LA RICERCA-INTERVENTO Francesco Paolo Colucci, Monica...

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LA RICERCA-INTERVENTO Francesco Paolo Colucci, Monica Colombo e Lorenzo Montali PARTE PRIMA PROSPETTIVE TEORICO-METODOLOGICHE I. ALLE ORIGINI DELLA RICERCA-AZIONE: L'EREDITA' DI KURT LEWIN Introduzione Riscoprire la Ricerca-Azione significa ripartire dalle concezioni di Lewin al fine di ristabilire quel rapporto tra Ricerca di Base , volta alla costruzione delle teorie, e Ricerca Applicata , basata sulle sue applicazioni pratiche, che egli teorizzò ma che, alla sua morte, venne abbandonata dagli studiosi, con la conseguente scelta di prendere direzioni differenti. Va intanto considerato che vi sono alcune Interpretazioni Non Corrette rispetto alle teorie di Lewin: - connessioni con il positivismo, che in realtà risultano però assenti; - distinzione tra ricercatori e soggetti osservati, quando invece il primo è visto da Lewin come soggetto attivo e parte stessa dell'esperimento; - considerazione solo di alcuni suoi lavori, come ad esempio quello sulle minoranze del 1946, tralasciando una visione d'insieme del suo lavoro teorico e pratico; - collegamento tra Lewin ed i suoi seguaci statunitensi, che continuarono a lavorare nel Group Dynamics da lui fondato, scegliendo però una linea teorica più vicina alla psicologia sperimentale, la quale enfatizzava i processi individuali e i piccoli gruppi piuttosto che il legame tra individuo e il più ampio sistema sociale, abbandonando inoltre il progetto di integrazione tra ricerca di base e applicata, a causa dell’idea che esso avrebbe potuto annullare la scientificità della ricerca. E' però importante ricordare, ed è l'obiettivo di questo capitolo dimostrarlo, che, come sostenuto da Burnes (2004), il metodo della ricerca-azione strutturato da Lewin è tutt'oggi rilevante e utile nei contesti psicosociali. Contributi Empirici di Lewin alla Ricerca-Azione Secondo Lewin, come affermato da Dubost e Lévy (2002), la Ricerca-Azione è un metodo di ricerca teorico-sperimentale, utile per preparare una strategia d'azione e per diffondere e democratizzare il processo scientifico. Essa si caratterizza inoltre per le solide basi teoriche e metodologiche, basate su una tipologia di ricerca sperimentale innovativa, la quale viene condotta in situazioni naturali ed è finalizzata a produrre il cambiamento grazie al coinvolgimento attivo dei soggetti. Le prime ricerche rilevanti di Lewin in questa direzione furono quelle sulle Abitudini Alimentari, considerate dall'autore come abitudini culturali. Tale ricerca, commissionata dal Dipartimento dell'Agricoltura statunitense, prevedeva un'integrazione tra competenze differenti. Infatti sembra che sia proprio stata la collaborazione tra Mead, antropologa, e Lewin, psicologo sociale, a far riconoscere a quest'ultimo l'importanza di un Ecologia Psicologica, la quale andava oltre i dettami dell'Ecologia Umana di Kofka e della Scuola di Chicago, la quale cercasse di comprendere i problemi e di affrontarli considerando l’Interazione tra Fattori Non Psicologici (o ecologici), i quali comprendono il clima, le comunicazioni e le leggi come evidenti limitazioni esterne inevitabili del contesto, e Fattori Psicologici come un processo di reciproca influenza. Sulla base di queste teorie, Lewin pone varie critiche a: - Approccio Basato sulle Tendenze Sociali : secondo Lewin ogni cambiamento non è prevedibile considerando i fattori causali che lo hanno preceduto, ma può essere radicale e spesso imprevisto; - Psicoanalisi : limitata in quanto basa le sue interpretazioni esclusivamente sulla storia dell’individuo, ricostruita tramite l’anamnesi clinica; - Comportamentismo : anch'esso considera i comportamenti unicamente sulla base della frequenza dei comportamenti passati e sulle cosiddette serie storiche. Ritornando alle ricerche di Lewin sulle abitudini alimentari, esse prevedevano alcune Fasi: - Osservazione della Situazione Concreta e dei Fattori Ecologici : oltre all'osservazione della situazione

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LA RICERCA-INTERVENTO Francesco Paolo Colucci, Monica Colombo e Lorenzo Montali

PARTE PRIMA

PROSPETTIVE TEORICO-METODOLOGICHE

I. ALLE ORIGINI DELLA RICERCA-AZIONE: L'EREDITA' DI KURT LEWIN Introduzione Riscoprire la Ricerca-Azione significa ripartire dalle concezioni di Lewin al fine di ristabilire quel rapporto tra Ricerca di Base, volta alla costruzione delle teorie, e Ricerca Applicata, basata sulle sue applicazioni pratiche, che egli teorizzò ma che, alla sua morte, venne abbandonata dagli studiosi, con la conseguente scelta di prendere direzioni differenti. Va intanto considerato che vi sono alcune Interpretazioni Non Corrette rispetto alle teorie di Lewin: - connessioni con il positivismo, che in realtà risultano però assenti; - distinzione tra ricercatori e soggetti osservati, quando invece il primo è visto da Lewin come soggetto attivo e parte stessa dell'esperimento; - considerazione solo di alcuni suoi lavori, come ad esempio quello sulle minoranze del 1946, tralasciando una visione d'insieme del suo lavoro teorico e pratico; - collegamento tra Lewin ed i suoi seguaci statunitensi, che continuarono a lavorare nel Group Dynamics da lui fondato, scegliendo però una linea teorica più vicina alla psicologia sperimentale, la quale enfatizzava i processi individuali e i piccoli gruppi piuttosto che il legame tra individuo e il più ampio sistema sociale, abbandonando inoltre il progetto di integrazione tra ricerca di base e applicata, a causa dell’idea che esso avrebbe potuto annullare la scientificità della ricerca. E' però importante ricordare, ed è l'obiettivo di questo capitolo dimostrarlo, che, come sostenuto da Burnes (2004), il metodo della ricerca-azione strutturato da Lewin è tutt'oggi rilevante e utile nei contesti psicosociali. Contributi Empirici di Lewin alla Ricerca-Azione Secondo Lewin, come affermato da Dubost e Lévy (2002), la Ricerca-Azione è un metodo di ricerca teorico-sperimentale, utile per preparare una strategia d'azione e per diffondere e democratizzare il processo scientifico. Essa si caratterizza inoltre per le solide basi teoriche e metodologiche, basate su una tipologia di ricerca sperimentale innovativa, la quale viene condotta in situazioni naturali ed è finalizzata a produrre il cambiamento grazie al coinvolgimento attivo dei soggetti. Le prime ricerche rilevanti di Lewin in questa direzione furono quelle sulle Abitudini Alimentari, considerate dall'autore come abitudini culturali. Tale ricerca, commissionata dal Dipartimento dell'Agricoltura statunitense, prevedeva un'integrazione tra competenze differenti. Infatti sembra che sia proprio stata la collaborazione tra Mead, antropologa, e Lewin, psicologo sociale, a far riconoscere a quest'ultimo l'importanza di un Ecologia Psicologica, la quale andava oltre i dettami dell'Ecologia Umana di Kofka e della Scuola di Chicago, la quale cercasse di comprendere i problemi e di affrontarli considerando l’Interazione tra Fattori Non Psicologici (o ecologici), i quali comprendono il clima, le comunicazioni e le leggi come evidenti limitazioni esterne inevitabili del contesto, e Fattori Psicologici come un processo di reciproca influenza. Sulla base di queste teorie, Lewin pone varie critiche a: - Approccio Basato sulle Tendenze Sociali: secondo Lewin ogni cambiamento non è prevedibile considerando i fattori causali che lo hanno preceduto, ma può essere radicale e spesso imprevisto; - Psicoanalisi: limitata in quanto basa le sue interpretazioni esclusivamente sulla storia dell’individuo, ricostruita tramite l’anamnesi clinica; - Comportamentismo: anch'esso considera i comportamenti unicamente sulla base della frequenza dei comportamenti passati e sulle cosiddette serie storiche. Ritornando alle ricerche di Lewin sulle abitudini alimentari, esse prevedevano alcune Fasi: - Osservazione della Situazione Concreta e dei Fattori Ecologici: oltre all'osservazione della situazione

venivano anche considerati i fattori con cui essa interagiva, tra cui: - Fattori Fisici (quali il clima ed il territorio); - Fattori Economici (tra cui la situazione economica e il sistema di produzione e distribuzione del cibo); - Fattori Culturali e Sociali (tra cui status sociale e gruppo etnico). - Fase Osservativa-Correlazionale: prevede l'individuazione delle correlazioni tra i vari fattori e le abitudini alimentari. Nel caso del consumo delle frattaglie emerge inoltre la figura del Guardiano-Gatekeeper, rappresentato dalle casalinghe, i quali controllano i canali attraverso i quali il cibo, superando diverse barriere, arriva a tavola. Il metodo di valutazione utilizzato da Lewin è qualitativo, in quanto basato su interviste semidirettive; - Fase Volta a Produrre il Cambiamento e a Verificarne Entità e Persistenza: tale fase si basa sulla manipolazione e sul controllo di determinate condizioni e modalità di intervento, le quali coinvolgono come principali attori i gruppi. E' proprio tale elemento che qualifica gli interventi e gli studi come ricerche-azione. Insieme a quest’argomento, in un articolo del 1947 pubblicato su "Human Relations", Lewin affronta il tema dei Comportamenti Produttivi nelle Industrie Tessili. In tale studio, che è in realtà quello più sistematico sulla ricerca-azione, Lewin critica innanzitutto le concezioni che attribuiscono al comportamento un’unica causa, fattore o forza, come ad esempio la concezione secondo cui la retribuzione sarebbe la causa della maggiore o minore produzione dei lavoratori. In realtà un aumento della produttività avrebbe significati diversi a seconda della subcultura del gruppo di appartenenza, ovvero l’Ethos di un Gruppo, il quale corrisponde al suo sistema di valori. Esempio di questo il fatto che, nella ricerca di Lewin, per le ragazze meridionali la paga era già alta, quindi non vi era per esse l'impegno volto ad ottenere di più. E proprio in questo che viene ribadita l’opposizione della ricerca-azione al positivismo, basato sulle teorie stimolo-risposta e sull’efficacia del rinforzo. Seguendo quindi il Costrutto di Campo, Lewin arriva a sottolineare che, per produrre un cambiamento reale ed efficace, bisogna considerare tutte le circostanze nella loro totalità, tra cui: - ethos; - situazione politica ed economica; - sistema normativo; - struttura e caratteristiche dell’organizzazione in cui si deve intervenire. E siccome ogni cambiamento è un’esperienza nuova e unica, bisogna analizzare anche attentamente ogni singolo caso. Il gruppo è elemento fondamentale dato che si tratta di un gruppo informale nel quale le norme sono autogenerate e quindi dotate di forza maggiore, ed è risaputo in psicologia che è più facile cambiare gli individui presi in gruppo piuttosto che presi singolarmente. Considerando questo, sia nelle fabbriche tessili che nel caso delle abitudini alimentari, emerge la Forza del Gruppo e la Persistenza del Cambiamento, anche per quelle persone che vi sono rimaste temporaneamente. Riflettendo su tutte queste esperienze, Lewin propone il Processo di Cambiamento, basato su tre fasi: - Disgelamento; - Trasformazione; - Consolidamento degli Standard di Gruppo. Tale processo, per descrivere il quale Lewin adotta la Metafora del Fiume, non è lineare e stabile, ma anzi la sua stabilità consiste nel continuo cambiamento degli standard del gruppo, i quali divengono oggetto del disgelamento. Tra le procedure più rilevanti è da ricordare quella della Creazione di Isole Culturali, le quali implicano la separazione del gruppo coinvolto dall'organizzazione in cui opera, in quanto è proprio quest'ultima che tende a mantenere lo status quo. Le Spiegazioni del Processo di Cambiamento fornite da Lewin sono: - per la forza del gruppo e delle sue norme, il processo di cambiamento fondato sul gruppo presuppone che il cambiamento di un determinato comportamento sia indipendente dalle preferenze individuali, dato che gli individui in esso presenti tendono ad agire come membri del gruppo e la forza

primaria che porta al cambiamento consiste nei processi psichici attivati dalla decisione di gruppo, la quale attiva un processo di motivazione-azione. Ovviamente va considerata la situazione sociale generale, e non la sola decisione di gruppo, quindi anche i fattori organizzativi, istituzionali ed economici attivi nel campo sociale; - viene superata la separazione tra ricercatori e soggetti. Il ricercatore, diversamente da quanto avviene nelle ricerche sperimentali in laboratorio, assume un ruolo attivo, così come anche gli stessi soggetti. I Ricercatori, definiti da Lewin anche Scienziati Sociali, si differenziano dai soggetti solo per le loro competenze in merito alla metodologia e per l’uso di strumenti in grado di analizzare la totalità del campo sociale e delle forze che vi interagiscono Per raggiungere questi obiettivi assumerebbe un ruolo di rilievo l'Economia Matematica, ed in particolare la Teoria dei Giochi di Von Neumann e Morgenstern, la quale ha elaborato potenti strumenti per indagare gli aspetti della vita di gruppo e che può essere presa in considerazione solo se considera anche gli aspetti culturali e psicologici di cui si occupano le scienze sociali. Negli ultimi anni della sua vita Lewin si dedicò poi allo studio dei Conflitti tra Maggioranza e Gruppi Minoritari, creando il Center for Group Dynamics presso il MIT e avviando una collaborazione con il Tavistock Institute di Londra. In tali studi, raccolti nel suo articolo "Action Research and Minority Problems" (1946), egli arriva a definire il termine Action Research come ricerca per la gestione sociale o ingegneria sociale, quindi una ricerca che promuova l’azione sociale stessa. Questo termine non deve essere però considerato in negativo con intento manipolatorio, in quanto significava l'integrazione tra teoria e pratica, elemento cardine di tutto il pensiero di Lewin. Il Processo della Ricerca-Azione seguirebbe quindi alcune fasi: - Pianificazione: la quale si compone di tre sottofasi: - Definizione del Problema (coinvolgendo tutti gli operatori sociali); - Definizione degli Obiettivi (basati su standard oggettivi); - Selezione dei Mezzi e degli Strumenti. - Esecuzione; - Ricognizione-Inchiesta: si basa sulla verifica dei risultati e può portare ad una ridefinizione del piano globale ed a una nuova pianificazione. Tutto questo processo ha delle analogie con il Modello TOTE (Test Operate Test Exit), sviluppato da Miller, Galanter e Pribram (1960), ma l'unica differenze è che il modello lewiniano non è unicamente individualistico ma prettamente sociale. Partendo da ciò Lewin conduce un Esperimento di Cambiamento avviando una formazione degli operatori sociali, principalmente di quelli che si occupano dei problemi delle minoranze svantaggiate, condotta in laboratorio. Per giungere a comprendere come esportare i risultati nella realtà esterna, Lewin introduce delle varianti dividendo gli operatori in tre gruppi: - gli operatori provengono da comunità diverse e dopo tornano a lavorare separatamente; - gli operatori provengono dalla stessa comunità nella quale torneranno dopo aver creato delle squadre di lavoro; - gli operatori vengono seguiti da esperti, che entrano a far parte del gruppo anche dopo il rientro nella comunità. E' questo il metodo che Lewin ha ritenuto più efficace. Tali gruppi prevedevano una registrazione puntuale di tutti gli eventi essenziali e una seduta di valutazione a fine giornata. Fu proprio grazie a tali sedute che nacquero i Training Group (T Group). Inoltre in tale articolo viene individuata come importante causa dell’emarginazione la bassa autostima del gruppo, la quale si contrappone all’eccessiva autostima della maggioranza. Una Metateoria per la Ricerca-Azione Dopo quanto affermato si può considerare che la Ricerca-Azione è il più avanzato sviluppo delle teorie di Lewin, il quale poneva al centro del suo percorso il problema del cambiamento, inteso non solo come spiegazione ma come produzione. Il Concetto di Ecologia Psicologica è stato utilizzato da Lewin per creare un'integrazione tra le diverse scienze sociali, come già aveva cercato di fare Cassirer nel suo saggio "Filosofia delle Forme Simboliche" (1923) in cui cercava un'integrazione tra tutte le scienze. Inoltre il tentativo era volto anche alla soluzione del problema del metodo e della formalizzazione matematica, con un chiaro

intento di riunire i metodi di ricerca qualitativi e quantitativi. Fondamentale, anche se poco considerata, è l'influenza della Gestalt che, come sottolinea Burnes (2004), è stata la chiave per comprendere che i conflitti sociali tra gruppi si risolvano permettendo ai soggetti coinvolti una ristrutturazione della percezione della realtà, che per Lewin si traduce nella concretezza della realtà sociale. Da considerare è anche il Costrutto di Campo il quale, nonostante venga considerato superato in quanto si fonda su concetti di forza ed energia che in psicologia non è stato possibile operazionalizzare, rimane un aspetto fondamentale della Ricerca-Azione, sia quella di Lewin che le versioni successive, perché mette in relazione tutti i fattori intervenienti, compresa la persona, ed in particolare lo sperimentatore insieme a quella del soggetto che partecipa all’esperimento. Per quanto riguarda la Metateoria Lewin è stato influenzato da Freud. Tale influenza è visibile nel Concetto di Dinamico, inteso come interazione tra forze che possono provocare il cambiamento. Per Lewin, e differentemente da Freud il quale considerava solo le spinte intrapsichiche e biologiche, le forze originano dalla persona e dall’ambiente, coinvolgendo quindi di fatto la realtà sociale. Da questo nasce anche la distinzione tra metodo sperimentale e clinico, in cui il primo sarebbe da privilegiare in quanto rimuove l'asimmetria dei ruoli. L’aspetto comunque più importante è però rappresentato dalla Teoria dell’Azione in cui, secondo Lewin (1947), la Ricerca-Azione si fonda sul rapporto dialettico tra: - soggettività; - agire umano; - realtà oggettiva. Tale rapporto si traduce poi in Pensiero-Azione, o teoria-prassi, per cui qualsiasi tipo di azione, sia essa di gruppo o individuale, è regolata da processi causali circolari. La conoscenza della realtà è allora connessa con l’azione nel senso che dipende dal suo cambiamento, il quale può trasformare la situazione reale e influenzare a sua volta l’azione e guidarla. L’azione per il cambiamento deve tener conto delle condizioni ecologiche di realtà, le quali richiedono un cambiamento, ed è proprio il tentativo di cambiare che porta a capire veramente una situazione. Le Influenze Principali della Teoria dell'Azione derivano da: - Psicologia dell'Atto (Franz Brentano, 1874): secondo cui, differentemente dalla psicofisiologia di Wundt, gli atti intenzionali comprendono l'esperienza sensoriale, quella cognitiva (ad es. riconoscere e ricordare) e quella affettiva. Tali atti sono da intendere intenzionali in quanto si pongono in relazione con gli oggetti. Sarà grazie a queste basi che Lewin svilupperà il concetto di Tensione Verso una Meta o Scopo, il quale pone in rapporto cognizione, motivazione, fenomeni cognitivi ed emozionali; - Gestalt: vista come teoria generale del comportamento umano, influenzò Lewin sopratutto nella considerazione del comportamento, visto come molare e non come molecolare, e nella relazione dialettica tra comportamento reale, ambiente geografico e ambiente comportamentale; - Funzionalismo Pragmatismo Americano e Scuola di Chicago: questi approcci erano frutto dell'eredità di numerosi filosofi e studiosi interessati a connettere pratica e teoria, elemento che diverrà fondante per Lewin; - Marxismo: gli elementi di connessione tra le teorie di Lewin ed il marxismo vengono spesso negati, anche se risultano evidenti sopratutto riguardo ai temi trattati dalle sue ricerche; - Scuola Storico-Culturale: di essa Lewin sembra condividere la Teoria dell'Attività, secondo cui l'attività intenzionale e trasformatrice rappresenta l'anello di congiunzione tra la soggettività e la realtà oggettiva, in un processo circolare continuo. Inoltre è da evidenziare come il cambiamento venga visto in un'ottica democratica, quindi non imposto dall'alto ma come elemento che si realizza e si concorda internamente al gruppo. Tale concezione richiama il pensiero di Gramsci, il quale sottolineava l'importanza di un dialogo tra elite e massa, rendendosi conto comunque della difficoltà che tale rapporto comportava, sopratutto nei termini di Egemonia Culturale, basata sia sul potere che sul sapere. Problemi Aperti Bisogna quindi in definitiva chiedersi quanto le teorie prima esposte di Lewin possano ancora essere

considerate attuali e utili all'interno del contesto scientifico. Sicuramente il rapporto fra teoria e prassi non può essere esaminato senza prendere in considerazione la Scienza Moderna (o galileiana), la quale richiede che: - si comprendano e definiscano concetti e le rispettive relazioni; - si utilizzino i metodi più efficaci; - si consideri l’interazione tra tutti i fattori. In poche parole la Ricerca-Azione deve soddisfare i requisiti di: - Validità Interna; - Validità Esterna o Ecologica ( strettamente legata alla prima). Uno dei problemi che si pone è quello del Metodo, da intendere in due sensi: - Orientamento di Ricerca; - Procedure da Applicare alle Ricerche per Produrre il Cambiamento. Viene, nell'ottica delle Ricerca-Azione, ribadita l’importanza del Metodo Sperimentale, il quale ha il vantaggio di essere volto a produrre il cambiamento attraverso una distinzione tra esperti e non esperti, apparendo così più trasparente e trasferibile rispetto a quello clinico-psicoanalitico. Non è comunque da escludere a priori l'adozione, nel processo di Ricerca-Azione, anche di metodi non sperimentali. E' inoltre da ricordare che gli sviluppi delle teorie di Lewin, di cui alcuni esempi saranno dati nei prossimi capitoli, rappresentano a volte evoluzioni ma altre deviazioni sostanziali dal processo basilare della Ricerca-Azione. In Conclusione il lavoro di Lewin può risultare utile per affrontare problemi e difficoltà solo se lo si considera in un'ottica critica, cogliendo sopratutto la sua progettualità e le aperture che esso richiede verso le altre prospettive teoriche e di ricerca.

II. SVILUPPI DELLA RICERCA-INTERVENTO: DALL"ACTION-RESEARCH" LEWINIANA ALLA RICERCA-INTERVENTO PARTECIPATA Introduzione In letteratura il termine Action Research è usato per indicare un insieme di approcci diversi tra loro per quanto riguarda gli orientamenti teorici, epistemologici e metodologici. E' sicuramente di primaria importanza evidenziare alcuni Elementi Centrali comuni a tali approcci: - Revisione del rapporto tra conoscenza e azione; - Superamento della distinzione tra ricerca pura e ricerca applicata; - Riflessione sui processi di produzione della conoscenza; - Riflessione sul rapporto tra conoscenza esperta e conoscenza di senso comune; - Tentativo di dare un diverso ruolo a ricercatori e partecipanti nella produzione della conoscenza; - Importanza di riflessività e intersoggettività, basate sugli orientamenti ideologico-valoriali degli attori coinvolti e sui processi sociali, in cui il linguaggio e le pratiche discorsive hanno un ruolo fondante. Alla Ricerca di Continuità e Differenze: i Diversi Orientamenti nell"Action Research" Post-Lewiniana I tentativi di Classificazione degli Orientamenti Post-Lewiniani sono molteplici: - Rapoport (1970): distingue tra: - Esperienza del Tavistock Institute; - Modelli Procedurali; - Dinamica di Gruppo; - Antropologia Applicata. - Elden e Chisolm (1993): distinguono tra: - Modello Classico; - Modelli Partecipativi. - Piccardo, Benozzo e Gatti (2006): distinguono tra quattro Prospettive: - Neopositivista (o Realista); - Costruttivista; - Critica;

- Partecipativa. Lo schema che verrà analizzato da questo testo è quello proposto recentemente da Cassell e Johnson (2006), il quale distingue tra: 1. Orientamento Quasi-Sperimentale: in questo approccio la ricerca-azione viene concepita come una procedura sperimentale o quasi sperimentale, finalizzata a produrre dei cambiamenti controllati in campo sociale e ad acquisire conoscenze generalizzabili in merito all’oggetto di indagine. Esso rappresenta il modello classico lewiniano, che prevede che la ricerca-azione sia un processo ciclico a spirale che prevede tre Fasi: - Pianificazione; - Azione; - Valutazione. Tale modello si rifà ad una concezione positivistica, che vede la realtà sociale indipendente dalle categorie interpretative del ricercatore, il quale è esclusivamente interessato a verificare empiricamente delle ipotesi causali dedotte a priori dalla teoria. Secondo Cassell e Johnson tali assunti sono visibili nella fase di inchiesta della ricerca lewiniana, la quale corrisponde a un processo di raccolta di dati oggettivi definito Fact- Finding, in cui l’inchiesta è tesa a stabilire i fatti ed ha quattro funzioni (Lewin, 1948): - Valutazione dell’Azione (verifica se quello che è stato fatto corrisponde alle aspettative); - Avere Informazioni sulla Validità ed Efficacia delle Tecniche di Azione; - Fornire le Basi per i Passi Successivi; - Verifica del Piano Globale. Le Critiche a questo orientamento derivano principalmente dalla formazione del Planned Change (o Cambiamento Pianificato), creato da Lippit, Tennis e Benne (1969), il quale è stato ampiamente diffuso in ambito organizzativo e che prevede però una serie di operazioni, schemi e procedimenti prefissati; 2. Orientamento Induttivo: il termine induttivo si riferisce a quegli approcci nei quali la teoria è generata dai dati ed è finalizzata a produrre delle Thick Descriptions dei significati soggettivi che gli attori costruiscono per dare senso alla propria esperienza. Per questo tale approccio si pone a distanza dall’orientamento quasi-sperimentale poiché è soggettivo e si avvicina di più alla riflessività. Tra gli approcci induttivi più rilevanti vi è l’Action Science di Argyris e Schon (1980), la quale indaga i ragionamenti e gli atteggiamenti che sottendono l’azione al fine di produrre modalità di apprendimento più efficaci negli individui, nelle organizzazioni e nei sistemi sociali. Essa rimanda al pragmatismo e distingue tra: - Teorie Dichiarate (Espoused Theories); - Teorie in Uso (Theories in Use). Altra Distinzione è tra: - Apprendimento a Circuito Singolo (Single Loop Learning); - Apprendimento a Circuito Doppio (Double Loop Learning). La prima distinzione riguarda l'idea che gli attori sociali costruiscono delle teorie della realtà, che permettono di pianificare,realizzare e valutare le azioni proprie e altrui. Quelle dichiarate sono quelle esplicitate dal soggetto, mentre quelle in uso prevedono una riflessione sull'azione. Quando le conseguenze di una strategia d’azione corrispondono alle aspettative dell’attore, la teoria in uso è confermata, mentre quando non corrispondono si cercano soluzioni alternative che non implicano una riflessione sulle cause della situazione problematica (single loop learning) oppure si fa un’analisi retrospettiva del problema che poi produce dei cambiamenti profondi e duraturi (double loop learning). Inoltre secondo Argyris e Schon (1978), nelle situazioni di incertezza gli attori adottano poche strategie e tutte finalizzate a massimizzare il controllo e la razionalità. Per Cassell e Johnson in tale approccio il tema del cambiamento rimane centrale ed il ricercatore mantiene il ruolo di esperto che orienta e dirige il processo; 3. Orientamento Partecipativo: le varie forme di ricerca-intervento che rientrano in questo approccio considerano la ricerca-azione come un processo democratico e partecipato finalizzato a sviluppare

conoscenza pratica, connettendo teoria e pratica attraverso la partecipazione, al fine di trovare soluzione ai problemi e di promuovere lo sviluppo degli individui e delle comunità. In tali modelli i soggetti partecipano attivamente a tutte le fasi della ricerca, ed il ricercatore non è più da considerare come esperto, ma come Enabler, ovvero colui che abilita il processo e le condizioni per avviarlo e accompagnarlo. L’obiettivo finale non è quello di creare nuova conoscenza ma nuove abilità nel creare conoscenza ed il coinvolgimento non è più visto come un principio ma come una metodologia. Per queste ragioni essi sono più diffusi nelle comunità, nelle istituzioni e nei servizi, mentre scarseggiano esempi di questi approcci nei contesti aziendali. Tra gli approcci partecipativi più rilevanti vi è la Co-Operative Inquiry di Heron (2001) in cui gli attori sono contemporaneamente co-ricercatori e co-soggetti, in un processo che permette di esplorare collettivamente il problema; 4. Orientamento Decostruttivo: con questa definizione Cassell e Johnson si riferiscono a quelle pratiche che sono emerse dalla prospettiva postmoderna e che risultano fortemente legate allo strutturalismo. Il punto di svolta è determinato dalla considerazione del Linguaggio, visto come il dispositivo costitutivo della realtà, che a sua volta è identificabile in un costrutto intersoggettivo, risultato del processo di interazione tra gli attori sociali. Questo orientamento è contrapposto a tutti gli altri perché non mira a dirigere il cambiamento, ma ad identificare l’egemonia e a esplicitare ed adottare possibili alternative. Per far questo vengono ridefinite le teorie della ricerca e viene focalizzata l’attenzione sulle strategie discorsive che costruiscono le rappresentazioni ufficiali o scientifiche dei fenomeni. L’idea è che il linguaggio abbia significato solo se posizionato nella rete di relazioni sociali di scambio, quindi è un prodotto collettivo, una joint action, che richiede la partecipazione coordinata di più attori, i quali si mettono continuamente in discussione perché coscienti dell’arbitrarietà su cui fondano le loro rappresentazioni; 5. Orientamento Clinico: tale modello si riferisce ad una psicologia orientata alla cura all’interno di una relazione duale, qui invece estesa al gruppo. Si basa allora su un atteggiamento di ascolto, attenzione e comprensione da parte del clinico verso il paziente, mirante a fornire maggior benessere e più consapevolezza. Tuttavia assume significati differenti a seconda dei tre Filoni che ne fanno parte: - Esperienza del Tavistock Institute of Human Relations: tale modello segue un'impostazione clinica ad orientamento psicoanalitico, in cui il lavoro di Lewin ha avuto impatto per quanto riguarda la concettualizzazione del gruppo in termini di Gestalt e T group. Per quanto riguarda l’orientamento psicoanalitico, esso è stato influenzato dalla Klein e successivamente da Bion. Da queste basi teoriche Rice (1957) ha elaborato il metodo del Tavistock, ovvero la Group Relations Conference, identificabile in un seminario residenziale per scopi formativi, che studiava i temi dell’autorità,della leadership e dei ruoli nei gruppi attraverso l’apprendimento dell’esperienza nel “qui ed ora”. La sua caratteristica è che l’esperienza formativa non si basa sui contenuti ma sull’analisi delle relazioni sociali e della dinamica di gruppo. Il Tavistock è inoltre influenzato dalla teoria dei sistemi, e Rice mette a punto il concetto di Sistema Sociotecnico, partendo da una riorganizzazione del lavoro in una miniera di carbone. I principi che lo caratterizzano sono: - le variabili sociali e tecniche concorrono in pari misura a definire un sistema produttivo; - ogni organizzazione va vista come un sistema aperto verso l’ambiente circostante; - principio della scelta organizzativa: si sceglie il modello di organizzazione del lavoro più adatto a conciliare le esigenze tecniche con quelle sociali. In Gran Bretagna la ricerca-intervento più celebre è quella di Jaques, iniziata nel 1948 e durata circa trent'anni, che mirava ad applicare la psicoanalisi nei conflitti nelle organizzazioni, creando quindi quella che può essere definita Socioanalisi. Secondo le sue tesi, e partendo dalle teorie della Klein, Jaques, vede la ragione del conflitto nella proiezione nel gruppo delle proprie ansie persecutorie e depressive. Solo successivamente arriverà a considerare il conflitto come una poco chiara definizione dei ruoli, che inevitabilmente porta ad equivoci. Ed è da qui che nasce la necessità di definirli chiaramente, di creare i gruppi di discussione e di strutturare dei colloqui individuali, al fine di giungere

al Consenso Indipendente, in cui le varie componenti organizzative collaborano alla ricerca in modo indipendente e dopo verificano insieme il lavoro. Va ricordato che in tale approccio il ricercatore è da intendere come un collaboratore del cliente; - Psicosociologia: sviluppata in Francia a partire dagli anni '50, tale impostazione mira ad analizzare i processi consci e inconsci della vita di gruppo, e a proporre metodologie che promuovano il cambiamento. Per questo non è vista come una vera e propria disciplina ma un insieme di esperienze sul campo. In tale approccio il termine Clinico viene inteso come co-costruzione di senso della realtà, per cui il ricercatore non è centrato sull’azione ma sulla richiesta di senso da parte degli attori, e il suo ruolo è quello di assumersi situazioni problematiche. I molteplici riferimenti teorici da cui deriva e la varietà degli ambiti a cui è applicata permettono di sottolineare: - Svantaggi: non essendo collocata in un quadro teorico viene considerata una non scienza; - Vantaggi: rappresenta uno spazio per far emergere contraddizioni e accedere a significati inediti. - Clinical Inquiry: proposta e sviluppata da Schein (2001), essa può essere associata a ciò che viene definito Consulenza di Processo. In questo caso il termine Clinico riguarda la posizione di aiuto che il professionista assume nei confronti dei suoi clienti. Le Caratteristiche Fondamentali, che distinguono questo approccio dagli altri, sono: - Alto Livello di Coinvolgimento del Ricercatore; - Alto Livello di Coinvolgimento dei Partecipanti; - Avvio del Progetto su Richiesta del Cliente. Le Altre Caratteristiche, così come sono elencate da Schein, sono: - i dati sono forniti volontariamente dai partecipanti a partire dalla richiesta del cliente; - la partecipazione attiva serva a migliorare la qualità del processo d'aiuto. In definitiva quindi tutti gli aspetti della ricerca sono condivisi da tutti gli attori e dipendono dalla loro collaborazione. Temi e Problemi nel Dibattito sulla Ricerca-Intervento Tra i diversi orientamenti prima proposti si possono identificare alcuni Elementi Comuni: - la ricerca-azione è un processo centrato su un problema, quindi è adottata all’interno di un contesto specifico e indirizzata a problemi di vita reali; - vi è collaborazione tra partecipanti e ricercatori nel processo di creazione della conoscenza; - la diversità di esperienze e di competenze all’interno del gruppo viene considerata come un’opportunità di arricchimento per la ricerca; - i significati costruiti all’interno del processo portano all’azione e le riflessioni sull’azione portano alla costruzione di nuovi significati; - la validità della conoscenza è data dalla capacità delle azioni di risolvere i problemi e aumentare il controllo sulla situazione. Secondo Gilardi e Bruno (2006), le quali considerano che la ricerca-azione è inserita in contesti naturali, è orientata all’azione, è finalizzata a produrre conoscenze locali trasferibili anche in altri contesti, è partecipativa ed è basata su una metodologia ciclica di produzione della conoscenza, tre sono gli Aspetti Distintivi delle Modalità Attuali di Ricerca-Intervento: - Dimensione della Pratica Riflessiva; - Principio della Partecipazione; - Enfasi sulla Relazione Ricercatore-Attori. Partendo da questo bisogna considerare quindi che le Differenze tra i Diversi Orientamenti sono identificabili in quattro elementi: 1. Processi di Cambiamento: risulta necessario definire cosa si intende per Cambiamento nei vari approcci: - Lewin: questo autore vede il cambiamento come il passaggio da uno stato di equilibrio quasi stazionario ad un nuovo equilibrio, attraverso tre fasi (scongelamento, spostamento e

ricongelamento). Esso è quindi centrato sulle condotte sociali e sulle norme di gruppo. Per conoscere un oggetto, che è l'obiettivo della ricerca, bisogna cambiarlo tramite esperimenti controllati nei contesti di vita reale, i quali sono gli obiettivi di intervento. In base all’efficacia di uno dei due obiettivi si rileveranno le forze che possono favorire o ostacolare il cambiamento; - Planned Change e Organizational Development: connesso alla concezione precedente, tale approccio intende il cambiamento come un processo che comporta il passaggio fra stati diversi. Esso può essere rilevato dall’esterno in base a dei parametri prestabiliti, in quanto è manifesto e osservabile dagli atteggiamenti e i comportamenti; - Approccio Induttivo: legato al problema dell’apprendimento organizzativo, considera che la ricerca-azione è finalizzata a migliorare i processi di apprendimento. Il cambiamento dipende quindi dallo sviluppo di capacità critiche e autoriflessive perché basato su un’analisi retrospettiva degli schemi interpretativi usati dagli attori per dar senso alla propria esperienza; - Co-Operative Inquiry: in tale approccio permane l'idea che si possa conoscere qualcosa solo quando si cerca di cambiarlo. Per questo il cambiamento è visto come emancipazione grazie al coinvolgimento attivo dei soggetti, che permette di avere una nuova percezione e valutazione delle risorse. Come nell’orientamento induttivo, l’emancipazione si realizza se si aumenta la consapevolezza critica; - Orientamento Decostruttivo: tale approccio implica che le strutture di potere e di oppressione vengano smascherate. Il cambiamento è quindi visto come l’obiettivo di proporre modelli alternativi basati su un equilibrio tra i vari poteri, dando voce ai gruppi minoritari; - Orientamento Clinico: il cambiamento si realizza attraverso l’acquisizione di una maggiore consapevolezza sui processi di funzionamento dei gruppi, considerati anche nelle loro componenti affettivo-emotive; - Prospettiva Psicosociologica: questo approccio presenta due concezioni del cambiamento: - come risoluzione dei conflitti attraverso il coinvolgimento degli attori; - come costruzione di senso e conoscenza dei processi che guidano le azioni. 2. Rapporto Teoria-Prassi e i Processi di Produzione della Conoscenza: la ricerca-azione si caratterizza per il forte rapporti fra teoria e prassi, in quanto non si mira a sviluppare meramente teorie ma soprattutto a risolvere problemi pratici. La ricerca entra nella vita sociale e si pone come vera e propria risorsa per l’apprendimento e il cambiamento. Il ricercatore partecipa attivamente entrando a fare parte del contesto di indagine e questa viene condotta non più sui soggetti ma con i soggetti e la validità della ricerca è data proprio dalla loro collaborazione. Vi è un processo circolare che lega conoscenza e azione, che fa emergere consuetudini, modelli culturali, stili di pensiero e di conseguenza formulare nuove ipotesi. Le principali distinzioni sono: - Orientamento Quasi-Sperimentale: in esso la teoria precede l’azione, e quest'ultima serve per confermare la teoria. Quindi implica una distinzione tra conoscenza esperta di tipo teorico-metodologico e conoscenze pratico-esperienziali; - Orientamento Induttivo: in tale approccio, e principalmente nell'Action Science, è la conoscenza che produce l’azione e contribuisce a sviluppare una teoria dell’azione. Per questo motivo l’obiettivo è quello di integrare l’analisi dei problemi concreti con lo sviluppo teorico, e tutto questo avviene in vivo e, a differenza della ricerca sperimentale, il contesto della scoperta è il contesto di applicazione; - Co-Operative Inquiry: in tale approccio vi è azione e riflessione. Inoltre viene introdotto il concetto di Epistemologia Estesa, il quale si riferisce a quattro forme di conoscenza: - Esperienziale: basata sull'aver sperimentato direttamente problemi e soluzioni; - Espressiva: utilizza canali non verbali che permettono di esprimere l'esperienza collettiva; - Proposizionale: comunicabile attraverso concetti logico-verbali; - Pratica: basata sulla conoscenza del mondo tramite l'azione. Queste quattro forme di conoscenza si intrecciano in un ciclo che deve essere ripetuto più volte finché non si ha una chiara comprensione del problema. Vengono inoltre valorizzate l’interazione faccia a faccia, i processi di gruppo, il confronto, la riflessione critica e lo sviluppo della consapevolezza. La

conoscenza è il risultato della cooperazione del gruppo e della riflessione arricchita dall’intersoggettività, e non ha che veder col senso comune ma è il prodotto di quel gruppo in quel contesto con quelle caratteristiche, e per questo è importante valorizzare sempre le competenze e le conoscenze prodotte durante il processo. Viene introdotto il concetto di soggettività critica, teorizzato da Reason (1994), secondo cui la conoscenza è sempre prodotta all’interno di una prospettiva situata e bisogna adottare un atteggiamento autoriflessivo; - Orientamento Decostruttivo: in questo approccio la conoscenza è prodotta socialmente e intersoggettivamente e quindi è sempre in rapporto al contesto e al posizionamento degli attori, incluso il ricercatore, che ha il compito di lavorare sul suo stesso coinvolgimento nel processo. Vi è co-produzione della conoscenza, quindi vengono analizzate le diverse versioni costruite dagli attori; - Orientamento Clinico: la conoscenza è vista come un processo centrato sulla costruzione di senso, ovvero sulla ricomposizione di elementi significativi per i soggetti, tra cui rappresentazioni, emozioni e desideri, in una nuova configurazione. Per questo la ricerca si può fare solo se gli attori sono disposti a revisionare le proprie interpretazioni. 3. Ruolo del Ricercatore, Partecipazione e Relazione Ricercatore-Attori: il tema della Partecipazione degli Attori è un elemento centrale che vede la presenza di due Posizioni Estreme: - Partecipazione e Attivazione con la Finalità dell'Emancipazione dei Soggetti Stessi; - Partecipazione e Attivazione con la Finalità di Sostenere i Processi di Conoscenza e di Cambiamento. In base a queste due posizioni si possono identificare, come sostenuto da Carrick, Mitchell e Lloyd (2001), tre Forme di Partecipazione dei Soggetti, differenti per il grado di controllo sulla ricerca: - Consultazione: finalizzata a raccogliere il punto di vista degli attori su richiesta del ricercatore; - Controllo da Parte degli Utilizzatori (User Control): si realizza quando la richiesta proviene dagli attori, i quali controllano lo svolgersi del processo fin dalla progettazione; - Cooperazione (User Conduced): gli attori prendono parte attiva a più parti del processo di ricerca, collaborando alla definizione del disegno e proponendo le loro interpretazioni dei dati. Come sottolineato da Gilardi e Bruno (2006) è fondamentale che il ricercatore espliciti quale forma di intervento intende attivare. Rispetto ai singoli orientamenti le distinzioni sono tra: - Orientamento Quasi-Sperimentale: è il ricercatore a stabilire la direzione del cambiamento, definendo a priori il disegno di ricerca, per cui il coinvolgimento degli attori è strumentale a facilitare ciò che viene definito da questo. Il rischio è che la ricerca-intervento soddisfi gli obiettivi definiti dal solo ricercatore. Infatti il planned change e l’organizational development vengono visti come rafforzativi dei poteri esistenti, perché la relazione ricercatore/attori e asimmetrica, il potere è unidirezionale e solo il ricercatore ha il controllo della ricerca; - Action Science: l’obiettivo è di ridurre la diversità tra ricercatori e professionisti che operano nei diversi contesti e i primi hanno il compito di creare le condizioni che permettano ai secondi di costruire e verificare le loro teorie della pratica; - Orientamento Induttivo: il ricercatore mantiene il ruolo di esperto che dirige il processo ma si pone anche come terzo punto di vista, facendo emergere gli aspetti congruenti con le sue ipotesi, senza però influenzare gli attori; - Orientamento Partecipativo e Co-Operative Inquiry: il rapporto tra attori e ricercatore è paritario, dato che elemento fondamentale è proprio la critica relativa al sapere esperto. Il ruolo del ricercatore diviene quindi quello di creare uno spazio per la ricerca e per la riflessione, sostenendo lo sviluppo delle competenze dei partecipanti; - Orientamento Decostruttivo: il rapporto è situato in relazione sia con il contesto locale che con il contesto socio-politico, e diventa oggetto di riflessione e di autoriflessione; - Orientamento Clinico: il rapporto è asimmetrico proprio perché si tratta di transfert e controtransfert, anche se vi è uno scambio. Se l’asimmetria viene riconosciuta dai soggetti, essa può essere sospesa e, nel caso fosse ambivalente, si può risolvere orientandosi verso l’oggetto di lavoro e ridefinirlo come punto comune a cui tendere. 4. Riflessività e Pratiche Discorsive: molti degli orientamenti analizzati fanno riferimento ad una

ricerca di tipo riflessivo. Si possono trovare differenti Definizioni di Riflessività a seconda degli approcci: - Orientamento Induttivo: la riflessività si riferisce alla riflessione degli attori sulle pratiche e le teorie adottate. L’assunto è che attraverso l’esercizio della razionalità riflessiva, quindi alla riflessione sull’azione e nel corso dell’azione, si aumenti la consapevolezza sulla propria azione, che permette di creare significati condivisi; - First-Order Approach to Reflexivity: in questo approccio la riflessività è un metodo per dimostrare come la realtà sia intersoggettivamente costruita. Viene mantenuta la distinzione tra ricercatore e soggetti, poiché è l’esperto che decostruisce il modo in cui gli attori costruiscono socialmente la loro realtà; - Second-Order Approach to Reflexivity: riconosce il ruolo che i ricercatori hanno nella costruzione della realtà. In essa quindi la riflessività diviene auto-riflessività e l’asimmetria viene messa in discussione. Va comunque considerato che per vari autori, tra cui Fairclough (1992), il Linguaggio assume un ruolo estremamente rilevante per la costruzione e la condivisione della conoscenza. Conclusioni L'analisi degli orientamenti prima esposta può risultare utile per comprendere sia le difficoltà di giungere ad una definizione chiara di Ricerca-Azione, viste le diverse basi epistemologiche, teoriche e metodologiche, che le potenzialità che tali approcci possono assumere nel dibattito su temi centrali, tra cui il ruolo del ricercatore, la produzione della conoscenza, il cambiamento e il rapporto teoria-prassi, delle scienze psicologiche e sociali.

III. LA RICERCA-AZIONE: QUESTIONI EPISTEMOLOGICHE E DI METODO Introduzione Come evidenziato nel capitolo precedente, la Ricerca-Azione comprende un’ampia varietà di prospettive teoriche e pratiche che si sono sviluppate diversamente a partire da Lewin. Per questo è stata definita sia un Metodo di Costruzione della Conoscenza e Promozione del Cambiamento, che una Famiglia di Metodi Diversi tra loro. In questo quadro, gli Elementi che verranno analizzati all'interno del capitolo sono due: - Definire i principi metodologici che caratterizzano e definiscono la ricerca-azione, evidenziando anche come essi siano declinati diversamente dalle varie prospettive; - Definire in che misura tali differenti declinazioni riinvino a diversi presupposti relativi alla natura della realtà, quindi all'ontologia, e alla possibilità che il ricercatore ha di accedere a tale realtà, quindi all'epistemologia. Principi Metodologici della Ricerca-Azione La Metodologia può essere intesa come il razionale teoretico che ritiene determinati metodi adeguati in un certo ambito di indagine, quindi significa individuare un set di principi che guidano l’indagine. Tali Principi Metodologici comuni ai diversi modelli di ricerca-azione riguardano: 1. Carattere Pratico e Natura Contestuale della Ricerca: partendo dalla distinzione sociologica tra Modo 1, in cui si parte da problemi teorici, e Modo 2, in cui la ricerca nasce da esigenze di tipo pratico, di produrre conoscenza, la Ricerca-Azione può essere inserita nel secondo di questi metodi dato che lo scopo dei ricercatori è quello di scoprire modi nuovi per risolvere problemi sociali importanti. Nonostante con il passare del tempo essa abbia esteso il suo raggio di interventi, il fulcro principale rimane basato sulla Validità Esterna, da intendere come l'applicabilità della ricerca all'interno dei contesti reali. Ed è proprio questo suo interesse ai problemi di una comunità/gruppo che presuppone il suo Carattere Contestuale, sopratutto per due aspetti: - perché i fenomeni sorgono sempre in un determinato contesto; - perché sono le caratteristiche dei contesti che orientano la ricerca. Tutto ciò, come appare ovvio, si oppone al positivismo, in cui lo scienziato era chiuso in una "torre d’avorio" senza la possibilità di entrare nella realtà. Vi sono però delle Differenze a Livello di Definizione dei Problemi e loro Specificazione, le quali sono

identificabili in tre approcci, sovrapponibili ad alcuni di quelli trattati nel capitolo precedente: - Sperimentale (Quasi-Sperimentale): è il ricercatore che definisce il problema e la tipologia di intervento da attuare. L'obiettivo è quindi quello di giungere alla migliore specificazione possibile del problema, da ottenere preliminarmente all'inizio delle ricerca; - Induttivo-Interpretativo (Induttivo): si struttura una collaborazione tra ricercatore e partecipanti e attraverso questo processo di definisce l'oggetto della ricerca, il quale verrà progressivamente strutturato attraverso la negoziazione e l'interpretazione; - Critico-Emancipatorio (Partecipativo): anche il questo approccio la collaborazione è fondamentale, ma il ruolo del ricercatore è quello di emersione ed identificazione del problema più che di definizione, in quanto questo processo serve a sviluppare una presa di coscienza collettiva ed attiva l'empowerment. 2. Finalizzazione al Cambiamento e Centratura sul Gruppo: uno degli elementi che accomuna tutti gli orientamenti prima proposti è la Focalizzazione sul Gruppo Inteso come Luogo e Strumento di Costruzione del Cambiamento. Una differenza fondamentale può invece essere rilevata nella Strutturazione degli Obiettivi e nelle Modalità con cui si Definisce il Processo di Cambiamento: - Approccio Sperimentale: è il ricercatore a definire gli obiettivi secondo le richieste che gli sono giunte da soggetti. Sarà quindi lui, in quanto esperto, a scegliere le modalità e la direzione del cambiamento, gestendone le varie fasi; - Approccio Induttivo-Interpretativo: le richieste di cambiamento provengono dal gruppo-comunità e vengono inferite dal ricercatore, il quale mantiene il ruolo di esperto che favorisce l'autoriflessione critica sulle pratiche adottate e da adottare; - Approccio Critico: le richieste di cambiamento vengono direttamente esplicitate dal gruppo-comunità ed il ricercatore assume il ruolo di facilitatore, a partire dall'idea che i meno potenti siano i più legittimati come produttori di cambiamento. 3. Carattere Multistadiale e Ciclico del Processo di Ricerca: Lewin è stato il primo a definire gli stadi, identificabili in pianificazione, esecuzione ed inchiesta, i quali devono seguire un Processo Dialettico e Circolare. Va ricordato che la Circolarità dipende dalla riflessione critica del ricercatore, la quale si sviluppa analizzando gli esiti e osservando il raggiungimento degli obiettivi. Dato che questi elementi sono stati ripresi anche dai vari approcci, le uniche Differenze riguardano: - Grado di Apertura della Ricerca: riguarda la specificazione a propri o in itinere delle varie fasi, elemento che risulta differente nei diversi approcci; - Contemporaneità delle Diverse Fasi: se nelle ricerche sperimentali le fasi devono essere seguite in sequenza, in alcuni approcci della ricerca-azione, tra cui il Modello della Grounded-Theory, si sottolinea l'importanza che le fasi si alternino e si integrino tra loro, dato che il procedimento induttivo non parte da basi solide ma le costruisce attraverso il confronto con i dati emergenti. 4. Centralità della Partecipazione: elemento innovativo rispetto alle ricerche tradizionali in cui si separavano nettamente i ruoli. Le Differenze, in questo caso, sono relative ai significati: - Sperimentale: la partecipazione ha carattere strumentale in quanto i soggetti sono elementi necessariamente attivi in determinate fasi; - Induttivo e Critico: la centralità della partecipazione fa parte dell’intero processo, in modo da rendere i soggetti autoriflessivi e permettergli di apprendere. Inoltre nel Modello Critico assume particolare importanza il dar voce ai dominati, valorizzandone le richieste ed i punti di vista; 5. Fondamento Etico della Ricerca: come risulta evidente da quanto fin qui affermato, la teorizzazione democratica, e le sue successive derivazioni, provengono da un Ethos Democratico. In discussione rimane però l'approccio critico il quale, nel suo tentativo di dar voce alle minoranze, rischia di scivolare nella militanza politica, inevitabile secondo alcuni ma dannosa per gli obiettivi della ricerca secondo altri. Ontologia, Epistemologia e Metodi: un Confronto tra i Modelli di Ricerca-Azione Gli elementi da analizzare in questo paragrafo sono: 1. Natura della Realtà e Cosa Se Ne Può Conoscere (Ontologia): mentre il metodo sperimentale lewiniano viene ricondotto ad un Realismo Ontologico, in cui si pone come base l'esistenza di un

mondo esterno indipendente governato da leggi generali, i modelli induttivi e critici cercano di integrare questa visione con una Prospettiva Sociocostruzionista, secondo cui la realtà è una costruzione sociale ed un prodotto dell’esperienza soggettiva e intersoggettiva degli individui e dei gruppi che viene negoziato discorsivamente. L’esistenza oggettiva di questa realtà si può vedere nella costruzione di istituzioni, ideologie e rappresentazioni sociali. La differenza tra i due approcci è relativa agli obiettivi conoscitivi: - Induttivo: elabora teorie locali che spieghino i fenomeni; - Critico: non ha l’obiettivo di spiegare ma di spingere all’azione. 2. Relazione fra Ricercatore e Oggetto (Epistemologia): in questo caso vi è una netta distinzione tra gli approcci: - Sperimentale: viene mantenuta una netta distinzione tra ricercatore e soggetto, ed il compito del ricercatore è di determinare le relazioni fra le diverse entità osservate utilizzando un linguaggio neutro. Inoltre mantiene il controllo e il potere di manipolazione della variabili, escludendo i soggetti; - Interpretativo-Induttivo: anche in questo caso vi è un linguaggio neutro, in cui le ipotesi sono ricavate dai dati e il ricercatore guida il processo, sviluppando ipotesi interpretative che devono utilizzare i partecipanti; - Critico: usa il linguaggio per costruire diverse versioni della realtà e non vi è distinzione dei ruoli, per cui i partecipanti sono a loro volta ricercatori. È qui che il ricercatore serve da facilitatore nell’avviare processi di autoriflessione e apprendimento, dato che l’obiettivo non è creare leggi generali che possano essere trasferibili in altri contesti ma costruire una conoscenza critica, pratica e morale, e per fare ciò è necessario che il processo di ricerca sia aperto, in modo da includere forme innovative di espressione. 3. Strumenti di Rilevazione e Analisi dei Dati: in base alle differenze appena rilevate, si utilizzeranno strumenti diversi per la rilevazione e l’analisi dei dati. Il metodo lewiniano privilegia il metodo sperimentale in quanto unico modo di validare le teorie e in grado di auto-correggersi, dimostrandosi quindi predittore di obiettività, validità e affidabilità della ricerca. Viene però rifiutato il tradizionale esperimento di laboratorio, dato che bisogna sperimentare comunque sul campo. Nella fase precedente all’intervento vengono inclusi anche strumenti di tipo qualitativo, in particolare i questionari a risposta aperta, le interviste o l’osservazione, dando a questi un valore esplorativo, che verranno poi integrati con i dati provenienti dagli studi sperimentali. Questa modalità multistrumentale nasce dall’assunto che utilizzare più strumenti permette di capire meglio la complessità della realtà. Quanto è stato fin'ora esposto viene criticato dagli approcci Induttivi e il critici, che rilevano come i cambiamenti ottenuti con tali metodi siano stati di breve durata e limitati alle piccole unità senza diffondersi all’intera organizzazione. Questo perché l’approccio sperimentale tende ad escludere i partecipatori e prevede di manipolare una o più variabili tenendo costanti le altre, elemento considerato impossibile. Si prediligono allora strumenti qualitativi che valorizzino il ruolo costruttivo del linguaggio, analizzando come questo viene usato dalle persone come azione sociale. La differenza tra i due approcci riguarda i diversi modi in cui vengono utilizzati in base agli obiettivi: - Induttivo: vi sono temi che guidano le interviste o le osservazioni e il tono è quello di una conversazione; - Critico: le domande sono volte stimolare un potenziale effetto emancipatorio, indagando sulla consapevolezza della disparità di potere. Tuttavia entrambe le posizioni non rifiutano totalmente gli strumenti quantitativi, per cui alcuni autori sostengono di integrarli agli altri, mentre altri autori sottolineano che a definire la strategia da adottare sarà il contesto, l’obiettivo e il tipo di problema. Quale Validità per la Ricerca-Azione? Il Problema della Validità riguarda i criteri che consentono di valutare le qualità dei risultati e delle conclusioni ottenute mediante una ricerca-azione. Come già per gli altri elementi, bisogna distinguere in base agli approcci: 1. Approccio Lewiniano: esiste un'ampia letteratura delle distorsioni e delle minacce alla Validità Interna ed Esterna del Metodo Sperimentale attuato in campo sociale. Questi elementi devono servire però non come freno ma come orientamento rispetto alla costruzione del disegno sperimentale;

2. Approccio Interpretativo: l'utilizzo di strumenti qualitativi e la mancanza di un'oggettività ontologica ed epistemologica rende più difficile trattare il tema della Validità. In tale approccio la Validità è intesa come la validazione da parte dei partecipanti circa la credibilità e l’autenticità dei risultati ottenuti, quindi il grado con cui la ricerca ha cercato di risolvere il problema (Baskerville e Wood-Harper, 1998). È ovviamente una rottura rispetto al modello scientifico originale perché vi è una riattribuzione del potere di valutazione, dalla comunità scientifica e accademica a quella degli operatori-cittadini, e sottolinea il carattere contestuale della conoscenza che può essere trasferito in contesti simili. Presenta però dei limiti, come il fatto che si pone eccessiva fiducia ai giudizi dei partecipanti, come se fossero esenti da biases, e ciò preclude a chi è esterno di dare una valutazione alternativa ai risultati. E' stato creato allora un secondo criterio, definibile come Validità Pragmatica (Levine e Park, 2001), che valuta la ricerca-azione in base ai suoi esiti riconoscibili di cambiamento che abbiano risolto i problemi. In breve si valuta se essa sia stata utile. Questo tipo di validità non è pienamente soddisfacente per tre Motivi: - vi sono molte pratiche utili ma sbagliate; - si possono raggiungere degli obiettivi a cui però le pratiche non hanno contribuito; - una diversa modalità di lavoro come esito del processo di ricerca potrebbe non essere dovuto tanto alla sua validità quanto all’autorevolezza di chi lo progetta. 3. Approccio Critico: in questo caso si utilizza il concetto di Validità Catalitica, intesa come il grado in cui la ricerca riorienta, focalizza e mobilita i partecipanti a comprendere il mondo per trasformarlo. Si valuta quindi la capacità della ricerca di funzionare come catalizzatore del cambiamento. I limiti però sono sovrapponibili a quelli dell'Approccio Interpretativo. L'Alternativa per entrambi questi ultimi due approcci sembra essere quella di una Valutazione Continua dei Processi e dei Risultati, quindi analizzando non solo la qualità dei risultati ma anche quella del procedimento di ricerca, ma anch'essa appare poco soddisfacente e poco condivisa. Dopo quanto esposto risulta chiaro che il problema della validità è un argomento ancora aperto in attesa di soluzioni più congrue ai suoi obiettivi. Conclusioni Nonostante i diversi approcci si siano sviluppati in una cornice scientifica estremizzante, databile indicativamente a metà degli anni '60, risulta attualmente importante ridurre tali radicalizzazioni alla ricerca di elementi comuni che permettano di portare alla luce sia i valori euristici che i limiti applicativi di ciascun modello, attuando un confronto che possa condurre a nuove possibilità costruttive per la ricerca.

IV. IL GRUPPO NELLA RICERCA-AZIONE Introduzione Fin dalle origini della storia della ricerca azione, il Gruppo ha svolto un ruolo centrale. Lewin, nei suoi vari contributi (1946, 1947) ha sempre collegato la ricerca-azione, il gruppo e il mutamento sociale attribuendovi un valore trasformativo, indicando come sia il gruppo ad essere efficace nel produrre cambiamenti di atteggiamenti e comportamenti. Questa tesi è stata confermata anche dagli altri autori, anche se a volte è diventata un automatismo tale da utilizzarla anche quando sarebbero preferibili altri strumenti. Alle Origini della Valorizzazione del Gruppo I casi di cui si occupa la Ricerca-Azione prevedono un problema sociale in cui un attore sociale, sia esso un singolo o un gruppo, percepisce il problema e si fa portatore di una richiesta per risolverlo. Le Condizioni per l'Utilizzo della Ricerca-Azione sono tre: - assenza di soluzioni predefinite e guidate da una teoria specifica; - esigenza di accompagnare processi di realizzazione di una soluzione locale; - miglioramento della situazione locale e generalizzabilità dell'intervento. Il Ruolo del Gruppo, secondo Lewin e il Tavistock Institute, è centrale per due motivi: - è il modo principale per comprendere la condotta individuale; - è la leva principale per indurre i cambiamenti sociali.

Questi elementi derivano dalla Teoria di Campo di Lewin e dalla Teoria del Gruppo, secondo cui l'adesione alle norme è mediata nel soggetto dalla sua identificazione con il gruppo. E' per questo che secondo questo autore sono fondamentali gli incontri in piccoli gruppi di discussione, i quali possono essere il motore per il cambiamento individuale e sociale. Il Gruppo-Strumento: gli "Action Groups" con Funzione Consultiva Gli Action Groups sono identificabili in piccoli gruppi di discussione, generalmente composti da 5 membri, in cui il ricercatore agisce il ruolo di facilitatore, aiutando l'espressione dei soggetti e analizzando e valutando i risultati al fine di comprendere se essi possano essere rappresentativi della popolazione o se vi siano problematiche rimaste nascoste. In una seconda fase, definibile come Action Planning, viene chiesto ai soggetti di generare proposte di soluzione ai problemi presi in esame. Sarà quindi la successiva valutazione di tali proposte, attuata dal ricercatore in collaborazione con il committente, a definire la pianificazione degli interventi di cambiamento. Per ogni Fase del processo a spirale della Ricerca-Azione, è possibile attivare piccoli gruppi di discussione con Obiettivi Conoscitivi differenti (Chiu, 2003): - Esplorativo: esplorare le rappresentazioni e le percezioni dei membri del gruppo; - Elaborativo e Propositivo: formulare proposte ed evidenziare bisogni; - Problem Solving: proporre soluzioni per l'attivazione di interventi; - Valutativo: raccogliere opinioni sugli interventi effettuati. Rispetto alla Metodologia di Conduzione di questi gruppi vi è il Modello del Focus Group, in cui il gruppo può svolgere il ruolo di strumento: - Esplorativo: di matrice positivista, serve per raccogliere informazioni e opinioni; - Trasformativo: di matrice sociocostruzionista, serve per riorganizzare le situazioni. Va però notate come nella pratica lo strumento del Focus Group sia usato solo con funzioni esplorative, perdendo quindi il potenziale trasformativo che il gruppo possiede. Il Gruppo-Soggetto Nuove concettualizzazioni dell'idea di conoscenza, tra cui quelle di Heron (1996) e di Scaratti (2005), hanno portato a rivalutare il ruolo del gruppo e a valorizzare le conoscenze locali di cui sono portatori gli stessi attori riguardo le proprie pratiche. In quest'ottica non vi è più divisione del lavoro tra inesperto ed esperto, in quanto quest'ultimo entra a far parte della ricerca, lavorando insieme al gruppo, il quale viene inteso come ricercatore collettivo, responsabile di tutte le fasi della ricerca. Da quanto prima esposto derivano quindi Nuovi Modi di Usare il Gruppo nella Ricerca-Azione: 1. Il Piccolo Gruppo come Spazio di Emancipazione: in questa modalità di utilizzo del gruppo le parole chiave sono Consapevolezza ed Empowerment. A livello pratico questo è un piccolo gruppo, con al massimo 12-15 partecipanti, che può diventare strumento di emancipazione in quanto spazio relazionale e riflessivo, dato che si riflette insieme sulla propria esperienza, rafforzando così i legami sociali e aumentando l’abilità di pensare criticamente. Viene narrata la propria storia, anche in modo trascritto, analizzandola collettivamente. Le occasioni di vicinanza affettiva e scambio comunicativo possono permettere di interrompere automatismi e promuovere movimenti affettivi che non si possono prevedere sulla base di una qualche teoria. La Conduzione del Gruppo avviene in diversi modi: - Modelli di Mutuo-Aiuto; - Gruppi di Analisi delle Pratiche e Approcci Narrativi (sopratutto in ambito organizzativo). - Tramite Focus Group. L'utilizzo del Focus Group segue però, a differenza di quello che è stato esposto nel paragrafo precedente, l’approccio sociocostruzionista, il quale prevede alcune differenze: - il conduttore non si limita a fare domande, ma fornisce informazioni entrando nel dialogo; - vi sono una serie di incontri finalizzati a rileggere insieme quanto scritto negli incontri precendenti. In questi gruppi, i quali hanno anche il ruoli di valutazione dei risultati da loro stessi prodotti, viene data maggiore attenzione al modo in cui viene condotta la ricerca rispetto ai risultati conoscitivi, nel senso che il conduttore si focalizza sulla descrizione delle scelte fatte per mantenere in vita il gruppo, piuttosto che esplicitare i metodi con cui i dati sono stati raccolti. La conoscenza deriva dalle

esperienze dei protagonisti e dai loro racconti, e non è guidata da una teoria da validare o meno, come sostenuto dagli appartenenti alla Grounded Theory. L'utilizzo del gruppo come spazio trasformativo pone però alcuni Nodi Critici: - Rapporto tra Consapevolezza, Decisione e Azione: lo sviluppo di consapevolezza, elemento centrale di questi gruppi, rischi però, come sottolineato dalle ricerche del Tavistock Institute e da quelle di matrice psicoanalitica, di non avere un impatto significativo sui modi di agire, che spesso non vengono adeguatamente analizzati ed osservati dai ricercatori; - Ruolo del Ricercatore: il ricercatore, il quale ha funzioni di mediatore e facilitatore, assume interamente il controllo nella fase di sistematizzazione della conoscenza prodotta, non permettendo al gruppo un'adeguata riflessione su questo cambiamento di ruolo; - Questioni Etiche: riguardano sopratutto il tipo di contratto tra facilitatore/ricercatore e il gruppo, in cui gli scopi e l'utilità dei dati non viene correttamente esplicitata. Alcuni studiosi, tra cui Israel (1998), hanno allora evidenziato l'importanza di coinvolgere i soggetti anche nella scrittura dei risultati e nella loro pubblicazione. 2. Dal Piccolo Gruppo ai Gruppi Estesi: per Gruppo Esteso si intende un gruppo composto da 30 o più componenti, quindi troppo grande per consentire interazioni dirette (o faccia a faccia) tra i suoi membri. L'utilizzo di questi gruppi è collegato ad una nuova concettualizzazione del Sistema Sociale in cui, come evidenziato da Habermas (1981), il soggetto del cambiamento non è un sistema unitario ma un network di parti sociali in relazione tra loro, spesso anche in modo conflittuale. Per attuare il cambiamento bisogna allora che vi sia la partecipazione di tutta la comunità durante il processo di ricerca, e per fare ciò, non essendo un tutt’uno omogeneo, si può costruire un contenitore capace di generare nuove conoscenze sulla base della collaborazione fra ricercatori e una rete variegata di attori. Le Premesse Teoriche per tale costruzione sono: - non bisogna ridurre gli attori sociali a una massa indistinta, ma consentire a tutte le parti di prendere parola; - riconoscere che i desideri e i punti di vista dei diversi attori sono un sapere legittimo al pari di quello scientifico e quindi va ascoltato - risulta fondamentale la Democrazia Partecipativa, intesa come la possibilità delle persone di essere responsabili e controllare il lavoro che fanno. Alla luce di queste premesse i modi di gestire le fasi della ricerca-azione sono differenti: - Fase dell'Identificazione del Problema: in cui è necessario individuare le differenti parti che compongono il sistema sociale, coinvolgendole nella definizione del problema e cercando di individuare chi è disponibile a coinvolgersi nella ricerca-azione; - Fase di Action Plan: viene pensata come la formulazione di un progetto di azione che emerge dall'interazione con e tra le diverse parti del network. Due dei modelli per sostenere tale progettazione sono le Search Conferences (Trist e Emery, 1959) e le Dialogue Conferences (Martin, 2001). 3. Il Modello delle Search Conferences: usato per la prima volta da Trist ed Emery nel 1960 per il processo di incorporazione tra due compagnie aeree, esse sono utilizzate per creare le condizioni affinché i membri di gruppi diversi, avendo interessi diversi, cooperino nell’esaminare il problema. L’obiettivo è di promuovere nuove modalità relazionali tra gli attori, in modo che guardino e gestiscano in modo diverso il problema. Prevedono degli incontri per 2 o 3 giorni, a volte fino a 5, con momenti di plenaria alternati a sessioni di lavoro in piccolo gruppo. Le Regole principali sono: - identificazione di tutte le parti coinvolte nel problema; - tutte le parti partecipano come individui e non come rappresentanti; - ciascun partecipante è uguale agli altri; - il ruolo del ricercatore è quello di facilitatore; - i partecipanti devono essere presenti a tutti gli incontri.

Le Fasi in cui si articolano sono: - Introduzione: apertura della conferenza, definizione degli scopi e presentazione dei partecipanti; - Prospect Sessions: in plenaria i partecipanti espongono le loro opinioni sul problema e la storia del contesto sociale in cui operano; - Piccoli Gruppi: i partecipanti vengono divisi in piccoli gruppi, il più possibile eterogenei, e si confrontano in merito all’analisi del problema in esame; - Confronto: in plenaria vengono presentati i lavori dei piccoli gruppi e si avvia una riflessione congiunta; - Futuro Desiderabile: i partecipanti devono dire cosa succederebbe al sistema se permettessero alle cose di procedere come sono (futuro probabile) e cosa potrebbero fare per migliorare (futuro desiderato). Partendo da questo viene preparato un piano d’azione per ciascun futuro; - Identificazione delle Sfide: in plenaria si confrontano i due piani d’azione, vedendone le differenze tra i due futuri e si valutano i punti di forza e di debolezza; - Progettare il Futuro: si definisce un progetto organizzativo che realizzi il futuro desiderato; - Armonizzazione dei Progetti: vengono discussi i singoli progetti, raggiungendo un accordo; - Lavoro delle Unità Operative: vengono costruiti gruppi di lavoro; - Sessione Plenaria Conclusiva: le proposte delle diverse unità operative vengono discusse fino ad arrivare a un accordo su un progetto condiviso che andrà sul report finale. In quest'ottica le Search Conference rappresentano uno spazio d’incontro in cui si sviluppa la progettazione congiunta di un piano d’azione strategico in vista di un problema. In esse non vi è solo consapevolezza, ma è la percezione del divario tra ciò che c’è ora e ciò che ci potrebbe essere che crea la forza per produrre l’azione e l’impegno. Il ricercatore deve solo assicurarsi che tutti abbiano la possibilità di prendere la parola ed essere ascoltati, quindi fa da contenitore sulla base della teoria psicoanalitica di matrice bioniana, per leggere le dinamiche affettive ed emotive dei gruppi, in quanto questi possono subire Blocchi che è bene monitorare, come ad esempio: - Dilemma del Prendere la Parola: porta a una diffusione di responsabilità, con una netta diminuzione del senso di responsabilità individuale per il successo del gruppo; - Realismo Ingenuo: processo mentale secondo cui la propria percezione della realtà è l’unica vera; - Contagio Affettivo: teorizzato da Bion (1961), è la tendenza a comportarsi tramite rappresentazioni mentali arcaiche, creando quelli che vengono definiti Assunti di Base. 4. Le Dialogue Conferences: sviluppate da Gustavsen, si differenziano dalle precedenti per due aspetti: - Cornice Teorica di Riferimento: basandosi sulla Teoria dell'Agire Comunicativo di Habermas (1981), considerano gli scambi conversazionali come necessari per sviluppare le capacità di elaborare le idee e di unire le forze; - Obiettivo: basato sulla creazione di uno spazio comunicativo che consenta alle parti di aprire nuovi scambi relazionari e far nascere movimenti collettivi. Esse si strutturano in incontri di 1 o 2 giorni, in cui i soggetti, con l'aiuto del ricercatore-facilitatore, possano attuare uno scambio tra i diversi punti di vista. I Limiti di entrambi questi modelli sono: - Capacità di Generare Azioni Trasformative (Rasmussen, 2004): nonostante si fornisca un incoraggiamento a lavorare insieme tramite il dialogo e la comunicazione, spesso non si forniscono indicazioni rispetto al lato pratico relativo alla pianificazione e alla sperimentazione dell'azione; - Dilemma sulla Trasferibilità dei Dati; - Riflessività Dichiarata ma Non Praticata (Martin, 2001): il breve tempo a disposizione può non consentire un'effettiva riflessione critica rispetto al proprio agire e una condivisione reale di tutti i punti di vista. Conclusioni Da quanto esposto è evidente come il ruolo del ricercatore venga agito differentemente nei vari modelli, e come in ciascuna Ricerca-Azione si scontrino tre Gruppi di Interessi: - Ricercatore: interessato alla conoscenza trasferibile e alla creazione di teorie;

- Consulenti: interessati alla creazione di conoscenza pratica per i propri clienti; - Attori: interessati alla soluzione dei propri problemi e ad agire il ruolo di co-ricercatori. Il ruolo del ricercatore non può essere quindi solo quello di facilitatore, ma deve anche concentrarsi sulle azioni pratiche e sui pratical outcomes prodotti. Può quindi risultare utile, in infrastrutture organizzative che interagiscono con sistemi sociali complessi, strutturare tre differenti livelli: - Gruppo di Progetto; - Gruppi Locali d'Azione; - Rete tra Gruppi Locali e Gruppo di Progetto. E' infine necessario che il ricercatore crei dei sostegni reali e formativi che consentano ai diversi attori sociali di svolgere il loro reale ruolo di creatori di conoscenza e di co-ricercatori.

PARTE SECONDA PRATICHE DI RICERCA E AMBITI DI INTERVENTO

V. LA RICERCA-AZIONE NELLE ORGANIZZAZIONI IN UNA PROSPETTIVA PSICOSOCIOLOGICA Introduzione Nelle organizzazioni pubbliche e private che producono servizi si incontrano iniziative che vengono qualificate come ricerche-azione finalizzate a favorire l’ascolto, coinvolgere chi lavora e partecipare a decisioni a fronte di transizioni. Da qui deriva l’idea che sia semplice realizzare una ricerca-azione, ma nella realtà non lo è, in quanto molte di queste esperienze non sono classificabili come reali ricerche-azione. Partendo da questo bisogna quindi preliminariamente distinguere tra due Modi di Concepire la Ricerca-Azione: 1. Come Metodo: rappresenta quindi un insieme di procedimenti ragionati che, per poter essere applicati, esigono di precauzioni e condizioni particolari, e si rifà all’orientamento sperimentale e induttivo. In quanto metodo la ricerca azione è ben istituzionalizzata, ovvero dispone di suoi strumenti, prevede un programma di lavoro, può appoggiarsi a professionisti, può essere valutata in merito a due criteri importanti come l’impegno lavorativo e i finanziamenti, e quindi essendo identificabile per gli aspetti di realizzazione concreta può essere comparata e messa in concorrenza con altri metodi, e quindi oggetto di critica o di rifiuto; 2. Come Approccio: in quest'ottica la ricerca-azione rappresenta un orientamento per la conoscenza dei problemi sociali e organizzativi, che si rifà all’orientamento partecipativo. Qui la ricerca azione è sostenuta da posizioni ideologiche che sostengono i diritti della partecipazione e dell’autodeterminazione. Tuttavia questo vederla come scelta ideale può distanziarla da concrete traduzioni operative. Per questo è meglio non privilegiare nettamente un approccio rispetto all’altro, ma tenere conto di entrambi e delle ambiguità sottese alla ricerca-azione presente fin dalla sua nascita. È proprio il riconoscimento di questa ambiguità che sta la specificità dell’Impostazione Psicosociologica, la quale, applicata nei gruppi, non si propone di scoprire fatti o raggiungere un’obiettività ma di comprendere i processi con i quali l’esperienza sociale assume un senso per il soggetto individuale e collettivo, e il professionista gioca un ruolo in questo processo. Questa è una prospettiva clinica in quanto orientata a rispondere a delle richieste di risolvere situazioni problematiche ed è una ricerca azione perché finalizzata al cambiamento. Nelle organizzazioni, nelle aziende sanitarie e nelle aziende commerciali il Cambiamento viene affrontato muovendosi tra due Polarità: - si considera come l’esecuzione di obiettivi imposti dall’alto; - si considera come una nuova modalità di lavoro e di produzione, riformulando gli orientamenti e le pratiche e coinvolgendo i soggetti attivi. Questo secondo punto è quello che caratterizza maggiormente la ricerca-azione, temine che è da preferire a quello di ricerca-intervento, in quanto la parola intervento richiama l'asimmetria tra la

posizione dell'esperto e quella dei soggetti a cui tale intervento è rivolto. I Presupposti per la Realizzazione di una Ricerca-Azione Le Premesse per Attuare la Ricerca-Azione in Vari Tipi di Organizzazioni Lavorative sono: 1. Premesse Generali: la crisi dei modelli sociali riguardanti il trattamento di problemi complessi, e il venire meno del potere politico, amministrativo e tecnico come unica legittimazione al cambiamento, conduce a contesti in cui i soggetti, accettando la crisi, risultano aperti ad una pluralità di punti di vista e all'iniziare un percorso di conoscenza insieme agli altri. E' in questi contesti che risulta applicabile la ricerca-azione, la quale può fornire ai soggetti una nuova possibilità di ri-vedere i problemi e di ri-vedersi all'interno del proprio ruolo organizzativo; 2. Premesse Specifiche: la ricerca-azione non nasce dall’iniziativa di un singolo, ma è attuabile quando, in un dato momento, si creano delle condizioni per cui diversi soggetti si accorgono di essere bloccati in una situazione irrisolvibile, in cui le cui strategie di intervento non sono soddisfacenti. Ciascuno ne è coinvolto, con un proprio punto di vista sulla situazione ed è cosciente che anche gli altri hanno loro punti di vista. Quindi diviene prioritario creare degli spazi di scambio e di confronto, per arrivare a delle rappresentazioni derivanti da ogni punto di vista comprensibili per tutti, lasciando indietro quelle rappresentazioni consolidate che rappresentano l’ostacolo al cambiamento. Riferimenti alla Situazione di Avvio di una Ricerca-Azione Per comprendere quanto prima esposto, risulta utile analizzare un Esempio di Avvio di una Ricerca-Azione. In un grande comune del Nord Italia, a seguito di una nuova legge regionale, ci si propone di realizzare una riorganizzazione dei servizi sociali che realizzano vari tipi di attività suddivisi per aree di utenti, e che impiegano un centinaio di operatori (assistenti, educatori e impiegati amministrativi). La nuova legge prevede che si passi da una struttura verticale a una orizzontale, con un decentramento nel territorio intorno ad un’equipe di operatori, maggiormente efficaci nel risolvere le problematiche delle famiglie di quella zona. È indispensabile la partecipazione attiva degli operatori, e per questo viene istituito un gruppo con coloro che hanno responsabilità a livello intermedio, chiamato Gruppo di Progetto, che ha il compito di disegnare concretamente il nuovo assetto e di predisporne il funzionamento operativo. Si convocano assemblee con tutti gli operatori in cui si discute il progetto e ci si aspettano proposte. In entrambe le situazioni vi sono consulenti che conducono i gruppi. Tutto questo potrebbe far pensare a una ricerca-azione, ma in realtà si nota una grande distanza tra intenzionalità ed effettiva realizzabilità. Il gruppo di progetto e le assemblee sono luoghi di scambio in cui parla primariamente il dirigente, non è nemmeno chiaro l’oggetto di lavoro perché è ampio e generico, e ciò che si difende è primariamente la difesa del ruolo e dell’identità professionale, le quali però richiedono la conservazione delle modalità operative consolidate. Ciò che bisognerebbe fare prima di avviare una ricerca azione è innanzitutto stabilire un contatto con i gruppi per vedere le rappresentazioni che essi hanno della situazione esistente, per vedere come si dispongono di fronte ad una nuova iniziativa, a una collaborazione, ad eventuali cambiamenti. Bisogna cioè aiutarli ad immaginare a cosa si va incontro e in merito a ciò predisporre strumenti adeguati. Il gruppo di progetto, indispensabile per ogni ricerca-azione, non può essere costruito solo con criteri formali. Lo stesso vale per le assemblee, in cui non sembra ci siano tutte queste occasioni per parlare e capirsi, dove si procede per di più con un copione prescritto in cui sono già assegnate le parti. In una ricerca-azione dovrebbero inoltre essere presenti dei momenti di ricomposizione, in cui chi vi partecipa possa essere davvero portatore di parti da trattare. Bisognerebbe quindi, fin dall’inizio, istituire un contesto in cui vi possa essere fiducia, che faciliti l’introduzione di modi inusuali di interagire e affrontare la conoscenza delle problematiche. In particolare vi sono tre Punti da Richiamare: - la ricerca-azione può essere più facilmente intrapresa dove vi sono già ricerche che riguardano l’esperienza dei soggetti che si collocano in una posizione attiva nelle questioni; - la ricerca-azione riesce meglio se l’individuo sa di far parte di un’organizzazione che contribuisce a formare con le proprie azioni. Nella società moderna, finalizzata alla riuscita individuale, si rischia di arrivare a frammentazioni e disaggregazioni che portano sempre più incertezza e insicurezza; - bisogna sdrammatizzata la posizione dei ricercatori, cercando inoltre di annullare la relazione ambivalente ricercatore-attori, perché essi si trovano nella stessa posizione dei soggetti, quindi a un

punto di partenza. La costruzione della conoscenza implica una de-costruzione della conoscenza acquisita e accumulata, che non significa demolizione ma uno smontare e rimontare, e in questo i ricercatori si trovano più in difficoltà dei soggetti. Lo Sviluppo di una Ricerca-Azione Prima di analizzare un esempio di attuazione reale di una ricerca-azione, bisogna considerare che alcuni elementi, tra cui la crisi del sistema di welfare, la riduzione delle risorse disponibili, la crescita del privato sociale, la riduzione della centralità dello stato e l’avvento di nuovi soggetti economici come le fondazioni bancarie, l’instabilità delle normative e tutto ciò che riguarda la situazione di oggi, contribuiscono a mantenere instabilità, ed è proprio in questa situazione che la ricerca-azione può favorire ricomposizioni sociali e sostenere l’evoluzione delle persone. Un Esempio di Ricerca-Azione deriva dall'intervento attuato su un Consorzio di Comuni del Nord Italia che, a seguito dell'avvicendamento del direttore, decide di attuare un'analisi della situazione la quale, secondo un approccio psicosociologico, permetta un'evoluzione dalla vecchia alla nuova gestione. Tale Ricerca-Azione, durata tre anni, si sviluppa in tre Fasi: - Analisi della Situazione Esistente e dei Punti di Forza e di Debolezza: tale analisi viene attuata con quattro focus group realizzati nelle principali aree di lavoro del consorzio (amministrativa, territoriale, età evolutiva e disabili); - Ripensamento del Funzionamento alla Luce delle Acquisizioni Sviluppate: oltre al gruppo del direttore e dei dirigenti, vengono creati due gruppi di progettazione trasversali e interprofessionali, con il compito di produrre ipotesi riorganizzative; - Progettazione e Sperimentazione delle Possibili Innovazioni: vengono attivati sei gruppi di progettazione con il compito di sviluppare proposte dettagliate e di sperimentarle. I lunghi tempi richiesti sono risultati necessari per: - rivitalizzare il legame affettivo con l'oggetto da trattare; - esplicitare e de-costruire le rappresentazioni più consuete; - attivare movimenti per la creazione di nuove rappresentazioni; - immaginare nuove vie per i problemi e provare a percorrerle. Esiti della Ricerca-Azione Definendo primariamente che è preferibile il termine Esito, il quale rimanda ad una dimensione in continuo divenire, rispetto a quello di Risultato, il quale è legato ad una logica meccanicistica di causa-effetto, Brunod e Manoukian richiamano gli esiti di due loro esperienze di ricerca-azione: - una finalizzata ad orientare il funzionamento di nuovi servizi per persone con sofferenze psichiche, le cosiddette strutture intermedie. Il tutto si è concluso con alcune indicazioni organizzative e la formulazione di ipotesi per individuare le diverse tipologie di potenziali utenti e in base alla loro specificità impostare le varie strutture. Quindi hanno centrato il lavoro valorizzando l’ambiente di vita e ciò che è necessario per gestire la vita quotidiana; - un’altra è stata svolta nella riorganizzazione finalizzata a riunire in un solo reparto dell’ospedale tutti i bambini in pediatria e fornire loro e ai genitori una migliore assistenza, con l’esito di una nuova organizzazione che coinvolgeva diversi attori, i quali, prima della ricerca-azione, erano particolarmente in conflitto tra loro. Entrambe le ricerche mostrano come il fine non sia tanto quello di creare nuovi processi di lavoro e realizzare alcuni aggiustamenti nell’organizzazione, quanto quello di creare nuove rappresentazioni di persone e gruppi, che significa apertura di conoscenze su questioni importanti per i partecipanti e spesso relative anche ai loro contesto di vita. In questa situazione ci si ri-scopre, si scopre la propria rigidità o al contrario flessibilità, si cambiano le posizioni rispetto ai problemi, si arriva a comprendere che non si può valutare un problema complesso che implica diversi attori se prima non si entra in contatto con questi e con le rappresentazioni che essi hanno del problema. Si tratta di esplorare un insieme di informazioni, analizzarle e impegnarsi in un lavoro in cui non vi sono delle certezze prestabilite, ma si ri-conosce insieme, si indagano prospettive nuove che vanno a caratterizzare un aspetto della ricerca-azione che è quello della novità e della curiosità.

Bisogna inoltre considerare come i modelli sviluppati in alcuni contesti debbano, anche se nelle loro caratteristiche generali, risultare esportabili, non tanto nel senso pratico, ma nell'ottica di far riflettere anche altri contesti sociali, creando un'espansione a macchia d'olio degli esiti raggiunti. Bisogna infine anche ricordare che le difficoltà, con le quali il ricercatore si troverà a doversi confrontare, rimangono quelle relative a: - sapersi muovere in un contesto in cui le forme tradizionali appaiono sempre più deboli; - come avvicinarsi ai problemi con l’obiettivo di arrivare a nuovi modi di pensare che tengano conto di specificità e contrasti, il tutto concretamente.

VI. RICERCA-AZIONE E QUALITA' DEL SERVIZIO IN UN'ORGANIZZAZIONE SANITARIA Introduzione Risulta evidente come sotto l'etichetta del termine Ricerca-Azione si annoverino diverse modalità, le quali si distinguono tra loro per metodologia, basi epistemologiche ed elementi applicativi. E' per questo che spesso il modo migliore per illustrare il metodo utilizzato è quello di ricorrere all'esposizione di casi, utilizzando una logica espositiva molto vicina al metodo narrativo. Nonostante tali elementi siano spesso considerati il limite scientifico della Ricerca-Azione, va anche considerato che essi rappresentano la Caratteristica Fondamentale di questa impostazione, la quale cerca un costante soluzione nel campo di tensione generato da due elementi: - Ricerca: improntata verso il sapere, la descrizione e la comprensione; - Azione: basata sull'intervento e sul cambiamento della realtà, sempre più complessa. Sono quindi i diversi equilibri tra questi due estremi a creare le diverse prospettive proprie della ricerca-azione. L'obiettivo di questo capitolo è quello di mostrare l'applicazione, ed i relativi ostacoli e limiti, dell'applicazione della ricerca-azione in un contesto "ostile" ai suoi presupposti, rappresentato da un'organizzazione sanitaria. Ospedale e Qualità L'esempio che verrà trattato è relativo ad un ospedale di Torino, in cui è stata attuata una ricerca-azione di un anno volta alla Promozione della Qualità del Servizio Offerto ai Cittadini (Romano e Vecchio, 2003). Il riferimento ad un ospedale è rilevante per due ragioni: - la ricerca-azione è stata spesso usata in organizzazioni sanitarie; - attualmente le organizzazioni sanitarie, per come sono organizzate, offrono una delle più grandi sfide alla ricerca-azione, il cui obiettivo è il cambiamento. Due Elementi che vanno considerati, prima di entrare nel merito della ricerca-azione, sono: - Concezione della Qualità: varia in un continuum tra due differenti posizioni: - legata a caratteristiche tecniche, come la specializzazione e l'ottimizzazione; - legata a dimensioni partecipative e negoziali, che considerano la soddisfazione dei clienti. - Strutturazione e Funzionamento di un Ospedale: ciascun ospedale è strutturato secondo le logiche di specializzazione e frammentazione, con una ben definita scala gerarchica all'interno di ogni reparto. Si assiste attualmente alla gestione degli ospedali secondo una logica di Fabbrica della Salute (Arcuri, 1990), in cui l'aziendalizzazione è divenuta il modello predominante, secondo cui la qualità è quindi da considerarsi nelle sue caratteristiche di oggettività e non di percezione. L'Intervento: le Fasi Iniziali Partendo dalla considerazione che una descrizione idealizzata di una struttura organizzativa deve sempre essere integrata con il suo funzionamento reale, fatto di caratteristiche relazionari e più sfocate, bisogna considerare, nell'esempio che si sta considerando, che la Richiesta Iniziale è stata fatta dalla direzione del presidio ospedaliero e riguardava due dimensioni: - la prima di tipo tecnico, relativa allo sviluppo dei percorsi sanitari e della loro qualità; - la seconda più sommersa, concernente la collaborazione tra ruoli differenti. Inizialmente è stato creato un Gruppo di Progetto, formato dal direttore dell'Asl, dal direttore sanitario del presidio, dai direttori dei dipartimenti coinvolti, dal direttore scientifico e dai ricercatori responsabili

della conduzione della ricerca. Le Fasi Operative della Ricerca-Azione sono poi state: - Identificazione dei due Percorsi Diagnostico-Terapeutici che Riguardavano più Reparti (scompenso cardiaco e emergenze emorragiche trattate chirurgicamente); - Descrizione dei Percorsi Assistenziali e Verifica della loro Adeguatezza e Corrispondenza; - Enucleazione, Analisi e Validazione delle Carenze di Servizio; - Messa a Punto di Linee di Intervento e loro Condivisione, Approfondimento e Discussione; - Valutazione in Itinere dei Singoli Passi del Progetto. La Prima Fase ha visto la somministrazione di interviste semi-strutturate agli operatori coinvolti (medici, infermieri e tecnici) con una duplice Finalità: - messa a punto di mappe per raffigurare luoghi, collegamenti e soggetti coinvolti; - identificare le criticità di servizio. In tale fase il gruppo degli operatori è stato messo in primo piano, attraverso un ascolto sollecitato ma non valutante, e, grazie alla loro collaborazione, è stato possibile raccogliere la maggior parte delle informazioni. Questi elementi sono pienamente in linea con le modalità della ricerca-intervento. La Seconda Fase corrisponde al momento in cui le mappe, costruite in modo grafico al fine di permettere un "colpo d'occhio", sono state mostrate e discusse all'interno del Gruppo Plenario composto, oltre che dal Gruppo di Progetto, anche da due task force di operatori e dirigenti coinvolti in questi percorsi assistenziali. L'utilizzo di queste mappe segna un punto di svolta per due ragioni: - inversione di ruoli dei ricercatori, che da soggetti sullo sfondo diventano protagonisti e promotori della ricerca e della riflessione; - la presenza di nuove rappresentazioni permette agli operatori di sviluppare una riflessione sul loro operato, ponendo quindi le condizioni per la possibilità di un'azione trasformativa. Vedere come le cose funzionano permette quindi ai soggetti di rendersi conto di quanto ogni scelta derivi da una sedimentazione di pratiche all'interno della storia dell'organizzazione e come sia possibile adottare modalità differenti dalle routine quotidiane. Lo Sviluppo dell'Intervento: Dati, Criticità e Interventi Operativi L'illustrazione e la discussione della mappe ha permesso l'emergere delle Criticità, le quali sono state presentate secondo due differenti Logiche di Lettura: - distribuzione della frequenza delle criticità in totale ed in riferimento ai percorsi e alle unità operative coinvolte; - considerazione delle criticità in base alla qualità del servizio: - caratteristiche della funzione coinvolta (specialistica o trasversale); - modi di funzionamento (criticità di efficienza, di affidabilità o relative a problemi interpersonali). La Discussione che si è sviluppata rappresenta un altro punto cruciale, in quanto ha fatto emergere sentimenti di diniego, di resistenza e di opposizione da parte di molti degli operatori, i quali tendevano a vedere nelle criticità emerse una critica al loro operato, faticando ad assumere una visione dell'organizzazione distante dalla forma della razionalità strumentale. In tale fase è necessario che il ricercatore comprenda che tali difficoltà dipendono da una diversa interpretazione dei dati, e sappia aiutare gli attori sociali ad utilizzare tali sentimenti negativi come elementi per la riorganizzazione funzionale del servizio. Visti questi differenti punti di vista sono stati organizzati tre Incontri con il Gruppo Plenario, al fine di riflettere su tre argomenti che permettessero una differente visione dell'ambito organizzativo: - Primo Incontro: dedicato alle teorie dell'organizzazione e ai suoi sviluppi, focalizzandosi sulle diverse forme di razionalità e sull'importanza di evolvere verso forme più vicine alla soddisfazione dell'utenza finale; - Secondo Incontro: dedicato all'approfondimento del tema della comunicazione, quale elemento per migliorare la qualità del servizio. Esso ha permesso anche di riflettere sull'asimmetria presente all'interno dell'ospedale e sui modi per ridurla; - Terzo Incontro: ha avuto per argomento i gruppi di lavoro e il lavoro di gruppo. Da esso è emerso

come, per migliorare la qualità, fosse necessario apprendere nuove competenze e conoscenze da declinare per in un'ottica gruppale. La Fine dell'Intervento: Valutazione di Efficacia Con la fine dell'intervento si giunge ad un tema particolarmente critico della ricerca-azione, rappresentato dalla Valutazione dell'Efficacia. Rispetto all'esempio preso in esame, dal punto di vista operativo gli effetti non sono stati rilevanti. Va però notato che, come dimostrato dalla conversazione informale tra uno dei ricercatori e uno dei partecipanti alcuni mesi dopo, spesso i cambiamenti sono relativi alle logiche che giustificano i comportamenti soggettivi e alla consapevolezza dei soggetti, e quindi risultano difficilmente misurabili secondo modalità empirico-oggettivanti. Va comunque notato come gli stessi autori della ricerca abbiano sottolineato che forse un punto carente può essere stato quello di non accompagnare la riflessione, ad esempio quella sulle modalità comunicative, con un'analisi più pratica ed attenta su quelle che potevano essere le strategie pratiche per risolvere i problemi. Questi elementi sono comunque tra le difficoltà cardine della ricerca-azione, la quale si muove sempre sull'equilibrio tra direttività e sollecitazione dei ricercatori e autonomia e riflessività degli attori sociali. Conclusioni Nel contributo esperienziale proposto sono stati esplicitati alcuni Elementi Caratterizzanti della Ricerca-Azione: - avvio del lavoro portato dalla presenza di problemi del campo sociale; - essenzialità della partecipazione e del confronto tra tutti gli attori sociali; - intento trasformativo; - rilevanza delle dimensioni rappresentazionali per valutare l'efficacia. Come sostenuto all'inizio del capitolo, tale approccio è in continua tensione tra il termine ricerca e quello di azione. La ricerca presentata permette di evidenziare altri Punti di Tensione: - necessità di tenere conto di domande implicite e manifeste; - relazione tra ricercatori e "ricercati"; - dinamica tra ascoltare, vedere e far vedere; - prospettiva tecnica e organizzativa nell'interpretazione del contesto; - criteri fattuali o rappresentazionali nella lettura degli esiti. In definitiva la Metafora che meglio può descrivere la ricerca-azione è quella dell'acrobata, faticosamente impegnato a tenersi in equilibrio tra diverse spinte al fine di poter costruire, insieme agli altri, qualcosa di nuovo e, possibilmente, di bello.

VII. RICERCA-INTERVENTO E SVILUPPO DI COMUNITA' Introduzione Obiettivo del capitolo è illustrare le caratteristiche principali del Processo di Sviluppo di Comunità e presentare alcuni metodi di ricerca-intervento, con l´utilizzo di questo termine per fare riferimento a una pluralità più ampia di metodologie, che focalizzino la loro attenzione sul rapporto oggetto-soggetto e sull´analisi dei bisogni e delle risorse, elemento imprescindibile in un qualsiasi progetto per lo sviluppo di comunità. Lo Sviluppo di Comunità Lo Sviluppo di Comunità è un processo di collaborazione che coinvolge i residenti di una zona locale con lo scopo di migliorarne le condizioni sociali, economiche e fisiche. I suoi Elementi Principali sono (Chavis e Florin, 1990): - coinvolgimento e collaborazione volontaria dei cittadini; - problem solving collaborativo; - orientamento all´empowerment; - focus sui risultati significativi per la comunità. Bisogna quindi promuovere la consapevolezza e la motivazione dei cittadini stessi, e questi si può realizzare, come teorizzato da Levine e Perkins (1987), grazie ad alcune Azioni: - identificare e promuovere le capacita dei leader locali;

- creare e favorire la coesione sociale (relazioni interpersonali e vicinato); - sostenere e sviluppare le organizzazioni informali; - contribuire al coordinamento tra servizi e movimenti di azione sociale. Un ruolo chiave viene quindi attribuito, come sostenuto da Chavis e Wandersman (1990), al Senso di Comunità il quale può essere diviso in quattro componenti: - Senso di Appartenenza (sentire di far parte di una comunità); - Influenza (possibilità di dare il proprio contributo e reciprocità); - Soddisfazione dei Bisogni (relazione basata su effetti positivi per il soggetto); - Connessione Emotiva Condivisa (qualità e storia comune dei legami emotivi). In definitiva lo Sviluppo di Comunità è un elemento che, saldando insieme processo e risultato, si struttura quale orientamento filosofico e valoriale con alcuni Scopi: - generare processi di crescita durevoli, sostenibili e auto-diretti; - creare le condizioni per stabilire e mantenere relazioni cooperative; - permettere cambiamenti autodeterminanti e graduali nella comunità. Elemento di base è inoltre partire dalle caratteristiche della comunità e dei soggetti, in un´ottica di rispetto e di riconoscimento. Sviluppo di Comunità e Ricerca Secondo Barr (2005) la Ricerca per lo Sviluppo di Comunità può avere vari Scopi: - spiegazione dei fenomeni che si vogliono cambiare; - analisi delle politiche pubbliche; - analisi dei bisogni e delle risorse; - trovare informazioni scarsamente accessibili ma rilevanti (ricerca investigativa). Questi scopi possono essere perseguiti con due differenti Modalità di Coinvolgimento/Contatto della Comunità Locale: - ricerca come strumento per pianificare lo sviluppo; - ricerca come azione di sviluppo (con una partecipazione più elevata). Partecipazione tra Sviluppo di Comunità e Ricerca-Intervento Visto che, come sottolineato sia da Lewin (1945) che da Cunningham (1976), la Partecipazione è un elemento fondamentale per promuovere il cambiamento, e il Gruppo rappresenta il fattore principale per raggiungerlo, si possono distinguere alcuni Approcci Riguardanti la Comunità: - Community Action Research (Senge e Scharmer, 2000): viene assegnato un ruolo egualmente importante alla realizzazione dell´intervento e alla costruzione condivisa della conoscenza, attraverso alcuni elementi: - creazione di legami e collaborazione tra consulenti, organizzazioni e ricercatori; - creazione di contesti che promuovano la conoscenza condivisa e la reciprocità; - creazione di reti inter-istituzionali per avere modificazioni più ampie. - Community Based Participatory Research (Minkler e Wallerstein, 2003): basate sul valore emancipatorio della partecipazione, sono volte a promuovere il cambiamento sociale; - Participatory Action Research (Reason, 1994): caratterizzate dal voler produrre conoscenze e azione spendibili direttamente dalla comunità, attraverso una veicolazione di empowerment e aumento della consapevolezza. In definitiva le Caratteristiche Principali della Ricerca-Intervento per lo Sviluppo di Comunità sono: - Attenzione alle Condizioni di Partecipazione; - Utilizzo di Metodologie e Strumenti Idonei a Favorire Empowerment Sociale. Strumenti ed Esperienze di Ricerca-Intervento per lo Sviluppo di Comunità E´ ora utile presentare alcuni Strumenti accomunati dalla possibilità di valorizzare le capacita della comunità locale di lettura del territorio, di espressione di domande e di produzione di risposte che risultano particolarmente efficaci: 1. Mappe di Comunità (Trippodo, 1993): consiste nella trasposizione grafica, con l´utilizzo di figure, schemi, mappe e tabelle, dei bisogni e delle risorse di una comunità. E´ una delle modalità usata maggiormente in zone colpite da disastri e che continuano ad essere a rischio.

Le Fasi, le quali si caratterizzano per un progressivo ampliamento dei partecipanti al fine di favorire un´ottica operativa e pragmatica dei problemi, sono: - Fase 1: Formulazione di un Primo Elenco di Bisogni e Risorse: attuata tramite interviste ed analisi dei documenti, questa fase permette di creare una rievocazione dell´esperienza collettiva passata al fine di evidenziare problematiche e risorse; - Fase 2: Ricerca sul Campo e Realizzazione della Mappa: attuata tramite gruppi omogenei di soggetti che discutono sui rischi, sulle risorse e sulle caratteristiche della zona, evidenziandoli tramite simboli grafici sulla mappa. Può inoltre risultare utile, in un momento successivo, stabilire una Camminata di Quartiere che, come sostiene Scalvi, 2002), valorizza la conoscenza attiva, percettiva e spaziale attraverso l´andare a vedere di persona; - Fase 3: Discussione sui Bisogni e sulle Risorse Esistenti e Ricerca di Soluzioni con la Collaborazione degli Operatori dei Servizi Territoriali: raccolta in un´unica mappa delle informazioni ottenute nelle fasi precedenti e discussione comune, coinvolgendo anche i rappresentanti e gli operatori dei servizi territoriali; - Fase 4: Creazione di Comitati Locali di Progetto, Elaborazione di un Piano di Zona e Definizione di Azioni Operative: vengono creati comitati locali di progetto e definiti piani pratici d´azione. In questa fase le mappe possono servire per far partecipare la comunità rispetto all´andamento del progetto e alla valutazione dell´azione. In generale i metodi che usano le mappe valorizzano l´Esperienza Percettiva dell´ambiente fisico e sociale, e riconoscono come essa sia il risultato delle attività e dei comportamenti umani che in esso hanno luogo; 2. Photovoice (Wang e Burris, 1997): basato sull´utilizzo di foto, le quali hanno lo scopo di narrare, in forma grafica, le risorse ed i limiti della comunità, questo metodo prevede alcune fasi: - Formazione: scelta dei partecipanti e loro formazione rispetto all´oggetto del progetto; - Presentazione delle Foto: in cui ogni immagine verrà analizzata rispondendo a cinque domande: - cosa vedi qui? - cosa sta accadendo qui realmente? - in che modo questo ha a che fare con la nostra vita? - perché c´è questo problema/risorsa? - cosa possiamo fare noi? - Discussione: definita anche Voice (voicing our individual and collective experience), si realizza in gruppo e permette il confronto tra i differenti punti di vista. Questo metodo ha il vantaggio di poter essere applicato anche a contesti culturalmente diversi e svantaggiati; 3. Profili di Comunità (Francescato, Tomai e Girelli, 2002): sono uno strumento sviluppato in Italia che permette di ottenere una funzione diagnostica e di sviluppare una negoziazione collettiva e una presa di coscienza. I vari profili sono: - Profilo Territoriale; - Profilo Demografico; - Profilo delle Attività Produttive; - Profilo dei Servizi; - Profilo Istituzionale; - Profilo Antropologico; - Profilo Psicologico; - Profilo sul Futuro. 4. Ricognizione Sociale e Progettazione Partecipata (Martini e Torti, 2003): come sostenuto dai due autori, i Profili di Comunità rappresentano una fase preliminare dei Processi di Ricognizione Sociale, i quali svolgono tre ruoli: - conoscere la comunità; - sollecitare la responsabilità dei membri rispetto alla soluzione dei problemi; - mobilitare partecipazione, azioni di marketing e comunicazione sociale. Le sue Fasi sono:

- Avvio della Ricognizione Sociale: in cui vi sono: - Analisi della domanda; - Stesura del profilo di comunità; - Individuazione e Scelta degli Attori Sociali: composta da: - Sociogramma; - Unita geografica locale; - Reclutamento dei Leader/Rappresentanti: in cui sono previste: - Assemblea iniziale e contratto; - Intervista di gruppo; - Analisi e Restituzione dei Dati: divisa in: - Elaborazione dei dati; - Restituzione dei dati; - Assemblea finale; - Progettazione/Intervento: che prevede l´eventuale costituzione di un gruppo-guida. Questo metodo consente una riappropriazione da parte dei soggetti dei problemi della loro comunità ed una responsabilizzazione che, anche attraverso il conflitto iniziale tra gruppi sociali, fornisca soluzioni a problemi condivisi. Rischi e Contraddizioni della Ricerca-Intervento per lo Sviluppo di Comunità Rispetto ai Rischi e alle Contraddizioni proprie della Ricerca-Intervento per lo Sviluppo di Comunità è necessario analizzare alcuni Elementi: - Esiti del Percorso Non Prevedibili: la presenza di numerosi e diversi soggetti, e la direzione che gli scambi tra essi può prendere non sono prevedibili ed ipotizzabili in modo chiaro a priori; - Parzialità del Ricercatore e dei Partecipanti: non si può pensare che l´intervento abbia caratteristiche di oggettività e di equidistanza, dato che sono proprio i contributi portati da ogn´uno a determinare la ricerca e l´intervento; - Intersoggettività: è proprio attraverso le relazioni che si produce conoscenza. Questo, se da un lato può condurre a difficoltà dovute alla conflittualità tra soggetti, serve a fornire nuovi punti di vista che possono ri-indirizzare il processo di cambiamento; - Partecipazione come Processo e Strumento: la partecipazione è essenzialmente democratica, ma può essere esercitata direttamente o tramite forme di rappresentanza, provenire dall´alto o dal basso ed essere interpretata come obiettivo o come strumento. Queste complessità, che possono giungere fino ad essere contraddizioni, non devono pero condurre a legittimare l´impossibilita di produrre il cambiamento.

VIII. RICERCA-AZIONE PARTECIPATA E "COOPERATIVE INQUIRY": ESPERIENZE A CONFRONTO Introduzione Nonostante nell´American Psychological Association la sezione di psicologia di comunità sia chiamata Society for Community Research and Action (SARA), indicando quindi l´importanza di associare alla ricerca anche la fase di intervento, vari autori hanno sottolineato come questo venga poche volte messo in pratica. Alla luce di quanto esposto nei capitoli precedenti, in questa parte verranno esposti due Esempi Pratici di Ricerca-Azione relativi a: - Ricerca Cooperativa in un Gruppo di Operatori; - Ricerca Partecipata in un Contesto Urbano. Ricerca Cooperativa e Team del Centro per le Famiglie di Napoli Nel 1996, su proposta di due psicologhe che lavoravano da anni nei servizi, venne istituito a Napoli il Centro per le Famiglie, il quale rappresentava un servizio costruito dalla rete creata tra Comune e Asl e che prevedeva la presenza di operatori con molta esperienza, i quali decisero di partecipare per volontà personale, non venendo quindi scelti secondo criteri organizzativi. Il servizio ha tra i suoi Punti Forti: - lavoro congiunto Comune-Asl;

- condivisione di spazi e strumenti metodologici; - corresponsabilità tecnico professionale dei due componenti istituzionali. I Principi Fondanti dell´esperienza sono: - Basso Livello della Soglia d´Accesso al Servizio; - Alta Specializzazione in Accettazione, Ascolto e Diagnosi Familiare; - Lavoro in Rete, Regia e Manutenzione della Stessa. Questo servizio ha lo scopo di dare risposte a problemi complessi, attivando sia risorse interne che esterne (ad es. reti sociali di supporto). Alcune Caratteristiche che è utile considerare sono: 1. Interazione e Condivisione di Decisioni e Responsabilità all´Interno dell´Equipe: caratteristica fondante dell´equipe è stata quella di permettere un libero scambio delle idee e delle riflessioni sui progetti, con una continua diffusione delle informazioni, anche a livello informale, tra tutti i membri i quali, scherzosamente, si definivano loro stessi una "famiglia". E´ proprio grazie a questa continua comunicazione e condivisione, anche relativa alle proprie componenti emotive, che un equipe composta da differenti professionalità è riuscita a stabilire uno scambio che permettesse di accedere a quel cambiamento di cui gli utenti multiproblematici avevano bisogno; 2. Costruzione di Saperi e Interventi Condivisi: il Modello d´Intervento proposto dal Centro, costruito grazie ad un´ampia conoscenza dei limiti degli interventi basati su una distinzione di ruoli professionali ed istituzionali, si basa sulla Funzione di Sarcitura, la quale può essere identificata come il tentativo di ristrutturare relazioni che un tempo hanno funzionato come supporto e che nell´attualità sono andate sfaldandosi a causa delle separazioni. Non strutturandosi come servizio impositivo o strettamente educativo, cercando quindi di comprendere quali erano nella realtà le possibilità di tenuta dei soggetti, il Centro ha creato inoltre uno Spazio di Parlabilità Reciproca tra servizi che valutasse attentamente, all´interno di ciascun intervento: - rischi; - tappe; - tempi; - possibili alleati; - modalità operative. 3. Ricerca Cooperativa e Modelli Organizzativi: come teorizzato da Heron (1996), i Criteri per la Ricerca Cooperativa sono: - alta competenza; - condivisione di obiettivi; - condivisione di procedure; - elaborazione delle metodologie; - discussione dei risultati; - ridefinizione dei modelli operativi. Differentemente da quanto avviene nella ricerca-azione, l´Obiettivo della Ricerca Cooperativa tiene conto, e ha effetto, anche delle procedure d´intervento degli stessi ricercatori. Sulla base dei Criteri prima citati, infatti, le procedure di ricerca del centro si basavano su alcuni Elementi: - trasformazione dell´individuo attraverso l´impegno negli scopi e nella ricerca; - presentazione di propri insight sul tema della ricerca; - redazione di rapporti progettuali, che descrivano commenti, spiegazioni e metodo; - competenze operative sulla ricerca, riguardanti forme partecipative e collaborative. L´esempio del Centro ben esemplifica quella che può essere definita come Clinica di Comunità, la quale prevede un´integrazione di saperi differenti in continua collaborazione tra loro. Una Ricerca-Azione Partecipata per Rispondere ai Bisogni delle Donne di una Piccola Cittadina del Sud Per comprendere meglio come l´attivazione dei destinatari costituisca un elemento centrale, è utile analizzare la Ricerca-Azione Partecipata sviluppata da Arcidiacono e Di Napoli (2006) nel Comune di Castellammare di Stabia a favore delle donne. Necessario è stato, preliminarmente, stabilire quali fossero i reali bisogni delle donne, per istituire un

servizio che vi potesse rispondere. Di tale ricerca bisogna analizzare alcuni Elementi: 1. Metodologia: rispetto ad essa sono rilevanti: - Obiettivi e Squadra di Lavoro Congiunta (Steering Commitee): fu creato un Comitato di Guida della Ricerca, composto dalla ricercatrice, dalla commissione delle pari opportunità e da un dottore di ricerca, tutte di sesso femminile, per stabilire le modalità partecipative da adottare per definire i bisogni della popolazione femminile e gli obiettivi dell´intervento; - Criteri per l´Individuazione delle Partecipanti: furono intervistate 28 donne, di età compresa tra i 18 ed i 65 anni, differenziate rispetto a livello di istruzione, professione e partecipazione politica o sociale. Seguendo le indicazioni di Martini e Sequi (1998), le partecipanti vennero scelte tra due gruppi di soggetti: - Soggetti In (leader riconosciuti a livello politico, economico e sociale); - Soggetti Out (minoranze sociali). - Strumenti di Ricerca e Analisi dei Dati: le prime interviste, seguendo il modello di Francescato, avevano l´obiettivo di analizzare i punti di forza e di debolezza del contesto in relazione alle caratteristiche delle donne e dei loro bisogni. Vi fu poi una discussione del Gruppo inerente le aree tematiche da esplorare. Infine, la Grounded Theory fu utilizzata dalle ricercatrici come modello di interpretazione del materiale raccolto. 2. Risultati: la codifica dei materiali ha permesso di comprendere i bisogni e le aspettative delle partecipanti nei confronti dello Sportello Donna. Tale sportello, principalmente rivolto a donne vittime di violenza o con mariti in prigione, aveva, come emerso dalle interviste, tre Funzioni Principali: - Spazio di accoglienza, aggregazione ed incontro; - Spazio dedicato alla presa in carico di eventi problematici (ad es. violenza o stupro) - Attività di rete per servizi di orientamento, promozione e supporto all´occupazione. I risultati misero in luce inoltre: - mutamento del ruolo della donna negli ultimi cinquant´anni; - necessita di creare un servizio che non replicasse, ma integrasse quelli esistenti; - creazione di un ruolo con esperienza diretta, che assumesse la funzione di dialogo; - capacita di mediazione tra le diverse posizioni espresse nella fase di restituzione dei dati, vista la forte contestazione da parte delle partecipanti. 3. Riflessioni sulle Procedure Attivate: le procedure attivate hanno permesso di creare un´integrazione tra i gruppi di ricerca e di lavoro istituzionali e gli attori sociali coinvolti, in questo caso le donne, approfondendo inoltre un elemento che è emerso come problematico nel corso della ricerca e che è rappresentato dalla sfiducia dei cittadini/e nei confronti dell´amministrazione e dei processi decisionali a livello locale. Anche se in questo caso non è stato utilizzato, visto che la richiesta derivava direttamente dai cittadini e dal comitato per le pari opportunità, Serrano-Garcia (1990) propone di avere uno Steering Commitee composto al 51% dai membri della comunità, cosi da garantire la rappresentatività, elemento che in questa ricerca è stato garantito dalla restituzione dei dati e dalle discussioni con la popolazione femminile. Città e Ricerca-Azione Partecipata La Ricerca-Azione Partecipata, fondamentale per le comunità locali, prevede che il Ricercatore lavori secondo tre prospettive: - Prima Persona: monitorare il proprio comportamento e il proprio impatto; - Seconda Persona: essere in grado di mettersi nei panni dell´altro; - Terza Persona: nel nome collettivo deve creare un intervento che superi i limiti spazio-geografici della comunità. E´ inoltre fondamentale rompere quello che può essere definito come Monopolio della Conoscenza, ed è per questo che si consiglia di definire i soggetti come partecipanti, dato che tali interventi possono avere luogo solo se si cerca di restituire un senso di autodirettività alle persone stesse e, maggiormente, a coloro che sono emarginati e privati di potere dalle politiche egemonizzanti moderne.

Il ruolo del ricercatore, all´interno della partecipazione e della delega di responsabilità, è quello di amico della ricerca, con specifiche competenze da apportare all´interno dell´intero processo di cambiamento. Vanno poi notate cinque Indicazioni, create da Reason e Bradbury (2008), le quali sono fondamentali per gli interventi nelle comunità locali: - la ricerca partecipata si focalizza sul domani e su come il futuro potrebbe essere; - il ricercatore ha funzioni di catalizzatore e attivatore delle esperienze; - il ricercatore lavora a stretto contatto con i partecipanti, identificando con essi i problemi ed i processi di generazione della conoscenza; - il ricercatore deve appartenere al contesto oggetto di studio, cercando di comprendere il proprio coinvolgimento; - la finalità è la sensibilizzazione degli animatori sociali rispetto allo stimolo e alla facilitazione della partecipazione sociale, fondamentale per permettere alle persone di produrre la propria storia e la propria scienza. Conclusioni La Ricerca-Azione, la quale secondo vari autori può utilizzare anche strumenti qualitativi come nell´esempio prima citato, si caratterizza per tre Elementi: - Obiettivo: trasformazione di un´area problematica ed empowerment; - Metodologia: azione all´interno di un processo sociale; - Ruolo del Ricercatore: inserito quale attore del processo di ricerca. Per la psicologia di comunità la finalità trasformativa della ricerca è lo sfondo della ricerca-azione partecipata, la quale richiede anche la presenza di committenti coscienti della necessita di investire su tali tipi di interventi.

IX. LA RICERCA-AZIONE FEMMINISTA L´Approccio Femminista si è sviluppato come un insieme di prospettive teoriche, epistemologiche e metodologiche che studiano e cercano di intervenire sullo studio dei generi, sulla critica sociale e sull´azione politica. Gli aspetti fondanti della Ricerca Femminista (Rf) sono stati applicati alla Ricerca-Azione Femminista (Raf), la quale verrà analizzata, sia nei suoi punti forti che nelle criticità, in questo capitolo. Introduzione Sin dagli anni ´60 il Movimento Femminista si è caratterizzato per una critica al modello epistemologico utilizzato nelle scienze sociali, e mutuato dal positivismo delle scienze naturali, e per il tentativo di modificare quello che è definibile come Malestream, ossia una considerazione androcentrica della scienza. Alcuni punti che la ricerca-azione ha messo in evidenza, tra cui il ruolo della soggettività del ricercatore e la valorizzazione delle differenze nei rapporti intergruppo, sono stati tra gli elementi principali analizzati dal femminismo, il quale è sempre stato basato su un integrazione tra ricerca ed mutamento. La Ricerca Femminista La Ricerca Femminista si distingue per un orientamento basato sulle variazioni e le integrazioni, in cui siano valorizzate l´interdisciplinarietà, le differenze all´interno dei gruppi, l´importanza delle esperienze individuali e le modalità di produzione della conoscenza patendo dall´esperienza dei singoli. La storia del Western Femminism divide questo sviluppo in tre fasi, distinguibili in base all´oggetto di cui si sono occupate: - First Wave: diritto di voto; - Second Wave: emancipazione e critiche alla produzione del sapere; - Third Wave: impossibilita di non riprodurre relazioni di potere. Un problema fondante è stato l´Istituzionalizzazione della Ricerca Femminista la quale viene sostenuta da varie autrici, sopratutto dell´are anglosassone, in quanto permette una diffusione delle teorie, mentre viene combattuta da altre per le quali tale movimento, culminato con la creazione dei

Gender Studies, tende ad aumentare la distinzione uomo-donna, elemento criticato dal femminismo post-strutturalista, e a creare un concetto di "donna universale" che non riesce ad attuare una riflessione più diversificata e fluida. La ricerca femminista in definitiva non è quella che si occupa di donne o è fatta da donne, ma quella che segue alcuni principi logici ed epistemologici fondamentali, citati all´inizio del paragrafo. La Ricerca-Azione Femminista Rispetto alla Ricerca-Azione Femminista bisogna analizzare alcuni Elementi: 1. Tra Ricerca Femminista e Ricerca-Azione: dato che ogni ricerca femminista è già di per sé dinamica ed in continua evoluzione, e deve sempre considerare tre livelli, rappresentati dalla persona, dal problema e dal metodo, essa sembra in stretto contatti con i criteri epistemologici e teorici della ricerca-azione, anche perché volta sempre ad un empowerment dei soggetti coinvolti. Nonostante questo va pero ricordato come, secondo un modello androcentrico, le donne siano state spesso escluse dalla ricerca-azione, nonostante le similarità degli approcci usati; 2. Principi Definitori della Ricerca-Azione Femminista: i Principi più rilevanti sono: - Inclusione: basata sul tentativo di partire da sé, riconnettendo l´esperienza individuale ai meccanismi di potere. La valorizzazione dell´esperienza soggettiva consente quindi di: - comprendere il funzionamento del patriarcato e dei suoi effetti; - identificare le fasi centrali e rilevanti di una ricerca; - tenere presente dei benefici a cui la ricerca conduce. - Partecipazione: elemento centrale, necessita comunque di una costante riflessione su chi detiene il potere decisionale e sull´ineliminabile disparità tra ricercatori e attori; - Azione: la comprensione delle cause è il pre-requisito per condurre all´azione, la quale passa, secondo un progressivo aumento di empowerment, attraverso la presa di coscienza da parte degli attori e dei ricercatori coinvolti rispetto alla situazione; - Cambiamento Sociale: inteso nel suo senso politico, esso rappresenta l´obiettivo principale, cercando quindi di giungere ad un mondo più democratico e paritario, consentendo inoltre un ri-posizionamento sociale dei gruppi svantaggiati; - Riflessività: riguarda la necessita di sottoporre alla stessa analisi, oltre l´oggetto della ricerca, anche lo stesso processo di analisi. Questo consente di prendere il punto di vista degli altri, oltre a permettere di affrontare le difficoltà metodologiche ed epistemologiche proprie di ogni ricerca. Un Esempio di Ricerca-Azione Femminista La ricerca presa in esempio, attuata da Lennie, Hatcher e Morgan (2003), riguarda il Tentativo di Empowerment delle Imprenditrici Agricole del Queensland, le quali vivono in situazioni di relativo isolamento sociale, attraverso l´utilizzo di tecnologie interattive (ad es. internet, e-mail, chat e forum). Questo avrebbe dovuto consentire anche ricadute in termini di efficacia percepita, sia a livello personale che nello sviluppo della comunità. Di tale ricerca è utile analizzare: 1. Obiettivi: le ricercatrici, in un´ottica post-strutturalista, hanno cercato di favorire lo sviluppo dell´empowerment, visto pero come un elemento consapevole e non come qualcosa che automaticamente porta risultati positivi. In questo senso hanno dimostrato la costante capacita critica di riflettere sul loro lavoro, vedendone lati positivi e mancanze; 2. Metodo: il gruppo era costituito da ricercatori e ricercatrici con esperienza nel settore, oltre che da rappresentanti del governo e dell´industria, e dalle stesse "rural women". La ricerca, attraverso un metodo qualitativo basato sul linguaggio, capace quindi di distinguere tra discorso dominante e discorso alternativo e tra potere e resistenza al potere (Potter e Wheterell, 1987), ha cercato di favorire l´empowerment valorizzando modalità che dessero voce alle donne; 3. Risultati: gli esiti presentati sono frutto di un processo di autoriflessione, il quale vuole evidenziare gli snodi critici o gli esiti contraddittori che si possono trovare: - Prima Analisi: basata sull´analisi del materiale discorsivo delle ricercatrici, nel tentativo di comprendere se era stato utilizzato un discorso dominante, ha messo in luce quattro Forme di Discorso Dominante: - Egualitarismo Femminista (tentativo di usare un linguaggio inclusivo);

- Attenzione e Cura (attenzione all´instaurarsi delle relazioni di mutuo-aiuto); - Expertise Accademico (distinzione dei ruoli in base alle conoscenze); - Expertise Tecnologico (disparita di potere tra esperti e non). - Seconda Analisi: basata sui discorsi delle ricercatrici e delle partecipanti, mirava ad evidenziare l´esistenza di un discorso alternativo, identificando strategie di resistenza al potere messe in atto dalle partecipanti. Tale concetto ha permesso di rilevare i fattori di empowerment e di disempowerment presenti, tra i quali, secondo l´ottica post-strutturalista adottata, esiste una sottile linea di distinzione. Qualche esempio dei modi in cui le partecipanti hanno fatto parzialmente fallire gli intenti delle ricercatrici sono: - Tentativo di Creare Relazioni di Potere più Equilibrate (nonostante il tentativo egualitario delle ricercatrici, alcune partecipanti si sono sentite escluse per le loro scarse competenze rispetto agli strumenti informatici da utilizzare); - Legami di Amicizia e Ricercatrici come Madri (l´utilizzo di un linguaggio amicale ed affettivamente rilevante, ha portato le ricercatrici a definirsi come "madri", con un riprodursi delle differenze tra esperti e non. Inoltre l´uso di questo linguaggio rende più difficoltosa la gestione dell´autorità e il riconoscimento della competenza; - Questioni di Potere e di Expertise (difficoltà sono state riscontrate nel riconoscimento del proprio ruolo accademico delle ricercatrici che, quando si definivano come prof. o come dottoresse tendevano a creare una gerarchia sociale, con chiari effetti di disempowerment); - Competenza Tecnologica (se da un lato le ricercatrici cercavano di non mostrare la loro expertise tecnologica, dall´altro le partecipanti si aspettavano che questo gli fosse mostrato, con ineliminabili effetti di disempowerment creati dalle diverse aspettative. Questo esempio di ricerca dimostra come interventi che mirano all´empowerment possano creare anche effetti contrari e come sia necessario mostrare agli attori sociali, in questo caso le donne, che esiste la possibilità di posizionamenti multipli del potere, tenendo comunque sempre in mente la knowing humility, che consente apertura e consapevolezza dei limiti e dei pericoli insiti nelle pratiche di ricerca. Conclusioni Il Ruolo Positivo della Ricerca-Azione Femminista è rilevabile in alcuni elementi: - continua revisione del modello di scienza dominante in un contesto storico-culturale; - consapevolezza, autocritica e desinazione altruista dell´intervento da parte di chi fa ricerca; - problematizzazione del potere di produzione della conoscenza e relativizzazione del ruolo dell´esperto nel definire cosa sia la realtà. Partendo da questo si può quindi affermare che se la Ricerca-Azione e la Ricerca-Azione Femminista condividono gli ideali di emancipazione e democratizzazione, quest´ultima suggerisce nuove riflessioni sui partecipanti e su chi fa ricerca, auspicando la costruzione di nuove forme di produzione di conoscenza e azione.

X. RICERCA-AZIONE: UN´ANALISI DELLA LETTERATURA Introduzione Attraverso l´analisi degli articoli contenuti in PsycINFO, questo capitolo ha analizzato la Ricerca-Azione in letteratura secondo alcune Variabili: - Anno di Pubblicazione: distinzione in tre categorie della durata di venti anni; - Luogo di Pubblicazione: distinzione in base al continente di appartenenza; - Ambito Disciplinare: distinzione in sei macroaree della psicologia. Il Percorso Storico I risultati hanno evidenziato una crescita esponenziale dei lavori pubblicati: - 1946-1966: 69 articoli; - 1967-1987: 161 articoli;

- 1988-2007: 1198 articoli. Inoltre negli ultimi vent´anni è stata evidenziata una mutazione anche in termini di ampliamento del campo di indagine, riconoscimento delle dimensioni comunitarie e maggiore esplorazione, tramite i metodi qualitativi, dei fenomeni indagati. Quest´ultimo elemento è in contrapposizione con una ricerca-azione basata di più sulla verifica delle ipotesi. La Geografia della Ricerca-Azione La distinzione geografica degli articoli è cosi distribuita: - Nord America: 48%; - Europa: 37%; - Oceania: 7%; - Asia: 4%; - Africa: 1%; - Sud America: 1%. Nelle pubblicazioni europee è evidente un costante rimando all´approccio clinico-psicoanalitico del Tavistock Institute, con il principale utilizzo di modelli lewiniani o di modelli della pratica riflessiva, teorizzata da Schon. Nelle pubblicazioni americane vi è un forte rimando allo sviluppo di comunità sia nelle tematiche analizzate che nel modello, basato prevalentemente su un approccio partecipativo. Gli Ambiti Disciplinari Per quello che riguarda gli ambiti disciplinari, la distribuzione è la seguente: - Educational Psychology: 28%; - Organizational Psychology: 23%; - Treatment & Prevention: 23%; - Social Psychology: 12%; - Research Methods: 8%; - Psychological & Physical Disorders: 6%. Questo permette di individuare che, nonostante varie differenze, la ricerca-azione è utilizzata in vari contesti e ambiti disciplinari, con una distinzione basata principalmente sui contesti di riferimento e non sui metodi utilizzati. Conclusioni Questi Risultati hanno evidenziato tre elementi: - crescente legittimazione della ricerca-azione; - progressiva diffusione della ricerca-azione in ambiti e settori disciplinari diversi; - progressiva diversificazione e differenziazione delle prospettive sulla ricerca-azione