I tumori del li ira la situai e del midollo cancro Italia · quadro dell'idrocefalo; t) nei...

1
12 La Provincia Domenica, 23 giugno J957 La nuova realizzazione: la palazzina a tre piani di via Slenico I tumori del e del midollo Si è detto che gli scritti divulgativi di cose mediche possono far sorgere infon- dati timori di malattia ma se questo può verificarsi è pur vero anche che rappre- sentano uno dei mezzi prin- cipali per far conoscere al prossimo quali sorto le cau- se, i sintomi e le cure dei morbi che aggrediscono ciò che esso dovrebbe avere di più caro: la sua salute fisi- ca-e psichica. In nessun altro organo la persona umana/può con- temporaneamente essere minata nei suoi due compo- nenti come nel . cervello, perchè è qui che si è diffe- renziata quale organismo superiore tendente alla per- fezione funzionale e pen- sante. t Poiché è ancora troppo radicato il concetto che il sistema nervoso ^centrale (encefalo: e midollo spina- le) sia raramente colpito da processi tumorali e che i soccorsi della . cura chi- rurgica e radiologica siano al riguardo ancore in fase sperimentale è /doveroso contestare nel modo più assoluto tale valutazione erronea del problema per- chè è appunto dalla catti- va soluzione di.questo che troppi pazienti si sono co- scientemente o incosciente- mente rassegnati ad incam- minarsi verso la strada del- l'eternità piuttòsto che in- dugiare ancora un poco in questa vita, che, nonostan- te tutto, vale ancora la pe- na di essere vissuta. Certo, perchè la cura debba avere la massima ef- ficacia dovrebbe essere ap- plicata su ammalati in cui è stata fatta una diagnosi il più ' precoce possibile, perchè nel cervello, al con- trario per quanto; avviene negli altri organi, anche un tumore per natura be- nigno e operabile con suc- cesso, dovendo essere con- tenuto nella scatola crani- ca per sua natura inesten- sibile, almeno nell'adulto, si fa strada a danno del tessuto cerebrale fino a tal punto da comprometterne irrimediabilmente i centri vitali e da rendere inutile l'intervento. La chirurgia del sistema nervoso cen- trale compie la sua azione meravigliose solo quando il paziente che è avviato al tàvolo operatòrio è stato precocemente ed .accurata- mente studiato dal punto di v : sta clinico e neùrora- diologico. ; . Me poiché nessuno me- glio dell'ammalato avverte i primi sintomi della ma- lattia tumorale è a questi che io mi rivolgo per soller e "tarlo a non indugiare troppo in cure senza effet- to e a ricorrere,, magari più di una volta, ai suo medico il quale certamente saprà che: a) un paziente che accu- si cefalee persistenti di na- tura non ben definita, che ha vomiti i quali non trovano .una chiara spie- gazione in une origine ga- stro-intestinale, che pre- senta vertigini di vario ti? e insorgenze, deve es- sere accuratamente. esami- nato perchè la causa di ciò può essere, più: spesso di quel che comunemente si pensi, un tumore cerebrale; b) tutte le epilessie, qua- lùnque sia la loro caratte- ristica clinica e la loro epo- ca di comparse; ma spe- cialmente se si,.manifesta- no dopo i vent'anni, posso- no essere secondàrie a un tumore cerebrale; e) un soggetto che lamen- ti d ; sturbi della ^vista,. an- che se non presenta altre concomitanti manifestazio- ni di ordine ihtracrenico può essere portatore di un tumore cerebrale. Su tale dùbbio occorre fare esami- nare il fondo dell'occhio e il campo visivo, e ciò non una volta soltanto, ma ri- petute volte perchè una sta- si papillare, une emianop- sia, possono comperire in ogni momento; d) un sintomo o un grup- po di sintomi, lentamente evolutivo a carico del si- stema nervoso quale una leggera paràlisi o una defi- cente sensibilità, anche se decorrente: senza papilla da stasi, può èssere causa- to da-un tumore del cervel- lo operabile e guaribile ; '-* e) ?ri' mólti casi i tumori dell'infanzia realizzano il quadro dell'idrocefalo; t) nei soggetti che pre- sentano uh rallentamento dei . processi .. intellett ; vi quale' anormalità della condotta o alterazione del carattere anche se passeg- geri, n o n e da escludere la presenza di uri 'tumore ce- rebrale quale possibile cau- sa d ; tali fenonfeni. Trattar- si talvolta di ammalati che parlano poco e lente- mente, che mancano di i- niziativa spontanea, che non comprendono subito e ai quali bisogna ripetere due o tre volte la stessa do- manda prima di avere una risposte.. In altri casi si os- servano degli stati eufori- ca: il malato è contento, non ha alcuna preoccupa- zione del suo stato, è sem- pre sorridente ed è di una gaiezza ingiustificata. Altri stati psichici sono contras- segnati da, una particolare irritabilità; g). in un_ soggetto che presenta paral'si dei nervi cranici può essere sospet- tato un tumore del cervello ; h) un paziente affetto da dolori nevralgici insistenti intercostali associati even- tualmente a paralisi più o meno accentuata degli arti bilateralmente può essere portatore di un tumore del midollo. Di fronte a tali situazio- ni quando non sia sicura- mente evidente un'altra causa, noi neurologi abbia- mo il dovere di studiare il paziente dal punto di vista neurochirurgico, vale a di- re di porre in atto quegli accertamenti preziosi e in- dispensabili atti a docu- mentare o ad escludere la presenza di una neoplasia, indicendone la sede e pos- sibilmente la natura (beni- gna? maligna?). Oltre ad un paziente e meticoloso esame clinico fondato sullo studio della motilità, delle varie sensi- bilità, dei riflessi, delle ca- ratteristiche della deambu- lazione, del funzionamento degli apparati sensoriali (vista, udito, olfatto, gu- sto) dei processi psichici, è principalmente alla neuro- radiologia e secondaria- mente alla elettronecefalo- grefia che dobbiamo chie- dere aiuto, perchè attual- mente nessun neurochirur- go si avventurerebbe in un intervento sul sistema ner- voso senza il corredo degli esami, pneumoencefalogra- fici, ventricolografici, arte- riografici, mielografici ed anche elettroencefalogra- fici. Le prime tre modalità diagnostiche studiano il cervello dopo che in que- sto con opportune tecni- che si sono immesse parti- colari sostanze di contrasto visibili ai raggi X in modo da creare la possibilità di conoscere la forma, le di-' mensioni e gli spostamenti delle cavità encefaliche (ventricoli, solchi, cister- ne) e del sistema artero-ve- noso cranio encefalico; con la mielografia si visualizza lo spazio intrarachideo contenente liquor; con l'e- lettroencefalografia si regi- strano mediante uh gruppo di penne che descrivono contemporaneamente un grafico, le manifestazioni bioelettriche che accompa- gnano l'attività delle cel- lule nervose. In tal modo, evidenziata la presenza e la sede di un tumore si avvia il paziente in un centro neurochirur- gico specializzato per l'in- tervento, seguitò questo dal trattamento X-terapico che viene praticato presso il lo- cale Centro Tumori. La mancanza di spazio mi vieta di fornire elenchi statistici sulle, caratteristi- che di benignità o di mali- gnità dei tumóri del siste- ma nervoso centrale e sul- le percentuali di guarigioni ottenute secondo le varie sedi e caratteristiche cel- lulari. Concludo però con l'affermare che adottando i sistemi di diagnosi sopra, accennati abbiamo indiriz- zato al neurochirurgico un numero in altri .tempi in- sospettato di pazienti affet- ti da tumori cerebrali e mi- dollari che hanno in tal modo trovato la via della guarigione o del migliora- mento, a comprova di quan- to inizialmente sottolinea- to, che cioè il tumore del cervello e del midollo spinale,. se precocemente diagnosticato, si deve ope- rare in quanto in una buo- na percentuale di casi è possibile l'estirpazione com- pleta senza pericolo di re- cidive. Doli. A. PALAZZOLI Consulente Neurologo del Centro Tumori La statistica è un tipo di indagine che, pur avendo innumerevoli e fedeli cul- tori, viene spesso critica- ta per' le inevitabili per- centuali d'inesattezze e di errori, legati all'interpreta- zione dei suoi dati nume- rici. Tuttavia occorre ricono- scere che,' volendo valuta- re le ' condizioni sanitarie di determinate popolazioni nel loro complesso, lo stu- dio statistico, per quanto suscettibile di critici, rap- presenta ancora l'unico mezzo d'indagine, che là percentuale di errori può essere di molto ridotta se ci si attiene alle grosse ci- fre e che infine sarà com- pito del nostro buon senso attribuire ai risultati otte- nuti non un valore assolu- to, ma soltanto indicativo sul reale andamento del fe- nomeno. La conoscenza dei rap- porti esistenti tra la situa- zione sociale ed economica e la mortalità per tuberco- losi e cancro nelle varie re- gioni italiane ci viene de- sunta dello studio dei dati forniti dall'Istituto Centra- le di Statistica. Maggiore importanza ri- vestirebbe in pratica uno studio relativo alla morbi- lità per tubercolosi e can- cro, piuttosto che alla mor- talità, per densità di popo- laz : one, ma le mancanza della denuncia obbligatoria per gli individui colpiti da una di queste due malattie ci obbliga a riferirci sola- mente alle cifre della mor- talità per queste stesse af- fezioni. Lo stato di pauperismo di un popolo, cioè il suo grado sociale ed economico è misurato dalla notevole predominanza dei bambini e dei giovani sul resto del- la popolazione; Una carat- teristica di una nazione che si trovi allo stato di paupe- rismo è il numero esiguo di individui anziani. L'Italia nel 1951 conta- va il 51,9% di individui al di sotto dei 30 anniel'8,1% di individui oltre i 65 anni. Prendendo in considera- zione nelle singole regioni italiane lo stato di paupe- rismo sotto l'aspetto dina- mico della eccedenza dei nati vivi su tutti i morti si constata che te cifre li ira la situai e cancro in Italia maggiori si riscontrano nel- le regioni dell'Italia meri- dionale (prima di tutte la Calabria col 18%) seguite da quelle dell'Italia Cen- trale e per ultime quelle della Italia settentrionale (valori minimi per Liguria e Piemonte rispettivamen- te con 0,2 e 0,3% abitanti). Si è visto inoltre che allo stadio del pauperismo si ha una notevole mortalità giovanile infatti conside- rando già i morti nel pri- mo anno di vita si osserva che la curva ha quasi l'an- damento della precedente con un massimo di morta- lità %er la Basilicata (100,8% nati vivi) e mini- ma per il Friuli-Venezia G, Liguria e Toscana (39% nati vivi). Riguardo l'età media di vita per abitanti delle singole, regioni osser- viamo che mentre i valori più bassi si riferiscono al- la Basilicata (40 anni) e Puglia (50 anni), le medie più alte si hanno in Pie- monte e Liguria (entrambe ' con 65 anni). La tubercolosi è l'unica malattia infettiva cronica della razza umana che col- pisce senza eccezione tutti gli individui di tutti i paesi. L'ubiquitarietà del conta- gio è avvenuta da quando praticamente i rapporti commerciali si sono estesi a tutte le zone e a tutte le regioni del mondo. . Ma il contagio è soltan- to uno dei fenomeni della epidemiologia, il più impor- tante dei quali è indubbia- mente la mortalità. Ora la mortalità per T. B.C. che dipende principal- mente dalle resistenza in- dividuale alla malattia, do- vrebbe essere direttamente proporzionale anche al gra- do di benessere sociale e quindi allo sviluppo econo- mico del Paese. L'Italia, grazie alla in- tensa e proficua attività i- gienico-sanitaria in etto in tutti i settori della vita na- zionale, si è decisamente sottratta e questa legge che vede i Paesi a più elevato grado di pauperismo come i maggiori contribuenti al- le mortalità per tubercolo- si. Infatti con 1 suoi 23 mòrti per 100.000 abitanti si può considerare per questa affezione morbosa quasi el- la pari con i Paesi che si trovano allo stato di pro- sperità generale. (La Sve- zia ebbe nel 1950, 22 morti per 100.000 abitanti). Vagliando i dati delle no- stre singole regioni si vede tuttavia rispettato il prin- cipio che nelle popolazioni a peggior grado di paupe- rismo (Italia meridionale) la maggior parte dei deces- si per tubercolosi avviene .prima dei 50 ermi. • • Un altro rapporto molto importante si riscontra tra lo stato sociale ed econo- mico di un Paese qualora si prendano in considera- zione i tumori maligni. Più è grave il grado di pauperi- smo di una popolazione, minore è il contributo nu- merico di morti per tumori maligni. Ricordiamo a tal punto come il Giappone che si L'ingresso del Centro Diagnostico trova ad un alto grado di pauperismo (e precisamen- te al e. d. stadio della care- stia latente) ebbe a 4,7% di morti per tumore rispet- to alla mortalità generale laddove la Svezia arrivò al 14,2%. LTtalia nel 1953 ebbe il 12,80% di morta per tumori maligni sempre rispetto la mortalità generale. Tutta- via è da rilevare che men- tre in Basilicata la percen- tuale di decessi per cancro rispetto la mortalità gene- rale era del 5,6 e in Cala- bria del 6,1, cifre ben di- verse si ebbero nell'Italia centro-settentrionale dove detta percentuale era ovun- que più elevata e superava nella Liguria, Emilia, Ro- magna e Toscana addirit- tura il 17%. Quando poi consideriamo l'età di decessi per tumori maligni osserviamo un'al- tra caratteristica degli sta- di sociali ed economici e precisamente: nei Paesi al- lo stadio di pauperismo, il numero di decessi per tu- mori maligni è maggiore prima dei 60 anni che ol- tre, oppure quasi uguale, mentre le nazioni che si .trovano allo stato della prosperità generale sono caratterizzate da una mor- talità per tumori maligni maggiore più del doppio per gli individui oltre i 60 anni rispetto a tutti gli altri messi insieme. Però va no- tato che in tutti i Paesi la mortalità per cancro più elevata, calcolata in rap- porto alla mortalità della classe corrispondente, è nel gruppo di individui com- presi tra i 50 e i 59 anni. LTtalia complessivamente ha delle cifre piuttosto in- termedie tra i due estremi ; inf attr i morti per tumori LE CARATTERISTICHE della nuora sede del (entro di diagnosi e cura Una palazzina a tre pia- ni, circondata da un giar- dino, dai marmi chiari e dall'aspetto lindo, è sorta in via Sténico in continua- zione con ù giardino della sezione traumatologica de- 'gli Istituti Ospitalieri. E' la nuova sede del Centro di diagnosi e cura dei tumori « Francesco Cortese » che, fino a pochi giorni fa, oc- cupava alcuni locali, angu- sti e inadatti nello stesso Ospedale. E' da gualche anno che si parlava di creare una se- de propria per questo Cen- tro, il primo sorto in Italia per volontà del compianto prof. Francesco Cortese che dedicò gli ultimi anni della sua vita alla realizzazione di questo progetto. Nel 1954 si gettarono le prime basi per lo studio di un proget- to. Il Consorzio provinciale per la lotta contro i tumo- ri nominò una commissio- Dee ambulatori, uno stadio di radiologia, biblioteca, archivio, sala prelievi: tutto è funzionai? e moderno ne affinchè realizzasse una soluzione del problema. La Commissione, verso la fine del 1954, presentò un pro- getto di massima che ven- ne, successivamente, appro- vato dall' assemblea del -Consorzio che incaricò l'in- gegner Gaudenzi di prepa- rare un progetto definitivo ed esecutivo. Le. difficoltà che l'ing. Gaudenzi dovette superare furono molte, perchè al pro- blema di una sede si ag- giungevano quelli che ri- guardavano l'intero destinò degli Istituti Ospitalieri :in vista della applicazione del nuovo Piano Regolatore che prevede il decentramento di tutti i servizi ospitalieri in una zona particolarmente adatta e scelta verso S: Si- gismondo. Si potevano tra- scurare queste osservazioni dei tecnici ed impegnare capitali per una costruzio- ne nuova che, nel corso di pochi anni, si sarebbe dimo- strata inutile o, quanto me- no, non più necessaria? Lo spostamento nella nuova zona ospitaliera dell'Ospe- dale comportava anche il trasferimento del Centro tumori per cui l'ing..Gau- denzi dovette studiare un progetto in modo che il fab- bricato non dovesse essere alienato, ma facilmente tra- sformato in abitazione ci- vile. Il Centro, in questo modo, avrebbe potuto rea- lizzare i capitali spesi adi- bendo ad altro uso la pro- pria sede. E così è stato fatto. Ma non per questo la sede si presenta poco idonea ai tanti compiti che dovrà svolgere nel futuro, anche lontano. Facendo tesoro dei suggerimenti del vice pre- sidente del Consorzio dottor Nucciotti, medico provincia- le, del prof. Mariani, diret- tore del Centro e del dot- tor Priori, presidente degli Istituti Ospitalieri, l'inge- gner Gaudenzi ha progetta- to uno dei più moderni e più funzionali Centri esi- stenti in Italia. In questo Centro si effettueranno per i malati soltanto le diagno- si e le cure ma non vi sa- ranno reparti di'degenza in quanto questi esistono già presso l'Ospedale. Per una scala di marmo, di raggiun- ge il piano rialzato ove a destra e a sinistra si trova- no'due ambulatori correda- ti di salette d'aspetto e di spogliatoi, uno studio per la radiologia diagnostica do- tato di apparecchio per la 'scopia e la grafia e l'ufficio di accettazione dei malati dotato di schedari per l'ag- giornamento delle cartelle cliniche. Attraverso ad una picco- la rampa di scala si rag- giunge il primo piano dove è la biblioteca, l'archivio, una sala di riunione, lo spogliatóio per le assistenti sanitarie, lo studio del di- rettóre che è collegato con un ambulatorio, la stanza dei medici, la sala prelievi, un laboratorio per le ana- lisi viù semplici e immedia- te, i gabinetti per il perso- nale di servizio. Al secondo piano sono stati allogati un magazzino, uno stabularium per l'allevamento degli, ani- mali da esperimento, i" ser- vizi e due terrazzine. Di particolare importanza è il sotterraneo. Sotto allo studio radiològico ' è stata installata la camera oscu- ra per lo sviluppò è la stampa delle lastre e delle fotografie, i servizi igienici e le docce, una stanza bio- logica sperimentale ed una camera per lo studio delle sostanze volatili applicate agli animali sperimentali. Presso il Centro, come si vede, non soltanto si assi- ste il malato ma si effet- tueranno degli studi sulle cavie, topi, conigli, ecc., che saranno, dagli stessi medi- ci, allevate in apposite gab- bie. Di particolare impor- tanza doveva essere, anche l'attrezzatura, sia quella ri- guardante le apparecchia- ture sanitarie che l'arreda- mento. La razionalità non può aver valore soltanto nelle strutture murarie se non è accompagnata anche dal mobilio e dagli accesso- ri complementari. Una dit- ta ha studiato, ufficio per ufficio, tutti i mòbili tenen- do conto della loro .utiliz- zazione e della loro appli- cazione. Sono stati studiati speciali armadi-schedari che dovranno conservare mi- gliaia e migliaia di docu- menti, sono state studiate le dimensioni delle scriva- nie, dei tavoli e delle seg- giole per le sale d'attesa. In ogni stanza-è stata inoltre applicata una speciale lam- pada per purificare, l'aria, lampade che funzionano a raggi ultravioletti. Un par- ticolare riguardo è stato po- sto per la polvere, l'insidia principale di ógni ospedale. Marmi,'intonaci, serramen- ti sono stati accuratamente scelti per quésto scopo per cui il Centro si presen- ta perfettamente funziona- le^per assolvere i suoi com- piti di assistenza per tutti coloro che vengano colpiti da questo male verso il quale la scienza medica sta intensamente dedicando i suoi studi. La costruzione è stata iniziata nel settembre del 1955 ed è stata affidata al- l'impresa dei fratelli Mo- randi di Sospiro. Le maialini pralessianali Ogni giorno che passa una nuova Piastrella vie- ne aggiunta al mosaico della conosce+sa dell'etio- patogenesi dei tumori: le cause e le modalità di inr sorgenza e di\sviluppo del cancro vengono mano a mano sviscerate e ricono- sciute. Se un substrato comune, un habitus- costituzionale e .predisponente è presen- te in ogni canceroso in at- to o potenziale, è altrettan- to vero che varii fattori e- sogeni possono ormai si- curamente venire imputati come € scatenanti* di di- verse forme tumorali. Una parte, per non dire la mag- gior parte, di questi fattori esogeni investe i processi di industrializzazione del- la nostra epoca, per cui il termine e tumore profes- sionale» acquista sempre maggior interesse da par- te degli scienziati. A 50 anni fa risalgono le prime vere- ricerche si- stematiche sull'etiopatoge- nesi dei carcinomi polmo- nari manifestantisi con frequenza preoccupan- te negli operai delle minie- re di cobalto dello Schnee- berg (il pulviscolo di diar- seniuro di cobalto, solle- vantesi nell'estrazione di quest'ultimo, si mescolava alle emanazioni del radio provenienti da vicine cave di blenda, provocando una atmosfera ad alto tenore cancer'vgeno). Successiva- mente venivano individua- ti potenziali agenti cance- rogeni in alcuni derivati del benzolo usati nella fab- bricazione di tostarne colo- ranti, e nella asfoliatura stradale; da qui i primi cancri sperimentali provo- cati col catrame su piccoli animali dagli studiosi giap- ponesi: si era riusciti a far insorgere un tumore im- piegando sostanze chimi- che al posto di innesti bio- logici. e i tumori Manifestazioni cancerose ih dipendenza di lavoro vennero mano a mano ri- conosciute ed imputate al nichélr allo zinco cloruro, al cromo ed ai suoi sali, ai raggi Roentgen, alla pa- raffina, all'arsenico, ecc. A poco a poco le osser- vazioni cliniche e di la- boratorUr hanno provato che anche fra trauma ed insorgenza di neoplasie e- siste un nesso possibile, per cui anche Tinfortunistica professionale ha dovuto te- ner conto di fattori onco- geni ad essa imputabili. Sebbene ancora non esi- sta una vera e propria « classificazione di tumori professionali*, per quelli insorgenti a causa di al- cune sostanze e per parti- colari moventi cancerigeni si dàjfià un riconoscimento assistenziale ed indenniz- zabile appunto per i rap- porti con le conseguenze di lavoro. Con tutto ciò però non si deve pensare che tali circostanze o traumi siano da- identificarsi co- me vere ed i*mche cause della neoplasia; molta im- portanza hanno le condi- zioni « antecedenti * dello individuo, la durata del periodo di latenza, l'am- biente vitale, la nutrizio- ne. Come bene scrive il prof. N. Cavallino, diretto- re dell'Istituto di Medicina del Lavoro della Universi- di Napoli, «non si deve circoscrivere il giudizio al rapporto materiale-malat- tia, come ad un nesso di- retto causa-effetto: ma ampliarlo, approfondirlo e collegarlo con molti altri elementi di più vasto rag- gio di azione. L'indagine ' -.-: .i~.' jHMBBBBBBBI Funzionalità e luminosità di un laboratorio deve inquadrare l'uomo nel suo posto di lavoro, ma non come un organismo anonimo pronto a soggia- cere ad eventuali influssi nocivi, sebbene come una personalità bene caratte- rizzata, della quale sia no- to il retaggio familiare, lo atteggiamento costituzio- nale (pur senza dare pre- ponderante importanza al- la prevalenza dell'uno o dell'altro e gruppo endo- crino* inibitore od ecci- tatore), la provenienza razziale; mentre si può tra- scurare, almeno nel cam- po del lavoro, l'elemento ambiente regionale, pur ri- conoscendo come i dati sta- tistici da alcuni AA. pro- spettati in merito siano suggestivi (mortalità, per 10.000 abitanti: 30 per To- scana, Emilia, Lombardia; 18 per Lazio; 14 per Cam- pania; 11 per Sardegna, Sicilia, Puglie, Calabria): e ciò, tanto perchè le ci- fre riflettono l'intera po- polazione, sia per i fre- quenti trasferimenti di se- de per motivi di impiego, quanto, infine, per le ben note e troppo, evidenti di- sparità di organizzazione tecnica, statistica ed assi- stenziale tra grandi e pic- cole imprese industriali e fra regione e regione. Né hanno ottenuto dal tempo conferma le pure brillanti ipotesi avanzate una trentina di anni or so- no dal Lakhovski sulle ^zo- ne cancerigene *: determi- nate, secondo quell'Autore, dalla natura argillosa del suolo per la correlativa re- frattarietà del terreno al- l'assorbimento ed dita neu- tralizzazione delle € radia- zioni penetranti ». Maggiore attenzione va assegnata, viceversa, ai fi- ni di un tempestivo depi- stane dei primi segni del male, alla modalità della prestazione dell'opera; in quanto che posizioni vizia- te, atteggiamenti coatti, compressioni forzate di ar- ti o di organi non solò in- ducono evidentemente di- sagi o disquilibri nei poteri normali di difesa dell'or- ganismo, localizzati o ge- nerali; ma pure, a causa degli attriti o delle iper od ipofunzioni che ne deriva- no, suscitano quei fenome- ni di irritazione, che pos- sono col tempo assurgere alla gravità, se non di cau- se inducenti, di fattori coadiuvanti. Pertanto le indagini e- tiopatogenetiche dirette, ai fini di una diagnosi tempestiva a tutti gii ef- fetti, debbono rivolgersi anzittutto alla sede del processo sospetto. L'esame va fatto prescindendo al- meno agli inizi, dalla co- noscenza dell'esistenza di sedi di elezione, determi- nate dalla « quantità » del- la prestazióne e dalla «po- sizione* di lavoro non me- no che dalla « qualità * del materiale; avvertenza ne- cessaria perchè spesso la sede specifica di lesione presenta manifestazioni sintomatiche e cliniche minime, mentre fenomeni più eclattanti possono in- sorgere a distanza sia per ripercussioni probabili che per eventuali impianti metastatici già in atto. Naturalmente, identifica- ta e valutata la sede, è ne- cessario individuare la cau- sa probabile, sia essa di natura fisica, chimica, bio- logica o meccanica. A differenza delle stati- stiche generali, in cui so- no più numerosi i tumori gastro-intestinali, nel cam- po dei processi cancerosi professionali predominano le forme cutanee e bronco- polmonari, in quanto la patologia professionale è soprattutto una «patologia da contatto o da inalazio- ne *. Di qui la possibilità per tutte le cause lesive di divenire fattori oncogeni, siano esse meccaniche (pressione, vibrazione), ter- miche (ustioni), luminose, elettriche, radioattive, chi- miche o biochimiche. Troppo lungo sarebbe e- lencare le sostanze e le oc- casioni di lavoro viù facil- mente « oncogene *. Spetta agli organi previdenziali e assistenziali, ai medici, ai dirigenti industriali adot- tare le misure necessarie per prevenire nella mag- gior misura possibile, con- trollare nel modo migliore, intervenire precocemente al primo sintomo sospetto. Per una diagnosi tempe- stiva di tumori collegabili con la produzione, si do- vrebbe seguire la seguente successione di indagini, co- me indirizza il prof. Ca- vallino: 1) identificazione e loca- lizzazione della formazione o del complesso fenomeno- logico sospetto; 2) ricerche su possibili correlazioni tra il reperto e materiali o modalità di lavoro; 3; precisazione della spe- cifica esistenza dì una oc- casione di lavoro attuale o antecedente. Come per ogni altra neo- plasia, anche per i tumori di origine professionale, la benignità della prognosi è collegata alla tempestività e Precocità della diagnosi: da qui la necessità che, al- meno nei grandi comples- si industriali si instauri, se già non esiste, un sistema- tico controllo periodico di tutti i lavoratori, con i cri- teri sopra esposti, a somi- alianza delle- misure pro- filattiche e diagnostiche già in atto per la tubercolosi. Il nostro Centro Tumori sta mano a mano adeguan- dosi anche a tale indirizzo. Con l'appoaaio d'una gran- de industria, si stanno svol- gendo esperienze atte a • prevenire il più subdolo male oggi esistente; si de- ve ovunque tendere a que- sta prevenzione, mettendo il lavoratore nelle condizio- ni migliori, le più iaieniche che vossano evitare il so- pravvento dei fattori onco- geni. Dell. 6. VIOLA Assistente del Centro di Diagnosi e Cura dei Tu- mori di Cremona maligni sono leggermene superiori nel gruppo oltre i 60 anni (55%). La frequer. za maggiore di mortalità e s t a t a riscontrata da noi nei gruppo composto tra 45 e 65 anni (25% della morta- lità generale degli indiy.- dui dello stesso gruppo). Nei Paesi che si trovano allo stato del pauperismo. ; decessi per TJ3.C. supera- no di molto quelli per tu- mori maligni. A Ceylon nel 1950 il rapoorto era quasi di 4 : 1 (TJB.C. : cancro >. ed in Giappone, nello stes- so anno, i morti per T.B.C. erano quasi il "doppio a; quelli per cancro. Nei Paesi a prosperità ge- nerale le cifre di morti per tumori maligni sono, al contrario, molto più alte ri- spetto ai morti per T.B.C. Secondo questo computo la Italia si comporta come i Paesi classificati a prospe- rità generale più spiccati col rapporto 1 : 5,4 e fa- vore, purtroppo, del grup- dei cancerosi. (In Ita- lia nel 1953 si ebbero 11.125 morti per T.B.C. e 60.560 morti per tumori maligr. In Svezia e Nuova Zelar, da il rapporto T.B.C. tu- mori maligni era di 1 : 6). H computo della variabi- lità regionale italiana mo- stra rispetto a questo rap- porto un andamento meno divergente e ciò perchè il numero totale dei morti (comprese tutte le cause i è superiore nelle regioni del settentrione rispetto a quelle del meridione. Tut- tavia detto rapporto ha mostrato ugualmente delle variazioni in armonia alle norme generali enunciate Infatti mentre in Basili- cata e Calabria il numero di morti per cancro è stato di quattro volte superiore a quelli per tubercolosi, in Sardegna ed in Puglia di tre volte, per contro in P : e- monte il raoDorto saliva a 7 : 1 (tumori : TJ3.C.) e in Emilia addirittura 9:1. • Quali sono i fattori che condiz ; onano la diminuzio- ne della mortalità per T. B.C. e l'aumento della mor- talità per cancro nei popoli "a prosperità generale? I miglioramenti economico - sociali dei popoli e l'intro- duzione di efficaci mezzi te- rapeutici nella lotta contro la tubercolosi sono gii ele- menti fondamentali Inter venuti a ridurre sensibil- mente la mortalità per tu- bercolosi, la quale in ser- rale è passata in media •.-. un decimo di quella che era all'inizio del secolo. La so- pravvivenza d'un magg e : numero di individui ad un . malattia che (insieme ad altre malattie infetti.- falciava tante vite nen*età infantile e giovanile, h a de- terminato l'invecchiamen-- della popolazione nel seri- che ha condotto una quan- tità molto più rilevante d persone alla e. d. età del cancro, cioè a quell'età :r. cui maggiore è l'incidenza della manifestazione tumo- rale. In Italia p. e. la du- rata media della vita et- nei 1900 era di 48 anni, nel 1948 è sal ; ta a 58-60 anni In altri terrnni si va as.~: stendo ad uno strano pa- radosso e cioè che, miglio- rando le condizioni econo- miche e diminuendo o eli minando le cause che i~ voriscono la tubercolosi, si ottiene un prolungamen"-: della vita media degli uo- m s ni che in tal modo rag- giungono semore in un nu- mero crescente, l'epoca del- la vita in- cui più probabile è l'insorgenza del cancro per cui appare dimostrato che nell'interno del gruppo di Paesi che si trovano al lo stadio di pauperismo so- no proprio i p'ù miseri quelli che hanno una mor- talità per tumore maligno particolarmente debole" in quanto perdono prematu- ramente molti cancerosi potenziali. Alla luce di queste consi- derazioni apnare errerò che l'aumento di mortalità per tumore mal'gno e più apparente che reale. Il maggior numero di malati di cancro riscontrato è in- dubbiamente da riferirsi in ' parte al perfez'onamento diagnost-'eo che si va di an- no in anno sempre ohi ac- centuando (i Centri per la diagnosi e la cura dei tu- mori sono una istituzione del tutto recente) in segui- to allo sviluppo delle tec- niche gastroscopiche, bron- coscopiche ed endoscopiche in genere, della radiografia sempre-più sicura e del- l'uso sempre più largo di nuovi metodi di laboratorio nel campo della citologia, delle biopsie per lo studio istologico. Ma la maggior incidenza della mortalità per cancro rispetto alla mortalità generale è unica- mente da attribu ; rsi al nu- mero sempre maggiore de- gli individui che raggiun- gono l'età media o matura della vita, quell'età che ogni anno paga alla morte il maggior contributo di vi- te umane. Bolt. M. OE JAGO Aiuto del Centro di Dia- gnosi e Cura dei Tumori di Cremona

Transcript of I tumori del li ira la situai e del midollo cancro Italia · quadro dell'idrocefalo; t) nei...

12 La Provincia Domenica , 23 giugno J957

La nuova realizzazione: la palazzina a tre piani di via Slenico I tumori del e del midollo

Si è detto che gli scritti divulgativi di cose mediche possono far sorgere infon­dati timori di malattia ma se questo può verificarsi è pur vero anche che rappre­sentano uno dei mezzi prin­cipali per far conoscere al prossimo quali sorto le cau­se, i sintomi e le cure dei morbi che aggrediscono ciò che esso dovrebbe avere di più caro: la sua salute fisi­ca-e psichica.

In nessun altro organo la persona umana/può con­temporaneamente e s s e r e minata nei suoi due compo­nenti come nel . cervello, perchè è qui che si è diffe­renziata quale organismo superiore tendente alla per­fezione funzionale e pen­sante. t

Poiché è ancora troppo radicato il concetto che il sistema nervoso ^centrale (encefalo: e midollo spina­le) sia raramente colpito da processi tumorali e che i soccorsi della . cura chi­rurgica e radiologica siano al riguardo ancore in fase sperimentale è /doveroso contestare nel modo più assoluto tale valutazione erronea del problema per­chè è appunto dalla catti­va soluzione di.questo che troppi pazienti si sono co­scientemente o incosciente­mente rassegnati ad incam­minarsi verso la strada del­l'eternità piuttòsto che in­dugiare ancora un poco in questa vita, che, nonostan­te tutto, vale ancora la pe­na di essere vissuta.

Certo, perchè la cura debba avere la massima ef­ficacia dovrebbe essere ap­plicata su ammalati in cui è stata fatta una diagnosi il più ' precoce possibile, perchè nel cervello, al con­trario per quanto; avviene negli altri organi, anche un tumore per natura be­nigno e operabile con suc­cesso, dovendo essere con­tenuto nella scatola crani­ca per sua natura inesten­sibile, almeno nell'adulto, si fa strada a danno del tessuto cerebrale fino a tal punto da comprometterne irrimediabilmente i centri vitali e da rendere inutile l'intervento. La chirurgia del sistema nervoso cen­trale compie la sua azione meravigliose solo quando il paziente che è avviato al tàvolo operatòrio è stato precocemente ed .accurata­mente studiato dal punto di v:sta clinico e neùrora-diologico. ; .

Me poiché nessuno me­glio dell'ammalato avverte i primi sintomi della ma­lattia tumorale è a questi che io mi rivolgo per soller e "tarlo a non indugiare troppo in cure senza effet­to e a ricorrere,, magari più di una volta, a i suo medico il quale certamente saprà che:

a) un paziente che accu­si cefalee persistenti di na­tura non ben definita, che ha vomiti i quali non trovano .una chiara spie­gazione in une origine ga­stro-intestinale, che pre­senta vertigini di vario ti? pò e insorgenze, deve es­sere accuratamente. esami­nato perchè la causa di ciò può essere, più: spesso di quel che comunemente si pensi, un tumore cerebrale;

b) tutte le epilessie, qua­lùnque sia la loro caratte­ristica clinica e la loro epo­ca di comparse; ma spe­cialmente se si,.manifesta-no dopo i vent'anni, posso­no essere secondàrie a un tumore cerebrale; e) un soggetto che lamen­

ti d;sturbi della ^vista,. an-che se non presenta altre concomitanti manifestazio­ni di ordine ihtracrenico può essere portatore di un tumore cerebrale. Su tale dùbbio occorre fare esami­nare il fondo dell'occhio e il campo visivo, e ciò non una volta soltanto, ma ri­petute volte perchè una sta­si papillare, une emianop-sia, possono comperire in ogni momento;

d) un sintomo o un grup­po di sintomi, lentamente evolutivo a carico del si­stema nervoso quale una leggera paràlisi o una defi-cente sensibilità, anche se decorrente: senza papilla da stasi, può èssere causa­to da-un tumore del cervel­lo operabile e guaribile ; '-* e) ?ri' mólti casi i tumori dell'infanzia realizzano il quadro dell'idrocefalo;

t) nei soggetti che pre­sentano uh rallentamento dei . processi .. intellett;vi quale ' anormalità della condotta o alterazione del carattere anche se passeg­geri, n o n e da escludere la presenza di uri 'tumore ce­rebrale quale possibile cau­sa d; tali fenonfeni. Trattar­si talvolta di ammalati che parlano poco e lente-mente, che mancano di i-niziativa spontanea, che non comprendono subito e ai quali bisogna ripetere due o tre volte l a stessa do­manda prima di avere una risposte.. In altri casi si os­servano degli stati eufori­ca: il malato è contento, non ha alcuna preoccupa­zione del suo stato, è sem­pre sorridente ed è di una gaiezza ingiustificata. Altri stati psichici sono contras­segnati da, una particolare irritabilità;

g ) . in un_ soggetto che presenta paral'si dei nervi cranici può essere sospet­

tato un tumore del cervello ; h) un paziente affetto da

dolori nevralgici insistenti intercostali associati even­tualmente a paralisi più o meno accentuata degli arti bilateralmente può essere portatore di un tumore del midollo.

Di fronte a tali situazio­ni quando non sia sicura­mente evidente un'altra causa, noi neurologi abbia­mo il dovere di studiare il paziente dal punto di vista neurochirurgico, vale a di­re di porre in atto quegli accertamenti preziosi e in­dispensabili atti a docu­mentare o ad escludere la presenza di una neoplasia, indicendone la sede e pos­sibilmente la natura (beni­gna? maligna?).

Oltre ad un paziente e meticoloso esame clinico fondato sullo studio della motilità, delle varie sensi­bilità, dei riflessi, delle ca­ratteristiche della deambu­lazione, del funzionamento degli apparati sensoriali (vista, udito, olfatto, gu­sto) dei processi psichici, è principalmente alla neuro­radiologia e secondaria­mente alla elettronecefalo-grefia che dobbiamo chie­dere aiuto, perchè attual­mente nessun neurochirur­go si avventurerebbe in un intervento sul sistema ner­voso senza il corredo degli esami, pneumoencefalogra-fici, ventricolografici, arte-riografici, mielografici ed anche elettroencefalogra-fici.

Le prime tre modalità diagnostiche studiano il cervello dopo che in que­sto con opportune tecni­che si sono immesse parti­colari sostanze di contrasto visibili ai raggi X in modo da creare la possibilità di conoscere la forma, le di-' mensioni e gli spostamenti delle cavità encefaliche

(ventricoli, solchi, cister­ne) e del sistema artero-ve-noso cranio encefalico; con la mielografia si visualizza lo spazio intrarachideo contenente liquor; con l'e-lettroencefalografia si regi­strano mediante uh gruppo di penne che descrivono contemporaneamente un grafico, le manifestazioni bioelettriche che accompa­gnano l'attività delle cel­lule nervose.

In tal modo, evidenziata la presenza e la sede di un tumore si avvia il paziente in un centro neurochirur­gico specializzato per l'in­tervento, seguitò questo dal trattamento X-terapico che viene praticato presso il lo­cale Centro Tumori.

La mancanza di spazio mi vieta di fornire elenchi statistici sulle, caratteristi­che di benignità o di mali­gnità dei tumóri del siste­ma nervoso centrale e sul­le percentuali di guarigioni ottenute secondo le varie sedi e caratteristiche cel­lulari. Concludo però con l'affermare che adottando i sistemi di diagnosi sopra, accennati abbiamo indiriz­zato al neurochirurgico un numero in altri .tempi in­sospettato di pazienti affet­ti da tumori cerebrali e mi­dollari che hanno in tal modo trovato la via della guarigione o del migliora­mento, a comprova di quan­to inizialmente sottolinea­to, che cioè il tumore del cervello e del midollo spinale,. se precocemente diagnosticato, si deve ope­rare in quanto in una buo­na percentuale di casi è possibile l'estirpazione com­pleta senza pericolo di re­cidive.

Doli. A. PALAZZOLI Consulente Neurologo del

Centro Tumori

La statistica è un tipo di indagine che, pur avendo innumerevoli e fedeli cul­tori, viene spesso critica­ta per' le inevitabili per­centuali d'inesattezze e di errori, legati all'interpreta­zione dei suoi dati nume­rici.

Tuttavia occorre ricono­scere che,' volendo valuta­re le ' condizioni sanitarie di determinate popolazioni nel loro complesso, lo stu­dio statistico, per quanto suscettibile di critici, rap­presenta ancora l'unico mezzo d'indagine, che là percentuale di errori può essere di molto ridotta se ci si attiene alle grosse ci­fre e che infine sarà com­pito del nostro buon senso attribuire ai risultati otte­nuti non un valore assolu­to, ma soltanto indicativo sul reale andamento del fe­nomeno.

La conoscenza dei rap­porti esistenti tra la situa­zione sociale ed economica e la mortalità per tuberco­losi e cancro nelle varie re­gioni italiane ci viene de­sunta dello studio dei dati forniti dall'Istituto Centra­le di Statistica.

Maggiore importanza ri­vestirebbe in pratica uno studio relativo alla morbi­lità per tubercolosi e can­cro, piuttosto che alla mor­talità, per densità di popo-laz:one, ma le mancanza della denuncia obbligatoria per gli individui colpiti da una di queste due malattie ci obbliga a riferirci sola­mente alle cifre della mor­talità per queste stesse af­fezioni.

Lo stato di pauperismo di un popolo, cioè il suo grado sociale ed economico è misurato dalla notevole predominanza dei bambini e dei giovani sul resto del­la popolazione; Una carat­teristica di una nazione che si trovi allo stato di paupe­rismo è il numero esiguo di individui anziani.

L'Italia nel 1951 conta­va il 51,9% di individui al di sotto dei 30 anniel'8,1% di individui oltre i 65 anni.

Prendendo in considera­zione nelle singole regioni italiane lo stato di paupe­rismo sotto l'aspetto dina­mico della eccedenza dei nati vivi su tutti i morti si constata che te cifre

li ira la situai e cancro in Italia

maggiori si riscontrano nel­le regioni dell'Italia meri­dionale (prima di tutte la Calabria col 18%) seguite da quelle dell'Italia Cen­trale e per ultime quelle della Italia settentrionale (valori minimi per Liguria e Piemonte rispettivamen­te con 0,2 e 0,3% abitanti).

Si è visto inoltre che allo stadio del pauperismo si ha una notevole mortalità giovanile infatti conside­rando già i morti nel pri­mo anno di vita si osserva che la curva ha quasi l'an­damento della precedente con un massimo di morta­lità %er la Basilicata (100,8% nati vivi) e mini­ma per il Friuli-Venezia G, Liguria e Toscana (39% nati vivi). Riguardo l'età media di vita per abitanti delle singole, regioni osser­viamo che mentre i valori più bassi si riferiscono al­la Basilicata (40 anni) e Puglia (50 anni), le medie più alte si hanno in Pie­monte e Liguria (entrambe ' con 65 anni).

La tubercolosi è l'unica malattia infettiva cronica della razza umana che col­pisce senza eccezione tutti gli individui di tutti i paesi.

L'ubiquitarietà del conta­gio è avvenuta da quando praticamente i rapporti commerciali si sono estesi a tutte le zone e a tutte le regioni del mondo. .

Ma il contagio è soltan­to uno dei fenomeni della epidemiologia, il più impor­tante dei quali è indubbia­mente la mortalità.

Ora la mortalità per T. B.C. che dipende principal­mente dalle resistenza in­dividuale alla malattia, do­vrebbe essere direttamente proporzionale anche al gra­do di benessere sociale e

quindi allo sviluppo econo­mico del Paese.

L'Italia, grazie alla in­tensa e proficua attività i-gienico-sanitaria in etto in tutti i settori della vita na­zionale, si è decisamente sottratta e questa legge che vede i Paesi a più elevato grado di pauperismo come i maggiori contribuenti al­le mortalità per tubercolo­si. Infatti con 1 suoi 23 mòrti per 100.000 abitanti si può considerare per questa affezione morbosa quasi el­la pari con i Paesi che si trovano allo stato di pro­sperità generale. (La Sve­zia ebbe nel 1950, 22 morti per 100.000 abitanti).

Vagliando i dati delle no­

stre singole regioni si vede tuttavia rispettato il prin­cipio che nelle popolazioni a peggior grado di paupe­rismo (Italia meridionale) la maggior parte dei deces­si per tubercolosi avviene

.prima dei 50 ermi. • • •

Un altro rapporto molto importante si riscontra tra lo stato sociale ed econo­mico di un Paese qualora si prendano in considera­zione i tumori maligni. Più è grave il grado di pauperi­smo di una popolazione, minore è il contributo nu­merico di morti per tumori maligni.

Ricordiamo a tal punto come il Giappone che si

L'ingresso del Centro Diagnostico

trova ad un alto grado di pauperismo (e precisamen­te al e. d. stadio della care­stia latente) ebbe a 4,7% di morti per tumore rispet­to alla mortalità generale laddove la Svezia arrivò al 14,2%.

LTtalia nel 1953 ebbe il 12,80% di morta per tumori maligni sempre rispetto la mortalità generale. Tutta­via è da rilevare che men­tre in Basilicata la percen­tuale di decessi per cancro rispetto la mortalità gene­rale era del 5,6 e in Cala­bria del 6,1, cifre ben di­verse si ebbero nell'Italia centro-settentrionale dove detta percentuale era ovun­que più elevata e superava nella Liguria, Emilia, Ro­magna e Toscana addirit­tura il 17%.

Quando poi consideriamo l'età di decessi per tumori maligni osserviamo un'al­t ra caratteristica degli sta­di sociali ed economici e precisamente: nei Paesi al­lo stadio di pauperismo, il numero di decessi per tu­mori maligni è maggiore prima dei 60 anni che ol­tre, oppure quasi uguale, mentre le nazioni che si .trovano allo stato della prosperità generale sono caratterizzate da una mor­talità per tumori maligni maggiore più del doppio per gli individui oltre i 60 anni rispetto a tu t t i gli altri messi insieme. Però va no­ta to che in tutti i Paesi la mortalità per cancro più elevata, calcolata in rap­porto alla mortalità della classe corrispondente, è nel gruppo di individui com­presi tra i 50 e i 59 anni. LTtalia complessivamente ha delle cifre piuttosto in­termedie t ra i due estremi ; infattr i morti per tumori

LE CARATTERISTICHE della nuora sede

del (entro di diagnosi e cura Una palazzina a tre pia­

ni, circondata da un giar­dino, dai marmi chiari e dall'aspetto lindo, è sorta in via Sténico in continua­zione con ù giardino della sezione traumatologica de-

'gli Istituti Ospitalieri. E' la nuova sede del Centro di diagnosi e cura dei tumori « Francesco Cortese » che, fino a pochi giorni fa, oc­cupava alcuni locali, angu­sti e inadatti nello stesso Ospedale.

E' da gualche anno che si parlava di creare una se­de propria per questo Cen­tro, il primo sorto in Italia per volontà del compianto prof. Francesco Cortese che dedicò gli ultimi anni della sua vita alla realizzazione di questo progetto. Nel 1954 si gettarono le prime basi per lo studio di un proget­to. Il Consorzio provinciale per la lotta contro i tumo­ri nominò una commissio-

Dee ambulatori, uno stadio di radiologia, biblioteca, archivio, sala prelievi: tutto è funzionai? e moderno

ne affinchè realizzasse una soluzione del problema. La Commissione, verso la fine del 1954, presentò un pro­getto di massima che ven­ne, successivamente, appro­vato dall' assemblea del

-Consorzio che incaricò l'in­gegner Gaudenzi di prepa­rare un progetto definitivo ed esecutivo.

Le. difficoltà che l'ing. Gaudenzi dovette superare furono molte, perchè al pro­blema di una sede si ag­giungevano quelli che ri­guardavano l'intero destinò degli Istituti Ospitalieri :in vista della applicazione del nuovo Piano Regolatore che prevede il decentramento di tutti i servizi ospitalieri in una zona particolarmente adatta e scelta verso S: Si­gismondo. Si potevano tra­scurare queste osservazioni dei tecnici ed impegnare capitali per una costruzio­ne nuova che, nel corso di pochi anni, si sarebbe dimo­strata inutile o, quanto me­no, non più necessaria? Lo spostamento nella nuova zona ospitaliera dell'Ospe­dale comportava anche il trasferimento del Centro tumori per cui l'ing..Gau­denzi dovette studiare un

progetto in modo che il fab­bricato non dovesse essere alienato, ma facilmente tra­sformato in abitazione ci­vile. Il Centro, in questo modo, avrebbe potuto rea­lizzare i capitali spesi adi­bendo ad altro uso la pro­pria sede.

E così è stato fatto. Ma non per questo la sede si presenta poco idonea ai tanti compiti che dovrà svolgere nel futuro, anche lontano. Facendo tesoro dei suggerimenti del vice pre­sidente del Consorzio dottor Nucciotti, medico provincia­le, del prof. Mariani, diret­tore del Centro e del dot­tor Priori, presidente degli Istituti Ospitalieri, l'inge­gner Gaudenzi ha progetta­to uno dei più moderni e più funzionali Centri esi­stenti in Italia. In questo Centro si effettueranno per i malati soltanto le diagno­si e le cure ma non vi sa­ranno reparti di'degenza in quanto questi esistono già presso l'Ospedale. Per una scala di marmo, di raggiun­ge il piano rialzato ove a destra e a sinistra si trova­no'due ambulatori correda­ti di salette d'aspetto e di spogliatoi, uno studio per la radiologia diagnostica do­tato di apparecchio per la

'scopia e la grafia e l'ufficio di accettazione dei malati dotato di schedari per l'ag­giornamento delle cartelle cliniche.

Attraverso ad una picco­la rampa di scala si rag­giunge il primo piano dove è la biblioteca, l'archivio, una sala di riunione, lo spogliatóio per le assistenti sanitarie, lo studio del di­rettóre che è collegato con un ambulatorio, la stanza dei medici, la sala prelievi, un laboratorio per le ana­lisi viù semplici e immedia­te, i gabinetti per il perso­nale di servizio. Al secondo piano sono stati allogati un magazzino, uno stabularium per l'allevamento degli, ani­mali da esperimento, i" ser­vizi e due terrazzine.

Di particolare importanza è il sotterraneo. Sotto allo studio radiològico ' è stata installata la camera oscu­ra per lo sviluppò è la stampa delle lastre e delle fotografie, i servizi igienici e le docce, una stanza bio­logica sperimentale ed una camera per lo studio delle sostanze volatili applicate agli animali sperimentali.

Presso il Centro, come si vede, non soltanto si assi­ste il malato ma si effet­tueranno degli studi sulle cavie, topi, conigli, ecc., che saranno, dagli stessi medi­ci, allevate in apposite gab­bie. Di particolare impor­tanza doveva essere, anche

l'attrezzatura, sia quella ri­guardante le apparecchia­ture sanitarie che l'arreda­mento. La razionalità non può aver valore soltanto nelle strutture murarie se non è accompagnata anche dal mobilio e dagli accesso­ri complementari. Una dit­ta ha studiato, ufficio per ufficio, tutti i mòbili tenen­do conto della loro .utiliz­zazione e della loro appli­cazione. Sono stati studiati speciali armadi-schedari che dovranno conservare mi­gliaia e migliaia di docu­menti, sono state studiate le dimensioni delle scriva­nie, dei tavoli e delle seg­giole per le sale d'attesa. In ogni stanza-è stata inoltre applicata una speciale lam­pada per purificare, l'aria, lampade che funzionano a raggi ultravioletti. Un par­ticolare riguardo è stato po­sto per la polvere, l'insidia principale di ógni ospedale. Marmi,'intonaci, serramen­ti sono stati accuratamente scelti per quésto scopo per cui il Centro si presen­ta perfettamente funziona-le^per assolvere i suoi com­piti di assistenza per tutti coloro che vengano colpiti da questo male verso il quale la scienza medica sta intensamente dedicando i suoi studi.

La costruzione è stata iniziata nel settembre del 1955 ed è stata affidata al­l'impresa dei fratelli Mo-randi di Sospiro.

Le maialini pralessianali Ogni giorno che passa

una nuova Piastrella vie­ne aggiunta al mosaico della conosce+sa dell'etio-patogenesi dei tumori: le cause e le modalità di inr sorgenza e di\sviluppo del cancro vengono mano a mano sviscerate e ricono­sciute.

Se un substrato comune, un habitus- costituzionale e .predisponente è presen­te in ogni canceroso in at­to o potenziale, è altrettan­to vero che varii fattori e-sogeni possono ormai si­curamente venire imputati come € scatenanti* di di­verse forme tumorali. Una parte, per non dire la mag­gior parte, di questi fattori esogeni investe i processi di industrializzazione del­la nostra epoca, per cui il termine e tumore profes­sionale» acquista sempre maggior interesse da par­te degli scienziati.

A 50 anni fa risalgono le prime vere- ricerche si­stematiche sull'etiopatoge-nesi dei carcinomi polmo­nari manifestantisi con frequenza preoccupan­te negli operai delle minie­re di cobalto dello Schnee-berg (il pulviscolo di diar-seniuro di cobalto, solle-vantesi nell'estrazione di quest'ultimo, si mescolava alle emanazioni del radio provenienti da vicine cave di blenda, provocando una atmosfera ad alto tenore cancer'vgeno). Successiva­mente venivano individua­ti potenziali agenti cance­rogeni in alcuni derivati del benzolo usati nella fab­bricazione di tostarne colo­ranti, e nella asfoliatura stradale; da qui i primi cancri sperimentali provo­cati col catrame su piccoli animali dagli studiosi giap­ponesi: si era riusciti a far insorgere un tumore im­piegando sostanze chimi­che al posto di innesti bio­logici.

e i tumori Manifestazioni cancerose

ih dipendenza di lavoro vennero mano a mano ri­conosciute ed imputate al nichélr allo zinco cloruro, al cromo ed ai suoi sali, ai raggi Roentgen, alla pa­raffina, all'arsenico, ecc.

A poco a poco le osser­vazioni cliniche e di la-boratorUr hanno provato che anche fra trauma ed insorgenza di neoplasie e-siste un nesso possibile, per cui anche Tinfortunistica professionale ha dovuto te­ner conto di fattori onco­geni ad essa imputabili.

Sebbene ancora non esi­sta una vera e propria « classificazione di tumori professionali*, per quelli insorgenti a causa di al­cune sostanze e per parti­colari moventi cancerigeni si dàjfià un riconoscimento assistenziale ed indenniz­zabile appunto per i rap­porti con le conseguenze di lavoro. Con tutto ciò però non si deve pensare che tali circostanze o traumi siano da- identificarsi co­me vere ed i*mche cause della neoplasia; molta im­portanza hanno le condi­zioni « antecedenti * dello individuo, la durata del periodo di latenza, l'am­biente vitale, la nutrizio­ne. Come bene scrive il prof. N. Cavallino, diretto­re dell'Istituto di Medicina del Lavoro della Universi­tà di Napoli, «non si deve circoscrivere il giudizio al rapporto materiale-malat­tia, come ad un nesso di­retto causa-effetto: ma ampliarlo, approfondirlo e collegarlo con molti altri elementi di più vasto rag­gio di azione. L'indagine

' -.-: .i~.' jHMBBBBBBBI

Funzionalità e luminosità di un laboratorio

deve inquadrare l'uomo nel suo posto di lavoro, ma non come un organismo anonimo pronto a soggia­cere ad eventuali influssi nocivi, sebbene come una personalità bene caratte­rizzata, della quale sia no­to il retaggio familiare, lo atteggiamento costituzio­nale (pur senza dare pre­ponderante importanza al­la prevalenza dell'uno o dell'altro e gruppo endo­crino* inibitore od ecci­tatore), la provenienza razziale; mentre si può tra­scurare, almeno nel cam­po del lavoro, l'elemento ambiente regionale, pur ri­conoscendo come i dati sta­tistici da alcuni AA. pro­spettati in merito siano suggestivi (mortalità, per 10.000 abitanti: 30 per To­scana, Emilia, Lombardia; 18 per Lazio; 14 per Cam­pania; 11 per Sardegna, Sicilia, Puglie, Calabria): e ciò, tanto perchè le ci­fre riflettono l'intera po­polazione, sia per i fre­quenti trasferimenti di se­de per motivi di impiego, quanto, infine, per le ben note e troppo, evidenti di­sparità di organizzazione tecnica, statistica ed assi­stenziale tra grandi e pic­cole imprese industriali e fra regione e regione.

Né hanno ottenuto dal tempo conferma le pure brillanti ipotesi avanzate una trentina di anni or so­no dal Lakhovski sulle ^zo­ne cancerigene *: determi­nate, secondo quell'Autore, dalla natura argillosa del suolo per la correlativa re­frattarietà del terreno al­l'assorbimento ed dita neu­tralizzazione delle € radia­zioni penetranti ».

Maggiore attenzione va assegnata, viceversa, ai fi­ni di un tempestivo depi­stane dei primi segni del male, alla modalità della prestazione dell'opera; in quanto che posizioni vizia­te, atteggiamenti coatti, compressioni forzate di ar­ti o di organi non solò in­ducono evidentemente di­sagi o disquilibri nei poteri normali di difesa dell'or­ganismo, localizzati o ge­nerali; ma pure, a causa degli attriti o delle iper od ipofunzioni che ne deriva­no, suscitano quei fenome­ni di irritazione, che pos­sono col tempo assurgere alla gravità, se non di cau­se inducenti, di fattori coadiuvanti.

Pertanto le indagini e-tiopatogenetiche dirette, ai fini di una diagnosi tempestiva a tutti gii ef­fetti, debbono rivolgersi anzittutto alla sede del processo sospetto. L'esame va fatto prescindendo al­meno agli inizi, dalla co­noscenza dell'esistenza di sedi di elezione, determi­nate dalla « quantità » del­la prestazióne e dalla «po­sizione* di lavoro non me­no che dalla « qualità * del materiale; avvertenza ne­

cessaria perchè spesso la sede specifica di lesione presenta manifestazioni sintomatiche e cliniche minime, mentre fenomeni più eclattanti possono in­sorgere a distanza sia per ripercussioni probabili che per eventuali impianti metastatici già in atto.

Naturalmente, identifica­ta e valutata la sede, è ne­cessario individuare la cau­sa probabile, sia essa di natura fisica, chimica, bio­logica o meccanica.

A differenza delle stati­stiche generali, in cui so­no più numerosi i tumori gastro-intestinali, nel cam­po dei processi cancerosi professionali predominano le forme cutanee e bronco­polmonari, in quanto la patologia professionale è soprattutto una «patologia da contatto o da inalazio­ne *. Di qui la possibilità per tutte le cause lesive di divenire fattori oncogeni, siano esse meccaniche (pressione, vibrazione), ter­miche (ustioni), luminose, elettriche, radioattive, chi­miche o biochimiche.

Troppo lungo sarebbe e-lencare le sostanze e le oc­casioni di lavoro viù facil­mente « oncogene *. Spetta agli organi previdenziali e assistenziali, ai medici, ai dirigenti industriali adot­tare le misure necessarie per prevenire nella mag­gior misura possibile, con­trollare nel modo migliore, intervenire precocemente al primo sintomo sospetto.

Per una diagnosi tempe­stiva di tumori collegabili con la produzione, si do­vrebbe seguire la seguente successione di indagini, co­me indirizza il prof. Ca­vallino:

1) identificazione e loca­lizzazione della formazione o del complesso fenomeno­logico sospetto;

2) ricerche su possibili correlazioni tra il reperto e materiali o modalità di lavoro;

3; precisazione della spe­cifica esistenza dì una oc­casione di lavoro attuale o antecedente.

Come per ogni altra neo­plasia, anche per i tumori di origine professionale, la benignità della prognosi è collegata alla tempestività e Precocità della diagnosi: da qui la necessità che, al­meno nei grandi comples­si industriali si instauri, se già non esiste, un sistema­tico controllo periodico di tutti i lavoratori, con i cri­teri sopra esposti, a somi-alianza delle- misure pro­filattiche e diagnostiche già in atto per la tubercolosi.

Il nostro Centro Tumori sta mano a mano adeguan­dosi anche a tale indirizzo. Con l'appoaaio d'una gran­de industria, si stanno svol­gendo esperienze atte a

• prevenire il più subdolo male oggi esistente; si de­ve ovunque tendere a que­sta prevenzione, mettendo il lavoratore nelle condizio­ni migliori, le più iaieniche che vossano evitare il so­pravvento dei fattori onco­geni.

Dell . 6 . VIOLA Assistente del Centro di Diagnosi e Cura dei Tu­

mori di Cremona

maligni sono leggermene superiori nel gruppo oltre i 60 anni (55%). La frequer. za maggiore di mortalità e s ta ta riscontrata da noi nei gruppo composto tra 45 e 65 anni (25% della morta­lità generale degli indiy.-dui dello stesso gruppo).

Nei Paesi che si trovano allo stato del pauperismo. ; decessi per TJ3.C. supera­no di molto quelli per tu­mori maligni. A Ceylon nel 1950 il rapoorto era quasi di 4 : 1 (TJB.C. : cancro >. ed in Giappone, nello stes­so anno, i morti per T.B.C. erano quasi il "doppio a; quelli per cancro.

Nei Paesi a prosperità ge­nerale le cifre di morti per tumori maligni sono, al contrario, molto più alte ri­spetto ai morti per T.B.C. Secondo questo computo la Italia si comporta come i Paesi classificati a prospe­rità generale più spiccati col rapporto 1 : 5,4 e fa­vore, purtroppo, del grup-pò dei cancerosi. (In Ita­lia nel 1953 si ebbero 11.125 morti per T.B.C. e 60.560 morti per tumori maligr. In Svezia e Nuova Zelar, da il rapporto T.B.C. tu­mori maligni era di 1 : 6).

H computo della variabi­lità regionale italiana mo­stra rispetto a questo rap­porto un andamento meno divergente e ciò perchè il numero totale dei morti (comprese tut te le cause i è superiore nelle regioni del settentrione rispetto a quelle del meridione. Tut­tavia detto rapporto ha mostrato ugualmente delle variazioni in armonia alle norme generali enunciate

Infatt i mentre in Basili­cata e Calabria il numero di morti per cancro è stato di quattro volte superiore a quelli per tubercolosi, in Sardegna ed in Puglia di tre volte, per contro in P:e-monte il raoDorto saliva a 7 : 1 (tumori : TJ3.C.) e in Emilia addirittura 9 : 1 .

• Quali sono i fattori che condiz ;onano la diminuzio­ne della mortalità per T. B.C. e l'aumento della mor­talità per cancro nei popoli "a prosperità generale? I miglioramenti economico -sociali dei popoli e l'intro­duzione di efficaci mezzi te­rapeutici nella lotta contro la tubercolosi sono gii ele­menti fondamentali Inter venuti a ridurre sensibil­mente la mortalità per tu­bercolosi, la quale in s e r ­rale è passata in media •.-. un decimo di quella che era all'inizio del secolo. La so­pravvivenza d'un magg e : numero di individui ad un . malattia che (insieme ad altre malattie infetti.-falciava tante vite nen*età infantile e giovanile, ha de­terminato l'invecchiamen--della popolazione nel seri­che ha condotto una quan­tità molto più rilevante d persone alla e. d. età del cancro, cioè a quell'età :r. cui maggiore è l'incidenza della manifestazione tumo­rale. In Italia p. e. la du­ra ta media della vita et­nei 1900 era di 48 anni, nel 1948 è sal ; ta a 58-60 anni In altri t e r rnni si va as.~: stendo ad uno strano pa­radosso e cioè che, miglio­rando le condizioni econo­miche e diminuendo o eli minando le cause che i~ voriscono la tubercolosi, si ottiene un prolungamen"-: della vita media degli uo-m sni che in tal modo rag­giungono semore in un nu­mero crescente, l'epoca del­la vita in- cui più probabile è l'insorgenza del cancro per cui appare dimostrato che nell'interno del gruppo di Paesi che si trovano al lo stadio di pauperismo so­no proprio i p 'ù miseri quelli che hanno una mor­talità per tumore maligno particolarmente debole" in quanto perdono prematu­ramente molti cancerosi potenziali.

Alla luce di queste consi­derazioni apnare errerò che l 'aumento di mortalità per tumore mal'gno e più apparente che reale. Il maggior numero di malati di cancro riscontrato è in­dubbiamente da riferirsi in

' parte al perfez'onamento diagnost-'eo che si va di an­no in anno sempre ohi ac­centuando (i Centri per la diagnosi e la cura dei tu­mori sono una istituzione del tut to recente) in segui­to allo sviluppo delle tec­niche gastroscopiche, bron-coscopiche ed endoscopiche in genere, della radiografia sempre-più sicura e del­l'uso sempre più largo di nuovi metodi di laboratorio nel campo della citologia, delle biopsie per lo studio istologico. Ma la maggior incidenza della mortalità per cancro rispetto alla mortalità generale è unica­mente da attribu ;rsi al nu­mero sempre maggiore de­gli individui che raggiun­gono l'età media o matura della vita, quell'età che ogni anno paga alla morte il maggior contributo di vi­te umane.

Bolt. M. OE JAGO Aiuto del Centro di Dia­gnosi e Cura dei Tumori

di Cremona

i

£i*t« .* .%\^t,X%'V,\^^ jV^S^^> X 'A~CV«