Presentazione jole di stefano [modalità compatibilità]
-
Upload
addictedtolife -
Category
Documents
-
view
309 -
download
0
Transcript of Presentazione jole di stefano [modalità compatibilità]
Formazione e Supporto di
Prevenzione all’Abuso di Droghe
Organizzato dal collegio Nazionale dei Professori di Educazione Fisica e Sportiva e dal
Comitato Italiano Sport contro Droga –Professori di Educazione Fisica e Sportiva e dal
Comitato Italiano Sport contro Droga –autorizzato dal MIUR
Roma, 6 Dicembre 2011
Scuola, famiglia, pari età: tre crocevia determinanti per lo
sviluppo dell’adolescente
Dr.ssa Jole Di Stefano
Ogni comportamento umano può essere
comprensibile solo se si considera nel
contesto fisico, cognitivo e sociale in cui si
manifesta.
L’individuo non vive nel vuoto sociale, né è una
tabula rasa, determinato dalle forze sociali che
lo influenzano.
La famiglia
Teoria sistemica:
• La famiglia è un sistema dinamico (deve
trovare continuamente nuovi equilibri) e
aperto (integrato in una cerchia di sistemi aperto (integrato in una cerchia di sistemi
paralleli e sovra-ordinati), in cui tutti i
componenti sono strettamente
interdipendenti.
L’adolescenza è una esperienza evolutiva
congiunta (Scabini, 1995):
• Difficile per gli adolescenti
• Difficile per i genitori• Difficile per i genitori
Per padroneggiare ciascuna nuova fase del suo
sviluppo psichico e sociale, il ragazzo ha
bisogno della comprensione, della sensibilità e bisogno della comprensione, della sensibilità e
dell’aiuto dei suoi genitori.
Il genitore deve resistere all’impulso di cercare
di costruire il figlio che lui vorrebbe avere,
aiutandolo, invece, secondo i suoi ritmi e le
sue potenzialità, a diventare quello che lui
vuole e può essere, in armonia con la sua vuole e può essere, in armonia con la sua
dotazione naturale e come risultante della sua
individualità.
I genitori non possono più esercitare
un’autorità assoluta.
Gli adolescenti possono introdurre nella
famiglia una vasta gamma di nuovi valori.
E’ particolarmente difficile per i genitori
riuscire a gestire i confini in modo flessibile in
modo da consentire agli adolescenti di tornare
a volte nel gruppo familiare, in una condizione
di dipendenza, quando non sono ancora in
grado di essere autonomi, e di uscire, invece,
dalla famiglia e sperimentare livelli crescenti
d’indipendenza, quando si sentono pronti.
Volutamente lontano dall’influenza degli adulti,
l’adolescente ha voglia di esplorare, di
dimostrare le proprie capacità, di sfidare limiti e
rischi.
L’assunzione di rischi e la sperimentazione in
adolescenza possono essere considerati adolescenza possono essere considerati
comportamenti che l’adolescente mette in atto
per raggiungere una indipendenza, un’identità
ed una maturità.
E’ difficile sapere quando è necessario porre
dei limiti severi e quando bisogna, invece,
lasciar correre, mantenendo la propria
responsabile posizione asimmetrica.
Tanto più conflittuale può essere, infatti,
l’esperienza dell’adolescente quanto più l’esperienza dell’adolescente quanto più
contraddittori tra loro sono i modelli di
comportamento che gli vengono presentati
contemporaneamente.
Per K. Lewin l’adolescenza è paragonabile alla
situazione in cui un adulto, all’improvviso, si
trovi in una situazione sconosciuta, non
familiare. Per questo ha necessità di regole
chiare, piuttosto che contraddittorie.
Il compito dei genitori, nella loro funzione
educativa, è di preparare i figli ad affrontare le
difficoltà evolutive e sostenere i momenti in
cui l’esperienza concreta minacci di far cui l’esperienza concreta minacci di far
perdere loro ogni fiducia nella possibilità di
essere coerenti con se stessi e di decidere in
modo autonomo.
Non sempre ciò che viene spontaneo è anche «educativo», mettere in atto comportamenti educativi è un punto d’arrivo, sbagliare è normale.
Il punto non è non sbagliare, ma accorgersene e sapersi correggere: i figli non vogliono genitori «perfetti», si accontentano di genitori «perfetti», si accontentano di genitori «passabili».
Perciò l'educazione è un processo sempre aperto, è un cammino da fare prima che un
dovere da compiere.
Cosa fare…
• Osservare eventuali segnali di disagio (comportamenti sintomatici e/o sintomi somatici, evidenti difficoltà scolastiche, svogliatezza, ecc…).
• Mantenere un dialogo aperto in famiglia e vivo l'ascolto empatico, aiutando il ragazzo ad vivo l'ascolto empatico, aiutando il ragazzo ad esprimere le proprie emozioni comprendendole nel loro reale significato, dargli affetto e calore, essere presenti come genitori stabilendo anche norme e regole da rispettare.
Il gruppo dei pari
Il gruppo dei pari è, dopo la famiglia, il secondo
specchio in cui ognuno può rassicurarsi della
propria identità in un riconoscimento propria identità in un riconoscimento
reciproco (Anzieu D., 1990)
Molti studi sull'adolescenza hanno evidenziato il ruolo che il gruppo dei coetanei riveste in questo periodo dello sviluppo.
Man mano che l'adolescente si allontana dalla famiglia ricerca sempre più attivamente la relazione con i pari e questa esperienza relazione con i pari e questa esperienza sembra essere talmente intensa e significativa sul piano affettivo, sociale e cognitivo da potersi ritenere una componente universale dello sviluppo.
Nel gruppo l'adolescente sembra trovare un
ambiente congeniale e rassicurante, che
favorisce il distacco dalla famiglia e la favorisce il distacco dalla famiglia e la
conquista dell'autonomia personale.
H. Kohut, riferendosi all’importanza che
assumono i coetanei nel processo
adolescenziale, parla di “oggetti-Sé”, intesi adolescenziale, parla di “oggetti-Sé”, intesi
come rete interpersonale atta a mantenere sia
la coesione del Sé sia l’autostima.
Gruppo dei pari, definizione:
Nucleo di adolescenti che intrattiene una
relazione intensa e continuativa, fondata sulla
condivisione di un insieme di esperienze, di condivisione di un insieme di esperienze, di
interessi e di valori, considerati importanti per
il singolo ed il gruppo.
Il gruppo dei pari può essere:
• Formale: è promosso all’interno di movimenti e/o associazioni. È caratterizzato dalla motivazione a perseguire obiettivi espliciti e dalla presenza di uno o più adulti
• Informale: aggregazione di adolescenti che si • Informale: aggregazione di adolescenti che si formano in modo spontaneo o naturale. La coesione del gruppo si fonda sull’intensità della relazione e della comunicazione, oltre che sulla condivisione del tempo libero
Il gruppo dei pari rappresenta un vero e
proprio “laboratorio sociale” (Sherif e Sherif,
1964), nel quale gli individui possono
sperimentarsi e mettersi in gioco, attraverso il
confronto con gli altri.
L’attaccamento al gruppo dei pari
Gli adolescenti fortemente attaccati ai loro
amici sono caratterizzati da elevata autostima
e soddisfazione per la vita, livelli più bassi di
depressione, irritabilità e senso di colpa depressione, irritabilità e senso di colpa
(Armsden e Greenberg, 1987).
Inoltre, tali individui percepiscono di avere
buone competenze sociali (Paterson et al.,
1995; Noom et al., 1999).
Il gruppo dei pari è una sorta di palestra per imparare a divenire adulti.
Il gruppo offre accoglienza, protezione e riconoscimento per la nuova identità che l’adolescente va formando: ciò lo aiuta a non sentirsi più figlio, ma individuo libero di sperimentare nuove regole, nuovi modi di sperimentare nuove regole, nuovi modi di stare in relazione, nuove dimensioni quali: l'autonomia, l'espressività, l'affettività, la sessualità, la creatività, l'affermazione personale.
Non sempre però la trasgressione e la
contestazione si orientano in modo creativo e
talvolta prendono strade distruttive, come nel
caso di certe forme di contestazione che
sconfinano nella violenza e nel teppismo o nel sconfinano nella violenza e nel teppismo o nel
caso dell'uso e abuso di sostanze tossiche
(fumo, alcool, droghe).
Parallelamente al bisogno di critica,
cambiamento e crescita, la vita di gruppo
soddisfa anche il bisogno di appartenenza ad
una comunità in cui specchiarsi e confrontarsi
e da cui ricevere riconoscimento,
rassicurazione e sostegno.
L'adolescente cerca, sì, libertà e autonomia,
allontanandosi dalla famiglia, ma ha pur
sempre bisogno di valori e regole, non però
calati dall'alto, ma alla cui definizione il calati dall'alto, ma alla cui definizione il
ragazzo possa in qualche modo
compartecipare.
Il gruppo svolge dunque, a suo modo, una
funzione di strutturazione e contenimento:
vi è infatti nel gruppo una presenza
consistente, ancorché implicita, di norme e
regole di comportamento, una gerarchia da regole di comportamento, una gerarchia da
rispettare, un sistema di valori,
un'organizzazione del tempo, tutti elementi
con chiara valenza di strutturazione appunto.
Scuola
Come agente di socializzazione e “contesto
d’apprendimento” (Bateson)d’apprendimento” (Bateson)
Permette di:
• Trasmettere conoscenze culturali
• Trasmettere conoscenze professionali
• Trasmettere i valori della collettività• Trasmettere i valori della collettività
• Trasmettere la capacità di rapportarsi agli altri
Il contesto scuola nella nostra organizzazione
sociale assume, oltre alla famiglia,
un’importanza notevole, poiché la scuola non
si limita alla didattica e all’acquisizione di
conoscenze, ma si caratterizza come luogo di
vita in cui gli adolescenti sperimentano e
vivono la socializzazione tra pari.
Malagoli Togliatti scrive: “il gruppo classe è il
sottosistema più significativo entro il sistema
relazionale più generale che si crea tra le
componenti che agiscono nella scuola: si
tratta infatti di un contesto interattivo ricco di
scambi emotivi e cognitivi, con una “storia” e
una stabilità notevole di rapporto nel tempo”.
Scuola e gruppo dei pari, insieme alla famiglia,
costituiscono le principali agenzie di
socializzazione protagoniste nella costruzione
dell’identità del ragazzo.
La scuola sia da parte del genitore che
dell'insegnante, pur nella diversità dei ruoli e
delle situazioni, appare strumento
importantissimo nel decodificare il disagio e,
talvolta, l'inquietudine del mondo giovanile.
In ambito scolastico l'obiettivo principale deve In ambito scolastico l'obiettivo principale deve
essere quello d'offrire all'adolescente uno
spazio in cui parlare apertamente del suo
mondo interiore, delle emozioni che
sperimenta e delle difficoltà che incontra.
La variabile intermedia tra scuola e adolescenti
è l'insegnante, il quale deve avere chiaro
dentro di sé il tratto fondamentale
dell'adolescenza: la diffidenza sistematica, il
piacere dell'opposizione.
Solo l'insegnante che sa sentirsi
spontaneamente 'complice' del ragazzo, può
drammatizzare e sdrammatizzare il dato della
sua diffidenza.
Educare è difficile, ma possibile;
richiede riflessione e capacità di
interrogarsi.interrogarsi.
L'azione dell'educatore, per essere
propriamente educativa, deve essere
caratterizzata da intenzionalità, ovvero dalla
volontà di…, dalla tensione a…, dalla chiarezza
di fini e obiettivi, dalla coscienza del proprio di fini e obiettivi, dalla coscienza del proprio
compito e del proprio ruolo e dalla presenza
della dimensione della progettualità.
L'educazione può essere definita, assai
sinteticamente, come una relazione con cui un
individuo si propone di promuovere,
intenzionalmente, il migliore sviluppo della intenzionalmente, il migliore sviluppo della
personalità di un altro individuo in un
contesto specifico.
E’ un sistema di convivenza i cui membri si dispongono in rapporto di reciprocità ed evolvono in virtù degli scambi attivati.
L'atto educativo è inteso quale atto cooperativo in cui l'attività di uno dei due soggetti rende possibile quella dell'altro.
I due infatti sono diversi per competenze, I due infatti sono diversi per competenze, esperienze, maturità e quindi il rapporto è asimmetrico, ma complementare perché tra i due c'è parità valoriale, rispetto reciproco della propria condizione esistenziale, non sterile appiattimento.
L’obiettivo è che l'educando sia messo nella
condizione di partecipare attivamente al
proprio iter evolutivo, il fine è, cioè, la sua
libertà, la sua capacità di compiere scelte
mature, il non aver più bisogno dell'autorità
educativa.
Lungo il cammino evolutivo, la libertà, per
espandersi, esige: sostegno, protezione, guida.
Esige quel tipo di autorità che ha nel suo etimo
(augère, «far crescere») il suo significato più
proprio. Essa si giustifica solo in quanto mira a proprio. Essa si giustifica solo in quanto mira a
far crescere la libertà dell'educando e non a
reprimerla.
Ciò che definisce la relazione educativa, è,
sostanzialmente, l'equilibrio tra intenzionalità
e consenso, fra autorità e libertà e il suo
realizzarsi nell'orizzonte del possibile e del
rischio e non in quello del certo o del
necessario.necessario.
Il traguardo, in educazione, non è mai
assicurato, perché c'è sempre lo spazio per la
libertà dell'altro; lo scacco, pertanto, ha tante
possibilità quante il successo.
“Gli adolescenti hanno bisogno di incontrare
degli adulti di per sé interessanti e significativi,
sufficientemente riusciti e realizzati,
sufficientemente maturi, la cui presenza sia in sufficientemente maturi, la cui presenza sia in
grado di interpellare e stimolare la crescita”
(Garelli, 1999)
Grazie!!!