Per non sofferenza nella Il fil di...
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CRONACA
INTERNA
2
CRONACA
ESTERNA
4
CULTURA E
SPETTACOLO
6
SPORT 10
VIAGGI 12
SPECCHIO DEI
TEMPI
14
METAMORFOSI 18
GIOCHI 20
SOMMARIO:
REDAZ IO NE
• Notizia 1
• Notizia 2
• Notizia 3
• Notizia 4
Data 31/07/13
Anno IX Numero 2
P e r n o n p e r d e r s i n e l l a
s o f f e r e n z a
REDAZIONE
COORDINATORI:
dott.sa A.Velardi
dott.sa S.Trabucchi
CONTROLLO QUALITA’:
dott.sa S.Trabucchi
PROGRAMMAZIONE:
dott.sa A.Velardi
REDATTORI:
Patrizia S., Patrizia B, Claudio P., Stefano M., Claudio Pr.,
Samuela B.
Il fil
di arianna
CANOACANOACANOACANOA
BONSAIBONSAIBONSAIBONSAI
LOURDESLOURDESLOURDESLOURDES
ANNO IX NUMERO 2
Con l’avvicinarsi (speriamo!…) del bel tempo
le persone degenti e del DH, hanno iniziato a
utilizzare lo spazio comune del cortile interno
che è sempre molto frequentato; PERCHE’???
E’ l’unico posto in cui si può respirare aria fre-
sca per potersi, riunire tutti a fare 4 chiacchie-
re senza parlare sempre di ospedale e bersi
anche un caffè.
Il nostro cortile purtroppo attualmente è poco
curato, sotto tutti i punti di vista: arredi e ar-
redo verde, che danno un’ immagine non piace-
vole agli occhi di tutti.
Vorremmo avere un posto confortevole e
accogliente dove poter trascorrere il tempo
in armonia dopo tutti questi giorni bui!
Ci piacerebbe proporre alcune soluzioni om-
breggiate per migliorare il cortile, ad esempio
vorremmo avere dei gazebo o quattro o cin-
que ombrelloni per riparare dal sole cocente
estivo noi e i nostri parenti, e possibilmente
qualche aiuola con dei fiori, se possibile ci pia-
cerebbe anche una macchinetta con gelati vi-
sto che non tutti possono uscire!
Sotto i gazebo e gli ombrelloni magari disporre
dei tavoli adeguati per chi è in carrozzina e di-
sporre un numero adeguato di sedie, possibil-
mente uguali visto che quelle che ci sono ora
sono tutte spaiate…e anche l’occhio vuole la
sua parte.
Nonostante fra noi ci siano fumatori ci dà fasti-
dio vedere per terra delle cicche, sarebbe op-
portuno posizionare dei portacenere da terra
(cilindrici dove la sigaretta, se buttata dentro,
scompare).
Per dare un decoro a tutto lo spazio sarebbe
bello vedere qualche pianta verde e fiorita per
dare un tocco di colore… ma che soprattutto
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CRONACA INTERNA
IL CORTILE CHE VORREI...IL CORTILE CHE VORREI...IL CORTILE CHE VORREI...IL CORTILE CHE VORREI...
ANNO IX NUMERO 2 Pagina 3
CRONACA INTERNA
non vengano abbandonate a sé in quanto le
piante secche danno una immagine di incuria.
Questo comporterà una persona che accudi-
sca il cortile per i fiori la pulizia e tutto ciò ine-
rente al cortile.
Dato che siamo quasi tutti in carrozzina la pa-
vimentazione ci crea delle difficoltà special-
mente per chi ha dolore!
Infatti il fondo è in molti tratti sconnesso e pas-
sarci sopra crea difficoltà a chi sta incomincian-
do a fare qualche passo e non è facilmente agi-
bile a chi è in carrozzina.
Lavoriamo molto sull’autonomia, ma poi quan-
do siamo fuori in cortile non riusciamo a muo-
verci.
Vorremmo una pavimentazione liscia o almeno
una corsia liscia dove poter transitare senza
fatica sia per noi che per chi arriva in barella.
Saremmo anche disposti a fare una raccolta
fondi a offerta libera per partecipare alle spese
da voi sostenute per le migliorie da noi propo-
ste.
Siamo disposti a fare questo perché per noi è
molto importante questa area ed è un vero
bisogno visto che stiamo tutto il giorno in un
ambiente fatto di letti di ospedale, flebo, malati.
Speriamo vivamente che accogliate questa
nostra richiesta ringraziandovi anticipatamente,
ci teniamo a sottolineare che queste migliorie
darebbero non solo un sollievo a noi, ma sareb-
bero un guadagno anche per l’immagine della
struttura.
P.B, C.P, P.S, C.S
ANNO IX NUMERO 2
Nel medioevo, la festa di san Giovanni coin-
cideva con il ‘’rito pagano del solstizio d’
estate’’, un rito che portava la terra dal predo-
minio lunare a quello solare, il rito serviva per
esorcizzare la paura del cambiamento, in quella
notte breve, ma carica di energie, sulle colline
e sui monti accendevano fuochi per cacciare
demoni, streghe e prevenire le malattie.
Nel 602 d.C. esisteva in città una chiesa in
onore di san Giovanni fondata dal duca Agilufo
e la regina Teodolinda
L’usanza particolare della festa era il ‘’dono
della carità’’ cioè un pane benedetto condito
con pepe e zafferano, simbolo della semplicità e
umiltà della civiltà cittadina che veniva offerto a
tutte le autorità.
Finita la messa ci si preparava alla processio-
ne che coinvolgeva tutti i cittadini e i perso-
naggi più influenti con a capo il vescovo.
Nel diciannovesimo secolo si trascorreva la fe-
sta pregando e cantando inni in onore del san-
to, in piazza Castello si ergeva il farò, ancora
adesso si accende il farò e tutti attendono con
ansia che cada il trespolo, infatti se cade verso
Porta Nuova sarà un anno fortunato e se cade
dall’ altra parte sarà sfortunato.
La festa di san Giovanni fa parte delle celebra-
zioni dei giorni sostiziali insieme alla festa di
san Giovanni Evangelista (27 Dicembre), si
pensava che l’uno fosse guardiano dei giorni
sostiziali d’inverno mentre l’altro dei giorni esti-
vi; la data del 24 Giugno è stata scelta per via
della testimonianza di Luca scritta sul Vangelo
secondo il quale
Maria andò a tro-
vare Elisabetta nei
giorni dell’ An-
nunciazione ed è
così che fu stabili-
ta la nascita di san
Giovanni Battista,
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CRONACA ESTERNA
STORIA DELLA FESTA DI STORIA DELLA FESTA DI STORIA DELLA FESTA DI STORIA DELLA FESTA DI
SAN GIOVANNI PATRONO SAN GIOVANNI PATRONO SAN GIOVANNI PATRONO SAN GIOVANNI PATRONO
DI TORINO DI TORINO DI TORINO DI TORINO
ANNO IX NUMERO 2
che è l’unico santo di cui si festeggia la nascita
a differenza degli altri di cui si festeggia la morte
cioè la nascita al cielo.
Tra i riti propiziatori più curiosi c’era quello di
bruciare nel farò erbe vecchie e raccoglierne
di nuove per conoscere il futuro ed assicurarsi
buoni raccolti, proteggere dalle malattie il be-
stiame.
Per le donne che non riuscivano ad avere figli,
dovevano sdraiarsi sull’erba e farsi bagnare dalla
prima rugiada di quella notte capace di guari-
re.
In conclusione questa festa si può considerare
un intreccio tra la tradizione cristiana e quella
pagana ed è molto considerata dai torinesi per-
ché san Giovanni è patrono della città.
A Torino si festeggia in questo modo: i negozi
del centro e di via Po sono aperti e tra le vie
ci sono le bancarelle, a mezzanotte sul fiume si
possono ammirare i fuochi d’ artificio accom-
p a g n a t i
dalle più
belle co-
l o n n e
sonore,
per ve-
derli si
riunisco-
no tan-
t i s s i m e
persone
tanto che non si trova lo spazio per passare e si
è costretti ad usare i mezzi pubblici, la gente
mangia nei chioschi o nei numerosi bar e ri-
storanti lungo il fiume, qualcuno preferisce spo-
starsi in collina e vedere la festa dall’ alto.
Nello spazio del vecchio zoo vengono fatti gio-
chi per i bambini, palloncini e teatro dei buratti-
ni, i bambini si divertono a guardare i palloncini
trasformati dai clawn .
La festa di san Giovanni è un evento che con-
sente di passare una giornata fuori casa in alle-
gria rompendo gli schemi abitudinari.
P.S
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CRONACA ESTERNA
ANNO IX NUMERO 2
Origini del ferragosto
Se guardiamo sul calendario al 15 agosto, tro-
veremo l’Assunzione della Santissima Vergine.
Quel giorno la chiesa festeggia Maria madre
di Gesù.
Passiamo ora al significato di questa data estiva,
che per molti di noi è il culmine delle vacanze.
Ferragosto è parola di origine latina, deriva
infatti da “Feriae Augusti” che significa ”riposo
di Agosto”.
Già nell’antica Roma esistevano i “Consualia”
periodo di festa e riposo in onore di Conso,
divinità protettrice dell’agricoltura.
Nel 18 a.C. i Consualia divennero Augustali, in
onore dell’imperatore Ottaviano Augusto,
per celebrare i raccolti e la fine dei principali
lavori agricoli.
L’antico Ferragosto aveva lo scopo di fornire un
adeguato periodo di riposo, dopo le grandi fa-
tiche delle settimane precedenti.
Nel corso dei
festeggiamen-
ti, in tutto
l’impero si
organizzava-
no corse di
cavalli e gli
animali da
tiro, buoi,
asini e muli,
venivano di-
spensati dal lavoro e agghindati a festa con fiori.
Queste antiche tradizioni rivivono oggi, quasi
immutate nella forma e nella partecipazione,
durante il “Palio dell’Assunta” che si svolge
il 16 Agosto a Siena.
La denominazione “Palio” deriva dal “Pallium” il
drappo di stoffa pregiata che era il premio per
i vincitori delle corse di cavalli nell’antica Roma.
Nel giorno di Ferragosto i lavoratori riceveva-
no una mancia dal padrone, gratifica che nel
rinascimento venne resa obbligatoria per decre-
to pontificio.
La tradizione popolare della gita di ferragosto
nasce invece durante il periodo fascista.
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CULTURA E SPETTACOLO
ANNO IX NUMERO 2
Il regime organizzava nel periodo di Ferragosto,
gite popolari, grazie all’istituzione dei “treni
popolari di ferragosto” con prezzi scontati.
Questa iniziativa offriva la possibilità alle classi
sociali meno abbienti, di visitare le città italiane,
o di raggiungere le località marine o montane.
L’offerta era limitata ai giorni 13-14-15 Agosto.
Siccome queste gite non comprendevano il vit-
to, nacque anche la tradizione del pranzo al
sacco.
Al giorno d’oggi Ferragosto è per definizione la
giornata della vacanza, dell’escursione, del week
-end lungo.
L’impronta religiosa della festività si fa sentire
nelle tante processioni che si svolgono un po’
ovunque.
Solitamente la statua della Madonna viene por-
tata in spalla per le vie di paesi e città.
A Torino, fino alla metà del XX secolo, molti
cittadini si recavano per pranzare nel ristorante
o al sacco nel parco in riva al Po adiacenti alla
“chiesa della Madonna del Pilone”.
Tale uso era denominato “Festa delle pento-
le alla Madonna del Pilone”.
Questa giornata di festa viene conclusa con
grandi e spettacolari fuochi pirotecnici.
Vi raccontiamo la nascita dei fuochi
d’ artificio.
L’ arte di fabbricare i fuochi d’ artificio, è
molto antica, essa ha origine in Cina, da dove
fu importata, nell’ area del Mediterraneo, ver-
so il XII Secolo dagli Arabi.
Nel Secolo XVII vi furono due scuole di fuochi
d’ artificio, quella di Norimberga e quella Ita-
liana, che si specializzò, ben presto, nella fab-
bricazione di fuochi artisticamente elaborati,
capaci di produrre effetti scenografici molto
spettacolari.
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CULTURA E SPETTACOLO
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Agli inizi del XVIII secolo, ebbero grande rino-
manza i Ruggieri, padre e figlio, di Bologna, i
quali eseguirono a Parigi i fuochi pirotecnici più
belli e splendenti che si siano mai visti.
I fuochi pirotecnici che bruciano a terra e che
non vengono lanciati in aria, sono chiamati co-
munemente, con un termine improprio:” BAT-
TERIE” sono entrati a far parte delle tradizioni
delle nostre feste religiose e in particolar modo
della nostra festa Patronale che si svolge il 24 di
giugno per San Giovanni.
Anche l’usanza dei fuochi pirotecnici e delle
così dette batterie, è un’ usanza molto antica,
durante le processioni sacre .
Abbiamo notizia da un antico documento di
tale usanza e leggiamo: “in quell’anno medesi-
mo, 1619 un tale Filippo Urbano, mentre
faceva la solita processione della Vergine di
Stignano e ri-
tornava la statua
alla sua chiesa,
uscì con gli altri
compagni, scari-
c a n d o
l’archibugio in
onore di Maria”
quindi antica-
mente l’usanza era quella di sparare dei colpi a
salve con armi da fuoco durante le feste.
In varie parti d’Italia a Ferragosto si svolgono
spettacoli pirotecnici.
Partiamo da Milano, dove al Castello Sforze-
sco si tiene il tradizionale concerto
dell’orchestra sinfonica Verdi.
A punteggiare l’esecuzione ci saranno i fuochi
d’artificio.
Uscendo da Milano verso il lago Maggiore, sulle
sue rive si affaccia Laveno ,la cittadina ospita
dall’11 al 15 agosto il campionato mondiale
di fuochi d’artificio .
Per l’occasione è possibile fare una mini crocie-
ra per seguire lo spettacolo a pelo d’acqua .
Ci spostiamo sul lago d’Iseo a Sarnico (BG)
dove è possibile vedere lo spettacolo di fuochi
pirotecnici navigando sul lago.
La Liguria si prepara per Ferragosto , con tra-
dizioni e riti popolari, accompagnati dagli im-
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CULTURA E SPETTACOLO
ANNO IX NUMERO 2
mancabili fuochi pirotecnici che illumineranno i
cieli di tutta la regione.
Da questo patrimonio culturale sono nate le
“città dei fuochi“ per la valorizzazione delle
tradizioni laiche e religiose che hanno in comu-
ne l’utilizzo del fuoco e delle antiche sparate di
mortaretti ai grandi spettacoli pirotecnici.
Si inizia dal 10 agosto, festa di San Lorenzo
per terminare il 18 a Dolce Acqua sotto il
castello Doria.
P.B., C.P.
Sanremo: i fuochi d’artificio ve li raccon-
to come li ho vissuti personalmente
Tutti gli anni a Sanremo e penso in tanti altri
paesi, il 14 Agosto si sparano i fuochi di
Ferragosto, sono tutti gli anni diversi per
quanto possibile, e sempre più belli!
Vengono sparati in mare dai pescherecci poco
fuori dal porto.
Io li guardavo dalla finestra di casa mia, prima
di abitare li andavamo al porto o vicino
all’ospedale dove abito ora, o in spiaggia.
I nostri amici
v e n i v a n o
sempre a casa
nostra visto che
si vedevano
benissimo!
Non vedevo quelli bassi, cascate o fontanelle
perché li fanno sul Porto Vecchio!
Per più anni consecutivi si sono svolti i
campionati mondiali di fuochi d’artificio.
A giorni alterni, cosi belli non ne avevamo mai
visti!
C’erano cuori con dentro una stella, cerchi con
dentro le più svariate figure geometriche e
non, tanti con le più svariate scritte per
esempio “I love you”, “Happy Christmas”,
“Happy Birthday” e tante altre frasi!
Erano veramente mondiali!
Ma a lungo andare per noi di Sanremo, che al
mattino andavamo a lavorare, sono diventati
una seccatura perché prima di mezzanotte
non si poteva dormire!
Io ci ho provato ma ai primi botti mi
svegliavo!!!
Comunque vederli è stato bello lo stesso !
P.B.
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CULTURA E SPETTACOLO
ANNO IX NUMERO 2
Eccoci anche in questo numero, amici, per rac-
contarvi di uno sport estivo che anche noi disa-
bili possiamo praticare…
La prima società italiana, la Canottieri Limite
sull'Arno, venne fondata nel 1861 anche se vera
antesignana del canottaggio moderno in Italia
resta la Canottieri Cerea che fu costituita
proprio qui a Torino due anni dopo.
La capitale sabauda e il Po furono i poli aggre-
ganti del canottaggio italiano: a Torino, infatti,
il 31 marzo 1888 venne fondato il Rowing Club
Italiano che varò il primo "Codice delle Rega-
te".
Sempre a Torino, il 25 giugno 1892, fu creata la
Federazione Internazionale (FISA).
Grazie ad un apposito Protocollo d’Intesa,
sottoscritto tra il Comitato Italiano Paralimpico
e la Federcanottaggio, la disciplina del canottag-
gio per le persone disabili, l’adaptive rowing,
è passata sotto le dirette competenze e re-
s p o n s a b i l i t à
della Federa-
zione Olimpi-
ca.
Il canottaggio è lo sport più giovane,
all’interno dei giochi Paralimpici.
E’ stato introdotto nel programma agonistico
dei Giochi nel 2005, e ha fatto il suo debutto
nel 2008, a Pechino.
Gli atleti disabili che praticano il canottaggio si
rifanno alle regole fissate per l’Adaptive Ro-
wing, il canottaggio adattato, appunto, alle
esigenze delle varie disabilità.
In particolare, è l’equipaggiamento che si
adatta all’utilizzatore, al canottiere.
La FISA (Federazione Internazionale Canottag-
gio) è l’unico organismo che si occupa
dell’Adaptive Rowing.
La pratica del canottaggio, ovviamente, è aperta
a uomini e donne, ed è divisa in quattro cate-
gorie, incluse nel programma gara dei Campio-
SPORT
IL CANOTTAGGIO
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ANNO IX NUMERO 2
nati Mondiali
di Canottag-
gio: LTA 4+
(ad equipag-
gio misto
donne-uomini), TA 2x (ad equipaggio misto
donne-uomini), AW 1x, AM 1x.
La prima categoria, LTA (Leg-Trunk - Arm), è
riservata ad atleti che possono usare tutto il
corpo, per esempio non vedenti, amputati ad
un arto o altre minime disabilità fisiche: a que-
sta categoria partecipano anche i disabili intel-
lettivo-relazionali.
La seconda categoria, TA (Trunk- Arms), è ri-
servata ad atleti che possono usare solo il tron-
co e le braccia: ad esempio chi non ha l'uso del-
le gambe o chi abbia gli arti inferiori amputati.
La terza categoria, A (Arms), è dedicata a colo-
ro che possono usare solo le braccia, o che ab-
biano subito lesioni alla colonna vertebrale con
conseguente danno nell'uso delle gambe e del
tronco.
Per ogni categoria vengono utilizzati speciali
tipi di imbarcazioni, lo scafo ha specifiche ca-
ratteristiche imposte dal regolamento della FI-
SA, le barche più piccole sono equipaggiate con
sistemi di galleggianti chiamati "pontoons"
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SPORT
che agiscono da stabilizzatori e vengono fissati
agli scalmi per garantire un incremento della
stabilità di forma dello scafo.
I remi usati, invece, sono uguali a quelli del ca-
nottaggio standard.
Le imbarcazioni hanno sedili speciali che va-
riano a seconda della disabilità dell'atleta.
Le imbarcazioni sono diverse a seconda della
specialità: 4+ quattro con timoniere a poppa;
con scafo standard e sedile scorrevole per LTA;
2x doppio: imbarcazione più leggera, con galleg-
gianti supplementari anti-ribaltamento e sedile
fisso con alcune precauzioni legate alla sicurez-
za, come delle cinghie facilmente sganciabili (per
esempio in caso di ribaltamento) per TA; 1x
singolo: munita di sedile fisso offre un appoggio
posturale affinchè l'atleta possa usare per la re-
mata solo le braccia; ha inoltre una cinghia con
un gancio rapido azionabile con la bocca in caso
di ribaltamento.
Tutte e quattro le specialità si corrono sulla
distanza dei 1.000 m.
Al momento, il canottaggio adattato è praticato
in circa 24 paesi.
S.B.
ANNO IX NUMERO 2
Avrò avuto circa vent’anni, lavoravo in un
albergo a Sanremo, gestito da un prete e da
suore laiche.
Un bel giorno decisero di organizzare un
viaggio a Lourdes, dato che volevano tanti
giovani, mi chiesero di partecipare.
Io, che non sono molto religiosa, tanto che una
suora laica mi chiamava comunista, accettai per
curiosità! Così partimmo per il viaggio.
Cominciò con una nottata in bianco, non so se
avete mai viaggiato in una cuccetta, è molto
scomodo!
All’ arrivo ci aspettò una bella scarpinata fino
all’ albergo.
Dimenticavo di dirvi che fummo obbligate a
portare la divisa: tailleur azzurro e camicia
bianca della famiglia dell’Ave Maria, ma visto
che ci offrivano il viaggio accettammo tutte di
buon grado!
I giorni seguenti li passammo tutti a visitare
Lourdes: il santuario, la grotta con la Madonni-
na e il bagno nell’acqua che si asciuga subito e vi
assicuro che è vero!
Il paese offriva moltissimi negozi di souvenir,
bar e ristoranti.
L’atmosfera era veramente mistica e anche io
venni rapita!
Un’altra cosa che mi fece rimanere a bocca
aperta furono le due processioni che
facemmo, una di giorno e una di sera, nel
grande viale davanti alla maestosa chiesa,
soprattutto quella serale, che fu una
fiaccolata.
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VIAGGI
ANNO IX NUMERO 2
Io vi partecipai con le mie amiche tutte in
divisa e vi assicuro che da poco credente mi
avvicinai molto a Dio.
Vi racconto un episodio particolare: una
signora con un figlio gravemente malato accese
una candela che costava ben cinque franchi,
che allora erano tanti, e si inginocchiò per
pregare per il figlio poi si alzò e andò via.
Una suora appostata nelle vicinanze si recò al
candeliere, spense la candela, pulì lo stoppino
e rimise la candela nel posto delle nuove!
Questo episodio mi convinse sempre di più che
Dio esiste e che la Chiesa sia poco obbiettiva.
Ho conosciuto sia preti che suore valorosi che
credevano veramente in quello che facevano, e
spero che siano la maggioranza, ma per quelle
poche persone che sbagliano alcuni possono
perdere la fiducia nella Chiesa.
P.B.
La fede ti dà una forza interiore La fede ti dà una forza interiore La fede ti dà una forza interiore La fede ti dà una forza interiore insieme a un senso di equilibrio e insieme a un senso di equilibrio e insieme a un senso di equilibrio e insieme a un senso di equilibrio e
di prospettiva nella vita.di prospettiva nella vita.di prospettiva nella vita.di prospettiva nella vita.
G.PG.PG.PG.P
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VIAGGI
ANNO IX NUMERO 2
“NON SOTTOSTIMARE
MAI IL CUORE DEI CAMPIONI”
PAROLA DI RUDY T., RUDY TOMJANO-
VICH
Questa è una frase pronunciata da un allena-
tore di basket americano, Rudy Tomjano-
vich; che nel 1995 allenava una squadra non più
giovanissima, gli Houston Rockets, che poi in
quella stagione avrebbero vinto il titolo, sottoli-
neando come l’aspetto motivazionale a volte
riesce a supplire a delle carenze anagrafiche.
Trasferiamo questo concetto, in situazioni diffe-
renti, a quello che mi è accaduto; vediamo co-
me.
Il 27 maggio 2004, data che ha radicalmente
cambiato la mia
vita, visto che ho
dovuto abbando-
nare tutti i pro-
getti che avevo
elaborato, infatti
ero laureato in
scienze motorie
e per hobby arbi-
tro nazionale di
pallacanestro e cicloturista, sono stato ca-
tapultato in una realtà che non mi appartene-
va ed in qualche modo dovevo trovare delle
risorse per rimanere legato ad un mondo che
fino a quel momento era stato il filo conduttore
della mia vita.
Confrontiamo la mia situazione con alcuni argo-
menti presi dalla letteratura sportiva; vediamo
quali.
Perché vi sia una positiva realizzazione di un
c o m p i t o , f o n d a m e n t a l e è
l’AUTOEFFICACIA, cioè la fiducia che una
persona possiede nella capacità di affrontare un
compito specifico.
Ho notato dopo l’evento traumatico, che men-
tre per i compiti già conosciuti in preceden-
za, ad esempio tornare a guidare o a nuotare,
dovevo solamente ri-oliare il motore, i compi-
ti nuovi, per esempio quelli in ambito lavorati-
vo, legati alle buste paga, mi hanno creato una
tensione molto grande, una paura di non riu-
scire a portare a termine i compiti proposti,
rischiando a volte di non intraprenderli.
Infatti la percezione di autoefficacia è basata su
esperienze personali positive, perché consoli-
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SPECCHIO DEI TEMPI
“NON SOTTOSTIMARE MAI IL
CUORE DEI CAMPIONI”
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dano le aspettative future, mentre le aspettative
negative producono l’effetto opposto; io in
quell’ambito non potevo fare nessun confronto
con il passato, era un enorme punto interroga-
tivo.
Le esperienze vicarie si basano sul desiderio di
poter agire come coloro che si osservano.
Livelli di attivazione troppo bassi o troppo ele-
vati sono incompatibili per raggiungere una si-
tuazione ottimale.
Questo aspetto fa riferimento ad un aspetto più
complicato da superare: l’ANSIA, che si tra-
muta in condizioni di timori, nevrosi e panico.
Il costrutto d’ansia si riferisce a complessi pro-
cessi psicobiologici organizzati secondo sequen-
ze di eventi ordinati in modo temporale.
La percezione e la valutazione di un determina-
to evento interno o esterno, l’abilità individuale
a fronteggiare situazioni nuove, determinano
l’affermazione di una condizione di ansia di sta-
to.
Uno stimolo valutato come minaccioso deter-
mina una reazione d’ansia di stato d’intensità
proporziona-
ta alla perce-
zione della
minaccia che
può essere eliminata grazie all’intervento di
meccanismi difensivi o di strategie efficaci
a gestire lo stress.
Ancora adesso, dopo diverso tempo trascorso
dal trauma, il grosso tarlo che mi è rimasto è
pensare a quello che facevo nella vita preceden-
te più che valorizzare gli obiettivi che sono riu-
scito a raggiungere e superare positivamente e
questo incide negativamente sul mio stato
d’animo; l’unico rimedio è porsi più obiettivi
fattibili possibili, riuscendo così a portarli a ter-
mine e avendo un riscontro emotivo positivo.
Concludiamo per valorizzare il percorso da me
effettuato con una frase di un scrittore austra-
liano di origini peruviane S. Bamberen:
“La chiave di tutto è rendersi conto di essere
ancora vivi, ricordandosi che non è mai troppo
tardi per voltarsi a guardare il sole….ancora
una volta.”
S.M.
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SPECCHIO DEI TEMPI
ANNO IX NUMERO 2
Achille, dopo aver preso coscienza della pro-
pria ‘fragilità umana’, scopre l’importanza di
essere parte intrinseca di un universo che tra-
valica il singolo essere umano, in una armonia
che accoglie in sé tutti gli esseri viventi…
E questa scoperta avviene addentrandosi, in un
vagabondaggio quasi onirico, in un bosco un
po’ strano…
Addentrandosi nel folto del boschetto che
costeggia il fiume all’improvviso i rumori si atte-
nuano lasciando spazio ad un reverenziale si-
lenzio, a tratti appena interrotto dal melodico
canto del merlo o da passetti furtivi del sotto-
bosco che invisibili si muovono tra gli arbusti.
Un soffice tappeto ininterrotto di muschio
brillante ricopre terra e sassi attutendo sì il
passo che par di procedere quasi a mezz’aria.
Tra i cespugli scuri, alti si ergono gli alberi del
bosco, schiudendo verso il cielo le loro fitte
chiome, mentre ricchi drappeggi d’edera, avvin-
ghiata ai loro tronchi, per poi ricaderne dai ra-
mi, paion delimitare labirintiche stanze che si
susseguono senza fine.
Ed in quel labirinto di lucido fogliame verdene-
ro regna una penombra quasi perenne, tanto
che anche in pieno giorno ben poca è la luce
che riesce a filtrare fino ai recessi nascosti dal-
le foglie: allora chiazze dorate fremono sul ter-
reno e ragnatele argentate luccicano per po-
chi istanti contro uno sfondo di oscurità…
Ora intuisco il pericolo che incombe su chi i-
nerte s’abbandona alla struggente beltà di que-
sto paesaggio.
E’ come per i viandanti di un’antica leggenda,
che inavvertitamente si erano avventurati nel
regno dei maghi: calò su di loro una fitta neb-
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SPECCHIO DEI TEMPI
IL BOSCO IL BOSCO IL BOSCO IL BOSCO IL BOSCO IL BOSCO IL BOSCO IL BOSCO IL BOSCO IL BOSCO IL BOSCO IL BOSCO
INCANTATOINCANTATOINCANTATOINCANTATOINCANTATOINCANTATOINCANTATOINCANTATOINCANTATOINCANTATOINCANTATOINCANTATO
ANNO IX NUMERO 2
bia, dimenti-
carono il
mondo e per-
fino il proprio
nome.
Così è per i
miei sensi,
che reagisco-
no con una
intensità mai provata ad ogni impressione: for-
ma, suono e colore qui dimorano assoluti.
E io, l’uomo, non sono più il centro, ma sola-
mente una piccola parte della creazione!
E non posso fare a meno di invidiare l’eterea
libellula che, saettando avanti e indietro in un
cono di luce solare, sicuramente riesce a prova-
re un godimento che io non conoscerò mai; o
l’intrepida formica, incessantemente proiettata
verso un preciso obiettivo; e perfino i ragni,
che tessono con lucida crudeltà le loro tele; o
gli uccelli, dal canto spensierato.
La consapevolezza di essere io, uomo - grazie
proprio alla più infinita complessità del mio or-
ganismo - la creatura più inquieta e meno ar-
moniosa sotto le stelle, non fa che rafforzare
questo mio desiderio di perdermi totalmente
nella perfezione di questa natura che ammalia-
trice mi circonda.
Il pericolo di questo magico luogo è celato nel
dolce veleno che si respira tra il muschio e le
felci: un desiderio di sparire come singolo per
far parte della bellezza che è immortale, per
essere eterno come le nubi e la luce del sole,
per vivere il ricambio e il ritorno della linfa vita-
le con la tranquillità delle piante.
E chi osserva con uno sguardo reso più acuto
da tale desiderio, vede come subentri ad ogni
istante una condizione nuova, diversa da tut-
to ciò che è venuto prima e sostanzialmente
diversa da tutto ciò che seguirà.
Un’ombra non gioca mai due volte nello stesso
modo su una foglia o sul terreno…
C.Pr.
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SPECCHIO DEI TEMPI
Che cosa è un Bonsai?!
E’ un albero coltivato in vaso con un’altezza
che raramente supera i 70\80 cm.
Bonsai, tradotto alla lettera significa: Bon =
VASO, Sai = ALBERO.
La parola Bonsai equivale all’ideogramma cine-
se “PUN SAI” che significa “pianta coltivata
in vaso”, e non è altro che un’interpretazione
bellissima degli alberi che vediamo in natura.
Per gli orientali è il simbolo dell’armonia fra
cielo e terra , uomo e natura .
Alla base della concezione di vita asiatica c’è
l’armonia fra
l’uomo e la
natura, che si
m a n i f e s t a
nell’evento
della cresci-
ta e dello svi-
luppo.
Il bonsaista si
prende del
tempo per la
cura e la con-
templazione dei suoi alberelli, rivivendo ogni vol-
ta il ritmo delle stagioni.
Dà ai suoi alberelli una forma, usando le pro-
prie capacità creative.
Per mantenere questi capolavori, curarli, è ne-
cessaria un po’ di abilità, che state tranquilli si
ottiene man mano che interiormente in ognuno
di noi si sviluppa l’ammirazione e l’amore del
proprio alberello.
A piantare gli alberelli nei caratteristici vasi furo-
no i cinesi più di 2000 anni fa, essendo origina-
riamente delle popolazioni migratorie, portava-
no con loro
anche le
piante crea-
te che ricor-
davano così
i luoghi visi-
tati, o nei
quali aveva-
no vissuto
per un peri-
odo della
loro vita.
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METAMORFOSI
ANNO IX NUMERO 2
Ci dedichiamo all’arte del
BONSAI
Circa 500/600 anni dopo la nascita di
questa meravigliosa creazione di opere
d’arte, furono i giapponesi ad appro-
priarsene, creando tutti gli schemi, e le
regole di creazione, mantenimento e
presentazione che conosciamo ai gior-
ni nostri.
Secondo un’antica leggenda, Jiang-
Feng, aveva il potere magico di ridurre
per incantesimo, interi paesaggi roccio-
si, alberi, fiumi, animali, case, persone, e di porli
su di un vassoio.
Da lì iniziarono ad esserci delle varianti
nell’arte bonsai, chiamati “ PENJING” che
significa (albero con paesaggio dentro un vaso
o su di un vassoio) .
L’arte bonsai arrivò in Giappone all’incirca nel
1600, e fu un funzionario statale cinese “ CHU
SHUN-SUI”, rifugiatosi in Giappone prima che i
MANDUCH prendessero il potere, a comin-
ciarla portando con sé tutta la letteratura Bon-
sai che possedeva .
Grazie a questa, la cultura del Bonsai progredì
in Giappone, prima era tutta riservata alla no-
biltà ed ai samurai, poi diventò un passatempo
della popolazione fino ad arrivare ai nostri
tempi.
Sperando, di non aver annoiato, ringrazio tutti
per avere letto il mio articolo, mi riservo, se vi
farà piacere, di creare e mantenere nel tempo,
una guida per conoscere gli stili, la creazione, la
crescita, la formazione, la cura e il mantenimento
del Vostro o Vostri Bonsai.
C.S
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METAMORFOSI
ANNO IX NUMERO 2
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Presidio Sanitario Ausiliatrice-Don Gnocchi via A. Peyron 42
Torino
tel. 011 6303453– 6303416 fax 011 4375834
Il filo di arianna
PER NON PERDERSI
NELLA
Stampato in proprio ad uso interno
GIOCHI
ANNO IX NUMERO 2
INDOVINELLO Grazie al cielo ha lavoro. Chi è?
L’ASTRONOMO
QUANTI VOLTI VEDETE?