Kropotkin La Morale Anarchica

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    Ptr Kropotkin

    La morale

    anarchica

    a cura di Antonio Vigilante

    edizioni dsmgtlfpqxz2008

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    Introduzione

    Nella filosofia morale e, naturalmente,nella coscienza di molti, bench spesso inmodo confuso e quasi inconsapevole siagitano due questioni. La prima : cosa

    bene, e cosa male? La seconda : perch

    devo fare il bene? Possiamo definiredeterminazione del bene morale il primoproblema e giustificazione del bene moraleil secondo. Si tratta, come non difficileintuire, di due questioni strettamentelegate, senza tuttavia che sia impossibile

    considerarle a parte. La risposta allaseconda domanda porta lontano: in genereessa si trova in una intera visione delmondo, in un affresco pi o menograndioso della condizione dell'uomo nelmondo.

    La morale anarchica (1889) di Kropotkin

    una critica della morale corrente,considerata ideologica quanto alladeterminazione del bene morale esuperstiziosa quanto alla suagiustificazione. In altri termini, perKropotkin ci che la societ considera

    bene, ci che fa comodo alla classeprivilegiata. Il modo in cui questo beneinteressato viene giustificato ha ben poco dirazionale: nella peggiore delle ipotesi siricorre alla mitologia, mentre nelle etiche

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    un po' pi raffinate i concetti metafisiciprendono il posto delle fanfaluche religiose.In ogni caso, non c' razionalit n buonsenso nell'etica corrente. E non pu esserealtrimenti, considerato che non si trattadella vera etica, ma di uno strumentoideologico.

    L'intento di Kropotkin quello di mostrarela via dell'etica autentica, naturale. Non sitratta, quindi, di una semplice distruzionedell'etica impresa che sarebbe bengiustificata dal suo uso ideologico ma diuna restaurazione del senso autentico

    dell'etica, al di l della suastrumentalizzazione.Quanto al contenuto la determinazionedel bene morale , l'etica anarchica non sidiscosta apparentemente da quellatradizionale, che sarebbe riduttivo definireevangelica: la regola aurea che possibile

    rintracciare (con poche variazioni) innumerose tradizioni filosofiche e religiose:non fare all'altro quello che non vorrestiche fosse fatto a te anche se Kropotkinpreferisce la sua formulazione positiva: fa'all'altro quel che vorresti che l'altro

    facesse a te, che una formulazioneidentica a quella del Vangelo di Marco (7,12). Non deve sorprendere troppo questaripresa dell'etica evangelica nellaelaborazione di un'etica laica ed

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    antireligiosa. Da gran tempo il liberopensiero aveva individuato in quelprincipio la base di un'etica naturale. Adesempio, neLa Republique de Philosophes,ou Histoire del Ajaoiens - utopia attribuitaa Fontenelle e scritta probabilmente nel1682 (anche se sar pubblicata postuma a

    Ginevra solo nel 1768) si immagina unaperfetta societ di atei che seguono due soliprincpi, ispirati non da Dio, ma dallaNatura. Il primo di questi princpi che ciche non , non pu dar vita a nulla, mentreil secondo principio, che riguarda

    strettamente la morale, proprio la regolaaurea nella formulazione positiva delVangelo di Marco: trattate gli altri comevorreste che essi trattassero voi1.Non v' continuit, in realt, tra l'eticareligiosa e quella anarchica. Preti, politici,sfruttatori d'ogni genere hanno tenuto in

    ostaggio l'etica, utilizzandola come uncavallo di Troia per giustificare il loropotere e per stabilire l'ingiustizia sociale,ottenendo dolcezza e ubbidienza daglisfruttati. Ora si tratta invece, per

    1 Fontenelle, La Republique de Philosophes, ou Histoire del Ajaoiens, Geneve 1768, p. 48.Sull'attribuzione a Fontenelle e la datazionedell'opera, si veda la introduzione di GiuseppeLissa a Fontenelle, Storia degli Agiaoiani, Guida,Napoli 1979.

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    Kropotkin, di concepire la regola aureacome un principio di giustizia sociale inbase al quale condannare tutti coloro chefanno fare agli altri ci che essi mai

    vorrebbero fare: lo sfruttatore che mai vorrebbe vivere la vita degli operai chesfrutta, ad esempio. La regola aurea

    diventa finalmente un principio politico.Non c' spazio, in questa restaurazionedell'etica autentica, per l'altra massimaevangelica, quella del porgere l'altraguancia. L'etica anarchica non imperativa, non impone obblighi e doveri

    assoluti, ma si limita a consigliare,lasciando per il resto ognuno libero diseguire la propria natura. Tuttavia,aggiunge Kropotkin, noi pure siamo liberidi seguire la nostra natura: e se questa cidice di disprezzare chi si rende odioso conqualche atti di violenza o cattiveria, noi

    possiamo abbandonarci al disprezzo. Comesi vede, la pretesa del pensatore russo dielaborare un'etica non imperativa e senzasanzioni mostra i suoi limiti, perch ladisapprovazione e il disprezzo sonoanch'essi sanzioni. In sostanza, Kropotkin

    auspica il passaggio da una sanzionedall'alto, per cos dire, ad una sanzionediffusa, informale, ma non per questomeno pressante ed efficace. Una sanzioneche pu spingersi fino all'omicidio.

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    Kropotkin rivendica il diritto di uccidere; omeglio, afferma che in certe circostanze possibile conquistare questo diritto. Chiuccide un tiranno a costo della propria vita,e lo fa solo per liberare l'umanit dal pesodella sua tirannia e non per conquistare ilsuo potere, guidato da una purezza di

    intenti che gli conferisce il diritto diuccidere. L'anarchico preferirebbe essereucciso piuttosto che diventare a sua voltatiranno, ed per questo che ha il diritto diuccidere.

    Essere anarchici vuol dire, dunque, cercarel'uguaglianza e la reciprocit, impegnarsiper un mondo in cui ci sia corrispondenza,anche economica, tra ci che io faccio e ciche gli altri fanno a me. Questa uguaglianzanon sar raggiunta senza una lotta, anchecruenta quando necessario, ma sempre

    allegra, gioiosa, piacevole perch lottareper l'uguaglianza significa, come presto

    vedremo, stare dalla parte delle forze vivedella realt e combattere tutto ci cheintorno a noi pesante, rigido, morto.Il vero movente di ogni azione umana il

    piacere. Qualunque azione compiamo,rispondiamo ad un bisogno della nostranatura, e facendo ci proviamo piacere. Daquesto punto di vista tutte le azioni umanesono sullo stesso piano: l'altruista che si

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    sacrifica per salvare una vita umana el'assassino che la sopprime rispondono allaloro natura e provano entrambi un piacere.E tuttavia non si pu dire, precisaKropotkin, che tutto sia indifferente. Nche tutte le azioni umane meritino lo stessorispetto e lo stesso apprezzamento. A

    Kropotkin occorre un criterio per mostrareche alcune azioni sono morali ed altre no,per quanto tutte abbiano un moventeegoistico ed edonistico. Questo criterio lotrova nella sua visione, solo parzialmentescientifica, dell'evoluzione naturale. Alla

    vulgata darwiniana, che sul piano socialeed economico giustifica la violenza e losfruttamento dei pi deboli, contrapponecon forza una visione della evoluzione edella sopravvivenza delle specie comeimmensa opera di cooperazione. Ognispecie animale riesce ad adattarsi

    all'ambiente ed a perpetuarsi seguendo ilprincipio del mutuo appoggio. Ancora piche nel mondo umano, nel mondo animale possibile scoprire esempi di abnegazione,di sacrificio, di solidariet sociale. Larisposta alla domanda sul bene non

    richiede un filosofo morale: basta chiederload una formica o a un'ape. Tutta la naturatestimonia che bene lavorare per lasopravvivenza della specie, trovando in ciproprio appagamento. L'uomo non fa

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    eccezione. La moralit di un uomo consistenella sua capacit di vivere non per s, maper l'umanit.E', quella di Kropotkin, un'etica del Tutto.L'ennesima. Il Tutto al quale il singolo devesacrificarsi questa volta la Specie; altri loindividuarono e lo individueranno in Dio,

    nella Chiesa, nella Classe, nel Partito. Comeil santo cristiano o di qualunque altrareligione, l'anarchico muore con la gioia nelcuore, perch sa che il suo sacrificio trovauna profonda corrispondenza nel profondodella natura, avverte dentro di s lo slancio,

    la forza stessa che organizza e fa progrediremiriadi di esseri, cos come il martire perfede avverte l'abbraccio di Dio, che accogliee consola. Egli il vero eroe morale, coluiche ha realizzato il livello superioredell'etica, l'uomo che semina la vitaintorno a s. Per l'altro, per l'uomo comune

    che non ha il coraggio di sacrificarsi epreferisce attenersi al livello minimo, percos dire, dell'etica, cercando di realizzarenella vita quotidiana l'uguaglianza,Kropotkin non riesce a celare un certodisprezzo, anche se assicura che questa

    ricerca umile, poco eclatante della giustizialo condurr al massimo di felicit per luipossibile. Il pensatore russo afferma di non

    voler mutilare ancora una volta l'individuo,come gi troppe volte hanno fatto le

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    religioni; di volerlo integro, forte, libero daimposizioni. Ma questo individuo diventaspregevole appena afferma la propriaindividualit contro la societ. L'individuo letteralmente impensabile al di fuori dellasociet e della specie. Sul piano morale,mon si tratta nemmeno, per Kropotkin, si

    mettere da parte l'egoismo per diventarealtruisti. Non esiste nessuna opposizionetra egoismo ed altruismo, perch non esisteopposizione tra individuo e societ. Il benedell'individuo quello stesso della societ il Tutto di cui parte. Essere morali

    significa stare nell'abbraccio del Tutto. Lamorale anarchica si differenzia da quellereligiose appena per la direzione del suomovimento: non si tratta di un movimento

    verso l'interno, per cos dire, di riduzione,contrazione, negazione, ma di unmovimento di espansione, di esuberanza,

    di dono. L'uomo profondamente moraleavverte dentro di s la vita come una forzache esige di donarsi, e per questo dona lasua stessa esistenza per il benedell'umanit. Nello Schizzo di una moralesenza obbligo n sanzione di Jean-Marie

    Guyau Kropotkin trova il profilocommovente di questo eroe morale, pienodi vita e di giovinezza. Pu essereinteressante notare l'influenza di quellastessa opera di Guyau su un pensatore del

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    nostro Novecento, tra coloro che conmaggiore pensosit si sono interrogati sulsignificato della morale nel tempo attuale.Nella sua Morale come pazzia, GiuseppeRensi tratteggia un'etica senzaobbligazioni, senza leggi, senza sanzioni,affine a quella di Kropotkin. Esiste, avverte

    Rensi, un'etica superiore, che spinge alcuniuomini ad azioni che all'occhio dell'uomocomune appaiono folli. E' l'istinto, la folliache fa accettare serenamente a Socrate lacicuta e porta Giordano Bruno sul rogo.Questi eroi morali ed qui che Rensi cita

    Guyau agiscono spinti da un impulsointeriore, per una sorta di esuberanza. Etuttavia, nota Rensi, non ogni esuberanza,non ogni impulso pu essere etico toutcourt. Bisogna che vi sia qualcosa al difuori dell'istinto stesso, che confermi,fondi, giustifichi quell'istinto2. Kropotkin

    risponde anticipatamente alla critica diRensi. Un tale elemento al di fuori di noiesiste, per il pensatore russo, ed la naturastessa. La nostra esuberanza morale non che un momento dell'agire della natura, diquell'agire che si mostra profondamente

    morale ad ogni livello della vita. Socrate eGiordano Bruno non sono dei folli, maesseri nei quali si esalta lo stesso impulso

    2 Cfr. G. Rensi, La morale come pazzia, Guanda,Modena 1942, p. 247.

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    morale che regola la vita dei formicaio deglialveari. Troviamo in Kropotkin, appenaaggiornata positivisticamente, latradizionale fondazione metafisicadell'etica occidentale. Ma il trucco nonriesce. La Natura (ora occorre la maiuscola) compromessa non meno di Dio,

    dell'Essere, della Ragione. Rensi, che scrivedopo la prima guerra mondiale (e che nei

    Lineamenti di filosofia scettica del 1919 hainterpretato come evento epocale che ponefine all'ottimismo razionalistico), sa beneche non pi tempo di fondazioni

    metafisiche. La condizione dell'uomocontemporaneo tragica proprio perquesta mancanza di una solida,rassicurante copertura metafisica dellenostre azioni. Chi agisce moralmente nonha nessuna certezza di essere nel giusto.Pu essere che l'universo sia cieco al bene e

    al male, e che la sua azione resti priva disignificato, presto cancellata da milioni diazioni di senso contrario dal cinismo,dall'opportunismo, dalla furfanteria e viltquotidiana di milioni di persone.Kropotkin non in una situazione diversa

    da un religioso che cerchi, nonostantetutto, di difendere la causa di Dio. C' ilmale, c' la guerra, c' la sofferenza degliinnocenti; ma guardate quanto bello ilcreato, quanti doni quotidianamente ci

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    regala Dio; ammirate la bellezza dellacreazione. Cos dice l'uomo di fede. Ma nonconvince. Restano i ma ed i perch? Lamorte di un solo innocente uno scandaloche manda in frantumi tutti gli altri pretesidoni. Kropotkin mette in scena la suaNatura morale e moralizzatrice, ed ha la

    sua parte di ragione. Chi negher lastruttura solidaristica della vitacomunitaria delle formiche e delle api? Mala Natura non solo questo. La Natura(anzi: la natura) anche violenza cieca,sopraffazione, concorrenza non solo tra

    specie, ma anche all'interno della stessaspecie.Colpisce Kropotkin anche un'altra dellecritiche di Rensi a Guyau. Si esaltano lasanit, l'attivit, lo slancio, l'esuberanza;l'ascesi diventa una pratica in fondoimmorale, legata alle vecchie ed errate

    concezioni metafisiche e religiose chemortificavano la vita. Ricorrendo allecategorie di un altro pensatore che moltorifletter sulla moralit del mondonaturale, Albert Schewitzer, si pu dire che

    vi sono etiche della affermazione della vita

    ed etiche della negazione della vita. AKropotkin l'opposizione appare priva diproblemi: bene l'affermazione della vita( etica autentica, anarchica), mentre male la negazione della vita ( etica falsa,

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    ideologica, religiosa). Ma le cose non sonocos semplici. Schweitzer, la cui visionemorale si esprime, come noto, nelrispetto per la vita, vale a dire nellaaffermazione che bene mantenere epromuovere la vita, male ostacolare edistruggere la vita3, pure consapevole

    che un'etica autentica non pu consistereesclusivamente nell'affermazione della vita.L'etica autentica nasce dall'incontrodell'etica della realizzazione piena di sstessi con l'etica pessimisticadell'autoperfezionamento passivo, vale a

    dire della rassegnazione e della rinuncia almondo4. E' facile comprenderne le ragioni.L'esaltazione della vita questa la criticadi Rensi- degenera facilmente nellaaffermazione di s, nell'attivismo fine a sstesso, nel superomismo5: nel fascismo,diciamo noi. Le vie della vita sono bizzarre,

    a quanto pare. Aggiungerei che si tratta,anche, dei rischi di qualsiasi pratica etica epolitica che si pretenda assolutamentefondata: che abbia alla spalle Dio, o laStoria, o la Natura. Il dubbio e l'incertezzasono forse espressioni della negazione della

    3 A. Schweitzer, Rispetto per la vita, Claudiana,Torino 1994, p. 27.

    4 A. Schweitzer, Kultur und Ethik, C. H. Beck,Mnchen 1953 (prima ed. 1923), p. 214.

    5 G. Rensi,La morale come pazzia, cit., p. 247.

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    vita; non tuttavia inappropriatoconsiderarli elementi indispensabili diun'etica che non voglia fare troppi danni.

    Da quanto detto, pare dunque che sia tuttoda buttar via, questo libretto di Kropotkin:e cos non . Resta valida lapars destruens

    della sua analisi - la critica del carattereideologico dell'etica, delle molteplicimistificazioni cui sono state e sono espostele concezioni morali dominanti. Resta

    valida e preziosa, soprattutto, laconsiderazione generale dell'etica come

    strumento di sopravvivenza. Accompagnatain Kropotkin da una fiducia nella scienza,nella natura, nel progresso che oggi difficile condividere, l'etica del mutuoappoggio avverte l'uomo postmoderno chenessuna sopravvivenza possibile per laspecie umana se non si elabora una sempre

    pi raffinata arte della convivenza, dellacoesistenza; perch non c' sopravvivenzaper la specie umana in generale, senza ilrispetto dell'esistenza dei singoli popoli edei singoli individui. L'attuale squilibriomondiale tra una minoranza di ricchi che

    sperpera le ricchezze del pianeta esterminate moltitudini umane condannatealla miseria non pu durare: oltre cheoffendere la giustizia, lo strapotere deipaesi industrializzati sta compromettendo

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    l'equilibrio naturale del pianeta,minacciando l'esistenza stessa della specie.Occorre un'etica della sopravvivenza, chetenda alla giustizia su scala planetaria,cominciando per dal locale. Non abbiamo

    bisogno di eroi morali, di persone pronte asacrificarsi in vista di un bene dubbio, ma

    di persone pronte a piccoli sacrifici perattuare nella vita quotidiana quelle piccolerinunce dalle quali soltanto pu nascereuna maggiore giustizia tra i popoli. Il primodei due livelli dell'etica di Kropotkin,ingiustamente considerato proprio

    dell'uomo mediocre, dalla esistenza grigia, il livello pi prezioso. Una societ giustanon sar il risultato dell'opera di pochi eroimorali, pronti al sacrificio di s e, forse piprontamente, all'omicidio, ma dimoltitudini di uomini giusti, impegnati sulteatro della vita quotidiana nella difficile

    impresa di coniugare la ricerca della felicitindividuale con il riconoscimento dei dirittialtrui.

    Antonio Vigilante

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    La morale anarchica

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    Edizione originale: Pierre Kropotkine, La moraleanarchiste, Les Temps Nouveaux, Paris 1889.Traduzione di Antonio Vigilante.

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    ILa storia del pensiero umano ricorda leoscillazioni del pendolo, e questeoscillazioni durano gi da secoli. Dopo unlungo periodo di sonno arriva un momentodi risveglio. Allora il pensiero si affranca da

    tutte le catene cui tutti gli interessati governanti, uomini di legge, preti loavevano accuratamente legato. Le spezza.Sottomette a una critica severa tutto ci chegli era stato insegnato e mette a nudo il

    vuoto dei pregiudizi religiosi, politici, legali

    e sociali in seno ai quali aveva vegetato.Lancia la ricerca su vie sconosciute,arricchisce il nostro sapere con scoperteimpreviste; crea nuove scienze.Ma gli inveterati nemici del pensiero ilgovernante, l'uomo di legge, il religioso siriprendono subito dalla sconfitta.

    Raccolgono un po' alla volta le loro forzedisseminate, rinnovano la loro fede e i lorocodici adattandoli a qualche bisognonuovo. E, approfittando di quel servilismodel carattere e del pensiero che loro stessiavevano tanto ben coltivato, approfittando

    della disorganizzazione momentanea dellasociet, sfruttando il bisogno di pace degliuni, la sete di arricchimento degli altri, lesperanze deluse di altri ancora, -soprattutto le speranze deluse si

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    rimettono piano piano all'opera,cominciando con l'impadronirsidell'infanzia attraverso l'educazione.Lo spirito dei bambini debole, facilesottometterlo attraverso il terrore, ed ciche essi fanno. Lo rendono timoroso,parlandogli dei tormenti dell'inferno; fanno

    balenare davanti ai suoi occhi le sofferenzadell'anima dannata, la vendetta d'un dioimplacabile. Un momento dopo, gliparleranno degli orrori della Rivoluzione,sfrutteranno qualche eccesso deirivoluzionari per fare di lui un amico

    dell'ordine. Il religioso l'abituer all'idea dilegge per farlo meglio obbedire a ci chechiamer la legge divina, e l'avvocato gliparler della legge divina per farlo obbediremeglio alla legge del codice. Il pensierodella generazione seguente prender questapiega religiosa, questa piega autoritaria e

    servile al tempo stesso autorit eservilismo marciano sempre mano nellamano questa abitudine alla sottomissioneche purtroppo riconosciamo nei nostricontemporanei.Durante questi periodi di sonno, si discute

    raramente di questioni morali. Al loroposto ci sono le pratiche religiose el'ipocrisia giudiziaria. Non si critica, ci silascia guidare dall'abitudine,dall'indifferenza. Non ci si appassiona n a

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    favore n contro la morale stabilita. Si faquel che si pu per adattare esteriormente ipropri atti a ci che si dice di professare. Eil livello morale della societ cade semprepi. Si arriva alla morale dei Romani delladecadenza, dell'ancien rgime, della finedel regime borghese.

    Tutto quello che v'era di buono, di grande,di generoso, d'indipendente nell'uomo sismussa poco a poco, si arrugginisce comeun coltello non pi usato. La menzognadiventa virt; la banalit, un dovere.

    Arricchirsi, gioire del momento, spossare la

    propria intelligenza, il proprio ardore, lapropria energia, non importa come,diventano le parole d'ordine delle classiagiate, cos come della moltitudine deipoveri, il cui ideale quello di sembrare

    borghesi. Allora la depravazione deigovernanti del giudice, del clero e delle

    classi pi o meno agiate diventa talmenterivoltante che comincia l'altra oscillazionedel pendolo.Poco a poco la giovent si affranca, getta

    via i pregiudizi, torna la critica. Il pensierosi risveglia prima presso alcuni, ma

    insensibilmente il risveglio conquista lamoltitudine. Nasce la spinta, sorge larivoluzione.E ogni volta, la questione morale torna sultappeto. Perch seguir i princpi di

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    questa morale ipocrita? si domanda ilcervello che si affrancato dai terrorireligiosi. Perch una morale qualsiasidovrebbe essere obbligatoria?Si cerca allora di dar conto di quelsentimento morale che si incontra a ognipasso, senza che sia stato ancora spiegato, e

    che non trover spiegazione fino a quandolo si creder un privilegio della naturaumana, fino a che non si scender fino aglianimali, alle piante, alle rocce percomprenderlo. Si cerca di spiegarlo,tuttavia, secondo la scienza del momento.

    E bisogna dirlo? pi si scalzano le basidella morale stabilita, o piuttostodell'ipocrisia che ne tiene il luogo- pi sisolleva il livello morale nella societ. soprattutto in questi epoche, precisamentequando lo si critica e lo si nega, che ilsentimento morale fa i progressi pi rapidi;

    a allora che cresce, si eleva, si raffina.Lo si visto nel diciottesimo secolo. Nel1723 Mandeville, l'autore anonimo chescandalizz l'Inghilterra con la sua Favoladelle api e i commentari che vi aggiunse,attacc frontalmente l'ipocrisia sociale

    conosciuta sotto il nome di morale. Eglimostr che i costumi cosiddetti morali nonsono che una maschera ipocrita e che lepassioni, che si crede di poterpadroneggiare con i codici della morale

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    corrente, prendono al contrario unadirezione ancora peggiore, a causa dellerestrizioni del codice stesso. Come far poiFourier, egli chiese che si desse libero corsoalle passioni, altrimenti esse degenerano inaltrettanti vizi; e, pagando un tributo allamancanza di conoscenza zoologiche del suo

    tempo, vale a dire dimenticando la moraledegli animali, spieg l'origine delle ideemorali dell'umanit con l'adulazioneinteressata dei genitori e delle classidirigenti. nota la critica vigorosa delle idee morali

    fatta pi tardi dai filosofi scozzesi e daglienciclopedisti. Si conoscono gli anarchicidel 1793 e si sa presso chi si trova il pialto sviluppo del sentimento morale: pressoi legisti, i patrioti, i giacobini chedecantavano l'obbligazione e la sanzionemorale da parte dell'Essere supremo, o

    presso gli atei hebertisti che negavano,come ha fatto recentemente Guyau, tantol'obbligazione quanto la sanzione morale?Perch sar morale? Ecco dunque ladomanda che si posero i razionalisti deldodicesimo secolo, il filosofo del

    sedicesimo secolo, i filosofi e i rivoluzionaridel diciottesimo secolo. Pi tardi, questadomanda torna nuovamente presso gliutilitaristi inglesi (Bentham e Mill), presso imaterialisti tedeschi, come Bchner, presso

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    i nichilisti russi degli anni 1860-1870,presso quel giovane fondatore dell'eticaanarchica (la scienza della morale dellesociet) Guyau morto disgraziatamentetroppo presto; ecco, infine, la domanda chesi pongono i giovani anarchici francesi.Perch, in effetti?

    Trent'anni fa, questa stessa domandaappassion la giovinezza russa. Io sarimmorale, disse un giovane nichilista a unsuo amico, traducendo in un attoqualunque il pensiero che lo tormentava.Io sar immorale, e perch non dovrei

    esserlo?Perch lo vuole la Bibbia? Ma la Bibbia solo una collezione di tradizioni babilonesie giudaiche tradizioni raccolte come lofurono i canti di Omero o come si fa ancoracon i canti baschi o le leggende mongole!Devo dunque tornare allo stato spirituale

    dei popoli semi-barbari dell'Oriente?Lo sar perch Kant mi parla di unimperativo categorico, di un ordinemisterioso che mi giunge dal fondo di mestesso e che mi ordina di essere morale?Ma perch questo 'imperativo categorico'

    dovrebbe avere sui miei atti pi diritti diquell'imperativo che, di tanto in tanto, miordina di sbronzarmi? Una parola, nullapi di una parola, come quella diProvvidenza o di Destino, inventata per

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    coprire la nostra ignoranza.O piuttosto sar morale per far piacere aBentham, che vuol farmi credere che sareipi felice se annegassi per salvare unpassante caduto nel fiume che se lo vedessiannegare?O ancora, perch la mia educazione tale?

    Perch mia madre mi ha insegnato lamorale? Ma allora dovr ancheinginocchiarmi davanti al quadro di uncristo o di una madonna, rispettare il re el'imperatore, inchinarmi davanti al giudiceche so essere un furfante, solo perch la

    mia, le nostre madri, che sono molto buonema molto ignoranti, ci hanno insegnato talisciocchezze?Pregiudizi, come tutto il resto, e iolavorer per liberarmene. Se mi ripugneressere immorale, mi sforzer di esserlo,come, da adolescente, mi forzavo a non

    temere l'oscurit, il cimitero, i fantasmi e imorti, di cui mi si era infusa la paura. Lofar per spezzare un'arma sfruttata dallereligioni: lo far, infine, non fosse che perprotestare contro l'ipocrisia che si pretendedi imporci in nome di una parola, alla

    quale si dato il nome di moralit.Ecco i ragionamenti che la giovinezza russafaceva al momento di rompere con ipregiudizi del vecchio mondo einalberava la bandiera del nichilismo, o

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    piuttosto della filosofia anarchica: Nonpiegarsi davanti ad alcuna autorit, perquanto rispettata essa sia; non accettarealcun principio che non sia stabilito dallaragione.Bisogna forse aggiungere che, dopo avergettato nel cestino le idee morali dei loro

    padri e bruciato tutti i sistemi morali, lagiovent nichilista ha sviluppato dal suoseno un nocciolo di costumi moraliinfinitamente superiore a quelli che i loropadri avevano praticato sotto la tutela del

    Vangelo, della coscienza, dell' impe-

    rativo categorico, o dell'interesse beninteso degli utilitaristi?Ma prima di rispondere alla domanda:Perch sar morale? vediamo se ladomanda stessa ben posta; analizziamo imoventi delle azioni umane.

    II

    Quando i nostri avi volevano rendersi contodi ci che spinge l'uomo ad agire in unmodo o nell'altro, lo facevano in un modopiuttosto semplice. Ancora oggi possibile

    vedere delle immagini cattoliche cherappresentano la loro spiegazione. Unuomo cammina attraverso i campi e, senzaminimamente sospettarlo, porta un angelosulla spalla sinistra ed un angelo sulla

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    spalla destra. Il diavolo lo spinge a fare ilmale, l'angelo cerca di trattenerlo. E sel'angelo ha avuto la meglio e l'uomo rimasto virtuoso, tre altri angeli siimpossessano di lui e lo portano in cielo.Cos tutto si spiega a meraviglia.Le nostre vecchie bambinaie, ben

    informate su questo argomento, vi dirannoche non bisogna mai mettere a letto un

    bambino senza sbottonargli il collo dellacamicia. Bisogna lasciare aperto, alla basedel collo, un posto ben caldo, dove l'angelocustode possa rintanarsi. Senza ci, il

    diavolo tormenter il bambino durante ilsonno.Queste concezioni ingenue dileguano, mase le vecchie parole scompaiono, l'essenzaresta sempre la stessa.La gente colta non crede pi al diavolo; ma,poich le loro idee non sono pi razionali di

    quelle delle nostre bambinaie, camuffanol'angelo e il diavolo sotto una terminologiascolastica, onorata con il nome di filosofia.

    Al posto di diavolo, si dice oggi la carne,le passioni. L'angelo sar rimpiazzatodalle parole coscienza, anima, riflesso

    del pensiero di un Dio creatoreo delgrande architetto, come dicono i massoni.Ma le azioni degli uomini sono semprerappresentati come l'esito della lotta tradue elementi ostili. E sempre l'uomo

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    considerato tanto pi virtuoso quante pi vittorie uno di questi due elementi l'anima o la coscienza- avr riportatosull'altro elemento la carne o le passioni.Si comprende facilmente lo stupore deinostri avi quando i filosofi inglesi e pitardi gli enciclopedisti affermarono, contro

    queste concezioni primitive, che il diavolo el'angelo non hanno nulla a che fare con leazioni umane, ma che tutte le azionidell'uomo, buone o cattive, utili o nocive,derivano da un solo movente: la ricerca delpiacere.

    Tutta la confraternita religiosa, esoprattutto la trib numerosa dei farisei,grid all'immoralit. I pensatori vennerocoperti di invettive, li si scomunic. Equando pi tardi, nel corso del nostrosecolo, le stesse idee furono riprese daBentham, John Stuart Mill, ernyevskij e

    tanti altri, e questi pensatori affermarono eprovarono che l'egoismo, o la ricerca delpiacere, il vero movente di tutte le nostreazioni, le maledizioni raddoppiarono.Contro i loro libri si fece la cospirazione delsilenzio, ed i loro autori furono trattati

    come ignoranti.E tuttavia, cosa pu esservi di pi vero diquella affermazione? Ecco un uomo cheruba a un bambino l'ultimo boccone dipane. Tutti sono d'accordo nel dire che un

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    orribile egoista, che guidatoesclusivamente dall'amore di se stesso.Ma ecco un altro uomo, che si d'accordonel giudicare virtuoso. Divide il suo ultimo

    boccone di pane con chi ha fame, si toglie il vestito per donarlo a chi ha freddo. E imoralisti, parlando sempre col loro gergo

    religioso, si affrettano a dire chequest'uomo spinge l'amore del prossimofino all'abnegazione di se stesso, cheobbedisce a una passione del tutto diversada quella egoistica.E tuttavia, riflettendoci un poco, si scopre

    ben presto che, per quanto abbianorisultino differenti per l'umanit le dueazioni, il movente stato lo stesso, ed laricerca del piacere.Se l'uomo che dona la sua ultima camicianon provasse piacere nel farlo, non lofarebbe. Se trovasse piacere a togliere del

    pane a un bambino, lo farebbe; ma ci gliripugna, prova piacere a donare il suopane, e lo dona.Se non ci fosse l'inconveniente di creareconfusione, usando parole che hanno unsignificato stabilito per dar loro un senso

    nuovo, si direbbe che tanto l'uno quantol'altro agiscono sotto l'impulso del loroegoismo. Alcuni lo hanno detto realmente,al fine di far meglio risaltare il pensiero, diprecisare l'idea presentandola sotto una

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    forma che colpisce l'immaginazione e didistruggere al tempo stesso la leggenda checonsiste nel dire che queste due azionihanno dei moventi diversi. Hanno lo stessomovente di cercare il piacere, oppure dievitare la sofferenza, ci che lo stesso.Prendete l'ultimo dei farabutti, un Thiers1,

    che massacra trentacinquemila parigini;prendete un assassino che sgozza tutta unafamiglia per gozzovigliare. Lo fanno perch,in quel momento, il desiderio di gloria,oppure quello di denaro, schiacciano inloro qualsiasi altro desiderio: la piet, la

    compassione stessa sono spente in questomomento da quest'altro desiderio, daquest'altra sete. Essi agiscono quasi comeautomi, per soddisfare un bisogno dellaloro natura.Oppure, lasciando da parte le grandipassioni, prendete un uomo piccino, che

    inganna i suoi amici, che mente ad ognipasso, o per spillare a qualcuno quantooccorre per farsi una birra o per millanteriao per furfanteria. Prendete il borghese chederuba soldo a soldo i suoi operai percomprare una parure alla sua donna o alla

    sua amante. Prendete qualsiasi furfante.1 Allusione alla dura repressione della Comune di

    Parigi da parte del presidente del consiglioAdolphe Thiers, dal 21 al 28 maggio del 1871 [N. d.T.].

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    Anche lui non fa che obbedire a unainclinazione: cerca la soddisfazione di un bisogno, cerca di evitare ci che per luisarebbe una pena.Ci si vergogna quasi di confrontare questopiccolo furfante con chi sacrifichi tutta lapropria esistenza per la liberazione degli

    oppressi e sale sul patibolo, come unnichilista russo, tanto i risultati di questedue esistenze sono diversi per l'umanit;tanto siamo attirati verso l'una e respintidall'altra.E tuttavia, se parlate a questo martire, a

    questa donna che stanno per impiccare, sele parlate proprio mentre sta per salire sulpatibolo, vi direbbe che non cambierebbe lasua vita di bestia braccata dai cani dellozar, n la sua morte in cambio della vita delpiccolo farabutto che vive derubando ilavoratori. Nella sua esistenza, nella lotta

    contro mostri potenti, trova i suoi pi altigodimenti. Al cospetto di questa lotta tuttele altre cose, tutte le piccole gioie e lepiccole miserie del borghese le sembranocos meschine, cos noiose, cos tristi! Voinon vivete, vegetate, risponderebbe; io ho

    vissuto!Parliamo evidentemente degli atti riflessi,coscienti dell'uomo, riservandoci di parlarepi tardi di quell'immensa serie di attiinconsci, quasi meccanici, che hanno tanta

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    parte nella nostra vita. Ebbene, nei suoi atticoscienti o riflessi, l'uomo cerca sempre ciche gli fa piacere.Un tale si ubriaca e si riduce ogni giornoallo stato di bruto, perch cerca nel vinol'eccitazione nervosa che non trova nel suosistema nervoso. Un altro non si ubriaca,

    rinuncia al vino anche se vi trova piacere,per conservare la freschezza del pensiero ela pienezza delle sue forze, al fine di goderedegli altri piaceri che preferisce al vino. Manon agisce forse come il buongustaio che,dopo aver dato uno sguardo al menu di un

    grande pranzo, rinuncia a una pietanza chepure gradisce per rimpinzarsi con un'altrache preferisce?Qualunque cosa faccia, l'uomo cerca ilpiacere o evita un dolore.Quando una donna si priva dell'ultimo

    boccone di pane per donarlo al primo

    venuto, quando si toglie l'ultimo straccioper coprire un'altra donna che ha freddo, elei stessa batte i denti per il freddo sulponte della nave, lo fa perch soffrirebbeinfinitamente di pi vedendo un uomo cheha fame o una donna che ha freddo,

    piuttosto che battendo lei stessa i denti peril freddo o soffrendo la fame. Ella evita unapena di cui solo coloro che l'hanno provatapossono apprezzare l'intensit.Quando quell'australiano citato da Guyau

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    deperisce all'idea di non aver ancora vendicato la morte di un suo parente;quando si illanguidisce, fiaccato dallacoscienza della sua vilt, e non torna alla

    vita che dopo aver compiuto la sua vendetta, egli compie una azione, forseeroica, per liberarsi da un sentimento che

    lo assilla, per riconquistare la paceinteriore che il supremo piacere.Quando un branco di scimmie vede morireuna di loro per il proiettile di un cacciatoree va ad assediare la sua tenda perreclamare il corpo, malgrado la minaccia

    del fucile; quando il pi vecchio del brancoentra con decisione, minaccia il cacciatore elo costringe infine con i lamenti arestituirgli il corpo, ed il branco lo portagemendo nella foresta, le scimmieobbediscono ad un sentimento di cordogliopi forte di tutte le considerazioni di

    sicurezza personale. Questo sentimentosupera in loro tutti gli altri. La vita stessaperde ogni attrattiva per loro, fino aquando non sono sicuri di non poter piriportare in vita il loro compagno. Questosentimento diventa cos oppressivo che le

    povere bestie rischiano tutto per potersenesbarazzare.Quando le formiche si gettano a migliaianelle fiamme di un formicaio che questa

    bestia malvagia, l'uomo, ha acceso, e

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    muoiono a centinaia per salvare le lorolarve, obbediscono a un bisogno, quello disalvare la loro prole. Rischiano tutto peravere il piacere di portar via quelle larveche hanno allevato con pi cure di quellecon cui molti borghesi allevano i loro figli.Quando, infine, un infusore2 evita un

    raggio di calore troppo forte e cerca unraggio tiepido, o quando una pianta volge isuoi fiori verso i fiori, o richiude le suefoglie quando si avvicina la notte questiesseri obbediscono al bisogno di evitare lasofferenza e di cercare il piacere, come la

    formica, la scimmia, l'australiano, ilmartire cristiano o il martire anarchico.Cercare il piacere, evitare la sofferenza, ilfatto generale (altri diranno la legge) delmondo organico. E' l'essenza stessa sella

    vita.Senza questa ricerca di ci che piacevole,

    la vita stessa sarebbe impossibile.L'organismo si disgregherebbe, la vitacesserebbe.Cos, quale che sia l'azione di un uomo,quale che sia la sua linea di condotta, eglilo fa sempre per obbedire a un bisogno

    della sua natura. L'atto pi ripugnante,come il pi indifferente o il pi attraente,

    2 Gli infusori sono una classe di protozoi dotati diciglia vibratili che ne consentono il movimento [N.d. T.].

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    sono tutti ugualmente dettati da unbisogno dell'individuo. Agendo in un modoo nell'altro, l'uomo agisce perch vi trovaun piacere; perch in questo modo evita ocrede di evitare una pena.Ecco un fatto perfettamente stabilito; eccol'essenza di quella che stata detta teoria

    dell'egoismo.Ebbene, abbiamo fatto un passo avantigiungendo a questa conclusione generale?S, certo. Abbiamo conquistato una verit edistrutto un pregiudizio che la radice ditutti i nostri pregiudizi. Tutta la filosofia

    materialista, nei suoi rapporti con l'uomo,condivide questa conclusione. Ma neconsegue che tutti gli atti umani sonoindifferenti, come ci si affretta aconcludere? E' quello che ora vedremo.

    III

    Abbiamo detto che le azioni dell'uomo,riflesse o coscienti, - pi oltre parleremodelle abitudini inconsce hanno tutte lastessa origine. Quelle che chiamiamo

    virtuose e quelle che chiamiamo viziose, le

    grandi abnegazioni come le piccole truffe,gli atti attraenti come quelli ripugnantiderivano da una stessa sorgente. Tutterispondono a un bisogno della naturaindividuale. Tutte hanno come scopo la

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    ricerca del piacere, il desiderio di evitareuna sofferenza.Lo abbiamo visto nel capitolo precedente,che non che un riassunto molto succintodi una massa di fatti che potrebbero esserecitati a sostegno della tesi.Si comprende come questa spiegazione

    possa far levare alte grida a quanti sonoancora imbevuti di principi religiosi. Essanon lascia spazio al soprannaturale;abbandona l'idea dell'anima immortale. Sel'uomo agisce sempre obbedendo ai bisognidella sua natura, se non , per cos dire, che

    un automa cosciente, cosa divienel'anima immortale? Che divental'immortalit, questo ultimo rifugio dicoloro che hanno conosciuto pochi piaceri emolte sofferenze, e sognano di trovare unacompensazione nell'altro mondo?Si pu comprendere come, cresciuti nei

    pregiudizi, poco fiduciosi nella scienza cheli ha spesso ingannati, guidati dalsentimento piuttosto che dalla ragione, essirespingano una spiegazione che toglie lorol'ultima speranza.Ma che dire di quei rivoluzionari che, dal

    secolo scorso ad oggi, ogni volta cheascoltano per la prima volta unaspiegazione naturale delle azioni umane (lateoria dell'egoismo, per esempio) siaffrettano a trarne la stessa conclusione del

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    giovane nichilista di cui abbiamo parlatoall'inizio, e si affrettano a gridare Abbassola morale?Che dire di quelli che, dopo essersi persuasiche l'uomo agisce in un modo o nell'altrosolo per rispondere a un bisogno della suanatura si affrettano a concludere che tuttele azioni sono indifferenti; che non c' pin bene n male; che salvare a rischio dellapropria vita un uomo che sta per annegareed annegarlo per impadronirsi del suoorologio sono due azioni equivalenti; che ilmartire che muore sul patibolo per aver

    lavorato per la liberazione dell'umanit edil piccolo farabutto che deruba i suoicompagni sono equivalenti, perchentrambi cercano di procurarsi un piacere?Se aggiungessero che non c' n buono ncattivo odore, n il profumo della rosa n ilfetore dell'assa foetida, perch tanto l'una

    quanto l'altra non sono che vibrazioni dimolecole; che non c' buono o cattivogusto, perch l'amarezza del chinino e ladolcezza della guaiava non sono anch'esseche vibrazioni molecolari; che non c' n

    bellezza n bruttezza fisica, n intelligenza

    n imbecillit, perch bellezza e bruttezza,intelligenza e imbecillit sono ancora ilrisultato di vibrazioni chimiche e fisicheoperanti nelle cellule dell'organismo; seaggiungessero ci, si potrebbe dire ancora

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    che farneticano, ma che hanno, almeno, lalogica del folle.Poich non lo dicono, cosa dobbiamoconcludere?La nostra risposta semplice. Mandeville,che ragionava in questo modo nel 1723nellaFavola delle api, i nichilisti russi degli

    anni 1860-1870, quel tale anarchicoparigino dei nostri giorni ragionano cosperch, senza rendersene conto, restanoimpantanati nei pregiudizi della loroeducazione cristiana. Per quanto si credanoatei, materialisti e anarchici, ragionano

    esattamente come ragionavano i padri dellaChiesa o i fondatori del buddhismo.Quei buoni vecchi dicevano, infatti:L'azione buona se rappresenta una

    vittoria dell'anima sulla carne; cattiva, se la carne che ha preso il sopravventosull'anima; indifferente, se non avviene

    nessuna delle due cose. Solo cos possibile giudicare se l'azione buona ocattiva. Ed i nostri giovani amici ripetonoseguendo i padri cristiani e buddhisti: Solocos possibile giudicare se l'azione

    buona o cattiva.

    I Padri della Chiesa dicevano: Guardate lebestie; non hanno anima immortale, le loroazioni sono fatte semplicemente perrispondere a qualcuno dei bisogni dellaloro natura; per questo che tra le bestie

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    non possono esservi azioni buone o cattive,ma sono tutte indifferenti; ed per questoche non vi sar per le bestie n paradiso ninferno, n ricompensa n punizione. Ed inostri giovani amici riprendono il ritornellodi Agostino e di Sakyamuni, e dicono:L'uomo non che una bestia, le sue azioni

    sono fatte semplicemente per rispondere aun bisogno della sua natura; per questoche per l'uomo non possono esserci azioni

    buone o cattive. Sono tutte indifferenti.E' sempre questa maledetta idea dellapunizione e del castigo, che ostacola la

    ragione; sempre l'assurda ereditdell'insegnamento religioso, che professache una azione buona se proviene da unaispirazione soprannaturale, e indifferentese tale ispirazione manca. E' ancora esempre, presso gli stessi che pi fortementene ridono, l'idea dell'angelo sulla spalla

    destra e del diavolo sulla spalla sinistra.Cacciate il diavolo e l'angelo, e non saprpi dirvi se tale azione buona o cattiva,perch non conosco altro criterio pergiudicarla.Il prete sempre l, con il suo diavolo e il

    suo angelo, e tutta la vernice materialisticanon basta a nasconderlo. Quel che peggio,il giudice, con la sua distribuzione difrustate agli uni e di ricompense civicheagli altri, sempre l, e gli stessi princpi

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    dell'anarchia non bastano per sradicarel'idea di punizione e di ricompensa.Ebbene, noi non vogliamo n il curato n ilgiudice. Noi diciamo semplicemente:L'assa foetida puzza, il serpente mimorde, il mentitore mi inganna? La pianta,il rettile e l'uomo , tutti e tre, obbediscono a

    un bisogno della loro natura. E sia! Ebbene,anch'io obbedisco a un bisogno della mianatura, odiando la pianta che puzza, ilserpente che uccide col suo veleno e l'uomoche ancora pi velenoso della bestia. Eagir di conseguenza, senza rivolgermi n

    al diavolo, che non conosco affatto, n algiudice che detesto ancora pi del serpente.Io, e tutti coloro che condividono le mieantipatie, obbediamo a un bisogno dellanostra natura. Vedremo quale dei due hadalla sua la ragione e, quindi, la forza.E' quello che vedremo, e vedremo anche

    che se i Sant'Agostino non avevano altra base per distinguere tra bene e male, ilmondo animale ne ha un altro ben piefficace. Il mondo animale in generale,dall'insetto all'uomo, sa perfettamente cosa bene e cosa male, senza consultare n la

    bibbia n la filosofia. E se cos, la causa ancora nei bisogni della loro natura: nellapreservazione della razza e, pertanto, nellapi grande somma possibile di felicit perogni individuo.

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    IV

    Per distinguere tra ci che bene e ci che male, i teologi mosaici, buddhisti,cristiani e musulmani hanno fatto ricorsoall'ispirazione divina. Secondo loro l'uomo,

    sia selvaggio o civile, illetterato o sapiente,perverso o buono ed onesto, sa sempre seagisce bene o male, e lo sa soprattuttoquando agisce male; ma, non trovando unaspiegazione per questo fatto generale, vihanno visto una ispirazione divina. I

    filosofi metafisici ci hanno parlato a loro volta di coscienza, di imperativo mistico,ci che del resto vuol dire solo cambiare leparole.N gli uni n gli altri, tuttavia, hannosaputo constatare il fatto cos semplice ecos sorprendente che anche gli animali che

    vivono in societ sanno distinguere il benedal male, proprio come gli uomini e,soprattutto, che le loro concezioni del benee del male sono assolutamente dello stessogenere di quelle degli uomini. Esse sono lestesse presso i rappresentanti meglio

    sviluppati di ogni classe separata pesci,insetti, uccelli, mammiferi.I pensatori del diciottesimo secolol'avevano opportunamente rilevato, madopo di loro ci stato dimenticato, e tocca

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    a noi ora ribadire l'importanza del fatto.Forel, questo osservatore inimitabile delleformiche, ha dimostrato con una massa diinformazioni e di fatti che quando unaformica che ha riempito il gozzo di miele neincontra altre formiche che hanno il ventre

    vuoto, queste ultime le chiedono subito da

    mangiare. Presso questi piccoli insetti undovere per la formica sazia rigurgitare ilmiele, affinch le amiche che hanno famepossano saziarsi a loro volta. Domandatealle formiche se giusto rifiutare del ciboalle altre formiche dello stesso formicaio,

    dopo aver avuto la propria parte. Esse virisponderanno, con delle azioni che impossibile non comprendere, che sarebbeun grande male. Una formica cos egoistasarebbe trattata pi duramente dei nemicidelle altre specie. Se ci avvenisse duranteuna lotta tra specie diverse,

    abbandonerebbero la lotta per accanirsicontro quell'egoista. Questo fatto dimostrato da esperienze che non lascianoalcun dubbio.Oppure domandate ai passeri che abitano il

    vostro giardino se bene non avvertire

    tutta la piccola societ che voi avete gettatoqualche briciola di pane nel giardino,affinch tutti possano partecipare al pasto.Domandate loro se quel tale passero ha benagito rubando al nido del suo vicino un

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    pezzetto di paglia che aveva raccolto e che illadro non ha voluto darsi la pena diraccogliere da s. I passeri virisponderanno che molto male,gettandosi sul ladro e incalzandolo a colpidi becco.Chiedete ancora alle marmotte se bene

    rifiutare l'accesso al suo magazzinosotterraneo alle altre marmotte della stessacolonia, e vi risponder che molto male,facendo ogni sorta di dispetto all'avaro.Chiedete infine all'uomo primitivo, altchouktcha3, per esempio, se bene

    prendere del cibo dalla tenda di unmembro della sua trib durante la suaassenza. Vi risponder che se l'uomopoteva procurarsi da s del cibo, ci statoun grande male. Ma se era stanco o in statodi bisogno, avrebbe potuto prendere delcibo l dove lo avesse trovato; in questo

    caso per avrebbe fatto bene a lasciare ilsuo berretto o il suo coltello, o anche unpezzo di spago con un nodo, per far sapereal cacciatore assente che l'ha visitato unamico e non un ladruncolo. Questaprecauzione gli avrebbe evitato le

    preoccupazioni che gli darebbe la presenzadi un ladro dalle parti della sua tenda.Si potrebbero citare migliaia di fatti simili;

    3 Popolo della estrema Russia orientale, di origineturco-mongolica [N. d. T.].

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    si potrebbero scrivere libri interi permostrare come le concezioni del bene e delmale siano simili presso gli uomini e pressogli animali.La formica, l'uccello, la marmotta e iltchouktcha non hanno letto Kant n i santiPadri, e nemmeno Mos, e tuttavia hanno

    tutti la stessa idea del bene e del male. E seriflettete un momento su ci che al fondodi questa idea, vedrete sul campo che ciche viene reputato buono presso leformiche, le marmotte ed i moralisticristiani o atei ci che utile per

    preservare la razza e ci che considerato cattivo ci che nocivo peressa. Non per l'individuo, come disseroBentham e Mill, ma per la razza intera.L'idea del bene e del male non ha dunquenulla a che vedere con la religione o lacoscienza misteriosa: un bisogno naturale

    delle razze animali. E quando i fondatoridelle religioni, i filosofi e i moralisti ciparlano di entit divine e metafisiche, nonfanno che ribadire quello che ogni formica,ogni passero praticano nelle loro piccolesociet: ci utile per la societ? allora

    bene nocivo? allora cattivo.Questa idea pu essere ristretta presso glianimali inferiori oppure pi ampia pressogli animali pi evoluti, ma la sua essenza sempre la stessa.

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    Presso le formiche, non va al di l delformicaio. Tutti i costumi sociali, tutte leregole di buon comportamento soloapplicabili solo ad individui dello stessoformicaio. Bisogna rigurgitare il cibo per imembri dello stesso formicaio, non per glialtri. Un formicaio non former una

    famiglia con un altro formicaio, a meno dicircostanze eccezionali, come un pericolocomune a entrambi. Ugualmente i passi delLuxembourg, aiutandosi mutualmente inun modo sorprendente, farebbero tuttaviauna guerra accanita al passero del giardino

    Monge che osasse avventurarsi alLuxembourg. Il tchouktche considerer iltchouktche di un'altra trib come unpersonaggio al quale gli usi della trib nonsi applicano. E' anche permesso vendergliqualcosa (vendere vuol dire sempre, pi omeno, derubare chi compra: tra i due, c'

    sempre uno che fa la parte del fesso),mentre sarebbe un crimine vendere aimembri della propria trib: a questi si d,senza tornaconto. L'uomo civilizzato,comprendendo infine i rapporti intimi,anche se impercettibili al primo sguardo,

    tra lui e l'ultimo dei Papuasi, estender ilprincipio di solidariet a tutta la specieumana ed anche agli animali. L'idea siallarga, ma il suo fondo resta sempre lostesso.

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    D'altra parte, la concezione del bene e delmale varia secondo il grado di intelligenzao di conoscenza acquisito. Non ha niente diimmutabile.L'uomo primitivo poteva trovare moltobuono, cio molto utile alla razza, mangiarei suoi vecchi genitori, quando fossero

    diventati un peso (in fondo molto grave)per la comunit. Poteva anche trovaremolto buono vale a dire sempre utile perla comunit uccidere i bambini appenanati e non mantenerne in vita che due o treper famiglia, affinch la madre potesse

    allattarli fino all'et di tre anni e prodigareloro la sua tenerezza.Oggi le idee sono cambiate; ma i mezzi disussistenza non sono pi quelli che eranoall'et della pietra. L'uomo civilizzato non sitrova pi nella condizione della famigliaselvaggia, che doveva scegliere tra due

    mali: o mangiare i vecchi genitori, onutrirsi tutti insufficientemente e trovarsipresto ridotti a non poter nutrire n i

    vecchi genitori n la giovane famiglia.Bisogna trasportarsi in queste epoche chenoi possiamo appena evocare nel nostro

    spirito, per comprendere che, nellecircostanze di allora, l'uomo semi-selvaggiopoteva ragionare in modo abbastanzagiusto.I ragionamenti possono cambiare. La

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    considerazione di ci che utile o nocivoalla razza cambia, ma il fondo restaimmutabile. E se si volesse riassumere inuna frase questa filosofia del regnoanimale, si vedrebbe che formiche, uccelli,marmotte ed uomini sono d'accordo su unpunto.

    I cristiani dicono: Non fare agli altri ciche non vorresti che fosse fatto a te. Eaggiungono: Altrimenti, sarai speditoall'inferno.La morale che si sprigionadall'osservazione dell'insieme del mondo

    animale, di molto superiore allaprecedente, si pu cos riassumere: Faiagli altri ci che vorresti che essi tifacessero nelle medesime circostanze.Ed aggiunge:Nota bene che non si tratta che di unconsiglio; ma questo consiglio il frutto di

    una lunga esperienza della vita deglianimali in societ, e presso l'immensamassa degli animali viventi in societ,compreso l'uomo, agire secondo questoprincipio diventato un'abitudine. Senzaci, del resto, nessuna societ potrebbe

    esistere, nessuna razza potrebbe vincere gliostacoli naturali contro i quali develottare.Questo principio cos semplice davveroquello che si deriva dall'osservazione degli

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    animali sociali e delle societ umane? E'applicabile? E in che modo questo principiodiventa una abitudine e si sviluppa dicontinuo? E' quello che vedremo adesso.

    V

    L'idea del bene e del male esistenell'umanit. L'uomo, quale che sia il suogrado di sviluppo intellettuale, per quantole sue idee siano oscurate dai pregiudizi edall'interesse personale, considera comebene ci che utile alla societ in cui vive,

    e come male ci che le nocivo.Ma dove viene questa concezione, spessocos vaga che appena la si potrebbedistinguere da un sentimento? Ecco milionie milioni di esseri umani che mai hannoriflettuto sulla specie umana. Per lamaggior parte non conoscono che il clan, la

    famiglia, raramente la nazione e ancorapi raramente l'umanit, - come possibileche essi considerino buono ci che utilealla specie umana, o anche che arrivino aun sentimento di solidariet con il loroclan, malgrado i loro istinti strettamente

    egoistici?Questo fatto ha occupato a lungo ipensatori d'ogni tempo. Continua adoccuparli, e non passa anno senza che

    vengano pubblicati nuovi libri su questo

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    argomento. A nostra volta diamol'interpretazione del fatto; ma notiamo dipassaggio che se la spiegazione del fattopu variare, il fatto in s resta nondimenoincontestabile; e se anche la nostraspiegazione non fosse quella vera, o nonfosse completa, nondimeno il fatto, con le

    sue conseguenze per l'uomo, resterebbetale e quale. Non possiamo spiegareinteramente l'origine dei pianeti cheruotano intorno al sole nondimeno ipianeti ruotano, ed uno di essi ci porta cons nello spazio.

    Abbiamo gi parlato della spiegazionereligiosa. Se l'uomo distingue il bene dalmale, dice l'uomo religioso, perch Dio gliha ispirato questa idea. Utile o nociva chesia, non ha da discuterla: deve soloobbedire all'idea del suo creatore. Non cifermiamo su questa spiegazione, frutto dei

    terrori e dell'ignoranza del selvaggio.Passiamo oltre.

    Altri, come Hobbes, hanno cercato dispiegarlo con la legge. Sarebbe stata lalegge a sviluppare nell'uomo il sentimentodel giusto e dell'ingiusto, del bene e del

    male. I nostri lettori apprezzeranno da squesta spiegazione. Essi sanno che la leggeha utilizzato i sentimenti sociali dell'uomoper instillargli, con dei precetti morali cheaccettava, degli ordini utili alla minoranza

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    degli sfruttatori, contro i quali recalcitrava.Essa ha pervertito il senso di giustizia,invece di svilupparlo. Dunque, passiamooltre di nuovo.Non ci fermeremo neppure sullaspiegazione degli utilitaristi. Essi voglionoche l'uomo agisca moralmente per

    interesse personale, e dimenticano i suoisentimenti di solidariet con la razzaintera, che esistono, quale che sia la loroorigine. C' gi un po' di verit nella lorospiegazione, ma non ancora la veritintera. Cos, andiamo oltre.

    Spetta ancora e sempre ai pensatori deldiciottesimo secolo il merito di averindovinato, almeno in parte, l'origine deisentimenti morali.In un libro superbo4, intorno al quale lapretaglia ha fatto il silenzio e che di fattopoco conosciuto dalla maggior parte dei

    pensatori, anche da quelli antireligiosi, Adam Smith ha messo il dito sulla veraorigine del sentimento morale. Non va acercarla nei sentimenti religiosi o mistici,ma la trova nel semplice sentimento disimpatia.

    Vedete un uomo picchiare un bambino.Sapete che il bambino picchiato soffre. La

    4 Allude alla Teoria dei sentimenti morali (di cuiesiste una edizione italiana presso la BibliotecaUniversale Rizzoli, Milano 1995) [N.d.T.].

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    vostra immaginazione vi fa sentire su voistessi la sofferenza che lui prova; o meglio,ve lo dicono i suoi pianti e la sua piccolafaccia sofferente. E, se non siete un

    vigliacco, vi gettate sull'uomo che picchia ilbambino e lo sottrarrete al bruto.Questo esempio, da solo, spiega quasi tutti i

    sentimenti morali. Pi potente la vostraimmaginazione, meglio riuscirete a sentirecosa prova un essere che soffre, e piintenso, pi delicato sar il vostrosentimento morale. Pi siete trascinati asostituirvi a quest'altro individuo, e pi

    sentirete il male che gli stato fatto,l'ingiuria che gli stata rivolta, l'ingiustiziadi cui stato vittima e pi sarete spinti adagire per impedire il male, l'ingiuria el'ingiustizia. E pi vi sarete abituati dallecircostanze, da coloro che vi circondano odall'intensit del vostro stesso pensiero e

    della vostra immaginazione ad agire nelladirezione verso la quale vi spingono il

    vostro pensiero e la vostra immaginazione,e pi il sentimento morale crescer dentrodi voi e diventer abitudine.

    Adam Smith sviluppa questa idea con una

    grande quantit di esempi, in un'opera chescrisse da giovane, e che infinitamentesuperiore alla sua opera senile,L'Economia

    Politica. Libero da ogni pregiudizioreligioso, cerc la spiegazione morale in un

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    fatto fisico della natura umana, ed perquesto che per un secolo la pretaglia, insottana o meno, ha fatto il silenzio intornoa questo libro.Il solo errore di Adam Smith quello dinon aver capito che questo stessosentimento di simpatia, passato allo stato

    di abitudine, esiste negli animali tantoquanto negli uomini.Per quanto possa dispiacere ai

    volgarizzatori di Darwin, che ignorano inlui tutto ci che non ha preso in prestito daMalthus, il sentimento di solidariet il

    tratto predominante della vita di tutti glianimali che stanno in societ. L'aquiladivora il passero, il lupo divora lemarmotte, ma l'aquila ed il lupo si aiutanotra loro nella caccia, e i passeri e lemarmotte solidarizzano cos bene contro glianimali da preda, che sono quelli pi goffi

    si lasciano beccare. In tutte le societanimali, la solidariet una legge (un fattogenerale) della natura, infinitamente piimportante di quella lotta per l'esistenza dicui i borghesi ci cantano le virt con ogniritornello, per meglio abbrutirci.

    Quando studiamo il mondo animale ecerchiamo di renderci conto della lotta perl'esistenza sostenuta da ogni essere viventecontro le circostanze avverse e contro i suoinemici, constatiamo che pi il principio di

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    solidariet egualitaria diffuso in unasociet animale ed passato allo stato diabitudine, pi essa ha possibilit disopravvivere e di uscire trionfante dallalotta contro le intemperie e contro i nemici.Pi ogni membro della societ avverte lasolidariet verso ogni altro membro della

    societ, e meglio si sviluppano, in tutti, ledue qualit che sono i fattori principali diogni vittoria e di ogni progresso: da unaparte il coraggio, e dall'altra la liberainiziativa dell'individuo. E al contrario, pitale societ animale o tale piccolo gruppo di

    animali smarrisce questo sentimento disolidariet (cosa che accade in seguito auna miseria eccezionale o in seguito ad unaeccezionale abbondanza di cibo), pi i duefattori di progresso, il coraggio e l'iniziativaindividuale, diminuiscono; finiscono con loscomparire e la societ, caduta in stato di

    decadenza, soccombe davanti ai suoinemici. Senza la mutua fiducia, nessunalotta possibile; nessuna iniziativa,nessuna solidariet e nessuna vittoria! Lasconfitta assicurata.Torneremo un giorno su questo argomento,

    e potremo dimostrare con grandeabbondanza di prova che, nel mondoanimale ed umano, la legge del mutuoappoggio la legge del progresso, e che ilmutuo appoggio, come il coraggio e

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    l'iniziativa individuale che ne derivano,assicurano la vittoria alla specie che sameglio praticarla. Per il momento ci bastaconstatare il fatto. Il lettore comprenderda s la sua importanza per la questione dicui ci stiamo occupando.Immaginiamo ora questo sentimento di

    solidariet in azione nei milioni di anni chesi sono succeduti da quando le prime formedi vita animale sono comparse sul globo.Immaginiamo come questo sentimento unpo' alla volta diventato abitudine e si trasmesso attraverso l'eredit,

    dall'organismo microscopico pi semplicefino ai suoi discendenti gli insetti, i rettili,i mammiferi e l'uomo e si comprenderl'origine del sentimento morale, che unanecessit per l'animale, come il nutrimentoo l'organo della digestione.Ecco, senza andare ancora pi lontano

    (perch qui potremmo parlare di animalicomplicati, risultanti da colonie di piccoliesseri estremamente semplici), l'origine delsentimento morale. Abbiamo dovuto essereestremamente sintetici per far rientrarequesta grande questione nello spazio di

    poche pagine, ma ci basta per vedere chenon c' nulla di mistico n di sentimentale.Senza questa solidariet dell'individuo conla specie, il regno animale non si sarebbemai sviluppato n perfezionato. L'essere

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    pi avanzato sulla terra sarebbe ancora unodi quei piccoli grumi che nuotanonell'acqua e che si percepiscono appena almicroscopio. Ma forse nemmeno essoesisterebbe, perch la prime aggregazionidi cellule sono gi un fenomeno diassociazione nella lotta.

    VI

    Cos vediamo che osservando le societanimali non da borghesi interessati, mada semplici osservatori intelligenti si

    arriva a constatare che questo principio:Tratta gli altri come tu stesso vorrestiessere trattato in circostanze analoghe siritrova ovunque c' societ.E quando si studia pi da vicino lo sviluppoe l'evoluzione del mondo animale, si scopre(con lo zoologo Kessler e l'economista

    ernievskij) che questo principio, tradottocon una sola parola, solidariet, ha avuto,nello sviluppo del regno animale, una parteinfinitamente maggiore di tutti gliadattamenti risultanti da una lotta traindividui per l'acquisizione di vantaggi

    personali.E' evidente che la pratica della solidariet siincontra ancora di pi nelle societ umane.Gi le societ delle scimmie, le pi elevatenella scala animale, ci offrono una pratica

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    della solidariet delle pi sorprendenti.L'uomo fa ancora un passo su questa via, esolo ci gli permette di preservare la suafragile razza in mezzo agli ostacoli che glioppone la natura e di sviluppare la suaintelligenza.Quando si studiano le societ primitive,

    rimaste fino ad oggi al livello dell'et dellapietra, si vede nelle loro piccole comunitla solidariet praticata al pi alto grado

    verso tutti i membri della comunit.Ecco perch questo sentimento, questapratica della solidariet, non cessano mai,

    nemmeno nelle epoche storiche peggiori. Anche quando delle circostanzecontemporanee di dominio, di servit, disfruttamento fanno misconoscere questoprincipio, esso resta sempre nel pensierodel grande numero, al punto da portare aduna spinta contro le cattive istituzioni, a

    una rivoluzione. Si comprende: senza ci,la societ perirebbe.Per l'immensa maggioranza degli animali edegli uomini, questo sentimento resta edeve restare allo stato di abitudineacquisita, di principio sempre presente allo

    spirito, anche quando lo si misconoscespesso nell'azione.E' tutta l'evoluzione del regno animale cheparla in noi; ed essa lunga, molto lunga:conta centinaia di migliaia di anni.

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    Anche se volessimo sbarazzarcene, nonpotremmo. Sarebbe pi facile per l'uomoimparare a camminare a quattro zampe chesbarazzarsi del sentimento morale. Esso anteriore, nell'evoluzione animale, allapostura eretta dell'uomo.Il senso morale in noi una facolt

    naturale, come il senso dell'odorato equello del tatto.Quanto alla Legge e alla Religione, chehanno anch'esse predicato questoprincipio, l'hanno usato come unescamotage per spacciare la vostra

    mercanzia le loro prescrizioni a vantaggiodel dominatore, dello sfruttatore e delprete. Senza questo principio di solidarietla cui giustezza generalmentericonosciuta come avrebbero potuto averpresa sugli spiriti?L'una e l'altra si sono nascoste dietro di

    esso, proprio come l'autorit che,anch'essa, riuscita a imporsipresentandosi come protettrice dei debolicontro i forti.Buttando a mare la Legge, la Religione el'Autorit, l'umanit riprende possesso del

    principio morale che si era lasciata portarvia, per sottometterlo a critica e purificarlodalle adulterazioni con cui il prete, ilgiudice e il governante l'avevano avvelenatoe l'avvelenano ancora.

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    Ma negare il principio morale perchl'hanno sfruttato la Chiesa e la Leggesarebbe tanto ragionevole quantoaffermare che non ci si laver mai, che simanger carne di maiale infestata dallatrichina e che non si vorr il possessocomunale del suolo, perch il Corano

    prescrive di lavarsi ogni giorno, perchl'igienista Mos vietava agli ebrei dimangiare carne di maiale, o perch lasharia (il supplemento del Corano) dice cheogni terra rimasta incolta per tre anni devetornare alla comunit.

    D'altra parte, questo principio di trattarel'altro come vorremmo essere trattati noistessi, cos', se non il principio stessodell'Uguaglianza, il principio fondamentaledell'Anarchia? Com' possibile anche soloarrivare a credersi anarchici senza metterloin pratica?

    Noi non vogliamo essere governati. Ma,cos, non dichiariamo che non vogliamogovernare nessuno? Noi non vogliamoessere ingannati, vogliamo che ci si dicasempre la verit. Ma, con ci stesso, nondichiariamo che noi stessi non vogliamo

    ingannare nessuno, che ci impegniamo adire sempre la verit, null'altro che laverit, tutta la verit? Non vogliamo esserederubati dei frutti del nostro lavoro; ma,con ci stesso, non dichiariamo di

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    rispettare il frutto del lavoro altrui?Con quale diritto, infatti, chiederemmo diessere trattati in un certo modo, purriservandoci di trattare gli altri in un mododel tutto differente? Saremo forse quell'osso bianco5 dei Kirghizi che pu trattaregli altri come preferisce? Il nostro semplice

    sentimento di uguaglianza si ribella aquesta idea.L'uguaglianza nei rapporti umani e lasolidariet che ne risulta ecco l'arma pipotente del mondo animale nella lotta perl'esistenza. E l'uguaglianza equit.

    Dichiarandoci anarchici, proclamiamo dirinunciare a trattare gli altri come nonvorremmo essere trattati da noi; che nontollereremo pi l'ineguaglianza che hapermesso ad alcuni di noi di esercitare laloro forza o la loro astuzia o la loro abilitin un modo ripugnante. Ma l'uguaglianza

    in tutto sinonimo di equit l'anarchiastessa. Al diavolo l'osso bianco che siarroga il diritto di ingannare la semplicitdel prossimo! Noi non ne vogliamo, eall'occorrenza lo sopprimeremo. Non soloa quella trinit astratta di Legge, Religione

    e Autorit che dichiariamo guerra.Diventando anarchici, dichiariamo guerra atutta questa marea di inganno, di furberia,

    5 L'espressione osso bianco era usata in Russiaper indicare la classe borghese .[N. d. T.]

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    di sfruttamento, di depravazione, di vizio di ineguaglianza, in una parola che essehanno riversato nei cuori di noi tutti.Dichiariamo modo al loro modo di agire, alloro modo di pensare. Il governato,l'ingannato, il prostituito e cos viaferiscono prima di tutto il nostro

    sentimento di uguaglianza. E' a nomedell'Uguaglianza che non vogliamo piprostituti, n sfruttati, n ingannati, ngovernati.Si dir, forse, come qualche volta si detto:Se pensate che occorra sempre trattare gli

    altri come vorremmo essere trattati da loro,con quale diritto userete la forza in nonimporta quale circostanza? Con qualediritto punterete i cannoni contro dei

    barbari, o dei civilizzati, che invadano il vostro paese? Con quale dirittoesproprierete lo sfruttatore? Con quale

    diritto ucciderete non solo un tiranno, mauna semplice vipera?Con quale diritto? Cosa intendete conquesta parola barocca, improntata allaLegge? Volete sapere se avrei coscienza diagire bene facendo cos? Se coloro che

    stimo penseranno che ho fatto bene? E'questo che chiedete? In questo caso la miarisposta semplice.Certo che s! Perch noi chiederemmo diessere uccisi come bestie velenose, se

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    invadessimo il Tonchino o gli Zulu che nonci hanno mai fatto alcun male.Certo che s! Perch chiederemmo di essereespropriati, se un giorno, tradendo i nostriprincipi, ci impadronissimo di una eredit fosse anche caduta dal cielo per usarlaper sfruttare gli altri.

    Certo che s. Perch ogni uomo di cuorechiederebbe di essere ammazzato prima didiventare una vipera, che gli si piantasse unpugnale nel cuore se prendesse il posto diun tiranno spodestato.Su cento uomini che abbiano moglie e figli

    novanta, sentendo avvicinarsi la follia (laperdita del controllo cerebrale sulle loroazioni) cercherebbero di suicidarsi perpaura di far del male a coloro che amano.Un uomo di cuore preferirebbe morireprima di diventare pericoloso per quelli cheama.

    Un giorno a Irkutsk un dottore polacco eun fotografo sono stati morsi da un piccolocane con la rabbia. Il fotografo brucia lapiaga col ferro rovente; il medico si limita acauterizzarla. E' giovane, bello, pieno di

    vita. Era uscito appena dal bagno penale

    cui il governo l'aveva condannato per la suadevozione alla causa del popolo. Forte delsuo sapere e soprattutto della suaintelligenza, curava in modo meraviglioso: imalati l'adoravano.

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    Sei settimane dopo, si accorse che il braccioche era stato morso cominciava a gonfiarsi.Essendo medico, non poteva ingannarsi:stava ammalandosi di rabbia. Corse da unamico, dottore in esilio come lui: Presto, tiprego, dammi della stricnina! Vedi questo

    braccio, sai cos'? In un'ora, o meno, sar

    preso dalla rabbia, cercher di mordere te egli amici. Non perdere tempo, dellastricnina! Devo morire.Sentiva che stava diventando una vipera:chiese di essere ucciso.L'amico esitava; voleva provare un

    trattamento antirabbia. In due, con unadonna coraggiosa, provano a curarlo... edue ore dopo il dottore, schiumando, sigett su di loro, cercando di morderli; poiritornava in s e reclamava la stricnina edi nuovo diventava rabbioso. Mor conorribili convulsioni.

    Quanti fatti simili potremmo citare, basatisulla nostra esperienza! L'uomo ci cuorepreferirebbe morire piuttosto che esserecausa di male per gli altri. Per questo avrcoscienza di fare il bene, e avrl'approvazione di quelli che stima, se

    uccider la vipera o il tiranno.Perovskaya6 e i suoi amici hanno ucciso lo

    6 Sofia Perovskaya stata tra le arteficidell'assassinio dello zar Alessandro II, il primomarzo 1881 [N. d. T.].

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    zar russo, e l'umanit intera, nonostante laripugnanza per il sangue versato, malgradole simpatie verso uno che aveva liberato iservi, gliene ha riconosciuto il diritto.Perch? Non perch ha riconosciuto l'attocome utile: tre quarti dell'umanit nedubitano ancora; ma perch ha sentito che

    Pervoskaya e i suoi amici non avrebberoacconsentito a diventare tiranni a loro voltaper tutto l'oro del mondo. Anche coloro cheignorano completamente il dramma sonotuttavia sicuri che non si trattato di una

    bravata di giovani, di un crimine di palazzo

    o della ricerca del potere; stato l'odio verso la tirannia fino al disprezzo di sstessi, fino alla morte.Loro si detto avevano conquistato ildiritto di uccidere, cos come si detto diLouise Michel: Ella aveva il diritto disaccheggiare, o ancora: Loro avevano il

    diritto di rubare, parlando di queiterroristi che vivevano di pane secco e cherubarono un milione o due dal tesoro diKichineff prendendo, a rischio di morireloro stessi, tutte le precauzioni necessarieper liberare da ogni responsabilit la

    sentinella che custodiva la cassa, con labaionetta in canna.Questo diritto di usare la forza l'umanitnon lo nega mai a coloro che l'hannoconquistato sia che debba essere usato

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    sulle barricate o nell'ombra d'un crocevia.Ma, affinch un tale atto produca unaimpressione profonda sugli spiriti, bisognaconquistare questo diritto. Senza ci l'atto -utile o no rester un semplice fatto senzaimportanza per il progresso delle idee. Vi si

    vedrebbe null'altro che un dispiegamento

    di forze, la semplice sostituzione di unosfruttatore con un altro.

    VII

    Fino ad ora abbiamo parlato di azionicoscienti, riflesse, dell'uomo (di quelle chefacciamo rendendocene conto). Ma,accanto alla vita cosciente, abbiamo la vitainconscia, infinitamente pi vasta e troppoignorata in passato. Tuttavia, bastaosservare il modo in cui ci vestiamo al

    mattino, sforzandoci di abbottonare unbottone, che sappiamo di aver perso la seraprima, spostando la mano per afferrare unoggetto che noi stessi abbiamo spostato,per avere una idea di questa vita inconsciae concepire il ruolo immenso che essa gioca

    nella nostra esistenza.I tre quarti dei nostri rapporti con gli altrisono fatti di questa vita inconscia. Il nostromodo di parlare, di sorridere o diaggrottare le sopracciglia, di adirarci

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    durante una discussione o di restare calmi tutto ci lo facciamo senza renderceneconto, per semplice abitudine, sia retaggiodei nostri antenati umani o pre-umani(considerate soltanto la somiglianzadell'espressione dell'uomo e dell'animalequando l'uno e l'altro si irritano), oppure

    acquisita, coscientemente oinconsciamente.Il nostro modo di agire verso gli altri passacos allo stato di abitudine. E l'uomo cheavr acquisito pi abitudini morali, sarcertamente superiore a quel buon cristiano

    che pretende di essere sempre spinto daldiavolo a fare il male e che non puastenersene che evocando le sofferenzedell'inferno o le gioie del paradiso.Trattare gli altri come si vorrebbe chetrattassero noi passa nell'uomo e in tutti glianimali sociali allo stato di abitudine, al

    punto che generalmente l'uomo non sichiede come deve agire in tali circostanze.

    Agisce bene o male, senza riflettere. Solonelle circostanze eccezionali, in presenza diun caso complesso o sotto l'impulso di unapassione ardente, egli esita e le diverse

    parti del suo cervello (un organo moltocomplesso, le cui diverse parti funzionanocon una certa indipendenza) entrano inconflitto. Allora si sostituisce conl'immaginazione alla persone che davanti

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    a lui; si domanda se gli piacerebbe esseretrattato allo stesso modo, e la sua decisionesar tanto pi morale quanto meglioriuscir a identificarsi con la persone di cui sul punto di danneggiare la dignit o gliinteressi. Oppure un amico interverr e glidir: Immaginati al suo posto: avresti

    sopportato di essere trattato come lo staiper trattare? E ci sar sufficiente.L'appello al principio di uguaglianza si fasolo in un momento di esitazione, al puntoche in novantanove casi su cento agiamomoralmente per semplice abitudine.

    Si sar certamente notato che in tuttoquello che abbiamo detto fino ad ora nonabbiamo cercato di imporre nulla.

    Abbiamo semplicemente esposto in chemodo le cose avvengono nel mondoanimale.Un tempo la Chiesa minacciava gli uomini

    con l'inferno, per moralizzare, e si sa comevi riuscita: li ha demoralizzati. Il giudiceminaccia con la gogna, la frusta, la forca,sempre a nome di questi stessi principi disocialit che ha rubato alla societ; l'hademoralizzata. E gli autoritari d'ogni specie

    gridano ancora al pericolo sociale, all'ideache il giudice possa sparire dalla terrainsieme al prete.Ebbene, noi non abbiamo paura dirinunciare al giudice ed alla condanna. Noi

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    rinunciamo anche, con Guyau, ad ognispecie di sanzione, ad ogni specie diobbligazione morale. Non temiamo di dire:Fa' quel che vuoi, fa' come vuoi, perchsiamo persuasi che l'immensa massa degliuomini, man mano che sar illuminata e siliberer delle pastoie attuali, agir sempre

    in una certa direzione utile alla societ, coscome siamo sicuri che il bambinocamminer un giorno sui suoi piedi, e nona quattro zampe, semplicemente perch nato da genitori appartenenti alla specieumana.

    Tutto ci che possiamo fare dare unconsiglio; e tuttavia nel darlo aggiungiamo:Questo consiglio non ha valore se tu nonriconosci da te con l'esperienza el'osservazione che bene seguirlo.Quando vediamo un giovane uomo curvarele spalle e rinserrare cos il petto, gli

    consigliamo di raddrizzarsi e di tenere latesta alta e il petto ben largo. Gliconsigliamo di respirare l'aria a pienipolmoni, di allargarli, perch in ci troverla migliore garanzia contro la tisi. Ma altempo stesso gli insegneremo la fisiologia,

    affinch conosca la funzione dei polmoni epossa scegliere lui stesso la postura chesapr essere migliore.E' questo tutto ci che possiamo fare infatto di morale. Non abbiamo che il diritto

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    di dare un consiglio, al quale dobbiamoaggiungere: Seguilo, se lo trovi buono.Ma lasciando a ciascuno il diritto di agirecome gli sembra bene, negandoassolutamente alla societ il diritto dipunire chiunque in qualunque modo, perqualunque atto antisociale che abbia

    commesso, non rinunciamo alla nostracapacit di amare ci che ci sembra buonoe di odiare ci che ci sembra cattivo. Amaree odiare: perch solo quelli che sannoodiare sanno anche amare. Noi ciriserviamo ci, e poich ci basta ad ogni

    specie animale per mantenere e svilupparei sentimenti morali, ci maggiormentebaster alla specie umana.Noi non chiediamo che una cosa, cioeliminare tutto ci che, nella societumana, impedisce il libero sviluppo diquesti due sentimenti, tutto ci che falsa il

    nostro giudizio: lo Stato, la Chiesa, loSfruttamento; il giudice, il prete, il governo,lo sfruttatore.Oggi, quando vediamo un Jack loSquartatore sgozzare una dopo l'altra diecidonne delle pi povere, delle pi miserabili

    ma moralmente superiori ai tre quartidelle ricche borghesi il nostro primosentimento quello dell'odio. Se l'avessimoincontrato il giorno in cui ha sgozzatoquella donna che voleva farsi pagare da lui i

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    sei soldi della sua catapecchia, gli avremmosparato una pallottola nel cranio, senzariflettere sul fatto che la pallottola sarebbestata meglio nel cranio del proprietariodella catapecchia.Ma quando ci ricordiamo di tutte le infamieche lo hanno indotto a questi

    omicidi,quando pensiamo alle tenebre incui vaga, ossessionato dalle immaginitrovate in libri immondi o da pensierisuggeriti da libri stupidi il nostrosentimento si sdoppia. E il giorno in cuisapremo Jack nelle mani di un giudice che,

    lui, ha freddamente massacrato dieci voltepi vite umane, di uomini, di donne e dibambini, di tutti i Jack; quando lo sapremonelle mani di questi freddi maniaci, chemandano al bagno penale un Borras perdimostrare ai borghesi che fanno loro laguardia allora ogni odio verso Jack lo

    Squartatore scomparir. Si volger altrove.Si convertir in odio contro la societ vileed ipocrita, contro i suoi rappresentantiriconosciuti. Tutte le infamie di unosquartatore scompariranno davanti allaserie di secolari infamie commesse in nome

    della Legge.E' essa che odiamo.Oggi il nostro sentimento si sdoppia dicontinuo. Sentiamo che tutti noi siamo,

    volontariamente o involontariamente, i

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    sostegni di questa societ. Non osiamo piodiare. Ma osiamo amare? In una societ basata sullo sfruttamento e la servit, lanatura umana si degrada.Ma man mano che la servit scomparir,rientreremo nei nostri diritti. Sentiremo laforza di odiare e di amare, anche in casi

    complicati come quello che abbiamo citato.Quanto alla nostra vita di tutti i giorni, noidiamo gi libero corso ai nostri sentimentidi simpatia o di antipatia; lo facciamo inogni istante. Tutti noi amiamo la forzamorale e disprezziamo la debolezza morale,

    la vigliaccheria. In ogni istante le nostreparole, i nostri sguardi e i nostri sorrisiesprimono la nostra gioia alla vista diazioni utili alla razza umana, di quelli checonsideriamo buoni. In ogni istante,manifestiamo con i nostri sguardi e leparole la ripugnanza che si ispirano la

    vigliaccheria, l'inganno, l'intrigo, lamancanza di coraggio morale. Tradiamo ilnostro disgusto anche quando, sottol'influenza di una educazione improntata alsaper vivere, vale a dire all'ipocrisia,cercheremo di cercheremo di dissimularlo

    dietro una falsa facciata, che scomparirman mano che si stabiliranno tra noi deirapporti egualitari.Ebbene, ci basta per mantenere a un certolivello la concezione del bene e del male e

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    inculcarsele reciprocamente; ci bastermaggiormente, quando non ci saranno pin giudici n preti nella societ, cos come iprincipi morali perderanno ogni caratteredi obbligazione e saranno considerati deisemplici rapporti tra eguali.E tuttavia, man mano che si stabiliranno

    questi rapporti, una concezione moraleancora pi elevata sorger nella societ, ed questa concezione che ora analizzeremo.

    VIII

    Fino ad ora nella nostra analisi nonabbiamo fatto altro che esporre deisemplici principi di eguaglianza. Ci siamoribellati ed abbiamo invitato gli altri aribellarsi contro coloro che si arrogano ildiritto di trattare gli altri come non

    vorrebbero essere trattati loro stessi;

    contro coloro che non vorrebbero essereingannati, sfruttati, brutalizzati, prostituiti,ma lo fanno agli altri. La menzogna, la

    brutalit e cos via, abbiamo detto, sonoripugnanti non perch sono disapprovatidai codici morali noi ignoriamo questi

    codici ma perch la menzogna, labrutalit eccetera indignano il sentimentodi uguaglianza di colui per il qualel'uguaglianza non una parola vana;indignano soprattutto chi anarchico nel

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    suo modo di pensare e di agire.Ma questo principio cos semplice, cosnaturale ed evidente, costituirebbe gi unamorale molto elevata, comprendente tuttoci che i moralisti hanno preteso diinsegnare, se fosse generalmente applicatonella vita. Il principio egualitario riassume

    gli insegnamenti dei moralisti. Ma contieneanche qualcosa di pi, e questo qualcosa il rispetto dell'individuo. Proclamando lanostra morale egualitaria ed anarchica, cirifiutiamo di arrogarci il diritto che imoralisti hanno sempre preteso di

    esercitare quello di mutilare l'individuoin nome di un certo ideale che ritengono buono. Noi non riconosciamo a nessunoquesto diritto; non lo vogliamo per noistesso.Noi riconosciamo la libert piena ed interadell'individuo; noi vogliamo la pienezza

    della sua esistenza, lo sviluppo libero ditutte le sue facolt. Non vogliamo imporglinulla, e cos torniamo al principio cheFourier oppose alla morale delle religioni,quando disse: Lasciate gli uominiassolutamente liberi, non mutilateli le

    religioni lo hanno gi fatto abbastanza.Non temete nemmeno le loro passioni: inuna societ libera, esse nonrappresenteranno alcun pericolo. Purchnon abdichiate alla vostra libert; purch

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    non vi lasciate asservire dagli altri; purchalle passioni violente ed antisociali di untale individuo opponiate le vostre passionisociali, ugualmente vigorose. Allora nonavrete da temere nulla dalla libert.7

    Noi rinunciamo a mutilare l'individuo innome di qualsiasi ideale: tutto ci che ci

    riserviamo di esprimere francamente lenostre simpatie o antipatie verso ci chetroviamo buono o cattivo. Un tale inganna isuoi amici? E' la sua volont, il suocarattere? Sia! E' nel nostro carattere,nella nostra volont disprezzare chi mente!

    E poich questo il nostro carattere, siamofranchi. Non precipitiamoci verso di lui perabbracciarlo e stringergli affettuosamentela mano, come si fa oggi! Alla sua passioneattiva opponiamo la nostra, ugualmenteattiva e vigorosa.E' tutto ci che abbiamo il diritto e il dovere

    di fare per mantenere nella societ ilprincipio egualitario. E' sempre il principioegualitario, messo in pratica.8

    7 Di tutti gli autori moderni, il norvegese Ibsen, chepresto verr letto appassionatamente in Francia,come gi lo si letto in Inghilterra, colui che ha

    meglio formulato queste idee nei suoi drammi. E'un anarchico senza saperlo.

    8 Gi sentiamo dire: