LAVORO, OCCUPAZIONE, DISOCCUPAZIONE · 2017. 5. 19. · LA DISOCCUPAZIONE •Il problema della...

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LAVORO, OCCUPAZIONE, DISOCCUPAZIONE

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LAVORO,

OCCUPAZIONE,

DISOCCUPAZIONE

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DEFINIZIONI:

OCCUPATI, DISOCCUPATI, INATTIVI

• Ogni adulto in età lavorativa viene collocato in una delle seguenti

categorie:

OCCUPATI: chi ha più di 15 anni e nella settimana di riferimento

ha svolto almeno un’ora in un’attività che preveda un corrispettivo

monetario o in natura, oppure ha svolto almeno un’ora di lavoro

non retribuito nella ditta di un familiare.

DISOCCUPATI (in cerca di occupazione): coloro che hanno

effettuato almeno una azione attiva di ricerca di lavoro nelle 4

settimane precedenti e che sono disponibili a lavorare (o ad

avviare un’attività autonoma) entro le 2 settimane successive.

INATTIVI (non appartenenti alla forza lavoro): comprendono le

persone che non fanno parte delle forze di lavoro, e cioè coloro

che non lavorano e che non sono in cerca di un’occupazione:

per esempio, casalinghe, pensionati e studenti a tempo pieno.

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FORZA LAVORO

• La FORZA LAVORO è il numero totale di lavoratori,

occupati e disoccupati

• Le FORZE DI LAVORO POTENZIALI (definizione

introdotta dall’Eurostat 2011), sono costituite dagli

inattivi disponibili a lavorare, ma che non cercano

attivamente un’occupazione e dagli inattivi che

cercano un’occupazione, ma che non sono

disponibili a lavorare immediatamente.

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LA DISOCCUPAZIONE

• Il problema della disoccupazione è da ricondurre a due

categorie di base:

La DISOCCUPAZIONE NATURALE:

normalmente in un sistema economico esiste una certa

percentuale di disoccupati (tasso naturale di

disoccupazione) dovuta a fattori temporanei (passaggio

da un’occupazione ad un’altra, cambiamento di status).

La DISOCCUPAZIONE CICLICA:

è determinata dalla particolare situazione economica

attraversata dal Paese .

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LA DISOCCUPAZIONE

• Il tasso naturale di disoccupazione rimane invariato nel

lungo periodo.

• La disoccupazione ciclica si riferisce alle fluttuazioni

della disoccupazione intorno al suo tasso naturale ed è

determinata dall’andamento del ciclo economico.

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LA DISOCCUPAZIONE

• DISOCCUPATI: individui in età lavorativa che sono

disponibili a lavorare al salario corrente ma non hanno

un impiego.

Età lavorativa: sono esclusi gli individui di età inferiore ai

15 (Istat 16: età scolare) e superiore ai 65 anni di età (età

pensionamento).

Disponibili a lavorare al salario corrente: p.es. una

percentuale elevata della popolazione femminile in Italia

non è disponibile, per diverse ragioni, ad entrare nel

mercato del lavoro.

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LA DISOCCUPAZIONE

• La disoccupazione può essere misurata in diversi modi:

in base al numero di coloro che richiedono il

sussidio di disoccupazione (nei Paesi in cui il sussidio

è previsto per tutti i soggetti);

attraverso le Indagini (campionarie) degli Istituti di

Statistica (in Italia ISTAT) sulla forza lavoro.

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MISURE DI OCCUPAZIONE

E DISOCCUPAZIONE

• Il TASSO DI DISOCCUPAZIONE viene calcolato come

percentuale della forza lavoro.

Forza lavoro= Occupati + Disoccupati

Tasso di disoccupazione = 𝐍𝐮𝐦𝐞𝐫𝐨 𝐝𝐢𝐬𝐨𝐜𝐜𝐮𝐩𝐚𝐭𝐢

𝐅𝐨𝐫𝐳𝐚 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐨×100

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Tasso di Disoccupazione nelle Regioni italiane (1 trimestre 2013)

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Tasso di Disoccupazione in Italia per fascia d’età (Istat)

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Disoccupazione maschile e femminile, 2015, Eurostat

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TASSO DI OCCUPAZIONE E DI ATTIVITÀ

• TASSO DI OCCUPAZIONE

Tasso di occupazione = 𝐍𝐮𝐦𝐞𝐫𝐨 𝐨𝐜𝐜𝐮𝐩𝐚𝐭𝐢

𝐏𝐨𝐩𝐨𝐥𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐢𝐧 𝐞𝐭à 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐚𝐭𝐢𝐯𝐚×100

= 𝐅𝐨𝐫𝐳𝐚 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐨 (𝐨𝐜𝐜𝐮𝐩𝐚𝐭𝐢+𝐝𝐢𝐬𝐨𝐜𝐜𝐮𝐩𝐚𝐭𝐢)

𝐏𝐨𝐩𝐨𝐥𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐢𝐧 𝐞𝐭à 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐚𝐭𝐢𝐯𝐚 ×100 Tasso di attività

• TASSO DI PARTECIPAZIONE ALLA FORZA LAVORO (o

TASSO DI ATTIVITÀ): è la percentuale di popolazione

in età lavorativa inclusa nella forza lavoro.

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Tasso di occupazione femminile (15-64 anni) in alcuni paesi europei e nella

media EU-27 – Anni 2000-2014 (valori percentuali)

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Tasso di occupazione femminile (15-64 anni) nella media EU-27 e nelle

ripartizioni italiane – Anni 2004-2014 (valori percentuali)

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Tasso di occupazione maschile e femminile nelle Regioni italiane

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Tassi per specifiche categorie

Tasso di disoccupazione 18-29 anni

10.0

12.0

14.0

16.0

18.0

20.0

22.0

2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

maschi femmine

Tasso di occupazione femminile 18-29 anni

20.0

25.0

30.0

35.0

40.0

45.0

50.0

55.0

60.0

2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

Nord Centro Mezzogiorno

Tasso di disoccupazione femminile 18-29 anni

5.0

10.0

15.0

20.0

25.0

30.0

35.0

40.0

2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

Nord Centro Mezzogiorno

Tasso di occupazione 18-29 anni

20.0

25.0

30.0

35.0

40.0

45.0

50.0

55.0

60.0

2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

maschi femmine

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Tasso di occupazione femminile per titolo di studio, ripartizione geografica e

classe di età – Anno 2010

Fino licenza media

0.0

10.0

20.0

30.0

40.0

50.0

60.0

70.0

80.0

90.0

100.0

15-19 20-

24

25-

29

30-

34

35-

39

40-

44

45-

49

50-

54

55-

59

60-

64

Nord Centro Sud

Diploma

0.0

10.0

20.0

30.0

40.0

50.0

60.0

70.0

80.0

90.0

100.0

15-19 20-

24

25-

29

30-

34

35-

39

40-

44

45-

49

50-

54

55-

59

60-

64

Nord Centro Sud

Laurea

0.0

10.0

20.0

30.0

40.0

50.0

60.0

70.0

80.0

90.0

100.0

15-19 20-

24

25-

29

30-

34

35-

39

40-

44

45-

49

50-

54

55-

59

60-

64

Nord Centro Sud

Totale

0.0

10.0

20.0

30.0

40.0

50.0

60.0

70.0

80.0

90.0

100.0

15-19 20-

24

25-

29

30-

34

35-

39

40-

44

45-

49

50-

54

55-

59

60-

64

Nord Centro Sud

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MISURE DI DISOCCUPAZIONE

• In certi casi è difficile distinguere tra persone che sono

disoccupate e persone non attive.

I lavoratori scoraggiati sono individui che vorrebbero

lavorare ma che hanno smesso di cercare o non ci

provano perché sfiduciati.

Questi lavoratori non rientrano nelle statistiche di

disoccupazione.

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• Indicatore supplementare al

tasso di disoccupazione:

La quota di donne inattive

(15-64 anni) che

“non cercano attivamente

lavoro ma sono subito

disponibili a lavorare”

in Italia è quasi 4 volte più

elevata che in Europa

(16,6% vs. 4,4%).

(Dati 2013, LINKIESTA)

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Per le donne un percorso a “ostacoli”: meno lavoro,

più precario, meno pagato

• Le giovani vivono una situazione più critica di quella dei

coetanei, già critica.

• Fin dall’inizio della carriera lavorativa (18-29 anni):

Tasso di occupazione più basso (35,4% vs. 48,4%);

Più precarie (35,2% vs. 27,6% sono dipendenti a termine o

collaboratori);

Le laureate sono più sottoutilizzate (52% vs. 41,7% svolgono

un lavoro per il quale è richiesto un titolo di studio inferiore a

quello posseduto);

Guadagnano meno (892 mila euro vs. 1.056 mila euro la

retribuzione netta mensile dei dipendenti).

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Le madri hanno più difficoltà a rimanere sul mercato

del lavoro

Tra le madri il 30% interrompe il lavoro per motivi familiari

contro il 3% dei padri

Sono circa 800 mila (pari all’8,7% delle donne che lavorano

o hanno lavorato) le madri che hanno dichiarato di essere

state licenziate o messe in condizione di doversi

dimettere, nel corso della loro vita lavorativa, a causa di una

gravidanza: le dimissioni in bianco

Hanno poi ripreso l’attività solo quattro madri su dieci, tra

quelle costrette a lasciare il lavoro, ma con valori diversi nel

Paese: una su due al Nord e soltanto poco più di una su

cinque nel Mezzogiorno.

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Il tasso di occupazione femminile diminuisce

all’aumentare del numero di figli

F M

Single 81.2 84.6

Coniuge in coppia senza figli 73.1 90.9

Monogenitore 69.3 86.5

1 figlio 71.3 85.8

2 figli 66.7 86.5

3 figli o più 62.3 95.6

Coniuge in coppia con figli 52.5 90.5

1 figlio 60.0 91.3

2 figli 50.6 90.8

3 figli o più 33.7 85.0

Tasso di occupazione per ruolo ricoperto in famiglia (25-44 anni)

La diminuzione si evidenzia anche tra primo e secondo figlio più che nel resto d’Europa

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• Il termine DISOCCUPAZIONE FRIZIONALE si riferisce

al periodo di tempo che serve perchè domanda e

offerta di lavoro si incontrino.

I lavoratori possono impiegare un certo periodo di tempo

a trovare il lavoro che li soddisfa.

• Il termine DISOCCUPAZIONE STRUTTURALE si

riferisce alla situazione in cui il numero di posti di

lavoro disponibili in un determinato settore

produttivo è inferiore al numero di lavoratori che

sarebbero disponibili a coprirli.

DISOCCUPAZIONE DI

BREVE E LUNGO PERIODO

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DISOCCUPAZIONE DI

BREVE E LUNGO PERIODO

• I sistemi economici sono in continuo mutamento (a volte

più lento, a volte più rapido): quindi la disoccupazione

frizionale, determinata dalla ricerca, da parte delle

imprese, di nuove capacità e, da parte dei lavoratori, di

posti di lavoro soddisfacenti, è in qualche modo

inevitabile.

• Fluttuazioni settoriali: cambiamenti nella composizione

della domanda di lavoro tra settori produttivi.

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POLITICHE DEL LAVORO

• Le politiche del lavoro possono facilitare il collocamento

al lavoro.

• Gli strumenti possono essere:

Uffici pubblici di collocamento (che aiutano l’incontro

tra domanda e offerta di lavoro);

Programmi di formazione professionale (che aiutano

la riconversione produttiva dei lavoratori);

Sussidi di disoccupazione.

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SUSSIDI DI DISOCCUPAZIONE

• I sussidi di disoccupazione proteggono i lavoratori in

caso di perdita del posto di lavoro.

Viene versata, per un periodo di tempo limitato, una parte

della busta paga.

• La critica rivolta all’utilizzo di questo strumento è che

ridurrebbe gli incentivi alla ricerca di un nuovo lavoro.

• D’altra parte è una politica di equità sociale, e permette

ai lavoratori di trovare il lavoro più consono alle proprie

aspettative.

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LA DISOCCUPAZIONE STRUTTURALE

• Si ha disoccupazione strutturale quando l’offerta di lavoro

è superiore alla domanda.

• La disoccupazione di lungo periodo è strutturale.

• Le ragioni della disoccupazione strutturale:

Vincoli salariali (minimo salariale);

Sindacalizzazione e contrattazione collettiva;

Salario di efficienza.

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Offerta di lavoro

Domanda di lavoro

Salario

minimo

Quantità

domandata

Quantità

offerta

Eccedenza di lavoro

(disoccupazione)

MERCATO DEL LAVORO CON SALARIO

MINIMO VINCOLANTE

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SINDACATI

• L’esistenza dei sindacati permette che i lavoratori

contrattino “collettivamente”, come se fossero un cartello,

con le imprese. In questo modo riuscirebbero ad ottenere

livelli salariali superiori a quelli di equilibrio.

• La critica rivolta ai sindacati è che determinerebbero delle

allocazioni inefficienti nel mercato del lavoro:

Se i salari sono superiori al livello di equilibrio, i lavoratori

attualmente occupati beneficiano di questa situazione a

spese di coloro che vorrebbero lavorare a salari di equilibrio.

• D’altra parte, i sindacati sono necessari per contrastare il

potere che le imprese hanno nei confronti del singolo

lavoratore.

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SALARI DI EFFICIENZA

• Salari di efficienza: sono retribuzioni maggiori del livello

di equilibrio, pagati dalle imprese per incentivare una

maggiore produttività.

• Motivi di una maggiore produttività:

Migliore alimentazione/salute;

Stabilità del lavoratore;

Maggiore impegno nel lavoro;

Maggiore qualità (selezione) della forza lavoro.

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ESERCIZIO In base a dati ISTAT 2015, in Sardegna la popolazione in età lavorativa era (approssimativamente) di 1.124.000 individui. Di questi, 557.000 erano occupati, 124.000 erano in cerca di occupazione. - A quanto ammontava la forza lavoro? - Qual era il tasso di attività? - Qual era il tasso di occupazione? - Qual era il tasso di disoccupazione?

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TASSO DI DISOCCUPAZIONE = 𝐍𝐮𝐦𝐞𝐫𝐨 𝐝𝐢𝐬𝐨𝐜𝐜𝐮𝐩𝐚𝐭𝐢

𝐅𝐨𝐫𝐳𝐚 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐨 × 100 =

124.000681.000 × 100 = 18.2%

FORZA LAVORO = occupati + disoccupati

FORZA LAVORO = 557.000 + 124.000 = 681.000

= 𝐅𝐨𝐫𝐳𝐚 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐨

𝐏𝐨𝐩𝐨𝐥𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐢𝐧 𝐞𝐭à 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐚𝐭𝐢𝐯𝐚 ×100 TASSO DI PARTECIPAZIONE

ALLA FORZA LAVORO (o Tasso di Attività)

= 681.000 1.124.000 × 100 = 60.6%

SVOLGIMENTO

TASSO DI OCCUPAZIONE = 𝐍𝐮𝐦𝐞𝐫𝐨 𝐨𝐜𝐜𝐮𝐩𝐚𝐭𝐢

𝐏𝐨𝐩𝐨𝐥𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐢𝐧 𝐞𝐭à 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐚𝐭𝐢𝐯𝐚 × 100 =

557.0001.124.000 × 100 = 49.5%