LA FARETRA - seminariobrescia.it · III OPERA DI MISERICORDIA CORPORALE VESTIRE GLI IGNUDI...

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“UN CORPO MI HAI PREPARATO” Eb 10,3 A- FOCALIZZAZIONE: A testa bassa B- ATTEGGIAMENTO COSTRUTTIVO O DISTRUTTIVO: Caparbietà (alla fine della lettura del punto C, cerchia se l’atteggiamento è costruttivo o distruttivo per l’amicizia con Gesù) C- DECIFRAZIONE: Un telecronista, commen- tando una partita di calcio, diceva: “Ora la squadra sta caricando a testa bassa per ribaltare il risultato. Con caparbietà i gioca- tori si gettano su ogni pallone.” Anche nel quotidiano e nel rapporto con Gesù è così: davanti alla preghiera di tutti i giorni, da- vanti alla messa da servire, davanti a un gesto di altruismo verso chi ci chiede un favore, davanti al nostro dovere di fare i compiti, davanti a un modo di comportarci che non sfiori la maleducazione, dobbiamo caricare a testa bassa, cioè dobbiamo essere caparbi perché spesso la voglia, gli amici e le situazioni ci dicono: “Lascia perdere … chi te lo fa fare? Fai come gli altri. Non impegnar- ti!” Chi è il ragazzo caparbio? È colui che non cede di fronte al male. È colui che agisce, facendo il bene, senza pensarci due volte. È colui che ha il coraggio di far valere le proprie idee, rispettando gli altri. È colui che, dopo aver peccato, non si arrende: si rialza, si confessa e ricomin- cia subito il rapporto d’amicizia con Gesù. È colui che sa imporsi sulle decisioni sbagliate in modo tenace. È colui che si impegna al massimo per svolgere bene i suoi doveri. È colui che fa di tutto pur di non rompere l’amicizia con Gesù. D- CONCRETIZZAZIONE: Questa settimana: 1- Sto attento a scuola e faccio tutti i miei compiti con estrema attenzione. 2- Mantengo tenacemente il mio rapporto con Gesù, recitando sempre le pre- ghiere del mattino e della sera. n°50 settimana dal 2 all’8 novembre Seminario minore di Brescia LA FARETRA DEL MINISTRANTE CAPARBIETÀ Spirito Santo, vieni e fortifica la mia volontà perché sia tenace nel fare bene il mio dovere e nell’allontanare il male. Spirito Santo, vieni e sostieni i miei piedi vacillanti perché sia caparbio nel camminare sulla strada che porta a Gesù Cristo. Spirito Santo, vieni e irrobustisci i miei pensieri perché non si sporchino con il male e non ci pensino due volte a fare il bene. Spirito Santo, vieni e rendi il mio cuore resistente alla tentazione perché a testa bassa carichi contro il peccato. E se mi capita di arrendermi e di peccare, Spirito Santo dammi caparbietà, tenacia e coraggio per confessarmi e riprendere subito il cammino d’amicizia con Gesù Cristo. Amen.

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“UN CORPO MI HAI PREPARATO” Eb 10,3 A- FOCALIZZAZIONE: A testa bassa

B- ATTEGGIAMENTO COSTRUTTIVO O DISTRUTTIVO: Caparbietà (alla fine della lettura del punto C, cerchia se l’atteggiamento è costruttivo o distruttivo per l’amicizia con Gesù)

C- DECIFRAZIONE: Un telecronista, commen-tando una partita di calcio, diceva: “Ora la squadra sta caricando a testa bassa per ribaltare il risultato. Con caparbietà i gioca-tori si gettano su ogni pallone.” Anche nel quotidiano e nel rapporto con Gesù è così: davanti alla preghiera di tutti i giorni, da-vanti alla messa da servire, davanti a un gesto di altruismo verso chi ci chiede un favore, davanti al nostro dovere di fare i compiti, davanti a un modo di comportarci che non sfiori la maleducazione, dobbiamo caricare a testa bassa, cioè dobbiamo essere caparbi perché spesso la voglia, gli amici e le situazioni ci dicono: “Lascia perdere … chi te lo fa fare? Fai come gli altri. Non impegnar-ti!” Chi è il ragazzo caparbio? È colui che non cede di fronte al male. È colui che agisce, facendo il bene, senza pensarci due volte. È colui che ha il coraggio di far valere le proprie idee, rispettando gli altri. È colui che, dopo aver peccato, non si arrende: si rialza, si confessa e ricomin-cia subito il rapporto d’amicizia con Gesù. È colui che sa imporsi sulle decisioni sbagliate in modo tenace. È colui che si impegna al massimo per svolgere bene i suoi doveri. È colui che fa di tutto pur di non rompere l’amicizia con Gesù.

D- CONCRETIZZAZIONE: Questa settimana: 1- Sto attento a scuola e faccio tutti i miei compiti con estrema attenzione. 2- Mantengo tenacemente il mio rapporto con Gesù, recitando sempre le pre-ghiere del mattino e della sera.

n°50 settimana dal 2 all’8 novembre

Seminario minore di Brescia

LA FARETRA

DEL

MINISTRANTE

CAPARBIETÀ Spirito Santo, vieni e fortifica la mia volontà perché sia tenace nel fare bene il mio dovere e nell’allontanare il male. Spirito Santo, vieni e sostieni i miei piedi vacillanti perché sia caparbio nel camminare sulla strada che porta a Gesù Cristo. Spirito Santo, vieni e irrobustisci i miei pensieri perché non si sporchino con il male e non ci pensino due volte a fare il bene. Spirito Santo, vieni e rendi il mio cuore resistente alla tentazione perché a testa bassa carichi contro il peccato. E se mi capita di arrendermi e di peccare, Spirito Santo dammi caparbietà, tenacia e coraggio per confessarmi e riprendere subito il cammino d’amicizia con Gesù Cristo. Amen.

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III OPERA DI MISERICORDIA CORPORALE

VESTIRE GLI IGNUDI “Signore, quando mai ti abbiamo visto nudo e ti abbiamo ve-stito?”. “In verità io vi dico: ogni volta che avete fatto questo a uno di questi miei fra-telli più piccoli, l’avete fatto a me.” (cfr. Mt 25,31-46) SI NARRA CHE ... Negli Atti degli Apostoli, San Luca scrive: “A Giaffa c’era una disce-pola chiamata Tabità, nome che significa ‘Gazzella’, la quale ab-bondava in opere buone e faceva molte elemosine. Proprio in quei giorni si ammalò e morì. I disce-poli avvisarono Pietro. Appena arrivato, lo condussero al piano superiore e gli si fecero incontro tutte le vedove in pianto e gli mostravano le tuniche e i mantelli che ‘Gazzella’ confezionava quando era fra di loro. Pietro si inginocchiò, poi disse: «Tabità, alzati!», quindi le prese la mano e la presentò a tutti viva.” (At 9,36-41)

Ecco una donna di cuore che ha capito e messo in pratica gli insegnamenti riguar-do alle opere di misericordia corporale, in particolare il comando di vestire coloro che ne hanno bisogno. Risuona alla memoria anche il libro dell’Antico Testamento di Tobia nel quale Tobi dava un consiglio al figlio Tobia: “Fa’ parte dei tuoi vestiti agli ignudi.” (Tb 4,16) PARLA UN TESTIMONE:

Sant’Agostino scrive: “È inverno, vestite gli ignudi; nudo è Cristo.” (Serm. 95,7)

Un commentatore ha detto: “Vestire gli ignudi: la prima opera di miseri-cordia corporale e spiri-tuale praticata dal Cre-atore. Quando Adamo

ed Eva s’accorsero delle conse-guenze del loro peccato, Dio, con inaudita tenerezza, procurò un vestito per coprire la loro nu-dità e il loro peccato.” PER RIFLETTERE: RILEGGI ATTEN-TAMENTE LA FRECCIA DELL’ASCOLTO E COMPLETA IL CRUCIVERBA. POI, INVIA LA RISPOSTA PER IL CAMPIONA-TO DELLA FARETRA D’ORO! ([email protected])

“Bene, Carletto. La celebrazione è iniziata, abbiamo fatto il segno di croce e ora ti spiego cosa segue.”

IL SALUTO Dopo il segno di croce, il celebrante saluta l’assemblea con una breve frase. AD ESEMPIO: La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l'amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo sia con tutti voi. E noi rispondiamo: E con il tuo spirito. Oppure il sacerdote usa un’altra frase tratta dalla Bibbia e noi rispondiamo sempre allo stesso modo.

MONIZIONE INTRODUTTIVA La monizione è un piccolo discorso detto dal cele-brante per introdurre l’atto penitenziale. AD ESEMPIO: Fratelli, per celebrare degnamente i santi misteri, riconosciamo i nostri peccati.

RICAPITOLIAMO “Ora, Carletto, facciamo un piccolo ripasso di quanto detto fin qui”.

IMPEGNO: Faccio una piccola ricerca sul “saluto iniziale” della messa, cercando sul messale quanti sono e cosa dicono (posso cercare anche su Internet).

SCOPRIAMO LA MESSA