Heidegger Anno Zero : Confronti

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Heidegger anno zero intervista a Donatella Di Cesare (docente di Filosofia teoretica all’Università La Sapienza di Roma, Di Cesare si è appena dimessa dalla vicepresidenza della Martin-Heidegger-Geselleschaft) L’uscita dei primi due volumi dei «Quaderni neri» ha riaperto le polemiche sulle posizioni antisemite del filosofo tedesco. Avviamo qui una riflessione, che proseguirà anche nel prossimo numero, sul ruolo che l’antisemitismo e l’antigiudaismo hanno giocato nella tradizione secolare e religiosa dell’Occidente fino ai nostri giorni. Sono usciti in Germania sotto la cura di Peter Trawny i primi due volumi dei «Quaderni neri» (QN) di Martin Heidegger, il filosofo punto di riferimento della filosofia del Novecento considerato uno dei maggiori di sempre. Tra gli scritti appena editati ci sono passaggi che riguardano gli ebrei, e questo ha riacceso il dibattito sul coinvolgimento del filosofo di Meßkirch col nazismo, e del ruolo dell’antisemitismo nella tradizione del pensiero e della filosofia occidentali. Abbiamo intervistato Donatella Di Cesare, autrice del volume Heidegger e gli ebrei (Bollati Boringhieri, 2014). Professoressa Di Cesare, come sta svolgendosi il dibattito sulla questione Heidegger e antisemitismo? Si parla dei «Quaderni neri», ma mi sembra che pochi li abbiamo realmente letti. Ne nascono quindi giudizi frettolosi e sommari, anche sul web. Vorrei precisare che la mia posizione è diversa ad esempio sia da quella di Severino, che sostiene l’incoerenza di Heidegger nei QN, e quindi la necessità di lasciar da parte queste opere heideggeriane, sia da quella di Gianni Vattimo, che sostiene ora che Heidegger si sarebbe lasciato in qualche modo fuorviare, e le sue sarebbero prese di posizione ideologiche: dottrine e non filosofia. A me sembra che questo distinguo sia molto artificioso. D’altra parte sono lontanissima da posizioni come quella di Emmanuel Faye, che si limita a fare un processo banalizzando ogni questione filosofica. Il punto nodale è che il dibattito nato in questi ultimi mesi è molto diverso da quello degli anni Ottanta. La differenza è che non abbiamo a che fare con documenti storici. Abbiamo davanti le opere di Heidegger. I QN sono testi filosofici che Heidegger ha scritto e di cui ha programmato la pubblicazione. È poco filosofico prendere solo lo Heidegger che ci piace, senza tener conto di questo. Nel dibattito internazionale? Ci sono posizioni analoghe, è il caso per esempio di Günter Figal, che si è dimesso dalla presidenza della Martin-Heidegger-Gesellschaft di Friburgo dicendo di non voler più avere a che fare con Heidegger, decisione che ritengo poco comprensibile: un gesto, a mio giudizio, non filosofico. Mi pare

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Donatella di Cesare

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  • Heidegger anno zerointervista a Donatella Di Cesare

    (docente di Filosofia teoretica allUniversit La Sapienza di Roma, Di Cesare si appena dimessa dallavicepresidenza della Martin-Heidegger-Geselleschaft)

    Luscita dei primi due volumi dei Quaderni neri ha riaperto le polemiche sulle posizioni antisemitedel filosofo tedesco. Avviamo qui una riflessione, che proseguir anche nel prossimo numero, sulruolo che lantisemitismo e lantigiudaismo hanno giocato nella tradizione secolare e religiosadellOccidente fino ai nostri giorni.

    Sono usciti in Germania sotto la cura di Peter Trawny i primi due volumi dei Quaderni neri (QN) diMartin Heidegger, il filosofo punto di riferimento della filosofia del Novecento considerato uno deimaggiori di sempre.

    Tra gli scritti appena editati ci sono passaggi che riguardano gli ebrei, e questo ha riacceso il dibattitosul coinvolgimento del filosofo di Mekirch col nazismo, e del ruolo dellantisemitismo nella tradizionedel pensiero e della filosofia occidentali. Abbiamo intervistato Donatella Di Cesare, autrice del volumeHeidegger e gli ebrei (Bollati Boringhieri, 2014).

    Professoressa Di Cesare, come sta svolgendosi il dibattito sulla questione Heidegger eantisemitismo?

    Si parla dei Quaderni neri, ma mi sembra che pochi li abbiamo realmente letti. Ne nascono quindigiudizi frettolosi e sommari, anche sul web. Vorrei precisare che la mia posizione diversa ad esempiosia da quella di Severino, che sostiene lincoerenza di Heidegger nei QN, e quindi la necessit di lasciarda parte queste opere heideggeriane, sia da quella di Gianni Vattimo, che sostiene ora che Heidegger sisarebbe lasciato in qualche modo fuorviare, e le sue sarebbero prese di posizione ideologiche: dottrinee non filosofia. A me sembra che questo distinguo sia molto artificioso. Daltra parte sono lontanissimada posizioni come quella di Emmanuel Faye, che si limita a fare un processo banalizzando ogniquestione filosofica. Il punto nodale che il dibattito nato in questi ultimi mesi molto diverso daquello degli anni Ottanta. La differenza che non abbiamo a che fare con documenti storici. Abbiamodavanti le opere di Heidegger. I QN sono testi filosofici che Heidegger ha scritto e di cui haprogrammato la pubblicazione. poco filosofico prendere solo lo Heidegger che ci piace, senza tenerconto di questo.

    Nel dibattito internazionale?

    Ci sono posizioni analoghe, il caso per esempio di Gnter Figal, che si dimesso dalla presidenzadella Martin-Heidegger-Gesellschaft di Friburgo dicendo di non voler pi avere a che fare conHeidegger, decisione che ritengo poco comprensibile: un gesto, a mio giudizio, non filosofico. Mi pare

  • che nel dibattito internazionale ci sia pi attenzione per i contenuti. Non voglio dire che in Italia non cisia dibattito, ma chiaro che nel momento in cui usciranno i QN in italiano si amplier la discussione.

    Si apre un problema enorme per il pensiero occidentale. In che modo la filosofia siriappropria dellopera di Heidegger dopo questo anno zero?

    Questa la domanda. Credo che ci si debba mantenere nella complessit, senza cadere nella logica delpro o contro Heidegger. La filosofia deve accettare la complessit. Non che Heidegger siacolpevole di tutto. C una lunga tradizione nella filosofia occidentale. Mi sono chiesta: come mai nonesiste ancora oggi una storia dellantisemitismo nella filosofia? Laltra domanda : quali sono leresponsabilit della filosofia rispetto alla Shoah? Sono convinta che la Shoah non sia solo unaquestione storica, ma anche una questione filosofica.

    In che senso allora rileggere Heidegger?

    Il compito difficile sar quello di rileggere lo Heidegger degli anni Venti (quello per esempio dellaFenomenologia della vita religiosa) ma anche quello degli anni Cinquanta e Settanta, quando affrontala questione della tecnica, in connessione con i QN. Ad esempio quando parla del Mitsein (essere-con), e quindi della comunit, in Essere e tempo (del 1927), a quale comunit pensa? Pensa allacomunit del popolo tedesco? Pensa a una comunit nazionale? C in questo concetto di comunit giinscritta la missione del popolo tedesco nella storia dellessere? Mi sembra una domanda moltointeressante, e di queste domande ce ne saranno parecchie.

    Nel suo libro analizza le differenze tra Heidegger e Carl Schmitt; come vede questorapporto?

    Per me stato molto importante fare il confronto con Schmitt, che ha una posizione simile, ma allostesso tempo molto diversa da Heidegger. Taubes ha definito Schmitt un apocalittico dellacontrorivoluzione: reazionario in tutto ci che dice, ed un giurista. A lui interessa definire chi lebreo dal punto di vista giuridico. Heidegger guarda al concetto di guerra in maniera diversa daSchmitt, nel senso che sa bene che nella guerra possono non esserci n vincitori n vinti, ma quel checonta che si pu finire tutti schiavi della storia dellessere. A questo proposito ci sono dei passi nelvolume nuovo dei QN che deve uscire. Per Heidegger conta molto la storia dellessere, e quindilbergang, il passaggio verso laltro inizio. Il problema che laltro inizio resta un inizio che sidischiude soltanto per il popolo tedesco. Per lui la rivoluzione una rivoluzione aperta solamente allalingua tedesca; Hlderlin il poeta della rivoluzione. Rimane dunque una rivoluzione semprenazionale. Quello che sta venendo alla luce certamente che Heidegger non ha nulla a che fare conun antisemitismo da quattro soldi, il suo un antisemitismo metafisico. Devo dire che quando holetto che per lui lo sterminio lautoannientamento degli ebrei non mi sono sorpresa, perch faparte del suo modo di pensare: nella storia dellessere si arriva a un apice nel quale la tecnica si auto-consuma, e dato che gli ebrei sono agenti della tecnica, restano presi da questo ingranaggio. Certo

  • inquietante; ma coerente con quello che dice. Heidegger vede in questo il punto culminante dellastoria dellessere, che per non viene raggiunto appieno.

    Fare i conti col pensiero di Heidegger, e quindi dellOccidente: cosa ci deve chiamare afare come Europa oggi?

    importante leggere e confrontarsi con Heidegger anche e soprattutto in questa prospettiva, perch infondo nellEuropa attuale crediamo di sapere cosa sia lantisemitismo e cosa sia la Shoah. Credo chequesto non sia vero. Quando si parla oggi di memoria lo si fa secondo me anche in modo sbagliato.Dobbiamo semmai parlare di conoscenza, e conoscere riconoscere. Se non sappiamo coslantisemitismo non possiamo nemmeno riconoscerlo. Quello che avvenuto potrebbe ripetersi. Milasciano perplessa le statistiche sullantisemitismo, non credo che questo serva. necessario semmaiinterrogarsi sulla lunga tradizione dellantisemitismo in Europa e cercare di capire e studiare anchequello dei filosofi. Kant, per esempio, auspica uneutanasia dellebraismo. Certo Heidegger lo dice nel1942, quando sono in funzione i campi di sterminio. Ma anche quello che dice Kant non cosa da poco.

    Siamo oggi di fronte a un nuovo antisemitismo?

    S, una forma nuova che riprende motivi antichi, e che continua ad alimentarsi dellantigiudaismo edella giudeofobia. Noi ci troviamo, che lo vogliamo o no, a vivere allombra di Auschwitz. Enaturalmente c oggi anche la questione dello Stato dIsraele. La gente non sa che Hitler nel MeinKampf sostiene che uno dei grandi pericoli per il mondo sarebbe la costituzione di uno Stato degliebrei (Judenstaat). In nuce si vede che la questione quella della legittimit e del rapporto con la terra.

    La questione dellessere senza terra, quindi nomadi?

    La questione del nomadismo un filo rosso che tiene insieme tutte queste posizioni antisemite, ed daravvisare una certa ignoranza, poich non c stato, in Italia come anche in Europa, quel lavoro distudio e riflessione che sarebbe stato indispensabile. Da qui nascono anche queste nuove forme diantisemitismo.

    A proposito di nomadismo, si trovano passi in Heidegger su rom e sinti?

    No, non ne parla. Parla dei Senegalneger. Heidegger ha questa visione: c lEuropa, che lOccidente;poi ci sono i paesi occidentali; alla periferia i popoli geschichtlos senza storia, ovvero i Senegalneger.Per gli ebrei non cos. Non vivono nella periferia dellOccidente. Sono nellOccidente e devono essereeliminati, non c alcun posto su tutto il pianeta per loro. Mi chiedo quindi anche se lantisemitismopossa essere considerato una forma di razzismo, o se non sia banalizzante definirlo solo cos. Perlebreo lideologia nazista non prevedeva una periferia, un posto, neanche lontano: prevedeva che nonci fosse alcun posto sulla terra.

    intervista a cura di Claudio Paravati

  • (pubblicato su Confronti di aprile 2015)

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    Category: Cultura