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8 G I O R N A L E C A T T O L I C O T O S C A N O V ita 8 n. Anno 111 DOMENICA 24 FEBBRAIO 2008 1 Poste italiane s.p.a. Sped. in a.p. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma, 2, DCB Filiale di Pistoia Direzione, Redazione e Amministrazione: PISTOIA Via Puccini, 38 Tel. 0573/21293 Fax 0573/25149 sito internet: www.settimanalelavita.it e_mail: [email protected] Abb. annuo 40 (Sostenitore 60) c/c p.n. 11044518 Pistoia La ino dai suoi primi interventi, forse con sorpresa di qualcuno, Benedetto XVI ha ripreso con forza gli insegnamenti del Con- cilio e dei suoi predecessori per quanto concerne l’impegno dei cristiani nel campo socio-politico. Parlando dell’Eucari- stia (si direbbe l’argomento più lontano da questi problemi): “il mistero dell’Eucaristia ci abilita e ci spinge ad un impe- gno coraggioso nelle strutture di questo mondo per portarvi quella novità di rapporti che ha nel dono di Dio la sua fonte inesauribile”. C’è da ricordare che il cambiamento delle strutture è tipico dell’attività politica in senso stretto. Nonostante tutti questi richiami, si sta diffondendo una men- talità di tipo spiritualistico per quanto riguarda i comportamenti del cristiano e della comunità cristiana, che sa tanto di un ritorno al passato e di un ennesimo svisamento del Concilio Vaticano II. Si sta parlando di spiritualismo, non di spiritualità, dando per scontato che il suffisso ‘ismo’ stia a indicare una esasperazione e un disordine capaci di minare alla base anche le realtà fondamen- tali della fede cristiana. L’impegno a curare sempre di più e sempre meglio la vita spirituale dell’intero popolo cristiano è certamente da assecondarsi senza stanchezze e senza timori, ma l’equilibrio difficile fra la spiritualità e l’impegno, fra l’escatologia e l’incarna- zione, solennemente affermato all’interno della Chiesa dopo tante discussioni e tante polemiche, va salvaguardato con una attenzione scrupolosa da parte di tutti. Se non andiamo errati, questo è un nuovo pericolo che si prospetta ai nostri giorni. Proprio per questo non è certamente superfluo o fuori luogo ripensare alle grandi moti- vazioni che ci sono state tramandate dal passato. Un passato consacrato e arricchito non soltanto da una rifles- sione mai venuta meno nel corso del tempo, ma anche dalla testi- monianza di tanti cristiani che hanno lasciato il segno del loro passaggio in un universo particolarmente ostico e difficile, pieno di insidie e di pericoli, qual è quello della vita politica. Un rilievo che vale specialmente per il nostro Paese che ha conosciuto una invi- diabile fioritura di politici cristiani quasi del tutto ignota ad altri Paesi. Si tratta di veri e propri giganti che ci portano sulle spalle e che ci permettono così di vedere ancora più lontano di quanto han- no potuto fare loro. La dimenticanza della loro lezione è una delle colpe più pesanti che gravano oggi sulla comunità cristiana e che coinvolgono in particolare i responsabili di essa. Anche dal punto di vista della vita spirituale e della vera e propria santità, si può dire che non c’è stata nel nostro Paese una categoria così beneme- rita come quella dei nostri politici. Come è stata possibile una tale dimenticanza, che somiglia molto a un vero e proprio tradimento? La domanda andrebbe rivolta a più d’uno dei nostri responsabili. Certe simpatie rivolte in altre direzioni non hanno nessuna possibi- lità di giustificazione. Impegno imprescindibile dell’uomo in quanto uomo, la politi- ca interpella il cristiano con argomenti ancora più pressanti. Una lunghissima tradizione risalente alle consunte pagine del Primo Testamento ha dato origine a un pensiero sociale che si è arricchito e potenziato con il trascorrere del tempo. Per esso, non solo la poli- tica appare come una delle attività più nobili dell’uomo, ma, aven- do di mira il bene della collettività, essa diventa anche una mani- festazione e un esercizio della fede, della speranza e della carità, cioè degli atteggiamenti esistenziali del cristiano. Della fede come risposta alle interpellanze della Parola di Dio, della speranza come anticipazione e preparazione della città escatologica, della carità come attenzione ai bisogni di tutti gli uomini, in particolare dei più bisognosi e meno avvantaggiati. Il disimpegno politico assume in sé le sembianze di una vera e propria abdicazione, oggettivamente almeno non esente dalle responsabilità morali e quindi dalla colpa. Il cristiano che si impegna in politica non è così fuori ambiente, ma esattamente nella sua propria casa. L’essenziale è che egli all’in- terno di essa si collochi nella posizione giusta. In un momento di crisi quasi inestricabile come il nostro, è necessario rifarsi ai prin- cipi fondamentali che la ragione e la rivelazione hanno elaborato nel corso del tempo. Un compito che, prima della fede, richiede il contributo della ragione, a cui la fede rimane sostanzialmente col- legata. Ragione e fede (fides et ratio) unite insieme per dare risposte probanti a uno dei problemi più assillanti della società umana. Una considerazione da tenersi presente ai fini di una retta impostazione della necessaria laicità. Giordano Frosini F No allo spiritualismo Il Papa e la ragione Spenti i fari sulla questione della Sapienza, è possibile ora gettare uno sguardo più sereno sui concetti che Benedetto XVI ha espresso più volte e che avrebbe ripetuto nell’incontro programmato all’Università di Roma MURA 2 all’interno 4 Fisco e famiglia Occorre ridare alle famiglie il posto che meritano anche sul tema del fisco. Questo il tema del Forum annunciato per il 2 marzo ALFARO 15 P echino alla prova del vero sviluppo La Ci na festeggi a il n uovo anno, quello della consacrazione come potenza economica CARU SONE 14 Riflessioni dopo l’episodio di Napoli Disorientamento per il blitz della polizia nei confronti della donna che aveva subito un intervento terapeutico, e anche per la questione enfatica di quanto è successo ALFARO

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8G I O R N A L E C A T T O L I C O T O S C A N O

V ita 8n.

Anno 111

DOMENICA24 FEBBRAIO 2008

€ 1

Poste italiane s.p.a. Sped. in a.p.D.L. 353/2003 (conv. inL. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma, 2, DCB Filiale di PistoiaDirezione, Redazionee Amministrazione:PISTOIA Via Puccini, 38Tel. 0573/21293 Fax 0573/25149sito internet: www.settimanalelavita.ite_mail: [email protected]. annuo € 40(Sostenitore € 60)c/c p.n. 11044518 Pistoia

Laino dai suoi primi interventi, forse con sorpresa di qualcuno, Benedetto XVI ha ripreso con forza gli insegnamenti del Con-cilio e dei suoi predecessori per quanto concerne l’impegno dei cristiani nel campo socio-politico. Parlando dell’Eucari-stia (si direbbe l’argomento più lontano da questi problemi): “il mistero dell’Eucaristia ci abilita e ci spinge ad un impe-gno coraggioso nelle strutture di questo mondo per portarvi quella novità di rapporti che ha nel dono di Dio la sua fonte

inesauribile”. C’è da ricordare che il cambiamento delle strutture è tipico dell’attività politica in senso stretto.

Nonostante tutti questi richiami, si sta diffondendo una men-talità di tipo spiritualistico per quanto riguarda i comportamenti del cristiano e della comunità cristiana, che sa tanto di un ritorno al passato e di un ennesimo svisamento del Concilio Vaticano II. Si sta parlando di spiritualismo, non di spiritualità, dando per scontato che il suffisso ‘ismo’ stia a indicare una esasperazione e un disordine capaci di minare alla base anche le realtà fondamen-tali della fede cristiana. L’impegno a curare sempre di più e sempre meglio la vita spirituale dell’intero popolo cristiano è certamente da assecondarsi senza stanchezze e senza timori, ma l’equilibrio difficile fra la spiritualità e l’impegno, fra l’escatologia e l’incarna-zione, solennemente affermato all’interno della Chiesa dopo tante discussioni e tante polemiche, va salvaguardato con una attenzione scrupolosa da parte di tutti. Se non andiamo errati, questo è un nuovo pericolo che si prospetta ai nostri giorni. Proprio per questo non è certamente superfluo o fuori luogo ripensare alle grandi moti-vazioni che ci sono state tramandate dal passato.

Un passato consacrato e arricchito non soltanto da una rifles-sione mai venuta meno nel corso del tempo, ma anche dalla testi-monianza di tanti cristiani che hanno lasciato il segno del loro passaggio in un universo particolarmente ostico e difficile, pieno di insidie e di pericoli, qual è quello della vita politica. Un rilievo che vale specialmente per il nostro Paese che ha conosciuto una invi-diabile fioritura di politici cristiani quasi del tutto ignota ad altri Paesi. Si tratta di veri e propri giganti che ci portano sulle spalle e che ci permettono così di vedere ancora più lontano di quanto han-no potuto fare loro. La dimenticanza della loro lezione è una delle colpe più pesanti che gravano oggi sulla comunità cristiana e che coinvolgono in particolare i responsabili di essa. Anche dal punto di vista della vita spirituale e della vera e propria santità, si può dire che non c’è stata nel nostro Paese una categoria così beneme-rita come quella dei nostri politici. Come è stata possibile una tale dimenticanza, che somiglia molto a un vero e proprio tradimento? La domanda andrebbe rivolta a più d’uno dei nostri responsabili. Certe simpatie rivolte in altre direzioni non hanno nessuna possibi-lità di giustificazione.

Impegno imprescindibile dell’uomo in quanto uomo, la politi-ca interpella il cristiano con argomenti ancora più pressanti. Una lunghissima tradizione risalente alle consunte pagine del Primo Testamento ha dato origine a un pensiero sociale che si è arricchito e potenziato con il trascorrere del tempo. Per esso, non solo la poli-tica appare come una delle attività più nobili dell’uomo, ma, aven-do di mira il bene della collettività, essa diventa anche una mani-festazione e un esercizio della fede, della speranza e della carità, cioè degli atteggiamenti esistenziali del cristiano. Della fede come risposta alle interpellanze della Parola di Dio, della speranza come anticipazione e preparazione della città escatologica, della carità come attenzione ai bisogni di tutti gli uomini, in particolare dei più bisognosi e meno avvantaggiati. Il disimpegno politico assume in sé le sembianze di una vera e propria abdicazione, oggettivamente almeno non esente dalle responsabilità morali e quindi dalla colpa.

Il cristiano che si impegna in politica non è così fuori ambiente, ma esattamente nella sua propria casa. L’essenziale è che egli all’in-terno di essa si collochi nella posizione giusta. In un momento di crisi quasi inestricabile come il nostro, è necessario rifarsi ai prin-cipi fondamentali che la ragione e la rivelazione hanno elaborato nel corso del tempo. Un compito che, prima della fede, richiede il contributo della ragione, a cui la fede rimane sostanzialmente col-legata. Ragione e fede (fides et ratio) unite insieme per dare risposte probanti a uno dei problemi più assillanti della società umana. Una considerazione da tenersi presente ai fini di una retta impostazione della necessaria laicità.

Giordano Frosini

FNo allo spiritualismo

Il Papa e la ragioneSpenti i fari sulla questione dellaSapienza, è possibile ora gettareuno sguardo più sereno sui concetti che Benedetto XVIha espresso più voltee che avrebbe ripetuto nell’incontro programmato all’Università di RomaMURA

2all’interno

4

Fisco e famigliaOccorre ridare alle famiglie il posto che meritanoanche sul tema del fisco.Questo il temadel Forumannunciatoper il 2 marzoALFARO

15

Pechinoalla provadel verosviluppoLa Cina festeggiail nuovo anno,quello dellaconsacrazionecome potenzaeconomicaCARUSONE

14

Riflessioni dopol’episodio di NapoliDisorientamento per il blitzdella polizia nei confrontidella donna che aveva subitoun intervento terapeutico,e anche per la questione enfatica di quanto è successoALFARO

2 n. 8 24 FEBBRAIO 2008LaVitain primo piano

S i sono spenti ormai i fari dei media sull’episodio del mancato Discorso di Benedetto XVI all’Università della Sapienza di Roma, ed è pertanto possibile gettare uno sguardo più sereno, e soprat-tutto “accademico”, sul signi-fi cato di quell’”allargamento degli orizzonti della ragione” proposto da Benedetto XVI non solo nel suo magistero, ma in tutti i suoi scritti, fi n da quando era professore all’Università di Monaco. E scopriamo allora, forse con sorpresa per quanti ritengono il magistero di Benedetto XVI alleato di una visione fondamentalista della fede, che viceversa viene proposta una così stretta alleanza tra la fede e la ragione, che essa viene denominata esplicita-mente come esigenza di un “nuovo illuminismo”. È im-portante sottolineare questo termine e il signifi cato che Benedetto XVI gli attribuisce: esso non signifi ca solo, kan-tianamente, “l’uscita dell’uo-mo dallo stato di minorità” intesa come “incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro”; ma indica soprattutto un “sa-pere aude” capace di ricono-scere tutte le dimensioni del logos dell’uomo, compresa la sua apertura alla dimensione etica e religiosa.

IL CONFRONTOCON HABERMAS

È possibile riconoscere in questa accezione di illumini-smo anche l’infl uenza di Jür-gen Habermas, il pensatore contemporaneo che ha voluto confrontarsi esplicitamente con l’allora teologo Ratzin-ger sul tema del rapporto fede-ragione nel mondo secolarizzato (cfr J.Habermas-J.Ratzinger, Ragione e fede in dialogo, a cura di G.Bosetti, Marsilio, Venezia 2005). Ma “illuminismo” signifi ca per Joseph Ratzinger soprattutto l’esercizio del logos nella ricerca della verità, che ha avuto la prima origine nel mondo greco, ha ottenuto la sua consacrazione con le scel-te culturali della Chiesa pri-mitiva, ed ha continuato ad esercitare i suoi infl ussi nella modernità, tanto da poter giungere alla conclusione che lo stesso illuminismo storico, nonostante la sua istanza antireligiosa e anticristiana, è un frutto del cristianesimo e dell’alleanza che fi n dagli ini-zi esso ha stretto con il logos. Già nel contesto della cultura antica - scriveva il teologo Jo-seph Ratzinger nella celebre Introduzione al cristianesimo (tr. it. Queriniana, Brescia) - “il cristianesimo primitivo fece con piglio audace e risoluto la sua scelta, la sua decantazione, optando per il Dio dei fi losofi contro gli dèi

Una lezionedi illuminismo

contemporanea.

IL DISCORSODELLA SAPIENZA

È questo il contesto fi losofi co e teologico che ha dato origine al Discorso non pronunciato alla Sapienza, il quale ne ripercorre sinte-ticamente le tappe: l’univer-sità come luogo della libera ricerca della verità, e come istituzione indispensabile per la società; la necessità di una collaborazione preziosa tra la ragionevolezza delle istanze religiose, proprie del-la Chiesa, e le ragioni di una cultura secolare che non si racchiuda solo in una “razio-nalità a-storica”, ma sappia comprendere (vichianamen-te) il patrimonio custodito nelle “tradizioni storiche” e religiose; il ricordo di Socrate, maestro insuperabile del-l’illuminismo greco, il quale comprese, come mostra il dialogo Eutifrone, la necessità di appellarsi al logos contro il mythos e soprattutto il pro-fondo legame che unisce la verità alla bontà ed alla giu-stizia; il riferimento all’etica dell’”argomentazione verita-tiva” di Jürgen Habermas, a motivo del “fatto che Haber-mas parli della sensibilità per la verità come di elemento necessario nel processo di argomentazione politica, reinserendo così il concetto di verità nel dibattito fi loso-fi co ed in quello politico”; l’importanza di Tommaso D’Aquino per la Chiesa, a motivo del riconoscimento dell’autonomia della ragione fi losofi ca rispetto alla fede ed alla teologia; e infi ne l’ap-pello a riconoscere nella fede cristiana, fondata sul Logos, non una nemica, ma piuttosto “una forza purifi catrice per la ragione stessa, che aiuta ad essere più se stessa”.

La lezione di illuminismo di Benedetto XVI si conclu-de pertanto in un grande appello all’uomo occiden-tale, erede dell’illuminismo greco e di quello cristiano, affi nché la sua ragione non si rimpicciolisca perdendo il coraggio della verità, non si pieghi “davanti alla pressione degli interessi e all’attrattiva dell’utilità, costretta a ricono-scerla come criterio ultimo”, fi nendo così per divenire disumana. Un appello che vuole essere anche una inie-zione di speranza, perché “il messaggio cristiano, in base alla sua origine, dovrebbe essere sempre un incoraggia-mento verso la verità e così una forza contro la pressione del potere e degli interessi”.

contemporanea.

Dopo la mancata visita a La Sapienza

di Gaspare Mura

S Una lezioneB E N E D E T T O X V I

delle religioni... Così facendo, la chiesa primitiva buttava decisamente nella spazzatura l’intero cosmo delle antiche religioni, considerandole un ammasso di imbrogli e di belle ma inconsistenti fole, e spiegando la sua propria fede così: quando noi parliamo di Dio, non intendiamo e non veneriamo nulla di tutto questo; adoriamo invece unicamente l’Essere stesso, quello che i fi losofi hanno intravisto come il fondamen-to d’ogni essere, come il Dio imperante su tutte le potenze: solo questo è il nostro Dio... La scelta così presa comportò l’opzione per il ‘lógos’ contro ogni sorta di ‘mythos’, la defi nitiva demitizzazione del mondo e della religione”. In altri termini, il cristianesimo ha operato nei confronti della cultura antica, e poi lungo tutto il corso della sua storia, una profonda opera di “de-mitizzazione” in nome della verità del logos, analoga alla demitizzazione operata in Grecia dalla fi losofi a (Senofa-ne, Socrate, Platone), ovvero quella del “movimento del ‘lógos’ contro il ‘mythos’, così come si era andato svolgendo ad opera dello spirito greco nell’illuminismo fi losofi co, e che avrebbe infi ne dovuto necessariamente condurre all’abbattimento degli dèi”, corrispondente, nel mondo ebraico, alla fede dei profeti nei confronti delle religioni orientali. Una demitizzazio-ne, quella della fi losofi a e poi del cristianesimo primitivo, che “dava tutta l’impressione d’una irreligiosità, sembrava un rinnegamento della reli-gione, e quindi ateismo bell’e buono”. Non è un caso che Socrate venne condannato per “ateismo”, così come i primi cristiani: “Voi, scriveva san Giustino, ci condannate come atei perché non cre-diamo ai vostri falsi dèi”. “E invece - continua Benedetto XVI - nel sospetto di ateismo col quale dovette battersi il cristianesimo primitivo, si riconosce chiaramente il suo orientamento spirituale, la sua opzione decisa, che scarta inesorabilmente la religione del suo tempo ridotta a mera consuetudine priva di verità, per aderire risolutamente alla verità dell’essere”.

Ritorna sovente, negli scritti di Benedetto XVI, un’ espressione grandiosa di Ter-tulliano, che sintetizza bene questa scelta irrevocabile del cristianesimo nei confronti del logos: “Cristo ha afferma-to di essere la verità, non la

che sarà fatta propria dal maggiore fi losofo italiano che, sotto molteplici aspetti fu antagonista di Galileo e anticipatore dell’illuminismo, ovvero Giambattista Vico (1668-1744), il quale, proprio per completare la nozione di scienza di Galileo sostenne che la ragione umana ha il compito di indagare un campo più vasto della natu-ra, costituito dalle creazioni spirituali dell’uomo nella sua storia, mediante un metodo che non è quello delle scienze della natura ma, come titola la sua principale opera, è piuttosto quello di una Scien-za nuova, ovvero la scienza dell’uomo.

“CONFORMISMO GHIBELLIANO”

In un articolo apparso recentemente sul Corriere della sera (12.2.08), Ernesto Galli Della Loggia ha parlato di “conformismo ghibelli-no” e di “libertarismo da cubiste” a proposito di tanti intellettuali che, ancorati ad una idolatria della scienza di tipo arcaico, non riescono più a comprendere le nuove istanze di “un’etica pubblica diffusa”, imposte da tra-sformazioni epocali, quali la globalizzazione e l’invasione delle tecnoscienze nella sfera individuale, e di cui oggi solo la Chiesa sembra farsi inter-prete. Da noi, scrive Galli Della Loggia, “si cercherebbe invano un Habermas, un Gauchet, un Didier Sicard, che animano di dubbi e di domande la discussione in altri paesi”; e questo perché, possiamo aggiungere, questi autori sono espressione di un nuovo illuminismo, che è capace di comprendere l’importanza che un logos pensoso della verità integrale dell’uomo riveste per il futu-ro della convivenza umana. E questo è appunto il mes-saggio di Benedetto XVI, il quale chiama anche la Chiesa e le religioni ad “allargare gli orizzonti della ragione”, confrontandosi con le nuove sfi de del mondo: “La fede - scrive ancora Joseph Rat-zinger nel volume Svolta per l’Europa - non cresce a partire dal risentimento e dal rifi uto della razionalità, ma dalla sua fondamentale affermazione e dalla sua inscrizione in una ragionevolezza più grande”. Fa parte del “nuovo illumini-smo” proposto da Benedetto XVI, la tesi che la ragione secolare e laica è chiamata a confrontarci con le istanze etiche proposte dalla Chiesa e dalle religioni; ma anche che queste sono chiamate ad allargare il loro orizzonte di comprensione prendendo sul serio le domande e le provo-cazioni che provengono dalla più accreditata e seria cultura

consuetudine” (De virginibus velandis,I,1). In questa audace espressione è racchiuso il fondamento teologico del-l’”illuminismo” cristiano sostenuto da Benedetto XVI, della sua scelta della verità del logos contro ogni mito, ogni consuetudine acquisita acriticamente; e di conseguen-za, anche la scelta della verità del logos contro i “nuovi miti” eretti da quelle espres-sioni della cultura moderna che hanno trasformato i miti in “ideologie” senza verità e senza etica.

IN PRINCIPIO,LA RAGIONE

È in questo contesto insie-me teologico e fi losofi co che vanno collocate e comprese anche quelle espressioni del pontefi ce che hanno suscitato una reazione, paradossal-mente, persino in chi crede di rifarsi all’illuminismo. Innanzitutto la citazione di Manuele II Paleologo, inserita nella Lectio magistralis di Re-gensburg: “Non agire con il logos è contrario alla natura di Dio”; e questo perché, spie-ga la Lectio, “Dio agisce con logos. Logos signifi ca insieme ragione e parola - una ragione che è creatrice e capace di co-municarsi ma, appunto, come ragione... In principio era il logos, e il logos è Dio, ci dice l’evangelista. L’incontro tra il messaggio biblico e il pensie-ro greco non era un semplice caso”; e in effetti “questo

incontro, al quale si aggiunge successivamente ancora il pa-trimonio di Roma, ha creato l’Europa e rimane il fonda-mento di ciò che, con ragione, si può chiamare Europa”, anche nelle sue ricadute e nei suoi smarrimenti.

E in secondo luogo la ci-tazione del fi losofo agnostico Paul K.Feyerabend, il quale, in base alla più avanzata ri-fl essione sullo statuto episte-mologico delle teorie scienti-fi che, aveva sostenuto che “la Chiesa dell’epoca di Galileo si attenne alla ragione più che lo stesso Galileo”. Affermazione questa che sarebbe condivisa dai maggiori fi losofi della scienza, perché non vuole signifi care una condanna di Galileo, ma semplicemente che la concezione galileiana della scienza come oggettiva e inconfutabile conoscenza del-la realtà è stata superata da tutta la fi losofi a della scienza posteriore al positivismo; e che di conseguenza, proprio alla luce dell’odierna episte-mologia, appare più “raziona-le” la posizione della Chiesa del tempo, la quale sosteneva, analogamente a quanto farà Wittgenstein nel Tractatus, che “se anche la scienza risolvesse tutti i problemi del mondo, i problemi della nostra vita non sarebbero intimamente tocca-ti”. In altri termini, la Chiesa mostrava di possedere una concezione di “ragione” più ampia e articolata di quella di Galileo. Una valorizzazione

za nuova

Il testo da cui Benedetto XVI prese la frase detta a Regensburg e che ha suscitato le reazioni nel mondo islamico

324 FEBBRAIO 2008 n. 8LaVita

ilone aveva ra-gione” è il titolo scelto dalla Fon-dazione Igna-zio Silone per la presentazione del libro, dedi-cato al lettera-

to, intellettuale italiano (1900-1978), dal titolo “Silone, percorsi di una coscienza inquieta”, della sociologa Giulia Paola Di Nicola e del filosofo Attilio Danese. È stato presentato a Roma, mer-coledì 13 gennaio, alla presenza dei due autori e della studiosa Giovanna Cesaretti Colitto, che ha moderato l’incontro. È un libro “di grande spessore morale, che “trasforma il lettore e lo rende miglio-re” - ha detto Cesaretti - ed è costruito “intorno all’inquietudine di Silone, fi no a risalirne alle radici”. È “la storia di un’anima”, tratteggiata attraverso il racconto biografico e letterario. Nella prima parte - “Sentieri imper-vi” - viene ripercorsa la giovinezza dello scritto-re; nella seconda parte - “Terremoti interiori” - è raccontato “l’abbandono della pratica religiosa e, insieme, la nostalgia delle fede, della fedeltà a Cristo e di spiritualità”; nella terza parte - “Un’altra vita” - si parla “dell’im-pegno politico e della scelta socialista”, dopo aver maturato il distacco dal partito comunista italiano, di cui era stato tra i fondatori. Quella di Silone - ha detto Cesaretti, con le parole dei co-autori - è “una spiritualità della soglia”, che “comunica: ai non credenti, il fascino di un confronto con la Parola; ai ‘cristianucci’, il

cultura

“STestimoni

Pensatori della soglia

P o e t i c o n t e m p o r a n e iCANTO ALLA VITA

Oggi canto la vitae a te la offro, lettore,la vita che illumina

la nuvola bianca di febbraio,la vita nel silenzio

scintillante di una stella,nel salto e nel volo di un uccello,

nei fi li d’erba tra le pietre che cercano il creato,la vita nei rami nudidei pioppi in attesanella voce del vento

alle fi nestre della notte,e quanta vita nell’acquache scorre dalla fontanain una strada solitaria,

quanta vita nell’orizzonte lontanoche chiama le luci e le ombre delle terre distese,

dei campi, dei paesi

Fa’ tesoro della vitache vibra in ogni attimodel giorno e della notte

in apparenza senza valore,sta a te trarne fulgori

di signifi cati straordinariche il tuo cuore nel tuo profondo

conoscema che tu non hai tempoper soffermarti a scoprire

queste cose mirabili.Anna Tassitano

dubbio sulle loro piccole verità; ai cristiani, il gusto della laicità e il coraggio di rifiutare retoriche e ipocrisie”. Le opere di Silone - la più nota è il romanzo “Fontamara” - sono scritte in “una prosa che testimonia la tensio-ne morale e il primato del valore della persona umana: essenziale, chiaro semplice, che rifiuta gli orpelli”, ha continuato Ce-saretti. Nella scrittura, “si rivela tutta la sua onestà, autenticità e fi erezza”, nel “fascino di un’ispirazione etico-religiosa inquieta, di uno spirito critico in-domabile”, ha concluso Cesaretti. Quindi, Giulia

Paola Di Nicola e Attilio Danese hanno guidato un percorso di lettura a due voci attraverso il libro.

TESTIMONEDI LAICITÀ

“Abbiamo voluto ri-scoprire la fi gura di Silone nella sua essenziale laicità e come pensatore della soglia, con un’attenzione etica alla verità”, ha spie-gato Attilio Danese. “È un pensatore dimenticato, come tutti i personaggi autonomi, di cui nessuno può dire ‘è mio’: non i comunisti, non i sociali-sti, non la chiesa cattoli-ca, benché abbia sempre mantenuto un legame con

fede”, ed era “convinto che chi è vissuto nella Chiesa riceve come un marchio indissolubile, che rimane impresso per sem-pre”, ha aggiunto Giulia Paola Di Nicola. Quindi, i due autori hanno cercato di indagare “la coscienza inquieta” dello scrittore di Pescina (L’Aquila) attra-verso i suoi stessi scritti. Infatti, “l’inquietudine è la categoria, siloniana per eccellenza, che fa da leit motiv nella lettura del libro, come ricerca inap-pagata di verità”.

Silone chiamava la ma-dre “la tessitora”, descri-vendola “timida, ma non servile”, come egli stesso

N egli anni ’70 nascono in Italia le prime radio libere. Quasi sempre dietro di queste ci sono storie di ragazzi sognato-ri, di compagnie giovanili, di nuove idee con le loro contraddizioni. Nella società di allora le opinioni politiche sono vissute intensamente, con ricadute in famiglia generanti fratture generazionali. La prima radio libera pistoiese nasce intorno alla metà degli anni ’70, in una abitazione pri-vata al villaggio Belvedere: si tratta di Ra-dio Onde Rosse (vicina a Lotta continua) e trasmette con pezzi rimediati al mercatino americano di Livorno. Quest’esperienza termina presto, ma genera il fi lone delle radio militanti legate ai movimenti: Radio 104, o Radio Crac (ospitata sopra al bar Valiani) che ha tra i suoi fondatori il fumet-tista Luca Boschi e che è l’embrione della

Un libro di Paolo Lunghi

Via etere: trent’anni di radio liberesuccessiva Radio Onda Libera di Ponte-lungo (dal 1979 al 1981). Si tratta di gruppi di volontari con un progetto politico-cul-turale: in onda si ascoltano rock, blues, jazz, ma anche giornali radio femministi, o teatro sperimentale. Oggi, in città, le uniche esperienze superstiti di quella stagione di fermento sono quelle radio che già allora erano anche commerciali: Radio Diffusio-ne Pistoia a Pontenuovo, Radio Sound, Radio Studio X di Marliana, mentre Radio Pistoia si è trasferita sul web (radiopistoia.it). Il libro di Paolo Lunghi, dal titolo Via etere. Trent’anni di radio libere edizioni Ibiskos, è stato presentato in occasione di una tavola rotonda all’istituto d’arte “Po-licarpo Petrocchi” di Pistoia: tra i relatori l’architetto Riccardo Cioni (disck jockey), Angelo Ferrario (Urp Comune di Pistoia),

Riccardo Heinen (voce storica di Radio Monte Carlo), coordinatrice del dibattito la prof.ssa Elisabetta Pastacaldi (preside “Pe-trocchi”). Gli studenti dell’istituto hanno curato la copertina della IV edizione del volume. L’opera di Lunghi, empolese, clas-se 1959, e diplomato al “Petrocchi”, muove dalla sua esperienza personale con Radio Empoli International, che trasmetteva dalla soffi tta della nonna tramite un fi lo di rame. Un amarcord affettuoso sulle avventure radiofoniche di periferia. Nel periodo di massima diffusione delle radio libere, negli anni ’80, se ne contano ben 5 mila in Italia. L’istituto “Petrocchi”, grazie all’impegno della sua giovane preside Elisabetta Pasta-caldi, si conferma negli ultimi anni brillante ambiente di dibattito e di avanguardia cul-turale. Leonardo Soldati

era. Ma, paragonava an-che la scrittura all’”antica arte di tessere”, usando una metafora di “vecchia generazione, risalente a Platone”. Il suo stile era, infatti, “semplice, proprio come l’arte della tessitura” o “come i paesaggi abruz-zesi che tanto amava”. All’età di quindici anni fa esperienza del terremoto. Così, “matura in lui la decisione di un impegno civile”. Un momento im-portante del suo percorso di vita è l’incontro con don Orione. Gli apparve subito come “un prete malvestito, dal coraggio di un re per difendere i deboli”. Più volte disse di avere avuto “la fortuna di conoscere un santo”, e intervenne pure come testimone al processo di santifi cazione. Il legame con don Orione fu sem-pre “fortissimo”, anche nel periodo di maggiore “fi evolezza di fede”. Fu don Orione a salvargli la vita, quando i cecchini cercarono di ucciderlo. Per Silone, egli è “il sacer-dote nobilitato anche nella sua laicità”.

RICONOSCERSI NELL’ALTRO

Il cristiano è, per Silo-ne, “colui che riconosce dignità spirituale all’in-quietudine”. Cristo è, per lo scrittore, soprattut-to “il sofferente”, che è

“sempre qui, sulla terra, accanto a noi, in agonia”. Ed è proprio in questa “vocazione morale”, a “riconoscersi nell’altro, essere indulgente con tutti e misericordioso, perché tutti siamo sofferenti”, che si esprime la sua “anima inquieta dell’ultima fase della vita”. Silone ricorda l’insegnamento del padre all’amore per il prossimo. Racconta, in una lettera, come lo inviti a essere gentile con un carcerato, perché “forse è innocen-te, certo è un sofferente”. Quindi, scrive Silone: “La regola cristiana di rico-noscersi nell’altro è certo uno dei valori fondamen-tali della vita”. E ancora: “Non odiai nessuno. Né Mussolini, che combat-temmo, né Togliatti, che mi combattè. Ma ora, con l’età avanzata, vado sem-pre più avvicinandomi a una nuova comprensione per tutti”. Il passato, per Silone, non deve essere “motivo di debolezza”. “Non dobbiamo lasciarci demoralizzare dalle colpe, dalle ignavie, dalle scioc-chezze dette o scritte. Se la nostra volontà è pura, una nuova forza può nascere anche dal peggio di noi stessi”. Questa “forza del-la speranza” - hanno con-cluso Di Nicola e Danese - è un’eredità spirituale di “grande valore civile” anche nel nostro tempo.

Ignazio Silone e i percorsi di una coscienza inquieta

di Emanuela Bambara

4 n. 8 24 FEBBRAIO 2008LaVita

È dedicata al tema dell’educazione la lettera che Papa Benedetto XVI ha inviato alla diocesi di Roma, la sua diocesi, che da lui la riceverà uffi cial-mente nell’udienza del 23 febbraio. Si tratta di un testo non di circostanza, ma di una rifl essione che affronta una delle emer-genze della nostra società. Già alcune settimane fa, in occasione dell’Ange-lus, Papa Benedetto XVI aveva toccato la questio-ne, negli stessi termini

attualità ecclesiale

allarmati che si intuiscono dietro questo testo.

Il messaggio del Papa propone una riflessione articolata e organica, che prende le mosse dalla domanda: “Di chi la re-sponsabilità dell’attuale crisi?” delle nuove gene-razioni? O della frattura tra le generazioni che si è determinata in questo

tempo e che impedisce la trasmissione di valori e certezze di generazione in generazione? Oppure è degli adulti?

La domanda resta un po’ sospesa, perché forse la responsabilità dipende da ragioni che non sono solo personali, ma che sono da ricercare in questo tempo di passaggio che

allarmati che si intuiscono tempo e che impedisce

Di chi è la responsabilità della crisi attuale?

di Paola Bignardi

Manifestazioni si sono tenute in diverse città ita-liane, il 14 febbraio, in difesa della legge 194 sull’aborto e in segno di protesta contro il blitz in un ospedale di Napoli da parte della polizia, che l’11 febbraio aveva interrogato una donna, poco dopo essere stata sottoposta a un aborto terapeutico, in seguito a una telefonata anonima secondo cui l’aborto sarebbe avvenuto oltre i limiti di tempo previsti dalla legge 194. Su quanto è accaduto abbiamo chiesto un parere Paola Ricci Sindoni, docente di fi losofi a morale al-l’Università di Messina.

Come le sembra il clima che si è creato dopo l’episo-dio di Napoli?

“Innanzitutto, provo un grande disorientamento nei confronti del blitz della polizia che è intervenuta a Napoli nei confronti della donna che aveva subito un intervento di aborto terapeutico. Disorien-tamento che nasce da un fatto che non è frutto della libertà della donna, ma di una soffe-renza in ordine a una dimen-sione privata in cui si colloca l’evento doloroso dell’aborto. Oltre al disorientamento, non può mancare la constatazione di una gestione enfatica di questo evento che è succes-so una volta su centinaia di migliaia di aborti che sono praticati e, quindi, non può assurgere a fatto universale. Insomma, quanto è successo a Napoli è stato eccessivamente

LEGGE 194

Prigioniere di un pensieroCi sono segnali che fanno

sperare nel superamento del pensiero della differenza?

“Il femminismo laico mi lascia un po’ perplessa per-ché, come ho letto in un libro, il femminismo stesso vuole andare oltre il femminismo e l’approdo di questo «oltre il femminismo» è la teoria del gender. Il sentire comune di un laicismo ancora radicale, ma che potrebbe diventare classico, si può racchiudere in questo pensiero: è inutile rinchiuderci nella nostra dif-ferenza, uniformiamoci; in questo modo, l’orientamento supera il sesso a favore della scelta del gender. Da parte del femminismo cattolico c’è una reazione a questa proposta culturale in nome di una rilet-tura della Mulieris dignitatem in cui la donna viene colta nella sua vocazione relaziona-le. È la relazione che salva sia l’identità sia la differenza. È questo il cammino da fare”.

I tempi sono maturi per fare questo cammino?

Certamente, anche perché i temi dell’altro, della relazione fanno parte ormai del nostro vocabolario, della vita sociale, politica, tout court, mentre la differenza dei sessi è gioca-ta tutto su un aut aut, sulla chiusura. Occorre approfi ttare dell’occasione dei 20 anni della Mulieris dignitatem per riprendere il discorso della relazione anche nel progetto culturale”.

IL PAPA E L’EDUCAZIONE

enfatizzato e strumentalmente utilizzato in quelle manife-stazioni di piazza di qualche giorno fa, che hanno mostrato il ripetersi un po’ stanco di quei vecchi slogan che si senti-vano negli anni Settanta”.

Oggi come negli anni Set-tanta, allora?

“Purtroppo, ancora una volta ho visto che l’aborto è stato reclamato come diritto della donna. Questo non ri-sponde più anche alla nuova rilettura della 194, che non signifi ca voler attentare alla legge: dopo 30 anni, l’aborto è davvero considerato come un’esperienza traumatica, che in qualche modo fi nalmente vede anche il feto protagoni-sta, non solo come una cosa passiva che va eliminata. Non a caso, anche recenti studi sul-la sofferenza del feto nelle pri-me settimane hanno dimostra-to che l’aborto non è solo un problema della donna. Inoltre, la questione riguarda anche il padre. Ora, su questi temi c’è una sensibilità anche da parte laica, pur senza arrivare alla posizione di Giuliano Ferrara, che io guardo, comunque, con simpatia perché le provoca-zioni in positivo sono sempre buone”.

Perché in Italia alcuni

chiede a tutti – giovani e adulti, singoli e comunità – di ripensare il loro modo concreto di essere come persone e di ritrovare il senso della propria vita.

Di fronte alla tentazio-ne di rinunciare al com-pito educativo, il Papa rivolge una parola di fi -ducia a tutti i genitori, agli insegnanti e agli edu-catori perché assumano la coscienza della bellezza dell’educazione, espe-rienza mai ripetibile di ac-compagnamento di ogni persona, nella singolarità della sua storia, perché trovi la propria strada ver-so la libertà, la verità e il bene. Certo, afferma Papa Benedetto, c’è un patrimo-nio di valori e di cultura accumulati nel corso dei secoli, ma l’educazione è un cammino personale: “Anche i più grandi valori del passato non posso-no semplicemente essere ereditati, vanno fatti no-stri e rinnovati attraverso una, spesso sofferta, scelta personale”. La strada che porta ciascuno a diven-tare se stesso secondo il disegno di Dio ha bisogno dell’accompagnamento di

un’azione esigente, fatta di vicinanza e di fi ducia, fatta di risposte ma anche di guida nell’affrontare la grande domanda relativa alla verità; fatta di regole che delineano uno stile di comportamento quotidia-no, bisognoso giorno per giorno di essere affi nato per diventare, attraverso la disciplina, un cammino di libertà.

Il Papa non manca di toccare una grande que-stione che tocca ogni edu-catore, perché tocca ogni persona: quella della sof-ferenza, che “fa parte della verità della vita”. Ogni genitore e ogni educatore vorrebbero evitare ai pro-pri ragazzi l’incontro con il dolore, ma esso fa parte della nostra umanità. Un ragazzo che non ha im-parato a fare i conti con la dimensione di sofferenza che c’è in ogni esistenza o che non ha imparato, più semplicemente, a fare l’esperienza del limite, ri-schia di non essere in gra-do di affrontare le inevi-tabili diffi coltà della vita. Solo chi ha imparato a fare i conti con esse, con la forza che viene dall’avere

al fi anco qualcuno che so-stiene e dà coraggio, può affrontare con serenità e nella libertà l’avventura della vita.

Due temi – tra i moltis-simi toccati nel messaggio – meritano ancora di esse-re evidenziati: quello del-l’autorevolezza delle fi gu-re educative, che educano attraverso la forza della loro coerenza, del loro far vedere ai giovani il valore di ciò che propongono; educatori la cui autorità si fonda sul loro essere “testimoni della verità e del bene”; testimoni certo non perfetti, ma disposti ogni giorno a ricominciare da capo con fi ducia nella vita. E la fi ducia nella vita è la forma che prende la speranza nella missione di un educatore. Speranza ed educazione sono due dimensioni che hanno stretta parentela: l’educa-zione è un esercizio di spe-ranza, perché è il dedicarsi a costruire un futuro che non c’è ancora, con fi ducia nella vita; che ha bisogno della cura delicata di chi ha già imparato a cono-scere di essa la bellezza e il valore.

Le manifestazioni femministe

dopo il caso di Napolidi Gigliola Alfaro

gruppi femministi sono anco-ra fermi a trent’anni fa?

“Credo che il movimento femminista sia rimasto ancora ideologicamente in piedi, ma non è cresciuta una matura-zione della coscienza femmi-nile. Purtroppo, siamo stati invasi negli ultimi decenni da un pensiero della differenza che, invece di alimentare una maturazione della propria dif-ferenza e della propria identità in relazione agli altri, ha fi nito per ghettizzare la donna come è successo nei giorni scorsi, chiudendosi all’interno dei propri modelli, delle proprie psicologie, delle proprie storie. A mio avviso, il femminismo, a qualsiasi genere culturale appartenga, deve sciogliersi dal cappio del pensiero della differenza radicale e l’idea che questa differenza sia l’unico modo per esprimere il proprio diritto. È tempo, ormai, di fare un passo in avanti, altri-menti si rischia di rimanere impelagati in vecchi modelli superati”.

Una domanda sospesa

In che direzione si deve andare per fare un passo avanti?

“Bisogna riscoprire la di-mensione della relazione, che il patrimonio del Magistero ecclesiale offre a piene mani e che non è esclusivamente legato a una matrice confes-sionale o teologica. Il pensiero della differenza certamente è stato necessario, dopo il pensiero dell’identità, perché la differenza tra i sessi deve animare le relazioni intersog-gettive, ma adesso ci vuole un passo avanti verso la relazio-ne. È nella relazione con l’altro sesso, infatti, che giocano sia l’identità sia la differenza. Se non si fa questo passo, si resta chiusi in un modello autorefe-renziale”.

524 FEBBRAIO 2008 n. 8LaVita attualità ecclesiale

III domenica di Quaresima ordinario anno A

Es 17,3-7; Sal 94; Rom 5,1-2.5-8; Gv 4,5-42

La Paro la e le paro le

L’acqua è un simbolo potente nelle diverse tradizioni cultu-rali e religiose, tanto più in ambienti in cui è viva l’esperienza della mancanza d’acqua e la lotta per trovare una sorgente è questione quotidiana. Nel deserto i luoghi della vita sono attorno ai pozzi e alle cisterne. Nella Bibbia i percorsi dei patriarchi si svolgono attorno ai pozzi, prima e piuttosto che attorno ad altari. L’acqua è percepita come un dono di Dio e doversela procurare con fatica è sentito come un castigo: “Ricordati Signore di quanto ci è accaduto, guarda e con-sidera il nostro obbrobrio. La nostra eredità è passata a stranieri, le nostre case a estranei…L’acqua nostra beviamo a prezzo d’argento, la nostra legna si acquista a pagamento” (Lam 5,1-4). Comprare l’acqua è segno di una maledizione. La speranza degli annunci profetici è rivolta all’acqua viva, da preferire a quella delle cisterne e piscine. Isaia parla degli interventi di Jahwè come di una pioggia di acqua nel deserto (Is 35,7; 41,18; 43,19; 44,3). Il quarto vangelo utilizza alcuni elementi come simboli su cui l’intera narrazione è tessuta: proprio al centro del dialogo tra Gesù e la samaritana sta il grande simbolo dell’acqua, ma accanto ad esso anche quello del pozzo e del pane e delle messi. Può essere utile per una comprensione di questo passo ripercorrere il simbolismo dell’acqua nel IV vangelo. Esso era comparso sin dal presentarsi di Giovanni battista: “io battezzo con acqua , ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete… è lui che battezza in Spirito Santo” (1,26.33). L’acqua sta insieme con il riferimento allo Spirito: il battesimo con acqua proprio di Giovanni prepara alla salvezza ma per entrare nel regno di Dio è necessario essere rigenerati dall’alto, dallo Spirito (Gv 3,3-8): “Se uno non nasce da acqua e da Spirito non può entrare nel regno di Dio” (Gv 3,5). Il binomio acqua e Spirito è presentato come unito nell’annuncio del battesimo. Lo Spirito che rigenera il dono del Cristo risorto è l’acqua viva: fi umi di acqua viva sgorgheranno dal seno del credente, del battezzato (Gv 8,37-39). Al centro sta la proclamazione di Gesù che riguarda il suo essere il messia: “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice ‘dammi da bere’, tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva” (Gv 4,10). “Chi beve dell’acqua che io gli darò non avrà più sete; anzi l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla in vita eterna” (Gv 4,14). Gesù si dimostra come colui che ha sete e chiede da bere; ma dietro alla sua sete fi sica sta una sete più profonda, il desiderio di offrire un’acqua viva alla donna. L’acqua come elemento indispensabile per la vita si identifi ca con la forza stessa della vita. Domandare acqua e aver sete signifi ca il desiderio di vita. Gesù offre acqua viva come rapporto vivo con la sua persona. Propone l’incontro con lui come dono di vita che vince la morte e che offre la salvezza. Nella mentalità biblica i pozzi erano i luoghi zampillanti di acqua, che indicavano la Torah, la legge o la sapienza: anche dalla roccia era zampillata acqua nel cammino nel deserto. Per il IV vangelo la vera sorgente di acqua viva è Gesù. La donna dopo averlo incontrato lascia la brocca: ed anche questa, abbandonata, diviene un simbolo. La donna non ha più bisogno di altro: quando Gesù le rivela di essere il messia ogni altra ricerca viene meno. Gesù si presenta come Messia nel suo incontro con la donna di Samaria, ma c’è un altro suo grido, nel giorno della festa delle capanne, festa di acqua e di luce. In quel giorno, il settimo, i sacerdoti si recavano alla sorgente di Siloe ed attingevano acqua per poi versarla sull’altare degli olocausti nel tempio, girandovi sette volte attorno. Si celebrava così lo sgorgare dell’acqua viva dal tempio alla fi ne dei tempi, secondo la promessa di Ez 47,1-12. Il popolo accompagnava questo gesto con il canto: “Voi attingerete con fede alle sorgenti della salvezza”. Qui Gesù si riferisce al sim-bolo dell’acqua per indicare lo Spirito Santo. L’acqua viva che solo Cristo puo’ donare, la vita eterna che si può accogliere nella fede in Gesù stesso come colui che rivela il volto del Padre (Gv 4,10-14) diviene simbolo dello Spirito che rigenera e che sarà il dono di Gesù glorifi cato ai credenti. Nel IV vangelo lo Spirito è posto in rapporto alla rivelazione di Gesù alla sua Parola: lo Spirito fa comprendere e interiorizzare quanto Gesù comunica. Ma lo Spirito è anche il grande soggetto della rigenerazione e della vita nuova, sta al principio della nuova creazione che è l’opera del risorto: “dopo aver detto ciò alitò su di loro e disse: ‘ricevete lo Spirito santo’” (Gv 20,22; cfr. Gen 2,7). L’acqua nel IV vangelo compare anche nella lavanda dei piedi, nel gesto che esprime l’amore di Gesù fi no alla fi ne, gesto simbolico di chi non è venuto a comandare ma a servire e che evidenzia lo stile di vita secondo l’amore servizio. Infi ne proprio sulla croce Gesù dirà le parole ‘ho sete’ (Gv 19,28): lui che aveva donato il vino migliore a Cana è presentato come l’assetato. La sete fi sica è nel IV vangelo ancora simbolo di una sete più profonda, la sete del Figlio che assume tutte le seti degli uomini. Gesù aveva bevuto il calice ricevuto dal Padre e ora quando ‘tutto è stato portato a compimento’ ‘spirando trasmise lo Spirito’ (Gv 19,30b). Sulla croce si compie lo sgorgare di fi umi di acqua viva dal suo fi anco ferito. Sono i fi umi della vita vera che da lui provengono come acqua di salvezza.

Alessandro Cortesi op

H a dedicato più di metà della sua vita a studiare ogni mi-nimo dettaglio delle apparizioni della Madonna a Lourdes, diven-tando, alla non più verde età di 91 anni, il massimo esperto di questo mistero. Padre Renè Laurentin, nei giorni scorsi a Milano, su invi-to dell’Oftal, per presentare il suo ultimo libro “Lourdes. Inchiesta sul mistero a 150 anni dalle appa-rizioni” (che raccoglie un’intervi-sta di Andrea Tornielli, vaticanista di “Il Giornale”), può anche essere considerato un “testimone” di quei fatti. Ascoltandolo, si ha la sensazione che ci fosse anche lui, alla grotta di Massabielle, in quel 1858, tanto sono accurate e precise le ricerche che ha condotto dal 1954 fi no ad oggi. Una vita per un mistero, dunque, che padre Laurentin ha sintetizzato in que-st’intervista.

Un secolo e mezzo dopo, qual è l’attualità del messaggio di Lourdes?

“Il messaggio di Lourdes è una pura eco del primo annuncio del Vangelo. A Lourdes si ritrova tutto il messaggio di Giovanni Battista: la predicazione, la con-versione, la penitenza e anche il battesimo simboleggiato dalla fonte”.

Perché, dopo tanta letteratura, dopo migliaia di studi e ricerche, Lourdes è ancora un mistero?

“Quando ho cominciato, pen-savo che tutto fosse già stato tro-vato e provato. Ma quando ho ini-ziato a scrivere il mio primo libro, mi sono accorto che gli storici non erano d’accordo nemmeno sul nu-mero delle apparizioni: ne conta-vano 19 quando Bernadette aveva

LOURDES

La vita per un mistero

H

Intervista a padreLaurentin, che da 50 anni

studia le apparizionidel 1858

di Paolo Ferrario

sempre detto che erano 18. Le basi della ricerca non erano stabilite e, soprattutto, non era ben chiaro che cosa fosse successo ad ogni apparizione. Questo l’ho stabilito cominciando la riedizione di tutti i documenti di Lourdes in ordine cronologico. Ho svolto un’analisi di questi documenti riuniti e ho verifi cato che esistono di certo testimonianze autentiche su ogni apparizione e su ogni momento di ogni apparizione. Questo lavoro mi ha richiesto quasi 30 anni di ricerche”.

Che cosa l’ha colpita di più di questa storia straordinaria?

“È diffi cile rispondere, perché come storico non cerco di misurare l’interesse per me, quanto l’og-gettività dei fatti, prima di tutto. Ciò che mi ha molto colpito è la povertà di Bernadette e della sua famiglia e il fatto che la Vergine è venuta a cercarla nel cachot, nel carcere, lugubre e malsano, dove la famiglia Soubirous si era dovuta stabilire a causa proprio di questa povertà estrema”.

In un’epoca che molti defi -niscono post-cristiana, che cosa attira, ancora oggi, milioni di per-sone alla grotta di Massabielle? C’è il rischio della superstizione, secondo lei?

“Non credo che ci sia questo pericolo. È vero, rimasi un po’ sor-preso quando vidi delle persone baciare la rocca dell’apparizione, ma anche monsignor Theas (il vescovo di Lourdes che incaricò padre Laureantin di studiare le apparizioni, ndr), uomo di grande cultura, lo faceva, intendendo con questo gesto signifi care il legame con l’ecologia, la natura. Non c’è superstizione a Lourdes. Può capi-tare di vedere alcuni che facciano piccoli riti improvvisati, ma non è superstizione. La liturgia è fatta anche di riti e penso che una certa tolleranza per la pietà popolare sia normale, perché il popolo ha biso-gno anche di concretezza”.

Perché a Lourdes vanno tanti

malati? I sani (nel corpo) non ne hanno bisogno?

“La Vergine, come Cristo, ha una speciale preferenza per gli ammalati e loro lo sentono. Chi è malato va a Lourdes pensando e sperando nella guarigione; quando però queste persone arrivano alla grotta, pregano per la guarigione del proprio vicino. E questa cre-do che sia una testimonianza di altruismo totale che, senz’altro, fa bene anche a chi malato non è. Poi bisogna anche aggiungere che mai la Vergine ha parlato di guarigio-ni, ma le ha donate senza parlare. La presenza degli ammalati è importante nella testimonianza di Lourdes, perché continuano nel loro corpo ciò che manca alle soffe-renze di Cristo nel suo corpo, che è la Chiesa, come ci ricorda San Paolo”.

Perché è importante partire da Bernadette per capire Lourdes?

“Bernadette è una pura imma-gine della Vergine Maria; è piccola, è serva e povera, come si è defi nita anche Maria. Ho studiato a fon-do la vita di Bernadette, che era sconosciuta perché non si aveva percepito l’importanza simbolica, reale, esemplare di questa ragazza. Ho ricostruito la collezione com-pleta di tutte le parole di Bernadet-te, che ho trascritto in tre volumi. Bernadette si conosce dalle sue parole e, per questo, l’opera più importante che ho scritto su di lei è Bernadette vi parla”.

Che cosa dice, Bernadette, agli uomini di oggi?

“Ci insegna l’umiltà e l’obbe-dienza, le piccole virtù di un mo-dello di santità. Lei soffriva molto per la salute cagionevole e, quan-do stava male recitava il Rosario. Niente altro sapeva perché era troppo povera persino per andare al catechismo. Non si lamentava mai perché diceva: Dio non vuole il male, ma lo permette come ha per-messo la Croce di Cristo. Aveva già la santità dei poveri e la chiamata alla santità della sofferenza, alla vocazione della Croce di Cristo”.

6 n. 8 24 FEBBRAIO 2008LaVita

“L’etica della politica di cui l’Italia ha biso-gno” è l’editoriale di Carlo Azeglio Ciampi su Il Messaggero (14/02) nel quale rifl ette, anche con accenni personali, al percorso storico e ideale del Paese “da Cavour a Andreatta”. “Chi, come me, è nato nel 1920, al-l’indomani della prima guerra mondiale, ha vis-suto la seconda guerra mondiale e ha visto la distruzione dell’Italia - la mia città lo era stata per l’80% - aveva un grande entusiasmo nel ricostruire”: così l’aper-tura dell’editoriale che rappresenta, fi n dalle prime battute, un gran-de invito al Paese “a ritrovare, attraverso la memoria, se stesso e ad avere anche oggi un sen-so di fi ducia”. Ciampi sostiene che “la memoria è la base per il futuro.

RASSEGNA STAMPA

Etica della politica

spazio aperto

Questo è fondamentale. Se uno non è consape-vole dell’importanza delle proprie radici non si sente abbastanza forte e non ha quel vigore e quelle energie che per-mettono di affrontare le diffi coltà del presente”. Richiamando la fi gu-ra di Cavour, Ciampi scrive che lo statista piemontese si confron-tava con un’”Europa del suo tempo, borghese e liberale... una società in profonda trasformazione e il giovane Cavour ne prendeva conoscenza e coscienza non solo attra-verso le letture”. Le due nazioni che più guidava-no i cambiamenti erano la Francia e l’Inghilterra,

quest’ultima defi nita “madre delle istituzioni liberali... modello insu-perabile di quel progres-so graduale e moderato al quale guardavano con invidia i liberali di tutto il mondo”. Al pari di Ca-vour, Ciampi cita anche la fi gura di Andreatta, a un anno dalla morte. Di lui scrive tra l’altro: “Ricordo, soprattutto, gli anni in cui lui era mini-stro del Tesoro e io alla guida della Banca d’Ita-lia. Erano anni diffi cili, per molti versi persino drammatici, e non solo per la situazione econo-mica e fi nanziaria del Paese, stretto tra defi cit pubblici in crescita, crisi valutarie e spinte infl a-

Questo è fondamentale. quest’ultima defi nita

L’ex Presidente della Repubblicasi è fatto autorevole portavoce di unproblema cruciale del nostro tempo

zionistiche, ma soprat-tutto perché permaneva la violenza terroristica ed era venuta alla luce la trama eversiva di una loggia massonica devia-ta”. Oltre ai due eventi complessi del “cosiddet-to ‘divorzio’ tra Tesoro e Banca d’Italia e la crisi del Banca Ambrosiano”, Ciampi rileva che “con la Banca d’Italia, An-dreatta sollecitava una dialettica anche serrata, ma non condivideva cer-to la posizione di chi la vedeva come un centro di potere, un fortino da espugnare”. Ad acco-munare, nel pensiero dell’ex-presidente della Repubblica, le due fi gure di Cavour e Andreatta è “la presenza connatura-ta in se stessi dell’etica della politica. A questo - conclude - oggi il Paese si deve stabilmente ri-chiamare e ispirare”.

“In questi tempi di discussioni e di progetti nuovi, arrivano al nostro tavolo molti interventi da parte dei nostri lettori. Li pubblichiamo per semplice spirito di ospitalità e per dare spazio alla libera discussione, naturalmente non facendo nostre le varie proposte in essi contenute” (Dir.)

La castaC aro Monsignor Frosini, i suoi editoriali

settimanali, specie quando sono dedicati alla politica come servizio ed impegno sociale, sono sempre stimo-lanti perché dalla sua fonte proviene acqua pulita e non inquinata dai vezzi dei politicanti di oggi, tutti (proprio tutti) dediti e votati ai loro interessi personali di casta intoccabile. Interloquisco con lei con questo scritto. Se vorrà renderlo noto su “La Vita” ovviamen-te non mi dispiace.

L’Italia, in affanno, arranca e naviga a vista, sempre più in crisi, sempre più prigioniera delle proprie contraddizioni, nelle spire di una crisi morale (vedi ennesima denuncia della Corte dei Conti sulla diffusione della corruzione) e di una sorta di “blocco istituzionale” che delinea scenari inquietanti per il prossimo futuro e non indulge ad alcun ottimismo. Come dire: i nodi, prima o poi, vengono sempre al pettine.

Ed i nodi, a nostro parere, sono anzitutto quelli derivanti da una casta senza scrupoli, irre-tita nel suo eterno piccolo cabotaggio, inidonea, incapace, senza prestigio, senza ideali, priva della molla e della spinta che deve alimentare ogni ini-ziativa politica: il perseguimento degli interessi nazionali, la passione, il gusto della dialettica del sano ed indispensabile confronto e dibattito politico, la ricerca di soluzioni fi nalizzate al bene

comune, nella linearità delle regole derivanti dalle “Carte fondanti” del sistema democratico ovvero, nel nostro caso, la costituzione repubbli-cana nata 60 anni fa. Ma la nostra costituzione è stata indebolita e devitalizzata dalla casta, che le ha inferto ferite mortali (la “porcata “ della legge elettorale del precedente governo Berlusconi) e lesioni “invalidanti” (come in Toscana, la prima Regione ad abolire le preferenze e ad accrescere in modo spropositato numero dei consiglieri re-gionali, sottogoverni ben remunerati, enti inutili costosissimi, con un reticolo infi nito di “politici di professione” veicolo di nicchie di poteri a vita, di scambi di favori a ripetizione, di centri di po-teri autoreferenziali, di nepotismo e di... decesso della meritocrazia). Analisi, quella che precede, impietosa quanto sacrosanta, verifi cata nel vivo della mia attuale esperienza amministrativa al consiglio provinciale di Pistoia, che riserva sorprese negative a getto continuo e delusioni davvero impensabili e degradanti la funzione nobile della Res-publica, della cosa pubblica. Ed allora per chi votare? Personalmente assumo a mio riferimento e bussola i seguenti criteri:

1) il principio di esprimere la “preferenza” ovvero la possibilità di scegliere la persona più credibile all’interno di una lista. Questo criterio è stato negato dalla partitocrazia attuale: la casta, per meglio perpetuare se stessa, ci ha espropriato di questa scelta. Gli unici che si sono battuti per-chè ciò non avvenisse sono stati Di Pietro e l’Udc.

2) l’onestà e l’etica, le “mani pulite”. Trovo questi principi professati solo da un movimento, L’Italia dei Valori di Di Pietro. Se qualcuno po-tesse inviarmi qualche articolo dove i partiti di sinistra e di centro destra abbiano dissertato di “onestà e mani pulite”, sarei lieto di prenderne atto. Va da sé che non basta solo parlarne... ed infatti Di Pietro è l’unico che da sempre si è speso su questi irrinunciabili principi, in modo coerente e credibile.

3) le questioni dell’ambientalismo e del rispetto del territorio. I “Verdi” sono quelli che di gran lunga e più coerentemente si battono per questo tipo di scelte che sono basilari, come pure per altre questioni primarie nell’epoca moderna: nuove politiche energetiche, sviluppo delle ener-

gie rinnovabili, cambiamenti climatici e conse-guenti politiche di idonei “rimedi”.

4) la concezione della politica, come si sta in politica. Da sempre,sono contrario alla politica come professione. La politica come professione ha prodotto i burocrati della politica, i funzio-nari di partito, che, illo tempore, esprimevano e rappresentavano, soprattutto nel Pci, una “cate-goria” a suo modo nobile, che nel tempo però è divenuta “classe dirigente” inamovibile e tutta impegnata ad assicurarsi posti di potere e siste-mazioni personali e ricche retribuzione a prescin-dere dal merito. Un ostacolo al rinnovamento ed all’alternanza, una barriera alla meritocrazia (con appendice e relative derivazioni nel mondo sindacale). Questa concezione è l’aspetto che, a mio parere, limita e devitalizza tutta la sinistra italiana, minandone la credibilità e la capacità politica. Guardiamoci attorno nelle nostre zone, e possiamo derivarne tutti i peggiori esempi del caso. Per estrema chiarezza: se il Berlusconi, col suo gigantesco confl itto di interessi che non ha l’eguale al mondo, sta, forse e purtroppo, per divenire per la terza volta il presidente del con-siglio, il “merito” ovvero tutto tutto il demerito è da ascrivere a questa casta burocratizzata e non credibile che non riesce ad entrare nel cuore degli italiani perchè incapace proprio di avere “un cuo-re ed un’anima”... Può bastare. Il discorso, è chia-ro, non si ferma qui. Le questioni essenziali sono queste: tutto il resto è conseguenziale di queste fondamentali questioni che stanno alla radice del mio pensiero e delle mie scelte etiche irrinun-ciabili e convinte. C’è un “però”, un “però” che pesa: la mia stima personale, notevolissima, per Walter Veltroni. Sono felice che egli sia a capo del Pd, gli faccio i migliori auguri, sono convinto e sicuro che vorrà innovare parecchio e cambiare molte cose, e sono certo che riuscirà in parte a soddisfare queste aspettative. In parte: non mi basta più. È troppo tardi. Ma siamo nel 2008, ed i ritardi di quella “parte” sono ormai datati. E la svolta nettissima che occorrerebbe neppure Walter Veltroni, temo e purtroppo sono convinto, riuscirà ad imprimerla nel modo dovuto. Ha troppi scheletri intorno che glielo impediranno, purtroppo. E nuovi fardelli pesanti gli si sono ag-giunti. Un peso insostenibile. Magari sbagliassi. Sarei felice di sbagliare. Per davvero.

Renzo Bardelli

Il veroS. Valentino

C aro Direttore,le cronache del febbraio 2003 dicevano che

S.Valentino. nel terzo millennio, era diventato anche telematico . Da allora, ragazzi, ragazzine nonni e nonne, professionisti mamma e papà, donne in carriera e tranquilli pensionati stanno attenti al display del telefonino, al monitor del computer, alle offerte speciali dei gestori della telefonia mobile per il traffi co di messaggini, canzoncine e-mail che parlano al cuore con senti-menti di affezione, di compagnia, d’amore arden-te , romantico, appassionato, platonico, sensuale.

Una cronaca di questi giorni, intitolata “La vera storia di S. Valentino-Il giallo del Santo” can-cella la festa degli innamorati: “…il 14 febbraio non è San Valentino. Non più. Da quarant’anni. Travolto pure lui dal Sessantotto, quando la Chie-sa rivoluzionò il Martirologio Romano e gli tolse il posto: rimosso probabilmente perché troppo ingombrante mutato di senso, diventato altro. Consumato dai consumi, povero san Valentino martire”.

L’ampia cronaca (Magazine-Cds-7.2.08) che presenta anche una foto della vetrata che nel san-tuario di Terni rappresenta la leggenda di Serapia e Sabino, evidenzia che il 14 febbraio non è S. Valentino “sostituito da Cirillo e lieto Metodio”.

Sfogliando i giornali del 2003 rivediamo che presentano una novità proprio per il giorno di San Valentino e pubblicano alcuni dettagli di “un nuovo farmaco utile per il defi cit erettivo di origine organica o psichica. Si trova in farmacia. Leggere attentamente le avvertenze”.

Era ancora San Valentino su tutti i calendari in quel lontano febbraio che vediamo datato su due cartoline scritte dall’Australia all’indirizzo di due fanciulle della Valle del Reno e di Treppio. Una frase (“porta un bacione a Firenze”) fa pen-sare a un prossimo ritorno di lui, ad un viaggio di nozze sognato, progettato, atteso, dopo un lungo fi danzamento di lontananza. La scrittura è sbiadita, con l’inchiostro di quasi un secolo fa, quando non c’erano sms, e-mail, fax, internet. Altri tempi. Anche in farmacia.

b.p.barni

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

L’ex Presidente Ciampi insieme a Benedetto XVI

PistoiaSetteN. 8 24 FEBBRAIO 2008

D opo la lettu-ra tratta dal libro dell’ Apocalisse “Lettera alla chiesa di Lodicea” cap. 3, 14-22, il vescovo ha introdotto l’incontro quaresimale con queste parole:

“Cominciamo stasera, in questo aprirsi del cam-mino quaresimale a per-correre un nuovo libro, un libro per certi aspetti stra-no. Un libro certamente diffi cile, anzi potremo dire il libro più diffi cile di tutta la Bibbia; ci accompagnerà nel cammino di questa quaresima per incontro alla Pasqua: il libro dell’Apo-calisse.

È uno strano libro, che ha suscitato molti e per certi aspetti contrapposti tentativi di spiegazione e di interpretazione; secondo alcuni sarebbe il libro che parla del futuro, che an-nuncia con un linguaggio criptato quello che sarà il futuro della storia, o alme-no il futuro del cammino della chiesa nella storia; secondo altri questo libro parla talmente del futuro da essere il libro che rac-conta la fi ne del mondo, il concludersi del tempo.

All’opposto secondo certe interpretazioni il libro dell’Apocalisse non sarebbe altro che una narrazione, ancora una volta in forma criptata, degli avvenimenti del I secolo della storia del-la Chiesa e del Cristiane-simo. Quindi non un libro che parla del futuro; ma piuttosto un libro che parla del passato, di un tempo certamente importante, ma comunque di un tempo passato rispetto all’oggi della chiesa, rispetto all’og-gi della comunità cristiana.

In realtà il libro del-l’Apocalisse è così ricco di misteri, tanto che qualche esegeta scrive che ci sono più misteri che parole nel libro dell’Apocalisse.

È così ricco di misteri e di enigmi che è il libro che parla dell’oggi, è un libro che parla del presente, il

segno della disperazione, tu sei sotto il segno della spe-ranza; e la storia che stai vivendo - una storia in cui spesso ti scopri in diffi coltà, ti scopri affaticata, qualche volte ti scopri anche ferita ed emarginata - non è la tua condanna, ma è la tua salvezza; quella storia non è il tuo inferno, quella sto-ria è la tua primavera: pro-va a decodifi care la storia; prova a decifrare questo tuo tempo con l’alfabeto della Resurrezione di Cristo: ti accorgerai che misteriosa-mente, ma realmente tu stai vivendo una primave-ra, ti accorgerai che il tuo tempo non è il tempo dello sgomento, non è il tempo dello smarrimento e della fuga; il tuo tempo è tempo del dopo, il tuo tempo è il tempo della speranza: allo-ra è davvero un libro pri-maverile quello dell’Apoca-lisse; un libro che intende prendere per mano ciascu-no di noi per insegnarci a leggere meglio a leggere più positivamente quelle vicen-de, quei fatti, che sono sem-plicemente la nostra vita, che sono semplicemente la nostra esperienza nel bene e nel male, scopritori della vita, scopritori della storia, perché decifratori della vita e della storia con l’alfabeto della Resurrezione di Gesù. E perciò, cristiani, cioè nel-la storia popolo della spe-ranza, nella storia preconi di Pasqua, questo il senso e la consegna del libro del-l’Apocalisse.

L’introduzione migliore che si possa fare di un libro, soprattutto per un libro della Bibbia, non è di girar-ci d’intorno ma è quello di inoltrarci nella comprensio-ne dell’incontro con il testo stesso; ed allora il brano su cui sostiamo stasera credo che sia uno dei brani più noti dell’intero libro dell’Apocalisse; credo, mi auguro e spero che sia uno dei più frequentati: è l’ul-tima delle sette lettere alle chiese, la lettera alla chiesa di Laodicea”.

presente nella storia, il pre-sente della chiesa nella sto-ria, l’oggi della mia vita... ed è un libro che vorrebbe mettere in mano ai cristiani di ogni luogo e di ogni tem-po l’alfabeto per sillabare il senso del tempo che stiamo vivendo.

Allora il libro del-l’Apocalisse è veramente, è pienamente, il libro della rivelazione perché è il libro che vuole aiutarti a capi-re qual è il signifi cato di questa storia, dove portano queste vicende umane che tante volte possono sembra-re addirittura come impaz-zite, come abbandonate a se stesse; che senso ha una vicenda storica tante volte segnata dall’ombra, dalla tenebra, tante volte così violentemente dominata e ferita dalle forze del male?

Il libro dell’Apocalisse vuole consegnare alla co-munità cristiana ed alla persona che si accosta per leggerne il testo, un alfabe-

to, vuole regalare un codice perché ciascuno di noi non sia nella storia, non sia nel tempo come una persona smarrita; come una persona che cerca un pertugio per fuggire altrove, ma vuole aiutare ciascuno di noi ad essere pienamente cittadi-no del tempo, pienamente abitatore della storia e della città, regalandoci l’alfabeto, il codice che ti permette di decodifi care la storia, che ti permette di sillabare il tempo e quindi di cogliere il senso, il valore profondo delle cose che accadono, di ciò che tu fai, di quello che sei sia singolarmente sia come comunità cristiana, per scoprire il signifi cato, il valore, il senso di ciò che apparentemente sembre-rebbe smarrito. L’alfabeto che il libro dell’Apocalisse ci consegna è l’alfabeto della Pasqua di Gesù Cri-sto; il libro dell’Apocalisse dice alla chiesa del nostro tempo: “Tu non sei sotto il

INCONTRI QUARESIMALI IN CATTEDRALE

La chiesa in cammino nel tempoLetture dal libro dell’Apocalisse

In cattedrale

Vespro d’organo con Mitsuru AzumaM itsuru Azuma (Giappone) eseguirà le musiche del Vespro d’organo in programma domenica 2 marzo (ore 17) in Cattedrale (or-gano Tronci, 1793). L’iniziativa è promossa dall’Accademia d’organo Gherardeschi, in collaborazione con il Capitolo della Cattedrale.

Commissioni per la Liturgia e per la Musica Sacra

Lettera ai parroci della Diocesi

Tutti voi siete certamente convinti della grande importanza che il canto ha nella liturgia. Ne troviamo una sottolineatura recente nell’ordinamento generale del Messale Romano, specialmente nei n. 39-41 intitolati appunto “Importanza del canto”.

Vi sarà certamente accaduto di notare la mancanza di un reper-torio comune nella nostra diocesi, evidenziata, specialmente nelle celebrazioni in Cattedrale, dove dobbiamo ripetere sempre i soliti pochi canti. Probabilmente quindi anche tutti voi sentirete, come noi, la necessità di ampliare un repertorio di base. Vorremmo accingerci a questo lavoro, ma ci è indispensabile la vostra collaborazione.

Stiamo progettando una nuova edizione del libro dei canti diocesano, Canti per la Liturgia, essendo esaurita la terza edizione che fu a suo tempo adottata, oltre che dalla nostra diocesi, anche da quelle di Prato, Fiesole, Siena, Pescia, Volterra e Montepulciano. Una copia è visibile e consultabile, per chi non conoscesse nella nuova sede dell’uffi cio liturgico (in seminario), ma potrete esaminare questo libro anche in Cattedrale e nella chiesa dello Spirito Santo.

Vi chiediamo di volerci gentilmente segnalare i canti più eseguiti nelle vostre parrocchie, accompagnando la segnalazione con il nome degli autori sia delle parole che della musica e, possibilmente, con il testo sia letterario che musicale (ovviamente ciò non è necessario se il canto è già contenuto in Canti per la liturgia 3a edizione).

Potete consegnarci direttamente le vostre segnalazione, o in-viarle per posta al seguente indirizzo: Uffi cio liturgico diocesano, via Puccini 36, Pistoia.

Ne abbiamo bisogno entro la prossima Pasqua. Il progetto per questo nuovo libro prevede testo e musica. Esso avrà, come sussidio, un Cd contenente l’esecuzione di tutti i canti. A tutti auguriamo una buona e fruttuosa Pasqua.

Don. Luca Carlesi e Don Umberto Pineschi

Convegno Nazionale Fict

Testimoni di speranze, costruttori di storia

Casalguidi (Pistoia), 25 26 27 febbraioL a Fict (Federazione Italiana Comunità Terapeutiche), della

quale fa parte anche il Ceis di Pistoia, si riunisce il 25, 26 e 27 febbraio presso il Centro Comunitario di Casalguidi. La Fict si riunisce a Casalguidi presso il Centro Comunitario nei giorni 25 26 e 27 feb-braio, convegno, riservato agli addetti ai lavori dei Centri associati alla Federazione e, alla cui organizzazione ha partecipato anche il Ceis di Pistoia, prevede l’incontro/testimonianza con Arturo Paoli dei “Piccoli Fratelli”, gli interventi di professionisti di alcuni centri Fict, i lavori di gruppo di tutti i componenti delle reti tematiche ed area progetti, dei coordinatori, direttori, responsabffl ed operatori senior dei centri. Un momento d’insieme molto signifi cativo sarà la celebrazione della Santa Messa da parte di monsignor Bianchi, Vescovo di Pistoia.

L’apertura giovedì 14 febbraio;successivamente gli altri incontri sono

previsti per i quattro giovedì successivi di Quaresima

8 n. 8 24 FEBBRAIO 2008LaVitachiesa pistoiese

S ono rientrati i sette studenti di una classe quarta dell’istituto tecnico Pacini di Pistoia, accompagnati da due insegnati, da alcuni volontari e dall’assessore alla Pubblica istruzione del Comune di Pistoia Rosanna Moroni, da un soggior-no di dieci giorni in Camerun, a Fontem, presso una scuola, sul modello del college, fondata e gestita dal movimento dei focolari. Gli studenti pistoiesi e i loro coetanei del Camerun sono impegnati, insieme, per aiutare i giovani del villaggio di Besalì, che si trova a cin-quanta chilometri da Fontem, nella foresta equatoriale, in un percorso di educazione scola-stica e alimentare. L’iniziativa è inserita nel progetto “Noi con gli altri”, che vede protagonisti

Lettera del vescovo al Movimento dei Focolari che opera a Fontem in Camerun

Chiesa. Sapranno inoltre, con la memoria e la testimonianza dopo il suo ritorno, risvegliare l’attenzione delle nostre comunità su queste frontiere della dignità umana e della proclamazione evangelica. A nome della mia Chiesa e, mio personale, dico grazie al Signore per il dono di quei sacerdoti e di quei laici focolarini che trasformano quotidianamente la loro vita in un dono per gli altri nel servizio di crescita e di formazione di una nuova generazione di africani e dico grazie per questo gruppo di giovani che lancia un ponte esile e coraggioso tra Pistoia e Fontem sul quale potrà passare, con i passi leggeri della speranza, il progetto di un mondo nuovo, di una civiltà dell’amore. Con il mio affetto, la mia gratitudine e la mia benedizione.”

Maurizio Gori

D urante una celebra-zione eucaristica domenicale, al momento dell’offertorio don Tommaso Rekiel non ha po-tuto trattenere la commozione, quando si è visto consegnare un meraviglioso dipinto a olio che, realizzato dalla pittrice locale Beatrice Giannini, riproduce la celebre “Madonna Nera” di

San Marcello

Donata una riproduzionedella “Madonna nera”

Poggio a Caiano

Rina Scuffi ci ha lasciatoL e perle sono oggi sempre più rare anche perché (si fa per dire) ci si “adorna” con bijotteria di poco costo.Uscendo dal linguaggio metaforico, mi piace portare all’attenzione anche di questo nostro settimanale diocesano una persona schiva di pubblicità e forse troppo semplice per suscitare scalpore.Si tratta di Rina Scuffi , abitante in Poggio a Caiano e nota ai paesani per la sua straordinaria passione e disponibilità a far giungere nella famiglie tutto ciò che riguarda la stampa cattolica:il settimanale “La Vita” , Famiglia Cristiana, le pagellette dell’Apostolato della preghie-ra senza contare la sua puntualità nell’impegno della pulizia e nella cura di quell’ambiente: la chiesa parrocchiale, che per lei doveva essere il luogo più sacro perché conserva la presenza di Colui che è Via, Verità e Vita.Pensiamo che l’invito a raggiungerLo defi nitívamente (2 febbraio) sia stato un premio come lo fu per il Vecchio Simeone:”Ora lascia che il tuo servo vada in pace perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza”. Rina, “umile perla” del Signore, sarà sostituita nel suo prezioso servizio in questa epoca in cui troppo spesso entrano nelle famiglie messaggi superfi ciali e tutt’altro che costruttivi?

Suor Sandra Matulli

Associazione “Pozzo di Giacobbe”

Conclusione “Salti”ed inizio “Integra”I l Progetto “Salti”, gestito dall’associazione di volontariato “Pozzo di Giacobbe” - Onlus e fi nanziato dalla Caritas Italiana attra-verso i fondi dell’8x1000, dedicato a 20 donne italiane e straniere con l’obiettivo di creare un gruppo di lavoro su sartoria e patchwork, si conclude il 24 febbraio. Sabato 29 marzo è previsto presso villa “La Magia” di Quarrata un incontro pubblico al quale saranno presenti tutte le persone che vi hanno partecipato, dalle donne ai volontari, dei rappresentanti della Caritas Italiana e di Pistoia oltre al sindaco di Quarrata Sabrina Sergio Gori. Saranno invitate realtà territoriali ed aziende locali che operano nel settore della biancheria per la casa; con queste sarà valutata nel tempo la possibilità di collaborare per costruire opportunità di lavoro per le donne inserite nel progetto. Nel frattempo grazie al fi nanziamento della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia il progetto, che avrà come nuovo nome “Integra”, prosegue fi no a dicembre 2008 e vedrà la realizzazione dei laboratori di sartoria e patchwork (lunedì, mercoledì e giovedì dalle 9,30 alle 11,30) e dei corsi di italiano per stranieri (martedì e venerdì dalle 9,30 alle 11,30).INFO: associazione di volontariato “Pozzo di Giacobbe”- onlus via Fiume, 53 - Quarrata Tel. 0573.739626.

Montagna pistoiese

Tragico incidenteÈ tornato alla casa del Padre, Adriano Santi 77 anni di Mammiano, Ministro straordinario della chiesa aan marcellina e uomo impegnato nella società civile e politica. “Il Santi”, uomo che metaforicamente ha fatto tanta strada, per il suo impegno anche di animatore turistico nel Centro Turistico giovanile, è deceduto proprio dopo un incidente stradale lungo la frequentatissima strada del ponte di San Marcello pistoiese. Egli osava dire frequentemente dopo la scomparsa di qualche amico o conoscente… è tornato alla casa del Padre; la frase non fa una piega soprattutto per chi crede come il sottoscritto, però perdere un’amico così frettolosamente... è dura da accettare. Un amico con la “A” maiuscola era Adriano Santi, una persona squisita, un punto di riferimento per tutti, soprattutto per quelli che nelle varie associazioni ed istituzioni dove egli ha operato lo ricordano. Uomo impegnato laicamente nella Chiesa, ligio e rispettoso, attento sostenitore delle tesi del Concilio Vaticono II e della dottrina sociale della Chiesa. Impegnato fi no dagli anni 70 in politica, ha militato nella Democrazia cristiana fi no ad arrivare ad oggi, ricoprendo incarichi di assessore e segretario politico. Instancabile, Adriano Santi dedicava tempo libero per L’Avis e per la Caritas; insomma lo potremmo defi nire un piccolo “La Pira”. Il suo tempo maggiore lo dedicava al Ctg (Centro Turistico Giovanile) portando per il mondo migliaia di persone, per gite, pellegrinaggi e incontri; anche nel Ctg Adriano ha ricoperto grandi incarichi a livello nazionale lasciando testimonianza del suo fare. Il capo, così veniva chiamato, ci ha lasciato… vuoto totale, guida indispensabile, faro che si è spento… no… no… il faro deve rimanere acceso, la sua luce è preziosa di lassù… dalla luce del cielo ci guarderà e dirà… “Salire, salire sul pullman che Luigi parte!” Arrivederci Adriano, quando il Signore ci chiamerà… col pullman ti verremo incontro.

Roberto Fini

Unicoop Firenze, Regione To-scana, Ministero della pubblica istruzione, Comune di Pistoia e movimento dei focolari, e che permette ai giovani di provare a sentirsi parte di una comunità attraverso esperienze di solida-rietà e partecipazione. A Fontem, in questo distretto del Camerun, il Movimento dei Focolari è pre-sente da oltre quaranta anni e vi ha realizzato, oltre alla scuola, che accoglie ragazzi delle classi inferiori e superiori, un ospedale specializzato nelle malattie tro-picali, una centrale idroelettrica, attività lavorative e una chiesa. La lettera che segue è stata inviata dal vescovo di Pistoia, monsignor Mansueto Bianchi, ai focolari presenti a Fontem in Camerun, tramite il gruppo che è partito da Pistoia.

Di questa lettera è stata data notizia alla comunità cattolica di Fontem, nel corso della Messa domenicale, ed è stata accolta da un grande applauso da parte delle oltre novecento persone presenti.

“Carissimi, questa lettera è per esprimere il mio apprezzamento per la presenza del Movimento dei Focolari a Fontem in Camerun e per quanto essi riescono a fare in ordine al servizio della promozione umana e della evangelizzazione di quella popolazione camerunese. Vorrei anche esprimere, con questa mia lettera, il desiderio di accompagnare e di sentirmi parte del gruppo che, partendo da Pistoia, si reca a Fon-tem. Sono certo che queste persone sapranno ben rappresentare il volto bello della nostra città e della nostra

14 Luglio: Partenza alle 4.45 dal Seminario o dalle varie parroc-chie con pullman GT via auto-strada per Nimes dove si sosta per il pranzo in ristorante. Nel pomeriggio proseguimento per Lourdes dove l’arrivo è previsto per le 20. Cena e sistemazione e pernottamento.15 Luglio: Pensione completa. Apertura del pellegrinaggio con il saluto alla Grotta e l’offerta del cero. Alle 10.30 Concelebrazione Eucaristica in S. Bernardetta. Nel pomeriggio incontro tenuto dal Vescovo sul messaggio di Lourdes. Al termine recita del Rosario nella prateria.Dopo cena partecipazione alla processione “aux fl ambeaux”.16 Luglio: Pensione completa. Partecipazione alla messa inter-

Dal 14 al 18 luglio 2008

Pellegrinaggio diocesano a Lourdesloggio dal pranzo del 14 luglio al pranzo del 18 luglio in Hotel tre stelle in camere doppie con bagno. Libretto preghiere, ac-compagnatore.La quota non comprende: le bevande ai pasti, le mance e gli extra in genere.Scadenza prenotazioni ad esau-rimento posti. I posti nel pull-man sono assegnati in base alla prenotazione. È necessario do-cumento d’identità non scaduto. Informazioni e prenotazioni presso la propria parrocchia o all’Ufficio diocesano pellegri-naggi, responsabile diacono Luciano Bani, situato in semina-rio via Puccini 36 ogni martedì dalle ore 9 alle 12 o telefonando ai numeri: 0573976133 cell. 3356151860 – 057326009.

Le prenotazioni si ricevono presso

ciascun parroco o il martedì in

seminario dalle 9 alle 12

Giubileo, dall’Hospice, alla chiesa parrocchiale, al Cachot, alla Porta San Michele. Nel po-meriggio alle 17 partecipazione alla processione eucaristica. Alle 18.30 passaggio alla Grotta.18 Luglio: Di prima mattina par-tenza per Nimes dove si sosta per il pranzo. Proseguimento per Pistoia dove l’arrivo è pre-visto intorno alle 22.30.Quota individuale di parteci-pazione euro 370. Supplemento per camera singola numero limitato, euro 100. L’iscrizione è valida solo se accompagnato dal versamento dell’acconto di euro 100. Il saldo dovrà essere versato 30 giorni prima della partenza.La quota comprende: Viaggio AR in pullman GT, vitto e al-

nazionale nella basilica S. Pio X. Al termine processione dei sa-cerdoti alla Grotta. Rievocazione dell’ultima apparizione e recita dell’Angelus. Nel pomeriggio Via Crucis. La sera processione mariana “aux fl ambeaux”.17 Luglio: Pensione completa.Alle 8.30 Concelebrazione Eu-caristica alla Grotta. Dopo, ogni gruppo inizierà il percorso del

L a drammatica situa-zione umanitaria e la crescente insicurezza che travagliano alcu-ni paesi del Corno d’Africa sono motivo di grande preoccupazio-ne per i cattolici italiani. Non solo per la generosa presenza in queste aree di crisi dei missio-nari, missionarie, sacerdoti fi dei donum e volontari di nazionalità italiana che operano in prima li-nea a servizio dei più bisognosi, ma anche per le condizioni di grave precarietà in cui versa una moltitudine di gente innocente, particolarmente in Ciad, Ken-ya, Somalia e nella tormentata regione sudanese del Darfur. Il ricorso alla violenza, in tutti questi scenari, ha fortemente penalizzato i civili, soprattutto donne vecchi e bambini. Sebbe-ne i contesti sociali varino note-volmente, trattandosi di distinte realtà nazionali nell’ambito del continente africano, l’uffi cio per la cooperazione missionaria tra

Uffi cio Missionario

Solidarietà con le popolazioni dell’Africale Chiese della Cei si fa inter-prete dei sentimenti di fattiva solidarietà dei cattolici italiani nei confronti di tutti coloro che stanno sperimentando la Pas-sione di Cristo negli sconfi nati territori dell’Africa Orientale. In occasione pertanto dell’inizio della Quaresima -tempo liturgico

di digiuno, preghiera ed elemosi-na- si auspica, nell’ambito delle comunità parrocchiali italiane, la promozione d’iniziative di pre-ghiera, di rifl essione e di carità in comunione con le Chiese presen-ti nelle suddette aree di crisi, in collaborazione con gli organismi preposti della Cei . Si fa appello

a quanti hanno responsabilità politiche, a tutti i livelli, affi nché si trovino soluzioni pacifi che e si rechi sollievo alle popolazioni. Si incoraggiano altresì gli sforzi di quanti, pur nell’insicurezza e nel disagio, rimangono in quelle re-gioni per portare aiuto e sollievo agli abitanti.

Czestochowa. Il dipinto, tanto caro a papa Giovanni Paolo II da trasformare in suo ‘motto’ la scritta ‘Totus tuus’ (Tutto tuo) che vi è impressa, è stato riprodotto dalla pittrice di San Marcello, che ha voluto donarlo al nuovo titolare della preposi-tura montana, che è originario della Polonia come Woityla.

Tra l’altro, durante la celebra-zione nel corso della quale è stato consegnato questo bel dono, la Schola Cantorum par-rocchiale, diretta dal maestro Tarcisio Lencioni, ha eseguito la versiona italiana del canto liturgico polacco “Madonna Nera”. Queste belle iniziative sottolineano l’apprezzamento verso il parroco e del suo vice, don Simone Amidei, anch’egli apprezzatissimo nelle tre par-rocchie –quelle di San Marcello, Gavinana e Mammiano- di cui il sacerdote di origini polacche è titolare. Al.To.

924 FEBBRAIO 2008 n. 8LaVita chiesa pistoiese

Le idee e i valori che hanno contraddistinto il mio impegno politico e sociale, sono maturate a Montefi olo di Casperia (Rieti) nel giorni lon-tani di luglio-agosto 1959. Un corso di formazione teologica, sociale e politica che aveva per animatori personaggi come Gabaglio, Carboni, Pazzini e don Cornioli, e come relatori, Brenna, Labor, Rosati, mon-signor Bonicelli, monsignor Quadri, Carlo Donat Cattin.

Io ed altri venti giovani quadri dirigenti passammo quarantacinque giorni nella foresteria delle monache bene-dettine.

Un intervento dell’as-sistente centrale delle Acli, monsignor Quadri, ci costrinse a considerare in modo nuovo il quadro politico italiano. Egli affermò un concetto richia-mato poi in una relazione di Livio Labor che: “...l’unità dei cattolici intorno alla Dc era una scelta tattica, necessaria in quel momento per la lotta al comunismo. La strategia, era trovare risposte alle domande di pace, di giustizia e di ugua-glianza dei popoli, attraverso la promozione della crescita economica, morale, culturale e politica dei lavoratori”…

In quel momento si stava affermando dentro le Acli il carisma di Livio Labor che dopo alcuni anni sarà eletto presidente nazionale. Ho an-cora impressa nella mente una sua “profezia”’.

... “Il disordine sociale odierno è dovuto a una grave carenza interiore...: Dio, e quindi le cose tutte, non hanno piú in terra il “loro” posto. Sintonizzare il mondo a Dio, è il libero, tremendo compito dei laici in seno alle strutture democratiche odierne. Questo libero compito richiede un pro-gresso di socialità interiore”.

Tornato a Pistoia, fui coinvolto pienamente dalle nu-merose iniziative con le quali le Acli agivano sia all’interno della Chiesa locale che della società civile e iniziai a svol-gere quel ruolo di dirigente del movimento, che è durato fi no al 1988. Diffi cile esprimere l’entusiasmo e l’attaccamento ai valori con cui si operava. Fu-rono anni di impegno e di sod-disfazioni morali e politiche.

Tutto, sembrava possibile in quel periodo della nostra storia. Considerammo come un soffi o potente dello Spirito la celebrazione del Concilio Vaticano II. Ci accese di entu-siasmo la deliberazione che sanciva “L’autonomia dei laici nel campo delle realtà terre-stri”... Cioè il riconoscimento della loro competenza primaria nell’ordinare le cose del mon-

Rifl essione sulla storia delle Acli pistoiesiIN OCCASIONE DEL CONGRESSO PROVINCIALE

do secondo il disegno di Dio. Spinte dai nuovi spazi che si aprivano davanti a foro, le Acli iniziarono a costruire un pro-getto per stare “Da cristiani nel movimento operaio” con il fi ne di animare di contenuti e valori la società italiana ed europea.

Sopra la morza dei catto-licesimo sociale e della fedeltà a Cristo ed alla Chiesa venne innestato un progetto che guar-dava lontano. Ne è derivata l’accelerazione di un’esperien-za di formazione e di azione sociale costruite con rigore, e le numerose iniziative nei campi della cultura, dell’assi-stenza, della cooperazione, del turismo, della formazione di quadri sindacali e politici, che richiedevano un impegno sen-za limiti da parte di una folta schiera di dirigenti e militanti, integri e competenti.

Arrivò il sessantotto. Le Acli si trovarono dentro il movimento di partecipazione che come un’onda alta coin-volgeva le masse giovanili e i movimenti dei lavoratori di tutta l’Europa. Restava la corti-na di ferro; non si annunciava come favorevole ai lavoratori il processo di organizzazione del lavoro e delle imprese a livello mondiale (leggi concentrazioni multinazionali). Forti del loro radicamento nella societá civile, le Acli cercarono di formulare un progetto politico pensato come antagonista sia al comunismo sia al liberismo. Fu in conseguenza dello sforzo di dare consistenza culturale a questo progetto, che a Val-lombrosa 70, in occasione del-l’annuale convegno di studio, fu varata la cosiddetta “ipotesi socialista”, che non signifi cò l’adesione a un’ideologia, ma l’intensifi cazione dell’impegno di animazione cristiana all’in-terno del Movimento operaio e contadino, portato avanti su una posizione che prevedeva l’autonomia del movimento (leggi dalla Dc) sancita subito dopo dal Congresso di Torino.

Nel periodo a cavallo fra gli anni settanta e gli anni ottanta, avemmo in Italia l’esplosione del terrorismo e iniziò contemporaneamente a rallentare quella tendenza al miglioramento del tenore di vita che durava da venti anni; si verifi cò il rifl usso della partecipazione con l’inizio di un atteggiamento di distacco fra politica e cittadini. Cadde la fi ducia nel progetto dei sindacati, ma anche delle Acli, di poter guidare il movimento operaio ad essere protagonista

del cambiamento.Nelle Acli pistoiesi, av-

vertivamo il presentimento che la modernizzazione e la globalizzazione, in mancanza di governo del loro procedere da parte dello stato e delle forze sociali, stavano dirigendo la società italiana verso obiet-tivi divergenti dagli interessi dei lavoratori. Fu il periodo in cui si ebbe l’affermazione dell’Mcl, promossa alcuni anni prima da dirigenti aclisti, ono-revoli democristiani e potenti monsignori, con l’intento di difendere l’unità partitica dei cattolici, e con uno statuto che parlava anch’esso d’autonomia del Movimento Cristiano Lavo-ratori, del primato del sociale, e dell’impegno di formazione integrale dell’uomo lavoratore.

Una bella confusione. Au-mentata da alcuni stalinisti, i quali avevano colto l’occasione della cosiddetta “scelta socia-lista” delle Acli, strumentaliz-zandola ai loro fi ni.

Nel contesto pistoiese, la scissione delle Acli è stata un’opera di persone per lo più in buona fede, che cercavano sicurezza nel mummifi care il movimento dei lavoratori cristiani, legandolo al collatera-tismo con la Dc. Tutti sanno che la nascita dell’Mcl non è servita a salvare la Dc, tantomeno i va-lori fondanti della grande espe-rienza del partito di cattolici.

La prima conseguenza del-la scissione a Pistoia fu quella di togliere ai circoli il respiro dei servizi ed ai servizi le radici dei circoli, devitalizzando l’uni-ca entità del movimento cattoli-co pistoiese, capace di diagnosi e di progetto, e sostituendola, presso la maggior parte delle parrocchie, con una fotocopia sbiadita e parziale. Io ed alcuni amici abbiamo cercato in tutti i modi d’interrompere questo processo senza ottenere risulta-ti visibili, fi no a che, sfi duciati, ci siamo ritirati dalla lotta.

Questo avveniva mentre tutto l’associazionismo cattoli-co, ad eccezione di Comunione e Liberazione, viveva un perio-do di declino che dura dall’ini-zio degli anni Ottanta. Le Acli pistoiesi di quegli anni hanno continuato, direi quasi per inerzia, ad essere un luogo di radicamento dentro la Chiesa, fra i lavoratori e nella società. Colpite però dall’ostracismo di troppi sacerdoti, sollecitate da opposti collateralismi, hanno visto affi evolirsi progressiva-mente la propria capacità d’in-tervento, parallelamente al calo delle adesioni.

Ridare un ruolo signifi cativo al movimento lavoratori cristiano

Se mi volto indietro, il tempo del mio impegno nelle Acli sembra appartenere ad un’epoca antica.

Richiamando le immagini, le emozioni, le esperienze vis-sute come dirigente di questa associazione, posso ricreare la mente con l’idea del primato della società civile, della po-litica come servizio, in primo luogo dei poveri, del cristiane-simo come sostegno della retta coscienza e lievito dentro la società.

Oggi, che fare?In primo luogo, le Acli

pistoiesi dovranno riallacciare stretti rapporti con la Chiesa locale e l’associazionismo cattolico, aprendo un dibattito sul ruolo del sociale oggi, e sul contributo che esso potrà dare al rinnovamento della società, considerato come premessa al rinnovamento della politica.

Utopia? Forse. Sono con-vinto che tutti insieme, Acli, Mcl, associazionismo cattolico, potranno ancora pensare ed attuare progetti di animazione cristiana della società. Da solo, ciascuno sarà insignifi cante dal punto di vista culturale, incapace di aggregazione, ineffi ciente nella gestione dei servizi.

In parole chiare, è giunta l’ora che le Acli, l’Mcl, l’Azione Cattolica, l’associazionismo più disparato che vive a livello territoriale e settoriale dentro l’area cattolica, ritrovino luoghi d’incontro, e si confrontino su come fare sistema, aprendo un colloquio leale e fi liale con la Chiesa che sta in Pistoia.

Come premessa di questo impegno, vi sono dei chiari-menti (e dei cambiamenti) da attuare nel rapporto fra Acli e Mcl.

1 - Terminata ormai da un quindicennio l’esperienza dell’unità partitica dei cattolici, morta la Dc e anche il Partito comunista italiano, nessuno

Gioventù aclista anni ‘60: un nido di cultura della classe dirigente anni ‘70 , tra cui si vede don IvanCornioli, Alberto Innocenti, Renzo Innocenti, Vannino Chiti, Fabrizio Tesi ed altri

oggi può dire che vi siano ragioni politiche, associative o culturali, per mantenere separate ed incomunicabili due esili associazioni di lavoratori cristiani sul territorio della provincia di Pistoia. La barriera di abeti di Vallombrosa ‘70 è caduta infatti molto prima del muro di Berlino. Gli steccati ideologici, che allora si sono al-zati all’interno del movimento cattolico pistoiese, racchiudono solo macerie e pregiudizi. Le Acli, Mcl, la Chiesa che è in Pistoia, non possono far fi nta che questo sia “il migliore dei mondi possibili”.

2- E’ urgente dunque che queste due associazioni, di fronte alla deriva ateista ed alla presenza cospicua di posi-zioni che strumentalizzano il messaggio e la stessa esistenza della Chiesa, scoprano la voca-zione di operare insieme, per rinforzare la presenza di valori cristiani, di pluralismo e di par-tecipazione, dentro la società.

In conclusione: continuare, come negli ultimi quindici anni, a vivacchiare racchiusi nei propri orticelli, e affermare che le esperienze dell’asso-

ciazionismo cattolico sono strumento di testimonianza da cristiani nel mondo del lavoro e nella società, costituiscono una palese contraddizione. Collocandosi su questo piano inclinato, le Acli e Mcl scompa-riranno anche come sigla, e le loro memorie storiche saranno abbandonate al lavoro dei topi o bruciate sull’altare della libi-do sociale e politica, che muta di direzione, ma non cessa di spingere i comportamenti degli uomini.

Quello che manca, almeno a Pistoia, è un luogo politico (un’associazione di lavoratori cristiani?) che elabori progetti politici partendo dai bisogni dei lavoratori e dei cittadini tutti. Manca ancor di più un luogo di formazione (cristiana, politica e sociale,) sia dei lavo-ratori, sia dei militanti e diri-genti impegnati nei sindacati e nei partiti. Una formazione che prenda gli indirizzi dalla dottrina sociale della Chiesa e compia autonomamente la verifi ca dei propri progetti, attraverso l’azione sociale e la gestione del servizi.

Orazio Tognozzi

XXI Congresso Provinciale ACLI - 24 febbraio

Migrare dal ‘900, servireil futuro, abitare il presente,

le Acli del XXI secoloSala Minore del Seminario via Puccini, 36 - Pistoia

PROGRAMMA

Ore 9: S. Messa e saluto del vescovo Mansueto BianchiOre 9,30: Adempimenti congressuali; relazione del presi-dente Fabrizio TesiOre 10: Saluti autorità ed invitatiOre 10,30: DibattitoOre 12: Approvazione mozione e conclusioneOre 13: Operazioni elettorali

INFO: Segreteria organizzativa Acli di PistoiaCorso Gramsci, 77 51100 Pistoia

tel. 0573/24653 fax 0573/24022 e-mail: [email protected]

10 n. 8 24 FEBBRAIO 2008LaVita

necessarie per poter lavorare con il personal in modo autonomo.

Ai partecipanti verrà data la possibilità di usufruire gra-tuitamente della skill card per permettere di sostenere gli esami presso il centro AICA Ascom servizi srl oltre all’applicazione pratica delle competenze infor-matiche acquisite durante la formazione teorica.

Il corso rientra nell’ambito di un progetto denominato “Pro-getto di Comparto sul turismo e commercio “Com. Passo” che prevede anche l’attivazione di un tavolo di ricerca sul settore al fi ne di facilitare la comuni-cazione fra le imprese, azioni di formazione e indagini sul ricambio generazionale.

I progetti Integrati di Com-parto oltre ad essere parte im-portante della programmazione delle politiche di istruzione

«S iamo nel-l’epoca dell’assurdo», ha detto la dottoressa Patrizia Gentilini, dell’Associazio-ne medici per l’ambiente, partecipando come rela-trice al convegno «I rifi uti: da problemi a risorsa», che si è tenuto sabato 16 febbraio nell’aula magna del Seminario vescovile di Pistoia, davanti a un folto pubblico, non solo di am-bientalisti. «Da una parte – ha spiegato la dottoressa Gentilini – c’è chi, per recuperare il rame, ruba i fi li elettrici, addirittura dalle scuole, mentre da un altro versante c’è chi tenta di legittimare gli impian-ti di incenerimento che bruciano risorse e creano danni alla salute».

comunità e territorio

Se ne è parlato nel corso di un convegno promosso dai comitati dellaPiana Firenze-Prato-Pistoia

Appuntamenti

«Sport per tutti», al via la 6a edizioneL’iniziativa, promossa dalla Provincia, ha l’obiettivo di favorire l’aggregazione

I n arrivo un corso gratuito di informatica. E’ que-sto quanto prevede un progetto dell’agenzia formativa Ascom Servizi srl in collaborazione con la Facoltà di Economia dell’Università di Firenze, l’I.P.S.S.A.R. “Martini” e il CIPA AT Pistoia.

Il corso, denominato Ecdl Upgrade (European Computer Driving Liecence) si propone di fornire le attitudini e le cono-scenze relative all’utilizzo dei programmi Word,Excel e Access attraverso 4 momenti formativi: concetti base della tecnologia dell’informazione, elaborazione testi, foglio elettronico e basi di dati come da Mod. 1/3/4/5 della Patente europea di guida del computer. Tale patente è una sorta di certifi cato riconosciuto a livello internazionale, attestante l’insieme minimo delle abilità

Corso gratuito di informatica

RIFIUTI

Da problema a risorsa

F ar sì che lo sport che sia davvero per tutti. Questo è l’obiettivo dell’assessorato allo sport della Provincia di Pistoia che, lungo tutto l’anno organiz-za una serie di appuntamenti intitolati appunto «Sport per tutti», all’insegna di un nuovo concetto di fare attività fi sica, intesa come aggregazione, di-vertimento e socializzazione. Gli appuntamenti di quest’anno sono stati presentati nel corso di una conferenza stampa dall’as-sessore provinciale Floriano Fro-setti. Com’è ormai tradizione, l’apertura dell’iniziativa avviene

sulla neve e anche quest’anno, per la sesta edizione, sono in programma una serie di agevola-zioni per lo skipass, il noleggio di attrezzature sportive, sconti per i pasti, per adulti e ragazzi. In pro-gramma come sempre le gior-nate speciali per le scuole, dove

tanti studenti - dalle elementari alla superiori - potranno scopri-re, alcuni per la prima volta, la bellezza della nostra montagna.Anche quest’anno l’assessorato provinciale allo sport ha voluto presentare un programma par-ticolarmente ricco di iniziative

SEDE PISTOIACorso S. Fedi, 25 – Tel. 0573.974011 – [email protected]

Le nostre FilialiCHIAZZANO

Via Pratese, 471 (PT) – Tel. 0573.93591 – [email protected]

Via F.D. Guerrazzi, 9 – Tel. 0573.3633 – [email protected]

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Via G. Galvani, 9C-D (PT) – Tel. 0573.935295 – [email protected]

esperienza di un’impren-ditrice veneta, che ha illu-strato l’attività del Centro Riciclo di Vedelago, dove non solo si recuperano i diversi materiali, ma dove addirittura anche la quota residuale viene recupera-ta e trasformata in sabbia sintetica, già ampiamente utilizzata in edilizia.

Presentata anche la posizione dell’Associa-zione medici per l’am-biente, con la relazione della dottoressa Patrizia Gentilini, che invece ha lanciato l’allarme sulle possibili conseguenze sul-l’ambiente e sulla salute umana di una scorretta gestione dei rifi uti.

E non sono mancate le denunce e le critiche nei riguardi della raccolta differenziata effettuata anche nei comuni della piana pistoiese. Durante il convegno, infatti, è stato proiettato un video, girato da alcuni esponenti dei comitati, che dimostrereb-be come i rifi uti della rac-colta differenziata spesso fi niscano insieme a quelli indifferenziati, sullo stes-so camion, rendendo vani gli sforzi di tanti cittadini sensibili al problema.

Patrizio Ceccarelli

Sindacato

Conferenzaorganizzativa della Cgil Il 26 febbraio alla Grotta Giustidi Monsummano oltre 700 delegati analizzeranno i cambiamenti in attonel mondo del lavoro pistoiese

C onferenza organizzativa della Cgil pistoiese. L’appuntamen-to è per martedì 26 febbraio alla Grotta Giusti di Monsummano.

Coinvolti oltre 700 delegati, in rappresentanza di 36.500 iscritti. Dal 2000 ad oggi la Cgil pistoiese ha registrato un incremento di adesioni superiore al 18%. La conferenza organizzativa servirà a fare il punto sul cambiamento in atto nel mondo del lavoro e nello specifi co, in quello pistoiese, dove negli ultimi 20 anni è radicalmente cambiata la ripartizione degli iscritti per macro settori e c’è stato un forte incremento di presenze di lavoratori provenienti dall’estero, so-prattutto nell’edilizia e nel fl orovivaismo. I lavoratori attivi migranti attualmente presenti in provincia hanno raggiunto il 9%, mentre le nazionalità maggiormente rappresentate sono l’albanese (43%), la rumena (16,2%), la marocchina (15,2%) e quelle asiatiche (4,5%).

«Ragioneremo – spiega Alessandro Corrias, segretario organizza-tivo della Camera del lavoro di Pistoia – da un lato del nostro assetto organizzativo, per valutare eventuali cambiamenti atti a far fronte alla situazione mutata del mercato del lavoro, della globalizzazione, del fenomeno degli immigrati, del lavoro atipico; dall’altro, più a livello generale, parleremo del nostro insediamento sul territorio, della centralità del lavoro e degli strumenti che occorrono per riportare al centro il lavoro».

Tra i fenomeni che saranno analizzati nel corso della conferenza organizzativa, ai primi posti fi gurano la forte presenza dei lavoratori migranti «che – spiega ancora Corrias – in certe categorie raggiunge il 36%, per esempio nell’edilizia e nel fl orovivaismo, dove la presenza di questi lavoratori è massiccia». «Questo signifi ca – conclude Corrias - che senza il loro apporto certe lavorazioni sarebbe oggi impossibile portarle avanti. L’altro aspetto è quello legato al precariato, che in qualche maniera impone una rifl essione attenta per procedere verso una stabilizzazione del lavoro».

Pa.Ce.

«IL dramma della no-stra epoca – ha proseguito Gentilini – non sono tanto i rifi uti, quanto la follia delle soluzioni proposte per liberarci dai nostri scarti, che altro no sono che plastiche, carta, legno e metalli. Se li bruciamo ci rimangono ceneri, ve-leni e malattie. Ne vale la pena? Bruciare è una follia».

Questo è stato il punto di partenza del convegno, promosso dalla Rete dei comitati toscani per la difesa del territorio, dal

Comitato contro l’ince-neritore di Montale, dal Coordinamento dei comi-tati della Piana Fi-Po-Pt, dai Comitati riuniti di Pistoia sud e dagli Amici di Beppe Grillo.

Nel corso dell’incon-tro si è parlato del caso di Montale, ma anche di alcuni esempi virtuosi di raccolta differenziata

costituiscono anche un perno per il lavoro e per la sua formazione grazie anche agli aiuti forniti dall’ente provinciale che con una serie di interventi innovativi ha cercato di investire sulla com-petitività ma anche sulla qualità delle risorse umane.

Il corso si svolgerà da marzo a maggio presso la sede di Ascom Servizi srl sita in Viale Adua 126 a Pistoia; possono iscriversi gio-vani ed adulti disoccupati anche se il 50% dei posti sarà riservato alle donne. Le varie domande, redatte su appositi moduli,

dovranno essere presentate agli uffici dell’agenzia formativa Ascom Servizi srl tutti i giorni dal lunedì al venerdi dalle 8,30 alle 13,00 e dalle 14,30 alle 18,00 e comunque non oltre le ore 12,00 del prossimo 3 marzo. Gli appo-siti moduli si possono trovare sia presso l’Agenzia formativa ma anche presso il sito internet della Provincia di Pistoia, possono essere consegnati a mano via fax o per posta accompagnate dalla fotocopia del documento di identità.

Edoardo Baroncelli

e di raccolta domicilia-re. In particolare è stato presentato uno studio effettuato su 1816 comu-ni italiani, che dimostra

come la situazione non sia dappertutto negativa. Riguardo al trasformare i rifi uti in risorsa, è stata presentata l’interessante

e opportunità, il cui calendario dettagliato è consultabile sul sito internet della Provincia (www.provincia.pistoia.it). Il calendario degli appuntamenti sulla neve nasce dallo sforzo organizzativo di molti soggetti coinvolti, oltre all’assessorato provinciale allo sport, infatti, collaborano all’iniziativa la Regione Toscana, gli assessorati allo sport dei Comuni di Abeto-ne, Cutigliano e San Marcello, l’Apt, la Comunità Montana e l’Uffi cio scolastico provinciale di Pistoia.

P.C.

1124 FEBBRAIO 2008 n. 8LaVita comunità e territorio

catteranno a giorni le modifiche alla circola-zione stradale nell’area di Pistoia Ovest e di San Vitale. Le novità sono sta-te illustrate in conferenza stampa dall’assessore comunale alla viabilità

Riccardo Pallini. Per quanto riguarda Pistoia Ovest, verrà riaperta la via del Mulinuzzo dall’incrocio con via Desideri fi no all’ingresso di piazza San Francesco. Questo consentirà di ridurre il traffi co in via Desideri e permetterà inoltre di avere un’alternativa a via dello Specchio per accedere alla zona del centro e di piaz-za San Francesco. Con questo provvedimento anche per i mezzi pubblici che arrivano da nord sarà semplifi cato l’accesso a piazza San Francesco. Per ridurre la velocità dei veicoli, su via Desideri saranno realizzati attraversamenti pedonali rialza-ti e verranno messe in sicurezza le intersezioni stradali tra via Desideri ed alcune vie laterali. Verrà invertito il senso di marcia di via Gherardeschi e di via Ver-giolesi (tratto tra viale Petroccchi e via Ciampi). Questo affi nché l’acceso alla zona di piazza San

S

D a un ‘tavolo ana-litico’ che è stato promosso nell’ottobre scorso dall’asses-sorato alle Politiche Sociali del Comune di San Marcello, di cui è titolare il vice sindaco Luisa Soldati, è emersa una allarmante diminuzione del-l’età (addirittura 12 anni) in cui molti adolescenti si avviano alla eccessiva consumazione di bevande alcoliche. Ne è discesa la promozione di un’iniziativa a cui partecipano enti locali,

D P R E S E N TAT O U N P R O G E T T O A S A N M A R C E L L O

Emergenza droga e alcolismoscuola, Azienda Usl 3, Forze dell’ordine e Associazione degli alcolisti in trattamento che si è concretizzata nella redazione del progetto Slalom: fai lo slalom ad alcol e droga, che è stato presentato durante una conferenza-stampa convocata nel municipio di San Marcello e decollerà con l’istituzione di uno ‘sportello’ a cui potrà rivolgersi chiunque senta la

necessità di rivolgere domande o esprimere bisogni inerenti i comportamenti legati all’uso di alcolici o droghe. La struttura, che avrà sede nell’ambulatorio polivalente di Bardalone, sarà aperta due volte alla settimana con un operatore socio-cul-turale titolare di esperienze specifi che collegate ad alcoldi-pendenza e tossicodipenden-za. Per quanto concerne le

iniziative preventive all’abuso dell’alcol, come è stato sotto-lineato da molti intervenuti, è senz’altro quanto mai positiva quella (purtroppo fi nora unica) intrapresa dal complesso ludi-co-gastronomico Le Ginestre di Maresca. Già dall’ottobre dello scorso anno, infatti, un biglietto particolare viene rilasciato a quanti, tra i giovani che si reca-no nel locale, hanno un’età in-

feriore ai 16 anni: dal momento che il tagliando dà diritto a ingresso e una consumazione, il particolare biglietto rilasciato ai minori di 16 anni ìndica che al suo possessore non possono essere somministrati alcolici. Tornando al progetto Slalom, esso rapresenta una novità anche istituzionale, nascendo da una concreta sinergia di enti e organismi scesi in campo per

combattere il problema di alcol e droga nella fase più precoce possibile in cui esso si manife-sta, attraverso –per l’intanto- uno sportello di counseling e orientamento creativo in grado di attrarre larghe fasce della popolazione. Con Volontariato sociale, Associazioni di catego-ria e Forze dell’ordine accanto a Comuni e Azienda sanitaria.

Alessandro Tonarelli

E’ del 17% rispetto al-l’anno precedente l’incremento del numero degli accessi regi-strati nel corso del 2007 alla piat-taforma ecologica Maciste. Sono stati, infatti, 5.008 i cittadini dei tre Comuni che hanno conferito rifi uti ingombranti, differenziati, alla piattaforma di Cis (Agliana 2.048 accessi, Montale 1.932 e Quarrata 1.028). Tra i materiali maggiormente conferiti, per quantità, si registrano: il ferro, il vetro, la carta, l’elettronica, il legno, le potature, gli inerti.

Il trend di crescita dell’utiliz-zo della piattaforma ecologica, oltre che ad una diffusa consa-

pevolezza da parte dei cittadini di adottare atteggiamenti corretti nei confronti dell’ambiente, è dovuto anche alla campagna di sensibilizzazione e di informa-zione promossa da CIS nel 2006 e denominata “Sgombra l’am-biente dai rifiuti”. Attraverso la pubblicazione e diffusione di locandine e segnalibri l’azienda ha inteso veicolare alcune utili notizie circa i servizi forniti ed il corretto accesso agli stessi.Ricordiamo che conferire i rifi uti differenziati alla piattaforma ecologica Maciste è un’opera-zione semplice, rapida e del tutto gratuita.

Le aziende che intendono usufruire del servizio devono prima chiamare il numero 0573-4431. I cittadini possono telefo-nare al numero verde 800.376.125 per ricevere informazioni più dettagliate o prenotare il servizio gratuito a domicilio del ritiro degli ingombranti, qualora non fosse loro possibile recarsi perso-nalmente alla piattaforma.

Ricordiamo che Maciste è aperto dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 13, il sabato dalle 8,30 alle 12,30.

Alcuni mesi fa, inoltre, è sta-to illustrato sul numero 1/2007 del notiziario aziendale “Cis

Servizi & Informazione”, il pro-getto che vede la realizzazione di una nuova stazione ecologica nel Comune di Quarrata per il con-ferimento e lo stoccaggio tem-poraneo dei rifi uti ingombranti e dei rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata conferiti direttamente dagli utenti.

Continua a crescere così l’impegno da parte di Cis per raggiungere gli obiettivi del-l’aumento della raccolta diffe-renziata da destinare al recupero ed al riciclaggio, quindi della riduzione dei rifi uti da destinare allo smaltimento fi nale.

M.B.

in due casi: dalle 20 di sera alle 8 di mattina da tutti i veicoli e sem-pre, per coloro che hanno accesso alla Ztl. La scelta operata per San Vitale è anche legata al progetto in corso di defi nizione del bus navetta su corsia preferenziale

nel tratto piazza San France-sco–piazza Stazione, quindi dalla necessità di non aumentare ulteriormente il fl usso veicolare in transito lungo questo tratto urbano di viabilità.

P.C.

VIABILITÀ

Nuove modifi che alla circolazione cittadina

I cambiamenti entreranno in vigorea giorni e interesseranno le zone

di Pistoia Ovest e San Vitale

Francesco e del centro città per chi proviene da via Desideri avvenga direttamente da via Gherardeschi, senza dover più percorrere tutta via Ciampi per ritornare sul viale Petrocchi, come avviene attualmente. Co-loro invece che devono entrare nelle strade interne al quartiere, vi accederanno da via Vergiolesi. Conseguenza dell’inversione di queste due strade sarà, al fi ne di migliorare la circolazione locale, l’istituzione del doppio senso nel tratto di viale Petrocchi compre-so appunto tra le suddette via Gherardeschi e via Vergiolesi. Via Trieste, nel tratto compreso tra via Vergiolesi e largo San Bia-gio, sarà tutta a senso unico con direzione di marcia verso largo San Biagio. In questo modo sarà agevolata la circolazione interna al quartiere.

Per quanto riguarda invece San Vitale, l’amministrazione comunale conferma la chiusura del tratto di Corso Gramsci compreso tra vicolo Anguillara e l’ingresso di via della Ma-donna, questo per evitare che il traffi co veicolare che viene da sud attraversi la città passando per San Vitale. Tuttavia questo tratto di strada sarà percorribile

TERRAZZA SULLA CITTÀ

A favore deidiversamente abili

«Tutti gli uomini sono ugualiper dignità naturale»

L’ associazione pistoiese Centro Studi e Do-cumentazione sull’Handicap è presieduta dal signor Scognamiglio ed ha sede presso i locali della Circo-scrizione n. °1, in via Cancellieri 30. Vice presidente è il dottor Renzo Cosci, fi gura nota in città in quanto già responsabile dell’Ente provinciale per il turismo e promotore di eventi teatrali e cinematografi ci. Cosci viene coinvolto nell’associazione in occasione di un suo articolo giornalistico sull’oggettivo accesso nega-to ai disabili ai monumenti, in seguito al quale riceve una telefonata da parte di Betty Giromella, segretaria del Centro Studi. Successivamente effettua anche un personale intervento, rimasto noto per la qualità del suo discorso, in occasione di una riunione sul tema presso la scuola A. Frank, alla quale sono presenti l’allora Sindaco Lido Scarpetti e l’assessore Ivo Luc-chesi. L’associazione si è costituita nel 1991 e si impe-gna ad abbattere tutte le barriere, architettoniche ma anche socio-culturali, per superare le discriminazioni e le lacune nell’organizzazione dei servizi rivolti alle persone disabili per le quali, come per chiunque al-tro, l’autodeterminazione della propria esistenza è un diritto fondamentale ed inalienabile. Il Centro Studi si propone quindi di realizzare iniziative culturali, ricreative e rivendicative, per sensibilizzare la collet-tività, ed instaurare con le amministrazioni locali un rapporto di collaborazione riguardo il superamento delle barriere architettoniche e l’istituzione di nuovi servizi in proposito.

Per tali fi nalità, vengono utilizzati anche strumen-ti come un periodico informativo sull’attività svolta ed un archivio dati informatico che aggiorna la per-sona diversamente abile negli ambiti dell’inserimen-to scolastico, della legislazione e della bibliografi a in materia ecc. Renzo Cosci ci ricorda alcuni principi a tutela della persona umana: «Ogni uomo, nella con-dizione della sua vulnerabilità strutturale, è assegna-to all’altro, al suo rispetto, alla sua cura, alla sua pro-tezione. La persona umana in condizioni di disabilità è l’icona per eccellenza e lo specchio della verità di una società. La convivenza umana è chiamata in pri-mo luogo a promuovere la vita e la sua alta qualità».

Leonardo Soldati

Piattaforma ecologica: cresce l’utilizzo

12 n. 8 24 FEBBRAIO 2008LaVitaeconomia e lavoro

UNDER 14

Blu Volley Quarrata campione provincialeU n bis da favola. Superando 3-0 (12, 15, 7 i parziali in 56 minuti di gio-

co) la Pallavolo Montecatini, il Blu Volley Quarrata si è confermato campione provinciale under 14 femminile. La squadra allenata da Riccardo Pacini e An-drea Gori si è fregiata per il secondo anno consecutivo del titolo, completando un superbo percorso netto, visto che dalla prima gara di regular season alla fi nal four non ha perso nemmeno un set. Nella semifi nale contro il Pescia Vol-leyball tutto facile per capitan Chiti e compagne: 3-0 il punteggio fi nale (6, 11, 12 i set in 49 minuti di gioco) di una gara che ha avuto ben poco da dire. Troppo marcato il divario tra le due formazioni. In fi nale è toccata in sorte la Pallavolo Montecatini, vittoriosa sull’UPV Buggiano. E ancora una volta Quarrata non ha deluso, guadagnandosi oltre al titolo anche il diritto a partecipare alla fase regionale di categoria. Tabellino semifi nale: Lombardi 14, Chiti (K) 12, Magni 9, Lunardi 8, Ostento 6, Franceschini 6, Marcou 1, Gori 0, Bacci 0, Mazzanti 0, Fe-lici 0, Vignolini 0, Peruzzi 0. Tabellino fi nale: Lunardi 13, Ostento 13, Lombardi 11, Chiti (K) 9, Franceschini 7, Magni 5, Marcou 1, Gori 0, Bacci 0, Mazzanti 0, Felici 0, Vignolini 0, Peruzzi 0. Si è fermata invece alla semifi nale contro l’Aglia-nese l’avventura della compagine under 18 femminile: 3-1 il risultato a favore delle neroverdi (25-20; 16-25; 25-23; 25-8 i parziali) in una gara giocata alla

pari nei primi tre set, con Quarrata che, pur doven-do rinunciare a Ulivi ben sostituita da Terrazzano, si è resa protagonista di una buona prestazione. Tabel-lino semifi nale: Frosini (K) 11, Ostento 10, Di Gregorio 9, Fiorentini 5, Gradi 5, Terrazzano 1, Tarantino (li-bero) 0, Biondi 0, Tomasino 0, Martini 0, Franceschini 0, Lombardi 0.

Gianluca Barni

s p o r t p i s t o i e s e

di Enzo Cabella

La PISTOIESE sembra non aver risentito dell’assenza per venti giorni del suo cannoniere Motta. Cipolla, acquistato dalla Lucchese a gennaio, aveva già giocato con Motta, ma le sue condizioni -come sempre succede quando un giocatore non si allena re-golarmente- non erano così soddisfa-centi da rispecchiare il suo valore e la sua attitudine al gol.

Ma Cipolla, spinto anche da voglia di rivincita, si è impegnato più del so-lito, lui che non ama troppo gli allena-menti, migliorando progressivamente la sua condizione atletica e raggiun-gendo nelle ultime due settimane una buon grado di forma. Grazie alle sue invenzioni tecniche, Cipolla ha gioca-to una partita maiuscola contro i gri-foni perugini, condita anche da un gol su rigore. L’ex lucchese si è ripetuto contro il Potenza, fi rmando la rete del successo pistoiese e deliziando la pla-tea con giocate tecniche rimarchevoli. Accanto al fantasista c’è stata la novità Ciarrocchi, ragazzone di 20 anni pro-veniente dal Piacenza. Dopo l’ottimo esordio a Perugia, è stato confermato contro il Potenza, ripagando la fi ducia dei tecnici, anche se è risultato meno brillante contro il Potenza ma ugual-mente positivo, considerando che ha fatto da spalla a Cipolla, gli ha aperto varchi invitanti e si è dannato l’anima per conquistare palloni. Un giocatore in embrione che potrebbe esplodere dall’oggi al domani, dal momento che

dispone di buone qualità tecniche e agonistiche oltre a una gran voglia di emergere. Tecnicamente ancora grez-zo, Ciarrocchi deve migliorare l’intesa con i compagni e prendere maggior confi denza con il clima della C, ma è un ragazzo da tenere d’occhio e in considerazione.

Motta rientrerà domenica a Salerno contro la capolista, che sta attraver-sando un periodo critico. Ha cambiato allenatore, alcuni giocatori sono fuori forma, Di Napoli, il cannoniere scelto che aveva permesso con i suoi gol di mascherare i problemi della squadra, da qualche tempo non segna più, acuendo quindi la crisi della squadra. Che resta pur sempre una squadra molto temibile, non fosse altro che pur con tutti i guai che sta attraversando è ancora la capolista del campionato, contro la quale la Pistoiese si troverà a combattere. Un duello sulla carta dal pronostico scontato -capolista contro un avversario che si trova nelle zone basse della classifi ca- che la squadra arancione cercherà però di sovvertire facendo appello al vigore agonistico e allo spirito di sacrifi cio. Nella Pistoiese tornano disponibili alcuni giocatori da tempo fuori uso per infortunio (Motta, Calabro, Lanzillotta) oltre a Bellazzini che ha scontato il turno di squalifi ca, ma non ci saranno Gambadori e Ficini, due elementi cardine a centrocampo. Vedremo se gli arancioni sapranno farsi valere.

contropiede

COLDIRETTI

Inflazione: prezzo della carnerincari del 400%

I l prezzo della carne vola dalle stalle alle stelle con rincari medi superiori anche al 400 per cento dal produttore al consumatore. E’ quanto affer-ma la Coldiretti in occasione dell’incontro del tavolo della fi liera carne convocato al mi-nistero delle Politiche Agrico-le, dopo l’allarme lanciato da Mister prezzi, nel sottolineare che l’infl azione sale anche per effetto della moltiplicazione dei prezzi dalla produzione al consumo che è divenuta insostenibile in settori come la carne dove dalla stalla alla tavola si verifi cano aumenti dalle oltre cinque volte del coniglio fi no a venti volte dal maiale al prosciutto. La carne - continua la Coldiretti - rap-presenta oggi la prima voce di spesa alimentare degli italiani alla quale viene destinato un quarto del budget per un va-lore di 106 euro dei 467 spesi in media ogni mese dalle fa-

in Italia. Nella forbice tra prez-zi alla produzione e al consu-mo c’è - secondo la Coldiretti - un suffi ciente margine per garantire una adeguata remu-nerazione agli allevatori e non aggravare i bilanci delle fa-miglie. E’ necessario lavorare per rendere piu’ trasparente e diretto il percorso del prodotto con l’etichetta di provenienza, ma occorre anche intervenire - continua la Coldiretti - sulle fi liere ineffi cienti che perdono valore, senza ritardare le ne-cessarie ristrutturazioni. Per questo la Coldiretti ha avviato la raccolta di fi rme per la pe-tizione popolare a sostegno dell’indicazione obbligatoria dell’origine sull’etichette delle carni di maiale e di coni-glio per evitare che vengano spacciati come Made in Italy prodotti importati e per com-battere i rincari ingiustifi cati e le speculazioni.

miglie per l’alimentazione. Ma mentre aumenta la spesa si ri-duce in media del 3 per cento la quantità di carne presente sulle tavole e sono a rischio di chiusura le stalle italiane, con una crisi che va dal campo alla tavola. Se i prezzi al consumo “volano” per quasi tutte le produzioni negli allevamenti, dai maiali ai conigli, dai bo-vini agli agnelli, le quotazioni - sottolinea la Coldiretti - sono stabili o in fl essione con cali che arrivano che superano il 10 per cento ad eccezione del pollame che sta uscendo da una grave crisi di prezzi e di consumi provocata dalla psi-cosi dell’infl uenza aviaria. I maiali cresciuti in Italia venga-no pagati agli allevatori ad un valore attorno a 1 ,25 euro al chilo che non riesce nemmeno a coprire i costi di produzione. Il risultato è che il prezzo del maiale dalla stalla alla tavola moltiplica per cinque se si ac-

quista la braciola, per dieci se si compra il salame e per oltre venti volte se è il prosciutto a fi nire nella busta della spesa, con l’effetto che gli acquisti fa-miliari di carne suina e salumi si sono ridotti del 2,3 per cento nel 2007. E se il prezzo medio

pagato dai consumatori per il coniglio sii avvicina agli 8 euro al chilo, agli allevatori è riconosciuto un importo - sot-tolinea la Coldiretti - di circa 1,5 euro al chilo che mette a ri-schio la sopravvivenza dei cir-ca 5mila allevamenti presenti

p o r t p o r t p o r t p o r t p i s t o i e s ei s t o i e s ei s t o i e s ei s t o i e s e

I PREZZI DELLA CARNE DALLA STALLA ALLE STELLE STALLA NEGOZIO RINCARO %

Carne di maiale 1,2 6,14 euro/kg + 412 %

Carne di pollo 1,1 3,99 euro/kg. + 263 %

Carne di vitellone 1,95 9,64 euro/kg. + 394 %

Carne di coniglio 1,5 8 euro/kg. + 430 %

Fonte: Elaborazioni Coldiretti su dati Ismea Ac Nielsen

quista la braciola, per dieci se pagato dai consumatori per

Subito l’etichetta di origine per tutte le carniper la trasparenza contro le speculazioni

1324 FEBBRAIO 2008 n. 8LaVita dall’ItaliaCOLDIRETTI

Inflazione: prezzo della carnerincari del 400%

er un po’ di tempo, in Quaresima, sentiremo parlare di elezioni e non mancheranno messaggi di propaganda politica. Più che una novità - l’impressione è quella di vivere un’infi nita cam-

pagna elettorale - può essere piuttosto interessante rifl ettere sul carattere quaresimale che la politica potrebbe assumere, specifi cando quali elementi possono considerarsi decisivi per compiere in questo ambito un percorso simile a quello che i credenti portano avanti in questo periodo. Il tentati-vo, più che tendere a defi nire la politica in sé, vuole essere

un’occasione per indicare alcu-ni campi dell’impegno politico che potrebbero confi gurasi come una sorta di vero e pro-prio cammino di conversione. Sarebbe cioè interessante sottoporre i nostri politici di oggi e di domani a un test quaresimale, con lo scopo di misurarne qualità ben precise in ordine alla passione civile, allo spirito di servizio, alla po-tenziale capacità di “perdere” se stessi per “far vivere altri”. Così come sarebbe importante

rifl ettere sull’esperienza che hanno dell’incontro con gli idoli dell’avere, del potere e del sapere, che rimane una cartina di tornasole per ogni autentico cammino cristiano. Una sorta di prova, insomma, per far emergere anche in politica l’esperienza di morte-risurrezione, altalena mai inat-tiva della vita quotidiana.

Proponiamo tre elementi che non possono mancare in questo test.

UNA PURIFICAZIONEDELLE INTENZIONI

Prima ancora delle azioni, dell’entrare nella cosiddet-ta ottica del fare - più volte richiamata per una “buona politica” - sembra necessaria una purifi cazione degli intenti di un politico. Si tratta di una procedura interiore estrema-mente quaresimale, che coin-volge la gestazione delle idee e che si occupa della volontà di attuarle; che lavora sui desi-deri ma non si fa schiavizzare

PER LE ELEZIONI POLITICHE

P Test quaresimaledai calcoli per realizzarli. Una libertà interiore che sa gioire per i progetti coltivati inten-zionalmente, ma sa sempre misurarli con la realtà.

L’AMPIEZZADEGLI ORIZZONTI

La Quaresima, più che un ripiegamento su se stessi - anche quando si avvertono debolezze e meschinità - è sempre un’apertura fi duciosa al futuro. Grazie alla risurre-zione, infatti, non c’è morte che riesca a bloccarne la speranza. Un test del genere scarta irrimediabilmente quei politici che lavorano per sce-nari “casalinghi” e per mete ridotte. Si riconoscono - e non si scelgono - proprio perché non pagherebbero mai di per-sona per il futuro di quelli che verranno domani; pensano in piccolo, sono essi stessi piccoli nel cuore e nella mente.

LA CONVERSIONEAI BISOGNI ALTRUI

Non c’è Quaresima sen-za la scelta di rinnovare la capacità di attenzione e di amore agli altri. Fino al dono di sé. La vera “elemosina” è accompagnare e sorreggere tutti coloro che hanno bisogno di vita. Nel senso più ampio. Altro che l’elemosina dell’as-sistenzialismo, che mantiene l’altro nel bisogno perché “io” continui a fare il generoso con lui! Quando la politica si ridu-ce a questo genera solo dipen-denza e corruzione.

dai calcoli per realizzarli. Una

Rivedere il proprioimpegno politicodi Antonello Mura

Di quel luogo di sof-ferenza, che rimase “attivo” dalla tarda primavera 1944 al 3 maggio 1945, oggi non rimane che un pezzo del muro di cinta. Di quello che fu il “Durchgangslager” di via Resia a Bolzano riman-gono oggi pochi mattoni e i tanti racconti e testimonianze di chi sopravvisse a quella barbarie. Racconti terribili, impressi indelebilmente nel-la mente e nel cuore di chi visse l’orrore della deporta-zione. Undicimila persone, arrestate soprattutto per motivi “politici” (cioè parti-giani, rastrellati, scioperanti, semplici sospettati), in parte minore per motivi “razziali” (vale a dire ebrei e zingari) o in ostaggio.

Mercoledì prossimo (20 febbraio) il Comune di Bol-zano, insieme all’Anpi (Asso-ciazione nazionale partigiani d’Italia), all’Aned (Associa-zione nazionale ex-deportati) di Bolzano e alla Comunità

IL “B O I A” D I BO L Z A N O

Gli occhi degl i a l tr i

ebraica di Merano depor-ranno presso quel muro una corona di fi ori per rendere omaggio alle migliaia di don-ne, uomini e bambini, che vennero imprigionati in quel “campo di passaggio” in atte-sa di essere deportati nei La-ger nazisti d’Oltralpe, da cui la maggior parte di loro non avrebbe mai fatto ritorno. Una corona di fi ori per dire loro che nonostante siano passati tanti anni, troppi, la giustizia ha fi nalmente fatto il suo corso: per quell’uomo, “Misha dagli occhi di ghiac-cio”, è giunto il momento di pagare il suo conto con la

giustizia.Quello che nei racconti

degli ex internati è sempre stato ricordato come il “boia di Bolzano” era stato con-dannato all’ergastolo già otto anni fa dal tribunale di Vero-na, che lo ha ritenuto respon-sabile dei crimini di guerra compiuti su deportati nei campi di Fossoli e di Bolzano. Davanti alla giustizia militare i racconti di una ventina di testimoni hanno portato alla luce racconti di sofferenza e terribili umiliazioni, che portavano sempre la fi rma di “Misha” e del suo compagno delle SS, Otto Stein (mai rin-

tracciato).Ci sono voluti otto anni

perché quell’uomo, che si era ricostruito una vita in Cana-da, dove si era rifugiato nel 1951, venisse consegnato alle autorità italiane. È arrivato all’aeroporto di Ciampino su un Falcon 900 proveniente da Toronto.

Oggi “Misha” ha 84 anni. Cammina a fatica, con l’au-silio di un bastone. Tutt’altra cosa rispetto alle immagini di qualche anno fa, che lo ritraevano ancora in discreta forma a Vancouver, la città canadese in cui si era rifu-giato. Pensava forse di essere riuscito a farla franca, ma si sbagliava. La sua fuga è giunta al capolinea.

“Misha” Seifert è tornato in Italia sabato scorso, 16

Il terrore, la giustizia, la speranzadi Irene Argentiero

febbraio, poco dopo le 5 del mattino. Di lì a poco il sole sarebbe arrivato per irradiare del suo calore una nuova giornata. Una giornata attesa per più di sessant’anni.

Ora è la vita a proseguire. Quella vita che si rispecchia negli sguardi di chi è so-pravvissuto e in quelli di chi ricorda con affetto un amico o un parente che passò dal “Durchgangslager” di Bolza-no e che non fece più ritorno a casa. Nei loro sguardi è impossibile cancellare tanto dolore, ma è giusto e dove-roso oggi guardare al futuro attraverso i loro occhi, per mantenere vivo il ricordo e squarciare il buio provocato da una così grande barbarie. Perché sorga davvero un nuovo giorno.

14 n. 8 24 FEBBRAIO 2008LaVitadall’Italia

l Family day 2, che vedrà impegnate 134 città per la giornata conclusiva della raccolta di fi rme lanciate dal Forum delle associazioni fa-miliari, il 2 marzo, ha “due valenze importanti”. Ne è certo Francesco Belletti,

direttore del Cisf (Centro inter-nazionale studi sulla famiglia), al quale abbiamo chiesto cosa ne pensa di questa nuova iniziativa del Forum.

Quali sono queste “due va-lenze importanti”?

“La prima è quella del ripren-dere la logica del movimento di popolo del Family day di maggio scorso, cioè si continua con l’idea che è nata una soggettività, che fi nalmente anche le famiglie in Italia hanno una maggiore consa-pevolezza di poter contribuire al dibattito politico e alla costruzio-ne del bene comune. Il secondo aspetto positivo è il mettere al centro dell’attenzione del Paese il tema della fi scalità a misura di famiglia, che è uno dei difetti principali del nostro sistema, cioè la pressoché totale indifferenza del fi sco ai carichi familiari, come se la famiglia non interessasse alla cosa pubblica”.

Perché è così diffi cile adot-tare un fi sco a misura di fami-glia?

“Credo che sia un limite cul-turale che ci portiamo dietro da 40/50 anni: il tema famiglia è ri-masto intrappolato in contenzio-si ideologici; sembrava un tema solo dei cattolici o della destra, per cui i ministri dell’economia non vedono la famiglia, a vantag-gio di un paradigma economico tutto individualista. La sfi da è, quindi, veramente culturale oltre che di risorse, perché è chiaro che modifi care il sistema del prelievo fi scale chiede più risorse distri-

terventi sulla conciliazione fami-glia-lavoro, quando si chiederà di ascoltare le associazioni fa-miliari tutte le volte che bisogna trattare del verde pubblico. La vera sfi da è una città e un’Italia a misura di famiglia. Cominciamo dal fi sco, ma si apre ciò che il Fo-rum delle associazioni familiari aveva aperto quando è nato: la vertenza famiglia”.

Quali sono le necessità della famiglia oggi, oltre alla questio-ne fi sco?

“Le due maggiori priorità sono l’emergenza lavoro, so-

F I S C O E F A M I G L I A

I La vera sfi da prattutto dei giovani perché senza non si può progettare una famiglia, e un piano casa con interventi di edilizia pubblica e meccanismi di aiuto agli affi tti. A queste due esigenze fondamenta-li si aggiunge il tema dell’educa-zione perché le famiglie sono in sofferenza sui compiti educativi e anche la scuola fa fatica. Si par-la troppo di bullismo e poco di collaborazione famiglia-scuola: anche su questo bisognerà trova-re una nuova modalità”.

Insomma, bisogna rimettere la famiglia in primo piano...

“Bisognerebbe partire dalla famiglia. Mi aspetterei una fi-nanziaria in cui la famiglia non sia l’ultimo tema da discutere, dopo aver stabilito cosa dare all’industria, all’ambiente o ad altre destinazioni. Bisogna ca-pire che partire dalla famiglia signifi ca rendere le persone più responsabili e non dimenticare che la qualità di vita delle perso-ne dipende prima di tutto dalla qualità dell’esperienza familiare,

che oggi ha bisogno di sostegno dal pubblico, di politiche serie. Il nodo è il cambiamento culturale, altrimenti si fanno solo politiche di assistenza, con elargizioni ed interventi una tantum. Ma così resta la marginalità delle famiglie, mentre bisogna passare attraverso la famiglia per proget-tare tutte le politiche”.

Manifestazioni come il Fami-ly day sono importanti anche per la presa di coscienza del proprio ruolo da parte delle famiglie?

“Certo, non tutte le famiglie hanno atteggiamenti sociali. È chiaro che lo stimolo del Family day è una chiamata alla responsa-bilità per tutte le famiglie perché ci vogliono famiglie disponibili a generare bene comune per pretendere politiche familiari. Il Family day 2 è importante, dunque, non solo come pressio-ne nei confronti della politica e della società, ma anche come chiamata alla sensibilizzazione e alla responsabilità di tutte le famiglie”.

terventi sulla conciliazione fami-

Ridare alle famiglieil posto che meritano

anche nel tema del fi scodi Gigliola Alfaro

buite diversamente. La diffi coltà dell’interagire con il sistema politico ed economico è, dunque, prima di tutto culturale”.

Una manifestazione come il Family day 2 può servire in questo senso?

“Penso di sì, perché in un momento di grande mobilità politica, con nuovi partiti e una campagna elettorale assoluta-mente diversa da quelle degli ultimi 15 anni, parti della società civile che chiedono una mag-giore attenzione alla famiglia forse hanno qualche possibilità di ascolto in più presso il sistema politico rispetto al passato, ma è proprio necessario un radicale cambiamento di prospettive”.

C’è un rischio di una stru-mentalizzazione dei temi della famiglia oggi?

“Per evitare strumentalizza-zioni, il criterio più serio è chie-dere un impegno di un intervento realmente a misura di famiglia prima delle elezioni e poi verifi -care i fatti”.

Per il Family day 2 si è scelto di coinvolgere maggiormente il territorio: la trova una scelta giusta?

“È un passaggio interessante perché la raccolta di fi rme è più che una manifestazione ed è più che la richiesta stessa di una fi r-ma. È un grande movimento di sensibilizzazione. Coinvolgere le amministrazioni locali signifi ca mettere al centro la famiglia: un sindaco, che fi rma oggi la petizio-ne per il fi sco, sarà più sensibile domani quando si chiederanno servizi a misura di famiglia, in-

“L’ interdipendenza, su scala globale, diventa una categoria morale e politica di fondamentale importanza”, poiché la sfi da dei nostri gior-ni è “quella di governare un mondo interdipendente per il quale la pace e la solidarietà non hanno alternative”. Ne è convinto Lorenzo Caselli, economista dell’Università di Genova, intervenuto nei giorni scorsi a Roma al XXVIII Con-vegno Bachelet. L’incontro, promosso come di consueto dall’Istituto “Vittorio Ba-chelet” dell’Azione cattolica italiana, ha avuto come tema “Condividere il mondo. La dimensione universale del bene comune”. Una nozione, quella di bene comune, al cui rafforzamento ha contribuito in maniera signifi cativa il ma-gistero della Chiesa secondo il quale, ha osservato il retto-re dell’Università pontifi cia

L’AZIONE CATTOLICA GUARDA AL BENE COMUNE IN DIMENSIONE UNIVERSALE

Condividere il mondoSalesiana Mario Toso, il bene comune “è il vivere retto di tutti i cittadini e dei loro rap-presentanti, delle società civili e dei popoli”.

LABORATORIODI SPERANZA

Un orizzonte, dunque, am-pliato dalla globalizzazione; fenomeno che, secondo Casel-li, per dispiegare tutte le sue potenzialità positive, “ha bi-sogno di un ancoraggio etico, ma anche politico e istituzio-nale forte”. In tale prospettiva “l’Europa ha di fronte a sé una grande scommessa. Quella di diventare un laboratorio di speranza per sé e per gli altri che sempre più numerosi la in-terpellano”, e potrà divenirlo attraverso “una politica inter-

nazionale coerente con i valori della sua identità culturale e religiosa”. “A partire dall’Eu-ropa - ha concluso l’economi-sta - è possibile una proposta di governance che stabilisca come priorità l’estensione delle libertà democratiche, l’eliminazione della povertà, il dialogo interculturale, il ri-spetto dell’ambiente”.

BENE COMUNE GLOBALE Quest’ultimo, ha sottoli-

neato Ignazio Musu, (Univer-sità di Venezia), “è un tipico esempio di un obiettivo di bene comune che trova dif-fi coltà ad essere garantito affi dandosi ai meccanismi eco-nomici, come il meccanismo di mercato, che puntano sulle motivazioni autointeressate

di Giovanna P. Traversa

delle persone”. È tuttavia “chiara a tutti l’insostenibilità” dell’attuale modello di svilup-po: di qui “la necessità di dif-fondere a livello mondiale la consapevolezza” che occorre riorientere “il progresso tecno-logico e i relativi investimenti” tenendo conto delle esigenze dei Paesi in via di sviluppo, secondo “un’etica di bene co-mune globale”.

RESPONSABILITÀ, CURA, SOLIDARIETÀ

Ma oggi, interviene Giu-seppina De Simone, docente di fi losofi a della religione presso la Facoltà teologica dell’Italia meridionale, è proprio la glo-

balizzazione a porre la neces-sità di “ripensare i fondamenti della vita comune”, mentre “la ricerca del bene comune” mette in gioco “il rapporto fra diritto e morale, ma anche il modo di intendere l’etica nella sua dimensione pubblica”. “È possibile - si chiede la studiosa - defi nire ‘cosa è giusto fare’ senza interrogarsi su ‘cosa è bene essere’?”. Su che cosa, in-somma, “poggiano le norme” e “di che cosa siamo realmente responsabili?”. Per De Simone “la responsabilità trova il suo archetipo originario nelle cure dei genitori verso i fi gli”; di qui la necessità che l’uomo agisca “evitando di compro-mettere il futuro dell’esistenza umana sulla terra e il futuro della terra stessa”. Ma occor-re un salto di qualità: “dalla responsabilità alla cura per l’altro, anche quello che non conosco o che ancora non c’è”, e alla solidarietà.

1524 FEBBRAIO 2008 n. 8LaVitainizio febbraio la Cina ha festeg-giato il suo capo-danno e il grande Paese asiatico si appresta a vivere uno dei p eriodi più impegnativi

della propria, recente storia, che culminerà con le Olimpiadi di Pechino, occasione per sancire il prestigio internazionale e il miracolo economico cinese.

Ma tanto le autorità locali quanto il resto del mondo sanno bene come la Cina che verrà mo-strata dalle televisioni internazionali non sia una realtà omogenea, perché fuori dai grandi centri urbani e dalle aree industrializzate ci sono vaste regioni che sconta-no un’arretratezza dram-matica rispetto al resto del paese.

Le campagne, trascu-rate e spesso escluse dal-lo sviluppo, rappresenta-no il frutto avvelenato di due decenni di crescita economica rapida e con-vulsa, che si è focalizzata esclusivamente sull’in-dustrializzazione di va-ste aree lungo la costa e sulle grandi città.

La totalità degli in-vestimenti pubblici è stata destinata ai poli industriali e all’ammo-dernamento delle me-tropoli al fi ne di attrarre capitale straniero, men-tre lo sviluppo intenso e non regolamentato ha sottratto ampi territori all’agricoltura. Di più, l’inquinamento prodotto dai processi industriali compromette in maniera preoccupante le risorse idriche e naturali di di-verse regioni e, più in

dall’estero

A SCRITTORE“PULITZER”Vincitore del premio Pu-litzer nel 2007 per “The Road” lo scrittore statu-nitense (nato nel 1933 nel Rhode island e cresciuto nel Tennessee) Cormac Mc Carthy ha venduto il suo archivio privato alla University Texas State per due milioni di dollari: si tratta di tutta la sua corrispondenza, diari, ab-bozzi e manoscritti di un-dici romanzi, un romanzo incompiuto e materiali inediti (una commedia e quattro sceneggiature). Tra le sue opere figu-rano “Il guardiano del frutteto”, “Meridiano di sangue”, “Cavalli sel-vaggi”, “Oltre il confi ne”. Egli non si è qua i mai mostrato in pubblico e ha rilasciato pochissime interviste.

TRA MALAWIE CINAIl Malawi ha rotto i rap-porti diplomatici con Taiwan ed ha allacciato piene relazioni con Pe-chino. Si assottiglia così la lista dei paesi che ricono-scono Taiwan, considera-ta da Pechino “provincia ribelle”: sono poco più di una ventina, perlopiù di area centroamericana e dell’Oceania. Povero, anche di materie prime, il Malawi, Stato dell’Africa orientale, offre alla Cina una sponda ulteriore per i piani di espansione com-merciale ed economica nel continente africano; la Cina sosterrà il Malawi, ne appoggerà la sovranità e ne svilupperà l’econo-mia. L’interscambio tra Cina ed Africa nel 2007 è incrementato del 30,3%.

URANIO DEL NIGERIl colosso energetico fran-cese Areva ha ottenuto dal governo nigerino il rinnovo della concessione per l’estrazione e la ven-dita dell’uranio, autoriz-zazione destinata soprat-tutto allo sfruttamento del nuovo giacimento di Imouraren: quest’ultima operazione prevede un investimento di oltre un miliardo di euro; il sito di Imouraren sarà “il più importante progetto industriale minerario mai realizzato nel Niger”, paese che diviene il se-condo produttore mon-diale di uranio. L’Areva era accusata di aiutare l’Mnj (rivoltosi), così da ostacolare società cinesi ed anglo-americane che avevano permessi di pro-spezione.

Dalmondo

La Cina festeggia il nuovo anno,quello della consacrazionecome potenza economica

di Angela Carusone

Per quanto riguar-da il sistema sanitario pubblico, gli interventi riguardano i presidi di-retti a quelle popolazioni che non sono in grado di sostenere alcuna spesa. Mentre il piano di sviluppo dell’istru-zione passa attraverso l’aumento del numero degli insegnanti e delle strutture scolastiche, e la diffusione dell’istruzio-ne obbligatoria grazie a misure fi scali in favore degli alunni.

Pechino tenterà anche di incentivare la produ-zione agricola nelle aree più arretrate diffonden-do tecniche più moderne ed effi cienti, soprattutto nel settore dell’irriga-zione; e si è impegnata a tenere in maggiore considerazione l’impatto ambientale delle grandi infrastrutture, spesso in-vasive, che danneggiano le campagne e spesso provocano l’allonta-namento forzato delle popolazioni dai vari villaggi.

La diffi coltà più rilevante è data dalla corruzione che dilaga tra gli uffi ciali pubblici: la corruzione, che da tempo in Cina è causa di malcontento e di incre-dibili sprechi di denaro, rischia infatti di diven-tare l’anello debole della catena che dovrebbe portare lo sviluppo nelle aree depresse.

Va però ricordato che –come sottolineano alcuni osservatori della politica cinese- in Cina non solo le scelte di po-litica estera ma anche quelle di politica interna vanno ricollegate ad una più generale politica di potenza intrapresa negli ultimi anni. Gli obiet-tivi di Pechino hanno dunque ampia portata, oltrepassano le frontiere nazionali e toccano i Paesi vicini, nei confron-ti dei quali il governo cinese intende accorciare le distanze in termini di collegamenti e creare più strette relazioni commer-ciali.

Le autorità politiche cinesi hanno tutto l’in-teresse a riequilibrare il gap esistente all’inter-no del Paese; le vaste regioni occidentali, ad esempio, dispongono di notevoli risorse naturali di cui necessita la cre-scente popolazione. Ma i progetti di sviluppo diffi cilmente riusciranno a sradicare la piaga della povertà, perché saranno sempre messi in secondo piano rispetto alla politi-ca di potenza che la Cina persegue.

Pechino alla provadel vero sviluppo

ha provocato una serie di proteste e rivolte che il governo teme possano verifi carsi anche durante quella vetrina interna-zionale che sono i Giochi olimpici.

Non è un caso che le autorità cinesi abbiano mobilitato tutte le forze dell’ordine, intensifi ca-to la persecuzione dei dissidenti e rafforzato i controlli su internet. Le attività di protesta, infatti, metterebbero in imbarazzo il governo di Pechino che, se non le contrasta, rischia di in-coraggiare i manifestanti e gli opppositori, ma, se reagisce con forza ecces-siva, sarà soggetto a forti critiche a livello interna-zionale.

Di più, le autorità sono ben coscienti del fatto che attualmente nelle campagne vivono i due terzi della popo-lazione totale cinese, e un’eventuale diffusione dei disordini in queste aree comporterebbe seri rischi per la stabilità eco-nomica e per quella po-litica dello stesso regime comunista.

Per questo sono state elaborte una serie di mi-sure in favore degli agri-coltori, che dovrebbero articolarsi su diversi livelli, mirando preva-lentemente all’istruzione e alla sanità, e sono stati stanziati 40 miliardi di dollari per cinque anni.

KOSOVO

Quale futuro dopo l’euforia?

Proclamata l’indipendenza, rimane da costruire uno Stato

generale, rende invivibili numerose aree abitate.

Il sottosviluppo sof-ferto dalle aree rurali, as-sieme alla bassa qualità della vita, ai soprusi e al-l’inquinamento ha spinto chi abita quelle regioni

a vaste migrazioni dal-l’interno del Paese verso le aree industrializzate, riversando decine di milioni di persone nelle periferie urbane alla ri-cerca di un’occupazione, una casa e un salario, e

Non sarà certa-mente facile il compito che attende il governo del leader kosovaro Hashim Thaci.

Ratifi cata domenica 17 dal Parlamento di Pristina la secessione dalla Serbia, il Koso-vo appare oggi come un contenitore vuoto, tenuto insieme uni-camente dal fattore etnico.

Il rischio immediato è quello di trovarsi di-nanzi ad uno Stato che per vivere la propria quotidianità debba affi -darsi pesantemente ed unicamente agli aiuti internazionali: la guer-ra del 1999 ha distrutto la quasi totalità degli insediamenti industria-li presenti nel Paese, portando all’abbando-no delle zone minerarie nel Sud e a una profon-da crisi nel settore agri-

colo. Il reddito medio non supera i 250 euro mensili, il PIl secondo la Banca mondiale è il più basso d’Europa, la disoccupazione tocca il 60%, mentre le promes-se privatizzazioni ri-mangono lettera morta: le esportazioni raggiun-gono solamente il 5% delle importazioni.

Per un’area già divenuta negli ultimi anni un riferimento internazionale per la contraffazione nelle griffe dell’abbigliamen-

to e per il mercato degli stupefacenti, il pericolo è quello di assistere – considerata proprio la sua posizione geogra-fi ca – ad un proliferare di traffi ci più o meno illeciti che facciano del-lo Stato balcanico vera e propria terra di con-quista delle Organizza-zione mafi ose interna-zionali. Ed alcuni già vedono il Kosovo come base per il terrorismo di matrice islamica, preoc-cupati per le numerose moschee e le diverse

madrasse che continua-no ad essere costruite in tutto il Paese grazie ai cospicui fi nanzia-menti provenienti dal mondo arabo.

Passata l’euforia per l’indipendenza. Europa e Stati Uniti, incapaci negli scorsi mesi di “obbligare” serbi e kosovari a se-dere allo stesso tavolo fi no al raggiungimento di una soluzione co-mune condivisa per la regione, devono ora sentire come prioritario l’impegno di attivarsi perché in un futuro non troppo lontano sia pos-sibile uno sviluppo eco-nomico concreto (evi-tando quindi gli inutili aiuti a pioggia) in un contesto di pacifi cazio-ne autentica e di tutela delle parti presenti nel Paese.

Mauro Ungaro

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n periodo di garan-zia e in pieno clima revival, sembra che i grandi, gli artisti veri come Fiorello e la Cuccarini, stiano tornando in tv. È da un po’ che il grande

pubblico vuol rivedere insieme Anna Marchesini, Tullio Solenghi e Massi-mo Lopez, quelli che in principio erano il Trio. Ora, dopo una pausa di riflessione durata quin-dici anni in cui hanno tentato carriere separate, torneranno, fortemente voluti dal direttore di Rai Uno Fabrizio Del Noce, in uno spettacolo prodotto dalla Bibi Ballandi. Il de-butto televisivo del trio è avvenuto nel 1985 con il varietà “Tastomatto” di Enzo Trapani. Sempre nel 1985 partecipano a “Domenica in” e nel 1986

Isi sono esibiti nello spazio comico di “Fantastico” provocando con lo sketch satirico l’ira dell’ayatollah Khomeini e dell’amba-sciata-iraniana. Dodici anni di attività frenetica: le famose scenette da loro interpretate sono diventa-te un vero e proprio “cult” della comicità italiana: i primi a fare la parodia del tg, di 90° minuto e

di personaggi famosi. Il gioco delle trasformazioni e delle parodie e i ribalta-menti comici e grotteschi, tipici della comicità dei tre, hanno trovato piena espressione nella lettura ironica dei “Promessi spo-si” realizzata per la Rai nel 1990. La parodia incontrò uno straordinario succes-so sull’onda della versione kolossal che qualche mese

prima era andata in onda su Rai Uno con la regia di Salvatore Nocita. Il grande romanzo diventa pretesto per ironiche e giocose pa-rodie e ribaltamenti comici e grotteschi, che rompono la narrazione tradizio-nale per contaminarla con elementi attinti alla cultura dei mass media, ottenendo effetti comici anche grazie a un impian-

to stilistico il più aderente possibile alle atmosfere e alle ambientazioni originali.

Come afferma il critico televisivo Aldo Grasso in “Le mille e una volta dei Promessi sposi”: ...”La parodia del ‘90 è un’occasione per pa-rodiare la televisione nel suo insieme: i personaggi più conosciuti, i generi, i linguaggi, i disturbi. A poco a poco la presenza del Manzoni scompare nelle maglie del palinsesto frequentato attraverso le sue ossessioni”. Però è anche vero che nella ver-sione del Trio si manifesta pure una specificità let-teraria: la presenza nella parodia dell’autore stesso con i suoi interventi me-talinguistici a lamentare e correggere imprecisioni e infedeltà ed il continuo scimmiottare la scrittura manzoniana con i suoi vezzi che diventa comico nel meccanismo dell’ite-razione, ad esempio con il tormentone “Lorenzo o, come dicevano tutti, Ren-zo”, fa davvero ridere.

Ma veniamo al grande ritorno del trio comico più dissacrante degli anni ‘80, che si era diviso nel 1993 all’apice del succes-so: l’appuntamento sa di appetitoso. Nessuno di loro era diviso in spalla

o leader ed erano per-fettamente coordinati e complementari perché prima di essere dei comici, sono degli attori a tutto tondo. Oggi di comicità se ne fa troppa e il livello dei nuovi comici non è si-curamente straordinario, anzi si è notevolmente abbassato. Anche se la Marchesini, Solenghi e Lopez, presi singolar-mente, non eccellono, se riusciranno a rispolverare l’antico feeling torneran-no certamente a far ridere e a stupire i telespettatori. Infatti alterneranno vecchi sketch di successo e inedi-ti ritrovamenti censurati per la “Domenica in” del 1985 perché considerati “forti”, a nuovi numeri, come negli incontri uni-versitari che hanno avuto in questi anni: in studio, con il pubblico in diretta di oggi, si rivedranno, commenteranno rivelan-do il dietro le quinte e improvviseranno per noi nuove gag pronti, come non mai, a farci ridere come una volta.

Shiny Pasero

Q uante cose sono cambiate dai tempi di “Lascia o raddoppia?”, quando per portarsi a casa un gruzzoletto al-meno un po’ corposo si doveva studiare davve-ro, nella speranza di ri-spondere a domande che non erano alla portata di tutti. Oggi imperversano i quiz in cui si vince non per merito di una pre-parazione specifi ca ma grazie a una presunta “cultura generale” e, so-prattutto, con l’aiuto di una cospicua dose di for-tuna. In molti casi la dea bendata è l’unico giudice in campo, anche quando la posta in gioco è assai alta. Del famoso quiz ri-mane soltanto in alcune trasmissioni la possibi-lità di raddoppiare di volta in volta la vincita, fi no a raggiungere, nelle sequenze più fortunate, addirittura il fatidico mi-lione di euro.

Il nuovo corso del gioco a premi si è im-posto con forza nelle stagioni televisive più recenti, determinando la crescente messa in onda di programmi che sono molto simili tra loro. La formula di queste trasmissioni si ripete e spesso sono pressoché identiche anche la sce-nografi a e la posizione assegnata a conduttore, concorrenti e pubblico, oltre alla struttura del gioco. Non importa chi ha copiato da chi: anche i quiz sono generalmente dei format, programmi che ne rispecchiano altri di cui hanno acquistato i diritti di trasmissione.

di possibili vincite con poca fatica, non manca-no alcune trasmissioni che vanno almeno in parte fuori dal coro e, pur non rinunciando alla formula del quiz con domande e risposte, percorrono una strada un po’ più interessante. È il caso di “L’eredità” (RaiUno), “Passaparo-la” (Canale 5), “Per un pugno di libri” (RaiTre). Affi dato alle cure di Car-lo Conti, “L’eredità” ha il merito di giocare su e con le parole. In tempi di linguaggi sempre più poveri e di neologismi

I quiz di nuova gene-razione hanno successo perché fanno leva su uno dei principali desideri più o meno inconsci della gente: arricchirsi in poco tempo con poca fatica, magari grazie a un po’ di fortuna. E poi – diciamocelo... – c’è quel sottile gusto di ve-dere le persone sbagliare la risposta a domande semplicissime, potendo invece dire, comoda-mente seduti sul proprio divano: “Io la sapevo...”. Un altro motivo di attra-zione è legato alla possi-bilità di identifi cazione tra il pubblico a casa e i concorrenti in studio. I campioni di “Lascia o raddoppia?” erano personaggi percepiti come lontani e fuori dal comune, in forza della loro preparazione spe-cifi ca su un determinato argomento; oggi i pro-tagonisti sono persone come noi, che possiamo così immedesimarci in loro. Questo favorisce la nostra permanenza davanti al teleschermo acceso, per la gioia di autori dei programmi e sponsor vari.

In questo panorama

Dentro la tv di “Homo videns”

Domande per tuttiPochi quiz sono però intelligenti

sempre più azzardati, un gioco che riporta l’at-tenzione sul legame tra vocaboli e signifi cati è un esempio interessante. Anche “Passaparola”, condotto da Gerry Scotti, si fonda su un meccani-smo simile e ha il merito di riportare l’attenzione sul corretto uso della lin-gua italiana.

Il quiz che ci piace di più è “Per un pugno di libri”, che vede Neri Marcorè condurre una gara fra studenti di scuo-le superiori chiamati a rispondere sui contenuti di un’opera letteraria. In premio, naturalmente, non ci sono soldi o getto-ni d’oro ma un patrimo-nio per molti versi assai più prezioso: libri.

Resta la distanza rispetto al passato. Per i campioni di “Lascia o raddoppia?” si pro-vava ammirazione, per quelli attuali invidia se vincono e simpatia se perdono. Dei primi ci ricordiamo ancora oggi, i secondi dopo un giorno sono già dimenticati...

IL TRIO MARCHESINI, LOPEZ SOLENGHI

Quindici anni dopo, ritornano

per farci sorridere