Evoluzione
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Economy & Finance
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GLI ELOGI INCOERENTI? QUANDO NON SE NE SEGUE
L’ESEMPIO…
Osservate questo grafico.
C’è chi non riesce ad andare oltre per rendersi conto che l’asset allocation dinamica è alla base di un buon
investimento, sempre e comunque. Allora li aiutiamo noi: il grafico mostra chiaramente come di anno in anno l’asset
allocation strategica dei migliori gestori americani sia sempre diversa dalle precedenti e non di certo a causa della variazione dei mercati! A questi studiosi nessuno chiede un
Nav certificato, perché ormai chiunque sa che l’unico Nav che conta è quello del cliente o quello di un portafoglio gestito
secondo determinati criteri.
Facciamo fatica a comprendere una mancanza di coerenza tra l’enfatizzare un grafico simile (che non è altro che un validissimo studio suffragato da portafogli reali pubblici) e proporsi al mercato con un protocollo
disciplinare totalmente diverso nonchè agganciato ad un processo di asset allocation strategico statico. Non
troviamo abbia molto senso ammirare un grafico che cambia le asset nel corso del tempo e non prenderne
esempio… I risultati ottenuti da Yale e Harvard tengono chiaramente conto di quanto la variazione nel corso del
tempo della composizione del portafoglio sia stata determinante sui rendimenti che hanno ottenuto.
Il grafico è la prova matematica di come la dinamicità dei mercati imponga necessariamente un modello di investimento che si sappia adeguare ai trend in atto, se si vogliono ottenere rendimenti maggiori con minori rischi. Per chi propone l’asset statica, il futuro dice chiaramente che portafogli banali e di
facile composizione non avranno più bisogno di un processo di consulenza, ma saranno proposti dai roboadvisor. Una
consulenza evoluta dovrà sganciarsi da un territorio non più fertile e abbracciare nuove frontiere.
Sappiamo che è dura da digerire per i buy/holder, ma questo è. Oggi sappiamo, grazie alla nostra voglia d’imparare sempre ed
alla storia che ci insegna continuamente, che la Frontiera Efficiente non esiste: o meglio la frontiera efficiente di oggi non
sarà mai quella di domani e quindi non ha senso proporre un protocollo di investimento che guardando al passato, ripropone portafogli con le medesime aspettative. Questo non siamo noi a sostenerlo ma Yale e Harvard. Se fosse vero che il passato è una certezza per il futuro, sarebbe troppo semplice investire e non occorrerebbe il contributo prezioso dei consulenti finanziari. Enfatizzare il valore delle frontiere efficienti? Brutta storia, o meglio, pessima fiaba da raccontare ai clienti. Noi amiamo il
“dubbio”, che è il “padre della ricerca”.
La ricerca sta alla base del nostro mestiere e l’evoluzione condiziona positivamente i nostri
risultati. L’atavismo e la passività non solo abortiscono il progresso, ma alimentano la
regressione. Se l’essenza dei mercati è dinamica, l’unico protocollo che può trarne un serio beneficio dev’essere dinamico, col presupposto fondamentale che le abilità gestionali non saranno mai durature in bene o in male. Il compra e tieni ha perso credibilità
nella sua staticità e nei suoi orizzonti temporali “stirati” all’esasperazione: la realtà ci descrive un mercato in cui si vende e si compra costantemente,
allora cosa succederebbe se tutti comprassimo e basta? Vi mostriamo un grafico che ci ha fatto venire il
dubbio sul come si possa vendere ad un cliente un protocollo buy/hold...
Come si fa a consigliare di rimanere investiti, se gli obiettivi del cliente sono ormai mediamente di breve termine? La
storia è sempre quella: evoluzione o estinzione. A voi consulenti la scelta. Chi ha voglia d’imparare, lo faccia
sempre, ma lo faccia bene. Chi vuole andare “a scuola dai migliori”, deve andarci con la mente aperta e fuori dagli
schemi bancari preimpostati. Chi vuole andare “a scuola dai migliori” deve convincersi che imparare vuol dire evolversi:
viste le ultime trovate mediatiche, ricordiamoci che la finanza è una giungla in cui le scimmie non vincono.