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CZ 75 SP-01 PHANTOM 102 S uperati in scioltezza i primi 35 anni di servizio attivo, la CZ 75 si può definire uno dei grandi classici che hanno saputo dire la propria a cavallo tra secondo e terzo millennio. Nata nel 1976, giunta sul mercato americano e in grandi numeri su quello globale solo nel 1993 (una delle tante vittime della guerra fredda), l’arma all’epoca cecoslovacca e ora ceca ha rappresentato – e tuttora rappre- senta – una delle migliori interpretazioni di quel segmento che gli americani hanno etichettato come Wonder Nine. Una delle prime declinazioni, in definitiva, di una semiautomatica in calibro 9 millimetri con caricatore bifilare, lanciata sul mercato in un’epoca in cui ancora si faceva un gran parlare del .45 come unico calibro d’ele- zione per una pistola di taglio operativo e in cui il dibattito sulla supposta supe- riorità del revolver teneva banco. Arma di una modernità assoluta, come anche troppo spesso si è scritto e si è letto, la 75 fu penalizzata dall’esser nata in uno dei Paesi del Patto di Varsavia. Il suo successo commerciale fu quindi, almeno all’inizio, pesantemente condizionato da motivi di ordine politico e militare. Ma fu solo rin- viato: caduto il muro, la CZ 75 ha saputo prendersi la sua rivincita ottenendo quel successo planetario che, oggettivamente, le spettava. La validità del progetto e il suo successo non possono però far dimenticare un dato di fatto: la 75 è un’arma concepita negli anni Settanta del Novecento e che, da Il fantasma di CZ Tra le più recenti varianti che attua- lizzano lo storico progetto 75 di CZ, la SP-01 Phantom rappresenta la quintessenza dell’arma con- temporanea: fusto in polimero, slitta porta-accessori, un cor- redo di dotazioni di sicurezza di prim’ordine. A un prezzo estre- mamente concorrenziale testo e foto di Matteo Broggi La slitta MIL-STD-1913 della Phantom è molto sviluppata in lunghezza così da permet- tere all’operatore di scegliere tra una gamma estremamente ampia di accessori allora, di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia. La risposta CZ a questa consi- derazione non si è fatta attendere e così nel tempo sono state elaborate e lanciate una serie di varianti e modifiche che sono an- date a innestare sul modello originale que- gli elementi di volta in volta richiesti dal mercato o imposti dalle esigenze operative. Prima una sicura automatica al percusso- re, dotazione imprescindibile in un’arma moderna, poi tanti altri aggiornamenti che hanno permesso alla 75 di restare al passo dei tempi e fornire ciò che il mercato civile e quello militare via via richiedevano. 102-107 CZ Phantom (6).indd 102 01/02/12 11.21

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Superati in scioltezza i primi 35 anni di servizio attivo, la CZ 75 si può definire uno dei grandi classici che

hanno saputo dire la propria a cavallo tra secondo e terzo millennio. Nata nel 1976, giunta sul mercato americano e in grandi numeri su quello globale solo nel 1993 (una delle tante vittime della guerra fredda), l’arma all’epoca cecoslovacca e ora ceca ha rappresentato – e tuttora rappre-senta – una delle migliori interpretazioni di quel segmento che gli americani hanno etichettato come Wonder Nine. Una delle prime declinazioni, in definitiva, di una semiautomatica in calibro 9 millimetri con caricatore bifilare, lanciata sul mercato in un’epoca in cui ancora si faceva un gran parlare del .45 come unico calibro d’ele-zione per una pistola di taglio operativo e in cui il dibattito sulla supposta supe-riorità del revolver teneva banco. Arma di una modernità assoluta, come anche troppo spesso si è scritto e si è letto, la 75 fu penalizzata dall’esser nata in uno dei Paesi del Patto di Varsavia. Il suo successo commerciale fu quindi, almeno all’inizio, pesantemente condizionato da motivi di ordine politico e militare. Ma fu solo rin-viato: caduto il muro, la CZ 75 ha saputo prendersi la sua rivincita ottenendo quel successo planetario che, oggettivamente, le spettava. La validità del progetto e il suo successo non possono però far dimenticare un dato di fatto: la 75 è un’arma concepita negli anni Settanta del Novecento e che, da

Il fantasma di CZTra le più recenti

varianti che attua-lizzano lo storico progetto 75 di CZ, la SP-01 Phantom rappresenta la

quintessenza dell’arma con-temporanea: fusto in polimero, slitta porta-accessori, un cor-redo di dotazioni di sicurezza di prim’ordine. A un prezzo estre-mamente concorrenziale

testo e foto di

Matteo Broggi

La slitta mIL-StD-1913 della Phantom è molto sviluppata in lunghezza così da permet-tere all’operatore di scegliere tra una gamma estremamente ampia di accessori

allora, di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia. La risposta CZ a questa consi-derazione non si è fatta attendere e così nel tempo sono state elaborate e lanciate una serie di varianti e modifiche che sono an-date a innestare sul modello originale que-gli elementi di volta in volta richiesti dal

mercato o imposti dalle esigenze operative. Prima una sicura automatica al percusso-re, dotazione imprescindibile in un’arma moderna, poi tanti altri aggiornamenti che hanno permesso alla 75 di restare al passo dei tempi e fornire ciò che il mercato civile e quello militare via via richiedevano.

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si tratta di un’operazione molto semplice. In generale, il fusto riproduce le geometrie della 75 tutta acciaio di ultima generazione con solo un lieve aumento del suo spessore, per fornire la necessaria solidità. Molto pronunciato è lo sperone (beaver tail) così da garantire una presa costante in tutte le condizioni operative. Sul ponticello, nella parte anteriore del calcio e sul dorsalino stesso è presente una pronunciata rugosità (cuspidi a forma pira-midale) che contribu-isce al raggiungimento

L’arrivo del polimeroIn questo crescendo non poteva man-

care una variante con fusto in polimero, un must nel catalogo di qualsiasi produt-tore. Ecco, quindi, la versione Phantom, lanciata già nel 2009 ma non per questo meno interessante per chi sia alla ricerca della leggerezza assoluta in calibro 9 mm. L’arma che abbiamo provato discende dalla P-01, variante compatta della 75 originale pensata per gli impieghi militari e di polizia, che all’archetipo CZ ha a suo tempo aggiunto un fusto più leggero (in alluminio), una sicura abbatti-cane e l’or-mai onnipresente slitta Picatinny. La P-01 è in dotazione alla polizia ceca ed è stata la prima arma a ottenere l’approvazione Nato (# 1005-16-000-8619), una “patente” che si conquista dopo aver passato test che includono prove di caduta da differenti altezze (1,5 e 3 metri), la funzionalità a temperature (-35° e 70° C) e in condizioni estreme (ghiaccio, fango, sabbia, olio), un numero elevato di scatti a vuoto (4.000) e numerosi altri, tra cui una prova di sparo di 15mila colpi nei quali gli inceppamenti non devono avere un’incidenza superiore allo 0,2%. Quest’arma, quando nel 2003 ha ottenuto l’approvazione, ha garantito una funzionalità del 99,95%, ben superiore a qualsiasi aspettativa, la miglior azione di marketing che l’azienda potesse pensare. La linea si è successivamente allargata con due varianti full size, con fusto in acciaio, cari-catore da 18 colpi (dove possibile) e sicura ambidestra (SP-01) o leva abbatti-cane ambidestra (SP-01 Tactical) che sono state alla base dei più recenti successi sportivi in ambito IPSC del marchio ceco. Più recenti sono appunto la SP-01 Phantom di cui stiamo per parlare (fusto in polimero) e la SP-01 Shadow, un progetto che recepisce tanto le esperienze dei tiratori agonisti del team CZ quanto le esigenze degli operatori di polizia. Caratteristica di quest’ultima è uno scatto completamente rivisto e sprov-visto di quella sicura automatica al percus-sore che a detta di molti ha modificato in peggio le caratteristiche uniche di quello pensato nel 1976.La peculiarità della versione Phantom risiede, quindi, nell’adozione del fusto in polimero che ha consentito di ridurre in modo considerevole il peso dell’arma che, nello specifico, spunta un valore ponderale di poco superiore agli 800 grammi, un buon 30% in meno del modello cui s’ispi-

ra. Ulteriore caratteristica della Phantom è la possibilità di sostituire i dorsi dell’im-pugnatura. Due quelli disponibili; a quello arcuato di disegno tradizionale che viene montato di serie, se ne affianca uno più smilzo e lineare che si presta all’impiego da parte di chi abbia mani più piccole della media. L’accessorio, anch’esso in polimero, è bloccato al fusto per mezzo di un incastro, nella sua parte superiore, e una spina pas-sante, in basso, che va a intercettare e bloc-care la molla dell’azione di scatto. La sua rimozione richiede quindi di contrastare l’effetto della molla anche se, per la verità,

Il grilletto presen-ta una forma ar-cuata che facilita il posizionamento del dito indice nel modo corretto. L’ampiezza del ponticello aiuta l’uso dell’arma in-dossando i guanti

I comandi della CZ 75 sono posizionati tutti sul lato sinistro del fusto e includono la leva abbatti-cane, lo hold open che fun-ge anche da chiave di tenuta del sistema, il pulsante di sgancio del caricatore

La volata dell’ar-ma, non bella ma aggressiva. In que-sta immagine è evidente come le guide macchinate sul carrello vadano a scorrere all’inter-no del fusto

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Fusto e carrelloIl fusto, si scriveva, ricalca l’impostazione dell’arma tutta acciaio e questo è eviden-ziato dalla posizione del carrello che sem-bra quasi affondarvi permettendo di otte-nere quella caratteristica tipica della 75, un asse di canna molto basso rispetto

oltre al dorsalino standard montato in fabbrica, la Phantom ne fornisce a corredo un secondo più smilzo, ido-neo all’impiego da parte di chi abbia mani piccole

Il mirino è inserito in un apposito alloggiamento ricavato sulla bindella e bloccato nella corretta posi-zione da un perno passante

tivi d’illuminazione (MIL-STD-1913). In prossimità del rail è presente una placca in metallo, affogata nel lato destro del fusto e per questo non asportabile senza seviziare l’arma, che riporta il numero di matricola, riportato anche su carrello e culatta (in questo caso visibile attraverso la finestra d’espulsione) sullo stesso lato dell’arma. La scelta di collocare tutte le “prescrizioni” di legge su uno stesso lato ha permesso di mantenere la vista sinistra pulita ed elegan-te; vi sono infatti disposti solo i comandi operativi e riportate le scritte relative a mo-dello, calibro e produttore, con un Made in Czech Republic a fare orgogliosa mostra di sé in prossimità del grilletto.

La tacca è innestata a coda di rondine e presenta due punti bianchi al trizio che costituiscono un validissimo ausilio per la collimazione delle mire

del grip ottimale. I pannelli dell’impugna-tura, ovviamente solidali al fusto e non sostituibili, presentano, invece, una rugosità abbastanza attenuata, comunque efficace, grazie all’applicazione di un sottile strato di gomma molto grippante; su di essi è riportato in piccolo il logo del produttore. Ancora sul fusto, in corrispondenza del dust cover, è ricavata la slitta atta ad ospitare vari tipi di accessori, puntatori e disposi-

Vista delle lunghe guide del carrello, che vanno ad impegnare il fusto in tutta la sua lunghezza; per evitare che l’ac-ciaio del carrello consumi rapidamente le guide sul fusto, in polimero, all’inter-no di questo sono affogati due telaietti in acciaio che assorbono le sollecitazioni prodotte dal moto lineare del carrello-otturatore

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all’asse del polso del tiratore, peculia-rità che si traduce in un’ottima controlla-bilità del rinculo e una scarsa elevazione allo sparo. Altro dettaglio che costituisce un pregio del progetto 75 è l’accoppia-mento tra fusto e carrello, con le guide di quest’ultimo che scorrono internamente al fusto stesso (come originariamente nella Sig P210), garantendo un allineamento migliore e una precisione teoricamente superiore a quella di altri sistemi. Questo costituisce senza dubbio uno dei motivi per cui la semiautomatica ceca è una delle armi preferite dai tiratori delle varie spe-cialità pratiche. L’accoppiamento tra i due componenti è attuato mediante l’interpo-sizione di un telaio in acciaio affogato nel fusto e composto da due semi-unità che vanno a costituire, congiuntamente, le gui-de di scorrimento del carrello e ospitano

Il caricatore dell’arma catalogata in Italia forni-sce 15 colpi di autonomia, mentre quello pensato in Repubblica Ceca per la Phantom presenta un pad maggiorato che consente l’introduzione di ben tre colpi supplementari

L’asola ricavata nella parte infe-riore della canna, interagendo con il perno che blocca tutto il sistema, consente l’abbas-s a m e n t o d e l l a stessa e quindi il suo distacco dal carrello dopo un primo tratto in cui i due componenti rinculano congiun-tamente

Le due lunette radiali ricavate sulla canna van-no ad assicurare l’accoppiamen-to tra questa e il carrello nella prima fase del rinculo

il meccanismo del cane (la posteriore) e il gruppo di scatto (l’anteriore). La CZ 75 in tutte le sue versione è una pistola semiauto-matica a corto rinculo di canna basata sul sistema Browning, modificato ma non troppo. L’accoppiamento tra canna e carrello è, infatti, ottenuto grazie a due risalti semicircolari ricavati sulla canna che vanno a impegnare altrettanti recessi mac-chinati nel cielo del carrello-otturatore. La canna, lunga 120 mm, presenta una rampa d’alimentazione integrale molto sviluppata e sei principi destrorsi di rigatura di tipo tradizionale.

azione di scattoMolto interessante è l’azione di scatto, tra-dizionalmente uno dei punti di forza della 75. Come tradizione è mista ed è assistita da un comando abbatti-cane, a parere di chi scrive un dispositivo irrinunciabile in un’arma a doppia azione pensata per gli impieghi operativi. Questa configurazio-

ne, infatti, consente di portare l’arma con il colpo in canna e di effettuare tutte le operazioni che l’introduzione della muni-zione nella camera di cartuccia comporta in modo totalmente sicuro. Il comando è posizionato sulla sinistra del fusto ed è raggiungibile con il pollice destro oppure, per operatori con mani minute, con quel-lo della mano debole; per i mancini, solo questa seconda opzione è percorribile. Lo scatto in sé è molto dolce ed efficace sia in singola sia in doppia azione nonostante comporti una corsa del grilletto non pro-

Smontaggio d a c a m p o della Phan-tom

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allo sviluppo della Phantom. La pistola rappresenta una buona scelta per tutti i tiratori della cate-goria Production e le sue caratteristiche

molto operative la rendono interessante anche come dotazione di corpi militari e forze di polizia.Altre caratteristiche essenziali della Phan-tom sono le mire, fisse; la tacca è assicurata al fusto mediante un incastro a coda di rondine, il mirino invece presenta una propria sede ed è bloccato in posizione da una spina passante. Le due appendici pre-sentano tre punti bianchi al trizio in grado di fornire un utile riferimento anche nel caso si cerchi di collimarle in condizione d’illuminazione scarsa. Tutta la linea di mi-ra si sviluppa lungo una bindella zigrinata il cui compito è quello di assorbire i riflessi in condizione d’illuminazione prodotta da forti sorgenti luminose. Per fornire un look

gradevole e coeren-te con l’adozione del fusto in polime-ro, tutto il carrello è trattato con una finitura opaca.La perla offerta co-me valore aggiunto dalla Phantom è da ricercare nell’ali-mentazione, cui provvede un bel caricatore bifilare prodotto dalla Mec-Gar; l’arma distribuita in Italia, nel rispetto delle caratteristiche im-poste dal defunto catalogo nazionale, prevede i classici 15

colpi + 1 ma quella originale è in grado di ospitare il caricatore con suoletta maggio-rata già in dotazione di altre 75 che porta l’autonomia a ben 18 colpi.

La prova a fuocoIn poligono, la Phantom non ha disatteso le aspettative. La sua buona ergonomia, di cui beneficiano tanto l’impugnabilità quanto l’accessibilità dei comandi, il rincu-lo modesto, su cui influisce il disegno del carrello con l’asse della canna molto basso rispetto all’asse del braccio, conferiscono una controllabilità del sistema di rara efficacia. L’arma non s’impenna, non resti-tuisce un rinculo fastidioso, torna rapida-mente in punteria permettendo di ottenere ottimi risultati di rosata sia in azione sin-gola, quella pubblicata a corredo di queste note, sia doppia. A questo si aggiunge un disegno molto riuscito, che s’ispira a quello classico dell’archetipo, rivisitato quel tanto che basta per produrre un’estetica contem-poranea. Della Phantom, infine, si fa molto apprezzare il prezzo: i 773 euro suggeriti dall’importatore italiano li vale proprio tutti e confermano l’ipotesi che non è ne-cessario spendere un capitale per disporre di uno strumento di pregio.

Lm

Costruttore: CZ-Ceska Zbrojovka, www.czub.czimportatore: Bignami, tel. 0471 803.000, www.bignami.itModello: 75 SP-01 PhantomTipo: pistola semiautomatica a chiusura geometricaCalibro: 9x21 IMIDestinazione d’uso: impieghi operativi, tiro dinamico divisione ProductionCaricatore: bifilare da 15 colpiSistema di scatto: azione mistaPercussione: cane esterno, percussore inerzialeOrgani di mira: mire fisse con inserti di trizioSicurezze: leva abbatti-cane, sicura automatica al percussore e al caneLunghezza canna: 120 mmLunghezza totale: 210 mmMateriale del fusto: polimeroFinitura: brunitura nera opacaPeso: 800 grammiCatalogo Nazionale: 17.959Prezzo: 773 euro

CZ 75 SP-01 PhantomL’autore dell’articolo impegnato nella prova di tiro

Il cane, in posizio-ne di mezza mon-ta, la posizione cui viene portato dall’azione dell’ab-batti-cane

Rosata ottenuta a due mani a 15 metri con mu-nizionamento commer-ciale Geco con palla FmJ da 124 grani

prio brevissima. Il peso di sgancio si atte-sta sui 2.400 grammi in azione singola e 5.200 grammi in doppia. La gestibilità del-lo scatto, associata all’adozione di un cali-bro dalle prestazioni contenute come il 9 mm, ha fatto della 75 una prima scelta per i tiratori agonisti, molti dei quali hanno raggiunto grandi successi con quest’arma nelle sue versioni. Tra questi, Adam Tyc e Angus Hobdell: entrambi dello shooting team CZ, hanno contribuito attivamente

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