Insieme - Gennaio 2015

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ragioni della nostra fede, della nostra speranza e della nostra carità. Siamo in una società e in una cultura che, nonostan- te le apparenze, aspettano di vedere nei cristiani il segno di una felicità raggiungibile, una felicità che non si dissolve nel tempo, una felicità che ha un nome, una felicità che ha un volto. Molte persone, anche senza dirlo, aspettano di incrociare testimoni e maestri che dicano con la vita che questa felicità è nell’Incontro con l’Altro. Incon- tro da cui prendono respiro e sapore gli incontri con gli altri. Allora i “sì” che si contrappon- gono ai “no” indicano la strada maestra per un laicato che av- verte l’urgenza e l’importanza di portare il volto della Chiesa nel territorio e nella stessa mi- A Z I O N E C AT TO L I C A I TA L I A N A - D I O C E S I D I CO M O SUPPLEMENTO A “IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO” NUMERO 1 DEL 10 GENNAIO 2015 PER DIALOGO UN PASSO AVANTI BELLISSIMO, BELLISSIMO La giornata Cattolici-Ebrei e la Settimana per l’Unità dei Cristiani: due appuntamenti da vivere nella preghiera e nell’ascolto reciproco. Pagina 2. CHIESA ITALIANA ANCHE NOI SULLA “TRACCIA” Sul tema del Convegno ecclesiale “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo” la prossima Assemblea diocesana. Pagine 3 e 4. VICARIATO UN CANTIERE PER IL FUTURO I Rappresentanti dell’Ac nei Consigli vicariali: un’intesa più efficace con il Consiglio diocesano. Pagina 8. Le parole con le quali il nostro Vescovo ha accompagnato il 31 dicembre in cattedrale il canto del Te Deum offre anche a ciascuno di noi e alla nostra associazione alcuni stimoli che si possono riassumere nel- la domanda: “Quale stile dovrà caratterizzare il nostro essere laici nella Chiesa e nella Città”. Provo a tradurre con alcuni “sì” e altrettanti “no” il pensiero del Vescovo cercando di esserne il più possibile fedele. “No” alle critiche facili e “sì” a un pensiero articolato, dialogico e discutibile. Occorre affrontare la fatica di una proposta moti- vata, capace di riaprire cammi- ni di fiducia e di speranza. “No” alla rassegnazione passi- va e fatalista: “il mondo va così, sempre così andrà, e non c’è nulla da fare”. “Sì” alla respon- sabilità di figli maggiorenni in famiglia. “No” al vittimismo, tra pretese e lamentele e “sì” alla conso- lante esperienza della gratitu- dine. “No” al rifugio riscaldato o all’isola felice e “sì” al dono di se stessi e all’accoglienza de- gli altri. Qualcuno che chia- miamo Maestro dice anche oggi: “Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza!”. “No” alla insaziabile ricerca di emozioni eccitanti e di espe- rienze “forti”, ciascuno chiuso in se stesso e “sì” all’esperienza di quella gioia che si prova più nel dare che nel ricevere. Ogni giorno siamo al bivio tra questi “no” e questi “sì”, ogni giorno siamo chiamati a dire le sura avverte la responsabilità di portare nella Chiesa il volto- del territorio. Su questa strada oggi l’Azione cattolica diocesana continua il suo cammino in due direzioni che si cercano e si intrecciano: l’uomo e la città. Il tema del convegno ecclesia- le nazionale del prossimo no- vembre “In Gesù Cristo il nuo- vo umanesimo” sarà al centro dell’assemblea diocesana del 14-15 marzo e degli incon- tri parrocchiali. La riflessione sull’uomo, sulla sua verità e sul suo mistero è sempre al cuore della nostra associazio- ne ma occorre approfondirla di fronte alle sfide e alle do- mande di oggi. “Impegno per la città”, il “mani- festo” dell’associazione condi- viso il 30 settembre alla Veglia della Croce ci aiuterà a rilan- ciare la nostra antica passione per l’impegno sociale e politi- co sia accrescendo la sensibi- lità delle associazioni parroc- chiali sia accompagnando i giovani nell’essere protagoni- sti di una nuova stagione. Passo dopo passo ci aiutere- mo a crescere in queste due “storie” che sono inscindibili e radicate in quella correspon- sabilità ecclesiale che per non impoverirsi nell’autoreferen- zialità dovrà sempre più avere una forte carica missionaria e, quindi, profetica. Sarà bello per tutti noi dire “sì” a un laicato lieto di comunica- re, al mondo e nel territorio, il calore di un Amore che il tem- po non consuma. Paolo Bustaffa Presidente diocesano L’UOMO E LA CITTÀ DUE “STORIE” CHE SI CERCANO E SI INTRECCIANO

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ragioni della nostra fede, della nostra speranza e della nostra carità. Siamo in una società e in una cultura che, nonostan-te le apparenze, aspettano di vedere nei cristiani il segno di una felicità raggiungibile, una felicità che non si dissolve nel tempo, una felicità che ha un nome, una felicità che ha un volto.Molte persone, anche senza dirlo, aspettano di incrociare testimoni e maestri che dicano con la vita che questa felicità è nell’Incontro con l’Altro. Incon-tro da cui prendono respiro e sapore gli incontri con gli altri.Allora i “sì” che si contrappon-gono ai “no” indicano la strada maestra per un laicato che av-verte l’urgenza e l’importanza di portare il volto della Chiesa nel territorio e nella stessa mi-

A Z I O N E C A T T O L I C A I T A L I A N A - D I O C E S I D I C O M O S U P P L E M E N T O A “ I L S E T T I M A N A L E D E L L A D I O C E S I D I C O M O ” N U M E R O 1 D E L 1 0 G E N N A I O 2 0 1 5

PER

DIALOGOUN PASSO AVANTI BELLISSIMO, BELLISSIMOLa giornata Cattolici-Ebrei e la Settimana per l’Unità dei Cristiani: due appuntamenti da vivere nella preghiera e nell’ascolto reciproco.Pagina 2.

CHIESA ITALIANAANCHE NOI SULLA “TRACCIA”Sul tema del Convegno ecclesiale “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo” la prossima Assemblea diocesana. Pagine 3 e 4.

VICARIATOUN CANTIERE PER IL FUTURO I Rappresentanti dell’Ac nei Consigli vicariali: un’intesa più efficace con il Consiglio diocesano. Pagina 8.

Le parole con le quali il nostro Vescovo ha accompagnato il 31 dicembre in cattedrale il canto del Te Deum offre anche a ciascuno di noi e alla nostra associazione alcuni stimoli che si possono riassumere nel-la domanda: “Quale stile dovrà caratterizzare il nostro essere laici nella Chiesa e nella Città”.Provo a tradurre con alcuni “sì” e altrettanti “no” il pensiero del Vescovo cercando di esserne il più possibile fedele.

“No” alle critiche facili e “sì” a un pensiero articolato, dialogico e discutibile. Occorre affrontare la fatica di una proposta moti-vata, capace di riaprire cammi-ni di fiducia e di speranza.“No” alla rassegnazione passi-va e fatalista: “il mondo va così, sempre così andrà, e non c’è

nulla da fare”. “Sì” alla respon-sabilità di figli maggiorenni in famiglia.“No” al vittimismo, tra pretese e lamentele e “sì” alla conso-lante esperienza della gratitu-dine. “No” al rifugio riscaldato o all’isola felice e “sì” al dono di se stessi e all’accoglienza de-gli altri. Qualcuno che chia-miamo Maestro dice anche oggi: “Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza!”.“No” alla insaziabile ricerca di emozioni eccitanti e di espe-rienze “forti”, ciascuno chiuso in se stesso e “sì” all’esperienza di quella gioia che si prova più nel dare che nel ricevere.Ogni giorno siamo al bivio tra questi “no” e questi “sì”, ogni giorno siamo chiamati a dire le

sura avverte la responsabilità di portare nella Chiesa il volto-del territorio.Su questa strada oggi l’Azione cattolica diocesana continua il suo cammino in due direzioni che si cercano e si intrecciano: l’uomo e la città.Il tema del convegno ecclesia-le nazionale del prossimo no-vembre “In Gesù Cristo il nuo-vo umanesimo” sarà al centro dell’assemblea diocesana del 14-15 marzo e degli incon-tri parrocchiali. La riflessione sull’uomo, sulla sua verità e sul suo mistero è sempre al cuore della nostra associazio-ne ma occorre approfondirla di fronte alle sfide e alle do-mande di oggi. “Impegno per la città”, il “mani-festo” dell’associazione condi-viso il 30 settembre alla Veglia

della Croce ci aiuterà a rilan-ciare la nostra antica passione per l’impegno sociale e politi-co sia accrescendo la sensibi-lità delle associazioni parroc-chiali sia accompagnando i giovani nell’essere protagoni-sti di una nuova stagione. Passo dopo passo ci aiutere-mo a crescere in queste due “storie” che sono inscindibili e radicate in quella correspon-sabilità ecclesiale che per non impoverirsi nell’autoreferen-zialità dovrà sempre più avere una forte carica missionaria e, quindi, profetica.Sarà bello per tutti noi dire “sì” a un laicato lieto di comunica-re, al mondo e nel territorio, il calore di un Amore che il tem-po non consuma.

Paolo BustaffaPresidente diocesano

L’UOMO E LA CITTÀ

DUE “STORIE” CHE SI CERCANO E SI INTRECCIANO

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2 DIALOGO

SETTIMANA DI PREGHIERAPER L’UNITÀ DEI CRISTIANI18-25 GENNAIO 2015CELEBRAZIONE DI APERTURADomenica 18 gennaio 2015 - ore 20.30COMO - Santuario del SS. CrocifissoInterverranno mons. Diego Coletti, Vescovo di Como e i rappresentanti di tutte le Confessioni Cristiane della cittàLunedì 19 gennaio 2015 ore 20.00COMO - Chiesa di San Martino (ex Ospedale Psichiatrico)Celebrazione liturgicainsieme con i Cristiani Ortodossi Moldavi in ComoMartedì 20 gennaio 2015 ore 18.00COMO - Chiesa di san ProvinoCelebrazione dei Vespriinsieme con i Cristiani Ortodossi Rumeni in ComoMercoledì 21 gennaio 2015 ore 20.15BONDO in Val Bregaglia (CH)Celebrazione Ecumenicadi Cristiani Cattolici ed EvangeliciGiovedì 22 gennaio 2015 ore 20.15POSCHIAVO (CH)Celebrazione Ecumenica organizzata dal Vicariatodi Tirano e dalla comunità riformata di PoschiavoVenerdì 23 gennaio 2015 ore 18.00SONDRIO - Centro Evangelico di Cultura - Via Malta, 16Storia del movimento ecumenico. I momenti principalicon il pastore Stefano D’Archino e don Battista RinaldiVenerdì 23 gennaio 2015 ore 21.00SONDRIO - Chiesa CollegiataCelebrazione EcumenicaCELEBRAZIONE DI CHIUSURASabato 24 gennaio 2015 - ore 14.15MORBEGNO - Chiesa di S. PietroCelebrazione Ecumenica di Cattolici e Ortodossi

GIORNATA PER L’APPROFONDIMENTOE LO SVILUPPO DEL DIALOGOTRA CATTOLICI ED EBREI( 17 GENNAIO 2015 )Non pronuncerai falsa testimonianzacontro il tuo prossimoConfronto con Vittorio Robiati Bendaud,allievo e assistente di Rav Giuseppe Laras,già Rabbino di MilanoGiovedì 8 gennaio 2015 - ore 20.45 SONDRIO, presso l’Istituto Santa Croce Via C. Battisti, 29Giovedì 22 gennaio 2015 - ore 20.30COMO, presso il Centro Pastorale“Cardinal Ferrari” - Viale C. Battisti, 8

Assistente Nazionale Ac e Presidente della Commissio-ne Episcopale Ecumenismo e Dialogo, sottolineava che “quando ebrei e cristiani pre-gano e ascoltano, entrano in un dialogo più grande di loro, un dialogo tra l’albero e la sua radice, tra Abramo e le sue gen-ti. Dopo le pagine rosse di san-gue scritte nella storia di ieri, dopo le pagine rosse di vergo-gna di oggi, il mondo cristiano, nel dialogo con la fede ebraica, deve arricchirsi di nuovi percor-si comuni”.

Tikkun

Grandi sognatori hanno aper-to la strada, in primis il cardi-nal Martini e il rabbino Laras, i quali per anni hanno costruito un rapporto di amicizia e dia-logo tra loro e tra le loro comu-nità. Ma è anche un cammino propiziato dai piccoli sogni di tanti altri che hanno provato a fare un passo per incontrare l’altro.Così il Convegno di Salerno - è stato detto da parte ebraica - ha avuto il sapore di un tikkun, di una riparazione. Lo hanno confermato le lacrime sul vol-to del cardinale Coccopalme-rio durante la preghiera comu-

A partire dal nostro piccolo

È così che, a partire anche noi dal nostro piccolo, possiamo entrare a far parte della grande macchina dell’Ecumenismo e del Dialogo interreligioso. Non servono grandi conoscenze, ma la voglia di incontrare e incontrarsi, di ascoltare e di conoscere, di imparare e di interrogarsi. È questo il senso delle proposte che ogni anno l’Azione Cattolica promuove in appoggio all’Ufficio Diocesa-

no per l’Ecumenismo e il Dia-logo: non si tratta di proposte per gli addetti ai lavori, ma di uno scambio fraterno di espe-rienze religiose. E la presenza di tutti è ciò che li può rendere parte di “un passo avanti bellis-simo, bellissimo”.

don RobertoBartesaghiAssistente diocesano

Settore Adulti

1 Un’interessante rassegna di articoli sul Convegno di Saler-no può essere trovata sul sito www.mosaico-cem.it.

DIALOGO

UN PASSO AVANTI BELLISSIMO, BELLISSIMOLa giornata Cattolici-Ebrei (17 gennaio) e la Settimana per l’Unità dei Cristiani (18-25 gennaio): due appuntamenti da vivere nella preghiera e nell’ascolto reciproco

ne e il canto del salmo “Adon Olam” seguito dal nostro “Il Signore è il mio pastore”. È il segno che sognare non fa poi male, anzi: l’unico rischio è che si avveri il sogno.

Ancora tanta strada

Mons. Bruno Forte invitava a ripartire dal riconoscere che “non si può dirsi cristiani oggi senza questa fedeltà, prossimi-tà col popolo ebraico. Veniamo da lì, senza questa radice non saremmo cristiani. Quella con Israele è una relazione necessa-ria e indistruttibile”. Tante sono le piste che dal Convegno si aprono per camminare insie-me, ma tanta è ancora la stra-da da fare per poter arrivare anche solo ad imboccarle1. E l’invito emerso è stato quello di partire non dai grandi di-battiti, ma dai piccoli segni concreti. Quante affermazioni nelle nostre prediche ancora velano un certo antisemiti-smo? Quanti di noi sanno che cosa afferma Nostra Aetate? Quanto ridotte sono ancora le occasioni di incontro e dialogo fraterno?

E ancor prima il dialogo ecumenico

Noi cristiani abbiamo bisogno di riscoprire la forza del dialo-go ebraico-cristiano, ma ancor prima il dovere dell’unità della Chiesa.Nell’omelia presso la Chiesa Patriarcale di san Giorgio a Istanbul, il 30 novembre, Pa-pa Francesco richiamava con forza che le Chiese cristiane hanno il dovere di vivere fino in fondo l’identità dei disce-poli del Signore Gesù Cristo e questo non è possibile al di fuori dell’unità. Ce lo richiede la voce dei poveri che preten-de da noi una civiltà d’amore e non di divisione. Ce lo richiede la voce delle vittime dei con-flitti che non possiamo non ascoltare. Ce lo richiede la vo-ce dei giovani che sollecitano con forza passi verso la piena comunione delle Chiese (cfr. Papa Francesco Omelia del 30 novembre 2014).

Come ogni anno, si avvicina-no la celebrazione della Gior-nata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra Cattolici ed Ebrei (17 genna-io) e la Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani (18-25 gennaio). Che cosa possono significare per ciascuno di noi?

Visionari e sognatori?

Di ritorno dalla Turchia, Papa Francesco ha affermato che il dialogo interreligioso “sono l’uomo e la donna che si trova-no con un uomo e una donna e scambiano le loro esperienze: non si parla solo di teologia, si parla di esperienza religiosa”. E ha definito questa modali-tà “un passo avanti bellissimo, bellissimo”.Siamo nel tempo delle per-secuzioni delle minoranze religiose in Medioriente, del-la cancellazione di comunità cristiane millenarie in Africa e in Iraq. Abbiamo alle spalle millenni di pregiudizi. Sul rap-porto col popolo ebraico pe-sano secoli di antigiudaismo e l’evento drammatico della Shoah. Accogliere l’invito del Papa ad iniziare un modo nuo-vo di dialogo, a partire dalla prossimità, dalla condivisione e dalla simpatia reciproca, può sembrare più un’illusione da visionari e sognatori che una via di risoluzione. Ma forse è solo quanto il Concilio ci ha chiesto nella Nostra Aetate.

Tonache e kippot

“Tonache e kippot, clergyman e maghen david, barbe e tonsure, il saio marrone dei francesca-ni che si mescola ai cappelli a larghe tese dei rabbanim. Preti seduti alla tavola kasher dei rabbini, o per chiacchierare a cena insieme al folto gruppo di ebrei presenti. Non è comune tutto ciò e fa un curioso effet-to”. Così sul sito della comu-nità ebraica di Milano è stato descritto il primo Convegno Nazionale sul dialogo Ebraico Cristiano, organizzato dalla CEI a Salerno dal 24 al 26 no-vembre. E nel discorso d’aper-tura mons. Mansueto Bianchi,

SUL SITO WWW.AZIONECATTOLICACOMO.IT LE SCHEDE PER LA GIORNATA CATTOLICI-EBREI E PER LA SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI.

ANCHE PER RAGAZZI E FAMIGLIELE SCHEDE CONTENGONO UNA PAGINA DEDICATA ALL’ACR E ALLE FAMIGLIE.

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“In Gesù Cristo il nuovo umane-simo”: l’assemblea diocesana (Como, 14-15 marzo 2015) sarà sul tema del Convegno eccle-siale nazionale (Firenze, 9-13 novembre 2015).“Insieme” ha chiesto a Ernesto Diaco, vice-responsabile del Servizio per il progetto cultura-le della Conferenza episcopale italiana e già vicepresidente del Settore Giovani di Ac, una sintesi della Traccia per il con-vegno ecclesiale nazionale “In Gesù Cristo il nuovo umanesi-mo” (testo integrale www.azio-necattolicacomo.it). Ernesto Diaco interverrà all’assemblea diocesana del 14-15 marzo che, come noto, sarà sul tema del convegno di Firenze.

Dal 9 al 13 novembre 2015, per la quinta volta la Chiesa italia-na celebrerà il proprio con-vegno ecclesiale nazionale. Il senso di questi appuntamenti, che si tengono ogni dieci an-ni, è quello di rafforzare la co-munione fra le Chiese locali e l’impegno della testimonianza cristiana nell’Italia di oggi. Un po’ come quando i discepoli, di ritorno dalla missione nei villaggi dove Gesù li aveva mandati, si fermavano con il Maestro e si raccontavano l’e-sperienza fatta, ricevendo da Lui luce, conforto, correzioni e nuovo impulso a riprendere l’annuncio del Regno di Dio.“In Gesù Cristo il nuovo uma-nesimo” è il tema scelto per condurre i lavori del convegno. Non si tratta però di “disegnare in astratto i termini e i confini di un nuovo umanesimo”, sottoli-nea il presidente del comitato preparatorio, mons. Cesare No-siglia, presentando la Traccia appena pubblicata come gui-da alla preparazione dell’even-to. “Si sceglie invece di partire dalle testimonianze che sono esperienza vissuta della fede cristiana e che si sono tradotte in spazi di «vita buona del Van-gelo» per la società intera”.Per questo già da oltre un an-no le Diocesi sono state coin-volte con la richiesta di indi-care segni concreti di “nuova umanità” presenti nei loro

territori. Ora è tempo di conti-nuare il dialogo e il cammino – prosegue mons. Nosiglia – “stimolando la consapevolez-za ecclesiale, e cercare insieme vie nuove per affrontare le sfide coltivando la pienezza della nostra umanità, più che formulare teorie umanistiche astratte o offrire programmi e schemi pastorali precostituiti”.

Firenze, la novità di una bellezza anticaLa Traccia si apre con un elo-gio della città di Firenze, che ospiterà i delegati provenien-ti da tutte le Diocesi italiane. Non è una semplice nota logi-stica. Nel capoluogo toscano infatti si respira “una cura per l’umano che si è espressa par-ticolarmente con il linguaggio della bellezza, della creazione artistica e della carità”. Questa pluriforme bellezza, alimenta-ta ininterrottamente per seco-li, “chiede oggi continuità” in contesti nuovi, mediante ope-re e gesti che manifestino il “di più” dello sguardo cristiano sull’uomo e sul mondo.

Guardando all’Italia dalle Chiese localiAlla lettura delle esperienze segnalate dalle Diocesi la Trac-cia dedica un intero capitolo, dando spazio ai tratti comuni

che emergono dalle numerose risposte. Il primo di questi è la necessità che il “nuovo uma-nesimo” sia sempre in ascolto, ossia sappia “vedere la bellez-za di ciò che c’è, nella speranza di ciò che ancora può venire”. In secondo luogo, spicca il bi-sogno di concretezza, così da essere capaci di “riconoscere i bisogni anche meno manife-sti; immaginare azioni di rispo-sta adeguate, non ossessiona-te dall’efficienza”.Quello che si vuole promuo-vere è un umanesimo “plurale e integrale”. Non monolitico e indifferenziato. Nessun dua-lismo, dunque, tra verità e carità: la via dell’umano è “la via dell’intero”. Per questo – conclude la Traccia – il “nuovo umanesimo” è radicato nell’in-teriorità della vita spirituale e si apre alla trascendenza.

Le sfide odierne e le ragioni della nostra speranza Il terzo capitolo disegna lo scenario complesso in cui si colloca la testimonianza dei credenti. Luci e ombre si me-scolano, scrive il comitato ci-tando la precarietà dei legami e l’individualismo esasperato, ma anche splendidi esempi di accoglienza, lotta all’illega-lità e impegno educativo. In

questo contesto, “riconoscersi figli” è la chiave che viene in-dicata per aprire orizzonti di vera umanità.Dopo aver ripercorso le ra-gioni della speranza cristiana, fondate sul Verbo fatto uomo, “meraviglia sempre nuova di Dio”, la Traccia riprende le in-dicazioni del convegno eccle-siale di Verona sulla centralità della persona e le esperienze umane fondamentali, coniu-gandole con il magistero di papa Francesco su “una Chiesa in uscita, che abita il quotidia-no delle persone”. È la strate-gia della contaminazione e dell’incontro.

Le cinque vie verso il nuovo umanesimoDall’esortazione apostolica “Evangelii Gaudium” proven-gono anche le “azioni” che la Traccia individua come dire-zione da intraprendere: Uscire, Annunciare, Abitare, Educare, Trasfigurare. Per ogni verbo, alcune domande aiutano il di-scernimento di quanti si misu-reranno nelle Parrocchie, Dio-cesi, realtà ecclesiali su questi fronti. Ecco alcuni degli inter-rogativi: le comunità cristiane stanno rivedendo la propria forma per essere comunità di annuncio del Vangelo? Come disegnereste il futuro del cat-tolicesimo italiano, erede di una grande tradizione carita-tiva e missionaria? Come tener fede oggi alla promessa di “ri-partire dagli ultimi”?Che la Traccia si concluda con dei punti interrogativi non è un caso. “Mettiamoci in questione in prima persona”, scrive il co-mitato preparatorio, lasciando alcuni suggerimenti per prepa-rare il convegno nelle diocesi e nelle regioni. Ciò che si chiede è capillarità e profondità, in una dinamica “quasi sinodale”. Anche i nuovi media, compre-so Facebook e Twitter, sono luoghi da cui può passare la preparazione dell’incontro na-zionale. Prima che a Firenze, l’appuntamento per tutti è in parrocchia, in diocesi e anche sul web (www.firenze2015.it).

Ernesto Diaco

ANCHE NOI SULLA TRACCIA

LO SGUARDO CRISTIANO

SULL’UOMO

QUINTO CONVEGNO ECCLESIALE

SUL TEMA “IN GESÙ CRISTO IL NUOVO UMANESIMO” SI TERRÀ A COMO L’ASSEMBLEA DIOCESANA NEI GIORNI 14-15 MARZO 2015. SUL PROSSIMO NUMERO DI “INSIEME” IL PROGRAMMA E INFORMAZIONI UTILI.IL TESTO DELLA TRACCIA SU WWW.AZIONECATTO-LICACOMO.IT

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INCONTRO CON MONS. DIEGO COLETTI

«CHE BELLO STARE CON TE!»«Che bello stare con te!»: questo, più con il sorriso che con le parole, sembrano dire Federico e Alice al vescovo Diego. Il 18 dicembre erano con la rappresentanza del Consiglio dio-cesano ricevuta da mons. Coletti per lo scambio degli auguri natalizi. Nell’incontro, tutt’altro che formale (www.azionecat-tolicacomo.it) , si sono toccati diversi temi ecclesiali e associa-tivi. Sono state presentati riflessioni, impegni e progetti dell’Ac diocesana. Il vescovo ha rinnovato il suo incoraggiamento e, riferendosi al titolo del volume dei discorsi di Paolo VI all’Ac appena ricevuto in dono, ha auspicato che l’associazione sia «sempre più degna della sua storia bellissima». Augurio accol-to da tutti, compresi Federico e Alice svegliatisi dopo il sonnel-lino nelle braccia di mamma e papà.

E IL VESCOVO HA DETTO…Dopo l’intervento del presidente diocesano, Paolo Bustaffa (testo integrale su www.azionecattolicacomo.it) il Vescovo è intervenuto più volte, nel dialogo che si è aperto con la dele-gazione del Consiglio diocesano accolta in episcopio il 18 di-cembre per gli auguri natalizi. Ecco alcuni appunti tratti a caldo dalle parole di mons. Diego Coletti.

Il vescovo ha riconfermato la sua fiducia e la sua attesa nei confronti dell’Ac ribadendo le motivazioni del suo sostegno all’associazione che sono fondate sulla necessità di una sem-pre più adeguata formazione dei laici. Ha rilanciato l’invito a una riflessione serena e responsabile su questo tema di prima-ria importanza per la nostra Chiesa.

Ha sottolineato la sensibilità ecclesiale e il contributo dell’asso-ciazione alla diocesanità e l’ha invitata a far maturare il signi-ficato di questa appartenenza nelle parrocchie e nei vicariati.

Ha richiamato il valore di una comunicazione esperienziale della fede capace di far nascere sul territorio domande su Gesù e sulla sua Chiesa, di entusiasmare al Vangelo, di coinvolgere maggiormente le persone e le comunità cristiane nell’incon-tro con il Signore e di essere così sempre più Chiesa in uscita.

Ha ricordato che la corresponsabilità dei laici cresce attra-verso una loro formazione integrale in cui il pensiero e la vita continuamente si incrociano. La corresponsabilità ecclesiale è missionaria, non è autoreferenziale e sempre deve dialogare con la realtà sociale e culturale del territorio.

Ha condiviso il valore dell’unitarietà associativa nel senso che “tutti devono avere a cuore tutti e tutto”. Un’associazione come l’Ac vive di una corresponsabilità associativa che con-sente di superare il rischio del frammento che a volte si può correre, anche inconsapevolmente, per motivi organizzativi.

Infine ha espresso il desiderio di un nuovo incontro con il Consiglio diocesano magari sul tema “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo” e ha rinnovato l’invito a esprimere altri pensieri sul suo discorso per Sant’Abbondio 2014 dal titolo “Dove stia-mo andando?”

le dei nostri contemporanei. Questo tema dovrebbe già avere dimora stabile nei no-stri cammini, magari a seguito di una riflessione attenta pro-prio a partire dalla esortazio-ne apostolica di Papa France-sco.La terza fase potrà essere gestita dal Consiglio Parroc-chiale di Ac o, dove non è pre-sente, dal presidente in prima persona. Si tratta di racco-gliere le riflessioni di ciascun gruppo di età e di farne una sintesi che potrà essere offer-ta al Consiglio Diocesano.L’Ac potrebbe cogliere questa occasione per promuovere una riflessione più ampia sui temi proposti, suggerendo un cammino specifico aperto a tutta la comunità, oppure potrebbe cominciare a vivere esperienze pastorali innovati-ve che possano già essere del-le concretizzazioni di quanto auspicato nella Traccia del Convegno. Questo sarebbe sicuramente il frutto migliore!

Franco Ronconipresidente Ac parrocchiale

di Morbegno

Traccia, si potrà facilmente ve-dere come i temi e le domande poste debbano comunque fa-re parte delle nostre proposte formative. Avremo un’occasio-ne in più per non “scordarci” di affrontarli.Faccio un semplice esempio: nella parte conclusiva della Traccia vengono proposte “le cinque vie verso l’umanità nuova”. La prima di queste è “Uscire”. Si parte da una cita-zione dell’Evangelii Gaudium che descrive come dovrebbe essere la Chiesa in uscita e si arriva a chiedere quali nuo-ve strade possa percorrere la Chiesa per incontrare la vita della gente, ascoltare le paro-

In vista del prossimo Conve-gno Ecclesiale di Firenze la Cei ha fornito una Traccia per il cammino preparatorio. Ogni nostra associazione è chiama-ta a dare un contributo attivo a questo cammino.Come è possibile farlo al me-glio?Per prima cosa è necessario conoscere la Traccia (testo in-tegrale su www.azionecattoli-cacomo.it) . Questo potrebbe essere fatto a livello persona-le, lasciando ad ogni associato la libertà e la responsabilità di accostarsi al documento, leg-gerlo e meditarlo.In una seconda fase potrà es-sere utile lasciare uno spazio nel cammino dei gruppi esi-stenti per condividere le rifles-sioni di ciascuno sulla Traccia in oggetto e sulle domande proposte. In alcuni casi potrà essere opportuno organizzar-si in modo che ogni gruppo affronti solo uno o alcuni degli aspetti proposti.Sento già un’obiezione: abbia-mo già il nostro cammino av-viato, questo è un tema in più da affrontare, come facciamo?Ritengo che una volta letta la

PER UN’AC PARROCCHIALE UNA RIFLESSIONE SULL’UOMO CHE COINVOLGE ANCHE LA COMUNITÀ

MOVIMENTO ECCLESIALE DI IMPEGNO CULTURALE (MEIC)

COLTIVARE IN ARMONIA SPIRITUALITÀ E CULTURAIl tema del “nuovo umanesimo” in tre incontri che si affiancheranno all’assemblea diocesana Ac

Che cos’è il Meic? Che cosa fa il Meic? Domande non oziose, perché il Meic a Como, oggi, non ha né una tradizione né una visibilità ampia e sconta-ta. Sentendo dire “Azione cat-tolica”, anche un cristiano un po’ sprovveduto si fa subito un’idea di che cosa sia o di che cosa possa essere, ma, se sente parlare di “Meic”, anche un cri-stiano tutt’altro che sprovve-duto può restare senza parole. Se diciamo che il Meic è un movimento, o associazione, che si occupa di cultura, met-tiamo lì un punto fermo. Se aggiungiamo che è un movi-mento cattolico, lo qualifichia-mo nel suo sfondo di idee e di valori. Se precisiamo poi che va d’intesa con l’Azione catto-lica, comprendiamo che non si tratta di cultura di tipo erudito o accademico, ma di impegno che vuol essere costruttivo.Il Meic di Como conta oggi su un numero limitato di perso-ne, e di conseguenza non può lanciarsi in progetti ambiziosi di vasto respiro, ma le sue ini-ziative tendono a tenere viva l’esigenza basilare di coltivare armonicamente spiritualità

MORBEGNO

NON PERDIAMO QUESTA TRACCIA

QUINTO CONVEGNO ECCLESIALE

e cultura. Se la cultura si ba-sa sulla mente, sulla ragione, sulla riflessione, sullo studio, la spiritualità chiama in cau-sa l’anima, la fede, la trascen-denza. Ed entrambe, cultura e spiritualità, cercano le loro al-leanze nelle relazioni interper-sonali, nello scambio, nell’in-contro. Tutte cose a cui il Meic cerca di dare peso. Interrompendo queste osser-vazioni piuttosto teoriche, e passando al pratico, dobbia-mo riconoscere luci e ombre nel cammino del Meic di Co-mo negli ultimi mesi. Di positivo, per gli sviluppi che può mettere in moto, c’è sta-to un approccio proficuo tra Ac e Meic, tramite i rispettivi Presidenti. Ne è derivata, ad esempio, una proficua colla-borazione a proposito della celebrazione dell’ottantesimo anniversario della Croce di S. Eutichio, e nella realizzazio-ne degli incontri su Paolo VI a Como, Sondrio e Chiavenna. Significativa la collaborazione del Meic alle iniziative dioce-sane, sostenute anche dall’Ac, per la Giornata per il dialogo Cattolici-Ebrei e per la Setti-

mana di preghiera per l’Unità dei Cristiani. Di positivo c’è sta-ta anche la mezza giornata di ritiro spirituale d’Avvento, con la guida dell’assistente dioce-sano del Settore Adulti dell’ Ac.Le ombre, invece, potrebbero celarsi nella ritardata proget-tazione annuale delle attività. Forse sono ombre passeggere, se diciamo che ora sappiamo che cosa intendiamo fare. Intendiamo continuare l’ap-profondimento di temi an-tropologici, che riguardano l’identità e la realtà dell’uo-mo d’oggi. Si tratterà di tre incontri, previsti nei mesi di febbraio, aprile e maggio. Con riferimento al tema del “nuovo umanesimo”, che sa-rà affrontato, nel 2015, nel 5° Convegno Ecclesiale Naziona-le di Firenze (sarà anche il te-ma dell’assemblea diocesana dell’Ac che si terrà il 14 e il 15 marzo, ndr) , indagheremo al-cuni aspetti relativi alla fragili-tà dell’uomo, al suo bisogno di trascendenza e al suo dovere di solidarietà socio-politica. Prossimamente daremo le in-dicazioni precise.

Abele Dell’Orto

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UN’ASSOCIAZIONE CHE “OGNI VOLTA, A OGNI INCONTRO, FA RINNOVARE IL MIO ESSERCI, IL MIO IMPEGNO, LA MIA VITA DI FEDE, LE MIE ATTENZIONI…”

COMONOI E LORO:VIVERE INSIEME È UN’ARTE

“Contribuire alla costruzio-ne della città dell’uomo è sempre stato per l’Azione Cattolica, associazione ec-clesiale di laici, uno degli obiettivi più alti dei suoi progetti e dei suoi percorsi educativi e formativi.Amare la città significa stare con l’intelligenza del cuore nella sua storia e nel-la sua cronaca (…).

Ci impegniamo perché cresca la convinzione che a partire dall’abitare con responsabilità la città si arri-va ad abitare con altrettanta responsabilità l’Europa, il Mondo.L’umanità che, proveniente da Paesi lontani e soffe-renti, si ferma o transita nel nostro territorio mette a prova il nostro grado di civiltà, la nostra capacità di coniugare, alla luce della dignità della persona, la solidarietà con la legalità.Ci impegniamo perché la città sia aperta all’acco-glienza, sia esperienza di convivialità delle differen-ze, sia luogo in cui il creato è custodito con intelli-genza e passione”.Ed è proprio alla luce di questa dichiarazione che nel manifesto dell’Ac della Diocesi di Como, “Impe-gno per la città” (www.azionecattolicacomo.it), che la comunità pastorale Beato Scalabrini, in collabo-razione con l’Azione Cattolica parrocchiale con il sostegno dell’associazione diocesana, ha deciso di promuovere due incontri che hanno come tema la convivenza fra culture diverse.La scelta è stata dettata anche dalla realtà della co-munità, che com-prende nel suo territorio una zo-na, quale quella della via Milano al-ta, in cui abita una percentuale altis-sima di cittadini extracomunitari, proveniente dalle più disparate parti del mondo.Parrocchia è acco-gliere, condividere, camminare insie-me: ma per strada prevale spesso la diffidenza sulla vo-glia di conoscere e comprendere. Non è facile, nemmeno negli ambienti cattolici, giu-stificare la scelta di ospitare profughi provenienti da Paesi in difficoltà e trovare volontari che favoriscano e si occupino della loro integrazione, non solo dal punto di vista lavorativo, ma soprattutto sociale.Al centro dei due incontri proposti è il dialogo, gui-dato dal professor Mantegazza sulla necessità di promuovere una società multiculturale: particolar-mente importante l’incontro con il parroco ed alcu-ni volontari di una parrocchia di Baranzate (MI) che ha fatto dell’integrazione il punto di forza per poter convivere con un territorio socialmente complicatis-simo e degradato.Questa ci sembra quindi un’ottima occasione per ri-flettere sulle proprie posizioni nei confronti di quei “loro” che forse potrebbero facilmente diventare “noi” se fossimo davvero disponibili a coniugare il verbo amare come Gesù ci ha chiesto.L’attualità dell’argomento e la voglia di crescere in-sieme non devono mancare all’interno del tessuto della nostra città, da sempre luogo di frontiera e di passaggio per chi spera in un futuro migliore. E un futuro migliore non è solo certezza economica ma anche possibilità di sentirsi a casa, pur conservando la propria originalità.

Patrizia Turbapresidente parrocchiale

info: www.azionecattolicacomo.it

futura. L’Eucaristia, il ridirci le motivazioni dell’adesione, un simpatico video e una bel-lissima lettera di una nonna (pubblicata in questo stesso numero, ndr) sono stati l’invi-to più caloroso a continuare a camminare insieme.Comunichiamo: qualsiasi in-contro o attività sono sempre allargati ai simpatizzanti e alla comunità, anche con avvisi sul foglio delle S. Messe; abbiamo aperto la nostra “finestra” sul sito parrocchiale, che aggior-niamo con gli appuntamenti (www.parrocchiesondrio.it). Visitatelo!Ci stimolano: … le difficoltà, e quello che dicono di noi, so-prattutto le cose negative, …ma non sto qui a raccontarvi tutto per non torturarmi/vi ul-teriormente! Ci scarrozza la nostra mascot-te: un pulmino rosso che farà storia! Come ringraziare … la “mia” Ac di Sondrio, questa nostra Ac, perché ogni volta a ogni incontro fa rinnovare il mio esserci, il mio impegno, la mia vita di fede, le mie attenzioni. E prego il Signore per ogni mio associato perché viva in pienezza la propria vocazione alla santità da laici nella Chiesa e nel mondo.Auguro a tutti i lettori un anno nuovo nella pace e nell’unità che Gesù vorrà donarvi!

Rossana Oriopresidente parrocchiale

Associazione Nicolò Rusca di Sondrio

Ci siamo! L’Ac dei sondriesi c’è e c’è da circa 96-97 anni …ci mante-niamo in salute, grazie alla protezione del beato Nicolò Rusca.Ci contiamo: fino a quest’e-state eravamo in 109 soci, ma con l’aggiornamento siamo in 101… come la carica! + 1, l’as-sistente, don Marco! Tanti volti, tanti talenti, tutti carissimi amici.Ci contano: siamo l’associa-zione più completa del nostro vicariato (due gruppi Acr, i fortissimi giovanissimi (anche di Livigno!) i giovani, il grup-po Msac, gli adulti e gli adul-tissimi) e le altre associazioni contano su di noi per alcune iniziative.Conta su di noi anche la Par-rocchia.Che vita facciamo: la nostra è un’associazione viva, nel senso che ogni anno intercet-tiamo diverse persone anche solo per un certo periodo di tempo, soprattutto nei gruppi giovani, dove la partecipazio-ne supera il tesseramento.La vita associativa dei singoli gruppi, quella ordinaria, vede i tanti gruppetti costanti nel loro ritrovarsi per la formazio-ne e la preghiera, anche con particolari attenzioni caritati-ve, guidati da responsabili e formatori dediti.La vita dei gruppi è molto le-gata a quella della Parrocchia e degli oratori, è attenta alla vita della comunità, come de-ve essere (siamo rappresentati

sia in consiglio pastorale par-rocchiale che vicariale), e spes-so dà il suo contributo parteci-pando alle scelte comunitarie e svolgendo alcuni servizi, ad esempio nella liturgia, nella catechesi. La vita associativa si arricchisce degli appuntamenti unitari, par-rocchiali e vicariali, sempre belli ed entusiasmanti, come la gior-nata dell’8 dicembre o la veglia delle adesioni, la festa della Pa-ce, i campi estivi dell’Acr. La vita associativa prevede anche l’impegno per il rilancio associativo quale ad esempio la proposta dell’Acr come Ini-ziazione Cristiana, dando un contributo ai primi anni del cammino catechistico parroc-chiale e facendo conoscere l’associazione alle famiglie.Stiamo anche pensando a al-cune proposte per la fascia dei 30-40enni, ma ci diamo tem-po e intanto favoriremo la par-tecipazione alle prossime ini-ziative associative diocesane.Dalla nostra assemblea dell’8 dicembre è sorto il suggeri-mento di impegnarci sempre più per mantenere la forma-zione dei gruppi più giovani, forza vitale per l’associazione

SONDRIO

TANTI VOLTI, TANTI TALENTI TANTA VITA

In collaborazione con

8 gennaio 2015. Ore 21 Salone delle suore in via ReziaSette miliardi di diversi. L’intercultura come unica società possibileProf. Raffaele Mantegazza, Pedagogista, docente di Scienza della formazione in Bicocca

9 gennaio 2014. Ore 21 Salone delle suore in via ReziaLa parrocchia più multietnica d’Italia. Una sfida anche per noi?Don Paolo Steffano, parroco di sant’Arialdo in Baranzate - Milano

LA COMUNITÀ IN ASCOLTO. DeL MONDO e DeL VANgeLO eDIzIONe 2015

“NOI” e “LORO”VIVeRe INSIeMe è UN’ARTe

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“è necessario un cambio di atteggiamento verso i migranti e rifugiati da parte di tutti; il passaggio da un atteggiamento di difesa e di paura, di disinteresse o di emarginazione ad un atteggiamento che abbia alla base la “cultura dell’incontro”, l’unica capace di costruire un mondo più giusto e fraterno, un mondo migliore”.

Papa Francesco, giornata del migrante, agosto 2013

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DUE INCONTRI PROMOSSI DALLA COMUNITÀ PASTORALE BEATO SCALABRINI E DALL’AC NELL’ORIZZONTE DI “IMPEGNO PER LA CITTÀ”

ASSOCIAZIONI PARROCCHIALI

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Quando si dice “ci metto la firma” si vuol dire che si è perfettamente d’accordo con un progetto, una proposta, una scelta, un sogno…Allora cosa vuol dire “mettere la firma” al percorso adulti dell’ Azione cattolica di quest’ anno il cui testo-guida ha come titolo “Vita d’autore”?Perché accettare una proposta di crescita nella fede e nel pensiero che sia personale e comunitaria?Anche una persona anziana può “mettere la firma” a questa proposta?Certamente sì . Ogni età ha il suo passo per camminare sulle strade che portano all’incontro con la bellezza del Vangelo.Ed è da questo incontro che la vita buona del Vangelo, diventa esperienza quotidiana, diventa accoglienza degli altri, diventa annuncio di gioia e di speranza nelle periferie esistenziali.Molti hanno “messo la firma” per fare della vita un grazie a Dio, per trasformarla in dono agli altri. Per fare della propria vita una “Vita d’Autore”.Ed è simpatico che l’Area Terza Età del Settore Adulti nel proporre tre incontri formativi intervicariali su questo “mettere la firma” ricordi a chi parteciperà di portare, oltre il testo, gli occhiali.Non solo quelli per leggere le pagine ma anche (o soprattutto?) quelli per vedere la bellezza di un’associazione che, con i suoi volti diversi, sta con amore nella Chiesa e nel mondo.Ma anche l’ Ac si sente amabilmente chiamata a portare gli occhiali per vedere la bellezza dei suoi anziani e per mettere con loro la firma a una vita che abbia il sapore di Dio.Il programma è su www.azionecattolicacomo.it

UN INVITO SIMPATICO

RICORDATEVI GLI OCCHIALIPer leggere bene le parole ma anche per vedere la bellezza di una Associazione dove anche gli anziani sono protagonisti

ACR

COSÌ DIAMO VITA ALLA PACEUn gesto concreto perché non manchi l’acqua in un villaggio del Burkina Faso

Il mese di gennaio, sulla scia del mes-saggio di papa Francesco, (www.azio-necattolicacomo.it) rappresenta per la Chiesa e per l’Ac. un importante mo-mento di riflessione e di preghiera sul tema della Pace. È in questo mese che si concretizza il cuore dell’Iniziativa di Carità nel per-corso formativo Acr in cui il protago-nismo e la piena partecipazione dei ra-gazzi si attuano attraverso iniziative di prossimità sul territorio e nel sostegno ai progetti internazionali di fraternità e solidarietà. L’iniziativa di Pace di quest’anno “Dai vita alla Pace” vuole andare ad aiutare i fratelli del Burkina Faso nell’approv-vigionamento dell’acqua, bene di vita primario.

L’Acr concretizza questo impegno attraverso il finanziamento dell’ac-quisto della “Voltana”, un macchi-nario che pompa l’acqua fino in su-perficie, rendendola così disponibile per tutti. Il finanziamento avverrà tramite la vendita di un piccolo gadget: una sca-tola di matite….”tutta da scoprire”; in-fatti una volta consumate se piantate nel terreno, curate e coltivate danno vita a nuovi frutti.In tutta la diocesi l’Azione cattolica vivrà la Festa della Pace con stile uni-tario e così anche i ragazzi saranno protagonisti con il loro significativo e concreto contributo perché la pace diventi vita.

Federica Bertoletti

PAPA FRANCESCO

«ANDARE AVANTI CON QUESTA EDUCAZIONE» Papa Francesco, dopo la recita della preghiera dell’Angelus nella Giornata Mon-diale della Pace (1° gennaio) ha richiamato l’importanza e l’urgenza dell’edu-cazione alla pace. L’Azione cattolica, da sempre impegnata in questa direzione, coglie dalle parole del Papa un invito a intensificare il suo impegno educativo. Anche in questo Mese della Pace l’associazione diocesana ha promosso diverse iniziative alla luce del messaggio del Papa per la Giornata della Pace 2015: “Non più schiavi ma fratelli”. (www.azionecattolicacomo.it)

«Questa prossimità di Dio alla nostra esistenza ci dona la vera pace: il dono di-vino che vogliamo implorare specialmente oggi, Giornata Mondiale della Pace. Io leggo lì: “La pace è sempre possibile”. Sempre è possibile la pace! Dobbiamo cercarla… E di là leggo: “Preghiera alla radice della pace”. La preghiera è proprio la radice della pace. La pace è sempre possibile e la no-stra preghiera è alla radice della pace. La preghiera fa germogliare la pace. Oggi Giornata Mondiale della Pace, “Non più schiavi, ma fratelli”: ecco il Messaggio di questa Giornata. Perché le guerre ci fanno schiavi, sempre! Un messaggio che ci coinvolge tutti. Tutti siamo chiamati a combattere ogni for-ma di schiavitù e a costruire fraternità. Tutti, ciascuno secondo la propria respon-sabilità. E ricordate bene: la pace è possibile! E alla radice della pace, sempre c’è la preghiera. Preghiamo per la pace. Ci sono anche quelle belle scuole di pace, scuole per la pace: dobbiamo andare avanti con questa educazione alla pace».

MESE DELLA PACE - ADULTI/TERZA ETÀ

Settore Adulti Area “Terza età”

Incontri formativi intervicariali

Riflessione di sintesi a partire dal TESTO ADULTI “VITA D’AUTORE”

Ci accompagneranno nella riflessione alcuni dei nostri associati

in collaborazione con don Roberto Bartesaghi, Assistente Diocesano di Azione Cattolica

PER LE ZONE COMO - VALLI VARESINE Como – Sede AC Diocesana c/o Centro Pastorale Cardinal Ferrari

Giovedì 12 Febbraio 2015 dalle ore 15.00 alle 17.30

PER LE ZONE LAGO Menaggio – Centro Parrocchiale don Fiorenzo Gaggia

Giovedì 5 Marzo 2015 dalle ore 14.30 alle 17.00

PER LE ZONE VALCHIAVENNA - VALTELLINA Chiavenna- Oratorio della Parrocchia di San Fedele

Giovedì 23 Aprile 2015 dalle ore 15.00 alle 17.30

Ricordarsi di portare il Testo Adulti e… gli occhiali!

Per informazioni: Azione Cattolica – Viale C. Battisti, 8 – COMO

Telefono: 031.265181 – E-mail: [email protected] – Sito: www.azionecattolicacomo.it

La “Voltana”: uno strumento per pompare acqua che sarà donato a un villaggio del Burkina Faso

AZIONE CATTOLICA - COMO VIA C. BATTISTI, 8 - 22100 COMO - TEL. 031265181 [email protected] - WWW.AZIONECATTOLICACOMO.IT ORARI SEGRETERIA LUNEDÌ 15:00 18:30 - MARTEDÌ 9:30 13:00 MERCOLEDÌ 15:00 18:30 - GIOVEDÌ 9:30 13:00 VENERDÌ 15:00 18:30 - SABATO 9:30 13:00

SUPPLEMENTO A IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO DIRETTORE RESPONSABILE: ALBERTO CAMPOLEONI DIRETTORE EDITORIALE: ANGELO RIVA

PER

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Caro acierrino,faccio parte dell’Ac da circa 70 anni; tutta la mia vita è stata nell’Ac (dalle piccolissime alle adultissime), periodo molto bello ma a volte faticoso. Vo-glio ringraziarti per esserci an-che tu, sei il futuro dell’Ac (Dio ti ha cercato).La mia adesione è stato rispon-dere Sì con gioia al Signore, il Sì alla comunità parrocchiale, al mondo (questo l’ho capito col trascorrere degli anni).Alla tua età il mio era forse più il piacere di andare ai campi, le cene in compagnia, giocare, fare scherzi, lo stare maschi e femmine insieme nei campeg-gi e lo stare fuori casa qualche volta anche la sera ( erano altri tempi!).

LETTERA DA UNA NONNA

CARO ACIERRINO TI SCRIVO...«Voglio ringraziarti per esserci anche tu, sei il futuro dell’Ac...»

RITIRO DI AVVENTO ACR A SAN NICOLÒ VALFURVA

VEGLIARE: UN VERBO CHE ABBIAMO RITROVATO

Ma con il passare degli anni la formazione che mi ha da-to l’Ac, il mio aderire, mi ha insegnato molte cose: che la Chiesa è mia, mi ha aiutato a diventare o cercare di diven-tare testimone del Vangelo, a creare con i miei amici rela-zioni vere e belle, impegnati insieme a costruire secondo i propri talenti una vita a volte faticosa ma affascinante.Alla mia età è ancora bello for-marsi sulle nuove realtà che avanzano, è bello ripetere quel Sì a Gesù , che porta la sua cro-ce e mi aiuta a portare la mia, insieme con gli altri.Sai, mio caro acierrino, mi è stato insegnato ad amare un Dio simpatico, tenero, che sof-fre di qualche amnesia, che è

Proprio nei giorni che hanno preceduto il Natale – i più frenetici, in cui ci sono sempre mille cose da preparare ed organizzare – un nutrito grup-po di ragazzi ed educatori Acr provenienti da un capo all’altro della Valtellina sono stati accolti dall’oratorio di Valfurva per fermarsi un momen-to a riflettere su un verbo: VEGLIARE.Abbiamo ascoltato insieme il brano di Marco 13, 33-37, lo abbiamo riletto, sottolineato, analizza-to; ci siamo chiesti cosa vuol dire aspettare quel Bambino una volta ancora e siamo stati invitati a essere vigili e attenti come le marmotte delle nostre montagne, che si alzano sui sassi come sentinelle sempre pronte. I ragazzi di Livigno, Semogo, Bormio, Grosio e Chiuro hanno fatto respirare un po’ di questa atmosfera targata Acr ai nuovi amici di Valfurva, che alla fine della due giorni ci sono sembrati contenti di questa nuovaesperienza e contagiati dall’entusiasmo sempre dirompente dei nostri piccoli. Prima di salutarci abbiamo chiesto a tutti: “Che cosa mi porto a ca-sa di questa due giorni? “

Lasciamo spazio alle loro risposte, che ne sono la testimonianza più diretta e genuina.Mi porto a casa:– la voglia di mettersi in gioco– il senso della parola vegliare– le riflessioni sul Vangelo– una bella esperienza con gente nuova– felicità e voglia di tornare– allegria, interesse– vegliare nella preghiera– stare insieme– giocare a calcetto– la riflessione personale– che noi siamo i servi, il padrone è Gesù– tutte le cose belle– l’entusiasmo dei bambini– la bellezza di sentirsi un’unica famiglia– la prima esperienza come educatrice– nuove conoscenze– sorrisi, abbracci, amici– la voglia di rendere un’attesa speciale.

Alessandra Sauro

scarso in matematica, è gioio-so, discreto, che ha aperto una finestra su di sé in Gesù e che nel Vangelo è narrata la storia di ciascuno di noi.Spero che la tua esperienza di Acr trovi un educatore che ti dia l’amorevolezza, l’acco-glienza, la testimonianza, la fiducia e che sia una persona della speranza.Ti auguro che il tuo cammino nell’Ac sia lungo e felice come lo è stato il mio, anche e nono-stante le cadute che ci saran-no, libero di essere libero.Con affetto… e coraggio, non sei solo!!Hai un grande Amico, fidati!

Dicembre 2014Una vecchia nonna

(Ac Sondrio)

RAGAZZI

LE PAROLE DEL PAPA

TUTTO DA SCOPRIRE TUTTO DA RACCONTAREAnche per i più piccoli una vita in uscita

“Tutto da…!”. Nella parola “Tutto” si racchiude il messaggio che papa Francesco ha rivolto alla delegazione Acr che lo scorso 18 dicembre si è recata in Vaticano per portagli i consueti auguri di Natale da parte dell’Associazione. Dodici le Diocesi sorteggiate in tutta Italia, ciascuna delle quali ha mandato in rappresentanza due bambini e un educatore accompagnati dal presidente nazionale Matteo Truffelli, dall’assistente ecclesiastico generale mons. Mansueto Bianchi, dalla responsabile nazionale Acr Anna Teresa Borrelli, dai consiglieri nazionali Acr e dai collaboratori dell’Ufficio centrale.È un incontro che si ripete ogni anno dal 1978, allora era papa Paolo VI; incontro nel quale l’Ac sceglie i più piccoli come portavoce dell’intera Associazione. Papa Francesco ha particolarmente apprezzato questo protagonismo ecclesiale dei bambini, ringraziando gli adulti per essere stati zitti e aver lasciato che loro si esprimessero in prima persona. È stato, infatti, Matteo, 11 anni, a leggere il messaggio di auguri preparato, raccogliendo e tessendo i pensieri che i ragazzi avrebbero desiderato rivolgere al Papa e che hanno fatto pervenire nelle scorse settimane in centro nazionale.Papa Francesco ha rilanciato il tema del percorso che i ragazzi stanno vivendo nei loro gruppi parrocchiali, puntando su un Tutto che chiede di essere scoperto e costruito insieme (si scopre il progetto che Dio ha per noi dentro un’esperienza di condivisione, di comunità); un Tutto che è chiamato a farsi amore (chi ama Gesù non può che amare il prossimo soprattutto se solo, povero e sofferente. A papa Francesco è piaciuta molto la sensibilità verso l’altro di cui è espressione l’iniziativa di carità del mese della Pace); un Tutto che è possibile (con la fede in Gesù anche le cose più difficili sono possibili) e infine un Tutto da raccontare a Gesù (nel dialogo con lui che è l’amico più grande a cui confidare sempre il nostro vissuto) e a tutti (parlare a tutti di Gesù, del suo amore e della sua misericordia: la nostra amicizia con Gesù è un evento tutto da raccontare). Anche per i più piccoli papa Francesco sogna una vita “in uscita”, un’esperienza di Chiesa “in uscita”.

Anna Maria Bongio (Consigliere nazionale Acr)

...con Marco, Samuele e Caterina

Samuele sussurra... papa Francesco ascolta...

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UN CANTIERE DOVE SI LAVORA NELLA FRATERNITÀ

Sabato 13 dicembre scorso a Nuova Olonio si è svolto un incontro della Presidenza dio-cesana con i Rappresentanti Ac nei Consigli vicariali e con i Moderatori, di appartenenza Ac, degli stessi Consigli. Il presidente diocesano ha richiamato in apertura dell’incontro il significato e le prospettive della presen-za dell’Ac nei Vicariati. «Una presenza – ha detto – che oc-corre sostenere con sempre maggior consapevolezza da parte del Consiglio diocesano perché la crescita di queste esperienze ecclesiali sul ter-ritorio possa avere un contri-buto forte da parte della no-stra associazione. Certo ci sono ancora passi da compiere ma il cammino fino a oggi compiuto è incorag-giante e promettente. L’as-sociazione vede nel Vicariato un’occasione importante per vivere e comunicare il valore della corresponsabilità eccle-siale. Per questo tra i Rappre-sentanti Ac e il Consiglio dio-cesano, che li nomina, dovrà intensificarsi e qualificarsi il reciproco ascolto». L’assistente diocesano per il Settore Adulti, don Roberto Bartesaghi, ha quindi svolto una riflessione, sul brano di Vangelo di Gv 1,6-8.19-28 che presenta la figura di Giovanni Battista, al quale viene chie-sto: “Tu chi sei”? «Anche d ognuno di noi, co-me laici che ci mettiamo al servizio, in questo caso della Chiesa locale e diocesana, ci viene chiesto, “Chi sei tu?”: una domanda che si è chiama-ti a tradurre in un’assunzione di identità, di responsabilità.

Ci viene chiesto di essere te-stimoni, di essere visibili attra-verso il nostro operato e di as-sumere un ruolo ben preciso, quello di un laico cristiano».

Costruire fraternità

Mons. Giuliano Zanotta, Vica-rio generale, nell’intervento di apertura ha definito il Vica-riato “un cantiere aperto” dove ognuno è invitato a condivi-dere riflessioni, fatiche e spe-ranze. Tra le proposte che si stanno concretizzando c’è un percorso formativo dei Vicari foranei e anche dei Moderato-ri dei consigli vicariali. Per meglio capire la nasci-ta e lo sviluppo dei vicariati, don Zanotta ha proposto una breve traccia storica, con rife-rimenti ad alcuni documenti pastorali. Quindi ha messo in rilievo la questione della governance, ossia della governabilità del Vicariato che non è sempre facile proprio per le novità che ha introdotto e che esigono scelte nuove anche dalle par-rocchie.In questo contesto, ha sotto-lineato don Giuliano, è fon-damentale dare concretezza all’indicazione del Vescovo Diego di costruire fraternità a partire dai preti. Essi per pri-mi sono chiamati a vivere una passione comune e a speri-mentare una familiarità più condivisa. E in questo conte-sto il ruolo dei laici non è affat-to secondario ed è importante

che venga più stimato e rico-nosciuto.

Due piste di impegno

E così don Giuliano ha indica-to due piste di impegno, che peraltro sono nell’esperienza dell’ Azione cattolica: la deci-sionalità dei preti con i laici; la formazione degli operatori pastorali.

Ha posto infine una doman-da: «Che idea di Chiesa abbia-mo?» Il vicariato, ha concluso, è un luogo qualificato dove le persone e le comunità cristia-ne sono chiamate a dare rispo-ste coraggiose, significative ed efficaci a questa domanda.

Il presidente diocesano ha ri-cordato che l’incontro con i Rappresentanti Ac nei Vicaria-ti è un passo importante del cammino associativo. «Si tratta – ha detto – di rac-cogliere preoccupazioni, ri-flessioni e suggerimenti per giungere insieme a un pensie-ro comune, per tenere attivo un promettente laboratorio pastorale. Con grande umiltà e respon-sabilità occorrerà essere atti-vi e competenti nel cantiere aperto che qualcuno ha defi-nito “un luogo in cui ci si pone in ascolto dello Spirito e in cui lo Spirito opera”, un luogo do-ve non può mancare la voce del territorio, cioè della gente, delle famiglie, dei giovani, dei poveri».

Per l’Azione cattolica il Vicaria-to è anche il tempo e lo spazio in cui è importante comunica-re la bellezza della diocesanità.

Un percorso da continuare

A questo punto i presenti hanno preso la parola (i testi verranno pubblicati sul sito) e dai loro interventi sono emersi aspetti di grande interesse. Ec-cone alcuni.- Pensiero positivo e appas-

sionato impegno comune nei Consigli vicariali.

- Comune esigenza di condi-videre le difficoltà proprie di un’esperienza nuova e di individuare idee e scelte perché questa stessa espe-rienza cresca.

- Comune volontà di costruire un dialogo preti-laici fonda-to sulla corresponsabilità e avendo sempre nel cuore e nella mente la crescita di una Chiesa strumento di sal-vezza per ogni uomo.

- Un invito al Consiglio dioce-sano di condividere ancor più questo servizio e di aiu-tare il Rappresentante di Ac a essere espressione della passione associativa per la Chiesa.

- Una comune richiesta di continuare il percorso con alcuni appuntamenti resi-denziali nel corso dell’anno e con interventi puntuali su “Insieme” e sul sito dio-cesano dove verrà aperto uno spazio dedicato ai Vi-cariati.

I RAPPRESENTANTI DELL’ACNEI CONSIGLI VICARIALI: UN’INTESA PIÙ EFFICACE CON IL CONSIGLIO DIOCESANO

Una pagina da scrivere

In spirito di fraternità questo cammino viene posto al servi-zio della Diocesi. Per l’Azione cattolica il Vicaria-to rappresenta infine un’oc-casione irrinunciabile per te-stimoniare la passione per il territorio condividendo le sue fatiche, le sue sofferenze e le sue attese.Ma è anche un’occasione per portare, in fedeltà alla vo-cazione dell’associazione, il calore della vita e della fede nel linguaggio ecclesiale do-ve parole come progettualità pastorale, evangelizzazione, formazione e missione rischia-no senza volerlo, il freddo dei concetti e delle strategie.Sul pensiero positivo, emerso con chiarezza nell’incontro, si dovrà costruire in Consiglio diocesano una proposta for-mativa da avviare la prossima primavera. In questa prospettiva, nella quale la Diocesi sta investen-do competenze e sensibilità, l’Ac ha una pagina da scrivere con slancio per essere – come scriveva Paolo VI – “sempre più degna della sua storia bellissi-ma”.

A cura di Fulvia Digoncelli

VICARIATO

IL TEMA DEL VICARIATO, COME QUELLO DELLA FA-MIGLIA, SARÀ AL CENTRO DEL CONVEGNO PASTORALE DIOCESANO CHE SI TERRÀ A COMO NEI GIORNI 10-11 GENNAIO. NE RIFERIREMO NEL PROSSIMO “INSIEME”

DIOCESI8