, come documenta il sindacali-sta Fiom, assunti con “contratti a tempo determinato, Jobs Act o stagisti”: Non solo, l’azien-da utilizzando le relazioni sin-

dacali mussoliniane alla Mar-chionne ha ignorato i sindacati ed è stata irremovibile all’in-tervento delle istituzioni loca-li e del governatore regionale Rossi che richiedevano un ta-volo di trattative. Da parte del governo Gentiloni e delle istitu-zioni locali non basta, occorro-no nuove e forti pressioni per-ché la Tecnomar receda dalle sue decisioni antioperaie e, vi-sto che è l’intero settore della nautica a presentare la stessa crisi occupazionale e la stes-sa arroganza padronale, oltre a garantire il posto di lavoro a tutti gli operai, occorre rimet-tere in discussione le conces-sioni demaniali per l’uso di ter-reno pubblico che questi ricchi affaristi senza scrupoli acquisi-scono senza vincoli da istitu-zioni compiacenti.

Luigi Di Maio a Washington insieme all’ambasciatore italiano Armando Varricchio

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N. 43 - 30 novembre 2017 corruzione / il bolscevico 7Appena eletti all’Ars

De LucA ArrestAto tAmAjo inDAgAtoL’esponente Udc è ritenuto il boss di un “sodalizio criminale dedito alla realizzazione di una rilevante evasione fiscale

di circa 1.750.000 euro”. Il boss di Sicilia Futura sostenitore di Micari (“centro-sinistra”) è accusato di voto di scambioNeanche il tempo di festeg-

giare l’elezione all’Assemblea regionale siciliana, avvenuta domenica 5 novembre, che su-bito due deputati della stessa Ars sono finiti uno in manette e l’altro indagato.

L’8 novembre è toccato a Cateno De Luca, deputato Udc eletto con un record di 5.418 preferenze e sostenitore del neogovernatore fascista Nello Musumeci, finito in manette su ordine della procura di Messi-na con l’accusa di “associa-zione per delinquere finalizzata alla realizzazione di una rile-vante evasione fiscale di circa 1.750.000 euro”.

Due giorni dopo si è mossa la procura di Palermo che ha notificato un avviso di garanzia a Edmondo Edy Tamajo, ap-pena eletto con quasi 14 mila preferenze nelle file di Sicilia Futura, che ufficialmente so-steneva il candidato del “cen-tro-sinistra” Fabrizio Micari.

Tamajo è stato il più votato a Palermo, il terzo in Sicilia. La procura lo accusa di aver let-teralmente comprato gran par-te delle preferenze pagandole 25 euro l’una e perciò deve rispondere di associazione a delinquere finalizzata alla cor-ruzione elettorale.

Per quanto riguarda De Luca

la procura di Messina ritiene in-vece che il boss dell’UDC, già deputato dell’Ars ed ex sinda-co di Fiumedinisi (in provincia di Messina) è il promotore di “un complesso reticolo socie-tario facente capo alla Fede-razione Nazionale Autonoma Piccoli Imprenditori ed alla società Caf Fenapi s.r.l., ricon-ducibile, direttamente o indi-rettamente, a De Luca e al suo stretto collaboratore Carmelo Satta, utilizzato, nel corso del tempo, per porre in essere un sofisticato sistema di fattura-zioni fittizie finalizzate all’eva-sione delle imposte dirette ed indirette”.

Le fatture, secondo il procu-ratore di Messina Maurizio De Lucia, erano gonfiate con costi inesistenti, da parte della Fe-derazione Nazionale a vantag-gio del Caf fenapi “individuato quale principale centro degli interessi economici del sodali-zio criminale. La frode si è svi-luppata basandosi sul trasfe-rimento di materia imponibile dal Caf alla Federazione Nazio-nale, in virtù del regime fiscale di favore applicato a quest’ul-tima, che ha determinato un notevole risparmio di imposta”. La conclusione, per gli investi-gatori delle Fiamme Gialle, è che con questo meccanismo la

società ha ottenuto “un indebi-to risparmio” di 1.750.000 sia ai fini Iva che delle Imposte sui redditi delle società”.

Nell’indagine sono indagate otto persone ed è stato dispo-sto il sequestro per equivalen-te, fino all’ammontare dell’ille-cito risparmio di imposta, sia nei confronti degli arrestati che nei confronti della società Caf Fenapi.

Oltre a De Luca e Satta, nell’inchiesta sono coinvol-ti anche Cristina e Floretana Triolo, Antonino Bartolotta, Giuseppe Ciatto, Domenico Magistro, Francesco Vito, Car-melina Cassaniti e Fabio Nicita. Per loro, tutti denunciati, non è stata chiesta la misura cautela-re. Tra gli indagati anche la srl Caf Fenapi.

Le Triolo sono due collabo-ratrici di De Luca e lavorano anche al Fenapi, Ciatto è un commercialista che fa le di-chiarazioni fiscali del Caf Fe-napi, Nicita è il vicepresidente del cda del Fenapi, Cassaniti legale rappresentante del Caf Fenapi, Bartolotta è uno stretto collaboratore di De Luca, Ma-gistro è presidente del collegio sindacale del Caf Fenapi e Vito è il responsabile dell’area fi-scale del Caf.

“La spregiudicatezza e la

pervicacia degli indagati, e soprattutto di colui che risulta essere il capo e promotore di questa organizzazione illecita - scrive il Gip nella sua ordinan-za - si palesa anche attraverso i contegni assunti durante gli accertamenti allorquando... gli stessi si prodigano nel confe-zionare ad arte i documenti... lasciando chiaramente tra-pelare la preoccupazione di sistemare le carte dando ad esse una parvenza di regolari-tà e legalità al fine di superare indenni i controlli fiscali”. Una “spregiudicatezza e caratura criminale”, dice ancora il Gip, che si manifesta anche nel meccanismo “assai affinato, complesso ed articolato delle frodi fiscali” messe in atto.

L’inchiesta che ha portato all’arresto di De Luca è partita dalla denuncia di un avvocato, Giovanni Cicala, nominato as-sistente legale del Caf Fenapi srl, in seguito ad alcuni accer-tamenti svolti sulle attività della società dalla Guardia di Finan-za.

Cicala riceve dalla società alcuni documenti per impo-stare la linea difensiva ma si accorge che le carte ricevute non sono congrue. Soprattut-to scopre che il vero dominus della società è De Luca men-

tre Satta è solo formalmente il legale rappresentante della Caf Fenapi srl. Quindi il legale rinuncia all’incarico e denuncia tutto alla magistratura.

“De Luca mi fece presente - ha dichiarato fra l’altro Cicala agli inquirenti - che il suo pro-blema era evitare che potes-sero risalire a lui nella gestione del Caf Fenapi”. Il legale defi-nisce la srl “una creatura” del parlamentare. “Che è come una famiglia per lui - aggiunge - che dà lavoro a un sacco di persone”.

Già candidato governatore, De Luca fu arrestato una prima volta nel giugno del 2011 per tentata concussione e abuso d’ufficio nell’ambito dell’in-chiesta sul “sacco di Fiume-dinisi” una mega speculazione edilizia studiata a tavolino per avvantaggiare indebitamente le aziende edili di famiglia nel piccolo comune sui Peloritani di cui De Luca è stato sindaco. Per questo procedimento il Pm aveva chiesto una condanna a 5 anni ma l’11 novembre la seconda Sezione penale del Tribunale di Messina – presi-dente, Mario Samperi – l’ha mandato assolto.

Un’assoluzione che fra l’al-tro comporta la mancata at-tivazione della “legge Severi-

no” che, in caso di condanna, avrebbe invece comportato la sospensione automatica di De Luca dalla carica di deputato regionale all’Ars.

Nel corso della recente cam-pagna elettorale per le regionali De Luca è stato ripetutamente indicato come il recordman dei tanti candidati impresentabili con ben 15 procedimenti pe-nali aperti a suo carico. Tant’è che, al momento di questo secondo arresto, lui stesso, violando il provvedimento del giudice, ha postato su Facebo-ok un video in cui fra l’altro di-chiara sibillinamente: “Sapevo già che mi avrebbero arresta-to, perché in certi ambienti mi avevano avvertito”. La talpa, precisa ancora De Luca, è un “noto personaggio della politi-ca siciliana legato alla masso-neria e parente molto stretto di magistrati”.

Ciò conferma che ormai tut-te le istituzioni borghesi sono corrotte fino al midollo mentre esiste una vasta palude di ma-gistrati che sempre più spesso invece di perseguire e punire severamente i pochi casi di malaffare che faticosamente vengono a galla li insabbia con provvedimenti e sentenze a dir poco vergognose.

siciLiA

Arrestato un candidato 5 stelleL’imprenditore La Gaipa è accusato di estorsione: Taglieggiava le buste paga dei suoi dipendentiIl 14 novembre Fabrizio La

Gaipa, uno dei candidati della lista M5S alle scorse regionali in Sicilia e primo dei non eletti ad Agrigento con 4.357 voti, è stato arrestato con l’accusa di estorsione per aver costretto i dipendenti del suo albergo a firmare buste paga false e ac-cettare stipendi inferiori.

Con lui risulta indagato an-che il fratello Salvatore per il quale i magistrati hanno di-sposto il divieto di dimora in città. Secondo il procuratore Luigi Patronaggio, che coordi-na l’inchiesta con il Pubblico ministero (Pm) Carlo Cinque, i due fratelli minacciavano i loro dipendenti di licenziamento nel caso non avessero accettato uno stipendio inferiore a quel-lo che risultava in busta paga ivi compresa la restituzione del Tfr, indennità, tredicesima e perfino “gli 80 euro di Renzi”.

“I dipendenti, parti offese del reato - ha dichiarato Patro-naggio - hanno offerto riscontri documentali ed audio alle loro dichiarazioni accusatorie nei confronti degli indagati. Il feno-meno delle ‘false buste paga’ è particolarmente diffuso nell’a-grigentino e oggetto di partico-lare attenzione investigativa da parte dell’Ispettorato del Lavo-ro oltre che delle forze di poli-zia. Nei prossimi giorni ci sarà l’interrogatorio di garanzia da parte del Giudice per indagini preliminari (Gip) Stefano Zam-muto”.

La Gaipa, è un imprendito-re di 42 anni titolare dell’hotel Costa Azzurra Museum sul lito-rale agrigentino di San Leone, giornalista, nonché presidente del consorzio turistico Valle dei Templi, incarico che ha lascia-to dopo aver annunciato la sua candidatura in Regione.

Durante la recente campa-gna elettorale in Sicilia La Gai-pa ha fatto anche un comizio alla presenza degli esponenti nazionali del Movimento Lu-igi Di Maio e Alessandro Di Battista e naturalmente del candidato Cinquestelle alla presidenza siciliana Giancarlo Cancelleri in cui fra l’altro di-chiarava solennemente che: “Nutro una passione profonda, consolidata nel nostro territo-rio, per l’arte antica... Recen-temente mi sono impegnato in iniziative culturali innovative legate all’archeologia come l’a-pertura ad Agrigento dell’Hotel Costazzurra Museum Spa, pri-mo archeo-hotel del mondo, eventi culinari legati alle tradi-zioni gastronomiche dell’anti-chità e persino la riscoperta di trattamenti e rituali estetici del passato quali il massaggio con lo strigile”.

Non una parola sui suoi di-pendenti sfruttati e taglieggiati con metodi intimidatori e ma-fiosi. Tant’è che, secondo al-cune indiscrezioni, La Gaipa, dopo la sconfitta delle regio-nali, si stava preparando alla candidatura delle prossime

elezioni politiche sostenuto a spada tratta da tutta la cupola del Movimento 5 stelle.

Di fronte a ciò appaiono a dir poco ridicoli i commenti e le giustificazioni dei massimi vertici del M5S che si vanta-no di aver riunito subito dopo l’arresto il collegio dei probiviri (Nunzia Catalfo, Riccardo Frac-caro e Paola Carinelli) e di aver disposto la “sospensione in via cautelare dell’iscritto Fabrizio La Gaipa, visti gli articoli 4 e 5 del regolamento”.

“Noi abbiamo agito subi-

to, a differenza degli altri - ha commentato il candidato pre-mier Luigi Di Maio in visita di accreditamento a Washington - Il governo Musumeci invece si regge su un deputato che è stato arrestato” ha attaccato il candidato premier pentastella-to.

La verità è che La Gaipa non “si è messo fuori da solo” e non è stato nemmeno denun-ciato dal Movimento durante le “operazioni di pulizia delle liste elettorali”, ma è stato beccato con le mani nella marmellata

dalla magistratura che lo ha messo fuori gioco e sotto in-chiesta, altrimenti avrebbe con-tinuato tranquillamente la sua corsa verso la prima poltrona che i Cinquestelle gli avrebbero messo a disposizione.

Segno evidente che ormai fra il M5S e tutte le altre cosche parlamentari che si contendo-no il governo a livello locale e nazionale non c’è alcuna diffe-renza. Le loro sedi sono piene di mafiosi, corrotti, ladri, delin-quenti e impresentabili di ogni risma.

Altro che: “onestà, onestà, onestà”!

Il M5S è diventato l’em-blema della disonestà etica e politica. Basta leggere il post pubblicato sulla pagina Face-book in cui si cerca di liquidare la questione affermando che La Gaipa “non essendo stato elet-to, non è un rappresentante del M5S”. Nel comunicato fra l’al-tro si precisa che il Movimento 5 stelle è l’unica forza politica ad avere un codice etico che, se fosse applicato anche dai vecchi partiti, renderebbe l’Ita-lia un paese migliore”.

Peccato però che le inchie-ste che hanno investito prati-camente tutte le amministra-zioni pentastellate: da Parma a Roma, da Torino a Livorno, Quarto, Palermo, Enna, tanto per citare i casi più eclatanti, dimostrano esattamente il con-trario e cioè che i primi a non applicare il codice etico sono proprio loro. Non solo! Quando succede, come in questo caso, che vengono beccati con le mani in pasta addirittura ripeto-no le espressioni usate da Cra-xi, Fanfani e Occhetto verso i mariuoli e le mele marce della prima Repubblica confessando che “non possiamo escludere al cento per cento che si avvici-nino a noi delle mele marce ma, grazie alle nostre regole, pos-siamo garantire al cento per cento che queste persone non inquinino la prima forza politica del Paese”.

Fabrizio La Gaipa (terzo da sinistra) con Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista e (a destra) Alessandro Cancellieri

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8 il bolscevico / corruzione N. 43 - 30 novembre 2017

La sindaca 5 Stelle di Torino è accusata di falso in bilancio

Appendino indAgATA per Aver “omeSSo un debiTo deL Comune”Sotto accusa anche l’assessore Rolando e il dimissionario capo di gabinetto Giordana

Deve DimetteRSiDopo Parma, Quarto, Livor-

no, Roma, Gela, Civitavecchia e Bagheria, tanto per citare i casi più eclatanti, il falso mito del-l’“onestà” sbandierato dalle am-ministrazioni governate dai Cin-questelle crolla anche a Torino.

Dal 17 ottobre la sindaca Chiara Appendino e l’assessore al Bilancio Sergio Rolando sono ufficialmente indagati dalla pro-cura di Torino per falso ideolo-gico in atto pubblico in relazione al bilancio del 2016. L’inchiesta riguarda la vicenda inerente la riqualificazione dell’area ex We-stinghouse e in particolare sul cosiddetto “debito fantasma” da 5 milioni verso Ream, immobilia-re legata alle fondazioni banca-rie, scomparso dal bilancio 2016 del Comune di Torino.

Per la stessa vicenda un av-viso di garanzia è stato notifica-to anche all’allora capo di gabi-netto di Palazzo Civico, Paolo Giordana.

L’indagine è partita in segui-to alla denuncia del collegio dei revisori dei conti di Palazzo Ci-vico.

Nel 2012 la Ream (una par-tecipata di Fondazione Crt) ver-

sò al Comune una caparra di 5 milioni per acquisire il diritto di prelazione sull’area ex We-stinghouse tra via Borsellino, corso Vittorio e corso Ferrucci, dove, su una superficie di 40 mila metri quadrati, dovrebbero sorgere un centro congressi, un auditorium, un albergo, residen-ze universitarie e un mega cen-tro commerciale da 4 mila mq dell’Esselunga.

A fine 2013 l’allora giunta Fassino aggiudicò l’appalto da 19,7 milioni all’unico concorren-te in lizza: la “Amteco-Maiora srl”, una newco creata ad hoc per l’operazione torinese e for-mata dalla vercellese Amteco, che lavora nel campo delle te-lecomunicazioni ed è fornitore appunto di Esselunga, e Maiora Group, della famiglia barese Fu-sillo, potente gruppo di costrut-tori presente anche nel campo alberghiero.

L’operazione è stata perfe-zionata nell’autunno del 2016 dalla nuova maggioranza cin-que stelle che vota la delibera proposta dal vicesindaco, Gui-do Montanari, che dà il via li-bera definitivo alla vendita delle

aree già bandite e assegnate. La Appendino incassa una par-te dei 19,7 milioni ma “si dimen-tica” di decurtare i 5 milioni di caparra da restituire a Ream.

Nei mesi scorsi la Guardia di Finanza ha acquisito numerosa documentazione negli uffici di Palazzo Civico: carte che testi-monierebbero i rapporti con la società immobiliare partecipa-ta dalla Fondazione Crt e mail compromettenti tra sindaca, as-sessori e funzionari. Non solo, decine di funzionari e dirigenti di Palazzo Civico sono stati sen-titi in procura dal procuratore aggiunto Marco Gianoglio. Tra questi, l’ex direttrice del settore Finanze del Comune, Anna Tor-noni, che avrebbe raccontato di pressioni da parte del capo di gabinetto, Paolo Giordana, per-ché non iscrivesse il debito di 5 milioni a bilancio. Tornoni, che nel frattempo è stata destinata ad altro incarico, aveva con-fermato agli inquirenti di aver avuto rapporti prevalentemente con Paolo Giordana nella predi-sposizione dei conti che poi si sarebbero riversati nel bilancio di assestamento. L’impianto

accusatorio trova conferma an-che in alcune mail. “Ti pregherei di rifare la nota evidenziando solo le poste per le quali pos-sono essere usati i 19,6 milioni di Westinghouse – si legge in un messaggio di posta elettronica inviato da Giordana a Tornoni, il 22 novembre 2016 - Per quanto riguarda il debito con Ream lo escluderei al momento dal ra-gionamento, in quanto con quel soggetto sono aperti altri tavoli di confronto”.

Nello stesso periodo la Ap-pendino concorda con il presi-dente di Ream Giovanni Qual-gia la dilazione del debito, così da riuscire a chiudere con meno sofferenze i conti del 2016.

Non a caso il 30 novembre è la stessa sindaca che scrive all’assessore Rolando, alla Tor-noni, al il vice sindaco Guido Montanari e all’allora direttore dell’Urbanistica Paola Virano per informarli del fatto che, viste le trattative con Ream, il Comune non restituirà i 5 milioni nel 2016.

La cifra, quindi, non viene iscritta a bilancio, a differenza dei 19,7 milioni in entrata per Westinghouse.

Dunque Appendino e Ro-lando, secondo la procura, non solo hanno falsificato il bilancio 2016 conteggiando un credito ma non il rispettivo debito; ma “hanno ingannato tutto il Con-siglio comunale... Hanno indot-to in errore la giunta e l’intero Consiglio comunale” facendo approvare un bilancio falso.

E pensare che fino al giorno prima della loro salita a Palaz-zo Civico Appendino e tutti gli attuali consiglieri e boss del M5S di Torino si opponevano “duramente” all’allora maggio-ranza PD di Fassino accusata di “svendere ai privati un bene comune” e fondarono perfino il Comitato Ex Westinghouse per impedirne l’alienazione.

Torino come Roma, insieme a tutte le altre amministrazioni Cinquestelle finite nel pantano della corruzione, del malcostu-me e della mala politica borghe-se, confermano, da un lato, che ormai il M5S si è omologato a tutte le altre cosche parlamen-tari per la conquista del potere e delle poltrone; e, dall’altro lato, che il sistema capitalista è irriformabile e va abbattuto

non con il “voto democratico” ma con la rivoluzione socialista se davvero la si vuole farla fini-ta con la corruzione e con tutti i mali che affliggono le masse operaie e popolari sfruttate e oppresse.

Altro che “non abbiamo nulla da nascondere” come dice la Appendino e “ribatteremo col-po su colpo” come minaccia il neo candidato premier Luigi Di Maio.

La Appendino, che peraltro risulta già indagata in un’altra inchiesta della Procura di Tori-no sui fatti di Piazza San Carlo dove più di mille persone rima-sero ferite durante la proiezio-ne della finale di Champions League e una donna è morta schiacciata dalla folla, invece di fare il pesce in barile, fareb-be bene a prendere atto del completo fallimento del suo progetto politico e rassegnare immediatamente le dimissioni se non altro per rispetto verso i suoi elettori, traditi e turlupinati con falsi e fuorvianti proclami contro la casta di cui ora si può ben dire cha anche il M5S ne fa parte a pieno titolo.

AnChe neL Comune di Torino L’“oneSTà” deL m5S non è di CASA

il braccio destro di Appendino fa cancellare una multa di un amico

Giordana, capo di gabinetto della sindaca, si è dimessoPaolo Giordana era già salito

agli “onori della cronaca giudi-ziaria” all’indomani della sera del 3 giugno scorso quando in piazza San Carlo durante la proiezione della finale di Cham-pions League Juventus-Real Madrid, a causa dell’incompe-tenza degli organizzatori e del-la sciatteria con cui sono stati predisposti i controlli e le misure di sicurezza, si è rischiata una strage (un morto e 1562 feriti) tra i tifosi terrorizzati da un falso allarme bomba.

In quella occasione Giorda-na, difeso a spada tratta dalla Appendino che arrivò a minac-ciare: “se va via lui me ne vado anche io”, è riuscito a rimanere in sella anche perché in quella occasione era il delegato della stessa sindaca per la sicurezza e i grandi eventi e quindi coor-dinatore in capo di tutta l’orga-nizzazione.

La sua ora però è scoccata nel pomeriggio del 28 ottobre quando Giordana è stato co-stretto a dimettersi in seguito

alla pubblicazione di 2 intercet-tazioni telefoniche effettuate da-gli inquirenti durante le indagini dell’inchiesta sul falso in bilan-cio di Gtt, l’azienda di trasporti pubblici torinesi in cui Giordana è indagato per falso ideologico in atto pubblico insieme alla Appendino e all’assessore al Bilancio Sergio Rolando. Nelle due telefonate, avvenute il 25 e 26 luglio scorsi, il braccio de-stro della Appendino chiede al presidente di Gtt (Gruppo tori-nese trasporti) Walter Ceresa di

togliere una multa da 90 euro a un suo “caro amico” becca-to senza biglietto a bordo di un bus da un controllore.

Dopo i primi convenevoli, e un breve scambio di opinioni sull’approvazione di una delibe-ra relativa al piano di rientro dei debiti del Comune verso Gtt, Giordana chiede il favore: “Sen-ti, io ti chiamavo per una cosa molto più prosaica. C’è stato un increscioso, come dire, even-to... Un mio amico. Per carità, i controllori sono tanto bravi però un po’ troppo, come dire, quadrati. Praticamente un mio amico era sul pullman che stava per timbrare il biglietto e il con-trollore lo ha fermato dicendogli ‘lo deve timbrare cinque minuti fa, un minuto fa, 30 secondi fa. Adesso le devo fare la multa’. Non è tanto carina come cosa, cosa possiamo fare?” ammicca Giordana al suo interlocutore, il quale si mette subito a disposi-zione. I due, quindi, si mettono d’accordo su come procedere e alla fine Giordana dice che invierà gli estremi della multa tramite WhatsApp.

Il giorno dopo Giordana ri-chiama Ceresa per accertarsi dell’annullamento della multa e Ceresa conferma la lieta novel-la: “Paolo, tutto a posto, quella cosa che mi hai detto... Risol-to, non c’è nessun problema”. Giordana si assicura di aver

capito e replica: “Quindi gli dico di stare tranquillo. Perfetto”. Ceresa conferma: “Sì, sì, non arriverà la multa” quindi Gior-dana ringrazia: “Grazie, grazie, Walter, un abbraccio”.

In mattinata, poche ore pri-ma della pubblicazione delle te-lefonate che hanno portato alle dimissioni, Giordana era stato interrogato per oltre tre ore dai magistrati della Procura di Tori-no proprio per lo scandalo del “debito fantasma” omesso dal bilancio comunale in cui è coin-volto insieme alla Appendino e all’assessore Rolando.

Soprannominato il “Riche-lieu” di Palazzo Civico, Gior-dana ricopre da diversi anni il ruolo di mediatore politico fra i piani alti di Palazzo Civico e i cosiddetti “poteri forti” della cit-tà grazie ai suoi forti legami col mondo imprenditoriale coltivati nel periodo in cui ha lavorato come analista finanziario di In-tesa San Paolo prima di entrare in Comune.

Giordana è tra l’altro sacer-dote della “Chiesa autonoma del Patriarcato Autocefalo di Parigi” che riconosce la sua massima autorità nel Patriarca Nicolas I residente nella capita-le francese.

Coautore con la Appendino di un libro-manifesto: “La cit-tà solidale, per una comunità urbana”, dal 2013 Giordana è

stato cooptato nel “cerchio ma-gico” della Appendino insieme a Domenico, papà della sinda-ca, e a Marco Lavatelli, il marito. Insieme hanno formato un trio molto affiatato costantemente al fianco della sindaca penta-stellata specie quando c’è da prendere le decisioni importan-ti o piazzare uomini fidati nelle poltrone chiave di Palazzo Civi-co e/o presso le sue partecipa-te. Non a caso in più di un’occa-sione Giordana è stato sorpreso a “girare per gli uffici di Palazzo Civico con in mano l’elenco dei dirigenti da promuovere e quelli da estromettere”.

Eminenza grigia della giunta pentastellata nonché profon-do conoscitore della macchina comunale, prima di approdare alla corte di Grillo e Appendino, Giordana ha offerto i suoi ser-vigi a tutte le amministrazioni che si sono succedute a Palaz-zo Civico nel corso degli ultimi anni. È stato nello staff dirigen-ziale di Ferdinando Ventriglia (An) e soprattutto in quello di Paolo Peveraro: liberale, nuovo presidente Iren dopo Profumo, nonché assessore al Bilancio e alle Partecipate nelle giunte di “centro-sinistra” di Castellani e Chiamparino; poi con Alessan-dro Altamura, ex assessore al Commercio del PD, e infine con Mercedes Bresso in Regione.

Accade nulla attorno a te?RACCONTALO A ‘IL BOLSCEVICO’

Chissà quante cose accadono attorno a te, che riguardano la lotta di classe e le condizioni di vita e di lavoro delle masse. Nella fabbrica dove lavori, nella scuola o università dove studi, nel quartiere e nella città dove vivi. Chissà quante ingiustizie, soprusi, malefatte, problemi politici e sociali ti fanno ribollire il sangue e vorresti fossero conosciuti da tutti.

Raccontalo a “Il Bolscevico’’. Come sai, ci sono a tua disposizione le seguenti rubriche: Lettere, Dialogo con i lettori, Contributi, Corrispondenza delle masse, Cor-rispondenze operaie e Sbatti i signori del palazzo in 1ª pagina. Invia i tuoi ``pezzi’’ a:

Via A. del Pollaiolo 172/a - 50142 FirenzeFax: 055 5123164 - e-mail: [email protected]

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N. 43 - 30 novembre 2017 corruzione / il bolscevico 9

Aumentate le tasse

universitarie del 61%. A Sud molto di più

Tagliati di un miliardo i fondi all’università

Continua senza soste il progetto di fasci-stizzazione ed espulsione delle masse stu-dentesche di origine proletarie e popolare dalle Università.

Con queste semplici parole possiamo commentare il dossier redatto dal sindacato studentesco UDU (Unione degli Universitari).

Questo rapporto stilato nel novembre 2017 mette in luce come negli ultimi dieci anni i costi delle tasse universitarie sono cre-sciute di ben il 61%, 474 euro in più a testa x studente. Negli ultimi anni, in particolare dal 2009 in poi i fondi ordinari di finanziamento degli istituti sono stati tagliati dal governo di un miliardo e più, e non ha più ricevuto finan-ziamenti. Nel 2006 la tassa media a livello nazionale era di 775 euro, dieci anni dopo lo studente paga circa 1.250. Se diviso in aree geografiche si può notare come il Sud, già martoriato da disoccupazione e sottosvi-luppo, abbia subìto i maggiori aumenti per-centuali con un +90%, il Centro (+56%) e il Nord (+43%). Al Sud alcuni picchi sono dav-vero impressionanti: Lecce +207,5%, Bari +172%, Benevento +180%, Napoli (seconda Università) +176%, Reggio Calabria +150%.

I tagli ai fondi delle Università e il con-seguente dissanguamento economico del-le masse studentesche fa parte del crimina-le progetto della grande borghesia italiana, attuato dalle controriforme dei governi pre-cedenti fino all’attuale governo Gentiloni, di distruzione della scuola pubblica e di esclu-sione sociale dei figli del popolo dai gradini più alti dell’istruzione.

A questo è servita l’introduzione della con-troriforma sulla “Buona scuola” voluta forte-mente dal neoduce Renzi, e dalla ministra Giannini, che taglia i fondi agli atenei (tranne alle scuole private che continuano a essere sovvenzionate), li mette nelle mani dei finan-ziatori privati e nei fatti trasforma l’istruzione pubblica in una succursale delle imprese ca-pitalistiche. Lo stesso potrebbe avvenire an-che per le Università se dovesse prendere vita il progetto lanciato tempo addietro da Renzi sulla “Buona Università”.

La scuola e l’università pubbliche, o per meglio dire quello che rimane di esse, con-tinuando su questa strada sono condannate (e in larga parte lo sono già) a scindersi com-pletamente in due netti percorsi classisti. Da una parte ci troveremo i figli dei poveri, degli operai, dei lavoratori spesso disoccupati gra-zie alla crisi, che privi di sostentamento eco-nomico si troveranno nella doppia difficoltà di non poter supportare le spese per accedere e portare a termine gli studi o di tentare a so-stenerle alternandosi tra studio e lavori, mas-sacranti e sottopagati, mentre dall’altra parte i figli della ricca borghesia, sovvenzionati dal-le loro famiglie riusciranno senza troppi pro-blemi a laurearsi e preparare il proprio futu-ro di alti tecnici e dirigenti così da perpetuare il potere e gli affari basati sullo sfruttamen-to, della loro classe sociale di appartenenza. Ci ritroveremo così al reazionario capolavo-ro della classe dominante, che dopo le gran-di conquiste ottenute dalle masse studente-sche e popolari con le grandi rivolte del 1968, ci riporterà indietro di oltre 70 anni, alla scuo-la mussoliniana di Giovanni Gentile, feroce-mente classista, gerarchizzata, elitaria.

Occorre che le masse universitarie e stu-dentesche si mobilitino! Lo sciopero del 13 ottobre contro l’alternanza scuola-lavoro e le mobilitazioni promosse per il 17 e 24 novem-bre sono un ottimo inizio, ma è necessaria una lotta unitaria di tutte le masse studente-sche, che vada fino in fondo nel rivendicare la totale abrogazione di tutte le controriforme che ci stanno consegnando la nuova scuola e università del regime neofascista.

Candidato di Forza Italia in Sicilia

ArreStAto SIndACo dI PrIoloRizza è accusato di turbativa d’asta, truffa e tentata trufffa

Su ordine della procura di Si-racusa il 14 ottobre la polizia ha arrestato, con l’accusa di truffa, tentata truffa e turbativa d’asta, il neopodestà di Forza Italia An-tonello Rizza, sindaco di Priolo e candidato alle elezioni regionali siciliane del 5 novembre in soste-gno del boss berlusconiano Nel-lo Musumeci, poi eletto governa-tore.

Secondo il provvedimento del Giudice per le indagini prelimina-ri (Gip) Giuseppe Tripi, Rizza fa parte di un “consolidato sistema di illegalità diffuso all’interno e all’esterno dell’amministrazione comunale priolese”, finalizzato al “condizionamento e alla prevari-cazione per il perseguimento ille-cito di finalità di tipo personale e clientelare”.

Rizza è stato candidato no-

nostante sul suo groppone gra-vino ben quattro procedimen-ti penali con accuse che vanno dalla corruzione, alla concussio-ne, dall’associazione a delinque-re alla truffa, dall’abuso d’ufficio alla tentata estorsione: in totale 22 capi di imputazione, ai quali si aggiungono i nuovi tre scaturi-ti da quest’ultima inchiesta a suo carico.

Secondo l’accusa al comune di Priolo c’era una gestione ille-cita degli appalti. Le indagini, co-ordinate dal dirigente del com-missariato Fabio D’Amore, sono scattate nella seconda metà del 2016, e riguardano tre episodi di “turbata libertà degli incanti e turbamento del procedimento di scelta del contraente in relazione alla segnalazione di persone vi-cine al sindaco” per l’affidamen-

to di appalti del comune. Episo-di di truffa ai danni del Comune commessi, secondo l’accusa, in concorso tra sindaco, indagato anche per tentata concussione, un funzionario comunale e un im-prenditore, per l’acquisto di beni tramite la Consip con codici al-terati per consentire all’impren-ditore la vendita dei beni ad un prezzo maggiorato. Ed ancora un episodio di frode nelle pubbliche forniture dell’imprenditore, ed un episodio di tentata concussione, per l’assegnazione di un appalto ad un imprenditore.

Il Gip ha anche disposto l’ob-bligo di presentazione giornalie-ra alla polizia giudiziaria per Sal-vatore Cirnigliaro, dirigente del settore sport e spettacolo del co-mune di Priolo, per il reato di tur-bata libertà degli incanti. E poi

per Francesco Artale, imprendi-tore ed amministratore della In-die Sound Music, per turbata li-bertà del procedimento di scelta del contraente, truffa aggravata e frode nelle pubbliche fornitu-re, per Flora La Iacona, dirigen-te del settore Pubblica Istruzione del comune di Priolo, che all’epo-ca dei fatti era dirigente del set-tore Politiche Sociali per il reato di turbata libertà del procedimen-to di scelta del contraente e truffa aggravata. Per Artale e Sebastia-no Carpinteri, uno dei 14 indagati nell’inchiesta, disposta la misura cautelare del sequestro preven-tivo, rispettivamente per 15 mila 461 euro in relazione alle condot-te di truffa e frode e per 86 mila 278 euro per truffa ai danni del Comune in relazione alla gestio-ne della piscina comunale.

Un Altro AvvISo dI gArAnzIA Per nogArIn

Il sindaco M5S di livorno indagato per turbativa d’asta

Già sotto inchiesta per la ge-stione della Aamps, la municipa-lizzata dei rifiuti, dal 26 ottobre il neopodestà pentastellato di Li-vorno, Filippo Nogarin, risulta di nuovo indagato per turbativa d’a-sta nell’ambito dell’inchiesta ine-rente “la gara per l’individuazione di un advisor legale, che seguis-se le procedure per la richiesta di concordato preventivo” indetta a inizio anno dal Cda di Spil (So-cietà porto industriale Livorno) partecipata al 61,4% dal Comu-ne.

Indagato anche l’ex assesso-re al Bilancio di Livorno, Gian-ni Lemmetti, che nel frattempo ha assunto lo stesso incarico a Roma nella giunta di Virginia

Raggi decimata dalle dimissioni a catena di assessori, consiglie-ri e dirigenti coinvolti a vario tito-lo nelle scandalose vicende del Campidoglio.

Il nuovo filone d’inchiesta nella città labronica riguarda il bando di gara per la ricerca dell’advisor legale che doveva portare la Spil verso il concordato preventivo in continuità, una strada poi abban-donata preferendo la ristruttura-zione del debito.

Al centro delle indagini ci sono le due gare pubbliche concluse il 27 febbraio scorso per affidare a un advisor (un consulente spe-cializzato) la procedura di con-cordato preventivo (poi abban-donata) della Spil, per la quale di

recente è stata presentata un’i-stanza di fallimento per un debi-to di 500mila euro, mentre la Ca-mera di Commercio ha chiesto un sequestro conservativo per 1 milione euro.

Ad aggiudicarsi l’incarico è lo studio di Luca Alfredo Lanzalone di Genova, lo stesso che si è oc-cupato in passato del concordato preventivo in continuità della so-cietà dei rifiuti. A dare il via all’in-dagine, un esposto arrivato in Procura un mese dopo l’aggiudi-cazione del bando che tra l’altro ha scatenato grande malconten-to tra i vertici della società con le dimissioni a catena del vicepre-sidente Maurizio Paponl, la pre-sidente Barbara Ferrone e alcuni

consiglieri tutti di nomina Cinque-stelle, che pubblicamente han-no espresso grande perplessità per le procedure di appalto adot-tate. Le due gare di appalto per la nomina dell’advisor. Dal ver-bale della riunione dei vertici Spil del 1° marzo scorso risulta infatti che la prima gara (alla quale han-no partecipato l’avvocaro Barta-lena di Pisa e lo studio Lamalo-ne di Genova) è stata annullata per poi avviare una nuova pro-cedura. Alla fine la commissione ha aggiudicato l’incarico allo stu-dio Lanzalone “verso il quale - si legge nel verbale - si è comun-que sollecitato un adeguamento dell’originaria offerta”.

Mafia Capitale

zIngArettI IndAgAto Per FAlSA teStIMonIAnzA

Insieme al governatore del Lazio indagati altri esponenti del PDil 7 novembre la procura di

Roma ha iscritto nel registro de-gli indagati il governatore piddino del Lazio Nicola Zingaretti, l’ex viceministro dell’Interno Filippo Bubbico, la responsabile nazio-nale del PD per Welfare e Terzo settore Micaela Campana e altre 24 persone tutte accusate a vario titolo di reticenza e falsa testimo-nianza.

Il provvedimento è stato deci-so dopo che il 3 novembre la X sezione penale del Tribunale di Roma – che il 19 luglio scorso ha condannato Massimo Carmi-nati e Salvatore Buzzi (per asso-ciazione a delinquere semplice, non per mafia) – ha trasmesso alla Procura i verbali degli inter-rogatori resi da alcuni testimoni chiamati a deporre durante il pro-cesso.

Non è la prima volta che l’in-chiesta Mafia Capitale coinvolge Zingaretti. Era già successo subi-to dopo le dichiarazioni di Salva-tore Buzzi quando il governatore piddino fu indagato per concor-

so in turbativa d’asta in relazione alla gara per il servizio Cup (cen-tro unico prenotazioni sanitarie) istituita nel 2014 dalla Regione Lazio.

Adesso i giudici della deci-ma sezione del Tribunale hanno chiesto ai Pubbici ministeri (Pm) capitolini: Luca Tescaroli e gli ag-giunti Paolo Ielo e Giuseppe Ca-scini, di vagliare quanto dichia-rato, sotto giuramento, nell’aula bunker del carcere di Rebibbia, da Zingaretti, Bubbico, Campana e agli altri 24 indagati per fugare il sospetto “di una testimonianza falsa o reticente”.

Nelle motivazioni della senten-za di condanna di Buzzi e Carmi-nati rese pubbliche il 17 ottobre scorso, i giudici scrivono fra l’altro che, oltre a Zingaretti e Bubbico, sospettano “di reticenza e/o fal-sità anche la testimonianza resa da Campana Micaela in relazio-ne ai suoi numerosi ‘non ricor-do’, spesso del tutto inverosimili in quanto apodittici e non meglio motivati e contrastanti con il con-

tenuto chiaro delle intercettazioni telefoniche attinenti ad argomenti importanti nella vita politica o per-sonale della donna”.

Quanto a Zingaretti il collegio ha ritenuto affidabile la versione di Salvatore Buzzi, condannato a 19 anni di carcere in primo grado, che indicava il governatore del-la Regione come coinvolto nel-lo scandalo del Cup, il centralino unico per prenotare visite sanita-rie nel Lazio. Un appalto da milio-ni di euro al centro del maxipro-cesso sul quale la posizione di Zingaretti è già stata archiviata.

Per l’ex viceministro Bubbico, invece, i giudici non hanno rite-nuto credibile il suo negare ogni contatto con il boss delle Coop “rosse” Salvatore Buzzi.

Per il tribunale – si legge an-cora nelle motivazioni della sen-tenza – sono anche “emersi ele-menti di reità in ordine al reato di calunnia per il teste assistito Ro-berto Grilli”, ossia il “collaborato-re di giustizia” che sentito in aula non ha confermato alcune accu-

se fatte all’ex Nar Massimo Car-minati davanti ai Pm: “Sono di-chiarazioni orchestrate – aveva detto Grilli in aula – e organizzate dal mio avvocato per ottenere la protezione. (…) Ho dato retta a quel legale…”. Il giorno della sua testimonianza, i Pm a sorpresa hanno depositato la trascrizio-ne di un audio registrato duran-te un incontro tra Grilli e il capita-no del Ros, Antonio Corvino, che era andato a consegnargli l’atto di citazione per la testimonianza: “Capitano… – diceva – il mio pro-filo basso fino adesso mi ha ga-rantito di stare in vita a Roma… Adesso, dopo questa cosa, non so’ più garantito con nulla (…) durerò due settimane”.

Tra i 27 indagati anche il brac-cio destro dell’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, Antonio Lucarelli, che aveva respinto con forza l’ipotesi di aver subito pres-sioni da Massimo Carminati ne-gando di averlo mai conosciuto.

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N. 43 - 30 novembre 2017 PMLI / il bolscevico 11Catania, Facoltà di Lettere e Filosofia

ProFiCuo voLantinaggio sui risuLtati eLettoraLi in siCiLia e suLLa rivoLuzione d’ottobreTanti dialoghi e confronti con studenti e passanti

�Dal corrispondente della Cellula “Stalin” della provincia di CataniaVenerdì 17 novembre i

compagni della Cellula “Sta-lin” della provincia di Catania del PMLI hanno diffuso i vo-lantini sui risultati delle elezio-ni regionali siciliane e quel-li sulla Rivoluzione d’Ottobre. I compagni indossavano il corpetto con il manifesto sul-la Rivoluzione d’Ottobre e “Il Bolscevico” n. 42; hanno re-alizzato per l’occasione un cartellone con il manifesto a tema, letto e fotografato da al-

cuni passanti e studenti che lo osservavano con interesse.

Tanti i dialoghi e i confron-ti soprattutto con due studen-ti che esprimevano disagio per l’enorme astensionismo. I compagni li hanno invitati a leggere il volantino proponen-do loro di leggere anche il vo-lantino che motivava la scelta elettorale astensionista e al-tro materiale del PMLI, visto che si dichiaravano antifasci-sti e socialisti. Dopo breve di-scussione sul nostro progetto di socialismo, sul Partito e la lotta al revisionismo moderno

condotta da Mao, i marxisti-leninisti hanno invitato gli stu-denti a visitare la sede ed a organizzare degli incontri di approfondimento.

I compagni erano ben lie-ti di aver diffuso agli studen-ti universitari consapevoli di portar loro una posizione fuori dagli schemi dei partiti del re-gime neofascista, dai falsi co-munisti, alle caste mafiose e alle lobby. Le masse popolari non credono più alle promes-se mai mantenute dei politi-canti borghesi, vista la pover-tà, il tasso di disoccupazione

della popolazione siciliana. Qualificare l’astensionismo

marxista-leninista, lottare con-tro i governi borghesi al servizio del capitalismo, come il gover-no Gentiloni, che producono fascismo, povertà, disoccupa-zione e precarietà, è un fatto politico importante che porta gli astensionisti a dare un voto contro il capitalismo e per il so-cialismo; consapevoli che que-sto sistema marcio e in declino può essere abbattuto solo con la Rivoluzione socialista, se-guendo la via dell’Ottobre indi-cata da Lenin e da Stalin.

Catania, 3 novembre 2017. Sesto Schembri rilancia al megafono il Docu-mento dell’UP del PMLI che invita all’astensione nelle elezioni regionali durante il banchino di propaganda in piazza Stesicoro (foto Il Bolscevico)

Cosa penso del Documento del Comitato centrale del PMLIper il Centenario della Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre

Cosa penso del Documento del Comitato centrale del PMLIper il Centenario della Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre

dobbiamo riprendere il sentiero della rivoluzione e abbattere completamente questo sistema per sradicare il cancro del capitalismo

Questa rubrica è a di-sposizione dei simpatizzan-ti e degli amici del PMLI, dei lettori de “Il Bolscevico” e di chiunque voglia espri-mere la propria opinione sul Documento del CC del PMLI per il Centenario della Grande Rivoluzione Sociali-sta d’Ottobre. Non sono ac-cettati i pareri dei fascisti.

di Maurizio, studente universitario calabrese

Ho letto il Documento sul-la Rivoluzione d’Ottobre che mi avete linkato. Il mio pare-

re è il seguente: oltre a trovar-mi d’accordo al 100%, la cosa che forse mi ha attirato di più è stato l’elemento della “sto-ria”. Quel che l’articolo fa ca-pire al lettore è che la Rivolu-zione d’Ottobre che c’è stata, non è solamente un pezzo di storia oramai dimenticato, al contrario, si tratta di una rotta ancora tracciabile oggi. Mi tro-vo assolutamente d’accordo: non dobbiamo inventare nulla! Basta guardarsi indietro per vedere come i nostri compa-gni hanno già tracciato il sen-tiero con la Rivoluzione. Non dobbiamo “cominciare” bensì

“riprendere” da dove i nostri compagni hanno lasciato.

Inoltre, un altro aspetto re-almente importante e che, ol-tre a farlo comprendere a tut-ti a mio parere è il nocciolo della questione, è proprio il fatto che non si tratta di “mo-dificare” uno stato e/o una classe sociale. Non si tratta di “trasformazione”, bensì di distruggere completamente quello che oggi è il virus del capitalismo. Ripulire al 100% la nazione da questo parassi-ta affinché si abbia un terreno fertile totalmente ripulito per poi instaurare il vero comuni-

smo. Il problema quindi non è in una “classe” bensì nelle ra-dici. Ed è lì che bisogna colpi-re e sradicare questo cancro che è il capitalismo. Finché si agisce su “questo sistema” le cose non cambieranno mai. Bisogna abbattere completa-mente questo sistema se vo-gliamo dar vita al comunismo vero che è il marxismo-lenini-smo. Così come bisogna di-struggere tutti quegli avan-zi che ha lasciato il fascismo; dobbiamo allo stesso modo combattere tutte quelle ideo-logie pseudo-comuniste che oltre a infangare il vero comu-

nismo non fanno altro che ar-ricchire le stesse tasche che sostengono i fascisti.

La storia dunque ci inse-gna che ancora oggi è attua-bile, soprattutto se si parla di comunismo poiché esso si adatta ad ogni epoca e in ogni dove e ciò fa del comunismo stesso:

1- l’unica via per la nostra nazione,

2- l’unica via per far sì che il popolo abbia davvero il pote-re al contrario dell’attuale fal-sa democrazia,

3- l’unica via per abbattere lo sfruttamento.

Inoltre, il comunismo mar-xista è l’unica via che ha per protagonista la classe che re-almente viene sfruttata: i lavo-ratori. È a loro che aspetta il potere. Questo è, a mio pare-re, il messaggio principale di ciò che ho letto nel Documen-to: non si tratta di aggiustare o di modificare, bensì di dar vita ad una nuova Italia, un’Italia vera socialista!

Non bisogna intervenire su questa Italia, non servireb-be a niente. Bisogna invece, si deve, “distruggere” questa Italia corrotta per crearne una nuova.

utilizzerò i suggerimenti del vademecum delle studentesse e degli studenti marxisti-leninisti del PMLi

In questo periodo, con il Centenario della Rivoluzione, ho passato (e sto passando) gran parte del tempo ad ap-profondire questo evento. Mi sono state molto utili, tra le al-tre, le pubblicazioni de “Il Bol-scevico”. Su invito di una mia compagna di classe, ho inizia-to a partecipare alle sedute del comitato studentesco del mio Liceo che ha organizzato l’ultima giornata dello studen-te. Ovviamente, dal mio punto di vista, sono presenti limiti e contraddizioni enormi ma sarà un buon modo per fare espe-rienze.

Il corteo del 17 novembre organizzato per la suddetta giornata è andato meglio del solito e ho avuto la possibili-tà di pronunciare un discorso che molti ragazzi hanno ap-prezzato facendomi anche i complimenti. Ho cercato, come voi stessi avete più vol-te ribadito, di non sopravan-zare la coscienza delle masse tra cui opero, di conseguen-za ho messo in primo piano la comprensibilità, senza trala-sciare la combattività.

Nel proseguire queste esperienze cercherò di usa-re al meglio i suggerimenti del

Vademecum delle studentes-se e degli studenti marxisti-le-ninisti del PMLI.

Mi complimento per la buo-na riuscita dei dibattiti e delle altre iniziative per l’Anniversa-rio dell’Ottobre rosso.

Giuseppe – provincia di Messina

Per la borghesia ogni mezzo è buono per

infangare stalin e la grande rivoluzione

d’ottobrePer infangare la memo-

ria del nostro grande Maestro Stalin, la stampa (e la pub-blicistica) di destra ritira fuori un personaggio quantomeno ambiguo, l’azero-russo-ebreo Lev Nussenbaum (1905-1942), noto poi come Essad Bey, come si chiamerà e fir-merà nei suoi libri.

Autore di una biografia di Maometto oltre che di Lenin, scrive un libello contro Stalin, dal titolo “The Career of a Fa-natic” (1933), dove tra l’altro paragona Stalin a Ignacio de Loyola, il fondatore dell’ordi-ne gesuitico, rilevando come Ignacio fosse stato dapprima un guerriero e Stalin un allie-vo del seminario georgiano; come se non fosse noto che all’epoca (si parla di fine 1800) un allievo di famiglia pove-ra, come appunto Stalin, non avrebbe potuto studiare se

non in seminario. Stalin, pe-raltro, nell’intervista a Ludwig, citata nella bellissima mono-grafia “Stalin, la vita e l’opera” (Firenze, PMLI, 2004), parla, a proposito del seminario te-ologico di Tiflis di un “regime vergognoso”, dove “il siste-ma base consisteva nell’inda-gare, nello spiare, nell’entrare strisciando come vermi nel-le anime della gente e offen-derne sentimenti”. Stalin, gio-vanissimo, quindicenne, sarà invece già un convinto fautore del marxismo.

Tornando al denigratore Nussenbaum-Bey, sarà uti-le rimarcare che fanatico di un’alleanza tra ebraismo (in versione sionista) e Islam (si era convertito all’Islam da gio-vane, ma all’Islam nella sua versione monarchico-imperia-listica) era decisamente ben visto nella Germania nazi-sta, dove soggiornò per anni ma ne fu espulso quando fu-rono promulgate le leggi anti-ebraiche trovando accoglien-za nell’Italia fascista (scrisse anche su Mussolini) finché non fu “esiliato” (si fa per dire) a Positano; un esilio più che dorato, anche perché il “le-one” (Lev, appunto) trovava sempre qualche nobildonna o donna d’affari pronta a mante-nerlo.

Il mantenuto e imperialista Nussenbaum, apologeta del nazifascismo, viene oggi ripor-tato in auge come detrattore di

Stalin, lui figlio di petrolieri di Baku (Azerbajgian), che, ov-viamente, con l’URSS perse i suoi privilegi, non poteva che essere un nemico dell’eroe della rivoluzione e di Stalin, il titano, insieme con Lenin, del-la Grande Rivoluzione d’Ot-tobre, che sostenne, contro i vecchi partiti socialdemocra-tici, condannati alla “dispera-zione, a una sconfitta sicura”, la “necessità di un nuovo par-tito, di un partito combattivo, di un partito rivoluzionario, abba-stanza audace per condurre i proletari alla lotta per il pote-re, abbastanza ricco di espe-rienza per sapersi orienta-re nelle intricate condizioni di una situazione rivoluzionaria, e abbastanza agile per evita-re ogni sorta di scogli subac-quei sulla via che conduce alla mèta. Senza un tale partito, non si può nemmeno pensa-re ad abbattere l’imperialismo, a conquistare la dittatura del proletariato” (Stalin, “Principi del leninismo”, Firenze, PMLI, Piccola biblioteca marxista-le-ninista, 1997, p. 80).

Chiaro che per riafferma-re e consolidare il capitalismo nella sua versione imperiali-sta e neoliberista, ogni mez-zo è buono, per la borghe-sia: come in Brasile sostiene il potere del neofascista Te-mer, che sta abolendo ogni diritto dei lavoratori, come in Argentina quello di Mauricio Macri, come nel resto dell’A-

merica latina contrasta anche ogni minimo tentativo di con-testazione dell’imperialismo, compreso quello del revisioni-sta confusionario Nicolàs Ma-

duro Moros. Per la destra neo imperialista, persino il citato Nussenbaum-Bey può essere un corifeo spendibile.

Eugen Galasso - Firenze

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12 il bolscevico / cronache locali N. 43 - 30 novembre 2017

In provIncIa dI varese

operai in sciopero alla Whirlpool contro il piano

pensioni del governo

�Dal corrispondente dell’Organizzazione di Viggiù del PMLII lavoratori della Whirlpool

di Cassinetta di Biandronno (Varese) lunedì 13 novembre sono scesi in sciopero e hanno organizzato un’assemblea da-vanti ai cancelli della fabbrica, bloccando ad intermittenza la strada provinciale 36, per far sentire tutta la propria contra-rietà nei confronti di Gentiloni e del suo governo che si stan-no apprestando all’ennesimo, criminale, aumento dell’età pensionabile. La protesta è avvenuta nel giorno in cui si è tenuto l’incontro tra governo e sindacati sul tema dell’innalza-mento dell’età pensionabile a 67 anni. Asticella che fa salire di altri 5 mesi i requisiti per an-dare in pensione anche con la pensione anticipata che sale a 43 anni e 3 mesi per gli uomini

e a 42 e 3 mesi per le donne.Un’idea, quella del gover-

no, che non è andata giù alle masse lavoratrici che giusta-mente fanno notare le gravi difficoltà di stare a lavoro, le-gate all’avanzamento dell’età, soprattutto per chi fa lavori pesanti e pressanti come alla catena di montaggio, senza contare che in questo modo viene ulteriormente precluso l’accesso ai giovani al mondo del lavoro.

Ancora una volta le opera-ie e gli operai metalmeccanici della Whirlpool si sono dimo-strati nel fuoco della lotta, l’avanguardia più combattiva della nostra provincia, una fiamma che auspichiamo si propaghi in ogni fabbrica e luogo di lavoro contro l’enne-sima controriforma antiopera-ia e antipopolare del governo Gentiloni.

Varese, 13 novembre 2017. I lavoratori Whirlpool in sciopero davanti ai cancelli della fabbrica

Inaugurata a Bologna la “disneyland del cibo”

“FIco” e’ Fondata su speculazIone e sFruttamentoUn ingente schieramento di “forze dell’ordine” blocca una manifestazione di protesta �Dal nostro corrispondente dell’Emilia-RomagnaHa aperto il 15 novembre alle

porte di Bologna il grande “par-co giochi” del cibo “Fico” (Fab-brica Italiana Contadina) non a caso ribattezzata la Disneyland del cibo.

Il parco dell’agroalimentare più grande al mondo si sviluppa su una superficie di 80.000 me-tri quadrati e su un percorso di diversi chilometri, al suo interno aziende, allevamenti, 40 punti di ristoro, aule didattiche, botte-ghe, un mercato per la vendita diretta e aree dedicate allo sport, un teatro, un cinema, ecc., il tut-to all’insegna del cibo “sano e di qualità”.

Al progetto partecipano cen-tocinquanta imprenditori grandi e piccoli (da piccoli artigiani a grandi consorzi come quello del ParmigianoReggiano), i ministeri dell’ambiente e dell’agricoltu-ra, l’associazione dei borghi più belli d’Italia e l’Ente nazionale italiano per il turismo (Enit), Slow food, le università di Bologna e quella di Napoli, la Suor Orsola Benincasa.

A vederla così, e da come la presenta il suo ideatore l’im-prenditore renziano Oscar Fari-netti, fondatore anche di Eataly, affiancato all’inaugurazione an-che dal presidente del Consiglio Gentiloni, sembra non vi sia nul-la da eccepire: cibo di qualità, posti di lavoro, turismo, ecc.

Ma se si va a scavare un po’ più in profondità emerge una ve-rità diversa.

A partire dalla speculazione e dalla cementificazione dell’enor-me area interessata sulla quale prima sorgeva il Caab (Centro agro alimentare di Bologna), un terreno (che varrebbe 55 milioni di euro) preso in concessione (gratuita!) per 40 anni dal Comu-

ne di Bologna, guidato dal PD Merola, e dalla Regione Emilia-Romagna, guidata dal PD Bo-naccini.

Per la ristrutturazione sono stati raccolti 75 milioni di euro di fondi privati: 15 milioni sono arrivati dal sistema cooperativo, dieci da imprenditori locali e altri 50 da casse previdenziali pro-fessionali.

Sono invece 20.000 gli stu-denti che nell’arco di un anno dovranno obbligatoriamen-te lavorare gratuitamente per 300.000 ore all’interno di “Fico”, in base all’alternanza scuola-lavoro introdotta da Renzi con la “Buona scuola”, l’ennesimo regalo ai capitalisti che possono sfruttare manodopera a costo zero.

Dentro il progetto “Fico” ci sono tutti quelli che hanno un certo potere a livello economico-politico, tra gli altri Hera, Coop

Alleanza 3.0, Unipol, Intesa San Paolo, Comune di Bologna, Par-tito Democratico, Slow Food, Eataly, Poste Italiane, Randstad. Quest’ultima è una delle princi-pali agenzie al mondo di lavoro interinale e girerà le scuole di tutta Italia per reclutare gli stu-denti al lavoro gratuito.

A “rompere le uova nel pa-niere” a Farinetti, Gentiloni e compagnia governativa al se-guito ci hanno pensato studenti medi, universitari, attivisti sociali e “sindacati di base” che han-no protestato all’inaugurazio-ne, bloccati però da un ingente schieramento di polizia, carabi-nieri e guardia di finanza.

Tra gli altri, l’Adl Cobas ha denunciato come “Fico” sia sta-ta “presentata come una Disney-land del cibo. Piuttosto, sarebbe corretto dire una Disneyland del lavoro precario e sottopagato, della mercificazione e spettaco-

larizzazione dell’alimentazione, una nuova ‘grande opera’ in stile ExpoMilano che sfrutta territorio e risorse pubbliche per permet-tere di accaparrare enormi pro-fitti ai soliti noti del Coop-capita-lismo”, mentre il Centro sociale Tpo la bolla come la “fabbrica del lavoro gratuito obbligatorio, della mercificazione dell’alimen-tazione: una grande opera che sfrutta territorio e risorse pubbli-che, che crea profitti per quelle cooperative e quelle aziende che alimentano sfruttamento e precarietà nel mondo del lavo-ro. Si tratta di un vero e proprio lavoro non pagato obbligatorio (per conseguire il diploma di ma-turità è obbligatorio svolgere le ore indicate di alternanza), sen-za tutele né diritti, spacciato per ‘attività formativa’ dal Governo, che dirotta così migliaia di gio-vani da un percorso scolastico ad un’agenzia di lavoro interina-le (la multinazionale Randstad)”.

Durante la cerimonia di inau-gurazione il “patron” Farinetti ha sottolineato l’importanza del lavoro degli immigrati nelle cam-pagne che così “sostengono l’agricoltura italiana” (spaccan-dosi la schiena per pochi euro e per anche 10-12 ore al giorno), facendo poi una battuta di pes-simo gusto: “Se non avessimo accettato i due più grandi immi-grati della nostra storia, il grano e il pomodoro, non avremmo la nostra cucina. Meno male che non abbiamo fatto tante que-stioni allora, gli abbiamo dato subito lo ius soli”.

A ben vedere quindi, vi è più di una ragione per contestare il nuovo parco agroalimentare bo-lognese, perché com’era scritto su uno striscione dei manife-stanti: “Lavorare gratis non è Fico”!

Bologna, 15 novembre 2017. La contestazione dell’inaugurazione del parco agro-alimentare “Fico” dell’imprenditore renziano Oscar Fari-netti

paola

no alla cIttadInanza onorarIa al vIcemInIstro FerrI

Con questa trovata il sindaco Perrotta vuol dare una patina di “legalità” alla sua giunta borghese, neofascista e filomafiosa �Dal nostro corrispondente di Paola (Cosenza)

Lunedì 13 novembre si è tenu-ta a Paola (Cosenza) la “giornata della legalità”.

Il Consiglio comunale della città, amministrata dalla giun-ta del bandito Roberto Perrotta, PSI, eletto sindaco al ballottaggio del 25 giugno scorso da meno di 3 paolani su 10, per volontà del presidente del Consiglio comu-nale, il trasformista PD Graziano Di Natale (genero di Mario Pirillo, vecchio arnese ex DC celebre per l’affermazione sulla sua pen-sione dorata: “8.000 mila euro al mese? Mi aspettavo di più...’’) ha conferito la cittadinanza onoraria a Cosimo Maria Ferri, magistrato e viceministro della giustizia del governo Gentiloni, come lo fu con Letta prima e con Renzi poi.

Ai tempi in cui Ferri era magi-strato membro del CSM (Consi-glio Superiore della Magistratura) furono svelate le sue pressioni, su ordine di Berlusconi, per impedire la messa in onda del programma

“Annozero” di Santoro per evitare che parlasse del processo Mills.

Fu coinvolto anche in “Calcio-poli”. Nel 2011 diventa segretario di “Magistratura Indipendente”, la componente “moderata” dei ma-gistrati.

Nel 2014 da viceministro, tra-mite sms, indicava l’elezione di alcuni magistrati al CSM ad alcuni magistrati-elettori: “Per le prossi-me elezioni del CSM mi permetto di chiederti di valutare gli amici Lorenzo Pontecorvo (giudice) e Luca Forteleoni (pm). Ti ringrazio per la squisita attenzione, Cosimo Ferri”.

L’ANM (Associazione Nazio-nale Magistrati) parlò allora di “evidente e grave interferenza”.

Cosimo è il figlio di Enrico Ferri, ex ministro del PSDI e fra-tello di Filippo Ferri, ex capo del-la squadra mobile di La Spezia, condannato per la mattanza alla Scuola Diaz di Genova durante il G8 del 2001.

La trovata di nominarlo cittadi-no onorario di Paola è dovuta da un lato all’ennesimo tentativo di

dare una patina di “legalità” alla giunta comunale borghese, neo-fascista e filomafiosa di Perrotta, espressione di una coalizione che va dai falsi comunisti espulsi dal PRC fino ai veri fascisti, e dall’al-tro per ingraziarsi in chiave elet-torale, (specie per Di Natale, per il quale si riducono le possibilità di una candidatura alle prossime politiche con il PD vista la guer-ra per bande interna al partito) e giudiziaria un politicante e ma-gistrato borghese e trasversale che tutto può essere considerato fuorché un paladino della legalità borghese e della lotta alla mafia!

Va ricordato che sul sindaco Perrotta, che ha distrutto Paola sul piano contabile, amministrati-vo e architettonico fra il 2003 ed il 2012, sono emersi sui giorna-li locali i suoi legami per voto di scambio con la ’ndrina dei Serpa e che deve rispondere (forse gli costerà l’elezione) di un dissesto certificato di ben 27 milioni e rotti di euro e di molto altro ancora.

L’influenza esercitabile da Ferri all’interno della magistratura po-

trebbe servirgli per farla franca e insabbiare tutto, con tanti saluti alla separazione dei poteri del-lo Stato e all’indipendenza della magistratura.

La qual cosa dimostra, per l’ennesima volta che siamo in pie-no regime neofascista.

Per capire meglio di che “pa-sta” è fatta la giunta e la maggio-ranza consiliare di Paola basta citare una delle ultime delibere, la n. 149 del 9 novembre scorso con la quale la giunta ha nuovamente donato, in comodato d’uso gra-tuito, per 14 anni, una montagna dell’Appennino paolano ad Anto-nio “Don Tonino” Pizzini, che fa parte della maggioranza (ex sin-daco DC, poi consigliere regio-nale FI, oggi in “Liberamente per Paola” ovvero come la chiama lui la “vera Forza Italia”), passa-to con Perrotta nel 2011 dopo la trombatura alle regionali con Sco-pelliti, in cambio appunto anche della montagna, poi ripresa dal comune con l’ex sindaco Ferrari di FI (ex pupillo di Pizzini stesso).

Pizzini è appassionato di orni-

tologia (questa è la motivazione ufficiale che lo spinge a fregarsi un’intera montagna, in comodato d’uso gratuito intestato al figlio Gustavo), quindi decine di miglia-ia di kmq di proprietà del popo-lo paolano, vengono dati gratis a Pizzini, per i (pochi) voti da lui portati a Perrotta: le cambiali si pagano.

Alla faccia della “legalità” e della lotta alla mafia!

Siamo di fronte a voto di scambio e accordi di potere po-litico-mafiosi che ricordano addi-rittura il feudalesimo!

A proposito di mafia, il clima è sempre più pesante in città: en-nesimo agguato mafioso ad un libero giornalista di Paola, Ema-

nuele Molinaro, del sito Pillamaro, aggredito a calci e pugni da un pregiudicato, al quale va la soli-darietà del PMLI e de “Il Bolsce-vico”.

No alla cittadinanza onoraria paolana a Cosimo Ferri e ai gerar-chi del regime neofascista!

Spazziamo via la giunta Perrot-ta, prima che lui e i suoi compari borghesi, neofascisti e filomafiosi facciano altri danni al martoriato popolo paolano!

Perrotta, Di Natale, il presiden-te della provincia di Cosenza, il PD Iacucci, e il governatore PD della regione Calabria Mario Oli-verio devono andare via!

Sono la vergogna della Cala-bria!

Numero di telefono e fax della Sede centrale del PMLI e de “Il Bolscevico”

Il numero di telefono e del fax della Sede centrale del PMLI e de “Il Bolscevico” è il seguente 055 5123164. Usatelo liberamente, saremo ben lieti di comunicare con chiunque è interessato al PMLI e al suo Organo.

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N. 43 - 30 novembre 2017 cronache locali / il bolscevico 13Gli studenti vogliono essere protagonisti della scuola e lottano contro l’alternanza scuola-lavoro

OccupaziOne e autOgestiOne ai licei MichelangiOlO e

Machiavelli-cappOni di Firenze �Redazione di FirenzePrima occupazione da par-

te degli studenti fiorentini al li-ceo classico Michelangiolo.

Gli studenti si sono riuniti in assemblea per votare un’ini-ziativa di protesta soprattutto contro l’alternanza scuola la-voro: in 361 hanno votato per l’occupazione, 262 per il fo-rum e in 30 si sono astenuti. Il liceo Machiavelli-Capponi ha invece dovuto optare per l’au-togestione, a ciò costretto dal-la preside Gilda Tortora che ha fatto intervenire la Digos e chiamato i genitori degli stu-denti perché “stavano violan-do le regole”.

Il Collettivo degli studenti del Michelangiolo ha redatto un volantino molto importan-te per spiegare le motivazioni dell’occupazione. Emerge la volontà di essere protagonisti della scuola e non spettato-ri costretti da regole borghesi e di repressione oltre alla de-nuncia dell’alternanza scuola-lavoro. Nel volantino si legge tra l’altro: “Siamo abituati a vi-vere le nostre giornate così: andare a scuola la mattina in orario, seguire la lezione, fare ricreazione, finire le ore, usci-re, andare a casa a mangiare, mettersi a studiare o andar a

fare alternanza... ogni matti-na per 5 lunghi anni delle no-stre vite. Ma siamo sicuri che la formazione sia solo que-sto?... dobbiamo imparare la socialità, i rapporti umani, ma soprattutto… imparare a ve-der il mondo e ogni cosa che accade in tutti i suoi lati, non solo quelli buoni e spiattellati dai mass media: imparare ad usare, in sostanza, il nostro senso critico... i contesti sco-lastici, negli ultimi anni, hanno subito una sempre maggiore crescita del controllo e di quel-la che chiamiamo disciplina scolastica... la disciplina, l’esi-stenza di regole, non è di per sé sbagliata; lo diventa quan-do queste regole sono inutili o non sono spiegate, ma solo applicate con ricatti e punizio-ni... è possibile, infatti in un mondo diverso... (riferendosi all’occupazione, ndr) vogliamo fare un grande passo in avan-ti: assaggiare per pochi gior-ni cosa vuol dire agire autor-ganizzandoci... ci vogliono far diventare tutti pecorelle... tut-ti automi, tutti piccoli pezzetti-ni di una macchina che è mar-cia: la società (marcia per le guerre, per la non distribuzio-ne della ricchezza, per gli abu-si di potere, per le ingiustizie di

ogni genere, per il sessismo, il razzismo... ma noi non sia-mo pecore... siamo persone... l’occupazione è illegale, inuti-le negarlo. Ma è un’azione il-legale necessaria... sarà sem-pre illegale in uno Stato che sta togliendo progressivamen-te tutti gli spazi di socialità, au-torganizzazione e confronto nelle scuole e nelle città... l’al-ternanza scuola-lavoro ci im-pone di andare a lavorare per un ente o azienda che sia per un totale di 200 ore nel trien-nio... tutte queste ore sono COMPLETAMENTE GRATUI-TE... c’è chi è stato mandato a pulire cessi di ristoranti, chi è andato a fare archivio, chi a schedare biblioteche, chi a ba-dare i bambini, chi a lavorare al canile... queste ore, asse-gnate a noi studenti, sono sta-te tolte a un possibile lavora-tore qualificato che avrebbe dovuto essere pagato... spes-so gli studenti vengono man-dati a lavorare senza tutele... il preside con la Buona scuo-la ha acquisito molti poteri... aumenta la competitività tra professori e coloro che hanno una voce fuori dal coro vengo-no esclusi... nella nostra scuo-la il potere della preside viene usato per costringere i custo-

di e i professori a fare da po-liziotti con le ronde antifumo... alla nostra preside interessa l’apparenza, la facciata della scuola intonsa da scritte... re-agisce con vaghezza ad ogni problema e sembra essere preside solo quando viene in visita il sindaco.... questo è anche colpa della sua organiz-zazione verticistica. Preside, sotto professori di serie A e di serie B, sotto custodi e sotto noi.... Riprendiamoci i nostri spazi. Facciamolo con i nostri mezzi”

Il PMLI è dalla parte delle studentesse e degli studen-ti, appoggia la loro protesta, le loro motivazioni e li esorta a intensificare la lotta contro il governo Gentiloni fotocopia di quello di Renzi autore della “Buona scuola”. L’alternanza scuola-lavoro serve esclusi-vamente a sfruttare gli studen-ti mentre diverso è consenti-re loro di conoscere la realtà della società e ridurre il divario fra lavoro intellettuale e lavo-ro manuale. Lottiamo affinché le scuole siano governate dal-le studentesse e dagli studen-ti. Come insegna Mao: “Osa-re pensare, osare parlare, osare agire, osare attaccare e osare fare la rivoluzione”.

ComuniCato dell’orGanizzazione di ViCChio del muGello del Pmli

respingere e fermare i licenziamenti alla riFle di Barberino!

L’Organizzazione di Vic-chio del Mugello del Parti-to marxista-leninista italiano esprime la propria solidarie-tà militante ai lavoratori li-cenziati dalla RIFLE di Bar-berino (Firenze).

Dopo i licenziamenti del mese scorso, contro i quali giustamente i lavoratori sce-sero in sciopero, se ne sono aggiunti altri due nei giorni scorsi, senza contare la ri-duzione dell’orario di lavoro che l’azienda sta cercando di imporre in modo ricattato-rio e tracotante.

Non possono essere sempre i lavoratori a paga-re le crisi aziendali come sta accadendo da un venten-nio alla stessa RIFLE! Per di più se passano questi li-cenziamenti non è detto che l’azienda si fermi qui, come è successo dopo quelli del mese scorso, malgrado le rassicurazioni della stessa: questa è una spirale che va fermata!

I licenziamenti alla RIFLE vanno assolutamente re-spinti e la strada da seguire non è quella perdente degli “ammortizzatori sociali”, ma, come prospettato anche dal-la stessa FILCTEM-CGIL, è quella di proseguire con la mobilitazione dei lavoratori. Però i lavoratori della stori-ca azienda barberinese non vanno lasciati soli. Oltretutto se passa la tracotanza pa-dronale alla RIFLE questa può fungere da apripista e portare a un ulteriore peg-gioramento della situazione che si ha in tutte le azien-de del territorio mugellano che, come nelle altre parti

del Paese, risente dei prov-vedimenti governativi in ma-teria di lavoro, ad iniziare dal Jobs Act varato dal gover-no Renzi e confermato da quello attuale di Gentiloni, che ha, quest’ultimo provve-dimento, dato applicazione pratica al cosiddetto modello Marchionne, per cui il padro-nato ha praticamente mano libera in fatto di licenziamen-ti, oltre ad aver precarizzato e peggiorato notevolmente le condizioni di lavoro nelle fabbriche instaurando rela-zioni industriali e sindacali di stampo mussoliniano.

Insomma è una battaglia che riguarda sia i lavoratori del Mugello che le varie for-ze sindacali, politiche, sociali e religiose della zona.

È assolutamente neces-sario invertire la tendenza. Se riusciremo a fermare e respingere i licenziamenti alla RIFLE ne trarranno be-neficio in primis i lavorato-ri interessati e l’intero movi-mento operaio e sindacale mugellano.

Per questa importante battaglia sia d’auspicio l’An-niversario, che cade proprio in questi giorni, del Centena-rio della gloriosa Rivoluzione d’Ottobre, grazie alla qua-le le esigenze dei lavoratori venivano allora soddisfatte e addirittura le industrie ve-nivano nazionalizzate come, per inciso, sarebbe giusto nel caso della RIFLE, se non altro per come la proprietà sta trattando i lavoratori.Partito marxista-leninista italiano - Organizzazione di Vicchio del Mugello

Vicchio, 18 novembre 2017

ComuniCato del Comitato “le Vittime della disCariCa di Podere rota”

“i sindaci del Valdarno e della regione toscana si devono impegnare per la chiusura della discarica”

Riceviamo e volentie-ri pubblichiamo in ampi estratti.

All’indomani della nostra manifestazione (del 7 ottobre scorso, ndr) in difesa del terri-torio del Valdarno dalle “mani lunghe” sulla discarica non possiamo far altro che consta-tare alcuni fatti che svelano il senso della nostra battaglia.

La gradita partecipazione di quasi tutto il mondo politi-co valdarnese, fatta eccezio-ne del sindaco Chienni e del-la sua maggioranza, non ci ha meravigliato più di tanto. Sapevamo benissimo, infatti, che nessuno avrebbe voluto perdere l’occasione per dimo-strare di non avere nessuna “mano dentro”; trasferendo del tutto così la protesta, che poteva sembrare rivolta ai sin-daci, ai piani superiori.

Fin qui niente di preoccu-pante per un comitato che è dichiaratamente apartitico e quindi in dialogo con tutto il mondo politico.

Inaspettata è giunta sem-mai la risposta del sindaco di Terranuova Bracciolini (Arez-zo) Chienni alla nostra mani-festazione.

Chienni col suo comuni-cato ha gettato la maschera, ma in modo molto diretto ha voluto tirare giù la maschera anche a coloro che ammini-strano gli altri comuni del terri-torio, i quali invece hanno sfi-lato con i cittadini per chiedere la chiusura della discarica.

In pratica il comunicato di

Chienni è rivolto soprattut-to ai sindaci che a suo dire si sono “mescolati” tra i manife-stanti e, riportandoli al senso di responsabilità istituziona-le, ricorda loro che se non era per il comune di Terranuova, in questi anni gli altri comuni avrebbero dovuto pensare ad una politica dei rifiuti diversa anziché pensare di continua-re all’infinito a conferire i ri-fiuti sulla solita buca di Pode-re Rota, ormai diventata una montagna sempre più grande. Quello che Chienni ha cercato di lasciare in secondo piano, tuttavia, è che l’esplosione dei disagi dipende dal fatto che ai conferimenti del Valdarno si aggiungono non solo quel-li “istituzionali” di Firenze ed altre grandi città (ultimamen-te anche del Lazio), ma anche quelli che la società può gesti-re in via privata grazie ad un

capitolato d’appalto alquanto generoso (guarda caso…).

Alla manifestazione peral-tro abbiamo proprio insisti-to su un punto fondamentale della nostra battaglia:

La chiusura della discarica dipende dalla volontà di tut-ti gli amministratori, non solo del Valdarno ma anche ed in primo luogo della regione To-scana, di iniziare già da ades-so, e non dal 2021, a pensare ad una soluzione alternativa a Podere Rota.

Non solo, non è ammissi-bile pensare di continuare a tenere in vita una discarica di tali dimensioni, senza trovare soluzioni definitive e risolutive ai gravi disagi che questa pro-voca ai cittadini.

La partecipazione dei sin-daci alla manifestazione è una chiara adesione ai princi-pi espressi nella petizione po-

polare di formalizzare la chiu-sura della discarica al 2021, per avviare le procedure post-mortem e promuovere un’in-dagine sanitaria e ambientale sulla popolazione.

La partecipazione però deve portare alla concretizza-zione delle posizioni passan-do dalle parole ai fatti!

Dimostri pertanto il sindaco Chienni, con atti concreti, vi-sto che ha il potere decisiona-le per farlo nelle sedi opportu-ne, di ascoltare i disagi della popolazione.

Facciano gli altri sindaci azioni forti, insieme (perché a noi sembra che non si parlino abbastanza) per agire politi-camente sulla Regione, coin-volgendo direttamente i con-siglieri regionali ai quali spetta l’onere e l’onore di legiferare in materia per il bene dei pro-pri cittadini.

____In un successivo comuni-

cato del 18 novembre il Co-mitato “Le vittime della disca-rica di Podere Rota” informa di aver aderito alla campagna nazionale “Cambiamo Aria” promossa dal comitato nazio-nale “Legge Rifiuti Zero” e a cui aderisce lo stesso Comita-to. Il Comitato ha organizzato un gazebo sabato 18 e dome-nica 19 novembre a San Gio-vanni Valdarno (Arezzo) per raccogliere le firme per la pro-pria petizione sulla chiusura di Podere Rota e per le tre pe-tizioni “di questa importante campagna nazionale in difesa dell’ambiente”.

San Giovanni Valdarno (Arezzo), 7 ottobre 2017. Corteo per rivendicare la chiusura della discarica di Podere Rota a Terranuova Bracciolini

Una recente manifestazione delle operaie e degli operai della Rifle di Barberino di Mugello

CALENDARIO DELLE MANIFESTAZIONI E DEGLI SCIOPERI

NOVEMBRE

V-Z –Associazione Nazionale Giudici di Pace, Magistrati onorari Uniti, Unagipa, Federmot, Unimo, Cgp – Astensione dalle

udienze dei Magistrati professionali e onorari

Z – Nonunadimeno - Manifestazione nazionale a Roma in adesione alla mobilitazione mondiale contro il razzismo e la violenza sulle donne

9-T – GENNAIO 2018 - First-Cisl, Fisac-Cgil, Uilca, Unisin – Sciopero ore straordinarie dei lavoratori delle aziende di

credito Icbpi SpA, Cartasi SpA, Help Line SpA, Oasi SpA Fabi

C– Fiom - Sciopero dei lavoratori degli straordinari, delle flessibilità e dei turni a partire dal venerdì notte contro le misure contenute nel

pacchetto pensioni presentato dal governo

DICEMBRE

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14 il bolscevico / esteri N. 43 - 30 novembre 2017

Su spinta della guerrafondaia Mogherini

Un altro paSSo avanti verSo l’eSercito dell’Ue iMperialiSta

ZiMbabwe

il presidente robert Mugabe si dimetteSpinto dall’intervento dei militari, dall’avvio da parte del suo stesso partito dell’iter parlamentare per l’impeachement e dalle manifestazioni popolari. Il ministro della Difesa Chiwenga giorni prima della crisi politica era in visita a PechinoIl presidente dello Zimbab-

we, Robert Mugabe, si è di-messo il 21 novembre e ha co-municato la sua decisione con una lettera inviata allo spe-aker del parlamento, secon-do la procedura prevista dalla Costituzione. All’annuncio del presidente dell’assise di Ha-rare i deputati facevano festa così come una folla che si ri-versava nelle strade danzan-do e suonando i clacson delle automobili.

“Io, Robert Gabriel Muga-be, sulla base dell’articolo 96 della costituzione dello Zim-babwe, presento formalmente le mie dimissioni. La mia deci-sione di dimettermi è volonta-ria e nasce dalla mia preoccu-pazione per il bene del popolo dello Zimbabwe e il mio desi-derio di assicurare una tran-quilla, pacifica e non violenta transizione di potere a soste-gno della sicurezza, pace e stabilità della nazione”, scrive-va l’ex presidente nella lettera che interrompeva la discussio-ne in corso in parlamento sul-la procedura di impeachment avviata dal partito Zanu-Pf al potere. Il partito dello stes-so 93enne Mugabe, alla gui-da del paese per 37 anni fin dalla sua indipendenza, pri-ma come premier dal 18 apri-le 1980 al 31 dicembre 1987 poi come capo di Stato dal 31 dicembre ’87, che per una settimana aveva resistito alle pressioni dei militari, arriva-ti a schierare i carrarmati per le strade, e alle manifestazio-ni popolari che chiedevano le sue dimissioni.

La procedura di im-

peachment nel parlamento di Harare per destituire il presi-dente aveva preso il via nel pomeriggio del 21 novembre su iniziativa dello Zanu-Pf e avrebbe avuto un percorso ra-pido dato il consenso da parte della formazione di opposizio-ne dell’Mdc, che aveva chiesto anche la convocazione di libe-re elezioni. Posto agli arrresti domiciliari dal 15 novembre, assieme alla moglie Grace Mugabe, su ordine del capo delle Forze di difesa dello Zim-babwe, Constantino Chiwen-ga, mentre i carrarmati pren-devano posizione agli incroci delle strade nella capitale, ab-bandonato dal suo partito e dalla milizia dell’associazione dei veterani di guerra, Muga-be sembrava deciso a resiste-re alle richieste di dimissioni e aveva persino convocato in segno di sfida un consiglio di ministri per la mattina del 21 novembre, al quale si erano presentati solo cinque membri del governo.

Le dimissioni richieste a gran voce nella manifestazio-ne del 18 novembre a Harare, al grido “Mugabe adesso ba-sta, vattene”, annunciate in di-retta sulla tv di Stato nella mat-tinata del 20 novembre erano rinviate al giorno successivo, pare per decisione dello Za-nu-Pf che pur avviando il mi-nacciato iter parlamentare per l’impeachement aveva scelto questa modalità prevista dal-la Costituzione, con la comu-nicazione al parlamento, per evitare un atto di resa ai mili-tari più simile a un golpe. In-vece secondo quanto riferito

dalla rete televisiva america-na Cnn, Mugabe si sarebbe accordato con i militari sulle condizioni delle sue dimissio-ni, annunciate pubblicamen-te nella lettera al parlamento. Fra le altre l’ex leader avreb-be ottenuto garanzie di pie-na immunità e la possibilità di mantenere diverse proprietà per sé e sua moglie. L’incari-co presidenziale dovrebbe es-sere assunto dal vicepresiden-te Emmerson Mnangagwa pur essendo stato deposto dalla carica da Mugabe lo scorso 6 novembre. Quella decisione aveva mostrato chiarmente lo scontro in atto dentro lo Zanu-Pf contro le manovre del presi-dente che voleva assicurare la successione alla seconda mo-glie Grace Mugabe, un pas-saggio interrotto dall’interven-to dei militari.

Mnangagwa, un veterano della guerra d’indipendenza e molto vicino alle forze di dife-sa zimbabwane aveva lavora-to al fianco di Mugabe per 40 anni e dalla carica di vicepre-sidente era considerato come un suo possibile successo-re, in vantaggio comunque ri-spetto l’altro vice. Dopo la sua deposizione, il governo di Ha-rare annunciava che avreb-be emendato la carta costitu-zionale per garantire che uno dei due vice-presidenti fosse una donna; un percorso che portava dritto all’incoronazio-ne della candidata Grace, già diventata una sorta di primo ministro ufficioso e leader del gruppo della nuova genera-zione di politici all’interno dello Zanu-Pf, denominata “Gene-

razione 40”, e della lega fem-minile del partito. L’operazione si sarebbe dovuta conclude-re con le elezioni politiche del 2018, alle quali Mugabe aveva già annunciato che si sarebbe ripresentato come candidato.

Il 13 novembre, una set-timana dopo l’epurazione di Mnangagwa, che pare si fosse rifugiato momentaneamente in Cina, il generale Constanti-no Chiwenga minacciava l’in-tervento dei militari in caso di nuove epurazioni all’interno dello Zanu-Pf. Una minaccia chiara fatta nel corso di una conferenza stampa nella ca-pitale Harare, all’interno del quartier generale dell’eserci-to, assieme ad altri 90 alti uffi-ciali, affermando che “l’attuale epurazione, che sta prenden-do chiaramente di mira i mem-bri del partito con un passa-to nella lotta d’indipendenza, deve cessare. Dobbiamo av-vertire chi sta dietro a queste infide bravate che quando si tratta di proteggere la nostra

rivoluzione, l’esercito non esi-terà ad intervenire”. L’esercito si schierava nella guerra per bande all’interno dello Zanu-Pf dalla parte dei “veterani” e nel-la notte del 14 novembre en-trava in azione. Il generale Si-busiso Moyo alla tv affermava che non si trattava di un col-po di Stato ma che “l’obiettivo è di consegnare alla giustizia i criminali attorno al presiden-te Robert Mugabe, i quali stan-no commettendo crimini che stanno causando sofferenze economiche e sociali nel pa-ese”. “Una volta compiuta la nostra missione la situazione tornerà alla normalità”, assicu-rava Moyo.

La trattativa con Muga-be andava avanti per diver-si giorni sotto l’egida di due ministri sudafricani inviati dal presidente Zuma a nome del-la Southern African Deve-lopment Community (Sadc), l’organismo regionale guidato dal Sudafrica del quale lo Zim-babwe è parte. Non presen-

te visibilmente sul campo ma certamente in azione dietro le quinte, il socialimperialismo ci-nese che nel tempo si è com-prato da Mugabe uno spazio non indifferente nel paese.

Lo Zimbabwe è uno degli alleati più stretti della Cina in Africa, uno degli “amici di sem-pre” della Cina sostenne il pre-sidente cinese Xi Jinping du-rante una visita di Stato nel 2015. Un amico del quale Pe-chino è il principale partner commerciale, con investimenti in oltre 128 progetti tra il 2000 e il 2012, e la principale fon-te di valuta estera tanto che lo yuan dal 2016 è una valuta che ha corso legale nel paese. Non sembra quindi una pura coincidenza il fatto che, pochi giorni prima dell’intervento dei militari, il generale Constanti-no Chiwenga sia passato da Pechino. Non si può dire che fosse andato per annunciare la sua intenzione di arresta-re Mugabe e garantire stabili-tà all’investitore cinese, però. “La visita di Chiwenga era un normale scambio militare con-cordato tra i due paesi”, avver-tiva il ministero degli Esteri ci-nese che si dichiarava non al corrente dei dettagli della vi-sita gestita dal ministero del-la Difesa. In ogni caso “la Cina segue da vicino la situazione nello Zimbabwe e spera che le parti interessate possano ge-stire adeguatamente i loro af-fari interni”, e gli affari esteri con gli altri paesi, sosteneva-no a Pechino, che rassicurava sul mantenimento dei “solidi rapporti economici” che lega-no i due paesi.

Pinotti entusiasta: “Dopo 60 anni, in pochi mesi abbiamo percorso più strada... grazie a una spinta forte dovuta a una volontà politica nuova” di cui l’Italia è promotrice

Il 13 novembre è stata un giornata da ricordare, in quan-to “segna senza dubbio uno storico punto di svolta nella di-fesa europea”, ha commenta-to l’Alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza dell’Unione europea, Federica Mogherini, sottolineando l’im-portanza dell’accordo appena firmato dal Consiglio dei mini-stri degli Esteri e della Difesa a Bruxelles per la Cooperazione strutturata permanente in ma-teria di difesa (Pesco). Ovve-ro alla costruzione dell’integra-zione della difesa che non sarà più una materia di competenza quasi esclusivamente naziona-le ma argomento comunitario; un altro passo in avanti verso l’esercito dell’Ue imperialista, presentato ancora come una gamba portante della Nato ma sempre più autonomo dall’alle-anza militare imperialista con guida Usa. L’obiettivo dell’ac-cordo, evidenziava la Moghe-rini, è “permettere lo sviluppo delle nostre capacità militari per rafforzare la nostra auto-nomia strategica”.

Nel documento sono elen-cati 20 “impegni” per “una co-operazione strutturata perma-nente” tra i quali quello dove i paesi firmatari riconoscono la natura “vincolante” della coo-perazione permanente dove riconoscono l’esigenza di “im-pegni comuni ambiziosi e più vincolanti” tra i quali “aumenta-

re regolarmente i bilanci della difesa in termini reali per rag-giungere obiettivi concordati”; un aumento dei bilanci milita-ri nei quali almeno il 2% dovrà essere dedicato alla ricerca e sviluppo, destinato all’industria militare per avere armamen-ti moderni, e il 20% dedicato a colmare lacune strategiche delle forze armate europee.

Fra i progetti comuni in di-scussione c’è la costruzione di un aereo senza pilota, un dro-ne europeo, al quale l’Italia è pienamente coinvolta, oltre a ipotesi quali quella di trasfor-mare la scuola militare Nun-ziatella di Napoli in una scuo-la di formazione europea e di costituire a Torino una scuo-la internazionale di Peaceke-eping, per gli interventi milita-ri camuffati da operazioni di pace. In discussione anche una “Schengen della Difesa” con la semplificazione degli spostamenti militari transfron-talieri. Al contrario dei migranti che trovano ovunque muri.

Operativamente la Pesco sarà funzionante a livello po-litico, dove si deciderà all’u-nanimità sugli indirizzi politi-

ci, e a livello di singoli progetti che possono raggruppare tut-ti o parte dei Paesi aderenti. Anche in questo caso si con-ferma che la locomotiva della Difesa europea è franco-tede-sca, che viaggia a tutto vapore dopo l’accordo siglato tra Pa-rigi e Berlino lo scorso 13 lu-glio comprendente una serie di programmi militari da sviluppa-re insieme; gli altri si potranno accodare.

La principale differenza con altre forme di cooperazione al momento riguarda il fatto che gli impegni presi sono vinco-lanti. Gli Stati aderenti man-terranno il diritto sovrano di comandare le proprie forze ar-mate, pur impiegate nella Pe-sco; non si tratterebbe quindi del progetto di un vero “eser-cito europeo” ma è un passo in quella direzione.

L’accordo è stato firmato dai rappresentanti di 23 pae-si membri della Ue; al proget-to di difesa comune non hanno aderito al momento Danimar-ca, Malta, Irlanda, Portogallo e il Regno Unito. I ministri di Portogallo e Irlanda non han-no potuto firmare per questio-

ni procedurali interne ma han-no garantito la loro adesione al vertice del Consiglio Ue di di-cembre, al momento del varo definitivo; il Regno Unito ha già avviato la Brexit, l’usci-ta dall’europa comunitaria nel 2019. E proprio la Brexit, che ha tolto dal tavolo il governo di Londra legato a doppia corda all’imperialismo americano e oppositore di ogni spinta mili-tare autonoma degli imperia-listi europei anche all’interno della Nato, ha reso possibile l’accelerazione della costruzio-ne della Pesco.

Come metteva significati-vamente in evidenza il mini-stro della Difesa italiano, Ro-berta Pinotti “dopo 60 anni di attesa, in pochi mesi abbia-mo fatto più lavoro e abbiamo percorso più strada di quel-la che era stata compiuta nei decenni precedenti”. Un risul-tato che si deve a “una spin-ta forte dovuta a una volontà politica nuova”, di cui l’Italia è stato promotore, sottolineava il ministro, “c’è stato il lavoro che abbiamo fatto con Germa-nia, Francia e Spagna, un per-corso che era iniziato con una

lettera a quattro che abbiamo ovviamente aperto a tutti i col-leghi”. A dire il vero l’iniziati-va dell’imperialismo italiano rincorreva quanto già avviato dal tandem franco-tedesco in tema di cooperazione milita-re ma non c’è dubbio che l’im-perialismo italiano nella corsa a rivendicare la paternità del successo della Pesco, possa mettersi più di una medaglia sul petto; a partire da quella rappresentata dalla spinta del-la guerrafondaia Mogherini che in qualità di Alta rappre-sentante per la Politica estera e di sicurezza dell’Unione eu-ropea ha inquadrato il tema e a ha guidato i primi passi per concretizzarlo con il documen-to intitolato “Visione condivisa, azione comune: un’Europa più forte”, presentato e approvato dal vertice Ue di Bruxelles del 28 giugno 2016.

L’argomento militare diven-tava tema permanente dei ver-tici europei fra i quali il Con-siglio europeo dell’8 giugno scorso che decideva di istitui-re “una capacità militare di pia-nificazione e condotta (MPCC) in seno allo Stato maggiore

dell’Ue” col compito di guidare le missioni militari “senza com-piti esecutivi dell’Ue che attual-mente sono quelle in Somalia, nell’Africa centrale e in Mali.

Il successivo incontro del 19 giugno a Bruxelles tra la Mogherini e il vicesegretario generale della Nato Rose Got-temoeller evidenziava “i pro-gressi compiuti in materia di cooperazione Ue-Nato”, come dire che non esistevano con-flitti tra i passaggi della dife-sa comune europea e gli im-pegni nell’Alleanza atlantica. Così il Consiglio europeo del 22 giugno poteva senza remo-re dare l’avvio della costruzio-ne della Pesco con l’impegno degli Stati membri di definire entro tre mesi un elenco co-mune di criteri e impegni e progetti concreti. A Bruxel-les si sprecavano i commenti su quello che veniva definito “un passo storico”, dal presi-dente del Consiglio europeo Donald Tusk all’appena elet-to presidente francese Emma-nuel Macron. Si arrivava così a passo di carica alla firma dell’intesa a 23 di Bruxelles del 13 novembre dopo la qua-le la Mogherini si dichiarava decisa a “portare avanti il lavo-ro per provare a fare in modo che la decisione del Consiglio europeo possa essere presa entro la fine dell’anno” al verti-ce in programma il 14 e 15 di-cembre.

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N. 43 - 30 novembre 2017 esteri / il bolscevico 1523° Conferenza Onu sul clima

La COP23 di BOnn registra un nuOvO nuLLa di fattO

Nonostante i nuovi e continui allarmi degli scienziati, rimane ancora disattesa l’applicazione dei già insufficienti impegni di Parigi

L’anno in corso, il 2017, verrà registrato dai climatologi come uno dei tre anni più caldi di sempre. Secondo il rapporto provvisorio della World mete-orological organization (Wmo) presentato alla Cop23, “è molto probabile che il 2017, segnato da numerosi fenomeni a forte impatto tra i quali uragani, inon-dazioni catastrofiche, ondate di caldo e siccità particolarmen-te nefaste, si classificherà tra i tre anni più caldi mai misurati”. Questo perché “l’aumento del-le concentrazioni di biossido di carbonio, l’innalzamento del li-vello del mare e l’acidificazione degli oceani, tra gli altri indica-tori del cambiamento climatico, proseguono senza sosta”. Il termometro dice che la tempe-ratura media della superficie del globo per i primi 9 mesi dell’an-no ha superato di circa 1,1 gradi quella dell’epoca preindustriale. E gli anni dal 2013 al 2017 sono già il periodo più caldo mai re-gistrato nella storia. Il segretario generale della Wmo, Petteri Ta-alas, si è incaricato di lanciare l’allarme: “Abbiamo assistito a condizioni meteorologiche ec-cezionali – ha spiegato – per esempio dei picchi di tempera-tura a più di 50° in Asia, degli uragani di un’intensità record nei Caraibi e nell’Atlantico che hanno raggiunto l’Irlanda, delle inondazioni devastanti causate dal monsone che hanno colpito milioni di persone, o ancora una terribile siccità nell’Africa Orien-tale”. Le ripercussioni sulla sa-lute, sulla qualità dell’esistenza e sull’ambiente sono devastanti poiché dal 1980 ad oggi il rischio di decessi o patologie dovute alle alte temperature è cresciuto progressivamente: tra il 2000 e il 2016 il numero di esseri umani coinvolti dalle ondate di caldo è aumentato di 125 milioni (oltre il 30% della popolazione mondia-le vive in zone colpite da caldo estremo), mentre i profughi am-bientali sono già un’emergenza mondiale, visto che nel solo 2016 circa 23 milioni e mezzo di persone hanno lasciato le case in seguito ad eventi meteoro-logici estremi (solo in Somalia ci sono stati 760 mila profughi interni). Questa è la premessa, disastrosa, che a Bonn in Ger-mania ha aperto la 23esima conferenza mondiale dell’Onu sul clima, un appuntamento che avrebbe dovuto servire a consolidare l’accordo di Parigi, dotarlo di un regolamento per dargli gambe, rilanciando così

gli impegni presi da tutti i paesi aderenti. Stavolta la presidenza è andata a Frank Bainimarama, Primo Ministro delle isole Fiji, il quale ha affermato come appa-ia sempre più evidente l’impor-tanza di un’azione di contrasto immediata.

i lavori della COP23Tuttavia, neanche la galas-

sia ambientalista internazinale attendeva grandi risultati dal-la ventitreesima Conferenza ONU sul Clima di Bonn andata in scena nelle ultime due setti-mane, ma di certo nemmeno l’ennesimo nulla di fatto, nono-stante le dichiarazioni di intenti abbiano continuato a molti-plicarsi. E di quelle, in tutte le conferenze precedenti, ce n’è sempre stata abbondanza. Nei fatti, questa COP23 aggiunge poco o nulla a quanto già con-cordato a Parigi nel 2015. Tutte le maggiori testate, si sforzano per trovare significative buone notizie, cercandole ancora una volta nei soli buoni propositi. Su tutti, spicca l’impegno preso da una ventina di nazioni che han-no deciso di non utilizzare più il carbone entro il 2030, fra di loro Regno Unito, Canada, Italia e isole Marshall. La questione che però rende anche questo cru-ciale protocollo pressoché nullo è la mancata adesione dei prin-cipali Paesi che emettono gas serra quali Cina, India, Germa-nia e ovviamente gli Stati Uni-ti, nell’aderire all’iniziativa. Va inoltre ricordato che al centro dell’attenzione della conferenza di Bonn c’è stata sicuramente la posizione degli Stati Uniti, oggi l’unico Paese a non essersi for-malmente impegnato ad aderire alle previsioni dell’accordo sul clima di Parigi 2015, dal quale uscirà definitivamente nel no-vembre 2020 per volontà del governo fascista di Trump.

ancora nulla di fatto sugli aiuti ai Paesi in via di sviluppo

All’interno degli accordi sul clima di Parigi, era prevista un’intesa finanziaria per cui i Paesi europei e del Nord Ame-rica avrebbero dovuto aiutare economicamente le nazioni in via di sviluppo, prime vittime dei disastri naturali causati dal riscaldamento globale e dall’in-

nalzamento del livello degli oceani. Ma a Bonn questo non è avvenuto, tantomeno sono emerse posizioni concrete e “ti-meline” determinate e precise. Uno smacco ancora più grave, se pensiamo che la conferenza appena conclusa era presieduta da un Paese tra i più colpiti dal cambiamento climatico. In so-stanza, con una forte azione di lobby, l’Unione Europea, il Ca-nada, gli Stati Uniti e l’Australia, tanto per citare i maggiori, han-no fatto sì che nel testo conclu-sivo della COP23 si parlasse solo di un “incoraggiamento” per i Paesi ricchi a mobilitare fondi pubblici in direzione delle

persone più colpite dai disastri ambientali. L’ennesima buona intenzione dunque, e nulla più. Come ben sappiamo, di buone intenzioni traboccano gli accor-di, oltreché esserne “lastricato l’inferno”. L’unica notizia dav-vero positiva che possiamo rile-vare e condividere è il continuo aumento di mobilitazione della cosiddetta “società civile” che a Bonn, per la prima volta, ed ancor più che a Parigi, ha visto Ong e associazioni indipendenti “sorpassare” in termini di pre-senza le delegazioni ufficiali dei governi dei 200 Paesi coinvolti. “Per la prima volta – spiega Ma-ria Grazia Midulla, responsabile

clima per il WWF Italia – il cuo-re della conferenza non è stato rappresentato dai negoziati ma da ciò che avveniva nella Bonn Zone, animata da organizzazio-ni non governative, dai cittadi-ni e dalle iniziative dal basso”. L’importante, aggiungiamo noi, è che questa partecipazio-ne delle popolazioni rimanga davvero indipendente e maturi comprendendo che la questio-ne principale per poter davvero incidere sulle scelte energetiche e di sviluppo, sta ancora una volta nella questione di chi de-tiene il potere politico e non in un protocollo più o meno ambi-zioso espresso in una conferen-

za tutta interna al capitalismo.

La scienza smentisce Parigi

Durante la conferenza di Bonn, il Global Carbon Project, team di scienziati che stimano le emissioni globali di CO2 im-messe in atmosfera ogni anno, ha rilevato che dopo 3 anni di crescita zero, tali emissioni ri-prenderanno a salire nel 2017 ad un ritmo, enorme visti gli impegni presi a Parigi, di circa il 2%. E questo già fa vacillare lo spessore della tanto decan-tata COP21 francese. Il colpo di grazia glielo conferisce poi l’Environment Program delle stesse Nazioni Unite che ha accertato la diminuzione delle emissioni ad appena un terzo del livello necessario per tenere le temperature globali al di sotto di un incremento di 2 gradi Cel-sius. Questo fallimento è rap-presentato in particolare dall’in-sufficienza dei piani energetici nazionali, quello italiano com-preso, ampiamente e spudora-tamente inconsistenti. “Siamo lo spirito di Parigi”. Così la ministra tedesca dell’ambiente Barbara Hendricks (Spd) ha celebrato venerdì scorso la chiusura uffi-ciale della Cop23 a Bonn. Ed ha ragione poiché, nei fatti, gli im-pegni presi dalle nazioni a Parigi nel 2015 non sono stati mante-nuti, Marrakech (COP22) e Bonn segnano il passo in sua piena continuità, rimandando tutto a Katowice, in Polonia, prossima puntata di questa pericolosa commedia capitalista.

aLLarme deL WOrLd meteOrOLOgiCaL OrganizatiOn

record storico del biossido di carbonio nell’aria

Secondo un rapporto aggior-nato al 2016, pubblicato dalla World Meteorological Organiza-tion (Wmo), “le concentrazioni atmosferiche di biossido di car-bonio (CO2) sono aumentate a un ritmo record, raggiungendo il livello più elevato da 800 mila anni”. Inoltre, osservando i ca-rotaggi di ghiaccio, è stato pos-sibile rilevare che le variazioni del livello di CO2 non sono mai state così rapide negli ultimi 150 anni. Le indagini geologi-che indicherebbero che i livelli attuali di CO2 corrispondono a un clima osservato per l’ultima volta nel medio Pliocene (da 3 a 5 milioni di anni fa), periodo durante il quale la temperatura stimata sarebbe stata da 2 a 3 gradi più elevata e che ha vi-sto sciogliersi le calotte glaciali della Groenlandia e dell’Antar-tide occidentale. Gli studiosi si sono affrettati a ricordare che

questo scioglimento provocò un innalzamento del livello del mare che aveva superato dai 10 ai 20 metri il livello attuale. Banali quanto catastrofiche sono le conseguenti riflessio-ni che ognuno di noi potrebbe fare ipotizzando se si verificas-se oggi la stessa cosa. Sempre secondo i climatologi, le cause sarebbero legate sia ad attivi-tà umane, sia al fenomeno del Niño; certo è che questa dimo-strata accelerazione significa che gli impegni di Parigi, anche se fossero raggiunti da tutti gli aderenti – e ciò è ad oggi prati-camente impossibile pur esclu-dendo gli USA di Trump che si è sfilato con allarmante sempli-cità – rimarrebbero insufficienti per contenere il riscaldamen-to globale. Il livello della CO2 nell’aria ha raggiunto nel 2016 i 403,3 ppm (parti per milione) superando abbondantemente

la soglia di sicurezza fissata a 350 ppm; ciò significa che, per paradosso, se si smettesse di immettere anidride carbonica nell’atmosfera a partire da oggi, ci vorrebbero decine di anni per scendere al di sotto del livel-lo critico ormai raggiunto. Un quadro estremamente preoc-cupante, che però rappresenta semplicemente l’ennesimo al-larme lanciato dalla comunità scientifica nel tentativo di sen-sibilizzare coloro che dovreb-bero intervenire veramente con politiche capaci di contenere il riscaldamento globale. Ormai è chiaro anche agli ambientalisti più “istituzionalizzati” che l’ac-cordo di Parigi è solo un con-tenitore vuoto, una foglia di fico per i governanti imperialisti; se davvero si vuole provare a rad-drizzare questa tragica situazio-ne, è necessario abbandonare immediatamente l’utilizzo delle

fonti energetiche fossili sosti-tuendole con le rinnovabili an-che per usi aziendali, destinare risorge ingenti per la ricerca con l’obiettivo di superare gli osta-coli tecnici che ad oggi impedi-scono una diffusione capillare ed economica del fotovoltaico a partire dall’accumulazione, e puntare fortemente sul traspor-to pubblico elettrico per ridurre al minimo le emissioni di polveri sottili da auto che soffocano le nostre città. Il primo ostacolo al raggiungimento di certi obiettivi è il profitto capitalista da rag-giungere ad ogni costo e con ogni sotterfugio; è così, con il fine ultimo di fingere cambia-menti mantenendo il petrolio al centro dell’economia, che a Parigi e Marrakesh, e prima an-cora a Lima, così come a Bonn con la COP 23, i potenti del mondo “partoriscono il topo” di un nuovo nulla di fatto.

Direttrice responsabile: MONICA MARTENGHIe-mail [email protected] Internet http://www.pmli.itRedazione centrale: via A. del Pollaiolo, 172/a - 50142 Firenze - Tel. e fax 055.5123164Iscritto al n. 2142 del Registro della stampa del Tribunale di Firenze. Iscritto come giornale murale al n. 2820 del Registro della stampa del Tribunale di FirenzeEditore: PMLI

ISSN: 0392-3886chiuso il 22/11/2017

ore 16,00

Non è nebbia ma l’effetto nell’aria dell’inquinamento da biossido di carbonio

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PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANO

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■ Abolire la legge Fornero■ Pensione di garanzia per i giovani■ Superare la disparità di genere, valorizzare il lavoro di cura

Nall’innalzamento della pensione a 67 anni

SCIOPERO GENERALE DI 8 ORE E MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMAper piegare il governo Gentiloni sulle pensioni e la legge di bilancio