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Poste italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004, art.1, c. 1, DCB Milano Anno 153˚ Numero 350 Prezzi di vendita all’estero: Austria €2, Germania €2, Monaco P. €2, Svizzera Sfr 3,20, Francia €2, Inghilterra GBP.1,80, Belgio €2 FTSE It. All Share (31.12.02=23356,22) 24191,88 24475,96 -1,16 15,55 FTSE MIB (31.12.97=24401,54) 21853,34 22120,95 -1,21 13,61 FTSE It. Mid Cap (31.12.02=20146,67) 42473,97 42872,64 -0,93 32,32 FTSE It. Pir Benchmark (31.05.17=17088,84) 17113,32 17296,19 -1,06 17,33 FTSE It. Small Cap (31.12.02=24226,05) 23553,62 23654,56 -0,43 26,84 FTSE It. Star (28.12.01=10000) 36625,24 36984,10 -0,97 34,73 Sole24Ore (1938=1) 1602,27 1616,82 -0,90 13,16 Mediobanca (2.1.06=100) 61,05 61,60 -0,89 12,04 Comit Globale (1972=100) 1297,31 1308,55 -0,86 15,40 Azioni: numero 856.408.657 1.690.072.862 Azioni: valore 1.546.820.212 1.465.165.897 Titoli di Stato 296.216.397 396.608.804 Obbligazioni 4.895.159 7.181.828 FTSE MIB mar 2018 21757 -274 Eurex Bund 10a(mar 18 ) 161,68 -0,11 Dollaro Usa 1,1993 0,0059 Yen giapponese 135,0100 0,2700 Sterlina inglese 0,8872 -0,0005 Franco svizzero 1,1702 -0,0002 Renminbi cinese 7,8044 0,0043 Dollaro canadese 1,5039 -0,0010 Corona svedese 9,8438 -0,0014 Dollaro austral. 1,5346 0,0016 Alluminio 2241,5 -1,50 Caffè rob 1714,0 0,30 BORSE EUROPEE EuroStoxx 385,50 -0,49 Amsterdam Am. Exc. 544,58 -0,45 Bruxelles Bel 20 3977,88 -0,34 Francoforte Dax 12917,64 -0,48 Helsinki Omxh Gen 9471,56 -0,17 Lisbona Psi 20 5388,33 0,36 Londra Ftse 100 7687,77 0,85 Madrid Ibex 35 10043,90 -0,49 Parigi Cac 40 5312,56 -0,50 Vienna Atx Index 3420,14 -0,43 Zurigo Swiss Mkt 9381,87 -0,25 ALTRE BORSE New York DJ Ind. 24719,22 -0,48 New York S&P 500 2673,61 -0,52 New York Nasdaq C. 6903,39 -0,67 Tokyo Nikkei 225 22764,94 -0,08 Hong Kong Hang S. 29919,15 0,19 San Paolo Brsp Bov.# 76402,08 0,43 Shanghai Comp. 3307,97 0,35 Sydney All Ordin. 6167,30 -0,36 Singapore Straits T. 3402,92 0,11 INDICE CAMBI (22 valute) Indice Sole-24Ore 112,41 0,25 # Borsa chiusa FTSE Mib 21853,34 B -1,21 variaz. % 13,80 var. % ann. Dow Jones I. 24719,22 B -0,48 variaz. % 24,72 var. % ann. Xetra Dax 12917,64 B -0,48 variaz. % 12,81 var. % ann. FTSE 100 7687,77 L 0,85 variaz. % 7,97 var. % ann. ¤/$ 1,1993 L 0,49 variaz. % 14,73 var. % ann. Brent dtd 67,07 L 0,87 variaz. % 22,41 var. % ann. Oro Fixing 1296,50 L 0,43 variaz. % 13,14 var. % ann. Nasdaq Co. 6903,39 B -0,67 variaz. % 27,09 var. % ann. A2A 1,542 -0,90 Atlantia 26,320 -1,79 Azimut H. 15,970 -0,56 B. Generali 27,740 -1,03 Banco BPM 2,620 -1,58 Bper Banca 4,210 -2,73 Brembo 12,670 -1,48 Buzzi Unicem 22,500 -1,92 Campari 6,445 -0,85 CNH Industrial 11,170 -1,06 Enel 5,130 -1,16 Eni 13,800 -1,15 Exor 51,100 -0,49 FCA-Fiat Chrysler 14,910 -1,97 Ferrari 87,450 -1,96 FinecoBank 8,535 -1,56 Generali 15,200 -1,23 Intesa Sanpaolo 2,770 -0,72 Italgas 5,090 -0,78 Leonardo 9,920 -0,55 Luxottica 51,150 -0,58 Mediaset 3,230 -0,12 Mediobanca 9,460 -1,05 Moncler 26,080 -1,21 Pirelli & C. 7,250 0,28 Poste Italiane 6,275 -0,87 Prysmian 27,190 -0,91 Recordati 37,060 -0,88 S. Ferragamo 22,150 0,45 Saipem 3,806 -0,63 Snam 4,080 -0,49 STMicroelectr. 18,200 -1,46 Telecom Italia 0,721 -1,23 Tenaris 13,160 -0,98 Terna 4,844 -1,78 UBI Banca 3,646 -2,09 Unicredit 15,580 -1,70 Unipol 3,910 -0,56 UnipolSai 1,947 -0,87 Yoox Net-A-Porter 29,120 -0,75 PRINCIPALI TITOLI - Componenti dell’indice FTSE MIB QUANTITATIVI TRATTATI ¤ 29.12 28.12 FUTURES 29.12 Var I CAMBI DELL’EURO (rilev. BCE) Valuta 29.12 Diff. MATERIE PRIME Prezzi uff. a Londra ($/t) 29.12 Var.% INDICI Paese/Indice 29.12 Var.% BORSA ITALIANA Var% Indici Generali 29.12 28.12 Var% in.an. Titolo Pr.Rif.¤ Var.% Titolo Pr.Rif.¤ Var.% I l super euro, sopra quota 1,2 dollari e ai massimi da tre mesi contro il biglietto verde, ha pesato sulle Borse eu- ropee nell’ultima seduta dell’anno. I listini hanno chiuso tutti sotto la parità, con Milano maglia nera (-1,21% sul Ft- se Mib). Per Piazza Affari il 2017 resta però brillante: +13,6%. Tra i titoli milanesi a maggiore capitalizzazione, le vendite hanno colpito le banche: Ubi (-2,09%), Banco Bpm(-1,58%)eBper(-2,73%).Maleancheititolipiùespo- sti al mercato Usa: Buzzi Unicem (-1,92%) e Fca (-1,97%). € 2 * In Italia Sabato 30 Dicembre 2017 *con “Uomo e Gentiluomo” € 9,90in più; con “L’Impresa” € 6,90in più; con “Norme e Tributi” € 12,90in più; con “Aspenia” € 9,90in più; con “Internazionalizzazione delle Imprese” € 9,90in più; con “Auto e Fisco” € 9,90in più; con “Regolamento di Organizzazione” € 9,90in più; con “How To Spend It” € 2,00in più; con “IL Maschile” € 2,00in più FTSE ITALIA ALL SHARE Base 31/12/02=23.356,22 -1,16 24525 24400 24275 24150 chiusura apertura Mercati A In positivo i principali indicatori dell’economia per la prima volta dall’inizio della crisi Industria, export, lavoro: l’Italia riaccende i motori Istat: il Pil cresce anche a dicembre ma con intensità minore Dal 1° gennaio via anche all’adeguamento delle tariffe energetiche: luce +5,3% e gas +5% Autostrade, rincari del 2,74% p Dal 1° gennaio scattano i rin- carideipedaggiautostradali: per il ministero dei Trasporti l’au- mento medio è del 2,74%. Balzo record per i 31 chilometri Aosta Ovest-Morgex:+52%.Semprelu- nedì via all’adeguamento trime- strale delle tariffe da parte del- l’Authority energia: luce +5,3% e gas +5%. Gilibertou pagina 16 di Paolo Bricco N onostante tutto, nel 2017 la molla della ripresa è scatta- ta. Ieri l’indice anticipatore del- l’economia elaborato dall’Istat ha mantenuto l’intonazione positi- va, toccando quota 104 punti e la- sciando presagire il prosegui- mento della crescita del Pil. Nel 2018 verificheremo la qualità e la portata della sua traiettoria. Il de- clino italiano è frenato e circo- scritto dalla solidità della nostra manifattura. Lo sapevamo. È una costante storica. Ogni ipotesi di uscita dalla recessione economi- ca iniziata nel 2008 e ogni proget- to di riduzione del tramortimen- to delle anime degli italiani inco- minciato ben prima sono – anche – affidati alla sorprendente vitali- tà metamorfica delle nostre fab- briche. La silenziosa ristruttura- zione e la graduale rivitalizzazio- ne del tessuto produttivo stanno modificando il paesaggio indu- striale e le condizioni di contesto. Continua u pagina 2 p Anche la Regione Puglia ha depositato la rinuncia alla richie- sta di sospensiva al Tar sul piano ambientale Ilva: lo ha annunciato il ministro Calenda, sottolinean- do che così «si scongiura la chiu- sura degli impianti il 9 gennaio». Intanto l’azienda ha versato oltre 30 milioni per saldare i debiti con i fornitori. Palmiottiupagina 15 Il caso acciaio. Il ministro: ora via il ricorso Schiarita sull’Ilva, la Puglia ritira la sospensiva al Tar Calenda: stop scongiurato L’azienda salda i debiti con i fornitori: oltre 30 milioni alle imprese dell’indotto PANORAMA Ok alla riforma delle intercettazioni I dubbi dell’Anm e degli avvocati Più equilibrio fra rispetto delle esigenze investigative, tutela della pri- vacy e diritto all’informazione: il Governo vara definitivamente la rifor- ma delle intercettazioni, in vigore 6 mesi dopo la pubblicazione previ- sta in gennaio. L’Anm: troppo spazio alla polizia giudiziaria. u pagina 13 MODIFICATI I PRINCIPI CONTABILI OIC Ricavi, i tempi di rettifica non pesano sul bilancio Luca Miele e Franco Roscini Vitaliu pagina 19 LINGUA ITALIANA SECONDARIA NEI BANDI DEL MINISTERO DELL’UNIVERSITÀ Se l’interesse nazionale preferisce l’inglese di Annalisa Andreoni I l mondo dell’università ogni anno aspetta con ansia l’usci- ta dei bandi per il finanziamen- to della ricerca di base, una boc- cata d’ossigeno nella generale povertà in cui versa: sono i «Progetti di ricerca di Rilevan- te Interesse Nazionale», noti con l’acronimo di PRIN. I PRIN escono sempre in ritardo e spesso saltano gli anni. E come il resto dei finanziamenti all’uni- versità hanno subito nel tempo un forte decurtamento. Tra Na- tale e Capodanno il PRIN 2017 è finalmente stato bandito ma non si fa in tempo a rallegrarse- ne che la prima cosa che salta agli occhi è la degradazione del- la lingua italiana a lingua secon- daria: «La domanda – si legge – è redatta in lingua inglese; a scel- ta del proponente, può essere fornita anche una ulteriore ver- sione in lingua italiana». Continua u pagina 8 ENTI NON PROFIT Obbligo di bilancio per il «terzo settore» Operativi i primi vincoli per il volontariato Parente e Sepiou pagina 5 L’assemblea di Fs ha deliberato ieri l’aumento di capitale di 2,86 miliardi con conferimento dell’intera partecipazione Anas del ministero dell’Economia e delle Finanze. u pagina 24 Anas entra nel gruppo Ferrovie dello Stato LA STORIA Nella Norcia che si rialza la speranza è il turismo Sara Magrou pagina 17 Comuni in crisi, ripiano eterno La manovra porta da 10 a 20 anni i termini per il riequilibrio dei Comuni in pre-dissesto. A Napoli deficit a 2,5 miliardi, tempo fino al 2032 per il bilan- cio in ordine. Sono 151 le città che ottengono la seconda chance.u pagina 6 INTERVISTA Jerusalmi: «Il 2018 sarà record per le Ipo in Borsa» I l 2018 sarà un anno record per le Ipo di Piazza Affari. Ne è convinto l’ad di Borsa italiana, Raffa- ele Jerusalmi, che si attende 50 nuove matricole tra Aim (il mercato dedicato alle piccole imprese) e mercato principale. Jerusalmi spiega che è in atto un cambio culturale nel mondo delle imprese italiane che ora vedono la quotazione come «un’opportunità». Nel frattempo il progetto Elite, nato cinque anni fa per avvicinare le aziende al mercato dei capitali, ha raccolto l’adesione di oltre 700 società. Prima di Natale è stato lanciato il primo basket bond che ha per- messo a dieci di queste aziende di raccogliere fondi a tassi competitivi, uno strumento «che rivoluzio- nerà le dinamiche di finan- ziamento». Olivieri u pagina 23 COMMISSIONE BANCHE Vigilanza bancaria modello «Twin Peaks» di Donato Masciandaro U n possibile ed importan- te risultato che la Com- missione Parlamentare Casini sui dissesti bancari po- trebbe sfornare è un disegno di riforma della vigilanza esercita- ta da Banca d’Italia e Consob ispirato al modello per finalità, o “Twin Peaks”(TP), che rap- presenterebbe il superamento del modello ibrido che caratte- rizza oggi l’Italia. Cosa dobbia- mo aspettarci? Un buon arrosto o solo fumo? Tutto dipenderà dalla capacità degli attuali membri della Commissione di evitare gli errori sistematica- mente commessi in Italia sul- l’argomento, che hanno sempre due matrici: l’ignoranza e/o l’opportunismo politico. L’antidoto contro l’ignoranza e l’opportunismo è conoscere le lezioni della analisi economica sul modello TP, che sono alme- no quattro, ciascuna riassumibi- le con una parola chiave: finalità, indipendenza, coordinamento, congiuntura. Ognuna di esse rappresenta una condizione ne- cessaria per aumentare le pro- babilità di successo di tale mo- dello, ed allo stesso tempo sono state diversamente declinate nei cinque Paesi – Australia, Bel- gio, Nuova Zelanda, Olanda e Regno Unito – che hanno finora adottato tale modello. La prima parola chiave è rac- chiusa nel principio che l’archi- tettura della vigilanza deve esse- re organizzata assegnando cia- scun bene pubblico da tutelare ad una autorità specifica, che la garantirà rispetto ad ogni pro- dotto, intermediario o mercato rilevante per il perimetro nazio- nale. Tale principio nasce dalla constatazione che in una econo- mia globalizzata rischiano di es- sere inefficaci i due modelli di vi- gilanza che si collocano agli anti- podi: la vigilanza per mercati e la vigilanza unificata. La vigilanza per mercati, in cui c’è una autori- tà vigilante per ogni mercato bancario e finanziario esistente rischia di essere al contempo ri- dondante – perché tende al pro- liferare delle autorità – ed obso- leto – perché la globalizzazione rende i confini tra strumenti, in- termediari e mercati sempre più sfumati, per cui il controllo per mercato tende ad essere allo stesso tempo inefficiente – si creano sovrapposizioni – ed inefficace – si verificano buchi. Continua u pagina 8 Quando vince il buonsenso di Matteo Meneghello u pagina 15 DOMANI SUL SOLE A TU PER TU CON ROSITA MISSONI: «LA MIA VITA, UN PATCHWORK DI EMOZIONI» Nicoletta Polla Mattiot LAVORO 23 milioni Quest’anno, da giugno, si è superata stabilmente la soglia psicologica dei 23 milioni di occupati; il tasso di occupazione al 58,1% di ottobre è migliore rispetto al 57,6% di gennaio e ben oltre il minimo del 55,3% del 2013 INVESTIMENTI 80 miliardi Gli investimenti innovativi che rientrano nel piano industria 4.0 e che hanno sfruttato gli incentivi per l’acquisto di macchinari. Nel complesso nel 2017 gli investimenti fissi lordi sono cresciuti del 3% IMPIEGHI 1.370 miliardi Il valore totale dei prestiti concessi dalle banche a famiglie e imprese rilevato a fine novembre è superiore dell’1,3% rispetto all’anno scorso. Ma persistono significative differenze fra le varie categorie di debitori. Gli indicatori PRODUZIONE INDUSTRIALE 872 miliardi L’Italia ritrova finalmente il mercato interno grazie a consumi e investimenti trainati dal Piano Industria 4.0 per la manifattura. A fine anno la vendita di beni manifatturieri varrà 872 miliardi contro gli 800 del 2013. EXPORT 450 miliardi Lo scatto del commercio globale “regala” all’Italia il miglior anno della storia, con vendite estere verso i 450 miliardi. Più 7,7% l’export dei primi dieci mesi dell’anno: 26,5 miliardi in più del 2016. Marzio Bartoloni, Maximilian Cellino, Luca Orlando e Giorgio Pogliottiu pagine 2 e 3 OGGI PLUS24 FORUM DEI GESTORI: LE INDICAZIONI PER INVESTIRE E DIFENDERE I RISPARMI NEL 2018 Con il Sole 24 Ore Società di Reale Group Inizia subito a proteggere il tuo benessere attuale e futuro! www.uniqagroup.it - www.italiana.it

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Poste italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003conv. L. 46/2004, art.1, c. 1, DCB Milano

Anno 153˚Numero 350

Prezzi di vendita all’estero: Austria €2, Germania €2, Monaco P. €2, Svizzera Sfr 3,20, Francia €2, Inghilterra GBP.1,80, Belgio €2

FTSE It. All Share (31.12.02=23356,22) 24191,88 24475,96 -1,16 15,55

FTSE MIB (31.12.97=24401,54) 21853,34 22120,95 -1,21 13,61

FTSE It. Mid Cap (31.12.02=20146,67) 42473,97 42872,64 -0,93 32,32

FTSE It. Pir Benchmark (31.05.17=17088,84) 17113,32 17296,19 -1,06 17,33

FTSE It. Small Cap (31.12.02=24226,05) 23553,62 23654,56 -0,43 26,84

FTSE It. Star (28.12.01=10000) 36625,24 36984,10 -0,97 34,73

Sole24Ore (1938=1) 1602,27 1616,82 -0,90 13,16

Mediobanca (2.1.06=100) 61,05 61,60 -0,89 12,04

Comit Globale (1972=100) 1297,31 1308,55 -0,86 15,40

Azioni: numero856.408.657 1.690.072.862

Azioni: valore1.546.820.212 1.465.165.897

Titoli di Stato296.216.397 396.608.804

Obbligazioni4.895.159 7.181.828

FTSE MIB mar 2018 21757 -274Eurex Bund 10a(mar 18 ) 161,68 -0,11

Dollaro Usa 1,1993 0,0059Yen giapponese 135,0100 0,2700Sterlina inglese 0,8872 -0,0005Franco svizzero 1,1702 -0,0002Renminbi cinese 7,8044 0,0043Dollaro canadese 1,5039 -0,0010Corona svedese 9,8438 -0,0014Dollaro austral. 1,5346 0,0016

Alluminio 2241,5 -1,50Caffè rob 1714,0 0,30

BORSE EUROPEEEuroStoxx 385,50 -0,49Amsterdam Am. Exc. 544,58 -0,45Bruxelles Bel 20 3977,88 -0,34Francoforte Dax 12917,64 -0,48Helsinki Omxh Gen 9471,56 -0,17Lisbona Psi 20 5388,33 0,36Londra Ftse 100 7687,77 0,85Madrid Ibex 35 10043,90 -0,49Parigi Cac 40 5312,56 -0,50Vienna Atx Index 3420,14 -0,43Zurigo Swiss Mkt 9381,87 -0,25

ALTRE BORSENew York DJ Ind. 24719,22 -0,48New York S&P 500 2673,61 -0,52New York Nasdaq C. 6903,39 -0,67Tokyo Nikkei 225 22764,94 -0,08Hong Kong Hang S. 29919,15 0,19San Paolo Brsp Bov.# 76402,08 0,43Shanghai Comp. 3307,97 0,35Sydney All Ordin. 6167,30 -0,36Singapore Straits T. 3402,92 0,11

INDICE CAMBI (22 valute)Indice Sole-24Ore 112,41 0,25# Borsa chiusa

FTSE Mib21853,34

B-1,21 variaz. %

13,80 var. % ann.

Dow Jones I.24719,22

B-0,48 variaz. %

24,72 var. % ann.

Xetra Dax12917,64

B-0,48 variaz. %

12,81 var. % ann.

FTSE 1007687,77

L0,85 variaz. %

7,97 var. % ann.

¤/$1,1993

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Brent dtd67,07

L0,87 variaz. %

22,41 var. % ann.

Oro Fixing1296,50

L0,43 variaz. %

13,14 var. % ann.

Nasdaq Co.6903,39

B-0,67 variaz. %

27,09 var. % ann.

A2A 1,542 -0,90Atlantia 26,320 -1,79Azimut H. 15,970 -0,56B. Generali 27,740 -1,03Banco BPM 2,620 -1,58Bper Banca 4,210 -2,73Brembo 12,670 -1,48Buzzi Unicem 22,500 -1,92Campari 6,445 -0,85CNH Industrial 11,170 -1,06Enel 5,130 -1,16Eni 13,800 -1,15Exor 51,100 -0,49FCA-Fiat Chrysler 14,910 -1,97

Ferrari 87,450 -1,96FinecoBank 8,535 -1,56Generali 15,200 -1,23Intesa Sanpaolo 2,770 -0,72Italgas 5,090 -0,78Leonardo 9,920 -0,55Luxottica 51,150 -0,58Mediaset 3,230 -0,12Mediobanca 9,460 -1,05Moncler 26,080 -1,21Pirelli & C. 7,250 0,28Poste Italiane 6,275 -0,87Prysmian 27,190 -0,91Recordati 37,060 -0,88S. Ferragamo 22,150 0,45Saipem 3,806 -0,63Snam 4,080 -0,49STMicroelectr. 18,200 -1,46Telecom Italia 0,721 -1,23Tenaris 13,160 -0,98Terna 4,844 -1,78UBI Banca 3,646 -2,09Unicredit 15,580 -1,70Unipol 3,910 -0,56UnipolSai 1,947 -0,87Yoox Net-A-Porter 29,120 -0,75

PRINCIPALI TITOLI - Componenti dell’indice FTSE MIB QUANTITATIVI TRATTATI ¤29.12 28.12

FUTURES29.12 Var

I CAMBI DELL’EURO (rilev. BCE)

Valuta 29.12 Diff.

MATERIE PRIMEPrezzi uff. a Londra ($/t) 29.12 Var.%

INDICIPaese/Indice 29.12 Var.%

BORSA ITALIANAVar%

Indici Generali 29.12 28.12 Var% in.an.

Titolo Pr.Rif.¤ Var.% Titolo Pr.Rif.¤ Var.%I l super euro, sopra quota 1,2 dollari e ai massimi da tremesi contro il biglietto verde, ha pesato sulle Borse eu-

ropee nell’ultima seduta dell’anno. I listini hanno chiuso tutti sotto la parità, con Milano maglia nera (-1,21% sul Ft-se Mib). Per Piazza Affari il 2017 resta però brillante: +13,6%. Tra i titoli milanesi a maggiore capitalizzazione, le vendite hanno colpito le banche: Ubi (-2,09%), Banco Bpm (-1,58%) e Bper (-2,73%). Male anche i titoli più espo-sti al mercato Usa: Buzzi Unicem (-1,92%) e Fca (-1,97%).

€ 2 * In ItaliaSabato 30 Dicembre 2017

*con “Uomo e Gentiluomo” € 9,90 in più; con “L’Impresa” € 6,90 in più; con “Norme e Tributi” € 12,90 in più; con “Aspenia” € 9,90 in più; con “Internazionalizzazione delle Imprese” € 9,90 in più; con “Auto e Fisco” € 9,90 in più; con “Regolamento di Organizzazione” € 9,90 in più; con “How To Spend It” € 2,00 in più; con “IL Maschile” € 2,00 in più

FTSE ITALIAALL SHAREBase 31/12/02=23.356,22

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24525

24400

24275

24150

chiusuraapertura

Mercati

A

In positivo i principali indicatori dell’economia per la prima volta dall’inizio della crisi

Industria, export, lavoro:l’Italia riaccende i motoriIstat: il Pil cresce anche a dicembre ma con intensità minore

Dal 1° gennaio via anche all’adeguamento delle tariffe energetiche: luce +5,3% e gas +5%

Autostrade, rincari del 2,74%pDal 1° gennaio scattano i rin-cari dei pedaggi autostradali: peril ministero dei Trasporti l’au-mento medio è del 2,74%. Balzo record per i 31 chilometri Aosta Ovest-Morgex: +52%. Sempre lu-nedì via all’adeguamento trime-strale delle tariffe da parte del-l’Authority energia: luce +5,3% e gas +5%. Gilibertou pagina 16

di Paolo Bricco

Nonostante tutto, nel 2017 lamolla della ripresa è scatta-

ta. Ieri l’indice anticipatore del-l’economia elaborato dall’Istat hamantenuto l’intonazione positi-va, toccando quota 104 punti e la-sciando presagire il prosegui-mento della crescita del Pil. Nel 2018 verificheremo la qualità e la portata della sua traiettoria. Il de-clino italiano è frenato e circo-scritto dalla solidità della nostra manifattura. Lo sapevamo. È una costante storica. Ogni ipotesi di uscita dalla recessione economi-ca iniziata nel 2008 e ogni proget-to di riduzione del tramortimen-to delle anime degli italiani inco-minciato ben prima sono – anche – affidati alla sorprendente vitali-tà metamorfica delle nostre fab-briche. La silenziosa ristruttura-zione e la graduale rivitalizzazio-ne del tessuto produttivo stanno modificando il paesaggio indu-striale e le condizioni di contesto.

Continua u pagina 2

pAnche la Regione Puglia ha depositato la rinuncia alla richie-sta di sospensiva al Tar sul pianoambientale Ilva: lo ha annunciatoil ministro Calenda, sottolinean-

do che così «si scongiura la chiu-sura degli impianti il 9 gennaio». Intanto l’azienda ha versato oltre30 milioni per saldare i debiti coni fornitori. Palmiottiupagina 15

Il caso acciaio. Il ministro: ora via il ricorso

Schiarita sull’Ilva, la Pugliaritira la sospensiva al TarCalenda: stop scongiuratoL’azienda salda i debiti con i fornitori:oltre 30 milioni alle imprese dell’indotto

PANORAMA

Ok alla riforma delle intercettazioniI dubbi dell’Anm e degli avvocatiPiù equilibrio fra rispetto delle esigenze investigative, tutela della pri-vacy e diritto all’informazione: il Governo vara definitivamente la rifor-ma delle intercettazioni, in vigore 6 mesi dopo la pubblicazione previ-sta in gennaio. L’Anm: troppo spazio alla polizia giudiziaria. u pagina 13

MODIFICATI I PRINCIPI CONTABILI OIC

Ricavi, i tempi di rettificanon pesano sul bilancioLuca Miele e Franco Roscini Vitaliupagina 19

LINGUA ITALIANA SECONDARIA NEI BANDI DEL MINISTERO DELL’UNIVERSITÀ

Se l’interesse nazionale preferisce l’inglesedi Annalisa Andreoni

I l mondo dell’università ognianno aspetta con ansia l’usci-

ta dei bandi per il finanziamen-to della ricerca di base, una boc-cata d’ossigeno nella generale

povertà in cui versa: sono i «Progetti di ricerca di Rilevan-te Interesse Nazionale», noti con l’acronimo di PRIN. I PRINescono sempre in ritardo e spesso saltano gli anni. E come ilresto dei finanziamenti all’uni-

versità hanno subito nel tempo un forte decurtamento. Tra Na-tale e Capodanno il PRIN 2017 èfinalmente stato bandito ma non si fa in tempo a rallegrarse-ne che la prima cosa che salta agli occhi è la degradazione del-

la lingua italiana a lingua secon-daria: «La domanda – si legge – èredatta in lingua inglese; a scel-ta del proponente, può essere fornita anche una ulteriore ver-sione in lingua italiana».

Continua u pagina 8

ENTI NON PROFIT

Obbligo di bilancio per il «terzo settore»Operativi i primi vincoli per il volontariatoParente e Sepioupagina 5

L’assemblea di Fs ha deliberato ieri l’aumento di capitale di 2,86 miliardi con conferimento dell’intera partecipazione Anas del ministero dell’Economia e delle Finanze. u pagina 24

Anas entra nel gruppo Ferrovie dello Stato

LA STORIA

Nella Norciache si rialzala speranzaè il turismoSara Magroupagina 17

Comuni in crisi, ripiano eterno La manovra porta da 10 a 20 anni i termini per il riequilibrio dei Comuni inpre-dissesto. A Napoli deficit a 2,5 miliardi, tempo fino al 2032 per il bilan-cio in ordine. Sono 151 le città che ottengono la seconda chance.u pagina 6

INTERVISTA

Jerusalmi:«Il 2018sarà recordper le Ipoin Borsa»

I l 2018 sarà un anno record per le Ipo di

Piazza Affari. Ne è convinto l’ad di Borsa italiana, Raffa-ele Jerusalmi, che si attende 50 nuove matricole tra Aim (il mercato dedicato alle piccole imprese) e mercato principale. Jerusalmi spiega che è in atto un cambio culturale nel mondo delle imprese italiane che ora vedono la quotazione come «un’opportunità». Nel frattempo il progetto Elite, nato cinque anni fa per avvicinare le aziende al mercato dei capitali, ha raccolto l’adesione di oltre 700 società. Prima di Natale è stato lanciato il primo basket bond che ha per-messo a dieci di queste aziende di raccogliere fondi a tassi competitivi, uno strumento «che rivoluzio-nerà le dinamiche di finan-ziamento».

Olivieri u pagina 23

COMMISSIONE BANCHE

Vigilanzabancariamodello«Twin Peaks»di Donato Masciandaro

U n possibile ed importan-te risultato che la Com-missione Parlamentare

Casini sui dissesti bancari po-trebbe sfornare è un disegno di riforma della vigilanza esercita-ta da Banca d’Italia e Consob ispirato al modello per finalità, o “Twin Peaks”(TP), che rap-presenterebbe il superamentodel modello ibrido che caratte-rizza oggi l’Italia. Cosa dobbia-mo aspettarci? Un buon arrostoo solo fumo? Tutto dipenderà dalla capacità degli attuali membri della Commissione di evitare gli errori sistematica-mente commessi in Italia sul-l’argomento, che hanno sempredue matrici: l’ignoranza e/ol’opportunismo politico.

L’antidoto contro l’ignoranzae l’opportunismo è conoscere lelezioni della analisi economica sul modello TP, che sono alme-no quattro, ciascuna riassumibi-le con una parola chiave: finalità,indipendenza, coordinamento, congiuntura. Ognuna di esse rappresenta una condizione ne-cessaria per aumentare le pro-babilità di successo di tale mo-dello, ed allo stesso tempo sono state diversamente declinate nei cinque Paesi – Australia, Bel-gio, Nuova Zelanda, Olanda e Regno Unito – che hanno finora adottato tale modello.

La prima parola chiave è rac-chiusa nel principio che l’archi-tettura della vigilanza deve esse-re organizzata assegnando cia-scun bene pubblico da tutelare ad una autorità specifica, che la garantirà rispetto ad ogni pro-dotto, intermediario o mercato rilevante per il perimetro nazio-nale. Tale principio nasce dalla constatazione che in una econo-mia globalizzata rischiano di es-sere inefficaci i due modelli di vi-gilanza che si collocano agli anti-podi: la vigilanza per mercati e lavigilanza unificata. La vigilanza per mercati, in cui c’è una autori-tà vigilante per ogni mercato bancario e finanziario esistente rischia di essere al contempo ri-dondante – perché tende al pro-liferare delle autorità – ed obso-leto – perché la globalizzazione rende i confini tra strumenti, in-termediari e mercati sempre piùsfumati, per cui il controllo per mercato tende ad essere allo stesso tempo inefficiente – si creano sovrapposizioni – ed inefficace – si verificano buchi.

Continua u pagina 8

Quando vince il buonsensodi Matteo Meneghello upagina 15

DOMANI SUL SOLEA TU PER TUCON ROSITA MISSONI:«LA MIA VITA,UN PATCHWORKDI EMOZIONI»Nicoletta Polla Mattiot

LAVORO

23milioniQuest’anno, da giugno, si è superata stabilmente la soglia psicologica dei 23 milioni di occupati; il tasso di occupazione al 58,1% di ottobre è migliore rispetto al 57,6% di gennaio e ben oltre il minimo del55,3% del 2013

INVESTIMENTI

80miliardiGli investimenti innovativi che rientrano nel piano industria 4.0 e che hanno sfruttato gli incentivi per l’acquisto di macchinari. Nel complesso nel 2017 gli investimenti fissi lordi sono cresciuti del 3%

IMPIEGHI

1.370miliardiIl valore totale dei prestiti concessi dalle banche a famiglie e imprese rilevato a fine novembre è superiore dell’1,3% rispetto all’anno scorso. Ma persistono significative differenze fra le varie categorie di debitori.

Gli indicatori

PRODUZIONEINDUSTRIALE

872miliardiL’Italia ritrova finalmente il mercato interno grazie a consumi e investimenti trainati dal Piano Industria 4.0 per la manifattura. A fine anno la vendita di beni manifatturieri varrà 872 miliardi contro gli 800 del 2013.

EXPORT

450miliardiLo scattodel commercio globale “regala” all’Italia il miglior anno della storia, con vendite estere verso i 450 miliardi. Più 7,7% l’export dei primi dieci mesi dell’anno: 26,5 miliardi in più del 2016.

Marzio Bartoloni, Maximilian Cellino, Luca Orlando e Giorgio Pogliottiupagine 2 e 3

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2 Il Sole 24 OreSabato 30 Dicembre 2017 - N. 350

Verso il 2018 L’Istat certifica: la crescita prosegueNella nota di dicembre l’indice anticipatore aumenta (0,5-0,6%)anche se con ritmo più contenuto rispetto ai due mesi precedentiDALLA CRISI ALLA RIPRESA

L’anno della svolta, l’industria ha riacceso i motoridi Paolo Bricco

u Continua da pagina 1

Ancora molto è da fare. Ma laprofondità di questo mutardi pelle inizia a essere per-

cepibile attraverso le statistiche. Cisono gli indicatori congiunturali che, per la prima volta, volgono tut-ti in terreno positivo. In Italia la cre-scita «continua a migliorare anche se a ritmi più contenuti rispetto ai due mesi precedenti»: sempre se-condo la nota mensile sull’anda-mento dell’economia diffusa ieri dall’Istat, la produzione industria-le a ottobre ha avuto una variazio-ne congiunturale dello 0,5% e, nel trimestre agosto-ottobre, dello 0,8%. Inoltre, nello stesso trime-stre, il fatturato dell’industria è au-mentato dell’1,2% a prezzi correnti e dello 0,5% in volume. La medesi-ma dinamica positiva è sperimen-tata dagli ordinativi: +1,7% a otto-bre e +2,4% nel trimestre agosto-ot-tobre. E, soprattutto, c’è quello che è capitato sul lungo periodo. E quello che è successo nel tempo breve dell’ultimo anno: appunto una molla che si è caricata trime-stre dopo trimestre e che adesso sta esprimendo i suoi effetti.

Sergio De Nardis – economistaindustriale già all’Isae, a Nomisma e ora all’Ufficio parlamentare di Bi-lancio – ha calcolato per il Sole 24 Ore la dinamica della consistenza dell’apparato produttivo italiano. Il punto peggiore è stato nel primo trimestre del 2016, quando il poten-ziale manifatturiero è precipitato al -23,5% rispetto al primo semestredel 2008. Il punto di maggior recu-pero si è verificato nel terzo trime-stre di quest’anno: -19%. In poco più di un anno, l’apparato indu-striale italiano ha ricostituito ossa-tura produttiva, muscoli tecnolo-gici e neuroni strategici per 4,5 pun-ti. Rimane ancora molto da fare. Ma la molla è scattata. Certo, persi-ste un assetto vincolato al paradig-ma del 20-80: il 20% delle imprese sviluppa l’80% dell’export e l’80% del valore aggiunto industriale.

Alcuni elementi conferisconoperò una maggiore dinamicità: peresempio, nella definizione del-l’Istat, le imprese esportatrici sono passate dalle 188.700 del 2011 alle 194.800 di adesso, quasi il 23% del totale. Inoltre, l’Istat ha evidenzia-to come ponendo a 100 gli investi-menti in proprietà intellettuale – R&S più software – del 2007, l’Italia

sia salita nel 2016 a 110,9. Poco, in confronto ai 135,9 dell’intera area euro? Sì, ma molto se si pensa che gradualmente si sta sfaldando la retorica dell’innovazione infor-male come un rito bastante a se stesso. Certo, non esiste ancora una tendenza omogenea sistemi-ca. Alcune imprese, alcuni territo-ri, alcune reti. Tuttavia la fram-mentazione pare poco alla volta ri-comporsi. Basta osservare i dati dell’ufficio studi di Intesa Sanpao-lo. Nel 2017 il fatturato consolidato dell’industria italiana – deflaziona-to – è ancora sotto del 13% rispetto al 2007, ultimo anno prima della crisi. Invece, rispetto al 2014, è au-mentato del 6,3%. La molla, appun-to, di cui parlavamo prima. Resta lacomplessità di passare dall’assolo alla sinfonia, dai singoli capitoli al libro intero. Però, gli assoli e i capi-toli sono sempre più frequenti: se-condo l’ufficio studi di Intesa Sanpaolo, sono cinque i distretti in-dustriali ad avere registrato i mi-gliori balzi in avanti di questa famo-sa molla. La pelletteria di Firenze, che è ormai la piattaforma produt-tiva delle maison del lusso france-se, ha raddoppiato le esportazioni, salite dagli 1,8 miliardi di euro nel

2007 ai 3,6 miliardi di euro stimati per il 2017: in dieci anni, 1,8 miliardi di euro di export in più. In questi dieci anni che hanno cambiato il mondo, l’oreficeria di Valenza ha sviluppato 1,4 miliardi di euro di export in più; l’occhialeria di Bellu-no – dove ha il quartier generale la Luxottica, peraltro totalmente de-verticalizzata – 1,3 miliardi di euro in più. Le macchine per l’imballag-gio di Bologna 750 milioni di euro inpiù. La concia di Arzignano, su cui aun certo punto nessuno scommet-teva più, 700 milioni di euro in più. Le piastrelle di Sassuolo mezzo mi-liardo di euro in più.

A livello sistemico, continua asussistere un oggettivo problema di finanza d’impresa. Secondo l’uf-ficio studi di Assolombarda, il tota-le dei prestiti alle imprese italiane –gli impieghi lordi – rispetto al terzotrimestre 2008 – è più basso del 10,2% (industria -16,9% e servizi -10,9). Le sofferenze lorde delle im-prese, calcolate al giugno di que-st’anno, hanno un valore di 152,2 mi-liardi di euro. In flessione rispetto ai 159,3 miliardi del 2016. In ogni ca-so, il triplo dei 52 miliardi del 2008. Tutto questo, però, si svolge in un contesto segnato da un movimen-

to sottopelle vibrato e persistente.È sufficiente leggere il paper

“Productivity and Reallocation: Evidence from the Universe of Ita-lian Firms”, di Andrea Linarello e Andrea Petrella della Banca d’Ita-lia. L’universo è composto da tutte le imprese italiane. È vero che, fra il2005 e il 2013, la produttività media del lavoro è calata del 12,46 per cen-to. È altrettanto vero che il nostro Sistema Paese è riuscito a spostare capitale e lavoro dalle imprese me-no efficienti a quelle più efficienti: grazie a questo travaso, la produtti-vità è salita del 10,41 per cento. E, co-sì, alla fine la produttività aggrega-ta è calata “solo” del 3,79%.

Questa innata forza metamorfi-ca appare ancora più evidente nel-la manifattura: la produttività me-dia è scesa del 14,73%, ma il travaso virtuoso di capitale e lavoro verso le aziende più efficienti ha portato un contributo positivo del 21,76%, dunque alla fine la produttività ag-gregata è salita dell’8,86 per cento. Rimane molto da fare. Però la mol-la si è caricata e ha iniziato a espan-dersi. Vedremo quanta parte del cielo riuscirà ad attraversare nel 2018 che è alle porte.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

2000 2004 2008 20172012

Fonte: Istat

Italia potenziale manifatturiero, numero indice 2000=1POTENZIALE MANIFATTURIERO

Indice 2005=100INDICATORE ANTICIPATORE

Indice anticipatore (scala sx) Variazioni congiunturali (scala dx)

100

96

92

104

108

0

-0,4

-0,8

0,4

0,8

2013 2014 2015 20172016

0,979

0,8290,76

0,83

0,90

1,04

L’economia rialza la testa

Sul mercato internoripresa di consumie manifatturacon il traino «4.0»

L’ Italia. La novità siamo noi,un mercato interno più toni-

co che rende finalmente bicilin-drico il motore delle imprese, fi-no allo scorso anno funzionante grazie alla spinta dell’export. Una ripresa del ciclo dei consumie soprattutto degli investimenti interni che ha prodotto un primo effetto allargando lo spettro dei settori coinvolti dalla crescita.Non più solo auto, come accadu-to per gran parte del 2016, ma an-che meccanica e metallurgia, ali-mentare e macchinari, chimica e farmaceutica. La sintesi del ritro-vato vigore dell’output è nel gra-do di utilizzo della capacità pro-duttiva, arrivato nel terzo trime-stre a sfiorare il 78% , quasi due punti in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

È il risultato di uno scatto inat-teso delle esportazioni (si veda altro articolo nelle pagine, ndr), acui si aggiunge però una ripresa vigorosa in Italia: tra gennaio e ot-tobre il fatturato nazionale delle nostre imprese è lievitato del 4,4%, appena 12 mesi prima l’Istatregistrava un calo di oltre un pun-to. Situazione ancora più pro-mettente dal lato degli ordini in-terni, che in un anno effettuano un’escursione di quasi dieci pun-ti: dal -3,3% del gennaio-ottobre 2016 al +6,4% registrato ora. In termini di ricavi aggiuntivi lo scatto per la manifattura vale 36

miliardi: ogni giorno 100 milioni di incassi in più rispetto allo scor-so anno. Corsa ancora non suffi-ciente per chiudere il gap con ilperiodo pre-crisi (in valori cor-renti mancano ancora 61 miliar-di), anche se l’inversione di rotta è evidente: ancora nel 2013 la no-stra manifattura vendeva beni per poco più di 800 miliardi, a fineanno saranno 872. Parte del meri-to è della filiera meccanica, conun’accelerazione produttiva nel-

l’area dei mezzi di trasporto, dellametallurgia e dei prodotti in me-tallo. A cui si aggiunge una spintaprogressivamente più sostenuta in arrivo dall’area vasta dei mac-chinari e delle attrezzature, che inizia evidentemente a scaricare a terra la massa di ordini raccolta,soprattutto in Italia. I nuovi re-cord assoluti di produzione e consumo interno per le macchi-ne utensili e più in generale per l’intero macro-comparto raccol-to attorno a Federmacchine, te-stimoniano il funzionamento

della cinghia di trasmissione pre-vista dal Governo, che proprio sul rilancio degli investimenti ha giocato le carte più pesanti in ter-mini di risorse. Dopo un avvio d’anno non particolarmente bril-lante, forse anche per la necessitàdi digerire le novità normative (iperammortamento al 250% e Sabatini “4.0” con contributi Mi-se rafforzati), lo scatto in avanti intermini produttivi è evidente: +3,5% ad agosto, +3,9% a settem-bre, +5,7% ad ottobre. In molti ca-si le aziende del settore hanno una produzione saturata per qua-si l’intero 2018 e questo produrrà chiaramente un effetto di trasci-namento positivo sulla produ-zione anche per il prossimo anno,oltre ad alimentare, come sta ac-cadendo, un ampio indotto di la-vorazioni meccaniche e compo-nentistica. Risultato: l’output globale dell’industria lievita in media del 2,9%, il dato migliore dal lontano 2010. Tutto bene? Il confronto con l’Europa ci dice chiaramente che non è così. Nel-l’indice di produzione la distanzadell’Italia dalla media continen-tale è di oltre 12 punti (97,3 noi, 109,9 per la Ue a 28), addirittura ampliata nell’ultimo anno nono-stante la nostra accelerazio-ne.Direzione giusta, dunque. Ma fermarsi ora sarebbe un guaio.

L.Or.© RIPRODUZIONE RISERVATA

PRODUZIONE INDUSTRIALE

ATTIVITÀ INDUSTRIALENel terzo trimestre dell’annola capacità di utilizzo degliimpianti industriali è arrivataa sfiorare quota 78%, due punti in più in un annoIndici generali della produzione industriale: destagionalizzati,

corretti per gli effetti di calendario e grezzi (base 2010=100)

Fonte: Istat

-3

3

6

9

Variazioni congiunturali percentuali

Variazioni tendenziali percentuali

DNO S OALGMAMF‘17

1,3

3,1

0,5-0,2

Serie storiche

REUTERS

Occupati in crescitama sempre più contratti a termineIn calo le partite Iva

N el 2017 è proseguita la dina-mica positiva per l’occupa-

zione, ad ottobre si è tornati sui li-velli pre crisi, anche se nel corso dei mesi ad aumentare sono stati soprattutto gli occupati a termine,mentre per i posti di lavoro per-manenti a partire dal secondo se-mestre dell’anno si assiste ad una frenata. Continua la flessione de-gli indipendenti, più penalizzati dalla crisi, ma anche perchè il Jobsact ha introdotto una stretta sulle false partite Iva e collaborazioni.

Quest’anno da giugno si è supe-rata stabilmente la soglia ”psicolo-gica” dei 23 milioni di occupati, il tasso di occupazione al 58,1% di ot-tobre - ultimo mese rilevato dal-l’Istat - segna un miglioramento ri-spetto al 57,6% di gennaio, e ci por-ta ben sopra il minimo raggiunto durante la crisi (55,3% a settembre 2013), anche se è ancora inferiore alpicco positivo di occupati di luglio 2007 (58,9%). Ma come si distribu-isce l’occupazione? Gli occupati permanenti sfiorano i 15 milioni e sono 39mila in più rispetto ad otto-bre del 2016, mentre i contratti a termine sono 347mila in più e si at-testano a 2,8 milioni e gli indipen-denti sono 140mila in meno, toc-cando quota 5,3 milioni. L’occupa-zione negli ultimi mesi è trainata dai contratti a termine.

Ma allargando lo sguardo al-l’Europa, osserviamo che l’Italia continua ad avere un numero esi-

guo di occupati. Nella Ue-28 la media di occupati nel 2016 era al 71,1 % (tra il 70 e il 79% Regno Uni-to, Francia e Germania). A pena-lizzare l’Italia è il forte divario di genere: per gli uomini il tasso di occupazione è al 67,3% per le donne al 49%, che pur rappresen-tando il dato più alto dall’inizio delle rilevazioni Istat, è tra i tassi più bassi Nella Ue (le occupate superano il 60%).

L’Italia, poi, continua ad avere

un alto tasso di disoccupazione: l’11,1% di ottobre, anche se è in calo rispetto all’11,8% di gennaio e ben sotto il picco negativo del 13% toc-cato a novembre 2014, è assai supe-riore rispetto al tasso pre crisi che viaggiava tra il 6 e il 6,5% e rispetto alla media Ue a 28 (7,4%). Sul dato italiano incidono due fattori. Il pri-mo è l’elevato tasso di disoccupa-zione giovanile: i giovani tra i 15 e 24anni senza lavoro sono al 34,7%, il doppio della media europea, l’Ita-lia si colloca al terzultimo posto in Europa. Il secondo fattore, in que-

sto caso non del tutto negativo, se-condo l’Istat è riconducibile alla peculiarità dell’andamento della disoccupazione italiana rispetto aiprincipali Paesi europei che è «for-temente legata all’evoluzione del-la componente degli inattivi». In Italia la diminuzione degli inattivi (che non fanno parte delle forze la-voro perchè non cercano un’occu-pazione) è stata più forte. In un mercato del lavoro che funziona come dei vasi comunicanti, in Ita-lia è cresciuto più che altrove il nu-mero degli inattivi che si sono mes-si in gioco per cercare un posto di lavoro, e non trovandolo in molti casi hanno finito per aumentare il numero di disoccupati. Per l’Istat nel 2017 l’ingresso nel mercato del lavoro di persone in precedenza inattive è «significativo»: nei pri-mi due trimestri 2017, la quota ita-liana di inattivi passati tra i disoc-cupati è stata in media del 6%, «de-cisamente superiore sia al valore registrato in Francia (3,6%) sia alla media italiana nel 2010 (3,7%)».

Le aspettative? Finora il contri-buto maggiore alla creazione di posti di lavoro è arrivato dai servi-zi, ma segnali incoraggianti arriva-no dalle imprese manifatturiere: migliorano i giudizi su ordini, pro-duzione e attese sull’occupazione, con il livello di utilizzo degli im-pianti che continua a crescere.

G.Pog.© RIPRODUZIONE RISERVATA

LAVORO

DISOCCUPAZIONE ALL’11,1%Il tasso è in calo ma supera la media Ue ( 7,4%) a causadell’ alto numero di giovani senza lavoro e degli inattivi che si sono messi in giocoOccupati a ottobre 2017. Valori assoluti in migliaia e var.% annua

Fonte: Istat

5.307

Autonomi

-2,6%

2.824

A termine

+14,0%

14.952

A tempoindeterminato

+0,3%

23.083

TOTALE

+1,1%

Il balzo dei contratti a termine

REUTERS

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Il Sole 24 Ore 3Sabato 30 Dicembre 2017 - N. 350

Il punto debole è la finanza d’impresaA livello di sistema continua a perdurare un problema oggettivo,segnato ancora dalla bassa capitalizzazione e dalle sofferenze

Il punto di forza è l’assetto produttivoPur nel «paradigma 20-80» (il 20% delle imprese genera l’80% dell’export)la manifattura ha avuto uno scatto in avanti migliorando l’efficienza

Macchinari digitalie nuovi sbocchi, cosìle aziende tornanoa investire sul futuro

Marzio Bartoloni

I nnovazione e internaziona-lizzazione. Queste le due

stelle polari che hanno spintomolte imprese a investire dopo la crisi più pesante dal dopo guerra che ha mangiato negli otto anni più bui- dal 2007 al 2014 - oltre 100 miliardi investi-menti (il 30%). Gli ultimi dati di-cono che il 2017 rappresental’anno spartiacque per molteaziende che dopo anni passati in difesa hanno scelto di espan-dere la propria capacità produt-tiva. E così gli investimenti fissilordi - dice l’Istat - sono tornati acrescere a un ritmo sostenuto segnando un +2,8 nel 2016 e untondo +3% quest’anno. Con il 2018 che promette un aumento ancora maggiore (+3,3%).

A soffiare sulle vele degli in-vestimenti - come ha ricordato sempre l’Istat nelle sue recentiprevisioni 2017-2018 - sono statele migliori condizioni sul mer-cato del credito e il Qe di Mario Draghi, ma anche «le misure di incentivo agli investimenti pri-vati introdotte con il piano In-dustria 4.0». E sì perché il 2017 è stato anche il primo anno di que-sto piano fatto di potenti incen-tivi per l’acquisto dei macchina-ri digitali e tradizionali (iperam-mortamento e superammoreta-

mento) e del credito d’imposta sulla ricerca potenziato, oltre che di risorse in più per sfruttarei fondi della Sabatini bis che pre-vedono una corsia preferenzia-le proprio per gli investimenti dibeni digitali 4.0.Un piano che haavuto il punto di forza nelle age-volazioni fiscali automatiche (con in più il beneficio che gli ef-fetti per la finanza pubblica so-no spalmati negli anni) e che ha convinto molte aziende a inno-

varsi per entrare nella quarta ri-voluzione industriale.

Il primo bilancio della cabinadi regìa del Governo sul piano industria 4.0 - ora ribattezzato «impresa 4.0» - stima in almeno80 miliardi lo stock di investi-menti mobilitato dagli incentiviper l’acquisto e la sostituzione di un parco macchine spesso molto datato. Con crescite an-che a due cifre per l’acquisto di nuove apparecchiature digitali

e non . E con la proroga degli in-centivi nella legge di bilancio appena varata l’obiettivo è ag-giungere altri 10 miliardi traquest’anno e il prossimo rag-giungendo quindi quota 90 mi-liardi per gli investimenti sotto la stella di industria 4.0.

Ma la scommessa sul futuronon riguartda solo gli investi-menti sul parco macchine. L’ul-timo sondaggio congiunturale sulle imprese di Bankitalia del-lo scorso novembre racconta diun cambio di passo importan-te: le imprese segnalano infattiun cambio di strategia per il prossimo triennio 2018-2020. Se nei tre anni precedenti il 40% delle imprese «ha svolto principalmente investimentidi sostituzione lasciando inva-riata la propria capacità pro-duttiva», nei prossimi tre anni -avverte ancora Banca d’Italia -le imprese che faranno questascelta saranno meno del 30%, «mentre circa il 60% indirizze-rà i propri investimenti princi-palmente all’espansione della capacità produttiva o all’aper-tura a nuovi mercati». Il vento èdunque cambiato e ora investi-re per crescere è il nuovo man-tra per la maggior parte delle nostre aziende.

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INVESTIMENTI

IL TREND TORNA POSITIVOSecondo l’Istat quest’anno gli investimenti crescono del 3% (+3,3 nel 2018). Il 60% delle imprese punta a espandere la propria capacità produttivaInvestimenti fissi lordi, andamento degli ordinativi. Misure di riferimento

iperammortamento, superammortamento e Nuova Sabatini

Fonte: elaborazioni Mise su stime preliminari Istat

Var. % gen.-giu.2017 su 2016

Inv. Fissilordi Principali categorie in analisi

+11,6%

+10,7%

+6,1%

+9,0%~80 mld €

(100%)

Nd =

Macchinarie altri apparecchi

Apparecchiature elettricheed elettroniche

Riparazione, manutenzionee installazione macchine

Restanti categorie

TOTALE

35%

10%18%

37%37%37%

Il traino degli investimenti innovativi

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Accesso al credito,migliora il quadroma resta in affannola piccola impresa

Maximilian Cellino

Un quadro confortante, ma conqualche eccezione (significa-

tiva). Il rapporto fra le banche ita-liane e i propri clienti, quando si parla di erogazione del credito, non è più così problematico come appariva soltanto qualche anno fa. Parlare però di completa guarigio-ne del sistema è forse prematuro perché esistono sì le note positive, ma persistono ancora forti diffe-renze fra le varie categorie di debi-tori e anche all’interno delle stesse.

Dagli impieghi ai privati pro-vengono tuttora le note più positi-ve, e non è certo una sorpresa sia perché in questo settore l’emorra-gia dei prestiti è stata meno marca-ta e anche perché l’elevata capacitàdi risparmio rende le famiglie ita-liane meno vulnerabili: non per niente il tasso di insolvenza riscon-trato fra i privati nel nostro Paese (1,9% per il credito al consumo, 1,7% per i mutui immobiliari) è tra ipiù contenuti in Europa.

Forse anche per questo nei pri-mi nove mesi del 2017 – in base ai dati elaborati da Assofin, Crif e Prometeia – le erogazioni di credi-to al consumo hanno segnato una crescita del 9,4% rispetto all’anno precedente. La spinta maggiore è arrivata dai prestiti personali (+14,6%) e dai finanziamenti per l’acquisto di veicoli (+13%). A con-tare in questi due casi è stata anchela vivacità del mercato sottostante,

che ancora manca però nel settore immobiliare e che giustifica il dato a due velocità sui mutui.

Quando viene paragonata al-l’anno precedente, l’erogazione dei prestiti immobiliari ha infatti rallentato il passo nel corso del 2017. Sempre nei primi nove mesi i flussi finanziati complessivi si era-no attestati a quasi 27 miliardi di eu-ro, il 2% in meno rispetto al 2016. Il rallentamento è però dovuto al for-te calo dei prodotti destinati alla

sostituzione di prestiti precedenti (-33% per le «surroghe») mentre il dato «vero» sui mutui per l’acqui-sto della casa, legato indissolubil-mente all’andamento incerto del mercato immobiliare, ha registra-to un aumento del 9,3 per cento.

Ancora più variegato il panora-ma per le imprese, non soltanto peril tema delle sofferenze che riduce le capacità di erogazione delle ban-che. «La domanda di finanziamen-ti esterni è molto contenuta», sot-tolinea la Banca d’Italia nell’ultimorapporto sulla stabilità finanziaria,

spiegando che «il flusso di reddito delle società non finanziarie è in-fatti ampio rispetto alle spese per investimento e il saldo finanziario resta positivo ed elevato».

In altre parole, le aziende italia-ne sono mediamente in grado di ri-correre all’autofinanziamento e di alleggerire la dipendenza dalle banche. Il discorso vale però per la grande impresa e non per le azien-de di piccola dimensione, che han-no una disponibilità di risorse fi-nanziarie interne «più limitata». Né per le microimprese, che «mo-strano un fabbisogno di fondi esterni pari a circa il 10% del valoreaggiunto». Paradossalmente sono però queste ultime, le più bisogno-se, ad avere un rapporto più con-flittuale con le banche: la fotografiascattata da Bankitalia al 30 giugno scorso indica che se l’ammontare dei prestiti alle grandi imprese de-finite «sane» mostra una crescita su base annua attorno al 3%, i finan-ziamenti per le micro imprese con-tinuano a contrarsi a un ritmo su-periore al 2 per cento. Quando poi si passa alle aziende «vulnerabili» si scopre che rispetto al triennio 2014-2016 le banche sono tornate a finanziare le grandi e le medie im-prese mentre chiudono sempre più i rubinetti alle micro e alle pic-cole aziende: un dato incoraggian-te (almeno per le prime), ma di si-curo non è ancora sufficiente.

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IMPIEGHI

UN PANORAMA VARIEGATOCrescono le erogazionidei prestiti per il consumoDiverse società riesconoad autofinanziarsi, moltesono ancora vulnerabiliTassi di variazione dei prestiti per le aziende vulnerabili.

Var. % sui 12 mesi

Fonte: Banca d’Italia

-6

-3

0

3

6

Media 2014-2016 Giugno 2017

MedieMicro Piccole Grandi

I prestiti alle aziende

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Vendite all’esteroal record storicoMade in Italy prontoa replicare nel 2018

Un rallentamento «dramma-tico», spiegava Roberto de

Azevedo, che dovrebbe suonare come un allarme per tutti. È pas-sato poco più di un anno, ma il gri-do di dolore lanciato dal direttoregenerale della Wto pare apparte-nere quasi ad una diversa era geo-logica. Lo scatto del commercio globale è forse la sorpresa miglio-re del 2017, anno che nasceva sot-to pessimi auspici non solo per le previsioni ancora incerte sulle economie dei Brics ma anche e forse soprattutto per l’incognita Trump e i possibili effetti collate-rali di un irrigidimento delle re-gole degli scambi. Timori per ora rientrati, che consegnano all’Ita-lia il miglior anno della storia in termini di vendite correnti oltre-confine, lanciate verso quota 450 miliardi di euro. Rapporto di cambio meno penalizzante ri-spetto al passato, crescita globalesostenuta, sviluppo numerico di una classe media “affamata” di qualità rappresentano le condi-zioni di contesto ideali per soste-nere il made in Italy. Che in effetti,aiutato anche da risorse aggiunti-ve stanziate dal Governo in ter-mini di promozione, ha reagito diconseguenza.

Nei primi dieci mesi la crescita(+7,7%) è ampiamente superiore rispetto alle previsioni dello scor-so anno, risultato di un progresso corale che riguarda praticamente

tutti i mercati. Ad eccezione del Medio Oriente non si registra al-cun arretramento nelle principalimacroaree e anche l’analisi pun-tuale è nettamente favorevole.

Lo scorso anno a presentare ac-quisti di made in Italy in frenata ri-spetto al 2015 erano infatti 104 na-zioni, scese ora a 69: tra i primi die-ci paesi in “rosso” per controvalo-re del 2016, in terreno negativo ne rimangono soltanto due, Algeria ed Arabia Saudita. Inversione di

rotta guidata anzitutto dai Brics, che per l’intero 2017 hanno soste-nuto il made in Italy piazzando ac-quisti crescenti, in più di un caso con progressi a doppia cifra.

Dei 26,5 miliardi di vendite ag-giuntive realizzate nel corso dei primi dieci mesi, quasi la metà proviene dall’area extra-Ue, con incrementi rilevanti per Russia (+1,2 miliardi), Cina (+2,1 miliardi)e soprattutto Stati Uniti, in grado di incrementare gli acquisti di prodotti italiani di quasi tre mi-liardi di euro, portando ovvia-

mente il totale al nuovo record storico. Risultati, quelli ottenuti dalle nostre imprese, positivi in termini assoluti ma anche nel confronto globale. Diversamente da quanto accade per la produzio-ne industriale, infatti, le nostre performance nell’export sono in media superiori rispetto a quelle dei nostri principali concorrenti europei, Germania e Francia in primis. Un guadagno di quote di mercato che è evidente ad esem-pio negli Stati Uniti, con l’Italia in grado di arrampicarsi al nono po-sto tra i maggiori fornitori di Washington (eravamo decimi lo scorso anno), superando per la prima volta nella storia la Francia.Un quadro analogo è visibile ri-spetto ai principali mercati di sbocco extra-Ue, con i risultati dell’Italia, in termini di crescita, sistematicamente superiori ri-spetto alla media della Ue a 28. Ac-cade per gli Stati Uniti ma anche inCina, Russia, India e Giappone.

Una “festa”, quella del-l’export, a cui seppure con forza diversa partecipano tutti i settori(in rosso solo i mezzi di trasportodiversi dalle auto). Decisiva, an-che in questo caso, la spinta dellafiliera meccanica, con vendite oltreconfine di auto lievitate in dieci mesi di 2,4 miliardi, di oltre 4 per i macchinari.

L.Or.© RIPRODUZIONE RISERVATA

EXPORT

OLTRE LE ASPETTATIVENei primi dieci mesi del 2017l’incremento delle vendite all’estero (+7,7%) è ampiamente superiore alle previsioni degli analistiEsportazioni, importazioni e saldi della bilancia commerciale

per Paesi e aree geografiche e geoeconomiche (ottobre 2017). Var. %

Fonte: Istat

Austria 7,3

Cina 24,2Russia 22,1Polonia 11,6Rep. Ceca 10,7Spagna 10,6Romania 9,8

India 8,9

Stati Uniti 9,6

Giappone 8,7

La mappa

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