Gray Matter

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GRAY MATTER -Genere: thriller con elementi paranormali. -Visuale: sfondi in 2D, personaggi in 3D; la prospettiva di gioco è in terza persona. -Autore: Jane Jensen, la mitica creatrice di Gabriel Knight, ritorna nel mondo delle avventure dopo più di dieci anni. -Produttore/editore: Wizarbox e DTP Entertainment -Data di uscita: novembre 2010. -Lingua: la Collector’s Edition presenta l’audio sia in inglese sia in tedesco, a scelta; lo stesso vale per i sottotitoli. -Voto: 8,5/10 -Requisiti tecnici: Windows XP R 7 Vista. Net Framework 2.0 1. 4 GHz Pentium o equivalente amd 512MB di RAM XP 1GB RAM Scheda video compatibile con DirectX 9 Shader 2. ATI Radeon 9800 Pro, Nvidia Geforce 6200TC SITO UFFICIALE (con demo scaricabile): http://www.graymatter-game.com La storia: come succede spesso nei lavori della Jensen, tutto inizia per una coincidenza che però forse non è davvero tale; il ruolo del caso o del fato, a seconda dei punti di vista, è da subito determinante. In una notte buia e tempestosa Samantha Everett, prestigiatrice e artista di

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GRAY MATTER  

-Genere: thriller con elementi paranormali.

-Visuale: sfondi in 2D, personaggi in 3D; la prospettiva di gioco è in terza persona.

-Autore: Jane Jensen, la mitica creatrice di Gabriel Knight, ritorna nel mondo delle avventure dopo più di dieci anni.

-Produttore/editore: Wizarbox e DTP Entertainment

-Data di uscita: novembre 2010.

-Lingua: la Collector’s Edition presenta l’audio sia in inglese sia in tedesco, a scelta; lo stesso vale per i sottotitoli. 

-Voto: 8,5/10

-Requisiti tecnici: Windows XP R 7 Vista. Net Framework 2.0 1. 4 GHz Pentium o equivalente amd 512MB di RAM XP 1GB RAM Scheda video compatibile con DirectX 9 Shader 2. ATI Radeon 9800 Pro, Nvidia Geforce 6200TC 

SITO UFFICIALE (con demo scaricabile): http://www.graymatter-game.com

La storia: come succede spesso nei lavori della Jensen, tutto inizia per una coincidenza che però forse non è davvero tale; il ruolo del caso o del fato, a seconda dei punti di vista, è da subito determinante. In una notte buia e tempestosa Samantha Everett, prestigiatrice e artista di strada, cerca di raggiungere Londra ma si ritrova invece nei pressi di Oxford, in una gotica villa dal nome minaccioso di Dread Hill House. Per una serie di equivoci che Sam all’inizio non ha interesse a chiarire, si ritrova assunta come assistente del padrone di casa, il dottor David Styles.

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Styles aveva tutto: era ricco, bello, giovane, un’autorità nel campo della neurobiologia, una moglie bellissima e adorata. Un terribile incidente ha spezzato però la sua vita e ora lo scienziato vive come un recluso, isolato nella sua villa, chiuso nei laboratori sotterranei, ossessionato dalla possibilità di contattare lo spirito di Laura, la moglie defunta nell’incidente, attraverso le sue conoscenze scientifiche.

Il primo compito di Sam è quello di cercare sei volontari per un esperimento che Styles intende condurre sull’attività cerebrale e i suoi effetti concreti. Sembra un normale esperimento scientifico, ma i risultati si rivelano molto diversi dalle aspettative, al punto che Sam si convince che qualcuno stia inscenando una truffa ai danni dello scienziato, tanto più che nella casa sembra circolare una presenza inquietante. Chi sarà il colpevole? Uno degli studenti? Uno dei nemici che Styles si è fatto nel mondo accademico per le sue teorie poco ortodosse? Contemporaneamente Sam è impegnata nella soluzione di alcuni enigmi che le garantiranno l’accesso al prestigioso Daedalus Club, consentendole di diventare una prestigiatrice riconosciuta. Anche David inizia però ad indagare, soprattutto perché nei suoi esperimenti privati sembra che lo spirito di Laura stia cercando di metterlo in guardia …ma da chi?

Grafica e audio: gli ambienti sono molto suggestivi e ricchi di dettagli; in particolare, risulta molto bella e precisa la ricostruzione di Oxford e dei suoi edifici storici. Tuttavia, ad un esame più attento, si possono notare alcuni limiti, legati probabilmente a problemi di budget: poche animazioni, frequente ricorso alIa dissolvenza al nero per azioni di una certa complessità … I personaggi sono talvolta un po’ legnosi e sembrano scivolare più che correre sui pavimenti, ma tutto sommato accettabili. Difficile invece da digerire la scelta di far apparire sullo schermo le “miniature” dei personaggi durante i dialoghi: dovrebbero supplire alla scarsa animazione facciale, ma francamente sono insipide e piuttosto bruttine. Altrettanto discutibile, a mio parere, la decisione di illustrare i filmati di intermezzo (cutscenes) con animazioni semi-statiche: il risultato è “fumettoso” ma anche piuttosto approssimativo.

Le musiche sono pervasive senza essere invadenti e decisamente di atmosfera: il compositore è Robert Holmes, lo stesso di Gabriel Knight, e in alcuni momenti ci sono dei rimandi molto forti a brani della saga dello Schattenjaeger. I due protagonisti

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hanno ciascuno il proprio tema musicale ricorrente: suggestivo e struggente quello di David. Molto bella la canzone finale dei Scarlet Furies, la band della figlia di Holmes. Nella Collector’s Edition è presente anche il cd con la colonna sonora. Il doppiaggio inglese è ottimo: ogni personaggio è ben caratterizzato ed espressivo, con i giusti accenti in base alla provenienza (scozzese per Angela ed esotico per Helena, le studentesse coinvolte negli esperimenti, americano per Sam). Una menzione speciale per la voce di David, profonda, ricca di sfumature e davvero incisiva.

Sistema di controllo e interazione: il gioco si presenta come un’avventura punta e clicca di stampo tradizionale; la visuale è a direzione fissa, il mouse è utilizzato per ogni azione e il puntatore si modifica a seconda delle azioni necessarie, suggerendo ciò che si deve fare e facilitando quindi non poco il compito del giocatore. L’inventario è classico, a scorrimento nella parte alta dello schermo. Nel gioco si controllano alternativamente Sam e David, a seconda dei capitoli. Da segnalare il fatto che sono possibili solo venti salvataggi, tuttavia le caratteristiche del gioco li rendono più che sufficienti.

Enigmi: si tratta infatti di un gioco relativamente facile, almeno per gli standard a cui la Jensen ci aveva abituato. In questo gioco, a differenza della saga di Gabriel Knight, non si muore, anche se un paio di volte ci si arriva vicino, e non è possibile infilare vicoli ciechi. In un certo senso lo sviluppo della storia è lineare e il giocatore è guidato, a volte molto chiaramente, verso la risoluzione degli enigmi. Anche se gli enigmi da risolvere spesso sono numerosi (utilissima in questo senso la barra di controllo che si attiva in alto nello schermo e che permette di vedere quanti enigmi ci sono per capitolo e a che punto siamo con ognuno di essi), si possono risolvere in contemporanea e senza un ordine preferenziale. Molti di essi sono classici, cioè si possono risolvere combinando o usando gli oggetti giusti o leggendo con attenzione i numerosi documenti presenti nel gioco, soprattutto nella parte relativa a David, che consulta una documentazione scientifica di tutto rispetto e, come sempre con Jane Jensen, fondata su una bibliografia reale (indicata nel manuale del gioco). L’unica, vera difficoltà per chi non mastica bene l’inglese potrebbero essere i puzzle linguistici del Daedalus Club, ma un buon dizionario o un amico anglofono dovrebbero bastare.

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L’elemento innovativo è la presenza dei trucchi di magia di Sam, che però presentano una difficoltà solo tecnica: una volta capito come adattare alla situazione del momento uno dei trucchi presenti sul libretto che Sam ha con sé, è solo questione di seguire le istruzioni. Si tratta a mio avviso di una buona idea che non è stata però del tutto sfruttata. La sola nota negativa è, a mio parere, un eccesso di pignoleria in alcuni enigmi, che costringono il giocatore al cosiddetto pixel hunting, cioè a dover cliccare centimetro per centimetro tutto lo schermo alla ricerca del posto o dell’oggetto esatto.

Commento: come si sa, il gioco ha avuto una gestazione lunga e travagliata, che ha portato le aspettative dei fan di Jane Jensen a livelli parossistici (doveva uscire nel 2004!). Inevitabile, dunque, che di fronte al prodotto finito qualcuno possa essere deluso, tuttavia, anche se non si tratta di un capolavoro epocale, rimane comunque ben al di sopra della media. Il motivo è molto semplice: la signora Jensen sa scrivere e quando scrive dà profondità a storia e personaggi; al di là degli enigmi, che per alcuni saranno troppo semplici, il gioco colpisce per il modo in cui crea un mondo e lo popola di personaggi plausibili e articolati.

Il tema ricorrente del gioco è che l’apparenza inganna: Dread Hill House vista di notte sembra il castello di Dracula, di giorno si rivela una dimora signorile e niente affatto cupa; Samantha sembra la classica tipa tosta, un animale di strada, ma legge i poeti romantici e cerca disperatamente il suo posto in una società ostile; David avrebbe tutte le caratteristiche dello “scienziato pazzo” da film horror di serie B, in realtà è un uomo disperato e solo, afflitto dal senso di colpa che gli impedisce di elaborare il lutto, gli studenti hanno tutti qualcosa da nascondere, ecc. In quest’ottica, tanti piccoli dettagli si rivelano significativi via via che la storia si sviluppa, lasciando che sia il giocatore a mettere insieme i pezzi per inquadrare le varie personalità.

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Significativa è poi la dinamica che si crea tra i due protagonisti, in cui si rovescia lo schema della coppia storica Gabriel Knight-Grace Nakimura: qui Sam è l’elemento attivo, in contatto con l’esterno, David invece incarna la parte “riflessiva”, anche se man mano che la storia procede i ruoli si faranno più sfumati. È interessante anche il loro diverso approccio alla vicenda: David, lo scienziato, è però pronto a lasciare aperte ipotesi soprannaturali, Sam, da brava illusionista, è scettica fino al midollo. Il loro rapporto fa scintille fin da subito, ma in poco tempo si evolve in un profondo rispetto reciproco.

Le tematiche che il gioco affronta non sono da poco; si va dal peso della morte e della perdita a questioni tra lo scientifico e il filosofico: che ruolo ha la nostra mente nel plasmare la realtà che ci circonda? Cosa sappiamo davvero dei poteri del nostro cervello? Eppure tutto questo non viene mai trasmesso in modo pedante o noioso, anzi, il giocatore entra nel mondo creato da Jane Jensen quasi naturalmente, senza sforzo.

In conclusione, pur presentando degli enigmi relativamente semplici, Gray Matter merita di essere giocato per la sua profondità e per la solidità della storia e dei personaggi, che probabilmente potrebbero tornare per una nuova avventura. Speriamo solo di non dover aspettare altri dieci anni!

Christabel