N° 87 1° bimestre Gennaio Febbraio 2015 notiziario "Divina Misericordia"

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Sommario

Divina MisericordiaNotiziario del Santuariodella Divina Misericordia

Chiesa Santo Spirito in SassiaVia dei Penitenzieri 12 00193 Roma

CCP: 16311003 intestato aChiesa Santo Spirito in SassiaSantuario della Divina Misericordia

IBAN: IT-50-B-07601-03200-000016311003

Direttore: Mons. Jozef Bart

Gruppo redazionale: Congregazionedelle Suore della Beata VergineMaria della Misericordia, Anna Can-toro, Alessandro Ortenzi, Don Vin-cenzo Mercante

3 - 5Il Grande Giubileo dellaDivina Misericordia

6 - 9Misericordia eintegrazione

10 - 11S.E. Card. DominqueMAMBERTI

12 - 14Il dono dell’Intelletto

www.divinamisericordia.itwww.faustyna.pl

15 - 16La Misericordia Divinanell’Istituzione dellaChiesa

Foto in copertinaS. E. Card. Domique MAMBERTI, Cardinale Titolaredella Chiesa di Santo Spirito in Sassia mentre ricevela berretta cardinalizia dal Santo Padre.

17 - 18Festa dell’Immagine diGesù Misericordioso

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Proclamazione delGrande Giubileo della Misericordia

Celebrazione della Penitenza presieduta dal Santo Padre FrancescoVenerdì 13 Marzo 2015 – Basilica di San Pietro in Vaticano

Anche quest’anno, alla vi-gilia della Quarta Dome-nica di Quaresima, ci

siamo radunati per celebrare laliturgia penitenziale. Siamo unitia tanti cristiani che, oggi, in ogniparte del mondo, hanno accoltol’invito a vivere questo momentocome segno della bontà del Si-gnore. Il Sacramento della Ri-conciliazione, infatti, permette diaccostarci con fiducia al Padreper avere la certezza del suoperdono. Egli è veramente"ricco di misericordia" e laestende con abbondanza suquanti ricorrono a Lui con cuoresincero.Essere qui per fare esperienzadel suo amore, comunque, èanzitutto frutto della sua grazia.Come ci ha ricordato l’apostoloPaolo, Dio non cessa mai dimostrare la ricchezza della suamisericordia nel corso dei se-coli. La trasformazione delcuore che ci porta a confessarei nostri peccati è "dono di Dio".Da noi soli non possiamo. Ilpoter confessare i nostri peccatiè un dono di Dio, è un regalo, è"opera sua" (cfr Ef 2,8-10). Es-sere toccati con tenerezza dallasua mano e plasmati dalla suagrazia ci consente, pertanto, diavvicinarci al sacerdote senzatimore per le nostre colpe, macon la certezza di essere da lui

accolti nel nome di Dio, e com-presi nonostante le nostre mise-rie; e anche di accostarci senzaun avvocato difensore: ne ab-biamo uno solo, che ha dato lasua vita per i nostri peccati! E’Lui che, con il Padre, ci difendesempre. Uscendo dal confes-sionale, sentiremo la sua forzache ridona la vita e restituiscel’entusiasmo della fede. Dopo laconfessione saremo rinati.Il Vangelo che abbiamo ascol-tato (cfr Lc 7,36-50) ci apre uncammino di speranza e di con-forto. E’ bene sentire su di noi lostesso sguardo compassione-

vole di Gesù, così come lo hapercepito la donna peccatricenella casa del fariseo. In questobrano ritornano con insistenzadue parole: amore e giudizio.C’è l’amore della donna pecca-trice che si umilia davanti al Si-gnore; ma prima ancora c’èl’amore misericordioso di Gesùper lei, che la spinge ad avvici-narsi. Il suo pianto di penti-mento e di gioia lava i piedi delMaestro, e i suoi capelli li asciu-gano con gratitudine; i bacisono espressione del suo af-fetto puro; e l’unguento profu-mato versato in abbondanza

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attesta quanto Egli sia preziosoai suoi occhi. Ogni gesto di que-sta donna parla di amore edesprime il suo desiderio di avereuna certezza incrollabile nellasua vita: quella di essere stataperdonata. E questa certezza èbellissima! E Gesù le dà questacertezza: accogliendola le di-mostra l’amore di Dio per lei,proprio per lei, una peccatricepubblica! L’amore e il perdonosono simultanei: Dio le perdonamolto, le perdona tutto, perché«ha molto amato» (Lc 7,47); elei adora Gesù perché senteche in Lui c’è misericordia e noncondanna. Sente che Gesù lacapisce con amore, lei, che èuna peccatrice. Grazie a Gesù,i suoi molti peccati Dio se libutta alle spalle, non li ricordapiù (cfr Is 43,25). Perché anchequesto è vero: quando Dio per-dona, dimentica. E’ grande ilperdono di Dio! Per lei ora iniziauna nuova stagione; è rinatanell’amore a una vita nuova.Questa donna ha veramente in-contrato il Signore. Nel silenzio,gli ha aperto il suo cuore; nel

dolore, gli ha mostrato il penti-mento per i suoi peccati; con ilsuo pianto, ha fatto appello allabontà divina per ricevere il per-dono. Per lei non ci sarà nessungiudizio se non quello che vieneda Dio, e questo è il giudiziodella misericordia. Il protagoni-sta di questo incontro è certa-mente l’amore, la misericordiache va oltre la giustizia.Simone, il padrone di casa, il fa-riseo, al contrario, non riesce atrovare la strada dell’amore.Tutto è calcolato, tutto pen-sato… Egli rimane fermo allasoglia della formalità. E’ unacosa brutta, l’amore formale,non si capisce. Non è capace dicompiere il passo successivoper andare incontro a Gesù chegli porta la salvezza. Simone siè limitato ad invitare Gesù apranzo, ma non lo ha vera-mente accolto. Nei suoi pensieriinvoca solo la giustizia e fa-cendo così sbaglia. Il suo giudi-zio sulla donna lo allontanadalla verità e non gli permetteneppure di comprendere chi è ilsuo ospite. Si è fermato alla su-

perficie – alla formalità – non èstato capace di guardare alcuore. Dinanzi alla parabola diGesù e alla domanda su qualeservo abbia amato di più, il fari-seo risponde correttamente:«Colui al quale ha condonato dipiù». E Gesù non manca di farloosservare: «Hai giudicatobene» (Lc 7,43). Solo quando ilgiudizio di Simone è rivolto al-l’amore, allora egli è nel giusto.Il richiamo di Gesù spingeognuno di noi a non fermarsimai alla superficie delle cose,soprattutto quando siamo di-nanzi a una persona. Siamochiamati a guardare oltre, apuntare sul cuore per vedere diquanta generosità ognuno è ca-pace. Nessuno può essereescluso dalla misericordia diDio. Tutti conoscono la stradaper accedervi e la Chiesa è lacasa che tutti accoglie e nes-suno rifiuta. Le sue porte per-mangono spalancate, perchéquanti sono toccati dalla graziapossano trovare la certezza delperdono. Più è grande il pec-cato e maggiore dev’essere

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l’amore che la Chiesa esprimeverso coloro che si convertono.Con quanto amore ci guardaGesù! Con quanto amore guari-sce il nostro cuore peccatore!Mai si spaventa dei nostri pec-cati. Pensiamo al figlio prodigoche, quando decide di tornaredal padre, pensa di fargli un di-scorso, ma il padre non lo lasciaparlare, lo abbraccia (cfr Lc15,17-24). Così Gesù con noi."Padre, ho tanti peccati…" –"Ma Lui sarà contento se tu vai:ti abbraccerà con tanto amore!Non avere paura".Cari fratelli e sorelle, ho pensatospesso a come la Chiesa possarendere più evidente la sua mis-sione di essere testimone dellamisericordia. E’ un camminoche inizia con una conversionespirituale; e dobbiamo fare que-sto cammino. Per questo hodeciso di indire un Giubileostraordinario che abbia al suocentro la misericordia di Dio.Sarà un Anno Santo della Mi-

sericordia. Lo vogliamo vi-vere alla luce della parola delSignore: "Siate misericor-diosi come il Padre" (cfr Lc6,36). E questo specialmenteper i confessori! Tanta miseri-cordia!Questo Anno Santo inizierànella prossima solennità del-l’Immacolata Concezione e siconcluderà il 20 novembredel 2016, Domenica di NostroSignore Gesù Cristo Re del-l’universo e volto vivo dellamisericordia del Padre. Affidol’organizzazione di questo Giu-bileo al Pontificio Consiglio perla Promozione della NuovaEvangelizzazione, perchépossa animarlo come unanuova tappa del cammino dellaChiesa nella sua missione diportare ad ogni persona il Van-gelo della misericordia.Sono convinto che tutta laChiesa, che ha tanto bisogno diricevere misericordia, perchésiamo peccatori, potrà trovare in

questo Giubileo la gioia per ri-scoprire e rendere feconda lamisericordia di Dio, con la qualetutti siamo chiamati a dare con-solazione ad ogni uomo e adogni donna del nostro tempo.Non dimentichiamo che Dio per-dona tutto, e Dio perdona sem-pre. Non ci stanchiamo dichiedere perdono. Affidiamo find’ora questo Anno alla Madredella Misericordia, perché ri-volga a noi il suo sguardo evegli sul nostro cammino: il no-stro cammino penitenziale, ilnostro cammino con il cuoreaperto, durante un anno, per ri-cevere l’indulgenza di Dio, perricevere la misericordia di Dio.

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Signore, se vuoi, tu puoipurificarmi. Gesù, mossoa compassione, tese la

mano, lo toccò e gli disse: “Lovoglio, sii purificato!” (cfr Mc1,40-41). La compassione diGesù! Quel “patire con” che loavvicinava ad ogni persona sof-ferente. Gesù non si risparmia,anzi si lascia coinvolgere neldolore e nel bisogno dellagente, semplicemente perchéEgli sa e vuole “patire con”, per-ché ha un cuore che non si ver-

gogna di avere “compassione”.

«Non poteva più entrare pubbli-camente in una città, ma rima-neva fuori, in luoghi deserti»(Mc 1,45). Questo significa che,oltre a guarire il lebbroso, Gesùne ha preso su di sé anchel’emarginazione che la legge diMosè imponeva (cfr Lv 13,1-2.45-46). Gesù non ha pauradel rischio di assumere la soffe-renza dell’altro, ma ne paga finoin fondo il prezzo (cfr Is 53,4).

La compassione porta Gesù adagire in concreto: a reintegrarel’emarginato. E questi sono i treconcetti-chiave che la Chiesa cipropone oggi nella liturgia dellaParola: la compassione di Gesùdi fronte all’emarginazione e lasua volontà di integrazione.

Emarginazione: Mosè, trattandogiuridicamente la questione deilebbrosi, chiede che venganoallontanati ed emarginati dalla

Misericordia e Integrazione

La strada della Chiesa è sempre quella di Gesù:della misericordia e dell’integrazione.

Omelia della Santa Messa del Santo Padre Francescocon i nuovi Cardinali e il collego Cardinalizio

Basilica VaticanaVI Domenica del Tempo Ordinario, 15 febbraio 2015

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comunità, finché perduri il loromale, e li dichiara “impuri” (cfrLv 13,1-2.45-46).

Immaginate quanta sofferenzae quanta vergogna doveva pro-vare un lebbroso: fisicamente,socialmente, psicologicamentee spiritualmente! Egli non è solovittima della malattia, ma sentedi esserne anche il colpevole,punito per i suoi peccati! È unmorto vivente, “come uno a cuisuo padre ha sputato in faccia”(cfr Nm 12,14).

Inoltre, il lebbroso incute paura,disdegno, disgusto e per questoviene abbandonato dai proprifamiliari, evitato dalle altre per-sone, emarginato dalla società,anzi la società stessa lo espellee lo costringe a vivere in luoghidistanti dai sani, lo esclude. Eciò al punto che se un individuosano si fosse avvicinato a unlebbroso sarebbe stato severa-mente punito e spesso trattato,

a sua volta, da lebbroso.

E’ vero, la finalità di tale norma-tiva era quella di salvare i sani,proteggere i giusti e, per salva-guardarli da ogni rischio, emar-ginare “il pericolo” trattandosenza pietà il contagiato. Così,infatti, esclamò il sommo sacer-dote Caifa: «È meglio chemuoia un solo uomo per il po-polo e non perisca la nazioneintera» (Gv 11, 50).

Integrazione: Gesù rivoluzionae scuote con forza quella men-talità chiusa nella paura e auto-limitata dai pregiudizi. Egli,tuttavia, non abolisce la Leggedi Mosè ma la porta a compi-mento (cfr Mt 5,17), dichia-rando, ad esempio, l’inefficaciacontroproducente della leggedel taglione; dichiarando cheDio non gradisce l’osservanzadel Sabato che disprezzal’uomo e lo condanna; oquando, di fronte alla donna

peccatrice, non la condanna,anzi la salva dallo zelo cieco dicoloro che erano già pronti a la-pidarla senza pietà, ritenendo diapplicare la Legge di Mosè.Gesù rivoluziona anche le co-scienze nel Discorso della mon-tagna (cfr Mt 5), aprendo nuoviorizzonti per l’umanità e rive-lando pienamente la logica diDio. La logica dell’amore chenon si basa sulla paura ma sullalibertà, sulla carità, sullo zelosano e sul desiderio salvifico diDio: «Dio, nostro salvatore, …vuole che tutti gli uomini sianosalvati e giungano alla cono-scenza della verità» (1 Tm 2,3-4). «Misericordia io voglio e nonsacrifici» (Mt 12,7; Os 6,6).

Gesù, nuovo Mosè, ha volutoguarire il lebbroso, l’ha volutotoccare, l’ha voluto reintegrarenella comunità, senza “autolimi-tarsi” nei pregiudizi; senza ade-guarsi alla mentalità dominantedella gente; senza preoccuparsi

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affatto del contagio. Gesù ri-sponde alla supplica del leb-broso senza indugio e senza isoliti rimandi per studiare la si-tuazione e tutte le eventualiconseguenze! Per Gesù ciò checonta, soprattutto, è raggiun-gere e salvare i lontani, curarele ferite dei malati, reintegraretutti nella famiglia di Dio. E que-sto scandalizza qualcuno!

E Gesù non ha paura di questotipo di scandalo! Egli non pensaalle persone chiuse che si scan-dalizzano addirittura per unaguarigione, che si scandaliz-zano di fronte a qualsiasi aper-tura, a qualsiasi passo che nonentri nei loro schemi mentali espirituali, a qualsiasi carezza otenerezza che non corrispondaalle loro abitudini di pensiero e

alla loro purità ritualistica. Egliha voluto integrare gli emargi-nati, salvare coloro che sonofuori dall’accampamento (cfr Gv10).

Sono due logiche di pensiero edi fede: la paura di perdere i sal-vati e il desiderio di salvare iperduti. Anche oggi accade, avolte, di trovarci nell’incrocio diqueste due logiche: quella deidottori della legge, ossia emar-ginare il pericolo allontanandola persona contagiata, e la lo-gica di Dio che, con la sua mi-sericordia, abbraccia e accogliereintegrando e trasfigurando ilmale in bene, la condanna insalvezza e l’esclusione in an-nuncio.

Queste due logiche percorrono

tutta la storia della Chiesa:emarginare e reintegrare. SanPaolo, attuando il comanda-mento del Signore di portarel’annuncio del Vangelo fino agliestremi confini della terra (cfr Mt28,19), scandalizzò e incontròforte resistenza e grande ostilitàsoprattutto da coloro che esige-vano un’incondizionata osser-vanza della Legge mosaicaanche da parte dei pagani con-vertiti. Anche san Pietro vennecriticato duramente dalla comu-nità quando entrò nella casa delcenturione pagano Cornelio (cfrAt 10).

La strada della Chiesa, dalConcilio di Gerusalemme inpoi, è sempre quella di Gesù:della misericordia e dell’inte-grazione. Questo non vuol diresottovalutare i pericoli o fare en-trare i lupi nel gregge, ma acco-gliere il figlio prodigo pentito;sanare con determinazione ecoraggio le ferite del peccato;rimboccarsi le maniche e nonrimanere a guardare passiva-mente la sofferenza delmondo. La strada dellaChiesa è quella di non con-dannare eternamente nes-suno; di effondere lamisericordia di Dio a tutte lepersone che la chiedono concuore sincero; la strada dellaChiesa è proprio quella diuscire dal proprio recinto perandare a cercare i lontaninelle “periferie” essenzialidell’esistenza; quella di adot-tare integralmente la logica diDio; di seguire il Maestro chedisse: «Non sono i sani chehanno bisogno del medico,ma i malati; io non sono ve-nuto a chiamare i giusti, ma ipeccatori» (Lc 5,31-32).

Guarendo il lebbroso, Gesù nonreca alcun danno a chi è sano,

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anzi lo libera dalla paura; non gliapporta un pericolo ma gli donaun fratello; non disprezza laLegge ma apprezza l’uomo, peril quale Dio ha ispirato la Legge.Infatti, Gesù libera i sani dallatentazione del “fratello mag-giore” (cfr Lc 15,11-32) e dalpeso dell’invidia e della mormo-razione degli “operai che hannosopportato il peso della giornatae il caldo” (cfr Mt 20,1-16).

Di conseguenza: la carità nonpuò essere neutra, asettica, in-differente, tiepida o imparziale!La carità contagia, appassiona,rischia e coinvolge! Perché lacarità vera è sempre immeri-tata, incondizionata e gratuita!(cfr 1 Cor 13). La carità è crea-tiva nel trovare il linguaggio giu-sto per comunicare con tutticoloro che vengono ritenuti in-guaribili e quindi intoccabili. Tro-vare il linguaggio giusto… Ilcontatto è il vero linguaggio co-municativo, lo stesso linguaggioaffettivo che ha trasmesso allebbroso la guarigione. Quanteguarigioni possiamo compiere etrasmettere imparando questolinguaggio del contatto! Era unlebbroso ed è diventato annun-ciatore dell’amore di Dio. Dice ilVangelo: «Ma quello si allon-tanò e si mise a proclamare e adivulgare il fatto» (Mc 1,45).

Cari nuovi Cardinali, questa è lalogica di Gesù, questa è lastrada della Chiesa: non soloaccogliere e integrare, con co-raggio evangelico, quelli chebussano alla nostra porta, mauscire, andare a cercare, senzapregiudizi e senza paura, i lon-tani manifestando loro gratuita-mente ciò che noi abbiamogratuitamente ricevuto. «Chidice di rimanere in [Cristo], deveanch’egli comportarsi come luisi è comportato» (1 Gv 2,6). La

totale disponibilità nel servire glialtri è il nostro segno distintivo,è l’unico nostro titolo di onore!

E pensate bene, in questi giorniin cui avete ricevuto il titolo car-dinalizio, invochiamo l’interces-sione di Maria, Madre dellaChiesa, che ha sofferto in primapersona l’emarginazione acausa delle calunnie (cfr Gv8,41) e dell’esilio (cfr Mt 2,13-23), affinché ci ottenga di es-sere servi fedeli a Dio. Ciinsegni Lei - che è la Madre - anon avere paura di accoglierecon tenerezza gli emarginati; anon avere paura della tene-rezza. Quante volte abbiamopaura della tenerezza! Ci inse-gni a non avere paura della te-nerezza e della compassione; cirivesta di pazienza nell’accom-pagnarli nel lorocammino, senza cer-care i risultati di unsuccesso mondano;ci mostri Gesù e cifaccia camminarecome Lui.

Cari fratelli nuoviCardinali, guardandoa Gesù e alla nostraMadre, vi esorto aservire la Chiesa inmodo tale che i cri-stiani - edificati dallanostra testimonianza- non siano tentati distare con Gesùsenza voler stare congli emarginati, isolan-dosi in una casta chenulla ha di autentica-mente ecclesiale. Viesorto a servire Gesùcrocifisso in ogni per-sona emarginata, perqualsiasi motivo; avedere il Signore inogni persona esclusache ha fame, che ha

sete, che è nuda; il Signore cheè presente anche in coloro chehanno perso la fede, o che sisono allontanati dal vivere lapropria fede, o che si dichiaranoatei; il Signore che è in carcere,che è ammalato, che non ha la-voro, che è perseguitato; il Si-gnore che è nel lebbroso - nelcorpo o nell’anima -, che è di-scriminato! Non scopriamo il Si-gnore se non accogliamo inmodo autentico l’emarginato!Ricordiamo sempre l’immaginedi san Francesco che non haavuto paura di abbracciare illebbroso e di accogliere coloroche soffrono qualsiasi genere diemarginazione. In realtà, carifratelli, sul vangelo degli emar-ginati, si gioca e si scopre e sirivela la nostra credibilità!

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Dopo otto anni ai vertici delservizio diplomatico dellaSanta Sede, il cardinale

Dominique Mamberti è ora chia-mato a vigilare sull’amministra-zione della giustizia nei tribunaliecclesiastici di tutto il mondo.Papa Francesco lo ha infatti no-minato nel novembre scorsoprefetto del Supremo Tribunale

della Segnatura Apostolica, in-carico assunto a tempo pienoagli inizi di quest’anno.Sessantadue anni, è nato aMarrakech, nell’arcidiocesi diRabat, in Marocco, il 7 marzo1952, da genitori francesi tra-sferitisi in patria poco tempodopo la sua nascita. Compiutigli studi secondari, si è iscritto

alla facoltà di giurisprudenza diStrasburgo, quindi ha seguito icorsi di post-grado presso l’uni-versità di Paris II, ottenendo i di-plomi di studi superiori di dirittopubblico e di scienze politiche.Entrato nel Pontificio seminariofrancese a Roma, è stato ordi-nato sacerdote per la diocesi diAjaccio (Corsica) il 20 settem-

S.E. Card. Dominique MAMBERTI

Biografia di S.E. Card. Dominique MambertiPrefetto del Supremo Tribunaledella Segnatura Apostolica

Titolare della Chiesa di Santo Spirito in Sassiafonte osservatoreromano.va

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bre 1981. Chiamato a seguire icorsi della Pontificia accademiaEcclesiastica, ha proseguito laformazione presso la Pontificiauniversità Gregoriana — doveera stato già studente delle fa-coltà di filosofia e di teologia —e ha conseguito la laurea in di-ritto canonico sotto la direzionedel gesuita Ignacio Gordon e dimonsignor Bernard de Lanver-sin.Entrato nel servizio diplomaticodella Santa Sede il 1° marzo1986, ha prestato la sua operanelle rappresentanze pontificiein Algeria (1986-1990), Cile(1990-1993), presso le NazioniUnite a New York (1993-1996),in Libano (1996-1999) e in Se-greteria di Stato, nella sezioneper i Rapporti con gli Stati(1999-2002).Il 18 maggio 2002 è stato elettoda Giovanni Paolo II arcive-scovo titolare di Sagona e nomi-nato allo stesso tempo nunzio

apostolico in Sudan e delegatoapostolico in Somalia. Il succes-sivo 3 luglio ha ricevuto l’ordina-zione episcopale nella basilicadi San Pietro dal cardinale An-gelo Sodano, segretario diStato.Il 19 febbraio 2004 è stato no-minato nunzio apostolico anchein Eritrea. Il 15 settembre 2006è stato richiamato da BenedettoXVI in Segreteria di Stato per ri-coprire l’incarico di segretarioper i Rapporti con gli Stati, e intale missione è stato confer-mato da Papa Francesco il 31agosto 2013.In questa veste ha guidato ledelegazioni della Santa Sede anumerose riunioni e conferenzeinternazionali, in particolare al-l’assemblea generale delle Na-zioni Unite e ai consigliministeriali dell’Organizzazioneper la sicurezza e la coopera-zione in Europa (Osce). Hacompiuto numerosi viaggi d’uffi-

cio e ha sottoscritto a nomedella Santa Sede vari accordimultilaterali o bilaterali, ultimidei quali l’Accordo con la Re-pubblica di Capo Verde sullostatuto giuridico della Chiesacattolica nel Paese africano(Praia, 10 giugno 2013) e l’Ac-cordo con la Repubblica di Ser-bia sulla collaborazionenell’insegnamento superiore(Belgrado, 27 giugno 2014).L’8 novembre 2014 è stato no-minato prefetto del SupremoTribunale della Segnatura Apo-stolica, assicurando tuttavia lacontinuità del servizio nella Se-zione per i Rapporti con gli Statifino a metà gennaio 2015.

S.E. Card. Dominique MAMBERTI

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Nella prima catechesi ab-biamo parlato del donodella Sapienza e ci siamo

confrontati con due esigenzepreliminari: la purificazione deinostri pensieri e la consapevo-lezza, ben fondata, delle nostreconvinzioni così da assumernemeglio il controllo. Oggi par-liamo ed affrontiamo il donodell’Intelletto. Scopriremo che ciè chiesto qualcosa di più: con-frontarci con quelle convinzioni,con le loro motivazioni e soprat-tutto con i pericoli e le minacceche continuamente le inqui-nano.Proseguendo nella lettura del

capitolo 13 di Matteo, incon-triamo la parabola del grano edella zizzania. Occorre fare unaprecisazione preliminare: neiVangeli e comunque nella Bib-bia, il senso teologico emergemolto spesso proprio in ciò chesi discosta dalla logica e dalsenso comune. Scorrendo laparabola ci si accorge che l’attodi seminare l’erba cattiva, la ziz-zania, avviene contro logicaperché un seme, qualunqueseme, si diffonde tramite ilvento, oppure è sparso a manoe di giorno. Perché allora affati-carsi a seminarla e per giunta dinotte? Gesù non parla di unmale qualsiasi, di un male ge-nerico - di essi sono pieni i no-stri discorsi - ma tratta del lato

profondamente oscuro delmale, quello che ha in sé il pro-getto di distruggere la seminanella sua interezza. È eliminareil Vangelo in modo radicale; ilnemico semina l’erba cattiva inmodo scientifico, calcolato, civiene da pensare ad un atto ter-roristico. Oggi, la perdita di unraccolto non fa notizia, ci si rie-sce a rifornire comunque, a queitempi era la fame. L’atto terrori-stico del maligno è andare oltreil male quotidiano, è colpire alcuore la Creazione e la Reden-zione.

Per ben comprendere que-sta parabola e quindi il donodell’Intelletto è necessario ricor-dare, ed è un aspetto fonda-mentale, che esistono due livellidi male: quello di tipo ordinario,definibile anche contagioso, chenasce dai peccati quotidiani,omissioni, pensieri negativi, fra-gilità, le cui conseguenze, im-prevedibili, possono essereanche gravi, ma che comunquesiamo in grado di seguire e diafferrare nel suo percorso; equello di più alto livello, nelquale satana opera secondouna strategia complessa ed ela-borata, violenta ed ostinata,oscura e profonda per annullaretutta l’azione di Dio nel cuore diciascuno.Nei confronti del primo livello

il Signore ci ha fornito dei mezzi

atti a fronteggiare la quotidianadisumanizzazione e il progres-sivo allontanamento da Lui.Questi mezzi sono le “Virtù” ri-versate ed infuse in noi. Le virtùcardinali, da conoscere comeconosciamo il nostro nome:Prudenza, Giustizia, Fortezza eTemperanza, ci sono d’aiutonon tanto per individuare il malequanto per l’opportunità di svol-gere una azione di contrasto inun luogo e in un tempo relativa-mente ad una situazione. In ag-giunta abbiamo le virtùteologali, che hanno Dio comeorigine, mezzo e fine: noi cre-diamo, speriamo ed amiamograzie a Dio, attraverso la Suagrazia, avendo Lui come fine ul-timo della nostra vita. È il “Set-tenario della Virtù” forza messaa nostra disposizione per gua-rire il nostro cuore, risorsa e po-tenzialità da essere esercitate erafforzate. Il corredo delle virtù,con la chiamata alla collabora-zione con il Creatore - conse-guenza dell’affidamento noncasuale ma voluto da parte diDio a noi della creazione - cimette in condizioni di operare,per cui non ci è lecito tirarci in-dietro. Esso ci rifornisce dell’oc-corrente per affrontare lasterminata quantità dei problemidel mondo: la fame, la povertà,le ingiustizie, le guerre, gli odi.Non occorre rifarsi alle tante

Catechesi i Doni dello Spirito Santo - l’Intelletto

Il dono dell’Intelletto

Catechesi del 21 novembre 2014 in Santo Spirito in Sassiaa cura di don Marco Simbola

ciclo di catechesi sui sette doni dello Spirito Santo

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ideologie partorite dal pensieroumano, ma andare continua-mente alla forza dell’Origine,alla qualità primordiale del-l’Opera la quale Dio vide“Buona”, perché lo era davvero.Nella economia della creazionela preghiera trova una precisacollocazione; non dovremmo(ad esempio) pregare Dio affin-ché non ci siano più ingiustizienel mondo, ma dovremmo chie-derGli di illu-minarci ascoprirle edinvocare lasua guidaper aggan-ciare giustepossibilità dirisposta equindi met-terla ade-guatamentein pratica,tutto ciò ina t t e g g i a -mento di fe-deltà, diumiltà e dicomunioneperché ilfrutto delbene otte-nuto nonvada di-sperso.

Il maledel primo li-vello, es-s e n d ocontagioso,si propagaproprio quando persistono, nelnostro comportamento, le omis-sioni, le pigrizie, le svogliatezzee le indolenze; basta non farnulla perché il male si diffonda,è una porta spalancata. Annul-lare una persona è facile, non èfaticoso, le si toglie la parola, lasi emargina, se ne disconosce ilpensiero; la giustificazione: ma

non ho fatto nulla! Il male, che ègià presente, non c’è bisogno dioperarlo perché esso si sviluppi,penserà lui a spalancare laporta appena socchiusa. Allora,nella nostra dimensione umana,personale e profonda, la nostracoscienza è chiamata ad agire.Essa è paragonabile ad un sofi-sticato laboratorio dove tutto ciòche entra in pensieri, sollecita-zioni, eventi, tutto si rivela utile

ai fini della nostra crescita edelle nostre decisioni, a pattoche ogni cosa, nella fattispeciedi cui trattiamo, sia sottopostaalla forza trasformante ed illumi-nante delle virtù sia cardinaliche teologali e alla capacità dieliminare ciò che non serve. Riassumendo possiamo dire

che tutto ciò che entra nel no-

stro spirito e ci pone innanzigravi problematiche deve es-sere seriamente sottoposto aduna filiera rigenerante che hainizio nella prudenza, trova ilsuo equilibrio nella giustizia, siconferma nella fortezza e sicompie nella temperanza, tuttoalla luce della fede aperta allaParola di Dio, nella forza dellasperanza grazie alla spinta dellacarità. Così si fa fronte al male

nella sua eco-nomia di con-tagio quando,i n a v ve r t i t a -mente e invo-lontariamenteci troviamocontaminati daciò che com-promette la no-s t r amaturazione inCristo e la no-stra collabora-zione allaC r e a z i o n e .Tutto ciò gra-zie al corredodelle “Virtù”.

Dove di-venta neces-sario il donodello SpiritoSanto, e inmodo partico-lare il dono del-l ’ I n t e l l e t t o ?Proprio nelmale di se-condo livello,quello strate-

gico, terroristico, quello nelquale il nemico inventa e strut-tura un’apposita strategia, com-misurata alla nostra situazione,ben studiata riguardo alle nostredebolezze per cancellare, inmodo assoluto, il percorso dellanostra vocazione cristiana. Ilnemico diventa capace di unaraffinata violenza inimmagina-

Catechesi i Doni dello Spirito Santo - l’Intelletto

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bile, cui non siamo in grado diopporci con le sole virtù: c’è bi-sogno di un dono specifico cheil solo Spirito Santo può infon-dere, il dono dell’Intelletto. Laricchezza delle varie forme diorazione, dalla celebrazioneEucaristica alla recita dal SantoRosario o della Coroncina allaDivina Misericordia, dall’adora-zione al Santissimo Sacra-mento agli Esercizi Spirituali,concorre alla finalità di mettereordine nella nostra vita e stabi-lisce un argine, una difesa po-tente contro il nemico quando simanifesta nel primo livello dimale, ma appare insufficientequando lo stesso si manifestanella forma strategica. Il suopiano, ingannevole e lucido, èstudiato affinché l’anima, cre-dente ed impegnata, quando siaccorge di trovarsi sotto l’asse-dio, non abbia più via discampo. La preghiera sembranon avere più alcuna efficacia,Dio stesso sembra tacere inmodo insopportabile e inaccet-tabile, sembra che addiritturasfugga, si nasconda e si neghiall’anima cui resta solo la forzadi implorare aiuto; ma Dio ha ilsolo scopo di portarci in salvodove e nel modo che Lui soloconosce. Tutto scompare affin-ché davanti a noi rimanga soloGesù, e Gesù Crocefisso. Dalmomento in cui il nemico sferrail suo attacco e fino a quandocapisce l’inutilità di continuare,può occorrere tanto tempo, anoi restano poche cose: l’attesae l’umiltà, restando fermi nellalode. La perseverante attesacon la lampada accesa nellaoscurità, l’umiltà senza indie-treggiare e la continua aperturadel cuore alla lode sono gli at-teggiamenti che confondono ilnemico. Ci soccorre il donodell’intelletto ad illuminarci pervedere e accettare la nostra de-

bolezza, individuare quellaparte di noi tanto fragile che ilnemico non si stancherà mai dipercuotere fino al giorno in cuidi essa faremo il nostro punto diforza. Tutti abbiamo un progettodi vita, una vocazione che men-talmente appartiene solo a noi,ma essa può crollare. Se in-vece, attraverso l’umiltà susci-tata dall’intelletto riusciamo atrasfigurare la nostra immagina-zione spirituale perché Dio sol-tanto sia l’artefice della nostravita, allora dal male possiamogiungere al massimo della no-stra perfezione. Rileggiamo in quest’ottica il

Magnificat (Lc 1, 46). Alla con-statazione delle grandi coseche il Signore ha fatto, alla mi-sericordia che si riversa suquanti lo temono, segue unelenco di benefici e di azioni dicontenimento rivolte a ben indi-viduate categorie di persone: i

buoni e i potenti. Domandia-moci allora come Maria ha vistorealizzarsi queste cose? Sonoutopie o realtà? A Maria questevisioni non vengono dagli occhi,ma dall’ascolto della Parolanella fede che il Signore operi.Maria contrasta così piena-mente l’azione strategica delmale nel suo cuore “perché [ilSignore] ha considerato l’umiltàdella sua serva” (ib. 48).

La misura dell’Intelletto ècosì l’umiltà. Essa entra, e do-vrebbe entrare dovunque, e dalsecondo dono dello Spirito ini-zia a diffondere i suoi raggilungo il cammino che ci aspetta.Amen.

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La Misericordia Divina nell’istituzione della Chiesa

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La Misericordia Divina nell’istituzione della Chiesa

Articolo di Sr. Maria Faustyna Cyborowska

Esiste da secoli ed esisteràfino alla fine del mondo.Invincibile. Possiede il te-

soro immutabile della saggezzae la parola della vita eterna, lacapacità di far rinascere ed edu-care anche coloro che sonomorti spiritualmente. Espertanella lotta per l’Amore e per laVerità, per la felicità dell’uomosulla terra e nell’eternità. Ispiracon l’esempio dei Santi, dona ri-fugio alle anime, dona la luce, lasaggezza e la vita. C’è chi parladi essa con affetto e riverenza,come Santa Faustina. C’è in-vece chi vede la sua realtàcome concorrenza nella lottasocio-politica, un’istituzione po-litica ben organizzata avvolta dauna certa aurea di mistero, op-pure semplicemente un residuodel medioevo, per ignoranti. Si-mile a Cristo è segno di protestama anche ancora di principisenza i quali è impossibile co-struire una civiltà d’amore. Persempre, anche quando “passe-ranno il cielo e la terra” rimarràSposa di Cristo (At 19,7). Il suonome è Chiesa!Nel passato come nel presenteè possibile sentire molte opi-nioni diverse riguardanti laChiesa. Tuttavia la capiscononella profondità del suo essere,attingono alla sua ricchezza,soltanto coloro che credono edapprofondiscono la parola di

Dio. Scoprono sulle paginedella Sacra Scrittura la gran-dezza dell’amore misericor-dioso di Dio nell’istituzione dellaChiesa, nel suo rifornimento ditesori straordinari offerti al-l’uomo e credendo attingonoalla sua ricchezza per una vitabella qui sulla terra e nell’eter-nità.

La mia Chiesa“la mia Chiesa” (Mt 16,18) cosìsi espresse Gesù rivolgendosiall’apostolo Pietro in una gior-nata particolare, quella in cui gliconferì il primato. Le porte del-l’inferno non prevarranno su diessa perché Gesù, Suo Sposo, con il sigillo del suo sangue hagarantito la vittoria alla suaSposa: la Chiesa (Ef 5 22-32).Prima di passare ad altre consi-derazioni relative alla Chiesa,vale la pena di notare che ingreco come in altre lingue la

parola Chiesa è di genere fem-minile: ci risulta più chiaro oracomprenderla come “sposa”.La grandezza dell’amore di Cri-sto per la Chiesa ed anchel’identificazione con essa è cosìgrande che quando Saulo daTarso si reca con il suo zelocieco a Damasco per distrug-gere la comunità dei cristianos– cristiani, Gesù lo ferma con leparole “Saulo, Saulo, perché miperseguiti?” (At 9,4), e toglien-dogli la vista per tre giorni glidona la luce della conoscenzadella relazione Cristo-Chiesa.Proprio a causa di questaunione, Cristo non chiede aSaulo quale è la causa delleuccisioni e degli imprigiona-menti dei membri della Chiesa,sposta invece l’attenzione su sestesso. La parola “MI” perseguitiè la chiave d’apertura della co-noscenza della relazione Cristo-Chiesa.

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La Misericordia Divina nell’istituzione della Chiesa

San Luca evangelista negli Attidegli Apostoli, usando la parolaChiesa, la applica alla comunitàdi tutti i credenti in Cristo. Unatale Chiesa non è un’invenzionedel clero. LA CHIESA SIAMONOI, uomini e donne (At 8,3),insieme al papa e ai presbiteri(Gc 5,14). Uniti tutti nella cele-brazione del Giorno del Signoreveniamo chiamati Chiesa (Rm16,5; 1 Cor 16,19). Il seme diquesta realtà si può scorgeregià nell’Antico Testamento nellastoria del popolo eletto, quandogli Israeliti si riuniscono peronorare insieme Dio. Comun-que nasce la domanda: perché’Dio ha chiamato la Chiesa al-l’esistenza? Quale è l’inten-zione di Dio verso la Chiesa?

DesideroLa risposta a questa domandala troviamo tra l’altro nella Let-tera agli Efesini 5,25. “Cristo haamato la Chiesa”. Se la Chiesasiamo noi e in un altro posto stascritto: “ Dio ci ha amato…Cri-sto è morto per noi mentre era-vamo ancora peccatori” (Rm5,8), vuol dire che la causa fon-damentale dell’istituzione dellaChiesa è l’amore misericordiosodi Dio capace di perdonare, danoi assolutamente non meri-tato. Egli ha voluto la Chiesa(cfr. Gv 19,28), come hannoscritto i Padri della Chiesa, natadal cuore trafitto di Gesù. Il si-gnificato della parola greca:amo, voglio bene, usata nellaLettera agli Efesini 5,25, viene

spesso spiegata dalla frase cheviene subito dopo. “Cristo hadato se stesso per lei (per laChiesa)”.L’analisi dei frammenti biblici re-lativa al misterium ecclesiae di-mostra che il motivo delsacrificio della vita, del sangueversato di Cristo che, meglio ditutti, rivela la misericordia diDio, si unisce strettamente altema della Chiesa e delle sueimmagini nella Sacra Scrittura.Basti ricordare l’immagine delBuon Pastore che si prendecura del suo gregge, cerca lapecora smarrita (Lc 15, 3-7) edona la propria vita per le peco-relle (Gv 10,11.15). L’allegoriadella vite che con i suoi fluidi vi-tali nutre i tralci non è altro chel’immagine di Cristo. Cristo checon il suo sangue, “il liquido vi-tale” “nutre e cura” (Ef 5,29) laChiesa nel Sacramento dell’Eu-caristia. Questo legame è tal-mente forte che come ha scrittoSan Paolo: la Chiesa è il Corpodi Cristo (cfr. Col 1,24) e Cristoè il suo Capo (EF 1,7), noi in-vece siamo le suemembra(1Cor 6,15). Tutto ciòscaturisce dalla ricchezza dellagrazia di Cristo (cfr. Ef 1,7) chesi è rivelata pienamente nellaCulla della Chiesa nascente nelCenacolo e sulla Croce. Que-sta pietra rigettata – Cristo - èdiventata la testata d’angolo(sal 118,22; 1P 2,6. “In Lui tuttala costruzione cresce ben ordi-nata per essere tempio Santonel Signore” (Ef 2,21) grazie ai

doni abbondanti e alla potenzadello Spirito Santo (vedi la de-scrizione della Pentecoste At 2),frutto della passione di Cristo(Gv 16,7).Si può dire che il seme dellaChiesa fu gettato nel momentodella creazione dell’uomo. E’morto insieme al suo Sposo edè risorto insieme a Lui che l’hacircondato con l’amore sacrifi-cale e misericordioso. Ora cre-sce con la forza dello SpiritoSanto per essere santa ed im-macolata al cospetto di Dio (cfr.Ef 1, 3-7).

1. Medito sulle parole:Cristo ha amato la Chiesa e hadato se stesso per lei, per san-tificarla, avendola purificata collavacro dell’acqua, per mezzodella parola, per far comparirela Chiesa davanti a se’ gloriosa,senza macchia o ruga o alcun-ché di simile, ma perché siasanta e irreprensibile (Ef 5, 25-27).Mi impegno a raggiungere la piùgrande perfezione per essereutile alla Chiesa. (…) Sia la san-tità che la caduta di ogni singolaanima si ripercuotono su tutta laChiesa (D. 1475).2. Mi unisco a Gesù misericor-dioso che abita nella mia anima.Lo ringrazio per il dono della

Chiesa che è Madre e suoCorpo Mistico. Prego per otte-nere la grazia di una unioneprofonda con Cristo, per esem-pio con le parole: Gesù donamiil tuo Spirito, Spirito dell’Amore.

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Festa dell’Immagine di Gesù Misericordioso 22 Febbraio 2015

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1931 - 22 Febbraio - 2015Festa dell’Immagine di Gesù Misericordioso

Porgo agli uomini un recipiente dal quale possono venire ad attingere le grazieDall’Omelia di Mons. Jozef Bart Rettore della Chiesa di Santo Spirito in Sassia

Santuario dela Divina Misericordia

Ci riuniamoin questot e m p i o

della Divina Mise-ricordia sotto losguardo di GesùMiser icord iosoper entrare neltempo di quare-sima. Prendiamolo spunto dal mes-saggio che papaFrancesco, per laQuaresima 2015,ha rivolto a noicredenti: «Étempo di grazia.Dio non ci chiedenulla che primanon ci abbia do-nato; noi amiamoperché ci haamato per primo,Lui non è indiffe-rente a noi,ognuno di noi glista a cuore, ci co-nosce per nome,ci cura, ci cercaquando lo la-sciamo, ciascunodi noi Gli inte-ressa, il suoamore gli impedisce di essereindifferente a quello che ci ac-cade.». Siano queste paroleuno spunto per prendere la con-sapevolezza della straordinariaattenzione di Dio verso di noi.

Questo tempo ci chiede penti-mento, conversione, rinnova-mento. Non dipende dalla tantapreghiera, dalle comunioni,dalle messe, dalle vie crucis erosari recitati, alla nostra nuova

vita possono ser-vire, ma tutto ciòdeve essere prece-duto da questi at-t e g g i a m e n t i :battersi il petto e ciòpassa attraverso lamisericordia; non èfacile la conver-sione perché allatentazione – il van-gelo di oggi neparla - noi siamosempre soggetti; ildemonio ci tentasoprattutto nella fi-ducia, sottoponen-dola ad unacontinua tentazioneche la induce all’in-credulità, a non cre-dere più a ciò cheDio ha stabilitocome male.“Non scoraggiatevi”questo è il messag-gio di Gesù miseri-cordioso e questo èil messaggio che hasentito chissàquante volte SantaFaustina quando siadoperava per la

promozione pubblica e solenneda parte della Chiesa del mes-saggio di Misericordia: “animamia, adora la Misericordia delSignore ... La Sua compassioneè incalcolabile, la sperimenta

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ogni anima che si avvicina aLui; Egli la protegge e la stringeal Suo seno misericordioso …Anche se i tuoi peccati sononeri come la notte, non averpaura di Dio poiché grande è lapotenza della Divina Misericor-dia.” (Diario 1652).Ecco, cari fratelli, oggi davanti aquesta immagine noi semplice-mente incominciamo questocammino, diciamo “Gesù con-fido in te” e contemplando l’im-magine dobbiamo avere davantia noi il vangelo della sofferenza,il grande libro della passione: lavia della croce; perché questaimmagine è dipinta nella pas-sione, nella morte e nella resur-rezione; è frutto del triduopasquale, senza non ci sa-rebbe. Perciò quando medi-tiamo Gesù Misericordioso,interroghiamoci del perché di

questo cuore trafitto, del perchédella flagellazione, del perchéLui, senza peccato, si è sottopo-sto a tale tremenda sofferenza.Santa Faustina si è chinata,stesa in terra in segno di adora-zione davanti alla Divina Miseri-cordia e diceva: “Chiedimiquello che vuoi, nessun sacrifi-cio mi sembrerà troppo grande,quando si tratta delle anime.”(Diario 1622).Ffissando lo sguardo alla DivinaMisericordia, fissando i suoiocchi, fissando le sue mani, ilsuo cuore, i suoi piedi, la suavita e missione, trapiantiamoquesta contemplazione dentrodi noi e osserviamo i nostriocchi e le mani e i piedi e la no-stra vita. Questo è il tempo, nonpossiamo guarirci da soli, ab-biamo bisogno del medico. Lamisericordia è la medicina che

può guarire. Imploriamo “Gesùmostraci la tua misericordia,essa diventi la nostra vita, Gesùguarda verso di noi, comportaticon noi secondo la tua sconfi-nata pietà, la tua insondabilemisericordia ed è per questoche diciamo “Gesù confido inte”.Amen.

Festa dell’Immagine di Gesù Misericordioso 22 Febbraio 2015

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