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Raccolta di alcune memorie del professore Filippo Cerulli ...
Transcript of Raccolta di alcune memorie del professore Filippo Cerulli ...
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RACCOLTA
DI
ALCUNE MEMORIE
DEL PROFESSORE
FILIPPO CERULLI
D’ ANGHIARI
ATTUALMENTE INFERMIERE NEGLI SPEDALI RIUNITI
DI CORTONA
E SOCIO DI VARIE ILLUS'I‘BI ACCADEMIE.
F I R E N Z E
PER v. BATELLI E FIGLI
1858.
MEMORIA PRIMA
-_Q_
Nuovo istrumenlo per tagliare il collo dell’ulero,
in caso di degenerazione cancerosa.
Se i pratici moderni avessero dovuto porgere orecchio
agli avvertimenti di Ippocrate e dei medici antichi pella
cura dei cancri, quante e quante infelici sarebbero rimasta
vittima di si terribile malattia lasciate in balia della natura!
Più accurate osservazioni patologiche però, non solo hanno
incoraggiati i Professori dell’arte Salutare a portare" il 001
tello su tali degenerazioni occupanti 1’ambito esterno del
corpo, ma anche su quelle che attacaar ponno l’ organo del
la gestazione, ossia l’ utero. ‘
Molte sono state le medicature locali per tali affezioni al
collo dell’ utero istituite, e molte sono le guarigioni vantate
in special modo dal Dottor Chrestien di Montpellier, e da
vari altri; ma io opinerei piuttosto con i signori Boyle , e
Cayol che si fosse piuttosto trattato di flemmasie croniche
dell’ utero , anziché di vere degenerazioni cancerose occupanti
quel viscere, mentre è osservazione costante che tal malattia
non può'esser vinta se non che con il ferro, e con. il fuo
co , purché si tratti di malattia localizzata , ed in conseguenza
priva affatto di complicazione. Persuaso di questa verità,
e poco, come sopra dissi’, credendo alle guarigioni ottenute
con i mezzi terapeutici, mi proposi di esaminare i metodi fino
a qui posti in opera da Osiander, Dupuytren, e Co
Ìombat, come pure gli istrumenti dei quali i medesimi nei
diversi casi si sono serviti; e vedendo che non sempre è in
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facoltà dell‘ operatore di ottenere il prolasso dell’ utero malato
fino a quel punto che abbisogna onde eseguire la neces
seria primitiva manovra, e riflettendo altronde che moltiso
no i pericoli che possiamo incontrare portando un istrumento
sguainato entro la vagina fra due visceri nobilissimi, quali
sono la vescica, ed il retto intestino, divisai di immaginare
un tagliente che scevro fosse degli inconvenienti suddetti, e
dal quale ottenere si potesse intento più fortunato. A tale
effetto ideai un istrumento (Fig. 1.“) che corrispondesse a
quei fini che mi era prefisso, cosicché varj furono gli espe
rimenti che io ne istituii nel cadavere , e sempre con felici
resultati senza lesione cioè né della vescica , né del retto in
testino, nè delle parti laterali della vagina; abbenchè poco,
o niente sensibile fosse il prolasso dell’ utero artificialmente
prodotto con il doppio uncino del Muzzeus diviso in due
branche simile alla tanaglia ostetrica con il fine di potere più
agevolmente afferrare il collo dell'utero di quello che con
un uncino alla volta, e riunendo quindi le due branche in
sieme fare quelle trazioni per le quali si formi e man
tenga quella resistenza , che è necessaria acciò il col
tello recider possa circolarmente le cancerose vegetazio
ni. Mi era intanto proposto di sperimentare questo mio
nuovo istrumenlo nella vivente prima di renderlo di pubbli
ca ragione, ma riflettendo che non tanto frequenti sono le
enunciate affezioni, e che queste si ordiscouo così lentamente
da indurre le pazienti ad invocare il consiglio del medico
quando 0 non altrimenti sono dentro i limiti della curabili
tà , o quando insorte sono letali complicanze, è perciò che
ho divisato di descriverlo e profilarlo nell’ annessa Tavola, e
cosi presentarlo qualunque esso sia ai cultori dell’arte sa
lutare. .
Un fusto di acciaio dell’ estensione di circa cinque pol
lici e mezzo, scavato per circa cinque sesti nel suo centro
e montato sopra un manico di ebano serve a formare la
guaina dell’istrurnento incidente. Nella sua parte superiore
incominciando con un angolo assai ottuso s‘incurva obliqua«
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mente dal basso in alto a semicerchio quasi orizzontale , per
l’estcnsione di un pollice, e mezzo, andando a terminare a
forma olivare nella sua superiore estremità. Entro la scan
nellatura suddetta si articola, fissata inferiormente, una lama di
acciaio dell’ estensione di quattro pollici circa che ascenden
do in alto non tagliente allorché è giunta al punto dell’in
curvamento si fa taglientissima, e falcata per adattarsi alla
guaina orizzontale per l’ estensione di un pollice e qualche
linea , terminando superiormente in un bottone olivare , ed
inferiormente in un prolungamento che per la sua parte in
terna si appoggia ad una molla fissata nel manico, e per
la sua parte esterna serve di presa alla mano dell’ operatore
onde aprir possa a suo bell’ agio l’ istrumento medesimo (Fig.
11.‘) Preparato in tal guisa l’istrurnento, fatte le necessarie
abluzioni nella vagina della malata situata sulla sponda del
letto, ed esaminato l‘ utero con lo \speculo di Recamyer , o
con quello di Ricord onde conoscerà‘ fino a che punto può
essere malato, tolgo all'atto lo speculo suddetto, ali‘erro con
il doppio uncino del Muzzens l’ utero, ovvero con un ago
flessibile a doppia ansa, e tirandolo in basso con la mano
sinistra afiido , o l’uncino o I’ ansa suddetta ad un assistente,
e impugn0 con la destra il bisturi nascosto, ed introducen
dolo entro la vagina chiuso, fisso l’ estremità semilunare del
medesimo alla parte superiore sana del collo dell’ utero, ma.
posteriormente guidandolo con il dito indice della mano si
nistra in modo che l’angolo ottuso corrisponda alla parte
posteriore della vescica, e la porzione olivare alla parte an
teri0re del retto intestino; e quindi ripreso con la sinistra
l’uncino, comprimendo con il dito anulare , e medio della
mano destra l’estremit‘a inferiore del tagliente verso il ma
nico ottengo lo sguainamento della porzione incidente falcata
e con un moto di rotazione, e di sezione nel tempo stesso
dal basso in alto e da destra a sinistra, compio l’asportazio
ne totale delle degenerazioni indicate, e lo estraggo chiuso
come primitivamente lo avevo introdotto, istituendo quindi
la necessaria medicatura.
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Vari mi ‘sembra che esser possano i vantaggi che si ri-‘
traggono dall’ uso di questo. ,
I.“ L’ introduzione di un istrumento tagliente entro il
cavo vaginale senza bisogno che le parti siano distratte da_
veruno speculo, ed in conseguenza alquanto più agevole la
manuvra.
2.° L’impossibilità assoluta di ledere le parti circostanti;
ed in special modo la vescica, ed il retto intestino.
3.° Il potere eseguire una sezione circolare delle parti
malate, sezione che ottener non si può con gli altri istru
menti fino a qui immaginati se non se prolassando l’ utero
inmodo, che recider si possa il di lui collo stiragliato fuori
della vagina’, lo che può esser fatale , e deve rendere assai
più incerto l’ esito felice di tale pericolosa operazione , o siv.
vero con quella specie di stampo immaginato dal Professor
Dupuytren del quale non in tutti i casi ci possiamo ser
vire, e che rende complicatissima l’operazione; 0 foderando
quasi direi le pareti vaginali con dei speeuli onde potere
introdurresenza pericolo gli istrumenti incidenti, fino a que
sto punto‘conosciuti, essendo tutti privi all'atto di guaina.
MEMORIA SECONDA
Esportazione di circa sei dita traverse di retto inteslino
prolassato e ricoperto di cancerore 9egetazùmi.
Intimamente persuaso degli innumerevoli vantaggi che emer<
gel‘ possono dalla comunicazione reciproca di quelle osserva
zionipatologiche che in sè riuniscono una non comune im
portanza , si per la forma morbosa , che per il metodo cu
rativo adoperato, non ho creduto afl'atto immeritevole di
essere pubblicata l’istoria di un caso rarissimo per se stesso
e che dietro il metodo operativo da me istituito sorti un esito
il più felice.
Vincenzo Sanchini della cura del Calcinaia , comunità di
Cortona, di anni 13, di temperamento cachetteico, fino dalla
più tenera età andò soggetto al prolasso del retto intestino
Figlio di genitori indigenti, fu per vari anni trascurato nella
lusinga forse che l’intestino, tornasse alla sua natural situazione-1
Giunlo all’età di cinque} anni fu sottoposto alla visita di
alcuni Professori,che presa di mira soltanto la rintroduzione mo_
mentanea dell’intestinocontenendolo con una semplice fasciatura
non,.pensarono ad adottare altri provvedimenti all’uopo che
essere gli potevano giovevolissimi,come la escisione della mem
brana muccosa dell’ intestino medesimo. All’ additato siate‘
ma si attennero per lungo tempo i genitori del nostro paziente
ma successivamente vedendo, che ad ogni più ‘lieve ‘sforzo
nell’ evacuare, l’intestino di bel nuovo prolassavasi, divisa-_
rane di abbandonarlo a sèste’sso. Le ruvide vesti delle quali
ricoprirasi il paziente cominciarono a portare tale, e tanta
irritazione su quella. parte , che ‘in varj punti dell’ intestino
fuori uscito formaronsi vaste eSulcerazioni donde finivano
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continuamente materie purulente. Si ricorso di bel‘nuovo al
parere di qualcuno, e fu dichiarato incurabile. Giunto il
Sancbini all’età di anni 13, e andando la malattia gigante
scamente progredendo, fu per l’ istanze del meritissimo e ze
lantissimo priore sig. Don Antonio Gallai parroco di quel
1’ infelice che mi accinsi all’esame di questa singolare af
fezione‘, e mentre altamente disapprovai la imperdonabile tra
scuratezza dei suoi, non potei fare a meno di non detestare
la poca attività di chi, tanti anni prima di me, lo aveva
esaminato.
Situati ‘nella sponda di un letto quell’ infelice, e, remossi
i rozzi panni che ricuoprivanlo, potei osservare, che circa sei
dita trasverse di retto intestino ricoperto di fungose le vege
tazioni facevano tumore fuori degli sfinteri dell’ano, e al
più piccolo tocco gemevano sangue Fig. 1.‘,11.“
Durissimo era al tatto, ed impossibilissima la ridu
zione avendo ormai acquistato un calibro tre volte supe.
riore al naturale , ed insuperabili adesioni. Interrogato il
paziente, mi disse che sentiva su quella parte terribili dolori
con lancinanti punture specialmente nell’ evacuare le materie,
sebbene a ogni momento scolassero fecce fluide, e fetentis
sime. Dietro le più diligenti indagini potei accertarmi che
la malattia fino allora limitata al solo intestino fuori uscito
intanto potevasi agevolmente diffondere lungo il tratto del
intestiuo medesimo contenuto in cavità, e così compromettere
l’ animale economia.
In tale stato di cose , ed abbenchè sussistesse un evidente
grado di denutrizione per le continue perdite, e sanguigna
e marciose a cui andava soggetto, pensai che l’ unico tenta
tiro per togliere questo individuo e penosa inevitabil morte
fosse l’ esportazione di quella porzione di alterato intestino.
Rimasto privo dei suoi genitori, e privo in conseguenza di
Ogni mezzo per eseguire il mio progetto nella propria abi
tazìone, consigliai il prelodato sig. Priore di far tradurre il
paziente a questo spedale , lo che avvenne verso i primi di
lettemlare del 1834. Fu quivi situato in uno di quei letti
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destinati per le malattie cliiiurgiclie, e poscia prescritta da
me severa dieta, semicupi, empiastri ammollienti sopra 1’ ir
ritato tumore, e bevande mucillaginose. Sottoposto per vari
giorni all’ indicato regime , cominciai ad amministrargli degli
oleosi, ed a fargli applicare qualche mìgnatta sulla regione
ipogastrica, la quale sin da quando egli era alla propria
abitazione facevasi alquanto turgida per la irradiazione flo
gistica che di tanto in tanto dill'ondevasi dal punto cronica»
mente affetto, ed alterato, al resto dell’apparato gastro-ente
rico. Convinto per tal modo di aver fatto tnttociò che ri
chiedevasi prima di devenire alla propostami operazione per
non derogare né ai regolamenti di questo spedale , né ai ve
glianti ordini in proposito. convocai un consulto , e tanto
più di buon grado mi ci determinai , in quanto che io desi
derava, che questa singolare malattia esaminata fosse anche
dagli altri miei colleghi , cosicché intervennero gli eccellentis
simi sigg. Dottori Villil'ranclri, Bianchi, Diligenti, Santucci
e Corredi. Riuniti insieme nel giorno prefisso i suddetti Pro
fessori, e trasferitisi' meco al letto del malato , dopo avere in
fatta loro l’istoria dell’inveterata malattia suindicata , ed
esaminata da loro stessi la parte affetta esposi non esservi
altro compenso che l’esportuione del tumore resecandolo ai.
margini dell’ano, mentre mi era assicurato che non più ol
tre la dcgenere malattia siera allora diffusa. E poiché tale
operazione non da altri fino a quel giorno, per quanto sia
a mia notizia, era stata eseguita almeno in Italia , non
per la dillicollà del processo operativo ma per la rarità del
caso, e per le pericolosissimo conseguenze che potevano de«
rivarne, furono tali e tante le ‘obiezioni da ciascuno diret
temi si sul metodo operativo, che sulla cura consecutiva,
che fui costretto a differire ad altro giorno I’ operazione, al
che agevolmente mi arresi, giacché calcolava che il ritardo
di un giorno arrccar non poteva letali consegirenzc.
Nel giorno consecutivo ci riunimmo di bel nuovo,e seb
bene vi fosse qualcuno che escludesse affatto l‘ esportazione
del tumore, proponendo la cauterizzaaione, o l’ allacciatura ,
‘ I
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ed altri che non approvasse alcuna operazione, pure il mio
della maggior parte, per le ragioni che addussi, preponderò
in mio favore, e mi accinsi ad operarlo. Preparato il paziente
nel modo.usitato, e disposto quanto era necessario prima
d’intraprendere l’ enunciata operazio'ne, lo situai nella parte
destra del letto con le gambe semillesse sul basso ventre, e
alquanto divaricate facendolo reggere da alcuni assistenti in
quella posizione; introdussi quindi con la mano destra una
stecca di balena di figura rotonda , e di proporzionato cali
hro nel cavo del‘ retto, mentre con la mano sinistra reg
gevo il tumore avvolto in un pezzo di finissimo pannolino.
Consegnai ad altro assistente la stecca situata come sopra, e
reggendo da me stesso il tumore con la sinistra , impugnai
con la destra un coltello panciuto, e spingendolo fino entro
gli sfinteri con un moto circolare dall’alto in basso, e da
sinistra a destra colla resistenza che mi presentò la stecca
suddetta posta nel eentro, esportai tutto il tumore asieuran
domi non esservi rimastala più piccola porzione d’intes’tino
degenerato. Appena ciò fatto portai con' due aghi ricurvi a
due doppie anse di filo incerato colle parti laterali dell’in
testine retratto alquanto entro gli sfinteri e tirandolo in basso
potei con tutta sicurezza allacciare anche i più minimi vasi
che in quel momento gemevano una gran quantità di san
gue ci‘ così senza l’azione del caustico impedire la momen
tanea e consecutiva em0rrugia, che doveva tener dietro a tale
operaflzione. Fissai le due anse con gli altri lacci ad un con
venieute apparecchio, e quindi applicai sui margini dell’ano
morbide filaspalmate con pomata di rose, ed un piccolo
stuello nel centro onde impedire la coalescenza di quelle
parti che non dovevansi riunire , contenendo il tutto con
pezze, ed una fascia a T. Situai il paziente in posizione
orizzontale prescrivendoli severa dieta , bevande mucillaginose _ ‘
e perfetta quiete. Nella sera gli feci un salasso di once 10’;
nella notte gli si afl‘acciò. qualche dolore al basso ventre‘7 gli
fu appresso praticato altro salasso di libbre , ed inoltre fu-’
Y%‘OIÌYCÀ.:ÈPPHCGÌC IO mignatte alla regione ipogastrica, mentre
Il
tutto il resto del basso ventre era ricoperto con largo em
piastro ammolliente. ' ' "
‘Al quinto giorno feci la prima medicatura , etrovai stac
cati alcuni lacci, e la superfice della piaga in bonissima con
dizione. Si era sviluppato un lieve grado. di febbre, ed io
ripetei altro salasso di once otto, e prescrissi una savon’ea
composta.
R. Olio di mandorle dolci once 3, mucillagine di gomma
arabica once 2, mese. da prendersi epicraticamente. .
Nei giorni consecutivi ebbe qualche leggera evacuazione di
materie fluide con pochissimo dolore,'avvertendo perfino lo_ sti
molo che per lo più precede la evacuazione di tali materie. Al
1 duodeci’mo giorno eran caduti tutti i lacci, e i margini della
incisione erano in piena supporazione. Nessuno sconcerto intesti
nale si sviluppò nei giorni consecutivi, e per tal guisa con una
semplice medicixtura di fila spalmate coùpomata di semifreddi,
e con un semplice.apparecchio contenitivo, quest’infelice poté
ottenere una completa guarigione dentro il periodo’ di un
mese circa, godendo tuttora la più florida salute. Dietro i
rapidi progressi che da parecchi anni ha fatti la medicina
operativa per le accurate osservazioni dei Scarpa, dei Vaccà
dei Dupuytreu, dei Cooper , e di tanti altri uomini cele
berrimi ,che tuttora come astri bencficiilluminano'la nostra
Europa, non avverrà che tanti infelici giungano all’estrenw
da doversi sottoporre a si pericolosa operazione , avendoci
quei sommi maestri additati mezzi più facili, emeno pericol‘
lesi, onde_vincere‘ la malattia suindicata nel primitivo suo
Sviloppo.lhh se per mala ventura la incuria del paziente, dei
congiunti o qualche irrazionale consiglio di Professore esen
cente, (se pur vi può essere) inducessero a trascurare una tale
affezione nei suoi primortij,-epar cui deg'enétam'fial punto
che noi la vede'mmo, sarei in tal caso di.opinione, che non
potendo‘ mettere in opera il metodo di Dupuytren per con‘
tenere stabilmente in cavità il prolassato intestino per essere‘
ormai degenerato, sempre preferir si debba l’ esportazione del
1’ intestino suddetto, piuttosto che dcvenire alla cautei‘izza
°l
u
zione, e sia tanto vantata da Marco Aurelio Severino quantun
que il cfleberri'mo Kluyàlcens asserisce di averla molte volte
praticata con successo.
‘E di fatto. Chi ci assicura che colla cauterizzazione di
strugger si possa, tutta quella porzione di membrana'muccosa
degerierata? potrebbe bene avvenire che distrutte in parte le
degenerazioni cancerose,e diminuito di calibro l’intestìno
Protruso, dietro lieve manuvra se ne ottenesse la riduzione,
ma intanto progredendo il deleterio processo morboso entro
la pelvi, porterebbe inevitabilmente a lenta e dolorosa morte
gli individui che ne sono affetti; mentre con l’esporlazione
qualora la malattia non oltrepassi li sfinteri , e non siansi su
scitate generali complicanze , siamo certi che l’ individuo può
andare esente da qualunque recidiva , essendo sempre in no
stra potere di dominar il tumore in ogni punto, e_di estir
parlo come io feci nel caso surriferito.
Possa questo fatto servir di esempio e.di incoraggimento
a quei professori, ai quali avvenisse d’incoritrare un caso a
questo conforme nel loro pratico esercizio.
SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA.
Figura. I
A. A. A. A. Contorno della massa eancerosa che rico
priva tutto l’ intestino prolassato. '
B. B. Cellulare sano in prossimità della parte superiore
dell'intestino reciso.
C. Piccola apertura irregolare situata in fondo alle can
cerose vegetazioni, da cui sortivano le materie fecali.
Figura- II.
. A. A.'A. A. Vegetazioni cancerose vedute lateralmente.
B. B. Cellulare sana.
C. C. Canale formatosi fra 1’ escrèscenze suddette, che
serviva a dare libera uscita alle materie escrementizie.
D. D. Intestino sano veduto per la sua parte interna.
E. E. Bordo superiore della porzione dell’intestino e
Sp0rtato corrispondente agli sfinteri dell’ ano.
MEMORIA TERZA
‘G’
Jllaccialura. dell’ arteria crurale sinistra per aneuri°
smo _fàlso circoscritto dell’ arteria poplilea.
Le accurate instancabili osservazioni, ed esperienze degli
Haller, degli Hunter, degli Homo, dei Dessault , e degli
Scarpa hanno sparsa tanta, e si chiara luce sulle alî'ezioni
aneurismatiche da dare poco più libero campo ad altri pato
logi, d’ ingegno anche sublime, per‘ dipartirsi da quei prin‘
cip], da quelle definizioni, e da quei metodi di cura, che
da essi sono stati dati come più certi,e più razionali per co
nascere, e vincere tali malattie.
Tenendo dietro con occhio imparziale ai diversi metodi
che sono stati proposti negli andati tempi, vedremo che
Valsava, e Alhertini curarono gli aneurismi tanto interni,
che esterni con i salassi, o con la dieta, che Bartliolin,
Gueren di Bordeaux , Trayran, Sabatier, Hogdson , Larrey
con i topici refrigeranti‘, Wcltin, Léber, Pctit, Thedem
Guattani , Molinelli , e molti altri con la compressione sopra
il tumore, e che tutti con i loro particolari metodi qualche
vantaggio ritrassero nelle cure istituite.
Keilleyre, e Guillemau furono i primi clre trascurando
i metodi dei loro antecessori, conosoendone l’it1cortena, por-
.tarono il Coltello sopra il tumore, squarciundolo in tutta la
sua estensione allacciando poscia le due estremità arteriose,
e riempiendo di fila il vacuo che rimaneva dietro il votamento
dei grumi , e costituirono così il metodo antico. ‘
Anel, e Hunter riconosciuti i danni, e le spareirtevoli
‘4
infiammazioni che sviluppavansi dietro tal metodo operatorio,
e la perdita innumerevole degli individui in tal guisa ope
rati , crearono un metodo tutto nuovo, metodo che i pratici
sommi di tutte le nazioni hanno adottato, e adottano in
preferenza di ogni altro, allacciando cioè il tronco arterioso
alquanto sopra al tumore aneurismatico, lasciando quindi il
tumore medesimo in balia della Natura.
Brasdor in seguito, e Vernet crederono che ottener si
potessero risultati più felici allacciando l’ arteria al di sotto
del tumore, e ne crearono altro metodo, metodo che però
in soli pochi casi può essere al sopradescritto preferito.
Innumerevoli quistioni insorsero sulla località, e sui
vari mezzi che erano diretti ad impedire il libero circolo
del sangue, e sul tempo in cui rimaner dovevano tali mezzi
a contatto con l’arteria.
Alcuni opinarono, che dopo aver messo allo scoperto
l’ arteria al di sopra del tumore portar si dovessero più lacci
per impedire le secondarie emorragie, etali furono Guattani
Deschamps, Hunter, e Boyer. Altri praticarono la torsione,
altri la momentanea compressione dell’arteria come Dubois,
Jones, Chopart, Mounoir , e Assalini immaginando a tale
uopo,,e compressori, e pinzette. .iq ..
Bell , Travers, e Scarpa, pensarono chella legatura
temporaria del cilindro arterioso , mantenuta cioè per soli
tre o quattro giorni, potesse essere sulliciente a far si , che
le tuniche interna e media si rompessero‘, e che trasudando
una linfa coagulahile si suscitasse uu’infiammazione adesiva
capace d’ impedire J’ulcerazione del cilindro arterioso , e la
secondaria emorragia. Grande fu il numero dei seguaci di tal
metodo in Italia; fino anche ai giorni nostri sebbene in In
ghilterra sia stato del tutto abbandonato.
Laurence , Walson, Vorstershire, e fra inostri toscani
il celeberrimo professore Andrea Vaceà, opinarono , e pro
varono con ripetuti esperimenti, che con la permanente al’,
lacciatura del vaso si otteneva più sicura la guarigione, evi
tando in tal modo quasi sempre la secondaria emorragia
15
tanto fatale‘ in simili circostanze, non che le ripetute dolo
rose manovre che sono indispensabili nella temporaria al
lacciatura. -
Persuaso di tal verità, non mancai di porre in opera
tal metodo nell’ individuo di cui attualmente scendo a trac-.
ciarne l’istoria. , .
Il di 20 del decorso mese di ottobre , presentossi a questo
spedale un tale Francesco Scanna colono di questa comune
di anni 34, di temperamento pletorico, e alquanto adustoì
accusando un fierissimo dolore nella parte posteriore del gi
nocchio sinistro, ossia nella cavità poplitea. Situato sopra il
letto ed esaminata accuratamente la parte, vi riscontrai un
tumore del volume di un grosso uovo, e pulsante sotto la
pressione. Interrogato il malato sulle cause che potevano
aver dato luogo allo sviluppo di quella affezione, disse, che
un mese circa prima che si facesse da me visitare, dopo
aver lavorato con la venga per un intero giorno, aveva in
cominciato a sentire qualche dolore in quella parte, e fin
d’allora si era accorto di una piccola tumefazione, che len
tamente era andata crescendo fino al punto in cui io in
quel momento la potei osservare, e che già le impediva il
libero cammino. Bipetei le più accurate indagini, e avendo
osservato che comprimendo superiormente la crurale, il tu
more cessava di pulsare, e un poco diminuiva, mentre com
primeudola al di sotto accadeva il contrario, potei accertarmi
trattarsi di un aneurisma falso circoscritto della arteria po
plitea. Non occultai al nostro malato la gravezza del suo
male, e l’ operazione a cui era necessario sottoporsi, onde
tentare almeno la guarigione che con niuno altro mezzo
ottener poteva indubitatamente. Turbò non poco questo mio
libero parlare quell’infelice, ma finalmente si decise di ri
manere in queste infermeria e di sottoporsi a tutto ciò che
l’ arte avrebbe suggerito. Situato in uno dei letti di chirur
gia gli prescrissi severissima dieta, gli feci un salasso dal
braccio, gli ordinai una limonata minerale, alcune prese di
solfato di ferro artificiale con pochi grani di digitalis pur.
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purea da prendersi a riprese, e le posche diaccie sopra al
tumore. Nel giorno consecutivo gli ripetei un salasso di once
otto; e feci applicare dieci mignatte intorno al tumore me
desimo. Scomparve il dolore che erasi manifestato nel poplite
ma incominciò la sura a farsi alquanto edematosa, ed il tu
more a crescere di volume. Seguitai la dieta, e l’ uso del solfato
di ferro per circa giorni dieci, dopo la qual’ epoca convocai
un consulto, ove niuno dissentendo, né per la natura ed
essenza della malattia, né per l’ assoluta necessità dell’ope
razione, il giorno appresso che fu il di sei di ottobre, mi
accinsiad operarlo. Alla presenza degli Eccellentissimi Signori
Dottori, Bartolini, Bianchi, Diligenti , Santucci, Curradi
padre, e figlio, Bongini, Facchini,e di varie altre persone,
preparato prima il necessario apparecchio, feci situare il
malato sopra un letto piuttosto duro, e con la gamba af
fetta alquanto flesso sulla coscia, e la coscia sul tron
00, quindi postumi alla destra del medesimo, e facen
dolo sostenere da alcuni assistenti, impugnati un bisturi pan
cinto, e a mano volante, dopo avere esaminato con la li
nistra il decorso della crurale, feci un incisione di circa
quattro pollici lungo la parte interna della coscia fra il ter
ao medio , ed inferiore, e giunsi fino all’aponeurosi del fa
scialata. Allora presi una tenta scanalata, e con un bisturi‘
di stretta lama incisi l’aponeurosi ‘ medesimo per quanto cre
dei necessario, mettendo allo scoperto il bordo interno del
Sartorio, dietro il quale suol risonntrarsi la guaina cellulosa,
entro cui contenuti sono i vasi, e nervi crurali; varie fu
rono le ricerche che io feci della guaina suindicata,<îtuando
ad un tratto mi accorsi che il muscolo saflorioera di figura
biventre, e che fra i due ventri suddetti scorrevano l'arte
ria, e i nervi crufali che per qualche momento io aveva
cercati nel punto in cui ordinariamente sogliono ritrovarsi.
Divaricai le due porzioni del sartoria, incisi la guaina cel
intesa, e separando con la spatola di uno specillo la‘ vena, ed
i nervi crurali, denudai per poche linee l’arteria medesima,
che ritrovai di piccolo calibro, 0 con un cordoncino compo
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sto di 4 fila di refe incerato, portato al di sotto dell’arte
ria per mezzo dell’ago di Declxamps la circondai , e con un
semplice nodo stringendola, esaminai se il tumore aneuri
smatico ulteriormente pulsava. Assicuratomi essere cessate
all'atto le pulsazioni nel tumore . strinsi un poco più il nodo,
e l'acendovene un altro sopra , estrassi dalle labbra della fe
rita l’ansa con cui avevo allacciata la crurale , ed un’altra
piccola ansa occorsa per allacciare una delle altre arterie
muscolari; riunii la ferita con strisce di cerotto applicandovi
poscia fila, pezze, ed una adattata fasciatura. Il malato fu
alquanto docile, e sostenne l’ operazione con molta impertur
babilità. Nessun sensibile raffreddamento comparve nell’arto
sottoposto, che però credei prudenziale di circondare con leg
gerissimi guanciali ripieni di lana , evitando qualunque com«
pressione anche sui vasi capillari, e feci situare alla pianta
del piede alcune bottiglie ripiene di acqua calda, e per be
vanda gli prescrissi la semplice limonata. Lo feci porre in
una stanza appartata, e i soli brudi servir doveronli per
qualche giorno di nutrimento. Verso la sera essendosi i polsi
fatti alquanto frequenti più per lo sbilancio idraulico avve
noto, che per incipiente processo flogistico, gli feci un pic
colo salasso di once sei. La notte passò piuttosto tranquilla.
Il dìsette nella mattina lo trovai apirettico , e l’ arto sotto
posto con il suo calor naturale. Il di 10 novembre giorno
quinto dell’ operazione, avendo passati gli altri giorni nella
solita calma , volli fare la prima medicatura. Tolsi con som
ma diligenza l’ applicato apparecchio, e trovai la coscia
pochissimo tumida, la ferita per un buon terzo riunita , ed il
tumore molto diminuito di volume. Riapplicai isoliti cerotti, fila,
e fasciatura inibendogli il più piccolo movimento. Il di set
timo rinnovai la medicatura, ed eranvi abbondanti suppura
zioni:, solita dieta, e bevanda. Nell‘uudccimo giorno cadde il
piccolo laccio dell‘arteria muscolare, e trovai anche in minor
quantità le suppurazioni. Nel quindicesimo, incominciai a
fare qualche leggiera trazione sul laccio della crurale, e nel
giorno di poi lo potei estrarre con niuna diflicoltà, venendo
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unitamente al laccio circa dieci linee dell’ arteria medesima,
pervia per tutta quella estensione, e solo un poco. lacerata
al di sotto della legatura. Itiunii al solito la piaga con i
cerotti lasciandovi solo un piccolo spazio per la libera sor
lita della supporazione. Le condizioni generali furono sem
pre plausibili, non essendosi mai presentata nel polso la
più piccola alterazione. Per dare più facile sortita alle poche
suppurazioni che si formavano , incominciai a medicarlo ogni
giorno, aumentando anche un poco il vitto. Feci qualche
contatto con nitrato di‘ argento, e così in circa giorf
ni trentacinque potei ottenere la cicatrizzazione comple
tu della creata incisione , e la scomparsa quasi totale del
tumore aneurismatico, essendovi solo rimasto un piccol nu
cleo che con l’ andar del tempo verrà probabilmente dai vasi
linfatici totalmente assorbito.
Tutti i metodi curativi proposti per gli esterni aneuri
smi hanno per oggetto l’obliteramento della porzione dila.
tata dell’ arteria , acciocchè addivcnga impermeabile al sangue
e si cambi il tumore aneurismatico in una cisti sanguigna
isolata nel mezzo delle parti circostanti, il di cui contenuto
deve essere rapidamente assorbito. Basati su tal principio
cl'ti propose , come sopra dissi, la compressione; chi l’allac-,
ciatura temporaria , chi la permanente. Ciascuno riportò van
taggi dal metodo prescelto: ed in conseguenza opinò che in
un modo, o nell’altro eseguita fosse tale allacciatura, non
ad altro servisse che a rompere le taniche media, ed interna
del cilindroarterioso, e trasudando da questa rottura una
linfa coagulabile servisse alla reciproca adesione delle pareti
arteriose, ed in conseguenza alla guarigione dell’aneurisma
A me però non sembra che tale asserto si possa in
tutti i casi generalizzare, essendo osservazione di pratici
molto famigerati come Jones, Travers, e Hutchison esserne
necessario che si susciti lungo il canale arterioso sopra, e
sotto la legatura un’ infiammazione adesiva , che unitamente
al grumo conico, che comunemente vi si suole osservare im
pedisca l‘ ulteriore emorragia formandosi ivi un coagulo sta
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bile, e permanente senza che però segua rottura alcuna
delle membrane suindicate. Il caso da me sopra descritto,
sembrami essere in parte sufliciente a provar tal verità, o
almeno ad aprire un vasto campo a più accurate osservazio
ni. Il distacco avvenuto di un pollice circa di cilindro arte
rioso al decimo sesto giorno , e la sortita del medesimo ,
unitamente al laccio, rimasto pervio tanto superiormente,
che inferiormente: e solo in parte esulcerato nel punto pre
ciso della legatura , senza che le tuniche interne, e media
in quel punto si fossero per la più piccola parte fra loro
aderite, non è forse una prova convincente ? Se in questo
caso quel grumo benefico otturato stabilmente non avesse il
lume del cilindro arterioso, come accader poteva quel distac
co, e la stabile guarigione dell’individuo operato? Se le tu
niche arteriose non si erano fra loro riunite al decimo sesto
giorno per cinque, o sei linee sopra , e sotto la legatura ,
in qual guisa riunir si potevan in tre , o quattro giorni, o
anche in poche ore, come con tutto il vigore sostengono i
fautori della temporaria allacciatura? In tal circostanza l’ aver
tolto il laccio al terzo giorno, avrebbe dato luogo probabil
mente 0 al riempimento del tumore, o a spaventosa totale
emorragia come avvenne a Travers, e Hutchison nei loro ri
petuti esperimenti tanto nell’ uomo, che negli animali, Da
ciò adunque deve concludersi che il laccio di qualunque ge_
nere esso sia , serve nella maggior parte dei casi come mezzo
meccanico per impedire il libero circolo del sangue, e serve
di punto di appoggio ai strati di fibrina depositati dal san
gue per la formazione del grumo, dando quindi luogo allo
sviluppo di quella infiammazione adesiva necessaria per il
consolidamento del cilindro arterioso. Tali vantaggi ottener
non si ponno che con I’ allacciatura permanoznte,non stando
in confronto l’ irritazione prodotta dalla permanenza del laccio
per dodici, o quindici giorni, con quella che deve suscitarsi
dalla introduzione di molti corpi estranei entro la ferita, e
a contatto dell’arteria, e sollecita remozione dei medesimi ,
mettendo in opra la temporaria allacciatura di esito molto
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incerto, non essendo in facoltà dell’ operatore il potere cal
colare quanto tempo può esser necessario , acciocchè le pa
reti interne dell’arteria abbiano acquistate aderenze tali e
formata siasi così stabile cicatrice da poter resistere alla forza
impellente del sangue, divenuta più energica mediante l’ac
corciamento del cilindro arterioso, non potendo in così
breve tempo i vasi collaterali dilatarsi in modo da potersi
riequilibrare la disturbata circolazione.