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Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro SINTESI DELL’EVENTO La salute e la sicurezza sul lavoro riguardano tutti. Un bene per te. Un bene per l’azienda. SEMINARIO SUL CARICO DI MALATTIA ATTRIBUIBILE AL LAVORO 10 ottobre 2014, Bruxelles, Belgio Il seminario si è tenuto a Bruxelles il 10 ottobre 2014 ed è stato organizzato dall’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA) al fine di sostenere un dialogo costruttivo tra le parti interessate e stimolare il dibattito sul carico di malattia attribuibile al lavoro. Lo studio sul carico di malattia è parte di un’ampia attività che l’Agenzia sta avviando per far fronte alle malattie legate al lavoro. L’EU-OSHA intende fare in modo che le sue attività siano complementari a quelle della Commissione europea e di altre organizzazioni delle parti interessate. Obiettivo del seminario è contribuire alla definizione del lavoro dell’Agenzia sulle malattie professionali nell’ambito del suo programma strategico pluriennale e della relativa rassegna su vasta scala in materia di salute e sicurezza sul lavoro (SSL) prevista per il 2015, 2016 e 2017; l’intenzione è incentrare tale rassegna sulla prevenzione. Il seminario ha riunito 30 partecipanti provenienti da 17 Stati membri nonché da Islanda e Turchia (cfr. l’elenco dei partecipanti e la biografia dei relatori in allegati separati). Il pubblico era costituito da un’ampia gamma di esperti nominati dai focal points dell’EU-OSHA (prevalentemente medici del lavoro e igienisti del lavoro) e da esperti dell’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL), del comitato scientifico per i limiti dell’esposizione professionale agli agenti chimici (SCOEL), del comitato degli alti responsabili dell’ispettorato del lavoro (CARIP) e della Commissione europea. Gli interventi degli esperti sono stati integrati dai pareri di rappresentanti delle organizzazioni europee delle parti sociali, quali la Confederazione europea dei sindacati (CES) e BusinessEurope. Grazie agli interventi degli organismi internazionali attivi nella prevenzione delle malattie legate al lavoro e del rappresentante di un organismo canadese di ricerca sulla SSL è stato possibile avere una prospettiva più ampia riguardo alla ricerca e alle azioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Il rappresentante dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha dovuto annullare la sua partecipazione a causa della grave crisi provocata dall’emergenza Ebola; tuttavia, una versione scritta del suo intervento e la relativa documentazione sono state messe a disposizione dei partecipanti. 1 Benvenuto e introduzione al seminario La prima mezza giornata del seminario è iniziata con una presentazione delle attività dell’EU-OSHA. Il lavoro dell’Agenzia sulle malattie legate al lavoro intende contribuire a fornire una base di conoscenze per la prevenzione e informazioni generali più precise sull’entità del carico di malattia attribuibile all’attività lavorativa. I compiti e la struttura di rete dell’EU-OSHA sono stati descritti sulla base della sua strategia pluriennale ( 1 ) e dei suoi sei settori di attività principali, analogamente ai collegamenti con gli attuali sviluppi politici dell’UE. Il quadro strategico dell’UE in materia di salute e sicurezza sul lavoro 2014-2020 ( 2 ) individua tre sfide importanti per la SSL, una delle quali è migliorare la prevenzione delle malattie legate al lavoro affrontando i rischi nuovi ed emergenti senza trascurare quelli esistenti. ( 1 ) EU-OSHA, programma strategico pluriennale 2014-2020. Disponibile all’indirizzo: https://osha.europa.eu/en/publications/corporate/eu-osha-multi-annual-strategic-programme-2014-2020/view ( 2 ) Comunicazione della commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni relativa ad un quadro strategico dell’UE in materia di salute e sicurezza sul lavoro 2014-2020, COM(2014) 332 final. Disponibile all’indirizzo: http://eur-lex.europa.eu/legal- content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:52014DC0332

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Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro

SINTESI DELL’EVENTO

La salute e la sicurezza sul lavoro riguardano tutti. Un bene per te. Un bene per l’azienda.

SEMINARIO SUL CARICO DI MALATTIA ATTRIBUIBILE AL LAVORO

10 ottobre 2014, Bruxelles, Belgio

Il seminario si è tenuto a Bruxelles il 10 ottobre 2014 ed è stato organizzato dall’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA) al fine di sostenere un dialogo costruttivo tra le parti interessate e stimolare il dibattito sul carico di malattia attribuibile al lavoro. Lo studio sul carico di malattia è parte di un’ampia attività che l’Agenzia sta avviando per far fronte alle malattie legate al lavoro. L’EU-OSHA intende fare in modo che le sue attività siano complementari a quelle della Commissione europea e di altre organizzazioni delle parti interessate. Obiettivo del seminario è contribuire alla definizione del lavoro dell’Agenzia sulle malattie professionali nell’ambito del suo programma strategico pluriennale e della relativa rassegna su vasta scala in materia di salute e sicurezza sul lavoro (SSL) prevista per il 2015, 2016 e 2017; l’intenzione è incentrare tale rassegna sulla prevenzione.

Il seminario ha riunito 30 partecipanti provenienti da 17 Stati membri nonché da Islanda e Turchia (cfr. l’elenco dei partecipanti e la biografia dei relatori in allegati separati).

Il pubblico era costituito da un’ampia gamma di esperti nominati dai focal points dell’EU-OSHA (prevalentemente medici del lavoro e igienisti del lavoro) e da esperti dell’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL), del comitato scientifico per i limiti dell’esposizione professionale agli agenti chimici (SCOEL), del comitato degli alti responsabili dell’ispettorato del lavoro (CARIP) e della Commissione europea. Gli interventi degli esperti sono stati integrati dai pareri di rappresentanti delle organizzazioni europee delle parti sociali, quali la Confederazione europea dei sindacati (CES) e BusinessEurope. Grazie agli interventi degli organismi internazionali attivi nella prevenzione delle malattie legate al lavoro e del rappresentante di un organismo canadese di ricerca sulla SSL è stato possibile avere una prospettiva più ampia riguardo alla ricerca e alle azioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro.

Il rappresentante dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha dovuto annullare la sua partecipazione a causa della grave crisi provocata dall’emergenza Ebola; tuttavia, una versione scritta del suo intervento e la relativa documentazione sono state messe a disposizione dei partecipanti.

1 Benvenuto e introduzione al seminario La prima mezza giornata del seminario è iniziata con una presentazione delle attività dell’EU-OSHA. Il lavoro dell’Agenzia sulle malattie legate al lavoro intende contribuire a fornire una base di conoscenze per la prevenzione e informazioni generali più precise sull’entità del carico di malattia attribuibile all’attività lavorativa. I compiti e la struttura di rete dell’EU-OSHA sono stati descritti sulla base della sua strategia pluriennale (1) e dei suoi sei settori di attività principali, analogamente ai collegamenti con gli attuali sviluppi politici dell’UE. Il quadro strategico dell’UE in materia di salute e sicurezza sul lavoro 2014-2020 (2) individua tre sfide importanti per la SSL, una delle quali è migliorare la prevenzione delle malattie legate al lavoro affrontando i rischi nuovi ed emergenti senza trascurare quelli esistenti.

(1) EU-OSHA, programma strategico pluriennale 2014-2020. Disponibile all’indirizzo:

https://osha.europa.eu/en/publications/corporate/eu-osha-multi-annual-strategic-programme-2014-2020/view (2) Comunicazione della commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al

Comitato delle regioni relativa ad un quadro strategico dell’UE in materia di salute e sicurezza sul lavoro 2014-2020, COM(2014) 332 final. Disponibile all’indirizzo: http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:52014DC0332

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2 Le attività dell’EU-OSHA sulle malattie legate al lavoro I risultati di uno studio sul carico di malattia commissionato nel 2010 sono stati presentati da

Elke Schneider dell’EU-OSHA. Oltre a comprendere un’analisi delle informazioni mancanti e un esame del collegamento con la valutazione dei costi, la ricerca verificava se gli studi sul carico di malattia fossero stati orientati alla prevenzione e volti a stabilire le azioni prioritarie da intraprendere.

Una parte considerevole degli studi esaminati trattava le malattie ad alta prevalenza in Europa e a livello globale, come tumori e malattie polmonari (asma e broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO)). Gli effetti sulla salute più studiati sono stati i danni provocati dai tumori e dagli infortuni, forse perché tali effetti sono determinati principalmente da fattori meccanici e da esposizioni ad agenti chimici sul posto di lavoro.

Il carico di altre malattie ad alta prevalenza nei contesti professionali, quali le patologie cardiovascolari e i disturbi muscoloscheletrici (DMS), non è stato adeguatamente stimato. Pur essendo la quarta malattia professionale più comune (Eurostat, 2004), la perdita di udito indotta da rumore è stata stimata solo in un esiguo numero di studi, al pari delle malattie della cute.

Le stime del carico delle malattie psichiche e neurologiche erano scarse negli studi nazionali e internazionali. Tuttavia, queste patologie sono molto incisive: uno studio finlandese (3) ha rilevato che i disturbi psichici erano responsabili del 4 % della mortalità legata al lavoro e costituiscono un problema sempre più diffuso nei paesi industrializzati, tra le cui cause si segnalano stress e lavoro a turni (4). I disturbi post-traumatici rappresentano rischi emergenti in alcune professioni, ad esempio nella polizia e nei settori dei trasporti e dell’assistenza a domicilio, ed è in corso una discussione sull’opportunità di includerli negli elenchi delle malattie professionali.

Se esiste già una buona stima del carico recente, il carico futuro può essere valutato sulla base delle curve di esposizione e delle conoscenze sul periodo di latenza della malattia o del rapporto tra esposizione ed effetto. In genere, tuttavia, tali informazioni non sono immediatamente disponibili. Esistono dati epidemiologici di risposta alle esposizioni per quanto riguarda, ad esempio, l’inalazione di polvere di silice (silicosi), le radiazioni di radon (cancro ai polmoni) e l’amianto (mesotelioma, cancro ai polmoni), ma per molti problemi emergenti non sono disponibili informazioni analoghe. Probabilmente la metà degli studi prospettici analizzati aveva per oggetto il mesotelioma proprio in virtù di tale carenza di informazioni.

Tra le esposizioni sottovalutate negli studi figurano:

o fattori legati all’organizzazione del lavoro quali attività ripetitive, scarso controllo, mancanza di continuità nel processo produttivo, lavoro a turni, lavoro notturno;

o fattori di rischio ergonomici emergenti come stare seduti o in piedi per periodi prolungati, posture statiche;

o esposizioni multiple. I problemi di salute che rappresentano rischi emergenti e che sono scarsamente trattati sono:

o disturbi a carico degli arti inferiori; o disturbi neurologici dovuti all’esposizione ad agenti chimici; o acufeni, disturbi della voce; o disturbi dell’apparato riproduttivo collegati all’organizzazione del lavoro o all’esposizione

ad agenti chimici; o cardiotossicità; o problemi di salute dovuti a esposizioni combinate.

(3) Nurminen, M., & Karjalainen, A., “Epidemiologic estimate of the proportion of fatalities related to occupational factors in

Finland”, Scandinavian Journal of Work Environment and Health, 2001, Vol. 27, n. 3, pagg. 161-213. (4) Hämäläinen, P.V., Saarela, K.L. & Takala, J., “Global estimates of fatal work-related diseases by region and disease

group”, 2002, International Journal of Occupational and Environmental Health, 2011, Vol. 17, n. 1, pagg. 49-56.

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Gli studi sono stati valutati anche per il loro contributo alla prevenzione e alla definizione di priorità, ad esempio tramite ispezioni del lavoro; sono state tratte le seguenti conclusioni:

le raccomandazioni tendevano a essere alquanto generali per natura e pertanto non fornivano orientamenti diretti sulle azioni pratiche da intraprendere. Tra gli studi individuati è stato difficile trovare esempi in cui i risultati avrebbero potuto essere utilizzati a fini di descrizioni situazionali, pianificazione strategica, definizione di un programma di lavoro, campagne di sensibilizzazione o allo scopo di effettuare ispezioni mirate;

molti studi indicavano solo i numeri totali di casi e frazioni attribuibili. Dal punto di vista della prevenzione, si tratta di dati che non sono sufficientemente utili poiché i livelli di esposizione e i rischi correlati variano in misura considerevole da un posto di lavoro all’altro.

Le valutazioni del carico di malattia sono state utilizzate per effettuare stime dei costi. Una recente relazione dell’EU-OSHA (5) ha fornito una panoramica di approcci diversi, giungendo alla conclusione generale che la maggior parte dei costi delle malattie professionali e degli infortuni sul lavoro è sostenuta dai lavoratori. Per dare un’idea della portata del problema di sistemi di SSL inefficaci o inesistenti, l’ente responsabile della salute pubblica britannico (Health and Safety Executive, HSE) e Safe Work Australia hanno riferito, rispettivamente, che i costi per l’economia britannica (esclusi quelli derivanti dai tumori professionali) sono stati pari a 13,4 miliardi di GBP (ovvero circa l’1 % del PIL) nel 2010-2011 e i costi per l’economia australiana sono stati pari a 60,6 miliardi di AUD (4,8 % del PIL) nel 2008-2009. Nei Paesi Bassi un altro studio (6) ha stimato che, nel 2001, i costi di sistemi di SSL inefficaci o inesistenti sono stati pari a 12,7 miliardi di EUR (3 % del PIL). A causa di questa disparità di stime occorre essere cauti nell’attribuire eccessiva importanza ai dati principali in sé, che però rendono bene l’idea dell’entità dei costi derivanti da sistemi di SSL inefficaci o inesistenti.

La presentazione dell’EU-OSHA ha inoltre illustrato le attività future, fornendo altresì una panoramica delle iniziative attuali e passate.

Già nel 2002 (in occasione del seminario sul monitoraggio della salute e della sicurezza sul lavoro, una cui sintesi è contenuta nel numero 11 della pubblicazione Forum (7)) era stato chiesto all’EU-OSHA di contribuire alla discussione sulle politiche relative alle malattie legate al lavoro. L’Agenzia ha istituito un servizio web (8) sui sistemi di monitoraggio negli Stati membri, nel cui ambito sono fornite informazioni da gruppi di esperti nazionali sul monitoraggio in materia di SSL.

È stata pubblicata una serie di relazioni sulle malattie più diffuse, ad esempio una rassegna delle politiche e delle pratiche esistenti in materia di malattie della pelle ed esposizione cutanea (9), capitoli di relazioni dell’Osservatorio europeo dei rischi dedicati ai “rischi chimici emergenti” (10) e ai “rischi biologici emergenti” (11) e una relazione “SSL in cifre” sui disturbi muscoloscheletrici (12) che ha richiamato l’attenzione sui disturbi a carico degli arti inferiori, che attualmente non sono valutati o riconosciuti, segnalando altresì la necessità di disporre di dati sulla prevalenza (ossia il numero totale di persone affette da tali disturbi) anziché di dati sull’incidenza (ossia i nuovi casi registrati). Una relazione “SSL in cifre” sul rumore e la perdita dell’udito (13) ha evidenziato che i disturbi della voce e gli acufeni destano preoccupazione.

L’EU-OSHA ha anche condotto alcune vaste campagne sul rumore, lo stress e i disturbi muscoloscheletrici (due campagne su ciascuno degli ultimi due argomenti) e ha inserito la tematica delle malattie legate al lavoro all’interno delle sue attività riguardanti i gruppi vulnerabili, settori e fattori di rischio.

(5) La stima dei costi di infortuni e malattie sul lavoro: panoramica delle metodologie. Disponibile all’indirizzo:

https://osha.europa.eu/en/publications/reports/estimating-the-costs-of-accidents-and-ill-health-at-work/view (6) Koningsveld, E. A. P., Zwinkels, W., Mossink, J. C. M., Thie, X. and Abspoel, M., “National costs of working conditions of

labourers in the Netherlands 2001 [in olandese: Maatschappelijke kosten van arbeidsomstandigheden van werknemers in 2001]”, Werkdocument 203, ministero degli Affari sociali e dell’occupazione, L’Aia, Paesi Bassi, 2003. Disponibile all’indirizzo: http://www.eurofound.europa.eu/ewco/2004/12/NL0412NU01.htm

(7) https://osha.europa.eu/en/publications/reports/11/view (8) https://osha.europa.eu/en/topics/osm (9) https://osha.europa.eu/en/publications/reports/TE7007049ENC_skin_diseases/view (10) https://osha.europa.eu/en/publications/reports/TE3008390ENC_chemical_risks/view (11) https://osha.europa.eu/en/publications/reports/7606488/view (12) https://osha.europa.eu/en/publications/reports/TERO09009ENC/view (13) https://osha.europa.eu/en/publications/reports/6905723

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L’EU-OSHA ha partecipato ai gruppi di lavoro di Eurostat sugli infortuni sul lavoro e sulle malattie professionali, attingendo ampiamente a tali statistiche.

Tra le attività dell’EU-OSHA volte a contribuire a fornire dati più precisi sui tumori professionali e le loro cause figurano una relazione sui limiti dell’esposizione professionale ad agenti cancerogeni, mutageni e reprotossici (pubblicata nel 2009 (14)), basata su un’indagine svolta negli Stati membri, nonché un seminario sui tumori legati al lavoro, incentrato sui gruppi vulnerabili, i metodi di monitoraggio e la prevenzione sul posto di lavoro (sintesi pubblicata nel 2012 (15)), al quale hanno partecipato le principali parti interessate. Su tale base saranno pubblicate nel 2014 una relazione sui metodi di valutazione dell’esposizione e, nel 2015, una relazione sulla riabilitazione dal cancro. Queste attività hanno permesso di individuare lacune a livello di soluzioni sul luogo di lavoro, di ricerca e di monitoraggio nonché a livello di politiche.

I rischi per la riproduzione presenti sul posto di lavoro sono stati oggetto di uno studio realizzato nel 2012-2013 e aggiornato dopo un seminario svolto nel 2014, in cui sono state formulate raccomandazioni su metodi di prova, sensibilizzazione e monitoraggio dei rischi per la salute riproduttiva esistenti per i lavoratori di sesso maschile e da una generazione all’altra.

L’Agenzia proseguirà le sue attività volte a valutare l’effettivo carico di malattia occupandosi di una serie di patologie legate al lavoro che al momento non sono contemplate oppure sono prese scarsamente in considerazione dai sistemi nazionali di riconoscimento e risarcimento. Tra queste figurano disturbi neurologici e sensoriali. L’EU-OSHA intende evidenziare possibili sinergie con altre aree politiche che potrebbero contribuire a migliorare la salute dei lavoratori, dedicando una particolare attenzione all’eterogeneità della forza lavoro, ai gruppi vulnerabili e all’economia basata sui servizi, tenendo altresì conto delle attuali dinamiche delle biografie professionali, della pluriattività e dello svolgimento delle prestazioni lavorative presso più luoghi di lavoro (ad esempio a seguito dell’aumento dei lavori in subappalto, dei contratti a tempo determinato, dei cambiamenti nell’organizzazione del lavoro e dei servizi personali). Il progetto si concentrerà su strumenti volti a individuare patologie emergenti legate al lavoro, strategie di riabilitazione e di ritorno al lavoro per malattie specifiche, revisioni di patologie specifiche e studi di casi su pratiche e politiche. La ricerca qualitativa e la sensibilizzazione di parti sociali, intermediari aziendali e attori nazionali in materia di SSL, nonché di soggetti di settori politici differenti, quali la sanità pubblica, e della comunità medica, accompagneranno la revisione di politiche e pratiche.

Il progetto si baserà anche sulle esperienze tratte dall’attività su vasta scala sui lavoratori anziani e su precedenti campagne dell’EU-OSHA (ad esempio disturbi muscoloscheletrici e ritorno al lavoro, politiche di riabilitazione).

3 Future attività della Commissione europea sulle malattie professionali previste nell’ambito del nuovo quadro strategico dell’UE

Jorge Costa-David, dell’unità Sicurezza e salute sul lavoro (B3) della direzione generale per l’Occupazione, gli affari sociali e l’inclusione (DG EMPL) della Commissione europea ha riferito sui programmi futuri previsti nell’ambito del nuovo quadro strategico, subordinatamente alla loro approvazione da parte della nuova Commissione/del nuovo commissario. Ha informato il pubblico che erano stati commissionati studi sulla salute mentale (16) e i nanomateriali (17) e che due progetti di

(14) https://osha.europa.eu/en/publications/reports/548OELs/view (15) https://osha.europa.eu/en/seminars/workshop-on-carcinogens-and-work-related-cancer (16) Gara d’appalto VT/2012/028. Appalto di servizi relativo ad uno studio finalizzato a fare il punto della situazione nei paesi

UE e SEE/EFTA riguardo alla salute mentale sul luogo di lavoro, valutare la portata e i requisiti di possibili modifiche della pertinente legislazione dell’UE su sicurezza e salute al lavoro e preparare un documento di orientamento volto a far fronte ai rispettivi rischi/preoccupazioni al fine ultimo di garantire l’adeguata protezione della salute mentale dei lavoratori dai rischi connessi al luogo di lavoro. Disponibile all’indirizzo: http://ec.europa.eu/social/main.jsp?catId=625&langId=en&callId=356&furtherCalls=yes

(17) Gara d’appalto VT/2011/039. Appalto di servizi relativo ad uno studio per stabilire il potenziale impatto di nanomateriali e nanotecnologie sul posto di lavoro, valutare la portata e i requisiti di possibili modifiche della pertinente legislazione dell’UE su sicurezza e salute al lavoro. Disponibile all’indirizzo: http://ted.europa.eu/udl?uri=TED:NOTICE:179079-2011:TEXT:IT:HTML

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documenti di orientamento su questi argomenti erano in fase di completamento. Sta per essere ultimato un report sulla salute mentale, volto a fare il punto della situazione nei paesi dell’UE e dello Spazio economico europeo (SEE)/dell’Associazione europea di libero scambio (EFTA) sulla salute mentale sul luogo di lavoro, valutare la portata e i requisiti di possibili modifiche della pertinente legislazione dell’UE in materia di sicurezza e salute sul lavoro e preparare un documento di orientamento per far fronte ai rispettivi rischi/timori, al fine di garantire l’adeguata protezione della salute mentale dei lavoratori dai rischi connessi al luogo di lavoro. In seno al gruppo di lavoro del comitato, sottogruppo CARACAL sui nanomateriali, in occasione di una riunione svoltasi all’inizio di ottobre, era stato discusso un progetto di documento di posizione sottoposto all’approvazione del comitato consultivo tripartito per la sicurezza e la salute sul lavoro (ACSH) riguardante orientamenti pratici per la gestione dei nanomateriali. Il comitato ACSH adotterà un parere in merito (che nel frattempo è stato reso noto nel corso della sessione plenaria del comitato del 27 novembre).

Era stata commissionata anche una relazione sui sistemi di registrazione e risarcimento delle malattie professionali negli Stati membri (18), che è stata presentata e discussa in occasione di un’importante conferenza (19) svoltasi nel dicembre 2013. In seguito alle discussioni tenutesi nel corso della conferenza, gli sforzi dell’unità B3 della DG EMPL si concentreranno, da un lato, sulle statistiche relative alle malattie professionali al fine di renderle coerenti rispetto al sistema d’armonizzazione delle statistiche europee relative alle malattie professionali (EODS) e, dall’altro, sull’aggiornamento della raccomandazione del 2003 sull’elenco europeo delle malattie professionali.

Il calendario proposto per il progetto EODS dell’Ufficio statistico dell’Unione europea (Eurostat) è il seguente:

2014-2016: il gruppo di esperti sui criteri diagnostici (DCEG) della DG EMPL e il gruppo di lavoro EODS lavoreranno e formuleranno proposte sui seguenti aspetti:

o un elenco delle malattie riconosciute in tutti gli Stati membri in condizioni analoghe e in conformità della 10a revisione della Classificazione internazionale delle malattie (ICD-10) (a partire dall’elenco riportato nell’allegato I alla raccomandazione sull’elenco europeo delle malattie professionali (ESOD) (raccomandazione 2003/670/CE della Commissione)); e

o un elenco degli agenti causali; 2016: accordo sugli elenchi definitivi preparati dal gruppo di esperti DCEG e dal gruppo di

lavoro EODS (compresa la loro fattibilità); 2016: accordo sulle modalità della raccolta semplificata dei dati da parte del sistema EODS; 2017-2018: rilevazione pilota di dati (microdati o dati tabulari da decidere in seguito) volta a

verificare la fattibilità e la qualità della nuova raccolta di dati; 2019: valutazione della rilevazione pilota di dati; 2019: sulla base della relazione di valutazione, la Commissione elaborerà una proposta sul

futuro del sistema EODS.

Lo svolgimento e il monitoraggio di questo lavoro sono affidati a tre gruppi di esperti:

1. il gruppo EODS, nominato dagli Stati membri, costituito da rappresentanti di istituti statistici e di sicurezza sociale, da un lato, e da organismi ed enti ministeriali (salute pubblica e salute sul lavoro), dall’altro;

2. il gruppo DCEG (responsabile degli avvisi informativi), che ha collegamenti anche con i gruppi di esperti dell’OIL tramite membri che fanno parte di gruppi sia dell’UE che dell’OIL;

3. il gruppo di lavoro sulle malattie professionali del comitato consultivo tripartito per la sicurezza e la salute sul lavoro (ACSH), che fornisce consulenza sulle opzioni politiche. Si prevede che sarà nuovamente attivo entro la seconda metà del 2015, quando la Commissione avvierà le sue attività di revisione della raccomandazione 2003/670/CE.

(18) Relazione sulla situazione attuale dei sistemi relativi alle malattie professionali negli Stati membri dell’UE e paesi

EFTA/SEE, in particolare relativamente alla raccomandazione 2003/670/CE della Commissione sull’elenco europeo delle malattie professionali e alla raccolta di dati sugli aspetti pertinenti connessi. Disponibile all’indirizzo: http://ec.europa.eu/social/BlobServlet?docId=9982&langId=en

(19) Occupational Diseases in the EU: The system(s) and their role, “Way forward, presentations and conclusions”. Disponibile all’indirizzo: http://ec.europa.eu/social/main.jsp?langId=en&catId=88&eventsId=940&furtherEvents=yes

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La base giuridica della raccolta di dati effettuata nell’ambito del progetto EODS è il nuovo regolamento relativo alle statistiche in materia di sanità e sicurezza (20), che indica quali dati devono essere raccolti riguardo agli infortuni sul lavoro. L’allegato V del regolamento, “Settore: Malattie professionali e altri problemi di salute e malattie collegati al lavoro” definisce, alle lettere a) e b), gli obiettivi e l’ambito di applicazione per la trasmissione di statistiche sui casi riconosciuti di malattie professionali e altri problemi di salute e malattie collegati al lavoro. Ai sensi del nuovo regolamento relativo alle statistiche, quella che era una trasmissione volontaria di dati è diventata una disposizione obbligatoria. Gli Stati membri dovranno concordare il metodo di raccolta che intendono utilizzare e trasmettere i dati.

L'elenco europeo delle malattie professionali del 2003 (21), gli avvisi informativi (22) e la relazione della Commissione sui sistemi relativi alle malattie professionali negli Stati membri dell’UE e nei paesi EFTA/SEE erano stati messi a disposizione dei partecipanti su penne USB.

4 Pareri delle parti sociali 4.1 Contrastare le malattie professionali e correlate al lavoro

attraverso la prevenzione Rebekah Smith di BusinessEurope, un’organizzazione riconosciuta a livello europeo che rappresenta i datori di lavoro, ha insistito sulla differenza tra malattie professionali (casi di malattie riconosciute o per cui è stato ottenuto un risarcimento) e malattie correlate al lavoro. A parere delle organizzazioni dei datori di lavoro a livello europeo, il miglioramento della prevenzione delle malattie correlate al lavoro rappresenta una sfida fondamentale per i datori di lavoro e le attività svolte dall’EU-OSHA in questo importante settore dovrebbero concentrarsi su tale aspetto. L’Agenzia ha il ruolo di fornire dati attendibili e di alta qualità, compito che costituisce una sfida in un campo in cui è difficile trovare cifre comparabili. Rebekah Smith ha espresso dubbi sulla possibilità di giungere facilmente a un’armonizzazione dei criteri. Se raccogliere dati sulle malattie professionali secondo criteri armonizzati potrebbe rivelarsi difficile, potrebbe risultare impossibile per quanto riguarda il risarcimento, di cui sono competenti i sistemi nazionali di sicurezza sociale.

D’altra parte, lo sviluppo di strumenti è essenziale per l’individuazione delle problematiche emergenti nonché per la prevenzione a livello aziendale. Un approccio preventivo dovrebbe essere ritenuto vantaggioso sia per l’impresa che per i lavoratori, poiché permette di evitare che la propria forza lavoro subisca la perdita di lavoratori qualificati. Pur avendo riconosciuto la sfida rappresentata dall’elaborazione di orientamenti pratici e dall’individuazione dei problemi principali per le piccole e medie imprese (PMI), Rebekah Smith ha dichiarato che le numerose PMI presenti in Europa hanno bisogno di sostegno per la prevenzione delle malattie e ha sottolineato che le campagne dell’Agenzia sono incentrare su attività di sensibilizzazione e fornitura di tale sostegno. Nel valutare nuove tecnologie, si devono considerare anche i vantaggi della prevenzione in materia di salute e sicurezza sul lavoro, non solo i rischi possibili.

È necessaria anche una maggiore cooperazione con altre politiche.

4.2 Trasformare la ricerca in realtà: come mantenere le promesse in materia di prevenzione

Hugh Robertson del TUC (Trades Union Congress, confederazione sindacale del Regno Unito), rappresentante dei lavoratori e presidente del gruppo di lavoro sulle malattie professionali del comitato consultivo tripartito per la sicurezza e la salute sul lavoro (ACSH), ha esortato la Commissione europea a impegnarsi maggiormente in merito alla prevenzione delle malattie, sostenendo che è

(20) Regolamento (CE) n. 1338/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 2008, relativo alle statistiche

comunitarie in materia di sanità pubblica e di salute e sicurezza sul luogo di lavoro. (21) Raccomandazione 2003/670/CE della Commissione, del 19 settembre 2003, sull'elenco europeo delle malattie

professionali. Disponibile all’indirizzo: https://osha.europa.eu/data/links/commission-recommendation-concerning-the-european-schedule-of-occupational-diseases

(22) Information notices on occupational diseases: A guide to diagnosis. Disponibile all’indirizzo: https://osha.europa.eu/data/links/information-notices-on-occupational-diseases-a-guide-to-diagnosis

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importante collegare la ricerca sulle cause delle malattie ai molti esempi di prevenzione efficace, anche a livello aziendale. Ha segnalato che tra i problemi emergenti figurano l’esposizione ai gas di scarico dei motori diesel e il lavoro a turni nonché le esposizioni alla polvere di legno, anch’esse in aumento a causa dei nuovi metodi di lavorazione dei materiali compositi. L’aumento dei rischi è imputabile a una maggiore precarietà del lavoro e a una riduzione delle ispezioni. Hugh Robertson ha fatto riferimento al REFIT, il programma di controllo dell’adeguatezza e dell’efficacia della regolamentazione della Commissione europea: la Commissione sta iniziando a cercare di definire i lavori a basso rischio e parla di uffici, negozi e scuole. Eppure è proprio in questi luoghi di lavoro che si registra il 58 % delle assenze per malattia legate al lavoro causate da stress e disturbi muscoloscheletrici. Le cifre fornite dall’Agenzia dimostrano che a soffrire di stress sono prevalentemente i lavoratori dei settori dell’istruzione, della sanità e dell’amministrazione pubblica e che il maggior numero di denunce di disturbi muscoloscheletrici riconducibili al lavoro si registra nel settore dei servizi nonché tra commessi e addetti alle vendite. Robertson ha affermato che nell’ambito del REFIT erano state cancellate anche le nuove direttive sugli agenti cancerogeni e sui disturbi muscoloscheletrici e che non saranno adottate direttive sullo stress. La Commissione stava inoltre valutando l’ipotesi di prevedere una minore protezione per i lavoratori delle PMI riducendo le richieste relative alla valutazione del rischio, ponendo l’attenzione sulla “riduzione dell’onere per le imprese a basso rischio” attraverso l’eliminazione della richiesta della valutazione del rischio per tali soggetti. Tuttavia, le PMI impiegano il 66 % della forza lavoro, ma sono responsabili dell’82 % delle lesioni e del 90 % degli infortuni mortali. Hugh Robertson ha concluso affermando che non deve esistere una protezione su due livelli; deve essere garantita la stessa protezione anche ai lavoratori delle PMI e a quelli delle cosiddette imprese “a basso rischio”.

5 Attività dell’OIL sulle malattie professionali e correlate al lavoro

Francisco Santos O’Connor dell’OIL ha iniziato il suo intervento affermando che la prevenzione e il controllo delle malattie professionali figurano tra le priorità del piano d’azione dell’OIL (2010-2016). Il 28 aprile 2013 si è celebrata la Giornata mondiale per la sicurezza e la salute sul lavoro, promossa dall’OIL, che è stata dedicata alla prevenzione delle malattie professionali (23). In occasione della sessione di marzo 2013, il consiglio di amministrazione dell’OIL ha chiesto di intensificare gli sforzi globali sulla prevenzione delle malattie professionali. Tra gli strumenti d’intervento dell’OIL figurano lo sviluppo, la promozione e il controllo delle norme internazionali del lavoro, comprese quelle riguardanti i tumori professionali, l’amianto, le sostanze chimiche, le radiazioni e i servizi di medicina del lavoro; la messa a punto di sistemi di ispezione del lavoro volti a sostenere gli sforzi degli Stati membri al fine di rafforzarne le capacità di prevenzione, riconoscimento e risarcimento delle malattie professionali; lo sviluppo e la promozione di codici di condotta e altri strumenti; la realizzazione di azioni comuni con altre istituzioni (quali l’OMS, l’Agenzia internazionale di sicurezza sociale (ISSA), la Commissione internazionale per la salute occupazionale (ICOH)) allo scopo di prevenire le malattie professionali. Tra il 1919 e il 2012 l’OIL ha adottato 189 convenzioni, 5 protocolli e 2002 raccomandazioni. Molti di questi strumenti riguardano la salute e la sicurezza sul lavoro.

Le sfide: in molti Paesi in via di sviluppo mancano le risorse per diagnosticare, riconoscere e segnalare

le malattie professionali; la situazione è ulteriormente complicata dall’aumento dei flussi migratori, dall’invecchiamento della forza lavoro e dalla diffusione del lavoro a tempo determinato. Inoltre, i lavoratori delle PMI e i lavoratori irregolari sono spesso esclusi dai sistemi nazionali di tutela della salute e sicurezza sul lavoro;

le malattie correlate al lavoro sono la principale causa di morte legata al lavoro in tutte le regioni del mondo;

(23) Pagina dedicata alla campagna con materiali promozionali: http://www.ilo.org/safework/events/meetings/WCMS_204594/lang--en/index.htm

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se, da un lato, le malattie causate dai tradizionali rischi professionali, come la pneumoconiosi, sono tuttora diffuse in molti Paesi, dall’altro le nuove malattie professionali, quali disturbi mentali (stress, ansia e depressione) e disturbi muscoloscheletrici causati dai rischi emergenti, sono in aumento in tutto il mondo. La maggior parte delle statistiche ufficiali prende in considerazione solo una parte delle malattie professionali. Negli ultimi anni è stato segnalato un aumento delle malattie in molti Paesi, ad esempio si è registrato un aumento dei disturbi legati allo stress in Giappone e dei disturbi muscoloscheletrici in Corea;

le malattie non trasmissibili correlate al lavoro sono responsabili di circa il 90 % del carico globale di malattie mortali correlate al lavoro: i tumori correlati al lavoro e le malattie cardiovascolari sono le cause principali di morte in tutte le regioni;

al fine di orientare i processi politico-decisionali, l’OIL pubblica stime di infortuni professionali e malattie correlate al lavoro sulla base dei dati esistenti in materia di infortuni professionali forniti da Stati membri dell’OIL selezionati e dei dati dell’OMS sul carico di malattia globale.

o Sulla base delle statistiche del 2010, ogni anno oltre 2,3 milioni di persone perdono la vita a causa di infortuni professionali e malattie correlate al lavoro. Ogni giorno muoiono 6 300 persone: gli infortuni sul lavoro uccidono circa 1 000 persone e le malattie correlate al lavoro causano approssimativamente altri 5 400 decessi. Si sono registrati oltre 313 milioni di infortuni professionali non mortali (che hanno comportato un’assenza dal lavoro di almeno quattro giorni) che hanno causato lesioni o malattia a circa 860 000 persone ogni giorno.

o Tra i principali costi economici per le imprese figurano la perdita di produttività e una capacità di lavoro ridotta. L’OIL stima che le perdite siano pari a circa il 4 % del prodotto interno lordo (PIL) mondiale, approssimativamente pari a 2,8 trilioni di USD.

Azioni dell’OIL: La possibilità di accesso per tutti a un’assistenza sanitaria accessibile di qualità adeguata e

alla protezione economica in caso di malattia, tra cui la protezione economica e la sicurezza di un reddito di base per tutte le persone bisognose, figurano tra gli obiettivi definiti nella raccomandazione n. 202 dell’OIL sui sistemi nazionali di protezione sociale di base del 2012;

è stata sottolineata l’importanza dei servizi di medicina del lavoro; per quanto riguarda la salute dei lavoratori, la sorveglianza medica e il controllo

dell’esposizione dovrebbero essere assicurati da una rete nazionale di servizi, che istituisca un sistema nazionale di risarcimento e ne garantisca l’applicazione da parte dell’ispettorato del lavoro;

la Convenzione e la raccomandazione n. 187 sul quadro promozionale per la salute e la sicurezza sul lavoro costituiscono un nuovo tipo di strumento, promozionale anziché prescrittivo. Non definiscono azioni a livello aziendale, già opportunamente previste negli strumenti esistenti in materia di salute e sicurezza sul lavoro, ma si concentrano sullo sviluppo di un sistema nazionale della SSL che includa la legislazione in materia di SSL, meccanismi volti ad assicurare il rispetto della normativa, ivi compresi i sistemi di ispezione, un organo consultivo nazionale tripartito competente in materia di sicurezza e di salute sul lavoro, un meccanismo di raccolta dei dati in materia di SSL, una rete di servizi riguardanti la salute e la sicurezza sul lavoro, una rete di formazione e informazione in materia di SSL nonché misure volte a promuovere, a livello di impresa, la cooperazione tra la direzione e i lavoratori;

il nuovo elenco delle malattie professionali redatto dall’OIL è stato rivisto nel 2010 (24). Per la prima volta sono stati inclusi i disturbi mentali e comportamentali;

in collaborazione con l’OMS e altre organizzazioni internazionali, l’OIL sta attualmente lavorando allo sviluppo di orientamenti pratici sull’identificazione e il riconoscimento delle malattie professionali, tra cui linee guida sui criteri diagnostici e di esposizione per le

(24) http://www.ilo.org/safework/info/publications/WCMS_125137/lang--en/index.htm

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malattie professionali e strumenti pratici per la prevenzione degli infortuni nonché la protezione e la promozione della salute nei luoghi di lavoro;

è stata preparata una guida pratica in materia di registrazione e notifica delle malattie professionali, volta ad aiutare gli Stati membri a definire e migliorare i loro sistemi nazionali, che contiene orientamenti dettagliati riguardo alla compilazione e all’analisi dei dati attraverso i sistemi nazionali di sorveglianza delle malattie. La guida illustra principi di base, ad esempio il coinvolgimento delle parti sociali e l’opportunità di istituire un sistema unico integrato per gli infortuni e le malattie professionali e discute la dimensione economica delle strategie mirate di prevenzione nonché la necessità di disporre di dati affidabili. Al fine di sviluppare strumenti standardizzati, quali modelli per le relazioni e sistemi di codifica, la guida fornisce esempi pratici di sistemi in vigore da tempo. Raccomanda di estendere il sistema di segnalazione delle malattie al fine di comprendervi lavoratori che spesso ne sono esclusi, ad esempio quelli occupati nelle PMI e i lavoratori irregolari;

tra le recenti pubblicazioni dell’OIL connesse alla prevenzione dei disturbi muscoloscheletrici e dello stress sul luogo di lavoro figurano Ergonomic Checkpoints in Agriculture (Punti di controllo ergonomici in agricoltura) e Stress Prevention at Work Checkpoints (Prevenzione dello stress lavorativo mediante punti di controllo);

Azioni previste a livello nazionale:

rafforzare la capacità di riconoscere le malattie professionali; migliorare i meccanismi di raccolta e analisi dei dati sulle malattie professionali; collaborare con i sistemi di risarcimento degli infortuni sul lavoro; integrare la prevenzione delle malattie professionali nei programmi di ispezione in materia

di SSL; migliorare la capacità di sorveglianza sanitaria e di controllo dell’esposizione; aggiornare gli elenchi nazionali delle malattie professionali; definire il quadro legislativo correlato.

l’OIL ha recentemente aggiornato il pacchetto formativo SOLVE (25), il cui obiettivo è integrare la promozione della salute sul lavoro all’interno delle politiche in materia di salute e sicurezza attraverso la prevenzione dell’abuso di alcol e stupefacenti, dell’HIV/AIDS, dello stress e della violenza sul luogo di lavoro nonché la promozione di luoghi di lavoro senza fumo. Il pacchetto fornisce strumenti d’intervento a livello aziendale e comprende un sistema di formazione dei formatori;

l’Università di Torino (Italia), in partenariato con il Centro internazionale di formazione (CIF) dell’OIL, offre un Master in sicurezza e salute sul lavoro, che prevede l’apprendimento a distanza. Propone anche un corso sulla governance nazionale in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Un altro corso verte sui regimi di infortuni sul lavoro e sulla prevenzione delle malattie professionali e degli infortuni sul lavoro.

Attività future: nel 2014 sarà pubblicato uno studio interregionale sullo stress sul luogo di lavoro in

collaborazione con l’ICOH; saranno preparati orientamenti sulla gestione dei rischi psicosociali nei luoghi di lavoro

per gli ispettori del lavoro. Questo strumento sarà costituito da quattro brevi opuscoli

(25) http://www.ilo.org/safework/info/instr/WCMS_178438/lang--en/index.htm

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riguardanti, rispettivamente, il concetto di rischi psicosociali, la legislazione applicabile, le azioni proattive sullo stress legato al lavoro nonché la violenza e il bullismo.

6 Attività dell’OMS sul carico di malattia Ivan Ivanov dell’OMS ha dovuto annullare la sua partecipazione al seminario. Tuttavia, sono stati messi a disposizione dei partecipanti una presentazione in PowerPoint e alcuni documenti.

I documenti comprendevano sei relazioni di ricerca dell’OMS sul carico di malattia legato al lavoro (in materia di esposizione professionale ai particolati sospesi nell’aria (26), ferite da taglio e da punta (27), disturbi dell’udito causati dal lavoro (28), quantificazione comparativa dei rischi per la salute (29), cancerogeni professionali (30) e prevenzione delle malattie attraverso la promozione di ambienti salubri (31)).

7 Un’iniziativa per le attività del CARIP sulle malattie a lunga latenza

Kären Clayton, presidente del gruppo di lavoro Chemex del comitato degli alti responsabili dell’ispettorato del lavoro (CARIP), ha riferito in merito a un’iniziativa sulle malattie a lunga latenza. Nel novembre 2013, la sessione plenaria del CARIP, svoltasi a Vilnius, ha approvato proposte riguardanti un approccio collaborativo sulle malattie a lunga latenza. Ad Atene, nel maggio 2014, il comitato ha deciso di concentrarsi sulla silice cristallina respirabile (SCR). È possibile che più avanti il comitato si occupi di un’altra questione, probabilmente i fumi di saldatura. L’iniziativa sarà guidata dal gruppo di lavoro Chemex del comitato degli alti responsabili dell’ispettorato del lavoro in collaborazione con il gruppo di lavoro “esecuzione” del CARIP. Il comitato degli alti responsabili dell’ispettorato del lavoro auspica di migliorare la prevenzione delle malattie professionali negli Stati membri dell’UE attraverso:

maggiori possibilità di accedere agli insegnamenti tratti dagli efficaci approcci utilizzati dagli ispettorati del lavoro nazionali e dalle loro organizzazioni partner;

l’esistenza di accordi di facile utilizzo per la condivisione delle conoscenze, volti a permettere l’accesso e la consultazione di tali informazioni condivise;

la possibilità di influenzare le norme sulla fornitura di macchinari e/o la progettazione degli impianti;

la possibilità di realizzare un progetto collaborativo sullo sviluppo di un particolare approccio o prodotto.

Esiste uno specifico interesse a dotare gli ispettori degli strumenti necessari per il miglioramento del controllo dei rischi e della conformità, riducendo in tal modo l’esposizione attraverso la promozione di un cambiamento comportamentale sostenibile nei datori di lavoro e nei lavoratori.

A tale scopo occorre tra l’altro fornire agli ispettori orientamenti adeguati e un’opportuna formazione al fine di contribuire a migliorare la protezione dai rischi dell’esposizione alla silice cristallina sul luogo di lavoro e la conformità nonché migliorare la progettazione dei processi e delle attrezzature di lavoro. L’esigenza principale è fare in modo che gli ispettori generali si sentano sicuri nel trattare la polvere di silice cristallina. Occorre porre l’accento sul controllo delle esposizioni, seguendo un approccio “Igiene senza numeri”. La valutazione del rischio deve essere svolta solo per indicare controlli cui dare seguito anziché essere effettuata come “punto finale”; inoltre, devono essere evitate le misurazioni inutili. I dispositivi di protezione respiratoria e l’aerazione locale per estrazione sono fondamentali ai fini di un controllo adeguato in molti luoghi di lavoro. L’attenzione verterà

(26) http://www.who.int/quantifying_ehimpacts/publications/9241591862/en/ (27) http://www.who.int/quantifying_ehimpacts/publications/ebd11/en/ (28) http://www.who.int/quantifying_ehimpacts/publications/9241591927/en/ (29) http://www.who.int/occupational_health/publications/quantification/en/ (30) http://www.who.int/quantifying_ehimpacts/publications/9241591471/en/ (31) http://www.who.int/quantifying_ehimpacts/publications/preventingdisease/en/

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probabilmente sulle costruzioni, utilizzando il lavoro della rete europea sulla silice (NEPSI) (32) per sostenere attività in altri settori.

Il gruppo di lavoro preparerà brevi schede di orientamento per gli ispettori (anziché libri che nessuno legge!) e probabilmente un documento generale contenente le informazioni di base, tra cui dati interessanti alla sezione “Perché la silice cristallina respirabile?”. Il numero delle schede di orientamento non è ancora stato deciso, ma l’obiettivo è trattare problemi comuni dal punto di vista degli ispettori. Probabilmente si farà ampio ricorso alle immagini visive per catturare l’attenzione dell’utente e mostrare ciò che “va bene” e ciò che “non va bene”. Le schede di orientamento devono contenere anche case studies, con stime dei costi, ed essere integrate da materiali di formazione per gli ispettori.

È in corso una discussione su un possibile limite di esposizione professionale (LEP) vincolante a livello UE (0,1 mg/m3).

Tra i settori e le industrie interessate figurano l’edilizia, l’estrazione mineraria, i lavori di muratura in pietra, i laterizi e le fonderie. I rischi emergenti collegati ai nuovi materiali e processi di lavoro comprendono l’esposizione alla silice derivante dal taglio della pietra artificiale e dalla pulizia dei tetti nonché l’esposizione dei falegnami ai materiali compositi.

Un’esposizione significativa alla silice cristallina respirabile può causare silicosi o broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), mentre un’esposizione elevata e prolungata può provocare il cancro ai polmoni.

L’obiettivo è fare in modo che “la prassi di affrontare il problema della silice cristallina respirabile diventi diffusa come gli elmetti di sicurezza nei cantieri”.

Nel lungo periodo potrebbero essere trattati altri argomenti ed è prevista una campagna, anche se la sessione plenaria del CARIP non ha ancora adottato una decisione in merito.

Gli sforzi in termini di condivisione delle conoscenze prevedono la creazione, sul sito intranet CIRCA-BC della Commissione, di uno spazio per una comunità di interesse del CARIP sulle malattie a lunga latenza (CILL CARIP). Le cartelle (gli spazi) iniziali create contengono documenti del gruppo di lavoro, orientamenti per gli ispettori e altre informazioni utili. Al momento l’accesso è limitato al gruppo di lavoro Chemex e al suo sottogruppo.

Tra le prossime azioni da intraprendere, il sottogruppo deve entrare in contatto con la rete NEPSI per comprendere meglio il contesto e le questioni sensibili e condividere le informazioni sull’ispezione del lavoro tramite lo spazio dedicato alla comunità di interesse sulle malattie a lunga latenza del sito CIRCA-BC.

È in fase di preparazione un breve documento per la sessione plenaria del CARIP che si terrà a Roma nel novembre 2014.

Il gruppo stava inoltre valutando l’ipotesi di invitare un rappresentante dell’EU-OSHA a fornire il proprio contributo e ad apportare conoscenze in materia di divulgazione e comunicazione.

(32) NEPSI (European Network for Silica), costituita dalle associazioni settoriali dell’UE che il 25 aprile 2006 hanno firmato

l’accordo di dialogo sociale sulla protezione della salute dei lavoratori attraverso la corretta manipolazione ed utilizzo della silice cristallina e dei prodotti che la contengono, rappresenta 15 settori industriali e oltre 2 milioni di lavoratori. Le 17 organizzazioni firmatarie iniziali rappresentano le industrie degli aggregati, del cemento, della ceramica, delle fonderie, della fibra di vetro, del vetro speciale, del vetro per contenitori, del vetro, dei minerali industriali, della lana minerale, delle pietre naturali, dell’estrazione mineraria, della malta e del calcestruzzo prefabbricato. L’applicazione dell’accordo e delle buone pratiche è monitorata; ogni due anni un rapporto di riepilogo informa la Commissione europea, gli Stati membri e le autorità responsabili della salute e della sicurezza in merito all’applicazione dell’accordo. Cfr. http://www.nepsi.eu/.

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8 Pareri dello SCOEL Il professor Len Levy della Cranfield University, vicepresidente del comitato scientifico per i limiti dell’esposizione professionale agli agenti chimici (33) della Commissione europea, ha spiegato il ruolo dello SCOEL nella prevenzione delle malattie causate dall’esposizione agli agenti chimici. Il comitato fornisce alla Commissione pareri su qualsiasi aspetto correlato alla valutazione tossicologica degli agenti chimici per la rilevazione di potenziali effetti sulla salute dei lavoratori e offre consulenza sugli OEL sulla base dei dati scientifici concernenti le sostanze indicate come prioritarie dalla Commissione (DG EMPL). Svolge tali attività formulando raccomandazioni scientifiche destinate alla Commissione, che vengono utilizzate per sostenere le proposte regolamentari sui valori limite di esposizione professionale (OELV) per gli agenti chimici sul luogo di lavoro. I progetti di raccomandazione dello SCOEL sono oggetto di consultazione pubblica con le parti interessate per consentire a queste ultime di trasmettere osservazioni scientifiche sulla salute e ulteriori dati. Lo SCOEL è attualmente composto da un massimo di 21 esperti indipendenti selezionati dalla DG EMPL e in possesso di un ventaglio di competenze ed esperienza in ambito scientifico. Conta al proprio interno anche osservatori dei paesi EFTA.

La direttiva 98/24/CE del Consiglio sulla protezione della salute e della sicurezza dei lavoratori contro i rischi derivanti da agenti chimici durante il lavoro (la direttiva Agenti chimici, CAD) definisce valori limite di esposizione professionale e valori limite biologici indicativi e vincolanti in un più ampio quadro di gestione dei rischi. Nell’ambito di tale direttiva sono stati elaborati elenchi di valori limite di esposizione professionale indicativi (IOELV) (34) (direttive 2000/39/CE, 2006/15/CE e 2009/161/UE). Il comitato si sta occupando di sostanze candidate per un quarto elenco di IOELV.

Inoltre, la direttiva 2004/37/CE sulla protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da un’esposizione ad agenti cancerogeni o mutageni durante il lavoro (la direttiva Cancerogeni e mutageni, CMD) fa riferimento alla procedura per la determinazione di valori limite relativi a tutti gli agenti cancerogeni o mutageni per i quali ciò è possibile.

Lo SCOEL ha anche elaborato procedure per la valutazione di effetti diversi, tra cui una procedura per la valutazione degli effetti neurocomportamentali.

Le raccomandazioni, in base all’effetto critico individuato dallo SCOEL, possono comprendere le concentrazioni nell’aria (ppm, mg/m3), utilizzando una media ponderata nelle otto ore, per gli effetti cronici e limiti di esposizione nel breve termine (15 minuti) per gli effetti acuti; i valori limite biologici (se del caso); una valutazione della cancerogenicità (se del caso); e dati aggiuntivi sull’assorbimento cutaneo, le sostanze sensibilizzanti dell’apparato respiratorio e gli effetti combinati con il rumore.

Ogni sostanza è valutata attraverso una procedura generale (35), che applica i principi chiave descritti nel documento metodologico (aggiornato l’ultima volta il 7 giugno 2013).

Quando, a giudizio dello SCOEL, è possibile individuare in maniera affidabile un livello di esposizione più elevato che si può ritenere possa non avere effetti avversi, le raccomandazioni dello SCOEL sono state proposte agli Stati membri dalla Commissione come potenziali IOELV.

(33) Cfr. http://ec.europa.eu/social/main.jsp?catId=148&langId=en&intPageId=684 (34) Gli IOELV sono definiti in base al rapporto tra gli effetti sulla salute degli agenti chimici pericolosi e il livello di esposizione

professionale, tramite una valutazione scientifica indipendente dei più recenti dati scientifici disponibili. (35) Scientific Committee on Occupational Exposure Limits (SCOEL), Methodology for the Derivation of Occupational

Exposure Limits, Documentazione chiave (versione 7), giugno 2013. Disponibile al seguente indirizzo: http://ec.europa.eu/social/BlobServlet?docId=4526&langId=en

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Definire OEL sul lavoro:

lo SCOEL valuta ogni sostanza utilizzando i migliori dati scientifici disponibili (tutti gli effetti acuti e cronici). Prepara un progetto di raccomandazione (SCOEL/SUM) e lo trasmette alla DG EMPL.

La DG EMPL avvia un periodo di consultazione pubblica esterna di sei mesi con i punti di contatto nazionali (circa 40) allo scopo di ricevere osservazioni esclusivamente sugli aspetti scientifici (a esclusione quindi degli aspetti socioeconomici o relativi alla conformità).

Lo SCOEL prende in considerazione tutte le osservazioni e i nuovi dati, modifica se necessario il progetto di raccomandazione e adotta una raccomandazione.

La DG EMPL accetta la raccomandazione definitiva dello SCOEL e la pubblica. La DG EMPL consulta il gruppo di lavoro sugli agenti chimici dell’ACSH, oltre che altre DG

competenti.

Tutti i documenti, gli ordini del giorno e i verbali delle riunioni, oltre che i documenti definitivi contenenti i criteri, sono disponibili sul sito web della Commissione (36).

Laddove non sia possibile individuare in maniera affidabile un livello di esposizione senza effetti, viene chiesto allo SCOEL di tentare di calcolare il rischio di effetti avversi per la salute a specifici livelli di esposizione; la Commissione tiene conto di tali pareri nell’elaborazione di proposte di valori limite di esposizione professionale vincolanti (BOELV).

In talune circostanze, il monitoraggio biologico offre vantaggi rispetto al monitoraggio ambientale nella valutazione del rischio per la salute, per esempio nel caso di sostanze con un grado significativo di assorbimento cutaneo. Per questi composti potrebbe essere preferibile il monitoraggio biologico, se sono disponibili metodi adatti. Lo SCOEL valuta la necessità di raccomandare il monitoraggio biologico caso per caso per particolari sostanze e raccomanda valori biologici sulla base dei dati scientifici attualmente disponibili.

Punti di discussione:

È importante considerare che le raccomandazioni dello SCOEL in materia di OEL sono generalmente più basse rispetto ai valori fissati negli Stati membri (e pertanto riducono l’esposizione professionale nell’UE).

Tra le sfide attuali si annoverano la discussione dei valori IOELV/BOELV rispetto ai livelli derivati senza effetto (DNEL)/livelli derivati con effetti minimi (DMEL) (dalla procedura REACH); sono in corso riunioni collaborative. Migliora la comprensione reciproca e aumenta l’interazione con l’ECHA, il gruppo di lavoro dell’ACSH sugli agenti chimici e altre parti interessate. Tuttavia, l’accesso alle informazioni REACH è ancora limitato, soprattutto quando tali informazioni sono di proprietà delle ditte e non sono menzionate negli studi di ricerca.

Lo SCOEL dovrebbe essere coinvolto in attività concernenti gli agenti che suscitano più preoccupazione anche al fine di garantire che la DG EMPL dichiari come prioritari gli agenti chimici realmente preoccupanti (numero di persone esposte, tossicità, ecc.). I nuovi studi di ricerca della DG EMPL su una banca dati contenente informazioni sull’esposizione (37) dovrebbero contribuire a migliorare la base di conoscenze.

Si hanno notizie circa la conformità agli OEL dello SCOEL negli Stati membri? Questo compito rientra tra le competenze del CARIP.

(36) http://ec.europa.eu/social /main.jsp?catId=148&langId=en&intPageId=684 (37) Gara di appalto VT/2013/079. Contratto di servizio per la creazione di una banca dati e lo sviluppo di un modello per il

calcolo dell’esposizione professionale per un elenco di agenti chimici pericolosi negli Stati membri dell’Unione europea e nei paesi EFTA/SEE; descrizione tecnica. Disponibile all’indirizzo: http://ec.europa.eu/social/main.jsp?catId=624&langId=en&callId=396&furtherCalls=yes

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Nella seconda parte della riunione sono stati presentati quattro interventi su argomenti di ricerca specifici. I relatori erano ricercatori e rappresentanti degli ispettorati del lavoro.

9 Nuove tecniche per rilevare le malattie emergenti correlate al lavoro: sistema sentinella e sistema di allerta

Vincent Bonneterre, della rete Modernet, è intervenuto per primo elencando una serie di esempi di identificazione di nuove malattie legate al lavoro attraverso osservazioni cliniche realizzate negli ultimi 30 anni tra cui, per esempio, le malattie respiratorie riscontrate tra i lavoratori dell’industria tessile dovute all’uso di prodotti spray, la bronchiolite obliterante nei lavoratori addetti alla produzione di popcorn e in altri lavoratori dell’industria alimentare, e la neuropatia infiammatoria progressiva tra i lavoratori di impianti per la macellazione dei maiali. Il principale obiettivo della rete Modernet è creare una “rete di intelligence” attraverso la realizzazione di strutture per lo scambio di conoscenze sulle nuove tecniche di diffusione delle informazioni sull’andamento delle malattie professionali (ossia connessione delle voci nei registri, indagini), sulla scoperta e la convalida in tempi più rapidi dei nuovi rischi in materia di SSL (estrazione di dati (data mining), segnalazioni dei lavoratori) e sull’uso di tecniche moderne per discutere e divulgare informazioni a tutte le parti interessate (piattaforme, media sociali).

L’intervento era centrato su un approccio sentinella a livello nazionale, la banca dati francese RNV3P, e su un’iniziativa Modernet (38) a livello di UE.

La rete nazionale francese per il monitoraggio e la prevenzione delle malattie professionali (RNV3P) è una rete che si occupa della salute sul lavoro costituita da 32 centri di consulenza in materia di malattie professionali (Centres de consultation de pathologie professionnelle, CCPP) e da un insieme scelto di servizi sanitari del lavoro. Questi centri condividono i propri dati (che sono archiviati in forma anonima) in una banca dati nazionale comune sulle malattie professionali. I casi sono registrati in un sistema d’informazione accessibile su Internet, con variabili codificate (dati demografici del paziente, patologia (ICD-10), settore professionale e professione (ossia occupazione (codice ISCO)), settore di attività (codice NAF (39)), esposizione (in base a uno specifico glossario francese), imputabilità, società, tipo di medico che ha inviato il paziente). Spetta agli esperti della rete, dislocati in varie cliniche universitarie, esaminare le malattie e attribuirle, se del caso, a un’origine professionale (anche questa valutazione "esperta” (causalità) viene registrata nella banca dati). Gli esperti che collaborano a questa attività sono epidemiologi, medici, operatori in servizio presso le aziende sanitarie e oncologi. Sono state registrate oltre 200 000 consulenze e ogni anno se ne aggiungono altre 15 000.

Le ipotesi sulle nuove patologie emergenti sono generate utilizzando metodi statistici applicati nella farmacovigilanza e modellando un “esposoma” (40) per l’analisi delle esposizioni multiple. La misura della sproporzionalità è usata in farmacovigilanza per contribuire a individuare e mettere in evidenza casi simili segnalati soltanto alcune rare volte e da medici diversi (identificazione precoce).

L’approccio clinico sentinella (segnalazione di casi) è integrato da un approccio di estrazione di dati (data mining) che associa coppie (malattia x esposizione) o nuove triadi (malattia x agente x circostanza dell’esposizione) e le mette a confronto con fonti di informazione esterna (imputabilità estrinseca), tra cui articoli pubblicati, ecc. Queste coppie o triadi sono analizzate da un algoritmo in tre dimensioni che fornisce un “punteggio di emergenza”. In primo luogo, per ciascun caso sono calcolate, utilizzando scale definite, le variabili “gravità del caso” e “responsabilità/imputabilità (correlazione con l’attività lavorativa/imputabilità intrinseca = probabile responsabilità dei casi all’esposizione). Queste due variabili sono usate per assegnare un punteggio a ciascun caso. La responsabilità ha una ponderazione relativa maggiore rispetto alla gravità. La terza

(38) http://www.costmodernet.org/; http://www.cost.eu/domains_actions/isch/Actions/IS1002 (39) La sigla NAF sta per Nomenclature des Activités Françaises (registro ufficiale dei rami d’attività in Francia) (40) Si definisce “esposoma” l’insieme dei fattori ambientali cui un individuo è stato esposto nel corso della vita e la misura in

cui tali fattori hanno inciso sulla sua salute.

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dimensione presa in considerazione è il numero di ricorrenze della coppia o della triade (il numero di casi simili riferiti).

Si distinguono cinque categorie definite di caso: esclusi, dubbi, possibili, probabili e molto probabili. A seconda del punteggio, si definiscono diversi livelli d’azione (che vanno dalla condivisione dei dati all’interno della rete all’allerta fino alla pubblicazione).

L’Agenzia francese per l’alimentazione, l’ambiente e la salute e sicurezza sul lavoro (ANSES) è stata l’operatore della rete dal luglio 2010. La sua missione consiste nel coordinare attività con le casse di assicurazione contro le malattie per lavoratori dipendenti e agricoli, l’Istituto francese per la sorveglianza sanitaria (InVS) e la Società francese di medicina del lavoro (SFMT).

Gli obiettivi principali della rete RNV39 sono:

migliorare e armonizzare le pratiche per la diagnosi delle malattie professionali; individuare i rischi emergenti e riemergenti nella sfera della salute sul lavoro; individuare e descrivere situazioni professionali a rischio in Francia; orientare le scelte in termini di valutazione e prevenzione del rischio, sul lavoro, a livello

regionale e nazionale, e stimolare la ricerca; essere una piattaforma per il dialogo tra medici e altri operatori nel settore della medicina del

lavoro.

L’approccio Modernet presenta analogie con la rete RNV3P.

Il loro sistema sentinella di sorveglianza clinica, il progetto OccWatch, funziona in questo modo:

CATTURA segnalazioni di casi di malattie legate al lavoro potenzialmente nuove. SCAMBIA E ANALIZZA la pertinenza dei segnali clinici, sottopone a esame critico le diagnosi,

l’esposizione, il nesso con l’attività lavorativa, le ipotesi sugli agenti causali, la fisiopatologia e gli aspetti correlati alla prevenzione; ricerca casi analoghi.

SINTETIZZA: produce un parere esperto, possibilmente nel giro di due mesi, sul caso segnalato. Giunge a una conclusione sui dati medici, ma prima di tutto include informazioni sulla valutazione dei rischi (popolazione potenzialmente esposta, gravità) e propone interventi da attivare, se del caso.

DIVULGA (fase attualmente non attiva): possibile divulgazione di questa esperienza alle istituzioni pertinenti tra cui le agenzie nazionali e l’OSHA (queste istituzioni potrebbero decidere di lanciare allerta o di non intraprendere azioni specifiche, e così via).

Tra gli ulteriori sviluppi si prevedono attività di estrazione di dati nelle banche dati correlate, il collegamento di tali dati alle conoscenze relative ai modelli matematici QSAR (relazioni quantitative struttura-attività) (41) (legati nello specifico all’asma), e l’applicazione di tecniche di text mining.

L’approccio Modernet aumenta la validità condividendo conoscenze tra paesi e istituzioni e incrementando il numero di casi che potrebbero fornire informazioni sui nessi tra esposizione ed effetto attualmente non identificati. Potrebbero altresì consentire una correzione dei dati, come dimostrato dai casi dei tecnici addetti alla rilevazione delle impronte digitali, che avevano sviluppato una rara condizione medica correlata all’esposizione al cianoacrilato, la quale era stata invece erroneamente attribuita in due casi alle polveri di alluminio.

Tra i sistemi nazionali sentinella con approcci analoghi integrati nella rete Modernet si annoverano il sistema francese RNV3P; il sistema britannico THOR Surveillance Scheme, basato sulle segnalazioni di medici specialisti (ex SWORD) e di medici di base (THOR-GP), e che comprende uno schema aperto a qualsiasi malattia professionale di interesse, incluse le nuove patologie (THOR-EXTRA); il sistema italiano MALPROF (banca dati INAIL); altre banche dati che potrebbero essere consultate per generare o confermare segnali, come l’IDEWE (Belgio). Belgio e Paesi Bassi stanno sviluppando un

(41) I modelli QSAR sono modelli di regressione o classificazione usati nelle scienze chimiche e biologiche e in ingegneria.

Negli approcci di modellazione QSAR, i predittori consistono in proprietà fisico-chimiche o descrittori molecolari teorici di agenti chimici; la variabile di risposta QSAR potrebbe essere un’attività biologica degli agenti chimici. In primo luogo, i modelli QSAR sintetizzano una presunta relazione tra le strutture chimiche e un’attività biologica in un insieme di dati concernenti gli agenti chimici. In secondo luogo, prevedono le attività dei nuovi agenti chimici.

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sistema di sorveglianza (SIGNAAL) basato sulla struttura OccWatch (le figure professionali che segnalano i casi sono medici del lavoro) per selezionare ed esaminare i casi a livello innanzitutto nazionale.

Conclusioni

Individuare le nuove malattie legate al lavoro è una sfida sociale: rilevare i casi è difficile e i due esempi forniti in questa sede sono iniziative volontarie, per cui i progressi sono lenti.

Scopo dei sistemi sentinella è contribuire ad attivare azioni appropriate in maniera tempestiva, attraverso un approccio che mette in primo piano le malattie, proposto a integrazione dell’approccio che mette in primo piano i rischi seguito, per esempio, dall’Osservatorio europeo dei rischi dell'EU-OSHA (rischi a priori individuati da esperti).

L’efficienza dell’approccio sentinella dipende da numerosi fattori, tra cui:

l’individuazione di “cluster” (un elemento importante da esaminare è il nesso con l’attività lavorativa);

la correlazione tra patologia e attività lavorativa, che è più facile da provare quando si ha a che fare con episodi di tossicità acuta (dermatite irritante, ustioni, ecc.) e malattie immunoallergiche;

le conoscenze riguardanti la frazione di rischio attribuibile all’esposizione sospetta sul lavoro e la frequenza dell’esposizione ad altri fattori di rischio per la malattia in questione; e, soprattutto,

la raccolta di casi da parte di esperti che sono in grado di valutare la plausibilità della correlazione con l’attività lavorativa. È pertanto importante sensibilizzare gli operatori generici e gli specialisti, incoraggiandoli a riferire un caso in via secondaria anche a esperti di medicina del lavoro.

C’è bisogno di una collaborazione a livello di UE al fine di istituire, se possibile, un sistema dell’UE per l’individuazione e la gestione competente di malattie legate al lavoro potenzialmente nuove. Il regolamento istitutivo dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare, all’articolo 3, paragrafo 4, fa riferimento all’individuazione dei rischi emergenti. Ciò potrebbe fungere da esempio per la creazione di un’unità dedicata con risorse umane (unità “Rischi emergenti”), che potrebbe avvalersi della collaborazione di gruppi di esperti scientifici e dotata di processi integrati per l’individuazione, l’analisi e la sintesi delle prove. L’unità potrebbe inoltre fare tesoro dell’esperienza nazionale francese e di OccWatch.

10 La dimensione di genere nelle valutazioni del carico di malattia: salute mentale e disturbi cardiovascolari

Tuula Oksanen, dell’Istituto finlandese per la salute sul lavoro (FIOH), ha sintetizzato i risultati di alcuni studi che prendono in esame lo status socioeconomico e i fattori legati all’organizzazione del lavoro oltre che il loro influsso sull’insorgenza delle malattie cardiovascolari, del diabete, dell’ipertensione e dei disturbi psichici, nonché le correlazioni con le assenze per malattia e il pensionamento anticipato. I parametri considerati comprendono anche età e genere, oltre che professione, contesto e il contributo dei fattori non correlati all’attività lavorativa.

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In base allo studio Global Burden of Disease Study 2010 (L’onere globale delle patologie, GBD 2010) (42) e alla nozione di DALY (anni di vita con disabilità) (43), le principali differenze tra uomini e donne erano una più elevata prevalenza di disturbi psichici, diabete e disturbi muscoloscheletrici e una minor prevalenza degli infortuni con mezzi di trasporto e delle patologie cardiovascolari tra le donne in età lavorativa. Nel complesso, il carico di malattia globale si è spostato dalle malattie trasmissibili a quelle non trasmissibili e dal decesso prematuro agli anni di vita con una disabilità.

L’età in cui insorgono alcuni disturbi psichici è di gran lunga inferiore rispetto all’età lavorativa media, come dimostrato da un’indagine condotta porta a porta rappresentativa delle famiglie statunitensi (44). L’età media di insorgenza è nettamente inferiore per i disturbi d’ansia (11 anni) e per i disturbi del controllo degli impulsi (11 anni) rispetto all’uso di stupefacenti (20 anni) e ai disturbi dell’umore (30 anni). Metà dei casi che si manifestano nel corso della vita registrano un esordio prima dei 14 anni e tre quarti prima dei 24 anni di età. Al tempo stesso, tuttavia, la metà di tutti i casi può essere associata o aggravata dalle condizioni di lavoro e si osserva nelle persone in età lavorativa.

Uno studio finlandese relativo al settore pubblico ha messo a confronto i fattori legati all’organizzazione del lavoro e i loro effetti su diversi gruppi di lavoratori del settore pubblico: medici, insegnanti, insegnanti di sostegno, assistenti sociali, infermieri specializzati, infermieri generici e addetti alle pulizie. Ha interessato 10 municipalità e 21 ospedali della Finlandia. In alcune indagini i dati raccolti sono stati collegati con i dati dei registri dei datori di lavoro relativi a contratti di lavoro, assenze per malattia e caratteristiche del luogo di lavoro. Tra i dati dei registri sanitari nazionali utilizzati per questi collegamenti si annoverano: risarcimenti per malattie gravi e croniche; numero annuo di prescrizioni di medicinali; assenze per malattia e relative diagnosi; riabilitazioni autorizzate; pensionamento anticipato e relative diagnosi e storie professionali; insorgenza di tumore, morbilità per tumore e relative diagnosi; mortalità complessiva e specifica per causa; periodi di ricovero e relative diagnosi tratte dai registri di dimissione ospedaliera. Misurazioni ripetute su un periodo di tempo esteso consentono l’individuazione di effetti sulla salute di lungo termine negli individui.

Sono state rilevate alcune differenze tra professioni:

Esposizione:

sono stati riferiti scarsa autonomia ed elevate pressioni, soprattutto da parte di addetti alle pulizie e infermieri generici, nella fascia più bassa della scala socioeconomica.

Infermieri specializzati e assistenti sociali segnalano ingiustizie dal punto di vista dell’organizzazione.

Un terzo degli intervistati ha riferito carichi di lavoro eccessivi, in larga misura tra gli assistenti sociali.

È stato inoltre evidenziato uno squilibrio tra impegno profuso e soddisfazione personale, soprattutto nella categoria degli assistenti sociali, benché la proporzione diminuisse nel tempo.

Nella fascia più alta della scala socioeconomica la soddisfazione personale è stata menzionata molte volte, soprattutto tra infermieri specializzati, insegnanti e medici.

Gli effetti osservati sulla salute erano correlati alle diverse caratteristiche dell’organizzazione del lavoro e ai fattori di stress legati all’attività lavorativa:

(42) C.J.L. Murray et al., ‘Disability-adjusted life years (DALYs) for 291 diseases and injuries in 21 regions, 1990–2010: A

systematic analysis for the Global Burden of Disease Study 2010’, The Lancet, 2012, Vol. 380, n. 9859, pagg. 2197–2223. Scopo dello studio GBD 2010 era sintetizzare i dati disponibili relativi all’epidemiologia di tutti i principali tipi di infortunio e patologie, per fornire una valutazione globale e comparabile dell’entità di 291 patologie e infortuni e delle sequele a questi associate nel 1990, 2005 e 2010.

(43) I DALY sono una misurazione assoluta della perdita di salute: contano il numero di anni di vita in salute perduti a causa di un decesso o di patologie o infortuni non letali. Riflettono il numero di individui che sono ammalati o muoiono in ciascuna fascia di età/genere e in ciascun luogo. Le dimensioni e la composizione della popolazione influenzano il numero di DALY in una popolazione.

(44) R.C. Kessler et al., ‘Lifetime prevalence and age-of-onset distributions of DSM-IV disorders in the National Comorbidity Survey Replication’, Archives of General Psychiatry, 2005, Vol. 62, n. 6, pagg. 593–602.

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gli intervistati di tutte le categorie professionali, a esclusione degli assistenti sociali i quali hanno fornito punteggi elevati per numerosi fattori di stress, hanno dichiarato di essere intenzionati a svolgere la propria attività lavorativa fino al pensionamento. Sempre tra gli assistenti sociali una delle cause delle assenze per malattia più frequentemente riportate sono stati i disturbi psichici.

Lo squilibrio tra impegno profuso e soddisfazione personale è stato individuato come fattore di rischio collegato con la pensione di inabilità, il che rappresenta un problema soprattutto per gli assistenti sociali.

I disturbi muscoloscheletrici interessavano perlopiù addetti alle pulizie e infermieri generici, vale a dire i lavoratori soggetti a un carico di lavoro fisico maggiore.

Le assenze per malattia sono risultate più frequenti nella fascia più bassa della scala socioeconomica, tra addetti alle pulizie (circa 30 giorni all’anno) e infermieri specializzati, e meno frequenti tra i medici (circa 9 giorni all’anno) e gli insegnanti.

Da questo studio emerge che, oltre alle condizioni specifiche dell’organizzazione del lavoro, nella valutazione degli effetti sulla salute dei fattori legati all’organizzazione del lavoro devono essere considerati anche i fattori socioeconomici. Associazioni diverse di fattori di stress e situazioni socioeconomiche specifiche possono determinare conseguenze diverse (assenza per malattia prolungata o pensionamento anticipato).

Il gruppo di ricercatori si è avvalso anche dello studio finlandese relativo al settore pubblico per esaminare il rischio di ipertensione in funzione del capitale sociale (reti, norme, valori e interpretazioni condivise che facilitano la collaborazione all’interno dei gruppi o tra gruppi diversi) del luogo di lavoro. Considerando che il luogo di lavoro è una fonte sempre più importante di relazioni sociali e reti, gli studi che analizzano il capitale sociale sul luogo di lavoro sono estremamente rilevanti. Dallo studio è emerso che i lavoratori uomini impiegati in unità di lavoro caratterizzate da un capitale sociale scarso avevano il 40-60 % di probabilità in più di sviluppare un’ipertensione cronica, in parte correlata a uno stile di vita poco salutare.

Diciassette studi di coorte europei realizzati in Finlandia, Svezia, Danimarca, Germania, Belgio, Francia e Regno Unito (n = 160 000) sono stati inclusi nel progetto IPD-Work (meta-analisi delle popolazioni attive sulla base dei dati dei singoli partecipanti) per ottenere informazioni affidabili sugli effetti dei fattori psicosociali correlati al lavoro sulle malattie croniche, l’inabilità al lavoro e la mortalità in specifiche categorie di lavoratori, tra cui per esempio quelli con un lavoro a basso reddito o con patologie preesistenti. In questo studio è stata evidenziata una correlazione significativa tra strain lavorativo e coronaropatie, senza significative distinzioni tra uomini e donne, lavoratori al di sotto o al di sopra dei 50 anni e a tutti i livelli dello spettro socioeconomico (45).

In un altro studio IPD-Work è stato rilevato che la precarietà del lavoro autodichiarata era associata a un lieve aumento del rischio di coronaropatia. Tale rischio era in parte attribuibile a un più basso status socioeconomico. Non sono emerse differenze significative tra uomini e donne in questa associazione (46).

Una revisione (47) degli effetti di un orario di lavoro prolungato sul diabete di tipo 2 ha mostrato che i lavoratori che svolgono un lavoro con un basso status socioeconomico (tra cui le professioni manuali) e che lavoravano 55 ore o più alla settimana avevano il 30 % di probabilità in più di sviluppare diabete di tipo 2 rispetto ai lavoratori impegnati 35–40 ore alla settimana. I dati si riferivano a 222 120 uomini e donne di Stati Uniti, Europa, Giappone e Australia, che sono stati studiati per circa 7,6 anni. Il nesso riscontrato nel gruppo con uno status socioeconomico basso si è mantenuto anche a seguito degli aggiustamenti per età, genere, obesità e attività fisica, ed è rimasto anche dopo l’esclusione dei lavoratori a turni.

(45) M. Kivimäki et al. Job strain as a risk factor for coronary heart disease: a collaborative meta-analysis of individual

participant data, The Lancet. Oct 2012; Vol. 380, n. 9852, pagg. 1491–1497 (46) M. Virtanen et al., Perceived job insecurity as a risk factor for incident coronary heart disease: systematic review and meta-

analysis, BMJ. 2013 Vol. 8; n. 347:f4746 (47) M. Kivimäki et al. Long working hours, socioeconomic status, and the risk of incident type 2 diabetes: a meta-analysis of

published and unpublished data from 222 120 individuals, Lancet Diabetes Endocrinol 2014, Early Online Publication, 25 settembre 2014 .

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Health 2000, un’indagine sanitaria effettuata tramite interviste sulla salute e visite mediche in Finlandia, analizzava il contributo dei fattori legati o meno all’attività lavorativa sull’associazione tra reddito e disturbi depressivi o d’ansia in una popolazione attiva (48). Eventi di vita avversi, le difficoltà finanziarie e lo stress psicosociale sono tra i fattori che hanno dimostrato di incidere sul gradiente sociale della salute mentale. Tra i fattori legati all’attività lavorativa, lo stress psicosociale è annoverato tra quelli che consentono di prevedere l’insorgenza di problemi psichici. Dallo studio è emerso che un reddito basso è associato a frequenti disturbi psichici nella popolazione attiva. Le combinazioni di fattori lavorativi e basso reddito tra gli uomini e di fattori non correlati all’attività lavorativa e basso reddito tra le donne concorrono a determinare le differenze socioeconomiche nella salute mentale. Durante l’elaborazione di politiche volte a ridurre le differenze socioeconomiche a livello di salute mentale dovrebbero pertanto essere presi in considerazione i fattori legati o meno all’attività lavorativa.

Un altro studio condotto su insegnanti(49) in ambienti di lavoro e di vita diversi ha indicato che vivere e lavorare in una zona svantaggiata dal punto di vista socioeconomico comporta maggiori probabilità di registrare assenze per malattia tra le insegnanti.

Uno studio finlandese che analizzava i fattori che inducono i lavoratori a proseguire la propria attività lavorativa per oltre 6 mesi dopo la data normale di pensionamento è giunto alla conclusione che una buona salute psichica, associata all’opportunità di un controllo sull’orario di lavoro, rappresentano fattori chiave nel prolungamento dell’attività lavorativa in età pensionabile. Inoltre, un elevato controllo sull’orario di lavoro potrebbe promuovere la conciliazione tra il lavoro e i tempi di vita, indipendentemente dalle malattie fisiche croniche dei dipendenti. Questi risultati rappresentano ancora una novità; tuttavia, se il nesso causale dovesse essere confermato, le politiche volte a promuovere la partecipazione all’attività lavorativa tra i dipendenti più anziani dovrebbero prevedere misure di promozione della salute mentale e una maggiore libertà di intervento offerta ai lavoratori più anziani in relazione all’orario di lavoro.

11 Le malattie professionali: gestirle in collaborazione per fare la differenza

Kären Clayton, direttore della divisione “Long Latency Health Risks” (rischi per la salute a lunga latenza) dell’ente per la salute britannico (HSE), ha presentato le attuali priorità dell’ente nel campo delle malattie professionali, vale a dire la prevenzione dei tumori e delle malattie respiratorie.

Nel 2005 l’HSE ha commissionato uno studio sul carico dei tumori (50) per fornire una stima aggiornata dell’attuale carico dei tumori in seguito a esposizione ad agenti cancerogeni sul luogo di lavoro e per esaminare il futuro carico dei tumori di origine professionale. Questo lavoro ha aiutato l’HSE a definire priorità per il futuro, oltre a raccogliere elementi che consentono di migliorare le conoscenze dei vari settori industriali, a cogliere la portata delle prove dei nessi causali, a stimare il futuro carico dei tumori, a definire il numero di lavoratori potenzialmente esposti e a prevedere le probabilità di successo degli interventi. Le priorità dell’HSE sono le seguenti:

amianto; lavoro a turni; silice cristallina respirabile; saldatura; verniciatura;

(48) M. Virtanen et al., Contribution of non-work and work-related risk factors to the association between income and mental

disorders in a working population: the Health 2000 Study. Occupational and Environmental Medicine 2008; 65(3), pagg.171-178.

(49) M. Virtanen et al. School neighbourhood disadvantage as a predictor of long-term sick leave among teachers: prospective cohort study. American Journal of Epidemiology 2010:7(171):785-92

(50) Rushton, L., Hutchings, S., Fortunato, L., Young, C., Evans, G., Brown, T., Bevan, R., Slack, R., Holmes, P., Bagga, S., Cherrie, J.W. & van Tongeren, M., ‘Occupational cancer burden in Great Britain’, Br J Cancer 107, 2012, pagg. 3–7. Disponibile al seguente indirizzo: http://www.nature.com/bjc/journal/v107/n1s/full/bjc2012112a.html; http://www.hse.gov.uk/cancer/research.htm

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gas di scarico dei motori diesel; radiazioni solari; idrocarburi aromatici policiclici (IPA, catrami di carbone e peci); tetracloroetilene; radon.

Le malattie respiratorie correlate all’attività lavorativa comprendono una gamma di malattie causate da polveri, fumi e gas. Le più diffuse sono la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), l’asma e la silicosi.

L’incidenza delle malattie respiratorie è elevata in alcuni settori industriali e attività lavorative, tra cui l’edilizia, l’industria delle saldature, l’estrazione mineraria, l’agricoltura, le fonderie, le carrozzerie e i panifici.

Nel marzo 2013 si è tenuto un evento dal titolo “Tackling Occupational Disease: Developing New Approaches” (Le malattie professionali: individuare nuovi approcci), il cui scopo era incoraggiare il pubblico a collaborare con l’HSE e a farsi promotore delle sue iniziative, attraverso strategie pensate per vari settori industriali e programmi di ispezione/applicazione. Lo scopo è migliorare la conformità alla legge sostenendo interventi mirati basati su prove di efficacia nelle zone a rischio elevato.

A tal fine si ricorre a un ventaglio di interventi e risorse diversi per coprire tutti gli agenti o i lavori prioritari; inoltre, sono in fase di discussione le opzioni disponibili per future attività efficaci rispetto ai costi. Le aziende riceveranno un pacchetto di strumenti e informazioni capace di indirizzarle verso la progettazione e l’attuazione di interventi specifici di lotta alle malattie professionali.

Una caratteristica fondamentale della nuova campagna dell’HSE, intitolata “Attenzione all’amianto”, è una app gratuita per cellulari, tablet e PC portatili, che aiuta gli artigiani a individuare i luoghi in cui, nel corso della propria attività lavorativa, potrebbero imbattersi nella presenza di amianto. Inoltre, l’app fornisce agli artigiani un aiuto mirato sulla gestione dei relativi rischi. Vengono altresì distribuiti pacchetti di sicurezza gratuiti sull’amianto per il tramite del punto vendita al dettaglio di forniture edili TradePoint (51). Le malattie correlate all’amianto sono responsabili di circa 4 500 decessi all’anno e continuano a essere la singola più importante causa di morte sul lavoro, responsabile della morte di 20 artigiani ogni settimana.

L’amosite e la crocidolite, noti anche come amianto marrone e azzurro, sono stati vietati nel 1985, mentre il crisotile, o amianto bianco, è stato vietato nel 2000. Tuttavia, secondo un nuovo sondaggio, i lavoratori del settore edile, i carpentieri e i verniciatori e decoratori potrebbero continuare a venire in contatto con vari tipi di amianto fino a 100 volte all’anno.

Le persone maggiormente a rischio sono i lavoratori che regolarmente intervengono sul tessuto degli edifici (e che quindi sono a rischio di esposizione all’amianto), vale a dire gli artigiani che lavorano in piccoli cantieri e si occupano di piccoli progetti nel settore delle costruzioni e manutenzioni, vale a dire circa 1,8 milioni di persone nel Regno Unito. I destinatari della campagna sono tutti coloro che non hanno bisogno di una licenza per svolgere attività a contatto con l'amianto, non sono preparati a gestire l’amianto e spesso sono esposti a tale materiale senza saperlo nell’ambito della loro attività lavorativa quotidiana. Un’indagine condotta tra 500 artigiani (52) nel settembre 2014 ha dimostrato che, mentre il 53 % era al corrente della possibile presenza di amianto negli edifici costruiti prima del 1970, soltanto il 15 % sapeva che questo materiale può essere presente anche negli edifici costruiti fino al 2000. Soltanto il 30 % delle persone contattate è in grado di individuare correttamente tutte le misure di sicurezza corrette per chi lavora a contatto con l’amianto, mentre poco più della metà, nel cercare di individuare la risposta corretta tra le misure di sicurezza da attivare, ha compiuto almeno un errore potenzialmente letale.

La campagna “Attenzione all’amianto” fa seguito a un’altra campagna dell’HSE, dal titolo “Assassino nascosto”, che è stata condotta tra il 2008 e il 2010. La valutazione della campagna sull’amianto realizzata successivamente ha confermato che questa iniziativa ha avuto un impatto enorme,

(51) Per ulteriori informazioni cfr. https://sm.britsafe.org/hse-launches-new-asbestos-behaviour-change-

campaign#sthash.GeEncw6e.dpuf (52) Insight research to inform the Asbestos 2013–14 campaign. Disponibile all’indirizzo:

http://www.hse.gov.uk/Asbestos/assets/docs/insight-research-2013-14.pdf

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sensibilizzando l’85 % dei destinatari, il 90 % dei quali ha dichiarato di essere stato portato a riflettere sulla propria esposizione all’amianto, mentre l'87 % ha riferito di essere più consapevole dei rischi implicati.

L’HSE sta inoltre intensificando la collaborazione con altre organizzazioni nella prevenzione delle malattie professionali. Un esempio di un nuovo approccio è il progetto LOcHER (Learning Occupational Health by Experiencing Risks, Apprendere la salute sul lavoro sperimentando i rischi), che mira a coinvolgere i giovani in maniera innovativa, per attirarne l’interesse.

12 Priorità nella ricerca sulle malattie correlate al lavoro, considerazioni sui costi e prevenzione delle malattie professionali: l’esempio del Canada

Paul-Émile Boileau, direttore scientifico dell’Institut de Recherche Robert-Sauvé en Santé et en Sécurité du Travail (IRSST), ha presentato una selezione di statistiche sulle malattie professionali nella provincia del Quebec e nel resto del Canada, ha fornito una panoramica della ricerca sulle malattie professionali e ha parlato delle attività di trasferimento delle conoscenze. L’IRSST, che è l’istituto di ricerca sulla salute e la sicurezza sul lavoro del Quebec, è stato istituito in Quebec nel 1980 e ha un consiglio di amministrazione costituito da un ugual numero di rappresentanti di sindacati e datori di lavoro.

Contribuisce alla prevenzione di infortuni e malattie professionali nel settore industriale e alla riabilitazione dei lavoratori interessati; divulga conoscenze e funge da centro di riferimento scientifico; offre servizi di laboratorio e competenze alla rete di prevenzione pubblica in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Gli ambiti di ricerca sono quattro: prevenzione dei pericoli chimici e biologici; prevenzione e ambiente di lavoro sostenibile; prevenzione dei rischi fisici e meccanici; riabilitazione professionale.

In Quebec è considerata malattia professionale una “malattia contratta durante o in relazione a un’attività lavorativa che è caratteristica di tale attività o direttamente legata ai rischi specifici di questa attività”. La definizione varia tra le province canadesi, rendendo difficili i confronti statistici. Nella Columbia Britannica, per esempio, una malattia può anche essere definita come una disabilità derivante dall’esposizione ad agenti contaminanti. Le malattie professionali (16 230), a differenza dei traumi (280 813), rappresentano il 5 % circa di tutti i danni riconosciuti tra il 2008 e il 2011. Nel complesso, si è registrato un calo nel numero complessivo di infortuni, una tendenza questa che si osserva in tutte le province. Il numero delle malattie professionali, tuttavia, tende ad aumentare. Le più diffuse sono di gran lunga le patologie a carico del sistema nervoso o degli organi di senso. La sordità e la perdita dell’udito, unitamente alla sindrome del tunnel carpale, sono responsabili dei tre quarti di tutti i casi riconosciuti ogni anno in Quebec. Seguono i disturbi muscoloscheletrici, perlopiù rappresentati da tendiniti, epicondiliti e borsiti. Asbestosi, asma e silicosi sono rappresentate nella categoria delle malattie dell’apparato respiratorio. Il mesotelioma è la malattia più diffusa nella categoria dei tumori professionali. Vi sono inoltre casi di dermatiti da contatto, che sono dichiarate malattie professionali. Nel complesso, i disturbi muscoloscheletrici sono le malattie più comunemente riferite.

Per stabilire quanti progetti di ricerca venivano svolti in Canada sulle malattie professionali è stata condotta un’indagine tra gli istituti canadesi che si occupano di queste tematiche. L’IRSST ha individuato 15 istituti di ricerca che lavorano a progetti sulle malattie professionali, la maggior parte dei quali in collaborazione gli uni con gli altri. Cinque istituti di ricerca hanno contribuito all’85 % degli studi condotti sulle malattie professionali in Canada: Worksafe BC, l’Institut National de Santé Publique Québec (INSPQ), l’IRSST, il Workplace Safety and Insurance Board Research Advisory Council (WSIB RAC) e l’Occupational Cancer Research Centre (OCRC).

Le malattie che sono state oggetto della maggior parte dei progetti di ricerca sono state i tumori e l’asma, accanto alle quali sono state comunque esaminate anche le malattie dell’apparato respiratorio, i disturbi muscoloscheletrici e l’asbestosi. Nonostante la sordità sia al primo posto tra i casi riconosciuti, sono soltanto due gli studi che se ne sono occupati. Sono stati condotti studi sul rumore, ma pochissimi sulla sordità in quanto tale. Tra gli studi effettuati, il 37 % riguardava

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problemi a carico dei polmoni, tra cui il tumore polmonare, l’asma, i disturbi delle vie aeree, l’asbestosi e la berilliosi. I 12 studi condotti sul tratto respiratorio erano molto diversi tra loro, con progetti su alveolite, infezioni causate da archebatteri, SARS e altri virus respiratori.

Per quanto concerne i tumori, la maggior parte degli studi riguardavano i tumori in generale, tra i quali prevaleva il tumore polmonare.

Riguardo ai disturbi muscoloscheletrici, il più studiato è stata la tendinite.

Riguardo invece ai tipi di studi sulle malattie professionali, se ne è osservata un’ampia varietà, dalla ricerca di base alle revisioni della letteratura. I tre principali tipi di studio erano costituiti da studi epidemiologici, valutazioni dell’esposizione e sviluppo di strumenti, che formavano il 71 % di tutti gli studi individuati.

Negli studi sui tumori, una buona percentuale delle ricerche era costituita da studi epidemiologici, studi di valutazione dell’esposizione e revisioni della letteratura. Per esempio, di recente l’IRSST, in collaborazione con ricercatori dei Paesi Bassi, ha pubblicato una revisione della letteratura sul tumore tra lavoratori dei cantieri navali.

Sono state inoltre calcolate le differenze tra le cifre liquidate ai lavoratori come risarcimento in seguito a infortuni o a malattie professionali, sulla base dei dati del 2005–2007. Il costo complessivo è stato stimato in 850 331 968 CAD, con una spesa media di 7 058 CAD per caso (6 730 CAD per gli infortuni e 14 374 CAD per le malattie), e in 108 382 CAD per le morti bianche (90 595 CAD per i decessi dovuti a infortunio e 131 945 CAD per i decessi riconducibili a malattie professionali).

Le spese di risarcimento (indennità e spese mediche) rappresentano soltanto una parte dei costi complessivi. Il quadro può essere nettamente diverso se si esaminano soltanto le spese di risarcimento. L’IRSST ha pertanto sviluppato un metodo per calcolare i costi complessivi degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali.

Le componenti comprendono:

spese mediche: tutte le spese sostenute per il trattamento e la riabilitazione di un lavoratore vittima di un infortunio o di una malattia professionale;

spese funebri; costi delle retribuzioni (ore non lavorate ma retribuite (stipendio e prestazioni accessorie) a un

lavoratore vittima di un infortunio o di una malattia professionale); perdite di produttività (perdite in termini di retribuzione e lavoro domestico non retribuito

(metodo del capitale umano)); costi amministrativi (spese amministrative generate dalla sostituzione del lavoratore assente); costi umani: il valore del cambiamento nella qualità della vita del lavoratore e delle persone che

appartengono alla sua cerchia familiare per la durata di tali cambiamenti e, in caso di morte, dei potenziali anni di vita persa (per esempio, dolore, sofferenza e perdita di gioia di vivere) come DALY o valore di una vita media.

I costi annui totali basati su casi riconosciuti sono stati stimati in 4,6 miliardi di CAD (2006), pari all’1,5 % del PIL del Quebec, con un costo medio per caso di 38 355 CAD (32 848 CAD per infortunio e 161 017 CAD per malattia, 3 142 872 CAD per decesso conseguente a infortunio e 1 666 414 CAD per decesso conseguente a malattia).

Perlopiù, si tratta di costi umani (61 %) e perdita di produttività (33 %).

In ordine decrescente di costo medio, i costi sono legati all’esposizione al rumore, a infortuni con mezzi di trasporto, esposizione a sostanze nocive, cadute e salti dall’alto, intrappolamenti o schiacciamenti, contatto con temperature estreme, atti violenti, movimenti ripetuti, cadute in piano, scivolamenti o inciampi.

Per natura dell’infortunio e costi medi, la graduatoria è la seguente: disturbi dell’udito, fratture multiple, fratture, disturbi psichici, altri infortuni, altre malattie, ustioni, dorsopatie, disturbi muscoloscheletrici (a eccezione delle dorsopatie), ferite aperte, distorsioni/stiramenti.

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Per settore industriale, in ordine decrescente di costi per caso: settore minerario, attività di sostegno alle attività minerarie e all’estrazione di petrolio e gas, gestione dei rifiuti e servizi di bonifica, contraenti del commercio specializzato, telecomunicazioni, produzione di prodotti minerali non metallici, attività di sostegno all’agricoltura e alla silvicoltura, silvicoltura e utilizzo di aree forestali, grossisti e distributori di prodotti petroliferi, amministrazione pubblica locale, comunale e regionale.

Sono stati inoltre esaminati più da vicino i progetti finanziati per il trasferimento di conoscenze che sono stati realizzati in Canada. Non è soltanto importante svolgere studi e ricerche, ma anche trasferire le informazioni raccolte, e ciò ai fini della prevenzione, per formulare raccomandazioni o per organizzare campagne di sensibilizzazione. Hanno condotto attività di questo genere quattro centri e istituti di ricerca, primi tra tutti l’INPQ, che ha predisposto sette progetti finalizzati a formulare raccomandazioni.

Ecco alcuni esempi di progetti di trasferimento delle conoscenze:

l’IRSST ha realizzato una brochure sull’asma da lavoro come progetto di prevenzione. L’INSPQ ha formulato raccomandazioni sulla sostituzione delle lavoratrici in gravidanza nelle

scuole in relazione all’influenza H1N1. Per una campagna di sensibilizzazione, l’OCRC ha pubblicato una scheda mirata a divulgare

informazioni sui fattori di rischio tumorale nei lavoratori a turni.

Punti da ricordare:

il Canada è particolarmente attivo negli studi sulle malattie professionali. Nel periodo 2007-2012 i cinque istituti di ricerca più attivi hanno realizzato l’85 % dei progetti. Le considerazioni economiche offrono un quadro diverso rispetto al quadro di prevalenza

degli infortuni sul lavoro e della malattie professionali. Le malattie professionali più studiate sono i tumori (29%) e l’asma (14%). Gli studi epidemiologici e gli studi di valutazione dell’esposizione rappresentano oltre il 56 %

dei progetti.

13 Conclusioni Elke Schneider dell’EU-OSHA ha concluso il seminario sintetizzando i principali risultati e sottolineando gli aspetti importanti. Essendo incentrato, già a partire dal titolo, sulla “prevenzione” e sul tema generale delle “malattie correlate al lavoro”, il seminario esaminava, da un lato, le misure atte a migliorare la prevenzione e, dall’altro, la necessità di una base di conoscenze sull’influenza dell’attività lavorativa sulle malattie. Nel corso del workshop sono stati presentati alcuni strumenti utili sia per migliorare la base di conoscenze sia per ottimizzare la prevenzione sul lavoro. Si è ritenuto importante riportare le dichiarazioni delle principali parti interessate e delle organizzazioni attive in questo settore.

Tra i punti analizzati si elencano i seguenti:

è necessario un nuovo paradigma per la prevenzione, che ponga al centro dell’interesse anche le malattie correlate al lavoro e non soltanto gli infortuni sul lavoro.

La prevenzione delle malattie professionali e dei disturbi causati dall’attività lavorativa rappresenta una sfida enorme in tutti i paesi. I dati e le informazioni ufficiali sono alquanto limitati, soprattutto nei paesi in via di sviluppo.

Il riconoscimento, la prevenzione e il trattamento delle malattie e degli infortuni sul lavoro, oltre che il miglioramento dei sistemi di segnalazione e notifica, rappresentano priorità elevate per

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migliorare la salute degli individui e delle società in cui vivono. Questo è un obiettivo che può essere raggiunto soltanto rafforzando le capacità nazionali.

Mentre la varietà delle malattie legate al lavoro in Europa e nel resto del mondo è rimasta inalterata, e malattie quali la perdita dell’udito, le dermatiti e i disturbi respiratori sono ancora fattori importanti, in tutto il mondo stanno emergendo problematiche quali i disturbi psichici secondari allo stress sul lavoro, gli incidenti causati da atti violenti e i disturbi muscoloscheletrici.

Nell’esaminare l’andamento delle malattie legate al lavoro non bisogna limitarsi a considerare soltanto i tradizionali e ben noti elenchi delle malattie professionali, ma è indispensabile tener conto di una ben più ampia categoria di malattie legate al lavoro, compresi tra queste i disturbi neurologici, muscoloscheletrici e psichici. Questa categoria continua a essere poco definita. È necessario convalidare di comune accordo una metodologia adatta a misurare le nuove tendenze.

La distinzione stessa tra infortuni e malattie non è del tutto chiara. Alcuni Stati membri riconoscono il suicidio e gli eventi cardiovascolari improvvisi (ictus) come infortuni professionali. Ecco perché è fondamentale individuare sistemi comuni di segnalazione di infortuni e malattie.

Secondo gli studi sul carico di malattia globale, il crescente carico dei disturbi psichici e comportamentali, dei disturbi muscoloscheletrici e del diabete comporterà nuove sfide per i sistemi sanitari e le capacità di prevenzione. Si moltiplicano le prove dell’esistenza di un nesso tra stress e disturbi muscoloscheletrici.

Alcuni Stati membri (tra cui Austria, Belgio, Danimarca, Germania, Italia, Romania e Ungheria) hanno reagito a tali sfide mettendo a punto regolamenti in materia di SSL o avviando azioni importanti per far fronte ai disturbi psichici legati al lavoro.

La ricerca sul carico delle malattie legate al lavoro condotta in Europa e in Canada si è incentrata perlopiù su talune forme tumorali e malattie respiratorie, e su un elenco limitato di fattori, prevalentemente in considerazione della solida base di conoscenze sulle esposizioni che determinano tali malattie. Sarebbe opportuno cercare altri strumenti per l’individuazione dei problemi di salute sul lavoro, essendo necessario integrare il modello esposizione-malattia con un modello che tenga conto del nesso tra occupazione/mansione svolta e le conseguenze di tali attività sulla salute. I profili di esposizione di determinate professioni potrebbero essere collegati ai dati provenienti dai registri delle malattie professionali e dalle indagini sulle malattie professionali per valutare il probabile carico di malattia. In questo modo si concorrerebbe all’individuazione dei nessi causali tra circostanze ed esposizioni, da un lato, e l’insorgenza delle malattie, dall’altro lato.

Al fine di individuare gli effetti sulla salute a lungo termine e la correlazione tra questi e l’attività lavorativa svolta sarebbe importante considerare e analizzare in maniera concomitante fonti di dati più diversificate, tra cui indagini, registri sanitari nazionali, dati sulla prevenzione sociale e dati sui risarcimenti per malattie croniche e gravi, prescrizioni di medicinali, misure di riabilitazione concesse, registri delle assenze per malattia e le diagnosi a questi associate, pensionamenti anticipati e relative diagnosi, e la mortalità generale e specifica per causa, dati dei registri dei tumori per le informazioni sulla morbilità tumorale e le relative diagnosi, informazioni sui ricoveri e le relative diagnosi tratte dai registri di dimissione ospedaliera, informazioni sulle storie professionali collegate ai dati riportati nei contratti di lavoro dei datori di lavoro, e informazioni sulle caratteristiche del luogo di lavoro. Anche le matrici sull’esposizione professionale, comprensive delle stime della prevalenza e del livello di esposizione per occupazione specifica, potrebbero essere utili per orientare e definire un ordine di priorità delle attività preventive.

I sistemi sentinella possono contribuire a individuare le relazioni causa-effetto precedentemente sconosciute e a sensibilizzare gli interessati sui problemi emergenti. L’applicazione di un approccio che metta al centro la malattia, a integrazione dell’approccio che privilegia i rischi seguito, per esempio, dall’Osservatorio europeo dei rischi dell’EU-OSHA (rischi individuati a priori da esperti), contribuisce all’individuazione dei problemi emergenti o di problemi non

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considerati in precedenza. Si dovrebbero tentare e rafforzare attività di promozione dello scambio di informazioni tra Paesi sui casi sentinella, per consolidare la base di conoscenze e supportarne la convalida. In questo modo si potrebbe anche accorciare l’intervallo di tempo intercorso tra l’individuazione di un problema e l’attivazione di un efficace intervento di prevenzione.

Studi prospettici basati sui dati attuali sulle esposizioni, oltre che studi di scenari che esplorino le opzioni di prevenzione disponibili e i loro effetti sul carico di malattia, potrebbero contribuire a mettere a fuoco e sostenere la prevenzione. A tale proposito si richiama l’esempio dello studio di Rushton et al. sull’impatto delle misure di prevenzione quali la limitazione dell’esposizione al lavoro a turni per ridurre il numero di casi di carcinoma mammario. L’HSE sta collaborando con l’università di Oxford a una guida pratica alla riduzione del lavoro a turni. In Canada l’OCRC ha pubblicato una breve scheda informativa sul lavoro a turni.

Tuttavia, per poter realizzare studi prospettici sono necessarie informazioni sull’esposizione; occorrerebbe inoltre raccogliere dati sull’esposizione con riferimento ai disturbi emergenti tra cui i disturbi psichici, le esposizioni multiple ad agenti chimici e biologici, fattori legati all’organizzazione del lavoro e rischi ergonomici, nonché sulle correlazioni tra questi fattori.

Dagli studi sui sistemi di riconoscimento delle malattie professionali e sugli infortuni denunciati condotti in Europa e Canada emerge che soltanto in rari casi il loro scopo è quello di orientare gli interventi di prevenzione. Spesso la ricerca si concentra sulla valutazione dell’esposizione e sull’epidemiologia, occupandosi solo di rado della prevenzione basata sulle conoscenze.

Gli interventi di prevenzione sui luoghi di lavoro, pur contribuendo a ridurre le malattie, vengono attivati soltanto in rare occasioni con l’obiettivo esplicito di ridurre o prevenire le malattie. Lo confermano sia una ricerca svolta dalla Commissione europea, che ha analizzato i sistemi esistenti di denuncia e risarcimento delle malattie professionali, da cui è emerso che gli elenchi vengono usati come guide alla prevenzione solo in rari casi, sia un’analisi comparativa realizzata dall’ACSH (Scoreboard 2009(53)), sulla base di un’indagine condotta tra gli Stati membri.

Gli studi dimostrano anche che, quando sono intraprese campagne o altre iniziative di prevenzione, raramente ne vengono valutati gli effetti potenziali sulla riduzione del carico di malattia. L’esempio di valutazione e definizione mirata delle campagne sull’amianto realizzate dal Regno Unito potrebbe rappresentare un modello di buona prassi in grado di ispirare iniziative simili.

Analogamente, gli studi e le priorità di comunicazione e promozione degli istituti di ricerca e dei soggetti che forniscono e raccolgono informazioni in materia di SSL si occupano di rado del trasferimento di conoscenze ai fini della prevenzione delle malattie.

Gli studi sul carico di malattia e gli interventi attivati per prevenire le malattie sul lavoro devono prestare più attenzione alle esigenze di una forza lavoro diversificata e alle condizioni in cui essa opera, considerando le dimensioni di genere ed età, oltre che l’importanza del rischio globale dovuto all’esposizione sul lavoro e non solo. La nozione di pericolo sul luogo di lavoro deve essere ridefinita al fine di includervi i fattori legati all’organizzazione del lavoro, la storia sempre più variegata delle esposizioni dei lavoratori impiegati nell’ambito di subappalti, i frequenti cambiamenti di attività lavorativa e lo status socioeconomico. In caso contrario, non sarà possibile intervenire efficacemente alla radice di alcuni problemi di salute legati al lavoro.

È fondamentale sensibilizzare i responsabili delle politiche e altri soggetti attivi nel settore della SSL in merito a tutti questi aspetti.

(53) Advisory Committee on Health and Safety at Work Scoreboard - Executive Summary (2010). Disponibile al seguente

indirizzo: http://ec.europa.eu/social/BlobServlet?docId=4671&langId=en

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C’è bisogno di:

migliorare la raccolta di dati statistici e gli studi epidemiologici, oltre che i metodi di stima, per fornire migliori elementi di prova e consentire lo sviluppo di nuovi strumenti di monitoraggio. Sono inoltre necessari dati sulle malattie riconosciute;

raccogliere informazioni sui benefici delle azioni di SSL e valutare tali azioni nel lungo termine;

trasferire le conoscenze dalla valutazione delle esposizioni e degli effetti sulla salute alla prevenzione a livello di ambiente di lavoro;

mettere a punto una prevenzione mirata supportata da:

o sistemi atti a individuare casi studio di problemi di salute e definire gli interventi di prevenzione;

o valutazione dei progetti e delle campagne di prevenzione; o valutazione di lungo termine delle politiche, per esempio per quanto concerne la

riduzione del rumore; o azioni specifiche per ridurre i problemi di salute, per esempio disturbi della voce; o valutazione precoce dei problemi di salute correlati a nuove professioni (per esempio, i

lavori verdi, i call centre, l’assistenza domiciliare, ecc.); migliorare l’uso degli strumenti esistenti: matrici dell’esposizione professionale e analisi dei

registri sui ricoveri ospedalieri, le malattie e i decessi. collegare l’occupazione a specifici problemi di salute per identificare le cause “nascoste” e

l’interazione tra fattori di rischio; sensibilizzare gli interessati a livello aziendale; responsabilizzare i lavoratori; assicurare un’azione di diffusione da parte dei servizi di prevenzione; garantire la collaborazione tra attori in diversi ambiti strategici.