LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per...

52

Transcript of LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per...

Page 1: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

LA CATTEDRALERICONSEGNATA AL

POPOLO DI DIO

Page 2: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

Periodico di informazione della Diocesi di TricaricoAnno XXIII - Nuova serie - n. 125 - ottobre/novembre/dicembre 2013

Direttore Responsabile:Giuseppe Abbate

Redazione:Vincenzo CantoreAnna GiammettaVito SaccoMaria Antonietta CalbiAntonietta Vizzuso

Sede Redazione:c/o Curia VescovilePiazza Ra� aello Delle Nocche75019 TRICARICO (MT)

tel. e fax 0835.723052e-mail: [email protected]

C.C.P. n. 10646750intestato a:Fermenti Curia Vescovile75019 TRICARICO (MT)

Registrazione Tribunale di Matera n. 104 del 6/3/1990Spedizione in abbonamento art. 2 post. comma 20/c, legge 662/96 del 23/12/1996� liale di Matera

sommarioLA PAROLA DEL VESCOVO1 Lettera ai ragazzi e alle ragazze di prima Comunione di Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Vincenzo Carmine Orofi noIL PUNTO2 Proiettati verso il convegno ecclesiale di Firenze (2015) per far apprezzare l'umanesimo cristiano di Giuseppe AbbateRIAPERTURA CATTEDRALE 4 La Cattedrale riconsegnata al popolo di Dio di Nicola Soldo e Vito Sacco7 Backstage degli ultimi lavori della Cattedrale di Carmela Picardi e Antonio MartelliMISSIONE AL POPOLO DI DIO8 Missione a Corleto Perticara a cura dei giovani di CorletoVITA IN DIOCESI10 La Famiglia tra valori e precarietà sociale di Antonietta Marchese11 Viandanti della Fede di Vincenzo Cantore12 Bicchiere levato all'altruismo di Maria Rosaria Deniso13 Corresponsabili della gioia di vivere di Giuseppina Piliero14 Giornata dell'ammalato a Guardia Perticara di Margherita Vignola15 I volontari di Don Pancrazio si incontrano per gli auguri di Sonia Sacco16 Il Signore è buono e grande nell'amore! di Suor Melina Ganni17 Natale con l'ammalato 2013 di Margherita VignolaANNO DELL'EUCARISTIA18 L'Eucaristia: presenza reale di Gesù nel Sacramento dell'amore di Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Vincenzo Carmine Orofi noCULTURA22 La Chiesa Cattedrale: elementi storici, artistici e teologico-liturgici per un abbozzo di defi nizione di Nicola Soldo e Antonietta Vizzuso27 Il comunicare sia come il buon Samaritano nelle strade digitali di Anna GiammettaTERRITORIO28 Intervista al deputato Cosimo Latronico di Giuseppe AbbateDALLE PARROCCHIE32 Tricarico - Festa dell'anziano di Tonino Evangelista34 Grassano - Subito ritorno a casa di Mariella Aversa e Margherita Bonelli35 San Mauro Forte - XLVII Giornata Mondiale della Pace a cura dell'Azione Cattolica di San Mauro Forte36 Stigliano - Un sogno diventato realtà di Maria Antonietta Calbi39 Tricarico - Gli angeli custodi della Cattedrale di Vito Sacco40 Tricarico - Terra Mia di Vito Sacco41 Tricarico - Incontro con i seminaristi di Giuseppe Ferraiuolo42 Tricarico - Un Battesimo particolare di Vito Sacco43 Tricarico - Giornata delle famiglie: la festa continua… di Pietro CetaniALLA SCUOLA DEI SANTI44 Maria Marchetta: donna di Fede Omelia di Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Vincenzo Carmine Orofi noSEGNI DI COMUNIONE E PARTECIPAZIONE47 Consiglio Pastorale Diocesano - Verbale n. 24Grafi ca e stampa: Tip. GAGLIARDI - Lagonegro (Pz)

tel. 0973.22744 - e mail: [email protected]

Periodico di informazione della Diocesi di TricaricoAnno XXIII - Nuova serie - n. 125 - ottobre/novembre/dicembre 2013

Direttore Responsabile:Giuseppe Abbate

Redazione:Vincenzo CantoreAnna GiammettaVito SaccoMaria Antonietta CalbiAntonietta Vizzuso

Sede Redazione:c/o Curia VescovilePiazza Ra� aello Delle Nocche75019 TRICARICO (MT)

tel. e fax 0835.723052e-mail: [email protected]

C.C.P. n. 10646750intestato a:Fermenti Curia Vescovile75019 TRICARICO (MT)

Registrazione Tribunale di Matera n. 104 del 6/3/1990Spedizione in abbonamento art. 2 post. comma 20/c, legge 662/96 del 23/12/1996� liale di Matera

Grafi ca e stampa: Tip. GAGLIARDI - Lagonegro (Pz)tel. 0973.22744 - e mail: [email protected]

Periodico di informazione della Diocesi di TricaricoAnno XXIV - Nuova serie - n. 126 - gennaio/febbraio/marzo 2014

Direttore Responsabile:Giuseppe Abbate

Redazione:Vincenzo CantoreNicola SoldoAnna GiammettaVito SaccoMaria Antonietta CalbiAntonietta Vizzuso

Sede Redazione:c/o Curia VescovilePiazza Ra� aello Delle Nocche75019 TRICARICO (MT)

tel. e fax 0835.723052e-mail: [email protected]

C.C.P. n. 10646750intestato a:Fermenti Curia Vescovile75019 TRICARICO (MT)

Registrazione Tribunale di Matera n. 104 del 6/3/1990Spedizione in abbonamento art. 2 post. comma 20/c, legge 662/96 del 23/12/1996� liale di Matera

Grafi ca e stampa: Tip. GAGLIARDI - Lagonegro (Pz)tel. 0973.22744 - e mail: [email protected]

Page 3: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

La parola del Vescovo

Carissimi ragazzi e ragazze,con il cuore pieno di aff etto vi scrivo questa lettera per condividere con ciascuno di voi un pezzo del

cammino che state compiendo in vista dell’incontro speciale che farete con Gesù il giorno della vostra Prima Comunione.

Voi già conoscete e amate Gesù, ma nei prossimi mesi Lo riceverete fi sicamente nel vostro corpo. Nel giorno della vostra Prima Comunione, per la prima volta, mangerete il Corpo di Gesù e berrete il Suo San-gue. Gesù verrà dentro di voi e stabilirete con Lui un rapporto unico e particolarmente profondo, poiché Egli ha detto che “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui” (Gv 6,56). Gesù verrà nel vostro corpo e dimorerà nella vostra vita. Gesù in voi e voi in Lui. Quale grande dono per la vostra esistenza! Quale immensa speranza! Quale consolante e rassicurante compagnia! Per sempre e per tutti. Se lo vorrete. Fate bene, perciò, cari ragazzi e ragazze, a far festa il giorno della Prima Comunione. È la festa dell’Eucaristia. È la vostra festa. È la festa dell’incontro con il Signore. È la festa dell’Amore donato e ricevuto. È la festa della fede. È festa per voi, per la vostra famiglia e per tutta la comunità parrocchiale.

Anch’io, come già stanno facendo i vostri genitori e i vostri parroci, voglio accompagnarvi verso que-sto incontro così importante e decisivo per la vostra vita. Anch’io voglio essere partecipe del vostro cam-mino di fede. Vi invito, pertanto, a venire con me il prossimo 27 aprile 2014 in Pellegrinaggio a Lanciano (CH), dove agli inizi del Settecento è avvenuto uno dei più noti miracoli eucaristici della storia della Chiesa. Sarete accompagnati dai vostri genitori, dai catechisti e dai sacerdoti. Vivremo una bella giornata di facile esperienza ecclesiale pregando insieme davanti alle “reliquie eucaristiche” custodite nella chiesa di San Francesco. Preparatevi a questo gesto diocesano nel modo più opportuno, seguendo fedelmente le indi-cazioni degli educatori.

Da parte mia vi esorto a vivere con particolare intensità il tempo quaresimale, al culmine del quale la Liturgia della Chiesa pone l’Istituzione dell’Eucaristia, avvenuta nel Cenacolo durante l’Ultima Cena. San Luca nel suo racconto evangelico ci dice che, alla vigilia della Sua passione, Gesù “prese un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro (ai suoi Apostoli) dicendo: Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me. Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi” (Lc 22,19-20). Con questo gesto Gesù si è dona-to per sempre e totalmente a tutti gli uomini di tutti i tempi, e quindi anche a ciascuno di noi.

1

Lettera ai ragazzie alle ragazze

di Prima Comunione

11

Page 4: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

Proiettati verso il convegno ecclesiale di Firenze (2015)

per far apprezzare l’umanesimo cristiano

Giuseppe AbbateIl Punto

2

Meditate il Messaggio per la Quaresima di Papa Francesco che ci invita a seguire Gesù che “è ricco come lo è un bambino che si sente amato e ama i suoi genitori e non dubita un istante del loro amore e della loro tenerezza”.

Gesù è felice di essere il Figlio del Padre: siate anche voi felici di essere figli di Dio e amici di Gesù, protagonisti entusiasti della vita della Chiesa. Gesù ha una predilezione per voi ragazzi e ragazze, tanto che chiede a noi adulti di diventare come voi per “entrare nel Regno dei cieli” (Mt 18,3). Abbiate anche voi un amore preferenziale per Gesù: sarete ripagati con l’abbondanza della vita e la pienezza della gioia.

La Madonna, la mamma di Gesù, vi accompagni nel cammino della vita e vi custodisca nel suo amore.Il Signore Gesù, Pane vivo per la vita, benedica voi e le vostre famiglie.Con grande affetto. Il vostro Vescovo Tricarico, 31 gennaio 2014Memoria di San Giovanni Bosco

La parola del Vescovo

È partito l’invito a partecipare al convegno del de-cennio. Dopo Roma, Loreto, Palermo e Verona, appuntamento nel capoluogo toscano. “Solo una Chiesa che si rende vicina alle persone e alla loro vita reale pone le condizioni per l’annuncio e la co-municazione della fede”. È il presupposto da cui parte l’“invito” al prossimo Convegno ecclesiale na-zionale, che si svolgerà a Firenze dal 9 al 13 novem-

bre 2015 sul tema: “In Gesù Cristo il nuovo umane-simo”. “L’atteggiamento che deve ispirare la rifles-sione è quello a cui richiama quotidianamente Papa Francesco”, scrivono i vescovi: “Leggere i segni dei tempi e parlare il linguaggio dell’amore che Gesù ci ha insegnato”. “Attingendo alla tradizione viven-te della fede cristiana – si legge nell’introduzione, firmata da monsignor Cesare Nosiglia, presidente

del Comitato preparatorio – intendiamo avviare una riflessione sull’umanesimo, su quel ‘di più’ che rende l’uomo unico tra i viventi; su ciò che significa libertà in un contesto sfidato da mille possibilità; sul senso del limite e sul legame che

ci rende quello che siamo”. “Come superare l’interruzione della relazione con l’Altro, così

nociva per la giusta comprensione dell’uo-mo?”. Di questo interrogativo il Convegno ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-

ni tra di loro”. “Prepararsi al Convegno di Firenze – si legge ancora nell’invito – può rappresentare per le Chiese che sono in Italia l’occasione propizia di

Page 5: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

3

Il Punto

ripensare lo stile peculiare con cui interpretare e vivere l’umanesimo nell’epoca della scienza, della tecnica e della comunicazione”. Sulla base dei con-tributi inviati alla segreteria del Comitato prepara-torio entro fi ne maggio 2014, verrà elaborato il do-cumento di lavoro per l’anno pastorale successivo.Un cammino mai interrotto. Quello di Firenze sarà il quinto Convegno ecclesiale nazionale, da “incro-ciare” con gli Orientamenti pastorali del decennio entro cui il Convegno stesso si collocava. In questo cammino di “rinnovamento” che ha caratterizzato questi 50 anni di attuazione del Concilio, “al centro dell’attenzione è sempre rimasta l’evangelizzazio-ne, attuata in spirito di dialogo con il contesto so-ciale italiano”, si legge nell’invito, e “sempre desta è stata anche l’attenzione nei riguardi dell’huma-num”.

Aff rontare la crisi antropologica. “La modernità – aff ermano i vescovi – ci consegna un mondo pro-vato da un individualismo che produce solitudine e abbandono, nuove povertà e disuguaglianze, uno sfruttamento cieco del creato che mette a repen-taglio i suoi equilibri”. Per questo, “è tempo di af-frontare tale crisi antropologica con la proposta di un umanesimo profondamente radicato nell’oriz-zonte di una visione cristiana dell’uomo ricavata dal messaggio biblico e dalla tradizione ecclesia-le, e per questo capace di dialogare col mondo”. “Il tu e il noi – gli altri – nell’epoca in cui viviamo sono spesso avvertiti come una minaccia per l’inte-grità dell’io”, ammonisce la Cei citando l’emergenza

educativa: “La diffi coltà di vivere l’alterità emerge dalla frammentazione della persona, dalla perdita di tanti riferimenti comuni e da una crescente inco-municabilità”. Per superare l’interruzione tra l’io e l’altro, la proposta della Cei, occorre “riguadagna-re la consapevolezza del nostro provenire da Dio: non siamo Dio, ma siamo da Dio e, conseguente-mente, per Dio. Non possiamo più pensare: ‘O io, o Tu’, ma siamo spinti a riconoscere: ‘Io grazie a Te’”.L’umanesimo cristiano. “Oggi l’umanesimo cri-stiano sembra essere soltanto una variante mino-ritaria tra i numerosi e diff erenti umanesimi che preferiscono non richiamarsi ad alcuna ispirazio-ne evangelica”, denunciano i vescovi. Per questo, “pur nella consapevolezza della natura plurale dell’odierna società”, uno degli scopi del Convegno è quello di “proporre alla libertà dell’uomo contem-poraneo la persona di Gesù Cristo e l’esperienza cristiana quali fattori decisivi di un nuovo umane-simo”, a partire della consapevolezza che “l’an-nuncio dell’evento di Cristo sia capace di interagire con Chiese e confessioni cristiane, con le religioni e con le diverse visioni del mondo, valorizzando tutti gli elementi positivi che la modernità può off rire in abbondanza”. “I cristiani, in quanto cittadini, desi-derano abitare con questo stile la società plurale, protesi al confronto con tutti, in vista di un ricono-scimento reciproco”, assicurano i vescovi, secondo i quali il Convegno di Firenze può essere anche l’oc-casione “perché ogni Chiesa possa ripensare anche alle fi gure signifi cative che in epoche diverse hanno indicato la via di un autentico umanesimo cristiano”.

3

Il Punto

Mentre questo numero di Fermenti andava in stampa è giunta la notizia che venerdi 14 marzo si era spenta serenamente la signora Elisabetta Ciancio, mamma di Mons. Vincenzo Orofi no, nostro amato Vescovo. In questo momento di dolore assicuriamo la nostra fraterna preghiera per la cara sorella Elisabetta, che si è addormentata nella speranza della Resurrezione, perché il Signore l’accolga nella luce del Suo Volto.Invochiamo la forza dello Spirito per tutta la famiglia Orofi no/Ciancio. Il Risorto li aiuti e li conforti in questo momento di dolore e di distacco.Tutta la redazione di Fermenti si stringe con aff etto e con la preghiera al nostro Vescovo e a tutta la sua famiglia.

3

Il Punto

Page 6: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

La riapertura al culto della cattedrale, avvenuta sabato 21 dicembre, dopo la chiusura di circa tre anni fa per impegnativi e improcrastinabili lavori

di consolidamento delle colonne e del tetto e per lavori di restauro che l’hanno riportata a nuovo splendore, ha rappresentato un importante momento per la vita spiri-tuale della Diocesi di Tricarico e di festa per tutta la comu-nità diocesana, con i suoi 19 paesi, come ha commentato, durante l’omelia, il nostro Vescovo, monsignor Vincenzo Orofino, che ha presieduto la solenne concelebrazione re-ligiosa. Il valore altamente religioso della riapertura della cattedrale è evidente nel fatto che è la chiesa dove ha la sede il Vescovo ed è il luogo dove tutta la comunità dioce-sana si ritrova in unità, come bene ha spiegato monsignor Orofino durante l’omelia. Alla concelebrazione hanno par-tecipato i sacerdoti della Diocesi ed erano presenti, tra gli altri, le maestranze, gli amministratori dei comuni dioce-sani e provinciali, le autorità civili e militari, il vice ministro degli Interni Filippo Bubbico e il presidente della Giunta regionale Marcello Pittella. È stato anche reinstallato, nel suo posto originario, il pulpito costruito tra il 1799 e il 1800 e fatto rimuovere circa cinquant’anni fa, restaurato da Franco Martinelli. Durante la funzione religiosa, il Vescovo ha consacrato il nuovo altare in pietra, progettato dal di-rettore dell’Ufficio diocesano per l’Edilizia di culto Nicola Ferri, in cui ha inserito una parte delle reliquie di San Po-tito, patrono di Tricarico e della Diocesi. Durante l’omelia, monsignor Orofino ha ringraziato tutti coloro che, a vario titolo, hanno contribuito alla realizzazione dei lavori di re-stauro della cattedrale e ha evidenziato sia l’aspetto siner-gico e collaborativo tra le istituzioni, che ha portato alla realizzazione del bene comune, sia l’alto valore culturale dell’opera di restauro, perché la chiesa di Tricarico raccon-ta più di mille anni di storia. A conclusione della concele-brazione religiosa, animata dalla corale polifonica “Santa Cecilia”, sono intervenuti Francesco Canestrini, soprinten-

Nicola Soldo e Vito Sacco Riapertura Cattedrale

4

Page 7: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

dente per i Beni architettonici, il qua-le ha espresso la sua soddisfazione per il restauro di un edifi cio molto si-gnifi cativo dopo breve tempo, in un momento di crisi economica; Marcel-lo Pittella, che ha voluto evidenziare l’aff etto che verso monsignor Orofi -no hanno non solo i fedeli della Dio-cesi che regge ma anche quelli della Diocesi di provenienza del Vescovo e Filippo Bubbico, che ha ringraziato il Vescovo per la sua testimonianza, per il suo impegno e per il lavoro che compie ogni giorno nel tenere insie-me una comunità.

Le celebrazioni per la riapertura della cattedrale si sono concluse dome-nica 22 dicembre con un convegno di studio teologico-liturgico-storico sulla cattedrale, durante il quale il parroco don Giovanni Trolio, ringra-ziando il Vescovo “che, con tenacia

e passione pastorale, ha desiderato la riapertura della cattedrale”, ha off erto uno sfondo biblico sugli spa-zi sacri come luoghi privilegiati ma non esclusivi dell’incontro con Dio. Successivamente, sono intervenuti suor Maria Roversi, docente di litur-gia e arte all’Istituto di Scienze Reli-giose di Matera, la quale ha trattato il tema della nascita della cattedrale nella tradizione cristiana, sotto il pro-fi lo teologico e liturgico e don Nicola Soldo, direttore dell’Uffi cio diocesa-no per i Beni culturali, che invece ha percorso un itinerario tra fonti do-cumentarie e studi per parlare della cattedrale di Tricarico tra arte e sto-ria. Le relazioni successive sono sta-te di carattere prettamente tecnico e hanno visto la presenza di Biagio La Fratta, della Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggisti-ci della Basilicata, che ha spiegato

3

Riapertura Cattedrale

5

Page 8: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

gli interventi di restauro e consolidamento effettuati nella cattedrale dal 2009 a oggi; di Nicola Ferri, direttore dell’Ufficio diocesano per l’Edilizia di culto, che si è soffermato sulla descrizione tecnico-artistica dell’altare da lui progettato; di Nicola Masini, docente di restauro architettonico all’Università di Basilicata e di Domenico Liberatore, docente di tecnica delle costruzioni al-l’Università “La Sapienza” di Roma, entrambi dell’Istituto

per i Beni archeologici e monu-mentali di Potenza - Cnr a cui è stato affidato il progetto di consolidamento delle colonne, sugl’interventi di consolidamen-to della struttura; infine, del restauratore Franco Martinelli, che ha illustrato le fasi comples-se del restauro del pulpito.

Riapertura Cattedrale

6

Page 9: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

Sabato 21 dicembre 2013, dopo un accurato lavoro di restauro e consolidamento della struttura, è stata riaperta al culto, il suo splendore, la Cattedrale. Merito va alla ditta che per tre anni

si è impegnata nei lavori ma grande merito bisogna darlo a tutta la comunità parrocchiale che, nel mese precedente alla riapertura, si è prodigata nelle pulizie. L’organizzazione dei lavori di pulizia è sta-ta decisa in consiglio pastorale, dove si è pensato di suddividere la chiesa in tanti settori e assegnare a ognuno un responsabile.

Noi ragazzi del gruppo giovani ci siamo impegnati nei traslochi di para-menti, oggetti sacri e nel restauro delle porte d’ingresso, della sacrestia e del campanile. Nessuno di noi aveva mai svolto un restauro ma ci sia-mo messi in gioco,costantemente sostenuti da don Giovanni, che ci ha dato l’esempio mettendosi per primo all’opera, ci siamo riusciti. Le gior-nate cominciavano presto per fi nire anche a notte fonda. Si è comincia-to dalla sacrestia: un gruppo di signore si è occupato della pulizia dei paramenti sacri, altre degli oggetti e dei quadri... che sembravano infi -niti. La parte più stancante e più dura è stata la pulizia delle cappelle e dell’altare: togliere tutta la polvere è stato diffi cile ma le signore tenaci non si sono arrese. Questa esperienza è stata per noi giovani un modo per fare comunione con gli adulti e un modo per sentire ancora di più la Cattedrale come casa nostra. È stato un mese stancante che sembrava non avere mai fi ne ma, allo stesso tempo, è stato bellissimo scoprire dei paramenti e libri antichi. Ed è stato emozionante vedere tanta gente di tutte le età collaborare per lo stesso obbiettivo: la riapertura della Cat-tedrale... della nostra Cattedrale!

backstage degli ultimi lavori dellaCattedrale

3

Riapertura Cattedrale

7

Carmela Picardi e Antonio Martelli

Page 10: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

“Abbiamo contemplato, o Dio, le Meravi-glie del tuo Amore …” Con queste paro-le, il nostro parroco Don Paolo Paradiso

ha voluto riassumere l’ esperienza della Missione al Popolo, svoltasi nella nostra Comunità Parrocchiale dal 2 al 9 Marzo 2014. Sono stati giorni intensi in cui ci è stata data la possibilità di rinvigorire la nostra fede, di riascoltare con rinnovata freschezza la pe-renne novità della persona e del messaggio di Cristo, e di stupirci nuovamente e ridire con gioia il nostro Sì a Dio, senza darlo mai per scontato. La testimonian-za dei frati ha cercato di far comprendere a tutti noi il valore di seguire insieme quel cammino spirituale, che porta all’insegnamento di Gesù, tenendoci per mano con spontaneità e affetto, rendendoci sempre più protagonisti della vita di Fede. La nostra Comuni-tà, attraverso le nuove forme di preghiera e di incon-tro, ha vissuto con intensità e rinnovato entusiasmo il periodo della Missione al Popolo raggiungendo anche coloro che, per vari motivi, si sono allontanati dall’ amore di Dio! Con piccoli gesti, semplici e gioio-si, i Missionari Francescani ci hanno fatto compren-

dere l’importanza di mettere Dio al posto dell’Io, di evitare l’inutile protagonismo, soprattutto, quando quest’ultimo produce odio e rancore. Per una setti-mana, i seguaci di Francesco d’ Assisi, hanno incon-trato il popolo di Dio, particolarmente nei Cenacoli del Vangelo, per ascoltare con molta umiltà le perso-ne, per conoscere le situazioni concrete di ciascuno e per vivere un momento di comunione ecclesiale. La presenza dei Coniugi Palumbo, del terz’ordine fran-cescano, è stata, inoltre, un esempio di vita familiare vissuta alla luce del Vangelo e alla sequela di Gesù. Sin dal mattino la nostra comunità è stata coinvolta con la celebrazione delle Lodi Mattutine e della S. Messa per poi ritrovarci, alla sera, per la recita dei vespri e per l’ascolto della Catechesi e, anche noi, come “Discepoli” all’ascolto della Parola, “abbiamo riconosciuto il Signore, nello spezzare il pane” in un gesto di fraternità e di umiltà. Non di marginale importanza, è stata la Visita dei Missionari agli am-malati, i quali, anch’essi, hanno vissuto momenti di sollievo, di gioia e di serenità. I bambini,poi, vera ric-chezza della nostra città, ogni pomeriggio si sono

6

a cura dei Giovani di Corleto

48

Missione al Popolo di Dio

Missione a Corleto Perticara

Page 11: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

55

riuniti presso la Chiesa di S. Antonio e sono stati in-trattenuti con canti, balli e momenti di gioco, guidati dai postulanti Sergio e Michele e dalla grinta di Suor Maria Ernesta. I veri protagonisti di questa Missione, tuttavia, sono stati i giovani, che, con entusiasmo, sono stati sempre partecipi non solo nei momenti festosi, ma an-che e soprattutto nei momenti di rifl essione. Gli incontri serali, in-fatti, sono stati seguiti con pas-sione ed intensità. La musica è stata solo uno strumento ideale per trasmettere agli adolescenti la parola di Dio, ha incentivato e stimolato i ragazzi, molti anche refrattari ed estranei al messag-gio evangelico, guidandoli, poi, a discussioni su desideri, sogni, aspettative e speranze di ogni singolo individuo. Attratti dalle “sfi de” lanciate dai Missionari, gli stessi ragazzi so-no stati emotivamente coinvolti soprattutto il Venerdì, quando, per la prima volta, hanno orga-

nizzato la Via Crucis per le strade del paese. L’ultimo giorno è stato quello più intenso e carico, in cui tutti siamo stati coinvolti nell’organizzazione del-la serata conclusiva, quando guidati dalla catechesi del nostro Vescovo e sostenuti dalla testimonianza

dei Frati, abbiamo compreso che vivere nella fede signifi ca vivere nella gioia che proviene da Cristo “che è Pane Vivo …Per la vita del Mondo”. Ringraziamo il nostro Vescovo che mediante la Missione al po-polo, ha voluto “stimolare la conversione personale e comu-nitaria, spirituale e pastorale” e Don Paolo, parroco della nostra Comunità Parrocchiale la sua di-screzione e per la sua disponibi-lità ad accogliere i Frati. Ci auguriamo, infi ne, che il risve-glio operato dai Frati Missionari, possa continuare senza ostacoli e senza soste e che Corleto pos-sa diventare un centro propulso-re di evangelizzazione.

59

Missione al Popolo di Dio

Page 12: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

LA FAMIGLIATRA VALORI E PRECARIETÀ S O C I A L ERecentemente, presso il Centro Sociale di

Stigliano, si è tenuto un convegno sul tema “La famiglia tra valori e precarietà sociale”,

organizzato dall’Associazione culturale “Presenza Etica” con la collaborazione del Comune di Stigliano, della Diocesi di Tricarico, dell’Istituto comprensivo e dell’Istituto d’Istruzione superiore “Felice Alderi-sio” di Stigliano. Il professor Giovanni Robertella, presidente dell’associazione culturale costituitasi, promuove diversi incontri che aiutano a rifl ettere su varie tematiche di carattere politico, sociale, culturale, semplicemente con l’intento di permettere a tut-ti i cittadini di partecipare alla vita pubblica delle proprie co-munità locali e della propria re-gione e di mettere insieme le istituzioni per farle dialogare tra di loro al fi ne di integrarsi, sostenersi, aiutarsi, confortar-si scambievolmente per me-glio rispondere alle esigenze e ai bisogni della popolazione. Durante il convegno di Stiglia-no, sono emerse tematiche complesse ma anche sentite: i cambiamenti dei valori nella società odierna, i continui mu-tamenti antropologico-sociali degli ultimi decenni e, natu-

ralmente, le trasformazioni subite dalla famiglia, istituzione per eccellenza, nucleo fondante della società, relativamente ai valori, alla sua composi-zione, alla sua identità. Partendo dalla rievocazione delle radici storiche e culturali su cui si sono costi-tuiti i primi nuclei familiari e facendo un excursus sull’evoluzione della struttura familiare nel corso dei secoli, si è giunti a rifl ettere sulla famiglia mo-derna, sul cambiamento del ruolo della donna al suo interno e sulle diverse tipologie di gruppi fami-liari che sostituiscono sempre più spesso il modello di famiglia “tradizionale” (coppie di fatto, famiglie allargate, coppie omosessuali). È sempre più impor-tante, quindi, gestire correttamente le relazioni tra genitori e fi gli: i bambini prima, i ragazzi poi, hanno bisogno di punti di riferimento in tutti gli ambien-ti sociali che frequentano, hanno bisogno di fi gure autorevoli che indichino loro la strada da percorre-re, hanno bisogno di credere nei principi morali e di condividere i valori che hanno reso unica la cultura di appartenenza. Si evince, pertanto, la necessità di costituire un patto educativo tra la famiglia e le di-verse agenzie educative presenti sul territorio, in pri-mis la scuola; non bisogna perdere di vista quelli che sono gli obiettivi non solo culturali ma soprattutto formativi ed educativi da fornire ai ragazzi, per per-mettere loro di superare il senso di smarrimento che

li pervade durante la fase della crescita e per consentire loro di diventare consapevolmente i cittadini del futuro. In tutti gli interventi succedutisi durante il convegno, non ultimo quello di monsignor Vincenzo Carmine Orofi no, vescovo della Diocesi di Tricarico, si è evidenziata la necessità di riappropriarsi dei valori sociali ed etici perduti. Un popolo che perde i valori è un popolo senza futuro e l’uomo nuovo che la civiltà del benes-sere sta plasmando rischia di presentarsi come un uomo tan-to ricco materialmente quanto spiritualmente e umanamente impoverito.

Antonietta Marchese

a stiGliano il conveGno sUlla FamiGlia

10

Vita in Diocesi

Page 13: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

Dal 26 al 30 dicembre 2013 si è svolta l’annuale vacanza inverna-le dei giovani della Diocesi di Tricarico organizzata dall’Uffi cio di Pastorale giovanile. Nella cornice meravigliosa del Matese, il Ve-scovo ha invitato i giovani a vivere l’esperienza nella località di Campitello Matese (CB) accompagnati da don Vincenzo Canto-re e da altri sacerdoti. L’esperienza è stata, come sempre, carat-terizzata dalla fraternità gioiosa che scaturisce dalla fede, dalla preghiera e dal divertimento. La mattina, dopo la celebrazione delle Lodi, i ragazzi si sono cimentati in acrobazie sulla neve con sci e slittini. Nel pomeriggio, il momento centrale è stata la Celebrazione eucaristica nella chiesa parrocchiale in cui la Paro-la ha esortato tutti a un impegno e a una fedeltà nella sequela di Cristo che, nel mistero dell’incarnazione, ci è venuto incontro perché tutti potessimo accedere alla gioia senza fi ne della vita divina. Il tema della vacanza, infatti, è sempre la nostra persona, la nostra amicizia in Cristo, l’appartenenza a Cristo nella Chiesa dove sperimentare l’amore misericordioso e debordante di Dio. L’esperienza ha dato a tutti forza e gioia di essere membro vivo della Chiesa e, nei momenti ricreativi serali, questa esplosione di felicità è stata anche occasione di testimonianza per le famiglie e gli adulti in vacanza. In questo anno particolare della nostra Diocesi, l’Anno dell’Eucaristia e della Missione, i giovani sono stati invitati a essere protagonisti e testimoni della bellezza del-la vita ecclesiale e a essere autentici missionari nei confronti dei loro coetanei, perché nessuno possa dire no all’esperienza tota-lizzante e piena dell’incontro con Cristo.

VACANZADIOCESANADEI GIOVANISULLA NEVE

VIANDANTIDELLA

FEDE

Vincenzo CantoreVita in Diocesi

11

Page 14: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

68

Vita in Diocesi

612

Vita in Diocesi

Cenone? Panettone? Champagne? Count down? Probabilmente si potrebbe riassumere così semplicemente il capodanno della stra-grande maggioranza della gente. E invece non è stato lo stesso per i giovani di Azione Cattolica, che hanno deciso di vivere l’ultimo dell’anno in modo del tutto alternativo. Cittadella Caritas, direzione Roma, questa la meta del loro viaggio verso la condivisione. Tra servizio mensa e animazione, i ragazzi hanno conosciuto storie di gente dimentica-ta, dalla fortuna o dai figli, che ha conosciuto e vive gli stenti della povertà, di chi non ha un tetto sotto cui dormire, di chi ha più bisogno di un orecchio che l’ascolti, piuttosto che d’una mano che lo serva, di gente in fila d’attesa per una casa popolare, o vittime di errori buro-cratici che hanno trascorso una vita dietro in-terminabili cause giudiziarie. Indubbiamente un’esperienza forte, che ha il retrogusto della rabbia verso tanto bisogno, delle storie così forti che non lasciano spazio ad alcuna forma di pietismo o compassione, ma innescano un attivismo senza pari, che ti fa aprire gli occhi sul mondo. Lo spirito di gruppo è certamente il collante perfetto, che trasforma quello che potrebbe essere un semplice pasto condiviso in un modo per conoscere l’altro, per “inter-

pretarlo” alla luce di nuovi sentimenti che solo la condivisione può far nascere. E non è certo semplice ritrovarsi a pranzo insieme a persone di cui si sa poco o niente, a parte il nome, così come non è semplice accantonare quel sottile, ma pungente senso di estraneità da un mondo totalmente opposto rispetto al nostro, eppure si può. Tra stoviglie da lavare, indumenti da sistemare, cene da servire e gen-te da far divertire, nascono rapporti autentici, che fioriscono dallo stesso senso di ricerca, da un bisogno di completezza che può darci solo l’altro. Un’esperienza, quella fatta dai ragazzi di AC, che priva la realtà natalizia della sua au-rea di allegrezza (troppo spesso imposta dal marketing!) e fa riscoprire e vivere una socie-tà non più ovattata, una società che non sia perfettamente sigillata in una teca di cristallo, ma sia fatta di storie forti, vere, che lascino più spazio alla sensibilità, piuttosto che all’in-differenza. Un momento che ha permesso ad un gruppo di giovani di vedere un’altra faccia dell’Italia, forse troppo spesso camuffata dai media, la cui voce viene sopraffatta dalle gri-da di un’emergenza politica ed economica. Eppure è anche questo un volto della crisi, forse il peggiore, il più turpe, con le rughe della fame e della dimenticanza, che è stato in grado però di far riscoprire ad ognuno di noi la propria voglia di rendersi utili, di sentirsi capaci. Un’occasione che ci ha resi ambascia-tori del nostro spirito di carità nel modo più concreto possibile e che ha aperto le porte a questo nuovo anno 2014!

Maria Rosaria Deniso

capodanno alternativo alla caritas di roma

Page 15: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

Vita in Diocesi

7

Il 9 marzo 2014 l’Azione Cattolica diocesana ha vissuto la XV assem-blea che ha portato all’elezione del nuovo Consiglio di cui fanno parte Giulia Leontino, Gerardo Nardozza, Margherita Pepe, Giu-seppina Piliero, Rocco Valluzzi e Grazia Vignola, per il setto-re adulti; Mimma Capobianco, Giuseppe Dambrosio, Antonella Genchi, Giuseppe Iula e Vincenzo Rago, per il settore giovani; Pao-lo Bertoldo, Margherita Bonelli, Antonio Liuzzi, Teresa Perriello e Carmela Picardi, per l’Acr. In tale occasione, tutta l’associazione ha ribadito con forza la gioia di esse-re laici associati corresponsabili della missione evangelizzatrice della Chiesa, corresponsabili del-la gioia di vivere, rinnovando così l’impegno a prendersi cura della crescita umana, culturale e spiri-tuale di ragazzi, giovani e adulti di questo tempo, per rendere vi-sibile e operante una fede che dà forma alla vita. Nel triennio che volge al termine, l’associazione ha investito gran parte delle ener-gie nel ricostruire la rete associa-tiva e ridare vitalità alle associa-zioni parrocchiali. Si è lavorato perché l’associazione trovasse nuova collocazione all’interno della pastorale diocesana, garan-tendo quella presenza discreta ma collaborativa che da sempre la contraddistinguono. Il grande elemento di novità è la presenza di diversi giovani impegnati in pri-ma fi la nei consigli parrocchiali e nel consiglio diocesano, frutto di un faticoso dialogo intergenera-zionale mai semplice e scontato, che ha richiesto molto impegno

a livello relazionale. Tuttavia, la sfi da continua nel tentativo di trovare linguaggi e metodologie condivise. Per il futuro si auspica un attento studio del progetto formativo “Perché Cristo sia for-mato in voi” e dello Statuto che regolamenta le dinamiche asso-ciative; solo così si poterà diff on-dere e vivere a pieno il carisma associativo. La riscoperta del carisma associativo consentirà di vivere appieno la dimensione dell’unitarietà, forse troppo sa-crifi cata negli ultimi anni, che non è la somma dell’individualismo dei singoli settori ma espressione di uno stile di corresponsabilità che concepisce programmazione e azioni formative condivise, da realizzare nella specifi cità del set-tore a imitazione dello stile fami-liare. Stile familiare che dovrebbe contraddistinguere anche la vita dello stesso Consiglio, che oggi più che mai necessita di riscopri-re la sistematicità degli incontri, il piacere di trovarsi insieme e la gioia del prendersi cura della Chiesa locale e della Chiesa uni-versale attraverso un impegno capillare nelle parrocchie.

Giuseppina Piliero

CORRESPONSABILI DELLA GIOIA DI VIVEREA.C.: XV ASSEMBLEA DIOCESANA

13

NUOVE NOMINE DI A.C. Assistente generaledon Giovanni Trolio

Assistente adultidon Giuseppe Abbate

Assistente giovanidon Nicola Soldo

assistente ACRdon Francesco Barbarito

Presidente diocesanoGiuseppina Piliero

13

Page 16: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

68

Vita in Diocesi Margherita Vignola

La storia dell’Unitalsi ha un legame particolare con il Santuario Mariano di Lourdes che, ancora dopo di centodieci anni

dalla fondazione dell’Associazio-ne, è meta privilegiata dei propri pellegrinaggi. Era il 1903 quando il fondatore, Giovanni Battista To-massi, figlio dell’amministratore dei Principi Barberini, partecipò al suo primo pellegrinaggio. Era un ragazzo poco più che venten-ne, affetto da una grave forma di artrite deformante irreversibile che lo costringeva in carrozzella da quasi dieci anni; molto sof-ferente nel corpo e nello spirito per la sua ribellione a Dio e alla Chiesa. Avendo saputo dell’orga-nizzazione di un pellegrinaggio a Lourdes, Tomassi chiese di parte-ciparvi con una precisa intenzio-ne: giungere dinanzi la grotta di Massabielle e, qualora non aves-se ottenuto la guarigione, to-gliersi la vita con un gesto clamo-roso. Ma ciò, fortunatamente, non accadde. Davanti alla Grotta dove l’Immacolata era apparsa a Santa Bernadette, venne colpito dalla presenza dei volontari e dal loro amorevole servizio vedendo quanto la condivisione dei volon-tari regalava conforto, speranza e serenità ai sofferenti. Al centro nostra storia c’è, quindi, la carità vissuta come servizio gratuito dagli oltre centomila aderenti, uomini, donne, bambini, sani, am-malati, disabili, senza distinzione di età, cultura, posizione econo-mica, sociale e professionale. Chi siamo… Siamo gente di speranza proprio dove la sofferenza sem-bra togliere la voglia di sorridere. Volontari senza alcun corrispetti-vo se non la gioia di condividere con gli ammalati, con i poveri,

con i bambini in difficoltà e le loro famiglie. L’11 febbraio, giorno dell’appari-zione della Vergine di Lourdes a Santa Bernadette, è stata istitui-ta la giornata mondiale dell’am-malato. La nostra associazione ne celebra la ricorrenza. La sotto-sezione di Tricarico è diocesana e da qualche anno, su suggeri-mento del Vescovo, celebriamo questa ricorrenza nella varie co-munità della Diocesi, per poter condividere la nostra esperienza di volontari. Quest’anno è stata celebrata nel-la comunità di Guardia Perticara; siamo partiti in pullman circa 50 persone tra volontari e ammalati per condividere questo momen-to insieme al Vescovo, al nostro assistente don Mimmo Fanuele, al parroco don Marco Volpe, al viceparroco don Morlino e a tutta la comunità di Guardia Perticara. La celebrazione eucaristica è sta-ta presieduta dal Vescovo e con-celebrata dai sacerdoti. Infine, è stata presentata l’associazione a tutti i presenti, i volontari hanno distribuito delle bottigliette con-tenenti l’acqua di Lourdes e l’im-maginetta commemorativa della giornata. A conclusione della giornata, la comunità ha organizzato un mo-mento di fraternità presso la sala comunale, per trascorrere un po’ di tempo insieme e consumare quello che, con molta cura, era stato preparato. Al rientro nelle nostre comunità, nonostante fosse un po’ distan-te, sia i volontari, sia gli ammala-ti erano contenti perché, come sempre, sono momenti di aggre-gazione e nascite di nuove amici-zie che riempiono il cuore.

Giornatadell’ammalato

a

GuardiaPerticara

614

Vita in Diocesi

614

Vita in Diocesi

Page 17: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

Vita in Diocesi

9

Lo scorso 20 dicembre, nella sede del centro di vo-lontariato “don Pancrazio Toscano”, si è svolto il tradizionale incontro per lo scambio degli auguri natalizi tra gli ospiti del centro, gli operatori, i vo-lontari e le autorità. Erano presenti, tra gli altri, il Vescovo, monsignor Vincenzo Orofi no, il coman-dante della Compagnia dei Carabinieri di Tricarico, capitano Maurizio Laurito e il sindaco Lina Marchi-sella. Durante l’incontro, le autorità presenti han-no consegnato gli attestati alle ragazze e ai ragazzi volontari che, sotto la guida di Annalisa Selvaggi e di Annunziata Amato, dal 2 luglio al 30 agosto 2013, si sono dedicati a questi ragazzi accompagnando-li per le vie del paese e svolgendo insieme atti-vità ricreative, attivando interventi e frangenti di vita quotidiana che ser-vono anche ad alleviare le rispettive famiglie da quel gravoso e straordinario loro compito di assisten-za di cui costantemente necessitano queste splen-dide persone. Il presiden-te dell’associazione, Luciano Toscano, dopo aver salutato gli ospiti, ha tra l’altro auspicato una tem-pestiva e migliore soluzione allocativa dell’asso-ciazione per disporre di maggiori spazi. Il Vescovo, poi, nel suo intervento ha detto che dal Bambino Gesù bisogna apprendere che ogni uomo, in quan-to tale, è un essere bisognoso di Dio e dei fratelli e che tutti hanno urgente necessità dell’aiuto degli altri, “non solo questi nostri amici che portano nel loro corpo i segni evidenti della fragilità umana, ma anche tutti noi. Siamo tutti fragili e sempre debo-li. Siamo tutti nel bisogno. Nessuno di noi basta a se stesso. Nessuno è autosuffi ciente. Abbiamo bi-sogno gli uni degli altri. Sempre. Questo ci insegna il Natale del Signore”. Inoltre, ha anche sostenuto che il motivo della gioia del Natale sta nella rispo-sta alle domande più profonde e radicali del nostro cuore che troviamo, in modo esauriente e defi ni-

tivo, nel “Bambino” della “grotta” di Betlemme. Il capitano Maurizio Laurito, nel formulare gli au-guri a nome proprio e di tutti i Carabinieri ai pre-senti, ha riconosciuto e ringraziato personalmente, per la costante opera meritoria, coloro che hanno collaborato nelle rilevanti attività socio-educative dell’associazione, che da diversi anni opera nel delicato settore a favore dell’intera collettività. Orgogliosa di consegnare attestati di riconosci-mento per questo impegno forte ma molto grati-fi cante, a nome della Città di Tricarico, il sindaco Lina Marchisella ha ringraziato i giovani volonta-ri dicendo che “questa bella realtà mi riempie di

orgoglio come sindaco di Tricarico, perché raf-forza quanto sia ancora sano il nostro tessuto sociale”. Ha poi spiegato che l’associazionismo è la carta d’identità di una co-munità e che le istituzioni devono sostenerlo con azioni concrete e ha ag-giunto che “la presenza di questi ragazzi volontari, la

maggior parte dei quali poco più che adolescenti, raff orza ancora di più questa mia convinzione e sot-tolinea come la partecipazione consenta e ravvivi lo scambio del mutuo soccorso e della reciprocità”. Riprendo, quindi, le parole di don Carlo Gnocchi, il sacerdote dei mutilatini, il sindaco ha detto che, “in un mondo globale, spesso arido e maniaco come il nostro, è necessario mettere olio di amore sugli ingranaggi dei rapporti sociali e formare nuclei di pensiero e di resistenza per non essere travolti” e ha considerato bella e forte l’alleanza tra genera-zioni, l’alleanza tra queste mamme coraggio, gio-vani, adulti, volontari “che con il sorriso, una mano tesa, una carezza accompagnano nella vita coloro che sono distrutti nel corpo e spesso feriti nell’ani-ma. Il vostro esserci, il non sentirsi sole delle fami-glie, il sorriso e lo sguardo acceso di questi ragazzi sono la ricompensa più grande per vivere il Natale”.

Sonia Sacco

I volontari di Don Pancrazio si incontrano per gli auguriVita in Diocesi

15

Vita in Diocesi

15

Page 18: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

610

Vita in Diocesi

Rendiamo lode a grazie al Signore perché non ci abbandona, ma ci protegge e ci guida e ci ricolma di doni al di sopra delle nostre aspettative. Il primo febbraio 2014 è stato un giorno di grande emozione e gioia per tutte noi Discepole di Gesù Eucaristico e per la nostra Chiesa locale di Tricarico. Infatti, otto giovani, sei di Timor Est, Cesaltina, Maria Joana, Ed-viges, Celestina, Aurelia e Sofia, e due indonesiane, Katharina e Dominggas, a Chiaiano (NA), nella Chie-sa del Noviziato, si sono consacrate al Signore con i voti di Povertà, Castità e Obbedienza entrando, così, a far parte della nostra Famiglia religiosa. Per partecipare a questa festa, siamo partiti da Tricari-co in 54 tra cui quattro sacerdoti e diversi giovani. L’evento l’abbiamo vissuto con grande gioia ed emozione. Tutti, anche se in modo diverso, abbia-mo vissuto con queste giovani momenti di gioia, di condivisione e soprattutto di profonda amicizia. Sono state a Tricarico tre anni e qui hanno iniziato il loro cammino di formazione. Hanno partecipato a tutte le attività parrocchiali; hanno studiato per l’apprendimento della lingua e della cultura italia-

na. Dopo aver fatto l’ingresso in Noviziato, hanno completato la loro formazione a Chiaiano. Papa Francesco, all’Angelus del 2 febbraio 2014, dice: “Ma pensiamo un po’ cosa succederebbe se non ci fossero le suore negli ospedali, le suore nelle mis-sioni, le suore nelle scuole. Ma pensate una Chiesa senza le suore! Non si può pensare: esse sono que-sto dono, questo lievito che porta avanti il Popolo di Dio. Sono grandi queste donne che consacrano la loro vita a Dio, che portano avanti il messaggio di Gesù”. Uno sguardo pieno d’amore e disinteressa-to, una parola di conforto e di incoraggiamento, un gesto di solidarietà sono trasmissione dell’amore di Dio verso l’umanità! Don Pancrazio Toscano, nel suo diario, scrive: “Entrate nel ricovero dei vecchi e troverete sempre una suora, pronta a confortare e curare. Per chi non lo sappia, ricordo che vi fu non è molto, tra i miei poveri, un vecchio malato che ve-ramente faceva schifo. Impossibilitato a muoversi, rimaneva tutto il giorno a letto e, non faccia impres-sione se scendo a circostanze volgari, nel letto fa-ceva tutti i suoi bisogni. … Ma la suora non discute, si avvicina, toglie via le coperte, lava l’ammalato, cambia la biancheria e non una volta, ma più volte al giorno … assiste l’infelice fino all’ultima ora, lo compone nella bara e si allontana col cuore stra-ziato. Questa è l’opera delle suore…”. Noi religio-se vogliamo dire a tutti coloro che incontriamo sul nostro cammino che Dio è in mezzo a noi, cammina con noi, condivide con noi gioie e sofferenze. È pre-sente nell’Eucaristia oggi come duemila anni fa. Noi religiose della Diocesi di Tricarico chiediamo al Po-polo di Dio della nostra Chiesa locale una preghiera speciale al Signore perché susciti vocazioni alla vita religiosa. Sentiamo di ringraziare tutti coloro che ci accompagnano con la preghiera e ci incoraggiano a proseguire l’Opera dello Spirito iniziata novant’anni fa dal Venerabile Raffaello delle Nocche.

professione diotto giovani ragazzenelle discepole di gesù eucaristico

Il Signoreè buonoe grande

nell’amore!

616

Vita in Diocesi

616

Vita in Diocesi

Page 19: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

Vita in Diocesi

11

Come da diversi anni, accade che il gruppo Unitalsi - Sottosezione di Tricarico, celebra il “Natale con l’ammalato”. Non abbiamo la pretesa che un giorno trascorso insieme con i nostri fratelli ammalati, disabili o persone sole possa compensare il periodo natalizio ma vogliamo, nel nostro piccolo, dare un segno di vicinanza condividendo una giornata ricca di spiritualità e di divertimento. La giornata viene celebrata alternativamente in una delle tre parrocchie di Grassano. Quest’anno è stata la volta della Chiesa Madre. La giornata è iniziata con l’accoglienza: un gruppo di volontari è andato a prendere gli ammalati che non erano autonomi nelle proprie case. Erano presenti gli amici della casa famiglia “La Mimosa” con i loro operatori, con i quali condividiamo delle attività. Gli amici di Albano, Campomaggiore e Tricarico sono arrivati accompagnati da parenti o altre associazioni, tutti accolti in Chiesa Madre. Qui c’è stata la celebrazione eucaristica, presieduta da monsignor Vincenzo Orofi no e concelebrata da don Carmine Rotunno, da don Mimmo Fanuele e da don Nicola Soldo.

Durante la celebrazione eucaristica, vissuta molto intensamente soprattutto dai nostri amici ammalati, sono stati benedetti i Bambinelli che sono stati portati dai volontari di ritorno dalla Terra Santa, precisamente da Betlemme, dove c’è una casa di accoglienza delle suore del “Verbo Incarnato” per bambini disabili abbandonati “Hogar de Hinios”, con cui l’Unitalsi collabora sia con raccolte di fondi, sia con turni di servizio durante tutto l’anno, per dare una mano alle suore che sono poche con tanti bambini problematici anche molto gravi. La giornata è proseguita con un pranzo che si è svolto presso la sala “Le Arcate”. Al pranzo, condiviso con il Vescovo, i sacerdoti e le autorità civili, è seguito un momento ludico dove tutti gli ammalati per tutto il pomeriggio si sono divertiti con giochi e balli. Intorno alle ore 18, i nostri amici hanno fatto rientro nei loro paesi e nelle loro case, contenti di aver trascorso una bella giornata e noi soddisfatti di aver regalato un sorriso.

Vita in Diocesi

17

Margherita VignolaVita in Diocesi

17

Margherita Vignola

Page 20: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

L’Eucaristia: presenza

reale di Gesù nel

Sacramento dell’amore(1)

“Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia” (cfr. Mt 17,4). Sono le parole colme di stupore di San Pietro, di fronte allo spettacolo straordinaria-mente bello della trasfi gurazione di Gesù sul monte Tabor. Parole che esprimono i sentimenti di Pietro, Giacomo e Giovanni, ma anche la coscienza di tutti coloro i quali hanno avuto la fortuna di incontrare Gesù e stare con lui anche solo per qualche istante (Gli Apostoli e i discepoli, Zaccheo, la Maddalena, La Samaritana, etc.).

Con Gesù l’uomo sta bene: tutti gli uomini, di tutte le razze e di tutti i tempi. Anche noi. Ogni uomo che ha incontrato Gesù può dire con Pietro “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il San-to di Dio” (Gv 6,68.69). Gesù è quanto di più caro ha il cristiano, perché “È in lui che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità, e voi partecipate della pienezza di Lui, che è il Capo di ogni Principato e di ogni Potenza” (Col 2,9).

Ecco perché coloro che hanno sperimentato l’amore e la compagnia di Gesù, come i Discepoli

di Emmaus, hanno una sola e insistente richie-sta: “Resta con noi, per-ché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto” (Lc 24,29). Questa è an-che la nostra richiesta. La richiesta dei cristia-ni di oggi e di sempre. La richiesta di stare per sempre con Gesù, di conti-nuare a gustare la sua amicizia.

1. La promessa di Gesù.“Io sono con voi tutti i giorni, fi no alla fi ne del

mondo” (Mt 28,20). È la risposta di Gesù alla do-manda degli uomini. Sono le parole rassicuranti di Gesù risorto agli Undici nel momento in cui ricevo-no il mandato di andare nel mondo intero ad am-maestrare tutte le nazioni e a battezzare.

Gesù continua ad essere realmente presente in mezzo a noi. Per realizzare l’opera della salvezza “Cristo è sempre presente nella sua Chiesa, specialmente nelle azioni liturgiche. È presente nel sacrifi cio della Messa sia nella persona del ministro, <egli che, off ertosi una volta sulla croce, off re ancora se stesso per il ministero dei sacerdoti>, sia soprattutto sotto le specie eucaristiche. È presente con la sua potenza nei sacramenti, di modo che quando uno battezza è Cristo stesso che

Sua Ecc.za Mons. Vincenzo Orofino

18

Anno dell'Eucaristia

____________________(1) Nei prossimi tre numeri di Fermenti seguiranno altrettante catechesi sull’Eucaristia

“L'U

ltim

a C

ena”

Tem

pera

all'

uovo

su

legn

o - 2

8 x

34

cm

- To

mie

Nom

ya

Diocesi di TricaricoAnno pastorale 2013-2014

«Io sono il Pane vivo, …per la vita del mondo»(Gv, 6,51)

L’EUCARISTIAL’EUCARISin Missione per

TIP

. GA

GLI

AR

DI -

LA

GO

NE

GR

O -

09

73

.22

744

Page 21: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

19

battezza. È presente nella sua parola, giacché è lui che parla quando nella Chiesa si legge la sacra Scrittura. È presente, infi ne, quando la Chiesa prega e salmeg-gia, lui che ha promesso: <Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro> (Mt 18,20)” (CONCILIO VATICANO II, Costituzione sulla sacra li-turgia Sacrosanctum Concilium, 7).

Gesù, inoltre, è presente e può essere servito nei poveri e in coloro che soff rono, come continua-mente sottolinea Papa Francesco, poiché “Tutto quello che avete fatto a uno dei più piccoli di que-sti miei fratelli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40); Cri-sto è sempre presente nella sua Chiesa, perché la Comunità cristiana è il suo Corpo, la sua Sposa, la sua Vigna.

2. L’Eucaristia: presenza reale di Gesù.Gesù, quindi, continua a essere presente e ad

agire in mezzo a noi in modo del tutto particolare e speciale nell’Eucaristia. L’Eucaristia è il vertice di una intera economia di presenza. La presenza di Gesù nell’Eucaristia richiama tutte le altre pre-senze, ma è una presenza speciale, come insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica: “Il modo del-la presenza di Cristo sotto le specie eucaristiche è unico. Esso pone l’Eucaristia al di sopra di tutti i sa-cramenti e ne fa quasi il coronamento della vita spiri-tuale e il fi ne al quale tendono tutti i sacramenti. Nel Santissimo Sacramento dell’Eucaristia è contenuto

<veramente, realmente, sostanzial-mente> il Corpo e il Sangue di nostro Signore Gesù Cristo, con l’anima e la divinità e, quindi, il Cristo tutto intero. Tale presenza si dice ”reale” non per esclusione, quasi che le altre non siano “reali”, ma per antonomasia, perché è sostanziale, e in forza di essa Cristo, Dio e uomo, tutto intero si fa presen-te” (n. 1374).

“Tra la “presenza reale” eucari-stica e le altre “presenze reali” non vi è diff erenza in quanto “presenza” di Cristo e a realtà di presenza, ma vi è diff erenza per quanto riguarda il modo come queste diverse presenze si fanno reali. Nell’Eucaristia, infatti,la presenza reale di Cristo è un fatto permanente, perché aderisce a una

sostanza (il Corpo di Cristo) che permane. Nelle altre celebrazioni liturgiche la presenza reale di Cristo è tran-seunte perché è legata alla celebrazione, che è azione che passa e non sostanza che permane” (AA. VV., Anàmensis, la liturgia momento nella storia della salvezza, Marietti (1974), p. 94).

Nell’Eucaristia, dunque, Gesù Cristo è “vera-mente, realmente e sostanzialmente” presente con il suo corpo e il suo sangue. Sotto i segni del pane e del vino, Gesù si presenta e si off re a noi “corporalmente”, “pienamente”, “interamente”.

Questo avviene perché “con la consacrazione del pane e del vino si opera la <conversione> di tutta la sostanza del pane nella sostanza del Corpo di Cristo, nostro Signore, e di tutta la sostanza del vino nella sostanza del suo sangue” (CONCILIO DI TRENTO, Decreto sul Sacramento dell’Eucaristia, cap. 4). Le parole della Consacrazione eucaristica, che sono le stesse parole pronunciate dal Signore nel Cenacolo la sera dell’Ultima Cena, in virtù dell’azione dello Spirito Santo, trasformano profondamente e irreversibilmente il pane e il vino nel Corpo e Sangue di Gesù.

Si tratta di un “conversione sostanziale” che, come insegna Benedetto XVI nell’Esortazione Apostolica postsinodale Sacramentum Caritatis al n. 6, “supera ogni comprensione umana” e che, perciò, resta “mistero”. Il mistero “per eccellenza” che è “il compendio e la somma della nostra fede” (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1327).

Questa “mirabile conversione” eucaristica è chiamata in modo “conveniente ed appropriata”, “transustanziazione”. E non “transignifi cazione” o “transfi nalizzazione”, come qualcuno vorrebbe proporre, perché il pane e il vino non acquisiscono semplicemente un nuovo signifi cato e una nuova fi nalità (ovviamente, anche questo), ma vengono cambiati nella loro natura e nella loro sostanza intima.

La “conversione eucaristica” (come mutazione sostanziale) avviene a livello profondo dell’identità e della “sostanza”. Non si tratta della “sostanza” fi sica (quella che noi chiamiamo “specie”, e che resta), ma dell’identità profonda, quella che defi nisce una cosa,

Anno dell'Eucaristia

“L'U

ltim

a C

ena”

Tem

pera

all'

uovo

su

legn

o - 2

8 x

34

cm

- To

mie

Nom

ya

Diocesi di TricaricoAnno pastorale 2013-2014

«Io sono il Pane vivo, …per la vita del mondo»(Gv, 6,51)

L’EUCARISTIAL’EUCARISin Missione per

TIP

. GA

GLI

AR

DI -

LA

GO

NE

GR

O -

09

73

.22

744

Page 22: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

quella per cui una cosa è quella che è.Dopo la consacrazione resta intatto il piano

sperimentale (pane e vino) del segno sacramentale. Restano, cioè, le “specie” del pane e del vino, ma cambia la loro sostanza. Il cambiamento avviene a livello ontologico, non a livello sperimentale, e solo la fede può dire che è avvenuto.

Una siffatta mutazione, così sostanziale e profonda, non può essere e non è opera dell’uomo, ma solo opera di Gesù Cristo. E’ Gesù stesso che ogni volta, attraverso il suo ministro, da Lui scelto e consacrato, per l’azione dello Spirito Santo, personalmente consacra e trasforma il pane e il vino in maniera irreversibile.

3. L’Eucaristia: memoriale del Mistero Pasquale.

L’Eucaristia è il memoriale del Mistero Pasquale di Cristo, della sua morte e della sua risurrezione. Essa, scrive Giovanni Paolo II, “porta indelebilmente inscritto l’evento della passione e della morte del Signore. Non ne è solo l’evocazione (il ricordo), ma la ri-presentazione sacramentale. È il sacrificio della Croce che si perpetua nei secoli” (Ecclesia de Eucharistia, n. 11).

L’Eucaristia, dunque, è il sacrificio–memoriale della morte e della risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo. È l’attualizzazione perenne del Mistero Pasquale. Nell’Eucaristia è come “raccolto, anticipa-to e concentrato per sempre tutto il contenuto del Mistero Pasquale” (GIOVANNI PAOLO II, Lettera en-ciclica Ecclesia de Eucharistia, n. 5 – EdE –).

L’Eucaristia è un memoriale reale, che rende presente in maniera efficace e dinamica l’azione salvifica di Cristo nella sua realtà oggettiva. Il sacrificio di Cristo sulla croce non viene ripetuto, perché resta unico, ma nel memoriale è realmente presente ed è dato a noi per la nostra salvezza e la gloria di Dio qui e ora.

Perciò “La Chiesa vive continuamente del sacrificio redentore, e ad esso accede non soltanto per mezzo di un ricordo pieno di fede, ma anche (soprattutto) in un contatto attuale, poiché questo sacrificio ritorna presente, perpetuandosi sacramentalmente, in ogni comunità che lo offre per mano del ministro consacrato. In questo modo l’Eucaristia applica agli uomini di oggi la riconciliazione ottenuta una volta per tutte da Cristo

per l’umanità di ogni tempo. In effetti, il sacrificio di Cristo e il sacrificio dell’Eucaristia sono un unico sacrificio” (EdE, n. 12).

Quindi “La Messa rende presente il sacrificio della Croce, non vi si aggiunge e non lo moltiplica. Quello che si ripete è la celebrazione del memoriale, l’ostensione memoriale di esso, per cui l’unico e definitivo sacrificio redentore di Cristo si rende sempre attuale nel tempo” (EdE, n. 12).

4. Eucaristia: contemporaneità di un avvenimento di amore.

Con il dono di sé nell’Eucaristia, Gesù “ha istituito una perenne <contemporaneità>” tra ciò che è accaduto nell’intero Triduo Pasquale e “lo scorrere di tutti i secoli” (EdE, n. 5).

Dio è nostro contemporaneo! L’avvenimento che ha cambiato la storia del mondo e degli uomini, donando a tutti speranza, è contemporaneo a noi. Anche noi possiamo sperimentare e gustare l’amore infinito e misericordioso di Dio. Anche noi possiamo sperare.

Se Dio, nell’Eucaristia, è contemporaneo a me vuol dire che lo posso incontrare anch’io, oggi, come realtà vivente e personale e, quindi, lo posso amare come “mio Dio e mio tutto”, lo posso adorare come Signore della mia vita, lo posso accogliere fisicamente nel mio corpo come alimento della mia esistenza. Anch’io posso considerarmi fortunato, perché prescelto e mandato.

Solo un Dio presente, qui e oggi, dove io vivo, può amarmi e salvarmi. Solo di un Dio così ho bisogno tutti i giorni della mia vita. A tal proposito scriveva nel suo Diario il filosofo Kierkegaard: “L’unico rapporto vero che si può avere con Gesù Cristo è la contemporaneità. Rapportarsi con un defunto è rapporto estetico: la sua vita non giudica la mia vita, non mi permette di ammirarlo” (BUR, Milano 1988, p. 348). “Si può vivere solo di una gioia presente”, scriveva don Tommaso Latronico ai suoi amici mentre soffriva in un letto dell’ospedale negli ultimi giorni della sua esistenza terrena..

Gesù Cristo è nostro contemporaneo! Ecco il motivo della gioia e di quel grato e immenso stupore (stupore eucaristico) che pervade il cuore di ogni cristiano (… anche di un ammalato terminale!): Gesù Cristo è veramente presente in mezzo a noi e anche noi (come Pietro, Giovanni,

20

Anno dell'Eucaristia

20

Anno dell'Eucaristia

Page 23: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

“L'U

ltim

a C

ena”

Tem

pera

all'

uovo

su

legn

o - 2

8 x

34

cm

- To

mie

Nom

ya

Diocesi di TricaricoAnno pastorale 2013-2014

«Io sono il Pane vivo, …per la vita del mondo»(Gv, 6,51)

L’EUCARISTIAL’EUCARISin Missione per

TIP

. GA

GLI

AR

DI -

LA

GO

NE

GR

O -

09

73

.22

744

21

Anno dell'Eucaristia

Zaccheo, la Samaritana…) possiamo gustare la sua compagnia; ancora oggi Gesù ama tutti noi fi no al dono supremo e anche noi siamo immessi in un grande e immenso avvenimento di amore; anche noi, oggi, possiamo sperimentare il “centuplo quaggiù e pregustare la gioia del Paradiso”, poiché Gesù dice ancora che “chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 6,54).

5. Centralità dell’Eucaristia nella vita della Chiesa e delle persone.

“La Chiesa vive dell’Eucaristia. Questa verità non esprime soltanto un’esperienza quotidiana di fede, ma racchiude in sintesi il nucleo del mistero della Chiesa. (…) Da quando, con la Pentecoste, la Chiesa, Popolo della Nuova Alleanza, ha cominciato il suo cammino pellegrinante verso la Patria celeste, il Divin Sacramento ha continuato a scandire le sue giornate, riempiendole di fi duciosa speranza. (…) La Chiesa vive del Cristo eucaristico, da Lui è nutrita, da Lui è illuminata. (…) Se l’Eucaristia edifi ca la Chiesa e la Chiesa fa l’Eucaristia, ne consegue che la connes-sione tra l’una e l’altra è strettissima” (EdE, nn. 1.26).

L’Eucaristia è la sintesi di tutto il bene che c’è nella Chiesa e riassume tutto ciò che Dio ha fatto e continua a fare per la salvezza del mondo. L’Eu-caristia è il sacramento dell’amore di Dio per ogni uomo e per tutti gli uomini, reso presente e operan-te in ogni tempo.

Nell’Eucaristia si compie la nostra “divinizzazio-ne”, perché Cristo ci comunica la sua vita e la sua santità, e ci introduce nella comunione trinitaria. È il Sacramento dell’amore che rende possibile a ognuno di noi l’incontro personale e reale con Gesù Cristo. Attraverso l’Eucaristia la grazia del Mistero Pasquale invade la nostra vita e la trasforma in of-ferta pura e santa al Signore.

Il Concilio Vaticano II usa quattro termini per esprimere l’importanza dell’Eucaristia per la nostra vita personale e comunitaria: essa è “fonte e cul-mine” di tutta la vita cristiana (cfr. LG, 11), “centro e radice” di tutta la vita spirituale (cfr. PO, 14), per-ché “nella santissima Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra Pasqua e pane vivo” (CONCILIO VATICANO II, Decreto sul ministero e la vita dei presbiteri Pre-sbyterorum ordinis, 5).

“Ciò che abbiamo di più caro nel Cristia-nesimo è Cristo stes-so, poiché in lui abita corporalmente tutta la pienezza della divinità”, così rispose lo starets Giovanni alla domanda dell’Imperatore circa gliinteressi più vivi dei cristiani (cfr. SOLOVIEV, dialo-go dell’anticristo).

La vita del cristiano è determinata dall’incontro con Gesù Cristo, è sempre in funzione di questo incontro ed è defi nita dal suo essere “di Cristo, con Cristo, per Cristo, in Cristo”. Al centro della vita di ogni cristiano, dunque, come ci ha insegnato Benedetto XVI, c’è l’incontro con Gesù Cristo: “all’inizio dell’essere cristiano, ha scritto Benedetto XVI, non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva” (Lettera enciclica, Deus Caritas Est, n. 1).

Ecco perché i vescovi italiani fi n dall’inizio degli Orientamenti pastorali per il decennio 2010 – 2020 hanno esplicitato le motivazioni del loro impegno sull’educazione aff ermando: “Proponiamo le no-stre rifl essioni sull’educazione a partire dall’in-contro con Gesù Cristo e il suo Vangelo, del quale quotidianamente sperimentiamo la forza sanante e liberante. A noi sta a cuore la proposta esplicita e integrale della fede, posta al centro della missione che la Chiesa ha ricevuto dal Signore. Questa fede vogliamo annunciare, senza alcuna imposizione, testimoniando con gioia la bellezza del dono rice-vuto, consapevoli che porta frutto solo quando è accolto nella libertà” (CEI, Educare alla vita buona del Vangelo, Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020, n. 4).

Tutta l’azione della Chiesa, e quindi anche la sua opera educativa, parte dall’incontro con Gesù Cristo, sorgente, itinerario e traguardo di ogni prassi pastorale e trova in Cristo la sua pienezza e il suo compimento. All’origine della comunità cristiana, dunque, c’è l’esperienza di Gesù Cristo, cioè l’incontro con la sua persona. Questo è reso possibile dalla comunione eucaristica.

Page 24: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

Nicola Soldo e Antonietta Vizzuso

Presentare i vari aspetti che concorrono alla de-finizione del concetto di

cattedrale è estremamente com-plesso per l’ampiezza e l’articola-zione che esso richiede. Occorre infatti fare un’analisi differenzia-ta sia dal punto di vista urbanisti-co-sociale, ossia il rapporto tra cattedrale e città (in particolar modo nel periodo tra Duecento

e Trecento), che architettonico, con riferimento alle innovazio-ni tecnico-strutturali, senza di-menticare ovviamente gli aspetti teologici. Ma procediamo con or-dine.

Aspetti storiciCon il termine cattedrale

(dal latino cathedra) si identifica la chiesa cristiana più importante

di una diocesi, di cui costituisce il centro liturgico e spirituale, e che contiene la cattedra o trono del vescovo. La “cattedra” è imma-gine del magistero del vescovo, cioè del suo compito di insegna-re che, assieme alle funzioni del governare e del consacrare, rap-presenta il triplice carattere del ruolo episcopale. Inizialmente la cattedra era un mobile nella

La Chiesa Cattedrale:elementi storici, artistici e teologico-liturgici

per un abbozzo di definizione

32283222

Page 25: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

23

casa degli antichi romani e diven-ne più tardi la sedia d’onore dei retori, dei giudici, ecc., ed infi ne il simbolo di un uffi cio (cattedra, tribunale). Fu accolta dall’edifi cio sacro cristiano già nel III sec. se-condo la testimonianza di Tertul-liano, dove ebbe il suo posto sul fondo dell’abside come trono del vescovo nella chiesa titolare (cat-tedrale), munito di braccioli ed eretto su gradini. Secondo l’uso antico, oltre a trovarsi in fondo all’abside, la cattedra episcopale deve trovarsi con l’altare davanti, di modo che il celebrante guardi il popolo; se l’altare è addossa-to alla parete, allora il trono sta al lato del vangelo. La cattedra, in origine di legno, e più tardi ri-cavata dalla pietra, nel periodo bizantino venne resa conforme al trono degli alti uffi ciali dello Sato; come l’altare, anch’essa fu trattata con onore e coperta di un panno. L’attribuzione della cattedra al vescovo è un fenome-no già stabilizzato agli inizi del IV sec. non tanto come imitazione dell’intronizzazione dell’impera-tore o come atto di simbologia del potere, quanto piuttosto per un parallelismo tra la funzione ammaestrante del vescovo e il tradizionale attri-buto della docenza superiore della cat-tedra. L’importanza della cattedrale nasce in-torno all’VIII sec., ma si aff erma in modo imponente dal XII sec., dal fatto che essa era la chiesa del vescovo, autorità re-ligiosa e spesso per-sonalità di spicco.

Considerata la chiesa “matrice”, dalla quale procedevano tutte le altre chiese della città e della dio-cesi (ecclesia major cioè “mag-giore”, per la sua importanza, o ecclesia mater, per indicare che è la “chiesa madre” di una dioce-si - così infatti la si chiama anche nei nostri dialetti), la cattedrale generalmente costituisce anche l’insediamento più prestigioso e, talvolta, il più antico del territo-rio diocesano. Talvolta, sempre a causa del suo ruolo di principale “casa di Dio” in una regione, la cattedrale prende il nome di duo-mo (da domus Dei = casa di Dio), essendo la chiesa più importante della città. Si noti però che in di-verse città, per ragioni storiche, viene chiamata “duomo” la chie-sa principale, anche se non catte-drale. Nei primi secoli i cristiani si riunivano all’interno di abitazioni adibite per la sinassi, nome con cui si designava l’ascolto della Pa-rola e la frazione del pane consa-crato. Dopo l’editto di Costantino anche l’edifi cio, visto il crescente numero dei credenti, cambia il suo aspetto e la sua collocazione.La nozione di chiesa cattedrale è già riscontrabile in documenti della Chiesa antica fi n dal VI se-

colo. Una delle prime ricorrenze della locuzione ecclesia cathedra-lis si dice fosse presente negli atti del Concilio di Terragona del 516. A questo concetto si lega quello di diocesi. Essa era un concetto amministrativo greco del IV sec. che in epoca romana rappresen-tava il governo di più province dell’Impero. In ambito cristia-no viene utilizzato per mettere ordine nei rapporti tra i poteri pubblici e quelli ecclesiastici. Tra il primo sinodo di Nicea (325) e Calcedonia (451) viene fi ssato con papa Innocenzo I, tuttavia il concetto di parochia e diocesi per i primi secoli vengono utilizzati in modo indistinto. Una volta acqui-sita la nozione, quindi, la Chiesa individuò anche la città principale all’interno di ogni diocesi, in cui istituire la presenza della “catte-dra” episcopale. In età tardoantica le chiese episcopali, la prima e la più pre-stigiosa delle quali era la basilica del Laterano a Roma, si spiraro-no all’architettura degli edifi ci civili dell’epoca romana. Anche se adattate alle celebrazioni litur-giche, queste basiliche conserva-rono tuttavia il carattere di edifi ci destinati all’esercizio dell’auto-

rità, in quanto assai precocemente in fondo all’abside se-micircolare il seggio episcopale sostitui-va quello del gover-natore o del procura-tore. È signifi cativo che, dopo l’editto di Costantino (313), le prime basiliche rara-mente abbiano tro-vato sede in edifi ci di culto antichi: mentre

Page 26: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

il tempio era il luogo del dio e i suoi fedeli non vi accedevano, la chiesa cristiana era invece quel-la dei fedeli in cui i sacerdoti e il popolo si riunivano per celebrare il sacrificio eucaristico e ricevere la parola di Dio e i sacramenti. Nel mondo greco-romano la basilica era un edificio pubblico, il nome deriva dall’ateniese “basi-likè stoa” o portico in cui sedeva il re o l’arconte a rendere giusti-zia. A Roma e nei principali centri dell’impero, la basilica era il luo-go di pubbliche riunioni e serviva nello stesso tempo per i proces-si, i comizi, per incontri di affari. Una sala rettangolare aperta ge-neralmente sul fianco longitudi-nale e preceduta da un portico (nartece), ripartita all’interno in tre o cinque navate da file di colonne portanti l’architrave e il tetto; la navata mediana era per lo più sopraelevata rispetto alle altre per dare luogo a finestre. Un abside semicircolare comple-tava da una parte, e talora da ambedue, la navata maggiore, portando le tribune del magistra-to e degli oratori. Si comprende come tali edifici fossero presenti ai primi costruttori di chiese; ba-stava portarvi le varianti richieste da un’assemblea liturgica: la tri-buna dell’abside viene ingrandita per contenere il clero e l’altare, in fondo si dispone la cattedra del vescovo con intorno i seggi dei presbiteri. Ai lati del presbite-ryum si sviluppa un’ala trasversa, il transetto (trans-septum), luogo riservato ad alcune categorie. Da questo tipo di basilica cristia-na dei primi secoli gradualmente si passa a strutture sempre più complesse e ricche del IV e V sec., anche se è sempre facile riuscire

a distinguere il tipo primitivo. La pianta della basilica cristiana è quasi sempre quella di una croce latina: navata, transetto e abside formano in modo appariscente le quattro braccia ineguali che sim-bolicamente rimandano al sacrifi-cio di Cristo sulla croce appunto.

Le basiliche latine non hanno nessuna decorazione esteriore, la facciata è semplice, i materia-li di costruzione sono comuni.

Tutta la ricchezza dell’ornamen-tazione era riservata per l’inter-no, rivestito di marmi o di stuc-chi policromi, ornato di mosaici sia sui muri che sul pavimento. S’introduce una parte importan-te: la confessione, specie di sca-vo praticato nel sottosuolo del santuario, dove sono deposte le reliquie del martire a cui è dedica-ta la chiesa e che nelle cattedrali romaniche si trasformerà nella cripta. Il prestigio delle catte-drali dipendeva in epoca medie-vale anche dal fatto che spesso si ritenevano fondate dal primo evangelizzatore della diocesi o da uno dei suoi primi vescovi. La gerarchia ecclesiastica si sfor-zò di raccogliere la maggior quan-tità possibile di tesori cristiani, soprattutto reliquiari e teche con i preziosi resti mortali dei santi e, a partire dalle Crociate, anche con frammenti della Vera Croce. In certi casi la cattedrale divenne così anche meta di pellegrinaggi e ciò comportò la costruzione di deambulatori come pure il molti-plicarsi delle cappelle radiali e lo sviluppo della cripta. Oltre che a questa funzione di “reliquia-rio” assunta dalla cattedrale, si aggiunse sin dall’Alto Medioevo anche quella di luogo della me-moria: si cominciò a redigervi e a iscrivere su tavole in avorio o in pietra gli elenchi dei vescovi e dei fasti episcopali.

Un po’ di teologia dei sim-boli liturgici

Della pianta abbiamo giàdetto, ma anche la posizione del-le cattedrali non è mai casuale: una norma generale vuole che tutte queste chiese siano orien-tate, ossia rivolte verso l’oriente

32303224

Page 27: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

25

perché la porta d’ingresso dove-va essere inondata per prima dai raggi del sole del nuovo giorno, simbolo della Risurrezione (tradi-zione che si cominciò a trascurare agli inizi de XVII sec.). E per rima-nere ancora in tema di simbologia delle cattedrali, l’altare, general-mente rialzato rispetto all’aula, è simbolo della mensa dell’ultima Cena; realizzato rigorosamen-te in pietra, simboleggia anche Cristo, “pietra angolare” di tutta la storia. Tutto il Medioevo parla un linguaggio fortemente simbo-lico. Quello che oggi noi compren-diamo con fatica, nel contesto del Comune era invece abbastan-za accessibile alla maggioranza, grazie ad una radicata tradizione fi gurativa e alla ricchezza della sapienza popolare. La cattedra-le si inserisce perfettamente in questa didattica dell’immagine, rappresentando per il suo tem-po la più grande concentrazione di narrazione e insegnamenti ri-volti alla popolazione cittadina. Non a caso essa è stata defi ni-ta libro di pietra, un vero edifi cio “parlante”, poiché svolge, con le sue strutture e decorazioni, un ruolo di comunicazione fon-damentale, dal livello più popo-lare (le Bibliæ pauperum) per la catechesi dei semplici, fi no alle simbologie più ricercate. La cat-tedrale ha il compito di istruire e catechizzare il popolo di Dio (si ricordi che il nome deriva da ca-thedra, in linea con il ministero episcopale dell’insegnamento). Inoltre, a suo modo, la cattedra-le illustra anche la concezione cristiana del tempo che non è semplice fl uire ma preparazio-ne all’avvento del regno di Dio. Sulle facciate delle cattedrali

medievali fi gurano quasi costan-temente la Creazione di Adamo ed Eva insieme all’immancabile Giudizio universale (l’origine e la fi ne), troviamo i segni dello zo-diaco e i lavori dei mesi che scan-discono il breve tempo dell’esi-stenza umana. Attorno ai portali, nelle cornici, sui pilastri, sulle pa-reti, accanto alle rappresentazio-ni sacre si raffi gurano i mestieri dell’uomo, le scene del lavoro dei campi e altre immagini sim-boliche che illustrano le stagioni e che si riferiscono al tempo che

scorre sotto lo sguardo di Dio. È come se la cattedrale assumes-se una dimensione umana, ogni attività lavorativa, ogni azione, pensiero, momento della vita sono dedicati interamente al Signore. Si recupera pertanto una dignità teologica al lavoro umano, inteso come collabora-zione al progetto della creazio-ne e non più come dannazione, frutto del peccato originale, come si era rappresentato fi no alla fi ne del secolo XI. La catte-dra e l’altare posti sulla tomba dei martiri o dei santi intorno ai quali si erigeva l’edifi cio era il se-gno evidente di un insegnamen-to, quale quello del vescovo, che si radicava direttamente nella testimonianza di vita dei santi. Tale legame permetteva di ren-dere evidente come il sacrifi cio di Cristo si rendesse presente e fe-condasse la vita della chiesa nel segno evidente della comunione con il papa. Così la cattedrale an-cora oggi rappresenta il punto di intersezione tra il cielo e la terra, è il punto attraverso il quale l’uo-mo si rende conto dell’ingresso di Dio nella storia, ma anche di come la storia umana apparten-ga alla storia di Dio. La cattedrale è il luogo della me-moria e della fede, essa esprime nella sua architettura la conce-zione cristiana del tempo: dall’in-gresso si procede attraverso la purifi cazione all’incontro perfet-to con Cristo sull’altare dove ve-niamo trasformati in Lui e dove tutto trova compimento di senso attraverso il sacrifi cio. La catte-drale è il luogo dove, ancora pri-ma della nascita delle grandi uni-versità medievali europee, l’inse-gnamento e lo studio era legato

Page 28: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

alla trasformazione della vita ed alla celebrazione del mistero di Cristo, infatti alle cattedrali era-no annesse direttamente opere come studi di teologia e arti, bi-blioteche, archivi, ma anche ope-re di carità come ospizi.

Le cattedrali tra urbanistica e architettura

Riguardo all’ubicazione, potrebbe stupire il fatto che le più antiche cattedrali medievali sorgevano non nel cuore della città, ma alla periferia, e talvolta perfino completamente ester-ne all’abitato. Probabilmente in questo hanno influito ragioni di-fensive o la sua posizione accan-to a punti obbligati di passaggio e quindi certamente fortificati (ad es. i ponti), oppure la limi-te della cinta muraria. A questa ubicazione potrebbe aver con-tribuito anche l’opportunità di servire contemporaneamente sia alle esigenze spirituali della città che del contado. Spesso ha influito in modo incisivo anche la configurazione del terreno, per cui nelle città di collina la catte-drale veniva collocata nel punto più alto dando luogo a volte a ubicazioni periferiche o esterne al nucleo urbano. Nelle città di pianura la cattedrale, nel grande fervore di rinnovamento edilizio del Duecento, costituisce invece il motivo dominante della piazza principale. Se le prime basiliche vengono edificate al di fuori del perimetro murario, successiva-mente, quando le città ampliano la cerchia difensiva delle mura, isolandosi sempre più dalla cam-pagna, le chiese e le torri, costru-ite per lo più in sostituzione delle primitive basiliche, sovrastano

l’abitato cittadino e divengono il fulcro dell’intero impianto urba-no. A partire dal secolo XI, con la nascita dei Comuni, soprat-tutto nella prima fase, un ruolo fondamentale viene svolto dalla figura del vescovo che, dopo la disgregazione del potere cen-trale, diviene la guida di tutte le iniziative urbane e pubbliche, e la cattedrale è il luogo dove svol-gere tale compito. Nel XIII secolo iniziò a delinearsi una città in cui è possibile individuare un centro cittadino caratterizzato in primo luogo dagli edifici pubblici, dalla cattedrale e dalle residenze dei nobili e della ricca borghesia. L’organizzazione delle piazze cit-tadine è dominata dalla presenza della cattedrale, la torre campa-naria, il battistero, i palazzi ve-scovile e pubblico; all’interno di questo grande spiazzo si svolgo-no tutte le attività legate alla vita civile e religiosa: dalle adunanze, alla festa popolare, al mercato. La cattedrale diviene il simbolo della città, luogo emblematico dei valori della cultura del tempo: a partire dall’età romanica, essa

non rappresenta solo il centro della vita religiosa, ma svolge an-che numerose attività e funzioni, come trattative pubbliche e pri-vate ed è sede di rogiti notarili, al suo interno si conservano anche i campioni dei pesi e delle misu-re. Anche la torre campanaria ha funzioni civiche e non mancano esempi di cattedrali fortificate, sicuro rifugio per i cittadini sotto assedio. L’edificio sacro, insom-ma, assolveva al compito di spa-zio di incontro per la collettività, essa è contemporaneamente edificio religioso, luogo di riunio-ne per la comunità e luogo di se-poltura degli uomini illustri. Fino a quando non sorgerà il palazzo pubblico, sarà la cattedrale l’edi-ficio che sintetizza in sé vita civile e vita religiosa.

32303226

Page 29: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

29

Il comunicare sia come

il buon Samaritano nelle strade

digitali.Comunicazione

al servizio di un’autenticacultura dell’incontro

«Comunicare bene ci aiuta ad es-sere più vicini e a conoscerci me-glio tra di noi, ad essere più uniti. I muri che ci dividono possono es-sere superati solamente se siamo pronti ad ascoltarci e ad imparare gli uni dagli altri»…Così Papa Francesco si rivolge ai comunicatori di professione nel messaggio diff uso il 24 gennaio in occasione della ricorrenza di San Francesco di Sales, protetto-re dei giornalisti. Una lettera ric-ca di spunti e rifl essioni che apre il cammino verso la 48° giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali che si celebrerà il 1 Giu-gno. Un messaggio che continua il discorso sui nuovi mezzi di co-municazione ed i social network, iniziato da Papa Benedetto XVIII nel suo messaggio, per la stes-sa occasione, lo scorso anno (ricorderemo tutti le conversa-zioni via Twitter con l’account @pontifex) e prima ancora da Papa Wojtyla (tanto da spingere il sindacato dei cronisti romani ad avanzare la richiesta di rico-noscere Papa Giovanni Paolo II

patrono dei comunicatori digitali per la sua “particolare sensibilità di apostolato con gli strumenti della m oderna comunicazione e coraggiosa e saggia apertura alle tecnologie del digitale”).La rifl essione sulla comunicazio-ne che la Chiesa sta portando avanti in questi anni in un mondo in cui Tv e tecnologie sono diven-tati anch’essi pulpito, si interroga non su tecniche e modelli, ma sulla vita dell’uomo al tempo in cui l’ambiente digitale ha impat-to sulla nostra percezione della realtà, di noi stessi e sulle no-stre relazioni. L’invito è quello di considerare il web non come un mondo parallelo, ma un ambien-te nel quale molte persone, spe-cialmente giovani, condividono conoscenza, valori e interrogativi di senso. Nell’era della multime-dialità, la comunicazione ha as-sunto due precise caratteristiche: è “amplifi cata” e “continua”. Un dinamismo che favorisce come mai in passato il contatto tra persone e mondi anche lonta-ni fra loro. In questo contesto si colloca il tema del Messaggio di Papa Francesco, reso noto con il titolo “Comunicazione al servizio di un’autentica cultura dell’incon-tro”. Oggi, noi corriamo il rischio

che alcuni media ci condizionino al punto da farci ignorare il no-stro prossimo reale attraverso connessioni sempre più spesso virtuali e distanti, umanamente parlando, nonostante vantiamo tanti “amici virtuali” e contatti ol-tre monitor. Pertanto per incon-trare amici, o più genericamen-te il nostro prossimo, non basta passare lungo le “strade” digitali, cioè semplicemente essere con-nessi: occorre che la connessione sia accompagnata dall’incontro vero. Non possiamo vivere da soli, rinchiusi in noi stessi. “Ab-biamo bisogno di amare ed essere amati. Abbiamo bisogno di tene-rezza”. Da qui le indicazioni pre-ziose del Pontefi ce affi nchè ci sia una autentica cultura dell’incon-tro e del prossimo. Promuovere una comunicazione al servizio di un’autentica cultura dell’incon-tro è possibile anche se non si ha un contatto diretto con il prossi-mo. Papa Francesco ce lo sta di-mostrando e insegnando, mese dopo mese, con la sua “grande capacità mediatica”. Una comu-nicazione fatta non solo di parole ma anche di gesti. Parole e gesti che s’illuminano reciprocamente. L’essere umano si esprime soprat-tutto nella capacità di comunicare.

Anna Giammetta

27

Page 30: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

Territorio

Nella comunicazione e attraverso essa possiamo, infatti, incontrare altre persone, esprimiamo noi stessi, il nostro pensiero, quello in cui crediamo, come vorremmo vivere e, forse anche più impor-tante, impariamo a conoscere le persone con cui siamo chiamati a vivere. Una tale comunicazio-ne richiede la capacità di saper dialogare rispettosamente con le verità degli altri. Spesso, infatti, quello che inizialmente potrebbe sembrare “diversità” rivela la ric-chezza della nostra umanità e nel-la scoperta dell’altro incontriamo pure la verità del nostro essere. Come allora la comunicazione può essere a servizio di un’autentica cultura dell’incontro? E per noi cri-stiani, che cosa significa incontra-re una persona secondo le leggi di Dio? Come è possibile, nonostante tutti i nostri limiti e peccati, essere veramente vicini gli uni agli altri? E chi è il prossimo o la “prossimità”?Per spiegarlo Papa Francesco si serve della parabola del buon Samaritano che è anche una pa-rabola del comunicatore.«Chi comunica, infatti, si fa pros-simo. E il buon samaritano non solo si fa prossimo, ma si fa cari-co di quell’uomo che vede mezzo morto sul ciglio della strada. Gesù inverte la prospettiva: non si trat-ta di riconoscere l’altro come un mio simile, ma della mia capacità di farmi simile all’altro. Comunica-re significa quindi prendere con-sapevolezza di essere umani, figli

di Dio. Mi piace definire que-sto potere della comunicazione come “prossimità”» - scrive Papa Francesco. Insomma una comu-nicazione coraggiosa e umana, propositiva e rigenerante, quella suggerita dal pontefice che con-tinua scrivendo: «l’icona del buon samaritano, che fascia le ferite dell’uomo percosso versandovi sopra olio e vino, come esempio da seguire per una comunicazione che sia olio profumato per il dolo-re ma anche vino buono per l’al-legria». Coraggiosa nel senso di condividere, usare, vivere, diven-tare cittadini dell’ambiente digi-tale. Perché il dialogo nasce solo dall’incontro e dal confronto. Ma soprattutto “autentica”. Deve cioè essere una comunica-zione espressione di ciò che si porta nel cuore. Il messaggio del Papa ricorda che il mondo digita-le può essere «un luogo ricco di umanità, non una rete di fili ma di persone umane».Quindi anche la comunicazione deve essere in tal senso umana e autentica. Esse-re connessi, dunque, può essere un’occasione formidabile per noi cristiani, per metterci in gioco. E raggiungere chi ha bisogno. In quest’ottica, comunicare rap-presenta una sfida fondamentale anche per le nostre Chiese locali che attraverso i media posso-no testimoniare la bellezza del Vangelo e raggiungere chi è alla ricerca di speranza o chi ha bi-sogno di una parola di conforto.

1. Il voto di novembre in Basilicata ha confermato alla guida della nostra regione il centro sinistra. Cosa ne pensa e che prospettive vede per questa regione?

Intanto il voto ha confermato il centro sinistra, ma il vero elemento di discontinuità e di novità è, si può dire, l’astensione che ha superato il 50%. Questo è il segnale di una sofferenza che non aveva bisogno di conferme ma che nel voto è ve-ramente clamoroso. Certo, ci sono tante attenuanti, si è votato in un mese particolare, siamo in un tur-no non generale, ma il vero dato di fondo è che per la prima volta una regione, dove esercizio del voto è sempre stato esercitato, la diser-zione al voto diventa il segnale di una sofferenza profonda, profon-dissima, da cui bisogna trarre tutti, sia chi ha ruoli di governo, sia chi ha ruoli di opposizione, uno spro-ne importante. Siamo a livelli di crisi sociale forse mai vista. Il calo di affluenza segnala, per la verità, anche altri dati: una parte di Basi-licata che ha qui solo la residenza, per ragioni di studio, di lavoro, è elemento grave e bisogna correre ai ripari. Nei registri AIRE, registri dove sono iscritti i lucani che vi-vono all’estero, ci sono migliaia e migliaia di persone, in molti comu-ni dell’entroterra e sono più quelli iscritti all’AIRE di quelli iscritti nelle liste elettorali. Anche questa è la crisi di una comunità.

2. I vescovi della Conferenza Epi-scopale di Basilicata, rivolgendosi alla classe politica hanno chiesto

Intervista al deputato Cosimo Latronico

28

Page 31: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

Territorio

29

“un impegno per far sì che si pos-sano aiutare i lucani a recuperare la fi ducia nella gestione della po-litica e nella gestione della cosa pubblica: se non c’è voto non c’è democrazia”.

È condivisibile questa analisi per-ché proprio di fronte all’insucces-so di un governo, questo lo dico non per una ragione di parte ma, se siamo a questo punto è perché le politiche fatte in questi anni non hanno raggiunto i risultati attesi. Credo che anche chi sta con il cen-tro sinistra deve ammettere che non ha raggiunto i risultati attesi, non hanno prodotto lo sviluppo, per cui oggi continuiamo a fare i conti con una regione che è in ri-tardo di sviluppo, che ha un defi cit di infrastrutture, che non ha una rete produttiva, che non ha lavo-ro. I fl ussi migratori hanno ripreso, purtroppo in maniera pesante a imperversare. Di fronte a questa situazione però la ricetta non è quella di astenersi, di fuggire, ma quella di assumersi una responsa-bilità. È bene che tutti sappiano che abbiamo bisogno di più par-tecipazione, di più responsabilità. Tutti i soggetti, sia quelli che han-no responsabilità politica, sia quel-li che hanno responsabilità sociali, mi riferisco a quelle educative e professionali, tutti dobbiamo sen-tirci chiamati in campo a costruire una civiltà. Le ragioni di vita della nostra comunità per altro, una comunità dal punto di vista teori-co dovrebbe avere dalla sua tutte le risorse necessarie per costruire le condizioni di una vita sul nostro

territorio: sviluppo di imprese, di lavoro, di mantenimento dei nostri borghi. Questa è la sfi da che ab-biamo davanti.

3. La Chiesa lucana chiede ancora: “Una politica che nella completa trasparenza abbia due obiettivi: l’andare in soccorso della povertà, in maniera non assistenzialistica ma strutturale, con una politica che sappia mettere i poveri e i deboli al primo posto.” Pensa sia possibile andare in tale direzione di marcia?

Proprio ieri c’è stato un incontro tra il nuovo presidente della giun-ta regionale e i parlamentari sulla crisi sociale ed economica che vi-viamo (ormai è sotto gli occhi di tutti) e sugli strumenti per fron-teggiarla. Io sono del parere che dobbiamo rompere il circuito della

spesa improduttiva che in questi anni ha dilapidato migliaia di mi-liardi di vecchie lire senza produr-re niente, quindi, venir fuori da un modello assistenzialistico che bru-cia le risorse e non crea futuro alle nuove generazioni. Tutto quello che abbiamo incominciando dalle risorse del petrolio, e non sono poca cosa, (mi riferisco alle royal-ties) alle risorse per la riduzione del prezzo del carburante, alle risorse che verranno fuori dall’ar-ticolo 16, e noi abbiamo voluto in parlamento, stabilire che una quo-ta delle risorse fi scali prese dallo sfruttamento petrolifero devono restare in Basilicata per un fondo permanente per lo sviluppo delle attività produttive e delle infra-strutture. A mio modo di vedere la chiave di volta per provare a co-struire il futuro è indirizzare le ri-sorse fi nanziarie di cui disponiamo

Giuseppe Abbate

Intervista al deputato Cosimo Latronico

Page 32: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

non in politiche assistenzialistiche ma, si potrebbe dire per dare un senso alla cifra dei vescovi, tra-sformare le politiche da assisten-ziali a politiche di responsabilità. È questo il modo per aiutare le povertà, chiamare tutti a fare la propria parte, nel costruire politi-che attive di lavoro, per costruire imprese, costruire infrastrutture e cioè le condizione per poter vi-vere. Un grande piano per il re-stauro dei nostri borghi antichi, il che significa: ristrutturazione non solo strutturale delle abitazioni, dal punto di vista energetico, ma anche dal punto di vista funzionale per farne dei luoghi dove si svilup-pa il turismo, l’artigianato, la cultu-ra, i mestieri, la gastronomia, cioè i nostri saperi. Questo non è un pro-getto impossibile ma alla nostra dimensione, il nostro artigianato e le nostre capacità nel campo agricolo che continua ad essere un campo importante. Un grande progetto produttivo che parte da quello che sappiamo fare e che sia finanziato dalle risorse di cui dispo-niamo. Dobbiamo perdere però la tentazione di usare queste risorse per distribuirle in mance che col tempo poi non producono nulla.

4. La priorità oggi è sintonizzarsi con i problemi reali dei cittadini, in una società in cui la soglia del-la povertà ha raggiunto, anche in Basilicata in maniera particolare, livelli pericolosi e l’incertezza del futuro ha prodotto rassegnazione e paura. Quali le azioni da attuare per invertire questo degrado? La caritas diocesana e parrocchiale registrano ogni giorno presenze di persone disperate che cerca-no aiuto e che non riescono a far fronte al loro disagio economico.

Certo che ci sono misure di carità che tutti insieme dobbiamo prova-re a mettere in chiaro, ma la poli-tica, però, oltre che ad azioni per fronteggiare le emergenze, deve provare a mettere tutti nella con-dizione di fare ciò che ciascuno sa fare. Negli incontri quotidiani, parlando delle mie esperienze so-cialmente intense, nel dialogo con il bisogno, specialmente con chi non riesce a trovare lavoro, la pri-ma domanda che io faccio è: “cosa sai fare tu?”. Chi sa fare una cosa deve essere messo in grado di po-terla farla. Noi dobbiamo costruire questa rete attiva di soggetti che può trascinare tutti quelli che non hanno la vocazione o il talento dell’autoimpresa, dell’inventiva e della creatività.Chi ha una professione tra le mani, chi ha una capacità creativa, va chiamato a raccolta perché crei attività sul nostro territorio. Questi sono la vera ricchezza per gli altri che sono nella condizione di prestare solo il loro lavoro. Quindi farei un banca progetti e la supporterei con una leva finanziaria che ci può essere data dalle risorse che si sono stabilizzate intorno a circa 200 milioni di euro all’anno che vengono dal petrolio anziché dissiparli in mille rivoli inutili. A questo punto o farei una leva finanziaria scontando le risorse petrolifere per i prossimi dieci anni e sosterrei una banca progetti per promuovere la creatività ad ogni livello della nostra comunità.

5. Non si potrebbe, come in pas-sato correre il rischio di progetto fittizi? Le garanzie chi le da?

La garanzia sta nel trovare un sog-getto, intermediario selezionato

ai massimi livelli che deve istruire questi progetti che hanno le gam-be per andare avanti, verificando in principio che si tratta di progetti che possono avere al loro interno le caratteristiche per autofinan-ziarsi. Per poter partire, chiara-mente, c’è bisogno di una copertu-ra perché una buona idea può non avere le risorse per realizzarsi. Una buona idea che incontra un sog-getto che la sostiene si può realiz-zare. Naturalmente è importante

che non sia una corsa al contribu-to, come in passato dove gli incen-tivi sono serviti a costruire aziende e a chiuderle il giorno dopo. Se ci affidassimo a soggetti che fanno una selezione vera e rigorosa con caratteristiche per avere succes-so, avremo le garanzie giuste. Puntare su ragazzi che ci sono e ragazzi che potrebbero tornare. Qualche giorno fa ho incontrato una ragazza che vive a Roma dove si è laureata, e l’ho pregata di fare una ricognizione di tutti i lucani che vivono fuori, che si stanno lau-reando o si sono laureati. Penso che se facessimo una ricognizioni

30

Territorio

Page 33: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

di tutti i ragazzi che vivono in Italia e nel mondo e chiamassimo questi ragazzi ad una sfi da per costruire una possibilità di lavoro, di svilup-po della nostra regione credo che qualcosa accadrebbe.

6. Mi anticipa le domande. Volevo chiederle sulla occupazione gio-vanile e quindi, se è possibile oggiarrestare l’emorragia soprattut-to giovanile dell’emigrazione inBasilicata.

Oggi la tendenza è ancora questa, nel senso che i giovani non sapen-do cosa fare qui decidono di pro-vare altrove. Diciamo che il fatto che i giovani si formino altrove può essere un punto di ricchezza. Ma qui dobbia-mo creare un rapporto con i nostri giovani che stanno altrove per-ché, se ci sono le condizioni e que-sti vogliono, si possono trasferire qui col bagaglio di competenze e relazioni che hanno costruito al-trove. Dobbiamo creare strumenti di provocazione e anche di facili-tazione perché nella storia di ogni

uomo, io credo, dopo la giovinez-za che comporta l’idea di andare altrove e conoscere nuovi ambien-ti, c’è sempre la nostalgia della ter-ra in cui si è nati e da cui si è partiti. Se buona parte di queste risorse, di queste eccellenze, di questo capitale umano, potesse essere ri-condotto alla propria terra il futu-ro della nostra Basilicata sarebbe decisamente migliore. Sempre per seguire degli esempi, ho incontra-to qualche giorno fa un ragazzo di Francavilla sul Sinni, che si è lau-reato in ingegneria energetica al Politecnico di Torino, alcune setti-mane sta a Torino altre sta in Ba-silicata perché vuole coltivare dei progetti nella sua terra d’origine. Questa esperienza con strumenti e incentivi adeguati si può rendere più universale, la si può allargare. Un censimento di tutte le risorse che abbiamo sparse per l’Italia e per l’Europa è una sfi da, perché parte di queste risorse umane pos-sa essere richiamato a lavorare per lo sviluppo della propria terra è una sfi da che io tenterei.

7. Bisognerebbe però facilitarli nella mobilità. Oggi ci sono ancora molti problemi di spostamenti, ba-sta pensare alla Basentana, ad un aeroporto che non c’è.

Questo è il grande tema nostro. In-sieme alle risorse da destinare alle attività produttive, a cui darei la precedenza, c’è il grande tema del-le infrastrutture. La Basilicata deve connettersi. Dobbiamo raff orzare l’asse ferroviario che collega Ta-ranto a Salerno e l’asse che collega Matera a Bari perché sono i due nodi trasportistici più importanti. Bari con l’aeroporto e Salerno per il treno ad alta velocità. Poter avere un trasporto pubblico che ti metta

in connessione con il resto dell’Ita-lia è una condizione importante sia per la mobilità ordinaria sia per i traffi ci turistici. La Basilicata è un giardino con due parchi naziona-li, centri storici bellissimi, la città dell’UNESCO di Matera, la costa della Magna Grecia con due musei, abbiamo tutte le caratteristiche per dire che questa regione ha del-le carte che deve poter giocare an-che dal punto di vista turistico. Na-turalmente l’accesso è importante.

8. Papa Francesco ha dichiarato: “prego Dio affi nchè ci dia politici lungimiranti e attenti ai proble-mi”. Insomma anche il pontefi ce, come milioni di cittadini chiedono alla politica di cambiare, di guar-dare lontano oltre le scadenze elettorali. Tra voi eletti in Basi-licata c’è coesione ed unicità di intenti nel voler realmente fare qualcosa per la Basilicata? Avete idee condivise?

Il Papa chiama la politica alla sua vocazione come servizio alla co-munità. Ognuno di noi deve avere questa consapevolezza personale della responsabilità nell’esercita-re questo ruolo, quindi la politica come servizio alla comunità e come strumento perché le risorse di una comunità si possano sprigionare. Non come un potere che si sostitui-sce all’umanità, sarebbe un’illusio-ne. Tra chi ha questa responsabilità ci deve essere un dialogo profi cuo. Personalmente mi sono sempre sforzato, indipendentemente da ruoli di governo e di opposizione, a costruire un dialogo, che attual-mente c’è. Mi sforzo di lavorare perché non prevalgano fazioni e divisioni, ma anche da posizioni diff erenti, si serva il bene di tutti. Sono fi ducioso nell’andare in que-

Territorio

31

Page 34: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

Tonino Evangelista

sta direzione, perché siamo una piccola comunità con sei deputati e sette senatori.

9. Che rapporto hai con Dio e con la fede? Come concili la tua fede con la politica? Don Tommaso Latronico, tuo fratello, che importanza ha avuto nella tua vita?

Diciamo che io non ho scelto, da ragazzo, di fare il lavoro che sto facendo. Non c’è stato un mo-mento in cui ho studiato per fare la politica. Ad un certo punto, e qui si incrocia l’educazione che don Tommaso ha avuto nella mia vita persona-le, mi sono trovato a ventuno anni sindaco della mia comunità senza averlo prestabilito, perché questa trama di aff ezioni che c’era nel mio paese d’origine mi ha portato ad un’avventura umana che non avevo previsto. Questa trama si è incro-cia con la mia educazione alla fede, ho conosciuto persone straordinarie come don Tommaso, don Giacomo, don Giussani, che hanno sempre edu-cato all’integrità della fede e della vita, per cui la fede e la vita sono la stessa cosa. Non c’è separa-zione tra vita e fede. La persona è una, il cuore è uno, e batte per tutto quello che fai. Nell’unione tra fede e vita, corpo e spirito l’amore di Dio è im-prescindibile nonostante i limiti umani. La nostra fortuna è che c’è una misericordia che sopravan-za. Lo Spirito ci possa sostenere nelle cose che facciamo. Il Papa ci dice che siamo voluti bene ed è questo sentirsi amati che ti da la possibilità di fare qualcosa nonostante i limiti. Sentirsi amati non astrattamente, ma concretamente ha segna-to la vita e il rapporto tra me e mio fratello. Sen-tirsi amati sul destino che va al di là del fatto di essere fratelli, di essere madre, padre, cugini, c’è una fraternità che è ancora più grande perché ha a che fare con il destino di ciascuno di noi. Questo fatto ha segnato la mia vita e, in qualche modo il mio destino umano e le responsabilità in cui mi sono trovato. Non conta il ruolo ma conta il cuore che speriamo non si spenga mai.

10. Ai lucani cosa vuole dire?

Che devono essere consapevoli che hanno tante opportunità a loro disposizione. Devono chiede-re di più a se stessi e anche a chi amministra que-sta comunità.

Dalle Parrocchie

Parrocchia Sant'Antonio da Padova

32

Territorio

T R I C A R I C O

Page 35: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

da sempre si organizza nella nostra parrocchia la festa dell’Anziano; è un risveglio d’amore, un indimenticabile appuntamento che dai alla

tua amata famiglia. La nostra chiesa Sant’Antonio da Padova ha qualcosa di diverso, di speciale, col suo enorme piazzale, il suo campetto polivalente, la nostra Signora di Lourdes e Bernadette, i suoi maestosi alberi coronano la veduta stupenda di Tricarico creando una foto memorabile. Di giorno è vita, una continua presenza di persone: chi entra in chiesa, chi entra nella casa di riposo delle Di-scepole di Gesù Eucaristico per visitare parenti e cono-scenti e i giovani che giocano a pallone nel campetto di fronte. Una piccola città dove tutti hanno fretta, dove il tempo non basta. La sera emana un senso di solitudi-ne, di tristezza, per la sua oscurità, due fari attaccati al muro alla casa parrocchiale, due lampade alla casa di riposo, sembrano i lumini della speranza. D’un tratto lacrime di gioia scivolano lentamente, ecco apparire il ricordo delle feste passate, sorrisi, grida, gioia, volti felici, soprattutto tanto amore per il servizio dato al prossimo, un atto di giustizia! L’evento si avvicina, un profumo fl oreale alimenta animi ardenti, desiderosi di amare, amarsi, essere amati. Come una nube che va via il piazzale oscuro è luce, è un infuso di silenziosa pre-ghiera, tranquillità dei sensi; l’amore si impadronisce della tua carne come brina ammorbidisce il tuo cuore arido, come rugiada si sprigiona nel tuo corpo l’eter-no amore nascosto. Quest’anno c’è stato un piccolo cambiamento alla festa: grazie al 29 dicembre, giorno della Santa Famiglia di Nazareth, il nostro parroco Don Michele Pandolfi suggerisce di organizzare la festa dell’Anziano con ammalati, disabili, persone sole biso-gnose e giovani insieme alle famiglie. Scatta la molla organizzatrice, Caritas e parrocchiani uniti! Manifesti in chiesa, nei negozi, il 27 dicembre l’incontro in par-rocchia per i preparativi, tutto è pronto. Il 29 dicembre è arrivato con ansia e bibite, dolci, torte, panettoni, focacce, panzerotti, “casatelle”, “prcidozz”(piccoli cavatelli di pasta fresca fatti a mano), le insuperabile “Scrped” di zia Rosa riempiono i tavoli, ma mancava la materia prima: le famiglie. Alle ore 17:00 iniziano ad arrivare alcuni anziani che si fanno compagnia tra di loro, e le famiglie verranno?! Siamo fi duciosi e alle ore 18:30, meravigliati, il salone parrocchiale era stracolmo di gente! Don Michele fa un breve saluto è dà inizio alla festa. La festa è : fami-glie intere, anziani soli, vedove e vedovi, anziani della

casa di riposo, disabili come il nostro amico Pietro sulla sedia a rotelle insieme con sua moglie Francesca che ha voluto condividere attimi di piacevole convivenza; il nostro amico Ezio con sua madre Ida sembrano non invecchiare mai. Festa è vedere i bambini giocare, scivolare per terra, rincorrersi, provare gesti e giochi che non gustavo da anni; giovani che dialogano tra di loro, si ballava di con-tinuo e nessuno era fermo, tutti erano partecipi e chi era impossibilitato a ballare batteva le mani a ritmo di musica. Gli occhi si intrecciano, rappresentano lo specchio dell’animo. All’inizio della festa esprimevano tristezza, solitudine e abbandono. Ora gli occhi di tutti sono radiosi, lucenti, pieni di lacrime d’amore. La festa rappresenta il Tuo Volto Signore in ognuno di loro; non lo nascondi perché sono i segni della tua grazia verso il prossimo. È come portare alla Chiesa il frutto di una nuova vita: Amore. La festa è musica che avvolge e travolge, canti e balli ci uniscono, racconti di storie accadute, vecchi rancori, pettegolezzi. Ognuno esprimeva, spolverava una parte del loro li-bro nascosto e per incanto i nostri cuori si sprigionano come erba che germoglia, fi orisce e l’oscurità diven-ta luce. In quell’attimo di tempo contempliamo le Tue meraviglie Signore. La festa è gioia, allegria, felicità dimenticando tristezza, egocentrismo, individualismo e i nostri peccati giornalieri. Il vento soffi a suoni e ritmi portandoci lontano e come magia tutto fi nisce.Saluti e abbracci con un solo grido: è stato bello , quando ci incontriamo di nuovo? Attraverso le note di un canto melodico fotografo nel mio cuore tutti gli attimi vissuti rendendo partecipi spiritualmente mio fratello Pino, mio cugino Pinuccio, il ballerino, mio padre, mia madre e tantissime persone soff erenti che conosco e non; gelosamente li porto insieme ai partecipanti a far parte di una Famiglia Speciale in cui tutti sono Fratelli con un unico Padre comune: Dio.Ringrazio Don Michele, i bambini, i giovani, gli anziani, i disabili, gli ammalati e tutte le famiglie presenti.Inoltre: ringrazio Adriano e la sua fi sarmonica, Peppino di Oliveto e la sua batteria, Pinuccio di Grassano la sua chitarra e il suo violino, Marco di Grassano e la sua chi-tarra, Carmine che studia e vive a Bologna ed ha canta-to melodie della nostra terra.Avete sacrifi cato un po’ del vostro tempo per condividere con noi gioia, felicità, allegria, serenità, generosità ma soprattutto “Amore”, GRAZIE DI CUORE!

33

Page 36: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

42

Dalle Parrocchie

SUBITO RITORNOA CASAIl 1° Marzo 2014 con una solenne celebrazione eucaristica, presieduta dal Vescovo della nostra diocesi Sua Eccellenza Mons. Vincenzo Carmine Orofino, alla presenza del parroco don Giovanni Grassani e del Vice Parroco don Francis Enziwa e di alcuni sacerdoti della diocesi, è stata riaperta al culto dei fedeli, dopo un anno di chiusura per lavori di ristrutturazione, la chiesa Madonna della Neve. La celebrazione è stata resa solenne, oltre che dalla particolarità della liturgia, anche dai canti preparati e impeccabilmente eseguiti dal coro parrocchiale, diretto dal Maestro Antonio Bolettieri, il quale per l’occasione ha composto la musica del salmo responsoriale.Negli anni questa chiesa è stata oggetto di piccoli interventi di ristrutturazione ma, negli ultimi tre anni, l’ufficio diocesano per i beni architettonici ha deciso di intervenire con importanti lavori di consolidamento e ristrutturazione che hanno interessato i locali parrocchiali e la Chiesa. Tutto ciò è stato possibile grazie ad un contributo della CEI dell’8xmille e ad un cospicuo finanziamentofornito dalla diocesi, la quale ha donato alla parrocchia, in nome di Don Michele Calabrese nostro parroco per sedici anni, il nuovo confessionale. Con le offerte dei fedeli sono stati realizzati l’altare e l’ambone in marmo, progettati dall’Ing. Nicola Ferri, ricchi di riferimenti teologici quali l’unicità e la trinità di Dio e la purezza; la realizzazione da parte di un artigiano del paese degli arredi della sacrestia, l’acquisto di oggetti sacri e la ristrutturazione della Statua lignea della Madonna della Neve posta so-pra l’altare maggiore (unica “assente” all’inaugurazione perché ancora in fase di restauro). Toccante è stato il momento in cui il vescovo ha consacrato il nuovo altare, spogliandosi dei paramenti sacri, ungendolo con l’olio consacrato. Al termine della celebrazione i parrocchiani hanno voluto festeggiare assieme a tutte le persone accorse dalle altre parrocchie di Grassano e dagli altri paesi della diocesi, preparando e offrendo un ricco rinfresco.Doverosi e sentiti sono i ringraziamenti al Vescovo per averci consentito di rendere ancora più bel-la e importante la nostra Chiesa, all’Ing, Ferri e all’impresa costruttrice e a don Nicola Soldo per la dedizione e l’attenzione con cui ha curato e seguito i lavori in qualità di responsabile dell’Uffi-cio diocesano per i beni architettonici. Un grazie immenso va a tutte quelle persone che, nei gior-ni precedenti la riapertura della chiesa, hanno lavorato instancabilmente e senza sosta per puli-re e risistemare la Chiesa, testimoniando il loro grande amore per il Signore, la Chiesa e la nostra parrocchia. L’augurio è che questa chiesa sia sempre più accogliente verso quanti si avvicineranno. A don Giovanni e don Francis auguriamo un buon lavoro alla guida della nostra parrocchia.

36

Mariella Aversa e Margherita Bonelli

Parrocchia Madonna della Neve

34

G R A S S A N O

Page 37: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

SAN MAURO FORTEAzione Cattolica San Mauro Forte

XLVIIGIORNATAMONDIALE

DELLA

PACEUna profonda

riflessione della presidente di AC di San Mauro Forte

Sabato 15 febbraio, nel salone parrocchiale di San Mauro For-te, si è tenuto un incontro sul messaggio proposto dal Papa in occasione della XLVII giornata mondiale della pace. In tale cir-costanza, la comunità ha avuto la possibilità di meditare ed ap-profondire le parole del Pontefi -ce grazie alla spiegazione e alla rifl essione del diacono don Luigi Tuzio. La presidente parrocchiale

di Azione Cattolica, Margherita Angerame, ha introdotto la sera-ta ripercorrendo le frasi più toc-canti del messaggio del Papa. Di seguito viene riportata la ri-fl essione fatta dalla presidente di AC all’inizio della serata.Ci è sembrato opportuno rifl et-tere insieme su quanto Papa Francesco ha posto alla nostra attenzione, così da farne tesoro e non resti un semplice fatto di cultura, ma diventi guida forte e sicura per una vera vita da cristia-ni, cristiani in missione, secondo la vocazione ricevuta, una delle quali è proprio quella della fra-ternità, tragicamente rigettata dalla mano alzata di Caino contro suo fratello Abele. La loro vicen-da evidenzia il diffi cile compito a cui tutti gli uomini sono chiamati a vivere uniti, prendendosi cura l’uno dell’altro, ad essere “uomi-ni riconciliati che vedono Dio, il Padre di tutti, capaci così di vive-re una fraternità aperta a tutti.” La pace e la fraternità sono stret-tamente legate fra loro; si vive la pace quando si è capaci di costru-ire relazioni sincere e rispettose con tutti. La globalizzazione pur-troppo, come ha aff ermato Bene-detto XVI, ci rende vicini, ma non ci rende fratelli. La fraternità è un valore che va concretizzato nel nostro vivere quotidiano, perché, soltanto se crediamo in essa, sare-mo capaci di superare la “cultura dello scontro” e promuovere la "cultura dell’incontro”, del dia-logo, delle relazioni vere, capaci di riconoscere il valore essenziale della pace e la necessità di operare instancabilmente per conseguirla, così da realizzare un mondo più

giusto. Papa Francesco, con il suo mes-saggio “Fraternità, Fondamento e via per la Pace”, ci invita a rifl et-tere su tutto questo e ci dice che la fraternità è una dote che ogni uomo e ogni donna reca con se in quanto essere umano, fi glio di uno stesso Padre. La cultura del be-nessere, però, spesso fa perdere il senso della responsabilità e della relazione fraterna. Gli altri, anziché nostri “simili” appaiono antagonisti o nemici e sono spesso considerati un fardel-lo, un peso, un ostacolo, un impe-dimento allo sviluppo. La globalizzazione dell’indiff eren-za deve lasciare il posto alla glo-balizzazione della fraternità, una fraternità che deve essere vissuta in tutti gli aspetti della vita, com-presi l’economia, la fi nanza, la so-cietà civile, la politica, la ricerca, lo sviluppo, le istituzioni pubbliche e culturali. Per fare questo, però, occorre scoprire il valore della Pace come dono, capire che la pace nasce dal perdono reciproco, dalla giusti-zia sociale, dalla libertà propria e altrui, dal dialogo, dall’impegno personale, dalla solidarietà, dal rispetto delle coscienze e dalla dignità di ogni uomo, dal rispetto del creato e dalla capacità di cu-stodirlo.La Pace ,quindi, nasce da un cuo-re nuovo, un cuore che si rinnova, che si apre ad una dimensione glo-bale della Fraternità per realizzare quell’unità in Cristo, come Lui stes-so ci dice nel Vangelo di Matteo ”Voi siete tutti fratelli”.

Introduzione della presidente di A.C. Margherita Angerame

Parrocchia S. Maria Assunta

35

Dalle Parrocchie

Page 38: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

4438

Solo pochi anni fa padre Thomas Saji, vice parroco della parrocchia di Sant’Antonio, lasciava la nostra comunità di Stigliano per ritornare nella sua terra, l’India, dove, di li a poco, avrebbe cominciato a realizzare il suo sogno: una struttura al servizio dei bambini del villaggio di Bonakal.

Grazie al contributo di tutti coloro che lo conoscono, grazie all’Associazione Gian Franco Lupo “Un sorriso alla vita” - On-lus, che ha finanziato l’aula computer, e

grazie anche al contributo della nostra comunità di Stigliano è stata realizzata una scuola che garantisce l’istruzione primaria ai bambini dai tre ai dieci-undici anni. Sorta a Bonakal, nella provincia di Khammam in Andhra Pradesh, un villaggio molto popolato ma mol-to povero, dove le famiglie non godono nemmeno dei beni primari. Circa il 90% della popolazione è al servizio di ricchi padroni per guadagnarsi il pane quo-tidiano per sé e per la propria famiglia. Ma il lavoro, per lo piu’ agricolo, dipende molto dal clima. La sicci-tà spesso provoca una crisi finanziaria ed economica che genera disoccupazione e porta alla disperazione di tanti agricoltori che non sono in grado di mantene-re la famiglia e assicurare ai figli una vita dignitosa.

A causa di tanta povertà molti bambini non possono frequentare la scuola e sono costretti ai lavori mino-rili. La scuola pubblica più vicina dista 5 chilometri e offre un servizio poco efficiente. È per questo che, accogliendo la richiesa delle famiglie del villaggio, so-prattutto le più povere, e incoraggiati dal vescovo del posto, la comunità degli “Araldi della Buona Novella” ha comprato un terreno su cui piano piano ha edifica-to la scuola. Nove classi, cinque di elementari e quat-tro tra materne e nursery, in totale circa 300 bambini, tolti dalla strada e dal lavoro e destinati all’istruzione, all’educazione e alla disciplina. Comincia così la missione di padre Thomas dedita ad aiutare i poveri ad essere autosufficienti, senza distin-zione di casta o di religione; finalizzata ad assicurare l’istruzione e l’educazione a tutti i bambini affinché possano nel tempo essere promotori della cultura e dell’istruzione e assumere all’interno della società in-

S T I G L I A N O Parrocchia Sant'Antonio da Padova

36

Dalle Parrocchie Maria Antonietta Calbi

UN SOGNO DIVENTATO REALTÀ

Page 39: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

43394337

Dalle Parrocchie

carichi importanti e di responsabilità e nello stesso tempo compiere con fermezza l’evangelizzazione cri-sti ana a cui la sua comunità missionaria è chiamata.Ma il progett o non è fi nito. È già in corso di realizza-zione l’orfanotrofi o ed è in canti ere la realizzazione di una biblioteca ed un laboratorio necessari per off rirel’istruzione anche ai bambini delle scuole medie. Bi-

sognerà pertanto costruire nuove aule in vista di nuove classi e di un maggior numero di alunni. Necessita inoltre un generatore di corrente dal momento che non sempre è fornita energia elet-trica sopratt utt o nelle ore diurne conci-denti con l’atti vità scolasti ca. Una realtà che ho potuto sperimenta-re e vivere personalmente pochi mesi fa. Questo nuovo anno è cominciato per me in maniera diversa dagli altri. Un’esperienza meravigliosa, che mi ha cambiato la vita, che mi ha fatt o risco-prire valori dimenti cati , mi ha fatt o ap-prezzare le cose che abbiamo e che dia-mo per scontato, mi ha fatt o riscoprire il valore di un sorriso, di una carezza, di un abbraccio... Un viaggio in una ter-ra magnifi ca. Terra di profumi, terra di colori, terra di sapori, terra del silen-zio, ancora baciata dalla natura. Gente segnata dal lavoro eppure felice. Gente del sorriso, quello vero, gente semplice

ma dal cuore grande che ti da’ l’anima. Gente dagli occhi grandi per mostrarti cio’ che ha dentro. Gente di poche parole che parla con i fatti , con il cuore, con gli occhi, con le mani, con i sorrisi. Terra della sempli-cità, dell’essenzialità, delle emozioni. Un villaggio po-vero, quello di Bonakal, ma ricco di bontà, di amore, di accoglienza. Un intero villaggio che mi att endeva matti na e sera quando, con il pulmino andavo a pren-dere e ad accompagnare i bambini. Un villaggio che si popolava al suono del clacson semplicemente per of-frirmi un fi ore, per una strett a di mano o per ricevere da me una carezza. Gli occhi dei bambini, dapprima incuriositi e ti midi, si sono trasformati presto in occhi felici e desiderosi di aff ett o. Conti nua a riecheggiare nelle mie orecchie la loro voce che urla il mio nome e conti nuo a vedere le loro mani che dalla bocca ac-compagnano aff ett uosi baci per me. Le tante facci-ne che fanno a gara per starmi vicino e conquistare

una mia carezza, un mio bacio. Tanti sorrisi mi hanno strappato lacrime di gioia, tanto entusiasmo ha riac-ceso in me la voglia di vivere, tanta semplicità mi ha fatt o apprezzare i valori dimenti cati , tanta povertà mi fa fatt o apprezzare il “molto” che abbiamo, tante dif-fi coltà mi hanno fatt o riconquistare la tenacia e la for-za per risolverle, tanta bontà e spontaneità mi hano fatt o apprezzare la grandezza della carità fraterna, la grande gioia e il semplice diverti mento dei bambini hanno riaperto il mio cuore alla bellezza della vita e mi hanno fatt o capire che il vero sorriso non è quello che si legge sul volto della gente ma quello che viene dal cuore. Persino i frutti della terra e i doni della natura mi hanno fatt o rifl ett ere sulla centralità dell’uomo e sulla grandezza di Dio che ha messo a nostro servizio il mondo intero affi nché ce ne servissimo. I fi ori rac-colti per me in segno di benvenuto ed off erti mi ogni matti na per ornare i miei capelli, i frutti della terra perché io me ne cibassi, il latt e fresco degli animali

Page 40: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

38

Dalle Parrocchie

perché io ne gustassi.... Tutto mi ha parlato di Te, Signore.... Per non par-lare dell’accoglienza e dell’ospitalità con cui Padre Thomas, Padre Francis e i nove maestri mi hanno fatto sen-tire a casa e della cura, dell’amore e della dedizione che offrono quotidia-namente e spontaneamente ai bam-bini. Non solo una squadra, ma una grande famiglia che si aiuta vicende-volmente anche al di fuori del lavoro, dove ognuno si preoccupa del bene dell’altro, dove ognuno si adopera per il bene e la felicità dei bambini, dove ognuno accoglie l’altro come un dono e fa di sé un dono per l’altro. L’amore gratuito, la pazienza e l’affet-to, ma anche la severità, il rigore e la disciplina, per fare di quei bambini, uomini del futuro, pronti ad affronta-re il mondo con tutte le sue difficoltà. Bambini educati al rispetto umano, all’osservanza delle regole, alla ge-stione del tempo, dediti alla preghie-ra e attenti a ringraziare il Signore per i doni ricevuti. Bambini educati a “guadagnarsi” le cose. Anche attraverso i giochi, le at-tività ludiche o didattiche, i bambini sono educati ad aggiudicarsi le cose: per la vittoria, per aver raggiunto l’obiettivo, per aver ottenuto i risul-tati sperati. E allora capisci che anche un piccolo e semplice regalo, utile e necessario, può renderli felici. Dal semplice astuccio per i colori, al con-tenitore portavivande. Ti accorgi che le cose sono semplici strumenti che aiutano a vivere e non oggetti in fun-zione dei quali si vive o attorno a cui ruota la vita. Per questo non è impo-tante la marca, la forma, l’apparenza, ma è necessaria la sostanza, l’essen-zialità, l’utilità. E allora ti rendi conto che la povertà, le difficoltà o qualsiasi altro ostacolo, non possono impedire a nessuno di vivere la propria vita e di difendere con coraggio i propri sogni.

Page 41: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

T R I C A R I C OParrocchia s. Maria assunta - Cattedrale

Vito SaccoDalle Parrocchie

39

Il nostro parroco don Giovanni Trolio ha voluto chia-marlo “Gli Angeli Custodi”, il gruppo anziani che si è costituito nella Cattedrale e che è stato inaugurato giovedì 21 novembre scorso nell’auditorium “Monsi-gnor Angelo Mazzarone” dell’oratorio, con la presen-za del nostro Vescovo, monsignor Vincenzo Orofi no. “Da quando sono stato chiamato a essere parroco qui – ha detto don Giovanni ai numerosi presenti – ho desiderato costituire questo gruppo proprio con l’in-tenzione di voler aiutare anche le persone anziane a sentirsi Chiesa, a sentire la gioia dell’appartenenza alla Chiesa, che non consiste solamente nella pratica reli-giosa ma anche nel poter condividere momenti di pre-ghiera collettiva e di sano divertimento, perché que-sto è anche il modo concreto con cui vivere la comu-nione nella Chiesa”. Mostrando la sua soddisfazione per aver avuto la presenza di tante persone, ha voluto ringraziare quelle che lo hanno aiutato nel compito di contattare gli anziani, in particolare Carmela Palermo e Rosanna Tolve, che hanno avvicinato soprattutto le coppie, “perché – ha spiegato – sono quelle persone che hanno bisogno, anche nella vecchiaia, di stare insieme. Il rischio, nei nostri paesini, è che il marito vada in un luogo e la moglie in un altro; invece questa è l’occasione per mettere insieme marito e moglie”. Don Giovanni ha poi comunicato che sarà il gruppo giovani ad aiutarlo a mantenere vivo il gruppo degli anziani con incontri che si svolgeranno, in questa fase iniziale, due volte al mese. “I giovani mi daranno una mano – ha precisato – perché potranno dialogare con loro e arricchirsi soprattutto di quella sapienza che voi anziani avete e di cui voi giovani avete bisogno”. In-fi ne il parroco, illustrando il motivo dell’intitolazione del gruppo agli Angeli custodi, ha detto che la festa dei nonni è il 2 ottobre, la festa degli Angeli custodi e

che è un po’ l’istituzione dei nonni all’interno della vita familiare e della Chiesa quella di custodire, con quel senso di protezione che ognuno ha, le nuove genera-zioni. Monsignor Orofi no, complimentandosi con don Giovanni e con i suoi collaboratori per l’iniziativa, ha detto che “un gesto per gli anziani è un grande gesto di saggezza e di sapienza. Voi anziani siete sapienti, siete saggi perché, diceva Giovanni Paolo II, la saggez-za degli anziani è proprio il frutto del tempo: il tempo, le circostanze, le vicende della vita rendono saggi e, alla fi ne, affi nano i sentimenti e veramente gli anziani sono il volto della saggezza, della pazienza, del lavo-ro e del sacrifi cio”. Il Vescovo ha anche voluto dare rilevanza all’esperienza che, nell’età avanzata, rende forti e purifi ca la vita, togliendo dall’esistenza le cose superfl ui per andare subito all’essenziale ma anche all’attenzione della Chiesa verso gli anziani, che non è un gesto di carità ma un gesto vero di Chiesa che vuole valorizzare tutta la loro esperienza. “Voi, però – ha aggiunto monsignor Orofi no – dovete usare nei nostri confronti grande carità, raccontando la vostra esperienza, facendola fruttifi care e aiutando gli altri a partecipare a questo gesto, perché la Chiesa ha bi-sogno della vivacità dei bambini, della baldanza dei giovani, dei giudizi maturi degli adulti ma tutto que-sto trova nella vostra esperienza il punto sorgivo”. Infi ne, li ha invitati a sentire la parrocchia come casa propria, la casa comune, come una famiglia di fami-glie. Lo stesso Vescovo, poi, ha guidato la preghiera della comunità presente, al termine della quale tutti i partecipanti hanno potuto condividere un momento di convivialità.

Gli Angeli Custodidella Cattedrale

Page 42: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

iNaugurazioNe dell'auditoriuM MoNs. aNgelo MazzaroNe

Vito Sacco

40

Dalle Parrocchie

Sabato 8 febbraio, alle ore 20.30, nel salone “don Angelo Mazzarone” dell’oratorio della cattedrale, è stato proiettato il video documentario “Terra mia”, realizzato dal ventenne Antonio Martelli, pe-rito tecnico del trasporto aereo e ministrante del-la cattedrale. Con il parroco don Giovanni Trolio, erano presenti, tra gli altri, il Vescovo, monsignor Vincenzo Orofino, il vicario generale diocesano don Nicola Urgo, il comandante della Compagnia dei Carabinieri, capitano Maurizio Laurito, il sindaco Lina Marchisella, il presidente del Consiglio comu-nale Franco Martinelli, l’assessore Pancrazio Tede-sco e Angela D’Ercole, ex insegnante di lettere di Antonio all’Istituto tecnico commerciale “Olivet-ti” di Matera, che l’ha aiutato a realizzare il video con preziosi consigli. Erano presenti, soprattutto, i genitori di Antonio, che hanno creduto molto in lui, sostenendolo nel suo lavoro e che Antonio ha ringraziato prima della proiezione del video. In circa un’ora, il documentario racconta, attraverso le voci di Carmela Biscaglia, storica e direttore del Centro di documentazione “Rocco Scotellaro e la Basilicata del secondo dopoguerra” e dell’attore Giuseppe Miseo, la storia di Tricarico tra urbanisti-ca, arte, personaggi illustri e tradizioni popolari. Il documentario contiene anche due interviste di tipo storico antropologico sul Carne-vale al sindaco di Tricarico Raffaello Marsilio e alla professoressa Anto-nietta Vizzuso, docente di lettere nella scuola secondaria di primo grado di Tricarico e studiosa di tradizioni popolari; il video è com-pletato da immagini di balli popo-lari, eseguiti da alcune ragazze e dalla recitazione di alcune poesie di Rocco Scotellaro da parte dei

ragazzi della scuola secondaria di primo grado. A fare da colonna sonora al video, brani tratti da lavori dei Tarantolati di Tricarico, di Antonio Infanti-no, dei Gatta Mammona e di Pietro Cirillo. Questo video documentario, ha spiegato Antonio, inizialmente era stato realizzato per partecipare a un concorso nazionale per cortometraggi a tema libero ma poi, a causa della sua lunghezza e dell’im-possibilità di accorciarlo in tempi brevi, ha deciso di renderlo più organico e completo, con l’intenzione di realizzare copie in dvd da distribuire. A conclu-sione della proiezione del video documentario su Tricarico, il Vescovo, complimentandosi con l’auto-re, ha detto che Antonio “ha raccontato la storia di Tricarico ponendosi all’interno di questa storia, come figlio grato di una nobile tradizione umana e culturale e, nello stesso tempo, come protagonista entusiasta delle vicende che caratterizzano la vita odierna di questa diletta comunità. Una lettura attenta e scrupolosa e, insieme, avvincente e intri-gante che riesce a coinvolgere emotivamente e cul-turalmente l’uditore, fino a renderlo partecipe dei contenuti più reconditi della narrazione stessa”.

T R I C A R I C OParrocchia s. Maria assunta - Cattedrale

Page 43: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

T R I C A R I C OGiuseppe FerraiuoloDalle Parrocchie

41

«Il Seminario Minore, dove esiste, è anche il punto di riferimento della pastorale vocazionale della preadolescenza e dell’adolescen-za, con occasioni di incontro e di formazione per i ragazzi delle parrocchie e soprattutto con la testimonianza off erta dal gruppo dei seminaristi». (Orientamenti e norme per i seminari, 3a, n. 35).«Ai seminaristi va ricordata una consolidata verità pastorale: «Nessuno è più adatto dei gio-vani per evangelizzare i giovani.[…] a titolo personale e come comunità sono i primi e imme-diati apostoli della vocazione in mezzo ad altri giovani». (Orien-tamenti pastorali per la promo-zione delle vocazioni al ministero sacerdotale, n.15).«La chiesa in uscita è la comu-nità di discepoli missionari che prendono l’iniziativa, che si coin-volgono, che accompagnano, che fruttifi cano e festeggiano. “Primerear, prendere l’iniziati-va”. La comunità evangelizzatri-ce sperimenta che il Signore ha preso l’iniziativa, l’ha preceduta nell’amore, (Gv 4,10) e, per que-sto, essa sa fare il primo passo, sa prendere l’iniziativa senza paura, andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade per invitare gli esclusi». (Evangelii Gaudium n.24).Prendiamo le mosse dai docu-menti su indicati, per esplicitare le motivazioni che ci hanno spin-to e sostenuto nel nostro pro-getto missionario-vocazionale. In un tempo in cui la crisi vocazio-nale è anche il rifl esso di una so-cietà sempre più orientata egoi-

sticamente e incapace di aprirsi a una esperienza di dono, dono che trova il suo apice nell’off erta esistenziale di se stessi e non più nel dono di altro da sé, “dare la vita per i fratelli” come direbbe Gesù, anche noi come comunità del Seminario Minore, e al grido

del Primerear di papa Francesco, abbiamo deciso di metterci in movimento, come parte di una chiesa che è chiamata ad amare, a essere in uscita. Abbiamo scel-to come meta iniziale la Diocesi di Tricarico. Pronta e sollecita l’ac-coglienza di don Giovanni Trolio, parroco della Cattedrale, nella mattinata tricaricese che ci ha visti impegnati, dapprima, con-giuntamente ai fedeli del posto, nell’animazione della celebrazio-ne della messa domenicale e poi in un incontro con i giovanissimi della parrocchia, nella rifl essione sul tema proposto dall’Uffi cio na-zionale per le vocazioni: “Apriti alla verità testimonierai la vita”, con il supporto di materiale au-diovisivo, la testimonianza di uno dei nostri seminaristi e un momento ludico fi nale. Caloro-sa e paterna l’ospitalità di Sua Eccellenza monsignor Vincenzo Orofi no, che ci ha aperto le porte dell’episcopio, permettendoci di condividere in letizia non solo il lauto pasto domenicale ma ci ha accompagnati in conversazioni vertenti sulla storia, le tradizioni e la vita ecclesiale della Diocesi di cui è pastore, nonché su pro-blematiche di più ampio respiro vertenti sull’attualità. Conclu-diamo questa breve pagina del nostro diario di bordo affi dando al Signore, nella preghiera, que-sta nostra prima uscita e, nello stesso tempo, ringraziandolo per l’abbondanza dei doni ricevuti, «ricordandoci (ancora una volta) delle parole del Signore Gesù, che disse: Vi è più gioia nel dare che nel ricevere». (At 20, 35b)

Incontro con i seminaristiParrocchia s. Maria assunta - Cattedrale

Page 44: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

Vito Sacco

42

Dalle Parrocchie

Un battesimopar ticolareIl 25 gennaio scorso, alle ore 16.00, nella cattedrale, padre Adrian Roman ha battezzato, con il rito ortodosso, il piccolo Nicolas, figlio di Marcela e Miti-ca Potosca, una coppia rumena che vive a Tricarico. Tante per-sone, parrocchiani e non, hanno partecipato all’evento insieme al nostro parroco, don Giovanni Trolio e, in particolar modo, han-no partecipato i bambini che ave-vano appena finito l’incontro di catechismo i quali, accompagna-ti in chiesa dalle catechiste per condividere questa significativa esperienza, già prima dell’arrivo di padre Adrian e del piccolo Ni-colas, avevano posto molte do-mande a don Giovanni, sulla dif-ferenza tra il rito orientale e quel-lo latino. Proprio questa inaspet-tata partecipazione ha convinto i genitori e i padrini del bimbo, Eugen Potosca e Carmela Satria-gno, a chiedere a padre Adrian di celebrare il rito in italiano, in-vece che in rumeno e, anche se il padrino ha qualche volta un po’ faticato a leggere le preghiere in italiano, lo spirito di condivisione e di fratellanza che si era diffuso nella cattedrale ha superato le barriere linguistiche e l’emozio-ne ha colto un po’ tutti, in parti-colar modo i genitori e i padrini di Nicolas, questi ultimi gli unici protagonisti del rito ortodosso del battesimo. Padre Adrian, arri-vato con il suo particolare fonte battesimale portatile ed eviden-temente abituato a spiegare i riti

che celebra, è stato subissato di domande da parte dei bambini ma anche degli adulti presenti ed ecco la prima sorpresa: il lungo rito, di oltre un’ora, non è solo del battesimo ma anche della cresima e della prima comunio-ne, sacramenti che, nella Chiesa ortodossa, vengono sommini-strati tutti insieme. Inoltre, il bat-tesimo, nel rito orientale, viene somministrato per immersione e non per aspersione, come nel-la Chiesa latina. La celebrazione, che padre Adrian ha spiegato man mano in tutte le sue fasi, è cominciata con il “rito dei cate-cumeni”, svolto alle porte della chiesa perché, ha spiegato padre Adrian, simbolicamente il batte-simo è la porta che fa entrare la persona nella vita della Chiesa, con le preghiere di esorcismo

accompagnate dal segno della croce e dal soffio del prete sulla fronte, sulla gola e sul cuore di Nicolas, per chiedere a Dio di al-lontanare ogni influenza del mali-gno dalla vita del nuovo cristiano e di includerlo tra i membri della Chiesa. È seguito il rito proprio del battesimo che, dopo una pri-ma unzione con l’olio, ha avuto, come momento più significativo, l’immersione del piccolo Nicolas, nudo, nel fonte battesimale per tre volte, nel nome delle persone della santa Trinità. Rivestito di un abito nuovo, che indica la nuova vita in Cristo, il piccolo Nicolas ha poi ricevuto il sacramento della cresima, che ha incuriosito per alcuni aspetti che non si riscon-trano nel rito cattolico latino. Du-rante la funzione, Nicolas è stato unto in varie parti del corpo con il santo Myron, un olio ottenuto mescolando decine di sostanze aromatiche a una base di olio d’oliva e, dopo i tre giri intorno al fonte battesimale dei padrini col bimbo in braccio, padre Adrian ha terminato con due azioni sim-boliche, l’abluzione, per ripulire i punti su cui è stato passato il san-to Myron e la tonsura, il taglio e il dono dei capelli del battezzato come segno simbolico di un dono di gratitudine, per sigillare l’inizio di un impegno di vita cristiana. Infine, padre Adrian ha sommi-nistrato a Nicolas il sacramento della comunione sotto le due specie. Concluso il rito del bat-tesimo, padre Adrian ha chiesto che l’acqua benedetta del fonte battesimale fosse versata nel ter-reno sotto uno dei giovani alberi di piazza Raffaello delle Nocche, a simboleggiare la vita che cresce in santità.

T R I C A R I C OParrocchia s. Maria assunta - Cattedrale

Page 45: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

T R I C A R I C OPietro CetaniDalle Parrocchie

43

“Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme!”. Le parole del salmo 133 riecheggia-vano imponenti nei nostri cuori la sera del 29 dicem-bre, festa della Santa Famiglia, nel vedere i gruppi familiari della parrocchia di San Potito Martire in Tri-carico, convenuti in massa presso il salone “Mons. Gaspare Sarli” per trascorrere insieme alcune ore e portare a compimento, nel migliore dei modi, la giornata cominciata con la celebrazione eucaristica animata dalle e per le famiglie. Come da tradizio-ne, la serata prevedeva la tombolata fi nalizzata alla raccolta di fondi per l’adozione della piccola Sabina (cfr. Fermenti n. 122) e, alla luce dei tragici eventi ac-caduti nel mese di novembre nelle Filippine, per so-stenere la comunità delle suore Missionarie di Gesù Eterno Sacerdote (di cui fa parte la ragazza madre della piccola Sabina), che hanno visto la loro casa sull’isola di Cebu devastata dalla furia del tifone. A stento il salone è riuscito a contenere tutti i parteci-panti che, tra esigui premi ritirati (frutto di una col-letta di oggetti riciclati tra le famiglie stesse), schia-mazzi festosi dei tanti bambini e la consumazione di dolci, torte e pizze preparate nelle diverse case, hanno dato vita ad una serata allegra, spensierata e soprattutto solidale, evidenziando la bellezza del semplice stare insieme. La serata era inserita nel programma pastorale della parrocchia, che prevede, tra l’altro, un incontro mensile delle famiglie per ri-fl ettere insieme, pregare e fare formazione sui temi legati all’eucarestia nelle molteplici dimensioni che maggiormente la coinvolgono in quanto famiglia: Eucarestia e comunità / giorno del Signore, Eucare-stia e matrimonio / famiglia, Eucarestia e missione, fi no a rifl ettere insieme sui testimoni dell’Eucarestia (mons. Raff aello Delle Nocche e la sua spiritualità eucaristica). Partendo dal tema dell’anno, infatti, la parrocchia di San Potito Martire continua a met-tere la famiglia al centro di ogni azione pastorale e gli incontri specifi ci off rono un’occasione per ma-turare la consapevolezza dell’essere innanzitutto comunità di famiglie. Non c’è, ovviamente, solo spi-ritualità e formazione. Come in ogni famiglia, la di-mensione educativa abbraccia i diversi campi della vita sociale ed ecco perché la seconda parte di ogni incontro prevede diverse attività più ricreative: il gioco, la visione di un fi lm, la serata danzante, ecc. L’attenzione alla famiglia e all’Eucaristia è stata ma-

nifestata anche quest’anno nella realizzazione del presepe parrocchiale: su progetto dell’arch. Sabrina Lauria, catechista responsabile dell’ACR e membro del CPP, alcune famiglie insieme hanno impegnato diversi pomeriggi e serate per ritagliare, incollare e sistemare carte veline e cartoncini che hanno com-posto le diverse scene della natività con la tecnica dei quadri contro luce. Nella suggestiva semplicità della realizzazione, il presepe, oltre a riassumere il tema portante dell’anno pastorale, è stato ulteriore occasione di incontro, convivialità e fraternità ed ha testimoniato a tutta la comunità parrocchiale il ruo-lo della famiglia al servizio degli altri. La famiglia e la Chiesa, in concreto la parrocchia, sono chiamate alla più stretta collaborazione per quel compito fonda-mentale e unitario che è costituito, inseparabilmen-te, dalla formazione della persona e dalla trasmissio-ne della fede. Per questo occorre un’eff ettiva allean-za educativa, che non è scontata, tra famiglie e co-munità cristiana. Da un’analisi sommaria del nostro territorio, frutto anche del confronto tra catechisti, insegnanti e genitori, emerge una profonda crisi educativa delle nostre famiglie, spesso sorprese dai comportamenti dei loro fi gli e in forte imbarazzo nel trovare soluzioni. Ciò che impoverisce la famiglia, non solo nella sua capacità relazionale, ma anche sul versante della competenza educativa, è l’isolamen-to. Ricreare perciò un contesto comunitario attorno alla famiglia è questione pastorale centrale. Perché, allora, non pensare a una eff ettiva solidarietà edu-cativa tra genitori? Come diventano amici tra loro i fi gli, non potrebbero diventarlo anche i genitori, che condividono la stessa passione educativa? Si rivela qui la scelta di continuare, nonostante le diffi coltà, in questo senso. A San Potito continueremo a dare ampio valore alla famiglia e a creare sempre più oc-casioni per incontrarci, stare insieme, pregare insie-me, mangiare insieme, giocare insieme, crescere in-sieme… aiutarci ad essere felici insieme.

Parrocchia s. PotitoGIORNATA DELLE FAMIGLIE: LA FESTA CONT INUA…

Page 46: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

Alla Scuola dei Santi

4844

Omelia del 16 febbraio a Grassano in occasione del 75° anniversario della nascita di Maria Marchetta

Maria Marchetta: donna di fede1. “Non crediate che io sia

venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento” (Mt 5,17). Sono le parole chiarificatrici e

rassicuranti che Gesù ha rivolto ai suoi discepoli subito dopo il gran-de “Discorso della montagna” e che oggi ha rivolto a ciascuno di noi nel brano evangelico appena proclamato da don Michele.

Gesù è venuto per dare com-pimento a tutto il disegno salvifi-co di Dio. È lui stesso la pienezza della storia della Salvezza. Nella persona di Gesù di Nazareth Dio si è rivelato in modo definitivo, facendosi uomo, venendo ad abitare in mezzo a noi e renden-dosi incontrabile (Gv 1,14): così, vedendo e incontrando Gesù di Nazareth vediamo e incontria-mo Dio, quel Dio misterioso e ineffabile che il nostro cuore cer-ca senza posa, come insegna il Catechismo della Chiesa Catto-lica. “Il desiderio di Dio è inscrit-to nel cuore dell’uomo, perché l’uomo è stato creato da Dio e per Dio; e Dio non cessa di at-tirare a sé l’uomo e soltanto in Dio l’uomo troverà la verità e la felicità che cerca senza posa” (CCC, 27).

La felicità dell’uomo – la no-stra felicità! – consiste nella rea-lizzazione piena di questo rap-porto con Dio, perché Dio è la vo-cazione di ogni uomo. L’uomo è fatto per Dio perché è stato fatto da Dio. Per vivere secondo la sua natura originaria l’uomo deve ri-conoscersi creatura e vivere nella costitutiva dipendenza da Dio.

“Dal momento in cui il Ver-bo si è fatto carne è cancellata l’incolmabile distanza tra finito e Infinito: il Dio eterno e infinito ha lasciato il suo Cielo ed è entrato nel tempo, si è immerso nella fi-nitezza umana. Nulla allora è ba-nale o insignificante nel cammino della vita e del mondo. L’uomo è fatto per un Dio infinito che è diventato carne, che ha assunto la nostra umanità per attirarla alle altezze del suo essere divi-no” (Benedetto XVI, Messaggio al XXXIII meeting per l’amicizia fra i popoli, Rimini, 19 agosto 2012).

Gesù Cristo è veramen-te il centro e il perno della vita dell’uomo in quanto in Lui “dimora corporalmente tutta la pienezza della divinità” (Col 2,9)

e tutte le cose sono state crea-te per mezzo di lui e in vista di lui (cfr. Col 1,16). In Gesù Cristo avviene l’incontro definitivo tra Dio e l’uomo. Gesù stesso si è proclamato “via, verità, vita” (Gv 14,6), il Messia atteso (Mt 1,1-17; 11,2-6), Dio (Gv 14,9-14), per cui è lui la risposta esauriente, totale e definitiva alle domande del cuore dell’uomo.

Al centro della vita di ogni cri-stiano, dunque, c’è l’incontro con Gesù Cristo: “all’inizio dell’essere cristiano, ha scritto Benedetto XVI, non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incon-tro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva” (Benedetto XVI, Lettera enciclica, Deus Caritas Est, n. 1).

La vita del cristiano è defini-ta dal suo essere “di Cristo, per Cristo, con Cristo e in Cristo”. Il mistero della nostra vita vie-ne adeguatamente illuminato e spiegato solamente dal Mistero di Cristo (cfr. GS,22).

2. “Sia il vostro parlare: sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno” (Mt 5,37): la testimonianza di Maria Marchetta.Di fronte a Gesù Cristo non

si può rimanere indifferenti, oc-corre prendere posizione: o gli diamo credito, lo riconosciamo Signore della nostra vita e lo se-guiamo (e le domande profonde del nostro cuore hanno una ri-sposta!) oppure lo rifiutiamo (e la nostra vita resta un enigma!).

Così ha fatto Maria Marchetta,nata a Grassano il 16 febbraio

Page 47: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

43

Alla Scuola dei Santi

45

1939 e morta il 7 aprile 1966, giovedì santo. Una vita breve (27 anni) ma piena, la sua, de-terminata da una fede sempli-ce ma profonda e totalizzante. Una fede decisa e chiara, carat-terizzata da un costante e incon-dizionato “sì” al Signore e da un “no” altrettanto assoluto e deci-so al diavolo.

Tutto da Maria Marchetta è stato vissuto a partire dalla fede: la vita in famiglia e con le amiche del quartiere, nella malattia pro-lungata (paraplegia fl accida) e nella soff erenza acuta, nell’espe-rienza della comunità parroc-chiale e nella partecipazione alla vita della Chiesa universale. Tutto in Maria ha fatto riferimento a Gesù Cristo e al Suo insegnamen-to. Tutto è stato fatto per il Signo-re. Maria ha vissuto nella chiara consapevolezza della sua dipen-denza creaturale e della sua fi glio-lanza divina. “La mia vita è dono, per me e per gli altri; la mia vita è un inno di lode al Signore e alla Sua bontà”: questa è la coscienza con la quale Maria ha vissuto la sua breve ma intensa esistenza. Per Maria tutto è dono di Dio: la vita, la fede, la famiglia, gli amici, la salute, la malattia, la Chiesa.

Questo vuol dire “rinnegare se stessa” e dire “sì” al Signo-re. Maria ha saputo fare a meno della sua autosuffi cienza (… non solo fi sica), dei suoi progetti e delle sue attività e si è immersa con tutta la sua vita nell’amo-re traboccante e totalizzante del Mistero pasquale di Cristo. Ha saputo prendere la “sua cro-ce” e seguire Gesù crocifi sso, lasciandosi illuminare e guida-re dall’amore debordante che promana dalla Croce di Cristo. Il Mistero pasquale è stato il con-

tenuto profondo della sua spiri-tualità.

3. Le tappe di un cammino spirituale.Lo stile di vita di Maria Mar-

chetta è scaturito da un preciso e deciso cammino spirituale fat-to di ascesi, di preghiera, di me-ditazione, di ascolto della parola di Dio, di vita sacramentale (la confessione settimanale e l’Eu-caristia quotidiana), di direzione spirituale sistematica, di acco-glienza e di off erta della sua sof-ferenza.

Maria ha fatto un reale e inci-dente cammino formativo sotto la guida dei frati Minori france-scani del Convento della Madon-na del Carmine di Grassano, dei sacerdoti diocesani del posto e in particolare del suo padre Spi-rituale (fra Simplicio Cantore) al quale ha chiesto di essere aiutata a “correggersi dai suoi difetti, a combattere le tentazioni diabo-liche contro la purezza, a consa-crarsi al Signore e ad aff rontare il grave problema della paralisi che l’aveva colpita e bloccata a letto dall’età di 14 anni” (Fra Simplicio Cantore).

Solo un profondo lavoro di ascesi e di purifi cazione spirituale ha permesso a Maria di passare dall’iniziale rifi uto della soff eren-za alla sua accettazione e stima, fi no a ringraziare il Signore per averle “fatto capire la necessità e la bellezza della soff erenza”, come ha scritto nel suo diario.

La giornata di Maria era scandita da una precisa “regola di vita” (preghiere del mattino, meditazione, uffi cio di terziaria francescana, una lettura spiri-tuale – vita dei santi – , incontro con le persone che andavano

a visitarla, Angelus Domini, pranzo, riposo, rosario, visite e letture, Angelus, cena, esa-me di coscienza, compieta). Ogni giovedì faceva un’ora di adorazione, ogni venerdì la via crucis, ogni sabato recitava il ro-sario di 15 poste.

Questa impostazione di vita le ha permesso di camminare spedita verso la meta della san-tità. “La sua ascesa verso la san-tità, ha scritto Fra Simplicio, pro-seguì su due direttive: l’accetta-zione della croce e l’adesione alla Chiesa, il che fu, cioè, amore al Cristo fi sico e al Cristo Mistico”.

Possiamo, dunque, dire che la vita di Maria Marchetta è con-notata da una spiritualità emi-nentemente cristocentrica ed ecclesiale, sostenuta da una pro-fonda devozione alla Madonna.

4. La spiritualità di Maria Marchetta.

a) Spiritualità mariana.Maria Marchetta, come la

Madonna, è stata la donna del “sì”. Un sì convinto, lieto, gioio-so, incondizionato e pieno, detto al Signore nella condizione di sof-ferenza in cui viveva.

Ha detto il suo “sì” nell’alle-gria spensierata della sua fanciul-lezza, nella prima responsabilità da studente nel collegio delle Suore Discepole di Gesù Eucari-stico a Tricarico, nella malattia, nella vita famigliare, nella soff e-renza, nell’appartenenza eccle-siale.

Un “sì” alla volontà di Dio detto per tutta la vita e con tutta la vita: con il cuore, con l’intelli-genza e con la volontà, cantato soprattutto nella soff erenza. La soff erenza è stata la vocazione

Page 48: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

Alla Scuola dei Santi

4846

propria di Maria, possiamo dire il suo carisma, la forma propria che il Signore ha scelto per amare lei e permettere a lei di corrisponde-re al suo amore.

Una spiritualità mariana che Maria Marchetta ha manifestato chiaramente con i suoi due pel-legrinaggi a Lourdes e la recita quotidiana del rosario.

b) Spiritualità eucaristica.Maria era profondamente in-

namorata di Gesù e ogni giorno desiderava riceverlo sacramen-talmente nel suo Corpo. Portarle l’Eucaristia era il dono più grande che le si poteva fare perché era pienamente consapevole che l’Eucaristia “è l’attualizzazione perenne del Mistero Pasquale” e che nell’Eucarestia è “veramen-te, realmente e sostanzialmen-te” presente Gesù Cristo.

Nell’Eucaristia Maria vede realizzato e presente l’evento della morte e della risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo del quale si sente particolarmente partecipe a causa della sua con-dizione fisica. Come nel Cenacolo Gesù, istituendo l’Eucaristia, ha offerto se stesso per la salvezza di tutti gli uomini, così Maria nella sua stanza offre la sua sofferenza per l’unità del Corpo di Cristo che è la Chiesa. Un dono vero, quello di Cristo, che ha comportato sof-ferenza e sacrificio: il corpo do-nato e il sangue versato (Mt 26, 26-28) sono vero cibo e vera be-vanda (cfr. Gv 6,55), “per la vita del mondo” (Gv 6,51). Un dono ugualmente vero e reale quello di Maria per i suoi famigliari, per le sue amiche e per la Chiesa.

Maria desidera conformarsi a Cristo – lo desidera ardentemen-te! – per divenire partecipe della

sua gloria.È la gratitudine per il “dono

eucaristico” che permette a Ma-ria di passare dal turbamento causato dalla malattia al ringra-ziamento per “la grazia non me-ritata della sofferenza”. La con-sapevolezza che l’Eucarestia è un atto di amore sovrabbondante e traboccante di Dio permette a Maria di vivere il lungo tempo del-la malattia nell’ottica dell’amore – e non della punizione – come tempo favorevole per imparare a obbedire e amare come Gesù, per maturare nella fede e dare un senso compiuto alla sua vita me-diante l’unione spirituale e fisica con Cristo, sofferente e risorto.

L’Eucaristia: il dono dell’amo-re trinitario, il dono del mistero stesso di Dio. Un avvenimento di amore che implica l’incontro tra la libertà di Dio e la libertà dell’uomo. Un avvenimento di amore che tutto avvolge e tutto redime, che rende la vita bella, buona e desiderabile, nonostan-te la sofferenza fisica.

Con questa intensità spiritua-le, ogni giorno, prona sul letto, Maria riceveva nella sua stanza il Corpo di Cristo. Da qui lo stupore eucaristico che ha invaso il cuore di Maria: Dio presente, qui, oggi, nella mia stanza! Quell’avveni-mento che ha cambiato la storia del mondo e degli uomini è pre-sente qui, da me! Anch’io posso sperimentare e gustare l’amore infinito e misericordioso di Dio! Anch’io, come i suoi amici e con-temporanei, posso amare e acco-gliere Gesù come Signore della mia vita.

La vita di Maria Marchetta, alimentata quotidianamente dall’Eucaristia, è stata un’esi-stenza tutta eucaristica: accolta,

amata, grata, donata e lieta. La sua stessa vita è stata il suo culto spirituale, gradito a Dio. L’Euca-restia è stata la causa della sua letizia e della sua freschezza esi-stenziale, il motivo della sua gio-ia, perciò “non riusciva a essere triste”, come titola la biografia curata da don Michele Celiberti.

c) Spiritualità ecclesiale.La vita di Maria Marchetta

viene compresa adeguatamente solo se la si scruta a partire dalla vita della Chiesa e nella vita del-la Chiesa. La vita di Maria è tutta dentro la vita della Chiesa: anco-ra ragazzina partecipa con esu-beranza e gioia alle attività par-rocchiali, da adolescente è felice di frequentare l’Istituto pedago-gico delle Suore Discepole a Tri-carico, giovanissima si iscrive alla Gioventù femminile dell’Azione Cattolica e al Terz’Ordine france-scano, nella sua maturità umana e spirituale, con la preghiera e il consiglio, partecipa attivamente alla vita della parrocchia e della Comunità diocesana, segue con interesse e passione la celebra-zione del Concilio Vaticano II e le varie vicende della Chiesa (per es. la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani; l’incontro del Papa Paolo VI con il Patriarca Atenagora e con il Primate angli-cano Ramsey…), offre la sua vita per l’unità della Chiesa, poiché la desidera bella e splendente, santa e pura, una e missionaria.

La vita di Maria è una vita pienamente unificata dalla se-quela di Gesù crocifisso e dall’ap-partenenza alla Chiesa, offerta nell’amore per la bellezza della Sposa di Cristo.

Page 49: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

CONSIGLIO PASTORALE DIOCESANOVerbale n. 24

L’anno 2014, il giorno 13 del mese di Febbraio alle ore 17,00, presso il centro pastorale di Garaguso Scalo si è riunito il Consiglio Pastorale Diocesano convocato dal Vescovo, Mons. Vincenzo Orofi no, con lettera del 31.01 c.a. Presiede il Vicario generale Mons. Nicola Urgo.Ordine del giorno:

1. lettura ed approvazione del verbale della seduta precedente;2. Verifi ca attività pastorali programmate (cfr. Agenda diocesana), in modo particolare “Anno dell’Eucaristia”,

“Missione al popolo”, “esercizi spirituali per laici a Cascia” 19-23 marzo (verifi care istruzioni,viaggio,...);3. Organizzazione di: Giornata del laicato cattolico (Fonti, 25 aprile 2014). Apertura del centro di ascolto “Pozzo di

Sicar” (Garaguso scalo, 25 aprile prossimo ore 18). Pellegrinaggio eucaristico dei ragazzi della prima comunione a Lanciano (domenica 27 aprile), etc.

4. Attività degli Uffi ci Diocesani5. Varie ed eventuali.

In apertura Mons. Nicola Urgo informa che gli argomenti all’O.d.g. sono stati già trattati dal Consiglio Presbiterale nella riunione di martedì 11 u. s., che ha formulato delle proposte. Il Consiglio pastorale può liberamente esprimersi, integran-dole o facendo nuove proposte.

1. Si ritiene letto il verbale della seduta precedente.2. Verifi ca attività pastorali etc... Si ricorda a tutti che le iscrizioni per gli esercizi spirituali a Cascia per fedeli laici adulti dovranno essere effettuate

entro domenica 16 febbraio per consentire l’organizzazione degli stessi. Il Presidente Mons. Nicola invita don Vincenzo Cantore e la sig.ra Enza La Rocca ad esporre le proprie considerazioni sulla missione al popolo già conclusa in alcuni paesi della Val D’Agri. Entrambi ritengono molto positiva l’esperienza fatta soprattutto per la capacità organizzativa dei Frati minori che sono riusciti a coinvolgere in modo capillare le Comunità parrocchiali con visite ad istituzioni e fami-glie. E’ importante anche il coinvolgimento dei gruppi associativi, degli operatori pastorali, ma soprattutto dei sacerdoti e delle religiose operanti sul territorio. E’ importante che la Missione al popolo non venga ricordata per un entusiasmo momentaneo, ma contribuisca ad animare la vita spirituale e pastorale delle nostre parrocchie.

Don Mimmo Fanuele insiste sul fatto che lo stile missionario deve essere sempre presente nei parroci; la missione potrà essere anche un modo per capire come deve essere impostata la “missione popolare del parroco” nel quotidiano lavoro pastorale perchè non si ripiombi nella monotonia, almeno nei tempi forti dell’anno liturgico.

Mons. Nicola Urgo fa presente che il popolo lucano ha sempre sentito e sente ancora il fascino della spiritualità francescana, testimoniato anche dalla Visita della Basilicata ad Assisi. La presenza dei Frati minori è sempre motivo di entusiasmo. La Missione è certamente occasione di evangelizzazione e di incontro con le persone, soprattutto i più lontani e più sfi duciati. 3. Organizzazione della Giornata del laicato cattolico: 25 aprile.

Il presidente don Nicola apre la discussione sottolineando che, in linea di massima, per la giornata del laicato catto-lico si seguirà lo schema degli altri anni (celebrazione eucaristica e testimonianze in mattinata e manifestazione musicale nel pomeriggio).

Grande importanza ricopriranno le testimonianze nell’Anno dell’Eucaristia. Intervengono don Cantore e suor Me-lina per proporre che ci sia una testimonianza sulla spiritualità di mons. Delle Nocche. Si potrebbe invitare qualcuno del Gruppo dei laici sorti intorno alla spiritualità eucaristica di Mons. Delle Nocche. Mons. Urgo fa presente che la proposta è stata già fatta dai sacerdoti del Consiglio Presbiterale. Dello stesso vengono accolte le altre proposte segnalate, tra le quali quella di affi dare l’animazione del pomeriggio del 25 al Gruppo Nuovi Orizzonti per uno spettacolo sul tema dell’Eucaristia.

Si concluderà la giornata con l’iniziativa di lancio del “Pozzo di Sicar” da parte della Caritas diocesana. L’inaugura-zione del Centro allo scalo di Garaguso sarà fatto in un altro momento.

3. Pellegrinaggio eucaristico a Lanciano – Domenica 27 aprile. Per il pellegrinaggio eucaristico a Lanciano dei ragazzi della Prima Comunione ogni parrocchia si organizzerà in pro-

prio sapendo che bisogna essere a Lanciano intorno alle ore 11,00-11,15 per partecipare alla celebrazione eucaristica delle ore 11,45 nel Santuario del Miracolo Eucaristico. La Diocesi provvederà a dare un contributo di € 20,00, per le spese di viaggio, per ogni ragazzo di Prima Comunione che parteciperà al Pellegrinaggio. Tutti gli altri partecipanti provvederanno a proprie spese secondo il programma di ogni Parrocchia o di più parrocchie insieme.

Dopo la recita dell’Angelus la seduta è tolta alle ore 19,00.

Il segretario Il Presidente Alessio Apolito Il Vicario Mons. Nicola Urgo

47

Segni di comunione e partecipazione

Page 50: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

LE VACANZE ESTIVE: “tempo favorevole” per lasciarsi contagiare dalla gioia cristiana.

Carissimi, anche quest’anno, come da consolidata e felice consuetudine, i nostri uffici diocesa-

ni organizzano per i prossimi mesi estivi momenti formativi e ricreativi per tutti (ragazzi, giovani, adulti e famiglie). Si tratta delle “vacanze estive” e dei “campi scuola” (o iniziative analoghe ma variamente denominate) che nella tradizione della Chiesa hanno sempre segnato e ancora oggi contraddistinguono la vita delle parrocchie pastoralmente più vivaci e delle aggregazioni ecclesiali. In questi ultimi anni tanti di noi ne abbiamo potuto sperimentare l’efficacia educativa e la fecondità pastorale. Le nostre “vacanze” non sono un “tempo vuoto” o un “diversivo” per coloro che amano divertirsi e conoscere luoghi turistici particolarmente attraenti. Non siamo un’agenzia di viaggi né una qualsiasi associazione che organizza iniziative per il tempo libero. Noi siamo la Chiesa e proponiamo a tutti – favorendo la partecipazione di coloro che lo desiderano – momenti di forte esperienza ecclesiale, di alto valore spirituale, di fruttuosa testimonianza missionaria. Siamo convinti che una settimana di vita ecclesiale trascorsa insieme con il Vescovo, con i sacerdoti e con gli amici della Diocesi è l’occasione favorevole per crescere nella fede e fare esperienza concreta della bellezza della vita cristiana.

In sintonia con l’intensità ecclesiale degli esercizi spirituali per adulti (Cascia, 19 – 23 marzo), della Giornata del Laicato Cattolico (25 aprile) e del Pellegrinaggio eucaristico per i ragazzi della Prima Comunione e le loro famiglie (Lanciano, 27 aprile), per dare concreto seguito alle indicazioni formative di quest’anno pastorale incentrate sul sacramento dell’Eucaristia e sulla Missione al Popolo guidata dai Frati Minori, invitiamo tutti voi, di ogni età e condizione sociale ed ecclesiale, a partecipare alle varie e multiformi iniziative che i vari organismi diocesani organizzano per il periodo estivo.

Un periodo, questo, che se vissuto intensamente e responsabilmente può rivelarsi come efficace “tempo pieno”, denso e carico di senso per la propria esistenza, perché permette a ognuno di impegnarsi seriamente, liberamente e diffusamente con gli ideali e i valori a cui maggiormente tiene. Un tempo, quindi, importante e decisivo per la propria crescita spirituale ed ecclesiale. Vi comunichiamo, perciò, le condizioni e i periodi delle “vacanze" organizzate dagli uffici diocesani e guidate dal Vescovo, pregandovi di iscrivervi con puntualità attraverso il modello che potete trovare nelle vostre parrocchie. Quest’anno andremo nel Parco Nazionale del Gran Sasso e saremo ospiti dei Padri Discepoli: in contemporanea, gli adulti nella Casa di Rocca di Mezzo e i giovani in quella di Ofena. Le associazioni e i movimenti comunicheranno i loro appuntamenti appena possibile. Vi aspettiamo! Con paterno affetto.

Il Vescovo e i sacerdoti

Page 51: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni
Page 52: LA CATTEDRALE RICONSEGNATA AL POPOLO DI DIO...ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomi-ni

presentazione del

Pozzo di Sicar