Simposio 12
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SIMPOSIO 12
PROBLEMI CLINICI NELLA
CLASSIFICAZIONE
DIAGNOSTICA DELLA D.I.:
IL TEMA DEI PROFILI
COGNITIVI
TITOLO Intervento UNA CRITICA ALL’ETICHETTA DIAGNOSTICA DISABILITÀ INTELLETTIVA
AUTORI
Margherita Orsolini
ENTE DI APPARTENENZA
Dipartimento di Psicologia dei Processi di Sviluppo e Socializzazione
Sapienza Università di Roma
Via dei Marsi 78
00185 Roma
Indirizzo E-mail [email protected]
Testo della relazione Introduzione Metodologia Risultati Conclusioni
La prima parte della relazione discute criticamente il concetto di funzione intellettiva
unitaria che sottende la misurazione psicometrica del QI. Considerando evidenze
che provengono da studi di psicologia cognitiva, neuropsicologia e biologia si
argomenta che una generalizzata compromissione dell’apprendimento è alla base di
un deficitario QI. Questa compromissione può essere generata da: i) deficit
dell’attenzione, delle funzioni esecutive e della memoria di lavoro; ii) atipico
sviluppo di alcune strutture neurobiologiche (in particolare, i dendriti) implicate
nell’apprendimento.
Funzioni e strutture neurobiologiche centrali per l’apprendimento possono tuttavia
essere modificate, come suggeriscono sia alcuni studi sui trattamenti sia gli effetti
dell’arricchimento ambientale osservati nei modelli animali del ritardo mentale.
Nella seconda parte della relazione si considera tre casi in cui un trattamento delle
funzioni esecutive e della memoria di lavoro ha prodotto un innalzamento
clinicamente significativo dell’abilità di formare concetti o del QI, misurato
attraverso le Matrici di Raven.
Almeno 3 riferimenti Bibliografici
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TITOLO Intervento / Poster / Comunicazione
Prendersi cura del pensiero: strategie d’intervento nella Disabilità Intellettiva (corso precongressuale n.2)
AUTORI (es. P. Rossi etc. )
Margherita Orsolini, Sergio Melogno, Chiara Toma
ENTE DI APPARTENENZA
Dipartimento di Psicologia dei Processi di Sviluppo e Socializzazione
Sapienza Università di Roma
Via dei Marsi 78
00185 Roma
Indirizzo E-mail [email protected]
Testo della relazione (o ABSTRACT di Almeno 10 righe in
Times New Roman
all’ 11) Introduzione Metodologia Risultati Conclusioni
La realizzazione di interventi con bambini che hanno storie di sviluppo complesse
ha bisogno di alcune condizioni:
• Attività costruite per stimolare funzioni cognitive specifiche
• Un contesto che promuova la modificabilità cognitiva del bambino sia con
esercizi sistematici sia attraverso modalità comunicative che motivano
l’apprendimento intenzionale e l’uso di strategie
• Una relazione affettiva e modalità d’interazione operatore-bambino che
facilitino coinvolgimento emotivo, consapevolezza delle proprie e delle
altrui emozioni, fiducia nella possibilità di affrontare compiti complessi e
talvolta faticosi.
Nel corso ci familiarizzeremo con:
� valutazione dell’attenzione, inibizione e switching attentivo, memoria di
lavoro
� una “ginnastica” di esercizi e giochi che allenano l’attenzione, l’inibizione, il switching attentivo, la memoria di lavoro verbale
� modalità di interazione e comunicazione che promuovono la
consapevolezza cognitiva ed emotiva potenziando il discorso narrativo e le
abilità sociali
Almeno 3 riferimenti Bibliografici
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TITOLO Intervento FUNZIONI COGNITIVE SPECIFICHE E QI NEI DISTURBI DELLO SVILUPPO INTELLETTIVO
AUTORI
N. Varrucciu1-3, D. Scuticchio
1-3, A. Bianco
1-3, F. D’Agostino
1, C. Corezzi
1 e M.O.
Bertelli1-2-3
ENTE DI
APPARTENENZA
1. CREA (Centro di Ricerca ed Evoluzione AMG), Misericordia di Firenze, Firenze
2. WPA-SPID (World Psychiatric Association-Section Psychiatry of Intellectual
Disability)
3. SIRM (Società Italiana per lo Studio del Ritardo Mentale)
Indirizzo E-mail
Testo della relazione
Introduzione
Metodologia
Risultati
Conclusioni
Introduzione: recenti evidenze neuropsicologiche, genetiche e anatomo-funzionali
stanno minando il primato dei modelli monocomponenziali d’intelligenza e dei
relativi strumenti di misurazione del Quoziente Intellettivo (QI). La problematica ha
particolare rilevanza nel Ritardo Mentale (RM), che sembra rappresentare un
raggruppamento di quadri sindromici estremamente variabili, accomunati da
compromissioni cognitive precoci più o meno estese. Tale eterogeneità, che
coinvolge anche i profili adattivi, ha indotto il gruppo di lavoro dell’ OMS per la
revisione dell’ICD-10 a proporre la nuova definizione di ‘Disturbi dello Sviluppo
Intellettivo’ (DSI). Questo cambiamento di prospettiva ha importanti conseguenze
anche in ambito clinico, dove valori di QI unici occultano la specificità delle
disfunzioni cognitive, giustificano qualsiasi sintomo fisico e inducono a credere che
gli interventi terapeutici siano sempre di limitata efficacia. Lo scopo del presente
lavoro è confrontare, attraverso una revisione della letteratura, gli indicatori d’utilità
del modello d’intelligenza su cui si basano gli attuali strumenti di misurazione del
Quoziente Intellettivo con quelli di singole funzioni cognitive.
Metodi: è stata effettuata una mappatura sistematica della letteratura internazionale
con i seguenti quesiti di riferimento: “il QI è una misura efficace dell’intelligenza?”,
“la riduzione del QI è un criterio utile alla diagnosi ed alla tipizzazione dei DSI?” e
“le misure delle funzioni cognitive specifiche rappresentano un riferimento più utile
del QI per diagnosticare e tipizzare i DSI?”.
Risultati: il modello d’intelligenza del QI sembra avere un’utilità limitata, sia
rispetto alla sotto-tipizzazione diagnostica, sia alla vulnerabilità psichiatrica, sia ai
risultati prevalenti delle indagini neuro-bio-psicologiche, che alle abilità individuali.
Uno stesso punteggio di QI può corrispondere a profili cognitivi molto diversi.
Inoltre limiti funzionali e problemi comportamentali associati ai DSI correlano
maggiormente con la compromissione di funzioni cognitive specifiche che con la
riduzione del QI.
Conclusioni: il modello d’intelligenza su cui si basa il QI sembra avere un’utilità
limitata, sia clinica che riabilitativa. L’indagine delle funzioni cognitive specifiche
potrebbe offrire nuove opportunità alla ricerca del settore e dovrebbe essere integrata
nelle batterie di valutazione standardizzate per i DSI.
Almeno 3 riferimenti
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TITOLO Intervento DISTURBI SPECIFICI DELL'APPRENDIMENTO E
QUOZIENTE INTELLETTIVO
AUTORI
D. Scuticchio, M. Rossi, A. Bianco e M. Bertelli
ENTE DI
APPARTENENZA
CREA (Centro di Ricerca ed Evoluzione AMG), Misericordia di Firenze
Indirizzo E-mail [email protected]
Testo della relazione
Introduzione
Metodologia
Risultati
Conclusioni
Introduzione: i Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) si
caratterizzano per la “specificità” del deficit in uno o più
domini di sviluppo cognitivo o di apprendimento (lettura,
scrittura e calcolo). La loro diagnosi prevede che il livello
intellettivo globale sia nella norma. Nella pratica clinica però si
riscontrano profili e confini di disfunzionamento non facili da
definire: in alcuni casi un Quoziente Intellettivo (QI) borderline
o lieve concomita con deficit significativi in abilità specifiche.
Nel presente lavoro è stata effettuata una mappatura sistematica
della letteratura internazionale per individuare i fattori che
rendono tale relazione estremamente complessa.
Metodi: La ricerca della letteratura è stata condotta inserendo le
parole chiave ‘specific learning disability/ies’ o ‘dyslexia’ o
‘reading disorder’ o ‘dyscalculia’ o ‘dysgraphia’ (+ ‘adult’), ed
‘intelligence’ o ‘intelligence quotient’ o ‘IQ’ (+ ‘borderline’) o
‘intellectual/ developmental/ learning disability/ies’ o ‘mental
retardation’ (+ ‘mild’) su tutti i principali motori di ricerca.
Risultati: gli studi sull’argomento forniscono interpretazioni
differenti in merito alla relazione tra DSA e QI borderline. La
maggioranza degli autori supporta l’ipotesi della comorbilità.
Un numero crescente di evidenze individua l’attuale
inadeguatezza della definizione d’intelligenza e della sua
valutazione, soprattutto se riferita ai punteggi per la diagnosi di
DSA.
Conclusioni: sarebbe necessaria una concreta messa in
discussione della validità del QI quale indice dell’intelligenza.
Anche gli strumenti di valutazione specifici andrebbero
riformulati al fine di restituire una corretta stima del
funzionamento cognitivo e della relazione tra deficit globale e
deficit in aree di apprendimento specifiche.
Almeno 3 riferimenti
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PROFILO COGNITIVO E ABILITÀ SCOLASTICHE IN SOGGETTI CON
FUNZIONAMENTO INTELLETTIVO LIMITE E DISTURBO SPECIFICO DI
APPRENDIMENTO: IMPLICAZIONI CLINICHE E PSICOPEDAGOGICHE
Autori
L Bassani*, O Daolio*, S Manzotti**, C Ruggerini**
Ente
* Scuola di Specializzazione in Neuropsichiatria Infantile, Università di Modena e Reggio Emilia;
** Cooperativa Sociale Arcobaleno, Reggio Emilia
[email protected]; [email protected]
Abstract
Da una popolazione di 1920 soggetti afferiti ad un Servizio di Neuropsichiatria Infantile dal
Gennaio 1991 al Dicembre 2009 sono stati estratti 406 soggetti valutati in modo completo per
difficoltà scolastiche; tra questi 59 soggetti (età media pari a 10,6 anni, range=6,7-16,9 anni,
DS=2,3) presentavano un QI Totale alla Scala Wechsler inferiore a 85.
Risultati: 1. disomogeneità dei profili cognitivi: una parte dei soggetti ha profili cognitivi altamente
disomogenei; in queste situazioni gli indici molari di Efficienza Intellettiva sono poco significativi
del funzionamento intellettivo generale; scotomizzare questo dato può significare formulare
diagnosi improprie; 2. co-occorrenza di difficoltà scolastiche; una parte dei soggetti ha difficoltà
nella lettura, scrittura o calcolo. Va sottolineato che i livelli di inefficienza intellettiva potrebbero
escludere una diagnosi di Disturbo Specifico di Apprendimento ma, allo stesso tempo, che Aiuti
Abilitativi adeguati potrebbero migliorare di molto le loro possibilità di apprendere i contenuti dei
curricula scolastici.
LA DISABILITÀ INTELLETTIVA LIEVE
È UNA FORMA DI NEURODIVERSITÀ?
G. L. Mansi, A. Ballerini, M. Molteni
GENOVA 26-10-2012
LA DISABILITÀ INTELLETTIVA LIEVE È UNA FORMA DI NEURODIVERSITÀ?
Disabilità Intellettiva Lieve Disabilità Intellettiva Lieve Funzionamento Cognitivo Borderline
LA DISABILITÀ INTELLETTIVA LIEVE È UNA FORMA DI NEURODIVERSITÀ?
Da quale esperienza partiamo
• lavoro clinico con l’età evolutiva e con l’età adulta
• lavoro con genitori con disabilità intellettiva
LA DISABILITÀ INTELLETTIVA LIEVE È UNA FORMA DI NEURODIVERSITÀ?
Che cosa vogliamo maggiormente comprendere
come funziona la mente in una condizione di D.I. • come funziona la mente in una condizione di D.I.
• quale consapevolezza di sé ha la persona che vive questa
condizione
• quale ricaduta sulla esperienza quotidiana
• quale rischio psicopatologico
LA DISABILITÀ INTELLETTIVA LIEVE È UNA FORMA DI NEURODIVERSITÀ?
E’ possibile conoscere la vita mentale, anche negli aspetti di vita intrapsichica, di anche negli aspetti di vita intrapsichica, di
soggetti con D.I. lieve o con Funzionamento
cognitivo limite?
Conoscenza indiziaria
LA DISABILITÀ INTELLETTIVA LIEVE È UNA FORMA DI NEURODIVERSITÀ?
Conoscenza indiziaria
LA DISABILITÀ INTELLETTIVA LIEVE È UNA FORMA DI NEURODIVERSITÀ?
Quali strumenti ci permettono di allargare le
nostre conoscenze sulla soggettività in questa nostre conoscenze sulla soggettività in questa
area della DI?
LA DISABILITÀ INTELLETTIVA LIEVE È UNA FORMA DI NEURODIVERSITÀ?
• Psicopatologia soggettiva
• Empatia• Empatia
• Studi sulla metacognizione
• Neurodiversità
LA DISABILITÀ INTELLETTIVA LIEVE È UNA FORMA DI NEURODIVERSITÀ?
Neurodiversitàlo sviluppo neurologico atipico (neurodivergentelo sviluppo neurologico atipico (neurodivergente
dalla norma) è una differenza normale e situata
con continuità nello spettro della naturale
varianza umana
LA DISABILITÀ INTELLETTIVA LIEVE È UNA FORMA DI NEURODIVERSITÀ?
MARAMARA
LA DISABILITÀ INTELLETTIVA LIEVE È UNA FORMA DI NEURODIVERSITÀ?
CONCLUSIONI
• Scomposizione della D.I.• Scomposizione della D.I.
• Scarsa consapevolezza del proprio stato
• D.I. lieve ≠ D.I. grave
• Particolari metodologie di conoscenza