Sublimi Volti dell'Infinito

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SUBLIMI VOLTI DELL’INFINITO

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Il romanticismo tra arte letteratura e filosofia.QUADRI:Caspar David Friedrich, Il tramonto, 1830-35, olio su tela, 25 31 cm, Museo di Stato di Ermitage, San Pietroburgo.Caspar David Friedrich, Due uomini in contemplazione della luna, 1819, 35 44 cm, Gemäldegalerie.Caspar David Friedrich, Monaco in riva al mare, 1810, olio su tela, 58 43 cm, Berlino Nationalgalerie.Joseph Mallord William Turner, Una valanga nei Grigioni, 1810, olio su tela, 90 120 cm, Tate Gallery, Londra.Joseph Mallord William Turner, Bufera di neve: Annibale e il suo esercito attraversano le Alpi, 1812, 146 237 cm, olio su tela, Londra, Tate Gallery.Joseph Mallord William Turner, Tifone in arrivo, 1840, olio su tela, 90 122 cm, Museum Of Fine Arts, Boston.Caspar David Friedrich, Il mare di ghiaccio, 1824, olio su tela, 96 126 cm, Amburgo, Kunsthalle.Caspar David Friedrich, Le scogliere di Rügen, 1818, olio su tela, 90 70 cm, Stifung Oskar Reinhart (Germania).Caspar David Friedrich, Viandante sul mare di nebbia, 1818, olio su tela, 95 75 cm, Amburgo, Kunsthalle.Jhon Constable, Il mulino di Flatford, 1817, olio su tela, 127 101 cm, Tate Gallery, Londra.BIBLIOGRAFIA:Lodi-De Socio-Gatti,-Casassa,-Jankovic,-Scotti,-Cazzaniga, Il paese dell’arte, Mondatori, vol. B2, pp. 10-13Prette-Barzan, Il vasari corso di arte e immagine, La scuola, pp. 20, 21.Dorfles-Pinotti-Ragazzi-Dalla Costa, Le Arti, Atlas, pp. 260, 261.Dorfles-Ragazzi-Dalla Costa, Storia delle arti visuali, Atlas, pp. 230, 231.Tornatore-Polizzi-Ruffaldi, Filosofia. Testi e argomenti, Loescher, vol. 1-2-3. cap.su Lucrezio, Pascal, Kant, BurkeBaldi-Giusso, Dal testo alla storia dalla storia al testo, paravia, vol. C-D, cap. su Verri, Beccarla, Leopardi.

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SUBLIMI VOLTI DELL’INFINITO

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L’UOMO DI FRONTE ALL’INFINITO

“L’uomo contempli, dunque, la natura tutt’intera nella sua alta e piena maestà, allontanando lo sguardo dagli oggetti meschini che lo circondano. Miri quella luce sfolgorante, collocata come una lampada eterna a illuminare l’universo; la terra gli apparisca come un punto di confronto dell’immenso giro che quell’astro descrive, e lo riempia di stupore il fatto che questo stesso vasto giro è soltanto un tratto minutissimo in confronto di quello descritto dagli astri roteanti nel firmamento. E se, a questo punto, la nostra vista si arresterà, l’immaginazione vada oltre: si stancherà di concepire prima che la natura offrirle la materia. Tutto questo mondo visibile è solo un punto impercettibile nell’ampio seno della natura.”

Pascal, Pensieri [72], pp. 97-100.

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“Sempre caro mi fu quest’ermo colle,e questa siepe che da tanta partedell’ultimo orizzonte il guardo esclude.Ma sedendo e mirando, interinatiSpazi di là di quella, e sovraumani silenzi, e profondissima quiete io nel pensier mi fingo; […]”

G. Leopardi, Canti, L’infinito

“Per non aver considerato questi due infiniti, gli uomini si son vòlti temerariamente all’indagine della natura, come se avessero qualche proporzione con essa. È strano che abbian voluto scoprire i principi delle cose, e giungere da questi sino a conoscere tutto, con una presunzione infinita come il loro oggetto: perché è certo che non si può concepire un tal disegno senza una presunzione o una capacità infinite, come la natura.”

Pascal, Pensieri [72], pp. 97-100.

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L’INQUIETUDINE

“Quando considero la breve durata della mia vita, sommersa nell’eternità che la precede e la segue, il piccolo spazio che occupo e financo che vedo, inabissato nell’infinita immensità degli spazi che ignoro e che m’ignorano, io mi spavento e stupisco di trovarmi qui piuttosto che là, non essendoci nessuna ragione perché sia qui piuttosto che là, oggi piuttosto che domani. Chi mi ci hai messo? Per ordine e per opera di chi questo luogo e tempo furon destinati a me? «Memoria hospitis unius diei praetereuntis»1.

Il silenzio eterno di quegli spazi infiniti mi sgomenta.”

1.«Ricordo dell’ospite di un giorno, che subito passa» (Libro della Sapienza)

Pascal, Pensieri [205, 206], p. 94.

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“Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai,

silenziosa luna?

Sorgi la sera, e vai,

contemplando i deserti; indi ti posi.

G. Leopardi, Canti, Canto notturno di un pastore errante dell’Asia.

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LA NATURA SUBLIME

“Tutto ciò che può destare idee di dolore e di pericolo, ossia tutto ciò che è in certo senso terribile, o che riguarda oggetti terribili, o che agisce in modo analogo al terrore, è una fonte del sublime; ossia è ciò che produce la più forte emozione che l'animo sia capace di sentire. Dico l'emozione più forte, perché sono convinto che le idee di dolore sono molto più forti di quelle che riguardano il piacere. […]

Quando il pericolo o il dolore incalzano troppo da vicino, non sono in grado di offrire alcun diletto e sono soltanto terribili; ma considerati a una certa distanza, e con alcune modificazioni, possono essere e sono dilettevoli, come riscontriamo ogni giorno.”

E. Burke, Inchiesta sul Bello e il Sublime.

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“Suave, mari magno turbantibus aequora ventis e terra magnum alterius spectare laborem; non quia vexari quemquamst iucunda voluptas, sed quibus ipse malis careas quia cernere suavest. suave etiam belli certamina magna tueri per campos instructa tua sine parte pericli.”

“È dolce, quando sul vasto mare i venti turbano le acque, assistere da terra al gran travaglio altrui, non perché sia un dolce piacere che qualcuno soffra, ma perché è dolce vedere di quali mali tu stesso sia privo. È dolce anche vedere i grandi scontri di guerra schierati nella pianura senza che tu prenda parte al pericolo.”

Lucrezio, De rerum naturae, Liber II, vv. 1-6.

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“Fredde, tacite, smorte,

sudàr le genti e palpitàr, vedendo

mossi alle nostre offese

folgori, nembi e vento.”

G. Leopardi, Canti, La quiete dopo la tempesta.

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“[…] Limitati, come siamo, in ogni campo, questa condizione intermedia tra due estremi si riscontra in tutte le nostre facoltà. I nostri sensi non percepiscono nulla di estremo: troppo rumore ci assorda, troppa luce abbaglia; l’eccessiva distanza e l’eccessiva prossimità impediscono la vista; troppa lunghezza e troppa brevità rendono oscuro il discorso; troppa verità c’intontisce. […]

Noi non sentiamo né l’estremo caldo né l’estremo freddo. Le qualità eccessive ci sono nemiche. […]”

Pascal, Pensieri [72], pp. 102-3.

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(1)“Da quella parte della teoria del piacere dove si mostra come degli oggetti veduti per metà, o con certi impedimenti ec. ci destino idee indefinite, si spiega perché piaccia la luce del sole o della luna, veduta in luogo dov’essi non si vedano e non si scopra la sorgente della luce; un luogo solamente in parte illuminato da essa luce; il riflesso di detta luce, e i vari effetti materiali che ne derivano; il penetrare di detta luce in luoghi dov’ella divenga incerta e impedita […]”

(2)“Il bello di quelle arti […] consiste nella scelta di tali o somiglianti sensazioni indefinite da imitare.”

G. Leopardi, Zibaldone, (1) Teoria della visione (2) Indefinito e poesia.

“Una bella pittura, una sublime poesia, faranno qualche senso anche in chi non abbia ne gusto o passione.”

P. Verri, Discorso sull’indole del piacere e del dolore, cap. VIII.

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IL NAUFRAGIO DELLA SPERANZA

“[…] Ahi come

Come passata sei,

cara compagna dell’età mia nova,

mia lacrimata speme!”

G. Leopardi, Canti, A Silvia.

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“[…] Ogni più lieto

giorno di nostra età primo s’invola.

Sottentra il morbo, e la vecchiezza, e l’ombra

della gelida morte. […]”

G. Leopardi, Dieci canzoni del ’24, Ultimo canto di Saffo.

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L’ABISSO NEBBIOSO

“Nel chiudere questa visione d'insieme della bellezza sorge naturale l'idea di paragonarla col sublime, e in questo paragone appare notevole il contrasto. Gli oggetti sublimi sono infatti vasti nelle loro dimensioni, e quelli belli al confronto sono piccoli; se la bellezza deve essere liscia e levigata, la grandiosità è ruvida e trascurata; la bellezza deve evitare la linea retta, ma deviare da essa insensibilmente; la grandiosità in molti casi ama la linea retta, e quando se ne allontana compie spesso una forte deviazione; la bellezza non deve essere oscura, la grandiosità deve essere tetra e tenebrosa; la bellezza deve essere leggera e delicata, la grandiosità solida e perfino massiccia. Il bello e il sublime sono davvero idee di natura diversa, essendo l'uno fondato sul dolore e l'altro sul piacere, e per quanto possano scostarsi in seguito dalla diretta natura delle loro cause, pure queste cause sono sempre distinte fra loro, distinzioni che non deve mai dimenticare chi si proponga di suscitare passioni.”

E. Burke, Inchiesta sul Bello e il Sublime.

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“Quel sentimento di sconforto provato dall’immaginazione si converte in un piacere della ragione perché tali entità smisurate, come le catene montuose, i ghiacci, la volta celeste… ma pur sempre finite, hanno il potere di risvegliare in noi l’idea dell’infinito che è superiore ad ogni realtà ed immaginazione sensibile. Ma scoprendoci portatori dell’idea di infinito, che attesta la nostra essenza di esseri superiori alla natura, trasformiamo l’iniziale senso della nostra piccolezza fisica in una finale consapevolezza della nostra grandezza spirituale.”

Kant, Critica del Giudizio.

“[…] Così tra questaimmensità s’annega il pensier mio:

e il naufragar mi è dolce in questo mare.”

G. Leopardi, Canti, L’infinito.

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[…] per poco il cor non si spaura. E come il ventoodo stormir tra queste piante, io quello infinito silenzio a questa voce vo comparando: e mi sovvien l’eterno […]

G. Leopardi, Canti, L’infinito.

“La storia degli uomini ci da l’idea di un immenso pelago di errori, fra i quali poche e confuse, e a grandi intervalli distanti, verità soprannuotano.”

C. Beccarla, Dei delitti e delle pene, brano B, cap. XXVIII

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IL SENTIMENTO DELL’INFANZIA

“Mirava le vie dorate e gli orti,e quinci il mar da lungi, e quindi il monte.”

G. Leopardi, Canti, A Silvia.

“Ogni consolazione, ogni piacere, ogni aspettativa, ogni disegno, illusione ec. di quell’età tien sempre all’infinito. […] Anzi, osservate che forse la massima parte delle immagini e sensazioni indefinite che noi proviamo pure dopo la fanciullezza, si riferiscono a lei, dipendono e derivano da lei, sono come un influsso e una conseguenza di lei.”

G. Leopardi, Zibaldone, Il vago, l’indefinito e le rimembranze.

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