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La Toscana nuova - Anno 2- Numero 1 - Gennaio 2019 - Registrazione Tribunale di Firenze n. 5905 del 6-2-2013 - Iscriz. Roc. 30907. Euro 2. Poste Italiane SpA Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv.in L 27/02/2004 n°46) art.1 comma 1 C1/FI /0074

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FirenzeArt Gallery | Piazza Taddeo Gaddi 2/r, 50142 Firenze | Tel 055.224028 | www.firenzeart.it | [email protected]

presenta

LA NOSTRA PROPOSTA DI GENNAIO

Giampaolo Talani Tre ombre 2005olio su tela di juta80 x 90 cm

Il quadro è stato pubblicato a pg. 142 del vol.1 di “Giampaolo Talani catalogo generale”

La Galleria FirenzeArt vuole ricordare così il maestro a un anno dalla scomparsa. Giampaolo Talani è un autore toscano di assoluto rilievo, con un le-game molto forte con Firenze dove ha studiato e mosso i primi passi di artista. La curiosità che gli è propria lo ha indotto a coltivare i ge-neri tradizionali della pittura e a sperimentare anche altre tecniche compresa l’incisione e l’affresco di cui è stato, tra i contemporanei, uno dei pochi profondi conoscitori. Le sue opere sono presenti in prestigiose collezioni pubbliche e private. Ha esposto a New York, Washington, Parigi, New Orleans, Innsbruck, Colonia, Amburgo, Düsseldorf, Beirut, Parigi, Berlino e ha collaborato con le più impor-tanti gallerie italiane e straniere.

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Sommario gennaio 20196 Gli omaggi di Vinicio Polidori al Pegaso toscano e alla città di Matera

8 Maria Callas, icona e donna nell’opera di Anna Sticco

11 Franco Zeffirelli nel ritratto di Leda Giannoni

12 Le mostre del 2019 alle Gallerie degli Uffizi

16 La tradizione di Murano nelle opere di Michal Ashkenasi a Venezia

17 L’arte per la comunità dell’architetto israeliano Uri De Beer

19 Arte del Vino: la cantina Cesani di San Gimignano

20 A Firenze il film documentario dedicato a Nano Campeggi

22 Toscana Foto Service per professionisti e amatori

23 Edward Weston, maestro di sensualità e purezza della forma

25 La mostra di stampe giapponesi alla Soffitta di Sesto Fiorentino

26 La 21^ edizione dell’assemblea del Movimento Life Beyond Tourism

28 I vini della Tenuta Moriano dalla Toscana alla Cina

31 La poesia “iniziatica” di Lucio Bussolini

32 Il 2018 di Anna Maria Calamandrei Santi, tra mostre e premi

34 Un lungo abbraccio: la raccolta di racconti di Donatella Tesi

36 Il volto spirituale dell’India

37 Le sette religiose tra indottrinamento e proselitismo

39 Firenze mostre: la personale di Beatrice Salvadori a Palazzo del Pegaso

40 Il convegno sull’agroalimentare a Pistoia

43 Psicologia oggi: la Terapia Breve Strategica di Giorgio Nardone

47 La doppia mostra in ricordo di Mario Caciotti al Centro Berti

49 La Visitazione di Luca della Robbia a Pistoia

50 Alessandro Calonaci, attore e direttore del Teatro di San Martino

53 Angelo Fiore: il tenore toscano alla “conquista” della Scala

54 Gualserio Zamperini, imprenditore illuminato e collezionista

57 Natura e spiritualità nell’opera di Ermella Cintelli Molteni

58 Isabella Rombolà, pittrice dell’universo femminile

59 I libri del mese:L’amore che manca di Eva Rei

60 Arkiwine: il 4° concorso per barman professionisti

61 A Firenze l’8^ edizione di Calici sotto l’Albero

62 La Fattoria Lischeto a Volterra tra enograstronomia e arte

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In CopertinaVinicio Polidori, Pegaso, matita su carta Fabriano

Periodico di attualità, arte e cultura La Nuova Toscana Edizionidi Fabrizio BorghiniViale F. Redi 75 - 50144 FirenzeTel. 333 [email protected]@pec.itRegistrazione Tribunale di Firenzen. 6072 del 12 - 01 - 2018Partita Iva: 06720070488Codice Fiscale: BRGFRZ47C29D612IAnno 2 - Numero 1Gennaio 2019 Poste Italiane SpA Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L 27/02/2004 n, 46) art.1 comma 1 C1/FI/0074

Direttore responsabile:Daniela PronestìCapo redattore: Maria Grazia [email protected] e impaginazione:Stefania VenutiServizio Abbonamenti e Distribuzione:Silvia Pillai, Tel 334 [email protected]: Nova ArtiGrafiche srl Via Cavalcanti 9/d - 50058 Signa (Fi)Tel 055 8734952Facebook:La Toscana nuova - Periodico di attualità, arte e cultura

Testi:Gaia AngeliStefano BandinelliLaura BelliPaolo BiniMargherita Blonska CiardiFabrizio BorghiniBeatrice BotticelliLucio BussoliniAnna Maria Calamandrei SantiNicola CrisciSerena GelliJohnson Joseph Maurizio MatteiLaura MolteniEmanuela MurianaElena Maria PetriniElisabetta PetriniVinicio PolidoriDaniela PronestìValter QuagliarottiLucia Raveggi

Marco RavenniBarbara SantoroUmberto SereniVittorio SgarbiMichele TaccettiDonatella TesiFoto: Gaia AngeliDavid BattistellaLaura BelliTiziano ButiMaria Grazia DainelliAldo FittanteElena Maria PetriniBarbara SantoroSilvano SilviaRoberto TestiEdward Weston

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Atelier GIULIA CARLA CECCHIVia Jacopo da Diacceto, 14 - 50123 Firenze

Showroom: Tel: 055284269 - Cell: 335437934Email: [email protected]

In occasione dei festeggiamenti per i sei anni di attività dell’associazione Toscana Cultura e della rivista La Toscana Nuova lo scorso 21 dicembre all’ICLAB,

la Maison GiuliaCarla Cecchi ha presentato in anteprima la collezione invernale 2019-2020

Sei anni fa, il numero zero della rivista mostrava in copertina un abito della maison color bronzo con pizzo immortalato sulle rotaie "tramvia linea uno".

A gennaio 2019, in attesa della “tramvia linea due”, presentiamo invece una mantella azzurra, reversibile grigia in cashmere e fili di zibellino, con cappuccio a rouches

elicoidali di volpe azzurra su organza di seta calde e fascinose.

Il massimo della ricerca, dell'avanguardia e del lusso! Tanti auguri a La Toscana Nuova. Pola Cecchi

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Ritrattid’artista

Vinicio PolidoriLe nuove opere dell’artista rendono omaggio al Pegaso simbolo della Regione Toscana e alla città di Matera Capitale Europea della Cultura nel 2019di Vinicio Polidori / foto courtesy dell’artista

Amo da sempre gli animali ed in particolare il cavallo che ho imparato a conoscere fin da

piccolo quando, una volta montato in sella, avevo l’impressione di volare leggero come trasportato dal vento. Il mio legame con questo meraviglio-so animale è molto profondo, ecco perchè cerco di trasmetterlo anche nel mio lavoro artistico, sia nel dise-gno, come nel caso dell’amato caval-lo Berio vincitore di ben quattro Palî di Siena, sia nei dipinti ad olio dove ho più volte ritratto i cavalli purosan-gue arabi - egiziani. Lo scorso mese di dicembre ho presentato in antepri-ma all’ICLAB di Firenze la mia ver-sione del Pegaso, un cavallo speciale che mi ha sempre affascinato con le sue ali simbolo di libertà, fama e vit-toria - così era inteso dai mitogra-fi medievali - e da tempo emblema della Regione Toscana. Per la mia in-terpretazione dello splendido cavallo mi sono rifatto a certi studi e boz-zetti realizzati in passato ispirandomi ad uno splendido stallone arabo-e-giziano di proprietà dell’amico Luigi Orlando, titolare dell’ex Smi di Cam-potizzorro - oggi sede della Dynamo Camp - dove venivano allevate ed in-

crociate le razze araba ed aveligne-se. Ho scelto, quindi, la morfologia di uno stallone arabo-egiziano, caval-lo di rara perfezione e bellezza, una vera e propria forza della natura. Ho voluto, inoltre, rendere omaggio al grande Benvenuto Cellini, autore, tra i tanti capolavori, anche di un mira-bile Pegaso in bronzo. Non meno im-portante per me è il lavoro dedicato a Matera dopo averla visitata quest’e-state durante un viaggio con la mia famiglia. E’ stata una grande emozio-ne ammirare la bellezza particolare ed unica di questa città scavata nei sas-si e ancora oggi testimonianza di uno dei più antichi insediamenti del gene-re umano. Molti interventi sono stati realizzati negli ultimi tempi in prepa-razione degli eventi che quest’anno vedranno Matera nel ruolo di Capitale Europea della Cultura. Dopo decen-ni di abbandono e trascuratezza, oggi questa città rinasce a nuova vita. Per questo motivo ho pensato di dedicar-le un’opera ispirandomi al panorama mozzafiato dell’altopiano murgico; in primo piano si vedono le mani di mia figlia Giulia che reggono un sasso a forma di cuore, a simboleggiare un amore ed un legame che dureranno per sempre. Questo mio disegno in-titolato A Matera sarà esposto il 19 gennaio nella centralissima piazza San Giovanni a Matera in occasione della cerimonia inaugurale che inco-rona la città lucana Capitale Europea della Cultura 2019 e in collabora-zione con l’associazione Culture in Movimento e con la Biblioteca della Legalità Bill. Saranno presenti all’e-vento il Presidente della Repubblica Mattarella, il Presidente del Consi-glio Giuseppe Conte, diversi mini-stri e rappresentati delle istituzioni lucane. Un ringraziamento specia-le all’associazione Culture in Movi-

mento, nella persona del presidente Graziana Ventura, a Giuseppe Da-lessandro e alla cara amica Brunella Persia. Con la mia associazione Vi-nicio Polidori Bottega Annigoniana allestiremo nel prossimo futuro una mia mostra personale con importan-ti inediti. Un ringraziamento specia-le va anche all’associazione Toscana Cultura di cui faccio parte come so-cio, al presidente Lucia Raveggi e al giornalista Fabrizio Borghini, con cui ho l’onore di collaborare da anni.

Casa - StudioVinicio Polidori - PittoreAssociazione Bottega Annigonia-naVia Simoncini N°1050135 - Serravalle Pistoiese (Pistoia) [email protected]+39 348 4127563 Vinicio Polidori

Vinicio Polidori Vinicio Polidori

VINICIO POLIDORI

Vinicio Polidori mentre viene insignito, lo scorso giugno, del Collare Laurenziano nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio a Firenze

Pegaso, matita secca-grassa su carta Fabria-no 50% cotone, cm 25x25

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VINICIO POLIDORI

A Matera, matita secca-grassa e tecnica mista, cm 50x50

Insieme a Lucia Raveggi, presidente di Toscana Cultura, durante la consegna del Premio Ponte Vecchio all’ICLAB di Firenze Stallone Arabo, olio su tela, cm 100x50

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Anna Sticco con Vittorio Sgarbi (ph. courtesy Platinum Collection)

Ifigenia in Tauride, tecnica mista su tela, cm 100x100, 2018Stormy wheather, festa della Maxwell a Venezia in onore di Maria Callas, tecnica mista su tavola, cm 105x100, 2018

ANNA STICCO

Ritrattid’artista

Anna SticcoProfonda conoscitrice della vicenda artistica ed umana di Maria Callas, l’artista toscana ha tracciato negli anni una biografia per immagini del celebre soprano rendendola protagonista di un’epopea visivadi Vittorio sgarbi / foto roberto testi

Non è impresa facile dedicare il proprio tempo e il proprio in-gegno all’interpretazione del-

la vita e delle vicende dei personaggi che hanno segnato un’epoca. Fior di registi si sono dedicati alla ricostru-zione della vita di grandi artisti o di grandi musicisti, come fior di scrit-tori hanno preso ispirazione dalla vita di pittori o di musicisti, di composi-tori o di cantanti. Il genio, che si ma-nifesti tramite la voce, o il colore, o la musica, emette naturalmente un’e-nergia che contagia, anche a distan-za di decenni, quando non di secoli, le generazioni a venire. Maria Callas, probabilmente uno dei più grandi so-prani di tutti i tempi, è senz’altro uno di quei rari geni che con la voce so-no stati in grado di scalare le vette del sublime, così come artisti impa-reggiabili e meravigliosi hanno sapu-

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ANNA STICCO

Callas, la Divina, tecnica mista con foglia oro 24 carati su tavola, cm 70x50, 2015

Callas e Onassis a Venezia, l'innamoramento, tecnica mista su tela, cm 80x90, 2017

to rendere in un’opera, o nell’intero ciclo delle loro opere, il senso stes-so del fare pittorico, il suo caratte-re metafisico e, seppure in casi rari, tendente al divino. Anna Sticco è pit-trice insieme istintiva e razionale. Il suo istinto l’ha portata, oltre e qua-si contro la propria volontà, a capta-re, come mediante l’uso di un radar segreto, l’energia che la grande can-tante ha seminato dietro di sé, con la sua voce ma anche con la radiazione magnetica che ha seminato nel cor-so della sua vita, a partire dalla sua leggendaria relazione con Onassis al-le sue molteplici e meravigliose inter-pretazioni: non ultima, quella, fuori dai consueti binari, nella Medea pa-soliniana. Ma Anna Sticco è anche pittrice fortemente razionale, nel mo-mento in cui si mette a seguire, co-me un segugio, le tracce della grande cantante per annotarne vicende, gu-sti, emozioni, comportamenti; fino alla caparbietà di volerne conoscere eredi, congiunti, conoscenti e persino domestici e collaboratori. In questa ricerca quasi ossessiva del dettaglio biografico, del particolare, dell’an-notazione di colore, la pittrice rive-la fondamentalmente il suo metodo e il suo obiettivo: entrare nella vita e nella psicologia del grande soprano, e farsi, come il Vasari lo fu degli ar-tisti suoi contemporanei, la sua am-basciatrice e la sua biografa ufficiale, sebbene attraverso il mezzo della pit-tura anziché della scrittura. Ecco allo-ra la Callas che interpreta divinamene la Turandot, o nella Tosca, nell’Aida, al suo debutto all’Opéra di Parigi, nel-la Medea al fianco di Pasolini. Eccola con Luchino Visconti, con Meneghini, il marito che la divina lasciò quando s’innamorò di Onassis. Ed ecco che Anna Sticco ripercorre, quadro dopo quadro, come in uno sparso racconto per immagini, alla maniera degli anti-chi cantastorie, la relazione tra la di-vina e il ricchissimo armatore greco: le feste, i baci, l’innamoramento, le gite sullo yacht, il celebre Christine. E la solitudine, la sua immagine, come e prima di quella della Marylin warho-liana, da diva a icona popolare. Maria Callas che si staglia su una trecente-sca foglia d’oro può dirsi a buon dirit-to l’icona di una ricerca che aspira a essere epopea visiva popolare.

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Ritratto di Franco Zeffirelli, olio su tela

LEDA GIANNONI

Ritrattid’artista

Leda GiannoniL’omaggio della pittrice fiorentina al maestro Franco ZeffirelliL’opera verrà donata alla Fondazione intitolata al celebre regista e scenografo di daniela Pronestì / foto courtesy dell’artista

Dopo essersi più volte cimenta-ta nel ritratto di illustri prota-gonisti del mondo dell’arte e

della cultura, tra cui Giacomo Puccini, Carla Fracci, Riccardo Muti e Cristina Acidini, Leda Giannoni rende omaggio questa volta ad un grande nome del ci-nema e del teatro a livello internazio-nale: Franco Zeffirelli. L’inaugurazione nel 2017 di una fondazione a lui dedi-cata nella città che gli ha dato i natali, Firenze, ha permesso al grande pubbli-co di conoscere in un’ottica più ampia i tanti indirizzi della sua parabola artisti-ca, che spazia dalla regia cinematogra-fica a quella teatrale, dalla passione per l’opera lirica, coltivata sia come regi-sta che come scenografo e costumista, alle trasposizioni per il grande scher-mo della drammaturgia shakesperia-na. Dedicando un ritratto a Zeffirelli, Leda Giannoni ha voluto, anzitutto, ri-cordare il legame del maestro con Fi-renze, la cui storia e bellezza artistica hanno avuto un ruolo fondamentale tanto nella sua formazione, avvenuta all’Accademia di Belle Arti e alla Facol-tà di Architettura, quanto nella raffinata sensibilità estetica dimostrata nei lun-ghi anni della sua carriera come regi-sta e autore di memorabili scenografie e costumi teatrali. Un rapporto, quello con Firenze, che Zeffirelli ha mantenu-to vivo nel tempo, raccontando l’amata città in un documentario in presa diret-ta dell’alluvione del 1966 e nel celebre film Un tè con Mussolini, dove i ricordi dell’infanzia vissuta dal regista s’intrec-ciano alle vicende della storia italia-na negli anni del Fascismo. Ispirata ad una delle tante fotografie che immor-talano il maestro oggi ultranovanten-ne, l’opera di Leda Giannoni restituisce l’immagine dell’uomo e dell’artista con un realismo puntuale nella resa pitto-rica e convincente sul piano interpre-tativo. La figura dell’effigiato domina

lo spazio dipinto, conferendo alla sce-na un’intonazione al contempo cele-brativa ed informale, complice anche l’espressione sorridente del volto ap-poggiato ad una mano. E’ uno Zef-firelli già maturo ma ancora pieno di fascino, con uno sguardo sicuro e pro-fondo e il corpo avvolto da un’ampia giacca blu che occupa grande parte del dipinto. Un ritratto nitido, vivace, ri-

goroso eppure privo di retorica, a con-ferma di come l’artista abbia affinato negli anni le proprie capacità ritrattisti-che, raggiungendo oggi doti di sintesi espressiva e finezza narrativa. L’opera è stata realizzata con l’intento di donar-la alla Fondazione Zeffirelli, andando così ad arricchire una già vasta galleria di omaggi resi al maestro fiorentino da ogni parte del mondo.

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Firenze

Mostre

Le Gallerie degli Uffizi presentano il programma del 2019Un anno denso di appuntamenti tra passato e presente dell'artedi barbara santoro / foto courtesy gallerie degli uffizi

Quando mai si era vista, nella nostra città, una programma-zione così attenta e perfetta!

Finita una mostra, solo gli addetti ai la-vori erano a conoscenza della nuova esposizione che si apriva. Spesso an-che a noi che dobbiamo informare, ar-rivava solo un comunicato stampa poco prima dell’inaugurazione e dove-vamo fare i salti mortali per diffondere le notizie al pubblico. Oggi, grazie all’efficienza “alla tedesca” di Eike Schmidt, siamo in grado di comunica-re con esattezza quante e quali saran-no le mostre allestite alle Gallerie degli Uffizi, al fine di sollecitare i visitatori con argomenti di interesse specifico. Il comunicato stampa del 10 dicembre 2018 elenca minutamente tutte le ini-ziative. Ogni mostra avrà un catalogo, anche scientifico, estremamente cura-to e fin da oggi conosciamo i nomi dei

curatori di ogni esposizione. Antonio Paolucci, presente alla conferenza stampa di presentazione, si è compli-mentato con il direttore Eike Schmidt per la competenza e il lavoro svolto in questi anni alla guida dei musei fio-rentini. Vedremo se i fiorentini, spes-so scontenti, sapranno apprezzare questa iniziativa che ci fa acquistare una nuova credibilità come città inno-vativa non solo legata al Rinascimen-to. La programmazione è iniziata l’8 gennaio con Animalia Fashion, un’in-cursione nel rapporto tra la moda dell’ultimo decennio e gli animali, te-ma allo stesso tempo divertente ma anche impegnato, in un momento in cui i cambi climatici e un calo d’inte-resse delle super potenze verso i pro-blemi dell’ambiente mettono in pericolo molte specie. Curata da Patri-cia Lurati, sarà esposta a Palazzo Pitti

al Museo della Moda e del Costume fi-no al 5 maggio 2019. La mostra, con-cepita come un fantastico museo di storia naturale, mette in risalto forme e colori in abiti, accessori e gioielli che a loro volta evocano insetti, pesci, uc-celli , conchiglie, animali comuni e ra-ri. Dal 14 febbraio al 2 giugno, nell’Andito degli Angiolini, nella Galle-ria d’Arte Moderna, curata da Eike Schimdt e Renata Pintus, si aprirà la personale dedicata a Kiki Smith, dal ti-tolo What I saw on the road. L’artista è una nota protagonista dell’arte con-temporanea, femminista militante, presente con le sue opere nelle più prestigiose istituzioni Internazionali (MOMA di New York, Museum of Mo-dern Art di San Francisco, Haus Esters Museum di Krefeld, Fundacio Joan Mirò di Barcelona) e vincitrice della Biennale di Venezia del 2005 con l’in-

Il direttore degli Uffizi Eike Schmidt durante la presentazione del programma

GALLERIE DEGLI UFFIZI12

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stallazione Homespun Tales. Dal 20 febbraio al 5 maggio, il Carro d’ Oro di Joahnn Paul Schor. L’effimero splen-dore dei carnevali barocchi sarà nella sala delle Nicchie della Galleria Palati-na di Palazzo Pitti, a cura di Alessan-dra Griffo e Maria Matilde Simari. La festa in età barocca era fantasia e ma-gnificenza: enormi carri trionfali, ma-schere e allegorie, scenografie strepitose, sorprese a non finire. Tutto questo vedremo nella mostra che fa vedere la sfarzosa mascherata del principe Giovanni Battista Borghese per il Carnevale Romano del 1664. Questo evento fu immortalato da Gio-vanni Paolo Schor, collaboratore di Pietro da Cortona e Gian Lorenzo Ber-nini, nel grande dipinto acquistato nel 2017 dalle Gallerie degli Uffizi per il fu-turo Museo delle Carrozze di Palazzo Pitti. In mostra saranno esposti anche disegni, oggetti ed incisioni per far ri-vivere la magia, gli effimeri strepitosi, le esagerazioni e i costumi dei carne-vali del '600. Dal 26 febbraio al 26 maggio, nella ampia sala espositiva Magliabechiana degli Uffizi, Antony Gormley - Essere. Vedremo 12 opere realizzate in diversi materiali e dimen-sioni, che esplorano il corpo nello spa-zio e il corpo come spazio. Curata da Eike Schmidt e Max Seidel, propone lavori realizzati dopo un lungo proces-so creativo e così si è sviluppato un rapporto quasi di dialogo tra L’Erma-frodito dormiente, copia romana di età

Simonella Condemi, prende avvio una bella esposizione dal titolo: Lessico Femminile. Le donne tra impegno e ta-lento 1861-1926. La mostra, esposta nella Sala del Fiorino alla Galleria d’Ar-te Moderna, prende avvio dall’unità nazionale (1861) che coincide anche con l’iscrizione di alcune lavoratrici al-la Fratellanza Artigiana e si conclude nel 1926 quando Grazia Deledda rice-vette il Premio Nobel, diventando così un simbolo e un riscatto per le donne italiane. Dal 7 maggio al 13 ottobre nel giardino di Boboli, curata da Eike Sch-midt e Jon Wood, apre la mostra di scultura contemporanea dedicata a uno degli artisti più noti in campo in-ternazionale, Tony Cragg. L’artista in-glese, nato nel 1949, lega il suo lavoro ai fenomeni generativi della materia con un virtuosismo quasi tardo baroc-co e dalla forte componente tattile. Cragg dal 1977 vive e lavora in Germa-nia, a Wuppertal, dove ha anche fon-dato un suo parco di sculture

Imperiale, ed il blocco Settlement (2005) che abbraccia il pavimento. Dal 7 marzo al 26 maggio, curata da

Un'opera di Antony Gormley

Un'opera di Tony Cragg

GALLERIE DEGLI UFFIZI 13

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(Waldfrieden Sculpture Park) che vo-gliono sottolineare il costante rappor-to con la natura. Per celebrare i 500 anni dalla nascita del primo Granduca di Firenze, Cosimo I de’ Medici, è sta-to ideato un trittico di iniziative in luo-ghi simbolo delle Gallerie degli Uffizi. Dal 6 giugno al 29 settembre, nelle Sa-le di Levante degli Uffizi, curata da Maurizio Arfaioli, Alessio Assonitis e Pasquale Focarile, la mostra I Cento Lanzi del Principe. I Lanzi, la storica guardia medicea, sono l’oggetto della mostra che ricostruisce la vicenda plurisecolare di questa milizia, nata con Cosimo I e arrivata fino al '700 con l’estinzione della famiglia Medici. Dipinti, incisioni, disegni, armi, arma-ture, addirittura suoni che racconte-ranno la storia di questa milizia scelta e il loro impatto sulla vita cittadina. La mostra racconta e rievoca la vita di un corpo soldatesco che ha inciso così tanto nella città da dare anche il nome a uno dei monumenti più importanti di Firenze: la Loggia dei Lanzi in Piazza Signoria. Dal 6 giugno al 29 settem-bre, a cura di Alessandra Griffo e Lucia Meoni, nella Sala Bianca e nella Sala delle Nicchie di Palazzo Pitti, una mo-stra dal titolo Una biografia Tessuta - Gli Arazzi in onore di Cosimo I. L’esposizione è dedicata alla Arazzeria Medicea, diretta da Pietro Févère, ca-po arazziere della manifattura grandu-cale. La serie degli arazzi è una vera e propria “biografia tessuta” e fu desti-nata alla Sala di Saturno, utilizzata per

Firenze

Mostre

Un arazzo della collezione medicea

Il Villano con la botticella, opera scolpita da Giovanni di Paolo Fancelli su disegno di Baccio Bandinelli

GALLERIE DEGLI UFFIZI

le udienze segrete del Granduca Ferdi-nando II, che così nobilitava il proprio governo rendendo omaggio al suo predecessore. Dal 6 giugno al 29 set-tembre, nella Sala delle Nicchie di Pa-lazzo Pitti, curata da Alessandra Griffo Il Villano e la sua botticella - Diverti-menti nel nuovo giardino. Nel 1550 Palazzo Pitti fu acquistato dalla con-sorte di Cosimo I, Eleonora di Toledo, diventando così la nuova residenza dei granduchi. Fu dotata di un ampio giar-dino a modello di tutte le altre regge d’Europa. Probabilmente la prima scultura, installata in Boboli, fu Il Villa-no con la botticella, scolpita da Gio-vanni di Paolo Fancelli su disegno di Baccio Bandinelli. Il restauro, comple-tato di recente, vuole rendere omaggio alla coppia ducale e offrire un nuovo

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spunto di visita del meraviglioso giar-dino. Dall’11 giugno al 29 settembre, nel Museo della Moda e del Costume a Palazzo Pitt,i s’inaugura Mostra a sorpresa in occasione di Pitti Uomo: una mostra sulla moda maschile lega-ta ai trenta anni di Pitti Uomo. Dal 18 giugno al 6 ottobre, curata da Fabrizio Paolucci e Giovanni De Pasquale nella Limonaia del giardino di Boboli, la mo-stra Costruire un capolavoro; la Co-lonna Traiana. L’esposizione permetterà di ripercorrere il viaggio dei colossali blocchi marmorei che compongono la colonna; dalle cave di Luni (800mt di altezza) furono tra-sportati fino al Portus Romae, per poi risalire il Tevere fino alla capitale. La Colonna fu inaugurata il 12 Maggio del 113 d.c. all’interno del Foro di Traiano ed ispirò artisti e architetti fino al XIX secolo. Dal 27 giugno al 27 ottobre, a cura di Dora Liscia Bemporad e Olga Malasecchi, nell’Aula Magliabechiana degli Uffizi, sarà la volta di Tutti i colo-ri dell’Italia ebraica. Tessuti preziosi e stoffe dall’antica Gerusalemme al prèt- a- porter moderno. L’esposizione è di-visa in vari capitoli che affrontano i diversi aspetti del rapporto tra il mon-do ebraico e i tessuti, sia per uso reli-gioso che profano, fino alla moda e all’imprenditoria del '900. Questo trionfo di stoffe sarà esposto in un percorso articolato in otto sezioni che partendo dai tempi del sommo sacer-dote Aronne arriva fino all’imprendito-ria tessile del Novecento. Dal 30 agosto al 1° dicembre, curata da Clau-dia Conforti, Maria Grazia D’Amelio, Francesca Funis e Lorenzo Grieco, nel-la Sala Detti e nella Sala del Camino degli Uffizi, si terrà la mostra I Cieli in una stanza. Soffitti lignei a Firenze e a Roma nel Rinascimento. L’esposizione illustra i soffitti lignei a cassettoni che erano chiamati nel Rinascimento “cie-li”. Elementi costruttivi ornamentali dello spazio interno, questi soffitti non erano solo un compendio di tecnica e di arte, ma avevano tutti una rappre-sentazione simbolica che, tra il quattro e il cinquecento, interessò chiese e pa-lazzi a Firenze e a Roma. Arricchiranno la mostra dipinti, incisioni, modelli e autentici lacunari rinascimentali. Alcu-ni dispositivi interattivi mostreranno i soffitti lignei più belli e importanti di Roma e di Firenze. Dal 18 settembre al

12 gennaio 2020, nella Sala del Tesoro dei Granduchi di Palazzo Pitti, Plasma-to dal Fuoco – La scultura in bronzo nella Firenze degli ultimi Medici. Cura-ta da Eike Schmidt, Sandro Bellesi e Riccardo Gennaioli, la mostra intende offrire un quadro completo dell’arte della scultura in bronzo nel capoluogo toscano al tempo degli ultimi grandu-chi di casa Medici. Particolare risalto sarà dato alle figure di Giovan Battista Foggini e Massimiliano Soldani Benzi , protagonisti della rinascita della scul-tura in bronzo a Firenze a cui tutta l’Europa guarderà. Dal 26 novembre 2019 al 1° marzo 2020, nell’Aula Ma-gliabechiana degli Uffizi, curata da An-na Bisceglia, Matteo Ceriana e Paolo Procaccioli, sarà visitabile Pietro Are-tino e l’Arte del Rinascimento. Pietro Aretino (1492-1556) fu un grande in-tellettuale acuto e pungente, poeta, scrittore e drammaturgo. Il suo ritrat-to alla Galleria Palatina è uno dei capo-lavori di Tiziano. L’Aretino visse nel pieno della “maniera moderna” come

lo definì Giorgio Vasari nelle sue Vite. La mostra è scandita in cinque sezioni che illustrano la sua vita dagli anni de-gli esordi tra Arezzo e Perugia, all’ap-prodo alla corte Pontificia fino al suo trasferimento nel Nord Italia prima a Mantova e poi a Venezia. Come il diret-tore Eike Schmidt ha spiegato, l’alle-stimento di mostre nell’ambito delle Gallerie è una delle iniziative volte a rendere i musei organismi che s’inse-riscono nella città al servizio della so-cietà e del suo sviluppo, ai fini di studio, educazione e diletto. Un anno intero dedicato all’arte che interpreta la storia e l’ambiente, ma solletica sempre più la consapevolezza ed il no-stro impegno verso l’attualità. Godere del passato ma sapere conservare, ac-cogliere il contemporaneo anche quando ci sembra lontano dal nostro pensare. E’ in quest’ottica che dobbia-mo considerare questa programma-zione degli Uffizi del 2019 ed essere grati ad Eike Schmidt che l’ha realiz-zata.

GALLERIE DEGLI UFFIZI

Pietro Aretino in un ritratto di Tiziano

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ItaliaMostre in

Michal Ashkenasi La grande tradizione vetraria di Murano riletta nelle opere dell’artista israeliana in mostra a Veneziadi Margherita blonska ciardi / foto courtesy dell’artista

La vita e la creatività dell’artista israeliana Michal Ashkenasi sono percorse da un’innata vocazione

umanistica ispirata alla cultura rinasci-mentale. La famosa locuzione oraziana “carpe diem” è da tempo il suo motto. Dotata di grande energia, è riuscita rial-zarsi ogni volta superando le difficoltà della vita. Nonostante l’età matura ha di-mostrato molta più grinta e tenacia di tan-ti giovani artisti emergenti, conseguendo la laurea in una fase della vita in cui altri, di solito, smettono di sognare. Andando di pari passo con le tecniche moderne, è riuscita a creare un proprio stile innovati-vo e a dedicarsi all'arte multimediale. Do-po una decina di anni rivolti alla pittura, si avvicina alla fotografia ed inizia a lavo-rare con il computer. S’ispira soprattutto al paesaggio, creando con le sue prospet-tive zoomate composizioni quasi astratte dove applica la nuova tecnica da lei defini-ta multifusion. Realizza le sue tele fonden-do fotografie di particolari dei suoi quadri con le foto scattate nei deserti israelia-ni. Essendo multifusion una tecnica che permette una grande diffusione, ha per-messo all’artista di far conoscere le pro-prie opere in ogni parte del mondo, dove vengono apprezzate per l’originalità co-loristica e plastica. Parlando di sè e del-la propria ricerca, Michal Ashkenasi cita spesso la famosa frase di Albert Einstein in cui si riconosce: non ho particolari ta-

lenti, sono soltanto appassionatamente curioso. Questo pensiero rispecchia pie-namente la personalità e la necessità in-nata della continua ed instancabile ricerca di quest’artista che vede il mondo con oc-chi pieni di entusiasmo e gioia, proprio come un'eterna bambina che gioca con i colori e con tecniche sempre più sofisti-cate. Chissà che cosa potremo ammirare nelle sue prossime mostre? Lo scoprire-mo presto, perchè i nuovi lavori di Michal Ashkenasi saranno presentati durante la mostra AqvArt a Venezia presso il Palazzo della Scuola Grande di San Teodoro che rimarrà aperta dal 29 marzo al 15 di apri-le. L'artista israeliana è spesso presen-te con le sue mostre in Italia, soprattutto in Toscana dove da diversi anni parteci-pa a VinArt di Montecarlo ed alla Contem-porary Art Meeting di Montecatini Terme presso l’antica Casa d'Aste – Galleria Flo-ri (nonché storica residenza di Giuseppe

Verdi). Michal Ashkenasi ha preso anche parte alle numerose mostre di Spoleto curate da Vittorio Sgarbi dove ultimamen-te ha vinto il Premio Modigliani come ri-conoscimento della critica.

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La facciata del Palazzo della Scuola Grande di San Teodoro a Venezia

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MICHAL ASHKENASI16

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ItaliaMostre in

Uri De Beer Le opere dell’artista israeliano create “dalla comunità per la comunità” in mostra a Venezia dal 29 marzo al 15 aprile

The Yin and Yang Floating Lilies, il giardino ecologico realizzato dall'artista nei pressi di Venezia ispirandosi alle Ninfee di Monet

di Margherita blonska ciardi / foto courtesy dell’artista

Se è vero che l'architettura è la più alta espressione dell’arte, la creatività di Uri De Beer, architet-

to ed artista israeliano, puo esserne un esempio. Dopo la laurea in Architettura a Munchen in Germania, si è specializza-to in progettazione urbana e in seguito si è formato artisticamente all’Acca-demia di Dusseldorf guidata da Jose-ph Beuys e dall’architetto Bruce Goff. Negli anni successivi ha lavorato nel-la società di ingegneria ed architettura Sede-Beker con la quale ha vinto nu-merosi premi tra cui il premio gover-nativo Ben-Gurion per la progettazione di un insediamento nel deserto Negev. L'attività artistica di Uri è stata sempre legata all'architettura e all’ambiente, ri-manendo in modo particolare sensi-bile alle problematiche ecologiche e al riciclo di materiali. Per poter esprime-re la propria ricerca estetico – idealisti-ca De Beer si avvale dell’arte frattale e digitale. In questo modo i calcoli delle funzioni matematiche frattali vengono trasformate in immagini, sculture ed installazioni, attraverso l'uso del com-puter e di programmi di design, per poi poter prendere forma come nella fase

progettuale e di realizzazione architet-tonica. La sua crescita stilistica ha pre-so inizio dall'astrattismo biomorfico delle sculture di Hans Arp e Henry Mo-ore caratterizzato dalle tipiche curve e rigonfiamenti. Le realizzazioni della sua fantasia creativa e scientifica vengo-no integrate con il paesaggio reale do-ve si trovano installate, favorendo così l’abbellimento di posti spesso degra-dati. Questa tecnica permette all'artista di creare un proprio mondo poetico e di collocare in un esatto luogo i suoi monumenti ambientali, le sculture e i dipinti. L'arte di Uri si mescola ed inte-ragisce con lo skyline della città e con la natura, utilizzando elementi architet-tonici esistenti che vengono trasforma-ti, come nel ready made di Duchamp, in pura arte della scultura ambientale. Negli anni passati De Beer ha esposto le sue opere d'arte in Israele, Chi-na, India e Italia. L'artista s’impegna in questioni ecologiche che spesso coin-volgono le tematiche sociali ed insieme si riflettono nella sua arte. Molte del-le installazioni sono state create coin-volgendo la comunità, come nel caso dell’opera realizzata alcuni anni fa pres-

so San Giuliano a Venezia in collabora-zione con le scuole che hanno aiutato l’artista a costruire un giardino ecolo-gico sull'acqua utilizzando materiali di recupero (bottiglie, piatti di plastica, blocchi di cemento) e ispirandosi alla celebre opera Ninfee di Claude Monet. Secondo De Beer l'arte può migliora-re il mondo attraverso la partecipa-zione sociale perchè unisce le persone nel comune intento di creare qualco-sa di bello portando gioia e gratitudi-ne. Questo concetto di intendere l'arte come un impegno sociale e terapeutico rispecchia il suo pensiero come pre-cursore della bioarchitettura partecipa-ta, dove la comunità entra in gioco nella fase progettuale (guidata dall'architet-to), rendendo il costruito sostenibile per le future generazioni e cercando di riciclare i materiali esistenti. Uri De Be-er sarà presente alla mostra AqvArt che avrà luogo a Venezia e che toccherà il tema della relazione esistente tra l'ac-qua e la città, un tema molto importante soprattutto nella laguna veneta. La mo-stra sarà inaugurata il 29 marzo presso il Palazzo San Teodoro e proseguirà fi-no al 15 aprile.

URI DE BEER 17

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ornella gioielli

Ornella GioielliPiazza Ginori 8, Sesto Fiorentino (FI)

[email protected] + 39 055 4480339

Sculture: Delio Granchi

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Arte delVinoA cura di

Paolo Bini, Associazione Italiana Sommelier

San Gimignano e lo stile Cesanidi Paolo bini / foto courtesy dell'azienda

Sce Gemiane… Sigericus, nel suo viaggio da Roma a Canterbury poco prima dell’anno mille, riposò fra que-

ste colline ammirando un paesaggio che nei secoli sarebbe profondamente mutato ma che ancor oggi è meta obbligatoria lun-go le strade della via Francigena fra storia, arte e natura. San Gimignano svetta con le sue odierne 13 torri e le altre scapitozza-te a ricordo delle oltre 70 erette nell’epo-ca più fiorente prima della sottomissione a Firenze del 1353. Nei manoscritti si riferi-va l’importanza del vino e non ci sorprende ritrovare negli Ordinamenti delle Gabel-le comunali del 1276 l’imposizione di una tassa di tre soldi per ogni soma di Vernac-cia esportata. Letizia Cesani è la presidente del Consorzio del vino Vernaccia di San Gi-mignano; parliamo e da subito mi trasmet-te lo spirito di una donna capace, manager dalla vigna alla “tasting room”, conscia del suo ruolo e profondamente legata al terri-torio. Il padre Vincenzo avviò l’attività ne-gli anni '50 per poi trasferire la sua grande passione alle figlie con le quali ancor oggi condivide l’armonia di un’azienda a condu-zione familiare. Circa 26 ettari di vigneto a pochi chilometri nord-ovest da San Gimi-gnano, un’area leggermente meno piovo-sa e più arida rispetto alle circostanti che, dopo un’attentissima gestione agronomi-ca ed enologica, regala vini morbidi, strut-turati e di stile peculiare. «Solo chi conosce le proprie uve può decidere come vinificar-le»; le parole di Vincenzo Cesani mi fanno

riflettere con Letizia di quanto sia fonda-mentale il terreno argilloso su cui cresco-no le viti del loro pregiatissimo Sangiovese e quanto sia determinante il tufo ricco di conchiglie fossili che costituisce invece gli strati di appoggio dei vigneti di Vernaccia, un’uva unica che però necessita delle con-dizioni più idonee per diventare irresistibile e degna della fama che le compete. Il vi-no Vernaccia di San Gimignano, pensate, è stato il primo in Italia ad essere riconosciu-to a Denominazione d’Origine Controllata nel 1966; un significativo record a cui rife-rirsi per spingere sempre più alto lo stan-dard qualitativo. In questo senso l’azienda lavora preservando al massimo la mate-ria prima con tecniche all’avanguardia ma imprescindibilmente rispettose del frutto e del sapere antico; la certificazione biologi-ca, l’utilizzo esclusivo di prodotti naturali e la scelta di limitare la produzione non ce-dendo ai richiami del mero profitto sono tutti valori inconfutabili che fanno di Cesa-ni una realtà importantissima a livello na-zionale e oltre confine. Principalmente vino ma non solo: olio EVO, miele e zafferano sono altri fiori all’occhiello che rimandano alla grande tradizione sangimignanese. E’ possibile prenotare delle visite guidate ai locali oppure approfittare per soggiorna-re nel confortevole agriturismo che da ol-tre 15 anni offre ospitalità e pieno contatto con le bellezze naturali circostanti.La nostra degustazione selezionata par-te dal Rosso Toscano IGT Luenzo 2012

così luminoso e profumato di rosa e vio-la; il Sangiovese che quasi interamente lo compone, offre tipiche fragranze di ama-rena, frutti di bosco e in bocca pervade i sensi con assoluta eleganza corporea e un interminabile finale dai ritorni di tabacco, lavanda e balsamici. Vino pregiatissimo da lungo invecchiamento ma già fruibile sin dall’acquisto e abbinabile con un filet-to arrosto ai mirtilli o anatra alla cacciato-ra. La Vernaccia di San Gimignano riserva DOCG Sanice 2016 è un capolavoro dora-to brillante dagli aromi di ginestra, pesca bianca e mela con soffi di timo, noccio-la e pietra focaia; rotondo e appagante al palato, ha pienezza e raffinata persisten-za gustativa con lunga scia sapida che lo rendono perfetto per un piatto di rana pe-scatrice al forno ma al tempo stesso ver-satile e delizioso con pennette al granchio e finanche la mozzarella di bufala.Dante nel canto XXIV del Purgatorio scris-se: « (…) ebbe la Santa Chiesa in le sue braccia: dal Torso fu, e purga per digiuno l’anguille di Bolsena e la vernaccia», come non perdonare oggi il duecentesco goloso Papa Martino IV di Tours?Vincenzo Cesani in vigna

Rosso Toscano IGT Luenzo e Vernaccia di San Gimignano riserva DOCG Sanice

ARTE DEL VINO 19

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Nano CampeggiIl prossimo 23 gennaio al Cinema Teatro la Compagnia di Firenze sarà proiettato il documentario A time goes by dedicato al maestro toscano scomparso lo scorso mese di agosto di barbara santoro

M i sembra quasi incredibi-le che l’amico Silvano Cam-peggi non ci sia più. Quando

si superano i novant’anni e tanto ab-biamo ricevuto dalla vita, si pensa di essere eterni e che qualcuno abbia sbagliato nel trascrivere la nostra da-ta di nascita. Ma ora davvero Nano è volato in cielo. Il 29 agosto scorso, accanto all’adorata moglie Elena, l’ar-tista ha chiuso gli occhi per aprirli, sono certa, in quel paradiso che tan-te volte aveva immaginato nei suoi splendidi quadri. Mi sembra di veder-lo mentre chiede a San Pietro di pre-parargli pennelli e colori adatti per ritrarre le teste ricciolute dei cheru-bini. O mentre danza con Marilyn, Ava Gardner, Rita Hayworth, Audrey Hepburn, Jennifer Jones, che quasi si

sfidano fra di loro per avere un ballo col magnifico vecchio dalla folta capi-gliatura bianca, ma con gli occhi vi-spi e malandrini. Lui che per anni ha fatto sognare gli italiani con i gran-di manifesti del cinema di Hollywood, ora è intimidito dalle luci sfolgoran-ti dell’empireo e dalla dolce musica che si diffonde in ogni angolo. Sicu-ramente vorrebbe prendere la mano di Elena, che lo ha guidato, spronato, bacchettato quando era necessario ma amato così tanto da sacrificargli anche la sua passione per la pittura. A chi le domandava se fosse mai stata gelosa di tutte quelle donne bellissi-me che circondavano il marito, Elena ha sempre risposto: «Non sono sta-te le attrici famose le mie rivali, ma le tele, i pennelli ed i colori». E noi

vorremmo aggiungere “per fortuna!”, altrimenti non avremmo mai avuto i ritratti ed i manifesti che ci hanno al-lietato, divertito e anche fatto sogna-re. Pittore, ritrattista, cartellonista e illustratore, Nano era figlio di un ti-pografo che, da bambino, andava ad aiutare nella composizione delle pa-role, nell’utilizzo dei caratteri tipogra-fici. Dopo aver frequentato la Scuola d’Arte di Porta Romana, divenne allie-vo di Annigoni e Rosai. Sarà quest’ul-timo che gli suggerirà, con il suo linguaggio senza fronzoli, di aggiun-gere nei disegni troppo perfetti un po’ di “merda”. A fine guerra fu ingaggia-to dalla American Red Cross come ri-trattista dei soldati americani prima del loro rientro in patria. Per mesi e mesi si dedicò a fissare sui fogli i vol-ti di quei giovani, i loro sogni, i loro sguardi, fino a tracciarne una storia personale. Il mondo del boogie-wo-ogie e della musica jazz conquistò il giovane artista poco più che venten-ne e con il manifesto del film Un ame-ricano a Parigi l’America fu sua. Più di 3000 gli stupendi manifesti del ci-nema internazionale. Sessantaquattro i film da lui disegnati che vincono l’O-scar. Tanti i premi e i riconoscimen-ti ricevuti. Il Fiorino d’oro nel 2000 consegnatogli dal sindaco Nardel-la, nel 2017 le chiavi della Città dal sindaco di Bagno a Ripoli Francesco Casini. Tante le mostre a lui dedica-te. L’ultima, in ordine di tempo, nel-la Sala d’Arme di Palazzo Vecchio dal curioso titolo Silvano Campeggi / Fra divi e diavoli. Un’antologica che met-teva in risalto tutte le doti dell’artista: grafico, cartellonista, ritrattista e pit-tore sensibile negli oli dedicati ai sas-si dell’isola d’Elba, dove nella casa di Pomonte ha trascorso intere estati Barbara Santoro con Nano Campeggi

NANO CAMPEGGI

ToscanaEventi in

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Barbara Santoro in un ritratto di Campeggi

accanto ad Elena. In questa magnifica esposizione, realizzata da Art Media Studio, il visitatore è potuto “entrare” dentro le opere e quasi toccare con mano quelle dive del cinema che pro-iettate sulle pareti e sul soffitto sem-bravano volare verso di lui. Ricordo con piacere l’emozione di Silvano se-duto in prima fila, accanto alla mo-glie, che mi ha sussurrato: «Guarda, Marilyn sembra viva, è come averla di nuovo con noi». Il prossimo 23 gen-naio, nella ricorrenza della sua na-scita (23.01.1923), il Cinema Teatro

La Compagnia in via Cavour a Firen-ze gli renderà omaggio con il film As time goes by (Con il passare del tem-po) - L'uomo che disegnava i sogni. Il documentario è stato già presenta-to al Maxxi di Roma (Museo delle arti del XX secolo) nell’ambito della Festa del Cinema 2018. La pellicola, diret-ta da Simone Aleandri e prodotta da Clipper Media insieme all’Istituto Lu-ce, sarà per tre giorni a Firenze e so-no certa che tanti amici accorreranno per rendere omaggio a questo magi-co creatore di sogni. Anche il sindaco

di Bagno a Ripoli, Francesco Casini, nel cui comune i Campeggi risiedono, vorrebbe poter intitolare a lui l’area giochi dei giardini I Ponti. E’ qui che si svolgono, infatti, le più importan-ti manifestazioni, come il Palio delle Contrade e la Giostra della Stella, gio-chi per i quali Nano ha sempre gene-rosamente disegnato le locandine. Le normative in vigore non permettono di intestare a persone luoghi pubblici se non sono trascorsi dieci anni dalla dipartita. Ma io sono certa che per il nostro Nano si farà un’eccezione.

NANO CAMPEGGI 21

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ObbiettivoFotografia

Toscana Foto ServiceNato a Firenze nel 2007 come ingrosso di articoli fotografici, è diventato fin da subito un punto di riferimento in Toscana per professionisti e fotoamatori

di gaia angeli / foto francesca Pagliai

L a realtà fiorentina di Universo Foto fa parte di un network di punti vendita diffusi su tutto il

territorio italiano che si contraddistin-gue per l’offerta di servizi di altissima qualità, la grande competenza e profes-sionalità e il vasto assortimento di pro-dotti. Coi suoi 1400 mq Toscana Foto Service si presenta come vero e proprio spazio polifunzionale, con uno shop che offre servizi di noleggio e di ven-dita altamente qualificati e una presti-giosa sala posa di oltre 90 mq. La sala, dotata di ogni comfort con zona trucco e camerino, è in grado di ospitare servi-zi fotografici di qualunque tipo. Le sue grandi dimensioni, il sistema aereo, il porta-fondale motorizzato e il sistema di illuminazione professionale rendono lo spazio perfetto per servizi fotografici e allestimenti scenografici di qualsiasi genere. Il video proiettore e lo scher-mo a discesa motorizzato completano la sala rendendola perfetta anche per corsi e workshop professionalizzanti. Toscana Foto Service ha infatti l’obietti-vo di diventare fulcro di diffusione della cultura fotografica a 360°. Così nasce il ciclo di workshop che qui ha sede, con alcuni tra i più riconosciuti fotografi a livello nazionale, tutti curati dall’Asso-ciazione Fucine Collettive.

Per informazioni sul ricco programma consultare: www.fucinecollettive.org

TOSCANA FOTO SERVICE

A cura di Maria Grazia Dainelli

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Spunti di criticaFotografica

Edward WestonSensualità tattile e purezza della forma nelle opere di uno dei più grandi fotografi americani d’inizio Novecentodi nicola crisci / foto edward weston

Edward Weston è considerato uno dei più grandi fotografi america-ni della prima metà del Novecen-

to. E’ conosciuto soprattutto per i suoi nudi femminili, i paesaggi e gli still li-fe in cui si rispecchia una vera e propria ossessione per la purezza della forma. In Italia la sua fama è legata anche alla storia d’amore avuta con Tina Modotti, sua compagna di vita, modella ed allie-va. Weston nasce in Illinois nel 1886, figlio di un medico e di una professo-ressa di lettere. Abbandona la scuola molto presto, ma si costruisce autono-mamente una notevole cultura da auto-didatta su cui baserà in seguito i propri successi artistici. A sedici anni il padre gli regala la prima macchina fotografica e da quel momento si dedica solo alla fotografia. Col passare degli anni, i con-sensi nei confronti del lavoro di Weston crescono esponenzialmente e nel 1936 è il primo fotografo a vincere un asse-gno di ricerca da parte dellla Fondazione Guggenheim. Dieci anni dopo il MoMa di New York gli dedica una retrospet-tiva che lo consacra come uno dei più grandi fotografi del '900. Fino all’età di trent’anni si cimenta con una certa abi-lità nel ritratto; il suo studio si trovava allora nella periferia di Los Angeles e le sue foto erano riconducibili allo stile “pittorialista” in cui i fotografi imitava-no la pittura manipolando le immagini in camera oscura e ritraendo soggetti tipici del linguaggio pittorico come nu-di, paesaggi bucolici e mostre. Il 1922 rappresenta per lui l’anno della svolta e della conquista della ribalta. Durante un viaggio in Ohio abbandona lo stile pit-torialista per dedicarsi ad una fotografia diversa, con cui cattura le forme astrat-te di oggetti industriali e i dettagli del corpo umano. Nel 1923, insieme all’as-sistente ed amante Tina Modotti, si tra-sferisce a Città del Messico che in quel momento era una delle capitali cultura-li a livello mondiale, incontrando pittori come Diego Rivera ed Orozco che for-

niscono nuova linfa alla sua ispirazione. Qui realizza le prime fotografie artistica-mente indipendenti: ritratti, come quelli famosi di Tina Modotti, Nahui Olin e Lu-pe Marin; foto minimaliste come quelle scattate ad una palma, ad un gabinetto e a nudi femminili. Tornato in California dopo quasi dieci anni, realizza le foto-grafie che lo resero celebre. Si tratta di studi su oggetti semplici di cui ricerca la

purezza della forma e delle linee: con-chiglie, peperoni, pietre, nudi femmi-nili. La struttura di queste fotografie è straordinariamente semplice. L’isola-mento del soggetto, privato di ogni ri-chiamo alla realtà esterna, fa svanire il contesto e le proporzioni e conferi-sce vita e vigore all’oggetto in sé. Ab-bandona la fotografia nel 1948, provato dai sintomi del morbo di Parkinson.

Nudo Peperone

Edward Weston

EDWARD WESTON 23

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GRAN CAFFÈ SAN MARCOUn locale nuovo e poliedrico, con orari che coprono tutto l'arco della giornata. Perfetto sia per un pranzo di lavoro che per una cena romantica o per qualche

ricorrenza importante

P.zza San Marco 11/R - 50121 Firenze

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LA SOFFITTA SPAZIO DELLE ARTI

Da sinistra, Francesco Mariani, Francesco Morena, Giancarlo Mariani, Davide Morena

ToscanaEventi in

La Soffitta Spazio delle ArtiInaugurata domenica 6 gennaio a Sesto Fiorentino una spettacolare mostra di stampe del Sol Levante provenienti della collezione di Giancarlo Mariani

di stefano bandinelli / foto courtesy la soffitta sPazio delle arti

È stata inaugurata domenica 6 gennaio a Sesto Fiorentino la mostra Immaginare la realtà

- Stampe giapponesi dalla Collezione Mariani. L’esposizione è ospitata nelle rosse sale de La Soffitta Spazio delle Ar-ti, la storica galleria d’arte del Circolo Ar-ci-Unione Operaia di Colonnata in piazza Rapisardi ed è visitabile sino al prossimo 31 gennaio. All’apertura hanno presen-ziato Rossella Bruschi, assessore a Svi-luppo economico e Promozione turistica del Comune di Sesto Fiorentino, France-sco Mariani, responsabile del Gruppo La Soffitta Spazio delle Arti e presidente del Circolo Arci-Unione Operaia di Colonna-ta, Francesco Morena, storico dell’arte e curatore dell’evento, Davide Morena, che ha realizzato il catalogo abbinato, e il collezionista Giancarlo Mariani che ha aperto il suo “scrigno” di tesori prove-nienti dall’Estremo Oriente mettendo a disposizione una cinquantina di stampe del genere Ukiyo-e, le cosiddette “im-magini del mondo fluttuante”, oltre a fu-metti in lingua originale e modellini di robot, alcuni dei quali prestati da Riccar-do Lazzerini. «Siamo orgogliosi di dedi-care al nostro affezionato pubblico un evento tanto inusuale quanto bello», ha esordito Francesco Mariani che ha poi aggiunto:«Con l’amico Giancarlo Maria-ni ci conosciamo da diverso tempo, ma stavolta abbiamo trovato davvero una grande sintonia. Francesco Morena ci ha poi dato l’impulso decisivo per orientare al meglio il format della mostra. Questa rassegna espositiva vuol far conoscere al grande pubblico una collezione per-sonale unica e affascinante. E non è una cosa frequente che un collezionista apra così largamente i suoi archivi per met-terli a disposizione di tutti». Giancarlo Mariani ha poi raccontato come ha co-struito, negli anni, una collezione così ricca di pezzi pregiati: «Mi ci sono ri-

trovato immerso fin da bambino visto che la maggior parte delle stampe le ave-va acquisite mio padre all’inizio degli anni quaranta. Lui era militare di carriera im-barcato su una corvetta che è stata a lun-go, tra il ’42 e il ’43, in Oriente, soprattutto in India e Cina. Allora la Cina era occupata dai giapponesi e lì ha trovato moltissime cose di quella cultura: xilografie, libri, ven-tagli e altri oggetti di pregio. Fin da bam-bino mi sono così appassionato a queste immagini e, crescendo, ne ho ampliato il numero. In questo mi ha aiutato anche la professione di scenografo: in tale ruolo ho avuto la possibilità di collaborare con varie realtà nipponiche e incontrare giap-ponesi che lavoravano nel mondo del tea-tro. Ho anche fatto due viaggi in Giappone durante i quali ho trovato altri pezzi rari». «La qualità di questi oggetti − ha prose-guito il collezionista fiorentino − l’ho ap-prezzata sempre più accrescendo la mia conoscenza del giapponese perché ogni opera è ricca di ideogrammi e quando im-pari a decrittare questa carta geografica che è una stampa giapponese vengono fuori tante sorprese». La curatela dell’e-vento è di Francesco Morena. Potentino di nascita, ha studiato a Napoli laurean-dosi presso l’Istituto Universitario Orien-tale con una tesi su un autore di stampe giapponesi, Toshusai Sharaku. Trasferi-tosi a Firenze per studiare la collezione di porcellane e lacche cinesi di Palazzo Pit-

ti, ha poi messo radici in Toscana. «L’ico-na della mostra − ha raccontato Morena − è un’opera straordinaria intitolata Gli amanti Sankatsu e Hanshichi di Kitagawa Utamaro che è uno dei più grandi autori della storia dell’arte giapponese. Utama-ro è unico perché è riuscito a descrivere il complesso mondo delle cortigiane, ovve-ro di quelle donne che vivevano nei quar-tieri dei piaceri per entrare nelle cui grazie c’era una lunga trafila di corteggiamenti che ha portato molti uomini a dilapidare le loro fortune. Utamaro era un frequen-tatore di questo mondo e in questa stam-pa si capisce perfettamente quanto lui sia capace, con poche linee, di raffigurare la bellezza tipica di quell’epoca». Collegato alla mostra si terrà, domenica 20 genna-io alle 17,30 nella sala Luzi della biblioteca comunale Ernesto Ragionieri di Doccia, un concerto lirico-sinfonico dell’orchestra diretta da Grazia Rossi che interpreterà anche alcuni brani della tradizione nippo-nica. La rassegna espositiva è visitabile sino alla fine del mese di gennaio, ad in-gresso gratuito, con i seguenti orari: do-menica 10,30-12,30 e 16-19, dal martedì al sabato 16-19, lunedì chiuso.

La Soffitta Spazio delle Artic/o Circolo Arci-Unione Operaia di ColonnataPiazza Rapisardi, 6 - Sesto Fiorentino (FI)+ 39 [email protected]

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L’esercizio al dialogo nei Siti Patrimonio Mondiale dell'Umanità, fondamenta di pace. Il Movimento Life Beyond Tourism si riunisce a Firenze

InternazionaliCentro studi ed incontri

In arrivo la 21ª Assemblea della Fondazione Romualdo Del Bianco e Simposio Internazionale del Centro Studi e Incontri Internazionali. In citta studiosi, esperti e artigiani con il loro saper fare da 74 citta di 38 Paesi dai cinque continenti

di beatrice botticelli / foto etaoin

Un evento di spessore mondiale che chiama a raccolta a Firenze esperti dai cinque continenti per

parlare di dialogo fra culture nei siti pa-trimonio dell’umanità. Un dialogo che si raggiunge attraverso la conoscenza e la condivisione di quel patrimonio di culture, tradizioni e peculiarità che contribuiscono a creare l’identità di un territorio. Vanno avanti a pieno ritmo i preparativi per la 21ª edizione dell’Assemblea e Simposio Inter-nazionale della Fondazione Romualdo Del Bianco che si svolgerà nella città del Giglio dal 1° al 3 marzo all’insegna del messag-gio Heritage as a Builder of Peace®, ovve-ro Il Patrimonio come costruttore di pace. Un messaggio che da anni la Fondazione stessa, insieme agli altri organizzatori della manifestazione come il Centro Studi e In-

contri Internazionali (CSII) con il suo Isti-tuto Internazionale Life Beyond Tourism diretto da Corinna Del Bianco, è impegnata a portare avanti con la ferma convinzione che quel patrimonio culturale e di tradizio-ni che ogni nazione possiede sia capace di avvicinare i popoli ed essere così motore di pace, una nuova offerta commerciale con altra etica, dai Siti Patrimonio dell’U-manità. Una scoperta che passa attraverso il viaggio che, se spogliato del “vizio” del turismo “mordi e fuggi”, può giocare un ruolo fondamentale nell’incontro e nel dia-logo tra popoli. Ci eravamo lasciati lo scor-so anno con l’istituzione del Movimento Life Beyond Tourism ed oggi è presente in 111 paesi nei 5 continenti; è nato in se-no alla ventesima assemblea della Fonda-zione con l'obiettivo di tradurre in pratica i

princìpi di Life Beyond Tourism metten-do l’incontro tra culture al centro e pro-ponendo una nuova offerta commerciale basata su un nuovo modo di pensare e di agire responsabilmente. Del Movimen-to fanno parte istituzioni culturali, singo-li individui, aziende e artigiani che con il loro patrimonio di conoscenze traman-date nel tempo contribuiscono a creare l’identità di ogni paese. Espressioni cultu-rali locali da preservare, diffondere e far conoscere attraverso l’incontro e il dia-logo che si concretizza appunto durante il viaggio. «Per questo il 2019 vedrà riu-nirsi a Firenze gli aderenti al Movimen-to - spiega Paolo Del Bianco, presidente della Fondazione Romualdo Del Bian-co - e vuole essere un invito a prende-re parte al Movimento stesso. Un invito

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PARTECIPA ANCHE TU

Sei un Art ista, un Art igiano, un'Associa-zione, un’Azienda e vuoi partecipare a questaoccasione internazionaledi straordinario r i l ievo epresentare la tua stor ia,la tua creat iv i tà, la tua att iv i tà, i l tuo saper fare?

Scriv i a e v e n t s @ l i f e b e y o n d t o u r i -sm.orgper partecipare come 'Showcase part ic ipant '

aperto agli artigiani del mondo perché si conoscano e consentano di conoscere e proteggere la diversità delle espressioni culturali dei territori. L’obiettivo del Movi-mento è proprio quello di creare un’occa-sione d’incontro tra artisti e tra operatori nell’artigianato artistico come contribu-to al dialogo tra culture per una migliore conoscenza. E Firenze, oggi più che mai, può essere il cuore di questo piano d’a-zione grazie al Centro Studi e Incontri In-ternazionali ‘CSII’ che ha sede in Palazzo Coppini che opera all’insegna dello slo-gan MeetEuropeinFlorence». E’ andato in questa direzione anche il progetto Era-smus+ SURE - Sustainable Urban Reha-bilitation in Europe - che si concluderà nel 2019 e i cui risultati saranno presentati per la prima volta in Italia nell’ambito dell’As-semblea. Si tratta di un nuovo curriculum master per architetti, urbanisti e conser-vatori al quale la Fondazione Romualdo Del Bianco e l’Istituto Internazionale Life Beyond Tourism hanno contribuito con la creazione di tre corsi Life Beyond Tourism (due progettuali e un corso teorico) inte-grando i temi legati alla classica progetta-zione urbana sostenibile e all’ambiente a quelli del viaggio per il dialogo tra cultu-re. Il master è entrato nella fase pilota all’i-nizio dell’anno accademico 2018/2019 ed è ora sperimentato in tre università part-ner: la Lublin Technical University, l’Uni-versità La Sapienza di Roma e la Technical

University of Madrid. Durante l’Assem-blea sarà anche annunciato l’immediato avvio del nuovo progetto Erasmus+ UNI-NET- University Network for Cultural Heri-tage – Integrated Protection, Management and Use-; anche in questo caso, università quali Lublin Technical University, Universi-tà degli Studi di Firenze, Università di Bo-logna, Università Panepistimio Ioanninon, Norwegian University of Life Sciences adotteranno nei loro curricula Life Beyond Tourism, segno evidente di quanto il Mo-vimento stia raccogliendo l’apprezzamen-to ai più alti livelli universitari. Le sessioni della 21ª Assembla e Simposio della Fon-dazione Romualdo Del Bianco saranno tre e vedranno l’intervento di un numero con-siderevole di partecipanti, quasi il doppio dello scorso anno. Si partirà con una ses-sione di apertura dedicata alle Espressio-ni culturali, il saper fare di varie nazioni. Il paese ospite quest’anno sarà il Bahrein. Si proseguirà con le sessioni World Herita-ge Sites for Dialogue 2019 e Heritage for Planet Earth durante le quali interverranno ben 153 autori da 96 organizzazioni. Set-tantaquattro le città coinvolte da 36 paesi nei 5 continenti. Il Bahrein sarà presentato attraverso un'esposizione di espressioni e tradizioni culturali del paese e da una dele-gazione guidata da S.E. Hala Bint Moham-med Al Khalifa, Direttore Generale di Cultura e Arti, presso l’Autorità del Bahrein per la Cultura e le Antichità (Manama). Ma

saranno rappresentate le espressioni cul-turali di tanti altri paesi come Azerbaijan, Georgia, Lithuania, Burkina Faso, Maroc-co, Bosnia Herzegovina, Russia, Congo. Il prossimo anno il paese ospite sarà l’Azer-baijan con Isheri Sheher (centro storico di Baku), patrimonio mondiale. Sarà presen-tato il volume World Heritage for Building Peace, alla presenza di Mounir Bouchena-ki, Consigliere Speciale del Direttore Ge-nerale dell’Unesco e di rappresentanti di Unwto, Iccrom, Iucn, Icomos e Icom. I partecipanti al Simposio Internaziona-le Il Patrimonio come Costruttore di Pa-ce condivideranno formalmente l'appello Building Peace through Heritage redatto dalla Fondazione e dal Comitato Scienti-fico Internazionale Interpretazione e Co-municazione di Icomos, da presentare alla comunità internazionale tramite Une-sco, per lanciare l’idea di guardare ai Siti Patrimonio non solo come siti da tutela-re e valorizzare, non solo come mete tu-ristiche, ma come veri e propri campi di “addestramento” per il dialogo tra le va-rie culture. «Con il Manifesto Life Beyond Tourism nei siti del patrimonio che lavo-rano per la pace - spiega Paolo Del Bian-co - il patrimonio, con tutti gli attori della catena del viaggio, acquisisce un’anima e protegge e valorizza se stesso ed educa a rispettare il pianeta Terra e contribuisce ad uno sviluppo della comunità internaziona-le in pacifica coesistenza».

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Eccellenze toscane in Cina

A cura di Michele Taccetti

L’eccellenza vinicola della Tenuta Moriano sbarca in Cinafoto courtesy tenuta Moriano

N el cuore della Toscana, fra oli-vi, boschi, prati fioriti e vigne, in una cornice incantevole che

grazie alla sua posizione rialzata domi-na un coloratissimo paesaggio interrot-to all'orizzonte dalle colline del Chianti con i suoi castelli e le torri di San Gimi-gnano, possiamo trovare l’oasi di pace e relax della Tenuta di Moriano. Immer-sa nel verde e situata fra Firenze, Siena e San Gimignano, sulle splendide colli-ne di Montespertoli, la Tenuta Moriano è un’azienda agricola che produce vino e olio di alta qualità e dispone di casola-ri finemente ristrutturati nella tradizione toscana ricercati per le vacanze estive da ospiti provenienti da ogni parte del mondo, ma anche da artisti e pittori alla ricerca di paesaggi, colori e luci uniche oltre che di un angolo di paradiso so-speso nel tempo ed inserito in un ter-ritorio antico, il Chianti, profondamente legato alla tradizione agricola e alla cul-tura del territorio che ha influenzato gli artisti del passato. I terreni della Tenuta Moriano si estendono per 130 ettari e venti di questi sono coperti da vigneti e destinati alla produzione di vini pregia-ti e vini a indicazione geografica tipica. Nella Tenuta di Moriano il vino è arte e passione, tradizione ed esperienza. I vi-

ni si pregiano di un buon equilibrio nel-la scelta dei tipi e dei sapori, a partire dal Toscano (vino perfetto per il con-sumo quotidiano ma di qualità eccel-lente) e fino al Tufesco (ottimo vino prodotto con uve cabernet sauvignon) e al Pensiero (un pregiato mix di uve sangiovese, cabernet sauvignon e mer-lot che rendono il prodotto unico). Dato il territorio di provenienza non poteva poi mancare la DOCG del Chianti Mon-

tespertoli, dal gusto gradevole e mor-bido grazie sia al 10 per cento di uve merlot che al passaggio in legno di ro-vere. Oltre ad aver incontrato il favore degli esperti del settore per la propria produzione vinicola anche in concor-si all’estero, la Tenuta di Moriano ap-plica una moderna politica di marketing attenta alle esigenze ed ai cambiamen-ti dei mercati. La flessibilità sulle quan-tità minime degli ordini, la possibilità di personalizzare le etichette pur mante-nendo intatta l’origine ed il brand di pro-duzione, un packaging innovativo e ben studiato, la ricerca di sinergia e collabo-razione con produttori enogastronomi-ci locali o realtà turistiche internazionali sono tutti elementi che hanno ottenu-to un riscontro positivo dai distributo-ri nazionali, dalle catene più importanti, dal circuito Ho.Re.Ca e dagli ospiti in-ternazionali che hanno soggiornato nel-la tenuta. Per tutti questi elementi e la corretta combinazione tra alta quali-tà del prodotto e politica di espansione la Tenuta di Moriano ha deciso di guar-dare alla Cina con l’azienda China 2000 Srl aderendo al programma ItalyLife-Style e anche in questa occasione si è contraddistinta per la serietà e la deci-sione che ha segnato la propria storia

ECCELLENZE TOSCANE IN CINA

La Tenuta Moriano

Una panoramica dall'alto

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aziendale e con una capacità imprendi-toriale in grado di guardare a proget-ti a medio e lungo termine. Il mercato cinese del vino è un mercato altamen-te concorrenziale, dominato dallo stra-potere dei vini francesi presenti da oltre trent’anni in modo significativo sia nella promozione che nell’investimento: so-no questi ultimi due strumenti di mar-keting di cui l’Italia si è trovata in difetto e per tale ragione oggi il nostro paese si trova dietro molti paesi nella classi-fica dei vini più venduti in Cina. La ri-chiesta di vini italiani in Cina sta tuttavia crescendo e la Tenuta di Moriano vuole farsi trovare pronta proponendo qualità e tradizione come garanzia per i buyers cinesi i quali hanno già mostrato inte-resse in occasione del recente evento del B2B organizzato dal Movimento Li-fe Beyond Tourism (di cui la Tenuta di Moriano è membro) e da China 2000 Srl presso l’ICLAB (Intercultural Creati-vity Laboratory) di Firenze nel corso del quale esperti asiatici del settore enoga-stronomico hanno avuto modo di ap-

prezzare i vini della Tenuta di Moriano e di programmare i relativi acquisti per il 2019. Dati i risultati incoraggianti della prima uscita in Cina nel 2019, la Tenuta parteciperà ad una serie di eventi inter-nazionali sia in Italia che all’estero, ivi compresa una delle più importanti fie-re internazionali in Cina.

Michele Taccetti

Per info: [email protected]

China 2000 srl@Michele Taccettitaccetti_dr_micheleMichele Taccetti

L aureato in Scienze Politiche con una tesi sugli scambi economici tra Ita-lia e Cina ed erede della propria famiglia, operante con il grande paese asiatico fin dal 1946, assiste da oltre un ventennio le aziende italiane in-

teressate ad aprire il mercato cinese in vari settori merceologici e, in particolare, alla promozione del Made in Toscana in Cina. Svolge attività di formazione in ma-teria di Marketing ed Internazionalizzazione ed è consulente per il Ministero del-lo Sviluppo Economico.

Via Colle di San Lorenzo, 750025 Montespertoli, Firenze Tel +39 0571 657631 www.tenutamoriano.com

ECCELLENZE TOSCANE IN CINA

I vini

Le vigne Le cantine

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L’Associazione Go Wine Club Mugello, in collaborazione con la Proloco di Barberino di Mugello organizza un “Corso di avvicinamento al vino di I° livello” che si svolgerà ogni lu-nedì, dall’11 febbraio al 18 marzo, presso i locali del Cen-tro Civico in via Vespucci a Barberino. Il corso sarà tenuto dal Delegato Go Wine, Roberto Ciancolini (Sommelier A.I.S. Degustatore Ufficiale specializzatosi 13 anni fa presso l’ Uni-versità di Enologia Victor Segalen di Bordeaux) che in questo corso illustrerà anche i benefici del vino - sia rosso che bianco - sulla salute dell’uomo, purché bevuto con moderazione.

Programma del corso:

11/2 - 1^ Lezione: Brevi cenni sulla storia della vite e del vino. Principali vitigni nazionali ed esteri. Approccio metodologico per la definizione e profilo di idoneità stile dei vini.

18/2 - 2^ Lezione: Vinificazioni, fermentazione, procedura in vigna. Nozioni sui super alcolici più importanti.

25/2 - 3^ Lezione: Cosa è la degustazione. Esame visivo, olfattivo e gustativo dei vini.

4/3 - 4^ Lezione: Esperimento eseguito con vino base e l’aggiun-ta dei vari componenti: tannini, glicerolo, acido tartarico, alcol.

11/3 - 5^ Lezione: caratteristiche organolettiche degli alimenti e il rapporto con i vari tipi di cottura. Riconoscimento delle sensa-zioni organolettiche attraverso i loro effetti. Abbinamento cibo/vino secondo il metodo A.I.S.

18/3 - 6^ Lezione: Piemonte, Veneto, Toscana e Campania le 4 regioni più importanti nell’arte dell’Enogeusica.

A tutti i corsisti verranno consegnati 6 bicchieri da degustazione modello Carré e in ogni sessione verranno degustate 5 diverse tipologie di vini. Ad una serata parteciperà anche un produttore che porterà i suoi vini in degustazione.

Quota di partecipazione: 180 EuroLa quota comprende le 6 sessioni del corso, l’iscrizione all’Asso-ciazione Go Wine per l’anno 2019 ed il volume «Guida alle Cantine d’Italia».

A fine corso cena con degustazione per la consegna degli atte-stati di partecipazione.

Per le iscrizioni: Roberto Ciancolini: [email protected] Tel. 392/1685147

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LUCIO BUSSOLINI

La vocedei Poeti

La poesia Rende l'uomo nudoScaccia i demoniDal suo cuoreLo restituisceAll'essenzaPrimordiale e originariaAlla naturalezzaDei suoi sentimentiAlla spontaneità delle emozioniPrivoDi incrostazioni e velatureLo rende vulnerabileMa drammaticamentePerspicaceAlle emozioniAl fluireDinamico del vivere.Potresti vivereDell'energiaChe ti dà l'amoreNutrirtiDell'essenzaDel significato della vita.

Guerriero stancoNero e soloNeroNient'altro che neroNon ci sono più coloriEstintiDivorati dalla tristezzaLa mia menteÈ un guerrieroArresoNel tentativo di curarsiViene colpitoDa un dardo mortaleIl guerrieroÈ mortoNon esiste piùNella vita ci sarannoSempreOstacoli da superareL'essenziale è non arrendersi maiTira su gli anterioriSpingi sui posterioriGaloppa e rialzatiNon permettere al guerrieroChe è dentro di te di sublimarsi.

Un uomo soloSolcato dalla vitaSi aggira fugaceSenza tempoIntorno ad un cassonettoCombattuto e contritoSenza speranzaHa accettato di sopravvivereBarattando la sua dignitàIn cambioDella sopravvivenza fisica

Magia poetica Guerriero

Cassonetto

Nato a Firenze nel 1965, Lucio Bussolini è laureato in Medi-cina e Chirurgia all’Univer-

sità di Firenze. La sua poesia è un sentiero iniziatico, un percorso che l’autore compie addentrandosi nei meandri del mondo interiore alla ri-cerca della pietra miliare e alla com-prensione dell’essenza della verità; è un’esperienza rivolta alla propria in-teriorità, non in quanto ripiegamento autoanalitico, bensì come acquisi-zione di consapevolezza del mondo circostante alla luce delle esperien-ze trascorse. E’ un invito a guardarsi dentro superando le “incrostazioni”-della vita quotidiana, una ricerca di verità fondamentali occultate alla no-stra mente da una mitologia virtuale di largo consumo. Ha pubblicato due raccolte poetiche, Passi nel cielo e Peccati perseveranti (Ed. Masso del-le Fate), ed è stato inserito nell’anto-logia Poeti in Toscana 2015.

+ 39 3382868766 [email protected]

Lucio Bussolini

Lucio Bussolini

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Anna Maria Calamandrei Santi

ANNA MARIA CALAMANDREI SANTI

Ritrattid’artista

Anna Maria Calamandrei SantiUn 2018 denso di eventi espositivi e prestigiosi riconoscimenti per l’artista fiorentina premiata lo scorso dicembre nella sezione Grafica della XXXVI edizione del Premio Firenzedi daniela Pronestì / foto courtesy dell’artista

T ra gli aspetti che sorprendo-no nel percorso artistico di An-na Maria Calamandrei Santi, vi

è senza dubbio il fatto di aver formulato nel giro di pochi anni una cifra stilistica del tutto originale e inconfondibile. Un traguardo raggiunto superando le nu-merose difficoltà di una tecnica, l’in-cisione, che esige piena conoscenza e controllo dei mezzi espressivi prima di potersi avviare con sicurezza all’ela-borazione di un proprio immaginario poetico. In un certo senso è come se l’incisione le avesse permesso di fissa-re prima sulla lastra, e quindi poi sulla carta, il bagaglio di ricordi e di esperien-ze vissute negli anni, in un nostalgico amarcord da cui dipende l’atmosfera li-rica dell’immagine. Questo vale soprat-tutto nelle opere in cui riaffiorano scorci

di paesaggi familiari all’artista o cono-sciuti nel corso dei propri viaggi in terre lontane, oppure ancora nelle incisioni dove protagonista è l’intimità dell’am-biente domestico con i suoi angoli e gli oggetti compagni del vivere quotidiano. In altri casi, la memoria diventa un tra-mite per trasformare uno scenario già noto in qualcosa di nuovo, un paesag-gio mai visto la cui esistenza è reale soltanto nell’immaginazione. Altrettan-to significativi i lavori più sperimentali dove segno e colore oltrepassano l’o-rizzonte del visibile per confluire in vi-sioni astratte. L’opera finita è l’atto conclusivo di un processo condotto at-traverso diversi passaggi e successi-ve stratificazioni, unendo alle tecniche più tradizionali - acquaforte, acquatin-ta, puntasecca - gli effetti ottenuti ricor-rendo a varie “maniere”, in particolare quelle “a zucchero” e “pittorica”. Non meno importante dal punto di vista espressivo il ricorso al colore che con-sente all’artista di raggiungere risulta-ti largamente affini a quelli di un’opera dipinta in maniera tradizionale. Talvol-ta lo stesso soggetto viene proposto in diverse varianti cromatiche, acquisen-do ora un’intonazione assorta e intimi-sta ora invece una “sonorità” calda e vivace. Condensare emozioni e pensie-ri nello spazio breve della lastra esige una notevole capacità di sintesi; signifi-ca conservare l’essenziale tralasciando tutto ciò che non è necessario al dire artistico. Un lavoro interiore che prende corpo sulla lastra, scontrandosi con gli imprevisti sempre in agguato quando ci si affida, come accade nell’incisione, all’umoralità dell’acido. Merito dell’arti-sta è aver imparato a trasformare il fat-tore imprevedibile in un’opportunità da cui scaturiscono viraggi improvvisi ri-spetto all’idea iniziale ma per questo

non meno efficaci e riusciti sul piano dell’espressione. E’ anche questo uno degli aspetti che fa di Anna Maria Ca-lamandrei Santi un’artista di spiccato temperamento, ormai sempre più ad-dentro ai “segreti” di questo linguaggio che esige sensibilità e devozione.

Il Bisonte, Interno; Fabio al Torchio, matita a cera, acquaforte, acquatinta, cm 50x50

Gli alberi azzurri, maniera a zucchero, acquafor-te, cm50x50, 2012

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ANNA MARIA CALAMANDREI SANTI

Sono entrata nel mondo dell'arte dopo aver concluso la mia attivi-tà professionale. Faccio parte del

mondo degli “artisti” incisori da quan-do, per hobby, sono diventata allieva della Scuola Internazionale di Grafica d'arte il Bisonte e i miei amici-compa-gni di corso mi hanno trascinato alle mostre di fine anno. Ho poi scoperto, strada facendo, che lasciando le pic-cole lastre e puntando su quelle a mi-sura 50x 50 cm, sia di rame che di zinco, riuscivo a liberare il mio gesto nel giusto spazio e quindi mi sono ap-passionata a questo complesso con-fronto. Nel mio percorso espositivo sono poi arrivate sempre più mostre, soprattutto perchè avendo impara-to sempre più tecniche - in tal ambi-to il mondo dell'incisione è incredibile! - ho trovato un modus operandi che consente di ottenere un effetto quasi pittorico. Dal 2014 ad ora ho portato le mie opere in tantissime esposizioni sia nazionali che internazionali. L’anno appena concluso è stato per me par-ticolarmente impegnativo su ambedue i fronti: all' estero le mie incisioni so-no state esposte a Porto in una grande galleria, a Stoccolma alla galleria Svea nel bellissimo centro storico, a New

York in un palazzo simbolo della cit-tà e nell’ambito della mostra Art&Fre-edom a cura della Shaphira & Ventura Gallery, con il patrocinio di enti, mu-sei, fondazioni italiane e straniere e di gallerie di Chicago, Barcellona e Bru-xelles. In esposizione opere di artisti provenienti da Italia, Germania, Olan-da, Brasile, selezionati da una giu-ria di nomi d'eccellenza. In novembre ho esposto a Bruges, all'Oud Sint Jan Museum, per la Biennale Internaziona-le delle Fiandre. In Italia ho partecipa-to a Futurarte 2018 al Museo Miit di Torino, ho esposto a Palazzo Bastogi sede del Consiglio Regionale con l'Ac-cademia Internazionale Medicea e poi all'Auditorium al Duomo per il concor-so Musica a cura di Toscana Cultura. Sono stata poi premiata dalla Società Belle Arti - Circolo degli Artisti Casa di Dante a Firenze per la mia partecipa-zione al Premio Internazionale d'Arte Stefano Ussi e, a seguire, il 1° dicem-bre ho esposto in Palazzo Vecchio l'opera Finestra e luce premiata nel-la sezione Grafica della XXXVI edizio-ne del Premio Firenze. E' la seconda volta che mi viene data questa splen-dida opportunità avendo già vinto lo stesso premio con l'opera Attesa nel

2014. Attualmente le mie opere fanno parte della Fondazione Il Bisonte, so-no state selezionate per la Fondazio-ne Grafica e Stampe di Sgarbi, sono esposte in talune banche fiorentine, fi-gurano in dotazione a collezionisti, in gallerie della città, tra cui Florence Art Gallery in Piazza Ognissanti. Sto fa-cendo una ricca raccolta di cataloghi che mi riguardano e ritengo impor-tante la mia presenza annuale, durante questi cinque anni di esposizioni, sul-la pubblicazione CAM (Catalogo d'Arte Mondadori), edizione prestigiosa del-la Mondadori che ha sostituito il Bo-laffi nelle documentazioni sugli artisti. Volendo notizie più dettagliate è pos-sibile digitare su Google “Anna Maria Calamandrei Santi” per visionare una clip in cui esemplifico una mia tecnica d’incisione ed anche una mia intervista con la presentazione di opere varie a cura dei canali televisivi della Orler. Su quest'ultima, digitando Affordable Art Point Orler e indicando il mio nome, è possibile raggiungere la mia pagina personale. Tra i prossimi appuntamen-ti espositivi, segnalo la mostra collet-tiva al Gruppo Donatello dal 19 al 31 gennaio 2019 dove esporrò l’opera Fi-nestra e luce.

di anna Maria calaMandrei santi

L'angolo preferito, cm 50x50, maniera a zucchero, acquaforte, acquatin-ta, puntasecca, 2014

Finestra e luce, cm 50x50, 2015

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DONATELLA TESI

L'autriceRacconta

Un lungo abbraccio: racconti di speranza e d’amore nel libro di Donatella Tesidi donatella tesi / foto Maria grazia dainelli

Non avrei mai scritto i miei libri senza l’incontro con la cattiveria e nello stesso

tempo senza la volontà di annullare dentro di me e intorno a me il ma-le che mi avevano fatto. Per que-sto motivo ho viaggiato così tanto, scrivendo numerosi racconti di viaggio e ho sempre cercato l’amo-re, ogni specie di amore, per strati-ficare bellezza e gioia sulla perfidia del mondo. In questo modo ho ri-trovato lo stupore e quell’incanto che fa apprezzare di nuovo la vita. Scrivo dunque per comunicare agli altri le mie esperienze, anche se spesso non ne sono consapevole. Così i miei libri non sono soltan-to dei racconti, sono delle testimo-nianze e scritti contro la debolezza della memoria, perché il tempo cancella e distorce la realtà, men-tre tutto deve essere ricordato, un patrimonio interiore che è una ve-ra sconfitta perdere. Anche questi racconti sono delle testimonianze della mia vita nati in maniera mol-to spontanea, quasi spinti da una forza propria, con la necessità in-teriore di conservarne in me il va-lore e il ricordo; sono il desiderio di esprimersi da parte di una per-sona che con i suoi valori e le sue manchevolezze ha voluto fare qual-cosa di più nella vita: trasmettere non la disperazione, ma la speran-za, i vari modi nei quali la vita può offrire le sue occasioni di dolore, ma anche di gioia. Quando ho comincia-to a scrivere questo libro di racconti mi sono accorta che avevano tutti lo stesso tema e cioè parlavo delle mol-te forme che può assumere l’amore; non solo verso le persone, ma verso i luoghi e gli stati dell’essere, i mo-

menti del vivere che dovevano esse-re stretti a sé come un grazie alla vita (come nel racconto Assenza).Ognu-no di noi possiede la propria esisten-za, un patrimonio ricchissimo fatto di ogni specie di sentimento che non de-ve essere perduto. Io sono stata aiu-

tata dalla scrittura, ho avuto questa immensa potenzialità, la capacità di sublimare con le parole i miei dram-mi e poterli anche a volte trasforma-re. Come dice Simone Weil: «Noi non possiamo impedire il colpo, la feri-ta, non possiamo evitare il dolore,

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Donatella Tesi

DONATELLA TESI

ma possiamo, anzi dobbiamo, evita-re che l’anima si chiuda, che si con-geli». E questo è stato il percorso che io ho cercato di seguire; quindi i miei racconti non sono soltanto storie au-tobiografiche ma sono stati tentati-vi di superare in modo dialettico, con una chiave interiore poetica, la real-tà, come è accaduto nell’incontro con il poeta russo Vladimir Zveibach che, come si legge nel racconto Lettera da San Pietroburgo, nonostante la sua morte, continua a fecondarmi con la sua poesia. Ritorna viva nella pagina Verso Giannutri l’immagine di un’iso-la vissuta da ragazza nello splendo-re della sua luce accecante, percorsa come un Eden. Non dimenticare dun-que, nemmeno l’amore per i luoghi, perché la poesia è l’unica resisten-za che esista verso il vuoto, il nulla, contro il grande abisso. Abbracciare

e stringere a sé tutto ciò che si è ama-to, nella pienezza della vita, tutto ciò che si può dare e ricevere e non so-lo per gli esseri umani, ma anche per ciò che ha fatto parte di noi: nel rac-conto La casa sulla collina è strazian-te il ricordo di un prato verde che non c’è più. Invece nel racconto giovani-le Il vestito rosa pare evidente il rim-pianto per un’innocente giovinezza, ma importante è serbarne la memo-ria. Ritorna in questi racconti più vol-te l’isola con i suoi profumi e i suoi venti, un mondo che è un rifugio dal dolore, luogo dell’anima, un abbrac-cio della natura. In alcuni intensi rac-conti parlo dei figli, forse i racconti più toccanti del libro: figli amati e difficili, che passano e vanno come “vortici segreti”. Alcuni di questi rac-conti sui figli accennano a dei dram-mi che non si svelano: rimane dunque

Donatella Tesi è nata a Milano e risiede a Firenze in piazza dei Mozzi. Dopo il liceo clas-

sico si laurea in Scienze Politiche con 110 cum laude e insegna nella scuola media inferiore e negli istitu-ti superiori lingua inglese e francese dal 1967 al 1995. Ha pubblicato i se-guenti romanzi: 1986, Sindrome da Sequestro (Vallecchi Editore, Firen-ze), Premio Boccaccio 1986, Premio Città della Donna 1987, Finalista al Premio Un Libro per l’Estate 1987;

1994, Terra Emersa (Amadeus Edi-zioni, Cittadella di Padova), Finalista al Premio PEN Club 1995, Fiorino d’Argento al Premio Firenze 1995; 1999, Parabola di Poesia (Mauro Baroni Editore, Viareggio), Premio speciale della giuria Mario Conti al Premio Firenze - Europa 2000, Pre-mio Mauro Tanzi 2000; 2006, Il can-cello chiuso (Manni Editore, Lecce), 2^ Premio al Premio PEN Club 2006, Fiorino d’Argento al Premio Firen-ze-Europa 2006; 2013, Per obliqui

voli - racconti di viaggio - (Nicomp Edizioni, Firenze), Menzione d’Ono-re al Premio Firenze 2013; 2016, Un lungo abbraccio (Edizioni Clichy, Fi-renze). È socia dal 1994 del PEN Club italiano. I suoi libri sono stati recen-siti in numerosi quotidiani e riviste nazionali. Ha partecipato a molte tra-smissioni televisive, sia regionali che nazionali. Ha collaborato alla ri-vista fiorentina Città di Vita nella ru-brica Recensioni e collabora a varie associazioni culturali fiorentine. È stata parte attiva dell’Associazione Nazionale Coordinamento famiglie ex sequestrati. È stata nella giuria e attiva collaboratrice del Premio Pa-lazzo al Bosco di Firenze. È nella giu-ria del Premio Una poesia per la vita dell’ANLA di Firenze dove ha svolto varie funzioni. Ha pubblicato in colla-borazione con il Gabinetto Viessieux il volume di poesia epica Russia mia Russia del poeta russo Vladimir Zvei-bach (Polistampa, 2004), del quale è stata curatrice insieme a Maurizio Bossi, direttore del Dipartimento Ro-mantico. Il poeta Zveibach, nato a San Pietroburgo nel 1937, è scom-parso a Firenze nel 1995.

+ 39 055 245542+ 39 348 [email protected]

la tensione del racconto e l’enigma. L’uomo è evocato e cercato più vol-te, ma è come se non fosse mai pre-sente veramente, sfuggente, rimane in lei come una scintilla dolorosa che non si vuole spengere. Dunque strin-gere a sé tutto ciò che si è amato, an-che se abbiamo sofferto di perdita e di abbandono, conservandone la memo-ria. Le persone che hanno fatto parte della nostra vita e del nostro passato tendono a andare oltre come ombre e sembrano solo evocazioni indefini-te. Nei miei racconti non si rivelano mai completamente, perché io non le voglio definire: per me è più impor-tante l’atmosfera che si crea intorno a questi personaggi un po’ svaniti nel ricordo, del racconto stesso. Restano segni di impronte indimenticabili sul-la mia vita e che io unisco tutte insie-me in un unico lungo abbraccio.

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Induismo

Cristianesimo in India

Storia delleReligioni

Il volto spirituale dell’IndiaPresentiamo di seguito i contenuti delle prossime uscite di questa nuova rubrica dove si parlerà delle origini del Cristianesimo indiano e delle altre religioni radicate nel paese asiaticotesto e foto di don Johnson JosePh

L'India è un subcontinente con più di un miliardo di anime, otto re-ligioni, 20 lingue e più di 1500

dialetti. In India sono nate e si sono svi-luppate quattro grandi religioni: Indui-smo, Giainismo, Buddhismo e Sikhismo e trovano ancora ospitalità altre religioni quali Zoroastrismo, Ebraismo, Cristiane-simo, Islam e Bahaismo. La ragione della possibilità di tale coesistenza risiede nei tratti fondamentali della cultura indiana: tolleranza e non-violenza. È infatti la figu-ra del Mahatma Gandhi, il padre dell'India moderna, ad incarnare tutto ciò che l'India è e dovrebbe essere. Dell’enorme varietà religiosa dell’India si parlerà nei prossi-mi tre articoli di questa nuova rubrica de-dicata alla storia delle religioni. Uno degli intenti è sottolineare come la formazione religiosa in India debba avere inizio dalla volontà della famiglia stessa e non dall'a-zione degli insegnanti o delle formatrici. Nel primo articolo verrà analizzata la sto-ria dei tre riti. I cristiani dell'India attribui-scono la propria origine alla predicazione dell'apostolo Tommaso lungo le coste del Malabar già dalla metà del I secolo, e hanno conservato per secoli influenze e contatti con il patriarcato di Antiochia, si sono confrontati e scontrati con il Cristia-

nesimo latino dal XVI secolo in poi. Ciò perché in molti luoghi i tentativi di espan-sione dei missionari portoghesi hanno causato conflitti con gli indù ed anche con i cristiani locali di tradizione orien-tale. Sono oltre 17 milioni i cattolici in India e appartengono a tre tradizioni: lati-na, siro-malabarese e siro malankarese. Nel secondo articolo verranno analizzate le grandi religioni che convivono in tutta l'India, come sono sorte, quali sono stati i grandi fondatori, i vari temi e le pratiche della loro fede sottolineando l'importanza degli esempi di vita religio-sa che esistono anche nelle altre religioni, specialmen-te nell'Induismo. Oggi pos-siamo infatti affermare che il modello di vita religiosa presente nella cultura india-na e preso maggiormen-te a riferimento, sia quello proposto dalla religione in-duista. Il terzo articolo sarà dedicato all’esposizione del-la pratica religiosa, della ca-techesi in famiglia e della vita parrocchiale. Ho cer-

cato di dimostrare la spiritualità della fa-miglia e le sue tradizioni, che cosa è la Mar Thoma Margam (modello di vita che ha indicato l'Apostolo Tommaso), le va-rie attività parrocchiali e la preparazione dei formatori. Verranno presentati, inol-tre, il Rito delle esequie, cioè come viene vissuto il funerale e il lutto in famiglia, la Santa Messa e le principali feste dell'an-no liturgico: Natale, Pasqua e la festa di San Tommaso.

D on Johnson Joseph è nato in India il 10 maggio 1974. Do-po gli studi scolastici è entra-

to in seminario nel 1992 all’età 18 anni. Terminati i dieci anni di formazione se-minariale, nel 2002 è stato ordinato sa-cerdote insieme a 26 suoi compagni. Arrivato in Italia nel 2005, è stato vice parroco in diverse chiese: San Giovan-ni Battista a Porto Recanati, Sacro Cuo-re a Grottaferrata (Roma), Cattedrale di Sansepolcro (Arezzo). Dal 2010 presta servizio nella chiesa Santa Croce alla Ginestra a Montevarchi.

STORIA DELLE RELIGIONI36

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VALTER QUAGLIAROTTI

Valter Quagliarotti

Storia delleReligioni

Le sette religiose tra indottrinamento e proselitismoNe parliamo con Valter Quagliarotti, parroco della chiesa di San Giovanni Battista nell’Ospedale di Careggi di Valter Quagliarotti

In questo nostro primo incontro af-frontiamo un tema piuttosto spi-goloso ovvero quello delle sette

religiose il cui numero in continuo au-mento esige un’urgente riflessione e approfondimento sul senso religioso. Un tema certamente molto vasto che non potrà esaurirsi in poco tempo e che tratteremo anche nelle prossime uscite. Sempre più spesso in Italia e nel resto del mondo nascono gruppi al confine tra religione e scienza che da un lato propongono un credo reli-gioso e dall’altro promettono soluzioni per le difficoltà quotidiane facilitando il raggiungimento della felicità. Il ter-mine “setta religiosa” ha una doppia interpretazione a seconda dell'origine etimologica che gli si attribuisce. Al-cuni lo mettono in relazione con il ver-bo latino seco, inteso come "tagliare" o "dividere", indica le congregazioni di-staccatesi da una chiesa madre: movi-menti eterodossi nati in seno ad altre religioni, come la cattolica o i dissi-denti delle chiese di stato evangeliche, che si sono evolute nel tempo fino a divenire religioni a pari titolo con la religione madre, con analoga forza e accettazione sociale. Oggi vi si fa rife-rimento con il termine di chiese. Altri con il latino sector, rafforzativo di se-quor che significa "seguire". Indica la propensione a seguire l'insegnamen-to di un maestro o leader che si ritie-ne illuminato. La parola secta in latino significa “dottrina, scuola filosofica e gruppo religioso”, perciò una valenza negativa è, probabilmente, stata appli-cata in seguito, dato che sectae era-no definite anche le scuole degli stoici, degli epicurei e degli aristotelici. Le persone che entrano in una setta fan-no una scelta volontaria, perché av-vertono il bisogno di fare riferimento a modelli religiosi diversi dalla religio-ne ufficiale. Gli adepti si sottometto-

no ad un rigoroso cammino di iniziazione che si conclude con un vero e proprio atto di con-versione con il quale accetta-no le relative credenze e regole. Quando parliamo di sette ci ri-feriamo a gruppi che: basano la loro dottrina sugli insegna-menti di un leader fortemente carismatico (fino a sconfinare talvolta nel culto della persona-lità), hanno un percorso di av-vicinamento alla conoscenza di tipo iniziatico o esoterico, in cui l'adepto percorre successivi li-velli di indottrinamento, eserci-tano un controllo ossessivo sul singolo adepto volto al control-lo della volontà, vivono sepa-rati dal resto della collettività spesso in modo così ossessi-vo, da dare origine a fenome-ni violenti o autolesionisti tra i componenti della setta stes-sa. Tenendo in considerazione l’oggetto d’interesse di questi gruppi, è possibile individuare quattro movimenti: movimenti non religiosi che si basano su principi e teorie psicoterapeu-tiche, politiche o economiche; non contemplano l’esistenza di un Dio e concentrano l’atten-zione sulle capacità della men-te e della psiche, come il movimento Scientology. Per questo vengono spesso dette psico-sette. I movimenti religiosi sono numerosi e possiedono il maggior numero di membri; i culti spaziano da quelli cristiani, orientali, profetici, sino alle filosofie apocalitti-che. I movimenti magici, occultisti e satanici sono innumerevoli e diver-si, si basano su culti di magia nera e bianca, di esoterismo, di spiritismo e filosofie pseudo-sataniche; si caratte-rizzano per il loro sviluppo attorno al-

la figura di Satana e anche attorno ad alcune divinità ancestrali come il dio Pan. I movimenti neopagani e New Age si rifanno a pratiche di meditazio-ne orientali; questo tipo di movimenti si caratterizzano per il rifiuto delle dot-trine ufficiali o delle religioni tradizio-nali, in favore di religioni primitive e antiche mescolate con studi sulla na-tura, riti magici e astrologia. In questo tipo di ambiente, i gruppi professano frequentemente uno stile di vita sem-plice e pacifico.

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GALLERIA D’ARTE MENTANA FIRENZE

GALLERIA D’ARTE MENTANAVia della Mosca 5r (angolo Piazza Mentana) - 50122 (FI)

+39.055.211984 - www.galleriamentana.it [email protected]

PresentaLe Vie dell'Arte

Rassegna internazionale di arti visive contemporanee

La Galleria d'Arte Mentana di Firenze, in questo

inizio dell'anno 2019, presenta Le Vie dell'Arte.

Il percorso espositivo offre uno spaccato delle

inclinazioni estetiche che caratterizzano l'arte

internazionale. I sei artisti selezionati fanno

parte delle più significative proposte contempo-

ranee nel clima di ricerca e sperimentazione. La loro libertà espressi-

va dà luogo ai singoli linguaggi nel contesto dell'arte contemporanea

attuale. Rivolgo i miei personali complimenti e auguri di successo

agli artisti che hanno voluto presentare le loro opere presso la galle-

ria da me diretta.

Giovanna Laura Adreani - Art Director + 39 335 1207156

La mostra sarà visitabile da sabato 19 gennao al 6 febbraio 2019

con i seguenti orari: 11 - 13 / 16.30 - 19.30

S. Magazzini

Giovanna Laura Adreani

Defragmentum H. Kazinitz M. Williams

Breitfuss

C. C. Rusu

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GALLERIA D’ARTE MENTANA FIRENZEFirenze

Mostre

Beatrice SalvadoriIl corpo e l’anima nelle opere dell’artista fiorentina in mostra a Palazzo del Pegaso fino al 20 gennaiodi daniela Pronestì / foto courtesy dell’artista

Dopo un percorso pittorico con-dotto nel segno di un realismo di tipo tradizionale, Beatrice Salva-

dori giunge con il ciclo di opere presen-tate in quest’occasione ad un rinnovato senso della composizione figurale e in-sieme del colore disgiunto dalla vero-simiglianza naturalistica. Un passaggio avvenuto senza forzature né radicali stravolgimenti sul piano del significato; al contrario, proprio questo modo più li-bero di approcciarsi alla rappresentazio-ne del corpo umano le consente oggi di approfondire alcuni aspetti simbolici da sempre sottesi al suo immaginario. Ma-schile e femminile s’incontrano nella sua pittura come parti di un tutto, espressio-ne di un’unità indissolubile, dell’armonia tra forze complementari. Diversamen-te da quanto siamo abituati a pensare, ovvero intendere maschile e femmini-le come poli che si attraggono in un’ir-risolvibile quanto continua tensione tra necessità e conflitto, bisogno di com-pletarsi reciprocamente ed evidente dif-ficoltà a raggiungere un equilibrio, nelle opere di Beatrice Salvadori queste due energie convivono senza contrasti, in-tegrandosi l’una all’altra, fino a forma-re una sola imponente figura. Due corpi diversi tra loro si fondono in un solo corpo e quindi anche in una sola ani-

ma, pur mantenendo ciascuno la propria identità. Come dire, in altre parole, che soltanto ri-conoscendo ed accettando le differenze tra l’una e l’altra na-tura, è possibile farle convive-re entrambe in un’inscindibile quanto armonica totalità. Un discorso che riguarda non solo le dinamiche alla base dei rap-porti umani ma che coinvolge anche i conflitti che animano la vita interiore di ciascun in-dividuo. Ricorrendo alla distin-zione introdotta da Carl Gustaf Jung tra animus ed anima, va-le a dire tra maschile e femminile come elementi ambedue costitutivi della natura umana, potremmo dire che quel-la rappresentata da Beatrice Salvadori è proprio la dualità interna al nostro esse-re, dove ragione e istinto, passionalità e rigore logico eternamente si combattono pur nella reciproca necessità. Nessuno di noi, infatti, può riconoscersi in manie-ra totale e definitiva nell’una o nell’altra forza, perché entrambe queste “spinte” sono essenziali alla vita e alla sua me-ravigliosa complessità. L’artista ce lo ri-corda mostrandoci due corpi avvinghiati l’uno all’altro fino a diventare un tutt’uno indistinguibile; intorno a loro e su di lo-

ro si dipana la danza del gesto che occu-pa lo spazio dipinto tracciando percorsi e traiettorie dello sguardo. Linee ondulate o verticali, tracce, colature, dissolvenze: una dinamica varietà di segni e di colori che ci rammentano come anche la pittu-ra si fondi, al pari della vita, sull’unione di forze complementari, ciascuna delle quali tende verso l’altra, compensando-si vicendevolmente.

Un momento della presentazione: da sinistra il presidente del Consiglio Regionale Eugenio Giani, Beatrice Salvadori e lo storico dell'arte Daniela Pronestì Lieti silenzi, cm 70x90

Sereno andante, cm 100x80

BEATRICE SALVADORI 39

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ToscanaEventi in

Produrre identità protetta e sicura: l’agroalimentare italiano fra tradizione e innovazioneÈ il tema dell’importante convegno organizzato dalla Prefettura di Grosseto e dalla Camera di Commercio Maremma e Tirreno lo scorso 19 novembre 2018 cui ha partecipato come relatore, insieme ad altri illustri rappresentanti delle istituzioni nazionali e territoriali, degli enti di categoria nazionali e locali e del mondo scientifico, l’avvocato e professore dell’Ateneo fiorentino Aldo Fittante

di fabrizio borghini / foto courtesy studio legale fittante

Rubricato Produrre identità pro-tetta e sicura: l’agroalimentare italiano tra tradizione e innova-

zione e tenutosi lo scorso 19 novembre 2018 nello splendido Salone degli Spec-chi del Palazzo del Governo-Prefettura di Grosseto, il convegno è stato dedica-to alla vitale importanza che l’agroali-mentare italiano riveste per l’economia italiana ed in particolare quella toscana. L’avvocato e professore dell’Ateneo fio-rentino Aldo Fittante è intervenuto alla tavola rotonda con un’interessante rela-zione scientifico-giuridica che ha con-tribuito all’approfondimento a tutto tondo offerto complessivamente dagli illustri relatori sul tema della tutela del-le eccellenze agroalimentari italiane. In particolare il convegno – sapientemente moderato dalla giornalista e capo redat-tore RaiNews24 Mariella Zezza – si è aperto con gli autorevoli e prestigiosi indirizzi di saluto del prefetto di Grosse-to, la dottoressa Cinzia Teresa Torraco,

del sindaco di Grosseto Antonfrance-sco Vivarelli Colonna, del presidente della Camera di Commercio Maremma e Tirreno Riccardo Breda e del vice ca-po di Gabinetto del Ministero dello Svi-luppo Economico Elena Lorenzini. Oltre all’avvocato Aldo Fittante, hanno offerto un qualificato approfondimento scientifico al tema – davvero cruciale per il futuro della nostra economia – la vicepresidente di Confindustria nazio-nale Antonella Mansi, il vicepresidente della Commissione Parlamentare Agri-coltura Onorevole Mario Lolini, il con-sigliere della Regione Toscana Leonardo Marras ed il direttore Svilup-po Soluzioni Integrate dell’Istituto Poli-grafico e Zecca dello Stato Stefano Imperatori. Ha aperto l’evento il prefet-to di Grosseto Cinzia Teresa Torraco che, alla presenza delle diverse autorità intervenute, di rappresentanti delle as-sociazioni di categoria e sindacati non-ché di una significativa rappresentanza

di imprese locali produttrici di beni eno-gastronomici di eccellenza, ha “fatto gli onori di casa” rivolgendo un proprio in-dirizzo di saluto al convegno. La dotto-ressa Torraco, che è stato il vero “motore propulsore” dell’evento ren-dendo possibile peraltro il relativo svol-gimento nel prestigioso Palazzo del Governo della Prefettura di Grosseto, ha rivolto un qualificato augurio di buon lavoro ai relatori e ai partecipanti all’in-contro, non mancando di chiarire le ra-gioni sottostanti all'organizzazione dell'iniziativa e, in particolare, eviden-ziando l'esigenza di un momento di alto confronto sulla tutela e salvaguardia della genuinità e autenticità dei prodotti enogastronomici dal rischio di Italian sounding. Anche nel saluto che ha dedi-cato al convegno il presidente della Ca-mera di Commercio Maremma e Tirreno Riccardo Breda, si è sottolineato l’indi-scusso successo dei prodotti agroali-mentari italiani nel mondo, ribadendo che la garanzia di un’identità protetta e sicura è di vitale importanza per la tute-la ed il successo dei nostri produttori, anche e soprattutto nell’ottica di una lo-ro difesa da una contraffazione che, so-prattutto nel settore agroalimentare, assume contorni particolarmente gravi, anche per le produzioni tipiche della Maremma. Sia nell’introduzione delle il-lustri autorità che hanno dedicato i loro indirizzi di saluto alla tavola rotonda, sia nelle relazioni dei qualificati relatori che hanno offerto un prezioso approfondi-mento scientifico dei temi oggetto del convegno, si è sottolineata l’importanza strategica dell’agroalimentare italiano Un momento della tavola rotonda presso la Prefettura di Grosseto

EVENTI IN TOSCANA40

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che, settore certamente trainante per l’intero Sistema-Italia in termini di fattu-rato, numero di imprese ed occupazio-ne, concorre in modo determinante all’affermazione e al successo del Made in Italy e dell’Italian Style nel mondo. L’Italia può infatti contare su di un patri-monio agroalimentare “autoctono” cer-tamente unico al mondo, su prodotti di altissima qualità e su antiche tradizioni, legate alla cultura e all’identità del terri-torio del “bel paese”. Le produzioni tipi-che nazionali – quelle contraddistinte dai marchi di qualità – costituiscono il “fiore all’occhiello” di un portafoglio prodotti altamente differenziato, la cui ricchezza e qualità rappresentano un punto di forza in un contesto di cre-scente globalizzazione dei mercati e al contempo di apprezzamento verso pro-dotti diversificati e con un forte conno-tato di tipicità. In questo quadro di riferimento, l’Italia, facendo leva con decisione sulle peculiarità originali delle nostre produzioni agroalimentari, dun-que esaltando i tratti della tipicità, della tracciabilità, della genuinità, del legame inscindibile territorio-storia-cultura, de-ve certamente puntare su tale comparto come formidabile strumento di compe-titività nell’agone del mercato globale. La crescente attenzione dei consumato-ri per gli aspetti qualitativi e nutrizionali dei prodotti favorisce l’enogastronomia italiana, divenuta ormai un tratto distin-tivo dell’Italian Style, rappresentando uno dei fattori di successo e di identifi-cazione del Made in Italy. Nel riferito quadro tematico dei qualificati interven-ti degli altri illustri relatori, la relazione scientifica dell’avvocato Aldo Fittante si è in particolare soffermata sull’esigenza di tutelare maggiormente e valorizzare nel massimo grado le eccellenze agroa-limentari italiane. Per vincere la sfida dei mercati mondiali – ha in particolare notato Aldo Fittante – dobbiamo essere consapevoli che l’indiscussa qualità dei prodotti agroalimentari italiani, per le quali non abbiamo pari nel mondo, so-no necessarie ma di per sé non suffi-cienti a garantire la competitività dei nostri prodotti. Non basta produrre qualità: bisogna saperla promuovere e saperla difendere da ogni tentativo di imitazione e contraffazione. Sul piano della valorizzazione e della promozione dei nostri prodotti la parola d’ordine – secondo il professor Fittante – deve es-

sere l’aggregazione: occorre incentivare una maggiore coesione tra tutti gli anel-li delle filiere agroalimentari, anche at-traverso un sistema di incentivi che premi sul piano fiscale le imprese che si aggregano, nonchè agevolando l’acces-so al credito delle nostre imprese del settore agroalimentare che hanno la lungimiranza di investire in ricerca ed innovazione, coniugandole alla tradizio-ne della quale sono portatrici. Sempre sul piano della promozione, un’iniziati-va qualificata ed importante – ha sugge-rito Aldo Fittante – potrebbe essere l’istituzione di un vero e proprio “tavolo di lavoro” cui partecipino tutti gli attori della filiera del prodotto agroalimentare in piena sinergia con le istituzioni inte-ressate: tale iniziativa per offrire un orientamento alla commercializzazione che renda più forte la presenza sui mer-cati mondiali delle nostre imprese e consenta l’apertura di nuovi mercati, rafforzando la funzione essenziale di promozione che viene svolta dalle re-gioni e dai Ministeri per lo Sviluppo economico, le Politiche Agricole ed il Turismo. Il discorso vale ovviamente anche per le eccellenze agroalimentari toscane, eccellenza nell’eccellenza. Il professor Fittante ha in particolare ri-marcato l’importanza della recente isti-tuzione, proprio nella zona della Maremma sede del convegno, del Polo regionale per l'agroalimentare che – istituito con intesa sottoscritta nel lu-glio 2018 dall'assessore regionale all'Agricoltura, dal presidente della Pro-vincia di Grosseto e dal direttore di En-te Terre Regionali Toscane – si candida a costituire il punto di riferimento regio-

nale per la promozione ed il sostegno della attività di ricerca ed innovazione di processo e prodotto nel settore agroali-mentare della nostra regione. Sul piano della difesa della qualità dei nostri pro-dotti agroalimentari, Aldo Fittante ha ri-cordato l’importanza di una politica di protezione – anche sul piano giuridico e della lotta agropirateria – dei prodotti agroalimentari italiani e toscani, attuata anche e soprattutto attraverso un’ade-guata politica di tutela della proprietà in-dustriale, che consenta di salvaguardare l’intero comparto agroalimentare da fe-nomeni di contraffazione e imitazione, al contempo rispondendo alla crescente richiesta di sicurezza e qualità alimenta-re, espressa da consumatori sempre più attenti, informati ed esigenti. In questa prospettiva, ha concluso Fittante, se i marchi di qualità (DOP, IGT, IGP, DOCG, ecc..) costituiscono una formidabile opportunità a disposizione dei produt-tori agroalimentari locali, l’indiscussa qualità delle materie prime impiegate e l’artigianalità delle lavorazioni tradizio-nali concorrono a pieno titolo nel de-terminare l’affermazione ed il successo di un determinato territorio. La sfida per tutti, ivi comprese a pieno titolo le nostre istituzioni nelle politiche di so-stegno sia dell’economia nazionale che delle economie locali, è dunque quella di tenere inscindibilmente connesse la qualità dei prodotti agroalimentari e dei relativi processi con la storia, la cultu-ra e la tradizione del territorio cui quei prodotti appartengono, un legame da valorizzare e tutelare giuridicamente come la nostra più grande ricchezza.

L'avvocato Aldo Fittante (il secondo a partire da sinistra) con alcuni dei relatori del convegno

EVENTI IN TOSCANA 41

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Emanuela Muriana

Le origini della Psicoterapia Breve Strategicadi eManuela Muriana

Tutto nasce quando i due fon-datori Paul Watzlawick (Men-tal Reasearch Institute Palo Alto

CA- USA) e Giorgio Nardone iniziano a formulare, in maniera del tutto origi-nale, il modello di terapia breve stra-tegica distinguendolo dalle altre forme di psicoterapia breve di stampo siste-mico ed ericksoniano o di tipo cogni-tivo-comportamentale, definendone le prerogative epistemologiche-teoriche e

applicative, il metodo della ricerca, la logica di problem solving strategico e le strategie di comunicazione terapeuti-ca. Il tutto dette l’avvio a quella che poi sarà la moderna evoluzione della Psi-coterapia Breve Strategica, presentata al largo pubblico nel 1990 attraverso la pubblicazione del manifesto dell’ap-proccio evoluto L’arte del cambia-mento. Manuale di terapia strategica e ipnoterapia senza trance, scritto dai

due autori, tradotto in oltre dieci lin-gue con oltre 60 differenti edizioni. Dal 1990 inizia un lavoro clinico di ricerca, a che porterà negli anni a venire a nu-merose pubblicazioni di rilevanza inter-nazionale, tradotti in numerose lingue straniere. (http://www.centroditerapia-strategica.com/pubblicazioni-e-ricer-ca/). La mia collaborazione con il CTS inizia nel 1990 come allieva, fino ad adesso come ricercatore e docente.

E manuela Muriana vive e lavo-ra prevalentemente a Firenze. E’ responsabile dello Studio di

Psicoterapia Breve Strategica di Firenze, dove svolge attività clinica e di consu-lenza. Specializzata al Centro di Terapia Strategica di Arezzo diretto da Giorgio Nardone e al Mental Reasearch Institu-te di Palo Alto CA (USA) con Paul Wa-tzlawick. Ricercatore e Professore della Scuola di Specializzazione quadrien-nale in Psicoterapia Breve Strategica (MIUR) dal 1994, insegna da anni ai master clinici in Italia e all’estero. E’ sta-ta professore alla Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi di Sie-na (2007-2012) e Firenze (2004-20015) Ha pubblicato tre libri e numerosi arti-coli consultabili sul sito www.terapia-strategica.fi.it

Studio di Terapia Breve StrategicaViale Mazzini 16, Firenze + 39 055-242642 - 574344 Fax 055-580280 [email protected]

PSICOLOGIA OGGI

PsicologiaoggiA cura di Emanuela Muriana,

psicologa -psicoterapeuta, specialista in Psicoterapia Breve Strategica di Giorgio Nardone

Una nuova rubrica per raccontare le metodologie della psicologia contemporanea a partire dalla Terapia Breve Strategica di Giorgio Nardonedi eManuela Muriana

L'approccio strategico nell'ambi-to della psicoterapia può essere definito come l'arte di risolve-

re complicati problemi umani median-te apparentemente semplici soluzioni nonostante certi problemi o sofferenze persistano da molti anni, non per que-sto sono necessarie altrettanto lunghe degenze e complicate soluzioni. Quan-do capita di soffrire un problema psico-logico, si è soliti pensare ad interventi psicoterapeutici a lungo termine. La Te-rapia Breve Strategica invece permette l'estinzione in tempi rapidi anche di di-sturbi che persistono da anni. I proto-colli di trattamento tarati su migliaia di casi trattati, dal Centro di Terapia Strate-gica di Arezzo (centro clinico, di ricerca e formazione) e dal gruppo di terapeuti affiliati, hanno permesso di elevare l'effi-cacia e l'efficienza della terapia. Le stati-stiche attuali, ci dicono che la patologia si sblocca entro le prime quattro sedu-te, complessivamente poi la terapia si conclude (in un numero limitato di se-dute). Efficacia: disturbi d’ansia e attac-chi di panico: 95%; disturbi ossessivo - compulsivi: 89%; disordini alimentari: 83%; disturbi sessuali: 91%; depressio-

ne: 82%; area paranoica: 70%; delirio: 38%; problemi relazionali: 82%; proble-mi dell’infanzia e dell’adolescenza: 82%; disturbi legati all’abuso di internet: 80%. Ovviamente ci sono casi che richiedono un intervento più lungo, tuttavia l’idea è produrre il cambiamento nel tempo più breve possibile. L'intervento terapeutico

mira a ristrutturare i modi disfunzionali attraverso i quali la persona percepisce e poi reagisce alla realtà che poi subisce. L'intervento è a cadenza settimanale o quindicinale da valutare caso per caso. Caratteristiche: brevità, efficacia di trat-tamento, strategie personalizzate, con-solidamento nel tempo.

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ERMELLA CINTELLI MOLTENI

STEFANO DONATI

MARCELLO DEL SOLDATO

MARIA PIA FIASCHI

ARNALDO MARINI

RENATA RAFANELLI

MARIA LUISA SALVINI

AMEDEO SORPRESO

ANGELA VITI

Mostra collettiva di arte contemporanea4 febbraio - 25 febbraio

A cura di Lucia Raveggi

Inaugurazione 4 febbraio ore 17:00

Riprese televisive Toscana TV per la rubrica Incontri con l’Arte

AUDITORIUM AL DUOMO, Via Cerretani 54, FIRENZEPer info: + 39 333 97 04 402

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Autoritratto, 1990

MARIO CACIOTTI

ToscanaEventi in

Mario CaciottiSesto Fiorentino e Calenzano celebrano il grande artista con una mostra itinerantePrima tappa al Centro Berti dal 13 gennaio al 10 febbraio di stefano bandinelli / foto tiziano buti

Il centro espositivo Antonio Berti di Se-sto Fiorentino ospita, dal 13 gennaio al 10 febbraio, l’antologica Con gli oc-

chi di Mario dedicata al pittore Mario Ca-ciotti, scomparso nel 2018 a 94 anni, che ha vissuto tutta la vita tra Calenzano e Se-sto Fiorentino. Le sue opere sono sempre ricche di colore, di pennellate intense, con cui racconta volti e luoghi della sua terra. L’evento è promosso da La Soffitta Spazio delle Arti del Circolo Arci-Unione Operaia di Colonnata e organizzato in collaborazione con le amministrazioni comunali di Sesto Fiorentino e Calenzano. L’esposizione sarà riproposta dal 16 al 24 marzo a Calenza-no presso lo ST.ART Spazio Eventi di via Garibaldi. Caciotti nasce a Calenzano il 24 settembre 1923. Diplomatosi in disegno tecnico alla scuola industriale Leonardo da Vinci di Rifredi, entra a lavorare alle Offici-ne Meccaniche Galileo nel 1941. Presto ini-zia a dipingere ed espone i suoi quadri per la prima volta a Villa Guicciardini insieme agli amici Ennio e Guido Pozzi. La sua pri-ma personale arriva nel 1958 alla Galleria Proconsolo di Firenze. Dal 1960 si dedica completamente alla pittura. Partecipa a va-rie collettive di prestigio. Nel 1972 è accol-to da Giovanni March nel Gruppo Toscana Arte di Livorno. Molto apprezzate le sue opere a carattere religioso tra cui la Nativi-tà per la chiesa di San Giuseppe Artigiano a Sesto Fiorentino, la Via Crucis per la Sacra Famiglia a Prato, L’ultima cena per la par-rocchia dell’Ascensione a Firenze e la Via Crucis per il portico del santuario di Boc-cadirio. Alcune sue tele arredano anche la sede del SS. Sacramento in Vaticano. Nel 2008 una ventina di sue opere arrivano ne-gli Stati Uniti, acquisite permanentemente dal Contemporary Folk Art Hurm Museum di Savannah, in Georgia. «La Soffitta Spa-zio delle Arti si è fatta volentieri promotrice di questo progetto espositivo − sottolinea Francesco Mariani, responsabile del Grup-po La Soffitta Spazio delle Arti − che è di-ventato realtà solo grazie al pieno sostegno

della famiglia Caciotti che ha messo a di-sposizione il proprio archivio d'opere d’ar-te». «Mario Caciotti − scrive il sindaco di Sesto Fiorentino, Lorenzo Falchi − è stato una presenza particolare per Sesto Fioren-tino. Il suo vasto repertorio artistico, in cui soggetti sacri si affiancano a fiere, paesag-gi, elementi naturali, ha lasciato un segno indelebile nella nostra comunità, di cui si è soffermato a raccontare spesso gli ulti-mi, gli emarginati, rompendo, col tratto ora deciso ora tenue della sua inconfondibile pennellata, tanti dei silenzi spesso celati dietro a quei volti». «Una mostra dedica-ta a Mario Caciotti − dice il primo cittadi-no di Calenzano, Alessio Biagioli, nel suo intervento − non può contenerlo. Mario è ovunque, è nei tetti della sua Settimello, negli alberi da lui dipinti, nei personag-gi che non ci sono più ma che animano la memoria della nostra comunità. I suoi di-pinti albergano nelle nostre case, nel pa-lazzo comunale, nei circoli, nel ricordo dei suoi colori. Ci imbattiamo in lui continua-mente attraverso i suoi quadri». «Nella sua sterminata produzione frutto di un’attività durata un’intera vita − scrive, infine, la sto-rica dell’arte Alessia Nardi −, l’artista narra storie della Piana, dal carattere quasi leg-gendario, di cui è sempre stato innamo-rato, riproducendo nei suoi quadri visioni poetiche inondate di luce, ma svelandone al contempo le più profonde ombre. Caciot-ti è testimone partecipe di un territorio che muta rapidamente sotto i suoi occhi, dove la vita contadina e i grandi insediamenti in-dustriali coesistono, rappresenta la natura imprigionata, ma allo stesso tempo colta, piena di forza e di potenza, nei suoi mo-menti più belli e intensi: le albe, i tramonti, i pomeriggi maturi, le notti stellate, sem-pre riprodotte al suo zenit, che non si pie-ga senza combattere alla selvaggia opera dell’uomo». A testimoniare la profondità dell’uomo e la sua sensibilità non solo co-me artista, sono poi i familiari di Mario - fi-gli, nipoti e altri parenti - che svelano, nelle

pagine dei Pensieri, i loro intimi sentimen-ti verso l’artista. Le parole della nipote Ca-terina sintetizzano al meglio la bellezza di questo legame: «Mi hai insegnato in silen-zio cosa fosse l’arte. Grazie maestro. Grazie nonno». Arturo Caciotti dedica infine a Ma-rio un suo suggestivo racconto che com-pleta il ricco catalogo progettato da Camilla Mari e Margherita Caciotti e realizzato dalla Conti Tipocolor.

Con gli occhi di Mario dal 13 gennaio al 10 febbraioCentro espositivo “Antonio Berti” Via Bernini 51, Sesto Fiorentino (FI) Orari: feriali 16-19; festivi 10,30-12,30 e 16-19; lunedì chiusoIngresso gratuito + 39 [email protected]

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SpecialePistoia

La Visitazione di Luca della Robbia incorniciata dagli affreschi barocchi di Vincenzo Meucci nella chiesa di San Leone: così Pistoia ha reso omaggio ai due artisti nel 2017 quando era Capitale Italiana della Cultura testo e foto di laura belli

Coloro che nel 2017, anno in cui Pistoia è stata Capitale Italia-na della Cultura, hanno potuto

ammirare la Visitazione di Luca del-la Robbia nella chiesa di San Leone, non avranno certo dimenticato la gran-de emozione provata di fronte a questo capolavoro. Ricorderanno la luce te-nue che morbidamente scivolava sulle superfici luminose e candide del grup-po scultoreo, la musica evocativa di sottofondo e la straordinaria cornice rappresentata dai ricchi affreschi set-

tecenteschi opera di Vincenzo Meucci nel 1753, uno degli esempi più impor-tanti dell’arte barocca a Pistoia. Tutto ciò è stato davvero coinvolgente ed ha lasciato un ricordo indelebile nei ben 20.000 visitatori che non hanno potu-to apprezzare l’inatteso e felice dialogo tra due opere d’arte di epoche diver-se e il loro vicendevole esaltarsi. In molti hanno sperato che questo riusci-to connubio potesse trasformarsi in una mostra permanente ma ciò non è stato possibile. La terracotta robbiana è infat-

ti ritornata nella chiesa di San Giovanni Fuorcivitas per la quale era stata com-missionata nel 1445 dalla Compagnia di Sant’Elisabetta e collocata su di un altare attorno al quale si raccoglievano i devoti in preghiera. Qui l’opera è ri-masta nel corso dei secoli, affrontando numerosi rischi come le soppressioni di Scipione dei Ricci e i bombardamen-ti del 1944 e qui è stato ritenuto giusto che ritornasse per continuare ad offrir-si all’ammirazione del pubblico e alla venerazione dei fedeli.

La Visitazione di Luca della RobbiaVeduta d'insieme della chiesa con al centro la terracotta robbiana

SPECIALE PISTOIA 49

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Alessandro CalonaciAttore e fondatore della Compagnia Mald’estro, è attualmente direttore dello storico Teatro di San Martino a Sesto Fiorentinodi Marco raVenni / foto courtesy alessandro calonaci

C oloro che da anni seguono le scorribande teatrali di Alessan-dro Calonaci e della sua compa-

gnia, ormai sono abituati alle sorprese. L’ultima, in ordine di tempo, dopo due anni pieni di spettacoli di successo e di riconoscimenti anche molto importan-ti – da ascrivere alla cronaca la meda-glia Laurenziana conferitagli in Palazzo Vecchio insieme alla sua prima attrice e collaboratrice Mery Nacci, l’appunta-mento da un paio di edizioni allo Spole-to Art Festival, il premio Ponte Vecchio, le tante serate in tutta Italia… - è l’aver accettato una sfida molto pericolosa: la direzione artistica di un teatro. Una scelta controcorrente pensando che or-mai l’opinione comune sia quella della cultura come attività in perdita in qual-siasi bilancio.

Alessandro, sei dunque un attore, un regista, adattatore di testi, come spesso ti definisci, capocomico della tua compagnia e adesso anche diret-tore artistico di un teatro. In cosa ti ri-conosci di più?

Questa è una caratteristica che ti ap-partiene e che io posso testimoniare da quando esiste la formazione attua-le della tua compagnia. Qual è il tuo metodo?

Chi sono i collaboratori che ti accom-pagnano in questa nuova avventura?

Il cartellone dello storico Teatro di San Martino di Sesto Fiorentino che hai voluto inaugurare a novembre proprio nel giorno intitolato a quel santo e che ha avuto come padrino un personaggio molto importante del-la vita culturale di Firenze: Giovanni Pallanti.

Nell’essere attore. Anche perché è il ruolo che racchiude tutti gli altri. Io mi sento una sorta di concertatore, un attore che insieme alla sua com-pagnia, senza la quale non esisterei in nessuna delle forme che hai elencato, stimola accadimenti teatrali. E questi possono riguardare un testo da met-tere in scena, organizzare incontri, affrontare regie e anche dirigere arti-sticamente un teatro.

Giovanni è una persona molto impor-tante per il mio percorso artistico. I suoi consigli e le sue opinioni sono fon-te di ispirazione per me.

Tanti, ringraziando il cielo. Innanzitutto quando ho deciso di accettare questo impegno propostomi da don Daniele Bani, il teatro aveva bisogno di una ri-strutturazione e di un cambio d’imma-gine. E qui è stato provvidenziale l’aiuto ricevuto da Fabrizio Finetti e da Feli-ce Giannelli, già compagni da due an-ni dell’organizzazione estiva del Festival Mald’estro, i quali hanno seguito tutti i lavori con grande capacità. Alessan-dro Calanca, che ho voluto come fac-totum del teatro, Lombardo Lombardi, come responsabile tecnico che sta fa-cendo un eccellente lavoro, Elena Pal-loni, inseparabile e insostituibile aiuto, Mery Nacci, prima attrice e collabora-trice preziosissima, Cristina Poli, atten-ta e precisa responsabile ai contatti con la stampa e alle comunicazioni, Chri-stian Vertucci, valente attore della com-pagnia che in questa occasione assurge al ruolo di assistente e di “intrattenito-re”, Luigi Bicchi, amico e scrittore di successo che mi aiuterà nell’organizza-zione di eventi culturali, e infine tutti gli altri componenti della mia compagnia che in un modo o nell’altro mi stanno seguendo.

Sinceramente io non ho un metodo. Il mio è un approccio assai artigianale al teatro. Generalmente quando deci-

do di mettere in scena un testo cer-co di capire se insieme ai miei attori posso entrare in collisione con l’uni-verso di quell’autore. Il resto viene da sé a forza di lavorare. Ed è per que-sto che il mio è un lavoro di gruppo. Io metto in scena un lavoro che pre-paro per i miei attori e su di loro, sulle loro caratteristiche. Con questo stes-so sistema, ho cercato di organizzare il cartellone del teatro.

Alessandro Calonaci

La Mandragola

ALESSANDRO CALONACI

Personaggi

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Il cartellone ha un’impronta ben pre-cisa: hai voluto tracciare un percorso molto chiaro nelle radici della tosca-nità.

Esatto. Ho voluto mettere insieme auto-ri che hanno creato i prodromi della no-stra cultura toscana come Machiavelli, Malaparte, Pratolini insieme a nuovi autori di grande talento come Patrizia Ferretti ed Eugenio Nocciolini. Ritengo che il teatro sia ormai l’ultimo avampo-sto della civiltà e quindi siccome siamo spesso attaccati dai barbari che con dif-ficoltà riconosciamo da quanto sono di-ventati bravi a mimetizzarsi da politici, da organizzatori culturali, da intellettua-li, dobbiamo fortificare le nostre difese avendo ben chiaro chi siamo e da do-ve veniamo.

Il pubblico ha risposto subito molto be-ne alle proposte che gli sono state offer-te. Dopo la pausa natalizia, il cartellone riprende. Ecco i prossimi appuntamen-ti: 12,13,19 e 20 gennaio, la compagnia teatrale Sesto Atto presenta in antepri-ma Un nome da gatto di Patrizia Ferret- In questa e nell'altra foto due interpretazioni di Alessandro Calanoci

ti; 9 e 10 febbraio I'vocio nella testa di Alessandro Calonaci con la compagnia Mald’estro; il 16 e 17 febbraio Ales-sandro Calonaci in un testo di grande successo, Maledetti Toscani da Curzio Malaparte; ancora Calonaci con la sua compagnia interpreta La Mandragola il 9 e il 10 marzo. Si segnalano infine i

Guelfi e Ghibellini con l’intramontabile capolavoro di Novelli, L’acqua cheta, il 6 e il 7 aprile e un lavoro originale di Eugenio Nocciolini che con la sua Bot-tega Instabile mette in scena un lavoro che con il territorio di Sesto Fiorentino ha molto a che fare: Ginori. Storia di un fallimento annunciato.

Il cartellone della stagione teatrale 2018 - 2019

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Una storia di passione e tradizione nel cuore di Firenze

Riproduzione del primo fiorino di Firenze del 1252 in oro 24 Kt. Il Giglio, da un lato della moneta, rappresentava il simbolo della città, mentre San Giovanni Battista, dall’altro lato, era impegno solenne, “San Giovanni non vuole inganni”, che i fiorentini prendevano con il loro Patrono di mantenere inalterata la lega e il peso per ogni moneta.E’ sempre stato costume dei fiorentini donare un fiorino come segno di buon auspicio ed in particolare in occasione di una nascita, accompagnando il dono con l’augurio di “un fiorino oggi per mille fiorini domani”.

www.paolopenko.it [email protected] + 39 055. 2052577

Contatti

Foto di David Battistella

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Angelo Fiore interpreta Calaf nella Turandot di Giacomo Puccini

Il cantante nel ruolo del Duca di Mantova nel Rigoletto di Giuseppe Verdi

ANGELO FIORE

Personaggi

Angelo FioreA soli trentaquattro anni il giovane cantate lirico originario di Castelfiorentino ha già solcato il palcoscenico della Scala di Milano, dove tornerà ad esibirsi tra gennaio e giugno come interprete verdianodi serena gelli / foto courtesy angelo fiore

Continua il successo di Ange-lo Fiore, cantante lirico poco più che trentenne originario

di Castelfiorentino. Dopo le recen-ti esibizioni al Teatro della Scala di Milano con l'opera Ernani di Giusep-pe Verdi, Fiore tornerà ad esibirsi nei mesi da gennaio a luglio sullo stes-so importante palco per interpretare altri due celebri capolavori verdiani: La Traviata, dove impersonerà il ruo-lo di Alfredo, e I Masnadieri nel ruo-lo di Carlo, protagonista dell'opera. Nel mese di febbraio sarà a Vilnius, in Lituania, con la Boheme di Puccini diretta da Cristina Muti Mazzavillani, moglie del grande Riccardo Muti. La

stessa opera sarà riproposta nel me-se di agosto a Torre del Lago, que-sta volta però con la regia di Alfonso Signorini e la direzione del maestro Alberto Veronesi, figlio di Umberto Veronesi. A marzo il cantante tornerà nel suo paese natio, Castelfiorentino, dove si esibirà in concerto. Un anno che promette di essere davvero stre-pitoso per Angelo Fiore che a questo proposito afferma: «Sono soddisfat-to dei risultati ottenuti fino a ades-so, anche se continuerò ancora ad impegnarmi per ottenere di più. Ho costruito la mia carriera con tanti sa-crifici e sofferenze, superando non pochi ostacoli e incontrando persone

che mi hanno chiuso la porta in fac-cia. Ciò nonostante non mi sono ar-reso, ma ho continuato dritto per la mia strada con coraggio e determi-nazione. Ed è proprio questo il mes-saggio che voglio dare ai giovani che fanno i primi passi nel mondo della musica: credete sempre in tutto ciò che fate, non vi arrendete, solo così otterrete quello che vi sta a cuore. E, mi raccomando, non smettete mai di credere nei sogni!».

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Personaggi

Gualserio ZamperiniImprenditore illuminato e collezionista, da oltre dieci anni è impegnato nella promozione della cultura italiana all’estero in qualità di Console Onorario Generale della Tunisia a Firenzetesto e foto di barbara santoro

Gualserio Zamperini (nome di battesimo forse di origine orientale) appartiene a quel-

la categoria di persone che se non ci fossero dovrebbero essere inventa-te. Imprenditore nativo di Radicofani, è da molti anni impegnato nel socia-le, nella promozione della cultura, nella diffusione del buon gusto (an-che quello per il cibo) e con grande gioia fa conoscere nel mondo Firen-ze e le sue tradizioni. Essendo con-sole onorario generale della Tunisia, si occupa di creare legami fra Tunisi

e la nostra città. Per il suo generoso impegno ha meritato il titolo di Cava-liere della Repubblica di Tunisia che nello scorso luglio gli è stato confe-rito dal presidente della Repubblica Tunisina Benij Caidessbsi. Un’im-portantissima onorificenza per i suc-cessi ottenuti. Nel 2016 l’Orchestra Sinfonica del Maggio Musicale si è esibita nell’Anfiteatro di Ele Jem, nel 2017 l’Orchestra Italiana di Parma, accompagnata da Nicoletta Mantova-ni Pavarotti ha eseguito un concer-to in onore di Luciano Pavarotti nel

decennale della sua scomparsa. Nel 2018 hanno suonato i Cameristi del-la Scala di Milano ed una mostra di Luca Alinari si è tenuta al Museo del Bardo a Tunisi, luogo simbolo colpito dal feroce attentato del 2015. La Tu-nisia per la sua posizione è sempre stata un punto di equilibrio nel Me-diterraneo ed oggi più che mai l’ope-ra di Gualserio Zamperini tiene vivo il rapporto con l’Italia. Questo è l’uo-mo pubblico e il manager, ma io ho avuto il grande piacere di conosce-re il suo animo: il sognatore, il cre-

GUALSERIO ZAMPERINI54

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atore, il collezionista di ciò che è bello e prezioso, il generoso co-struttore di magie, l’innamorato del Natale e del presepe, l’inven-tore di alchimie e di mille e più diavolerie che incantano il cuo-re di chi lo segue. Per questa ra-gione non sono rimasta sorpresa ma stupita quando mi ha invitato a vedere nella sua casa un gran-dioso presepe. Su un piano di 120mq sono collocati centinaia di figuranti. Tanti gli ambienti ri-creati, non solo strettamente atti-nenti alla natività, e così si passa dai mistici paesaggi del deser-to alle costruzioni delle città me-dioevali del nord Europa, dagli chalet alpini alle moderne fan-tasmagoriche ville degli Emirati Arabi, dalle umili capanne del-le oasi sahariane alle scenogra-fiche scale del teatro lirico, fino ad una sala da ballo dove si esi-biscono nel flamenco danzatrici dagli abiti coloratissimi, men-tre su un pianoforte bianco che suona, si muove a passo di danza una graziosa ballerina. Ed ancora campi coltivati, orti con quantità di verdure: cavoli, pomodori, pe-peroni, carote e melanzane. So-no presenti allevamenti di cavalli e di mucche, mentre sono sparse qua e là pecore e capre in quanti-tà. Laghi e fiumi rilucenti ed una cascata con l’acqua che scorre rumorosa. Luminosissima la ruo-ta gigante del luna park che gi-ra senza sosta e il Partenone. Su un piano rialzato la grotta di Bet-lemme accoglie i veri personag-gi sacri: Gesù, Maria e Giuseppe con l’asino e il bue. Disposti in va-ri luoghi le figure tipiche del presepe storico: i pastori, il vinaio, il mello-naro, la cucitrice, la fioraia, l’oste, il pescatore, il fabbro, il fornaio, il ven-ditore di frutta, l’arrotino, il macella-io, l’orafo, la venditrice di formaggi, il personaggio di Stefania e quello di Benino, tipici del presepe napole-tano. Insomma, il sacro ed il profa-no, il vero e l’invenzione, la storia e la fantasia si mescolano in un immagi-nario racconto senza uguali che stu-pisce e fa sognare grandi e piccini. Con una gentilezza “antica” ci acco-glie nel suo Gran Caffè San Marco,

all’angolo fra piazza San Marco e via Cavour, un locale che ha accolto nel-le sue sale noti personaggi che hanno dato lustro alla nostra città e oggi è stato restaurato e rinnovato con mo-bili, sedie tavoli, boiserie firmate da Firmino Savio. Il luogo è aperto ad un pubblico esigente che ama cenare e conversare nel “giardino d’inverno” tra vasi di cristallo, lumi, specchiere molate, maioliche e porcellane firma-te. Nelle sale e salette e lungo i corri-doi ci danno il benvenuto le sagome senza volto di Anna Di Volo e le squi-site figurine neofuturiste vivissime nei colori brillanti di Luca Alinari. Il

profumo di pomodoro ed origano che si diffonde dalla pizzeria racchiusa da vetri aperti alla vista, ci solletica le narici. Ma è la grandiosa pasticce-ria con le squisitezze dolci che atti-ra lo sguardo. Si rimane incantati dai colori inebrianti con cui sono fatte le tortine, i bignè, i diti di gianduia, le frolle e le sfogliatelle riccie, i babà al rum, le piccole bavaresi alla frut-ta, al pistacchio, alla mousse di mar-ron glacè ed i bicchierini riempiti da morbide creme, inframezzate da noc-ciole, canditi, croccantini e caramel-lati sottili e friabili che si sciolgono in bocca.

Gualserio Zamperini in un ritratto di Grazia Tomberli

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Ritrattid’artista

Ermella Cintelli MolteniPoetessa, pittrice e scultrice pratese, coniuga l’amore per la natura ad una spiritualità profondadi laura Molteni

Poetessa, pittrice e scultrice nata a Prato, Ermella Cintelli Molteni, ha trascorso gran parte della sua infan-

zia a contatto con la natura: fin da piccola la percezione dei più svariati colori le ha su-scitato intense emozioni e il suo desiderio è da sempre quello di trasmettere l’emo-zione che prova dinanzi alla bellezza della natura attraverso l’arte figurativa e poetica. La sua prima poesia Fior di giaggiolo risa-le a quando faceva la terza elementare e fu scritta durante la ricreazione mentre le al-tre compagne giocavano e lei se ne stava a guardare una tartaruga che si faceva largo tra i giaggioli. Scrive e disegna fin da gio-vanissima e lavora con la stessa padronan-za creta, olio, china, acquerello e pastello (i soggetti sono i più svariati: ritratti, pae-saggi, nature morte, soggetti sacri, ecc.). Nella realizzazione di un’opera figurativa si documenta minuziosamente su ciò che ritrae, mentre libero spazio alla fantasia è riservato naturalmente alla rappresentazio-ne di personaggi fiabeschi. Ha partecipa-to a numerose mostre di pittura e scultura a Firenze, Certaldo, Lastra a Signa, Prato, Montecatini, Ponsacco, Pontedera, Iso-la di Capri, Napoli eccetera. Ha scolpito in creta le quattordici formelle della Via Cru-cis che sono nella chiesa parrocchiale di Santa Maria delle Grazie a Calenzano dove sono state collocate nel 2005: Ermella Cin-telli Molteni ha concepito queste quattordi-ci stazioni della Passione di Gesù come le pietre di un percorso fatto di umiliazione, dolore e morte e perciò le ha volute irrego-lari nella forma proprio come il selciato di una via. Via dolorosa ma al tempo stesso lucente come l'amore di Gesù per l’uma-nità. Suo nella stessa chiesa è anche il di-segno in base al quale è stata realizzata la vetrata dello Spirito Santo, il rosone situa-to sulla facciata d’ingresso. Nel 2002 ha dipinto Madonna del Carmelo, che è la te-la per l’altare situata nella Cappella Madon-na del Carmelo in Località Vallebuia, Isola d’Elba. Per la realizzazione di queste opere e non solo si è documentata attraverso ri-cerche storiche e consultando anche vari

testi teologici. Le sue opere figurano in nu-merose chiese e collezioni private in Italia e all’estero (Germania, Austria, USA, Filip-pine). Varie sue opere figurative sono state pubblicate in: Agenda poetica artistica ita-liana (Nuova Europa, Firenze, 1974); Artisti pratesi del XXI secolo (Pegaso) e Agenda Artisti in Toscana 2010 (Pegaso), Artisti a Prato (Toscana Cultura - Masso delle Fate, 2018). Il critico d’arte Silvia Ranzi sottoli-nea come Ermella Cintelli Molteni raffigu-ri la Madonna “con intimità e delicatezza di cromatismi nell’atto di accudire il Fi-glio”. Le sue opere poetiche sono pubbli-cate su diverse antologie, riviste e agende: recentissima la pubblicazione di Prudenza inutile, Il paese della felicità, Il cielo ha co-piato, Come un lago d’inverno, Attraverso il deserto, Convolvolo blu in Poeti tosca-ni a cura di Umberto Sereni (Masso del-le Fate e Toscana Cultura, 2018). Nel 1973 partecipa al 1° Concorso Nazionale di Poe-sia Amici del Parnaso a Torino ed è segna-lata con la poesia Sono stanca di correre sempre; sono pubblicate tre sue poesie sull’Antologia di poeti e di narratori con-

temporanei (ed. Il Parnaso, Torino); sem-pre nello stesso anno altre sue poesie sono pubblicate in Poeti scrittori contemporanei (ed. Arpa, Milano); nel 1974 pubblica altre tre poesie in Agenda poetica artistica ita-liana (Nuova Europa, Firenze); nel 1975 pubblica Nata d’inverno, Giaggioli, Pre-ghiera in I nuovi contemporanei (ed. Il Par-naso, Torino). Giovanna Bascone scrive: «È incantevole la poesia di Ermella Cintel-li. Incantevole, semplice, cristallina. Queste espressioni malinconiche e solatie diven-tano lirica garbata, gentile, raffinata». La commissione di Poeti e scrittori contem-poranei (Arpa, Milano, 1973) ha scritto del suo lavoro letterario: «Le poesie di Ermel-la Cintelli racchiudono l’anima stessa della poetessa, che vibra ad ogni sollecitazione esterna, sia essa derivante dalla natura, o da un ricordo dell’autrice o anche da una semplice, occasionale meditazione. Tali sti-moli esterni vengono elaborati dall’autrice alla luce della sua ricchissima sensibilità, creando dei versi che non esitiamo a de-finire di una compatezzza lirica veramen-te mirabile».

Ritorno a casa, olio su tela, cm50x40

ERMELLA CINTELLI MOLTENI 57

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Ritrattid’artista

Isabella RombolàVarietà di tecniche e soluzioni espressive per una pittura incentrata sulla figura femminiledi lucia raVeggi

Residente a Montevarchi, picco-la cittadina nel cuore del Val-darno aretino, Isabella Rombolà

ha frequentato l'Istituto d'Arte di Arez-zo, l'Accademia di Belle Arti a Firenze e ha insegnato materie artistiche alla scuola media. E’ iscritta da diversi an-ni all’associazione culturale e artistica Montevarchi Arte e all'associazione To-scana Cultura. Con entrambe le asso-ciazioni ha partecipato a diverse mostre collettive; tra queste si ricordano anzi-tutto quelle organizzate da Montevarchi Arte nella stessa città (Galleria Magiot-ti e Chiostro di Cennano) e a Terranuova Bracciolini (Palazzo Concini e Palaz-zo Comunale). Con Toscana Cultura ha preso parte agli eventi espositivi: Arti-sti dal Mondo per Toscana Expo (2015); Donne dell'Arte in Toscana (San Miche-le degli Scalzi, Pisa); Spoleto Festival Art 2015 (Chiostro di San Niccolò); Ar-te Sacra a Natale, chiesa di Santa Maria di Novoli a Firenze; mostra concorso a Ponsacco (Pisa); Donne nell'Arte, pres-so l’Iclab di Firenze; mostra collettiva nell’ambito della Fiera Internazionale

dell'Artigianato alla Fortezza da Basso a Firenze; Artisti in San Marco, chiostro Pico della Mirandola, Basilica di San Marco a Firenze. È presente in una pub-blicazione edita da Toscana Cultura con l’opera Maternità e in alcune pubblica-zioni a cura di Montevarchi Arte. La sua

pittura è figurativa e l'uso delle tecni-che vario: colori acrilici, pastelli creto-si, carboncino, sanguigna e acquerello. Il soggetto dei suoi dipinti è principal-mente la figura femminile.

[email protected]

La Primavera, acquerello, cm 77x57

Vento fra i capelli, acquerello, cm 57x77 Lo sguardo, pastelli cretosi, cm 53x58

ISABELLA ROMBOLÀ58

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Eva Rei

EVA REI

MeseI libri del

Un viaggio nella mente alla scoperta di se stessi: L’amore che manca, il nuovo romanzo di Eva Reidi uMberto sereni

Che cos’è questo amore che manca di cui ci parla Eva Rei? Sarebbe facile, a un primissi-

mo sguardo, scambiarlo per un’al-lusione alla vita di coppia, ma così facendo ci troveremmo molto lontani dall’intenzione dell’autrice. Solo ad-dentrandoci nella narrazione, infatti, possiamo scoprire il vero significato del titolo. Linda, psicoterapeuta in cri-si professionale, decide di intrapren-dere un viaggio in Puglia per ritrovare le sue origini. Otterrà molto di più: at-traverso incontri posti sul crinale tra realtà e visione, l’avventura di Linda si trasforma in un viaggio nella men-te, un’occasione per scoprire l’origine del dolore psichico e i modi per su-perarlo. Le viene rivelato come la ve-ra possibilità di curarsi consista nello sviluppo di un amore incondiziona-to nei confronti del proprio cervello, nella riscoperta dell’unità tra conscio e inconscio, tra ragione e sogno. In una società che tende all’ipertrofia ra-zionalista dimenticando il potere del-la fantasia, questa crescita spirituale

di Linda rappresenta una vera rivolu-zione. Tornata a casa, infatti, si prodi-gherà per diffondere la sua scoperta trasformandola in una rigorosa tecni-ca di riabilitazione psicoterapeutica: il successo è straordinario. Il romanzo schiude al lettore un contagioso sen-so di rinascita, e lo fa chiamando in causa gli apporti delle neuroscienze e della fisica quantistica. I personag-gi, ponendosi quelle domande radi-cali troppo spesso dimenticate anche dalla letteratura cosiddetta “alta” (che spesso diventa letteratura di manie-ra), arrivano a chiedersi, ad esempio, cosa sia la mente, il perché del dolo-re, perché il cervello impieghi tanta energia nell’inconscio e solo una pic-cola percentuale nel conscio, cosa sia il vuoto… quest’ultimo, in particolare, sembra essere il vero nemico dell’u-manità che cerca di rinascere. Il senso di vuoto è ciò che tormenta sia Lin-da sia i suoi pazienti, almeno finché la psicoterapeuta, dopo aver dialoga-to in stato di visione con la sua guaina neuronale, non arriva ad apprendere

La dottoressa Marisa Pagliu-ca, in arte Eva Rei, è scrit-trice e studiosa dei misteri

della mente, insegnante di yoga-me-ditazione e professoressa di Lette-re presso il liceo della Versilia. Ha già pubblicato due romanzi di psi-cologia: L'amore che manca e Come sei bella mente in cui descrive la nuo-va ecologia della felicità. Il primo romanzo della trilogia L'Amore che manca ha ricevuto nel 2018 il presti-gioso premio letterario della Bienna-le di Firenze. Questo libro descrive con parole semplici l'innovativo me-todo neuroscientifico @cM, chiave di svolta per una nuova cultura del be-nessere. Il secondo romanzo Come

sei bella Mente è una novità letteraria del 2019 di altissimo valore sanita-rio, che "urla" di gioia al mondo per ricordargli: la vita è meravigliosa e la nostra mente ancora di più. Marisa Pagliuca organizza inoltre weekend di benessere in prestigiose location; si tratta di eventi formativi per risve-gliare e potenziare i doni innati che ognuno di noi ha per meglio gesti-re consapevolmente la nostra salute, rafforzando i tre pilastri vitali del be-nessere: serenità, gioia e successo.Libro disponibile su Amazon: L'amo-re che manca di Eva Rei

mairsa_acmmarisa acm

[email protected]

l’amore. Una lettura che suggeriamo a chi voglia approfondire il rapporto con se stesso, a chi crede che l’esse-re umano non sia solo un ingranag-gio da oliare con psicofarmaci, bensì una creatura sensibile che ha bisogno di re-imparare ad ascoltarsi nel pro-fondo.

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A cura di Elena Maria Petrini

4° Concorso Interregionale Centro Italia ABI ProfessionalCocktail competition per barman professionistidi elena Maria Petrini / foto e coMPosizione grafica di Maurizio Mattei

Un lungo viale di cipressi condu-ce alla magnifica Villa di Poggio Reale a Rufina, epigone di quel-

la grande tradizione cinquecentesca di residenze, così chiamata poiché vi sog-giornò il Granduca Leopoldo ll nel 1829, oggi proprietà del Comune e sede del Mu-seo della Vite e del Vino. L’ambientazio-ne più elegante per ospitare, a novembre scorso, il 4° Concorso Interregionale per il Centro Italia di ABI Professional, una competizione riservata ai professionisti appartenenti all’Associazione Barman Ita-liani. Organizzato dalla sezione Toscana guidata da Gianluca Pontilunghi e Silva-no Evangelista (Consiglieri ABI Profes-sional) coadiuvati dal Gran Cerimoniere Marco Giovarruscio (ABI Professional), il tutto sotto l’attenta supervisione del pre-sidente nazionale di ABI Professional Er-nesto Molteni; e con la partecipazione del sindaco del Comune di Rufina, Mau-ro Pinzani, e del presidente Commercianti Rufina, Leonardo Vettori. Venti gli sfidan-ti tra i migliori bartender tutti provenienti dalle sezioni di Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise e Sardegna. Una giuria di esperti, come sommelier e gour-met, tra i quali la campionessa nazionale ABI Professional Irene Deiara ed il giorna-lista Giacomo Iacobellis di Bever Food, ha valutato i cocktail secondo gli aspetti ol-fattivi, gustativi, decorazioni e i “side” dol-ci o salati di accompagnamento ai drink. Un compito arduo visto il livello delle ec-cellenti ricette proposte. La vittoria meri-tatissima va al barman Federico Pempori, secondo Giuseppe Alessandrino e terza classificata la barlady Alice Simonetti, tut-ti della sezione Toscana. Tra gli sponsor il pastry chef Salvatore Tempone che ha re-alizzato una magnifica torta tutta dedicata al concorso di ABI Professional. Salvatore Tempone è un fuoriclasse con esperien-ze davvero notevoli maturate in Europa e a Firenze, in realtà di eccellenza come Caffè Gilli, Paszkowski, Revoire, Robiglio, pasticceria Stefania, Sieni, Ruggini ed al-tri, dove ha approfondito le varie specia-

lità dolciarie italiane e francesi - gelato, cioccolato, dolci e panificazioni - crean-do anche dolci in diretta con la meringa all’italiana. Oggi freelance, potete con-tattarlo per un dolce esclusivo al nume-ro 3313895189 o scrivendo a [email protected]). Altri due sponsor hanno dato vita a due nuovi cocktail pre-sentati in anteprima: si tratta di Luciano Normino (Grand Hotel Terme Sirmione) che ha creato L’Incanto ispirandosi al vi-no liquoroso della Tenuta Moriano di Ric-

cardo Panconesi e di Alice Simonetti de La Fontana di San Vincenzo con il cocktail Di Vino ispirato al vino aromatizzato Dì Wine di Gabriele Giotti. Tra gli altri sponsor ri-cordiamo: Martini, Illva Saronno, Campa-ri, Fabbri, Varnelli, Bonaventura Maschio, Vertosan, Caffo, Branca, Tenuta Moria-no, Dl'Wine, Ceado, Caffè Cairoli, Hoshi-zaki, e, infine, Arkiwine per aver premiato le autorità con bottiglie dell’azienda Tenuta Moriano che ha realizzato etichette perso-nalizzate e dedicate davvero uniche.

Da sinistra, i coordinatori di ABI Professional: Silvano Evangelista, Ernesto Molteni, Alice Si-monetti, Marco Giovarruscio, Federico Pempori, Giuseppe Alessandrino e Gianluca Pontilunghi

Tutti i cocktail in gara

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L'Isola d'Elba

L’ 8^ edizione di Calici Sotto l’Albero a Firenzetesto e foto di elena Maria Petrini

Anche questa ottava edizione di Ca-lici Sotto l’Albero organizzata lo scorso dicembre dall’associazio-

ne Sauro e Gianni sommelier presso l’Ho-tel Albani di Firenze, con ben 46 produttori ed oltre 200 etichette di vini e specialità gastronomiche, è stata davvero strepito-sa per l’alta concentrazione di qualità ed eccellenza italiana; è stato possibile degu-stare tutti i prodotti potendo interagire di-rettamente con i produttori. Un’occasione annuale da non perdere. Interessanti, so-prattutto, alcune new entry, tra cui vale la pena segnalare anzitutto un passito che ri-corda il vinsanto d’altri tempi, un residuo zuccherino di 280 gr/lt., annata 2005 e con una buona acidità che lo rende dav-vero gradevole; è un nettare dell’azienda Baccanella di Borgo San Lorenzo, rappre-sentata dal titolare Giulio Cappetti, che pre-senterà in anteprima a marzo prossimo il Pinot Nero, annata 2016 e affinato in bar-

rique. L’altro passito invece è dell’azien-da Castel De Paolis di Fabrizio Santarelli a Grottaferrata che si presenta con l’uvaggio classico del passito da vendemmia tardiva come il Sauternes e che si chiama “muf-fa nobile”; producono anche un eccellen-te bianco dei Castelli Romani. Arriviamo poi allo Zero infinito, un vino ancestrale a zero impatto chimico derivato da 80 an-ni di ricerca (Francia-Russia-Germania) e 39 vendemmie per arrivare alla purezza. Il frutto della vite viene trasformato in vino, senza alcuna aggiunta esogena, ottenen-do così un vino bianco frizzante, naturale, col fondo che potrà essere ideale per un risotto dove acidi organici, lieviti, ma so-prattutto il cremor tartaro (il sale del vino) portano al piatto sapidità senza usare il sa-le da cucina. Un progetto ambizioso na-to nel 2007 ed ultimato con la vendemmia 2013 dall’azienda Pojer e Sandri di Faedo che troverete dalla prossima primavera in poi. Infine, l’azienda di Marco Faverzani di San Colombano al Lambro col suo magi-co Verdea frizzante (Collina del milanese IGT), la Malvasia frizzante ed Ecate San Colombano al Lambro nelle versioni “friz-zante” e “tranquillo”, tutti da non perdere! Tra le altre aziende presenti alla manife-stazione si ricordano: Fara con l’etichet-ta di terracotta, Michele Laluce, Berry and Berry, Castello di Corbara, Il Rio, Simo-ne Giacomo, Ornella Molon, Del Giusto,

Criolin, Tenuta la Gatta, Villa I Cipressi, Corte Martini, Fattoria Vallacchio, Castel de Paolis, Amiata, Alberto Tiberio, Casa delle Vacche, Borgo Paglianetto, Balmi-da, Marco Vercesi, Il Calepino, Solatione, Donda, Plantamura, Lombardo, Gosto-lai, Borgovalle, Flatio, Contucci, I Sodi, Bortolusso, Corte Archi, Ressia, Sacra-mundi, Tenuta il Pozzo, Tornesi, Cagliero, L’Apparita, Forno La Torre, Birrificio Cor-zano1985, Fontani, Formaggi Bacciotti e I Casali del Trebbio.

Gli organizzatori Sauro Brandini e Gianni Tor-raca Sommeliers

La Guida Arkiwine...consigliadi elisabetta Petrini / foto courtesy dell’azienda

Faremo di tutto per farti ritor-nare all’Elba: questo il motto dei coniugi Nicoletta e Giusep-

pe Penta, gestori, assieme alla figlia Fabiana, di una serie di residence e appartamenti in affitto per poter tra-scorrere una vacanza indimenticabi-le e suggestiva sulla maggiore delle isole dell’Arcipelago Toscano. Potrete scegliere diverse tipologie, comple-te di tutti i comfort, tra il Villino nel Bosco, il Residence Marlise, il Parco delle Ginestre e gli Appartamenti Bru-nella, nei luoghi più incantevoli dell’i-sola, vicino al mare o immersi nella

macchia Mediterranea di Capoliveri, Porto Azzurro e Portoferraio. Un sog-giorno ideale anche per i vostri ani-mali domestici e per tutte le stagioni.

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Veduta della collina con la scultura totem Equanimity

Pecorino delle Balze Volterrane DOP

Giovanni Cannas, titolare della Fattoria Li-scheto e presidente del Consorzio di tutela del Pecorino delle Balze Volterrane DOP, du-rante la manifestazione di Firenze Bio 2018

La Fattoria Lischeto di Giovanni Cannas a Volterra e l’iconica scultura in bronzo Equanimitydi Maurizio Mattei / foto courtesy dell’azienda

N el paesaggio delle Balze Vol-terrane, con alla sommità lo skyline del borgo di Volterra,

si staglia un’imponente ed iconica scultura in bronzo, alta ben nove me-tri, intitolata Equanimity della scultri-ce olandese Emilie Cummings, ormai divenuta l’emblema dell’azienda Fat-toria Lischeto, che ha dunque co-niugato l’arte contemporanea con la valorizzazione del paesaggio, l’acco-glienza, l’ospitalità e la cultura eno-gastronomica. La Fattoria Lischeto si trova a Volterra di fronte alle balze e ai calanchi dove la famiglia Cannas nasce negli anni '60 e dove oggi Gio-vanni prosegue l’attività di agricoltu-

ra e pastorizia, dando vita nel 1991 al caseificio per la produzione di for-maggi da agricoltura biologica cer-tificata, una produzione tipica legata alla storia e dalla tradizione della pa-storizia Toscana. Caratterizzata dal tradizionale stile rurale, la struttura agrituristica e di ristorazione è ide-ale per soggiorni da favola (camere con tutti i comfort, alcune con idro-massaggi al siero di latte ed adegua-te anche per disabili). Eccellente la cucina tipica casalinga che fonde la tradizione toscana con quella sarda, a base di prodotti di stagione da col-tivazione biologica tutti coltivati in azienda.

Il Gourmet Arkiwine racconta ...Pecorino delle Balze Volterrane: il primo formaggio DOP a caglio vegetale d’Italiadi elena Maria Petrini / foto di elena Maria Petrini e courtesy dell’azienda

Giovanni Cannas con la sua Fatto-ria Lischeto di Volterra ha costitu-ito nel 2016 insieme ad altri soci

il Consorzio per la tutela del pecorino del-le Balze Volterrane DOP, di cui è presiden-te, per il riconoscimento e tutela del primo formaggio DOP a caglio vegetale d’Italia, che viene prodotto nelle zone di Volter-ra, Castelnuovo Val di Cecina, Montecati-ni Val di Cecina, Monteverdi e Pomarance. La riscoperta del formaggio a caglio vege-tale nasce proprio da qui, che ha ottenuto, dal febbraio 2015, la denominazione DOP. E dall’impulso di alcuni produttori di latte e di piccoli caseifici artigianali, a Volterra è in corso anche il recupero delle cantine stori-che del '400 dove si potrà tornare all’antica pratica di stagionatura naturale che per ve-dere riconosciuta la DOP ha dovuto aspet-tare quasi vent’anni. Un formaggio a latte ovino intero crudo biologico, dal sapore in-tenso con note erbacee dovute al caglio di origine vegetale, ottenuto dal cardo selvati-co (Cynara cardunculus) e sale; il latte cru-do è prodotto da pecore allevate allo stato

semi brado ed ha una stagionatura mini-ma di 2 mesi; al profumo è persistente e ricorda il latte e il cardo selvatico con sen-tori di erbe aromatiche e fiori. Al sapore, invece, al primo assaggio è dolce e sapi-do, con un finale leggermente piccante che si intensifica con l’aumentare del periodo di stagionatura. È un formaggio comples-so estremamente elegante che si abbina molto bene ai grandi vini rossi toscani an-che invecchiati. Molti altri, ben 9, i pecorini ed i prodotti dall’azienda, come quelli a ca-

glio animale, freschi, semi e stagionati, dal-la ricotta allo yogurt, ma anche il miele, la pasta fresca, il vino IGT Sangiovese in pu-rezza, l’olio extra vergine di oliva ed infine il sublime gelato Fiore di Pecora sicuramen-te da assaggiare, degustare e da non per-dere per il suo sapore unico.

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A cura di Elena Maria Petrini

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