Identità professionale nei diversi contesti Isabella Saraceni - 14 Maggio 2014.
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Transcript of Identità professionale nei diversi contesti Isabella Saraceni - 14 Maggio 2014.
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Identità professionale nei diversi contesti
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Identità professionale nei diversi contesti
Identità…È l’appropriazione e la definizione, da parte del soggetto, delle caratteristiche specifiche della propria personalità e della collocazione del sé, in rapporto agli altri nell’ambiente sociale. E’ in sostanza il sistema di rappresentazioni in base al quale l’individuo sente di esistere come persona, si sente accettato e riconosciuto come tale dagli altri, dal suo gruppo e dalla sua cultura d’appartenenza. (Tessarin, 1987)
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…è ciò che l’individuo definisce di sé stesso, una rappresentazione che egli stesso formula e in base alla quale agisce. Tramite l’interazione sociale l’identità si consolida e si modifica.
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Se assumiamo che l’identità varia a secondo le interazioni sociali, e dunque all’interno dei contesti, la domanda da porsi è:
Quale è l’identità dell’assistente sociale? (idealtipica) Quali caratteristiche? Come si costruisce e/o si trasforma nei vari contesti sociali e professionali?
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• Conoscenze (corpus teorico e metodologico)
• Competenze (di tipo analitico, relazionale, autonomia, lavorare in gruppo ecc.)
• Abilità (fare colloquio, gestire attività, contribuire al lavoro d’equipe, fare ricerca ecc.)
• …e l’esperienza in situazione
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CONOSCENZE…
• conoscere le discipline sociologiche, psicologiche, giuridiche, storiche, linguistiche e gestionali;
• padroneggiare i principi, i metodi e le tecniche propri del servizio sociale, (codice deontologico)
• possedere competenze di base per la comunicazione e la gestione dell’informazione, anche con strumenti e metodi informatici e telematici.
• Possedere conoscenze linguistiche
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COMPETENZE… (sapere, saper essere, saper fare, saper far fare)
• individuare i bisogni dei soggetti che si trovano in situazioni di disagio (analisi dei bisogni);
• svolgere un'indagine sugli strumenti di intervento disponibili nel territorio e adatti al singolo caso da trattare (piano di intervento individuale);
• stabilire il contatto tra i servizi territoriali competenti e il soggetto (lavoro di rete); • raccordare l'attività delle strutture e dei servizi socio-sanitari competenti agli
interventi di sostegno e recupero (lavoro di rete e di comunità); • definire il percorso da seguire con i soggetti svantaggiati, elaborandolo anche con la
collaborazione di un gruppo di lavoro multidisciplinare (progettazione intervento);• occuparsi dell’andamento, organizzazione e conduzione di un servizio territoriale
(coordinamento);• raccogliere i dati prodotti da un servizio e renderli visibili per un’analisi e lettura
dell’andamento del servizio stesso (documentazione e valutazione degli interventi).
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ABILITA’…
• Prevenire e risolvere situazioni di disagio di singoli o di gruppo;• promuovere e coordinare risorse umane, anche di volontariato;• svolgere compiti di gestione, organizzazione e direzione dei servizi
sociali;• Capace di usare strumenti specifici nella logica del progetto di aiuto
(colloquio, uso dei test, visita domiciliare, lavoro di rete, ecc.);• promuovere e coordinare ricerche qualitative e quantitative per
l’analisi dei bisogni e per la valutazione dei servizi;• possedere la capacità (ma anche la competenza) di interagire con
diverse culture, incluse quelle di genere e le popolazioni immigrate nella prospettiva di relazioni sociali interculturali e multietniche.
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ABILITA’• capacità di relazionarsi con le persone e con i loro problemi;• capacità di gestire e saper coordinare il proprio lavoro;• capacità di relazionarsi con altri operatori e con le reti
istituzionali;• capacità di ascolto;• capacità di lavoro in gruppo;• capacità di interagire con persone di diverse culture, nella
prospettiva di relazioni sociali interculturali e multi-etniche; • capacità di analisi e interpretazione delle politiche sociali e
istituzionali e dei processi di mutamento della società;• capacità di promuovere ed avviare interventi di valutazione dei
servizi alla persona.
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Conoscenze , competenze e abilità sono aspetti dinamici del nostro lavoro professionale.
Il professionista è tale quando «utilizza nel suo lavoro un corpo di conoscenze, (competenze), e abilità che devono essere assimilate, interiorizzate e continuamente rinnovate nel tempo» (P.Piva – I servizi alla persona, Ed. Carocci Faber, 2007, pag.19)
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L’identità professionale varia a secondo il ruolo, contesti di riferimento e i settori di interesse
Si chiede sempre più
flessibilità• Adattare le traiettorie lavorative• Ridefinire i tempi di vita quotidiana alle
nuove esigenze lavorative• Capacità di innovare e modificare il
proprio setting di conoscenze e competenze
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«La flessibilità amplifica – in positivo – quelli che sono gli aspetti di autorealizzazione, di scelta, di libertà dell’uomo della tardo modernità, ma richiede e presuppone – in negativo- la rinuncia a tutto il sistema di sicurezze e tutele, connesse alle prestazioni lavorative nella modernità . Il lavoro, quindi non solo non può costituire la base sicura rispetto la quale l’attore sociale costruiva la sua identità , ma è diventato fattore e fonte di insicurezze, incertezze e vulnerabilità» (A. Campanini (a cura di), Dizionario dei servizi sociali, Carocci, Roma, 2013)
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I nuovi processi che hanno investito il mondo del lavoro stanno modificando anche le professioni sociali (…) in particolare:
• Sta cambiando contesto e ambito lavorativo (pubblico vs privato e libera professione)
• Aumento della collaborazione tra pubblico e terzo settore• Nuovi rischi sociali e povertà estreme• Nuove aree di disagio relative alla relazionalità e ricerca di
senso di appartenenza• Sapere e conoscenze che si sgretolano poiché insufficienti per i
nuovi bisogni• Saperi e competenze da aggiornare continuamente
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Sono i «contesti» a determinare le nostre conoscenze, competenze, abilità. Esse possono essere attivate tutte ma è il «contesto» inteso come il servizio, l’utente, il processo di lavoro, ecc., a determinare le caratteristiche della propria identità professionale.
Es. l’AS della tossicodipendenza è differente dall’AS del settore minori, vedi schema/esempio successivo
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Contesti
Idealtipo
Tox Minori SDS CDR Minoranze Immigrati Hiv/AIDS
Conoscenze Diritto pubblico si + Ricerca sociale si si+ Psicologia si si Informatiche si si si si si si si Linguistiche non
sempre si
Ecc. Competenze analisi dei bisogni si si + si lavoro di rete si si si + si+ si progettazione di un intervento
si si+ si+ no
Abilità/capacità fare colloquio si si si si si coordinare si no si si no relazionarsi si si si si si si si ecc.
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Fine… prima parte
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Vincolante al percorso di crescita e identità professionale è l’esperienza e dunque gli apprendimenti che da essa ne derivano
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4 parole chiave per spiegare gli apprendimenti:1) Soggettività (Io)
2) Apprendimento situato (Io e gli altri)
3) Apprendimento organizzativo (Io, gli altri e l’organizzazione)
4) Life Long Learning (io che apprendo ad apprendere)
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1) Soggettività (relativa a propri valori, vissuti, esperienze, culture ecc.)
L’esperienza è vincolante:• Allo sviluppo della soggettualità e della crescita individuale e collettiva.
(Agli inizi del percorso, quando si esce dalle aule e si entra in contesti organizzativi, il ruolo che si ha come assistente sociale è strettamente connesso all’”essere” proprio, alla propria identità costruita in altri sistemi, a propri valori, nonché impregnata di teorie. Il ruolo/identità professionale si costruisce man mano insieme ad altre soggettualità e alla connessione con esse. Non solo è dato, ma è costruito
• Per comprendere il ruolo e rimodularlo («camaleontica») - creatività• Per la costruzione di saperi e apprendimento con e insieme agli altri
(comunità di pratiche)• Per scoprire nuovi ambiti di apprendimento attraverso il corpo, le
emozioni, la differenza di genere (corpo: da ponte tra il dentro e i contesti esterni; importante darsi spazi e tempi per conoscersi)
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Quando si esce dalle aule universitarie per entrare in un ambito lavorativo il ruolo/identità dell’assistente sociale è dato inizialmente dalla somma delle esperienze di vita personali (identità, valori, linguaggi ecc.) e da una serie di teorie apprese durante il percorso di studi. Le proprie conoscenze sono conoscenze a sé stanti e non ancora conoscenze che muovono l’operatività. E’ solo con la relazione e l’interfacciarsi ad altre soggettività professionali che si inizia a costruire e definire il proprio ruolo /identità professionale. Personalmente ho compreso e ridefinito il mio ruolo, l’ho rimodulato, ricreato, cambiato, costruito con e insieme agli altri ridefinendo a secondo le situazioni anche la mia identità.
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2) Apprendimento situato• L’esperienza è vincolante:
• alle storie e agli eventi/lavoro situato (quale attività collettiva che si svolge in un luogo e in un tempo circoscritto)
• Per l’acquisizione di modalità operative «altre» e differenti (esempio: R-A)
• Per comprendere che è necessario aprirsi a nuove strade formative davanti a situazioni nuove
• No a «prescrizioni» precostituite; si alla co-costruzione di processi e di percorsi innovativi da costruire insieme agli altri
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La conoscenza, il sapere e l’apprendimento avvengono attraverso un processo sociale situato, detto in altri termini significa che alcuni importanti aspetti del sapere possono essere condivisi e trasmessi solamente tramite un processo basato sull’interazione e la condivisione di un’attività … L’apprendimento, dunque, come fenomeno sociale, che si costruisce nella società, frutto dell’esperienza situata. (cioè legate ai contesti, alle esperienze dei soggetti, agli usi locali e linguistici, all’intreccio di interessi, alle relazioni interpersonali e di potere esistenti), socialmente costruite (in quanto negoziate tra una pluralità di soggetti che attivano costanti processi conversazionali di mediazione, scambio, fruizione nell’ambito delle pratiche lavorative in cui sono impegnati. (vedi Wenger e concetto di comunità di pratiche)
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3) APPRENDIMENTO ORGANIZZATIVO1. L’importanza che un organizzazione ha nei processi di
apprendimento e di emancipazione dei propri operatori2. Ogni persona possiede «conoscenze» da integrare e tener
conto3. Necessari spazi di riflessione congiunta4. Nuovi e plurali percorsi formativi per garantire «l’apprendere
ad apprendere»
…quando cioè i membri dell’organizzazione davanti a un problema si muovono nell’interesse dell’organizzazione per indagarlo …e grazie alla possibilità di essere liberi, attivi e indipendenti nell’agire apprendono nel suo interesse!
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• L’apprendimento organizzativo si verifica quando gli individui all’interno di un’organizzazione sperimentano una situazione problematica e, nell’interesse dell’organizzazione, la indagano. Essi esperiscono la sorpresa della mancata corrispondenza tra i risultati attesi e i risultati effettivi dell’azione, reagendo con un processo di pensiero e di nuovi corsi d’azione che conducono a modificare le immagini dell’organizzazione o il modo di intendere i fenomeni organizzativi, e a ristrutturare le attività così da allineare risultati e aspettative, modificando, in questo modo, la teoria-in-uso organizzativa. Perché l’apprendimento derivante dall’indagine organizzativa divenga organizzativo, esso deve radicarsi nelle immagini dell’organizzazione conservate nelle menti dei suoi membri e/o negli artefatti cognitivi (le mappe, le memorie e i programmi) radicati nell’ambiente organizzativo. (C. Argyris, D. A. Schon, 1998, pag. 30)
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4) Life Long Learning1. L’importanza di dare parola al «sapere tacito»
2. Apprendimento Life Long Learning, apprendere ad apprendere dai vari contesti/sistemi
3. Capaci di stare nella provvisorietà e nell’attesa senza cadere nella sfiducia, ma diventando protagonisti attivi del cambiamento e capaci e competenti di governare l’inatteso
4. Apprendimento che attraversa l’intero arco della vita…!
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The end
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Riferimenti bibliografici
- A. Campanini, Nuovo dizionario di servizio sociale, Carocci Editore, Roma, 2013
- P. Piva, Servizi alla persona, Carocci Editore, Roma, 2007- G. Pieroni, M. Dal Pra Ponticelli, Introduzione al servizio
sociale, Carocci Editore, Roma, 2009- Codice deontologico degli assistenti sociali (1° settembre
2009)- S. Gherardi, D. Nicolini, Apprendimento e conoscenza nelle
organizzazioni, Carocci Editore, Roma, 2004- E. Wenger, Comunità di pratica. Apprendimento, significato,
identità, Raffaello Cortinia Editore, Milano, 2006
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