N° 76 2° Bimestre 2013 Marzo Aprile Notiziario "Divina Misericordia"

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N° 76 2° Bimestre 2013 Marzo Aprile Notiziario "Divina Misericordia" della Chiesa di Santo Spirito in Sassia Santuario della Divina Misericordia in Roma

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SommarioP. 3 e 4Omelia 5 Febbraio 2013di Mons. Jozef BART

P. 5 e 7Testimonianza di alcuni ra-gazzi della comunità Cena-colo di Madre Elvira

P. 8 e 9Immagini di una visione

www.divinamisericordia.itwww.faustyna.pl

La Divina Misericordia

Notiziario del Santuario della Di-vina Misericordia, Chiesa SantoSpirito in SassiaVia dei Penitenzieri 12 00193 -Roma

CCP: 16311003 intestato aChiesa Santo Spirito in SassiaSantuario della Divina Misericor-dia

IBAN: IT-50-B-07601-03200-000016311003

RedazioneDirettore: Mons. Jozef BartVice direttore: Giovanni PiccardiGruppo redazionale: Congrega-zione delle Suore della BeataVergine Maria della Mise- ricor-dia, Anna Cantoro, AlessandroOrtenzi, Don Vincenzo Mercante

P. 16 a 18Catechesi“Scuola di Preghiera”11 Gennaio 2013

P. 10 a 15Foto dell’Udienza conS.E. Stanislaw DZIWISZCentro “Non abbiate paura”

P. 19 a 20La Misericoria di Dio che ci difende dalle punizioni meritatedi Suor Faustina Ciborowska

P. 21 a 23Testimonianza diFabio Salvatore

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5 Febbraio 2013S. Messa alla Divina Misericordia

Estratto dell’Omelia di Mons. Jozef Bartin occasione della S. Messa alla Divina Misericordia del 5 Febbraio 2013 ore 17:00

Cari fratelli, oggi, quarta setti-mana del tempo ordinario, ilvangelo di questa particolareserata che stiamo vivendonell’anno della fede, come ognicinque del mese, dedicandolaalla Divina Misericordia, que-sto vangelo che ci parla dellaguarigione della donna e dellarisurrezione della giovinetta,abbiamo la grazia di contem-plarlo attraverso la visione delrecital “Credo” eseguito dallaComunità Cenacolo fondatada Suor Elvira. Viviamo il van-gelo di questa santa Eucare-stia, tutti possiamo “toccarecon mano” avendo davanti anoi le persone che hanno ac-colto queste parole coi fatti enella verità, basta anche a noiavere il coraggio e l’umiltà ditoccare Gesù.Cari fratelli, non vergognamocidi presentarci davanti a Gesùcosì come siamo, soprattuttoperché il peccato ci sta sempredavanti, non vergognamoci diparlargli delle nostre malattiefisiche e spirituali, bussiamo echiediamo, andiamo da Gesù,perché da chi andiamo se nonda Lui?

Giuseppe, Lucasch e Adamhanno avuto questo coraggio,evangelico direi, di toccareGesù, di andare da lui, di la-sciarsi fondere nel suo spiritodi amore, di perdono e di mi-sericordia. Noi abbiamo ascol-tato oggi questetestimonianze, le possiamoascoltare grazie a Dio perchédi esse nel mondo non se neparla molto mentre, invece, siparla delle violenze, delleguerre e dell’odio, purtroppo la

notizia bella non fa notizia;oggi noi abbiamo compiuto inparte quello che ci ha chiestoBenedetto XVI, già all’inizio delsuo pontificato, spronandocisoprattutto alla pubblica testi-monianza della fede. Questodeve avvenire e sta avve-nendo nell’anno giubilare dellafede. Gesù ci ha dato la vita e noisappiamo che siamo creati perl’immortalità e allora vale lapena lottare, vale la pena,

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5 Febbraio 2013 - Messa alla Divina Misericordia

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4dopo che uno è caduto, una,due, tre volte, vale la pena dirialzarsi per correre, ma dove?Non sempre lottiamo perquello che Gesù vuole, tanteoggi sono le lotte, tante le ric-chezze, tante le manifesta-zioni, ma non tutte sono afavore della vita eterna, dellavita umana, non tutte sono ri-volte a conquistare e realiz-zare la civiltà dell’amore; perquesto dobbiamo semprechiederci per che cosa sto lot-tando, vivendo, dove mando ilmio cuore, il mio sorriso, le miemani, i miei piedi, il mio corpo,verso quale indirizzo se nonhanno come scopo di raggiun-gere il paradiso?Ma crediamo veramente, noiabbiamo la certezza e oggi laconferma per mezzo della te-stimonianza di padre Eugenioche ha portato dalla ComunitàCenacolo questi giovani Giu-seppe, Lucasch e Adam, ab-biamo la certezza che Gesù èsempre con noi, che dà laforza di affrontare i nostri mali,che vuole guarirci sempre, li-

berarci, per questo è venutoper prendere il nostro cuorevecchio e darci un cuorenuovo, per togliere il nostrocuore di pietra e darci un cuoredi carne. Tutti dobbiamo sotto-porci a questa operazione.Con fiducia, con fede pro-fonda, ed è per questo cheoggi dopo la santa comunionevogliamo chiedere al Signorecome ha gridato San France-sco, tutti i santi, Santa Fau-stina, come gridano oggi tuttigli uomini di buona volontà chevogliono risorgere: “Signore,tocca il mio cuore tocca le mielabbra, il mio corpo e trasfor-maci, perché ognuno di noipossa essere riflesso del tuoamore, della tua vita e dellatua bontà”; questa è la miseri-cordia, questa è l’immagine ela realtà della Divina Misericor-dia.Lasciamoci toccare ora daquesto splendido recital“Credo” attraverso il quale tuttiabbiamo potuto rivederci, daAdamo, che ha peccato e poitirato fuori di nuovo, tutti ne

siamo stati parte perché que-sto recital non lo abbiamo vis-suto stando in poltrona con uncaffè, ma vissuto in un tempiodove abita il Signore, in mezzoai fratelli sostenuti dalla testi-monianza di questi giovani. Equesta giornata, questa testi-monianza è stata anticipata,preparata da tanti. Dal giornoche ho chiesto di realizzarequesto evento a padre Stefanoa Saluzzo, da quel giorno,quando ho chiesto questo in-contro, abbiamo pregato, eloro hanno pregato e in mezzo,c’è la preghiera di madre El-vira, con la sua testimonianzae vicinanza agli uomini dibuona volontà che voglionosalvare ogni vita. Chiediamo alSignore che porti a tutti noi evoi, questa sua forza di con-vertirci, di crederci con cuore,con anima, con tutta la vita,con la forza di testimonianza etrasmettere questa forza dicredere a quanti incontreremoda oggi in poi. Salutato GesùCristo.

5 Febbraio 2013 - Messa alla Divina Misericordia

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5 Febbraio 2013 - Recital Credo

5 Febbraio 2013Recital “CREDO”

Testimonianza di alcuni ragazzidella comunità “Canacolo” fondata da Sr. Elvira

Chiesa di S. Spirito in Sassia

Mi chiamo Adam, faccioparte di questa fami-glia. Ho sempre desi-

derato e sperato di far parte diquesto recital. Provengo dagliStati Uniti, sono entrato in co-munità in Florida e ho sempresentito parlare di queste coseda molti ra-gazzi chehanno potutopartecipare epensavo ches a r e b b estato moltobello per me,un giorno, dipoter andarea vivere inuna casa inE u r o p a .Quest’annoho avuto lapossibilità difarlo e di co-n o s c e r etanta gente,poter venirein Italia, inCroazia, ve-dere l’Eu-ropa. Volevoproprio farlo, avere questaesperienza di passare per di-verse città e vedere moltagente. Io ero là, in una casalontana, con tanti giovani esono dovuto partire per fare

questo recital. Tanti ragazzientrano nella nostra comunitàed essendo più vecchio, ho se-guito questi giovani, noi ab-biamo più possibilità per usciredalla casa per fare lavori, in uncerto senso, seguire l’ambi-zione, seguire il desiderio di

essere importante. Proprio tor-nando dal recital, i ragazzi par-lavano, chiedevano tantecose; c’era quindi l’opportunitàdi rinunciare un po’ a mestesso, di uscire dalla casa, di

rinunciare al mio egoismo, difare certe testimonianze, di se-guire le cose. Quando ho rice-vuto il dono di andare via dallacomunità per fare questo reci-tal, questi ragazzi mi sono ve-nuti incontro per condividere lagioia, la sofferenza, per testi-

mon i a recon loron e l l as e m p l i -cità. Ilt e m adella co-m u n i t à ,q u e -s t ’ anno ,è: l’amici-zia è vera;questo miha toc-c a t om o l t o ,perché ionon sa-p e v ocome es-sere una m i c overo, eras e m p r e

che tu mi puoi dare qualcosaper la mia vita, io ti do questo,tu mi dai quest’altro. Questorecital mi ha dato la possibilitàdi vivere l’amicizia in modo di-verso. E sono molto grato alla

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comunità, ho potuto vivereoggi con voi il mio camminocomunitario, è molto bello es-sere qua oggi. Grazie.

Mi chiamo Lucash, sonoungherese, ringraziodella possibilità di par-

lare davanti a voi, mi vengonoi brividi quando parlo davantialla gente, ma quando guar-davo questa recital mi veni-vano i brividi ma di gioiaperché ho vissuto questo reci-tal negli anni passati e mi hadato tantissimo per la vita.Faccio la parte di Adamo, neglianni passati ho fatto passi sba-gliati nella mia vita e questaparte mi ha aiutato sempre apromettere a Dio di cambiarela mia vita, ad essere pulito.Ho ripensato ancora sonocosì, promettere a Dio di cam-biare la vita, di essere pulitoanche con le ragazze; è bellis-

simo che nella nostra comu-nità siamo separati, noi ragazzidalla fraternità delle ragazze,ogni tanto possiamo incon-trarci, quando facciamo il reci-tal. È bellissimo staccarsi dalmondo che mi ha dato la pos-sibilità di sporcarmi veloce-mente, invece in questi annidi comunità ho avuto la pos-sibilità di guardarmi dentro, dicapire che sono capace diessere pulito, di vivere unmodo nuovo, pulito. Quandofacevo il recital sentivo den-tro questa pulizia. Anche oggise sbaglio, tante volte sba-glio, ma Dio mi ha dato la suamano e mi ha tirato fuori dalmale, come ci insegnanoMadre Elvira e la Chiesa chenoi siamo peccatori e ci ti-rano fuori dal male. Ecco io posso rispondereche credo e dire che la vita,oggi, è bella. Grazie.

Anch’io, Giuseppe, dicodue cose, veloce. Hoavuto il dono di fare

questo recital, io pensavocosa dico, come inizio,posso iniziare da una cosache ho fatto nel recital, il leb-broso, mi avete visto con ijeans, in maglietta. Mi sonotravato a 17 anni per strada,minorenne, pieno di pro-blemi, con tante cose che miportavo dentro, mi sentivosporco dentro, che non an-davo avanti, sono entrato incomunità quasi costretto,spinto perché era l’unicapossibilità che avevo. Ma hotrovato questa cosa bella,un po’ questo grido, ho tro-vato questo Dio, questoGesù, io non credevo a que-sto Dio a Gesù. Ho trovatoDio e Gesù già nelle prime

difficoltà, un sorriso un gesto diamicizia, un fermarsi a parlare,questi amici che si fermavanocon me, che mi parlavano ave-vano delle cose da fare, si fer-mava e chiedeva come stai. Lacosa bella la condivisione:

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5 Febbraio 2013 - Recital Credo

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dillo quello che hai dentrodillo a chi ti ama, alla per-sona di cui ti fidi, parla. Epoi la confessione sempreper cercare di pulirmi,quando mi sporco sento ilbisogno di ripulirmi, propriocome questi lebbrosi, pianpiano vengono guariti,chiedendo aiuto arriva laguarigione e questo èquello che mi sta inse-gnando la comunità. Gra-zie.

Pensiero di padre Euge-nio

Mi è venuto un pensierodurante il recital, dicevo:che bello, credo che questasia la nostra storia, sonoproprio contento, non lastoria d’Italia, della mia, no-stra famiglia, io dico la sto-ria della nostra vita eproprio questa, come sonofortunato di vivere questastoria, di farne parte, la sto-ria di Adamo ed Eva, diGesù, i miracoli la resurre-zione. Mamma mia, ab-biamo una storia fra lemani, siamo dentro unastoria che è fantastica, fattaanche di sofferenza, mapiena di questa grandegioia. Ci credo, ci credo,ero morto e sono resusci-tato tramite Gesù! Se se neparlasse di più, ai bambini,ai nipoti, per strada. Parlareche facciamo parte di que-sta storia che non pos-siamo dimenticare Chi nonè contento di quello che havisto, chi non esce più felice?Ma non è una utopia, non èuna storiella raccontata aibambini, è vera ci saranno dif-ficoltà, ma è vera. Crediamo inquesto grande amore di Dioche viene fino all’inferno a

prenderci, fino all’inferno. Mache storia. Non trova pace finoa quando non ci incontra. Dob-biamo sentire questo grandeamore. Non importa se siamonel peccato perché vedetequesto Dio che ci cerca sem-

pre. Che bella storia che pos-siamo vivere. Oggi e domani.Siamo proprio fortunati perchésiamo cristiani. Vi porto i salutidi Madre Elvira.

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5 Febbraio 2013 - Recital Credo

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Ho assistito con profondaemozione ad un recitaldal titolo appropriato per

la nostra fede e per il nostrotempo: Credo. “Recital” è unsostantivo che sa di modernità,preferisco ridefinire ciò cui ab-biamo assistito con altro nome:“Visione”, perché lascia intra-vedere, attraverso la veritàevangelica, lascia immaginareil nostro futuro di credenti.

Ho pensato che questa visionesi sviluppi attraverso quattroquadri: la caduta, la promessa,la parola, la redenzione, cia-scuno con una propria inten-sità di immagini e di suoni cheattirano con continuità e inmodo totale l’attenzione dellospettatore.La continuità dell’azione –prendo ad esempio il passag-gio dalla caduta alla promessa

– è assicurata proprio dalla di-scontinuità della luce e delsuono: dalla cupezza dei toni edai suoni opprimenti, - solo icolori dell’uomo-serpenteemergono vivi nel rosso dellascena dominata dall’alberodella vita di un verde violento,albero della vita che sarà sem-pre presente - si passa alla se-renità dell’annuncio a Maria,non giovanetta, quasi a voler

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5 Febbraio 2013Recital “CREDO”

Immagini di una visionedi Alessandro Ortenzi

5 Febbraio 2013 - Recital “Credo”

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significare unaMaria senzaetà, preannun-ciata alla crea-zione eimmag ina taaccanto a Cri-s to -G iud i cenell’ultimo giu-dizio, alla gioiadi Elisabettache riconosceai sobbalzi delsuo Giovanninelle sue vi-scere, la pre-senza, inMaria, del suoSignore, finoal popolo degliumili pastoriche accoglie ilVerbo fattosicarne.Tutto ciò dopola tempestadella cadutagenera nel-l’animo unsenso di pacee di libertà.La Parola.Maria è essenziale: “Fate ciòche vi dirà”. Ecco allora cheanche noi, oggi, dobbiamo se-guire questo consiglio, o forseordine: fare ciò che da allora,da Cana di Galilea, Gesù cidirà di fare. Tutta la sua predi-cazione ha il solo fine di realiz-zare nuovamente nel cuoredell’uomo quella libertà dalpeccato di cui satana, dalgiorno della caduta, ci avevaprivato. Gli effetti della Parolasi intuiscono nella donna ma-lata che sa per fede, nel suointimo, che al solo toccarlosarà guarita. Straordinaria lafede di questa donna! Ancora

di più la Parola rivolta ai leb-brosi - prefigurazione degliemarginati di oggi, oppressi,carcerati, drogati - nella solida-rietà dell’amore dove le car-ceri, la violenza e il rifiutoraffigurati nei lunghi bastoni,tutto viene divelto dall’amoreincondizionato per il sofferenteattraverso il perdono. La rico-noscenza di questa libera-zione, però, ci lascia stupiti: ditanti solo uno riconosce la Mi-sericordia e ad essa si inchinagrato. Negli altri, regna, an-cora, la superbia di satana.La redenzione cioè il sacrificiodell’agnello. Il passaggio delMar Rosso si trasforma nella li-

berazione dal pec-cato attraversoquell’amore per cuiGesù, figlio del DioVivente, non si sot-trae alla morte, emorte di Croce, perdimostrare la veritàdel suo comanda-mento “Amatevi l’unl’altro, come io hoamato voi”.La croce è il veropassaggio, la veraporta che ci riconse-gna al Dio Creatore.Per essa passanoquanti nei tempi an-tichi seguirono laParola di Dio: pro-feti, re, popoli, uo-mini, donne,bambini innocenti;essi riemergono li-beri dalle reti di sa-tana, anche Adamoed Eva sono ricon-segnati al Creatoreed accolti nel nuovoEden. Per mezzodella croce siesprime la gioia del

popolo, dell’umanità futuraperché Cristo apre le portedegli Inferi, riconduce il creatoalla speranza, o certezza, di vi-vere nel Signore. Violini, flauti, danze, tutto acco-glie il Signore che risorge nellagloria e sullo sfondo c’è sem-pre l’albero della vita.Queste immagini consegnoalla mia memoria e di cuoreringrazio chi ha avuto l’idea ela costanza di realizzarle e chiha voluto presentarle in questosplendido teatro del Signore,dove non regna finzione maverità. A&A

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Udienza con il Cardinale DZIWISZ - Centro “Non abbiate paura”

Centro Giovanni Paolo II“Non abbiate paura”

Foto dell’udienza con S.E. Card. Stanislaw DZIWISZMetropolita di Cracovia

in occasione della consegna dell’offerta per la costruzionedel Centro “Non abbiate paura”

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Udienza con il Cardinale DZIWISZ - Centro “Non abbiate paura”

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Elenco dei Benefattori Centro Giovanni Paolo II

AMATI MARIA TERESAAMATI EDDA e VALENTINOAMBROZYAK TETYANA AMORELLI EUGENIA ANGELINI ROTA MARIA GLORIAANZOLIN SUOR MARIABACCAN ANTONIOBARRETTA FRANCESCOBARTOLUCCI CELESTE BASILE MARIA LUISABASSI SERGIOBIANCHI ANGELABLASIAK ALEKSANDRACALZOLA-DE ANGELIS BRUNA e FELICINOCARCINI EVELINACASIRAGHI FRANCACASTELLI TERESA e FRANCESCOCASTELLITI ANNACASTELLITI ILDECASTELLITI MARIA CONCETTACECCHINELLI IVANACELENTANO NICOLACHIARAMIDA MARIOCIPOLLA ROBERTO e ELSACOLUCCI PAOLA COLUCCI ANNACONGREGAZIONE B.V.M. DELLA MISERICORDIA

Elenco dei Benefattori

Elenco dei benefattori che hanno contribuito alla realizzazione del Centro Giovanni Paolo II “Non abbiate paura”

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Elenco dei Benefattori Centro Giovanni Paolo II

CUFFARO NADIADE FRANCO FRANCESCODE FRANCO RICCARDODE FRANCO-JANNUZZI MARIA VITTORIADE FRANCO-JANNUZZI ANTONIODE FRANCO-JANNUZZI MARIA RITADE MEO MARCODE PROPRIS ANNA MARIADELLA VECCHIA MARIADI MEO PIETROFANELLI FRANCESCO e VIRGINIAFAVORINI ANNA MARIAFAZION SERAFINOFIORETTI ERNESTOFIORITA LINAFIORUCCI ISOLINA FOGLIA MARGHERITAFREZZA FLORIANAGALEOTTI ALESSANDRAGENNARO VITTORIO e ANTONELLA GEROSA DONATELLA GRABECKA MARIAGRIFANTINI RITA IACONO PAOLAIANDIORIO ALESSANDRO e ANTONELLA JANNUZZI TERESALAZZARINI CARLA LEMME FLAVIALIOTTA ENZOMARCOTULLIO GIANPIEROMARCOTULLIO VALERIOMARIANI MARINAMASALA MAZZARELLA EMANUELA MICELI CARMELINA e PIERLUIGI BART MONS. JOZEFNERONI LAURETANAORTENZI ALESSANDRO e ANNAMARIA PARENTE FRANCESCO MARIAPARRENO OLGA FRANCISCAPELLEGRINI ANGELAPETRACCA STEFANIAPICCARDI GIOVANNI

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Elenco dei Benefattori Centro Giovanni Paolo II

PONZO ANTONIOPROIETTO MIRELLARALLO IRENERECUPERO MARIA CRISTINARINALDI PANDOLFI ADELESARTOR LUIGISCARFI' GRAZIASELLA PINASESUVQIDAM LOTUS RITASOBCZYK MONIKASPAGNA CLORINDATANTALO MARGHERITATETI DANIELATRAMONTANO ROBERTOVAN DUIN CORNELIUS ANTONIUSVANZINI MARIOZANNINO ALESSANDROZANNINO FABIOZIZZARI MARISAZOLA ELSA

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Catechesi dell’11 Gennaio 2013

In Gesu’, Dio e l’uomo si incontrano

Catechesi dell’11 gennaio 2013 in Santo Spirito in Sassiaa cura di Padre Mariano Cera, carmelitano, priore e parroco di Santa Maria in Tran-spontina – Roma

Nelle precedenti catechesi ab-biamo individuato nella pre-ghiera cristiana il momento e illuogo in cui Dio e l’uomo si in-contrano, e l’uomo si incontracon il suo prossimo. Gesù sta-bilisce questa relazione tral’uomo e Dio nella preghiera, etra l’uomo e il fratello nella fra-ternità che ad essa conduce,in una relazione interiore, tra-sparente, semplice e vera. Egliè la presenza viva e accessi-

bile di un Padre, sollecito edesideroso di provvedereall’uomo, sua creatura. Èl’uomo che in nessun mo-mento rifiuta Dio, e accogliecontinuamente la sua vo-lontà. È svuotato di ogni“possesso” di se di fronte aDio, libero di fronte agli uo-mini, aperto ai fratelli. Fontedella nostra conversione, cidà la certezza e la spe-ranza che essa, per noi, èpossibile in quanto dono delPadre, quale vita nuovafrutto diretto della pre-ghiera. In Gesù abbiamo,quindi, la sintesi di questoDio e di questo uomo chedevono incontrarsi nella no-stra preghiera di cristiani.

La preghiera di Gesù:fondamento della nostrapreghieraNella preghiera cristianaemergono due esperienzeinnovative e fondanti: la

centralità della preghiera diGesù come modello decisivodella nostra e la centralità diGesù stesso nella esperienzapasquale degli apostoli e deidiscepoli e delle comunità cri-stiane delle origini; esse sicompletano e si fecondano. Esaminiamo la grande pre-ghiera di Gesù nell’orto delGetsemani, dopo aver consu-mata la sua ultima cena vi-

vendo uno dei momenti più altidi intimità con i suoi discepoli. Leggiamo i versetti del vangelosecondo Marco (14, 32-42). Inessi si colgono i momenti prin-cipali della preghiera del PadreNostro, non riferita dall’evan-gelista nel suo racconto: l’invo-cazione al Padre, ladisponibilità a compiere la suavolontà e la richiesta di essereliberato dal maligno. Il cuoredei dieci versetti di Marco è si-curamente il versetto 36, da te-nere sempre presente, nelcuore e nella mente, in cuiGesù formula sinteticamentela sua preghiera: “Abbà,Padre, tutto è possibile a te,togli via il calice da me, ma nonciò che io voglio, ma ciò che tuvuoi”. “E vengono in un luogo il cuinome Getsemani … Fermateviqui finché io preghi”.Anche Luca e Giovanni par-lano di un luogo in cui Gesù siraccoglie in preghiera: il primoci parla del Monte degli ulivi,un luogo elevato, come ele-vato è il calvario, da qui, Gesùsalirà al cielo; il secondo parladi un orto ovvero di un giardinoluogo della sepoltura e dellaresurrezione. Gesù ha bisognodi pregare. Lo dice anche Mat-teo. Nel vangelo di Luca Gesùsale al monte e invita i disce-poli a pregare per non entrarein tentazione, poi si ritira e

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Catechesi dell’11 Gennaio 2013

prega. In Gio-vanni, Gesù mo-stra la pienezzadella forza dellasua divinità, alpunto che quandodice: “Sono io”, isoldati che sonovenuti ad arre-starlo cadono conla faccia a terra. InGiovanni dunqueè il Figlio di Dio. InLuca è Gesù nellaforza della suapiena realizza-zione umano-di-vina. In Marco e inMatteo, è sempli-cemente l’uomoGesù che sente lasolennità e il ri-schio della gior-nata che sta peraffrontare e ha bi-sogno di fortifi-carsi nellapreghiera. Il Gesù che ci pre-senta Marco è un uomo chenel momento della prova, nelmomento della difficoltà solle-cita la presenza dei suoi amici;ha bisogno di Pietro Giacomoe Giovanni, i suoi amici più fi-dati, più intimi, quasi che nonsappia affrontare da solo unadifficoltà così seria e tenta dicoinvolgerli nella preghiera, al-meno come vicinanza fisica,come supporto fisico. E, ag-giunge Marco, cominciò ad es-sere afferrato dal terrore edallo spavento. Marco, in que-sta prima sottolineatura dellacondizione di Gesù, si esprimecon un verbo preciso: “ektham-beisthai”, “essere attonito, col-pito”. Ci apre gli occhi sullaconsapevolezza che afferral’uomo Gesù, di essere di

fronte ad una teofania, ad unprogetto particolarmente duroda accettare, ma voluto dalPadre, misterioso e inspiega-bile. Di fronte a questa manife-stazione, l’uomo Gesù nonpuò fare altro che accusare lapropria debolezza fisica, psi-chica e spirituale. E dice loro: “L’anima mia è tri-ste, da morirne”.La rivelazione di questo pro-getto di Dio lo ha messo difronte all’indescrivibile, alla vo-lontà, potremmo dire, sacrifi-cale di Dio nei suoi confronti,alla certezza di dover esseresolo, faccia a faccia con Dio,perché il luogo del sacrificio èil luogo dell’incontro più intimopossibile tra l’uomo e Dio enon può essere violato daocchi umani indiscreti. Checosa possono fare i discepoli?

Tentare di ve-gliare, niente dipiù. Ma è untentativo chefallisce perchél’evento dellateofania ètroppo grandeperché essipossano es-serne i testi-moni oculari. Itre predilettisono stati co-stretti a fer-marsi sullasoglia; gli altriotto sono rima-sti ancora piùindietro e l’ul-timo è im-merso nellanotte, ma sol-tanto lui entranel misterodella volontàdel Padre fino

in fondo.

“Abbà Padre, se fosse pos-sibile …” (35-36)“E progredendo un po’ oltrecadeva per terra”: Lo spazio non è più misurabile,già appartiene al mondo quali-tativamente diverso che è ilmondo di Dio, verso la volontàdel Padre, verso il progetto mi-sterioso, indescrivibile e incre-dibile della volontà del Padre.Cade per terra, perché il ter-reno è infido, perché non sadove porre i piedi, perché il mi-stero di Dio resta continua-mente indefinibile. Gesù staprogredendo nel mistero dellavolontà del Padre ma a ten-toni, incespicando continua-mente; eppure, nonostantetutto, mantiene viva la propria

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Catechesi dell’11 Gennaio 2013

adesione al Signore: si fida,nonostante tutto, di Dio. Ca-deva per terra, e, cadendo,proseguiva a pregare. Pre-gava, pregava continuamente.Quindi le cadute e la preghierasi intrecciano tra loro.“E pregava che, se fosse pos-sibile, passasse da lui quell’orae diceva «Abbà, Padre, a tetutte le cose sono possibili: al-lontana da me questo calice …»”.In questo Abbà c’è il cuorestesso della preghiera di Gesù.La parola Abbà da se sola sa-rebbe sufficiente per farci ca-pire la profondità del rapportoche Gesù continua a mante-nere con il Padre nonostantel’assurdità di fronte alla qualee dentro la quale viene a tro-varsi. E’ la confessione di fedenell’onnipotenza di Dio. A que-sta onnipotenza di Dio Gesùaggancia la sua preghiera: nonchiede dunque cose impossi-bili, perché a Dio tutto è possi-bile. Poi parla del calice, primaaveva all’ora: due espressioniche insieme indicano il mo-mento e il modo con cui aGesù è richiesto di compiere lavolontà del Padre; sono terminiche sconvolgono l’uomo, per-ché vorrebbe essere lui a sce-gliere il momento e il modo dicompiere la volontà del Padre.Non si sottrae al compiere lavolontà del Padre; solo chevorrebbe essere lui a scegliereil quando e il come. La rinunciaa questa scelta è il significatodell’ultima sottomissione diGesù al Padre, l’ultima spo-gliazione, quella della propriapersonale volontà umana: “manon ciò che io voglio, ma ciòche tu vuoi”. La disponibilità diGesù è perfettamente adem-

piuta. Si è spogliato anchedella vita. Così l’ora e il calice,il quando e il come, sono com-pletamente nelle mani delPadre e Gesù vi si adegua conperfetta e totale disponibilità.

“Ma i discepoli dormono”(37-42)Come, si comportano i disce-poli di fronte a questa volontàindescrivibile, incredibile delPadre. Registra Marco:“E viene e li trova addormen-tati. E dice a Pietro «Simone,dormi? Non sei stato capace divegliare una sola ora?»”.Hanno preferito sottrarsi allaprova attraverso il sonno. Laprova era davvero eccessivaper Pietro e gli altri due, che sisono dati anch’essi alla fuga amodo loro, dormendo.“Vegliare e pregate, perchénon entriate in tentazione”.È la raccomandazione di chisa bene che il sonno, come lafuga, è luogo per la tentazione,ma “… i loro occhi erano appe-santiti e non riuscivano a stare

svegli”. Si era illuso che avreb-bero potuto vegliare e pregarein questa sua prova ultima edefinitiva, ma si rende contoche più che aspettarsi un con-forto dai suoi amici, deve es-sere lui a confortarli. “E’ giunta l’ora: Ecco il Figliodell’uomo é consegnato nellemani dei peccatori. Alzatevi,andiamo!”.Il frutto della consegna di Gesùnelle mani dei peccatori daparte del Padre è la risurre-zione nostra, ma è anche ilmessaggio che dobbiamo por-tare al mondo insieme con lui.L’alzatevi è l’anticipazionedella resurrezione e l’andiamoha la stessa forza della conclu-sione del vangelo secondoMatteo (28, 20):“Ecco io sono con voi tutti igiorni fino alla fine del mondo”.

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La Misericordia di Dio che ci solleva dalla miseria del peccato

La Misericordia che ci sollevadalla miseria del peccato

Articolo di Suor Faustina CiborowskaTraduzione Sig.ra Jadwiga Radzick

Il cancro. No, non è possibile!Non adesso! L’esame vieneripetuto. Purtroppo, mi di-

spiace. Lei ha il cancro, biso-gna intraprendere la cura.Queste sono parole che nonsi vorrebbe mai sentire.A seguire si è pervasi dalla tri-stezza seguita dal rifiuto edalla negazione e soltanto allafine c’è la presa di coscienzae la consapevolezza di do-versi mettere nelle mani di Dioe dei medici per cominciare lachemioterapia. Il peccato èmicidiale come il cancro, uc-cide in noi la vita di Dio con ladifferenza che per il cancronon abbiamo colpa invece ilpeccato è il risultato della no-stra scelta. Si annida nel no-stro cuore e la sua esistenza lascopriamo a volte malvolentieriquando il Medico Divino intra-prende “l’operazione” del cam-bio della nostra vita. E ci fa lastessa domanda rivolta già adAdamo quando era ancora nelgiardino terrestre dopo avercolto il frutto della disobbe-dienza: Dove sei? (Gn 3,9).Il contenuto di questa do-

manda non è soltanto il primoaccordo da cui inizia tutta lastoria della salvezza maesprime anche la preoccupa-zione di Dio per ognuno di noi.Come è possibile? Dice SanPaolo: a causa di un solouomo il peccato entrò nel

mondo e attraverso il peccatola morte…tutti peccarono (Rm3,23, 5,12). In un certo sensoereditiamo il peccato, il pec-cato originale. Senza adden-trarci in questa sede nelledispute dogmatiche guardiamopiù da vicino le nostre azioni.Sono tutte perfette? Non è checi sono estranei il dispiacere, irimorsi della coscienza, la ver-gogna a causa del male com-messo?

Un principio morale ferreofunzionante in tutte le culturedel mondo è l’imperativo: nonfare all’altro quello che nonvorresti fosse fatto a te. Nellepagine del Vangelo troviamoconsiderazioni simili: Comevolete che gli altri facciano avoi, così fate loro (Lc 6,31).Anche il Decalogo si basa suquesto principio e può chiara-mente funzionare non soltantotra i confessori del giudaismoo del cristianesimo ma anchetra tutti gli altri in tutte le latitu-dini geografiche.Detto in breve, il principio cheserve alla nostra salute spiri-tuale e al nostro bene è chiaroe universale. E cionono-stante…viviamo con il cancrodel peccato che pian piano di-strugge le nostre cellule dellasensibilità alla parola di Dio, aisuoi comandamenti e ai biso-gni del prossimo. Che cosavuol dire questo in pratica?

Molte volte non sappiamo au-tocontrollarci, non sappiamodominare le nostre inclinazionial male. E non si tratta qui sol-tanto dei peccati gravi: l’omici-dio, la vendetta, il tradimento,il furto ma anche delle nostremancanze quotidiane: le mal-dicenze, le pigrizie, le liti, lamancanza di cura della propriasalute, la mancanza di rea-zione di fronte al male com-messo dagli altri ecc. Perciònessuno di noi è senza colpa!Se diciamo di non aver pec-cato, inganniamo noi stessi ela verità non è in noi (1Gv 1,8).

Per questo motivo le SacreScritture dedicano molto spa-zio alla tematica del peccato ela cosa più importante è chepongono un accento moltoforte sulla misericordia di Dio(Sal 51,3-4;Gr 3,12 e moltialtri), non basta dimostrareall’uomo di essere peccatorema più di qualsiasi altra cosabisogna dargli la speranza edindicargli il modo concreto diuscire da questa tragica condi-zione. Dio, come leggiamo inmolti posti della Bibbia, non halasciato l’uomo malato senzacure. Come ti posso abbando-nare, Efraim, lasciarti in baliadi altri, Israele?....Si scon-volge dentro di me il mio cuoree le mie viscere si riscaldanotutte (Os 11,8). Anche se avolte ci vuole la grazia della

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Catechesi dell’11 Gennaio 2013

punizione per potersi ravve-dere ciò nonostante il profetaOsea può affermare: Venite,ritorniamo al Signore! Egli hasbranato, Egli guarirà (Os6,1). E infine Dio, con il prezzodel sangue versato del FiglioUnigenito - opera della sal-vezza- ha strappato l’uomodalla miseria del peccato edella schiavitù di Satana. Lacroce di Cristo è la prova indi-scutibile dell’esistenza del pec-cato ma nello stesso tempoindica Dio – Misericordia Incar-nata, che ci solleva ad unanuova vita.

L’uomo però ha una stranatendenza ad incolpare gli altriper i suoi comportamenti, a na-scondere i peccati e lo fa avolte in modo molto astuto. Sievince perfettamente se siesamina, ad esempio, quel-l’episodio della vita del re Da-vide che venendo aconoscenza che Betsabeaportava in grembo suo figliocercò in molti modi di nascon-dere il suo peccato e infine de-cise di mettere Uria, il maritodi Betsabea, in prima fila du-

rante un combattimento, senzache nessuno potesse aiutarlo,in modo di farlo morire(2Sam11,-14.26-27).Intanto la condizione fonda-

mentale della liberazione dallaschiavitù del peccato, di to-gliere quel cancro che portaalla morte spirituale è quella diriconoscere il proprio peccato.Dio mette nella bocca del pro-feta Geremia le seguenti pa-role: Ritorna ribelle, Israele…,perchè io sono pietoso…Soloriconosci la tua iniquità (3,12-13). Il re Davide viene aiutatonel riconoscere e confessarela propria colpa dal profetaNatan mandato da Dio (2Sam12,1-9).Una medicina molto efficace

risulta non soltanto il riconosci-mento della propria colpa maanche la sua confessione; aciò invita tra gli altri il Libro diSiracide 4,26 Non vergognartiper ammettere i tuoi peccati(vedi anche Ne9,2-3;Dn920;Esd 10,1). Nelle pa-gine della Bibbia troviamo ilbellissimo Salmo 51 in cui ilre Davide chiede pietà e il

dono del perdono per quelloche ha fatto ammettendo lasua miseria e la peccamino-sità. Servirsi delle tre defini-zioni del peccato e delle treparole che indicano la miseri-cordia di Dio è non soltantol’espressione della maestrialetteraria del Salmo ma soprat-tutto la testimonianza dellafede profonda nel perdono diDio (verso 3). Proprio per que-sto motivo Gesù ha costituito ilsacramento della Penitenza edella Riconciliazione (Gv20,22-23). E’ una specie diistituto di un gratuito rinnovospirituale !

La terza componente del-l’abbandono della vita nel pec-cato è una forte decisione dicambiare, quindi di rinunciareal modo di comportamentoprecedente malgrado la pro-spettiva della perdita di moltecose ed anche delle persone.E forse non ci si riesce la primavolta e la volta seguente…ciònon cambia che bisogna se-guire la massima di San Criso-stomo: Datti da fare comeall’inizio, non fidarti di te, ma…. Proprio cosi, non rimaneniente altro che porre la fiduciain Dio, supplicarlo ogni giornoche ci aiuti a resistere, ci diala forza per la lotta per il benenella nostra vita. Troppospesso risulta che con le no-stre forze soltanto non riu-sciamo a liberarci dallaschiavitù del peccato. Losanno le persone in vari modidipendenti che hanno comin-ciato già la cura. C’è bisognodi una grande grazia quoti-diana, di una forte mano di Dioper potersi alzare e muoversiin una nuova vita. E questovuol dire Misericordia.

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Testimonianza di Fabio Salvatore

Testimonianza di Fabio Salvatore a Santo Spirito in Sassia,

messa serale del 9 dicembre 2012

Grazie, grazie padre,grazie a voi tutti; é belloessere questa sera qui.

È bello essere qui dopo ungiorno speciale, particolare,come il giorno dell’Immacolata;è belloperché il cuore immaco-lato di Maria ci apre una mi-riade di sensazioni dentro dinoi;è bello perché il cuore im-macolato di Maria per noi è lavia, il porto sicuro dove tenereancorati tanti bisogni, tanteesigenze, tanti dolori, ma so-prattutto rinnovare il nostroamore verso Maria e versoGesù. Questa Chiesa, questo san-tuario, Santa Faustina, la Di-vina Misericordiosa sono cosìforti e così presenti nella miavita perché rappresentanoqualcosa di particolare dentrodi me, dentro il mio cuore, per-ché quando all’età di vent’anniincontri e conosci una malattia,una malattia che fa più paura achi non la incontra, ma a chi laincontra non fa assolutamentepaura perché sa che da quelmomento devi viverla comequalsiasi cosa che accadenella nostra vita.Questa malattia, è molto sem-plice, che coinvolge otre tre mi-lioni di italiani, è il cancro; equando lo incontri a vent’annipensi che la tua vita sia ai tuoipiedi e quindi che non hai biso-gno di nulla, che nulla può ac-

cadere nella tua vita,ma quando arriva ilcancro tutto sembracrollarti addosso, nonsoltanto per te maanche e soprattutto perle persone che ti cir-condano.Io ho scoperto questamalattia nel 1998 equando l’ho scoperta, ero pro-iettato in una dimensione pro-fessionale, artistica totalmentediversa, ero proiettato in unavita di grande successo, digrande affermazione profes-sionale dove non pensavo maialla persona che avevo ac-canto, non pensavo al mioprossimo, pensavo … , cioè,pensavo al “mio” prossimocioè a quello che “io” avreifatto, a quello che avrei rag-giunto, allo scopo che dovevoraggiungere utilizzando il pros-simo, utilizzando gli altri.E quindi quando ho incontratoquesta malattia, l’ho messa daparte perché ho creduto chequesta malattia potevo anchepensare, pensavo di non po-terla vivere tanto, cos’è il can-cro; immaginate quindici annifa, io vengo da un paesino delprofondo sud, dire la parolacancro, già, tuttora ancora èomertà, figuriamoci quindicianni fa! Mentre ho avuto la for-tuna di avere una famiglia me-ravigliosa, di avere due

genitorimeravigliosi, un fratelloche mi ama profondamente equando dopo sette mesi hoa-vuto il coraggio di dir loro cheavevo contratto il cancro per-ché avevo paura diportare ilmale in casa, pensavo che iostavo portando il male nellamia casa, che io stavo por-tando dolore e sofferenza nellamia casa, e questo malechissà perché eravenuto nellamia vita.Quando ho detto ai miei geni-tori: guardate ho scoperto ilcancro, da quel giorno, ho tro-vato una famiglia che mi haamato ancora più di prima enon si è mai posta il problemadi dire mio figlio ha un cancro,no, non ce l’ha un cancro;hanno sempre vissuto con mee mi hanno accompagnatolungo questo sentiero meravi-glioso che è la malattia, questosentiero meraviglioso che è lasofferenza.Una sofferenza fisica forte allaquale si contrapponeva, e si èsempre contrapposta dall’etàdi sedici anni, una dipendenza,

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Testimonianza di Fabio Salvatore

una dipendenza che mi hafatto ammalare l’anima: ovverola sesso-dipendenza. Io hoprovato tutte e due le dipen-denze, tutte e due le soffe-renze. E posso dire che nonesiste nessuna differenza nénella sesso-dipendenza né nelcancro: sono entrambe figliedell’anima, figlie della nostra fi-sicità.Quindi sono stanco disentire che il cancro te lomanda il Signore e che la tos-sicodipendenza, l’alcolismo, lasesso-dipendenza, la depres-sione, la bulimia ce le andiamoa cercare; no! mi dispiace.Allora, se siamo cristiani, sepassiamo attraverso quel voltomisericordioso di Gesù, se agran voce diciamo “Gesù con-fido in te”, se preghiamo da-vanti al volto e al cuoreimmacolato di Maria, io a que-sto ormai non ci sto più. Allora,se essere cristiani vuol direamare profondamente la miasofferenza, e amare anche lemie fragilità e le mie debo-lezze, io sono orgoglioso di es-sere un cristiano cattolico esono stanco;credetemi,quest’anno della fede ci per-metterà di avere una scossaelettrica dentro di noi, di ve-dere un popolo cristianospento, privo di luce; noi siamoil popolo della resurrezione,noi siamo il popolo della rina-scita, siamo il popolo dellaluce, il popolo che deve testi-moniare attraverso le proprieesperienze di vita tutto quelloche accade della nostra vita edella nostra esistenza.Ho scelto di raccontare la miavita, ho scelto di condividere lamia vita e non l’ho fatto perchéall’improvviso mi sono sve-gliato e mi sono detto: adesso

condivido la mia vita con glialtri, testimonio la mia vita congli altri, no! Lo faccio semplice-menteperché credo che siabello e che sia opportuno.Essere capaci di portare avantila mia croce chiedendo aglialtri di condividere la mia sof-ferenza. Vedete, noi nella no-stra vita pensiamo che quandoaccadono i dolori c’èsempreuna matrice dietro qualsiasidolore, crediamo che ci siasempre qualche disegno parti-colare, qualche disegno divino,e che un giorno arriveremo da-vanti al tribunale del Signore eil Signore ci dirà, ci punirà. Macosa pensiamo che Dio è incielo solo per guardare le no-stre cose, solo per capire, perguardare cosa abbiamofatto ecosa non abbiamo fatto.Ma il Signore è qui, Gesù èsulla terra, è la stella cometa,non è in cielo, è sulla terra, lepunte della stella cometa sonole punte del nostro cuore, sonole punte dentro di noi: Gesù èvenuto al mondo ed è nelmondo. Noi non possiamo es-sere più deicristiani cattolicipart-time, noi dobbiamo es-sere dei servi a tempo pieno -così diceva don Tonino Bello.Noi dobbiamo andare avanticon forza e con coraggio, conpassione e determinazione.Quando incontriamo una soffe-renza, che sia fisica o morale,abbiamo tutto il diritto di farequalche cosa di più: quello chemi hainsegnato, quello che miha permesso la Divina Miseri-cordia, ovvero, offrire la miasofferenza, rendermi utile pergli altri. Quando sto male dentro di me,quando soffro fisicamente,ormai non mi lagno più,dico

“grazie Signore Gesù perchéin questo momento, umil-mente, posso offrirti qualcosadi me, grazie Signore Gesùperché stai dando un senso almio cammino,grazie SignoreGesù, perche stai colorandod’arcobaleno il mio sentiero”. Equando incontri una malattiacosi giovane, tutto ti cambia,ma soprattutto cambia il tuocuoreperché il tuo cuore non èpiù un cuore di plastica, è uncuore che trasuda sangue, uncuore che trasuda amore, e daun cuore di plastica diventa uncuore di carne.E quel cuore di carne è quelcuore che noi tutti abbiamo eche tante volte vogliamo na-scondere; in questo momentoio posso essere una personascomoda per questa societàperché sono un cristiano catto-lico. Credo in Gesù, credo inMaria, credo nel suo santis-simo cuore immacolato e so-prattutto ho un cuore che ama,ho un cuore che spera; allorase tutto questo vuol dire es-sere in contrapposizione conuna società che ha scelto e habarattato il proprio bene con ilmale, allora che bello, “grazieSignoreGesù per questa infi-

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Testimonianza di Fabio Salvatore

nita grazia, perché mi hai illu-minato in questo sentiero diluce ,grazie Signore Gesù per-ché mi hai scelto di portare conte, perché mi hai preso sullacroce non mi hai inchiodatosulla croce”.E quando dopo 10 anni questamalattia si è ripresentata nelmio corpo, 1998-2008, unasettimana prima da quel 20gennaio del 2008, quando hoperso mio padre perchénato incielo – perché due ragazzipieni di alcool e di cocaina lohanno ucciso sulla strada – ioin quel momento che cosa po-tevo fare, potevo chiudermi sulletto e finire la mia vita, nonamare più, prendermela conGesù Cristo. Invece no, hodetto “da questo momento, Si-gnore, sia fatta la tua e mai piùla mia volontà” e ad un mesedi distanza dalla morte del miopapà, sono salito sull’altare, in-sieme a mia madre e mio fra-tello, e proprio per quel voltomisericordioso di Gesù e per-ché la nostra resurrezionepassa attraverso Cristo che siè crocefisso per salvare la no-stra anima, il nostro corpo, ioho perdonato, io ho perdonatochi ha ucciso mio padre, per-ché mio padre ora altro non èche un numero di un procedi-mento penale di un faldone diun tribunale che gira stanzadopo stanza. Forse per questosarei matto, sarei pazzo, sareifuori di me, ma Gesù mi hafatto ancora una volta capirequanto grande era il suo dise-gno, quanto misericordioso erail suo disegno, quanto pieno digrazia era quell’atto supremo,quel sacrificio supremo che hafatto mio padre per salvareme,per mettermi nelle condi-zioni di testimoniare la mia vita

e di permettere altri nelle con-dizioni di farlo perché ciascunodi noi nel suo posto di lavoro,nella sua giornata può testimo-niare quello che accade nellasua vita quel miracolo meravi-glioso e misericordioso che ac-cade nel proprio corpo.Questa è la bellezza di raccon-tare la propria esistenza, que-sta è la bellezza cheall’improvviso, per una serie didio-incidenze, mi ha portato avivere e a fare una scelta divita comunitaria; questo mi haportato ad incontrare unadonna meravigliosa che èChiara Amirante, una donnache tutti conosciamo perchéha scelto gli ultimi,perché hascelto questo Signore, questopapino meraviglioso, questopadre meraviglioso; e grazie alei io ho potuto non solo capirequanta grazia c’è in questocielo che è sulla terra, ma so-prattutto di capire che dovevofare una grande inversione ad“u” nella mia vita. E ho capitoquanto i sacerdoti, quanto ipadri spirituali sono il vero fon-damento di questa società,quanto la Chiesa è quella pie-tra fondamentale della nostravita; la Chiesa, ma perché con-tinuamente ci lamentiamo, laChiesa siamo noi, la Chiesa èfatta da noi, è fatta dalle nostreanime; cosa pretendiamo dipiù dai nostri sacerdoti, pen-sate che grandezza che ab-biamo, che fortuna ci da e cipermette anche la nostra fedee la nostra religione, non ci im-pone nulla, ma ci dona grazia,ci dona serenità. Io posso in-contrare un padre e confes-sarmi e parlare di me e averequesta grande assoluzione eattraverso di lui, per interces-sione di lui, arrivare a Gesù,ar-

rivare al Padre. Ma perché nonpreghiamo per loro, perché inquest’anno della fede nonsiamo più vicino a loro, invecedi agitarci e di agitarli, invecedi flagellarli eflagellarci, ma te-stimoniamola questa vita,stiamo di meno nelle sacrestie,di più sulla strada, di più fra lagente. Questo ho capito vi-vendo nuovi orizzonti e perquesto mi sono consacrato nelgiorno di Pentecoste, pren-dendo promessa di povertà,castità, obbedienza e gioia. Lapiù difficile da seguire è quelladella gioia perché essere con-sacrato nella gioia significaessere capace di trasferire e dipassare attraverso quel mi-stero degli inferi della morte epassare a quella meravigliosagrazia della resurrezione, unaresurrezione che ogni giornoavviene nella mia vita attra-verso quella semplice pre-ghiera di grazie quellasemplice preghiera di lode cheè la preghiera del cuore cheumilmente cerco di offrire aMaria, che umilmente cerco dioffrire a Gesù, e che in questaChiesa ha tanto sapore, hatanto sapore dicondivisione. Èvero, dobbiamo misurarci conqualcosa di grande tante voltenella nostra vita, ma Gesù èmisericordioso, Gesù ci amaper quello che noi siamo.E nonabbiate paura, Cristo non è lìper punirci, per giudicarci, maper prenderci semplicementesul suo cuore e portarci sulcuore della sua Mamma, suquel cuore meraviglioso che èil cuore immacolato di Maria.E gioia sia.

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