Introduzione all'Universal Design

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INTRODUZIONE ALL’UNIVERSAL DESIGN BREVE STORIA DELL’UNIVERSAL DESIGN L’attenzione ai problemi connessi con le disabilità personali può esser fatta risalire alla fine degli anni ’40 del secolo scorso in Europa, Giappone e negli Stati Uniti, con il rientro dei veterani della Seconda Guerra Mondiale, in molti casi portatori di mutilazioni di vario genere. Negli anni ’50 si sviluppa una nuova sensibilità volta alla eliminazione delle barriere architettoniche, corollario della aspirazione al superamento della ghettizzazione delle persone affette da disabilità nelle istituzioni specialistiche che le avevano sino a quel momento accolte. Il superamento delle barriere architettoniche (Barrier-Free Design) concerne però ancora principalmente le persone con difficoltà motorie. Negli USA la Veterans Administration e altri enti ottennero nel 1961 l’emissione da parte della American Standard Association la pubblicazione della prima norma sulla ‘accessibilità’ dal titolo "A 117.1 - Making Buildings Accessible to and Usable by the Physically Handicapped.". La norma non era obbligatoria, anche se alcuni stati o enti locali decisero di adottarla. Negli anni ’70, sull’onda dei movimenti per i diritti civili originariamente nati in favore delle minoranze razziali, la cultura del superamento delle barriere con soluzioni individuali iniziò a evolversi nel senso della ricerca della non- discriminazione e delle pari opportunità. In questa fase la progettazione e realizzazione di ambienti e prodotti non discriminatori divenne strumento per la conquista dei diritti civili per tutti. Negli Stati Uniti il concetto di ‘progettazione accessibile’ viene introdotto per la prima volta nel Rehabilitation Act del 1973, che responsabilizzava in tal senso le organizzazioni che ricevevano finanziamenti federali nel campo dell’assistenza. Un ulteriore importante passo avanti veniva poi realizzato con il Americans with Disabilities Act (ADA) del 1990, che estendeva il campo di applicazione dei criteri minimi di accessibilità a tutti gli edifici di uso pubblico. Il termine ‘Universal Design’ venne coniato nel 1985 dall’architetto Ronald Mace che essendo stato colpito dalla poliomielite da bambino era costretto ad usare una sedia a ruote e un respiratore. Mace definì l’U.D. come ‘la progettazione di prodotti e ambienti utilizzabili da tutti, nella maggior estensione possibile, senza necessità di adattamenti o ausili speciali.’. Mace scrisse anche che l’Universal Design ‘non è una nuova scienza, uno stile, e non è unico. Esso richiede solo una conoscenza dei bisogni e del mercato e un approccio di buon senso perché tutti noi progettiamo e produciamo beni utilizzabili dal maggior numero possibile di persone.’. Mace, che morì improvvisamente nel 1998, riconobbe poi che il termine ’universale’ non era ideale perché avrebbe potuto creare l’aspettativa di soluzioni di fatto impossibili da realizzare. 1

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INTRODUZIONE ALL’UNIVERSAL DESIGN

BREVE STORIA DELL’UNIVERSAL DESIGN

L’attenzione ai problemi connessi con le disabilità personali può esser fatta risalire alla fine degli anni ’40 del secolo scorso in Europa, Giappone e negli Stati Uniti, con il rientro dei veterani della Seconda Guerra Mondiale, in molti casi portatori di mutilazioni di vario genere.

Negli anni ’50 si sviluppa una nuova sensibilità volta alla eliminazione delle barriere architettoniche, corollario della aspirazione al superamento della ghettizzazione delle persone affette da disabilità nelle istituzioni specialistiche che le avevano sino a quel momento accolte. Il superamento delle barriere architettoniche (Barrier-Free Design) concerne però ancora principalmente le persone con difficoltà motorie.

Negli USA la Veterans Administration e altri enti ottennero nel 1961 l’emissione da parte della American Standard Association la pubblicazione della prima norma sulla ‘accessibilità’ dal titolo "A 117.1 - Making Buildings Accessible to and Usable by the Physically Handicapped.". La norma non era obbligatoria, anche se alcuni stati o enti locali decisero di adottarla.

Negli anni ’70, sull’onda dei movimenti per i diritti civili originariamente nati in favore delle minoranze razziali, la cultura del superamento delle barriere con soluzioni individuali iniziò a evolversi nel senso della ricerca della non-discriminazione e delle pari opportunità. In questa fase la progettazione e realizzazione di ambienti e prodotti non discriminatori divenne strumento per la conquista dei diritti civili per tutti.

Negli Stati Uniti il concetto di ‘progettazione accessibile’ viene introdotto per la prima volta nel Rehabilitation Act del 1973, che responsabilizzava in tal senso le organizzazioni che ricevevano finanziamenti federali nel campo dell’assistenza.Un ulteriore importante passo avanti veniva poi realizzato con il Americans with Disabilities Act (ADA) del 1990, che estendeva il campo di applicazione dei criteri minimi di accessibilità a tutti gli edifici di uso pubblico.

Il termine ‘Universal Design’ venne coniato nel 1985 dall’architetto Ronald Mace che essendo stato colpito dalla poliomielite da bambino era costretto ad usare una sedia a ruote e un respiratore. Mace definì l’U.D. come ‘la progettazione di prodotti e ambienti utilizzabili da tutti, nella maggior estensione possibile, senza necessità di adattamenti o ausili speciali.’.

Mace scrisse anche che l’Universal Design ‘non è una nuova scienza, uno stile, e non è unico. Esso richiede solo una conoscenza dei bisogni e del mercato e un approccio di buon senso perché tutti noi progettiamo e produciamo beni utilizzabili dal maggior numero possibile di persone.’.

Mace, che morì improvvisamente nel 1998, riconobbe poi che il termine ’universale’ non era ideale perché avrebbe potuto creare l’aspettativa di soluzioni di fatto impossibili da realizzare.

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In effetti l'Universal Design definisce l'utente in modo esteso e non si concentra solo sulle persone con disabilità. Suggerisce di rendere tutti gli elementi e gli spazi accessibili e utilizzabili dalle persone nella maggiore misura possibile. Non implica che tutto sia completamente utilizzabile da parte di tutti: il termine si riferisce più all'atteggiamento metodologico che a un rigido assunto dogmatico; si propone di offrire soluzioni che possono adattarsi a persone disabili così come al resto della popolazione, a costi contenuti rispetto alle tecnologie per l'assistenza o ai servizi di tipo specializzato.

Questo approccio metodologico trova nel 1997 una sua strutturazione con la definizione di 7 principi di progettazione sviluppati dal Centro per l’Universal design operante presso la North Carolina State University, formato da architetti, designer, assistenti tecnici e ricercatori nell'ambito della progettazione ambientale: Bettye Rose Connell, Mike Jones, Ron Mace, Jim Mueller, Abir Mullick, Elaine Ostroff, Jon Sanford, Ed Steinfeld, Molly Story, and Gregg Vanderheiden. Al progetto, finanziato dal U.S. Department of Education’s National Institute on Disability and Rehabilitation Research, collaborarono anche altri ricercatori di molte diverse discipline.

A chi serve l’Universal Design

All’inizio del XX° secolo le persone con disabilità e gli anziani costituivano una minoranza della popolazione complessiva.La speranza di vita media era intorno ai 47 anni, la speranza di sopravvivenza ad alcuni tipi di lesioni traumatiche era molto bassa, e una larga percentuale di persone affette da malattie croniche viveva in modo permanente in istituzioni di tipo ospedaliero.

Fortunatamente l’età media si è attualmente molto innalzata grazie alle migliorate condizioni di vita e alle nuove scoperte nel campo della medicina, La percentuale della popolazione di età superiore ai 60 anni è in crescita, e nel 2050 in Europa si avvicinerà al 35% del totale,

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Questo comporta anche un incremento delle persone affette da qualche forma di disabilità, sia perché sopravvissute a fatti traumatici che in passato avrebbero provocato il loro decesso, sia perché la diffusione degli antibiotici e di altri nuovi ritrovati consentono il superamento di molte affezioni un tempo fatali.

Se consideriamo ‘disabilità’ tutte le limitazioni che allontanano da quella che è considerata la ‘normalità’ (e che rappresenta invece ormai quasi una eccezione), la tabella seguente mostra come l’incidenza di queste limitazioni cresca molto rapidamente al crescere dell’età:

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Appare dunque sempre più importante tenere conto della molteplicità delle situazioni personali che possono discostarsi dal modello teorico del ‘normodotato’; questo sia per motivazioni etiche che economiche, tenendo conto che il mercato dei prodotti di largo consumo è sempre più ‘orientato al cliente’, e l’acquirente si trova a scegliere fra numerose alternative di prodotto sostanzialmente equivalenti dal punto di vista della efficienza tecnica.

Nel corso del processo di progettazione è dunque necessario dedicare una particolare attenzione non solo ai tradizionali criteri di efficienza tecnica e alle normative (per esempio quelle sulla sicurezza), ma anche alla ‘facilità d’uso’ da parte del maggior numero possibile di potenziali acquirenti.

E’ questo l’oggetto dell’Universal Design.

Una definizione di ‘Universal Design’ lo interpreta come ‘un approccio alla progettazione di tutti i prodotti e ambienti utilizzabili da parte di chiunque, nella maggiore estensione del termine, indipendentemente dall’età, dalle abilità o dalla situazione. E’ utile a persone giovani e anziane, con abilità eccellenti o ridotte, in condizioni ideali o in circostanze difficili.’.

Termini alternativi usati con significati sostanzialmente analoghi sono ‘Design for all’, ‘Inclusive Design’, ‘Barrier-free Design’. Essi vengono usati diversamente nei vari Paesi e il significato che viene loro riconosciuto rispecchia in genere i valori diffusi nelle diverse società nazionali.

L’ECA - EUROPEAN CONCEPT FOR ACCESSIBILITY

Anche a livello europeo si è sviluppato un dibattito relativo alla ‘accessibilità’ e alla ‘non-discriminatorietà’ di prodotti e ambienti, centrato in particolare sul riconoscimento, a tutti i livelli sociali, del diritto di tutti gli esseri umani a un contesto sicuro, salubre e confortevole.

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Il percorso per la definizione del ‘Concetto europeo di accessibilità’ inizia nel 1985 con l’incarico da parte della Commissione Europea al Dutch Council of the Disables per uno studio sulla legislazione sull’accessibilità nei vari Stati membri dell’UE.

Nel 1987 il Dutch CCPT avvia, su finanziamento della CE e in collaborazione con un gruppo di esperti di vari Stati membri, lo studio di un Manuale con criteri per l’accessibilità armonizzati e standardizzati.Nel novembre 1990 il Manuale Europeo viene pubblicato, ma riceve numerosi rilievi.

Nel 1996 viene presentato un nuovo testo ‘alleggerito’ dal titolo ‘European Concept for Accessibility’; il testo viene tradotto in molte lingue e preso a riferimento per normative nazionali.

Nel 1999 il coordinamento del gruppo di lavoro passa dal Dutch CCPT a una organizzazione lussemburghese, che punta alla sua diffusione anche sul web.Nel 2003 viene realizzata e presentata una nuova versione del testo.

L’approccio europeo è però molto più legato al concetto di ‘accessibilità’ che a quello di ‘usabilità’ relativo ai prodotti di largo consumo, anche se l’impostazione culturale è ovviamente analoga.

Nel 2002 la Commissione Europea ha nominato un gruppo di esperti (EGA, Experts Group on Accessibilità), che ha redatto il rapporto ‘2010: Un’Europa accessibile per tutti’.

ALCUNI ESEMPI DI PRODOTTI ‘UNIVERSAL DESIGN’

Il ‘pelapatate’ della OXO

La crisi economica degli anni ’80 influì negativamente sul processo di rimozione delle barriere architettoniche e sulla ricerca, ma contemporaneamente generò nelle imprese una maggiore attenzione alle esigenze della clientela.

Un salto di qualità avvenne nel 1990, quando nacque la OXO International, che lanciò sul mercato una serie di utensili da cucina studiati per facilitare la loro utilizzazione da parte di persone affette da artrite. Non si trattava dei soliti prodotti specifici per portatori di handicap (ad esempio con impugnature maggiorate), ma di prodotti con un loro valore formale che li rendeva attraenti per tutti. Infatti la OXO fra il 1990 e il 1995 si è sviluppata con un tasso annuo di crescita fra il 40 e il 50%; nonostante che numerose altre imprese abbiano rapidamente imitato il suo approccio, il tasso di crescita fra il 1991 e il 2001 è rimasto mediamente superiore al 35% annuo.

Il primo prodotto OXO fu il ‘Good Grips Swivel Peeler’, che oggi è presente in un delle sue migliaia di varianti in tutte le nostre cucine. Sembra che l’idea sia nata nel corso di una vacanza dei coniugi Farber in Francia. Appassionati di cucina

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avevano invitato alcuni amici a pranzo e Sam Farber aveva notato quanto disagio provava la moglie Betsey, affetta da artrite, nel pelare alcune mele per preparare una torta. Non riuscendo a dimenticare tale immagine nel corso dela notte Fraber telefonò in America a un vecchio amico, Davin Stowell, fondatore della Smart Design, studio specializzato nella R&S di nuovi prodotti.

Farber, ex-proprietario della Copco, era un imprenditore istintivo e i due si convinsero che c’era un rande spazio di mercato per utensili innovativi che facilitassero le più semplici attività legate alla cucina, come pelare una patata o un frutto. Così vennero studiate centinaia di alternative e testati prototipi di tutti i tipi fino a quello ritenuto soddisfacente, che divenne il primo prodotto Universal Design di una lunga serie che ha fatto la fortuna della OXO.

Good Grips Swivel Peeler

Oggi la OXO International rimane una delle imprese più interessanti, e conferma la propria strategia mettendo sul mercato solo prodotti che comportano un tangibile miglioramento nelle procedure di utilizzazione. Ogni anno presenta più di 50 nuovi prodotti, molti dei quali hanno richiesto più di due anni di studio per il loro sviluppo; e dichiara che molti sono i prodotti progettati che vengono scartati perché non rispondono in pieno agli standard OXO.

Il contenimento del prezzo rispetto ai prodotti concorrenti è un fattore essenziale per il successo di un prodotto, e l’allargamento del numero dei suoi potenziali utilizzatori e acquirenti contribuisce al contenimento dei costi di produzione.

Una curiosità: il fondatore della società, Sam Farber, ha dichiarato di aver scelto il nome ‘OXO’, perché può essere letto in ogni posizione, da sinistra a destra e dall’alto in basso.

Le forbici FISKARS

Le forbici ergonomiche Fiskars sono prodotte da una multinazionale (FISKARS BRANDS, INC.) che ha attualmente la propria sede principale negli U.S.A. e precisamente a Madison, Wisconsin. L’industria ha però origini lontane, essendo nata nel 1649 nella Finlandia sud-occidentale.

Il primo modello di forbici ergonomiche, contraddistinte dal colore arancione e dalle impugnature in materiale plastico, venne messo sul mercato nel 1967. Senza grandi modifiche sono ancora prodotte e rappresentano ormai probabilmente il modello più noto. Si stima che ne siano state vendute oltre 300 milioni di esemplari.

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Appare evidente il vantaggio di poter utilizzare le tre dita centrali della mano in opposizione al pollice invece del solo indice. Questo consente di fare meno sforzo. Grazie anche all’impiego di materiali particolari le forbici Fioskars risultano più leggere e maneggevoli di quelle tradizionali.

I SETTE PRINCIPI DELL’UNIVERSAL DESIGN“Copyright © 1997 NC State University, The Center for Universal Design.”

Riproduciamo qui il testo completo e originale (Versione 2.0 4/1/97 ) dei sette ‘principi’ messi a punto dal gruppo di lavoro, come previsto dalle istruzioni emesse dal Center for Universal Design della North Carolina State University , Raleigh .

Definizione di Universal Design:“Progettazione di prodotti e ambienti utilizzabili da tutti, nella maggior estensione possibile, senza necessità di adattamenti o ausili speciali.’.

Autori (in ordine alfabetico): Bettye Rose Connell, Mike Jones, Ron Mace, Jim Mueller, Abir Mullick, Elaine Ostroff, Jon Sanford, Ed Steinfeld, Molly Story, & Gregg Vanderheiden

I principi vengono presentati nella forma seguente: • Nome del principio• Definizione• Guidelines (lista di elementi chiave che dovrebbero essere presenti nel

progetto)• Immagini (esempi di applicazione)

Principio 1: UGUALE UTILIZZABILITA’ (Equitable Use)

Il progetto è utile e commerciabile per persone con abilità diverse.

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Forbici Fiskars

Forbici tradizionali

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1a. Consente la stessa utilizzazione a tutti gli utenti: identica quando possibile, altrimenti equivalente. 1b. Evita l’esclusione o la penalizzazione di qualsiasi 'utilizzatore. 1c. Le condizioni di privacy, sicurezza e incolumità dovrebbero essere equivalenti per tutti gli utilizzatori.1d. Rende il progetto attraente per tutti gli utilizzatori.

Esempio 1: porta ad apertura automatica

Principio 2: FLESSIBILITÀ D'USO (Flexibility in Use)

Il progetto consente una vasta gamma di preferenze e abilità individuali.

2a. consente la scelta del metodo d'uso.2b. Permette l'accesso e l'uso con mano sinistra e mano destra. 2c. Facilita l'accuratezza e la precisione dell'utilizzatore.2d. Fornisce adattabilità alle caratteristiche dell'utilizzatore.

Esempio n.2 : forbici ambidestre

Principio 3: SEMPLICE ED INTUITIVO (simple and intuitive)

L'uso del progetto è facile da capire, a prescindere dall'esperienza, dalle conoscenze, dalle capacità di linguaggio o dal livello corrente di concentrazione dell'utilizzatore.

3a. Elimina le complessità non necessarie.

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3b. Corrisponde alle aspettative e all'intuizione dell'utilizzatore.3c. Fornisce una grande varietà di alternative di lettura e comprensione 3d. Struttura le informazioni coerentemente con la loro importanza.3e. Fornisce suggerimenti e segnalazioni durante e dopo le azioni dell’utilizzatore .

Esempio n.3: Semplici istruzioni di montaggio

Principio 4: INFORMAZIONE PERCETTIBILE (Perceptible Information)

Il progetto comunica effettivamente le informazioni necessarie all’utilizzatore, indipendentemente dalle condizioni ambientali o dalle abilità sensoriali dell'utilizzatore

4a. Usa metodi diversi (visivi, verbali, tattili) per una presentazione ridondante delle informazione essenziali.4b. Fornisce una adeguata differenziazione tra le informazioni essenziali e quelle di contorno. 4c. Massimizza la "leggibilità" delle informazioni essenziali.4d. Differenzia gli elementi in modo che possano essere descritti (facilitando l’emissione di istruzioni e direttive).4e. Fornisce compatibilità con una varietà di tecniche e dispositivi usati da persone con limitazioni sensoriali.

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Esempio n.4 : comando di programmazione di un elettrodomestico

Principio 5: TOLLERANZA AGLI ERRORI (Tolerance for Error)

Il progetto minimizza i rischi e le conseguenze avverse di azioni accidentali o non intenzionali.

5a. Sistema gli elementi per minimizzare i rischi e gli errori: gli elementi più utilizzati sono più accessibili, gli elementi più rischiosi sono eliminati, isolati o protetti.5b. Fornisce avvertimenti su rischi ed errori.5c. Fornisce elementi di protezione.5d. Scoraggia azioni non intenzionali o che richiedono vigilanza.

Esempio n.6: il comando ‘annulla ultima digitazione’

Principio 6: BASSO SFORZO FISICO (Low Physical Effort)

Il progetto può essere usato efficientemente e in modo confortevole e con un minimo di fatica.

6a. Permette di mantenere una posizione neutra del corpo.6b. Richiede un ragionevole sforzo di attivazione6c. Minimizza le azioni ripetitive.6d. Minimizza lo sforzo fisico sostenuto.

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Esempio n. 6: La classica maniglia ‘a leva’ richiede meno sforzo di quella ‘a pomello’

Principio 7: DIMENSIONI E SPAZI PER L'APPROCCIO E L'USO (Size and Space for Approach and Use)

Devono essere previsti dimensioni e spazi appropriati per l’avvicinamento, il raggiungimento, la manipolazione e l'utilizzazione a prescindere dalle dimensioni del corpo, dalla postura e dalla mobilità dell’utilizzatore.

7a. Fornisce una chiara vista degli elementi importanti per qualsiasi utente seduto o in posizione eretta.7b. Rende il raggiungimento di tutte le componenti confortevole per qualsiasi utente seduto o in posizione eretta.7c. Consente variazioni nelle dimensioni delle mani e dell'impugnatura. 7d. Fornisce uno spazio adeguato per l'uso di dispositivi assistivi o di assistenza personale.

Esempio n. 7: porta per l’accesso controllato

“The Principles of Universal Design were conceived and developed by The Center for Universal Design at North Carolina State University. Use or application of the Principles in any form by an individual or organization is separate and distinct from the Principles and does not constitute or imply acceptance or endorsement by The Center for Universal Design of the use or application.”

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RIFERIMENTI

The principles of Universal Design (1997), The Center for Universal Design, Raleigh, NC: North Carolina State University

The European Concept for Accessibility – Technical assistance Manual 2003

Applications of Universal Design http://www.washington.edu/doit/Resources/udesign.html

Bar, L., & Galluzzo, J. (1999). The accessible school: Universal design for educational settings. Berkeley, CA: MIG Communications.

Center for Applied Special Technology (CAST) http://www.cast.org/udl/

The Center for Universal Design http://www.design.ncsu.edu/cud/

Council for Exceptional Children http://www.cec.sped.org/osep/udesign.html

Edyburn, D., & Higgins, K. (Eds.). (2005). Handbook of special education technology research and practice. Whitefish Bay, WI: Knowledge by Design.

Equal Access: Universal Design of Instruction http://www.washington.edu/doit/Brochures/Academics/equal_access_udi.html

National Center for Accessible Media (NCAM) http://main.wgbh.org/wgbh/pages/ncam/

Orkwis, R., & McLane, K. (1998). A curriculum every student can use: Design principles for student access. http://www.cec.sped.org/osep/udesign.html

Pisha, B., &Coyne, P. (2001b) smart from the start: The promise of universal design for learning. Remedial and Special Education, 22(4), 197-203.

Pliner, S., & Johnson, J. (2004). Historical, theoretical, and foundational principles of universal design in higher education. Equity of Excellence in Education, 37,105-113.

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Silver, P., Bourke, A., & Strehorn, K.C. (1998). Universal instructional design in higher education: An approach for inclusion. Equity & Excellence in Education, 31(2), 47-51.

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Link Internet

Adaptive Environments Center (US) La sede principale del South Boston Waterfront Project, Designing for the 21st Century Conference, Access to Public Schools, New England ADA Technical Assistance Center, istruzione e consulenza nell’Universal Design, Access to Design Professions, delle pubblicazioni e di più. http://www.adaptenv.org

AARP (US) Universal Design e la Casa del Futuro. Con le immagini dettagliate, la descrizione delle caratteristiche, e il tour interattivo delle case progettate secondo l’Universal Design. http://www.aarp.org/universalhome/

CAST (US) La sede di Bobby, uno strumento di analisi dell’accessibilità sull’internet, l’Universal Design in Learning e il National Center On Accessing the General Curriculum, and eProducts. http://www.cast.org

Center for Universal Design (US) La sede dei principi dell’Universal Design, con degli esemplari di Universal Design, la storia dell’Universal Design, il Design File, Center for Universal Design Newsline, publications, e di più. http://www.design.ncsu.edu/

Concrete Change (US) Focalizza sulla visitabilità della casa, le caratteristiche di accessibilità più fondamentali. Normative, riforme, guideline nazionali e internazionali. http://www.concretechange.org

CPB/WGBH National Center for Accessible Media (US) Le risorse sull’accessibilità del software, con un Servizio di Video Descrittivi, e altre risorse multimediali. http://ncam.wgbh.org/

IDEA Center (US) La sede del RERC sull’Universal Design a Buffalo, Si offrono “Bright Ideas”, delle pubblicazioni, dei software, dei videos sull’accessibilità oltre all’universal design. http://www.arch.buffalo.edu/~idea/

Institute on Independent Living (Sweden) La sede delle risorse alle enti di auto-aiuto internazionali, sulla networking mondiale, con le materie per la formazione professionale, una biblioteca, dei forum di dibattito, e le rescensioni. http://www/independentliving.org

National Endowment for the Arts (US) Universal Design Meeting Report, con il sommario e delle raccomandazioni del

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congresso, 7-8 giugno 1999. http://arts.endow.gov/explore/ud/contents/html

National Resource Center on Supportive Housing and Home Modifications (US) Risorse nazionali e internazionali, un elenco di programmi per la modificazione della casa, le notizie, link ai siti internet sia governativi sia privati sulle risorse e sui servizi dell’invecchiamento. http://www.homemods.org

Trace R&D Center (US) La sede del RERC on Telecommunications, Designing a More Usable World, una vasta gamma di informazioni sulla technologia dell’accessibilità incluso l’International Transaction Machine (ITMs), un elenco dei gruppi di dibattito, e di più. http://www.trace.wisc.edu/

Universal Designers and Consultants (US) La sede dell’Universal Design News, con degli Images of Universal Design Excellence, delle pubblicazioni, e dei servizi e delle risorse di consulenza. http://www.UniversalDesign.com

European Institute for Design and Disability (Europe) La sede del Design-for-All, la revista Crisp and Clear, links ai affiliati dell’EIDD e di più. http://www.design-for-all.org/

Design for Our Future Selves - Helen Hamlyn Research Center (UK) La sede del progetto iDesign, la rete Design for Ageing, si offre la borsa di studio in design al Royal College of Art e di più. http://www.hhrc.rca.ac.uk/

Draware (Ireland) Un progetto di ricerca didattica focalizzato sull’istruzione architectonica all’ University College, Dublin. http://avc.ucd.ie/DraWare/default.html

European Concept for Accessibility (Luxembourg) La sede dell’ente di collaborazione degli esperti europei per definire l’ampio concetto dell’accessibilità. http://www.eca.lu/

Kyoyo-hin (Japan) La sede del ex-Progetto E&C, realizza la progettazione dei prodotti, segue il processo di stabilire gli standard IPOLOCO, con degli esempi. http://kyoyohin.org/eng/

International Federation of Interior Architects/Designers www.ifiworld.org

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ALLEGATO 1

UNIVERSAL DESIGN NEL MONDO DELL’IMPRESA

Riportiamo di seguito alcune dichiarazioni e prese di posizione di organizzazioni professionali e imprese in merito all’Universal Design, senza alcuna pretesa di completezza dell’elenco e scusandoci per quanti non vengono citati.

1 Dal sito della FUJITSU, Japan

Le Attività dell’Universal Design alla FujitsuKimitaka Kato e Akihiro Iwazaki (Manoscritto ricevuto il 7 October, 2004)

La richiesta per l’Uiversal Dsign (UD) cresce in tutto il mondo. In particulare, nel campo della tecnologia informatica, ci sono delle aspettative and richieste alte per Universal Design perchè ha un legame stretto con il lavoro e lo stile di vita della gente. Nel Giappone, UD è un’attività sociale e le società promuovono attivamente la sua realizzazione. In questo ambiente, la Fujitsu presente il design concentrato sull’umano nel mondo dell’IT (il hardware, il software ed il web), sul posto di lavoro (l’edificio, la installazione, lo studio e il negozio), e sugli stili di lavoro (l’occupazione, la sicurezza e l’igiene). Anche noi promuoviamo le attività societari per assicurare l’UD. L’UD già offre dei prodotti e servizi che sono facili da usare ed è indubitamente un requisito importante della futura ‘ubiquitous society’. Questo rapporto delinea la promozione dell’UD (soprattutto in Giappone) e presenta le politiche di UD della Fujitsu e i passi per realizzarli.

1. IntroduzioneRecentemente le attività che concernono l’Universal Design (UD) attirano attenzione in molte parti del mondo. L’UD cominciò nei campi del trasporto pubblico e del edilizio; ora è visto comunque necessario in tutti i campi sociali. Non solo deve essere promosso dai fabbricanti che costruiscono i sistemi ma anche dalle imprese che acquistano quelli sistemi per offrire i servizi. L’UD sta diventando una parte importante dell’infrastruttura sociale dell’IT, soprattutto nell’istruzione, nei servizi amministrativi e nell’industria. Gli obbietivi e i mezzi per promuovere l’UD, per esempio, lo sviluppo delle normative, la preparazione delle norme per le attività industriali, e la filantropia societaria, dipende dall’ubicazione and dall’organizzazione che vogliono promuoverlo. Però la politica fondamentale per offrire dei produtti facili da usare e dei servizi secondo chi li usa and come si usano è comune a tutte le organizzazioniAnche prima che l’UD divenne un concetto comune, la Fujitsu si migliorava l’operabilità dell’attrezzatura informatica e del software and offriva dei prodotti che mettere in grado una vasta gamma di persone, incluso delle persone disabili, di usare i servizi informatici. Inoltre, la Fujitsu era una delle prime società nel Giappone ad adottare il concetto dell’UD e promuove attivamente lo sviluppo dei prodotti e dei servizi che incorporano l’UD

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Con l’avanzamento dell’UD in Giappone e in molte altre parti del mondo e con la necessità in aumento della ‘ubiquitous society’, la Fujitsu ha stabilito la meta societaria di promuovere l’UD e si indirizza la promozione dell’integrazione effettiva dell’UD in prodotti e in ambienti nei quali sono usati. In primo questo problema speciale descrive lo stato dell’UD in tutto il mondo e poi descrive alcuni risultati che la Fujitsu ha raggiunto attraverso le sue attività promozionali dell’UD. Presenta poi il concetto generale dell’UD, i punti di vista comuni dai quali l’UD si promuove per la ‘ubiquitous society’, e i passi per realizzarlo. 2. UD (universal design)UD 1) significa la progettazione dei prodotti, dei servizi e degli ambienti nel modo che il maggior numero possibile di persone possano usarli senza riguardo alla loro età e alle caratteristiche fisiche (per esempio, l’altezza, la vista, l’udito, e la mobilità del braccio). Le termini sono il “Barrier-free” e “l’accessibilità” che assomi-gliano all’UD e anche sono usati. Il superamento delle barriere architettoniche è un concetto di terapia sintomatico da cui le barriere (per esempio, barriere a movimento tali passi sul pavimento e gradini) sono rimosse o circonvenute. D’altra parte, l’UD punta primariamente ad assicurare i design che prevengono la creazione di tali barriere. Spesso l’accessibilità è usata nello stesso modo come l’UD. Più in dettaglio, l’accessibilità focalizza l’attenzione sugli aspetti funzionali dei prodotti e dei servizi, e spesso indica quanto possano essere usati. I prodotti e i servizi di alta accessibilità possono essere usati da una gamma di utenze più vasta che i prodotti e i servizi di bassa accessibilità. Dall’altra parte, l’UD include un piano d’azione di e un approccio allo sviluppo dei prodotti e dei servizi, e spesso si indica un concetto più comprensivo. 2) Inoltre, la promozione dell’UD significa offrire i prodotti e i servizi facili da usare a una vasta gamma di utilizzatori ed è riferibile al concetto precedente della utilizzabilità. Di recente, ci sono dei casi in cui i concetti di “Design for All” e di “Inclusive Design” (entrambi I quali comprendono una vasta varietà di utilizzatori) che si usano nell’Europa sono simili all’UD e fondamentalmente si considerano uguali.

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2.MAZDA: Fabbricando le macchine

FABBRICARE LE AUTO CHE FANNO DEL BENE ALLE PERSONE

Lo sviluppo e la promozione dell’utilizzo di veicoli progettati appositamente per l’accessibilità della sedia a rotelle e dei altri veicoli welfare

La sfida dell’Universal Design*Una parte della nostra ricerca di creare le auto che fanno del bene alle persone, la Mazda cerca di usufruire dell’Universal Design nella fabbricazione delle nostre macchine. Cerchiamo a facilitare le posizioni del guidatore nel modo che non dipendono dalla condizione fisica della guidatore, e dall’impostazione dei sedili che saranno in grado di essere spostati nonostante la forza fisica dell’utilizzatore. I concetti dell’Universal Design comprendono la facilità di funzionamento e di posizione, la facilità di funzionamento, l’organizzazione e il funzionamento ottimizzati, e la sicurezza di uso. Da un punto di vista ergonomico, la Mazda lavora per assicurare la fabbricazione di macchine facili da usare oltre che funzionali e di aspetto piacevole. Per esempio, la console centrata della modella Verisa è stata progettata per funzionare con i metodi quantitativi invece di richiedere la forza del tocco, in modo che qualsiasi utilizzatore si possa godere l’utilizzazione dei controlli. *Universal design: Il concetto di progettare dei prodotti che possono essere capiti e utilizzati comodamente da persone nonostante l’età, il sesso, la tipologia fisica e le abilità. www.mazda.com/environment/2004/pdf/e200424.pdf

3.FUJI XEROX – La Relazione sulla Prestazione Sociale del 2005

Dalle attività di contributo sociale alle attività aziendali – Universal Design Con l’invecchiamento rapido della società, l’Universal Design attira l’attenzione in modo da promuovere la partecipazione in attività sociali degli anziani, delle persone disabili e delle altre persone svantaggiate socialmente. La Fuji Xerox spera di offrire l’attrezzatura basata sull’Universal Design che possa essere usatada tutti, per assicurare facilità di comunicazione in ambiente di lavoro fra il maggiore numero di persone.…………………..Fuji Xerox ha presentato la serie DocuCentre 402/352 Universal Design Model, che permette l’accessibilità facile a tutti gli utilizzatori incluso gli anziani e i disabili. Gli utilizzatori possono selezionare fra sei multifunzionali modelli digitali: …………………Oltre i funzionamenti standard e alcuni dei funzionamenti facoltativi della serie DocuCentre 402/352, iniziata a novembre del 2002, i modelli Universal Design DocuCentre 402/352 offrono la semplicità d’uso estremamente migliorata: un pannello LCD che è all’incirca due volte più grande, un pannello di controllo grande con grandi tasti/pulsanti di controllo, una lucina che avvisa un fax in

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arrivo (quando l’apparecchio fax è configurato) e in caso di guasto è prevista una lucina lampeggiante e voce guida………

La serie incorpora un’efficiente progettazione del risparmio energetico che rispetta gli standards previsti dai programmi internazionali sull’ energia: la macchina fotocopiatrice (DocuCentre 402/352 Universal Design Models) consuma meno di 1 W in stand by e funziona con consumo energetico di 33 Wh/h. Macchina pronta all’uso in meno di 15 secondi grazie a fusione innovativa e tecnologia di controllo temperatura. Grande LCD e grandi pannelli di controllo con grandi tasti/pulsanti: favorisce usabilità per tutti..

4. GENERAL ELECTRIC Co.

La Progettazione della Cucina per Tutte Le Età, Le Misure, e Le AbilitàAnche se ognuno di noi ha è unico per peso, età, abilità, punti di forza, debolezze e preferenze, la maggiore parte delle case sono progettate per una persona “standard”. Di conseguenza molti di noi fanno fatica ad usare le apparecchiature fisse dell’acquaio, dei componibili di cucina e degli elettrodomestici. Alla GE, crediamo sia arrivato il momento per la cucina e la casa di adattarsi alle necessità di persone vere e alle necessità che cambieranno nel tempo.

(//www.geappliances.com/design_center/universal_design/)

1. ‘Position Paper’ della Federazione Internazionale degli Architetti e Designers d’Interni

Universal Design

BackgroundNel passato, c’era un fallimento generale di non dare credito alla diversità di persone e di cambiamenti che accadono durante la vita. C’erano dei segmenti grandi della populazione che sono stati handicappati da questo disegno discriminante che impedisce la loro partecipazione piena in società.

Il concetto originale del superamento delle barriere architettoniche per accomodare persone disabili aveva il vantaggio non intenzionale ma gradito di migliorare l’ambiente per tutti.

L’Universal Design abbraccia e allarga questo scopo.

FilosofiaL’Universal Design afferma che il design progettazione debba prendere in considerazione i cambiamenti che accadono durante l’arco intero della vita, dall’infanzia fino all’invecchiamento.

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L’Universal Design serve tutte le discipline di design che sono legati all’ambiente.

Anche se le persone hanno un’invalidità temporanea o un’invalidità permanente, l’Universal Design assicura che non debbano essere handicappati necessariamente dal loro ambiente.

Patrocinatori IFI I designer diventano sensibili e rispondono alle esigenze di tutte le persone.

Quell’accessibilità si estende nell’ambiente così che si accetta dai designer e dal pubblico come la norma piuttosto che essere visto come un adattamento alle esigenze speciali.

Quel design dovrebbe servire il numero massimo di persone nel modo più sicuro, più funzionale, più comodo e senza escludere nessuno.

The International Federation of Interior Architects/Interior Designers 1995

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