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Cass Pennant Congratulazioni Hai appena incontrato la I.C.F. (West Ham United)

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Cass Pennant ICF West Ham

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Cass Pennant

CongratulazioniHai appena incontrato la I.C.F.

(West Ham United)

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Molto calcio, siamo inglesi, molti calci, siamo l'I.C.F. (Intercity Firm) l'incontrollabile gruppo di hooligan al seguito del West Ham United (una delle più blasonate squadre londinesi). Cass Pennant, enorme nero londinese, ne è uno dei membri originari e più rispettati. Ora scrive per giornali e cinema e ha deciso di raccontare la sua storia e di un gruppo ristretto di amici, i fondatori e le guide spirituali di questa organizzata e solidissima armata. Un coro sincero che canta la leggenda nata alla fine degli anni Settanta, un gruppo di autoconvocati, di fuoriusciti stufi di lotte intestine e di gelosie tra «mob», tra bande di tifosi dello stesso club. Il West Ham è la squadra più proletaria di Londra, la squadra del popoloso e violento East End. Bill Gardner, Big Ted, Andy Swallow, «Animai» Ikoli e molti altri sono stati per anni i suoi più fedeli e decisi sostenitori: migliaia di ragazzini inglesi si sono ispirati alle gesta di questi guerrieri degli spalti. Un gruppo con una scala gerarchica, con una sezione giovanile (la temuta Under Fives Posse) e regolari biglietti da visita: quelli che lasciavano ai doloranti e feriti tifosi avversari dopo gli scontri. Semplici biglietti rettangolari con una scritta a caratteri cubitali: «Congratulazioni - Hai appena incontrato la I.C.F.».

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© Grant Flemingwww.bcdeditore.it - [email protected] DIRECTOR MARA SCANAVINO9788860731524Super tascabili

Cass PennantCongratulazioniHai appena incontrato la I.C.F. (West Ham United)

Traduzione di Riccardo VianelloBaldini Castoldi DalaiEditori dal 1897www.bcdeditore.it e-mail: info@bcdeditore.

Traduzione dall'inglese di Riccardo Vianello

Titolo originale«Congratulation. You have just met the I.C.F. (West Ham United)»© 2002 by Cass Pennant© 2004, 2006, 2007 Baldini Castoldi Dalai editore S.p.A. MilanoISBN 978-88-6073-152-4

Dedicato a mia moglie che odia il calcio, Elaine, che ha dimostrato una lealtà pari a quella di qualsiasi tifoso degli Hammers di lunga sofferenza. E ai miei figli, Marcus e Georgie. Guardarli crescere ha sostituito il brivido che provavo quando andavo alla partita.

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RingraziamentiLa Blake Publishing per la loro pazienza e un ringraziamento speciale a

Michelle. Grazie anche a Sue Preston e Melissa Mudge per il loro supporto nelle

trascrizioni e nell'editing. Julia Skeggs: fotografa dilettante le cui immagini portano il valore di

migliaia di ricordi. Grazie anche a Grant Fleming che ha dedicato un'intera giornata a far sì

che la splendida foto di copertina fosse perfetta. Un ringraziamento speciale a tutti quelli che hanno condiviso con me i

ricordi delle loro esperienze, in particolare quelli che non sono stato in grado di nominare. Voi sapete chi siete.

Bill Gardner: operaio addetto alle pavimentazioniAndy Swallow: direttore di una casa discograficaBig Ted: capo elettricistaBunter Marks: responsabile di magazzinoJohn Simpson (Simo): responsabile di magazzinoBill Stokes (Mouthy Bill): commerciante al dettaglio nei mercatiGrant Fleming: fotografo e film-makerBrett Tidman: padre di tre figliMicky Morgan (Ramsgate): responsabile di una ditta di costruzioniAndrew Bowers: disoccupatoOlajide Ikoli (Animai): addetto alle pulizie a cottimoNat Leslie: commerciante al dettaglio nei mercatiMark Phillips (Woolwich): tassistaLol Prior: direttore di una casa discograficaJon O'Brien (Jono): impresario di un nightclubSteve Vaughan (Vaughny): titolare di una pensione di invaliditàJohn Turner: dirigente di una casa di abbigliamento

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Garry Bushell: critico e giornalista televisivoVince Riordan: ex membro dei Cockney RejectsIan Stuttard (Butch): regista e produttore cinematograficoTim McCarthy (Macca): direttore d'aziendaTerry Sherrin: dirigente di una ditta di ristrutturazione di interniJimmy Smith: commerciante di programmiBubbles: autore di canzoni

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Indice

Prologo 11Introduzione 13Cominciò tutto così 15Bill Gardner - La pietra su cui tutti poggiamo 39In trasferta a Stoke 55Perché ve ne andate alla tre meno dieci, Forest? 65La rissa di Brighton 73I Cockney Rejects - Oi ! Oi ! Oi ! 85Quando cala lo stivale - In guerra con i Geordies 111Il mondo di Taff 131I ragazzi del Tottenham 143I coristi del Chelsea 157Risse ad Aberdeen 173Noi siamo il Leeds! 183City finché muoio - I Cool Cats 195Fumo nei tuoi occhi - Gooners '82 209Hammers dell'Inghilterra 221La guerra degli Scousers 237Nel blu dipinto di blu - La battaglia a Birmingham del 1984 253Fatti sotto, Millwall 267La nascita di Hooligan 297Sammy Motoretta e i Mancs 317I Mancs arrivano a Plaistow 331Il traghetto 341Black Hammers 357È finita 367Dobbiamo cantarvi una canzone? 385

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Prologo

Lo stadio dello Swansea sembra stracolmo. Ci raccogliamo tutti verso la parte centrale, nessuno dice una parola. Nella curva dei tifosi in trasferta si sente il resto del West Ham che canta. Intorno a noi c'è un silenzio raggelante. Cominciamo tutti a essere nervosi; sono quasi le tre in punto. All'improvviso l'atmosfera cambia. Alcuni Taffies grassocci affrontano la prima fila dei nostri... ora sono tutti intorno a noi. Ci siamo davvero. Uno dei ragazzi di Stratford si sporge al di sopra di una transenna e spalma un tortino di patate fumante in faccia a un Taff. Il Taff urla e, mentre solleva la testa, qualcuno gli stampa uno stivale dritto in faccia.

Noi carichiamo dritti in mezzo a loro. Vedo le braccia di Shane che si agitano, cerco di farmi strada verso di lui ma un grosso, grasso Taff afferra la mia giacca, facendomi perdere l'equilibrio. Ora mi tira verso di sé. Io lotto per recuperare l'equilibrio e spezzare la sua presa. Subito dopo mi ritrovo a terra e penso, ecco, ci siamo, ma mentre annaspo e mi rimetto in piedi due dei ragazzi sono addosso al Taff. Mi butto anch'io, scalciando e colpendo tutto ciò che si muove. L'intera ala dello stadio è in rivolta mentre la nostra banda spara un buon calcio d'inizio sulla stupida marmaglia Taffy.

La sbirraglia scozzese arriva correndo. Non toccano i Taff, solo noi, ricacciandoci indietro con i manganelli. Alla fine, ci mettono in un angolo e ci respingono nella curva dei tifosi del West Ham.

A nessuno interessa la partita, tutti sono così eccitati. Gli Old Bill [1] ci tengono chiusi dentro allo stadio per altri trenta minuti dopo la fine della partita. Ci incolonnano verso le nostre uscite e non ci mollano mai. Usando i mezzi della polizia, ci scortano per tutto il tragitto fino all'autostrada. Non si faranno infinocchiare un'altra volta...

La stazione di servizio è strapiena e mezzanotte è passata da un pezzo. La mia prima reazione è: di che banda si tratta? Ce ne saranno almeno trecento. Sta decisamente per scoppiare un casino, un gran casino, ma chi cazzo sono? Arriva il resto della nostra banda. Ci siamo. Swallow e i suoi sono circondati.

Io mi butto proprio in mezzo e spacco un posacenere sulla testa di uno di quelli. Immediatamente vengo colpito da qualcosa. C'è gente che urla,

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l'intero posto sembra impazzito, tutti scagliano qualunque cosa gli capiti tra le mani, tazze, piatti, posacenere, tutto. Corpi che volano ovunque. Sono fiero della mia banda, siamo proprio nel bel mezzo dello scontro, io e i ragazzi del Brit. Vengo colpito, spintonato e strattonato... ma sembra che li stiamo ricacciando indietro. Io colpisco all'impazzata.

Ora le due parti si separano e si lanciano oggetti a vicenda. Lo sento, un'altra carica e se ne andranno.

Ci gettiamo in avanti un'altra volta e, sì, si girano e si gettano giù dalle scale, rovesciandosi nel parcheggio. Io ritorno di corsa nella sala principale. È qui che vedo alcuni di loro gettarsi oltre il bancone della gastronomia, riversandosi nelle cucine in cerca di fuga. Poi ritorno in cima alle scale, dove Andy, Danny Tiderman e pochi altri stanno spingendo un flipper verso le scale. C'è ancora un gruppetto in fondo alle scale che guarda verso l'alto quando il flipper viene finalmente sospinto oltre il bordo del primo scalino, rotola fragorosamente e va a schiantarsi contro di loro. L'altra banda è in rotta; ne hanno avuto abbastanza.

1. Old Bill. Termine gergale per indicare la polizia. [N.d.T.]

Introduzione

Alle sei del mattino del 28 gennaio 2001, una flotta di otto pullman della compagnia di autobus Swallow, lasciò lo Swallow hotel vicino alla M25, con a bordo 400 membri della - un tempo - famigerata InterCity Firm. Eravamo diretti a una riunione nostalgica organizzata da un certo Andy Swallow. L'evento era l'incontro Manchester United-West Ham, primo turno della FA Cup al Theatre of Dreams. Si trattava di un nome adeguato per il nuovo impianto dello United, visto che ci portammo la cifra record di 9000 tifosi. Dopo aver perso 7-1 e 4-1 nelle partite precedenti, sulla carta gli Hammers non avevano chance contro lo United, ma tutti gli abitanti dell'East End condividevano lo stesso sogno all'interno del più grande palcoscenico per il football del Paese.

Gli illustri invitati a bordo di quei pullman facevano parte dei 9000 tifosi degli Hammers diretti alla partita, tutti speranzosi in una giornata di gloria.

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Non si trattava di una riunione con intenti bellicosi. Lo capii subito al mio arrivo, quando fui accolto da uomini col doppio mento in giacche Stone Island, indossate più per riscaldarsi che per una qualsiasi affermazione stilistica. Pochi, radi capelli avevano rimpiazzato i riccioli lunghi di una volta e la conversazione si svolgeva ora attorno a frasi del tipo «Come stanno i bambini?» «E dura col lavoro?» «Sei andato al cinquantesimo di Ted?»

Perfino così, un qualsiasi spettatore neutrale li avrebbe giudicati abbastanza formidabili, tutti con ancora quell'aria minacciosa, legata al loro aspetto fisico. In effetti, come banda, erano ancora piuttosto intoccabili. Per quanto mi riguarda, la I.C.F. era

l'unica banda che avrei mai voluto alle mie spalle. Non c'era mai stato bisogno di chiedere a un fan del West Ham di restare vicino ai compagni.

Infastidito per le inesattezze dei resoconti sulle imprese della InterCity Firm del West Ham contenute in numerose pubblicazioni, ho deciso di usare la mia posizione esclusiva di ex membro delTl.C.F. per rimettere a posto le cose. Quindi, prima che la I.C.F. diventi un ricordo che sbiadisce rapidamente, ho deciso di cogliere l'occasione per scrivere il primo libro in assoluto sulla vera I.C.F. Gli uomini su quell'autobus ricordavano esattamente come andavano le cose negli anni Settanta e Ottanta, quando il rischio di farsi prendere a calci in testa a una partita di football era estremamente reale, eppure il gioco valeva assolutamente la candela. Sicuramente giorni pazzeschi, giorni di follia che alcuni però considerano i migliori di sempre.

C'era qualcosa di speciale nel far parte della I.C.F. Qualcosa di più dell'essere il miglior gruppo o la miglior banda. Che cos'era a darci quella reputazione che ci distingueva dai nostri rivali? Una volta giunto a completare questa storia straordinaria, avevo trovato la mia risposta: il carattere. Una tempra della miglior qualità, valori vecchio stampo e un senso di lealtà ormai in via d'estinzione nel mondo di oggi. Quel carattere, imbottigliato, sarebbe senza prezzo. Ebbene, la I.C.F. era impregnata di caratteri come questo.

Questo fu probabilmente ciò che il film-maker Ian «Butch» Stuttard vide quando disse che noi eravamo in grado di fare praticamente qualsiasi cosa. Questa era la nostra forza e la vera ragione per cui la nostra storia non può essere raccontata da una persona qualunque. All'interno della nostra banda, siamo tutti storie che camminano.

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Per essere sicuri che nessuno possa contestare l'autenticità degli eventi in cui la I.C.F. si trovò coinvolta, quelli che erano là hanno raccontato le loro storie nelle pagine che seguono...

COMINCIÒ TUTTO COSÌ

Sono le 4.45 del pomeriggio - la gente che vive nei pressi dello stadio di Upton Park sente il ruggito finale della folla. La corsa è iniziata. Quei tifosi si riverseranno presto al di fuori dello stadio. Per i tifosi in trasferta, questo è il momento che hanno imparato a temere. Perché è qui a Upton Park, nell'East End di Londra, che incontriamo un gruppo di uomini che prosperano nel caos, nel disordine e nella violenza - la banda più temuta di tutto il football.

La InterCity Firm.Tra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli anni Ottanta, gli uomini

della I.C.F. furono la leggenda dei combattenti del West Ham. Il desiderio di affermare il West Ham ai vertici assoluti tra gli hooligan del football britannico prese il via dalla reputazione della banda originale del Mile End.

Il Mile End era emersa come banda sin dal 1968, quando gli skinhead bianchi della classe operaia avevano incominciato a riunirsi nella curva dei popolari dietro alla porta, in occasione delle partite. La nostra curva di casa era il North Bank, il settore più grande dello stadio di Upton Park.

Essere immersi nella violenza e nella cultura delle gang faceva parte, per molti, della moda giovanile del tempo. La maggior parte dei membri delle gang aveva dai dodici ai vent'anni e spesso scoppiavano scontri fra bande che si combattevano fra loro per questioni di supremazia.

La banda del Mile End era diversa. Era una delle poche gang con membri al di là di quella fascia di età. Come una famiglia di zingari, si trattava di una banda unita da legami molto stretti, i

cui esponenti principali erano tutti imparentati fra di loro - molti erano fratelli. Per far parte di questa banda bisognava provenire dall'area Mile End della zona est di Londra. Non si fidavano di nessuno e attaccavano briga con chiunque altro del West Ham. Ogni tanto combattevano anche fra di loro; nessuno cercava mai di intervenire.

All'inizio degli anni Settanta, si erano fatti una tremenda reputazione in

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tutta Londra e si erano completamente staccati dalle altre bande del West Ham, andando a posizionarsi dietro alla porta della curva opposta al North Bank. La loro fama aveva raggiunto proporzioni eroiche di adorazione tra il seguito di giovani tifosi del West Ham, anche se i nostri stessi tifosi avevano tutte le ragioni per esserne terrorizzati. Eppure quando si trattava di combattere i nostri avversari, in particolare le altre squadre di Londra, loro diventavano spesso i nostri salvatori.

Quelli del West Ham erano diventati maestri nella nuova moda dei tifosi di tutto il Paese, quella di andare a occupare la curva degli avversari. Osservarne lo svolgersi da un'altra parte dello stadio era come trovarsi su una collina a guardare lo spettacolo dello scontro di due grandi armate. Ma prenderne parte e trovarsi in mezzo a tutto questo era ancora più impressionante. Bill Gardner, che fu uno degli uomini di punta della I.C.F., lo descrive perfettamente quando dice: «È quel ruggito. Quel cazzo di grosso ruggito della folla che ti fa rizzare i peli della schiena un istante prima che i calci comincino a volare. Le grida di "Andiamo allora" e tutti che partono alla carica».

Quel primo movimento skinhead del '68 fu un grande fenomeno. Fu un grande evento per i giovani che si sentivano anti-tutto. Non importava che tu fossi povero e della classe operaia, condannato a una vita di lavori senza senso, o che tu avessi un'età in cui non avevi alcuna voce o influenza. Noi stavamo mostrando al mondo - «Siamo qui e siamo vivi... andate a farvi fottere!»

Nei giorni delle partite, incontri i tuoi amici indossando i tuoi Levi's o jeans Sta-Prest, bretelle e stivali, con i capelli rasati o a caschetto, mezzi rasati con la frangia, oppure lunghi in stile Slade. Ti metti una camicia Brutus o Ben Sherman di cotone a scacchi, magari con un maglione Slazenger o un pullover, giacca Crombie o Harrington. Se hai un lavoro abbastanza buono, magari ti sei comprato un montone decente a Petticoat Lane.

Prendiamo la metro, raccogliendo altri ragazzi che sono venuti per unirsi a noi. E gente che non conosciamo, ma loro ci riconoscono dal modo in cui siamo vestiti, dalla linea della metropolitana su cui ci troviamo e dalle sciarpe di seta attorno ai nostri polsi con la scritta «Super Irons». Ora sei nella gang più cazzuta di tutti i tempi. Ora sei un tifoso del West Ham. Nessuno - genitori, insegnanti o quel brutto stronzo del tuo capo - ti dice cosa devi fare. Siamo nel bel mezzo di una rivoluzione giovanile.

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Strappiamo le maniglie appese ai sostegni della metropolitana per usarle come tirapugni. Coltelli a serramanico vengono estratti per intimidire il coglione seduto a giocherellare con il suo temperino. La carrozza su cui ci troviamo comincia a ondeggiare quando tutti si mettono a saltare su e giù, cantando Knees Up Mother Brown. [1] È il segnale che scatena finte risse, fa svellere sedili e sfasciare un po' il vagone. Il treno della District Line raccoglie altri di noi quando si ferma alle stazioni della East London Tube. Finalmente raggiunge la stazione di Mile End. La potente banda del Mile End si riversa all'interno dalla banchina, spinger do via dal proprio vagone chiunque non sia del Mile End.

Il resto di noi sta fremendo, l'eccitazione raggiunge l'apice. Ora che quelli del Mile End sono a bordo, ci sentiamo fottutamente invincibili.

Sale il canto: «MILE END!»

Cantiamo tutti mentre andiamo a conquistare il North Bank dell'Arsenal, lo Shed del Chelsea o Park Lane, Tottenham - non importa dove. E solo mezzogiorno, mancano tre ore al calcio d'inizio. Tutti senza biglietti, passiamo attraverso i cancelli cantando «As She Wheels The Wheelbarrow, Through Streets Broad And Narrow». [2] Dai ranghi ci arriva uno «shhhh» di risposta - per ricordarci che siamo sulle strade di qualcun altro, diretti alla curva dietro la loro porta.

La banda del Mile End scivola via dal resto di noi. C'è una punta di rimpianto, che viene presto dimenticata quando riaffiora l'orgoglio di essere West Ham; possiamo farcela da soli. Segui chiunque altro, cercando di tenere il passo di quelli che ti sembrano i più duri del tuo gruppo, così avrai buona compagnia quando sarà il momento.

Ecco il prossimo momento di tensione. Siamo ai cancelli d'ingresso della curva dei nostri rivali. Ormai è per noi una forma d'arte. Gli sbirri ci stanno addosso, ci spingono e ci gridano di metterci in fila. Noi non esponiamo colori; le sciarpe e perfino le spillette della squadra sono state astutamente rimosse. I marmittoni pensano che siamo tifosi di casa, il che è perfetto. Saliamo le scalinate di cemento che partono dal lato della curva coperta -mai prendere la rampa centrale di scale che porta direttamente dietro alla porta, in mezzo alla curva - gli altri ci staranno sicuramente aspettando là. Si deve entrare dal lato, frenando l'impazienza di infilarsi nel mezzo, per essere sicuri di essere in un numero sufficiente a difendere il terreno conquistato di sorpresa.

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Si alza un ruggito e tutto prende il via dietro alla porta, proprio nel bel mezzo della loro curva. La banda di casa deve averci individuati per prima, oppure i nostri pezzi grossi devono aver cominciato, sapendo che gli altri dei nostri sono ormai in arrivo.

Sono istanti terrificanti, perché hai profanato il Sacro Graal. Nessuno ti permette di entrare e prendere la curva di casa. Farlo significa calpestare l'orgoglio di un'intera comunità, non solo quello del coglione che stai spazzolando.

Se mai quella parte dello stadio viene invasa con successo e controllata dai tifosi ospiti, be' si tratta della sconfitta più bruciante in assoluto per i tifosi di casa. L'invasione di una curva viene registrata nella memoria e ricordata per sempre. Il morale e l'orgoglio dei tifosi della curva di casa vengono scossi duramente; significa subire una completa umiliazione. In casa, si dà per scontato che tu abbia il vantaggio della superiorità numerica. Anche se i tifosi di casa riacquistano un po' di autostima grazie alla vittoria nelle strade circostanti, si tratta solo di un premio di consolazione, che finisce nel dimenticatoio nel giro di poche stagioni. Tutto dipende da come difendi la tua curva e il tuo territorio.

I tifosi di casa attaccano qualsiasi faccia sconosciuta, mentre tu carichi lungo il perimetro della loro curva, cercando di scoprire dove stia combattendo il tuo gruppo. Nel tentativo di ricongiungerti a loro, ti muovi attraverso intere gang. Afferri uno per la sciarpa e lo colpisci, spaccandogli la faccia in un orgasmo di dolore, mentre i suoi compagni ti restituiscono i complimenti affondando gli stivali nel tuo corpo.

In qualche modo tutto si placa da sé quando ricominciano i canti e i cori. Tutti quelli attorno a te stanno cantando «Abbiamo preso ancora il North Bank» o «Abbiamo preso ancora lo Shed» - o era Park Lane, del Tottenham?

L'atmosfera è assordante, mentre la curva di casa, furiosa, si riorganizza. Occupano ancora una posizione vantaggiosa dietro alla porta, nella sezione di curva riparata da una tettoia, solo che ora la dividono con il nemico.

Siamo diventati una specie di calamita per tutti gli schizzati dello stadio. A quei tempi ci si poteva muovere liberamente all'interno dello stadio, così le nostre fila si ingrossano di altri West Ham venuti a darci manforte. Arriva la sbirraglia. Siamo in troppi

perché possano arrestarci, quindi cercano di dividerci insinuando una sottile linea blu tra i tifosi scatenati. A questo scopo, si prendono

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sottobraccio, una muraglia umana di agenti di polizia che sperano di ristabilire l'ordine. L'unico approccio che la polizia adottava a quei tempi era tentare di contenere i più turbolenti, prima di decidere il da farsi per sradicare gli atteggiamenti violenti.

Nel frattempo, le cose cominciano ad agitarsi e i tumulti sembrano pronti a esplodere ancora una volta e alla grande. Quel boato improvviso e il rumore di una rissa tirano fuori qualsiasi supporter da tutti i pub e dalle stradine laterali nei pressi dello stadio. Niente funziona meglio del passaparola suburbano: «Porca troia, quei bastardi del West Ham sono già qui e cercano di fottersi la nostra curva».

Provate a immaginarveli, tutti rossi di rabbia, mentre pensano a quell'affronto. Be', si tratta di un affronto che presto dovranno cercare di lavare, perché qui è in gioco essenzialmente il dominio sul territorio. La banda del West Ham lo ha trasformato in un'arte. Di norma, i tifosi ospiti cercavano di occupare una curva di casa circa un'ora prima del calcio d'inizio. Questo assicurava la massima esposizione pubblica. Ma noi cambiavamo spesso tattica per sorprendere il nemico, arrivando a volte anche tre ore prima dell'inizio per evitare di essere intercettati dalla polizia.

Sapevamo che gli Old Bill non lasciavano mai la stazione di polizia prima dell'una. Gli avversari sarebbero stati numericamente più abbordabili, il che ci avrebbe consentito di occupare in anticipo una buona posizione nel loro territorio, sistemandoci così saldamente che gli Old Bill avrebbero avuto grossi problemi a spostarci. Il risultato era che avrebbero sicuramente scelto il compromesso della sottile linea blu, obbligando così la curva di casa, che ora ululava per il nostro sangue, a combatterci.

Una regola non scritta diceva che se noi avessimo avuto il controllo di una parte qualsiasi della curva nemica al momento

del calcio d'inizio, quell'area poteva essere dichiarata presa. Era sempre considerata presa se riuscivamo a far scappare il nemico da dietro la loro porta e non erano poi loro, ma gli Old Bill a sbatterci fuori.

Diventava una specie di tiro alla fune. I due eserciti usavano la pura forza del numero per spingere vigorosamente la linea degli Old Bill e sbattere fuori interamente l'altra fazione. Noi, gli invasori, cercavamo sempre di occupare la parte alta della curva perché fosse più difficile sbatterci fuori, mentre quelli di casa cercavano di mandare gente sui fianchi per accerchiarci con una manovra a tenaglia.

Entrambi gli schieramenti lanciavano palline da golf e monete. Gli

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sfollagente della polizia si abbattevano sugli sventurati che venivano sospinti contro le loro fila. Poi si sentiva il richiamo di un altro scontro distinto nei paraggi, nel cuore delle linee nemiche, seguito dall'eco di un coro... «MILE END!» Era la banda del Mile End, che sfondava i cancelli della nostra piccola festa, in ritardo, incazzati neri e armati al punto giusto.

L'eccitazione trasformava tutto in un manicomio, obbligando gli Old Bill a intraprendere misure più drastiche. La scelta diventava tenere la posizione, e farsi così arrestare, o unirsi al resto dei ragazzi del West Ham.

Sospinti dalla polizia fuori dalla curva, gli invasori venivano scortati lungo la linea laterale, fermando temporaneamente la partita mentre i tifosi di casa incazzati gesticolavano con segnali osceni. Prendere una curva significava tutto questo. Era questo il divertimento.

A me piaceva da morire perché tutti avevano il loro momento... il gran cazzuto eroe del giorno. Potevi vedere uno sfigato qualsiasi che non noteresti mai, ma gli facevi un cenno di saluto col capo in segno di riconoscimento, perché sapevi che era un West Ham. Poi un giorno, magari nella stessa stagione, ti trovavi da qualche parte quando scoppiavano i tumulti ed era proprio lui quello che faceva la parte del leone. Ora tutti parlavano di lui.

Perfino stagioni dopo, anni dopo, la gente ancora ricordava «Ah Tizio, certo... un vero svitato, ti ricordi di quella volta...»

Entrare a far parte dei sostenitori dell'East End del West Ham era il massimo della vita ai tempi in cui la violenza del football impazzava sulle gradinate. Era tanto pericoloso quanto eccitante. A un certo punto la nostra tifoseria aveva una fama superiore a quella della squadra stessa. Quando il nome West Ham saltava fuori in una conversazione, non era alla squadra di calcio che si faceva riferimento, o ai singoli giocatori. La fama della ferocia nel combattimento della banda dell'East End stava crescendo su scala nazionale. Esplodemmo nei titoli negli anni Ottanta quando diventammo famosi per tutti come I.C.F.

La nostra reputazione era basata sul rispetto datoci perché riuscivamo a trionfare nelle situazioni più ostili - di solito lontani da casa, dove gli avversari avevano il vantaggio numerico. Perfino quando stavamo per essere divisi durante un combattimento, ci eravamo costruiti una reputazione per cui quelli del West Ham tenevano duro e restavano uniti, a qualunque costo.

Significava che per avere una possibilità di ottenere un risultato contro il

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nostro piccolo esercito, dovevi essere seriamente pronto a darle e a prenderle. Non succedeva mai una cosa del tipo «Noi inseguiamo voi, poi voi inseguite noi e, se nessuno inciampa, nessuno si fa male». Noi combattevamo per non deludere le aspettative che tutti avevano nei nostri riguardi sin dagli anni del Mile End. Abbiamo ribaltato un mucchio spaventoso di tifosi delle squadre rivali, il che è uno dei motivi per cui non ci siamo mai mescolati al resto della scena inglese.

Al di fuori del West Ham, la gente pensava che fossimo tutti parte di una stessa banda molto unita. In realtà eravamo divisi in fazioni, a seconda della fascia di età e delle differenti bande che andavano regolarmente in trasferta. Poi c'erano quelli che si sceglievano le loro partite. Ma quando contava, eravamo tutti uniti, la miglior armata in circolazione.

All'inizio degli anni Settanta, qualunque cosa facessimo noi, erano sempre le imprese degli hooligan del Chelsea o dell'Armata Rossa del Man United a finire sulle prime pagine dei giornali. Durante quel periodo la nostra piccola armata itinerante si era trovata coinvolta in molti scontri che si sarebbero meritati la prima pagina. Eppure, noi sapevamo bene chi fosse la banda numero uno di Londra. E chiaramente c'era un'altra «banda» che lo sapeva, vista l'attenzione extra che ci fu dedicata. Erano proprio quelli da cui non volevamo essere riconosciuti... gli Old Bill.

Nel corso degli anni Settanta noi continuammo ad attaccar briga con tutti, con chiunque fosse interessato, solo per dimostrare senza il minimo dubbio che eravamo noi la banda con cui fare i conti in Gran Bretagna. Quando i Settanta cedettero il posto agli Ottanta, le autorità del football e la polizia divennero determinati nel prendere il controllo di quella specie di guerriglia delle gradinate che andava avanti ormai da più di una decade. Per controbattere il loro disperato giro di vite sull'hooliganismo, dovemmo fare un passo avanti e portare le nostre attività a un altro livello.

Lo zoccolo duro di tutte le bande di tifosi trovarono difficoltà sempre crescenti nell'agire all'interno degli stadi come avevano fatto in precedenza. Stava diventando rapidamente una Missione Quasi-impossibile. Eravamo diventati troppo prevedibili. Le nostre mosse erano le stesse che avevamo utilizzato nelle stagioni precedenti. Si arrivava alla stazione nemica per poi dirigersi sempre allo stesso abbeveratoio. Una volta belli sbronzi, si cercava di occupare la loro curva più o meno alla stessa ora dell'anno precedente. E dopo la partita ci si incontrava con loro nelle stesse strade dell'ultima volta. A essere onesti, stavamo facendo sembrare gli Old Bill dei gran furboni.

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Dovevamo evolverci, da un'ottusa armata di fabbri dovevamo diventare un'astuta armata di teppisti; stava nascendo una nuova

era. Che cambiamento. Eravamo stanchi di venir perquisiti per l'ennesima volta nello stesso giorno, stanchi di farsi portar via le vecchie stringhe degli anfibi. Tutti cominciarono a girare con lacci di riserva, al che gli Old Bill risposero prendendosi l'intero stivale. Se anche riuscivi a evitare quell'umiliazione, eri destinato a lanciare urla e cori, circondato dalla scorta della polizia per tutto il giorno. Che divertimento poteva esserci, dovendo limitarsi a guardar storto la gente?

Ci facemmo furbi e cominciammo a vestirci casual. Gli abiti Farah, Pringle o Gabichi che ci mettevamo il venerdì sera, cominciammo a indossarli anche alle partite della domenica. Tutto pur di allontanarci il più possibile dall'immagine stereotipata che le autorità potevano avere di ciò di cui dovevano andare a caccia. L'altra notevole differenza era nelle facce a cui tutti facevano riferimento per trovare un po' d'azione. Personaggi non arroganti, moderati nel bere e rapidi nel pensare cominciarono a farsi strada nella leadership della banda.

Era divertente il fatto che i grossi trangugiatori di birra con le camicie rugby color blu e vinaccia e i giubbotti caratteristici, considerassero il nuovo look casual come qualcosa di disgustoso. Ma diventavano subito rispettosi appena vedevano quanto rapidamente quel casual con la Lacoste tirava fuori una lama e affettava. Lasciammo che i trangugiatori di birra diventassero le comparse, che distoglievano l'attenzione da noi che camminavamo sull'altro lato della strada, guardando mentre loro venivano sballottati a destra e sinistra dalla scorta. Era ancora più divertente quando venivano a cercarci nello stadio per farsi raccontare i combattimenti che avevamo ingaggiato con i migliori tra gli avversari, dopo aver eluso la scorta della polizia.

Qualcos'altro stava cambiando - l'aggressività e la violenza non erano più la sostanza, il succo dell'essere un hooligan. Appartenere alla banda era ciò che importava veramente. Le nostre imprese erano divenute leggendarie; la I.C.F. andava di moda alla grande per le strade. Nei suoi primi numeri, «The Face» pubblicò lunghi articoli sull'abbigliamento del football - e non erano assolutamente articoli denigratori. La crescita della moda legata al football aumentava sempre di più attorno agli stadi e la I.C.F. poteva vantarsi di essere una delle prime band alla moda.

Nonostante la violenza del football fosse in una fase calante, di fatto il

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nostro numero aumentò. Non ci si aspettava più che fossimo coinvolti in una rissa a ogni partita. Andare alla partita stava diventando una cosa che riguardava la moda e lo stile tanto quanto riguardava la violenza. In effetti, cercarsi uno scontro a ogni occasione era considerato quasi una mancanza di stile.

Le sciarpe, i calci, gli stivali e i pugni degli anni Settanta erano stati rimpiazzati da un rapido scatto con il jiffy e da un dentro e fuori con una lama, stando sempre attenti a non macchiare di sangue le etichette degli stilisti. Un jiffy era una bottiglia di plastica morbida della limonata Jiff, riempita di ammoniaca. Sviluppammo un'arroganza come segno di un'estrema sicurezza, ogni volta che andavamo in giro al seguito del West Ham. Gli anni Ottanta furono un periodo incredibile per la violenza del football e io credo che la I.C.F. sia stata all'avanguardia nel portare le cose a un livello mai visto in precedenza.

Ex membri della I.C.F. dalle personalità completamente differenti, il signor Woolrich e Animai, portano la testimonianza dell'incredibile atteggiamento e arroganza che i West Ham avevano a quei tempi. Woolrich ricorda: «I West Ham potevano fare davvero quello che volevano... "Siamo in casa dell'Arsenal, quindi ce ne andiamo proprio nella loro curva», è così che andava. Per tutti gli anni in cui sono stato un hooligan, quell'arroganza non mi ha mai abbandonato». Animai sostiene che eravamo un esercito dentro a un altro esercito, completo di una propria struttura gerarchica. «La maggior parte di noi andava a lavorare, quando trovava un lavoro adatto e un salario decente», ricorda lui. «Andavamo dove volevamo e facevamo quello che volevamo. Quando arrivava la domenica, si annunciava al mondo ciò che avevamo intenzione di fare ed era violenza allo stato puro. Nei casi peggiori,

tanto valeva non avere nemmeno la polizia. Tanto non avevano nessuna voce in capitolo.»

Chi può dimenticare l'immagine del primo ministro Maggie Thatcher, la Lady di Ferro, che si torce le mani e dice: «Deve fermarsi e deve fermarsi ora», dopo il disastro dello Stadio Heysel della metà degli anni Ottanta? Come tutti sanno, la Lady non era il tipo che molla e ora c'eravamo noi nel suo mirino. L'Heysel aveva visto coinvolti i tifosi del Liverpool e se per molti tifosi non finì tutto allora, deve essere successo sicuramente quando arrivò l'operazione «Own Goal» [3] che spedì i ragazzi del Chelsea dentro per dieci anni. Non credo che la I.C.F. abbia davvero visto la fine fino al famoso bagno di sangue contro quelli del Man United su un battello nel

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bel mezzo del mare del Nord. La brutale battaglia in mezzo al mare raggiunse le prime pagine dei giornali di tutto il mondo. Poco dopo, la polizia portò a termine una serie di raid all'alba nell'ambito di una seconda operazione Own Goal, andando questa volta a beccare la I.C.F. Era destino che la nostra notorietà diventasse la causa della nostra fine.

* * *Quasi tutti in Gran Bretagna avevano sentito nominare la I.C.F. e

sapevano che quella sigla significava terrore. Ma pochissimi sanno come veramente cominciò il tutto.

La storia della I.C.F. inizia di fatto con tre ragazzi che andarono al Villa Park e occuparono la famosa Holte End. Appena più che ragazzini, eppure erano già hooligan incalliti. Uno era il figlio di uno scaricatore dell'East End; il secondo era nato e cresciuto col West Ham; il terzo si era arruolato nell'Esercito appena uscito da scuola. Tutti e tre andavano alle partite in cerca di avventure, con la violenza del football come una reale forma di espressione delle loro vite. Ecco il racconto di come cominciò la InterCity Firm, raccontata da quei tre ragazzi: Andy Swallow, Grant Fleming e Micky Ramsgate.

Grant Fleming: Conobbi Andy quando formammo la banda dell'Essex East London per andare alle partite casalinghe del West Ham nel 1974-75. Eravamo molto giovani e andavamo tutti a scuola. Prima di cominciare a frequentare ragazzi della mia età, avevo frequentato di tanto in tanto alcuni West Ham più vecchi.

Andammo a Liverpool nel '74 con il treno speciale. Tutti dicevano che era la più grossa banda del West Ham che sia mai andata a Liverpool. Avevamo tre treni «Football Special» strapieni, invece dell'unico che ci andava di solito, per di più mezzo vuoto. Mi ricordo di esserci andato con tizi più grandi come Sprinty, Northy, Felix e via dicendo. Ma quella volta era stata dura, davvero dura e ci prendemmo una solenne batosta, quel giorno. Quella partita fu un brutto risveglio per me; direi che fu quella a farmi capire che cosa volesse dire tutto questo. Prima, eravamo andati in tutti gli stadi di Londra ed eravamo sempre riusciti a occupare. Ma a Liverpool, non riuscivo a crederci. Credo che all'Everton avessero cancellato una partita, perché si unirono tutti, quel giorno, e ci trovammo ad affrontare tutti gli Scousers riuniti. Era buio quando uscimmo dopo la partita e tutto ciò che ricordo fu che venimmo assaliti in una stradina

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secondaria nei pressi del Kop. Gli Scousers accennarono una fuga, così noi partimmo alla carica, per poi farci beccare di sorpresa su Scotland Road. Da lì in poi fu ognuno per sé. Mi ricordo che il viaggio di ritorno in treno fu molto più tranquillo di quello di andata. Un sacco di gente si era fatta portar via i giubbotti dalla banda del Liverpool. Un coglione era seduto di fronte a me senza pantaloni. Un altro si teneva il fianco dove era stato affettato.

Tutto questo mi fece capire molte cose: adesso non si scherzava più. Fino a ora eravamo entrati allo Stamford Bridge, eravamo entrati a Highhury. Eravamo entrati in tutti questi posti, ma una fredda, buia sera di novembre passata a correre su Scotland Road mi fece davvero aprire gli occhi. A questo punto si trattava di adeguarsi o tagliare la corda. Superammo la storia di Liverpool perché fu una questione di numero. Ma un altro punto di svolta per me fu la partita contro lo Sheffield United della stagione '75-76. Credo che sia stata l'unica volta in cui ho visto il West Ham prenderle davvero in una curva. Ci tirarono addosso qualsiasi cosa. A me arrivarono addosso freccette, palle da golf, mattoni e bottiglie. Ancora una volta, fu una specie di segnale d'allarme. Mi ricordo di essermi preso una ripassata da una banda nemica all'esterno, ma nella curva era stato molto peggio. Vidi Gardner cadere, ma ne portò giù otto con sé. Da questo momento in poi andare alla partita passò davvero in secondo piano. Mi era passata la voglia di sequestrare sciarpe, farmi coinvolgere in piccole zuffe e tirare due calcioni appena possibile. Ora che andavamo molto in trasferta, ci ritrovammo tutti molto uniti. Gente come Andy, che aveva incontrato Ramsgate, poi entrammo in contatto con gente di Canning Town, alcuni di Forest Gate e Stratford, come Woody, Johnny Rumble e il gruppo di Chadwell Heath. In pratica, eravamo tutti giovani leoni.

Andy Swallow continua la storia.Eravamo abituati a seguire quelli più vecchi, come Carlton Leach.

Sembrava che si autodefinissero tutti con nomi come G.L.F., la Good Looking Firm. [4] Io avevo già fondato la V.L.F. - Vicarage Lane Firm - e quando incominciai a incontrare gli altri, diventò la Essex East London Firm. Venivamo tutti dalla zona di Upton Park, da Plaistow e dalla zona dietro al Queens Market. Conoscemmo tantissimi ragazzi in gamba, come Ferry Tolson, Neil Taylor, Fraser Jones, Butler. Bravi ragazzi che andarono ad aggiungersi ad altri che conoscevamo già, come Shane Hagger e tutta la Hornchurch, Johnny Turner, Billy Eves. Ci incontravamo al club dei tifosi alla domenica sera oppure ce ne andavamo al Denmark nell'East Ham, che

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era un posto strano, dal momento che c'erano diversi sbirri che andavano là a bere, e tutto il nostro gruppo era minorenne. Ma era così che andava. Stavamo decisamente diventando una banda sempre più numerosa e facevamo la nostra parte su e giù per Green Street nei giorni delle partite, molto prima che i più vecchi arrivassero a darsi battaglia verso le 12 per beccarsi tutta la gloria. Molti dei volti più noti non ci volevano con loro per le partite importanti, così un giorno ci guardammo semplicemente in faccia e dicemmo: «Bene, formeremo una grossa banda tutta nostra e ci scontreremo anche con i vecchi, se necessario. Se proprio lo vogliono, gli faremo il culo». In quei giorni ci piaceva fare da roadies a band musicali come gli Sham 69 e facevamo la raccolta degli stemmi di svariati gruppi pop. Mi ricordo del giorno in cui decidemmo di formare questa nuova grossa banda. Eravamo seduti nel mio appartamento con Grant e Ramsgate e stavamo strappando la copertura di plastica di questi badge, per poi spruzzarci sopra della vernice azzurra e dipingerci su due martelli incrociati. Grant ci incollò le iniziali I.C.F. Quello fu il badge originale. Il resto è storia.

Ce l'avevamo con i West Ham più vecchi, per il fatto che ci cacciavano sempre via. Noi dicevamo sempre che, perfino quando scendevano in campo i loro uomini migliori e noi eravamo in fondo alla scala gerarchica, rimanevamo

più bravi di loro nel combattere. Matthew Thomas disse che adesso eravamo in un numero sufficiente per farci ri spettare.

Ramsgate ricorda che, pur essendo uno degli ultimi arrivati nella E.L.F., prese parte agli accordi quando fu deciso che tutte le bande di giovani si sarebbero unite per andare alla prima trasferta insieme:

Decidemmo di incontrarci a Euston e di fare il nostro esordio al Villa. Due settimane prima avevamo tentato di salire sugli autobus che partivano dal mercato [i vecchi autobus Commer di Cass] ma non ci eravamo riusciti. La trasferta successiva era al Villa e noi eravamo decisi a farci rispettare. Quando arrivammo tutti alla stazione di New Street a Birmingham, ci facemmo due risate con Carlton, Dickie e gli altri che ci presero in giro quando ci presentammo come la I.C.F. e cantammo una canzone inventata da noi. Inscenammo una serie di finte risse nei vari vagoni, sempre per gioco. Quando arrivammo al Bull Ring Centre - credo fosse una specie di consuetudine - facemmo qualche furtarello, mentre i vecchi se ne andavano per i fatti loro. Arrivammo così allo stadio del Villa. Doveva essere circa l'uno quando arrivammo alla Holte End. Pensammo,

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bene, si va. Non ci furono domande, si trattava solo di andare decisi. Entrammo tutti quanti, arrampicandoci su quelle enormi scalinate e quando sali dal retro e osservi la vastità dell'impianto, ti rendi conto che sei nella più grande curva casalinga d'Inghilterra. Ci si poteva perdere là dentro, da tanto era grande. Forse la South Bank dei Wolves poteva essere più grande, ma si trattava di una curva scoperta e poi non era quella di casa dei Wolve, loro avevano il North Bank. Quindi la Holte Bank doveva essere la più grande di tutte, perfino più grande del Kop di Anfield Road. Credo che una volta la capienza fosse di 28.000 persone. Buffo, no? È più della media dei presenti alle partite del West Ham degli ultimi anni e qui stiamo parlando di una sola curva. Ricordo che ci guardammo fra di noi, pensando: «Che diavolo siamo venuti a fare qui? Che cazzo abbiamo fatto? Siamo in questa curva sterminata». Era presto e pensammo che avremmo avuto un po' di supporto con l'arrivo degli altri West Ham.

La curva si stava ancora riempiendo di tifosi di casa, ma grazie ai nostri colori blu e vinaccia pensarono che fossimo del Villa e noi ci mescolammo a loro, stando buoni. Ci spargemmo per tutto l'Holte End in modo da non attrarre sgradite attenzioni. La curva si stava riempiendo abbastanza rapidamente e fu allora che ci rendemmo conto che ci saremmo stati solamente noi. Eravamo tutti nella loro curva, divisi a coppie o da soli e sparpagliati un po' dappertutto - giù alla bandierina del corner, dietro alla porta, in mezzo. Era una situazione un po' tesa, specialmente quando la gente cominciava a guardarti, ma noi ci attenemmo al piano, che era di stare calmi fin quando il grosso orologio nella curva opposta avesse segnato dieci alle tre. In quel momento i giocatori sarebbero usciti, lo stadio sarebbe stato pieno e noi ci saremmo ritrovati tutti in cima alla curva e avremmo cantato quella canzoncina che avevamo provato sul treno. Facendo schioccare le dita a tempo, avremmo cantato: «Noi siamo I... InterCity, siamo C... cattivi e combattivi, siamo F... forti e fanatici... siamo I.C.F. !»

Alcuni di noi, là nell'Holte End, si erano seduti a terra ma alle tre meno dieci ci alzammo in piedi e ci infilammo in testa dei passamontagna blu e vinaccia, in cui avevamo ritagliato noi stessi gli occhi.

Fu fantastico come tutti rispettarono il piano di incontrarci in cima all'Holte. Era una posizione davvero vantaggiosa da difendere. L'Holte End aveva questa specie di zona rialzata piuttosto ampia prima che la gradinata ricominciasse a scendere. Quindi c'era un discreto spazio su cui fermarsi. I nostri accordi erano di incontrarci nell'angolo estremo di questa

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sezione, sapendo che se fossimo riusciti a occuparla sarebbe stato difficile per chiunque circondarci. Quando iniziammo il coro di «I.C.F.» sapevamo che ci saremmo attirati l'attenzione di tutti perché, prima di tutto, nessuno conosceva la canzone. Poi, all'improvviso, capirono che si trattava del West Ham. Penso che qualcuno abbia detto: «Cercano di assalirci da dietro!» Poi cominciò tutto quanto. Era un punto di non ritorno e quando cominciò, noi ci eravamo dentro fino al collo.

Avevamo un'ottima posizione da cui caricare verso il basso. Nel giro di un istante, migliaia di persone si volatilizzarono di fronte a noi e si riversarono sul campo. Nella fuga lasciarono il più grande vuoto che si possa immaginare, il che ovviamente fece sì che tutti ora potessero vedere che eravamo solo una cinquantina. Quel singolo istante fu un 'esperienza come nessun 'altra, avevamo messo in fuga l'intera curva fottuta. Ovunque c'era il panico. Nessuno capiva chi fossimo, compresi i West Ham sul lato opposto. Solo una stagione prima svuotavamo le sezioni riservate ai ragazzini sotto i 15 anni. Entravamo in tutte quelle sezioni per bambini e li mettevamo in fuga - Derby, Highbury - fino a quando capimmo che potevamo fare altrettanto con gli adulti. Tornando all'Hotel, quelli del Villa compresero la verità. Si alzò il grido: «Sono solo dei mocciosi, ammazziamoli!» Ritornarono sciamando verso di noi, come dei pazzi scatenati. Loro continuarono a salire, noi continuammo a caricarli, mentre la polizia arrivava correndo dai lati. Scivolammo tutti verso il fondo, poi un tifoso del Villa disse che uno di noi aveva una lama. Allora gli Old Bill presero uno di noi ma trovarono solo un programma arrotolato. Il tizio disse: «Senta, sto solo cercando di uscire dallo stadio, sono entrato nella

curva sbagliata». Fu così che ci buttarono fuori dalla curva, sulle gradinate e ci scortarono lungo i bordi del campo.

Grant ricorda l'eccitazione che tutti loro provarono mentre camminavano lungo la linea laterale del campo:

Non riuscivo a crederci. Eravamo ancora tutti interi e mi ricordo che camminavo su quel campo con Matthew Thomas, che aveva un braccio rotto all'epoca, che diceva che gli si era spaccato il gesso, a forza di colpire tifosi del Villa. Gli Old Bill non arrestarono né buttarono fuori nessuno di noi. Fu un trionfo assoluto. Così mentre facevamo il giro del campo, dirigendoci verso la tribuna scoperta di Witton Lane, riempita da quasi tutti quelli che erano sul treno con noi che gridavamo impazziti, eravamo al centro di tutto. Ci sembrava davvero di camminare sulle acque. I più vecchi del nostro gruppo avranno avuto diciott'anni, i più giovani quindici.

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Arrivammo alla nostra curva e vedevamo le facce che pensavano: «Chi sono questi qua?» Sapevamo di essere arrivati. Eravamo ringalluzziti e pieni di noi. I vecchi erano impressionati, ma non avevano niente da dire. Noi li prendemmo per il culo a morte.

Per quanto riguarda Andy, la giornata era troppo bella per essere finita:Dopo la partita decidemmo di starcene per conto nostro. Ritornammo a

Euston, uscimmo dalla stazione e ci incamminammo per la strada in un gruppo di 100-150 ragazzi. All'improvviso, una banda enorme venne dritta verso di noi. Erano così tanti che riempivano tutta la strada. Li assalimmo, mettendoli in fuga. Venne fuori che erano quei bastardi londinesi del Sud di Millwall. Così durante il primo giorno della InterCity Firm avevamo messo in fuga la Holte

End, preso per il culo i vecchi e rincorso il Millwall. Niente male come prima uscita, no? Noi giovani leoni decidemmo di rimanere nella InterCity Firm e vedemmo che il nome veniva accettato da tutti quelli che seguivano il West Ham. Sembrava proprio un nome adatto e aveva senso, perché era così che avevamo viaggiato nelle ultime due stagioni. I singoli individui sarebbero rimasti legati alle diverse bande. Ma riunirsi sotto l'ombrello della InterCity Firm significava per tutti avere un grande valore - quel senso di elitarismo se ne era un po' andato e noi avevamo mantenuto una struttura.

Ramsgate ricorda che non ci volle molto a capire che potevano fare qualcosa di grande con questa storia della I.C.F.:

Quando il nome I.C.F. assunse proporzioni mitiche, incominciammo a farci dei soldi. L'anno seguente La prima partita era con il Notts County. Li battemmo 5-2 e quando ci trovammo sul 3-0 nel corso della partita, mi ricordo di aver detto che se avessimo segnato il quarto non sarei ritornato nell'Esercito. Fu allora che disertai. Quando mi beccarono mi misero all'ospedale di Shooters Hill. Alla fine l'Esercito mi disse che dovevo fare qualcosa mentre restavo lì, potevo fare il carpentiere o lavorare al reparto stampe, lo scelsi le stampe e fu così che stampai le tessere di membro della I.C.F. e i biglietti adesivi di congratulazioni li vendevamo a tutti i tizi che arrivavano da Hertfordshire Essex, Sussex, Devon, Cornwall, dappertutto - una sterlina alla volta al pub Boleyn. Era così che tiravamo su i soldi per le trasferte. Finimmo con un bel vaso pieno di banconote. La gente se ne tornava a casa convinta di far parte di que sta grossa banda. Ma io l'ho sempre vista solamente come una grossa truffa. 500 biglietti della I.C.F.

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volevano dire 500 sterline nelle nostre tasche.

UNDER FIVES [5]Se la I.C.F. segnò una nuova alba per la violenza negli stadi, ai trettanto

fece la nascita degli Under Fives del West Ham. Ho chiesto ad Andy Bowers di raccontare i loro esordi:

Gli Under Fives vennero fuori nel periodo in cui qualsiasi banda, anche la più piccola, aveva un nome. C'era un gruppo di una ventina circa di noi ragazzi più giovani che girava con la I.C.F. Tutto ciò che facevamo in realtà era qualche furtarello dietro il paravento del football. I vecchi se ne accorsero e furono i primi a usare quel nome. Quando ci facevamo vedere tutti insieme da qualche parte, loro dicevano: «Ecco che arrivano gli Under Fives». Ci rimase appiccicato addosso. Io e un mio amico andammo a farci stampare due magliette con le parole I.C.F. UNDER FIVES. Non credo di averle mai indossate, era solo per farsi due ghignate, ma cominciammo a usare quel nome quando andavamo alla partita.

Quello che mi colpì a quei tempi era che molti di quelli della I.C.F. avevano solo un paio d'anni più di noi, certo erano un po' più grossi, e all'inizio non è che fossimo in tanti. Più tardi cominciammo a girare nei dintorni di King's Cross ed Euston e a «tassare» i tifosi rivali sulla metropolitana, prendendoci i loro giubbotti come «pagamento». Fu allora che cominciarono a squillare dei campanelli d'allarme nelle teste degli altri tifosi, che cominciarono a chiedersi tra loro: «Sei stato tassato anche tu dagli Under Fives del West Ham?»

Poi altri cominciarono a girare insieme a noi e le nostre imprese divennero più rilevanti quando iniziammo a farci i

negozi durante le trasferte. Arrivammo al punto che un sacco di gente veniva alla partita perché era un'ottima occasione per rubare. I vecchi si incazzavano sempre ma non abbiamo mai fatto affidamento su di loro. Eravamo in grado di badare a noi stessi e restavamo uniti, andandocene spes so per i fatti nostri.

Più tardi ci fu tra noi gente come Richard Wildman, un pugile dilettante di centodieci chili che aveva solo diciassette anni. Perché non provavano ad andare da lui a dargli del moccioso!

Facevamo tutti parte della I.C.F., ma i più giovani venivano soprannominati Under Fives. C'erano dei veri e propri personaggi come

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Bacon, Peter e Billy Hampton, Lugford, Woody, Sean Pearman, Glenn Appleby, Simon Irons, Little Crapa, Nazi Mick e Mark Hawkins. In seguito entrarono in scena anche Jela e Shakesy.

Qualcosa di simile avveniva anche in altre bande. Mi ricordo che il Liverpool era una banda con un sacco di giovani teppisti, così come i Gooners. Quando incominciammo ad andare in trasferta, fu allora che ci imbattemmo nei giovani Scousers. Erano molto bravi nel fare le stesse cose che facevamo noi.

1. Famosa canzone popolare inglese di autore sconosciuto, diventata quasi un inno per il West Ham, assieme a l'm Forever Blowing Bubbles.

2. Strofa di una famosa canzone popolare irlandese Cockels and Mussels (conosciuta anche come Molly Malone). [N.d.T.]

3. Operazione Autogol. [N.d.T.]4. Banda dal Bell'Aspetto. [N.d.T.]5. I Mocciosi. Letteralmente «Sotto i cinque (anni)». [N.d.T.]

BILL GARDNER

La pietra su cui tutti poggiamoCi troviamo nel momento di massimo furore della I.C.F. e affrontiamo il

Chelsea fuori casa, il che significa una cosa: dobbiamo mettere questi stronzi al loro posto prendendoci lo Shed. Comandiamo noi a Londra, lo abbiamo sempre fatto, lo faremo sempre. Siamo noi i numeri uno.

Bill Gardner, un uomo sopra l'uno e novanta con un fisico da culturista e i capelli ricci, passa attraverso i cancelli dello Shed del Chelsea. Entra senza girarsi a controllare se gli altri ragazzi, ammassati nel piazzale, lo stiano seguendo. Mentre mi arrampico su per i temuti gradoni della curva dei tifosi di casa, guardo verso l'alto. I Chelsea si stanno radunando allineati in cima alle scale, in attesa della nostra prevedibile entrata. Mentre mi guardo attorno e capisco che solo pochi di noi sono riusciti a passare i cancelli, penso tra me «'Fanculo». Gli addetti ai cancelli hanno mangiato la foglia e non stanno facendo più entrare altri di noi.

Mi giro di nuovo verso Gardner, che adesso si trova proprio in prima fila. Sembra noncurante di ciò che accade dietro di sé. E concentrato sulla

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sua missione, un uomo da prima linea. Mentre Gardner sale, i Chelsea, che se ne sono rimasti là con i pugni chiusi, iniziano a indietreggiare fino a quando lui arriva in cima alle scale insieme a loro. Sono abbastanza vicino da sentirgli gridare quell'ormai famosa frase introduttiva: «'Giorno signori, il mio nome è Bill Gardner». Non appena Bill si presenta, attorno a noi si crea il vuoto. Ci sono sguardi atterriti tutt'intorno, come per dire: «Guarda, non siamo più del Chelsea, in effetti non siamo proprio niente». Tali sono l'aura e la presenza della leggenda

delle gradinate del West Ham. Il gruppo di Chelsea sa che quando incontri Gardner, incontri il meglio del West Ham. E dura per i più deboli di cuore tra i ragazzi del Chelsea. Eppure ci potete scommettere la vita che, solo pochi istanti prima, i Chelsea stavano scrutando la folla alla ricerca di segnali di un'infiltrazione nemica. Alla ricerca di facce sconosciute senza colori addosso. Vi potete immaginare i commenti sottovoce: «Dov'è Gardner?» «Attenzione a Gardner», «Prendiamo Gardner!» Poi, la realtà. Gardner è qui, si è appena presentato. Quando lo fa, è come se avesse disturbato un nido di vespe. Lo Shed erutta nel momento in cui tutti loro escono dalla tribuna coperta, con grida di ogni tipo, mentre i Chelsea più vicini a noi indietreggiano. Adesso siamo i bersagli - il nome di Gardner è una garanzia in questo senso.

Mentre c'è confusione tra le file del Chelsea, ci rendiamo conto di essere nello Shed senza supporto. Questo permette agli Old Bill di fare la prima mossa. Quasi subito dopo essersi presentato, Gardner viene beccato. I pochi rimasti di noi fanno volare i calci, solo per riceverne altrettanti. Camminiamo all'indietro, fronteggiando l'intero Shed. Ai Chelsea riuniti e allineati in cima ritorna il coraggio. «Non prenderete mai lo Shed», ci sfottono loro. «Fatevi sotto, West Ham.» Addirittura riconoscono qualcuno di noi e ci chiamano con i nostri nomi propri. «Merda», replico io, tanto a me stesso quanto a loro.

Gli Old Bill caricano furiosamente e ci spingono fuori, nel vasto cortile dello Stamford Bridge per riunirci al resto della I.C.F., che è rimasta bloccata ai cancelli mentre cercava di seguirci. Tutti borbottano «merda»; sappiamo che per oggi finisce qui, a meno che non si riesca a eludere gli Old Bill alla fine della partita. Gli Old Bill di Chelsea ora sanno le nostre intenzioni e ci scortano indietro verso la Tribuna Nord. Mentre camminiamo perdo il conto di quante volte i nostri mi chiedano: «Dov'è Gardner?» «Che è successo a Bill?» Alla fine si sparge la voce che è stato pizzicato dagli sbirri. Penso che sia un vero peccato

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che Billy sia stato beccato e mi viene da ridere se ripenso ai Chelsea che se la facevano sotto al solo sentire il suo nome. Tuttavia ho visto Gardner fare quell'effetto un sacco di volte nel corso delle stagioni precedenti.

Il mio primo ricordo della leggenda di Bill Gardner, e dell'aura di quell'uomo, risale alla battaglia del 'Boro - la trasferta a Middlesborough del 1975. Coinvolse tutti i tifosi del West Ham che intrapresero quel lungo viaggio quel giorno, nessuno escluso. Stimammo di avere da 200 a 240 persone sul vecchio Football Special, più una quarantina che ci andarono con un bus privato. In pratica, due furono le bande a far la parte del leone quel giorno: Gardner con la banda di Teddy Bunter da Chicken Run, insieme alla cricca del South Bank di Steve Morgan, che comprendeva Johnny Hampton. Dopo la partita, combattemmo una lunghissima battaglia nelle strade, che rimarrà per sempre nella Top Ten delle nostre risse. Fu proprio quella battaglia a cementare in me l'idea che Gardner fosse la pietra angolare su cui si appoggiava l'intera armata del West Ham.

Io mi trovavo con i tizi andati in autobus il venerdì sera tardi. Eravamo talmente in anticipo quella mattina, che ci mettemmo a giocare a calcio nel parco. Annoiati, andammo a cercare la curva del 'Boro. La sbirraglia di servizio allo stadio vide che eravamo in pochi e ci indicò quale fosse la curva del 'Boro - non credevano che un gruppetto così esiguo fosse seriamente intenzionato a provarci. A quel tempo, il 'Boro era molto considerato. Durante una precedente sosta a una stazione di servizio, alcuni tifosi del Newcastle ci avevano avvertiti che il 'Boro aveva una banda di tutto rispetto. La zona aveva un aspetto piuttosto ostile. Quando arrivammo ai cancelli, gli Old Bill videro che non stavamo bluffando e ritornarono di corsa verso di noi per mandarci nell'altra curva, destinata ai tifosi in trasferta.

Non credo che qualcuno ricordi molto della partita, ma forse ricorderete che allora si aprivano sempre i cancelli prima della fine - a volte dieci, altre addirittura venti minuti prima che la

partita si concludesse. Tutti gli stadi lo facevano per scongiurare la congestione del traffico e per far uscire quelli che volevano andarsene in anticipo. Per i tifosi ospiti era sempre il momento delle farfalle nello stomaco. Potevi dare tutto all'interno dello stadio, ma fuori, nelle stradine inospitali di una gelida cittadina del Nord, potevi facilmente fare la fine del povero Cockney bastonato...

Aspetti di vedere cosa fanno tutte le altre facce, prima di decidere quale

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sarà la tua mossa. Poi ti arriva la voce che sta girando rapidamente: la banda del 'Boro ci sta aspettando fuori dalla nostra curva. Guardi immediatamente la curva di fronte e vedi un sacco di spazi vuoti nella loro gradinata. Ora lo sai per certo. Usciamo dalla curva come un'unità compatta, cercando di restare uniti. Non vuoi lasciare che ti separino, non qui. Sono venuti per metterci alla prova, ma noi possiamo farcela. Qualche schermaglia, ma tutti restano uniti, muovendoci tutti nella direzione in cui stiamo facendo indietreggiare il 'Boro.

Avanziamo ancora per le strade e arriviamo a un viale con un grande parco che copre l'intera lunghezza di un lato della strada. Il parco ha un muro che lo circonda, con del filo spinato in cima. Attraverso le barriere di filo spinato vedi un'immagine incredibile - un mare di bianco e rosso. Sembra che l'intera curva del 'Boro si sia riunita in questo parco - e loro ci hanno visti per primi. Una pioggia di mattoni sibila nell'aria e sopra al muro di cinta, atterrando nella strada in cui ci troviamo, riempiendo il centro della strada e mettendo a segno colpi diretti. Ce ne sono troppi per poterli schivare tutti; ci hanno messo in trappola. Scappare o andare avanti? Di scappare non se ne parla nemmeno, mentre Gardner viene colpito da un mattone. Viene colpito ancora mentre ordina a tutti di restare immobili per dimostrare chiaramente che possiamo tranquillamente resistere. Adesso veniamo colpiti tutti e incominciamo a rilanciargli indietro la roba. L'imboscata non ha fatto altro che alimentare ulteriormente la nostra rabbia e l'unico pensiero nella mente di tutti è quello di avanzare. Ma

come? Senza un'entrata al parco davanti a noi, l'unico modo sembra essere scavalcare il filo spinato. Alcuni si stanno già arrampicando. Ora lo stiamo facendo tutti. Quelli del 'Boro rimangono immobili, come totalmente increduli di fronte alla vista di un esercito di pazzoidi Cockney che assorbe come niente fosse una razione inumana di odio del Nord.

Mentre ci lasciamo cadere dal muro e ci riversiamo nel parco, la muraglia biancorossa si spacca e fugge. E uno spettacolo straordinario: sono un migliaio abbondante e scappano in massa. Li inseguiamo verso i cancelli spalancati all'estremità lontana del parco. Si vede chiaramente il loro terrore al pensiero di cosa potrebbe accadere loro se i Cockney impazziti riuscissero ad acchiapparli, dopo quello che hanno appena fatto.

Bill Gardner ricorda quella giornata incredibile:Quando i mattoni finirono e loro rimasero senza più niente da lanciare, e

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noi eravamo ancora lì, erano in mano nostra. Avevano lo sguardo di un coniglio sorpreso dai fari di un'auto. Dal momento che avevamo resistito al bombardamento e a quel punto eravamo noi a essere armati, ci poteva essere un solo vincitore. Eravamo tutti eccitati, con l'adrenalina a mille. Ci eravamo beccati la nostra dose di mattoni e ora pensavamo, forza stronzi, vediamo adesso. Scalammo il muro e per un istante sembrarono guardarci increduli, poi si misero a correre perché non sapevano che altro fare. Il loro piano era andato storto. Facevano sempre così allora: attiravano le squadre nel parco e li fottevano. Adesso qualunque coglione della curva del 'Boro che si trovava in quel parco stava scappando a gambe levate verso l'uscita.

Arrivammo in strada. Fu durissima, ma a quei tempi Middlesborough era un postaccio. Ci attaccavano dalle stradine laterali. Anche quella fu una situazione difficile perché loro conoscevano perfettamente ogni vicolo e ogni cortile. Anche la marcia fino alla stazione fu bella lunga... Due o tre miglia o giù di lì. Combattemmo andando sempre più lontano nella direzione opposta. Mi ricordo che a un certo punto ci attaccarono cinque volte alle spalle, due volte frontalmente e dovevamo sempre stare attenti anche a tutte le strade laterali che superavamo. A volte si trattava di piccoli gruppi armati fino ai denti, altre volte era il grosso della banda. Basta guardare dritto negli occhi di un uomo per capire se se la sta facendo sotto. Io mi guardai in giro e vidi un bel po' di gente parecchio spaventata quel giorno a Middlesborough. Meglio essere spaventati in un gruppo di duecento che da soli. Non cedemmo mai, neppure una volta, tutti noi combattemmo, compresi quelli che non ne avevano la fama. Se lasci che ti separino dagli altri in posti come quello, sei fatto. Bisogna rimanere uniti. Molte band di Londra portavano molta più gente di noi in trasferta... il Tottenham e il Chelsea avevano moltissimi tifosi in più durante le trasferte rispetto a noi, eppure andavano in posti come questo e venivano malmenati. Noi ci andavamo in duecento e ce la cavavamo bene.

A quei tempi, appena uscivi dalla stazione, tutti sapevano da dove venivi. Non avevano bisogno di vedere da che treno scendevi, lo sapevano da quello che indossavi. Che si fa in quei casi? Si resta uniti. Sapevi che se uscivi dalla stazione e loro erano lì ad aspettarti, c'erano solo due alternative: o combattevi per farti strada e andavi alla partita, o risalivi sul treno e te ne tornavi a casa.

Non troverete mai un tifoso degli Hammers di quel periodo che non conosce, o non ha mai sentito parlare di Bill Gardner. Né troverete

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qualcuno che parla male di lui. L'uomo ha il rispetto di noi tutti. Un capo tra gli uomini; una roccia di uomo che vive completamente per il West Ham. Fate il suo nome a qualsiasi tifoso del West Ham dell'epoca e la reazione sarà un sorriso immediato, poi un sogghigno. Tutti hanno una bella storia che riguarda Bill e le prime parole saranno sempre: «Mi ricordo di quando mi ha aiutato...»

Il nome di Bill Gardner è probabilmente il più importante nella storia del calcio delle gradinate. Non credo che questo libro o qualunque altro possano rendere giustizia al Gardner uomo e tifoso. Bill non ha mai scritto un libro. Ma parecchi importanti libri sul calcio parlano di Bill. Giusto per citarne alcuni: in Hoolifan: 30 anni di botte, gli autori Martin King e Martin Knight scrivevano: «Ai ragazzi dell'East End piaceva conquistare lo Shed -era un'ottima operazione di PR e teneva alto il morale. In testa all'armata c'era Gardner, che era nel giro da anni».

Il libro I furiosi della domenica, dello scrittore Bill Buford, parla dei ragazzi del Manchester e racconta che i casini cominciarono quando Roy scagliò una tazza di tè bollente a Bill Gardner, il famoso leader dei West Ham. Un altro capitolo racconta del momento maestoso in cui Gardner difese il suo stadio, fiancheggiato dalle sue truppe: «...circa cinquecento avevano marciato in tre colonne. Una volta raggiunta la strada principale si fermarono ancora in formazione. Alla testa c'era un uomo enorme, dalle spalle larghe, di circa trentacinque anni. Era Bill Gardner. Rimase lì, con i piedi piantati al suolo, le braccia incrociate e aspettò. Al suo fianco c'erano i suoi luogotenenti».

Ho perso il conto delle volte in cui gli esponenti più importanti dei club rivali si mostravano dall'altra parte della strada quando uscivamo dalla stazione e c'erano quelli che si accalcavano sulle transenne che separavano i tifosi diretti allo stadio, che scrutavano, ansiosi di farsi indicare quale fosse Gardner. Sapevano, grazie alla sua reputazione e al passaparola delle gradinate, che Gardner era l'uomo di punta. Trova Gardner e troverai i migliori del West Ham.

Ma cosa dire dell'uomo in sé? Ho frequentato Bill per la maggior parte dei miei anni da tifoso. Il rispetto che ho per lui è immenso. Ho sentito dozzine di storie da parte di gente che ha combattuto al suo fianco. Tuttavia, considerato l'intento di questo libro, ero più interessato alle sue idee e ai suoi ricordi personali, a cosa lo abbia reso «l'uomo di punta».

Bill diventa timido quando qualcuno si riferisce a lui come una

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leggenda, parlando del West Ham:Ho sempre trovato la cosa un po' imbarazzante, volevo soltanto essere

me stesso. Non volevo la notorietà. Qualcuno mi disse che il mio nome era stato scritto con il gesso sul muro di una scuola elementare di Halifax. Io non volevo niente di tutto questo. Inventarono storie su di me. Come quella secondo cui avrei fatto una telefonata ai Chelsea: «Non possiamo fare questa settimana, ci vediamo la settimana prossima». Non ho mai fatto quella telefonata, mai in vita mia. Posso provarlo.

Hanno scritto nel libro Hoolifan che tu, io e Swallow siamo scappati di corsa lungo l'autostrada. Non ci sono mai stato. Noi tre non siamo mai stati nella stessa macchina insieme. Chi mi conosce sa che posso a malapena camminare, figurati correre e comunque non sono mai stato particolarmente svelto di piede. Forse questo è uno dei motivi per cui preferivo fermarmi e combattere, perché non sarei mai riuscito a correre. Avevo due scelte: se mi fossi messo a correre, sarei stato fottuto. Penso che sia meglio rimanere freddi e ragionare quando il numero è contro di te. Vai sulla parte alta della gradinata o in qualunque posto con le spalle contro il muro, in modo da poter vedere ciò che ti arriva dal davanti. Mai, mai farsi prendere in mezzo, dove la gente può prenderti alle spalle. Tieni sempre le spalle al muro, almeno sai che dovrai combattere da una parte sola...

Ho chiesto a Bill se si ricorda quella volta in cui prendemmo il North Bank ai Wolves:

La sensazione delle farfalle nello stomaco che sentivi al momento di oltrepassare i cancelli della curva della tifoseria di casa era incredibile.

Nella loro curva c'era una grande eccitazione. Sapevano chi eravamo, ma nei loro sguardi passava prima un misto di shock e sorpresa, poi odio. Sapevi ciò che sarebbe successo poi: si doveva conquistare la curva. Oggi non accade niente di simile, era un'impresa tipica dei tifosi degli anni Settanta. Si faceva nel nome della tua squadra, per pretendere rispetto; se poi la squadra riuscisse o no a fare altrettanto sul campo, aveva poca importanza. I tifosi di quel tempo avevano deciso così. La miglior descrizione possibile è quella del ruggito, l'esperienza del ruggito della folla. Qualunque sostenitore di qualsiasi squadra provava la stessa emozione - quella del ruggito. Quel boato della folla metteva l'adrenalina in corpo. Quando saliva il boato, quello era il momento in cui tutti si lanciavano all'assalto.

Oggi i tempi sono cambiati. La gente è andata avanti e se tu non lo hai

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fatto, sei un dinosauro.Uno dei gruppi più conosciuti del West Ham era la banda di Teddy

Bunter, quella con cui girava sempre Bill:Ricordo che prima che qualunque altro nome prendesse piede

nell'ambiente delle gang calcistiche, il Mile End era tutto. Giravo spesso con il Mile End, come membro della gang. Ero l'unico in tutta la banda che non provenisse da dove vivevano tutti loro. Allora c'erano molte scazzottate all'interno dei gruppi stessi. Il Mile End aspettava sempre i Barking Boys mentre la banda di Dagenham si scontrava con chiunque gli capitasse a tiro. Ogni settimana avevi un amico che apparteneva a una banda e che si menava con un 'altra persona che conoscevi. Ci furono alcuni anni in cui

tutti saltavano alla gola di tutti. Io guardavo tutto questo e pensavo che non aveva senso.

Il motivo per cui andai al West Ham era perché credevo che fosse come una famiglia. Pensavo che tutti dovessero restare uniti comunque, questo era ciò che volevo. Se si segue tutti la stessa squadra, si deve restare uniti. Il Mile End faceva sempre una specie di festeggiamento al termine della stagione. Avevano l'abitudine di venire a invadere il North Bank. Credo che la cosa finì quando tutti i West Ham si riunirono e decisero che ne avevano abbastanza. Ci fu uno scontro nei pressi della chiesa di Green Street tra t ragazzi di Barking, Dagenbam e Mile End. Le discussioni furono molto accese ma non volarono pugni. Nella mia testa quello è il giorno in cui i West Ham divennero finalmente uniti. C'è grande forza nell'unità. Restammo uniti per anni dopo quei casini.

Dopo tutto questo, Bill e i suoi amici, tutti tifosi del West Ham che aveva incontrato grazie al football, divennero una delle bande più importanti con il nome di Teddy Bunter Firm, abbreviata in T.B.F.

John Simpson, detto Simo, ricorda come il periodo della T.B.F. sia cominciato all'inizio degli anni Settanta al tempo della banda di Arnie Gamie, dei Lakers e della banda del Mile End:

Ci conoscevamo tutti perché andavamo a vedere il West Ham e nei weekend ci si incontrava in posti come Ilford Palais. Così pensammo: è ora di mettere in piedi la nostra banda. Senza conoscere le reciproche capacità, decidemmo di chiamarci Teddy Bunter Firm, semplicemente perché Bunter era piuttosto conosciuto nell'ambiente del West Ham e, essendo Ted il più alto, era anche facilmente riconoscibile, così tutti

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avevano un punto di riferimento tra la folla.La Teddy Bunter Firm fu la più attiva tra le vecchie bande del West

Ham. Era la banda di Bill Gardner, ma era una specie di mistero anche per molti dei ragazzi del West Ham che li seguivano. Alcuni pensavano erroneamente che la banda fosse guidata da una persona sola, vale a dire il peso massimo Scoeby, mentre in realtà la T.B.F. era guidata da due persone. Come spiega Simo:

Tutti consideravano Gardner il nostro uomo di punta - per me era il pilastro che reggeva tutti quanti. Così, se Bill era la nostra trave portante, chi svolgeva questo ruolo per lui? Lui stesso non ha dubbi nel dire che era Big Ted, l'altra metà del duo del West Ham.

Il rispetto di Bill Gardner per Ted risale a molto tempo addietro:Ho sempre avuto grande affetto per Ted, quando avevo quattordici anni

lui ne aveva diciotto e mi prese sotto la sua ala. Siamo rimasti amici per molto tempo. Una delle persone più fantastiche che si possano incontrare... Lui e io sapevamo una cosa: io ci sarei sempre stato per lui e lui per me. E così è sempre stato. Anche nei momenti più duri sapeva di poter contare su di me e io su di lui. Avevamo un bellissimo rapporto.

Anche se Bill era quello che attirava l'ammirazione, noi della I.C.F. sapevamo che Ted era uguale a lui. Erano una coppia formidabile. Ricordo di una volta in cui un centinaio di Leicester ci beccarono sulla strada di ritorno dal loro stadio. Eravamo solo in tre - io, Johnny Butler e Big Ted. Ci rendemmo conto di essere rimasti troppo indietro rispetto agli altri, così ci guardammo in faccia e pensammo: porca troia qua per noi si mette male. Nessuno di noi aveva particolare rispetto per i Leicester, ma in questo caso

la sproporzione numerica era enorme. I ragazzi del Leicester arrivavano lungo il marciapiede, in una lunga fila indiana dietro di noi. Era una specie di festa del mattone, incontrare dei londinesi isolati lontano da casa.

Ted si fermò all'improvviso all'angolo della strada. Io mi girai a guardarlo e lui disse la solita frase: «Sono troppo vecchio per scappare. Non potrei mai farcela, ma voi sì». «Palle!» rispondemmo entrambi. «Giriamo a destra, adesso», disse Ted. Così facemmo tutti e tre. Sorpresi e stupiti che non ci stessimo dirigendo nella direzione opposta, i Leicester indietreggiarono. Ci scontrammo con una mezza dozzina che ci arrivarono addosso. Quei Leicester non avevano fegato.

Essendo lui sempre stato in prima linea, ero curioso di scoprire se Bill

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rispettasse i suoi rivali. Ecco ciò che dice lui stesso:La mia risposta è: nessuno di loro. Non come individui -gente da quattro

soldi. Ecco cosa sono. Possono guardarsi in fondo all'anima quanto vogliono, ma possono mai dire: «Io ero un duro?» No, erano solo spacconi. Millwall, Manchester United, Stoke, Man City, con questi le battaglie erano sempre durissime... col Forest c'era sempre da sudare. Questi sono gli unici che mi vengono in mente. Le Midlands - un posto senza speranza. Ci andavi solo per ritornare a casa presto.

Nella maggior parte delle nostre trasferte eravamo sempre in sottonumero, era sempre così quando andavi contro i 40.000 di Liverpool, Manchester, Leeds, Newcastle. Ma se volevamo andare ovunque e fare la nostra parte a testa alta, dovevamo restare uniti. E in questo eravamo bravissimi. La gente del tuo gruppo, di loro ti potevi fidare. Perfino quando non erano in grado di combattere o altro, sapevi che sarebbero rimasti lì al tuo fianco, per salvare la faccia, e questo ti dava forza.

Ora, cosa posso dire di noi rispetto agli altri? Non c'è mai stata una banda del West Ham che si presentasse allo stadio alle tre meno cinque. I West Ham andavano sempre allo stadio in anticipo.

Dodici, dodici e mezza. Sempre nella tarda mattinata, due o tre ore prima del calcio d'inizio, a bere nei pub. Molte delle bande di oggi, escono dalla stazione alle tre meno cinque, gridano e strepitano, fanno casino, la polizia li circonda, li scorta allo stadio; stessa cosa alla fine della partita. Gran casino, polizia attorno, scorta fino alla stazione. Millwall? Sono stato a ogni partita che abbiamo giocato contro di loro. Ricordo che eravamo lì e che eravamo nella loro curva. Per dare a Cesare quel che è di Cesare, il tifoso del Millwall era molto simile a quello del West Ham. Aveva gli stessi valori, restava accanto ai compagni. Voglio dirti tutta la verità, io li odio, non sopporto nemmeno la loro vista, è sempre stato così e così sarà sempre. Ma li ammiro perché non sono come gli altri.

Ho fatto un viaggio con Bill in cui abbiamo parlato degli scontri a cui abbiamo preso parte, autentiche battaglie che la gente al di fuori del nostro mondo non crederebbe mai siano successe davvero. In qualche modo, abbiamo anche scherzato su quale sia stata la nostra ultima battaglia. Molti dei nostri ci hanno considerati finiti dopo i processi spettacolo alla I.C.F., l'operazione Own Goal, e un famoso raid all'alba. Bill non dimenticherà mai quel giorno:

Alle sei meno venti bussano alla porta. Erano in otto. Non avevo fatto

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niente allora e il giorno in cui arrivarono, avevo una gamba rotta. Arrivarono e mi dissero: «Sei in arresto per essere il comandante della I.C.F.». Capii che era una cosa seria quando dissero che mi aspettavano dieci anni di galera. Si capiva che avevano catturato un pezzo molto grosso, quando mi portarono alla stazione

di polizia di East Ham. Quando il sergente che mi aveva arrestato entrò, sentii degli applausi. Si beccò una salva di applausi per avermi arrestato. Suppongo che se ci volevano otto persone per arrestare un uomo solo, lui si meritava quella scarica di applausi. Quello era il suo momento più bello dell'anno, quindi buona fortuna, che sia pure eroe per un giorno. Non mi dà fastidio, è acqua passata ormai. Senza dubbio il processo mi spaventò a morte ma le avversità, a volte, possono tirar fuori il meglio di te. Con tutta quella gente a raccontare tutte quelle storie, figurati se non arrivava qualcuno a sparar cazzate, nascondendosi dietro un dito e dicendo di essere stato in posti in cui non aveva mai messo piede. Se proprio devi incastrare qualcuno, fallo bene... Alla fine dei conti, fu un fatto politico. Margaret Thatcher voleva che facesse tutto parte della sua campagna per la legge e l'ordine. Penso che qualcosa di simile potrà accadere di nuovo in occasione della Coppa del Mondo del 2002. Il divieto di viaggiare alla gente e cose simili. Ora il clima è tutto diverso. Quando con il West Ham abbiamo fatto la Coppa Inter-Toto, sono andato a tutte e cinque le partite e non c'è stato neanche un arresto, nessun casino e tutti quanti si sono divertiti un sacco. Questo agli Old Bill deve seccare parecchio.

IN TRASFERTA A STOKE

Qualsiasi ultra del West Ham avrà sicuramente vividi ricordi delle trasferte a Stoke, specialmente ripensando agli epici incontri dei primi anni Settanta. Era l'epoca di Geoff Hurst, Pop Robson e Clyde Best, quando ci scontravamo con i Potters in campionato, nella FA Cup e in Coppa di Lega. Nella stagione 1971-72 il West Ham affrontò lo Stoke quattro volte prima che la sfida si risolvesse a loro favore. Come potemmo non arrivare a Wembley quell'anno, i tifosi del West Ham non lo capiranno mai. Da allora in poi, la sfida tra West Ham e Stoke City fu sempre una classica.

Fuori dal campo, le cose non erano diverse ed erano altrettanto movimentate - scoppiavano sempre delle belle risse quando incrociavamo lo Stoke. Credo che tutti avessero una storia relativa a una di quelle

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trasferte. Si sentiva raccontare di grosse bande del Chelsea o del Tottenham che erano andate a Stoke a prendere la loro curva. Così, quando toccava a te affrontarli, sapevi che tutti stavano pensando di fare altrettanto.

Ricordo che, quando ero ragazzo, tifosi di altri club mi dicevano: «State attenti al cimitero, lo Stoke si mette in agguato sempre lì». Avevano assolutamente ragione.

Finita la partita allo stadio Bootham Crescent di Stoke, i tifosi ospiti tornavano sempre a piedi alla stazione lungo lo stesso percorso dell'andata. Scoprii in seguito che i tifosi di casa si incamminavano deliberatamente su una strada parallela alla nostra e si appostavano presso un cimitero all'incrocio tra le due strade, in attesa. Era sempre la stessa tattica, doveva essere il piano studiato apposta per le squadre ospiti. Una volta capita l'antifona, diventava una corsa a chi arrivava prima al cimitero.

Ci si menava sul serio con lo Stoke - delle belle battaglie vecchio stile per tutti gli anni Settanta. Li ho sempre considerati una specie di armata di teppistelli, non abbastanza uomini e non abbastanza di classe. Avevamo sempre un certo vantaggio su di loro, ma non era mai una passeggiata come contro la maggior parte delle squadre delle Midlands. Le battaglie con lo Stoke proseguirono nei primi anni Ottanta, fino a quando i Potters scomparirono nelle divisioni inferiori. Ascolto sempre con interesse i racconti di chiunque altro sulle trasferte a Stoke. Erano ossi più duri di quanto gli sia stato riconosciuto da un sacco di gente. I West Ham mettevano i ragazzi di Stoke in alto nella lista.

Non accontentatevi della mia parola su questo. Ascoltate Gardner, Swallow e compagnia raccontare le loro storie sullo Stoke:

Bill Gardner: Ho sempre avuto molto rispetto per lo Stoke City. Erano sempre corretti quando andavi lassù e se facevi una rissa con loro, la cosa si chiudeva lì. Nessuno tirava mai fuori delle armi, era uomo contro uomo. Tutti sono capaci di battersi con un bastone o un coltello. Ma ci vuole un vero uomo per tenere alte le mani e avere il coraggio di guardare un altro uomo negli occhi, quando stai per fare una rissa seria. È una cosa che secondo me è mancata per un sacco di anni con molte bande. Molti di loro tentavano di piombarti addosso, tirare due schiaffi e scappare via o di farti fuori con un'arma. Oppure ti saltavano addosso in cinque o sei e ti davano una bella ripassata. Ma per quanto riguarda l'affrontarsi uomo contro uomo, scoprii per esperienza diretta che non ce n'era molta di gente così.

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Brett Tidman: Probabilmente la peggior rissa in cui mi sono trovato coinvolto fu a Stoke. A metà degli anni Settanta, dovevi essere un bel matto per partecipare a qualunque

trasferta. In quei giorni la corsa da Canning Town a Trafalgar Square veniva 2 sterline, altre J> sterle da lì alla St. Pancreas Station, dove c'era un cartello in biglietteria che diceva «Treno Football Special Stoke-on-Trent £ 1.30 andata e ritorno». Siamo arrivati fino a 400 tifosi su un treno strapieno diretto a Stoke. Quando arrivavi là, non c'era mai la scorta della polizia, gli Old Bill si limitavano a indicarci: «Lo stadio è da quella parte».

Arrivammo tranquillamente allo stadio, dal momento che non c'era mai neanche l'ombra di casini prima della partita a Stoke - era sempre dopo, quando avevano radunato tutta la loro banda e dovevi combattere per le strade attorno allo stadio. Circa una sessantina di noi entrarono nella loro curva - la Bootham End - da un'entrata laterale. Una volta dentro allo stadio, ci incontrammo a metà della gradinata dietro alla porta. Mi ricordo che quella volta non ci volle molto prima che un enorme tizio del Nord venisse da noi a chiedere l'ora. Il tizio a cui lo chiese stava mangiando un dolce e la sua risposta un po' scazzata, «Oh no, non adesso», fu immediatamente seguita dal pugno del nordico che gli si stampò dritto sulla bocca, schizzando pezzi di torta dappertutto.

Io finii col correre attorno alle transenne inseguito da tre o quattro di quei bestioni dello Stoke. Ogni volta che mi guardavo in giro vedevo solo West Ham che venivano picchiati e che combattevano per la propria vita. Mi ricordo di essere caduto a terra, di essermi rialzato, di averne picchiati un po', di essere stato sbattuto a terra un'altra volta, fino ai piedi della curva dello Stoke. Mi rialzavo, mi riprendevo un attimo e poi mi ributtavo nella mischia un'altra volta. Sei completamente inconsapevole di chi ti sta attorno. Poi ti rendi conto che sono rimasti appena una decina di West Ham. Ooops, è ora di andarsene. Troppo tardi, mi colpiscono di nuovo. Sono a terra, poi mi rialzo e mi ritrovo sul

prato. Gli Old Bill sono là - «Andiamo gente, vi portiamo a fare un giro». La scena a cui hanno appena assistito è per loro ordinaria amministrazione.

Volevo vendetta per quella scarica di calci nella loro curva, così alcune stagioni più tardi ritornai a Stoke. Dieci di noi rimasero staccati dal resto dei West Ham e decisero di scivolare dall'entrata laterale che portava alla curva dello Stoke. Ai tempi ero un mezzo coglioncello e andavo alle

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partite con addosso uno di quei giacconi parka americani. In questa trasferta avevo anche deciso di portarmi un paradenti. Prima che potessimo arrivare alla loro curva, venimmo adocchiati da una trentina o una quarantina di Stoke. Cominciarono a seguirci, ma non avevo intenzione di scappare. Cinque di loro mi saltarono addosso e cominciarono a riempirmi di calci. Con il mio parka che mi faceva assomigliare all'incredibile Hulk, mi rialzai combattendo. Riuscii a sottrarmi a fatica quando il più vecchio dei fratelli Liddy, Terry, arrivò con un balzo, trascinandone due lontano da me. Tocca a noi due ora riempirli di calci. Tutti erano impegnati in duelli individuali. Vidi Guildford darsela a gambe. Poi ribaltammo la situazione, ora erano gli Stoke a scappare. Fu una battaglia tremenda. Perfino con il paradenti, avevo fiotti di sangue che mi schizzavano dalla bocca. All'improvviso venni trascinato via, insieme ad altra gente, da uno sbirro a cavallo - «Sei in arresto». Gli sbirri avevano appena costruito una nuova stazione di polizia proprio di fronte allo stadio. A quel tempo avevo sedici anni e, se fossi andato in quella stazione, sarei finito al carcere minorile. La polizia ci mise tutti in celle separate. «Toglietevi i lacci delle scarpe, le cinture e svuotate le tasche» ...la solita menata. Così, quando svuotai le tasche, lo sbirro al bancone disse ad alta voce: «Un paradenti, ancora bagnato». Tutti gli agenti risero mentre il tizio scriveva la parola «paradenti». Eravamo tutti in cella e ricordo che Guildford gridava:

«Saremo fuori di qui presto». Ma arrivarono le nove e io ero ancora lì con una trentina di altri, che avevano tutti saltato la partita. Uno sbirro che aveva continuato a sbirciare dallo spioncino della porta della cella, aprì la serratura per far entrare un detective. Il tipo disse: «Avete trenta minuti per raggiungere la stazione ferroviaria». Ora, chiunque conosca Stoke può dirvi che dallo stadio alla stazione è una passeggiata di mezz'ora. Mi ricordo di aver corso attraverso quel cimitero - non so se fossi più spaventato dalle tombe o dalla possibilità che i tifosi dello Stoke fossero lì ad aspettarmi. Quando alla fine arrivai alla stazione, gli altri erano tutti lì, compresi Terry Liddy e Guildford. Fu allora che mi resi conto che dovevo essere stato l'ultimo a essere liberato. Mi ricorderò sempre Stoke, perché non vidi neanche la barrita, mi costò una fortuna e venni pure arrestato.

Mouthy Bill: Prima che diventassimo una vera banda da trasferta, mi ricordo di una volta in cui quelli dello Stoke vennero ad attaccarci fuori dalla curva dei tifosi ospiti, prima della partita. Che facce di bronzo. Li conciammo per le feste e li inseguimmo per tutto il tragitto fino alla loro Bootham End. Pagammo tutti nuovamente ai cancelli e li seguimmo

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dentro. Pensavamo che quei pupazzi sarebbero scappati di fronte a noi. Quando ci videro passare dai loro cancelli, ci attaccarono di nuovo. Ma questa volta vedemmo che con loro cerano tutti i pezzi grossi, la vecchia banda, che venivano all'assalto. Noi tenemmo duro e in un primo momento li mettemmo in fuga, ma poi loro ritornarono alla carica.

Andy Swallow: Quello di Stoke è uno stadio un po' sfortunato per me. Ci sono andato sin dal '73 e ho sempre finito per fare a botte o per essere colpito sulla testa da un mattone e via dicendo.

Quell'anno in particolare ci mettemmo tutti d'accordo per la trasferta e una grossa parte dei nostri si radunò fuori dalla curva dello Stoke, ma solamente cinquanta o sessanta di noi riuscirono a portarsi nel bel mezzo della curva. Eravamo circa a metà della salita verso la cima della gradinata, quando gli Stoke si strinsero tutti intorno a noi. Bill era lì, e così anche Vaughny. Gardner venne da me all'intervallo e disse: «Senti, Andy, difendi il forte. Prenditi cura dei ragazzi, io vado a farmi una bevuta». Appena Bill sparì giù dalle scale, la banda dello Stoke balzò direttamente davanti a noi. Ecco che si ricomincia. Mi trovai appoggiato a una transenna con Vaughny dritto di fronte a me.

Questa volta presero di mira Vaughny, dicendogli: «Fatti sotto, Cockney». A questo punto mi sporsi da sopra la transenna e colpii quello stronzo dello Stoke dritto sulla testa con l'ombrello tascabile che avevo con me. Il tizio era fuori combattimento, gli si erano spente le luci. Saltammo tutti oltre la transenna e ce la vedemmo direttamente con loro. Alla fine fu determinante il numero. La pura forza dei tifosi dello Stoke ci fece indietreggiare verso un angolo della loro curva. Fortunatamente per noi, riuscimmo tutti a scivolarne fuori. Fu una battaglia tremenda quel giorno, davvero tremenda.

Negli anni Settanta era facile scontrarsi con quelli dello Stoke. C'erano due possibili tragitti per ritornare alla stazione così, dopo la partita, prendemmo una stradina secondaria e scoprimmo che ci stavamo muovendo insieme a tutta la folla dello Stoke. Restammo molto tranquilli, dal momento che non ci avevano notato. Poi qualcuno gridò «ADESSO!» e tutti quanti saltammo loro addosso. Scoppiò un gran casino e li mettemmo in fuga. Questa fu la rissa in cui Richard Wildman venne arrestato e nessuno lo vide più per tre mesi - lo tennero rinchiuso lassù.

Vaughny: Passammo davanti alla curva Stoke, lanciammo un'occhiata e decidemmo di entrare. Gli Old Bill pizzicarono un sacco di West Ham ma

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circa una trentina di noi riuscirono a passare. Eravamo dentro quando il West Ham segnò. Cominciammo a saltare su e giù e fu allora che la banda dello Stoke iniziò a raccogliersi di fronte a noi. Cominciammo tutti a combattere quando Andy Swallow fece fuori quello stronzo, facendolo secco con l'ombrello. Alla fine eravamo rimasti solo io e Andy, a combattere. Bill se ne era andato presto, era andato a bere o qualcosa di simile. Lo rividi più tardi, mentre combatteva, scrollandosene di dosso da ogni parte. La rissa proseguì ed entrambi avevamo steso un bel po' degli Stoke che si trovavano in mezzo a noi, quando due coglioni Stoke con la maglietta dell'Inghilterra cercarono di fermare tutto. Questo ci diede l'opportunità di svignarcela tra la folla.

Woolwich: Era una terribile giornata piovosa, il giorno in cui andammo a Stoke. Erano iprimi anni della I.C.F., a ridosso della stagione in cui avevamo preso la Holte End del Villa. Arrivammo là molto presto e i passeggeri di un intero autobus dei nostri salì di corsa le scalinate del Bootham End dello Stoke. Ci riversammo lassù gridando: «United!. .. United!» Ci saranno stati tre tifosi dello Stoke, un cane e un tizio che si faceva una canna. Era così vuoto che era quasi imbarazzante, quasi un disonore. Ci portarono fuori immediatamente, con tutti che ridevano di noi. Non mi sono mai sentito così in imbarazzo.

Quindi come vogliamo giudicare lo Stoke? Be', diciamo che erano al di sopra delle migliori bande delle squadre delle Midlands ma al di sotto dei grandi club del Nord. Possiamo dire che lo Stoke aveva una banda decente: non correvamo il rischio di prenderci una ripassata, ma allo stesso tempo non si poteva

andare lassù a fare una scampagnata. Tuttavia non abbiamo mai considerato quelli dello Stoke come dei veri rivali. Semplicemente non c'era un vero e proprio odio tra di noi. Uno scontro Stoke-West Ham non era mai una questione di vendetta.

Lo Stoke non ha mai fatto niente di notevole all'Upton Park e, quando andavamo da loro, ci facevamo la nostra scazzottata, dicevamo «Ci vediamo la prossima volta», e ce ne tornavamo a casa. A meno di chiamarsi Richard Wildman.

PERCHÉ VE NE ANDATE ALLE TRE MENO DIECI, FOREST?

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Brett Tidman e Ramsgate mi rammentarono il giorno in cui il Nottingham Forest osò venire a Upton Park con tutta la banda. Questo è il loro resoconto preferito della giornata. Un autentico classico:

Durante la stagione precedente ci eravamo scontrati due volte con il Nottingham Forest a Orient, ma non eravamo mai stati in un numero sufficiente per dar loro una vera bastonata. Ricordo che una delle due era stata una partita in notturna, valida per la Coppa Anglo-Scozzese. Il Forest si presentò con la banda al completo in entrambe le occasioni. Nella prima partita, gli Old Bill arrestarono una quarantina di noi e ci sbatterono in una piccola prigione. Le nostre foto apparvero sul giornale «The Sun» il lunedì successivo. Scrissero che era questo che la polizia faceva agli hooligan, li rinchiudeva al fresco e li teneva in gabbia per tutta la durata della partita.

La settimana successiva cominciò a girare la voce che il Forest avrebbe portato una banda enorme al West Ham. Sapevamo che avevano una banda organizzata. Erano appena stati promossi in Prima Divisione e avevano un'ottima squadra, guidata da Brian Clough. Ma per quanto riguardava la loro tifoseria, era gente che viveva nel passato, ai tempi dei giovani teppisti con i giubbotti Crombie e con affilati pettini di metallo, ai tempi degli skinhead. In quei giorni, tutte le squadre di Londra andavano là con un certo

rispetto dopo che quelli del Forest erano riusciti a sopraffare una discreta banda del Tottenham durante un importante match di Coppa.

La temuta reputazione del Forest derivava dalla loro abitudine di intrappolare e imprigionare i tifosi delle squadre ospiti per poi gettarli nel fiume Trent. I ragazzi del Tottenham riportarono quella vicenda come un autentico racconto dell'orrore. Da allora, i Chelsea tagliarono i ponti con loro e il Tottenham riuscì a prendersi la rivincita solo anni dopo. Per quanto riguarda il West Ham, non ci scontrammo più di tanto con loro e, quando capitò, la nostra reputazione era troppo grande perché loro tentassero grosse imprese. Ecco perché nessuno credeva veramente che stessero per calare in massa a Upton Park. A quel punto della stagione, avevamo incontrato Norwich, City, QPR, Everton e 'Boro e nessuna di queste bande si era fatta vedere. Upton Park era diventata una zona off-limits. Giunto il giorno della partita, ci aggirammo come al solito nei paraggi di Green Street sin dalle 10 del mattino. Verso le 11, la gente girava per il quartiere vestita prevalentemente di bianco e rosso. Sembrava una giornata di vacanza. Nessuno aveva il minimo pensiero in testa, ma presto dovettero ricredersi. Cominciammo ad avvistare alcuni membri di

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questa grossa banda di cui avevamo sentito parlare. Verso le due del pomeriggio, eravamo alcuni dentro e altri fuori del Queens Pub, vicino al Mercato, a pochi metri dalla stazione di Upton Park. Arrivò un gruppo di nostri osservatori che erano andati a controllare la metropolitana fino a Barking. Barking si trovava lungo il percorso su cui gli Old Bill facevano viaggiare i treni speciali dei tifosi, in modo da organizzare una scorta fino allo stadio. Alcuni ragazzini del West Ham ci dissero che centinaia di Forest erano arrivati alla stazione di Barking, ripetendo eccitati: «Riempiono due treni». «Siete sicuri?» domandammo increduli.

Pensavamo ancora che fosse una balla. Le ultime due partite casalinghe contro Everton e 'Boro erano state entrambe un buco nell'acqua, quindi non credevamo che il Forest ci avrebbe provato.

Dieci minuti dopo, un grosso gruppo di tifosi del Forest uscì dalla stazione di Upton Park. Erano arrivati da Barking, due fermate più in là. Una banda di non meno di 500 o 600 persone con un sacco di tipacci - la loro vecchia banda più tutte te nuove leve. Gli Old Bill li tenevano sotto scorta lungo Green Street. In mezzo a loro c'era uno sbirro, soprannominato il Muppet, particolarmente abile neWindividuare gli hooligan. Ci conosceva tutti quanti per nome, ma questa volta ci sarebbe voluto ben più del Muppet per beccarci. Ci mescolammo a loro in piccoli gruppi, mentre già altri erano scesi dal treno insieme a loro ed erano rimasti all'interno della scorta. Avevamo anche piccoli gruppi agli angoli delle strade, pronti a prendere a calci chiunque si fosse avventurato nelle stradine laterali.

Alla fine, una banda aveva osato mostrarsi a Upton Park. I ragazzi erano tutti eccitati alla grande. Ovunque guardassi, c'erano facce del West Ham che sogghignavano, come se fosse l'ora della festa. Quelli del Forest non dissero una parola. Avevano tutti quello sguardo preoccupato, tipico della gente del Nord, come per dire: «Concentriamoci nel restare uniti e vediamo di arrivare allo stadio». Furono scortati al South Bank passando dall'entrata di Castle Street Road. I West Ham che si erano mescolati alla scorta passarono i cancelletti girevoli insieme a loro.

Il South End era una delle curve situate proprio dietro alle porte, ovviamente all'estremità opposta dello stadio rispetto al North Bank. C'era una barriera che divideva in due la curva lasciandone due terzi ai tifosi di casa, tra cui il settore proprio dietro alla porta, mentre il terzo rimanente - il più vicino al settore Ovest - era per i tifosi ospiti.

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Quelli di noi che non erano entrati nel South Bank con la scorta, girarono dalla parte di Green Street e sgattaiolarono attraverso i cancelletti, passando insieme al tizio che li precedeva o semplicemente scavalcando dopo aver allungato una sterla all'operatore del cancelletto. Non dovevamo mai preoccuparci del personale di guardia, perché non ce n'era mai. Una volta entrati nel settore Ovest, i ragazzi si intrufolarono ancora, questa volta approfittando del vecchietto di guardia alla porta nella parte bassa della curva, che fungeva da accesso al South Bank per il personale dello stadio e per gli Old Bill. Un'altra sterla e fummo nel South Bank.

Quelli del Forest, una volta riunitisi tutti insieme nel loro settore, si fecero coraggiosi e decisero di far sentire alla propria squadra nello spogliatoio che c'erano anche loro. Si alzò il coro «Forest! Forest! Forest!» Era il momento. Tutti i West Ham presenti nella curva ospite li ingabbiarono in una specie di tunnel della morte, dalla cima fino a bordo campo. Si tuffarono letteralmente addosso a loro. Gli Old Bill non avevano assolutamente alcun controllo, dal momento che non erano preparati all'eventualità che ci potesse essere qualche tifoso West Ham in quel settore dello stadio e, con i West Ham che sciamavano da ogni parte, non erano in grado di fare nulla.

C'era gente che pioveva in campo man mano che i Forest venivano spinti a forza fuori dalla tribuna. Loro cercavano di correre sul terreno di gioco, ma gli Old Bill li respingevano indietro. Tuttavia, nel giro di cinque minuti i West Ham li avevano rispediti nuovamente tutti sul campo. Questa volta fu una specie di valanga. Prima furono poche persone, poi rapidamente l'intero contingente di tifosi del Forest si riversò sul campo in cerca di salvezza. Forti grida di trionfo si alzarono dalla folla, seguite da grosse risate quando quattro ragazzi del settore Chicken Run East attraversarono di corsa il campo, presero a pugni e calci un po' di Forest, per poi ritornare correndo alla Chicken Run. La sicurezza della banda di Forest che aveva osato mostrarsi a Upton Park cominciò a svanire. Si vedeva una chiara espressione di sbalordimento sui loro volti. 1 ragazzi del Forest si guardavano l'un l'altro come per dire: «Che cazzo ci facciamo in campo? Dobbiamo ritornare dai West Ham?» I ragazzi del West Ham all'interno del South Bank incitavano quelli del Forest a tornare per prenderne ancora, con le vene del collo che sembravano schizzare fuori, le braccia che gesticolavano selvaggiamente e le facce piene di veleno. Quando sembrò che i West Ham fossero pronti a seguire i Forest sul campo, i Forest decisero su due piedi che era il caso di andarsene in una parte neutrale

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dello stadio, in cui non ci fosse una banda ad aspettarli. Con la sopravvivenza come unico pensiero, ciascun Forest pensò a se stesso. Corsero verso il settore Ovest in cerca di un rifugio, solo per trovare un'altra banda di West Ham, un gruppo di nostalgici dell'era skinhead e mod chiamati i West Side Boys. Si sporsero sul campo, sfidando i Forest a unirsi a loro. I Forest indietreggiarono quando i primi di loro che avevano scavalcato vennero percossi brutalmente. Gli occhi di tutti erano sul Forest mentre loro si stringevano insieme, attaccati a un lato del campo, sotto le minacce sia del West Side che del South Bank. Anche il North Bank cominciò a cantare battendo le mani: «Venite nel North Bank», clap, clap clap.

Quando la polizia scoprì che la St. John Ambulance aveva curato diverse persone per ferite da coltello, decise che l'unica vera protezione che potevano offrire ai Forest era dì portarli fuori dallo stadio per la loro stessa incolumità. Mentre venivano spinti fuori come un gregge, la loro umiliazione divenne completa quando i West Ham intonarono la canzone preferita delle squadre del Nord, che di solito

veniva cantata quando si sognava di andare a Wembley. La vecchia, classica Que Sera, Sera adattata in: «Why did you leave, you leave? At ten to three, o'three, Why did you leave, you leave?» [1]

L'ultima immagine del Forest a Upton Park fu la scena di tutti loro impacchettati sui loro autobus e sui treni, rispediti sulla MI, ancora prima che la partita iniziasse... ci vediamo, Forest.

1. «Perché ve ne andate? Alle tre meno dieci, perché ve ne andate?» [N.d.T.]

LA RISSA DI BRIGHTON

Eravamo nella vecchia Seconda Divisione, dove c'erano un sacco di squadre senza bande di tifosi con cui combattere. Ce ne rendemmo davvero conto quando dovemmo sopportare trasferte in posti come Notts County, Palace, Fulham e Cambridge - lasciamo stare Orient. Ma Brighton suscitava parecchio interesse, più per il posto in sé che per la loro reputazione come tifoseria.

Non so che cosa ci sia nelle cittadine di mare e nelle loro tifoserie, ma

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trovarsi al mare fa sempre uscire l'istinto per l'assedio in tutti quanti. Suppongo che sia una specie di tradizione che risale alle radici della classe lavoratrice inglese, ma per la maggior parte di noi un giorno al mare riporta alla mente pensieri di mod, rocker e fighette con cappellini con la scritta «Kiss Me Quick». [1]

C'è decisamente qualcosa di diverso e ci sono tutti gli ingredienti giusti per accendere la miccia. Una volta ogni tanto uno di questi posti dice: «Quando è troppo, è troppo. Ne abbiamo abbastanza delle invasioni di tifosi che arrivano in città a fare casino». Ecco perché a volte è successo che bande piuttosto rispettabili siano state sconfitte a sorpresa. Le tifoserie delle cittadine di mare non sono mai state molto considerate, perché si trattava di bande piuttosto estemporanee. I locali spesso se ne vanno via a cercare lavoro e quelli che lavorano lì, in genere sono comunque dei disadattati. Ma come ho detto, gli ingredienti ci sono tutti e non capita di rado che alcune bande vengano incastrate in posti come Brighton, Southend e Blackpool. Spesso poi le cose precipitano e, prima che tu te ne accorga, ti scoppia un tumulto tra le mani.

Un tumulto è molto più di un po' di aggressività che si scatena. Sorprendentemente, non ci sono stati molti tumulti provocati dal football, ma sarebbe interessante sapere quanti di essi si sono svolti in cittadine di mare. Io scommetterei che sono almeno la metà.

La difficoltà per la polizia relative a una partita che si svolge in una cittadina di mare sta nell'indovinare quanti tifosi si presenteranno. Non si può fare affidamento sul numero abituale di tifosi in trasferta delle singole squadre, né sul conteggio dei biglietti venduti. Il posto in sé ha già abbastanza attrattive e fonti alternative di divertimento da far sì che i tifosi se ne freghino di sapere se avranno o no il biglietto.

Gli Old Bill hanno grossi problemi perché c'è sempre più di una sola banda che arriva e le fila delle bande stesse sono ingrossate da un numero superiore al normale di fuori di testa. Come dicono le due canzoni, The Boys are Back in Town e Saturday Night's Alright for Fighting. [2] Jimmy Smith ricorda un venerdì sera del 1978, la notte della rissa di Brighton:

La data della trasferta a Brighton fu quella che tutti cercammo quando uscirono i calendari della nostra prima stagione in Seconda Divisione. Tutti pensavano di andare a Brighton il venerdì sera. Io tornai a casa dal lavoro in tutta fretta e andai dritto dai miei amici. Arrivai verso le cinque di sera e due dei miei soci erano già lì, compreso uno che aveva il fratello

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in carcere a vita per omicidio. Questi mi disse: «Andiamo, partiremo stasera». Era il 28 di ottobre, non sarebbe stata esattamente una sera d'estate laggiù. Quando arrivammo alla stazione di Victoria rimasi davvero stupito di trovare almeno 200 West Ham, tutti sul primo treno in partenza. A quel punto pensai che ci aspettava un bel weekend a Brighton.

Eravamo una bella folla allegra, quando ci mettemmo in marcia fuori dalla stazione di Brighton per vedere dove ci saremmo fatti la prima bevuta. Arrivammo a un pub, il Bosun, e quando ci passammo davanti, una pioggia di bottiglie e bicchieri ci arrivò addosso. Pareva che Brighton ci stesse aspettando. Cercammo di schivare le bottiglie e di attaccare. Qualcuno prese una cassetta di bottiglie di latte fuori da un negozio e quando un gruppo di tifosi di Brighton uscì dal pub, scatenammo contro di loro una tempesta di vetro. Nel giro di dieci minuti di quella che potremmo definire un'onesta rissa, arrivarono gli Old Bill e finimmo col battercela verso il lungomare. Alla fine della serata, la banda che era in origine di 200 membri doveva aver raggiunto il migliaio di unità. Non era un'esagerazione, visto che almeno 150 di essi sarebbero poi stati arrestati.

La nostra tappa successiva fu un ristorante indiano. In dieci entrammo, ordinammo cibo, bevande, qualsiasi cosa, poi uscimmo senza pagare. Ci ricordammo perfino di ringraziare mentre uscivamo. Ora eravamo pronti a ritornare al Bosun e questa volta eravamo belli carichi. La cosa difficile nell'attaccare questo pub è che si trova su una collinetta, in cima a una scalinata veramente ripida. Così rifacemmo la stessa cosa, prendemmo le bottiglie di latte e le scagliammo contro di loro. Proprio come prima, ci furono dieci minuti di furia omicida, un combattimento niente male ma, al tempo stesso, non completamente soddisfacente, dal momento che il West Ham non poteva dire che le cose fossero andate bene per loro. Ci fu parecchia gente del posto coinvolta in

questa storia e credo che Brighton avesse degli autentici bastardi in città quella sera.

Man mano che Brighton si riempiva sempre di più di londinesi, sulla città calò un'atmosfera davvero pessima; l'umore era decisamente negativo. Non c'erano fottute case di divertimento pronte a farci divertire. All'una del mattino cercammo di entrare in un nightclub. Prendemmo a calci tutti quelli che cercavano di entrare, poi attaccammo i buttafuori. Poi passammo ad altro.

Uno stordito che non avevo mai visto prima al West Ham si appiccicò a

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noi. Aveva una sciarpa del West Ham che gli pendeva dal polso e una svastica tatuata sulla fronte. Cominciò a dare ordini a destra e a sinistra. Non era decisamente uno di noi, pensai che fosse uno scappato dal St. Clemence Hospital durante la notte. Venne da noi e ci disse: «Voialtri andrete in quel pub e lo distruggerete». Non riuscivo a crederci, nessuno aveva mai visto quello stronzo prima di quella sera. Livido di rabbia, gli dissi che se non se ne fosse andato a fare in culo immediatamente, gli avrei tagliato la gola... Più tardi quell'idiota fu uno dei primi a essere arrestato e non lo vedemmo mai più. Avevo le palle congelate. Erano le tre del mattino ed eravamo di fronte al lungomare. Ci eravamo fatti tutti una bella bevuta ed eravamo affamati, ma a Brighton era tutto chiuso, niènte posti aperti in cui mangiare qualcosa, niente. Un paio degli Under Fives ebbe l'idea di forzare l'ingresso di un bar. Ne uscirono con scatole su scatole di hamburger surgelati. Non credo che avessero pensato al fatto che nessuno aveva un fornello o un microonde con sé. Così uno dei giovani leoni disse: «Non preoccupatevi di quello... c'è una barchetta sulla spiaggia». La barchetta doveva avere un gallone circa di carburante a bordo, perché il ragazzo illuminò la spiaggia a giorno. Eravamo passati dall'essere incazzati,

infreddoliti e affamati ad avere ora un barbecue fiammeggiante. Grande!Poi arrivò uno sbirro che sembrava essere a un paio di giorni dalla

pensione. Eravamo in una sessantina sparsi sulla spiaggia a goderci il barbecue, seduti a reggere gli hamburger su spiedi improvvisati. Il vecchio sbirro diede un'occhiata tutt'intorno. Poi sibilò: «Fottuti bastardi arrivati da Londra a far casino dappertutto». Nessuno ci fece caso, continuammo semplicemente a masticare i nostri hamburger. Ma quando cominciò a parlare alla radio, finimmo in fretta il nostro pasto e ce la battemmo in tutte le direzioni. Il barbecue sulla spiaggia provocò grandi titoli sui giornali della domenica. Uno diceva: «Tifosi del West Ham danno fuoco a uno yacht». Ora, se quella barca era uno yacht, era del tipo che si poteva guidare con soli due remi. Ma, anche se i titoli erano esagerati, gli eventi di quella notte non lo furono. Accaddero cose davvero tremende quella notte. Era inevitabile, con un migliaio di giovani venuti apposta per una partita di calcio senza un posto dove andare e con nessun locale aperto.

Dopo essere sfuggiti alle grinfie degli Old Bill sulla spiaggia, venimmo più tardi presi dalla polizia nella sotterranea dopo un altro casino. Circa un centinaio di West Ham rimasero intrappolati, ma tre di noi riuscirono a sgusciare via. Fu solo nel cuore della notte che trovammo finalmente un

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posto in cui dormire. Incontrammo una figa e un tizio del posto e, per qualche inspiegabile motivo, ci offrirono di usare il loro appartamento sul lungomare. Non c'è bisogno di dire che dimostrammo tutta la nostra riconoscenza per la loro generosità prosciugando la loro riserva di liquori e distruggendo l'appartamento. Il tizio era così incazzato che quasi ci saltò addosso mentre la ragazza, che pensavamo tutti fosse un po' strana, andò fuori di testa. In effetti era come un animale impazzito.

Per quanto riguarda la partita in sé, arrivarono migliaia e migliaia di tifosi del West Ham nello stadio di Brighton. Scoppiò una rissa in una curva, ma non riuscimmo ad arrivare fino a là. Brighton era un altro di quegli stadi in cui potevi fare tutto il giro a piedi, ma la polizia aveva formato dei cordoni per bloccare il passaggio. Ci saranno stati circa duecento West Ham all'interno della curva del Brighton e ci furono battaglie durante tutto il match, ma il resto di noi non riuscì neppure ad avvicinarsi. Così quando prendemmo il primo treno che ci portava fuori da Brighton e ritornammo a Londra, andammo a bere qualcosa nei pressi di King's Cross. Solo una ventina di noi si mise a cercare se c'erano tifosi di altre squadre nei paraggi. Brighton era stata un'esperienza così massacrante che probabilmente alle 11 in punto eravamo tutti a casa e a letto!

Woolwich si ricollega al racconto di Smith e ci riporta quanto pazzesco sia stato quel giorno a Brighton:

Eravamo andati a Brighton il venerdì sera, come tutti gli altri. Eravamo circa una trentina del nostro gruppo, tutti tra i diciassette e diciannove anni, e pensavamo che ci saremmo fatti quattro risate fino al momento della partita il giorno dopo. Nessuno ci pensò più di tanto; era la fine di ottobre e sulla costa si gelava. Se già lì non c'era un cazzo da ridere, avevamo anche un pazzoide con noi che ci portò sulla spiaggia alle cinque del mattino per istruirci per il giorno successivo. Era un tipo che probabilmente non conosceva nemmeno il nome della squadra, si trovava lì solamente per prendere parte agli eventi della giornata. Non voleva bere né prendere altro, voleva solo fare a botte ed essere il migliore. Terrorizzammo l'intera cittadina sia venerdì che sabato, c'erano West Ham dappertutto. Mi ricordo di aver pensato: «Dov'è quel pazzoide?» quando tutti questi tizi del Brighton

sbucarono fuori da un pub, tipi cazzutissimi attorno ai venticinque anni. Non credo che facessero parte della tifoseria del Brighton. si trattava perlopiù di gente del posto che tifava per svariate squadre come il Man United o il Chelsea. Attraversarono la strada diretti verso di noi e a nostra

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volta, essendo del West Ham, ci gettammo semplicemente addosso a loro. Rientrarono di corsa dentro al pub, poi il posto intero si svuotò e quelli uscirono armati di stecche da biliardo e armi varie per metterci in fuga verso il lungomare. La gente pensa a Brighton e ride quando gli parli di scontri, ma quello era un periodo in cui ogni cittadina del football aveva i propri ragazzi. Brighton era una faccenda molto seria.

La partita di Brighton era sempre contraddistinta da una mentalità da assedio. Per quanto ai ragazzi piacesse pensare di essere superiori a bande come il Chelsea e l'Armata Rossa del Man United quando si trattava di fare ciò che sapevamo fare meglio, non potevamo dire altrettanto a proposito della storia di Brighton. Nessuno è in grado di controllare un tumulto, nemmeno quelli che vi prendono parte. Ci sono semplicemente troppe persone coinvolte, ognuno con i propri obiettivi. E interessante scoprire quali fossero durante quel weekend le idee dei nostri elementi più rappresentativi. Brett Tidman comincia a raccontare:

Un bel po' di West Ham arrivarono il venerdì sera e scatenarono l'inferno. Alcuni non sapevano dove andare a rintanarsi, altri erano stati sbattuti fuori dall'hotel per rissa, così erano tutti sulla spiaggia che dormivano sotto alle barche da pesca. Udimmo tutti i racconti quando arrivammo là dopo aver guidato per tutto il sabato mattina, giorno della partita. Storie di scontri, di gente caduta in imboscate, di barche bruciate. Il tutto continuò anche nei pressi dello stadio, ma c'è un'altra storia relativa a ciò che avvenne sulla via del ritorno.

Alcuni ragazzi, proposero una gita a Tonbridge. Perché Tonbridge, una cittadina del Kent senza nemmeno una squadra decente? Perché, dissero, «è una bella cittadina per farsi una birra, è fuori mano e, sapete, Chelsea Hickey dovrebbe trovarsi proprio da quelle parti. E lì che abita». Era uno di quei piccoli conti aperti che bisognava chiudere, prima o poi. Le cose erano andate ribollendo da un bel po', fra noi e il Chelsea. Anche se non eravamo più nella stessa divisione, c erano stati molto più dei soliti scontri dentro e fuori dalla metropolitana. Le radici di questa faida personale risalivano a un tifoso del West Ham che abitava a Tonbridge e si era beccato un bel po' di merda per questo. Buona parte delle cose più pesanti erano accadute per mano della banda di tifosi Chelsea di Steven Hickmott, che sembrava essere la banda più importante mai uscita da Tonbridge. Avevano preso di mira questo tifoso del West Ham, ritenendo che fosse una specie di talpa, di spione. Ci imbattemmo nel Chelsea in metropolitana e facemmo fare loro una figura di merda. Loro dissero che li avevamo colti

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di sorpresa solo per colpa della Talpa di Tonbridge. Dopo quella battaglia nella metro, il tizio si beccò una brutta ripassata nella sua città natale. Decise allora che si sarebbe preso la sua rivincita, ed era giusto che avesse un certo supporto da parte nostra.

Andammo in venti in un pub di Tonbridge. Ci stavamo scolando un po' di birre, ordinando un sandwich della casa e giocando al bandito con un braccio solo, quando ecco arrivare nel locale Hickey con una dozzina di tizi del Chelsea. Nessuno disse una parola, nel locale cadde il silenzio mentre tutti si scrutavano a vicenda.

Hickey si sedette con la sua pinta in mezzo ai suoi compagni del Chelsea, poi l'enorme Scoeby della T.B.F. si alzò in piedi. Andò a sedersi accanto a Hickey, gli mise un braccio attorno alle spalle, dandogli un bell'abbraccio, poi si piegò

verso di lui e gli disse nell'orecchio: «Ehi amico, siamo qui». A quelle parole, tutti cominciarono a inneggiare al West Ham. Ci fu una piccola rissa e un po' di gente che si rincorreva per il pub. Qualcuno disse: «Fateli ballare!» Uno dei Chelsea disse: «Io non so ballare», il che non era la cosa giusta da dire perché la risposta fu: «Danza, cazzo, o scavati la fossa». Uno o due schiaffoni e i Chelsea di Tonbridge stavano ballando mentre i nostri battevano le mani. Uno spettacolo pietoso, ma c'era un messaggio in tutto questo. Alcuni di noi rientrarono nel pub dopo una breve riunione nel parcheggio. C'era un'ultima umiliazione per i Chelsea messi con le spalle al muro nel loro stesso pub. Il nostro amico Hickey venne preso di mira quando disse che non poteva più ballare. «Allora balla strusciando i piedi», disse il West Ham. Ancora un po' di applausi e fischi, mentre lui faceva prima un po' di quella danza, poi un po' di karaoke.

La cosa stava diventando noiosa, così ci alzammo e ce ne andammo. Eravamo comunque soddisfatti perché ora i Chelsea sapevano, se mai fosse loro venuto in mente di mettere le cose su un piano personale con il West Ham, quanto oltre eravamo pronti a spingerci.

1. «Baciami subito.» I riferimenti sono alle lotte degli anni Sessanta tra mod e rocker, come ben descritte in libri come La Roccia di Brighton di Graham Greene o da film come Quadrophenia. [N.d.T.]

2. I ragazzi sono di nuovo in città e Sabato sera è perfetto per una rissa. [N.d.T.]

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I COCKNEY REJECTS Oi! Oi! Oi!

Negli anni Settanta, i tifosi di football - spesso gli esponenti di punta di nuove mode e nuovi trend - cominciarono a seguire alcune band e a provocare disordini in occasione di numerosi concerti in tutta la Gran Bretagna. Dopo l'esplosione del punk del '77 - scatenatasi grazie ai Sex Pistols - il movimento skinhead tornò a emergere. Gruppi come gli Specials dell'etichetta Two Tone, gli UB40 e i Bad Manners, che suonavano per un pubblico di skinhead, dominarono le classifiche di vendita.

Questi gruppi vennero presto seguiti dal sound metal punk degli Sham 69, con il grandissimo Jimmy Pursey come leader. Gli Sham 69 erano in perfetta sintonia con le gradinate. Indossavano gli stessi giubbotti MAI alla moda che portavamo tutti e avevano azzeccato un clamoroso hit con la canzone Hurry Up Harry - un brano che parlava di quando si va al pub. Gli Sham erano i leader della football music e i giovani tifosi Hammers cominciarono presto ad andare ai loro concerti in tutto il Paese. Alcuni tifosi divennero molto intimi degli Sham e degli altri gruppi che stavano sbocciando attorno a loro e finirono per lavorare per loro come roadies non retribuiti.

I guai non tardarono ad arrivare. Cominciarono a scoppiare risse ai concerti, diversi palchi vennero abbandonati e alcune sale da concerto vennero devastate. La stampa si attaccò immediatamente a quella storia e alcune case discografiche presero perfino in considerazione l'idea di abbandonare diverse band, che cominciavano ora a far fatica a organizzare delle date.

I gruppi apprezzavano il seguito dei tifosi ma non ne condividevano alcune idee politiche di estrema destra. Alcuni dichiararono di essere contro il razzismo e la violenza e presero parte a una serie di concerti rock contro il razzismo in tutto il Paese.

Infastiditi dalle nuove prese di posizione politiche dei loro eroi, i tifosi formarono le proprie band. I primi e i più famosi furono i Cockney Rejects, che piazzarono un singolo nella Top 40 con una versione rockettara di l'm Forever Blowing Bubbles.

I Cockney Rejects sono ricordati con piacere a Upton Park, perché erano

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del West Ham. Andare ai concerti dei Rejects era meglio che comprare i loro dischi.

La storia di come i circoli delle gradinate si mossero all'interno dell'industria musicale può essere raccontata nel modo migliore da tre persone. Un giornalista musicale, Garry Bushell, un tifoso, Lol Prior e un membro della band, Vince Riordan.

Non molti sanno che l'opinionista televisivo del programma Sunday People, nonché tifoso del Charlton, Garry Bushell fu coinvolto da vicino nel lancio dei Cockney Rejects. Ecco come ricorda i suoi primi contatti con la band:

Non fui io a scoprire i Cockney Rejects - furono loro a trovare me, e io mi ritrovai a essere il loro primo manager. Mick Geggus e suo fratello Jeff mi seguirono fino al White Lion Pub al Covent Garden di Londra. Entrarono di corsa, sembravano profughi di una banda di teppisti, coperti dalla testa ai piedi da stemmi del West Ham e mi misero in mano un demo da quattro soldi della loro canzone Police Car. Fu una rivelazione. «Libertà?» gridava Stinky. «Non c'è nessuna fottuta libertà.» E la band picchiava duro - ruvidi, selvaggi, brutali, eccitanti... e da lungo tempo attesi, come l'orario di apertura di un pub.

Era il maggio del 1979 e la prima ondata punk se n'era andata col botto. La New Wave aveva inaugurato un nuovo establishment. Avevamo una Top Ten piena di Tubeway Army, regine della disco e i Boomtown Prats [1] - drammi, checche e uomini in pigiama. Noi non dovevamo spremerci le meningi, solo applaudire e comprare i dischi.... Per scrittori punk come me e Dave «Dave Angry» Mc Cullough, era come se gli hippy stessero prendendo il controllo un'altra volta. Perfino John Lydon giocava a fare il culattone in «Juke Box Jury». E tutte le «stelle», «i nostri eroi», i «ragazzi venuti dalla strada», si rivelarono tutti dei gran fasulli. Billy Idol andava a raccontare al «Daily Mirror» della sua infanzia nel ceto medio. La classe operaia può baciarmi il culo, finalmente sono diventato una pop star. Non c'è da meravigliarsi che Mickey Geggus si sentisse tradito. Ma i Rejects erano qualcosa di diverso, un nuovo tipo di punk. Nett'East End, così come accadeva nel South Shields con gli Angelic Upstarts, il vecchio spirito stava ritornando... I Cockney Rejects erano nettamente i migliori, figli di portuali le cui canzoni parlavano della vita dell'East End, pub, battaglie, abusi della polizia e football. Li misi in contatto con Jimmy Pursey, che produsse il loro EP d'esordio Flares and Slippers. Vendette sorprendentemente bene e procurò loro la definizione da parte della rivista

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«NME» di «sconvolgente avanguardia della rinascita del punk nell'East End». La musica era dura e potente, un bel calcio nelle parti basse. «Ma è così che dovrebbe essere il punk», esplodeva Mickey. «Dovrebbe essere tutto fatto di band come la nostra. Dovrebbe essere rauco, un cazzo di grosso urlo, come un cazzotto dritto in bocca.»

I Rejects emersero come un vero gruppo solo dopo che l'artista del gruppo Mickey reclutò il ventunenne Vince Riordan come bassista nel 1979. Dopo essere stato in precedenza un roadie degli Sharn, Vince (il cui zio era Jack «The Hat» McVitie) sembrava uno che avesse passato gli anni dell'adolescenza ad Alcatraz, mangiando gorilla a colazione. Era anche piuttosto sveglio e beveva tanto rapidamente quanto Mickey parlava. I batteristi andavano e venivano con la regolarità di una dieta a base di fibre finché dagli Upstarts non arrivò Stix nel 1980. Dal vivo, la band colpiva come una mandria di rinoceronti infuriati, con la chitarra martellante di Mickey a fungere da pietra angolare del loro durissimo, altisonante frastuono. Anche lo scolaretto dai denti larghi Stinky era uno spettacolo per occhi malati, quando alterava i propri lineamenti in orge di sgradevolezza e iperestendeva le tonsille, cacciando grida molto più facili da riscontrare tra le vittime della malavita. Il loro secondo singolo per la EMI, Badman, era superbo, come i PIL sotto steroidi, ma arrivò solo alle estremità basse delle classifiche. Il loro prodotto successivo, un pezzo degli Sham intitolato The Greatest Cockney Rip-Off andò meglio, arrivando nella Top 30. Il loro album di debutto «Greatest Hits Volume 1» fece altrettanto, arrivando a più di 60.000 copie vendute.

Il seguito iniziale dei Rejects non comprendeva molti skinhead; per dire la verità, all'inizio agli skin non piacevano affatto. Il pubblico dei Rejects proveniva dal calcio e consisteva largamente di membri del West Ham attratti dalla passione di Vince, oltre a fan delusi degli Sham e dei Menace. Volti molto noti tra cui Gary Dickle, Johnny Butler, Carlton Leach, Andy Russell, Andy Swallow, Gary Hodges, Hoxton Tom (che era degli Spurs), Binnsy, H e Wellsy. Sin dal novembre del 1979, il loro pubblico di Hammers era talmente forte che durante le partite trasmesse in televisione si sentivano nettamente intonare cori come «Cockney Rejects, Oi! Oi!» - sulle note di Hello! Hello! I'm Back Again! di Gary Glitter.

Poco tempo dopo arrivarono parecchi dei Glory Boys dell'East End a ingrossare il seguito dei Rejects, quando si resero conto che si trattava di una band di gente esattamente uguale a loro.

La prima tradizione di cori Oi! svincolata dal football si sviluppò

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proprio attorno ai Cockney Rejects in occasione delle loro classiche esibizioni periodiche, presso la Bridge House di Canning Town, nell'East London. Questo divenne il punto di incontro per un'intera subcultura. Nel 1980 questa era «The Life!» [2]

Nessuno di questi fans poteva essere definito «nazi». La maggior parte non erano assolutamente schierati politicamente, ben lontani dall'idea di votare Laburista per tradizione (sempre ammesso che a qualcuno di loro fregasse minimamente di votare). Una piccola percentuale simpatizzava per l'estrema destra o per l'estrema sinistra. Presi in branco, erano conservatori per natura. Credevano nell'importanza di stare in piedi sulle proprie gambe. Erano patriottici e orgogliosi della propria classe di appartenenza e del proprio retaggio culturale. Avevano un bell'aspetto e si vestivano con accuratezza. Era importante non sembrare uno straccione o uno studentello. I loro eroi erano pugili e giocatori di calcio, non sindacalisti. La I.C.F. del West Ham era pienamente rappresentata alla maggior parte dei concerti locali dei Rejects.

Quando si esibivano fuori Londra, provocavano sempre casini legati al football. Addobbavano il palco con una grande bandiera rossa con dipinti sopra la Union Jack [3] i martelli incrociati del West Ham e la scritta «West Side» (la parte dello stadio del West Ham preferita dalle frange di tifosi più violenti). Il loro secondo successo fu una versione dell'inno del West Ham Bubbles, che scalò le classifiche durante la strada verso la vittoria finale nella Coppa d'Inghilterra all'inizio dell'estate del 1980. Sul lato B c'era la preferita della I.C.F., West Side Boys. Fu come una cappa rossa sventolata davanti a tori imbottiti di testosterone in tutto il Paese. All'Electric Ballroom nella parte nord di Londra, 200 dei più tosti tifosi del West Ham caricarono meno di una cinquantina di Arsenal e li sbatterono fuori dal concerto. Tuttavia, la violenza ultrà che si scatenò in occasione di un concerto a Birmingham segnò veramente la loro fine. In mezzo al pubblico del Cedar Club c'era una banda di skinhead di Birmingham City che intonarono cori da stadio per tutta l'esibizione del gruppo di supporto, i Kidz Next Door (della band facevano parte fra gli altri, Grant Fleming, ora un noto film-maker di sinistra, e il fratello minore di Pursey, Robbie). Grant Fleming, un veterano di molte celebri risse a concerti degli Sham come quello di Hendon and Madness ad Hatfield, definì la violenza di quella sera come la peggiore che avesse mai visto. Brum, che era il nomignolo di Birmingham, significò la fine dei Rejects come band da tournée. Tuttavia il secondo LP della band, intitolato, abbastanza a

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sorpresa, «Greatest Hits Volume 2», rifletteva il loro apparente desiderio di morte, con note di copertina del tipo «Dalla Scozia fino a Cornwall, abbiamo formato una banda e li abbiamo ammazzati tutti».

Nella canzone Urban Guerrilla dicono questa frase: «Qualcuno la chiama anarchia, io la chiamo divertimento. Non mi frega un cazzo della legge, voglio uccidere qualcuno». Volete sapere come la penso? Credo che dicesse sul serio. Ma la miccia accesa da band come loro e i loro seguaci, gli Upstarts, stava per ispirare tutta una nuova scena musicale. Band completamente diverse come The Exploited, Blitx,

The Business e gli Splodge divennero parte del movimento che loro avevano anticipato. Io l'ho chiamato OH Continua ancora oggi.

Lol Prior nacque da genitori della classe operaia che vivevano vicino allo stadio del Millwall, ma andò contro il volere del padre e decise di sostenere la squadra dell'East End di sua madre -il West Ham. Non fu una scelta difficile. Lol aveva sei anni e il West Ham aveva appena vinto la FA Cup. Lol dice di aver dovuto soffrire sin da allora per la sua fedeltà agli Hammers.

L'altro amore della sua vita era la musica. Oggi ha quarantadue anni e se ne interessa ancora, dal momento che dirige l'etichetta discografica Harry May & Link Music, che ripubblica la musica del movimento Oi! dei primi anni Ottanta. Lol ricorda come cominciò tutto questo per lui:

Mi ricordo la scena punk originale del 1976-77. Anche se andavo a vedere concerti live di gruppi punk come t Buzz-cocks, mi sembrava che fosse tutta una posa, una moda della middle class. Non mi sentivo parte di tutto quello. Poi, un paio di anni dopo, ho sentito e sono andato a vedere band come i Cockney Sparrer e i Menace. Ora, al posto di punk band come i Clash e il loro famoso slogan «Mitragliene a Kensington», avevamo le vere voci di giovani arrabbiati che cantavano dei tumulti sugli spalti. Un sacco di rabbia e di energia.

Poi uscì la canzone dei Cockney Sparrer Running Riot. Sulla copertina c'era la foto di una rissa durante una partita di calcio in cui erano coinvolti dei tifosi del Man United. Una copertina come quella mi sembrava rappresentare molto meglio il vero spirito punk rispetto alle band che cantavano di pistole a Kensington o dei problemi in Nicaragua. Quello fu il primo esempio di ciò che successivamente sarebbe stato definito Oi! - un genuino movimento punk della classe operaia. Quella foto di copertina di Running Riot oggi vale almeno duecento sterle!

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I Cockney Sparrer furono la prima band da gradinate che io abbia conosciuto - Colin McPaul, cantante; Steve Burgess, basso; Micky Boothby e Spider alle percussioni e Gary Lamming alla chitarra - che in seguito divenne un attore. Questi ragazzi erano tutti di Bow, nella East London. Avevano firmato con la Decca e avevano realizzato due album che non avevano portato a niente, prima di passare a una grossa etichetta francese. Alla fine erano approdati alla mia etichetta, la Link. Music. Mi ricordo una classica esibizione live nel '78 o '79 in cui suonarono al Tidal Basin a Canning Town. Alla fine, tutto il pubblico stava cantando e inneggiando al grido «Odiamo il Millwall!» Perfino i buttafuori che si trovavano sul palco si erano uniti al coro. C'erano solamente duecento persone ma l'atmosfera che generavano era elettrica. Era il periodo in cui tutti si stavano allontanando dalla moda del punk con le sue spille e le creste alla mohicana per passare agli Harrington, ai giubbotti bomber verdi e stava ritornando di moda il look da teppista con gli anfibi. Tutti si presentavano con le Doc Martens e camicie Fred Perry.

I ragazzi delle curve andavano spesso ai concerti. Quelli del West Ham andavano sempre ai concerti degli Sham 69, specialmente dopo l'uscita del pezzo The Roxy, che parlava di George Davis - un rapinatore di banche dell'East End. Gli Sham avevano una frase famosa: «L'East End è dappertutto». Non importava da dove provenissi - una casa popolare di Hersham nel Surrey, come loro, o di Bow - eri comunque un ragazzo delle case popolari.

Il grande seguito di gente dell'East End che supportava gli Sham preparò il terreno per l'avvento sulla scena musicale

dei Rejects. Il chitarrista dei Rejects, Vince Riordan, era uno del West Ham e presto Swallow, Grant e tutti i ragazzi, cominciarono ad andare ai loro concerti.

Vince Riordan era nato nel West Ham e cominciò ad andare alle partite del West Ham con sua sorella. Stavano sempre in piedi vicino alla parete in fondo al North Bank, da dove riuscivano a vedere solamente tre quarti del terreno di gioco perché il tetto del North Bank copriva la porta del South Bank. Ecco il racconto di Vince:

Da ragazzino, io e il mìo amico Johnny Page andavamo a Upton Park per conto nostro. C'erano sempre un sacco di casini a quei tempi e noi vedevamo Joey Williams, Bill Gardner e tutto il resto della Mafia di Upton Park, come venivano chiamati allora, che andavano al South Bank a

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picchiare duro. Li seguivamo sempre fino alla stazione di Upton Park e li guardavamo combattere sui treni. Alla fine ci aggregammo anche noi. Mi ricordo di una grande rissa con i tifosi Wolves all'interno del South Bank. Da lì in poi, tutti cominciarono ad appostarsi nella curva del South Bank per assistere o prendere parte agli scontri con i tifosi ospiti. Mi divertii tantissimo nel periodo in cui andavo alle partite, quelli furono tempi meravigliosi.

Fu andando alle partite in trasferta che cominciai a interessarmi di musica. Io e un amico di nome Gary uscivamo con un paio di ragazze di Coventry. In occasione della maggior parte delle trasferte ci fermavamo a Coventry il venerdì sera e andavamo a un club chiamato Mr. George's a vedere band come gli XTC. Una sera ci furono i Pistols, durante il tour SPOTS - Sex Pistols On Stage. Da allora prendemmo l'abitudine di viaggiare in autostrada per le trasferte e di fermarci lungo il tragitto per andare a

sentire band nuove. Dopo aver visto gli Sham 69 per tre volte, finii per diventare un roadie.

Nonostante fossero del Surrey e non dell'East End, facevano pezzi fantastici come George Davis e Borstal Breakout. Forse fu la canzone George Davis a stabilire il legame con l'East End, ma di fatto tonnellate di tifosi West Ham cominciarono a farsi vedere ai loro concerti, comportandosi come una specie di security gratuita della band. I casini li seguivano ovunque. Un concerto, a Hendon College, andò completamente fuori controllo e degenerò in una battaglia, con auto rovesciate nelle strade circostanti. Passai da roadie a membro di una band dopo un torneo a cinque a Leysdown, nel Kent. Uno strano tizio venne da me e mi chiese se volevo entrare nella sua band. Il tizio era Mickey Geggus, Mi aveva conosciuto frequentando gli Sham. Una settimana dopo facevo parte dei Cockney Rejects. La band era stata formata dal fratello di Mickey, ]eff Stinky. I fratelli provenivano da Custom House ed erano tifosi del West Ham. Non avevo mai suonato una chitarra in vita mia - ne avevo solo maneggiato una quando accordavo e facevo il sound-check per gli Sham. Nonostante ciò divenni il bassista. Pensai semplicemente, un dito su e giù - e andiamo. Il giorno dopo avevo firmato con la EMI un contratto per cinque album! Cantavamo canzoni di strada: l'in Not a Fool, East End Bad Man e continuammo ad andare al West Ham fino a quando cominciammo ad andare in tour. Cominciammo abbastanza tranquillamente e poi nel 1980 uscimmo con il primo singolo War on the Terraces. Volevamo

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mettere una foto della battaglia con il Millwall a Upton Park sulla copertina del singolo, ma la EMI bocciò l'idea - pensarono che fosse un po' troppo. Più tardi nel corso dell'anno pubblicammo Bubbles - fu un trionfo. Era l'alternativa rock alla versione ufficiale del club creata in occasione della partecipazione vittoriosa alla finale di FA

Cup del 1980, quando battemmo l'Arsenal per 1-0. E, che ci crediate o no, Trevor Brooking segnò di testa. In un primo momento, Steve Harris degli Iron Maiden -grande tifoso degli Hammers - suggerì che potevamo suonarla insieme. Entrambi i gruppi erano della EMI, quindi la cosa aveva un senso. Ma noi avevamo sempre desiderato fare Bubbles, così dicemmo: «Col cazzo, la facciamo noi». Ci fu qualche discussione. Steve non era molto contento, ma finimmo col fare di testa nostra. La canzone sul lato B era West Side Boys, un'autentica canzone da hooligan con il seguente testo:

«Steel toe-cap Dr. Martens and iron bars, Smash the coaches, do 'em in the cars.» E proseguiva:

«We've got the North Bank, We've got them in the South Bank, We're the West Side Upton Park! West Side Boys! West Side Boys!» [4]

Quell'anno i colori blu e vinaccia erano dappertutto e il nostro lato A, I'm Forever Blowing Bubbles, fu un grande hit. Arrivammo a Top of the Pops - ma fu allora che cominciarono i guai.

Subito dopo la vittoria sull'Arsemi, iniziammo un tour in giro per il Paese, suonando veri e propri concerti, avendo come singolo di maggior successo una canzone del West Ham. Appena arrivammo al Nord, la gente ci stava aspettando. Suonammo a Liverpool e l'«Echo», il giornale locale, scrisse che portavamo con noi quattro pullman carichi di tifosi del West Ham. La polizia dovette scortarci dall'hotel al luogo del concerto, un pub chiamato Eric's. Ero nella mia stanza all'Holiday Inn a prepararmi quando due tizi del West Ham - Danny Meakin, da East Ham e Kevin Wells da Grays - che lavoravano per noi come roadies, irruppero nella stanza. Una grossa gang di tifosi del Liverpool e dell'Everton aveva dato una ripassata a Danny nel foyer dell'hotel. Io corsi giù dalle scale con Wellsy. C'erano quaranta stronzi che urlavano accalcati fuori dall'hotel, assetati del nostro sangue.

Restammo all'interno e uno stronzo che non avevamo visto riuscì a scivolare dentro, al nostro fianco. Voleva il mio bomber. Il tizio sputò queste parole: «Molla il merdoso 'bbotto, bastardo Cockney». Mentre

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fissavo questo Scousers, un altro fintò un affondo verso Kevin con un coltello Stanley, mancandogli la faccia per pochi centimetri. Mollai un paio di colpi allo Scouser mentre scappava. Proprio mentre stavo per farlo secco, la direzione arrivò, chiamò gli sbirri e la banda finì con l'avere una scorta della polizia. Salimmo sul palco solo per incontrare una muraglia di magliette dell'Everton - tutti gli stronzi dell'hotel erano lì ad aspettarci. Una transenna metallica alta due metri divideva il palco dal pubblico. La security della serata era costituita da una collezione di sbirri fuori servizio armati di stecche da biliardo e mazze da baseball.

Aprimmo con Badman e riuscimmo a eseguire altri tre pezzi prima che tutto degenerasse. Una bottiglia scagliata dal pubblico ricoprì la band di schegge di vetro. Mickey saltò sulla transenna, agitando la chitarra sopra la testa e la abbatté con uno schianto sulla testa di qualcuno della folla. A questo punto, scoppiò la rivoluzione. Uno spilungone della security ci trascinò fuori dal palco. Poi gli stessi tizi della sicurezza minacciarono di spaccarci la

testa se fossimo ritornati sul palco a suonare. Ci lasciarono nel backstage - a gridare «Merda!» e insultando chiunque vedessimo: «Va' a farti fottere, brutta checca Scouse! Vieni a prenderne un po', se le vuoi!»

Un paio di sere dopo, suonavamo al Cedar Ballroom a Birmingham. Le voci dei casini di Liverpool si erano diffuse come un incendio e così arrivarono un po' dei nostri ragazzi - fra di loro c'erano Dickle, Swallow, Brett, Bruce e altri maschi in gamba. Suonavamo davanti a 2000 persone - perfino i Dexy's Midnight Runners erano venuti a sentirci. La casa discografica ci consigliò di togliere Bubbles dalla scaletta per evitare di fomentare ulteriori disordini. Ma noi avevamo altre canzoni altrettanto provocatorie - West Side Boys, We Are the Firm, War on the Terraces. Mentre stavamo suonando, vidi un tizio tra la folla che stava cercando di tirare un bicchiere al nostro cantante ]eff, alias Stinky Turner. Lo guardai avvicinarsi a un lato del palco per prepararsi al lancio. Mentre si avvicinava mi sfilai dalla tracolla la mia chitarra Gibson Thunderbird da novecento sterle e la spaccai dritto sulla testa dello stronzo. L'intero posto eruttò. Fu l'inferno, bicchieri e posacenere volavano in ogni direzione. Ci lanciammo tutti addosso a questa banda di circa 200 skinhead tifosi del Birmingham City che non avevano fatto altro che insultarmi davanti al palco per tutto il tempo. C'era gente che veniva ferita seriamente, il pavimento di marmo della sala da ballo era rosso di sangue. Nonostante fossimo inferiori di numero almeno dieci a uno, caricammo con tutto il

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nostro entourage la banda di Brummies, facendoli scappare per tutta la sala e alla fine sbattendoli fuori tutti quanti. In meno di mezz'ora di pandemonio avevamo spianato l'intera sala. Non era ancora finita - la pioggia di proiettili che venne scagliata contro la sala lasciò Jeff con un occhio e un lato della faccia completamente ricoperti di sangue, mentre suo fratello Mickey

riportò una ferita alla testa che richiese nove punti di sutura, lasciandogli sopra l'occhio destro una cicatrice che sembrava un tatuaggio di Fred Ferry. Lasciammo Mickey all'ospedale locale per le cure del caso mentre noi ritornammo al nostro furgoncino e cominciammo a girare, saltando addosso a qualsiasi skin ci capitasse a tiro. Nel frattempo, Geggus dovette saltare da una finestra alta cinque metri quando alcuni amici del Brummy ferito, armati fino ai denti, andarono a cercarlo in ospedale. Alla fine di tutti gli scontri ci rincontrammo nel luogo del concerto, solo per scoprire che tutte le nostre attrezzature -valore totale, duemila cocuzze - erano state rubate. La mattina seguente il nostro team si divise su due furgoni - uno diretto al prossimo concerto a Huddersfield, l'altro con il resto di noi cominciò a perlustrare la città alla ricerca dei bastardi che potevano avere notizie delle nostre attrezzature rubate. Lungo Wolverhampton Road, scorgemmo un grosso gruppo di tifosi del Birmingham che scorrazzavano per il centro con gli scooter. Saltammo giù dal furgone e li pestammo a sangue. Poi ci dimenticammo completamente di tutto questo. Un mese dopo mi trovavo a letto in un hotel a Northampton quando degli sbirri sfondarono la porta a calci. Non capivamo che cosa stesse succedendo fino a quando gli Old Bill portarono tutta la band a Birmingham e venimmo accusati di aggressione. La cosa finì dritta su tutti i giornali, ma riuscimmo a venirne fuori e continuammo a fare dischi.

I nostri concerti dal vivo erano un campo di battaglia. Alla fine, ci venne proibito di suonare nel circuito dei college e in qualsiasi Odeon del Paese.

Un'altra serata storta avvenne all'Electric Ballroom di Camden, nella zona nord di Londra. Avevamo già suonato là prima di allora, ma questa volta fu un disastro - tutta la I.C.F. era presente. I casini cominciarono in fondo alla sala e si diffusero come un incendio. Pura violenza da stadio - Arsenal contro West Ham. Altra pubblicità negativa - i Rejects ci ricascano un'altra voltai Questa volta le autorità ci misero al bando. Ora non potevamo suonare a Londra e neanche al Nord, dopo gli incidenti a Leeds e Huddersfield. Il concerto di Huddersfield si svolgeva in un club di neri chiamato Cleopatra's. Gli uomini all'ingresso erano neri ed erano talmente

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preoccupati della possibilità di guai con gli skinhead che ci chiesero se i nostri roadies se la sentissero di occuparsi dell'ingresso. Carlton Leach scese a vedere quale fosse il problema. Disse: «Che si fottano - basta spaccargli il culo». E fu esattamente ciò che fece agli skin di Huddersfield. A Leeds gli skin erano pesantemente dentro a roba da nazi. Sapevamo che dicevano tutti un sacco di stronzate ed era più gente che si scopiazzava l'un l'altro - ma questi erano i tempi e la gente di alcuni posti se la menava parecchio con cose di questo genere. I media dissero che noi attiravamo quel tipo di pubblico, così fummo banditi anche da quella città.

Un'altra volta ci presentammo a un club di Plymouth, che di giorno era una palestra per la boxe. C'era un gruppo di ragazzi che si allenavano quando arrivammo noi con i nostri roadies per iniziare a preparare il palco. All'insaputa di quelli, Jeff Stinky e suo fratello Mickey avevano tirato di boxe per il West Ham in gioventù. In effetti, Jeff era abbastanza bravo da aver combattuto per l'Inghilterra sul ring. Jeff, che non è un tipo imponente, fece un passo avanti e disse: «Ti farò io da sparring partner, amico». Pochi secondi più tardi, blam! blam! blam! fece a pezzi il tizio. I tizi del luogo non erano troppo contenti. Saltò fuori che Jeff aveva appena steso il capo dei buttafuori!

Quando scendemmo dal palco dopo il concerto, io ero nel mio camerino quando Mickey arrivò di corsa e si piazzò dietro di me, mentre tutti i buttafuori del club arrivavano di

corsa. Mentre alzavo i pugni, pensai, merda, che cazzo hai combinato?Quegli otto buttafuori non volevano niente da me. Dissero: «È il

piccoletto dietro di te che vogliamo». Ero stato il primo a lasciare il palco e non sapevo che uno dei buttafuori aveva preso da parte Mickey e gli aveva ringhiato: «Quando esci le prendi».

Mickey aveva fatto un passo avanti e lo aveva colpito con un pugno. Il tizio cadde a terra. Rimase lì a soffocare con la lingua di traverso. E proprio quando gli altri buttafuori stavano per saltare addosso a me e a Mickey, il direttore del club fece il suo ingresso.

Fuori dal camerino, era inciampato nello stronzo sul pavimento che stava ancora cercando di farsi uscire la lingua dalla gola. Il boss fece un cenno ai suoi e disse: «Cazzo, voi state scherzando. Guardate come ha ridotto il vostro uomo migliore».

Ordinò a tutti di uscire e se ne andò anche lui, scavalcando il buttafuori che ancora si rotolava sul pavimento. Incapaci di trovare un locale disposto

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ad assumersi il rischio, cercammo all'estero, ma gli skinhead si fecero di nuovo vivi in Germania. Ai nostri concerti cominciarono ad apparire skinhead tedeschi con magliette del West Ham, convinti che fossimo una band skinhead. Suonammo al Black Theatre di Parigi e dopo appena tre canzoni scoppiò una rissa. Si accesero le luci, noi venimmo trascinati via dal palco e ci dissero che non avremmo più suonato. «Chi cazzo lo dice questo?» chiedemmo. «La CRS», fu la risposta. «Chi cazzo è la CRS?»

Guardammo dalla finestra e vedemmo dozzine di tizi con lunghi manganelli e con i fucili puntati sulla folla. La CRS - la miglior squadra antisommossa di Francia - scortò semplicemente tutti quanti fuori dal teatro. La band non c'entrava nulla con quella rissa. I tizi del pubblico, tra cui un misto di skin europei, punk e individui non meglio definiti, avevano cominciato a picchiarsi fra di loro. A Berlino fu la stessa storia. Suonammo in un club per fare un favore al proprietario - senza alcuna pubblicità - eppure ci furono lo stesso degli incidenti -i quattro membri della band contro tutto il pubblico. Era partito tutto dagli skinhead tedeschi. Non ci piaceva il loro atteggiamento. Non aveva niente a che vedere con noi. Quelli avevano sentito parlare della reputazione della band, avevano letto della nostra provenienza dal calcio, quindi pensavano che avremmo apprezzato le cose che facevano loro. Si trattava esattamente del tipo di situazione che infastidì Jimmy Pursey e lo spinse a dichiarare morti gli Sham 69. Ora capisco perché Pursey gettò la spugna. Io e Mickey andavamo nei pub, la gente ci guardava e cominciava: «Be', voi dovete essere dalla nostra parte. Voi dovete essere di destra. ..o di sinistra». Al che io rispondevo: «No, noi andiamo solamente alle partite». La notorietà diventò un mostro. Noi volevamo tenere la politica lontana dal football. I Cockney Rejects erano il nostro modo di vivere. L'East End e il football.

Moltissimi fan si appassionarono alla nostra musica perché l'East End era in tutte le città, da Liverpool a Portsmouth. In un certo senso, vivevamo tutti in centro. A differenza di molte band di punk liceali artistoidi, presuntuosi e con la puzza al naso, i nostri dischi rispecchiavano fedelmente la nostra vera vita sulle strade.

Lol Prior condivide:I Rejects attirarono davvero l'attenzione dell'industria musicale. A

differenza degli Sham e di altre band prima di loro, non dovettero sopportare quelle che definirei le menate dell'industria musicale di Londra Ovest. Grazie agli

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agganci di Garry Bushell in quanto editorialista sulla rivista «Sounds», e dal momento che avevano già pubblicato un singolo di discreto successo, Flares and Slippers, per un'etichetta Indie, strapparono subito un contratto con una grossa etichetta - la EMI. Ciò che li rendeva interessanti era che non erano costretti a scendere a compromessi. Eccoli qua, quattro londinesi cazzuti che dicevano, vaffanculo, noi suoniamo la nostra roba, noi facciamo le nostre canzoni.

Se pensate ad alcune delle loro canzoni, come Shitter, Are You Ready to Ruck?, Running Down the Back Streets -credo che quasi tutte le canzoni parlino di pestare qualcuno! Come band, credo che siano stati importanti per il loro atteggiamento coerente nei confronti dell'industria musicale, rimanendo fedeli alla propria musica senza scendere a compromessi. Ealtra cosa che ho sempre ammirato è che non avevano paura di ostentare i loro colori del West Ham. Suonarono addirittura a Top of the Pops nei colori blu e vinaccia. Dappertutto si vedevano martelli incrociati e ci fu molta gente che si comprò il singolo Bubbles, pur non tifando West Ham.

Credo che fu allora che un sacco di gente in tutto il mondo cominciò a tifare West Ham.

Lol paria degli altri gruppi che scaturirono dal giro del West Ham:Il West Ham - o più verosimilmente la I.C.E - ha avuto indubbiamente

un'influenza sul movimento punk, che oggi è una delle scene musicali più importanti del mondo, anche se a volte la cosa è difficile da credere, vivendo in Inghilterra. La cosa veramente insolita è che nessuna squadra di nessuno sport ha mai avuto una simile influenza su un genere musicale, figuriamoci un gruppo di tifosi.

SKREWDRIVER: Per quanto ne so, la formazione non ha mai annoverato tifosi del West Ham, Tuttavia, ai tempi dei loro esordi (prima della loro svolta verso destra), tra il loro pubblico ci furono parecchi fans del West Ham.

THE 4-SKINS: Per quanto possa sembrare strano, The 4-Skins hanno probabilmente venduto più dischi dei Rejects in tutto il mondo... principalmente a causa della famigerata reputazione della band, che venne solo ingigantita dal concerto alla Southall Hamborough Tavern del luglio 1981, che sfociò poi nei tumulti di Southall. La scaletta del concerto prevedeva anche i gruppi The Business e The Last Resort, anche se furono i 4-Skins a prendersi tutta la colpa. Si separarono dopo tre album e non arrivarono mai a «spaccare» davvero, né a evolversi verso altri stili

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musicali come i Rejects o gli Upstarts. L'aggancio con il West Ham era che Scully era stato il loro primo manager e Gary Hodges era un personaggio piuttosto noto a Upton Park. Il loro entourage e lo zoccolo duro dei loro fans includevano un sacco di West Ham, al punto che molti tifosi di altre squadre decisero di disertare i loro concerti alla Bridgehouse!

COCK SPARRER: Questi ragazzi furono quelli che diedero davvero il via al movimento Street punk (detto anche della classe operaia, a differenza di quello dei Clash e dei Buzz-cocks) prima che Garry Bushell lo ribattezzasse «Oi!» dopo l'uscita della canzone dei Rejects Oi! Oi! Oi! Tutti i membri della band venivano dalla East London ed erano tifosi spudorati del West Ham, ai tempi in cui non era di moda mescolare calcio e musica. Erano in circolazione addirittura da prima degli Sham 69! Ci sono famose immagini che li ritraggono all'interno e all'esterno dello stadio del West Ham, tra cui addirittura una in cui posano di proposito attorno a un lampione appena fuori Upton Park, con alle spalle il graffito «DAF Rule East London». [5] Questo prova che erano veri tifosi del West Ham dal momento che, a quel tempo, solo certe persone sapevano che DAF stava per Dodgy Area Firm. [6]

Arrivarono perfino a utilizzare alcuni filmati di repertorio di tifosi del West Ham ripresi durante la finale di FA Cup nel video del singolo We Love You, uscito nel 1977 per la Decca Records. Misero anche foto di combattimenti di tifosi del West Ham sulla copertina del loro singolo del 1979 Running Riot. La copertina del loro album del 1984 per la Syndicate Records raffigurava scene di violenza tra la folla alla partita West Ham contro Millwall, svoltasi a Upton Park nel 1979. Il loro grosso seguito del West Ham comprendeva gente come Ferry Hayes, Terry Adams, Barney Rubble e il gruppo denominato Ancient Brit.

THE BUSINESS: Si tratta probabilmente della più importante band inglese uscita da questa scena musicale e sono tutt'oggi sotto contratto con una delle maggiori etichette Indie, la Epitaph Records. I loro ultimi due dischi, usciti per l'etichetta Indie americana Taang! Records, hanno venduto a oggi oltre 250.000 copie solo negli Stati Uniti. Si tratta di uno dei gruppi principali della Epitaph e probabilmente venderanno 10.000 copie del loro prossimo album solo qui nel Regno Unito! La loro influenza sulla scena punk-Oi! non può essere ignorata. Una rivista americana li ha definiti «la più importante band di punk-Oi! da strada mai uscita dall'Inghilterra» e anche «la più determinante tra le Oi! band». Abbastanza curioso è il fatto che solo il cantante Micky Fitz è un tifoso del West Ham,

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ma la band ha sempre avuto molti contatti con il West Ham attraverso manager, roadies, etichette e attraverso i membri del loro entourage che, a volte, comprendevano gente come Pompey, Lanky Paul, Lewisham, Bear, Scully e altri ancora.

Per dieci anni Micky Fitz prese l'abitudine di indossare una maglietta del West Ham ogni volta che cantava. Il logo del merchandising della band Business Crew aveva due martelli incrociati sullo sfondo del panorama di Londra e le parole «South London». Questo logo probabilmente si trova sulle spalle di circa 20.000 ragazzini americani. A ogni concerto dei The Business negli USA, in Francia o in Germania c'è sempre un sacco di gente con addosso i colori del West Ham!

THE LAST RESORT: Anche se The Last Resort è conosciuta come una band del Millwall, principalmente grazie al cantante Roi Pearce, volto noto dei IJons, il cantante originale del gruppo era Saxby di Herne Bay, che frequenta Upton Park ancora oggi. Da quando The Last Resort si è sciolta, i vecchi membri vanno ancora in tour e registrano dischi con il nome di The Warriors negli USA, in Giappone e in Europa. Saxby è il cantante dei Warriors e, dovunque suonino, sul palco si mette sempre una maglietta del West Fiam. Sfortunatamente, anche il bassista Bilko si mette sempre la sua maglia del Millwall, il che fa un effetto un po' strano.

Notizie sparse:Si dice che Harley, membro di una aelle più importanti band hardcore

d'America - una specie di sound heavy-punk americano, non molto diverso dall'OH inglese - abbia «copiato» il logo della I.C.F. con i martelli incrociati, dopo averlo visto nel corso di un viaggio a Londra alla fine degli anni Settanta e che si sia ispirato a esso nell'inventare la

croce dell'Hardcore di New York, che oggi è conosciuta in tutto il mondo. Steve Whale dei The Business ha chiesto di recente ad Harley se la cosa fosse vera... e Harley gli ha detto che era proprio così!

Scully e Terry Hayes hanno fatto parte di una band Oi! dalla vita breve chiamata The East End Baddoes, che riuscì a sconvolgere la vita dei membri di una band di punk di Londra quando fecero da supporter ai The Business a Skunx. Il loro pezzo The Way It's Got To Be venne pubblicato sul disco «Oi! Oi! That's Your Lot» della Top 50 Secret Records. Nell'album c'era anche Fight For Your Lives degli Angela Rippon's Bum, che avevano Tony «Boozy» Barker di Tilbury alla voce e la banda del West Ham di Tilbury a sostenerli ovunque andassero a suonare. La copertina

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interna del disco riportava una foto dei The Britannia Disco Groovers con Carlton Leach, Paul Dorset, Johnny Butler e Gary Dickle, tutti con addosso la loro maglietta del West Ham United!

Ci fu un periodo in cui Grant Fleming faceva parte dei Kidz Next Door - che credo avessero un contratto con la EMI - e nelle cui file suonava anche il fratello di Jimmy Pursey. I Kidz fecero da supporter ai Rejects in uno dei loro tour più turbolenti. Grant registrò anche qualche pezzo con il chitarrista dei Rejects Mickey Geggus con il nome di Terribile Twins. Una delle loro canzoni, Generation of Sears, venne pubblicata nell'ormai leggendario primo album Oi! della EMI, «Oi! The Album». Ovviamente Grant e Gary Dickle apparvero anche nel secondo disco degli Sham 69, «That's Life», così come nello speciale della BBC2 Arena TV, che portò sugli schermi il processo di registrazione dell'album.

DISCOGRAFIA DEI COCKNEY REJECTSSINGOLI POSIZIONE IN CLASSIFICA NELLA TOP 75 DATA

DI USCITA

l'm Not a Fool 65 Dicembre 1979Badman 65 Febbraio 1980The Greatest Cockney Rip-off 21 Aprile 1980l'm Forever Blowing Bubbles 35 Maggio 1980We Can Do Anything 65 Luglio 1980We Are the Firm 54 Ottobre 1980

ALBUM TOP 30«Greatest Hits Volume 1» 22 Marzo 1980«Greatest Hits Volume 2» 23 Ottobre 1980«Greatest Hits Volume 3» 27 Aprile 1981(Live and Loud)

UK INDIE SINGOLIFlares and Slippers 24 Febbraio 1980

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Til the End of The Day 25 Dicembre 1982

UK INDIE ALBUM«The Wild Ones» 7 Settembre 1982

1. Gioco di parole con il gruppo dei Boomtown Rats. Prats si può tradurre con «chiappe». [N.d.T.]

2. Allusione alla famosa rivista di nuovi trend «Life!» [N.d.T.]3. La bandiera inglese. [N.d.T.]4. «Dr. Martens con la punta d'acciaio e spranghe di ferro/Spacchiamo

gli autobus, fottiamoli nelle macchine/Abbiamo il North Bank/Li abbiamo beccati nel South Bank/Siamo i ragazzi del West Side di Upton Park!/Ragazzi del West Side!» [N.d.T.]

5. La DAF Governa Londra Est. [N.d.T.]6. Una delle bande che prendevano il nome da un settore dello stadio.

[N.d.T.]

QUANDO CALA LO STIVALEIn guerra con i Geordies

15 marzo 1980. Trasferta a Newcastle. Quello fu il giorno in cui scoppiò - letteralmente - una guerra tra il West Ham e i Geordies. [1] Il giorno in cui un bastardo Geordie lanciò una bomba.

Eravamo tutti bastardi quel giorno. Eravamo abituati a sentirci definire bastardi Cockney ma, credetemi, quando te lo dicono i Geordies, lo pensano davvero. Tenete a mente che il problema con i Geordies è che comunque non si capisce mai cosa cazzo stiano dicendo, specialmente quando li senti cantare allo stadio. Quelli del West Ham dicevano sempre che i Geordies erano come dei Jocks [2] rintronati a suon di sberle, arrivando al punto di sfotterli dicendo: «Ma siete degli scozzesi travestiti?» Niente era più lontano dal vero, ma a noi non importava perché li faceva comunque andare sempre fuori di testa. I nostri tifosi chiamavano Geordies anche quelli del 'Boro e del Sunderland, il che dava una connotazione ridicola a tutto il Nord-Est.

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Prima di questo incontro, non erano mai scoppiati, tra noi e i Geordies, casini di un'entità degna di una rappresaglia. A essere sinceri, si trattava di una tifoseria verso cui avevamo sempre portato una certa dose di rispetto. Nel corso di numerose stagioni si erano presentati al nostro stadio, restando attaccati alla scorta della polizia. Se ne stavano per conto loro, senza mai assumere atteggiamenti realmente provocatori. Noi eravamo soliti infiltrarci tra i Geordies nel South Bank, sulla strada del ritorno lungo Green Street e alle fermate della metropolitana. Pur essendo venuti da noi diverse volte, se ne sono sempre rimasti tranquilli.

Al contrario, la musica era completamente diversa quando se ne andavano negli stadi delle altre squadre di Londra. Arrivavano molto più numerosi e con un atteggiamento più chiassoso. Con il Tottenham era sempre una dura guerriglia sulle strade, prima e dopo il match. Andavamo anche noi al Tottenham con la South Bank Crew di Steve Morgan quando eravamo gemellati con gli Spurs, o gli Yids [3] come venivano chiamati allora, all'inizio degli anni Settanta. La connection ebraica al Tottenham risale agli anni Sessanta, quando vinsero campionato e coppa ed erano considerati una squadra ricca e alla moda. Negli anni Settanta e Ottanta, i tifosi rivali usarono il termine in senso dispregiativo anti-semitico; quelli dell'Arsenal, del West Ham e del Chelsea erano i più accaniti. Quando negli anni Ottanta emerse il fenomeno definito «yob» presso le varie squadre, tutte le tifoserie dovevano avere un nome e le bande del Tottenham si autodefinirono The Yids. Il nomignolo prese piede e i tifosi cominciarono a chiamare sia la squadra che la tifoseria The Yids, un nome che resiste ancora oggi.

I Geordies venivano rispettati a Londra anche quando venivano a Wembley per le finali di coppa. Arrivavano il venerdì sera e giravano per il West End, proprio come gli scozzesi. I ragazzi di Londra formavano svariate alleanze e sceglievano accuratamente i pub da visitare. L'unica cosa a cui non sono mai riuscito ad abituarmi per quanto riguarda i Geordies era la loro stazza. Erano tizi piuttosto grossi e sembravano vivere tutti in una specie di buco temporale. Molto tempo dopo che il mondo era passato allo stile casual e aveva cominciato a indossare roba firmata, era ancora possibile vedere i rozzi Geordies sulle gradinate con

addosso giubbotti di jeans sbiaditi con toppe varie cucite addosso o con le vecchie giacchette d'ordinanza. Per quello che poteva fregare ai Geordies, i vestiti e lo stile erano roba per checche del Sud, insieme alle

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nostre lager in bottiglia. Dove se non a Newcastle si poteva ancora comprare una birra brown ale, molto tempo dopo la loro scomparsa dai pub? Divenne talmente famosa lassù che la misero in bottiglie speciali e le diedero il loro stesso nome.

Pur essendo facili da tirare dentro in qualsiasi rissa, non si poteva negare il fatto che fossero una banda tosta, pronta allo scontro come chiunque altro. Se il combattimento fosse stato importante per loro come adorare la squadra, farsi un altro tatuaggio e bere, avrebbero potuto dire la loro su chi fosse la banda numero uno del Paese.

Per tutte le squadre con una banda semi-decente, era una triste beffa essere relegati in Seconda Divisione. Le uniche due squadre con bande all'altezza erano il Chelsea e il Newcastle e, per questo motivo, avevamo finito col passare l'intera stagione a terrorizzare quelli del Chelsea. Adesso avevamo un discreto numero di persone che venivano in trasferta, quindi era giunta l'ora di fare una bella visita ai Geordies a casa loro. Questa sì che sarebbe stata una trasferta. Non si trattava della solita spazzatura del tipo «Mettiamo via le sciarpe e andiamo lassù, tenendo la bocca chiusa», come molti Hammers avevano fatto in passato. Se eravamo ciò che credevamo di essere, allora dovevamo portare una banda nella terra dei Geordies. E così facemmo.

Nessuno di quelli che si presentarono a Kings Cross quella mattina per saltare sull'intercity era meno che pronto ad agire, fatta eccezione per due vecchiette che si facevano tutte le trasferte ricoperte di stemmi e spille vecchio stampo. Noi eravamo il reparto avanzato. Gli Old Bill Geordie non sapevano che i West Ham stessero arrivando con l'intercity. Oltre 250 di noi arrivarono all'una circa del pomeriggio e cominciarono a dare la caccia a gruppetti di Geordies nei dintorni della stazione. Moltissimi di

noi non erano mai stati lì prima, ma sapevamo dal racconto di chi c'era stato già che dovevano esserci molti più Geordies di così.

A questo punto gli Old Bill si stavano già occupando del nostro caso. L'ultima cosa che volevamo era esserci fatti tutta questa strada solo per essere circondati e trattenuti da qualche parte o confinati dentro allo stadio, oltre due ore prima del calcio d'inizio. Per riuscire a tenere gli Old Bill davanti a noi prima che avessero modo di chiamare rinforzi per circondarci, eseguimmo la solita manovra di sparpagliarci su entrambi i lati della strada per poi riunirci in gruppi più piccoli, continuando sempre a muoverci. In questo modo gli Old Bill non potevano circondare tutti e

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assumere il controllo. Ciascun gruppo teneva il contatto visivo con gli altri o sapeva che il gruppo vicino si trovava appena più avanti lungo la strada. Tutti sapevano riconoscere il suono di una rissa e se un gruppo si fosse trovato coinvolto in uno scontro, tutti sapevano che gli altri sarebbero arrivati presto dietro di loro.

È così che funzionava per noi. Sentivamo l'eccitazione e l'adrenalina scorrere in mezzo a noi, tutti ringalluzziti dall'aver beccato i Geordies che ci aspettavano alla stazione. Sapevamo che avremmo colto gli Old Bill di sorpresa; eravamo nel castello dei Geordies adesso e lo sapevano anche loro. Sapevamo tutti che ci saremmo ritrovati prima o poi.

Poi lo sentimmo. Dapprima solo un piccolo boato e subito passammo da un passo rapido a una corsetta, poi un trotto, fino a una corsa ventre a terra. Stava succedendo qualcosa, da qualche parte là davanti, e noi eravamo in caccia. Correvamo davanti al grosso dei nostri, fianco a fianco con qualsiasi Old Bill fosse nei paraggi, proprio nella posizione ideale per combinare qualcosa prima che gli Old Bill si organizzassero, se eravamo abbastanza veloci. Il ruggito cominciava a crescere. Dovevamo fare in fretta. Girai l'angolo della strada con il resto del mio gruppo, i polmoni che scoppiavano, gridando e urlando mentre seguivamo i nostri che si trovavano davanti a noi. Li incrociammo mentre attaccavano il più importante ritrovo di Geordies, il pub Geordie Pride. Avevano affrontato i Geordies per strada e li avevano ricacciati dentro al pub. Nessuno si accorse del nostro arrivo perché stavano già attaccando a tutta forza. Riconobbi Jono, Swal e Harrison tra la folla. Non erano più di una ventina e con noi ce n'erano più o meno altrettanti, con altri ancora in arrivo.

Quelli che si trovavano già lì stavano attaccando le porte e le finestre del pub nel disperato tentativo di entrare, ma sembravano concentrarsi su qualcosa che impediva loro l'accesso al pub. Quando mi unii allo scontro vidi qual era il problema. C'era gente che rimbalzava via e c'era un cazzo di enorme skinhead Geordie con la testa rasata. Avevano ancora gli skin quassù. Si trattava ovviamente di uno scontro all'ultimo sangue e il grosso skin Geordie era tutto ciò che li tratteneva dal distruggere il pub. Mentre mi avvicinavo all'entrata passando rasente il muro, vidi perché gli altri venivano respinti. Lo skin aveva un grosso pugnale dalla lama affilatissima. Io avevo soltanto una borsa di plastica, che tenevo in mano sin da quando ero sceso dal treno. Harrison, Jono e gli altri mi lanciarono un'occhiata mentre mi avvicinavo, il che fece fare lo stesso allo skin, ma era troppo tardi. Feci oscillare la borsa di plastica e il gigantesco Geordie

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si piegò quando essa lo colpì - credo più per lo spavento che per altro, dal momento che non si vedevano spesso uomini neri da quelle parti. Lo colpii ancora e lui si abbatté al suolo accanto alla porta, mentre la grossa bottiglia all'interno della borsa andava in frantumi.

Gli altri non esitarono. Calpestarono lo skin caduto mentre i Geordies che si trovavano dietro di lui rientravano correndo al bar per trincerarsi dietro al bancone. Fecero un disperato tentativo di resistere tirandoci addosso i boccali per la birra, ma a questo punto eravamo ormai all'interno del bar. Capimmo che erano arrivati anche gli altri perché tutte le finestre del pub cominciavano a essere sfasciate dall'esterno.

Poi, come al solito, arrivò un grido da dietro ad avvertirci che erano arrivati gli Old Bill, così tutti corsero fuori dal pub e cercarono di scivolare in strada con aria innocente. Gli Old Bill non

ci cascarono e ci misero tutti sotto scorta. Furono un po' rudi con noi, ma non arrestarono nessuno. Gli Old Bill sembravano abbastanza equi lassù - non sembravano interessati ad arrestare la gente grazie a semplici supposizioni.

A questo punto eravamo orgogliosi di noi stessi. Cominciò a spargersi la voce che c'eravamo fatti un grosso pub Geordie pieno dei loro ragazzi.

Dopo l'incidente, in un lasso di tempo quasi nullo, la maggior parte dei 200 e passa che erano arrivati con il treno intercity si riunirono fuori dallo stadio. Gli Old Bill ci scortarono fino allo stadio e poi ci abbandonarono. Era una cosa piuttosto stupida da fare, ma suppongo che fossero stati assegnati ad aree differenti e, del resto, si supponeva che anche il grosso della tifoseria ospite si trovasse all'interno. Con solo gli Old Bill di servizio all'esterno dello stadio a tenerci d'occhio, eravamo praticamente liberi di farci gli affari nostri.

A questo punto diversi gruppetti cominciavano a staccarsi e a gironzolare nella speranza di scontrarsi con altri Geordies. Eravamo in piena azione. La maggior parte di noi fece un po' di volte il giro dello stadio e tutti avevano qualche tafferuglio da raccontare, ma - essendoci gli Old Bill nei paraggi - il tutto si riduceva a poco più di qualche sberlone occasionale. Il racconto più interessante venne dai ragazzi che erano arrivati per primi al The Geordie Pride, i quali dissero di essersi fatti un'altra bella rissa in un altro dei loro pub, The Strawberry. Più tardi i racconti si fecero un po' confusi perché tutti avevano una storia che riguardava un grosso pub Geordie. Qualsiasi fossero le storie che giravano,

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era già un affronto solo il fatto di esserci presentati a Newcastle quel giorno e, così facendo, avevamo ferito l'orgoglio di molti Geordies.

Non era la prima volta che andavo a Newcastle; ci ero già stato cinque anni prima per scoprire perché i Geordies nel loro territorio fossero così rispettati dai londinesi. Ripensandoci, ero sorpreso di averci messo così tanto a ritornare, ma sembrava sempre esserci una buona ragione per non riuscire a mettere insieme una

banda di grosse dimensioni prima di allora. Nell'occasione, quella era la settimana della finale di Coppa e, come nella stagione precedente, incontravamo quasi sempre il Newcastle in una partita serale di metà settimana.

Decidemmo di entrare nello stadio. Lo devo ammettere, una volta entrato al St James's Park, rimasi stupefatto solo dall'esperienza di essere là. L'atmosfera di quello stadio ha davvero qualcosa di diverso. Tutti sono assolutamente fanatici del Newcastle United Football Club e del fatto di essere Geordies e la loro passione è quasi tangibile.

Eravamo collocati in un settore d'angolo dello stadio. Alla nostra sinistra c'era una lunga gradinata semi-coperta da una tettoia, che credo sia denominata Leazes Terrace. Alla nostra destra c'era il settore dietro alla porta, che aveva una lunga curva scoperta identica a quella posta dietro alla porta opposta, la grande Gallowgate End. Guardai i nostri tifosi e contai all'incirca un migliaio di persone, soprattutto della banda, tutti stipati in questo settore angolare. Sembravamo una fottuta armata, visto che indossavamo quasi tutti i lucidi bomber verdi. Avevamo l'aspetto di una banda coi fiocchi ma, con Geordies accalcati da tutte le parti, il resto dello stadio sembrava la terra del bianco e nero.

Cominciammo a cantare «I.C.F., I.C.F.» ripetutamente. Fu come se avessimo scatenato qualche cosa tra la folla e da quel momento in poi accadde di tutto. A giudicare dal rumore che proveniva dai Geordies di tutto lo stadio, sembrava che si stesse disputando un derby locale. Si sentivano un odio e una passione da far rizzare i peli sulla schiena. Dimenticatevi ciò che era successo fuori dallo stadio. Sapevamo che prima della fine del giorno avremmo combattuto contro l'intera nazione Geordie.

Lo stadio intero fremeva di ostilità. Vidi perfino degli autentici sfigati Geordies, ridicoli come marionette, che, mentre venivano presi di forza e trascinati sul campo, cercavano di combattere e di opporre resistenza, sputando verso di noi. Guardai un tizio e pensai che non poteva

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assolutamente essere un teppista dastadio o uno di noi. Doveva essere una specie di secchione o qualcosa di

simile, eppure era così appassionato della sua squadra da non poter sopportare di essere portato fuori, perdendosi la partita prima ancora dell'inizio. Eccolo là, che combatteva per liberarsi e le suonava agli sbirri come un professionista.

Io mi trovavo accanto a Bill Stokes, veterano di mille battaglie - i suoi amici lo chiamavano sempre Bill il Chiacchierone. Diceva sempre che quello del Newcastle era uno dei peggiori stadi in cui andare. Ci era stato già un po' di volte e disse che era contento che questa volta ci fossimo andati numerosi. Bill ricorda perfettamente quel giorno nello stadio:

Ogni tanto piccoli gruppi di Geordies trovavano il modo di arrivare al nostro settore. Quelli che ci provavano erano pazzi completi, ma noi li pestammo a sangue. Ricordo perfettamente che arrivò perfino un gruppo di gente vestita in modo strano, uno con addosso un costume da leone e un altro vestito da cavaliere.

La situazione peggiorò dopo l'inizio della partita. Io e il mio amico Alfie Barker osservammo un Geordie scagliare una freccetta verso il nostro settore. Qualcuno la raccolse e la rilanciò indietro colpendo un Geordie sulla testa. Potete immaginare quello che gridammo tutti... «Centottanta!» [4] Poco dopo la restituzione del dardo, scorgemmo in volo sopra alle nostre teste qualcosa che assomigliava a una scatola di fiammiferi, solo più grande, a cui era stato dato fuoco. Dapprima pensai che fossero solo stracci incendiati, ma quando cadde proprio davanti a me, una enorme fiammata scaturì istantaneamente da vetri infranti. Tutti arretrarono e le fiamme incendiarono i pantaloni di un tizio. Corse verso il fondo, come per uscire dallo stadio. Io riuscii a trascinarlo a terra mentre tutti cominciavano a battergli i vestiti nel tentativo di spegnere le fiamme. Anche la camicia del poveretto stava prendendo fuoco per colpa degli schizzi di petrolio, ma riuscimmo a soffocare le fiamme e alla fine venne fuori che si era ferito solo leggermente. Credo che almeno altri due tifosi del West Ham avessero preso fuoco, ma vennero rapidamente aiutati a spegnere le fiamme. Non riportarono ferite gravi, ma rimasero per un po' in stato di shock. Il resto di noi però non era sotto shock e adesso era il nostro turno di andare fuori di testa. ÌJlintero seguito di tifosi del West Ham si trovava in questo angolo, quindi sappiamo tutti bene che cosa abbiamo visto. Era una bomba molotov ed era stato un Geordie a lanciarla. Proveniva dal gruppo che si trovava accanto a noi nel settore Leazes, separati da noi solamente da una

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transenna. Qui non eravamo in mezzo alla strada, eravamo dentro allo stadio e la bomba avrebbe potuto ferire qualche donna o bambino che si fossero trovati là con noi. A quel punto tutti pensammo la stessa cosa... ammazziamo i Geordies bastardi. Facevamo sul serio.

Cominciammo a riversarci sulle transenne, con i più intraprendenti che si arrampicavano sopra al campo di gioco. Stavano già prendendo i Geordies a pugni e calci nella parte anteriore della Leazes Tenace. Ma bisogna riconoscere questo agli Old Bill. Avevano capito subito che cosa fosse quella palla di fuoco che avevano visto volare in aria. I ragazzi del West Ham che attaccarono la Leazes non riuscirono a mettere più di un piede nel settore prima che gli Old Bill arrivassero a respingerli. Non c'era bisogno di preoccuparsi, comunque, dal momento che i Geordies erano tutti arretrati, allontanandosi dal bordo del campo. Sapevano di averla fatta grossa. Per tutta la partita non volevamo altro che prendere i Geordies. Non pensavamo ad altro e nessuno seguiva minimamente la partita. Circondati da una barriera metallica, gli

Old Bill sorvegliavano ogni nostra mossa. Se un Geordie si avvicinava troppo alla barriera, cercavamo di strappargli un braccio, ma gli Old Bill riuscivano sempre a mettersi di mezzo. Chiunque sia stato ad assumere il comando degli Old Bill dopo il lancio della bomba, fece un ottimo lavoro. Non si misero mai contro di noi, né fecero i gradassi, era come se gli fosse stato ordinato di non agitare ulteriormente gli animi dei londinesi. Fu una buona mossa, perché scongiurò la possibilità di una vera guerra all'interno dello stadio. I tifosi del West Ham diressero il loro odio verso i Geordies anziché verso gli Old Bill. Una volta rassegnati al fatto che gli Old Bill ci stavano contenendo bene all'interno dello stadio, i nostri pensieri si rivolsero al dopo-partita. Quello sarebbe stato il vero test.

Qualsiasi supporter del West Ham presente quel giorno corda fin troppo bene gli eventi che seguirono.

Woolwich: Tutti erano furibondi. Avevano davvero esagerato nel tirare quella bomba, perché avremmo potuto avere dei bambini là con noi. Tutti erano pronti a combattere. Voglio dire, siamo sempre stati feroci, ma quella volta lo eravamo doppiamente.

Dopo la gara ci trattennero all'interno dello stadio finché tutti se ne furono andati. Sia i Geordies che i West Ham erano alla ricerca dello scontro ma c erano tantissimi sbirri in giro per strade e vicoli. Ne avevano sistemati alcuni addirittura sugli elicotteri. Sembrava quasi che avessero

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cancellato tutte le licenze e avessero richiamato qualsiasi uomo disponibile. Ma a noi West Ham non importava. Saremmo saltati alle loro gole alla prima occasione. L'operazione di polizia funzionò bene, dal momento che non riuscimmo nemmeno ad avvicinarci abbastanza a un Geordie da poterlo insultare. Gli Old Bill avevano escogitato un piano per trattenerci nello stadio mentre loro ripulivano le strade dai tifosi del Newcastle. Non ce n'era neanche uno in vista quando lasciammo lo stadio e la situazione rimase immutata, mentre venivamo scortati dalla più alta concentrazione di poliziotti che avessimo mai visto da quella volta che incontrammo il Millwall in casa nostra l'anno precedente. Invece di abbandonarci alla stazione di Newcastle Central per prendere il treno diretto a Londra, gli Old Bill si organizzarono per portarci a una stazioncina, quella di Manor, dove ci trattennero il tempo sufficiente a sgombrare Newcastle Central dai tifosi di casa. Poi pensarono di riportarci alla Stazione Centrale, dove ad aspettarci ci sarebbe stata solo altra polizia, e ci avrebbero collocati su un treno speciale diretto a Londra, organizzato apposta per noi. Si trattava di un piano ben congegnato e che avrebbe meritato miglior fortuna, ma una volta che ci ebbero scortati alla stazione di Manor, trattenendoci sul binario mentre facevano entrare il resto dei tifosi del West Ham, la situazione gli scappò di mano perché fecero l'errore di rilassarsi e abbassare la guardia. Con noialtri bloccati a Manor e i Geordies lontani alla Stazione Centrale, dovevano aver già cominciato a congratularsi a vicenda via radio, ma non avevano capito quanto fossimo risoluti. Molti di noi erano coinvolti in queste guerriglie dà stadio da quando avevano tredici o quattordici anni. Se davvero ci mettevamo in testa di sfuggire a una scorta, prima o poi trovavamo il modo, e così fu. Basta che ci sia un tizio determinato che dia l'esempio perché gli altri lo seguano e la scorta crolli come un castello di carte. Credendo che non saremmo riusciti a uscire dalla stazione, gli Old Bill cominciarono a rilassarsi. Uno degli uomini del West Ham uscì dal cordone e, in poco tempo, un bel po' di noi cominciarono a imitarlo. Gli Old Bill non ci videro farlo. Quando gli Old Bill compresero ciò che stava succedendo, molti di noi erano già scappati dal binario e avevano incominciato ad attraversare le rotaie, senza pensare neanche per un istante al pericolo. Sapevamo solo che le facce giuste erano scappate e noi saremmo andati con loro. Gli Old Bill dovevano decidere in fretta se inseguirci o trattenere il grosso della banda, perché tutti quanti stavano cercando di scappare. Ci lasciarono perdere, sperando senza dubbio che un allarme lanciato via radio agli altri sbirri sarebbe bastato a fermarci. Tutto ciò che stavamo facendo era

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seguire gli altri. Non avevamo idea di dove ci stessimo dirigendo, sapevamo solo che dovevamo liberarci dalle attenzioni della polizia, se volevamo farla pagare ai Geordies per la bomba. Corremmo attraverso i binari e su un altro marciapiede ferroviario, riunendoci ad altri che correvano lungo lo stesso marciapiede, dove un treno stava per ripartire. Mentre le porte cominciavano a chiudersi, saltammo sul treno, che era pieno di gente. Tra i passeggeri, trovai un tizio che conoscevo bene e che, con un largo sorriso, mi informò che il treno era diretto a Newcastle. Mentre il treno entrava lentamente a Newcastle, non potevo credere alla nostra fortuna. L'intero marciapiede era un mare di bianco e nero. Ci gettammo tutti a terra sul fondo del vagone e alcuni si accovacciarono sotto alle panche, per far sì che il treno sembrasse vuoto. Poi, prima che il treno fosse completamente fermo, tutte le porte si spalancarono. Tutti i Geordies se ne stavano a bocca aperta sulla banchina. Non ho mai più visto espressioni come quelle che vidi sul volto della gente del West Ham quel giorno. Era come se fossimo tutti impazziti. Tutti andarono completamente fuori di testa. Un minuto prima il marciapiede era un mare di sciarpe Geordies bianche e nere e il minuto successivo tutto ciò che si vedeva era un esercito di Cockney scatenati, tutti vestiti con bomber verdi. Inseguivamo i Geordies dappertutto. Ricordo di aver visto i fratelli Liddy e di aver pensato che fossero completamente usciti di senno, ma in realtà lo eravamo tutti.

Con il lancio della bomba avevano passato il limite. Li pestammo a sangue, spazzammo l'intero marciapiede e li inseguimmo nelle strade, sulle colline e nel centro della città. C'erano parecchi sbirri in centro ma nessuno si preoccupò di essere arrestato, semplicemente non ci importava. Alla fine gli Old Bill volevano solo che ce ne andassimo da Newcastle.

Una volta fuori da Newcastle, sul treno che ci riportava a Londra, che se la memoria non mi inganna era soprannominato The Flying Scotsman, Lo Scozzese Volante, gli Old Bill Geordie a bordo scesero a Durham. Il tasso di adrenalina sul treno era ancora alto. Nessuno poteva calmarsi così come niente.

Jimmy Smith ricorda che cosa successe durante il viaggio di ritorno, una volta che gli Old Bill scesero dal treno:

Qualcuno aveva spezzato i lucchetti degli armadietti dei liquori nel vagone bar. Sapevamo da uno di noi che aveva lavorato sul treno che c'erano due bar, anziché uno come al solito. Dovevano esserci qualche centinaio di West Ham sul treno, tutti intenti a bere bottiglie di champagne,

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vino e qualsiasi altra cosa potessero trovare. Ricordo di aver detto a qualcuno che il treno era stato fatto ritardare apposta di un paio d'ore, il che significava che ci sarebbero stati centinaia di Old Bill ad aspettare il treno, all'arrivo a Kings Cross. Dissi che se ci avessero visto con tutti questi alcolici, ci avrebbero passati al setaccio. Nessuno mi ascoltò e tutti sembravano troppo incazzati perché la cosa importasse. Dopo aver prosciugato il primo bar, ci facemmo anche il secondo. E buffo pensare che se ci fossimo limitati al primo bar, forse avremmo avuto meno casini in seguito. Mentre ci stavamo scolando il secondo bar, decidemmo di far ubriacare anche gli altri passeggeri, così gli Old Bill non avrebbero potuto dare la colpa solo a noi. Mi ricordo di questo tizio veramente anziano che guardava tutta la scena. Gli

chiesi se volesse una birra e lui disse: «Sì, certo». Da quel momento gli alcolici cominciarono a girare, no problem. Ci furono addirittura dei passeggeri che si unirono a noi per cantare qualche canzone. Cominciarono a girare anche confezioni di prosciutto, con gente che dava un morso e passava il resto. Tuttavia, come al solito, c'è sempre qualcuno... In particolare, ci fu un tizio che rispose scortesemente, quando qualcuno gli chiese se volesse una birra o una lattina di Guinness. Fece un po' il fenomeno con una voce autoritaria che si sentiva dal fondo del vagone, dicendo: «Non accetto roba rubata, io». Si alzò come per fare una scenata, ma qualcuno gli mollò subito una sventola. Il treno intero era sotto il nostro controllo. Non ho mai fatto un viaggio di ritorno da una trasferta con un'atmosfera da party come quella. Ci fu una ragazza non più giovane che mi disse: «Scusa tesoro, saresti così gentile da versarmi un goccio di gin?» «No problem», risposi io e ritornai dal bar con tante piccole bottigliette da dare alla ragazza. Ci aggiunsi perfino la scorzetta di limone. Pensai che almeno, quando saremmo scesi dal treno, nessuno dei testimoni si sarebbe lamentato di noi. Ricordo di essermi portato in testa al convoglio mentre entravamo nella stazione di Kings Cross perché ero uscito di prigione appena un paio di settimane prima e non mi attirava davvero l'idea di farmi arrestare di nuovo. Come temevo, gli Old Bill erano schierati in forze e non ci avrebbero permesso di lasciare il marciapiede. Dovevano esserci un centinaio di sbirri circa alla stazione. Andammo tutti un po' nel panico e quelli scesi in fondo al treno cominciarono a spingere forte nel tentativo disperato di aprirsi un varco. Con quelli dietro che continuavano a spingere come matti, quelli davanti cominciarono a essere spiaccicati, me compreso. Alla fine, gli Old Bill cominciarono a lasciarci passare per evitare guai peggiori. Che giornata. Ricordo che una sola

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persona venne arrestata, ilpovero DC. In effetti, lo accompagnai io al processo. Gli andò bene

perché il giudice voleva dargli un anno, quando scoprì che i danni sul treno ammontavano a 24.000 sterline, mentre invece alla fine se la cavò con 180 ore di servizi alla comunità.

QPR-NEWCASTLELa settimana seguente decidemmo di cercare ulteriore vendetta contro i

Geordies alla prima occasione. Tuttavia, le polemiche seguenti al lancio della molotov avevano portato alla decisione che ai tifosi del Newcastle sarebbe stato vietato il permesso di andare in trasferta al West Ham nella stagione successiva. Scoprimmo che il Newcastle avrebbe giocato in casa del Queens Park Rangers il sabato successivo, così ci radunammo tutti presto quel giorno e attraversammo la città, diretti allo stadio del QPR.

Non c'erano, in questa occasione, tutti i West Ham che ci sarebbero dovuti essere, ma c'erano tutte le facce giuste. Non c'erano mai stati gemellaggi prima di allora con la piccola tifoseria del QPR. Nessuno ci pensò minimamente, perché questa era una questione tra superpotenze. Appena fuori dai cancelli del QPR c'è il locale chiamato Springbok su South Africa Road. Il pub doveva aver aperto da poco, quando ci sistemammo in un angolo all'interno e ordinammo da bere. Quando il pub cominciò a riempirsi di tifosi del QPR, ci chiesero come mai fossimo lì. Quando spiegammo la storia, ci pagarono altri drink e dissero che ci capivano. Era come se avessimo subito un attacco terroristico.

Mentre eravamo seduti al pub, era chiaro chi fossimo ma restammo tranquilli, in modo da non attirare le attenzioni sbagliate. Poi uno dei nostri giovani arrivò di corsa e ci disse che erano arrivati i Newcastle.

Woolwich: Ricordo che corremmo tutti fuori ad affrontare un gruppo di Newcastle che stavano giocando a bowling con

le bottiglie in mezzo alla strada, cantando e facendo cori. Tutti riuniti in una bella mandria, facevano gli sbruffoni perché era solo il QPR. Li vedemmo arrivare per strada con l'aspetto che avevano tutti negli anni Settanta lungo la Wembley Way, con giacche bianche, baveri, fibbie e stivaletti a punta. C'era perfino un grosso Geordie tatuato vestito dalla testa ai piedi come uno dei personaggi di Arancia meccanica. Aveva perfino il cappello tipico, a strisce bianche e nere. I Geordies si schierarono

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immediatamente di fronte a noi, nel bel mezzo della strada, pensando che fossimo del QPR. Non appena dicemmo loro che eravamo West Ham, fu la fine. Scapparono in ogni direzione.

Eravamo tutti vestiti bene e io avevo un paio di scarpe da tennis Stan Smith che si vendevano solo da Lilywhites. A un certo punto ci fu un Geordie spilungone, che sembrava una specie di dinosauro, ci urlava che lui non aveva intenzione di scappare. Lo fece, tuttavia, quando arrivò Cass di corsa da dietro l 'angolo del pub. Tutto quello che vidi fu il tizio che correva per la strada gridando che non era stato lui a tirare la bomba.

Mi ricordo un altro momento buffo. L'allenatore dei QPR di quel tempo, Tommy Docherty, si trovava nella strada accanto allo stadio, con l'aria confusa e diceva: «Che diavolo sta succedendo? Che cazzo succede?» Quando qualcuno gli spiegò che eravamo del West Ham, rimase lì con l'aria ancora più perplessa, dicendo: «Ma se non stiamo nemmeno giocando contro il West Ham».

ORIENT-NEWCASTLEJono ricorda un'altra partita minore a cui andammo per cercare la

rivincita sui Geordies nei mesi che seguirono la vicenda della bomba, dopo il rinvio di una trasferta del West Ham:

Jono: Alcuni di noi decisero di incontrarsi a Orient nel tardo pomeriggio, mentre i Newcastle stavano arrivando. C'erano tra i cinquanta e i settanta tifosi del West Ham. Entrammo nella curva del Newcastle e li mettemmo tutti in fuga. La polizia arrivò e buttò fuori una decina di noi. Facemmo qualche schermaglia fuori dai cancelli con dei Geordies isolati che stavano arrivando appena prima del calcio d'inizio. Appena dopo il calcio d'inizio, con altri dieci mi diressi verso la stazione. Mentre giravamo in Leyton High Road per ritornare alla metropolitana, scorgemmo un'altra decina di West Ham arrivare correndo verso di noi, inseguiti da una quarantina di tifosi Newcastle che erano arrivati in ritardo. Ci unimmo a loro e corremmo contro i Newcastle, incontrandoli all'altezza di un ferramenta. Ci erano arrivati prima loro e, da stupidi nordici quali erano, cominciarono a lanciarci contro dei proiettili. Io raccolsi una scopa e caricammo. Li inseguimmo lungo una strada secondaria in direzione dello stadio. Poi, come sbucato dal nulla, apparve Cass in mezzo alla strada, che cercava di afferrare i Geordies che gli passavano accanto correndo. Quando fummo nei pressi dello stadio, venimmo radunati dalla polizia, sbattuti in un

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furgone e riportati al negozio di ferramenta per essere identificati. Fortunatamente, durante il controllo delle carte d'identità, un tifoso del West Ham uscito per lo shopping con la fidanzata conosceva uno di noi e fece quindi un passo avanti per testimoniare che noi non c'entravamo per nulla. Fummo tutti rilasciati.

1. Originariamente il termine indicava i minatori. In questo caso è il nomignolo dei tifosi del Newcastle. [N.d.T.]

2. Ragazzo di campagna, ma anche un termine slang per indicare gli scozzesi. [N.d.T.]

3. Termine dispregiativo per indicare gli ebrei, derivante da Yiddish. [N.d.T.]

4. Il punteggio del centro del bersaglio. [N.d.T.]

IL MONDO DI TAFF

La retrocessione nella Seconda Divisione per la stagione '78-79 significava che ci saremmo scontrati con i Taffies. Avremmo sicuramente scoperto tutti i segreti della statale M4, visto che avevamo Wrexham, Swansea e Cardiff, tutte nella nostra divisione. Le cose con i gallesi non si fermano mai a livello di club. Quando giochi contro di loro, quelli vanno sempre sopra le righe e lo trasformano in Galles contro Inghilterra. Quando studiammo attentamente la divisione e trovammo così tante squadre con tifoserie patetiche, pensammo che almeno i Taffs ci avrebbero dato soddisfazione.

Fu subito una delusione scoprire che Taff e la sua squadra sapevano che se si viene a casa del West Ham, è meglio non mettersi in mostra. Avremmo dovuto quindi scoprire come andavano le cose in casa loro.

Il verdetto fu: Cardiff aveva la reputazione migliore, ma la figura migliore contro di noi la fecero gli Swans. Il Wrexam non vale la pena di esser nominato rispetto agli altri due e li si può tranquillamente paragonare a quelli delle Midlands.

Andai a Cardiff nell'aprile 1980. Ricordo che fu la prima volta che capimmo che avevano incominciato a utilizzare agenti in borghese per combattere il fenomeno degli hooligan.

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Arrivammo a Cardiff all'una circa in un bel gruppo. Andammo dritti nel centro della città, scovammo la loro tifoseria e finimmo per rincorrerli dentro a quello che credevamo fosse uno dei loro ritrovi. Per arrivare a questo pub si doveva percorrere una stradina in discesa, che portava direttamente alle porte del locale. Era così stretto che ci si poteva entrare solo in fila indiana. Si creò una situazione di stallo: loro si erano fermati a combattere per impedirci di entrare nel pub, ma non avevano intenzione di combattere fino a farci allontanare. Al tempo stesso noi non riuscivamo a far entrare tutta la nostra banda in quel pertugio. Così mandammo in frantumi le finestre del pub per poi arretrare fino in cima alla stradina, sfidandoli a venir fuori a combattere. Questo voleva anche dire che non ci saremmo ritrovati in trappola nel vicolo all'arrivo degli Old Bill.

Restammo lì a prenderli per il culo in cima alla stradina che portava al locale malridotto, ma loro non avevano intenzione di uscire. Spinto dalla frustrazione e da pura malvagità, uno di noi trascinò una motocicletta che era stata abbandonata da uno della loro banda quando li avevamo colti di sorpresa. Taffy il centauro aveva abbandonato la propria moto ed era corso nel pub con gli altri.

Qualcuno gridò che se rivolevano la moto, dovevano uscire a prendersela. Non ne ebbero il tempo. Uno dei più giovani diede fuoco al serbatoio. Mentre la moto si incendiava, arrivò la polizia come una tonnellata di mattoni e tutti se la diedero a gambe. Io corsi in un ristorante vicino, mi sedetti e presi un menù, subito imitato da Jono. Anche lui prese un menù, ma più per nascondere il gonfiore al naso e al labbro. Calmatesi le acque, ci riunimmo ai West Ham diretti allo stadio sotto pesante scorta.

Fu durante la marcia sotto scorta che notammo due o tre facce poco familiari che ci guardavano in cagnesco. Si distinguevano per come erano vestiti e per il fatto che erano più vecchi di noi. Non ce la davano a bere, ma non potevamo far nulla con tanti Old Bill nei paraggi. Facemmo girare la voce: «Prepararsi a isolare gli estranei». L'occasione si presentò quando s'infilarono all'interno di un'agenzia William Hill. Cogliendo l'attimo m'infilai dritto nell'agenzia di scommesse per affrontarli. Jono, Liddy e Butler mi seguirono.

Appena ci videro passare dalla porta, capirono di esser stati scoperti. Due di loro mi afferrarono mentre il terzo sbatteva il distintivo sotto il naso di chiunque fosse nel negozio, ordinando agli scommettitori di uscire. Era una situazione ad alta tensione. Ci avvisarono che se avessimo tentato qualunque cosa ci avrebbero arrestato, poi ci ammonirono di non tentare

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nulla in questa città.La posta era troppo alta per una partita di calcio di questa importanza.

Tornammo indietro maledicendoli, ma credo che più che altro fossimo scioccati dalla scoperta che ora c'erano degli sbirri in borghese addestrati contro di noi.

Nella stagione successiva ci fu uno scontro epico in FA Cup tra noi e il Wrexham. Dopo aver pareggiato in casa, giocammo due volte la gara di ritorno, che finì entrambe le volte ai supplementari, e alla fine venimmo estromessi dalla coppa per 1-0.

Viaggiammo fino a Wrexham in treno e durante il match restammo con la maggior parte degli inglesi e con quelli della T.B.F. A fine partita, non c'era altro ad aspettarci che un triste ritorno a casa. Le cose erano peggiorate dal fatto che si trattava di un incontro infrasettimanale in notturna.

Prima che uscissimo, notai che alcuni Taffs si erano infiltrati nell'area del bar della curva ospite. Mi sembrò di contarne una ventina che gironzolavano e avvertii tutti che quelli del Wrexham stavano arrivando. Nessuno si mosse, tra i nostri c'era totale incredulità. Avevamo visto abbastanza del Wrexham per non sprecare energie con loro. Quando uscimmo dallo stadio, vidi un tizio dai capelli biondi che, insieme a un altro, cercava di attaccar briga con i Taffs, così partii all'attacco insieme a loro. Una volta fatta la prima mossa, il resto dei nostri si diede una svegliata e fecero quello che dovevano - far correre i Taffs paffuti. Il tifoso Hammer biondo che era stato pronto ad attaccare i Taffs per conto proprio era Johnny Andrews, o Virge, come lo chiamavano allora. Rimase incavolato nero per tutto il viaggio di ritorno a Londra per la reazione lenta dei West Ham alla piccola incursione Taffy. Avevo già visto John prima di allora, ma non c'eravamo mai parlati. Dal giorno di quell'incidente a oggi, tuttavia, siamo diventati grandi amici.

CHI CAZZO SONO QUESTI?Lo scontro con i Taffs del Wrexham fu di scarsa rilevanza, ma ciò che

colpisce le corde della maggior parte di noi è il valore di un'amicizia nata dalla lealtà e dall'essersi aiutati a vicenda nel nome della squadra per cui fai il tifo. Quelli che seguono il calcio sanno che si tratta di un legame che non ti abbandona mai ed è probabilmente l'unica cosa che abbiamo mai guadagnato da tutto questo.

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Ho incontrato molti altri compagni in questo modo, andando a combattere per il West Ham. Lasciamo che sia Johnny Turner a spiegare perché ci piaceva avere con noi i ragazzi della Horn-church in tutte le nostre battaglie; loro erano tra le colonne della I.C.F.:

Siamo in pullman, diretti a Swansea; i pullman partono da Stratford Broadway. Ci incontriamo tutti a casa mia - Shane, Morley, Motty, Stubbs, Pru e Tids. Siamo tutti di Horn-church, Essex, e formiamo una banda per conto nostro. Il sabato e in ogni giorno di partita ci riuniamo alla InterCity Firm per formare un'unica banda. È dura a volte, perché sono molto amico di Andy Sivallow, Grant, Cass e gli altri. Ma ad alcuni del nostro gruppo -Shane, Morley, Evans - piace farsi gli affari propri, provocando casini nella curva degli ospiti. In questa occasione ho convinto tutti che questo viaggio a Swansea diventerà un classico. Ci sono due pullman con gli uomini più in vista e dopo la partita passeremo la serata a Newport. Arriviamo a Stratford con la metropolitana appena prima delle nove. C'è Andy Swallow con il registro che cerca di raccogliere i soldi e di distribuire la gente nei due pullman. Vedo alcuni ragazzi di Stratford piuttosto noti e alcune sentinelle di Canning Town - i due gruppi si combattono a vicenda regolarmente, tranne che in occasione delle partite del West Ham. Penso, divertito, chi li separerà?

Ci sono un bel po' dei nostri: alcuni Under Fives, Cbads, Hornchurch, Brit Plaistow, Townies, Stratford. Questa è davvero la I.C.F. Tante bande differenti che si riuniscono nel giorno della partita per diventare una sola armata. Siamo in campo.

Sono tutti seduti sul pullman a chiacchierare dipartite e di svariate risse a cui hanno partecipato. I Cbads tengono banco, mentre raccontano di una rissa gigantesca presso il nightclub Room At The Top a Ilford. Stanno spiegando perché tre di loro non sono venuti. Sono stati arrestati. Ma non è stato invano, dal momento che cinque dell'altra banda sono finiti all'ospedale.

Ci fermiamo a una stazione di servizio sulla M4. Andy ci ricorda che non ci devono essere né furti né risse, poiché non vogliamo far sapere agli Old Bill che siamo per strada. Ma la prima cosa che fa il nostro gruppetto è di setacciare la stazione di servizio in cerca di altri gruppi di tifosi. Non c'è nessuno da questa parte della statale, così attraversiamo per controllare dall'altro lato. Ci sono due furgoni pieni di Cardiff. Ci vedono, ci vomitano addosso tonnellate di insulti gallesi, poi cercano di scappare. Uno dei furgoni s'ingolfa. Mi piace questo. Ora circondiamo il furgone, spaccando i

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finestrini. Il motore si riavvia proprio mentre un'asse di legno sfonda il parabrezza posteriore, abbattendosi sui due Taffs che si trovano sul sedile posteriore. Il furgone accelera, con il motore che urla mentre noi otto li inseguiamo, gridando insulti vari. Ci siamo, abbiamo già cominciato e sono solo le undici e trenta del mattino. Niente polizia intorno, torniamo alla stazione per fare il pieno di bibite, panini, cioccolato, tutto ciò che possiamo raccogliere per il viaggio. E circa mezzogiorno e siamo di nuovo in strada, arriva Swallow: «Turner, per amor del cielo, profilo basso, devi tenere un profilo basso». Shane, che si trova accanto a me, lancia una delle sue occhiate ad Andy, poi

scoppia a ridere. Sappiamo tutti che Andy è scocciato solo perché se l'è persa.

Tutti bevono e giocano a carte ma questo viaggio a Swansea non finisce mai. Sono le due e quindici quando finalmente arriviamo. Tutti scendono dal pullman. Solo due Old Bill ci accolgono e tutto ciò che possono fare è indicarci la direzione per lo stadio. Non riusciamo a crederci: niente fottuta scorta della polizia. Il passo aumenta da una camminata a una specie di corsetta quando ci avviciniamo allo stadio. Abbiamo già deciso che si va dritti dalla loro parte. «Ci siamo», dico al mio amico Shane, «te l'avevo detto che sarebbe diventato un classico.»

Lo stadio sembra strapieno. Ci raduniamo tutti nel mezzo, senza dire una parola. Poi, nella curva degli ospiti, sentiamo il resto dei West Ham che cantano. Tutto attorno a dove ci troviamo noi c'è un silenzio raggelante. Cominciamo a innervosirci; sono quasi le tre. All'improvviso, l'atmosfera cambia. Alcuni grassi Taffies affrontano la prima fila dei nostri. Ora sono tutt'intorno a noi; ci siamo davvero. Uno dei ragazzi di Stratford si sporge al di sopra della transenna e spiaccica un tortino di patate fumante in faccia a un Taff. Il Taff grida e, mentre butta indietro la testa, qualcuno lo centra dritto in faccia con lo stivale. Carichiamo proprio in mezzo a loro. Vedo le braccia di Shane. Cerco di farmi strada verso di lui quando un grosso Taff afferra la mia giacca, facendomi perdere l'equilibrio. Mi tira verso di sé, io cerco di rimettermi in equilibrio per spezzare la sua presa. Poi mi ritrovo a terra, pensando che ormai ci siamo, ma, mentre mi rialzo in qualche modo, ci sono due dei nostri addosso al Taff. E fatta, sono di nuovo in piedi, prendo a pugni e a calci tutto ciò che si muove. Il intero settore è in tumulto mentre gli equipaggi dei nostri due pullman le stanno suonando di brutto a tutti questi stronzi Taff.

Gli Old Bill gallesi arrivano di corsa. Non toccano i Taff solamente noi,

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colpendoci con gli sfollagente. Alla fine ci stringono in un angolo e ci riportano tutti nella curva dei tifosi del West Ham.

Chissenefrega della partita, tutti sono carichi a mille. Gli Old Bill ci tengono chiusi nello stadio per trenta minuti buoni dopo la fine della partita. Poi ci marcano stretto e ci riportano ai nostri pullman - e ancora non ci lasciano. Usando macchine della polizia, ci scortano lungo tutto il tragitto fino alla superstrada. Non si sarebbero fatti cogliere impreparati un'altra volta. Siamo ancora tutti eccitati comunque, e ora siamo pronti a far tappa a Newport. Entriamo a Newport e decidiamo di ritrovarci ai pullman per le undici e mezza di sera. Avendo tempo a disposizione, tutti se ne vanno in giro a caccia di guai. Presto però ci rendiamo conto che Newport non è Londra. È molto sonnolenta, però ci sono delle ragazze. Andiamo tutti in marcia a un chiosco, poi ci spostiamo verso un pub locale. Sono circa le otto di sera, tutto è perfetto, beviamo e ci facciamo due risate. Tutte le ragazze che arrivano al pub si divertono e si fermano, ma i maschi che arrivano se ne vanno molto presto. Verso le dieci siamo tutti belli sbronzi. Alcuni dei nostri si imbattono in un gruppetto di indigeni troppo curiosi. Vengono subito fatti correre; niente di importante. Il pub chiude, così tutti convergono su un altro chiosco di patatine. Il baracchino viene messo sottosopra, vengono scagliate patatine dappertutto e il proprietario cerca di mandar via tutti. Arriva la polizia locale e comincia a spintonarci di qua e di là. Shane mi guarda, uno sguardo che conosco fin troppo bene. So perfettamente a che cosa sta pensando: adesso si è scaldato. La polizia si ritira e noi ci mettiamo in marcia per tornare al pullman. Niente casini a Newport, ma è stata una giornata molto piena. Ora tutti sembrano stanchi e rilassati.

Ci fermiamo alla prima stazione di servizio, con Andy che spiega che questa sarà l'unica fermata fino a casa. Muoio dalla voglia di bere. «Diamoci una mossa» e scendiamo tutti insieme. Entrando nella stazione di servizio cominciamo a salire le scale e vediamo che c'è un sacco di gente - ed è mezzanotte passata. La mia prima reazione è: di che squadra sono? Devono essere almeno trecento. Smaltisco subito la sbornia e tutto il nostro gruppo fa altrettanto. Ci mettiamo in fila e li guardiamo. Sembra che loro guardino noi. Sta decisamente per scoppiare un casino, un grosso casino, ma chi cazzo sono questi? Noto che sembrano tutti grossi e più vecchi di noi e ci sono poche ragazze con loro. Arriva il resto della nostra banda. Ci siamo. Andiamo Shane, si comincia - Swallow e i suoi sono circondati. Mi getto all'attacco e ne colpisco uno alla testa con un

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posacenere. Vengo immediatamente colpito da qualcosa. C'è gente che urla, tutti sono impazziti e gettano qualsiasi oggetto su cui riescono a mettere le mani: tazze, piatti, posacenere, qualunque cosa e c'è gente che vola dappertutto. Sono fiero della mia banda; siamo proprio nel bel mezzo di tutto questo insieme ai Brit Boys. Vengo colpito, strattonato e preso a pugni, ma sembra che riusciamo a respingerli. Io mi getto contro chiunque. ■

Ora le due fazioni si sono allontanate e si tirano addosso oggetti vari. Un'altra carica e se ne andranno. Carichiamo un'altra volta e, si, si girano e corrono fuori giù per le scale, nel parcheggio. Torno di corsa dentro, nella sala principale. E qui che vedo alcuni di loro saltare dietro al bancone del cibo, cercando la fuga attraverso le cucine. Ritorno alle scale, dove Andy, Danny Tiderman e altri stanno spingendo un flipper verso la scalinata. C'è un gruppetto ai piedi della scala che guarda verso l'alto quando il flipper viene finalmente sospinto oltre il bordo delle scale e va a sfasciarsi fragorosamente dritto addosso a loro. E altro gruppetto fug-

ge; ne hanno avuto abbastanza. È stata una vittoria contro una banda senza nome. Erano tosti, ma chi cazzo erano? Gli Old Bill adesso sono dappertutto e ci circondano. Alcuni dei nostri, tutti coperti di sangue, corrono a nascondersi lungo la superstrada. Nel frattempo, i nostri due autisti ne hanno avuto abbastanza. Dicono agli Old Bill che non faranno salire più nessuno di noi. Dopo circa venti minuti veniamo rimessi sui pullman e portati alla stazione di polizia sotto scorta. Ci rinchiudono in venti per cella, poi cominciano a interrogare la banda contro cui abbiamo combattuto. Mentre accade questo, tutti si scambiano i vestiti, lo faccio fatica a scambiare i miei perché sul davanti c'è la scritta «Pronti alla rissa, Cockney Rejects». Alla fine, qualcuno accetta lo scambio.

Quando la polizia arriva a interrogare noi, il ragazzo con cui ho scambiato i vestiti è uno dei primi a essere incriminato. Quelli dell'altra banda hanno riconosciuto la maglietta. C'è mancato poco per me.

Questo interrogatorio prosegue per tutta la notte e per tutta la giornata di domenica. La polizia non sembra fare molta strada. Tutti quelli che vengono interrogati o non erano lì o non hanno visto niente... La polizia ci dice che i pullman se ne sono andati e che verremo trattenuti tutti per comparire in tribunale lunedì. Adesso è domenica pomeriggio, non abbiamo mangiato né bevuto niente; alcuni di noi hanno un mal di testa martellante. Ne ho abbastanza. La gente comincia a picchiare sulle porte delle celle, gridando e insultando gli sbirri. Nella nostra cella la finestra

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cede. Uno sbirro infila dentro la testa e ci dice di piantarla con questa cantilena di oscenità Cockney. Dice che sa cosa stiamo dicendo perché guardava sempre The Sweeney in tivù. Questo ci fa scoppiare a ridere e ci rotoliamo con le lacrime agli occhi. Tocca a me essere interrogato. L'unica cosa che voglio sapere è chi erano quelli dell'altra banda. La polizia attacca con

la solita storiella del poliziotto buono e del poliziotto cattivo, ma non si va da nessuna parte. Poi, la rivelazione: abbiamo combattuto con 300 appassionati del CB. Si ritrovano là tutte le settimane. Ecco perché hanno arrestato solo noi ed ecco perché i CB avevano collaborato nell'identificarci. Eppure, non mi dispiacerebbe incontrarli tutte le settimane. La polizia ha bisogno di capri espiatori così alla fine ci propongono un accordo, se raccogliamo una mezza dozzina di persone da arrestare, gli altri potranno andare. Ora, è più facile arrivare a incontrare il papa che trovare sei persone con la fedina penale pulita in mezzo a cento della I.C.F. Così arrestano otto West Ham a caso e lasciano andare gli altri che, con grande sorpresa, trovano i due pullman in attesa. Sono le undici di domenica sera. La polizia ci dà una scorta fino a Londra. Che giornate - un classico.

I RAGAZZI DEL TOTTENHAM

Un derby londinese con il Tottenham all'inizio degli anni Ottanta ci interessava solo se si giocava in trasferta. In quel periodo quelli della I.C.F. erano considerati virtualmente intoccabili rispetto a quelli del Tottenham, che non erano più i protagonisti principali della zona nord di Londra. Ora i Gooners dell'Arsenal avevano preso il loro posto. Il Tottenham aveva una tifoseria organizzata sin dai primi anni Settanta e noi sapevamo che erano in grado ogni tanto di azzeccare una grande giornata, ma non sarebbe mai successo contro di noi.

Molti dei loro uomini più importanti non si prendevano neanche la briga di farsi vedere, quando gli toccava venire a Upton Park. Perché sbattersi tanto se poi il loro seguito finiva col comportarsi come l'ultima volta? Probabilmente si chiedevano perché tanti bravi ragazzi andassero in pezzi quando incontravano il West Ham e devono anche essersi chiesti se tutto l'onore del mondo potesse valere la ripassata che si sarebbero presi. Se mai ne arrivava qualcuno, se ne restavano incollati a qualsiasi scorta della

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polizia disponibile.L'unico Yid che si presentava, si rivelava fin troppo coraggioso per il suo

stesso bene. Il suo nome era Sammy Skives, o Skivesy come venne ribattezzato più tardi. Verso la fine della sua epoca, non era più di alcun interesse per noi ed era penoso vedere gli Under Fives dargli la caccia. Questo di solito non portava mai a molto, perché la T.B.F. e Gardner avevano messo in chiaro per tutti che Skivesy aveva il loro rispetto.

Skivesy era un vecchio nero che veniva da Barking, mi pare. Misono chiesto spesso per quale motivo non fosse un Hammer, dal

momento che quella è una tipica zona West Ham. Forse proprio da quello derivava la sua reputazione, perché sentiva di avere qualcosa da dimostrare, visto che veniva da quell'area. Ma se Skivesy sentiva di aver qualcosa da provare personalmente, la banda del Tottenham aveva qualcosa di molto più grande da provare al West Ham.

Molti dei nostri non ricordano i tempi in cui il West Ham si alleava con i ragazzi del Tottenham di Vie Dalkin contro le bande rivali di Londra, o di quando Ronnie Parish affrontò da solo trenta tipi tosti nel nostro North Bank per tutta un'intera partita notturna all'inizio degli anni Settanta. Col passare del tempo, gli Yids sono diventati poco più di una barzelletta e non credo che abbiano mai riguadagnato il nostro rispetto dopo la stagione in cui andammo a occupare la loro curva durante un altro derby londinese. Dopo ogni stagione in cui prendevamo la loro curva, loro cambiavano curva per la stagione successiva, di conseguenza non sapevamo mai quale sarebbe stata la loro curva da un anno all'altro. Per anni la loro curva era sempre stata quella di Park Lane, poi passarono a quella di Paxton Road. In seguito scelsero lo Shelf come loro domicilio. Non capita tutti i giorni che una tifoseria cambi continuamente settore e nessuno riusciva a restare al passo, così ci fu un anno in cui le varie bande del West Ham andarono tutte in settori diversi, in quello che ciascuna banda pensava essere il settore del Tottenham.

Mi ricordo di uno scontro con il Tottenham nella curva di Paxton Road in cui ho pensato che era troppo facile. Poi, guardando dall'altra parte del campo, vidi che il West Ham aveva preso anche la curva di Park Lane. Un'altra rissa era in corso nello Shelf e alla fine il West Ham conquistò anche quel settore. A quei tempi ci si poteva spostare da una parte all'altra dello stadio, così cominciammo a marciare intorno al campo. Tutto quello che ottenemmo, però, fu di andare a sbattere contro altri West Ham, dal

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momento che avevamo occupato tutti i loro settori e ciò che era rimasto della banda del Tottenham se ne era andato dal proprio stadio alla chetichella.

Nulla accadde dopo la partita e tutti si accalcarono in metropolitana con grandi sogghigni. Facemmo tremare il treno per tutta la strada del ritorno fino a Mile End, cantando Knees Up Mother Brown. Credo che tutti compresero a quel punto i vantaggi di non avere un leader vero e proprio e di essere l'unione di più bande. Il nostro esercito diventava sempre più grande.

La stagione '80-81 segnò un cambiamento. Eravamo in Seconda Divisione adesso, anche se arrivammo dritti alla finale della Coppa di Lega quell'anno, perdendo solo con il Liverpool nella seconda partita al Villa Park. Il sorteggio dei quarti di finale ci fece affrontare gli Yids in casa in un turno serale infrasettimanale. Fu un tutto esaurito, 36.000 persone, e gli Yids arrivarono in massa. Loro pensano sempre che qualsiasi Coppa a cui prendano parte porti impresso il loro nome. Non fummo sorpresi di vedere che gli Yids avevano portato un sacco di vecchie conoscenze e sapevamo che sarebbero stati tutti più che pronti, se ce ne fosse stato bisogno.

Fu uno scontro coi fiocchi. Cominciò alla grande nel South Bank - i giornali del giorno dopo ne parlarono parecchio. Uno dei quotidiani più importanti mise in prima pagina una foto del vecchio Danny Tiderman con la faccia sanguinante, dopo essere stato sfregiato con una lama Stanley. Dissero che si trattava di un giovane tifoso del Tottenham e fecero pensare a tutte le bande rivali che lessero il giornale che gli Yids fossero stati sbranati dai West Ham nel South Bank. In realtà Danny era uno dei migliori tra gli Under Fives del West Ham e aveva dichiarato di essere un tifoso del Tottenham nella speranza di schivare l'arresto, una volta ritrovatosi sbattuto fuori dallo stadio.

Quelli del Tottenham non furono esattamente sbranati, ma di sicuro si presero una bella ripassata. C'erano scontri dappertutto e gli Old Bill facevano fatica a intervenire perché la I.C.F. si era infiltrata perfettamente nel South Bank, che era stato riservato al massiccio seguito del Tottenham.

Terry Sherrin ricorda ancora l'istante in cui scoppiarono i casini con gli Yids quella notte:

Ci intrufolammo all'interno del South Bank da soli o a coppie e ci radunammo in un'area chiamata la Gabbia. Ormai avevamo perfezionato l'arte di infiltrarci nel South Bank. Il posto in sé è una gradinata tutta

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diritta, situata proprio dietro alla porta ma l'ingresso dalla parte del bar, accanto al Chicken Run, ha una specie di piattaforma in cima alla scalinata da cui è possibile assistere alla partita. Ci saranno state quasi duecento persone nei dintorni della Gabbia quel giorno, tra cui io, Jono, Liddy, Swal Brett e Fellman ma nessuna delle vecchie figure storiche, come Gardner o quelli della T.B.F. Cominciammo a riunirci nell'angolo, in modo da ritrovarci con il muro alle spalle al momento di combattere. Avevamo sentito dire che quelli del Tottenham sarebbero venuti pronti allo scontro in questa occasione, ma noi eravamo comunque già incazzati per il fatto che avevano dato a loro l'intero settore del South Bank, che poteva contenere fino a 7000 persone. Per noi era come se il club avesse autorizzato i tifosi del Tottenham a invadere il nostro stadio ed eravamo decisi a impedirgli di guadagnare altro terreno facilmente. Così eravamo là, raccolti nell'angolo più lontano, schierati di fronte all'intero South Bank, riempito di orde del Tottenham. Conoscevamo bene questa banda del Tottenham, composta più da gente del North Essex che del Nord di Londra. Riconoscemmo le facce familiari di Buckhurst Hill e Walthamstow - Keithy Poleworth e Robbins. Conoscevamo bene il posto in cui ci stavamo radunando, dal momento che ci eravamo radunati là per tutto l'anno, ma questa volta quelli del Tottenham erano tutt'intorno a noi. Sembrava che ce ne fossero dappertutto. Arrivarono alcuni ragazzi della nostra banda a dirci che l'ex legionario Giubba Verde, Billy Gali, si trovava dietro la porta, quasi al centro della curva, con Nat e altri.

Stavamo aumentando di numero all'interno del South Bank e quelli del Tottenham cominciarono ad accorgersene e a

guardare nella nostra direzione. Restituimmo loro lo sguardo mentre l'atmosfera della grande partita cominciava a riempire l'aria della sera. A questo punto avevano capito chi eravamo e ricordo che, proprio quando pensai che poteva scoppiare in qualsiasi momento, barn, ecco che cominciai Ricordo di aver visto il famoso Yid, Keith Poleworth, che nella mia classifica personale è probabilmente il più tosto bastardo del Tottenham. Avrebbe dovuto essere un Hammer, per quanto era temerario. Si distingueva dagli altri perché indossava una tuta da operaio azzurra. Guardò verso di noi e capimmo che era inferocito. Era insieme a Robbins e la sua piccola banda ed erano tutti furibondi. Devono aver pensato che eravamo solo dei ragazzi rispetto a loro, visto che avevano tutti quattro o cinque anni più di noi, che è una bella differenza d'età.

Fecero loro la prima mossa. Un gruppo di circa un centinaio di persone

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cominciò a muoversi contro di noi. Li conoscevo, perciò fui il primo ad accorgermi di loro e mi girai ad allarmare gli altri. Tutti erano pronti, come un 'unità affiatata che comprendeva Jono, Swal, Brett, Scully e Liddy. Ricordo di aver detto a Jono, a denti stretti: «Sta venendo proprio verso di me» e, mentre parlavo, Poleworth si fermò proprio di fronte, a pochi millimetri dal mio viso. Lui mi disse: «Tutto bene, Ted?» e, mentre rispondevo, osservai il tizio alla destra di Poleworth e sentii che Jono aveva fatto un passo avanti alla mia destra. Senza preavviso, Poleworth scattò e colpì il povero Jono al mento. Mentre Jono cominciava a barcollare, io centrai in pieno lo stronzo Yid che si trovava accanto a Poleworth. Era il segnale, cominciava la battaglia. Il South Bank è l'unica parte dello stadio in cui chiunque stia cercando una rissa, può star certo di trovarla. Il Tottenham occupava l'intero South Bank ed era come se avessimo disturbato un nido di vespe. Si vedevano solo gruppi su gruppi di Tottenham che partivano dal lato più lontano

del South Bank, tutti che si affrettavano per partecipare. Tuttavia eravamo in una situazione vantaggiosa, visto che eravamo noi a occupare la parte alta, di conseguenza loro dovevano salire verso di noi e, man mano che si avvicinavano, li colpivamo.

Ormai c'eravamo tutti dentro, impegnati a spingere e far cadere gli altri, restando sempre compatti. Stava scoppiando un bel casino. Poleworth era come impazzito ma, dal momento che eravamo amici, passò oltre a me e si lanciò all'attacco in un'altra direzione. Ricordo di aver pensato, Cristo, magari non vorrà combattere con un amico, ma di sicuro vuole farsi tutti gli altri 200. Quando il resto della nostra banda arrivò dall'angolo superiore della Gabbia nel South Bank, difendendo sempre la parte alta del settore, tutti intonarono il vecchio coro «I.C.F.». C'erano tafferugli che scoppiavano ovunque e c'erano bande del Tottenham che caricavano dall'alto, dal centro e dalla parte bassa del South Bank, nel tentativo di raggiungere gli oltre 200 della I.C.F. che si lanciavano contro di loro dalla parte alta della Gabbia. Cominciammo a spostarci sui lati e in basso, man mano che gli Yids si facevano strada verso l'alto, sempre combattendo. Nel bel mezzo di tutto questo, un cazzo di spazio vuoto si aprì proprio in mezzo a loro e non eravamo stati noi a provocarlo. Non pensate male, noi ci stavamo tutti battendo come leoni. Solamente che, all'improvviso, chi arriva come un terremoto attraverso questo vuoto improvviso sulla gradinata, se non Gally, la nostra Giubba Verde? Ci aveva visti nell'angolo e, quando gli Yids si erano mossi, Gally, Nate e altri si erano insinuati dalle

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prime file del South Bank in mezzo al tumulto, creando quell'enorme spazio vuoto in mezzo alla gradinata. Tutti scorgemmo Gally e cominciammo a combattere per farci strada verso di lui, mentre egli faceva altrettanto. Quell'enorme rissa fra noi e la banda degli Yids deve essere stata uno spettacolo incredibile per qualsiasi osservatore. Poleworth il duro stava ancora combattendo contro tutti noi, ma il fronte degli Yids si era spaccato in due quando Gally, Nat e gli altri si erano gettati in mezzo. Alla fine, Poleworth fu beccato dagli sbirri e, mentre veniva trascinato fuori dallo stadio, vidi la scena incredibile dell'uomo migliore del Tottenham che stringeva la mano al nostro Billy Gali, perché erano amici. Non dimenticherò mai quell'immagine di Gally e Poleworth che si danno la mano. Adesso che era arrivato Gally con i più vecchi, eravamo tutti riuniti, giovani e veterani, e tutto ricominciò un'altra volta. Questa volta gli Old Bill furono più accorti e riuscirono ad arrivare alla svelta. Ebbero davvero la mano pesante con noi e sembravano incazzati neri. Spaccarono tutto e sbatterono fuori dal South Bank, molti di noi, quasi in un colpo solo. Tuttavia, ci furono più o meno una cinquantina di noi - tra cui io - che, mentre succedeva tutto questo, riuscirono a sgattaiolare in una sezione del South Bank separata da una transenna. Non ci volle molto prima che ricominciassero i nostri scontri contro i Tottenham in questo settore, obbligando qualcuno a cercare la salvezza sul terreno di gioco. Questa volta gli Old Bill si assicurarono che tutti noi uscissimo. Eravamo abbastanza soddisfatti di noi stessi. Era magnifico, un quarto di finale di Coppa in notturna e il Tottenham che si presenta con un intero squadrone, tutti convinti di avere l'intero South Bank a disposizione e poi arriviamo noi. Era stata una di quelle battaglie che non si dimenticano facilmente.

La nostra banda era abbastanza di casa nella Gabbia del South Bank quell'anno. Avevamo fatto una bella rissa contro il Coventry e una con il Villa in quella curva, proprio al di sotto della parte più vicina alla zona del bar. Con il Villa era stata una bella battaglia. Eravamo scesi fino al piccolo bar dove loro si stavano radunando e uno dei nostri aveva sfasciato una sedia in testa a un tizio del Villa. Lo fece rimbalzare letteralmente via, quel frocio. Tutti pensammo, oops, ecco che si

comincia, e cominciammo a combattere per la nostra vita. Dopo la partita, incrociammo nuovamente la stessa banda alla stazione e li inseguimmo per tutta Green Street. Quelli del Tottenham, però, erano i migliori e lo capimmo nell'istante in cui mettemmo piede nel South Bank. Scommetto che Jono sì ricorda ancora oggi il cazzotto che si beccò da

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Poleworth. Ricordo che più tardi arrivò a riderci sopra. «Non sa colpire molto forte», fu tutto ciò che disse.

TOTTENHAM-LIVERPOOL-WEST HAMQuella con lo Sheffield Wednesday doveva essere la partita più

importante della stagione e, tra le squadre di Seconda Divisione, venivano descritti come un grosso club con una discreta banda. Tuttavia, quando arrivammo a Kings Cross, scoprimmo che la gara era stata rinviata. Quando sei tutto eccitato all'idea di andare da qualche parte, non puoi semplicemente andartene a casa a leggere il giornale, così decidemmo di andare al Tottenham.

Arrivammo lì abbastanza presto, alle undici meno un quarto circa, e ce ne andammo a passeggio per Tottenham High Road in direzione della zona della Corner Pin. Eravamo circa 400, senza scorta. Quelli del Tottenham erano già lì e ci vennero incontro di corsa, scambiandoci per Scousers. Ci gridarono «Fatevi sotto, Liverpool». Qualcuno gli rispose: «Andate a farvi fottere, siamo West Ham». Loro si fermarono di botto e cominciarono a scappare in ogni direzione.

Gli Scouse arrivarono con una tifoseria più grande della nostra. Dovevano esserci almeno un migliaio e passa di Scousers, ma riuscimmo comunque a spaventarli tutti a morte. Gli Scouse non volevano avere niente a che fare con noi, proprio per la nostra fama.

Questa volta gli Old Bill avevano destinato ai tifosi ospiti la curva di Park Lane. Quelli del Liverpool erano dunque tutti nella curva di Park Lane, separati da noi da un cordone di agenti di polizia e dalle transenne. Sul lato opposto rispetto a noi, il lato dello Shelf, c'erano quelli del Tottenham. Si trattava probabilmente di uno degli incontri più tranquilli di sempre tra i tifosi del Liverpool e del Tottenham. Gli Old Bill sembravano a disagio perfino all'idea di farci entrare, ma alla fine credo che preferissero tenerci in una posizione in cui potevano controllarci, piuttosto che averci nei paraggi in libertà.

Fu divertente vedere la reazione dei giocatori di entrambe le squadre. Sembravano completamente sconcertati. Ogni volta che veniva battuto un corner vicino al nostro settore, dovevano sorbirsi i cori di scherno del West Ham.

Ricordo che, dopo la partita, gli Scousers ci dissero, attraverso le

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transenne, che sarebbero tornati alla stazione insieme a noi. Dicemmo loro di andarsene a farsi fottere, che noi eravamo del West Ham e che non avevamo bisogno dell'aiuto di nessuno. Ci piaceva da matti umiliare i nostri rivali a ogni occasione e l'unica ragione per cui non combinammo niente di serio quel giorno fu perché sia gli Yids che gli Scousers non ne vollero sapere. Senza dubbio pensarono che il rinvio di una partita era una cosa che poteva capitare a tutte le squadre, prima o poi, ma nessuna delle due tifoserie avrebbe mai pensato di andare al West Ham nel proprio giorno libero, senza che la loro squadra ci stesse nemmeno giocando contro.

GLI YIDS ARRIVANO A EAST HAMUna volta qualcuno mi chiese se mi ricordavo di quando gli Yids

arrivarono all'East Ham. Anche se non c'ero, ricordo perfettamente la vicenda. Vi prese parte solo un gruppetto di habitué, ma fu una storia che fece parecchio rumore e per quel giorno non si parlò d'altro. Ricordo di aver pensato, quando la sentii, che avremmo dovuto capire che cosa stava succedendo, perché il

Tottenham era una banda orgogliosa, perfino all'inizio degli anni Ottanta.

Il Tottenham aveva una forte rivalità con il Chelsea e con l'Arsenal a quel tempo e noi avevamo distrutto la loro reputazione. Dopo aver scoperto che avevano distribuito dei volantini a tutti i fans, chiamandoli alle armi contro il West Ham, ci eravamo presentati direttamente alla loro adunata. Per noi queste partite erano diventate l'ennesima occasione per una scazzottata ai danni degli Yids. Per rimarcare la nostra superiorità nei loro confronti, avevamo aggiunto umiliazione a umiliazione presentandoci in massa alla loro gara contro il Liverpool quando nemmeno stavamo giocando contro di loro. Per questo, molti tra i supporter del Tottenham fremevano dalla voglia di vendicare l'orgoglio ferito.

Quello che segue è il resoconto dello scontro tra Yids e West Ham avvenuto durante la stagione '83-84, che spiega bene che rischi si correvano a incontrarci fuori dallo stadio negli anni Ottanta:

Mi trovavo all'esterno del Queens al mercato di Upton Park alle dieci e mezza circa di un sabato mattina. Girava la voce che gli Yids sarebbero arrivati a mezzogiorno, quindi ero in anticipo.

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Non cerano molti West Ham nei dintorni. Vidi arrivare Grisso, Carlton, Swallow, Tiderman, Sherrin, Hodges e altri, provenienti dal Pie & Mash Café. Eravamo in una ventina circa.

Saranno state circa le undici e mezza del mattino, quando un giovane degli Under Fives arrivò correndo dalla stazione, con l'aria preoccupata, urlando a squarciagola frasi che non sembravano avere un gran senso. Cercava di avvertirci che 400 Spurs erano sul suo treno e che si stavano dirigendo alla stazione di East Ham. Ripensandoci, sarebbe stata tutta un'altra storia se fossero scesi a Upton Park, visto che in quel momento di noi, là, ce n'erano pochi.

In una trentina corremmo verso The Boleyn, il pub che si trovava sul lato opposto di Green Street. Sembravamo tutti eccitati. Penso che nessuno avesse creduto alla stima del numero di tifosi avvistati dagli Under Fives sul treno. Di conseguenza, a nessuno passò per la testa l'idea di allertare tutta la banda. Tutto ciò che importava era che gli Yids erano sul nostro territorio e toccava a noi trenta il compito di fermarli. Girammo a sinistra al Boleyn e imboccammo Barking Road, diretti verso la East Ham Town Hall, controllando tutte le vie trasversali che incrociavamo. Sapevamo che l'unica strada da cui potevano arrivare era Wakefield Street, il che significava che stavamo viaggiando paralleli a loro. A un tratto echeggiò un grido: «Sono là». Una banda stava girando l'angolo della trasversale davanti a noi. Si sentì un gran frastuono provenire da quella parte della strada. Vidi Swallow e Kerry girare l'angolo e cominciare a correre verso di loro. Alcuni di noi si fermarono. Avevo il cuore che mi batteva ed ero eccitato e nervoso allo stesso tempo. Una parte di me mi diceva di scappare, l'altra sembrava dirmi che non potevo abbandonare il West Ham. Mi sentivo le gambe pesanti, ma sapevo che non potevo tirarmi indietro proprio adesso. Mi girai per raggiungere Swallow e Kerry. A quel punto, probabilmente, eravamo rimasti in non più di dieci. Gli Yids arrivarono a circa cinquanta metri da noi e si fermarono. Swallow e Kerry erano di fronte a loro e noi eravamo venti metri più indietro. Poi, vidi due West Ham tirare fuori i coltelli e mi sembrò che Swallow avesse qualcosa sotto la giacca. Ci fu questa lunga pausa e io non riuscivo a credere al numero di Yids che vedevo. La stima di 400 persone fatta dagli Under Fives doveva essere esatta. Gli Yids sembravano nervosi.

All'improvviso, risuonò un forte grido e il resto della nostra banda, una ventina di ragazzi circa, arrivò di corsa da dietro l'angolo. Lanciavano grida di ogni genere e agitavano

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bastoni, scope, coltelli a serramanico, qualsiasi cosa. Qualcuno aveva preso due grossi bidoni di plastica e li faceva girare sopra alla testa, un altro si era armato di una bracciata di tegole, che cominciò a scagliare addosso agli Yids. Scoprii in seguito che i ragazzi avevano saccheggiato un negozio di utensili nelle vicinanze.

Gli Yids arretrarono. Sono certo che pensarono a un'imboscata. Girarono sui tacchi e cominciarono a correre, inciampando gli uni sugli altri durante la fuga. La banda del West Ham si riversò su di loro. Gli Yids vennero colpiti da mazze, mattoni, scope e da tutto ciò su cui i ragazzi erano riusciti a mettere le mani.

Su News of the World del giorno seguente, dissero che sei tifosi degli Spurs erano stati medicati per ferite da arma da taglio. La strada era nel caos più totale. La banda degli Spurs venne salvata solo dall'arrivo di tre camionette di Old Bill. Radunarono gli Yids e li misero tutti in fila lungo il muro. Gli Spurs sembravano al tempo stesso sollevati e incazzati neri. Avevano incontrato alcuni dei membri più attivi della I.C.F. e secondo me fu una fortuna per loro che fossimo solamente in trenta quel giorno. Dopo l'arrivo degli Old Bill ci separammo, abbandonammo le armi, e ce ne andammo più o meno così come eravamo arrivati, attraverso le stradine secondarie che ci riportavano a Upton Park.

Più tardi, quello stesso giorno, regnava nello stadio un misto di eccitazione e di totale estasi. Quattrocento Yids, trenta West Ham, il nostro stadio, il nostro territorio, state alla larga... ho detto tutto.

I CORISTI DEL CHELSEA

Mi piacevano da morire gli anni del Chelsea. La loro tifoseria era rinomata in tutto il Paese. Un'armata da combattimento grande come quella del Man U e una reputazione altrettanto valida. Puntavano tutto sul numero, travolgendo l'opposizione con le loro orde, sempre fieri dei colori che indossavano e sicuri del fatto che la loro armata fosse troppo grande per poterla affrontare. Ma quando uomini veramente duri piombarono in mezzo alla banda dello Stamford Bridge e si diedero da fare, si sbarazzarono dei Chelsea come se fossero un branco di coristi, fottuti coristi del cazzo.

Il paragone con i coristi è il modo migliore che ho per descriverli -

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sempre pronti a stuzzicarti a gran voce su quanto loro fossero grandi e quanto tu invece fossi solo merda. Avevano un gran seguito di pubblico e avevano il numero dalla loro parte. Fuori Londra erano piuttosto rispettati. Ma per come la vedevamo noi, erano capaci solo di spaccare tutto. Treni speciali, il lungomare di Brighton - qualsiasi cosa vi possa venire in mente, loro l'hanno sfasciato. Dovunque andassero i coristi del Chelsea, si beccavano le prime pagine, che si trattasse dell'edizione rosea dei giornali del nord del sabato sera o delle pagine domenicali. Loro e l'Armata Rossa del Man U finivano sempre nei notiziari. Eravamo stufi marci del fatto che si beccassero sempre loro i titoloni, come se fossero i cazzoni più duri del Paese... a sentir loro, nessuna banda avrebbe mai preso lo Shed. Compresi quei miserabili bastardi del West Ham. I Chelsea erano i re dell'esagerazione; gli anni di Osgood gli avevano dato alla testa

Il mio primo ricordo di una trasferta al Chelsea per conquistare lo Shed risale al '73, quando il famoso giocatore di colore del West Ham, Clyde Best, sbatté dentro due reti, consegnandoci una vittoria per 4-2. Io ero con i gemelli King e ci incontrammo con la banda di Woolwich. Erano tutti parecchio più grandi di me e avevano già il loro primo impiego. Eravamo un gruppo assortito alla bell'e meglio, ma nonostante ciò, ci comportammo piuttosto bene. Eravamo tutti tifosi del West Ham provenienti dalla zona a sud del Tamigi. C'erano tizi di Dartford, Belvedere, Erith, Woolwich, Plumstead e Thamesmead.

Alla stazione della metropolitana di Embankment, venimmo accolti calorosamente da un chiassoso treno stracolmo di gente del West Ham. Ci ammassammo a bordo, spingendo per riuscire a sistemarci, mentre tutti cantavano She wheels her wheel barrow, through the streets hroad and narrow.

Questa era la banda del West Ham: una massa di gente che cantava, pogava, saltava e sudava, sorridenti facce da delinquenti, uomini adulti con la barba e la tipica pancia da bevitore di birra che sghignazzavano insieme a giovani capelloni a cui non fregava un cazzo della scuola e che odiavano lavorare. Eravamo una processione di Doc Martens. Guardavamo tutti quanti con un senso di adorazione i nostri stivali da teppista, ammirando quelli più lucidi e discutendo i prò e i contro delle punte rinforzate in acciaio. Quelli più fuori di testa sbavavano per esse, ma alla maggior parte dei ragazzi non piacevano perché rovinavano il look classico degli stivali. Mentre il treno si avvicinava alla stazione, cominciavi a stringere di più i lacci. Tutto doveva essere a posto, al momento di mettere in funzione gli

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stivali.Earls Court e le porte si aprono. Che succede? Tutti cominciano a

scendere. Ti metti in fila anche tu, visto che lo fanno tutti, ma che fine ha fatto Fulham Broadway, la classica stazione di arrivo quando si va al Chelsea? Allunghi il collo e cerchi di sbirciare attraverso i corpi che ti circondano. Il canto «Mile End, Mile End» risuona, echeggiando per tutto il marciapiede del binario...

Ti muovi lungo il marciapiede in direzione dell'uscita, un istante prima i tuoi amici sono con te, un istante dopo spariscono in mezzo alla folla. Prima sembriamo una mandria di bufali, poi scoppia il panico, mentre si aprono dei varchi nella folla. Quelli della tua banda si girano e tornano in massa sui propri passi, spingendoti nella direzione opposta. «Indietro! Tutti indietro!» grida Wardy la lepre, un personaggio del West Ham dall'aspetto arruffato, piuttosto famoso negli anni Settanta. Tutti si rimettono in fila per la metropolitana e tu ti fai strada lungo il vagone, con un mezzo sorrisetto per esserti ricongiunto ai compagni con cui eri partito. Ci sono corpi che ti sbattono addosso, siamo tutti schiacciati, alcuni cadono per errore addosso a quelli seduti e tutti ci pestiamo i piedi a vicenda. Sono gli Old Bill, stanno salendo a bordo. «Cass, cazzo, ti sei perso tutto quanto», cantilena uno dei Bagnell. C'erano Chelsea lungo tutto il marciapiede e il primo vagone si era svuotato di botto, seguito subito dal secondo. Quando anche tutti gli altri erano scesi, quelli del Chelsea se l'erano svignata di corsa verso le uscite.

Gli Old Bill erano riusciti a schierarsi, ma non abbastanza in fretta da impedirci di sequestrare diverse sciarpe di seta ad alcuni tizi della banda del Chelsea che avevano cercato di nasconderle nelle loro felpe Slazenger. Afferriamo tutti le sciarpe, cercando di portarcele via a vicenda. Trofei di guerra - le mura delle nostre stanze sono ricoperte di oggetti simili e, ogni volta che raccontiamo quelle storie agli amici tifosi di altre squadre, tiriamo sempre fuori le varie sciarpe per sottolineare quanto il racconto sia recente e che il nostro nome resterà per sempre negli annali della storia delle gradinate.

Scendiamo tutti a Fulham Broadway, lasciandoci indietro la polizia ferroviaria. Toccherà a quella cittadina, adesso. Appena usciti dalla stazione, tutto sembra tranquillo. Attenzione alla scelta del cancelletto giusto da scavalcare per uscire senza biglietto. Gli Old Bill ne pizzicano uno o due, liberando così il passaggio per il resto di noi. Come topi di fogna sbucati in superficie dal

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sottosuolo, restiamo abbagliati dalla luce del giorno. Ti trovi allo scoperto e nel loro territorio, ma ce un cordone di Old Bill Chelsea tutto intorno all'entrata. Sono là per dividere la banda, per impedirci di sparpagliarci lungo tutta la strada e andarcene a briglie sciolte. Ti assicuri di non avere i tuoi colori in vista mentre passi rapidamente davanti al North Stand, il settore del Chelsea destinato ai tifosi ospiti. Guardandoti indietro, vedi la polizia che sequestra i lacci degli stivali ai tifosi e, quando gli va bene, un pettine di metallo - alquanto popolari ai tempi. Per questi tifosi del West Ham, la giornata è già finita; non gli resta che sperare in un po' d'azione nel dopopartita.

Cammini da solo per evitare di attirare attenzioni sgradite, ma visto che davanti e dietro a te tutti fanno lo stesso, in realtà restiamo tutti uniti. Ora siamo dietro alle linee del Chelsea. Oltrepassiamo tutti i pub del Chelsea, dando sempre almeno un'occhiata. .. Peccato che non ci sia nessuno dentro, tranne pochi tifosi Chelsea che non sono in cerca di guai. I più vecchi sanno che raramente succede qualcosa per strada prima della partita. I Chelsea ci staranno aspettando dentro allo Shed o nel cortiletto davanti all'entrata. Il cortiletto è come un grosso parco giochi - se anche loro sono intenzionati a battersi, vorranno farlo laggiù. C'è anche un piccolo pub proprio di fronte, all'esterno del quale di solito si accalcano i loro fans. Ma come al solito le loro sentinelle riescono a dare l'allarme dicendo di aver visto arrivare una grossa banda - forse si tratta degli stessi tizi del Chelsea a cui siamo saltati addosso alla stazione della metro. Solo così si spiega per quale motivo ci stiano aspettando tutti allo Shed, invece di cazzeggiare come al solito nel cortiletto esterno.

Non rimarranno delusi. Chissenefrega di quelle menate tipo «Nessuno prende lo Shed». Il West Ham non solo ha già preso lo Shed, ma lo ha anche usato come punto di ritrovo per anni. Al punto che, ogni volta che ci si mette a parlare di una volta in cui prendemmo lo Shed, è molto difficile ricordare esattamente di quale stagione si stia parlando. Molti sostengono che la miglior

conquista dello Shed da parte del West Ham sia avvenuta in quello che divenne famoso come l'anno della polizia a cavallo. Quella volta conquistammo lo Shed, venimmo cacciati fuori, poi riattraversammo di corsa il campo per riprendercelo di nuovo. Era il Boxing Day [2] della stagione '77-78, come ricorda Mouthy Bill:

Entrammo nello Shed dall'altro lato, vicino ai servizi dello stadio, dalla parte opposta rispetto all'entrata principale della curva di casa del Chelsea.

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Quando guardammo in alto, vedemmo che tutti i Chelsea erano in attesa in cima alle scale. Capimmo che era un po' presto, così andammo ai servizi per circa dieci minuti.

Quando ne uscimmo, quelli se ne erano andati, così salimmo nella curva dello Shed. Comprai un programma e decisi di sedermi a leggerlo proprio accanto alle scale da cui eravamo saliti; eravamo più o meno in otto o nove. Mentre eravamo tutti seduti o in piedi lì attorno, all'improvviso venni colpito. Sentii la frase «Non è Natale, oggi» e mi vennero tutti addosso; ci avevano sgamati, sapevano chi eravamo. Cominciammo allora a indietreggiare e venimmo sospinti contro la transenna. Ricordo che Dickle e gli altri erano dall'altra parte della transenna e si sporgevano nel tentativo di spaccare la faccia agli stronzi che ci stavano attaccando. Arrivarono gli Old Bill a risolvere la situazione. Dissero: «Sentite, ragazzi, potete passare di là e andarvi a sedere ai vostri posti, questo è il settore del Chelsea e non è consigliabile per voi rimanere».

Allora gli dissi: «No, noi resteremo qui, amico, non andrà avanti così ancora per molto». Poi si sentì una specie di ruggito. Riuscimmo a vedere tutto perché lo Shed è costruito come una specie di semicerchio, perciò guardammo dall'altra parte e vedemmo il West Ham arrivare all'assalto, facendosi strada a pugni e calci verso la cima della gradinata. Vidi tutti i Chelsea battere in ritirata. Poi sembrarono girarsi e correre di lato. Poi l'intero Shed si mise a correre -in qualsiasi parte della curva c'era gente che correva. Ora io e i ragazzi che erano con me cominciammo a menare i tifosi del Chelsea dalla parte opposta. Li prendevamo per un braccio e chiedevamo loro: «Ma che sta succedendo?» Loro rispondevano: «È il West Ham, stanno arrivando!» Non appena dicevano così... Barn!... perché a questo punto era chiaro che erano tifosi del Chelsea. Così partimmo alla carica e ci aprimmo la strada tra la folla, fino a quando incontrammo una massa di tifosi del West Ham. Era fatta, eravamo tutti riuniti. Avevamo preso il loro Shed. Quando arrivarono anche gli Old Bill e quelli del Chelsea tentarono di riorganizzarsi, fu un vero manicomio. Gli Old Bill non fecero sconti e i West Ham vennero cacciati fuori, a bordo campo... ricordate quei lunghi cartelloni pubblicitari che piazzavano dietro alle porte? Bene, c'era un cartellone in particolare, sorretto da una sedia. Un sacco di stronzi saltarono fuori da dietro di esso e arrivarono a bordo campo gridando: «Fatevi sotto... siamo del Millivall!» Così afferrai la sedia. Il cartellone cadde e... bash... colpii un tizio con la sedia e poi la scagliai. Uno sbirro a cavallo mi aveva visto e cominciò a darmi la

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caccia... mi prese per i capelli, ma io riuscii a divincolarmi nei pressi della porta e a fuggire mescolandomi in mezzo agli altri tifosi del West Ham che stavano attraversando il campo in direzione dell'altra curva, mentre uno schieramento di poliziotti a cavallo sigillava lo Shed dietro di noi.

Quando arrivammo dall'altra parte dello stadio e ci ritrovammo nel North End, vedemmo che un 'altra grossa banda di West Ham aveva incominciato a combattere nello Shed. Era come un segnale, tutti quanti nel nostro settore cominciarono a riversarsi nuovamente in campo. Molti ci riuscirono e cominciarono a riattraversare il campo, solo per essere accolti da una fila di poliziotti a cavallo che avanzava verso metà campo.

Per quanto riguarda l'altro gruppo di West Ham che impazzavano nello Shed, l'unico modo in cui gli Old Bill potevano sbatterli fuori era mandando in campo anche loro. Quella fu una giornata memorabile. La nostra banda si dimostrò nettamente superiore alla più grande tifoseria di teppisti di Londra.

Anche Woolwich ritiene che quella sia stata la miglior conquista dello Shed di sempre. Ecco come descrive l'attacco allo Shed sferrato passando dall'entrata principale:

I Chelsea si erano appena riorganizzati. La stagione precedente avevano incontrato solamente squadre insignificanti. Ricordo che erano andati in posti come Norwich e avevano combinato qualunque tipo di stronzata possibile, come sfasciare i treni e via dicendo. Quell'anno era il mio ultimo anno a scuola e i ragazzi del Chelsea che conoscevo continuavano a ripetermi quanto la loro fosse una banda di duri. Quando arrivò finalmente il giorno della nostra trasferta al Chelsea, io dissi loro: «Guardate che entreremo nel vostro Shed». Loro continuarono a ripetermi che non ce l'avremmo fatta a entrare nello Shed.

Ci incontrammo in un pub chiamato The Palmerston all'angolo con Kings Road. Ovviamente nessuno indossava i nostri colori e ci ritrovammo in un gruppo di circa duecento persone. Se ci pensate, chi va a una partita casalinga in duecento, tutti insieme? Non succede mai. Be', noi percorremmo la strada tutti insieme e qualcuno ebbe il buon senso di portarsi una sciarpa del Chelsea e di stenderla lungo la prima fila, con tutti noi che cantavamo «Chelsea!» fuori dallo Shed. Al giorno d'oggi, gli sbirri ti piomberebbero subito addosso, ma a quei tempi agli Old Bill non sembrava fregare molto.

Pagammo ai cancelletti ed entrammo nello Shed attraverso quelle scale

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ripidissime. Pur non essendo proprio in prima fila, ero comunque tra i primi che entrarono. Salimmo per le scale mentre pian piano entrava il grosso della folla. Arrivammo tutti in cima alle scale e cercammo di mimetizzarci tra la gente. Era chiaro che sapevano chi eravamo, infatti vennero tutti intorno a noi. Mi ricordo di uno stronzo che ci disse: «Voi non siete del Chelsea». Qualcuno gli rispose: «Cazzo se hai ragione, stronzo». Bang. Saltò tutto per aria. Qualcuno colpì lo stronzo e ci gettammo nel mezzo dello Shed. A questo punto, tutti i West Ham nascosti tra la folla smisero di fingere di essere un signor Nessuno che si legge il suo programma e si unirono a noi, attaccando lo Shed tutti insieme.

Conquistammo il centro dello Shed, con i Chelsea spazzati via sia davanti che alle nostre spalle. Poi gli Old Bill cercarono di sbatterci fuori. A un certo punto ci ritrovammo alla transenna con la maggior parte dei West Ham già ricacciati sul campo e i Chelsea che cercavano di attaccare alle spalle i pochi di noi che ancora rimanevano nello Shed. I ragazzi del West Ham che si trovavano a bordo campo videro la scena, tornarono dentro e cominciarono a correre di nuovo verso di noi, così come fecero quelli che già erano sul campo.

Pensando a quegli idioti che continuavano a ripetere «Vi faremo il culo», fu una cosa assolutamente straordinaria prendere lo Shed. Ho sempre rispettato altre tifoserie, ma non loro. Non ho mai avuto particolare considerazione per i Chelsea, perché ogni volta che ci siamo trovati

contro di loro, le hanno sempre prese, per quanto mi riguarda.Anche se questa fu la stagione in cui cominciò la storia della I.C.F., non

eravamo ancora organizzati come saremmo stati in seguito. A quei tempi si aspettava che arrivassero le facce giuste e le si seguiva. Ma per quanto riguarda lo Shed del Chelsea, lo usavamo tutti come punto di ritrovo del West Ham.

Il resoconto di Jimmy Smith del primo vero gruppo di West Ham in quella curva e degli eventi del dopo partita, rinforza l'eccitazione che provammo nel prendere lo Shed quella volta. E un autentico classico: due bande e due grosse reputazioni, una delle quali finisce in frantumi:

Mi trovavo nelMile End dalle dieci del mattino; arrivarono centinaia di West Ham. Partimmo alle undici e mezza circa, il treno completamente pieno. Metà del treno scese a Sloane Square mentre il resto della banda rimase a bordo fino a Earls Court, poi allo Stamford Bridge. Là incontrammo Nat e ci fu qualche scaramuccia perché un paio di stronzi ci

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indicarono col dito. All'una circa, una banda di una cinquantina di noi entrò nello Shed, senza alcun tipo di organizzazione -a differenza del Chelsea, che erano tutti arrivati abbastanza presto. Per l'una e quarantacinque, la banda del Chelsea arrivò all'assalto e io me ne rimasi là a guardare il cielo, ammirando le formazioni nuvolose che promettevano pioggia. I cinquanta West Ham vennero buttati sul campo. Io ero ancora lì, restando per conto mio. Pensai, saranno quasi le due e un quarto. Pensai, 'fanculo, gli do ancora venti minuti e se gli altri West Ham non arrivano, me ne vado. Giù sulla strada di fronte al cortiletto dell'entrata che portava allo Shed c'erano tutti i Chelsea e tra di essi riuscivo a distinguere Ted, Bill e Scoeby. Era la banda del West Ham che era scesa a Sloane Square. Curiosamente, stavano cantando canzoni del Chelsea. Uno di loro mi disse in seguito: «Cantavamo canzoni del Chelsea mentre camminavamo per Fulham Broadway. Gli Old Bill si girarono e uno di loro disse: "Cazzo, non è bello che non si vedano tifosi del West Ham in giro?"» Due minuti dopo, i West Ham fecero il loro ingresso. Ricordo di aver visto Big Ted salire le scale. Arrivato in cima, gli dissi: «Porca puttana Ted, ci hanno appena sbattuti fuori di qui».

La pronta risposta di Ted fu: «Questa banda non riusciranno a buttarla fuori».

Circa duecento West Ham erano sbucati dalle scale e il Chelsea aveva ormai capito che il nemico era entrato. Volò qualche pugno e si sentì solo gridare: «West Ham!» Mi ricordo di Kerry Tidman, Vie Dark e Chingy tutti in cima alle scale e poi cominciò tutto proprio attorno a noi. Superammo di corsa le transenne, ammazzando di calci tutti i Chelsea che trovavamo sulla nostra strada. Ci fermavamo a ogni transenna, serravamo le fila e ci scagliavamo contro la barriera successiva. Quando arrivammo in fondo allo Shed, l'unico coro che si sentiva era: «Abbiamo preso ancora/lo Shed di Stamford Bridge».

Tutti si congratulavano a vicenda. Con 400 o 500 West Ham tutti radunati in fondo alla curva del Chelsea, non potevamo fare a meno di gasarci, e gridavamo: «Forza, venite a riprendervi la curva». I tifosi del Chelsea erano assolutamente infuriati, ma non riuscirono a riprendersi la curva. C'era un fan di colore del Chelseà particolarmente esagitato che correva come un cretino, cercando di fare a botte con chiunque. Io gli feci un cenno col capo, strizzandogli l'occhio come per dire: «Vieni qui, amico, siamo con te -siamo del Chelsea». Quello tese le braccia e si trascinò dalla mia parte dello Shed. Appena fece questo, lo colpii con la punta d'acciaio

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dello stivale proprio sotto il mento. Volò rimbalzando all'indietro, solo per ritornar ancora

tutto incazzoso - un perfetto idiota. Pensai, tutto questo è davvero fantastico, dobbiamo assolutamente rimanere qui, ma gli Old Bill la pensavano diversamente. Chiamarono tutti i rinforzi possibili e cominciarono a farci uscire dallo Shed.

Quando ci portarono a bordo campo, ricordo di aver visto Tony Barker appendersi alla traversa della porta. Pensai che Ciccio stesse cercando di spezzarla, in modo da far rinviare la partita. C'erano West Ham sparsi per tutto il campo che prendevano a calci le zolle. Pensai, magnifico, facciamo posticipare la partita e potremo rifare tutto daccapo, questa volta in notturna. Ma sfortunatamente, la partita venne giocata. Il portiere del West Ham Mervyn Day lasciò passare due dei gol più parabili di sempre e perdemmo 2-1. Eravamo fuori dallo Shed e dentro al North Stand, quando la partita finì. Girò la voce: «Non andiamocene ancora, nessuno se ne vada ancora». Poi, quindici minuti dopo il fischio finale, Gardner decise finalmente di muoversi. Subito, tutti quanti attorno a me uscirono dal North Stand. Alcuni tifosi del West Ham che se ne erano andati in anticipo erano stati assaliti all'esterno. Ma questi erano i tipici esemplari da North Bank, idioti capaci solo di fare un gran casino. Era la banda a muoversi adesso, tutti con addosso la sensazione di essere maledettamente intoccabili. Uscimmo e tutta la tifoseria del Chelsea ci stava aspettando all'esterno del pub situato di fronte all'ingresso del North Stand. Noi però uscimmo in incognito, niente sciarpe, niente casino, niente. Piombammo loro addosso di sorpresa e li massacrammo. Corsero via in direzione di North End Road. La nostra banda di circa 300 o 400 continuò a camminare oltre la stazione di Fulham Broadway, dove file di tifosi stavano andando a prendere la metropolitana. Circa mezz'ora o quarantacinque minuti dopo la partita, apparve Babs del Chelsea - un uomo con un braccio solo e una

grande reputazione. Era sbucato fuori da qualche parte sulla strada, con l'aria più seria del mondo. No problem, siamo tutti qui, faremo a pezzi anche la sua banda. Nessuno dava peso alla voce secondo cui avesse attaccato un gancio da macellaio al moncherino. La strada intera fremeva per l'eccitazione. Entrambi gli schieramenti si prepararono ad attaccare. Noi eravamo tutti impazienti, guardavamo fisso Babs Un Braccio, pensando che il primo che fosse riuscito a stenderlo poteva diventare un nuovo eroe di cui narrare le gesta, al momento di raccontare il resoconto della giornata. Bisogna dare a Babs Un Braccio il rispetto che si merita,

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perché disse: «Dov'è Bill Gardner? Voglio Gardnerl» Era serio mentre fronteggiava tutti noi, ma fece un passo avanti seguito da otto passetti all'indietro quando Gardner si fece avanti tra la folla. Subito dopo, scomparvero tutti - gli Old Bill li portarono via.

Con gli Old Bill pesantemente sulla scena, anche noi ce ne andammo ma le cose ricominciarono lungo la strada. Babs Un Braccio tornò alla carica. «Dov'è Gardner?» Gardner non era lì, ma Babs riconobbe Natley e disse: «Se Gardner non è qui, andrai bene anche tu». Nat si fece avanti, i due eserciti si studiarono per un po', poi ci gettammo all'attacco ma gli Old Bill riuscirono a rimettersi in mezzo e ciò fu tutto. La fine di una bella giornata per il West Ham.

L'unico modo in cui un incontro con il Chelsea poteva risultare interessante era se erano loro a presentarsi in casa nostra con intenti bellicosi. Andare al Chelsea voleva dire portarsi dietro tutti i nostri sciarpisti per una scampagnata. Lo sciarpista era il tifoso medio che si atteggiava a hooligan, ma alla fine erano più chiacchiere che azione. Per un po' di tempo il Chelsea trasformò il loro North Stand in un equivalente del nostro South Bank, mettendoci dentro una banda decente e suonandole a tutti i tifosi ospiti, tranne quando giocavano contro di noi. Sapevano che lo

Shed non era sicuro quindi, per darsi anche un tocco di classe, andarono a piazzarsi sulle poltroncine laterali. Girò voce che sarebbero andati nel settore 13. La I.C.F. era in grande crescita a quel tempo; facemmo il vecchio giochino di passare in due ai cancelletti, qualcuno si stampò da solo i propri biglietti e Swallow e company entrarono nel settore 13.

Lo Shed era stato conquistato da noi più di una volta. In effetti era ormai diventato peggio di una barzelletta. L'unica via di redenzione possibile per il Chelsea era di venire a Upton Park.

Così il Chelsea venne in casa nostra. Tre quarti d'ora prima del calcio d'inizio, scoppiarono dei tumulti tra la folla all'interno del South Bank e il risultato furono centinaia di tifosi del Chelsea che si riversavano sul campo. Scontri ulteriori sul campo portarono all'arrivo di rinforzi della polizia. Cinquantasette persone furono arrestate, facendo sì che il club venisse invitato a erigere transenne all'interno di Upton Park. Era la stagione '80-81, un anno in cui lottammo con le unghie e con i denti per mantenere il controllo sul South Bank, per assicurare che la nostra intimidazione continuasse a fare di Upton Park una zona proibita per i

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tifosi ospiti.Mark Woolwich era presente nel South Bank in occasione di quella

partita. Ricorda che, proprio a partire da quella stagione, il club si era fatto furbo riguardo ai nostri raid nel South Bank e aveva incominciato a richiedere che tutti i tifosi ospiti avessero un regolare biglietto. Ma noi riuscimmo a entrare lo stesso, in qualche modo, come avevamo fatto con il Tottenham nella stessa stagione:

Quando riuscimmo a ottenere i biglietti, trovammo qualche stratagemma per riuscire a far entrare un numero sufficiente di noi. Per un certo numero di ragazzi bastò allungare una semplice mancia ai tizi di controllo ai cancelli principali. I casini scoppiarono proprio nel mezzo del South Bank. Avevamo certi personaggi come Dicky il pazzo, che poteva mettersi a fare a botte in qualsiasi momento per conto suo.

Per anni era stato un classico vederlo scortato in giro per il campo con il braccio piegato dietro alla schiena, che fossimo in casa o in trasferta. Dicky si stava procurando la prima di una lunga serie di multe del lunedì mattina. Si aprì un grosso varco, come succede sempre in situazioni come queste. Cominciammo tutti a tirare cazzotti a destra, a sinistra e in mezzo. Una quantità enorme di tifosi del Chelsea saltavano sul campo pur di riuscire a scappare da quel settore. Una scena patetica. Alcuni di loro erano a settanta metri di distanza, lontanissimi da qualsiasi casino, e si gettavano ugualmente in campo. Andò a finire che dovemmo scendere anche noi sul campo insieme loro.

Non ho mai trovato il Chelsea un avversario particolarmente duro, perché ogni volta che li abbiamo affrontati, li abbiamo sempre conciati per le feste.

1. In Inghilterra viene chiamato così il primo giorno della settimana dopo il Natale, in cui vengono tradizionalmente consegnati regali e scatole natalizie a impiegati, postini ecc. [N.d.T.]

RISSE AD ABERDEEN

La I.C.F. non si limitava a operare a sud del confine. Mark Woolwich ricorda una rissa in cui il West Ham si trovò coinvolto durante un torneo pre-stagionale ad Aberdeen:

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Era stato organizzato un torneo amichevole ad Aberdeen durante la pre-stagione '81-82. Il torneo prevedeva la presenza di quattro squadre: West Ham, Man United, Aberdeen e, a sorpresa, il Southampton. Doveva essere una specie di scherzo invitare il Southampton a un evento così prestigioso. Fra l'altro, non so neppure che cosa ci facessimo noi, là dentro!

Arrivammo con un treno il venerdì sera. Non eravamo un gruppo particolarmente numeroso, forse 200 persone in tutto, perché non eravamo sicuri che l'Aberdeen avesse una banda e sapevamo per certo che il Southampton non l'aveva. Il nostro bersaglio principale era il Man United, con cui dividevamo sentimenti di profondo odio reciproco. Tra i nostri, sul treno, le solite facce su cui sapevi di poter contare. Gardner era lì, così come Scully, Swallow e un bel po' degli Under Fives, Durridge e Woody. C'era un discreto numero di giovani emergenti. Dovevamo sembrare un gruppo piuttosto stravagante, rispetto a molte bande di tifosi del tempo. Le differenze di stile tra membri della stessa banda non avrebbero potuto essere maggiori: quelli della T.B.F. con i loro capelli lunghi e il loro gusto nel vestire tipico degli anni Settanta, in contrapposizione ai look giovanili e moderni degli Under Fives. Nonostante le differenze però, quando si trattava di combattimenti e del West Ham, diventavamo come una cosa sola. In quel periodo della Intercity Firm, tutte le bande erano unite fra loro ed erano decise a non permettere che le differenze locali dividessero la I.C.F.

Una cosa che ricordo di questo periodo è che tutti sembravano avere un sacco di soldi a disposizione. Trenta sterle non sono niente oggi, ma allora era una bella cifra, eppure era quello il costo dei nuovi pantaloni che tutti indossavamo, o di un bel paio di jeans Lois o Farah. Per trenta sterle riportavi a casa anche un maglioncino Diamond Pringle da mettere sopra la camicia. Lo chiamavamo stile casual ed eravamo tutti appassionati di marchi firmati. Se escludiamo la T.B.F. e la sua moda rétro, ben rappresentata da Scoeby, la InterCity era all'avanguardia della moda casual applicata al mondo del football. [Scoeby era un grassone, membro della vecchia banda del West Ham chiamata TBF. Gli Under Fives consideravano lo stile anni Settanta della TBF, roba da dinosauri.] Se consideriamo il costo dei vestiti, da aggiungere al costo delle trasferte, c'era da chiedersi come potessimo permetterci di andare a tutti gli incontri fuori casa. Nella InterCity non mancavano i personaggi caratteristici. L'East End ne era pieno e si può dire che anche noi avessimo la nostra parte di elementi da sbarco. Era qui che gli Under Fives, e forse i Towners,

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recitavano un ruolo di primo piano. Conoscevano un sacco di stratagemmi. Uno dei più diffusi ai tempi, nonché uno di quelli che durò più a lungo per noi, era il trucco del biglietto del treno. Lo conoscevano tutti. La British Rail aveva avuto l'idea di equipaggiare i controllori con blocchetti di biglietti per compilare e rilasciare i biglietti sul posto ogni volta che beccavano un passeggero sprovvisto. Scoprimmo presto che una stazione di East London era facilmente scassinabile, quindi veniva continuamente svaligiata di tutti i blocchetti. Una volta che avevi i blocchetti, ci potevi scrivere sopra la destinazione per qualsiasi città del Paese.

Questo trucco sembrava a tutti piuttosto stupido, visto che la destinazione dipartenza era sempre la stazione da cui provenivano i blocchetti. Tuttavia, dal momento che si dava per scontato che i biglietti potessero essere rilasciati solamente da un controllore, venivano accettati senza discussioni. Viaggiammo in lungo e in largo grazie a quello stratagemma e credo che la pacchia finì solo quando qualcuno venne pizzicato a una partita con un blocchetto nella tasca posteriore.

Brett Tidman spiega come fu il viaggio fino in Scozia insieme ai ragazzi per quel torneo - viaggiare su un intercity con la InterCity:

Di quel viaggio fino ad Aberdeen, mi ricordo uno degli Under Fives, un giovanotto dai capelli biondi, una vera peste. Essendo giovane, continuava ad andare su e giù per tutto il tempo e non lasciava dormire nessuno, arrivando perfino a far scattare un estintore. Ogni volta che stavi sonnecchiando nel tuo sedile con la testa appoggiata a un braccio, cercando di schiacciare un pisolino, venivi svegliato da lui in continuazione. Era il peggior incubo di tutti, un'autentica peste del cazzo.

Decidemmo che questo ragazzino se le andava a cercare. Sapevamo che avrebbe dovuto dormire prima o poi e quando lo trovammo addormentato con la bocca aperta, pensammo, ok, è nostro. Qualcuno arrotolò della carta e la infilammo gentilmente tra le sue labbra, poi le demmo fuoco... bang! Beccati questo, piccolo bastardo, divertiti adesso! Arrivammo ad Aberdeen verso le dieci di domenica mattina. Appena scesi dal treno, vedemmo quelli del Man United, tutti là in piedi ad aspettare noi. Dovevano aver controllato l'orario degli arrivi per scoprire quale potesse essere il nostro treno. Ci fu un po' di cagnara e li inseguimmo fino alla strada. Dopo averli messi in fuga, rientrammo e cominciammo a pensare a dove ci saremmo sistemati. I tifosi ufficiali del West Ham in trasferta avevano già prenotato le stanze negli hotel locali in anticipo, così chiedemmo a loro se potevamo lasciare i bagagli nelle loro stanze, che era quello che facevamo di solito

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nelle trasferte in Inghilterra. Una volta sistemate le borse, andammo alla prima partita. Quando ritornammo dalla partita, incontrammo quattro tizi di Southampton. Ci dissero che avevano passato la notte precedente in un parcheggio, dormendo nella Mini con cui erano arrivati fino a lì. Se avete presente il tempo in Scozia, capirete che non se ne parlava neanche. Durante la nostra partita contro l'Aberdeen andammo continuamente avanti e indietro, combattendo con i tifosi scozzesi. Scoprimmo più tardi che si trattava di tifosi occasionali. Dietro alla loro curva c'era una grande collina che sovrastava lo stadio. Mi ricorderò sempre la sensazione di quando ci trovammo in cima a quella collina, intenti a tirare qualsiasi cosa addosso ai tifosi dell'Aberdeen che arrivavano correndo verso di noi. Ricordo anche che quattro ragazzi del West Ham pisciarono verso di loro mentre quelli gli passavano accanto correndo.

Quando il casino fu sedato e gli Old Bill riuscirono a mandarci via, ritornammo tutti all'hotel. Mentre eravamo lì, venimmo a sapere che uno dei quattro ragazzi del West Ham era stato arrestato. Istantaneamente, tutti pensammo alla stessa cosa... una camera libera! Posso garantirvi che la mattina dopo, quando ci svegliammo, c'erano almeno venti persone ammassate nella stanza. Immaginatevi cinque nel letto, un po' nel bagno e un sacco di altri corpi stesi sul pavimento. Non solo gli avevano occupato la stanza, ma più tardi scesero e gli fecero fuori anche la colazione. Non dimenticherò mai la faccia della cameriera che dovette servire circa ventotto colazioniaddebitandole sul conto di una stanza a due letti!

Gli avvenimenti dietro le quinte di queste amichevoli pre-stagionali finivano spesso con l'essere più interessanti per i tifosi del le azioni sul campo. Prendete una notte con avversari sconosciu ti in territorio sconosciuto, aggiungeteci qualche conto da salda re con vecchie conoscenze e qualche insolita alleanza e avrete tut ti gli ingredienti per un weekend da delirio. Aberdeen non avrebbe tradito le aspettative!

Ricordando gli scontri che si scatenarono dopo le prime partite del torneo, Woolwich sostiene di non essere rimasto particolarmente impressionato né dai Mancs, né dai Jocks:

C'erano circa duecento di noi in tutto ad Aberdeen, mentre il Man United aveva il solito migliaio di persone o giù di lì. UAberdeen, in quanto squadra di casa, non sarebbe certo stata in sottonumero, eppure decisero di unirsi al Man United per affrontare noi. Non è ridicolo? Mi sembra di ricordare che il Man United avesse affrontato il Southampton mentre noi affrontammo lAberdeen. Dopo le partite i Mancs e i Jocks ritornarono nel

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centro della cittadina, mentre noi stavamo bevendo qualcosa in un pub. Io ero lì con un gruppetto dei nostri, tra cui Scully e diversi altri. Cominciammo a beccarci con i Mancs e i Jocks appena questi entrarono nel pub, ma erano in troppi, così ritornammo all'hotel per avvertire gli altri che le cose si stavano scaldando. Era ancora presto, più o meno l'ora del tè, e la maggior parte dei nostri ragazzi era in camera a farsi una doccia. Non se l'aspettavano, così dovemmo faticare per convincerli che quelli del Man United erano qui e pronti a combattere. Vidi Bill Gardner uscire con appena un asciugamano addosso, ma questo non lo fermò dal dare loro la caccia. Loro erano in parecchie centinaia e i nostri ragazzi li affrontarono con ancora addosso boxer e schiuma da barba! Tuttavia direi che ci comportammo più che onorevolmente, visto che mettemmo in fuga loro e i loro soci dell'Aberdeen per tutto il viale. In quei giorni vi era nell'hotel anche un numeroso gruppo di texani, a causa della vicina raffineria petrolifera. Quando iMancs avevano cercato di entrare di forza nell'hotel, gli americani erano rimasti da parte a osservare le due schiere di tifosi che correvano su e giù per la strada, con quelli del Man United che facevano volare qualsiasi cosa su cui riuscivano a mettere le mani... tutto tranne i propri pugni! Ricordo che i texani dissero che era stato come osservare la carica di una mandria di bisonti in America. Il giorno seguente, domenica, dovevamo giocare contro il Man United. Credo che ci abbiano sconfitti con un punteggio ridicolo di cinque o sei a zero. Quella fu l'ultima partita del torneo, poi ritornammo tutti alla stazione. Sapevamo di non poter stare lì a cazzeggiare perché il treno partiva alle sei e il prossimo non sarebbe partito prima di mezzanotte. Mentre gironzolavamo tutti per la stazione iti attesa del treno, arrivò una banda del Man United con l'intenzione di prendere lo stesso convoglio. Cominciammo a pestarli e a inseguirli nuovamente per la strada. Arrivarono in un posto da dove non potevano più scappare, così si girarono e cominciarono ad attaccarci a loro volta. A questo punto era diventata una battaglia su grande scala. Alcuni dei Mancs cominciarono a saltare dentro ai giardinetti delle case adiacenti nel tentativo di fuggire, dal momento che li stavamo letteralmente spazzando via.

Anche se i Mancs ci erano superiori di numero di circa tre a uno, erano ormai troppo spaventati perfino per ritornare alla stazione. Non avremmo permesso loro di salire sul treno e, del resto, loro stessi non avevano nessuna voglia di salirci con noi. Fu a questo punto che gli Old Bill si misero in mezzo per porre fine alle cose, stendendo un cordone attorno alla stazione e bloccando cosi definitivamente i Mancs all'esterno. Li

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lasciammo mentre si lamentavano con gli Old Bill che avrebbero perso il treno. Nel frattempo, mentre il nostro treno veniva fatto fermare alla stazione di Edimburgo, qualcuno guardò sugli schermi dell'altro binario e vide che c'era un rapido da Edimburgo diretto a Euston. Pensammo tutti che faceva al caso nostro, così attraversammo di corsa i binari, diretti verso casa. Era stato un weekend pazzesco.

NOI SIAMO IL LEEDS !

Se esistesse qualcosa come un elite o una premier ìeague dei teppisti da stadio, probabilmente comprenderebbe noi, il Millwall, il Man United, il Liverpool, il Chelsea e il Newcastle. Bisognerebbe aggiungere anche il Leeds a questa lista, perché hanno fatto anche loro parecchi danni nel corso delle varie stagioni.

Negli anni Settanta non avevamo mai avuto il numero sufficiente per imbarcarci in trasferte lontane e il Leeds giocava partite che cadevano sempre con turno serale infrasettimanale o come posticipo serale. Per quanto riguarda le trasferte del Leeds in casa nostra, era garantito che si sarebbero beccati una ripassata dentro o fuori dal South Bank, ma loro si presentavano sempre.

Mi ricordo una stagione, che potrebbe essere stata la prima della I.C.F. nel '77-78, in cui i Leeds arrivarono con una flotta di pullman. Appena i nostri scovarono il posteggio dei pullman, li sfasciarono tutti, sia quelli parcheggiati che quelli ancora in movimento. I tifosi del Leeds vennero trascinati fuori, in mezzo alla strada. La cosa degenerò in un'orgia di distruzione al livello di uno scontro con il Chelsea o il Man United. Non era il comportamento abituale del West Ham, ma il Leeds era il tipo di squadra che ti faceva davvero scatenare. Basti pensare all'odioso sogghigno di Revie, tipico del Leeds, o a quanto erano arroganti tipi come Giles e Bremner sul campo ed era così che noi vedevamo i loro tifosi... sporchi bastardi del Nord.

Con il West Ham in Seconda Divisione e il Leeds in Prima, i due famigerati eserciti di teppisti non riuscirono a incontrarsi fino alla stagione '81-82. C'era già stata però una partita in cui pensavamo che si sarebbe potuti venire alle mani. Era la sera in cui ci recammo a Elland Road per una semifinale di Coppa contro l'Everton. Quella fu una grande notte. Nessuno di noi dimenticherà mai quanto andammo in delirio quando

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Frankie Lamp [1] salì in cielo a segnare il gol vincente nei minuti finali della gara e, per festeggiare, si scatenò in una folle danza attorno alla bandierina del corner, proprio davanti alla nostra curva.

Le bande si equivalevano per numero, ma i tizi dell'Everton, che avevano il nostro rispetto, non tentarono mai con sufficiente convinzione di spezzare il cordone di polizia per fare qualcosa contro di noi. Non li vedemmo neppure. Se ne andarono semplicemente per la loro strada. I tifosi del Leeds, tuttavia, avevano starnazzato riguardo alla possibilità di unirsi all'Everton e di battersi con noi nel centro della città. Dopo la partita, centinaia di West Ham si diressero verso il centro di Leeds, in parte per festeggiare e in parte per presentarsi all'appuntamento, ma non si approdò a niente. Ci fu qualche scaramuccia isolata, ma il grosso del Leeds quella sera rimase in periferia, restando a guardare mentre il West Ham se ne andava a passeggio per la loro cittadina, senza nemmeno preoccuparsi di girare in gruppo.

Due stagioni più tardi ritornammo a Leeds, ma questa volta loro erano in forze e pronti allo scontro e questo rese la giornata più interessante.

TRASFERTA A LEEDS, '81-82Terry Sherrin ricorda quanto tutti ci divertimmo a Leeds:Avevo perso il primo treno per Leeds, che portava il grossodella banda, e dovetti prendere quello successivo. Questo treno era

carico di tutti i ritardatari che avevano mancato la banda principale sul treno più veloce, più tutte le nuove leve, soprattutto Under Fives. Cerano circa 150 West Ham in tutto.

Quando uscimmo dalla stazione a Leeds cominciammo a raggrupparci. Cerano circa trenta dei nostri, tra cui Bruce, Micky Bowers e Liddy. Eravamo tutti riuniti fuori dalla stazione quando arrivarono alcuni tizi del Leeds. Un tizio del Leeds ci lanciò qualche insulto e i ragazzini risposero qualcosa sul fatto che quelli del Leeds erano dei coglioni. Quando i Leeds cominciarono a sfidarci dicendo: «Fatevi sotto, allora», tutti attraversarono di corsa la strada per attaccarli. Li inseguimmo dentro al centro commerciale in cui si erano riuniti altri Leeds. Io lanciai un'occhiata al nostro gruppetto. Si trattava di qualche cane sciolto che aveva fatto tardi all'appuntamento con il grosso della banda, più qualche ragazzino. Sapevamo di dover entrare là dentro e che il nostro primo obiettivo doveva

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essere questo gruppetto di venti luridi Leeds, così pensammo, bene, andiamo. Facciamoli fuori e non preoccupiamoci di queste merde. Entrammo dritti nel centro commerciale, tutti insieme, come una banda. Era una trappola. L'intero centro era pieno di Leeds e ci stavano tutti aspettando. Ciò che non sapevamo era che il primo treno era già passato di là e aveva dato loro una ripassata. Quelli del Leeds si stavano ancora leccando le ferite, quindi non vedevano l'ora che arrivasse il secondo treno da Londra. Ci piombarono addosso da tutte le direzioni, riempiendo l'aria di urla: «Leeds, Leeds, Leeds!» I nostri giovani erano pronti allo scontro e gridavano: «Fatevi sotto, siamo del West Ham!» I vecchi restarono uniti e quando mi girai a guardare e vidi che anche i giovani restavano uniti come un plotone, mi sembrò fantastico. Era come una scena del film II gladiatore, con i vecchi che tenevano compatto lo schieramento, aspetta... aspetta... aspetta. Il tempismo era tutto. I tizi del Leeds correvano verso di noi, gridando: «United, noi siamo Leeds!» Quando le grida ci furono quasi addosso, l'unico pensiero che mi attraversò la mente fu: «Porca troia, qui è pieno di questi froci!» Ogni volta che affrontavamo altre bande, era sempre la solita storia ed erano sempre i soliti venti o trenta ad affrontarsi. Quel giorno era diverso. Noi eravamo tutti pronti a combattere, cani sciolti e ragazzini. Il piccolo Crapka di Custom House era proprio accanto a me. Aveva solo quattordici anni ma rimaneva allineato insieme a noialtri. Gli dissi: «Qualsiasi cosa succeda, resta accanto a me e fai quello che faccio io». Sapevo che sarebbe stata una rissa con i fiocchi. Il momento era arrivato. Le bande erano a circa venti metri l'una dall'altra, quando cominciammo a correre verso di loro, a tutta birra. Quando i due schieramenti entrarono a contatto, la collisione fu durissima. Fu una rissa incredibile. Era tutto uno spank, spank, spank e parecchi di noi se la videro brutta, ma io non riuscivo a credere a quello che vedevo da parte dei ragazzini. Se guardavi intorno, ogni tanto vedevi un enorme figlio di puttana dello Yorkshire con tre o quattro mocciosi addosso.

La battaglia non stava andando come il Leeds aveva sperato. Era chiaro che non stavano vincendo loro e sembrarono pensare: «Il modo giusto di combattere è correndo su e giù per la strada, non questo "fermiamoci e combattiamo"». La loro massa cominciò a disgregarsi e, mentre ci gettavamo su di loro, gridammo: «Piantatela di urlare a vanvera, fatevi sotto. Andiamo Leeds, fermatevi e combattete». Poi, all'improvviso, arrivarono gli Old Bill. Ci circondarono e ci trascinarono fuori, riportando tutti i 150 del nostro gruppo alla stazione. I Leeds avevano iniziato a rinserrare le file e sembravano essere dappertutto. Questo non ci fermò e

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cominciammo a cantare «I.C.F., I.C.F.». Attorno a noi l'atmosfera di completa ostilità era quasi palpabile.

Capii che avevamo colto i Leeds di sorpresa al centro commerciale e che quella che avevamo affrontato era solo una frazione di una banda del Leeds che, in realtà, disponeva di forze molto più ingenti. Avevano tentato di fare il passo più lungo della gamba cercando di affrontarci prima dell'arrivo del grosso della loro banda. Sapevamo di essere stati più che all'altezza fino ad allora, ma dovevamo ancora arrivare allo stadio. Per quanto riguardava i Leeds, erano riusciti ad assestare qualche buon colpo, ma non ci avevano sconfitti. Nel frattempo, con tutto quello che era successo, ci stavamo chiedendo dove fossero finiti tutti gli altri e che cosa fosse successo ai ragazzi che si trovavano sul primo treno. Gli Old Bill furono molto decisi in quel frangente, sapevano davvero il fatto loro. Ci scortarono sotto a un grosso ponte buio, piuttosto simile a quello dietro a Cold Blow Lane, al Millwall. Gli Old Bill ci raccontarono che il primo treno era arrivato fino a qui e aveva scatenato l'inferno. Cazzo, quella era la nostra banda! Gli sbirri ci avvertirono che rischiavamo di pagarne noi il prezzo. Ci dissero che i tifosi del Leeds fuori dello stadio erano come impazziti e che c'erano gruppi in agguato lungo tutto il tragitto che portava all'impianto.

Gli Old Bill ci trattennero tutti sotto a quel ponte, dicendo: «Restate qui, ragazzi, mentre noi sistemiamo questa faccenda». Fu allora che capimmo quali fossero le intenzioni degli sbirri. All'altro capo del ponte, erano tutti là ad aspettarci. Erano centinaia. Armati con mattoni, bottiglie, qualunque cosa. Se ne stavano lì ad aspettare che passassimo sotto al ponte. Potete immaginare che cosa sarebbe successo se non fossimo stati dirottati sul centro commerciale, attirando su di noi una tonnellata di sbirri. Saremmo passati sotto a quel ponte senza scorta e le avremmo prese di brutto. Ma gli Old Bill avevano capito la situazione e fecero sgomberare tutti i Leeds, aprendoci un passaggio dritto fino allo stadio.

Fuori dall'arena, ci incontrammo con i ragazzi del primo treno. Chiedemmo a loro dove fossero stati e che cosa avessero in mente. Uno dei nostri disse che avevano scoperto che gli uomini più importanti del Leeds andavano sempre nei posti situati dietro alla porta, sul lato opposto alla curva chiamata Kop. Tutti smaniavano per andare nel loro settore e beccarli di sorpresa nei loro seggiolini. Mentre compravamo i biglietti per il loro settore, non potei fare a meno di fremere dall'impazienza. Pensateci solo per un istante, tutti questi bovari grandi e grossi del Leeds che

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arrivano ai loro posti e ci trovano seduti noi del West Ham. Un affronto, un affronto bello e buono e noi eravamo assolutamente decisi a metterlo in atto.

Brett, che quel giorno si trovava con il grosso della banda del West Ham, ricorda ciò che successe allo stadio:

Oltre 500 di noi andarono al Leeds in quella giornata piovosa. Arrivammo in città abbastanza presto, intorno alle dodici meno un quarto, e ci recammo dritti alla biglietteria, dove comprammo tutti i biglietti della loro nuovissima curva. Eravamo una banda coi fiocchi quel giorno. C'era Hampton, l'amico di Bubble. Erano anni che andava alla partita. C'era anche il gruppo della G.L.E, con Butler, Carlton, Dickie e Dorsett. C'era anche McCarthy. Dopo aver fatto il giro dello stadio, trovammo un pub in fondo alla strada. Non accadde nulla fino a quando occupammo i nostri posti nella loro curva. A quei tempi, il Leeds occupava entrambe le curve dietro alle porte e la più grande delle due era il Kop. I tifosi ospiti venivano sempre messi sulla destra, nel West Stand. Non appena occupammo i posti nella loro South Stand, arrivarono alcuni tifosi del Leeds, con il loro pesante accento dello Yorkshire, a dirci che eravamo nei loro posti. Noi rispondemmo: «Andate affanculo, noi abbiamo tutti il biglietto», ma sapevamo che stava per succedere, perché stava arrivando anche la loro banda. Mi ricordo che Monkey Woods riguadagnò un sacco di punti quel giorno, dopo che una volta aveva evitato un faccia a faccia con Babs, l'uomo principale del Chelsea. C'era questo enorme spilungone del Leeds che si comportava come se fosse il loro uomo di punta. Woods lo stese con un cazzotto ben assestato e da lì iniziò tutto.

Quella che era incominciata come una rissa per l'occupazione dei sedili, andò a finire con noi che ci tenemmo i nostri posti per tutta la partita. A fine gara, scoppiarono casini dappertutto. Mentre uscivamo in massa, vennero fuori anche i West Ham che erano rimasti seduti nel settore laterale e si unirono a noi. Quelli del Leeds erano tutti all'esterno, in attesa. Ci fu un combattimento corpo a corpo, di corsa su e giù per le stradine, con bottiglie e mattoni che volavano ovunque. C'era gente che veniva arrestata, ma tutti pensammo: «'fanculo il rischio di farsi arrestare, diamoci dentro». E così facemmo, dritti addosso a loro. Questa volta li facemmo veramente a pezzi, li mettemmo proprio ko. Arrivarono gli Old Bill e ci scortarono per un bel pezzo, lo ero in fondo al corteo insieme a Carlton, quando tre Leeds riuscirono a passare attraverso il cordone della scorta. Ricordo di essermi girato e di aver centrato il più grosso in piena faccia,

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facendogli sputare i denti. Stavo già per scagliarmi addosso a loro, quando Carlton mi trascinò via per far sì che non venissi arrestato. Gli Old Bill arrivarono di corsa e cercarono di pizzicare me e il tizio del Leeds che avevo colpito. Il tizio del Leeds grande e grosso si lamentò subito di me, ma Carlton fece presente all'agente la differenza di stazza, dal momento che io non sono certo un gigante. Gli Old Bill persero subito interesse per il piagnone, tappandogli la bocca e dicendo a noi di andarcene per la nostra strada.

Fu una lunga marcia, quella del ritorno dallo stadio del Leeds. Dovevamo camminare lungo un pezzo di superstrada, superare una tenuta e un campo con degli alberi. Sembravano esserci dei Leeds nascosti in mezzo alle piante, ma non accadde nulla. Gli Old Bill erano all'erta. Fu una giornata positiva perché quelli del Leeds non sono male, come banda.

LEEDS IN CASA, '81-82Mouthy Bill ricorda un altro scontro con il Leeds:Il Leeds veniva spesso con una grossa banda. Ricordo che ai tempi

l'allenatore dell'Inghilterra era Ron Greenwood. Verso la fine della stagione, una banda di Leeds si presentò a Upton Park. Un grosso gruppo dei nostri andarono a cercarli in metropolitana, mentre gli altri rimasero nascosti in quel piccolo bar, da RJ, all'angolo della piazza tra il Queens Market e Green Street. Il piano era che tutti noi uscissimo sulla piazza appena prima che loro uscissero dalla stazione. Non sarebbero riusciti a vederci perché c'era un muro che impediva loro la visuale.

Eravamo tutti nascosti nella piazza quando all'improvviso il piano andò a farsi benedire, perché quattro tifosi del West Ham, che non sapevano che noi fossimo lì, arrivarono dall'altra parte della strada e si gettarono addosso ai tifosi del Leeds. Ormai era cominciata e, invece di lasciar passare davanti a noi tutta la banda in modo da poter saltare proprio in mezzo a loro, dovemmo attaccarli da dietro l'angolo. Così ci buttammo tutti contro l'intera banda del Leeds. Qualcuno aveva addirittura strappato una scopa a uno spazzino e l'aveva scagliata addosso alla banda del Leeds e questa continuava a volare avanti e indietro tra i di^e gruppi di tifosi.

La banda del Leeds cercò di ritornare di corsa verso la stazione proprio mentre il gruppo che era andato in metrò a cercarli, spuntava da dietro le loro spalle. Era la fine. I Leeds si ritrovarono in un sandwich e vennero assolutamente massacrati.

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Adesso i Leeds dovevano di nuovo percorrere Green Street e dovevano ancora passare davanti al Queens; ma questa volta rigidamente sotto scorta. Così li seguimmo insieme ad altri ragazzi arrivati da Barking Road, dal momento che sapevamo che li avrebbero fatti passare lungo Castle Street, per poi piazzarli all'interno del South Bank.

Gli Old Bill usarono le maniere forti pur di trattenere il resto dei nostri sul marciapiede dalla parte della stazione di Queens Market. Così eludemmo le linee della polizia a uno a uno o a coppie per infiltrarci in testa e in coda alla colonna dei Leeds. Non fu troppo difficile, anche perché ci eravamo allenati a infiltrarci attraverso le scorte della polizia stagione dopo stagione; Green Street apparteneva a noi. Imparavi presto a riconoscere le facce amiche mescolate tra la folla, tranquilli fino a quando arrivava il momento giusto. A volte si vedeva una mezza dozzina di scaltri West Ham che camminavano all'indietro proprio alla testa del corteo. Di solito finivano col farsi sgamare dagli Old Bill. Questo rallentava il cammino della colonna abbastanza da permettere agli altri di aggregarci da dietro. Presto o tardi scoppiava di nuovo. Thump - si ricomincia e qualche stupido fan del Leeds si becca una ripassata proprio davanti all'entrata dello stadio...

Tutto ricomincia ed è devastazione allo stato puro, mentre il corteo si spacca e si sfalda. Gli Old Bill sono più numerosi che mai. Tra i Leeds scoppia il caos assoluto appena tutti capiscono cosa sta per succedere. Si vedono tifosi ospiti con il torcicollo a furia di indicare le facce del West Ham, avvistandoli sul lato opposto della strada. La loro apprensione diventa tangibile quando riconoscono le spie che hanno viaggiato con loro in metropolitana e che ora si rivelano per ciò che realmente sono. Capiscono di non avere via di scampo quando vedono gli Old Bill allontanare una dozzina circa di West Ham dall'angolo di sinistra, solo per vederli riapparire sulla destra. La loro rapidità rivela quanto siano determinati. Adesso ce ne uno che bisbiglia: «Là dietro sono arrivati gli altri Cockney, è la loro banda». Ciò significa venti o trenta dei nostri uomini migliori, ma l'altro tizio non lo ascolta nemmeno perché ha appena notato moltissime facce mai viste prima, davanti e ai lati del corteo. Prima che lo stronzo Leeds possa girarsi ad avvisare il compagno, BOSH! ...quello non è il suo compagno.

1. Frank Lampard, storico centrocampista del West Ham. [N.d.T.]

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CITY FINCHÉ MUOIO - I Cool Cats

«I'm City 'til I die» - Sarò City finché muoio - è il coro tipico dei tifosi di qualunque squadra si chiami City oggigiorno ma, nel mondo del football, viene considerato un copyright del Man City. È una frase pregna di contenuto che è riecheggiata per decenni e che rimarrà sempre associata ai fedelissimi di Maine Road, i tifosi che si considerano, e vengono considerati da noi stessi, come i veri tifosi di Manchester, in perenne trincea contro la popolarità universale dei cugini dello United.

Tuttavia, il mio autentico interesse per i tifosi del City risale ai tempi in cui avevano una banda, conosciuta prima come i Governatori, abbreviato in Guv'nors, poi i Cool Cats. [1] I ragazzi del City soffrivano dello stesso complesso della loro squadra... vivevano sempre all'ombra del Manchester United. Non erano nemmeno lontanamente famosi quanto l'odiata controparte, l'Armata Rossa del Man United. Anche quando la squadra aveva successo, loro non riuscivano mai a mettere in piedi una banda interessante. Forse semplicemente evitavano di andare in trasferta in certi posti, perché io non li ho mai visti puntare i piedi contro un'altra banda né da noi né negli stadi delle altre squadre più importanti di Londra.

Tuttavia, erano sempre pronti a far la voce grossa lassù sfruttando la superiorità numerica, come tutti i grossi club del Nord ai tempi delle Doc Martens, all'inizio degli anni Settanta. Era sempre rischioso andare al Maine Road, ma ciò era vero anche per tutti gli altri stadi se non avevi il numero sufficiente. Moss Side era un pessimo posto in cui mettersi a fare l'eroe se non avevi un bel gruppetto con te, ma ricordo che, da ragazzo, era molto meglio andare al City che allo United. Essendo veri Manchester con una vera tifoseria locale, andavi a sbattere contro di loro in un posto solo e dovevi affrontare una sola banda in qualche punto del tragitto, costellato di file e file di villette.

Ci fu un anno all'inizio degli anni Settanta in cui arrivammo addirittura dentro al Kippax, che era stato scelto come settore preferito dai ragazzi del City. A quel tempo avevamo solo il pullman organizzato da Gardner, Hampton e dalla banda di Steve Morgan. Occupammo il Kippax per tutta la partita. Loro tentarono in tutti i modi di vendicare l'onta subita, ma perfino i tifosi del West Ham che di solito non si lasciano coinvolgere, rimasero al nostro fianco.

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Quello fu il giorno in cui vidi per la prima volta il biondo Bill Gardner. Era là, in prima linea con il suo caratteristico giubbotto, che colpiva con un giornale arrotolato i tizi del City che cercavano di infiltrarsi dalla parte anteriore del settore. Il giornale era arrotolato così strettamente che, se usato nel modo giusto, aveva la forza di una sbarra di ferro. Infatti i tifosi del City andavano a piagnucolare dalla polizia ma ogni volta che un annoiato Old Bill andava da lui a controllare, Gardner non faceva altro che srotolare il giornale e rimettersi a leggere. Era uno spasso da vedere.

Io mi trovavo più vicino alla parte posteriore del settore ed ero assolutamente eccitato. Il mio ricordo incancellabile di quella giornata fu l'attesa, che sembrò durare un'eternità, del fischio finale che ci avrebbe consentito di dichiarare completamente conquistata la loro curva. Le cose si erano surriscaldate da matti là dentro e ricordo ancora il rumore di una catena di bicicletta che veniva sbattuta contro le travi corrugate del fondo dello stadio da quattro ragazzi del West Ham che giravano sempre insieme: H, Page, Hodges e Binsey. Clank-a-dang, clank-a-dang, quel rumore risuonò per tutta la partita.

Una volta usciti sulle strade circostanti il Moss Side, il grosso dei nostri tifosi abbandonò la partita. Io ero ancora insieme ad alcuni duri che avevano resistito davanti a tutto ciò che i City ci avevano tirato addosso nel Kippax e che avevano intenzioni altrettanto battagliere sulle strade. Le orde del City si appostarono a tutte le uscite dello stadio. Alcuni gruppetti dei nostri si distribuirono lungo la strada nel tentativo di far sì che la banda sembrasse più grande di ciò che era veramente. Entrambi gli schieramenti cominciarono a fare un po' di casino, poi fummo tutti dentro, spalla contro spalla.

Il fatto che fossimo arrivati sin da Londra rese i tizi del Nord più cauti nei nostri confronti e mi sembrò che le cose volgessero a nostro favore. Non capii quanto avessi sottovalutato questa durissima battaglia da strada finché non fummo costretti ad arretrare un po'. Non temevo per la mia incolumità, perché sapevo che i West Ham più anziani si prendevano cura dei più giovani in situazioni come quelle. Ti dicevano loro quando era il momento di scappare, quindi continuai a combattere. Tuttavia, mentre stavamo serrando le fila, scorsi i due più alti e grossi ragazzi del West Ham passarmi accanto, correndo via a perdifiato. Erano Mick e Martin, due spilungoni del SE18 che partecipavano sempre alle trasferte. Non riuscivo a credere ai miei occhi. Si trattava di due uomini fatti e finiti, parecchio più vecchi di me, e conoscevo entrambi abbastanza bene. Infatti li avevo

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seguiti spesso quando sembrava che stesse per succedere qualcosa durante i nostri viaggi. Pensai, se loro due corrono come se avessero le ali ai piedi, che possibilità ho io?

Ormai era troppo tardi per preoccuparsi. Quelli del City erano tutto intorno a noi.

Mi girai in direzione delle schiene in fuga di Mick e Martin e gridai l'«Oi!» più forte che si sia mai sentito al mondo. I due si arrestarono di botto e guardarono verso di me con un'aria da cane bastonato, come per dire: «Mi dispiace, non sapevamo che ci fossero ancora dei West Ham nei paraggi». Incazzato nero, gridai:

«Fermatevi, femminucce!» mentre mi beccavo un calcione nel culo e bloccavo il pugno di un grassone alzando le braccia. Bisogna dar loro credito, Mick e Martin tornarono e si rigettarono nella mischia. Le mie grida avevano attirato l'attenzione degli altri che, lì attorno, stavano combattendo per la propria vita e credo che i due fossero stati travolti dalla vergogna.

Eravamo stati schiacciati e sparpagliati in tutte le direzioni ma, come spesso accade, proprio quando pensi che ormai stia per succedere il peggio, arrivarono gli Old Bill. Arrestarono un po' dei nostri e ci radunarono tutti insieme. Prendevano sempre un gruppetto da parte e li trattenevano per accertamenti su un lato della strada. In questa situazione non vedevamo gli Old Bill come dei nemici, visto che stavamo cercando di tirare un po' il fiato, così restammo con loro volentieri. In effetti è in occasioni come queste che sei contento che esistano gli Old Bill - Londra aveva cominciato a sembrare davvero troppo lontana.

Questa interruzione ci diede modo di raggrupparci nuovamente e di scorgere facce familiari e presto fummo ansiosi di ricominciare. Sapevamo che nessuno se ne era andato e che anche quelli del City erano ancora lì, mentre venivamo scortati in direzione della stazione di Manchester Piccadilly. Entrambe le fazioni continuarono a insultarsi a vicenda per puro odio, disperatamente decisi a non mollare di un millimetro. Con entrambi i gruppi pronti a gettarsi gli uni sugli altri, alcuni fanatici del Nord cercarono di attaccarci attraverso la scorta. Sapevamo che se avessimo consentito loro di prendere qualcuno di noi, sarebbe stata la fine, a prescindere da quanti fossero gli sbirri nei paraggi, così restammo tutti uniti e restammo sotto scorta per tutto il viaggio di ritorno alla stazione.

Fu solo quando arrivammo alla stazione che dicemmo agli Old Bill che

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in realtà eravamo arrivati in autobus. Ora erano gli Old Bill a essere incazzati, perché dovettero chiamare camionette e automobili solo per scortare il nostro gruppetto fino al pullman.

Credo che uno dei motivi per cui la banda del City non diventò mai famosa fu che le luci della ribalta erano sempre sui tifosi dello United. Il City aveva una tifoseria che non arrivava mai sulle prime pagine dei giornali nazionali e uno veniva a sapere di loro solo quando arrivava fino a lì.

I miei migliori ricordi del City risalgono agli anni ruggenti del teppismo da stadio. Durante gli anni Ottanta avevo una maledizione fatta di partite saltate a causa della mia reputazione crescente che cominciava a seguirmi ovunque andassi. Ero diventato un po' troppo conosciuto dagli Old Bill e, se non ero direttamente in gabbia, era molto probabile che fossi in libertà vigilata per violenze relative al football. Tuttavia, ero intossicato dalla droga calcio e non passò molto tempo prima che io tornassi in prima linea con i ragazzi sulle gradinate, solo che ora facevamo tutti parte della I.C.F.

A questo punto le gradinate erano già passate al casual e noi combattevamo un tipo diverso di guerriglia. La maggior parte dei vecchi che erano stati famosi in passato, erano stati rimpiazzati da un pericoloso gruppo di giovani poco raccomandabili. Non era più di moda combattere nel nome della squadra. Tutti ora appartenevano a qualche gruppo e tutti tentavano disperatamente di rendere famosa la propria banda. Vedere il nome della tua banda sbattuto in prima pagina dopo uno scontro diventò importante quanto l'evento stesso. Le bande non avevano più un singolo capo. Tutti volevano essere una faccia nota sulla scena del football, così invece di avere capi e luogotenenti, c'era un vasto gruppo di uomini di punta, tutti ansiosi di mettere la propria firma sulla mappa.

Quando incominciammo a cantare «I.C.F.» sulle gradinate, dopo la gara al Villa del '78, la cosa sembrava un sinistro codice segreto. Perfino i nostri giocatori sembravano sconcertati riguardo al significato di quelle iniziali ed erano scioccati dalla violenza con cui quel coro veniva cantato. La stampa colse presto la palla al balzo e diede il via alla leggenda del nome I.C.F., aggiungendo

sempre la parola «famigerata» in ogni titolone che ci riguardava. Alla fine la gente cominciò a capire che la sigla stava per «Intercity Firm» e tutti quelli che ancora non avevano un nome, iniziarono subito a pensarne uno per la propria gang. Cominciarono a girarne tanti e in fretta.

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I ragazzi della Portsmouth Pompey divennero la 657 Crew, e batterono Londra in lungo e in largo per procurarsi tutti i più recenti capi d'abbigliamento della linea Aquascutum. I ragazzi del Millwall, con il loro cappellino da cacciatore, divennero i Bush-wackers, [2] mentre i Chelsea dovevano aver ingaggiato una società di PR per sognarsi il soprannome di Head-Hunters. [3] Questa era la banda che diceva che noi eravamo troppo seri!

Il mio soprannome preferito era quello dei Naughty Forty Stoke City Boys. [4] Arrivarono sulla scena piuttosto tardi, ma non tanto quanto gli Snorty Forty, [5] che non era altro che puro umorismo Scouse da parte di quelli dell'Everton. I nomi più affermati durarono nel tempo, in particolare se avevano già raggiunto una certa notorietà, come l'Armata Rossa, i Cockney e i London Reds, la Toon Army, per non dimenticare le bande Yorkshire a cui piaceva definirsi «congreghe» - come la Leeds Service Crew o la Blades Business Crew. [6]

I nomi venivano presi piuttosto seriamente dalle bande ma ce ne fu una che non potevo prendere seriamente quando la sentii per la prima volta - i Cool Cats. Questo era il nomignolo della banda del City e mi fece istantaneamente pensare ai cartoni Top Cat e Fritz the Cat. [7] La banda era guidata da alcuni giovani emergenti che non ho mai ritenuto veramente pericolosi. L'ultima volta che mi trovai nello stadio del City, restammo per tutto il tempo sotto il controllo della polizia e nessun vero tentativo venne effettuato dagli uomini del City, ma gli elementi più giovani della nostra banda si scaldarono un po' nei confronti di un gruppetto con cui volarono parole pesanti attraverso le transenne. Girò anche la voce che alcuni di quella banda avessero le nostre foto. Questa ci giungeva nuova e non eravamo sicuri che la voce fosse attendibile. Essendo noi autentici gentiluomini, ci presentavamo sempre prima di gettarci all'attacco, oppure lasciavamo sempre un biglietto da visita al momento di andarcene. Era tanto insolito quanto irritante (per gli avversari).

Parlammo di ciò sul treno che ci riportava a casa. Ci chiedevamo chi fossero questa specie di precursori dei servizi segreti anticrimine. Mickey Ramsgate disse che i membri della banda del City più prossimi alla nostra età si erano presentati come i Cool Cats.

Una stagione dopo o giù di lì, le cose erano destinate a scoppiare di brutto con i Cool Cats. Ramsgate ricorda gii eventi che portarono a quello:

Credo fosse la prima trasferta della stagione che avesse una minima

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possibilità di uno scontro ed era la prima volta che ci scontrammo con i Cool Cats del City. Era un luminoso giorno di settembre e ci eravamo recati là in massa, altro segno che si era all'inizio della stagione. Tutti allora avevano la mania di portare o indossare strane cose. Quel giorno avevamo tutti delle specie di stelle filanti con un fischietto attaccato, come quelle che si usano a carnevale. Era la stagione delle sciocchezze.

All'improvviso udimmo venire nella nostra direzione una specie di ticchettio, che proveniva dall'altra parte del ponte vicino allo stadio. In quel momento eravamo tutti sparsi per il parcheggio, alcuni addirittura sdraiati, a prendere il sole. Questo sinistro ticchettio, che scoprimmo più tardi essere il

rumore che preannunciava l'arrivo dei Cool Cats, ci mise tutti in allerta. La polizia si fece da parte e li lasciò passare. Il nostro gruppo cominciò a soffiare nei fischietti come fossero delle trombe, come in una battuta di caccia alla volpe. Subito balzammo in piedi e quelli corsero via come il lampo, come se avessero i pattini sotto ai piedi. Più tardi quel giorno, all'interno dello stadio, Donald Francis e il suo piccolo branco di Cool Cats cominciarono a provocarci. Dissero che avevano delle foto di noi scattate alla stazione di Cretve, mentre altri gesticolavano verso di noi, mimando il gesto di tracciarsi una linea attraverso la gola. Passammo la partita raccolti su un lato del settore, così loro dovettero fare il giro dal fondo della loro curva per poi sporgersi dalle transenne, lanciandoci tonnellate di insulti. Era sempre meglio non esagerare con gli insulti, a meno che non si fosse pronti ad andare fino in fondo. Dicemmo loro che erano solo dei poveri stronzi e chiedemmo che cosa se ne facessero delle foto. Era una cosa patetica, ci sembrava che non avesse alcun senso. In effetti, l'intera giornata finì con l'essere patetica, senza veri scontri tra le due bande.

Ricordo solo una volta in cui avemmo un vero scontro con i Cool Cats. Capitò una volta in cui il City giocava in casa. Credo che avessimo affrontato l'Oldham ed eravamo di ritorno dal match. Quella mattina eravamo scesi tutti dal treno a Manchester Piccadilly per attraversare la città, diretti alla Victoria Station di Manchester. Saremo stati circa 300. Quando attraversammo Manchester, non incontrammo anima viva. Non potevamo crederci.

Dopo la partita, ritornammo indietro per la stessa strada. Quando arrivammo alla stazione, ricordo di aver visto un giovanotto del luogo nei pressi della stazione come se fosse una sentinella o qualcosa di simile. Gli chiesi dove fossero oggi i suoi soci. Il ragazzino ci disse che ci avevano

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osservati attraverso le vetrate della stazione e pensavano che fossimo gente tosta, ben più grandi di loro. Non riuscivano a credere a quanti uomini maturi ci fossero in mezzo a noi. Sembrava che il City non avesse più una banda, così decidemmo di prendere il treno perché volevamo tutti essere di ritorno a casa per le nove. Tuttavia, quando ci avviammo per prendere il treno, venimmo fermati dagli Old Bill. Ci dissero che erano arrivati prima quelli del Watford e che avrebbero preso loro quel treno. Noi obiettammo che avevamo pagato per viaggiare su un intercity e che quello era, appunto, un intercity. Quindi eravamo passeggeri pubblici a tutti gli effetti e non potevano impedirci di salire. Loro però rimasero fermi nella loro decisione e le cose cominciarono a surriscaldarsi. Qualcuno disse: «Se non ci lasciate salire, ce ne andremo a sfasciare il centro della città». Gli sbirri non ne furono entusiasti, ma ci guardarono con aria indifferente, come per sfidarci a farlo. Poi ci consentirono di allontanarci, come per vedere il nostro bluff

Moltissimi di noi cominciarono a uscire dalla stazione, dirigendosi giù per la collina che portava alla piazza. Erano ormai le sei meno un quarto ed eravamo tutti piuttosto affamati, così ci fermammo a mangiare lardo, patatine e piselli stufati, un prelibato piatto nordico. Fatto fuori il cibo, passeggiammo attorno all'angolo del Piccadilly Centre, dove parcheggiavano tutti i taxi e c'è una grande aiuola verde, e presto scorgemmo i Cool Cats, tutti dentro a Wimpy. Ci gettammo su di loro ma loro riuscirono a respingerci, quindi non fu proprio una vittoria netta da parte nostra, diciamo cinquanta e cinquanta.

Dirò qualcosa anche su quel Donald Francis, che venne fuori con le mani in alto, ma credo che avesse una specie di grosso machete o qualcosa di simile. Stava cercando di avvicinarsi a noi con l'inganno. Avevano cercato di farlo anche con Danny Harrison ma lui era riuscito a prenderne uno - nessuno che conoscessimo - e ora stava sbattendo la testa di questo signor nessuno contro la portiera dell'autobus. All'improvviso scoppiò il finimondo. Era proprio una specie di tutti contro tutti. C'erano tassisti del luogo che saltavano fuori da tutte le parti e si buttavano nella mischia con lunghe torce, cacciaviti, attrezzi per l'auto, qualsiasi cosa si trovassero tra le mani. Una mossa sbagliata da parte loro. Andammo tutti completamente fuori di testa e, per tener fede alla nostra promessa, sfasciammo mezza Piccadilly. Gli Old Bill non vedevano l'ora di riportarci alla stazione e mandarci via. Per quanto riguarda il tipo dei Cats, Donald Francis, la storia racconta che ne beccò così tante durante la rissa che in seguito ottenne

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14.000 sterline come compensazione. Era stato fatto passare attraverso la vetrina di Wimpy.

Mark Woolwich si ricollega al racconto fatto da Ramsgate di quella giornata e mette l'accento su un Hammer che non dimenticherà facilmente:

A essere onesti, non erano affatto scarsi, come banda. La rissa tra di noi si stava svolgendo per tutta la piazza. Quando gli Old Bill cercarono di spingerci su una rampa per separarci da loro e riportarci alla stazione, alcune donne poliziotto lasciarono andare i cani. Sulla mia testa, vi giuro che questo cane staccò un pezzo di chiappa ad Andy Lewisham, strappandogli i pantaloni. Il povero Lewisham era un volto familiare che raramente mancava a una partita e lo avevamo anche visto distinguersi in qualche rissa, ma il dolore del morso del cane che dovette sopportare fu incredibile. Di ritorno sul treno, diretti verso casa, lo sentivamo lamentarsi e singhiozzare dal dolore, sussurrando tra i denti che avrebbe trovato il numero di quella stronza di una poliziotta. Disse che eravamo delle carogne a ridere di lui. Swallow si rotolava per il vagone dal ridere mentre Lewisham se ne andava in giro a chiedere se qualcuno poteva testimoniare, ma nessuno aveva visto niente. 'lutto quello che riusciva a dire era: «Guardate i miei pantaloni». Erano completamente inzuppati di sangue perché non aveva potuto mettere una benda né un cerotto sulla ferita. Stavamo male per lui, per il dolore che provava, ma a volte non puoi proprio fare a meno di ridere.

1. I Gatti Sornioni. [N.d.T.]2. Letteralmente «Strapazzacespugli», come se si battessero i cespugli

per cercare qualcosa o qualcuno nascosto all'interno. [N.d.T.]3. Cacciatori di Teste. [N.d.T.]4. La Sporca Quarantina dello Stoke City. [N.d.T.]5. La Ruggente Quarantina, ma anche i Quaranta Ubriaconi. [N.d.T.]6. La Congrega di Servizio al Leeds e la Congrega delle Lame. [N.d.T.]7. Famosi cartoni animati, specialmente Fritz the Cat, che raccontava

avventure piuttosto boccaccesche - al limite dello scandaloso - del gatto Fritz. [N.d.T.]

FUMO NEI TUOI OCCHI

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Gooners '82Di tutte le volte in cui il West Ham ha conquistato o messo in fuga il

North Bank a Highbury, la volta più spettacolare fu durante la stagione '82, quando venne scagliata una bomba fumogena. Finì anche con l'essere lo scontro più tragico che si sia mai svolto tra i due gruppi rivali, dopo la morte di un tifoso dell'Arsenal come risultato di una schermaglia alla stazione della metropolitana di Finsbury Park. La stampa andò sopra le righe nel raccontare gli incidenti, sostenendo che la I.C.F. del West Ham avesse lasciato biglietti da visita sulle proprie vittime - il che non fu mai provato. Il risultato di questi resoconti, fu che tutte le bande di tifosi del Paese sembrarono correre a cambiare nome e a stampare i propri biglietti da visita.

La tragedia di quel giorno fece certamente riflettere alcuni di noi sui rischi che correvamo e ci fece comprendere che ciò in cui eravamo coinvolti non era un gioco. Tuttavia, non possiamo lasciare che questo oscuri il fatto che i tifosi dell'Arsenal erano pronti allo scontro quel giorno e che erano altrettanto decisi dei West Ham. La conquista del North Bank e il massacro che seguì fu opera solo di due piccole bande: quella di Andy Swallow e i Towners.

La versione di Andy stesso degli eventi fu che, prima di recarsi al North Bank, aveva fatto un salto al Gunners pub, che era il locale di ritrovo degli Arsenal negli anni Settanta. Nei ricordi di molti tifosi del West Ham, il pub era tradizionalmente la prima rissa della giornata, ma negli anni Ottanta era diventato niente più che un buco rosso e blu in cui ci fermavamo per un drink prima di andare al North Bank. Quello che segue è il racconto di Swallow dell'ultima volta in cui prendemmo il North Bank di Highbury:

Una dozzina di noi decise di lasciare il pub e di entrare presto nello stadio, dal momento che gli Old Bill erano decisi a impedire che tifosi del West Ham entrassero nel settore del North Bank. Del gruppo facevano parte Grant, Danny Harrison, io stesso e pochi altri. Entrammo nello stadio verso le 12.30. Una volta dentro, ci piazzammo proprio di fronte ai tifosi dell'Arsenal che entravano e che salivano per le scale. Ripensandoci ora, era abbastanza da matti fare una cosa simile. Questo andò avanti per circa un'ora o giù di lì, poi ci sedemmo nel bel mezzo del North Bank dell'Arsenal ad aspettare.

Sapevamo che il gruppo principale della tifoseria West Ham sarebbe

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entrato presto, perché era arrivata così tanta gente al Gunners puh, che molti avevano dovuto uscire sulla strada. Cominciammo a notare facce familiari che entravano e si sedevano sul pavimento. A un certo punto, mentre ci si avvicinava al calcio d'inizio, un Gooner ci si avvicinò di soppiatto. Lo conoscevamo perché era il fratello di Alfie Barker, uno della B.G.E e West Ham fino al midollo. Il fratello di Barker apparve insieme a una banda in cui c'erano un sacco delle vecchie facce. Era la loro banda principale. Tutti i West Ham all'interno del North Bank si alzarono in piedi. Il fratello di Barker si avvicinò e si mise di fronte a noi, faccia a faccia. Portava sempre un paio di guanti e, nell'istante in cui alzò i guanti, ci gettammo all'assalto. Cominciò tutto così. Questa era l'armata dell'Arsenal e sapevamo che si trattava di una banda di tutto rispetto.

Ciò che successe da quel momento può essere descritto nel migliore dei modi da Terry Sherrin, che quel giorno era entrato nel North Bank insieme ai Towners. I Towners erano sempre stati una specie di banda all'interno della banda ed erano così soprannominati perché provenivano tutti dalla zona di Canning Town, a East London. Terry racconta come si svolsero gli eventi:

Appena prima delle tre del pomeriggio tutti i Townies, una trentina in tutto, lasciarono il Gunners pub. Il gruppo comprendeva Churchy, Dawkes, Feldman, 'Tallman, Jed, Weasel e il sottoscritto. Il West Ham era già presente all'interno del North Bank e sembrava che ce ne fossero tonnellate. Avevano già tentato due volte di prendere il North Bank, ma senza successo.

Due minuti dopo le tre avevamo messo in fuga il North Bank e dovettero sospendere la partita. Fu tutto così rapido. Eravamo entrati dal solito ingresso del North Bank, quello che si incontrava provenendo dal pub, superate tutte le villette in stile vittoriano che portavano ad Avenell Road. La banda del West Ham che già si trovava all'interno era confinata dalla parte opposta del North Bank, verso il centro della parte scoperta del settore. Un certo numero di persone venivano trascinate via dalla polizia per essere scortati nel settore denominato Clock, la curva sud dello stadio. La tifoseria dell'Arsenal occupava tutta la parete coperta della curva, così ci intrufolammo dietro e di fianco a loro. Proprio di fronte a noi c'era una lunga corsia che correva lungo tutta la parte centrale del North Bank. Notammo Swallow con una buona settantina di uomini appostati sotto di noi, verso la parte centrale. Altri ci avevano seguiti o ci avevano incontrati al pub, di conseguenza il nostro numero era salito a cinquanta o sessanta

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abbondanti. Individuammo la banda dell'Arsenal con tutti i loro ragazzi. Loro non si erano accorti di noi ma avevano riconosciuto l'abbigliamento di Swallow e cominciarono a muoversi nella loro direzione. Ci passarono davanti in gruppetti di due o tre, sempre muovendosi però come un'unità. Alcuni

di loro ci squadrarono ma, esattamente come loro, anche noi stavamo guardando Swallow e compagnia, così probabilmente pensarono che fossimo altri Arsenal in incognito. Uno di noi bisbigliò: «Ecco Denton». Il famoso tizio dell'Arsenal era proprio in prima fila, separato da noi solamente da una transenna. Aspettammo un minuto, ma eravamo tutti smaniosi di cominciare. Quei Gooners erano così vicini a noi. Ci stavano passando tutti accanto, quando all'improvviso qualcuno sferrò un destro. Bosh! Scoppiò il finimondo. Tutti e cinquanta esplodemmo proprio in mezzo a loro prima che quelli potessero vagamente capire che cosa li avesse colpiti. Non avevano via di scampo. Sapevamo esattamente chi dovevamo combattere. Li avevamo osservati mentre cercavano di avvicinarsi al gruppo di Swallow. Ora eravamo faccia a faccia con la banda principale dell'Arsenal, ma avevamo messo a segno noi i primi colpi. Inoltre, noi eravamo una squadra molto unita, mentre loro erano più un insieme di individualità. La maggior parte di noi erano anche belli pieni, visto che eravamo rimasti a bere nel pub per tre ore. Ricordo di aver pensato che quel tizio, Weasel, picchiava davvero duro, ma scoprii più tardi che aveva una bottiglia di vodka in un sacchetto di plastica e che la usava per spaccare la testa agli Arsenal. I Gooners sapevano che i West Ham avevano cercato di prendere il North Bank per tutto il pomeriggio ma che erano sempre stati respinti. L'Arsenal aveva difeso la propria curva e lo aveva fatto con orgoglio. A questo punto stavano probabilmente pensando di essere i più duri e che il West Ham aveva avuto il fatto suo. Poi avevano visto la banda di Swallow e dovevano essersi chiesti: «Che cazzo ci fanno quelli qui?» Potete immaginarvi quello che avranno pensato subito dopo - ok, spazziamo via anche loro. Avevano fatto la loro mossa e noi eravamo pronti, proprio dietro di loro.

Come spesso accade in questi scontri, si aprì una specie di varco tra i combattenti. Quando si aprì il varco, i Gooners si precipitarono sul campo di gioco. Noi li rincorremmo per sbatterli tutti sul campo. Sul nostro lato c'erano i ragazzi di Denton che combattevano camminando all'indietro, non perché avessero paura ma perché li stavamo spingendo di forza fuori dal North Bank. Ora il gruppo di Swallow si stava riversando attraverso il

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varco per riunirsi a noi. La situazione divenne davvero caotica e confusa. I tifosi dell'Arsenal in campo non capivano che diavolo stesse succedendo dietro di loro. Erano saltati in campo solo per guardarsi intorno. I tifosi del West Ham nel Clock pensarono che quelli dell'Arsenal fossero scappati e li sentivamo cantare e battere le mani, al coro di «Abbiamo preso ancora il North Bank di Highbury». La banda dell'Arsenal non era scappata, però. Erano solamente stati colti di sorpresa e stavano cercando di riorganizzarsi.

Si aprì di nuovo un varco e io passai sotto a un'altra transenna per gettarmici dentro. Quelli dell'Arsenal si gettarono avanti a loro volta e cominciammo di nuovo a combattere. Venni colpito e cominciai a sanguinare per un taglio. Mi guardai attorno per vedere cosa stesse succedendo. Stavano arrivando per noi - una banda maledettamente grande. Per quelli che non conoscono bene il loro stadio, il North Bank è una curva molto, molto grande e - dimenticate tutte le cazzate - l'Arsenal ha una cazzo di banda con le palle. Eravamo di nuovo faccia a faccia, proprio nel mezzo del North Bank. Eravamo un po' sparpagliati per colpa di tutte le schermaglie isolate, ma si trattava di tutto il West Ham, forse 200 o 300 di noi.

Si aprì un altro grosso varco dove gli Arsenal che si erano riorganizzati stavano ritornando verso di noi. Proprio a questo punto, qualcuno lanciò una bomba fumogena proprio davanti ai Gooners. Vi assicuro, era come il fottuto Vietnam,

una nuvola di fumo arancione che soffocava tutto il North Bank. Fortunatamente, dove eravamo noi l'aria era pulita. Gli Old Bill non riuscivano a vederci e i Gooners arrivavano accecati attraverso il fumo. Per noi, era come Natale. Gruppetti di Arsenal arrivavano verso di noi tossendo e ansimando, senza capire dove cazzo si trovassero. Vennero semplicemente massacrati, visto che potevamo beccarli senza alcuna difficoltà. Li cacciammo fuori dal North Bank, con dozzine di loro che scelsero di ributtarsi in campo. Ancora una volta si sentì il Clock esplodere con cori come: «Hello, hello, violenza del West Ham» e «Cosa si prova a scappare in casa propria?»

Gli Arsenal erano disgustati, l'intero stadio fu testimone della carneficina. Non è che fossimo più forti di loro, ma li avevamo colti un'altra volta di sorpresa. Gli Old Bill non riuscivano a vedere ciò che stava succedendo, così potemmo godercela alla grande.

Quando la cortina fumogena svanì e gli Old Bill ebbero sgomberato il

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terreno di gioco, eravamo padroni di tutta la sezione posteriore del North Bank. Il nostro numero era ulteriormente cresciuto per l'arrivo di altri compagni che erano stati sbattuti fuori dallo stadio in precedenza, solo che avevano deciso di pagare ed entrare un'altra volta. Eravamo giustamente fieri di noi stessi e prendemmo per il culo quei rottami dell'Arsenal.

Gli Old Bill arrivarono per primi. Molti di loro sembravano impazziti, ma noi cominciammo tranquillamente a fischiettare una canzoncina che i vecchi del West Ham fischiettavano sempre all'interno dello Shed negli anni Settanta. Gli Old Bill erano inferociti, dal momento che qualsiasi tentativo di buttarci fuori li avrebbe obbligati a farci passare in mezzo a tutti gli Arsenal, che erano tutto intorno a noi. Gli Arsenal, a questo punto, erano davvero usciti di senno mentre noi proseguivamo con il nostro personalissimo musical, cantando «I.C.F., I.C.F.» e sfottendoli con il coro «Grazie mille per il North Bank Highbury/grazie mille/grazie, grazie mille.»

Gli Old Bill dovettero trattenere un tifoso dell'Arsenal che aveva la faccia infuriata e le vene del collo che sembravano sul punto di scoppiare. Fu proprio lui il bersaglio del coro successivo: «La tua mamma/la tua mamma/la tua mamma sa che sei qui?» Tutti si divertivano come pazzi. Gli Old Bill temevano di poter perdere il controllo della situazione mentre ci scortavano fuori, il che avrebbe voluto dire ritrovarsi proprio in mezzo ai tumulti. Alla fine pensarono che era più sicuro accettare il fatto che eravamo decisi a rimanere nel North Bank e circondarci completamente con un cordone di agenti. A noi non importava. Per quanto ci riguardava era la solita routine e a noi interessava solamente andare avanti con il divertimento. Continuammo a sfottere gli Arsenal riadattando motivetti e canzoncine da bambini, come «Abbiamo preso il North Bank in mezzo minuto/Lo abbiamo preso con l'Arsenal dentro/Con asce e martelli, racchette e scalpelli/non perdere tempo per strada». Avevamo strappato loro la curva e non potevano far finta di niente. Un osservatore casuale avrebbe pensato che il West Ham avesse messo in fuga l'intero North Bank. In realtà, però, si trattava solo di un nucleo di circa DO West Ham, ma questo dimostrava all'Arsenal che eravamo ben più di una semplice banda come le altre. Infatti, avevamo portato tre gruppi diversi dentro al North Bank, quel giorno. Quello che restava ora era il nucleo di due bande, quella di Swallow e i Towners, con quelli dell'Arsenal tutti intorno a noi. Il fratello di Alfie Barker continuava a gridare di dare addosso al West Ham. Mi ricordo anche di quando Monkey Woods affrontò uno dei loro uomini,

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Jenkins, e lo prese in giro per il maglione dal collo a V, perché non se lo cambiava mai. Ciò che in realtà l'Arsenal stava cercando di

fare era di arrivare alle nostre spalle per attaccarci e mandarci verso la folla di altri Arsenal di fronte a noi. L'inerzia ci avrebbe spinti giù, dividendo anche gli Old Bill e consentendo agli Arsenal un movimento a tenaglia per coglierci tra due fuochi...

Ma noi non eravamo per niente disposti a cadere nella trappola dell'Arsenal, non facemmo altro che girarci e assalirli a nostra volta. Quando gli Old Bill videro ciò che stava succedendo, corsero sul retro della curva per sbattere fuori a calci gli Arsenal, lasciandoci padroni del North Bank per il resto della partita.

Fu dopo la partita, nel corso di un altro scontro alla stazione della metropolitana di Finsbury Park, che capitò la vera tragedia. Durante una rissa, un tifoso dell'Arsenal venne ucciso. Una cosa del genere avrebbe sconvolto chiunque. Non esiste una partita di calcio per cui valga la pena morire.

Venimmo a sapere dell'incidente solo quando arrivarono gli Old Bill a scattare foto di tutti. Pensammo tutti che stessero per arrestarci in massa. Questo accadeva nei primi anni di ciò che più tardi diventò famosa come la Criminal Intelligence Unit [1] e il risultato fu che, da quel giorno, non fu mai più consentito ai West Ham l'accesso al North Bank. Misero delle sentinelle dalla Divisione K (Old Bill del West Ham) a tutti gli ingressi del North Bank a porre domande di cui solo un tifoso dell'Arsenal avrebbe potuto conoscere le risposte.

Alcuni anni più tardi, mentre mi trovavo in treno diretto a nord, sentii per caso il tizio che aveva lanciato la bomba fumogena, che raccontava gli eventi di quel giorno. Gli sentii dire che, al tempo dell'incidente, era nell'Esercito ma che andava a vedere gli Hammers ogni volta che poteva. Disse che era riuscito a portarsi una granata fumogena in tasca, dal momento che non perquisivano tutti ai cancelli, a quei tempi. Sapeva che, appena esplosa la bomba, ci sarebbe stata una gran confusione. Raccontò anche che, una volta tolta la sicura e scagliata la bomba, il fottuto North Bank si era riempito di fumo e gli Arsenal non erano nemmeno riusciti a capire che cosa li avesse colpiti. E pensare che li chiamavano Gunners - gli Artiglieri!

1. Unità anticrimine specializzata nella lotta al fenomeno

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dell'hooliganismo inglese. [N.d.T.]

HAMMERS DELL'INGHILTERRA

I tifosi del West Ham ritenevano che non valesse sempre la pena di andare alle partite dell'Inghilterra. In effetti, spesso era molto più che un problema.

Negli anni Settanta la banda del West Ham era sempre pronta a combattere con qualunque altra tifoseria in qualsiasi momento, specialmente con i propri rivali londinesi. Erano ossessionati dall'importanza di farsi la reputazione di tifoseria più dura d'Inghilterra e ci si dedicavano con grande impegno. Il fatto creò un autentico risentimento nei nostri rivali in tutto il Paese. Tale era la reputazione del West Ham, che i nostri avversari facevano fatica a radunare perfino i tifosi abituali, quando si trattava di affrontare il West Ham.

La tifoseria del West Ham sapeva che parte del proprio successo dipendeva dalla uniformità del proprio seguito - limitato ai soli residenti della East London, senza elementi esterni. Non si fidavano di nessuno estraneo alla propria comunità, un atteggiamento più comunemente associato alla malavita dell'East End. Avevano capito che l'eterogeneità del seguito delle altre tifoserie era anche la loro debolezza e ritenevano che la compattezza della loro banda avrebbe sempre dato loro un margine di vantaggio.

La loro teoria era stata dimostrata in occasione di parecchi scontri in passato, al tempo in cui i club del Nord dominavano tutte le finali di coppa. Nei canonici viaggi a Wembley di ciascuna stagione, i club del Nord non ci pensavano due volte a stringere facili alleanze con i club del Nord rivali per dare addosso ai Cockney. Queste alleanze venivano strette la sera prima di una

partita o addirittura il mattino del giorno della finale di Coppa. Quando i Cockney si ritrovavano in fuga, cominciavano a stringere alleanze per conto loro. Queste alleanze finivano quasi sempre con l'essere una combinazione di cinque squadre di Londra: Arsenal, Chelsea, Tottenham, Millwall e West Ham.

Il problema era che queste alleanze londinesi non duravano mai a lungo, specialmente quando c'era di mezzo il West Ham. I West Ham si

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consideravano la banda numero uno e a loro non piaceva l'idea di andare in prima linea, combattere le battaglie degli altri per conto loro e di difendere l'onore di altre squadre verso le quali non provavano il minimo rispetto. Si era formato parecchio risentimento nei confronti del West Ham da parte degli altri club di Londra, basato sulla pura gelosia. Quelli del Millwall ritenevano di essere loro l'armata più dura in circolazione e soffrivano all'idea di allearsi con il West Ham. Con questi sentimenti di odio reciproco tra le varie tifoserie, la Super Banda dei Club di Londra non sarebbe mai potuta durare.

La cosa funzionò solamente per qualche stagione, principalmente perché qualche volta i ragazzi di Chelsea e Arsenal si allearono con il Millwall, ma quando si trattava del West Ham andava sempre a finire che le bande di Londra si rivoltavano una contro l'altra prima della fine della giornata. Gli arroganti membri del West Ham trovavano sempre qualche scusa per saltare addosso agli alleati, oppure erano gli altri club londinesi a cogliere la prima occasione per saldare vecchi conti e aggredire quelli del West Ham quando si ritrovavano in superiorità numerica. Quest'ultima cosa si verificò abbastanza spesso da confermare al West Ham che non ci si poteva fidare degli altri club di Londra. La regola non scritta per il West Ham era di non andare con nessuno, perché non c'era nessuno di cui potersi fidare. L'esperienza della London United lo aveva dimostrato e comunque non avevamo considerazione per nessuno eccetto quelli della nostra stessa banda. Nelle rarissime occasioni in cui accettammo di unirci ad altre tifoserie, fu sempre con i ragazzi del Tottenham perché sapevamo

che anche loro non potevano fidarsi dei propri rivali Arsenal, Chelsea e Millwall.

Fu in situazioni come quelle che i club rivali londinesi cominciarono a capire che potevano formare alleanze temporanee, anche se non con la facilità dei nordici. A questo punto cominciò a sorgere nella gente l'idea della possibilità di aggregarsi e di trasferire gli scontri delle gradinate alle partite dell'Inghilterra.

L'eventualità era eccitante, ma sollevava un problema per il West Ham: cosa dovevamo fare se l'azione consisteva nell'andare in trasferta con l'Inghilterra e noi non ci andavamo perché non sopportavamo l'idea di marciare con il resto delle tifoserie inglesi? Non sapevamo chi ci sarebbe stato tra i tifosi della nazionale inglese. Verso la fine degli anni Settanta, era il Man United a fornire il grosso del seguito all'Inghilterra. Giunti agli anni Ottanta, il Chelsea era diventata la maggiore influenza. Tra il West

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Ham e l'Inghilterra non è mai scattato più di tanto. Negli anni Ottanta, la I.C.F. del West Ham comprendeva al suo interno diverse nuove bande e parecchie facce nuove della scena. Questi giovani uomini si misero alla ricerca di nuove sfide e cominciarono a guardare alla scena nazionale. La campagna della Coppa delle Coppe aveva fatto provare a tutti il sapore delle risse oltre confine.

SWALLOW - HAMMER DELL'INGHILTERRAAndy Swallow era uno degli Hammers desiderosi di confrontarsi sul

fronte internazionale. Egli ricorda di quando il West Ham decise di aggiungere il proprio nome e la propria reputazione alla croce di S. Giorgio. [1] Scelsero Scozia-Inghilterra del 1982. Era tempo che i Jocks pagassero per aver abbattuto le traverse a Wembley...

Circa un centinaio di noi si incontrarono a Euston, che era un bel numero considerato che venivamo tutti dalla stessa tifoseria. Eravamo probabilmente il più grosso gruppo organizzato mai andato a una trasferta dell'Inghilterra, secondi solo al Chelsea o al Manchester. Anche se Chelsea e Man U dominavano la scena della nazionale per numero di tifosi, sarebbero stati gli uomini del West Ham a dominare la sequenza di avvenimenti successivi. Decidemmo tutti di andare a fare una bella rissa a Jockland [2] come West Ham, non come Inghilterra. Si trattava principalmente di un giovane West Ham, con alcuni Towners, un po' di Under Fives e un bel gruppetto di tizi su cui poter fare affidamento.

Quando salimmo sul treno, ci trovammo gente di diverse altre squadre di Londra. Ricordo che Hickey del Chelsea salì con addosso una maglietta «Bombardate l'Argentina». Il Chelsea aveva un gruppo dai cinquanta ai settanta uomini. Sul treno, Hockey venne verso di noi per vedere se volevamo unirci a loro. Noi rispondemmo: «Col cazzo, noi siamo del West Ham» e gli dicemmo di andare affanculo, anche se ci eravamo già incontrati in occasione di altre trasferte dell'Inghilterra. Non volevamo saperne. Hickey non sì diede per vinto e suggerì che restassimo tutti uniti, una volta arrivati in Scozia. Il nostro gruppo disse: «Voialtri andate con l'Inghilterra, noi andremo per conto nostro». Quando il treno raggiunse la Scozia era ormai pieno di tifosi della nazionale che erano saliti alle diverse fermate lungo il tragitto. C'erano pochi scozzesi a bordo e si presero qualche schiaffo mentre scendevano a Glasgow. Non riuscivano a credere di trovarsi a Glasgow e di beccarsi gli schiaffi dagli inglesi!

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Glasgow era una stazione gigantesca. Mentre i tifosi dell'Inghilterra scendevano dal treno, videro un gruppo di tifosi scozzesi nei paraggi e tutti li rincorsero fino a farli fuggire a gambe levate. Ma il West Flam non ne volle sapere. Ce ne restammo in disparte a guardare. Quelli del Chelsea e gli altri inglesi vennero da noi e dissero: «Andiamo West Ham, Inghilterra unita». Dicemmo loro che il West Ham non andava con nessuno, così le due bande andarono allo stadio separatamente, i fans dell'Inghilterra su un lato della strada e noi sull'altro.

Lungo la strada verso lo stadio, ci furono incidenti qua e là, che si fecero sempre più frequenti man mano che ci avvicinavamo allo stadio. Niente di grosso, tuttavia, visto che i Jocks non sembravano credere che potessimo mai mettere insieme una compagnia decente, in grado di girare per il loro stadio in cerca di uno scontro. C'erano piccoli gruppi di Jocks che vennero a darci un'occhiata, dicendo: «Fatevi sotto, Inghilterra», ma noi dicemmo loro di andare affanculo perché eravamo del West Ham.

Non avevamo biglietti, così quando arrivammo allo stadio ci limitammo a gironzolare. Lo stadio di Hampden Park era fenomenale. Ci furono parecchie scaramucce minori con i Jocks. Sembravano sorpresi del fatto che fossimo venuti per fare a botte e sembravano preferire gli insulti alle vie di fatto. La partita era cominciata e le porte dello stadio si erano chiuse, lasciandoci fuori senza biglietto. Erano rimasti fuori un centinaio di noi circa e un sacco di Jocks. Avevamo già mandato i tifosi inglesi a farsi fottere così, tra noi e i Jocks, riuscimmo a sfondare le porte e a correre dentro. Dovette sembrare che stessimo mettendo in fuga i Jocks all'interno dello stadio, perché si aprì un grosso varco, ma eravamo solo noi che entravamo. Eravamo tutti ammassati, trenta o quaranta di noi con un centinaio di Jocks e di inglesi, tutti nello stesso settore.

Al termine della partita, ci separammo mentre uscivamo dallo stadio e finimmo per ritrovarci in minuscoli gruppetti. Non si riusciva proprio a trovare nessuno in una folla di quelle dimensioni. Mi sembra di ricordare di essere ritornato indietro dopo la partita con un gruppo di sei persone. Andammo a farci una birra al Gorbals e alla fine incontrammo il resto del nostro gruppo di West Ham più tardi, alla stazione di Glasgow Central. Il treno non sarebbe partito che a notte fonda, così decidemmo di andare in un bar sull'altro lato della strada rispetto alla stazione. A quest'ora i Jocks se ne stavano ritornando a casa e, mentre eravamo alla stazione, tutti i Jocks cominciarono a girarci intorno. Un tizio letteralmente ricoperto di sciarpe venne da me e cominciò a vantarsi di essere scozzese. Io gli dissi:

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«Vaffanculo, sottospecie di albero di Natale» e il Jock rispose con «Gli inglesi sono tutti coglioni». Ci gettammo su di lui e sui suoi amici e cominciò tutto da lì. Nei pub e nelle strade arrivò in fretta la voce che l'Inghilterra era alla stazione. Quando salimmo sul treno era già pieno per metà di inglesi e per metà di scozzesi, con parecchi Jocks che erano semplicemente saliti a bordo, senza avere intenzione di andare da nessuna parte. Il treno era strapieno ma quasi tutti i West Ham si ritrovarono insieme. Eravamo un centinaio buoni. Ricordo di essermi trovato in testa al gruppo, quando notai che una mezza dozzina di Chelsea erano scivolati in mezzo a noi, il che divenne piuttosto palese quando scoppiò un altro scontro con i Jocks. Tutti rimasero schiacciati nei piccoli scompartimenti del treno, quando saltammo addosso ai Jocks. La battaglia fu durissima. Li travolgemmo, obbligandoli a percorrere tutto il treno all'indietro.

A un certo punto un Jock mi afferrò per i capelli e un inglese mi prese per un braccio, tirandomi indietro. Io avevo già un braccio fasciato così, quando i ragazzi mi tirarono

fuori da quel casino, dissi che toccava a qualcun altro andare in prima linea. Il resto della nostra banda passò dunque in prima linea. Alcuni avevano oggetti simili a maniglie che usavano come armi, così le spezzammo e cominciammo a sbattergliele sulla testa. Io ero disteso sopra alla testa dei tifosi del West Ham, mi sporgevo con un bastone e colpivo gli scozzesi alla testa. Poi decisi di scendere di nuovo, per rigettarmi nel cuore della mischia.

Tutto questo sarà andato avanti per venti o trenta minuti e, alla fine, mi distesi sul pavimento. Ne avevo avuto abbastanza e pensai che fosse la volta di qualcun altro, ma quando mi rialzai la battaglia era ancora in corso, con entrambe le fazioni impegnate in un combattimento non-stop lungo il convoglio. Alla fine riuscimmo a mettere in fuga i Jocks. Si ritirarono in qualche scompartimento di vetro, chiudendosi tutte le porte dietro le spalle. Questo non sarebbe bastato a fermarci e presto le porte vennero infrante a calci. A questo punto i Jocks erano terrorizzati, mentre il treno si trovava nel mezzo del nulla.

Uno degli scozzesi venne accoltellato durante la rissa e la voce che girava era che il tizio che lo aveva accoltellato avesse tirato il freno d'emergenza e fosse scappato, per non farsi mai più rivedere. Qualcuno disse che era uno del Chelsea. La polizia ci stava aspettando alla stazione successiva e fecero scendere tutti i tifosi inglesi dal treno. Il treno era in viaggio solamente da mezz'ora. Alla stazione, gli Old Bill interrogarono

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tutti gli scozzesi, compreso quello che era stato accoltellato e i suoi amici. Ci allinearono tutti ma i Jocks non ci identificarono apposta, il che significava che gli Old Bill dovettero lasciarci risalire sul treno. Una volta risaliti a bordo, cominciammo a parlare con i Jocks con cui avevamo appena combattuto. Ci chiesero chi cazzo fossimo. Dicemmo loro che eravamo la I.C.F. del West Ham. Loro dissero di essere principalmente tifosi dei Rangers e che provenivano da tutte le cittadine che si trovavano a poche fermate da lì, lungo la linea ferroviaria. Ci dissero che era stata la miglior rissa a cui avessero partecipato e che gli sarebbe piaciuto incontrarci ogni settimana.

TAFFY - HAMMER DELL'INGHILTERRAIn uno dei loro libri, i tizi del Chelsea sostengono di aver fatto passare

un momento difficile a Taffy della I.C.F. durante una trasferta dell'Inghilterra in Lussemburgo e un'altra in Romania. Taffy era sempre disponibile per una rissa alle partite casalinghe dell'Inghilterra. Andy Swallow interviene in sua difesa. Era lì quando i Chelsea ebbero uno scontro con Taffy durante un incontro tra Francia e Inghilterra:

C'erano tra i cinquanta e i sessanta West Ham sulla metropolitana francese, tutti gli Under Fives. Io ero uno dei più vecchi. Alla stazione di Gare de L'or, un intero carico di Chelsea salì a bordo, così Taffy, il sottoscritto e pochi altri mandammo Nazi Mick e un altro a indagare un po'. I Chelsea dicevano: «Spaccheremo il West Ham» proprio mentre ci preparavamo a scendere dal treno. Ciò di cui non si erano accorti era che tutti i tifosi West Ham avevano spranghe di ferro, forbici e assi di legno. Quando le porte si aprirono, saltammo giù dal treno, aprimmo i giubbotti e dicemmo loro: «Ok, Chelsea». Loro indietreggiarono quando videro che eravamo armati e ci chiesero dove fossimo diretti. Io dissi a loro: «Non preoccupatevi di dove cazzo andiamo» e Taffy si girò e disse: «Allora, fatevi sotto, io sono del Galles». Loro immediatamente dissero: «No, no, no. Non ce l'abbiamo con te, Taffy, non abbiamo niente contro di te», ma Taffy continuò a invitarli a farsi sotto,

gridando: «Andiamo, Chelsea. Io sono gallese, un gallese del West Ham. Che cosa avete intenzione di fare?» Tutti i West Ham scoppiarono a ridere e semplicemente ce ne andammo. A questo punto, anche loro se ne andarono, con la coda tra le gambe.

La leggenda che è stata raccontata in seguito dice che loro gli fecero il

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culo. Non esiste proprio. Il confronto tra lui e i Chelsea andò avanti per circa cinque o dieci minuti e per tutto il tempo, Taffy cercò di provocarli, sfidandoli a combattere.

L'animosità tra Chelsea e West Ham era sempre qualcosa di tangibile e la cosa proseguì anche durante le trasferte dell'Inghilterra. I Chelsea erano sempre degli sbruffoni. Si erano scavati questa piccola nicchia all'interno della scena inglese, quando ecco arrivare questi guastafeste del West Ham. Più di un tifoso dell'Inghilterra ha dichiarato di provare una spiacevole sensazione di disagio nell'aria quando ci sono in giro entrambe le tifoserie. Un tifoso del Villa riassume la situazione dicendo: «La maggior parte dei tifosi inglesi semplicemente ignora quelli del West Ham perché non sai mai in che modo ti tratteranno. Noi tutti andiamo alle partite dell'Inghilterra ma ai West Ham piace farti sapere che loro si considerano sempre e solo tifosi del West Ham».

ANIMAL - HAMMER DELL'INGHILTERRATutti i West Ham si radunarono nei pressi del Mile End per la partita tra

Inghilterra e Francia. Una grossa banda dei nostri era andata a bere qualcosa all'Horn ofPlenty. Non avevo mai visto un pubblico così numeroso per una partita dell'Inghilterra e non so neanche per quale motivo tutti avessero deciso di andarci. Sapevi che erano tutti di buon umore perché qualcuno disse che si accettavano scommesse

su quale sarebbe stato il gruppo con cui ce la saremmo presa per primi. Sapevano tutti che questo sarebbe stato il grande giorno. Quando tutti furono pronti, ci dirigemmo verso Victoria. Il treno per Calais non stava ancora partendo così decidemmo di bere qualcosa allo Shakespeare, visto che avevamo venti minuti buoni da ammazzare. Entrammo là dentro con tutte le migliori intenzioni di farci solo una bevuta, ma sentimmo subito una voce dire: «Salve, bastardi Chelsea» e «Fatevi sotto, Chelsea». Era stato Taffy a parlare, così iniziò subito il casino. Arrivarono gli Old Bill e cercarono di separarci, ma dovettero portare fuori i Chelsea perché cerano troppi West Ham là dentro. Così i Chelsea se ne andarono, mentre noi restammo lì dentro a bere. Dopo un po', tutti cominciavano ad annoiarsi, così decidemmo di tornare al treno. Entrammo alla stazione e ci trovammo parecchi Chelsea, tutti più o meno racchiusi in una porzione della stazione. Ci gettammo su di loro e li pestammo per bene, per poi andarcene sul treno. La polizia afferrò al volo la situazione e, ancora una volta, trattenne

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i Chelsea, intruppandoli tutti nei primi tre vagoni del convoglio. Poi arrivò un ferroviere e chiuse a chiave le porte di connessione tra i vagoni, assicurandosi che ci fosse un vagone vuoto fra i tre del Chelsea in testa al treno e i quattro strapieni di West Ham in coda.

Quando il treno arrivò a Dover, le porte si aprirono e ricominciò tutto un'altra volta. Gli Old Bill sul treno dovettero scendere per riuscire a dividerci. Poi cominciammo a pensare che se eravamo dietro al Chelsea, loro avrebbero preso il primo traghetto in partenza, il che non era giusto. Ci recammo davanti, in modo da avere i Chelsea alle spalle e ce ne restammo per conto nostro. A questo punto, gli sbirri ne avevano avuto abbastanza e volevano solo andarsene, quindi ci fecero salire a bordo del traghetto ma fecero salire con noi anche i Chelsea. Arrivò il

capitano della nave e ci disse che se ci fosse stato qualunque casino, la barca non sarebbe nemmeno partita. Eravamo tutti seduti al bar con una birra in mano, circa mezz'ora dopo la partenza, quando scoppiò la Terza guerra mondiale. Prima ancora che potessimo rendercene conto, ci ritrovammo nel bel mezzo di un mini-tumulto, con sedie fracassate e bottiglie e bicchieri che volavano dappertutto. Il capitano annunciò che avrebbe chiamato la polizia britannica e, poco dopo, arrivarono sette, forse otto sbirri. Il locale era completamente devastato, ma tutti erano seduti a bere nelle loro seggioline di plastica e davano l'impressione che tutto si fosse calmato. Gli sbirri compresero che c erano sia Chelsea che West Ham seduti lì, ma che ci potevano fare? Sembrava che non ci fosse alcun problema. Devono aver pensato che quel piccolo spazio vuoto fra di noi fosse un invisibile muro di mattoni.

Arrivò il capitano e non abboccò assolutamente. Ci disse che se la cosa non fosse finita lì, avrebbe riportato indietro il battello. Questo fece finire praticamente lì il tutto, perché noi le avevamo suonate al Chelsea ma, una volta tanto, loro si erano comportati degnamente, avevano combattuto bene. A ogni modo, adesso eravamo pronti per i francesi. La nostra banda era composta principalmente da Under Fives. Credo che ci fossero tutti gli Under Fives al completo con Swallow e B], ma c era anche Shakesy e tutto il suo gruppo, mentre io ero con un'altra banda con Goldtooth, Swede, Gary Long e Stevie. Quando scendemmo dalla barca, eravamo pronti a far festa e a un'altra rissa con il Chelsea. Tuttavia non successe, perché loro finirono col farci ridere. Erano scesi per primi e, insieme ad alcuni scozzesi e ad altri tifosi dell'Inghilterra, stavano rubando delle auto e le guidavano dentro al mare. C'erano infatti cinquanta o più macchine tutte

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allineate sulla banchina del porto, pronte per essere consegnate, con le chiavi infilate nel cruscotto.

Arrivò la polizia francese e noi restammo uniti, lasciando partire il primo treno. Salimmo tutti su quello successivo e ci addentrammo in terra francese.

GARDNER - HAMMER DELL'INGHILTERRAAndai alla Coppa del Mondo in Spagna per due settimane nell'82. Quella

fu una situazione particolare, con gli argentini che ci spararono addosso. Noi eravamo alloggiati in un posto chiamato Zarautz. Io mi ero portato un pullman pieno di tifosi, tramite la compagnia Trans Euro Travel. Si trattava di un misto di tifosi del Southampton e del Tottenham, con anche alcuni Man U e Chelsea. Fu in un pub quella notte che incontrai per la prima volta Hickey. Mi presentò a tutti i suoi amici Chelsea, tutti seduti sul muretto. Dovetti dare a tutti loro una stretta di mano fortissima, perché erano circa una trentina. Pensai tra me: «Sarà meglio che faccia qualcosa per tenerli in soggezione». Un paio dei loro ragazzi andarono al nightclub e allungarono qualche bigliettone a un paio di zoccole, ma quando arrivò il momento di aprire le gambe, le mignotte dissero: «No, andatevene a fare in culo, inglesi». Io mi tenni fuori dai piedi e me ne andai in giro con un paio di quelli più tranquilli. Comunque, i ragazzi ritornarono al bar e raccontarono di essere stati truffati in quel music bar. Un gruppo di circa sei di noi, tra cui anch'io, andò alla discoteca con loro per risolvere la questione.

Proprio in un angolo del bar c'erano due magnaccia argentini con due vecchie puttane. Io dissi a uno dei tizi: «Com'è il punteggio?» e lui mi rispose con un largo sorriso. Questo accadeva subito dopo la resa degli argentini nelle Falklands. Io diedi un'occhiata in giro ed erano tutti lì attorno, con in mano sbarre di metallo, di legno, qualsiasi cosa.

Dissi ai ragazzi che avremmo fatto meglio a battere in ritirata. Andammo verso la porta ma, appena ci arrivammo qualcuno mi colpì alla gamba con un pezzo di legno. Fortunatamente non mi ruppe niente. Mi caricai sulle spalle un altro tifoso inglese, anche lui colpito, e mi lanciai attraverso le vetrate. Tornammo all'hotel, che si trovava proprio dietro l'angolo, e i due argentini arrivarono e si lanciarono attraverso la vetrata dell'hotel. Passarono dritti attraverso la vetrata, come se fossero sotto l'effetto di qualche droga. Uno di loro aveva una pistola e sparò contro di noi. Ci

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mancò, ma probabilmente colpì la luce e sparò anche al televisore. Doveva essere incazzato nero per aver perso la guerra, ma si incazzò ancora di più quando lo colpii con uno sgabello da bar! Questo lo rese molto più tranquillo! A questo punto erano arrivati tutti gli sbirri ed era il caos, il caos più assoluto. L'hotel venne bombardato da una pioggia di mattoni, poiché c'erano dentro tutti i tifosi inglesi. Si trattava dell'ETA, quei separatisti baschi. Mentre quelli gettavano di tutto contro l'hotel, io mi trovavo sul tetto, nel roof garden, cercando di riportare un po' di calma. Qualcuno mi tirò qualcosa dal basso, mancandomi per un pelo. Era l'ultima goccia. Gli tirai addosso qualsiasi cosa su cui riuscii a mettere le mani, vasi di fiori, arredi da giardino, qualsiasi cosa. Alcuni tifosi del Tottenham mi passarono delle lattine di birra prese dal frigorifero, che io scagliai giù come fossero granate. Una scena incredibile. Quando tutto si fu calmato un po', andammo all'ospedale perché alcuni ragazzi inglesi avevano ferite da taglio che richiedevano dei punti di sutura. Ovviamente dovemmo dare i nostri nomi, così il mattino seguente arrivò la polizia e arrestò tutti quelli che avevano fornito le generalità all'ospedale. Io ero uno di quelli.

Per quanto riguarda l'uomo con la pistola, ne uscì indisturbato. Chiedemmo di vedere l'ambasciatore inglese a Madrid. Quando arrivò gli dissi che ero un semplice accompagnatore e che avevo cercato di calmare gli animi e che mi trovavo in ospedale solo per aiutare i ragazzi che dovevano farsi mettere i punti. Lui mi disse: «Vi farò uscire tutti di qui ma non dovete rilasciare dichiarazioni alla stampa. Questo è il primo incidente dopo le Falklands in cui sono state usate armi da fuoco tra argentini e inglesi e noi vogliamo far sbollire la situazione».

L'ambasciatore mantenne la sua parola e alla fine fummo rilasciati. Io riuscii a conservare un giornale spagnolo che raccontava i fatti di quella notte, ma poi non sentimmo più parlare dell'incidente.

Ci furono due tizi che mi diedero una mano sulla balconata quella notte. Uno era un tizio del Chelsea di Bookham, di cui ho dimenticato il nome, mentre l'altro era un tifoso del Man U. Quest'ultimo fece un salto di due piani per aiutarmi e si fece seriamente male alla caviglia, eppure venne giù ugualmente a combattere. Devo ringraziare parecchio quei due tizi. Erano bravi ragazzi e io non dimentico mai cose come queste.

Per quanto riguarda le partite della nazionale inglese, diciamo semplicemente che preferisco di gran lunga le partite del West Ham. Se dovessi mai avere i soldi per una sola partita, sceglierei sempre il West Ham, non l'Inghilterra.

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1. La croce rossa su sfondo bianco della bandiera inglese. [N.d.T.]2. La terra dei Jocks, cioè la Scozia. [N.d.T.]

LA GUERRA DEGLI SCOUSERS

Liverpool è cambiata parecchio nel corso degli anni, con lo sviluppo della zona del porto e di una vita notturna decente. L'unico lato negativo è stata la fine degli arrivi di trofei in campionato a vantaggio di un certo stanzino dell'Old Trafford.

L'immagine di Liverpool che porterò sempre con me riguarda le miserevoli condizioni di vita, simile a quelle che pensavamo di esserci lasciati alle spalle dopo la guerra. I ghetti e le aree devastate che si incontravano nel lungo tragitto dalla stazione di Lime Street ti facevano provare sensazioni positive nei riguardi dei quartieri di casa tua - come se l'East End fosse un posto in qualche modo desiderabile. Per quanto ci riguardava, l'unica cosa di cui potevano essere fieri era di aver dato i natali ai Beatles, a meno che gli Under Fives non vogliano includere anche il loro taglio di capelli con una piccola cresta, tipico degli Scousers! [1]

Nonostante tutto, comunque, portavamo un minimo di rispetto per quei Topolini [2] in erba, che in fondo ci hanno sempre dato del filo da torcere ogni volta che li abbiamo incontrati. L'orgoglio di essere di Lillyverpool era trasparente in ciascuno di loro.

Fare a botte con gli Scousers era come combattere i Pellerossa: non importa quanto grande fosse la banda con cui ti presentavi, loro erano sempre in soprannumero e lassù era necessario essere in tanti per essere in grado di fare qualcosa. Gli Scousers ci ricordavano i vecchi tempi, quando non c'era nessuno in giro di domenica perché erano tutti andati in chiesa. L'unica differenza era che il giorno era diventato il sabato e al posto della chiesa c'era la squadra di calcio.

Gli Scousers avevano un grande seguito anche in trasferta. Arrivavano a Upton Park, ma questo era quanto da parte loro. L'unico accenno di rissa avveniva quando si preparavano a salire sul treno del ritorno a Euston.

Se noi eravamo i migliori, come pensavamo di essere, sapevamo di

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doverlo provare a Topolinia. In casa loro, era tutta un'altra storia.Facemmo moltissime risse con gli Scousers in trasferta, ma mai come

quella della stagione '76-77. Era l'ultima trasferta della stagione e ci servivano quei punti per non retrocedere. Tonnellate di tifosi degli Hammers erano stati banditi e gli venne impedito l'accesso allo stadio di Liverpool. Se ne andarono allora in massa al vicino stadio dell'Everton, le cui riserve giocavano contro la seconda squadra del Leeds. 11 mio amico Brett disse che centinaia di noi riuscirono a entrare nello stadio di Euston e cominciarono a incitare le due squadre per farli scendere in campo. Pare che gli sguardi sulle facce dei giocatori di quel giorno siano stati qualcosa di memorabile.

La partita con il Liverpool era vitale e pareggiammo 0-0. Fu una delle rarissime volte in cui avremmo dovuto batterli. Pop Robson si trovò solo, davanti al portiere, ma sbagliò. Micky Ramsgate ricorda quella partita:

Ero andato alla partita in macchina. Dopo aver parcheggiato, ci dirigemmo a piedi verso lo stadio quando un ragazzino con la scritta LFC [1] tatuata sulle nocche con la china ci rivolse la parola. Non doveva avere più di tredici anni. Ci guardò e disse: «Vi faranno il culo». Io pensai: «Porca troia, che ambientino».

All'improvviso, quando arrivammo all'angolo della curva di Anfield Road, vedemmo un gruppo di West Ham che marciavano con un grande Union Jack in prima fila, così attraversammo con loro il cancello principale del Kop. Non dimenticherò mai quel giorno. Mentre ci riversavamo tutti nel settore sopra al tunnel della curva di Anfield Road, ricordo che Scoeby sferrò un pugno a un cavallo. Il cavallo si rizzò sulle zampe posteriori, nitrendo come un matto, e lo sbirro in sella al cavallo andò in panico. Io persi perfino una scarpa nel casino per entrare nello stadio. Cominciarono ad arrivare degli Scousers, dicendo che eravamo nei loro posti e che non potevamo sederci lì. Io dissi: «Ok, siamo dei Cockney. Siamo gente educata perciò tenetevi i vostri posti». A un tratto arrivarono gli Old Bill con quei grossi sfollagente che usavano a quei tempi. Fortunatamente, proprio in quel momento, l'allenatore del Liverpool, Bob Paisley, uscì per ricevere qualche premio di fine stagione, così facemmo tutti finta di essere degli Scousers a nostra volta, alzandoci in piedi ad applaudire. Funzionò, perché ci aiutò a coprire il fatto che non avevamo i posti. Gli Old Bill si lasciarono ingannare e noi cominciammo a guardare la partita.

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Alcuni tizi del West Ham che erano andati nel settore di Goodison Park, rimasero lì fino al secondo tempo e poi decisero di ritornare indietro. Nonostante la tifoseria ufficiale fosse collocata nel settore d'angolo denominato Kemlyn, loro cominciarono a salire per la gradinata a spirale che portava alla curva di Anfield Road. Non ho mai visto il Kop svuotarsi così rapidamente. C'erano West Ham che arrivavano e si lanciavano contro la tifoseria degli Scousers di quel settore, ma alle loro spalle stava arrivando tutta la famosa curva del Kop. Anche i nostri veterani, quaranta e passa, arrivarono dal lato della tribuna per buttarsi in mezzo. Un autentico pandemonio. Non ho mai visto così tanti Scousers assetati di sangue. Poi qualcuno del nostro gruppo rimase bloccato nella Gabbia e venne aggredito di brutto e dovette combattere per salvarsi letteralmente la vita. Poi, dopo la partita, arrivò il momento della lunga marcia del ritorno lungo Scotland Road. Un altro incubo. La maggior parte di noi aveva ormai imparato la lezione... Mai andare in trasferte come questa con i tuoi vestiti migliori, limitarsi al solito giubbotto e agli stivali. Se ti chiedono l'ora, non rispondere.

La situazione peggiore era se rimanevi isolato, che spesso era inevitabile - gli Scousers sapevano come approfittare di tutti i vantaggi. I famosi «tifosi più educati del Paese», quelli del potente Kop, prendevano per il culo i londinesi con la strofa: «E solo un povero Cockney... La sua faccia è tutta sfregiata... perché l'ho colpito con un mattone... e adesso non canta più». Questo provocava sempre una risposta immediata. Avevamo un coro di replica che oggi verrebbe considerato oltraggiosamente scorretto da un punto di vista razziale, ma allora aveva l'effetto di zittire per un istante il Kop, e a qualcuno scappava perfino da ridere: «Meglio pakistano che Scouse».

Oh sì, gli Scousers erano sempre pronti a menare le mani sul proprio territorio, ma mi ricordo di averli pestati per benino quella volta in cui noi del Brit riempimmo due pullman e invademmo il loro cortile di casa, in occasione del quinto turno della Coppa di Lega.

Parecchio sangue Scouse venne versato sulle strade coperte di neve, quella notte. Non facemmo mai un passo indietro in tutta la notte. Quando nello stesso anno li incontrammo di nuovo in campionato, loro erano a caccia del nostro sangue.

Un veterano del passato e grande combattente in tutti gli scontri che abbiamo avuto con i Topolini fu il West Ham Steve Vaughan. Malignamente soprannominato Capitan Vaughan4 da parte dei ragazzi, era

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spesso accompagnato da altri due combattenti, Light & Bitter e Haystacks. Nessuno ricorda quegli scontri meglio di Vaughan. Qui racconta due di quegli scontri con il Liverpool e con l'Everton. Uno fu quello contro il Liverpool svoltosi quando ritornammo da loro in campionato quello stesso anno. L'altro è il breve racconto del nostro incontro con l'Everton l'anno seguente.

Liverpool ed Everton, due squadre della stessa città. Eppure qualsiasi londinese che sia stato là in trasferta sa che in queste occasioni, avrebbero dovuto affrontare un unico avversario... tutti gli Scousers uniti.

LIVERPOOLSteve Vaughan: Sette settimane dopo tornammo a Liverpool per la gara

di campionato. Ancora una volta, avevamo messo insieme una buona banda, questa volta viaggiando con i treni intercity.

Eravamo sotto 3-0 e, verso le 4.30 del pomeriggio ci alzammo tutti e ce ne andammo, a circa dieci-quindici minuti dalla fine della partita. Proprio mentre lasciavamo lo stadio, partì una rissa sotto alla tribuna, con gli Old Bill Scousers che tirarono fuori quei dannati sfollagente lunghissimi mentre tutti quanti saltavano loro addosso. Quei manganelli erano lo strumento preferito dagli Old Bill Scousers, non avevamo mai visto gli Old Bill di altre parti con sfollagente come quelli. Con quelli, abbattevano i nostri ragazzi a destra e a manca.

Uscimmo dunque dallo stadio un po' abbacchiati e ci mettemmo tutti in colonna lungo il viale che porta verso il Kop, la curva del Liverpool. Mentre giravamo l'angolo, scorgemmo i Mangiagallette che uscivano dai cancelli del Kop. Parecchi di loro ci passarono accanto nel viale, ma non facemmo niente finché non arrivammo alla scalinata d'ingresso del Kop. Una volta raggiunte le scale, non ci trattenemmo più. Gridammo semplicemente «Sì!» e ricacciammo dentro al Kop gli Scousers che stavano scendendo le scale. Non riuscimmo ad arrivare fino all'interno del Kop; il combattimento si svolse più o meno a metà strada. Le scale sul retro del Kop sono enormi e sempre piene di tifosi. E semplicemente un'impresa troppo dura cercare di conquistare il Kop e non abbiamo mai sentito dire che qualche squadra ce l'abbia fatta. Questa volta, però, ci andammo molto vicini e i tifosi del West Ham che si trovavano dalla parte opposta dello stadio dissero che tale era il panico degli Scousers e la confusione, che sembrava che il Kop stesse per essere preso. Parecchi

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tifosi dell'Everton presenti quel giorno confermarono tutto questo e dissero di aver visto l'intero Kop in subbuglio.

In tutta onestà, gli Scousers si stavano dirigendo verso le uscite laterali per gettarsi addosso a noi, ondate di Scousers che si riversavano su di noi come dannate formiche. Era ora di andarsene, ma c'erano ancora parecchi West Ham, intenti a lasciare lo stadio, che arrivavano dalla parte del vialone. I combattimenti proseguirono a gruppetti tutt'intorno alle entrate del Kop. Gli Old Bill caricarono e ci divisero, respingendoci in fondo alla strada. Le battaglie continuarono, ma ora eravamo tutti divisi; non eravamo più una massa unita.

Ricordo svariati scontri feroci che si svolsero lungo la strada e le cose cominciavano a mettersi male, davvero male. Un minuto prima, loro erano dall'altro lato della strada, un attimo dopo erano dietro di noi che tiravano fuori le lame. Io in quel momento mi trovavo con Swallow, Bill Gardner e parecchi altri e vedemmo solo che ci stavano mettendo in fuga da tutte le parti.

Non dimenticherò mai un nostro corpulento compagno che era al nostro fianco nel bel mezzo di uno scontro, quando all'improvviso decide di andare a rifocillarsi in un negozio di dolci. Non riuscivo a crederci, si infilò in un negozio di dolciumi proprio a metà di tutto questo! Quando uscì, gli Scousers si girarono verso di lui, pronti ad aggredirlo. Bill reagì in fretta, strappando un distributore di chewing-gum direttamente da terra. Si mise con le spalle contro il muro e combatté per tenerne lontani alcuni. Io feci lo stesso e riuscii a fermarne a mia volta un paio. Quando quel tizio [soprannominato Osso Solitario, perché era l'unico skinhead in tutta la I.C.F.] cominciò a scappare, lo afferrai e lo tirai indietro. Continuai a strattonarne parecchi, ma stavano tutti scappando via ed era come cercare di fermare una marea. Gli Scousers erano in cerca di rivincita, dopo la partita della Coppa di Lega. Questa era la loro banda principale ed erano tutti intorno a noi, pronti a caricare. Era la peggior situazione in cui mi fossi mai trovato. Guardai lungo la strada e sentii uno di loro gridare: «Ehi Gardner, dov'è la tua dannata banda adesso?» Quando mi girai per vedere chi ci fosse rimasto, vidi che c'eravamo solo io, Gardner, Swallow e il ciccione. Io replicai con: «Noi siamo ancora qui, frodo di un Mangiagallette». Ma sapevamo che le minacce non sarebbero servite a molto. Eravamo gente tosta, ma la situazione era troppo a nostro svantaggio. Quando Bill comprese quanto disperata fosse la situazione, mi disse di correre. «Col cazzo», risposi. «Io non scappo»,

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ma vidi il luccichio argentato quando cominciarono a estrarre i coltelli. Gli Scousers amavano le lame Stanley. Bill gridò che dovevamo correre, ora, così prendemmo il volo. Swallow cadde nel trambusto e venne immediatamente assalito da una marea di Scouse, così lo afferrammo tutti e riuscimmo a rimetterlo in piedi. Poi corremmo come pazzi.

Presto vedemmo Big Ted con una ventina di altri tizi correre davanti a noi, con tutti i Mangiagallette alle calcagna. Non chiedetemi come, ma riuscimmo tutti a passare di corsa in mezzo a loro, compreso il ciccione, che riuscì a tenere il nostro passo. Corremmo per circa 800 metri quando un grosso drappello di Old Bill entrò in scena. Riuscirono a interrompere la rissa con la pura forza del numero e raggrupparono i due schieramenti.

Cercai per circa cinque minuti di riprendere fiato e mi chiesi come fossimo riusciti a sfuggire a un incontro così ravvicinato con la marea Scouse. Mi guardai attorno e vidi parecchie facce note del West Ham che cominciavano a raggrupparsi dall'altro lato della strada, essendo riusciti a eludere la sorveglianza della polizia. C'erano Giant, Light & Bitter («Light»), Big Ted e gli Harris. Altri dei nostri continuavano a sfuggire alla scorta della polizia e sembrava che tutte le persone giuste fossero sull'altro lato della strada. Bill, Swallow e io decidemmo di unirci a loro e questa volta eravamo più o meno una quarantina. Non eravamo moltissimi, ma questo era il meglio della nostra armata. Gli Old Bill non ci videro scivolare via dalla scorta, così cominciammo a ritornare verso la strada di prima.

Tutti i Mangiagallette ci seguirono ma non successe niente per circa un quarto di miglio, perché c'erano troppi Old Bill. Tuttavia, quando un autobus a due piani color verde e crema (dal momento che non si potevano permettere la vernice rossa) rimase bloccato nel traffico, gli Scousers fecero la loro mossa. L autista dell'autobus cominciò a suonare il clacson perché la gente che correva in mezzo alla strada ostacolava il passaggio del mezzo. Aveva ragione, c'era una rissa in pieno svolgimento attorno al suo dannato autobus, ma questo non impedì ad Haystacks di perdere la testa. Haystacks cercò di afferrare l'autista e di farlo passare dal parabrezza solo perché aveva osato lamentarsi. Tutti si spostarono sulla destra dell'autobus tranne il sottoscritto, Haystacks e Light, che andammo tutti a sinistra. Subito cinque Scousers vennero verso di noi e uno di loro brandiva un coltello Stanley. Dall'alto della mia esperienza nel football, credo che la cosa più sporca che un tifoso possa fare a un altro tifoso sia tirare fuori un coltello... Non importava, comunque, dal momento che Light e Haystacks

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erano energumeni di novanta chili e che, non appena cominciammo a correre verso di loro, quelli girarono sui tacchi e scomparirono. Il mercante di spade non fu però abbastanza veloce e pagò il prezzo per averci puntato contro una lama. Light e Giant lo beccarono e lo pestarono a sangue. Io non riuscii nemmeno a sferrargli un calcio perché gli altri due lo stavano pestando così selvaggiamente da lasciarlo a terra incosciente.

A questo punto i Mangiagallette vennero avanti, decisi a farci la pelle - la strada era piena di loro uomini, fin dove arrivava lo sguardo. Questa volta, erano guidati da un maschio sui trentacinque, con lunghi capelli grigi e con addosso una felpa grigia. Scoprii più tardi che si trattava del loro uomo di punta, Peter Kelly, con cui avevamo avuto parecchi scontri nel corso degli anni. La loro banda era cambiata parecchio negli ultimi anni. Non avevano più uomini adulti con addosso i giubbotti d'ordinanza in prima linea, come succedeva negli anni Settanta. Adesso la loro banda era piuttosto giovane e la maggior parte di questi elementi guidati da Kelly aveva circa la metà dei suoi anni. Erano quasi femminei nei lineamenti, con quegli stupidi tagli di capelli con la crestina per cui sembravano tutti andare matti. Kelly sembrava completamente fuori posto, come un vecchio dinosauro e gli deve essere venuto il dubbio di stare con la banda sbagliata. Al contrario, noi non eravamo giovani galletti, visto che la maggior parte di noi quaranta erano uomini fatti.

Quando ci seguirono, ricominciarono gli scontri di corsa e i combattimenti iniziarono ad allungare il nostro piccolo gruppo. Big Ted passò accanto a noi come un fulmine, all'inseguimento di un tizio ma, ben sapendo quanto fosse necessario rimanere uniti come un tutt'uno, qualcuno gli gridò: «Torna indietro, Ted. Abbiamo bisogno di tutti, qui». Ci dirigemmo verso di loro, che si trovavano dall'altra parte dell'incrocio e loro si gettarono a loro volta su di noi. Lo scontro procedeva a pieno ritmo. C'era uno sbirro sulla scena della battaglia, un veterano che cercò di fermare lo scontro dell'incrocio, ma non aveva nessuna possibilità. Tirò fuori il suo manganello, ma nessuno ci fece caso. Eravamo tutti troppo infiammati e continuammo semplicemente a gettarci gli uni addosso agli altri. Lentamente, cominciavamo ad avere la meglio, anche se eravamo soltanto in quaranta. Eravamo sicuri di noi stessi e continuavamo ad andare avanti, ma la nostra corsa giunse presto al capolinea. Un altro gruppo di Scouse arrivò dal deserto di fronte a noi, scagliando bottiglie e mattoni. Noi ci riparammo dietro a qualche macchina. Tutti i finestrini andarono in frantumi, ma cominciammo a raccogliere i mattoni e a tirarli a

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nostra volta addosso ai Mangiagallette.Quando cominciammo a reagire, arrivarono tutti questi Scousers

incazzati neri dalle case circostanti, afferrando qualsiasi cosa capitasse loro a tiro con l'intenzione di proteggere le loro macchine danneggiate. Naturalmente fu a noi che diedero la caccia. Un grido risuonò in mezzo a noi, incitandoci a prenderli, così cominciammo a bersagliare con i mattoni chiunque arrivasse attraversando i giardinetti. Eravamo ancora abbastanza uniti in questa fase, ma essendo solamente una quarantina contro tutti gli Scousers, il nostro fronte cominciò presto ad allungarsi un'altra volta. Stavamo avendo la meglio, ma ci arrivò un'altra mazzata quando mi girai e vidi Kelly arrivare alle nostre spalle con centinaia di Scousers. Gridai un rapido avvertimento a Light e a pochi altri. Light era circa venti metri davanti a tutti e stava per andare inconsapevolmente a sbattere contro il grosso del loro gruppo. Cercai di seguirlo in fretta ma era troppo tardi, Light e Kelly si ritrovarono faccia a faccia. Light colpì Kelly e, mentre la testa di Kelly cadeva a terra per il colpo, Light lo scalciò al volo e continuò a prenderlo a calci per tutta la strada. Un giovane Scouser con la cresta gridò: «Correte. E Herman e ha appena fatto fuori Kelly». A questo punto li caricammo lungo la strada. Gli Scousers conoscevano Light & Bitter con un altro nome, Herman II Mostro. Credevano che fosse un vero pazzoide e non erano poi così lontani dal vero. Era lì che si gettava addosso a loro per conto proprio e stava avendo la meglio. Questo fu il punto di svolta della battaglia. Quando Light abbatté Kelly, il coraggio degli Scousers svanì. La rissa proseguì per circa quindici minuti, con gli Scousers che continuavano a indietreggiare mentre noi li incalzavamo. A un certo punto vidi un cartello stradale che segnalava mezzo miglio a Toxteth. Li avevamo ricacciati ben dentro il loro cortile di casa.

Non vedemmo più traccia di Kelly, che sembrò letteralmente essere scomparso. Probabilmente se ne sarà andato a leccarsi le ferite, pensando che la sua banda non era abbastanza in gamba per lui.

Per tutto il tempo del combattimento, vedemmo pochissimo gli Old Bill fino a quando arrivammo più avanti sulla strada, a circa un quarto di miglio da Toxteth. Finalmente gli Old Bill ci raggiunsero e calarono su di noi. Circondati da poliziotti a cavallo, venimmo raggruppati e ricondotti alla stazione. C'erano camionette della polizia di pattuglia a fianco a noi, più la polizia a cavallo e centinaia di sbirri a piedi.

Arrivammo alla stazione alle 6.40. Ci erano volute due ore e dieci per arrivare lì, un viaggio che di solito richiede una mezz'ora. Quella resta una

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delle più lunghe guerriglie da strada in cui ci siamo mai ritrovati, più lunga del, più volte celebrato, epico scontro con il 'Boro degli anni Settanta. Quando ritornammo alla stazione, lo sbirro che aveva cercato di interrompere lo scontro all'incrocio venne verso di me, puntando l'indice accusatore e dicendomi che ero fortunato a ritornarmene a Londra. Light chiese che cosa avessi fatto. Quello rispose: «Anche tu sei fortunato. Tu sei ancora più matto di lui. Voi due dovreste essere rinchiusi in manicomio».

EVERTONNon si trattava solo del Liverpool, a quei tempi. Vaughny ricorda ciò che

successe in casa dell'Everton l'anno seguente:Un anno dopo ritornammo per giocare con l'Everton. La polizia aveva

organizzato un servizio di autobus che ci portassero dalla stazione di Lime Street allo stadio, ma nessuno ne usufruì. Decidemmo tutti di andare a piedi. Mentre stavamo camminando, avvistammo Peter Kelly... Lungo il percorso fino allo stadio ci furono piccole schermaglie e Kelly sembrava in prima linea in quasi tutte.

Al termine della partita, uscimmo in una grossa banda, davvero grossa. Potevano esserci più di un migliaio di persone. Non appena fummo all'esterno, scoppiò una rissa e scattarono subito diversi arresti. Io mi trovavo con un gruppo di quaranta o cinquanta uomini e ci staccammo dal gruppo principale, allontanandoci così tanto da perdere anche la scorta della polizia. Perfetto. Ora eravamo liberi di effettuare scontri non-stop con loro e in particolare una battaglia durissima che si svolse lungo la celeberrima Scottie Road, che andò avanti per una buona mezz'ora. Noi pensammo, va bene così. Gli Scousers sono dei duri. Quando girammo l'angolo nei pressi di una rotonda su Scotland Road, guardammo verso la collina di fronte e scoprimmo che era piena di Galletta. Fu il nostro peggiore incubo, qualcosa di molto simile a una carica degli Apache. Ciò che accadde dopo fu come l'Ultima Battaglia di Custer. Tutti fecero la propria parte. Dovevamo farlo, o rischiavamo che ci facessero a fettine, perché sapevamo che sarebbero stati parecchio su di giri. Non so dirvi dove trovammo il coraggio, visto che eravamo in sottonumero di quasi venti a uno. Cominciarono a gettarci delle pietre e fummo obbligati a ripararci dietro alle macchine parcheggiate... ci fu un buffo incidente nel bel mezzo di questo caos che mi è sempre rimasto in mente. Big Ted, Cliff e Meatball si rannicchiarono dietro a un grosso furgone per schivare le

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pietre che volavano dappertutto, ma il furgone se ne andò lentamente e loro rimasero lì, ancora rannicchiati ma completamente esposti. Il divertimento svanì presto, tuttavia, quando i nostri non furono in grado di respingere gli Scousers che si gettavano su di loro. Sapevamo di dover andare ad aiutarli e fu esattamente ciò che Gardner e io facemmo. Venni afferrato da un poliziotto in motocicletta, che era andato a posizionarsi proprio in mezzo alla rotonda nel tentativo di fermare la battaglia. Era piuttosto agitato, diceva che

ne aveva abbastanza delle visite della nostra banda e mi colpì all'inguine con lo sfollagente. Mi colpì tre volte e dopo ogni colpo gli dicevo: «Va bene, va bene, d'accordo». Dopo il terzo colpo mi lasciò andare, dicendomi di andare affanculo. Per nulla intimorito, mi gettai di nuovo nella mischia, assalendo gli Scousers.

Hampton era lì che picchiava con noi. Eravamo un ottimo gruppo - Bill, Ted, Hampton, Brett e compagnia. Demmo loro una bella ripassata e furono 700 buoni di loro a venir messi in fuga da una quarantina di noi a quella rotonda. Allora compresero che tutti noi eravamo pronti a resistere. I Mangiagallette non erano dei leoni, proprio per niente, anche se quello resta sempre un posto molto pericoloso.

1. Il soprannome Scouser dato ai tifosi del Liverpool deriva da un termine del gergo marinaresco. Lo scouse era il caratteristico piatto dei marinai, fatto di carne servita appunto su una galletta, da cui scouser, Mangiagallette. [N.d.T.]

2. I tifosi del Liverpool venivano spesso derisi per essere di piccola taglia. Da qui anche il nomignolo Lillyverpool che troveremo in seguito. [N.d.T.]

3. Liverpool Football Club. [N.d.T.]4. Probabile riferimento al capitano Henry Vaughan, personaggio storico

inglese, processato alla fine del XVII secolo per sedizione e alto tradimento, per aver cospirato contro la Corona inglese. [N.d.T.]

NEL BLU DIPINTO DI BLU - La battaglia a Birmingham del 1984

Il 18 febbraio 1984, il West Ham affrontò il Birmingham nel quinto turno della FA Cup. La partita avrebbe stabilito quale compagine sarebbe

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avanzata ai quarti di finale di quella che io chiamo la «coppa dei tifosi». Venimmo umiliati. Il Birmingham, sotto la guida di Ron Saunders, ci travolse 3-0. Frustrazione non era la parola esatta. Noi facemmo la nostra parte per cercare di mantenere la squadra dentro alla coppa, invadendo due volte il campo, nel tentativo di far sospendere il match. Molti dicono che la squadra e i tifosi si meritano a vicenda. Perlomeno i tifosi potrebbero rispondere di averci provato, quella volta, che è più di quanto possano dire i giocatori.

Come risultato dei nostri sforzi, quello di Birmingham venne ufficialmente definito un tumulto, il che portò alle solite lagnanze da parte dei media e dell'opinione pubblica. Ron Saunders diede voce ai propri sentimenti: «Fategli assaggiare la frusta, un vero deterrente è l'unica risposta. Se hai un cane rabbioso, mica lo accarezzi», disse tra i denti. Tirarono fuori anche la vecchia storia che si trattasse di un problema sociale, nel tentativo di deviare la responsabilità dal mondo del calcio. I bramini del calcio sentenziarono che, anche senza le partite di calcio, i teppisti si scatenerebbero comunque, ma nelle strade. John Lyall, allenatore del West Ham, cercò di porre un freno alle esagerazioni e invitò la gente a considerare tutti gli aspetti della situazione. Disse: «Sembra che molti abbiano agito per frustrazione. Forse pensano che la loro reazione possa essere comprensibile. In realtà devono capire che tutto questo non aiuta certo il gioco del calcio, né tantomeno la squadra».

Dal canto nostro, ci tenemmo tutte le ferite derivate dal nostro exploit e ci facemmo una risata quando leggemmo le supposizioni sul fatto che il tutto potesse essere una manovra congegnata e pianificata a tavolino. Era solo una montagna di cazzate, il fatto era che quando arrivammo alla stazione quel giorno e vedemmo quanti West Ham si erano presentati, capimmo che qualcosa sarebbe successo. La tifoseria era così numerosa che dovemmo viaggiare in treni separati. Tutte le bande e ogni singolo pazzoide da Tilbury a Canning Town e al Mile End non mancarono all'appuntamento. Eravamo certi che anche il Birmingham si sarebbe presentato con la tifoseria al completo. Era il magico richiamo della FA Cup.

I tifosi del West Ham non avevano davvero nessuna considerazione per i club delle Midlands ma, se proprio dovevamo, mettevamo sempre i Blues davanti a roba tipo Coventry, Leicester, Wolves, Derby, Villa e Brom. Ai ragazzi di Birmingham piaceva pensare di appartenere all'élite e si erano ritrovati più volte in prima pagina in passato, anche se per noi non erano

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mai stati un vero problema.Alcune bande parlavano bene dei loro Zulu, una banda che aveva

parecchi tizi di colore piuttosto appariscenti. Avevamo combattuto con i Brum nel corso degli anni e non c'erano mai stati neri. Il Villa ne aveva qualcuno di più. Gli Zulu originali del Birmingham erano gli unici degni di rispetto. Non andavano mai alla partita dei Blues, preferivano cacciare attorno al complesso del Bull Ring, aggredendo e derubando i tifosi ospiti. Queste gang erano principalmente composte da neri e noi imparammo in fretta a non attraversare il Bull Ring, a meno che non fossimo con la banda al completo oppure ben armati, dopo che uno dei tre famosi ex Giacche Verdi - Benny - venne accoltellato e quasi perse la vita nel '75.

Quando arrivò il giorno, partimmo tutti sperando di trovare una vittoria del West Ham, e magari un po' della solita roba lungo la strada. Con una banda di quelle dimensioni, sarebbe stato impossibile fare dei piani - ci sarebbero state troppe bande in giro a farsi i cazzi propri. E alla fine fu esattamente così che andarono le cose.

Ramsgate ricorda la battaglia del quinto turno di coppa:Viaggiammo in pullman fino a Birmingham insieme ai Towntes. Non

avevo il biglietto per la partita, così mi ritrovai al di fuori dello stadio, dietro al settore in cui si trovavano tutti i supporter del Birmingham. Come copertura, mi inventai che ero in congedo dall'Esercito e che stavo aspettando alcune W.R.A.C.S. [1] di Sutton Coldfield con cui avevo appuntamento lì. In realtà, stavo cercando di sgattaiolare dentro allo stadio. Mentre me ne stavo in attesa sotto alle gradinate, appena prima del calcio d'inizio, un tizio mi disse: «Ehi Cockney». Quando mi girai, il tizio mi colpì dritto al mento. All'improvviso un inserviente dello stadio mi prese e mi buttò dentro alla tribuna laterale, vicino alla curva Kop del Birmingham. Questo settore però, nonostante fosse quello per cui i ragazzi del Brit avevano i biglietti, era stato riservato ai tifosi del Birmingham. Al West Ham era stata data la tribuna principale dietro alla porta opposta al Kop. C'erano circa ottanta Brit in questo settore, ma non ci furono troppi casini, dal momento che i tifosi di quest'area erano abbastanza tranquilli. La partita non era una gran distrazione, tuttavia. Il West Ham non riusciva ad avere uno straccio di occasione da gol, al punto che veniva da chiedersi se ci stesse davvero provando.

Seduti in questo settore laterale, non eravamo transennati come i tifosi dietro alle due porte. I West Ham dietro alla porta sembravano piuttosto

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ingabbiati.

Le cose non cominciarono a scaldarsi fino a partita ben inoltrata. Con noi c'era Taffy e, come sappiamo bene, Taffy era uno di quelli che non è mai contento se non si menano un po' le mani. Viveva e respirava West Ham, ventiquattr'ore al giorno, sette giorni alla settimana. A questo punto, il resto di noi era rassegnato a guardarsi semplicemente la partita ma Taffy si annoiava, così cominciò a fare l'idiota. Cominciò a divertire tutti indossando una giacchetta arancione che aveva strappato a un controllore sul treno durante il viaggio. Poi fece finta di essere un inserviente. Nel suo accento «Ho imparato un po' a parlare come i Mane» fortemente gallese, riuscì a imbrogliare tutti gli inservienti, che per coincidenza indossavano anche loro dei giubbotti arancioni. Ci fece piegare in due dalle risate con le sue cazzate. Anche se eravamo nello stesso settore, non eravamo seduti tutti vicini. Decidemmo allora di usare a nostro vantaggio Taffy, travestito da inserviente, facendo sì che ci spostasse legalmente mettendoci tutti seduti assieme. Eravamo tutti compressi in una sezione, dividendoci i sedili, ma almeno eravamo uniti. Ora eravamo diventati più visibili come banda. I nostri compagni ingabbiati dietro alla porta ci riconobbero e videro che, a differenza di loro, non avevamo un cordone di polizia attorno a noi. Taffy aveva deciso di mettere alla prova la propria fortuna, spingendosi lungo il bordo del campo fino al punto in cui si trovavano gli Old Bill. I tifosi del West Ham posizionati nei pressi di quell'area cominciarono a chiedergli di farli uscire in modo che potessero unirsi a noi in tribuna. Taffy aveva già quell'intenzione e strizzò loro l'occhio per farli smettere, altrimenti si sarebbe scoperto il trucco. Si mise a parlare con gli altri inservienti attraverso il cancelletto della transenna per distrarli. Lentamente ma senza interruzioni, cominciò a tirar fuori a uno a uno o a due

a due il resto della banda, dirigendoli verso il nostro settore non transennato. Cominciò ad arrivare un flusso ininterrotto di persone e presto fummo così numerosi da doverci riversare nei corridoi tra le file. Avevamo tutti dei larghi sogghigni sulla faccia, ma nessuno più di Taffy. Eravamo sicuri che lo avrebbero sgamato da un momento all'altro.

Nel frattempo, l'umore generale era lentamente cambiato, man mano che la nostra frustrazione rispetto alla partita aumentava. Il punteggio era 2-0 e il tempo scorreva inesorabile. Eravamo tutti abbastanza vicini alla fossa delle panchine quando ci fu un incidente in campo. Robert Hopkins del

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Birmingham cercò di rinviare il pallone e colpì il centrocampista Paul Alien nelle palle. Paul cadde immediatamente. Noi esplodemmo tutti, infuriati per ciò che era successo a uno dei nostri giocatori più popolari. Gridammo qualsiasi tipo di insulto e oscenità all'indirizzo di Hopkins e della sua squadra, ma la cosa non si fermò lì. Nella foga, feci un passo di troppo e saltai in campo. Lampard, che riconobbe alcuni di noi, ci guardò come per dire: «No, non fatelo». Troppo tardi.

Con la folla dietro alla porta che ci incitava, ci riversammo sul campo all'inseguimento del centrale di colore del Birmingham, Noel Blaké. Alcuni dei ragazzi andarono dritti verso di lui, al punto che quello dovette prendere la bandierina del corner per difendersi. Regnava il caos e intanto altri fans del West Ham scalavano le transenne per buttarsi nella mischia. I tifosi del Birmingham cominciarono a tirarci delle monete e l'arbitro, Courtney, dovette far uscire in tutta fretta i giocatori dal campo. Mentre le schermaglie continuavano, Lampard tornò fuori e fece un appello disperato ai tifosi affinché lasciassero il campo, dicendo che questo non aiutava i giocatori. Alcuni ritornarono verso la nostra tribuna, mentre altri indietreggiarono fino a uscire dal campo lungo la linea di fondo. Ritornò una parvenza di normalità, ma non era destinata a durare a lungo. Cinque minuti dopo eravamo di nuovo in campo, pronti a ricominciare daccapo. La seconda invasione di campo dimostrò quanto deboli fossero le autorità e quanto effimera la sicurezza quel giorno. Furono colti tutti di sorpresa, senza contare che la nostra folla aveva continuato a cantare «In campo, in campo» per tutto il tempo. Gli uomini che cercavano ancora di uscire dal campo dopo la prima invasione, vennero ora sospinti indietro da un fiume di altri che scendevano verso il terreno di gioco.

Gli Old Bill finalmente decisero di intervenire e mandarono la polizia a cavallo a intercettare la folla. Io mi tuffai indietro sui sedili proprio mentre un addetto alla sicurezza stava per venire a prendermi. Riuscii a sfuggirgli togliendomi la giacca e strisciando sotto ai sedili come un serpente. Me la cavai così.

Ascoltare il racconto che fa Terry degli eventi della giornata, fa sembrare come se fosse successo tutto solo ieri:

Non ricordo molto di ciò che è accaduto prima della partita. Credo che avessimo solo cazzeggiato un po' in giro. Allo stadio, eravamo tutti seduti sul lato e verso il centro. Nella curva del West Ham dietro alla porta avevano già incominciato a combattere con gli Old Bill a causa di una grande bandiera degli Hammers di Basildon, che avevano cercato di

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sequestrare.Dopo il terzo gol, diventò tutto più feroce. Prima ancora che ce ne

accorgessimo, era scoppiata la guerra all'angolo della curva del Kop. Scoprii in seguito che la situazione era stata provocata da alcuni West Ham che erano usciti dallo stadio e avevano fatto il giro fino alla loro curva. Il risultato era

stato che alcuni Birmingham si erano rovesciati sul campo dalla parte della loro curva, per sfuggire a quello che credevano fosse un attacco su larga scala. Guardammo verso di loro e pensammo, bene, tocca a noi e corremmo a nostra volta in campo.

Non lo dimenticherò mai. lutti caricavano e pestavano come pazzi. Mi ricordo di aver osservato Gary Weatherman, un tizio di Poplar che ho visto di recente in un video di «Three Lions», beccarsi un calcione dal giocatore del Birmingham Noel Blake nel cerchio di centrocampo. Quella era davvero una cosa da non fare, scontrarti con quelli che ti pagano lo stipendio. I giocatori non dovrebbero lasciarsi coinvolgere. Un sacco di gente vide la scena e non c'è da meravigliarsi se qualcuno lo rincorse e gli affibbiò un calcio nelle palle. Si diresse verso il corner più lontano, proprio mentre i tifosi del Birmingham stavano irrompendo dalla parte della bandierina del corner. Poi i West Ham si lanciarono dritti contro la loro tifoseria.

Lol Pearman lavorava per una grossa compagnia che si occupava di riscaldamenti e il direttore della compagnia li aveva invitati tutti alla partita. Avrebbe quindi dovuto assistere alla partita dal suo posto esclusivo nella tribuna a inviti, ma, fedele al West Ham, il nostro Lol aveva scavalcato il parapetto della tribuna e si era fatto la lunghezza del campo di corsa per gettarsi nella mischia. Eccolo là sul campo, con addosso pantaloni e camicia color crema. Più tardi disse: «Non potevo restare a guardarvi, ma non osavo pensare a cosa avrebbe detto il direttore, che mi guardava da lassù con tutti i colleghi, più alcuni clienti». Fu abbastanza comico vedere gli Old Bill che cercavano di arrestare tutti sul campo e di farci uscire allo stesso tempo. Tutti venivano inseguiti per il campo o bloccati dai cavalli degli Old Bill. Danny Harrison ricorse a un bel trucchetto: andò a sedersi sulla panchina dei giocatori. John Lyall, l'allenatore del West Ham, andò a contare i propri giocatori per assicurarsi che stessero tutti bene. Quando si ritrovarono tutti nel fossato della panchina, Lyall disse ad Harrison: «Chi sei tu?» Dan gli rispose: «Mi chiamo Danny Harrison. Piacere di conoscerti, John». Questa era una

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tipica, irresistibile trovata di Harrison per non farsi arrestare. Potete immaginarvi la faccia di Lyall mentre cercava di capire chi fosse questo dodicesimo giocatore.

L'invasione di campo fu resa possibile solamente perché moltissimi di noi del Brit erano riusciti a entrare nella tribuna laterale, che era sostanzialmente libera da poliziotti. Il travestimento di Taffy portò il nostro numero a oltre duecento persone, ma il nostro numero si era già raddoppiato nel momento in cui Swallow e altri quaranta o cinquanta ragazzi si erano aggiunti a noi all'inizio della partita. Era una di quelle giornate in cui avevamo tantissime bande che giravano, ognuna per conto proprio.

Andy Swallow ci disse che all'inizio della giornata, lui e una cinquantina di altri erano andati nella curva del Birmingham e si erano seduti in mezzo ai loro tifosi. Poi Andy aveva subito adocchiato due Brummies che gli si avvicinavano da dietro, così era andato direttamente da loro e aveva sbattuto le teste dei due tizi una contro l'altra, dicendo: «Sì, siamo del West Ham. Adesso andate a farvi fottere». A questo punto era arrivato un Old Bill a dare un ultimatum a Swallow: «O prendi la tua banda e te ne vai a fare in culo da un'altra parte oppure girerò la testa, questi Birmingham vi faranno a pezzi e poi vi arresterò. Allora, che cosa scegli?» Andy rispose: «Va bene la seconda, grazie». Tutt'altro che divertito, lo sbirro gridò loro di andarsene altrimenti li avrebbe arrestati tutti e cominciò a buttarli fuori. Fu allora che si spostarono e vennero nel nostro settore. Andy venne poi arrestato, sempre durante quella partita, e si beccò 500 sterline di multa.

Vaughny ricorda che lui e i suoi amici erano rimasti con le migliaia di tifosi del West Ham fino al terzo gol:

Eravamo dietro alla porta ma quando segnarono il 3-0, uscimmo dallo stadio, facemmo tutto il giro e sfondammo all'interno della loro curva con la partita ancora in corso. Io ero con Cliff, Light & Bitter e tutto quel gruppo. Light era fuori di sé dall' incazzatura quel giorno. Lutti si riversarono nella curva del Birmingham e picchiarono di brutto. Uno sbirro afferrò Light & Bitter, ma non riusciva a tenerlo. Gli dissero: «Hai avuto la tua occasione, adesso vattene». Ma Light gli rispose: «No, siete voi che avete avuto la vostra chance e l'avete sprecata» e si rigettò nella mischia all'interno della curva, inseguendo di nuovo gli avversari fin dentro al campo. Era completamente impazzito. Gli Old Bill ci stavano sbattendo fuori dallo stadio, così non sapevamo che ci fossero dei Birmingham in campo. Quando uscimmo, trenta o quaranta di noi stavano

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attraversando un ponticello nei pressi dello stadio quando tutti questi Birmingham cominciarono a seguirci e a tirarci delle pietre. Gli Old Bill ci stavano ancora attaccando, ma avevamo deciso di fermarci e resistere all'angolo. Cominciammo a pestarli in uno scontro che sembrò durare in eterno e non riuscivamo a capire come mai gli altri West Ham non uscissero per unirsi a noi.

Erano ormai quasi le cinque del pomeriggio, eppure la partita era ancora in corso, così decidemmo di ritornare attorno allo stadio per vedere che cosa stesse accadendo. Qualcuno disse che c'era stata un'invasione di campo. A questo punto non c era modo di sapere come stessero andando le cose. Pensammo solo, porca troia, ce la siamo persa un'altra volta.

Ricordo che dopo la partita, una colonna di moto della polizia bloccò la strada che portava in direzione della massa di tifosi del Birmingham. Ci dissero che non potevamo andare da quella parte, ma questo non ci avrebbe mai fermato. Qualcuno prese la rincorsa e sferrò un calcio volante a uno

dei motociclisti. Era come un segnale. Tutti si gettarono nella mischia e cominciarono altre risse isolate, in cerca del puro scontro fisico.

Il giorno seguente, domenica, Ramsgate si presentò per la trasferta a Wanstead Flats della squadra di calcio del Brit. Per noi, il Brit era il punto di ritrovo. Ci ritrovavamo là al venerdì sera per parlare della partita. Quella era ancora l'epoca in cui il fattore distintivo per un giocatore di successo era possedere un pub. Il Britannia era di Frank Lampard.

Ramsgate ricorda che Lampard arrivò a Wanstead Flats più tardi quello stesso giorno e chiese come stessero andando i ragazzi. Gli dissero che stavano perdendo 2-0. La sua replica fu tagliente e sarcastica: «Non preoccupatevi, se prendono un altro gol e vanno sul 3-0, entreremo in campo».

I ragazzi ancora oggi parlano di quel curioso rapporto che c'era tra noi e i giocatori e della situazione insolita che si creò quando invademmo il campo a Birmingham. Il Brit era un piccolo pub di periferia ai confini tra Plaistow e Stratford che interessava solo alla gente del luogo, fino a quando si sparse la voce che era di proprietà di un giocatore. In pratica divenne il quartier generale della I.C.F. Gli altri giocatori ogni tanto passavano a salutare, così alcuni dei clienti abituali erano diventati abbastanza noti anche ai giocatori.

Questa familiarità portò a qualche incontro imbarazzante sul campo il

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giorno della battaglia. Per molti di noi il combattimento era una cosa fine a se stessa, ma eravamo pur sempre tifosi. Ecco alcuni stralci di conversazioni che avvennero tra giocatori e tifosi nel bel mezzo di quel casino, che spiegano i due diversi punti di vista, entrambi in qualche modo fondati:

Frank Lampard a colloquio con Andy Swallow: Frank: «Andy, perché non fate un favore a tutti e uscite dal campo?»

Andy: «Cazzate. Sto facendo una figura sicuramente migliore della tua».Tony Cottee rivolto a Bill Gardner:Tony: «Che ti prende? Che diavolo vi prende a tutti quanti?»Bill: «Te lo dico io. Tutti questi ragazzi vogliono vincere più di quanto

lo vogliate voi».E se anche voi aveste seguito il West Ham dappertutto come abbiamo

fatto noi, ci sono state moltissime volte in cui vi sareste ritrovati a ripetervi le parole pronunciate da Bill Gardner durante la battaglia di Coppa a Birmingham!

1. Women's Royal Army Corps: corpo speciale femminile dell'Esercito inglese. [N.d.T.]

FATTI SOTTO, MILLWALL

Millwall contro West Ham, West Ham contro Millwall. Da qualsiasi parte la si guardi, significa guai seri. Per il bene del calcio è una fortuna che queste due squadre si incontrino molto raramente in campionato, ma molti tifosi si sono scervellati sul mistero del perché le due squadre non si siano mai affrontate in una edizione delle coppe.

È sempre corso cattivo sangue tra le zone a est e a sud del fiume. Provate a risalire ai vostri antenati e pensate che quelle, probabilmente, sono sempre state le zone più dure di Londra, sia che consideriate le attività dei Kreys e dei Richardson o che risaliate addirittura ai sobborghi della Londra vittoriana. Ma i duelli e le rese dei conti tra i tifosi di queste due squadre di calcio cominciarono nel maggio del 1972, quando all'Old Den si giocò una partita in onore del beniamino del Millwall, Harry Cripps, proprio contro il West Ham. Fu allora che corse davvero il sangue.

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Gli hooligan di entrambe le fazioni la considerarono una loro privata finale di Coppa, perché a quei tempi entrambe le tifoserie sostenevano di essere le migliori di tutta Londra. Era una di quelle partite - se ci andavi, ci andavi armato fino ai denti, soprattutto perché sapevi che anche gli altri lo sarebbero stati. Se non avevi un'arma, non ci andavi. Semplice.

La storia di questa rivalità leggendaria può essere narrata al meglio attraverso il racconto di due testimoni oculari, Mouthy Bill e Simo, anche se aggiungerò qualcosa anch'io. Ho sentito questa storia così tante volte nel corso degli anni. Gli eventi di quel giorno potrebbero davvero costituire il peggior esempio di

violenza legata al football che io abbia mai sentito. Solo sentir raccontare quello che successe fa rizzare i peli sulla schiena.

Essendo solo un ragazzo al tempo della partita - avevo quattordici anni - venni rincorso giù dall'autobus e separato dai miei amici quando l'autobus si fermò lungo la New Cross. Avevo sperato di trovare riparo dentro lo stadio, raggiungendo gli altri tifosi nella curva degli ospiti, un posto sicuro da cui avrei potuto osservare i più grandi pestarsi con il Millwall nella curva opposta. L'atmosfera di quella notte fredda era intrisa di un tocco di pura malvagità, qualcosa che non avevo mai provato prima da tifoso di calcio. Non era per niente simile alla sensazione di farfalle nello stomaco tipica dell'eccitazione di un po' di sano teppismo. Il riparo che speravo di trovare dentro lo stadio, non esisteva. Riuscii a farmi travolgere sia dall'ondata dei Millwall che da quella dei nostri stessi tifosi, che andavano a caccia gli uni degli altri in un settore dello stadio che avrebbe dovuto essere neutrale.

Niente sbirri in vista, né colori sociali addosso ai tifosi; in più, nessun segno dei miei amici. Non mi vergognai a lasciare lo stadio. Decisi che qualunque cosa stesse per succedere, sarebbe stata una faccenda personale tra quei ragazzi che provenivano da quartieri estremamente pericolosi di Londra est e sud.

Mouthy Bill ricorda quella particolare partita come il giorno del Mile End. Il mito e la leggenda del Mile End ribollivano in questa singola partita:

La banda del Mile End aveva alcuni individui davvero poderosi, nomi come i fratelli Williams erano il meglio, gente che avresti voluto al tuo fianco in qualsiasi situazione. Joe Williams era stato un tempo uno dei migliori pugili dilettanti, molto rispettato. Erano stati la prima banda del

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West Ham ad andare nel South Bank. All'inizio c'erano andati per allontanarsi dalle scazzottate tra ragazzini che si svolgevano tutte le settimane nel North Bank. Andarono nel South Bank per restarsene per conto loro, nella loro piccola

banda. Tutti insieme formavano un gruppo con cui nessuno al West Ham aveva voglia di litigare. Quella sera lasciarono il Mile End, saltarono sul treno, arrivarono dritti allo stadio ed entrarono nel loro settore, denominato Cold Blow Lane. Nessuno voleva cominciare all'esterno dello stadio e attirare così l'attenzione indesiderata della polizia. Volevamo essere sicuri di prendere la loro curva, solo questo avevamo in mente, visto che tutti dicevano sempre «Nessuno può prendere la curva del Millwall». Eravamo dunque decisi a prendere la loro curva ed è esattamente ciò che facemmo. Avreste dovuto vedere quando cominciò il tutto. Sgomberammo la curva, conquistammo Millwall e tutto prima ancora dell'inizio della partita. Nel frattempo, all'esterno dello stadio, dove quelli del Millwall ci stavano cercando, cominciò a girare la voce che eravamo già dentro. A questo punto i Millwall entrarono in massa, mentre lo stadio si era ormai riempito. Ci attaccarono in forze ma riuscimmo a difendere la nostra posizione, anche se fummo sospinti verso il fondo della curva, dove ci fu una grossa rissa con loro, poi un altro scontro durissimo sulle scale che portavano alla parte posteriore della loro curva. Loro ci attaccavano da tutte le parti, cercando di riconquistare la loro curva immortale, ma noi tenevamo duro.

Poi vidi il vecchio Steve Morgan e altri che combattevano come forsennati nei pressi della bandierina del corner. Steve l'aveva afferrata e colpiva nel mucchio con l'asta della bandierina.

Poi arrivò quel gruppetto, ritenuto da tutti un gruppo di veri duri, che si raccoglievano sempre su un lato, si erano scelti il nome di The Treatment [1] Questi... arrivarono da dove si trovavano, a cavallo della linea di metà campo, obbligando tutti i West Ham a combattere un'altra volta. Non chiedetemi della partita. Non ne vidi neanche un pezzetto. In un attimo, era già finita. Adesso si trattava solo di uscire e non avevamo nessun posto dove andare. Bisognava resistere. Gli Old Bill e la cosiddetta protezione della polizia - cioè la scorta per i tifosi ospiti - quasi non esisteva in quegli anni. Certamente non era nulla di paragonabile a oggi. Non avevi altra scelta che restare uniti, tener duro e combattere.

Simo della T.B.F. descrive la violenza di quella sera come peggiore a cui abbia mai assistito:

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Ricordo che io e Bunter partimmo dalla stazione di Mile End dopo esserci riuniti ai ragazzi di quella banda. Bisognava cambiare a Whitechapel; fu qui che quelli del Mile End svaligiarono gli scatoloni della compagnia ferroviaria. Tirarono fuori tutti gli utensili da lavoro dagli scatoloni della stazione. A questo punto, armati fino ai denti, ci dirigemmo dritti verso il settore che si trovava dietro alla porta. Quelli del West Ham erano già lì, raggruppati verso il lato del settore. Ora che West Ham e Mile End erano riuniti, li facemmo in polpette. Gli scontri si successero per tutta la partita, proprio sul fondo della Cold Blow Lane. Ricordo bulloni da sei pollici che volavano da tutte le parti, ma questo era niente rispetto a ciò che accadde dopo la partita. Uscimmo un po' in anticipo rispetto alla fine della gara, insieme a tutto il Mile End, e aspettammo. C'erano solamente due cancelli per l'uscita. Così ci mettemmo in attesa davanti a entrambi, poi il Millwall cominciò a uscire. A questo punto vidi una scena che non vorrei mai più rivedere, specialmente se mi dovessi ritrovare dalla parte sbagliata. Arrivarono due tizi con queste... diavolo, come dire... sapete quelle enormi tenaglie che si usano solo nei lavori ferroviari? Dovevano essere... lunghe come il mio braccio. Cominciarono a usarle per percuotere questi froci mentre uscivano dai cancelli. Non importava chi cazzo fossero, colpivano semplicemente chiunque arrivasse. A peggiorare le cose ci pensava la folla che premeva per uscire, obbligando quelli in prima fila ad avanzare allo scoperto; li pestarono tutti senza pietà. Quella cazzo di prima ondata cadeva, la seconda veniva sospinta in avanti, bash, cadeva, avanti un altro, bash... cazzo.

Non era tanto una sensazione di paura quella che provavo. .. eppure era spaventoso da vedere, essenzialmente perché non ero davvero abituato a un tale livello di violenza o comunque a una violenza di quel tipo, certamente non a quell'età. Avrò avuto - non so - sedici anni. All'improvviso arrivò la polizia a cavallo, fino a quel momento completamente assente. Attaccarono e dispersero la folla usando i cavalli, tutti venivano sbattuti da tutte le parti. Io venni ribaltato su una transenna, cadendoci dietro e mi ritrovai incastrato contro la transenna dal culo enorme di un cavallo. Lo sbirro che lo montava cercò di afferrarmi ma io riuscii in qualche modo a correre via. Era davvero uno scenario terribile, quello che mi lasciai alle spalle. Ancora oggi mi sembra di vedere l'immagine di quella folla di Millwall. Cercavano di indietreggiare ma la forza della massa li spingeva in avanti. Metà di quella stessa folla non aveva niente a che fare con gli scontri, ma a quelli che maneggiavano le tenaglie non importava. Come ho detto, era malvagità allo stato puro.

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L'uomo che diede il nome alla T.B.F. può testimoniare che il derby West Ham-Millwall è qualcosa di diverso da qualsiasi altro derby del Paese. Big Ted ricorda la notte di quella partita in onore di Harry Cripps:

Mi ricordo che prima della partita ci stavano facendo a pezzi. Io ero arrivato presto insieme ad altri West Ham e, prima che arrivassero quelli del Mile End, ci stavano schiacciando sul fianco della curva. Poi arrivarono i Mile End brandendo martelli, asce, e corpi contundenti di qualsiasi tipo. A questo punto noi del West Ham prendemmo il sopravvento e vincemmo. Poi il Millwall ritornò alla carica con altra gente... Continuarono a venire avanti, cercando di sbatterci fuori dalla loro curva, la Cold Blow Lane. Ma quella notte fummo noi a prevalere... anche se fu una notte molto lunga.

Bill Gardner dice semplicemente:Non ho mai visto niente di simile. Credo che sia stata la peggior rissa a

una partita di calcio che io abbia mai visto. I West Ham aspettavano at piedi della scalinata. Per undici volte quelli vennero fuori e per undici volte dovettero rientrare di corsa, era semplicemente incredibile... non si era mai vista una cosa come quella, fu davvero tremendo, quella notte.

Gli Old Bill dispersero tutti i West Ham che presidiavano le uscite, ma ancora non era finita. Mouthy Bill ricorda che gli Old Bill li fecero marciare dallo stadio alla stazione, sotto una continua pioggia di mattoni tra le due bande rivali, in un'atmosfera di impressionante ostilità. Il contingente del West Ham che comprendeva la banda del Mile End si trovò così di nuovo tutto riunito sul treno.

Ci furono diverse versioni di ciò che accadde in seguito, alla stazione di Watney Street's Shadwell. Mouthy Bill descrive la battaglia come se la ricorda, nel seguente, durissimo resoconto:

Eravamo sulla metropolitana, appena entrati nella stazione di Shadwell Alla fermata precedente, era salita una

banda sconosciuta. Non appena arrivammo a Shadwell, un tizio disse qualcosa a Ferry Adams, qualcosa del tipo «Odio quegli stronzi dei tifosi del West Ham». Ferry lo colpì, bash, andato. Una furiosa battaglia scoppiò a bordo del treno.

Ci inseguirono per la stazione, così noi afferrammo vecchie pompe ed estintori antincendio. Corremmo a nostra volta contro di loro, tirandogli addosso questa roba. La battaglia si fece gigantesca, così il treno si

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allontanò. Ma, allontanandosi, il treno lasciava scoperto il binario elettrificato. Ora, questa stazione era larga solo tre o quattro metri e dentro di te pensavi, qui se le cose si mettono male, ci lascio la pelle.

C'era quindi una battaglia gigantesca in pieno svolgimento. A un certo punto arrivarono gli Old Bill. La massa si sciolse, un sacco di gente di entrambe le fazioni venne pestata a sangue. Parecchi finirono in ospedale con la testa spaccata e cose del genere.

Noi schivammo gli Old Bill correndo su per le scale e fuori dalla stazione, su Watney Street, diretti verso casa. Quella fu una notte che non finiva mai, una notte maledettamente lunga, credete a me.

La famigerata notte della partita in onore di Harry Cripps stabilì due cose: chi fosse a governare Londra e chi erano i tifosi più duri. Diede anche inizio a una faida interminabile di vendette e di astio tra le due tifoserie. L'odio scaturito quella notte non si è mai spento nel cuore dei tifosi di entrambe le squadre.

Ciò che rende unico il Millwall è che sono molto bravi nel farti temere l'ignoto. Sia i tifosi che lo stadio dell'Old Den sono intimidazione allo stato puro, credetemi. Uno dei nostri una volta ha detto che loro sono l'unica squadra contro cui, se non sei al cento per cento, sai di rischiare di brutto. A loro piacevano da matti le armi ed erano quasi l'unica banda i cui tifosi non avevano alcun rispetto per gli Old Bill. Qualcosa di unico, tra i tifosi di calcio.

Direi che il Millwall ha saputo sfruttare molto bene il fattore paura nel corso degli anni. Le bande rivali se la facevano sotto prima ancora di ritrovarsi faccia a faccia con loro. Ed è per questo che sono orgoglioso dei ragazzi del West Ham. Non abbiamo mai sofferto di questa sindrome. Quelli del Millwall sanno che c'è una sola squadra che è andata a cercarli, che stessimo giocando con loro o no. Le bande delle altre tre grosse squadre di Londra non fanno nemmeno parte della stessa lega. In passato, avevamo avuto il sospetto che alcuni tizi dell'Arsenal e del Chelsea andassero a ingrossare le file del Millwall, quando gli conveniva. Ci chiedevamo dove avesse preso il Millwall una banda come quella che avevano nel famigerato anno in cui terrorizzarono Luton.

Ci fu una stagione in cui il Millwall incontrò il Dagenham in un turno di coppa. Preparammo qualcosa di grosso, spargendo il terrore tra la gente lungo tutta la metropolitana prima della partita. Durante il match abbattemmo parte di un muro perimetrale, nel tentativo di invadere il

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campo per arrivare da quelli del Millwall. Loro erano in un numero sufficiente per rispondere a tono, ma sembrò a tutti che loro non ne volessero sapere. Qualcuno disse che, se fossero stati nel South End, la gente avrebbe pensato che fossero dei cagasotto.

Ci aspettavamo che si presentassero con una grossa banda, quando affrontammo il Millwall in campionato durante la stagione '78-79. Si trattava del primo incontro in una partita ufficiale tra le due squadre. Così girò la voce che bisognava farsi vedere a quella partita, anche se non te ne era mai fregato niente. Dal momento che questa volta era il Millwall a giocare in trasferta, erano loro a dover venire a Upton Park. Era il giorno della verità, c'erano un tifoso morto e parecchi conti da regolare. Nel 1976 infatti, un tifoso del Millwall era deceduto in seguito a uno scontro con i tifosi del West Ham alla stazione di New

Cross. E, giusto nel caso ce ne fossimo dimenticati, loro stamparono dei volantini definendolo «Il Giorno del Giudizio», anche se l'unico volantino che vedemmo in giro fu quello pubblicato sui giornali. Si trattava di una specie di grande cartello di avvertimento, giorni prima della partita. Il risultato fu la più grande operazione di polizia mai organizzata a Londra, il cui momento clou fu l'uso per la prima volta di un elicottero nella guerra alla violenza del football.

L'impiego massiccio di forze di polizia in una scala mai vista in precedenza, assicurò in quell'occasione la vittoria alle forze della legge e dell'ordine. Sapevano quello che poteva succedere e non erano disposti a correre rischi. Presero subito il controllo intromettendosi in ogni scontro, cosicché la violenza fu limitata a una serie di piccole schermaglie. Non aiutò il Millwall il fatto che, in quello che per loro non era che un viaggetto attraverso il fiume, riuscirono a radunare solamente da 800 a 1000 dei loro uomini migliori, per venire al South Bank. Forse il volantino non era stata un'idea così stupida, considerate le proporzioni numeriche.

Anche così, la loro tifoseria un po' ridotta contribuì a creare un'atmosfera di pura cattiveria. Tutti non vedevano l'ora di scoprire come sarebbe stata la partita di ritorno in casa loro.

Credo che un derby Millwall-West Ham rimarrà sempre un avvenimento speciale, per quanto riguarda la violenza. Ci sarà sempre in palio la supremazia territoriale di Londra. Non sarebbe errato dire che, tra le due tifoserie, si è instaurato una specie di rudimentale rispetto reciproco nel corso degli anni. Dal nostro punto di vista, riteniamo di averne ormai dato

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prova. Ma questo è qualcosa che i tifosi del Millwall non riconosceranno mai, e quindi la cosa non avrà mai fine. Una volta era F-Troop e Treatment contro il Mile End, poi è diventata la guerra tra quelli che sono stati definiti con l'azzeccatissimo soprannome di Bush-wackers e la I.C.F.

STRAPAZZATI AL BANKBrett Tidman, un duro come ce ne sono pochi, ricorda il giorno in cui

una cinquantina tra i migliori ragazzi della I.C.F, vennero strapazzati dal Millwall:

Non potrò mai dimenticarlo, quell'orribile giorno. Affrontavamo il Villa in trasferta e un buon numero di noi si incontrò al Brit a Plaistow. Tra essi c'erano Terry Liddy e suo fratello Micky, Bernie, Dickle, Butler, LolPearman, Dorset, Carlton e parecchi altri.

Prendemmo tutti il treno per Mile End, dove incontrammo un altro bel po' dei nostri sul binario. Eravamo una sessantina circa in tutto e riempimmo due carrozze del primo treno per Euston. Per motivi che non ricordo, scendemmo successivamente dal treno e ci incamminammo verso Moorgate, dove prendemmo un altro treno che passava per la stazione di Bank. Quando entrammo in Bank, avvistammo una grossa banda distribuita lungo tutto il marciapiede. Era il Millwall, fottuti Bushwackers del Millwall. Saranno stati duecento buoni, di cui alcuni erano spilungoni piuttosto massicci. Quando il treno si fermò e si aprirono le porte, cominciò il nostro incubo. Non appena salirono sul treno, scoppiò il combattimento. Sentivo i pendolari gridare. Solo pochi istanti prima stavamo ridendo e scherzando e ora combattevamo per le nostre vite. Un tizio era riuscito a scendere dal vagone ma era finito sul marciapiede, pieno dei loro. Pensai: «Porca troia, toccherà anche a me passare da lì». Vidi un altro tizio, Butler, farsi strada a pugni e calci e uscire da un'altra porta, così cercai di fare altrettanto. Non ci riuscii. Lol era ancora lì che sferrava pugni e calci, gridando e urlando, superando se stesso nel tentativo di aprirsi una via di fuga. Era il caos più totale. Erano disposti a tutto pur di farci la pelle.

Mi ricorderò sempre degli innocenti attorno a noi che si erano ritrovati intrappolati nel bel mezzo del combattimento e che non riuscivano a togliersi di mezzo. Ricordo di aver aiutato due ragazze americane a scendere dal treno. Perdevo sangue da un lato della faccia e sentivo un dolore pazzesco, ma ricordo di aver afferrato queste due ragazze sotto

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shock pensando: «Coraggio, dolcezze, vi farò uscire di qui».Ero fuori dal treno e mi dirigevo verso le scale mobili quando capii che

quelli erano dappertutto. Eravamo incappati nella loro banda al completo. Un gruppo di noi cominciò a raccogliersi in cima alle scale mobili, tra cui Eoi Pearman e Fellman. Eravamo tutti feriti e sanguinanti, così decidemmo di andarcene da lì per rincontrarci a Euston. Quando arrivammo a Euston sentimmo che uno dei nostri era stato accoltellato alla stazione di Bank. Non conoscevamo i dettagli e quanto gravemente fosse stato ferito, così aspettammo lì il più a lungo possibile, prima di salire finalmente sul treno per Birmingham. Sul treno, tutti parlavano del combattimento e Black Roger raccontò di essere stato chiamato Cass, durante il pestaggio. La partita col Villa si rivelò priva di eventi interessanti e, come potrete immaginare, eravamo tutti di pessimo umore dopo ciò che avevamo appena passato a Bank. Ma sembrava andare sempre così per noi. Tutte le volte che andavamo a cercarli, non li trovavamo. Poi, inaspettatamente, loro ci beccavano con la banda al completo e ci pestavano. Continuammo a fare delle telefonate per capire come stesse il nostro compagno. Le notizie che ci arrivavano erano che fosse conciato male, davvero male, e che era stato accoltellato vicino al cuore con un ferro da calza appuntito. Tememmo tutti il peggio. Tutti dissero: «Ok, questo è troppo. Li becchiamo al ritorno, quelli del Millwall. Appena arriviamo a Euston andiamo a cercarli». Sapevamo che il Millwall doveva tornare a Kings Cross, proprio di fronte a Euston, ed era lì che li avremmo beccati. Quando scendemmo a Euston, c'erano gli Old Bill in borghese ad aspettarci. Questa era una cosa che non si vedeva spesso alle partite di calcio, e certamente non in modo così palese. Erano là per uno scopo preciso e sapevano chi cercare in mezzo a noi grazie ad alcune foto che avevano con sé. Si presentarono al fratello e al cognato del nostro compagno che era stato accoltellato e che giaceva ora sul letto di morte. Vennero informati che sarebbero stati accompagnati a Kings Cross, dove quelli del Millwall venivano trattenuti. Gli Old Bill laggiù avevano ricevuto istruzioni di non lasciar andare nessuno fino a quando l'accoltellatore non fosse stato identificato.

Tutti quelli di noi che si trovavano a portata d'orecchio di questa conversazione sparsero immediatamente la voce che i Millwall venivano trattenuti alla stazione di Kings Cross. Eravamo in caccia.

Ci dirigemmo a piedi verso Kings Cross, che è letteralmente a quattro minuti di distanza lungo Euston Road. Mentre ci avvicinavamo alla

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stazione, scorgemmo da quindici a venti Millwall che venivano verso di noi, senza sospettare nulla. Non avevamo il vantaggio numerico, dal momento che il grosso della banda si trovava circa cinquecento metri dietro di noi, ma non aspettammo. Volammo dritti addosso a loro, sospinti dalla rabbia e dalla voglia di vendetta. Alcuni di loro cominciarono a scappare e, quando mi guardai alle spalle, vidi che il resto della banda del West Ham era appena arrivata alla stazione di Kings Cross.

Eravamo più di 400 e c'erano tutte le facce note, tutti quelli che vorresti sempre al tuo fianco nelle situazioni più dure. Mi ricordo di essermi gettato in mezzo alla strada, incurante del traffico, in modo da prendere posizione per

avvistare tutti i Millwall. Gli Old Bill avevano lasciato andare quelli del Millwall e tutti loro stavano ritornando sulle strade. La loro banda si era nuovamente raggruppata mentre erano tutti trattenuti alla stazione ed erano almeno in 500 o 600 persone. Un tizio del Millwall uscì di corsa dalla stazione e scavalcò le transenne metalliche che formavano una barriera tra i taxi e l'entrata principale della stazione. Lanciò il solito: «Fatevi sotto, che ve le diamo». Io feci un passo avanti e lo abbattei: «Prenditi questo» e quello andò a schiantarsi in volo contro la transenna. I suoi amici arrivarono di corsa e noi ci gettammo su di loro in mezzo alle auto, spazzando via i Millwall sotto il naso degli Old Bill. Le macchine di passaggio tirarono dritto.

Senza dubbio i Millwall vedevano che eravamo incazzati neri e sapevano perfettamente il perché. Cercarono di scappare correndo sugli autobus o nella metropolitana. A questo punto, a nessuno importava più degli Old Bill e quelli del Millwall venivano semplicemente attaccati al muro. Era la nostra banda contro la loro e il numero dei combattenti era più o meno equilibrato, ma noi eravamo infiammati dalla nostra furia. Non avevo mai visto il West Ham così, prima di allora.

Gli Old Bill sembrarono tenersi in disparte e lasciare che le cose andassero per conto loro. Probabilmente speravano che ci distruggessimo a vicenda e che facessimo il lavoro per loro. I ragazzi che erano stati strapazzati a Bank erano alla caccia di qualunque Millwall fosse in vista. Più tardi girarono racconti di Millwall che salivano sugli autobus in corsa, mescolandosi con la gente comune, e facevano finta di leggere il giornale. Alcuni furono beccati da uomini del West Ham che li avevano seguiti sul bus. Erano facilmente riconoscibili con le loro facce rosse, sudati dalla testa ai piedi e col fiatone, che ansimavano come muli. Qualcuno si

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avvicinava a loro e faceva finta di essere del Millwall, dicendo cose tipo «Quei bastardi, quasi mi beccavano». Non appena lo stronzo si tradiva rispondendo: «Già, hanno quasi preso anche me», bang, smack, partiva lo stivale. Ho sentito perfino dire che alcuni furono pugnalati mentre scappavano dall'autobus.

LO SMACCO DI WALSALLNatley era un omone nero di due metri, originario del quartiere di

Barnsbury, nella zona nord di Londra; veniva spesso preso in giro per le sue origini Arsenal. Nonostante fosse una specie di solitario, tutti lo conoscevano, sulla scena del football. Era nel giro dai tempi del Mile End e aveva una reputazione che durava nel tempo. Ogni volta che il West Ham si trovava coinvolto in qualche disordine, Nat appariva sempre nel cuore degli eventi. Il modo in cui si batteva lo rendeva molto popolare all'interno della nostra banda.

Mi piaceva Nat. Era un tipo da cui c'era molto da imparare sul fronte del football. Era tanto furbo quanto potente. In seguito, quando cominciammo a fare i buttafuori nel circuito dei club, lo soprannominai la Volpe. Insieme, eravamo piuttosto efficienti quando ci battevamo per il West Ham. Ma io non c'ero quella volta in cui la I.C.F. mise a segno un colpo memorabile contro i Millwall a Walsall. Da notare che, in effetti, non cominciò mai un vero combattimento, quella volta. È curioso che una rissa che non si è mai verificata venga considerata ancora oggi un grande risultato nella storia dei nostri scontri con il Millwall.

Per gli uomini del West Ham non bastava mai mettere semplicemente in fuga le bande avversarie o conquistare le curve. A noi piaceva aggiungere un pizzico di umiliazione. Era un marchio di fabbrica del West Ham che avevamo coltivato nel corso degli anni, giusto per aggiungere qualcosa in più alla nostra definizione di raggiungimento di un risultato.

La partita Millwall-Walsall può essere annoverata tra questi. Si trattava solo di quanto in là eri disposto a spingerti, trasferendo mentalmente un senso di minaccia così reale da far sì che i tuoi avversari arretrassero e desistessero senza neppure metterti alla prova. Tutti ritornarono dalla partita tra il Walsall e il Millwall ebbri di questa sensazione e tutti la raccontarono più o meno allo stesso modo. Avevano segnato un grosso punto a favore della I.C.F. e, successivamente, uno si sentiva dispiaciuto di non poter raccontare quella storia in prima persona. Ti eri lasciato sfuggire

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l'occasione di partecipare a una pagina di storia.Le cose peggiorarono quando Nat mi disse: «Avresti dovuto esserci». La

banda del Villa era una merda, perché rischiare di farsi arrestare? Non me ne fregava un cazzo di andare al Villa, ma Swallow e compagnia ci andarono e così fece Nat. Questo è il ricordo della giornata da parte di Nat:

Quella stagione dell'83 affrontammo il Villa in casa loro proprio quando il Millwall, che giocava in Terza Divisione, incontrava un altro club delle Midlands, il Walsall, sempre in trasferta. Sulla strada verso Birmingham, qualcuno suggerì di andare a Walsall per fottere il Millwall. Quando il treno arrivò alla stazione di New Street, disperdemmo un po' di Brummies sul marciapiede e poi, ignorando i pochi Old Bill presenti, cambiammo treno, salendo su un piccolo treno locale che ci portò a Walsall. Uscimmo dalla piccola stazione di Walsall e il loro stadio era a due passi. Arrivammo in fretta all'esterno dello stadio di Old Fellows Park. I Millwall erano ai cancelli e all'interno dello stadio. Sembrarono non notare che stava arrivando un'altra squadra. Eravamo ben più di un centinaio. Questo dimostra quanto unita fosse la nostra banda. Non avevamo pianificato nulla in anticipo e avremmo dovuto essere tutti al Villa. Un giro di voci confermarono che c'erano tutti. Era tutto ciò che volevamo sapere. Per una

buona mezz'ora gli Old Bill di Walsall non capirono ciò che stava succedendo. Pensarono si trattasse di londinesi che litigavano con altri londinesi. Non capivano che si trattava di West Ham contro Millwall. Quel giorno dimostrò a tutti coloro che tengono in alta considerazione il Millwall ciò che eravamo disposti a fare pur di spaccargli il culo. Le sentinelle del Millwall avvisarono la banda che stavamo arrivando. I tifosi Millwall che si trovavano all'esterno dello stadio, corsero dentro in fretta. Guardammo verso l'alto e vedemmo i Millwall che cominciavano a diventare iperattivi lungo tutta la parte superiore della gradinata. Puntavano il dito verso di noi e gesticolavano. Swallow e la nostra banda fecero «Sssshhh», segnalando loro di fare silenzio e di stare al gioco mentre noi salivamo, dal momento che gli Old Bill ci avevano scambiato per Millwall ritardatari. Se non eravate là, non crederete mai a ciò che successe in seguito. Loro cominciarono a segnalarci agli sbirri. Un Bushwacker che si era dato parecchio da fare nel corso delle stagioni precedenti - e che avevamo soprannominato McQualcosa - stava gridando agli Old Bill che eravamo West Ham e di non lasciarci entrare. Non riuscivo a credere a un gesto simile da parte del Millwall. Sapevano che non eravamo venuti per stringere loro la mano. Eravamo là perché

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volevamo sangue. Dopo che gli Old Bill ci ebbero scoperto e dopo essere tutti ritornati da Walsall, pensammo che era stata una giornata estremamente positiva. Nessuno adesso poteva chiedersi se la miglior banda fosse il West Ham o il Millwall - perché il Millwall di fatto non esisteva.

Nessuna mancanza di rispetto verso il Millwall, ma non potevano più toccarci. Quel giorno a Walsall lo ha confermato. Ripensandoci, era stata una mossa pericolosa. Il Millwall aveva tutta la sua banda da trasferta quel giorno, mentre noi ci eravamo presentati solo con il nostro piccolo gruppo e, se

le cose si fossero messe male, saremmo stati completamente allo sbaraglio.

Credo che riuscimmo davvero a dimostrare qualcosa la prima volta che li incontrammo in una partita ufficiale nella stagione '78-79, nella Seconda Divisione. Dopo uno scontro deludente a casa nostra, dovemmo andare da loro per l'ultima gara della stagione con assolutamente nulla per cui giocare. Quello fu il giorno in cui il West Ham mise in campo la più grande armata che io abbia mai visto. Mi ricordo di essermi rivolto al mio amico e di avergli detto di guardare indietro, verso la lunga strada su cui stavamo marciando. L'orizzonte era pieno di West Ham che arrivavano da tutte le parti. Erano tutti West Ham, con nessuno del Millwall in vista. Quando alcuni di loro riuscirono a farsi vedere, Gally, una delle leggende del West Ham, lanciò uno della banda del Millwall attraverso la vetrata del White Heart Pub. Fui orgoglioso del West Ham quella notte. Noi avevamo una ventina d'anni ma quella volta arrivarono anche alcuni dei più vecchi sostenitori. Non ho mai visto niente di simile, erano autentici lottatori. Mostrammo a tutti chi fosse a comandare. Era il loro territorio e il loro castello, eppure i padroni eravamo noi - l'Est era sceso a sud. Dappertutto nello stadio c'erano solo West Ham. Fino ad allora eravamo sempre stati in Prima Divisione e il Millwall non era mai riuscito a salire. Ora eravamo retrocessi e per noi era una vergogna, ma non volevamo certo deludere i ragazzi dell'altra sponda del fiume - eravamo venuti tutti quanti. Per me è sempre stato così con il West Ham, ci presentavamo sempre perché cercavamo sempre lo scontro. Non mi va che la gente usi parole come hooligan o delinquenti solo per il fatto che ci piaceva combattere. In effetti, dal mio punto di vista eravamo gladiatori. Dirò di più, eravamo gladiatori dello sport, perché ci piaceva mettere alla prova noi stessi. Io penso di essere in gamba e di saper tirare un destro e lui pensa di saper

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tirare un destro, allora vediamo chi è il più duro.Non è diverso da due pugili sul ring, solo che noi non avevamo l'arbitro.

L'unico arbitro nel nostro caso erano gli Old Bill che cercavano di fermarci, ma noi volevamo lo scontro e andavamo a cercarcelo soprattutto in trasferta. Nessuno veniva mai in casa nostra.

LA TRAPPOLA DI NEW CROSSEra il 28 gennaio 1984 e stavamo andando al Palace per il quarto turno

di FA Cup. Il Millwall giocava in casa contro l'Hull.Il treno per Norwood Junction passa attraverso New Cross e pensammo

che se fossimo scesi a New Cross, potevamo cogliere di sorpresa i nostri più odiati rivali. Il pensiero di un attacco a sorpresa piaceva a tutti e, nell'eccitazione generale, l'idea cominciò a crescere. Invece di scendere a New Cross e saltare semplicemente addosso ai Millwall, cominciammo a pensare di spingerci più in là, catturando il loro stadio merdoso. Non avevamo pianificato niente in anticipo. Avevamo una banda coi controcazzi e fu solamente ciò che ci venne in mente quando ci incontrammo tutti quella mattina. Pensammo che sarebbe stata una grande sorpresa. Non immaginavamo che la sorpresa l'avrebbero fatta a noi.

Quelli del Millwall sapevano. Sa il cazzo come, ma lo sapevano. Ciò che non avevano previsto però, era quanto grande sarebbe stata la nostra banda. Avevamo anche tutte le facce giuste. Bastava guardarsi attorno. Tutti si stavano gasando sempre di più... scattava l'ora della grande rivincita.

Quando scendemmo alla stazione di New Cross in quella tarda mattinata, eravamo quasi tutti così dannatamente sicuri di noi stessi che sembravamo quasi andare a passeggio. La maggior parte dei più anziani non avevano alcuna fretta, il loro atteggiamento mandava un chiaro messaggio a quelli del Millwall: «Siamo già stati qui. Non c'è niente di nuovo che possiate farci vedere». Come sempre, tuttavia, gli Under Fives e qualche schizzato erano troppo eccitati per riuscire a rimanere così calmi ed erano già sul ponte, attaccando qualsiasi cosa potesse assomigliare a un prodotto di South London.

Cominciò tutto appena uscimmo dalla stazione. Attaccammo una banda di trenta o quaranta Millwall che si erano allineati di traverso su New Cross Road. Una banda di Millwall in bella vista. Nessuno dei ragazzi in

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prima linea voleva aspettare che il resto di noi li raggiungesse. Sapevano quale fosse la forza dietro di loro. Guidati dal puro odio per il Millwall, avevamo una cosa sola in mente: attaccare i Millwall. Era per questo che eravamo venuti fin qui. Per attaccare subito questi pervertiti del Sud, proprio nel loro fottuto territorio.

Gli altri di noi non riuscivano a vedere al di là delle orde della I.C.F. che ancora si riversavano fuori da New Cross, ma girò presto la voce che davanti si stava combattendo col Millwall. Tutti pensammo: «'Fanculo, andiamo là e diamoci da fare». Ora era una lotta disperata per arrivare in prima linea e la nostra banda si lanciò in avanti, spingendosi attraverso la nostra stessa tifoseria come dei pazzi, travolgendo gente nella foga.

I Millwall corsero dentro a The Rose, il primo locale lungo la strada. Sapevamo che, una volta rintanatisi nel pub, non ci sarebbe stato modo di tirarli fuori senza sfasciare il pub intero e gli Old Bill sarebbero arrivati sulla scena a momenti. Tuttavia, proprio mentre ci accingevamo a caricare, quelli cominciarono a uscire dal pub. Dapprima si trattava solo degli stessi cacasotto che erano scappati dentro, poi cominciarono a uscire molti altri di loro, parecchi dei quali non erano tra quelli che avevamo visto entrare. Non era certo la curiosità che li spingeva fuori, visto che stavano decisamente ringhiando. A un tratto, questi stronzi sudisti cominciarono ad agitare mazze da baseball sopra le teste. Tiravano fuori corpi contundenti da ogni parte, addirittura dai bidoni della spazzatura posti lungo la strada. Si gioca, scegliete il vostro bersaglio, dissero quelli del Millwall.

Era quell'istante in cui ti aspetti che scoppi una rissa faccia a faccia, una di quelle in cui tutti si ammassano finché la violenza pura fa cessare il tutto. Quel momento non arrivò mai. C'erano quattro o cinque tizi attorno a me che sembravano dei duri e insieme cominciammo ad avanzare mentre i nostri nemici di South London ci attaccavano in massa, agitando le mazze da baseball. Vidi che alcuni West Ham attorno a noi stavano indietreggiando. Non stavano solamente andando all'indietro, stavano proprio scappando. Capimmo di essere caduti in una delle nostre tattiche preferite e di essere stati attirati in una trappola, ma pensai che, nonostante l'atteggiamento da pazzoidi di tutti i Millwall, avevamo ancora il numero sufficiente e le giuste facce iniettate di sangue. Devono aver pensato, bene, vi abbiamo beccati, bastardi West Ham, ma ero abbastanza vicino a loro da vedere che ancora ci temevano abbastanza.

All'improvviso, qualche pazzoide bastardo mi colpì alla testa con la mazza da baseball. Io barcollai, mi guardai attorno e vidi che erano tutti

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del Millwall. Una volta compreso che nessuno si sarebbe fermato a resistere, indietreggiai con gli altri, ma rimasi deliberatamente in prima linea tra quelli che indietreggiavano in mezzo a scene di caos. Avevo ancora la disperata illusione che la I.C.F. stesse facendo il vecchio giochetto di far finta di scappare per attirare i rivali più da vicino, per poi girarsi tutti insieme e riversarsi su di loro. Ma questo, cazzo, non avvenne.

La I.C.F. arrivò di corsa nuovamente sul binario della stazione di New Cross, una vista piuttosto desolante rispetto all'uscita stile passeggio dalla stessa stazione, avvenuta solo pochi minuti prima. Era una di quelle situazioni in cui a nessuno sembrava dar troppo fastidio che ora ci fossero gli Old Bill sulla scena, intenti a strattonare tutti di qua e di là con mano pesante. Nessuno disse una parola. Che cosa potevano dire? La maggior parte degli anziani si lamentava dei giovani perché avevano diviso la banda per

inseguire i primi Millwall che avevano incontrato, prima ancora che il resto della banda fosse uscito dalla stazione. Punto certamente valido, ma pur sempre una scusa.

Apprendemmo più tardi che Swallow era ritornato fuori dalla stazione di New Cross con parte della stessa banda e aveva sfidato più o meno la stessa banda di Millwall che era uscita dal The Rose. Erano ritornati indietro e avevano affrontato il Millwall quando questi avevano cercato di attraversare il Green, ma poco dopo gli Old Bill ne avevano avuto abbastanza di tutta questa storia e li avevano circondati. Era bello sentire che qualcuno di noi non aveva lasciato perdere, ma non sarebbe bastato affrontare il Millwall per restaurare l'orgoglio perduto.

Quella umiliazione a New Cross sarebbe stato il pettegolezzo di tutte le gradinate di Londra. Era ciò che tutte le tifoserie dei nostri club rivali volevano sentire.

Io vivevo dall'altro lato della strada rispetto al Brit e passai di là più spesso del solito quella settimana, ma nessuno parlava di questa storia. Nessuno voleva puntare l'indice contro qualcuno, perché eravamo tutti là quando era successo. Questa situazione non era accettabile per la I.C.F. In circostanze simili ci doveva essere una specie di indagine interna per scoprire che cosa fosse andato storto e, molto più importante, che cosa si dovesse fare per raddrizzare le cose. C'era in ballo tutto il nostro record precedente contro il Millwall, per non parlare della nostra reputazione come banda.

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La partita contro il Palace, valida per la FA Cup, finì in un pareggio per 1-1. La ripetizione della partita si giocò in casa nostra quella stessa settimana. Vincemmo la seconda partita per 2-0 ma nulla era ancora stato detto. Non si erano mai visti così tanti tifosi del West Ham girare ingobbiti. Il venerdì cominciarono a girare le prime voci tra Plaistow e Stratford. Si presentò molta gente al Brit quella notte, ma questo era abbastanza normale il venerdì sera. Alcune facce note dicevano che tutto era sotto controllo, ma io rimasi dubbioso, pensando che erano le stesse facce che avrebbero dovuto avere tutto sotto controllo anche la domenica mattina precedente. Avevamo bisogno di sapere quali fossero i piani. Fare a botte con il Millwall in qualche scaramuccia senza significato non avrebbe lavato l'onta della settimana precedente. Sarebbe solamente caduto nel dimenticatoio come tutte le altre scaramucce che avevamo avuto nel corso degli anni. Ci voleva qualcosa di speciale contro il Millwall per scacciare la soddisfazione che gli altri club di Londra si stavano godendo per la nostra ritirata a New Cross.

Lasciai il Brit e feci un giro in diversi altri posti quella notte, I discorsi erano gli stessi. Bisognava fare qualcosa, ma nessuno sembrava voler prendere l'iniziativa. Quando si sarebbero decise a parlare le facce giuste? Verso l'ora di chiusura dei pub, tutti si erano diretti al Mooro's, il disco-club notturno che una volta era stato di proprietà della leggenda del West Ham e della nazionale Bobby Moore. Le cose cominciavano a montare. C'era gente da Canning Town e da Stratford, che avevano probabilmente firmato la tregua più lunga che io possa ricordare. Un po' di gente dall'Essex, i Chads e i ragazzi di Hornchurch e c'erano perfino alcuni ragazzi dell'Ancient Brit di Poplar. Tutti bravi ragazzi del West Ham. Si sparse la voce di ritrovarsi al Mooro's la mattina seguente e che sarebbe stata una cosa seria. «Non presentarsi senza un'arma» è il messaggio che venne fatto girare.

Fu un'ottima idea usare il Mooro's di Stratford come punto d'incontro. La Divisione K, la nostra polizia locale, conosceva le nostre abitudini - ritrovo al Brit a Plaistow, poi giù alla stazione di Plaistow con sosta dentro e fuori della stazione di Mile End, Il fatto di cambiare il punto d'incontro avrebbe costretto gli sbirri a tirare a indovinare. Ancora più importante, avrebbe tagliato fuori i perditempo, comuni in tutte le tifoserie.

La cosa suonava interessante. Il Millwall giocava in trasferta con lo Sheffield United. Nella divisione del Millwall, la vecchia Canon League, c'erano solo una o due partite interessanti, per quanto riguardava la

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possibilità di una rissa. Si trattavaprincipalmente delle gare con Burnley, Hull e Sheffield United. Questo

rendeva ancora peggiore la nostra sconfitta della settimana precedente, considerato il calibro delle bande che ci trovavamo ad affrontare solitamente, nella maggior parte delle settimane. Comunque, Sheffield era una grossa trasferta per il Millwall, così almeno sapevamo che la loro banda si sarebbe presentata in gran numero. Volevamo essere sicuri che non potessero avere scuse mentre ci preparavamo a portare a termine il lavoro.

DOLCE È LA VENDETTA: LONDON BRIDGE - 4 FEBBRAIO 1984Arrivai un po' in ritardo. Mentre guidavo il mio furgoncino lungo

Stratford Broadway, vidi tutti i ragazzi che bighellonavano sul marciapiede, appena fuori dal Mooro's. Mi sembrava ci fosse poca gente e soprattutto troppi ragazzini. Credo che l'ora del ritrovo fosse troppo anticipata per molti degli uomini di punta, anche se sapevamo che il Millwall si sarebbe ritrovato alle 9 del mattino al London Bridge.

Mentre accostavo, fui sollevato nel vedere Andy Swallow con un'aria piuttosto decisa. Parlammo della settimana precedente e concordammo nel dire che il Millwall aveva avuto la sua giornata di gloria. Swallow disse che ai Millwall era andata bene che molti dei West Ham più tosti si erano ritrovati in coda al gruppo, anziché vicini al cuore della battaglia, dal momento che la nostra banda quel giorno era molto numerosa. Pensava che se ci fossero stati più uomini davanti, non ci sarebbe stato modo per il Millwall di metterci in fuga lungo New Cross Road. Non riuscivamo a capacitarci di come la banda si fosse lasciata dividere a tal punto da far scappare tutta quella gente lungo la strada. Alla fine tuttavia, sapevamo tutti che il piano del Millwall era stato eseguito alla perfezione e che, se davvero volevamo raddrizzare le cose, dovevamo riconoscerlo e smetterla di cercare delle scuse.

Una camionetta di Old Bill decise di venire a darci un'occhiata. Poi si allontanarono, chiedendosi probabilmente per quale motivo tutti quei giovani si radunassero alle otto del mattino, quando il West Ham giocava in casa alle tre del pomeriggio. Gli Old Bill non avevano idea. Sapevamo che sarebbero ritornati presto con altri sbirri, quindi non potevamo aspettare più a lungo l'arrivo delle facce giuste. Sarebbe stato troppo tardi e saremmo stati obbligati ad affrontare il Millwall a Euston, dove gli Old

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Bill ci avrebbero aspettato in forze.Decidemmo che gli Under Fives avrebbero preso la metropolitana,

usando la stazione di Stratford, mentre i più vecchi sarebbero andati con le auto. Questo lasciava i furgoni per il trasporto delle armi e degli utensili. Nella fila che portava a uno dei furgoni, qualcuno mostrò un coltellino. «Non ha una lama abbastanza grande», gli venne detto, e venne allontanato. «Che cos'ha il tuo amico? Ok, salta su.» Non eravamo lì per giocare quella mattina.

Andy era deluso perché molte facce note non erano presenti. Era anche preoccupato per i giovani che andavano in treno. Essendo uno dei più vecchi là, decise che preferiva andare anche lui in treno per essere sicuro che andasse tutto liscio. Alcuni di noi dei furgoni si offrirono di andare con lui, ma lui scrollò le spalle, insistendo di non essere preoccupato per se stesso, visto che non j aveva paura di quelli del Millwall.

Ci chiedemmo se gli Old Bill, che sarebbero inevitabilmente ritornati a vedere che cosa avessimo intenzione di fare, ci avrebbero cercati in metropolitana. Speravamo che il gruppo di Swallow non venisse intercettato perché ci eravamo divisi in gruppi di cinquanta o sessanta e sapevamo che oggi non ci si poteva tirare indietro. Avremmo perso troppo la faccia.

Il momento era arrivato. Con il giusto tempismo e un pizzico di fortuna, ci saremmo ritrovati tutti al London Bridge per definire una volta per tutte la faccenda. A questo punto, per tutti noi, c'era in gioco molto più della reputazione della banda... adesso era una questione personale.

Mentre percorrevamo le stradine verso la stazione di London Bridge, scorgemmo altri ragazzi che arrivavano in macchina. Si aggiravano nei pressi di un'entrata laterale alla nostra ricerca, così mandai Animai e un paio di altri a raggiungerli. Il calcio d'inizio avvenne mentre stavo cercando di parcheggiare il furgone. Animai ricorda ancora perfettamente ciò che accadde in seguito:

La band del Millwall sapeva che eravamo lì. Ci avevano individuati sulle scale che portavano verso Tooley Street, dove stavamo prendendo a calci una lattina mentre tenevamo d'occhio l'ingresso della metro, aspettando l'arrivo degli altri. Quando spuntammo da dietro l'angolo, verso la salitina che porta alla stazione, li vedemmo arrivare di corsa giù dalla salita, dritti verso di noi. Per fortuna, proprio in quel momento, Swallow e tutti i giovani uscirono dalla metro per unirsi a noi.

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L'intera tifoseria da trasferta del Millwall diretta a Sheffield quel giorno, correva verso di noi. Dovevano essere più di 300. Erano guidati in prima linea da un tizio coi capelli rossi. Il rosso aveva un sogghigno in faccia, come se fosse il giorno più bello della sua vita. Poi Swallow fece un passo avanti, reggendo il fodero di un machete sopra la testa con entrambe le braccia. Con tutta la sicurezza del mondo, estrasse teatralmente la lama. Il bordo della lama scintillava nel sole e uno sguardo di terrore comparve sulla faccia del rosso. Passò dalla gioia a un «Oh mio Dio, sto per morire!» Fu un momento magico e il segnale per tutti quanti di tirare fuori le armi.

I Millwall dovevano aver capito cosa stava per succedere nell'istante in cui Swallow eseguì la sua drammatica performance. Il volto di Swallow era tinto di rosso per l'odio, e semplicemente si lanciò alla carica.

Swallow ricorda il perfetto tempismo di quel giorno:Be', se loro fossero arrivati qualche minuto prima ci avrebbero beccato,

ma invece arrivammo tutti insieme, i ragazzi dalla metro e quelli nelle macchine. Eravamo di nuovo una banda unita, pronti a combattere.

Mentre avanzavamo, guardai in alto e vidi tutta la banda del Milhvall lassù, guidata da quel grosso tizio dai capelli rossi che assomigliava a quel giocatore di biliardo, Steve Davis. Il Rosso era l'uomo di punta dei Bushwackers, a quei tempi. Ci stavano già attaccando. Non riuscivano a credere che fossimo venuti a cercarli con una banda così piccola mentre loro erano lì in forze. Pensavano davvero che fosse il loro giorno fortunato, specialmente dopo quello che era successo la settimana precedente. Ciò di cui però non si erano resi conto era che avevamo tutti qualcosa sotto alle giacche. Mentre loro arrivavano di corsa, facendosi sempre più vicini, tutti i giubbotti si aprirono e tutti cominciarono a tirar fuori svariati oggetti. Vidi gente con asce, machete e mazze di legno con dei ganci sporgenti. Li attaccammo in massa e, mentre noi salivamo il pendio, loro rientrarono di corsa nella stazione di London Bridge.

Il nostro scontro con il Millwall si svolse al mattino così presto che Animai ricorda di aver visto la rugiada. Era stato alzato tutta la notte ad allisciare e decorare un manico di piccone, preparandosi al giorno in cui ci saremmo presi la rivincita sul Millwall:

Non riuscivo a dormire, proprio non ce la facevo. Il momento era giunto. Poi, in mezzo alla rugiada del mattino, cominciò dappertutto. Fu una cosa incredibile. Corremmo addosso a loro, pestandoli a sangue. Ne colpii uno così duramente col manico del piccone, che dovette distendersi in

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un'ambulanza per riprendersi.Swallow ricorda che quando arrivarono alla stazione, il bigliettaio si

chiuse nel suo gabbiotto mentre loro inseguivano i Millwall scavalcando le transenne:

Doveva esserci un bar da qualche parte nelle vicinanze, perché un gruppo di loro ritornò verso di noi tirandoci addosso bottiglie vuote di birra da cassette che si tiravano dietro. C'era una pioggia di vetri che volava attraverso l'aria. Io fui colpito due volte alla testa, e in seguito dovettero mettermi tre punti su un lato della testa e sei dall'altra parte. Fu allora che demmo loro quanto gli spettava. Mentre cercavano di uscire nuovamente dalla stazione verso di noi, uno del nostro gruppo lanciò una molotov stile Geordie contro di loro. Noi ci stavamo ancora gettando in avanti. Quelli del Millwall girarono sui tacchi e se la diedero a gambe.

Ricordo ancora il rumore della battaglia... era già scoppiata senza di noi. Corremmo incontro a un altro gruppo dei nostri appena scesi dalle auto che erano altrettanto ansiosi di prendere parte all'azione. Ci dirigemmo verso gli ingressi principali, ma prima ancora che potessimo arrivarci, incrociammo alcuni Millwall che stavano scivolando fuori da un'uscita laterale in direzione di Tooley Street. Non appena ci videro, corsero subito indietro, su per le scale.

All'improvviso, udimmo un botto tremendo, come se fosse esplosa una bomba. Riecheggiò per tutta la stazione. Girammo verso l'entrata principale e sembrava la scena di un reportage dall'Irlanda, con il fumo e le fiamme che la rendevano quasi surreale. I ragazzi sembravano tutti allegri e fieri di loro stessi, ma non c'era tempo per congratularsi perché gli sbirri non ci avrebbero messo molto ad arrivare.

I primi Old Bill ad arrivare sulla scena scesero dall'auto, diedero un'occhiata, poi risalirono in auto e se ne andarono. Fu allora che capimmo di essere arrivati al top, alla grande. Dovevamo

toglierci di torno alla svelta, prima che gli Old Bill ritornassero, così cominciammo ad andarcene, come se non fossimo mai stati lì. Molti dei nostri furono grati per il servizio di taxi neri di London Bridge quel giorno!

I Bushwackers erano stati strapazzati. Dovevamo porre fine alla soddisfazione e alle prese per il culo dei nostri rivali londinesi riguardo alla nostra uscita a New Cross e dovevamo difendere la nostra reputazione. London Bridge servì perfettamente allo scopo.

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Solo una settimana prima, i nostri rivali avevano festeggiato nei pub di South London. Adesso era il nostro turno. Tutti dicevano: «Salute, tocca a me offrire». Tutti quanti ripassavamo gli eventi della giornata con gioia. Ecco Swallow:

Saltai proprio dietro alla bomba molotov che atterrò davanti a me. Tutti i Millwall mi videro arrivare attraverso le fiamme. Ripensandoci, devono aver pensato: «Chi cazzo è questo? Superman?» Anni dopo, sulla scena rave e alle partite della nazionale, il Rosso e io abbiamo ricordato quei giorni e ci abbiamo riso sopra. Mi disse: «Mi stavi proprio alle calcagna quel giorno. C'è mancato davvero poco che mi beccassi». «Già», gli risposi. «Ero tanto vicino che ho perfino visto che porti la 11 come misura di scarpe.»

1 La Cura. [N.d.T.]

LA NASCITA DI HOOLIGAN

Non c'erano sociologi in mezzo a noi, che vivevano la nostra vita, quindi ci divertiva sempre ascoltare la merda con cui se ne uscivano nel corso delle inchieste sulla violenza del football.

Contrariamente al credo popolare, nessuna operazione segreta di polizia è mai riuscita a penetrare il circolo ristretto della nostra élite. Ecco perché non fu una sorpresa l'inevitabile fallimento dei processi spettacolo alla I.C.F. (operazione Own Goal).

L'unico estemo che abbia mai avuto l'occasione di osservare dall'interno i nostri meccanismi fu Ian Stuttard, o Butch come cominciammo a chiamarlo noi, un produttore cinematografico rinomato per i suoi documentari televisivi. Al tempo in cui lo incontrammo, stava lavorando con la Thames Television. Qui Butch parla del «making of» del suo documentario sulla I.C.F.:

La mia prima esperienza relativa alla violenza del mondo del football si verificò nel 1965. Il Fulham affrontava il Liverpool in una partita di Prima Divisione al Craven Cottage e conduceva per 1-0. Alcuni tifosi del Fulham stavano sfottendo allegramente gli avversari quando all'improvviso, proprio in mezzo a loro, un solitario Scouser di mezza età diede fuori di matto. Era fuori di sé dalla rabbia e si girò per affrontare i tifosi del

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Fulham in maniera così feroce che quelli che si trovavano attorno a lui rimasero troppo scioccati per rispondere alla sua sfida. L'atmosfera rimase tesa fino alla fine del match. Era la prima volta che mi capitava di vedere qualcuno agitarsi in quel modo per una partita di

calcio ed è un episodio che mi è rimasto in mente per tutti questi anni.Anni dopo, quando eravamo ormai tutti assuefatti ai disordini legati al

calcio, stavo parlando con un amico (un tifoso del Millwall) in un pub di Paddington. Era il 1984 e gli hooligan del Millwall non erano secondi a nessuno nel Paese. Mi disse che gli hooligan del Millwall combattevano tanto gli avversari quanto i loro compagni stessi perché gli piaceva e volevano essere riconosciuti come «i migliori». Questa prospettiva era completamente diversa da qualsiasi altra cosa avessi mai sentito in precedenza sul fenomeno degli hooligan. Mi parlò di violenza organizzata, di struttura dei gruppi, tattiche, leadership, comunicazione, regole e abbigliamento. Era chiaro che, se fosse stato possibile riprendere alcuni di questi elementi con una cinepresa, allora si sarebbe potuto girare un documentario in grado di esaminare più da vicino ciò che si celava dietro alla violenza legata al football. Il film avrebbe potuto prendere in esame le motivazioni del combattere, le forme di combattimento possibili e se il fenomeno fosse o no diverso dal modo in cui i media lo avevano sempre dipinto. Quella violenza era davvero insensata? Era possibile riprendere parte di essa nel suo svolgersi? Fu questo a mettermi sulla mia strada. Una settimana più tardi o giù di lì, parlai di questo mio interesse con John Taylor, un collega della televisione che un tempo presentava il London Programme per la LWT John si era già occupato dell'hooliganismo legato al football nel suo programma e aveva intervistato l'uomo che sarebbe diventato poi fondamentale per il mio progetto - Cass Pennant. Scoprii in seguito che Cass era uno dei leader riconosciuti della InterCity Firm - o I.C.F. - la famigerata banda che seguiva le sorti del West tìam United. Mi accordai per incontrare Cass e dopo una lunga discussione, nel corso della quale io chiarii la mia intenzione di avvicinarmi all'argomento senza pregiudizi, accettò di aiutarmi. Sottolineò che lui mi avrebbe presentato e guidato, ma che la misura del mio successo sarebbe dipesa dal tipo di rapporti che sarei riuscito a instaurare. Il mio accesso sarebbe stato basato sulla fiducia e io sarei stato escluso da alcune attività particolari. Mi avvertì che non avrei ottenuto niente accendendo la videocamera di nascosto e sperando nella fortuna. Così iniziai un periodo di sei mesi in compagnia della I.C.F. Arrivando pian piano a conoscere questa gente,

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scoprii che la maggior parte del loro mondo era molto differente dal ritratto che veniva offerto dalla stampa. In mezzo ai delinquenti nullafacenti, che venivano tipicamente associati al fenomeno dell'hooliganismo, c'erano manager, operai, soldati, gestori di locali, l'impiegato di uno studio legale e un vicedirettore di banca.

Nelle prime settimane cercai anche qualche contatto presso gli hooligan dell'Arsenal e del Millwall, che avevano reputazioni altrettanto temibili. I teppisti del Millwall erano implacabili nemici della I.C.F. I due gruppi erano molto diversi, i West Ham erano pensatori e pianificatori, mentre i Millwall erano meno sottili. Sembravano avere meno strateghi ed esperti di tattica e, quando il dovere chiamava, tutti si aggregavano. Ero con il Millwall durante la tremenda battaglia di Luton del 1985. Sciamarono dal treno, attaccando indiscriminatamente i supporter del Luton lungo il tragitto verso lo stadio. Dal momento che il Luton non aveva una vera e propria «armata» da opporre, gli hooligan del Millwall si rivolsero poi contro la polizia. La battaglia raggiunse l'apice dentro allo stadio, quando la polizia venne bersagliata da un diluvio di seggiolini di plastica rossa che erano stati divelti dagli hooligan.

Il teppismo allo stato puro non rientrava nei modi di fare della I.C.F. In vista di una trasferta, preparavano dei piani, che variavano a seconda delle circostanze. La sfida per loro

era di evitare l'arresto da parte della polizia e di trovare il modo migliore per combattere i propri avversari. Era meglio sorprenderli con un'imboscata o accordarsi formalmente per uno scontro e combattere? Dovevano viaggiare in incognito? Era meglio dividere le forze e colpire in più posti contemporaneamente? Ci doveva essere una struttura che informava tutti su come la I.C.F. avrebbe operato e ci dovevano essere dei capi a cui la gente potesse fare riferimento per farsi guidare durante gli scontri. Avendo osservato come funzionavano le cose al Millwall, volevo fare un paragone anche con gli hooligan dell'Arsenal. Cass Pennant aveva organizzato un incontro con alcuni leader della tifoseria dell'Arsenal, i Gooners. L'incontro doveva svolgersi all'Adelaide Pub dietro alla stazione di Highbury & Islington. I Gooners si sarebbero radunati quella mattina per andare a una trasferta di campionato contro il Chelsea. Era un grosso rischio portarmi da loro, dal momento che alcuni erano gli stessi che erano rimasti feriti nel corso di un raid di rappresaglia da parte della I.C.F. contro un taxi pieno di gente di Hackney la notte precedente. Usando dei machete e delle asce, cinque auto della I.C.F. avevano mandato all'ospedale alcuni

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Gooners. Si era trattato di una rappresaglia per l'accoltellamento di due uomini della I.C.F. avvenuto la settimana prima.

Cass non aveva assistito al raid, ma io sì. L'atmosfera a Islington quel sabato mattina era piuttosto pesante, così lasciai la videocamera nella borsa. Quelli dell'Arsenal erano infuriati per la sfrontatezza di Cass nel farsi vedere come se niente fosse e sembravano presi da due impulsi contrastanti riguardo al da farsi. Dissero che Cass era stato un pazzo a presentarsi e gli ricordarono che tre dei loro erano ancora in ospedale. A questo punto la situazione era diventata piuttosto delicata.

Cass rimase sulla sua posizione e ribatté che il meeting era stato organizzato prima degli eventi della notte precedente e che lui non era al corrente di quanto era successo - il che era una bugia colossale, visto che aveva ricevuto una telefonata quella mattina stessa che lo avvisava di non andare all'appuntamento con i Gooners. Poiché Cass aveva detto loro che l'Arsenal non avrebbe dovuto essere lasciato fuori e che avrebbero dovuto prendere in considerazione l'idea di collaborare con me, altri Gooners si presentarono all'appuntamento. Non sembravano interessati ma erano incerti su quale fosse la cosa migliore da fare. Poi arrivò Denton. Era un leader, uno dei Gooners più importanti e non sapeva nulla del motivo per cui io ero presente. Sapeva solo che Cass era uno degli uomini di punta del West Ham. Gli amici di Denton, Scott e Danny Miller, lo aggiornarono sugli eventi della notte precedente.

Era una mattina soleggiata ma il volto di Denton prometteva tempesta. Cass e Denton parlarono tranquillamente tra loro mentre tutti i Gooners si raccoglievano attorno, curiosi ma non minacciosi. Per tutto il tempo della conversazione,

io rimasi in disparte dall'altra parte della strada, memore delle istruzioni di Cass di dirigermi verso il furgone con cui era arrivato, nel caso in cui il meeting andasse a finire male.

Il Transit tenne il motore acceso per tutto il tempo e il volto del guidatore aveva un'espressione intensa mentre teneva d'occhio tutto ciò che si muoveva nella zona degli Arsenal. Tutti i Gooners ci avevano visti scendere dal furgone ed erano incerti riguardo al suo possibile contenuto.

Il furgone era la polizza assicurativa di Cass. Difficilmente si sarebbe azzardato a venire senza copertura, non credete? Fu interessante scoprire solo in un secondo momento che questo meeting sarebbe potuto finire con uno scontro a fuoco. Cass si girò verso di me e disse che non c era niente

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da fare con i Gooners, che non avrebbero collaborato a causa degliincidenti della notte precedente. C'era troppa tensione e i Gooners non

erano dell'umore giusto per fare un piacere alla I.C.F. Ora che non c'era nessun lavoro televisivo da svolgere, Cass disse che trattenersi oltre avrebbero ricordato loro che era del West tìam e di quanto ciò lo rendeva popolare». Era un dato di fatto, qualcosa di simile a un appuntamento d'affari andato male. Niente corse, niente panico, solo un segnale da parte di Cass all'autista del furgone, che non aveva staccato gli occhi da lui neppure per un istante. Un attimo e ce ne eravamo andati, lasciando i Gooners a guardarci di traverso.

A volte il gruppo sembrava operare senza bisogno di comunicare. Questo fu ampiamente dimostrato nel corso di una buia notte di gennaio. Il West Ham doveva giocare un incontro di campionato in trasferta a Wimbledon, nella stessa sera in cui il Chelsea giocava in casa contro il Sunderland il secondo turno della vecchia Coppa di Lega. La polizia si aspettava guai al Chelsea, avendo effettuato più di duecento arresti durante il primo turno. Io mi aggregai a Cass, Andy Swallow, Danny Harrison e gli altri per il viaggio in metropolitana fino a Wimbledon. Il tragitto ci portò a passare per Fulham Broadway, che era la stazione più vicina allo Stamford Bridge e il piano originale era di fare una brutta sorpresa al Chelsea, presentandoci di sorpresa mentre loro si aspettavano di veder arrivare quelli del Sunderland. Il treno si fermò a Fulham Broadway e io mi preparai a scendere. Davo per scontato che la I.C.F. avrebbe abbandonato il treno, ma mi dissero di non scendere ancora e di rimanere a bordo. Così il treno arrivò alla stazione successiva, Parsons Green. Qui, nessuno disse: «Scendiamo». Eppure tutti sapevano che era ora di lasciare il treno. Non riuscivo a capire come funzionasse questo sistema di comunicazione telepatica. Non saprei dire se venissero bisbigliate parole convenzionali o se fosse tutto pianificato strada facendo; resta il fatto che 300 uomini si riversarono fuori dalla stazione di Parsons Green e nelle stradine di Chelsea. Come previsto, la I.C.F. colse completamente di sorpresa gli hooligan del Chelsea che aspettavano nei pressi dei pub di Fulham Broadway, arrivando alle loro spalle con una specie di movimento a tenaglia e beccandoli con la guardia completamente abbassata. Gli Head-hunters del Chelsea vennero inseguiti per tutte le stradine circostanti la loro stessa roccaforte. Dopo aver trionfato sulla banda del Chelsea, tutti risalirono sul treno per proseguire il divertimento alla partita del Wimbledon contro il West Ham. Nessun problema laggiù. Il Wimbledon

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aveva solo una piccola tifoseria di irriducibili, non certo una vera banda in grado di opporsi alla I.C.F.

Era chiaro che dietro a tutto questo c'era molto più di quanto avessi immaginato in un primo momento ed ero affascinato. Ben lungi dall'essere insensata, questa attività era organizzata in maniera razionale, specialmente considerando quanto difficile fosse riportare dei successi in «incontri» in trasferta come questi. È come un raid in un'altra città, in cui devi fare i conti con una geografia aliena, con la polizia locale da superare in astuzia e da schivare e dal costante pericolo di imboscate da parte degli avversari. Sfide di questo tipo richiedono leadership, grande varietà di risorse e doti di comunicazione, oltre a dosi massicce di buon vecchio coraggio da macho. Vidi parecchi esempi di tutto questo all'opera nel corso dei mesi passati a osservare e filmare. In questo caso il mio approccio fu diverso da quello della maggior parte dei documentari che ho girato, in cui c'era un periodo di ricerca e di preparazione seguito dalle riprese, l'editing e la messa in onda. Qui, il periodo di ricerca cominciò solamente con l'osservare e l'incontrare gente. Dopo un paio di mesi, cominciai a usare una macchina fotografica un po' per abituare quelli della I.C.F. a essere ripresi e un po'

per darmi modo di osservare come reagivano al mio essere nei paraggi a scattare foto. Le reazioni variavano molto. C'erano alcuni che non volevano essere fotografati e io rispettai i loro desideri e, nel caso in cui alcuni fossero stati ripresi inavvertitamente, cancellai le riprese. Quando passai dalla macchina fotografica a una piccola videocamera, cominciai a sentire che stavo costruendo un certo grado di fiducia con alcune persone. La I.C.F. aveva bisogno di sapere che i miei filmati non li avrebbero compromessi, che il rischio di venire arrestati non sarebbe stato accresciuto dalla mia presenza con la videocamera. Era il loro mondo ed erano loro a stabilire che cosa succedeva e il grado del mio coinvolgimento.

Quando il filmato fu finalmente editato e trasmesso, solo il dieci per cento di quanto avevo provato e osservato arrivò alla versione finale. Alcuni degli uomini principali della I.C.F., per motivi di autoconservazione, scomparivano misteriosamente quando la videocamera entrava in azione, specialmente quando non ero da solo e utilizzavo una troupe. Pur essendo pronti a contribuire con spiegazioni e discussioni per arrivare a un film che non sensazionalizzasse la violenza del football, quando si trattava di farsi riprendere erano molto meno interessati.

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Diventavano guardinghi e nella maggior parte dei casi lo evitavano, specialmente i più anziani che la sapevano lunga in fatto di media e di legge. Nonostante queste limitazioni, non rimasi deluso. Non mi aspettavo di riuscire a filmare niente, così fui contento di quello che ottenni. La mia iniziazione fu una sorpresa. Stavo per essere messo alla prova, anche se ancora non lo sapevo. Avevo passato settimane osservando, andando alle partite, frequentando pub, ma non avevo ancora ripreso o registrato nulla. Il Southampton faceva visita all'Orient in uno dei primi turni della FA Cup e mi chiesero se mi sarebbe piaciuto partecipare a una piccola spedizione con Cass e qualche altro. Io

mi aggregai, portandomi dietro una videocamera portatile per la prima volta. Cass aveva con sé suppergiù una dozzina di soci dalla faccia seria, principalmente neri, e sembrava conoscerli piuttosto bene.

All'esterno dello stadio incontrammo venti o trenta Under Fives, tutti ansiosi di unirsi a noi... Cass non sembrava desideroso di vederli ingrossare le fila della I.C.F. e li spedì in punti diversi dello stadio. Mi venne spiegato successivamente che il gruppo dei vecchi non voleva attirare troppo presto l'attenzione su di sé. Il nome del gioco in questo caso era infiltrarsi e se avessero permesso ai giovani di aggregarsi, sarebbero stati scoperti e la copertura sarebbe saltata. Io entrai insieme ai più vecchi dentro alla curva del Southampton, soli o a due a due. Non avevo idea di cosa stesse per succedere, dal momento che il West Ham non c'entrava nulla con quella partita.

Quando la I.C.F. si riunì nuovamente sul fondo della gradinata dietro alla porta nella curva strapiena del Southampton, Cass mi disse: «Sei pronto?» Io risposi di sì, pensando che volessero spostarsi verso un'altra parte dello stadio. Mi sbagliavo. Scoppiò l'inferno. Sfruttando lo shock e la sorpresa, Cass, Big Natley e gli altri, sebbene largamente in sottonumero, si scagliarono contro la folla del Southampton che ci circondava. L'elemento sorpresa fu tale che un sacco di tifosi del Southampton rimase come congelato. La ferocia dell'attacco aveva lasciato numerosi tifosi del Southampton a terra, feriti, e adesso eravamo circondati da tifosi infuriati. Non avevo tempo di usare la videocamera ed ero preoccupato del fatto che, nel momento in cui gli avversari avessero capito che eravamo solo una dozzina, ci avrebbero massacrato. Ma ciò che non avevo considerato, e che l'esperienza della I.C.F. aveva invece suggerito loro, era che in un lasso brevissimo di tempo, forse in un minuto, la polizia sarebbe arrivata in forze.

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La mischia venne immediatamente interrotta dalla polizia e venimmo tutti cacciati dalla gradinata, sbattuti in campo e scortati verso la curva dell'Orient. Nessuno venne arrestato, il che mi sembrò incredibile considerato il numero di tifosi del Southampton che imbrattavano la gradinata, ma mentre facevamo il giro del campo, fummo bersagliati da una pioggia di sputi, moccoli e insulti da parte dei tifosi del Southampton. Non avevo mai provato il muco prima di allora. I tifosi dell'Orient invece ci dedicarono una vasta salva di applausi. Il motivo di quell'esercitazione, mi dissero, era in parte di impartire una lezione agli hooligan del Southampton. Alla I.C.F. dava fastidio il fatto che quelli del Southampton non venissero mai a Upton Park ad affrontarli, andando però con la banda al completo appena un miglio più in là, in casa dell'Orient che non aveva neppure una banda o un nucleo di hooligan. Come aveva detto Cass, «Se credi di poter fare il bullo con la nostra sorellina minore, metteremo in piedi un piccolo show apposta per te». Cass mi disse: «Ciò che abbiamo fatto in effetti è stato cercare i tifosi del Southampton più duri. Ecco perché ci siamo spostati verso il fondo della curva... quella banda al centro, dietro alla porta, era tutta in jeans e tatuaggi, che rideva e scherzava e sembravano i tipici frequentatori di qualche bar del porto di Southampton. L'istinto ci ha suggerito che quella era la loro banda. Ecco perché ti abbiamo chiesto se eri pronto». Avevo ancora un sacco da imparare. La mia videocamera attirava sempre attenzioni indesiderate da parte della polizia. Mi ricordo di un incontro in trasferta a Notts Forest. Sia il West Ham che il Forest si trovavano a metà classifica e la gara contava poco di per sé, quindi c'erano pochi partecipanti alla trasferta. Io mi trovavo con non più di quindici o venti ragazzi della I.C.F. ma tra di essi c'erano il leggendario Bob Gardner, Swallow e altri teppisti navigati. Cass non c'era, quel giorno. Il primo tempo fu noioso e lo passammo quasi interamente nella zona del bar e dei bagni. Con straordinario tempismo, arrivarono i tifosi del Nottingham Forest e scoppiò subito una rissa. Io accesi la videocamera e fui arrestato in quanto sospettato di essere il capo della banda, nonostante fossi una buona ventina d'anni più vecchio dei combattenti. Anche se non fui incriminato, mi tennero sotto chiave per tutto il secondo tempo della partita, ma quando mi rilasciarono, riuscii a ricongiungermi con il gruppetto della I.C.F. che lasciava lo stadio. Mentre attraversavamo il ponte sul fiume Trent, vidi una gran folla di circa 150 tifosi avversari che ci aspettavano. Continuammo a camminare, scortati da circa otto poliziotti a cavallo che erano stati incaricati di scortare i Cockney bastardi fuori da Nottingham. Alla nostra destra c'era un

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gigantesco cartellone pubblicitario e, quando il nemico venne avanti, la I.C.F. formò un ultracompatto triangolo di corpi a ridosso del cartellone, in modo che nessuno di noi potesse essere separato dagli altri, isolato e fatto a pezzi. Non dimenticherò mai ciò che accadde in seguito. La banda del Nottingham cominciò a bombardarci con pietre e mattoni e la polizia a cavallo sembrò evaporare nel nulla. Il piccolo drappello della I.C.F., tra cui io stesso, si ritrovò schiacciato contro il cartellone come sardine in scatola. Sentivo i capi del gruppo gridare «Resistete! Resistete!» ma tutto ciò che potevo fare era ripararmi per evitare di essere colpito dalle pietre. Venni colpito alla schiena e a una gamba dai mattoni, ma non subii colpi alla testa e la videocamera rimase nella borsa. Sbirciai attraverso le mie stesse braccia mentre mi rannicchiavo contro il cartellone. Vidi Swallow, Billy Gardner e Big Ted che non solo resistevano, ma addirittura avanzavano, sfidando i lanciatori. Ted venne colpito e anche gli altri due si presero delle sassate in faccia. Gardner aveva un taglio sopra l'occhio e Swallow uno sulla testa. Questo non li fermò e continuarono a marciare

in avanti attraverso la pioggia di pietre. A questo punto il nemico cominciò a indietreggiare. Questo consentì a noialtri di scappare lateralmente.

La polizia non fu di nessun aiuto. Si piazzarono intorno a noi con i loro cavalli, ma non per proteggerci, e continuarono a tormentarci per tutto il tragitto fino alla stazione. La mia impressione era che fossero contenti di vedere dei Cockney bersagliati dai mattoni.

L'atmosfera sul treno del ritorno era euforica. Avrei voluto essere in grado di filmare tutto quanto era successo quel giorno perché era la dimostrazione perfetta delle tattiche impiegate e degli ostacoli da affrontare. Era stato un atto di coraggio affrontare e superare tutte quelle avversità e immaginai che quello fosse il modo in cui la I.C.F. reagiva quando veniva a trovarsi in sottonumero, mettendo a frutto la propria esperienza. Si trattava di sopravvivere nelle difficoltà. La banda del Nottingham conosceva il proprio territorio e sapevano quale fosse il posto migliore per un'imboscata. Presumibilmente sapevano anche di poter contare sul sostegno della polizia di Nottingham. Un territorio sconosciuto poteva nascondere parecchie sorprese. La cosa fu evidente il giorno in cui centinaia di I.C.F., insieme a migliaia di tifosi regolari del West Ham, si misero in viaggio per Manchester nel marzo 1985 per il sesto round della FA Cup contro i Reds. Ci furono continue schermaglie tra la I.C.F., i Reds e la polizia, sia prima che dopo il match, per tutte le tre miglia che

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separavano l'Old Frafford dalla stazione. Il momento più drammatico arrivò quando quelli della I.C.F. caddero in un'imboscata nel bel mezzo di una tenuta comunale. Infatti, vennero accerchiati da un movimento a tenaglia dei Reds, che piombarono loro addosso da entrambi i lati della tenuta. Cercammo riparo in un pub sotto una pioggia di mattoni scagliati dai ragazzi del Manchester, che mandarono in frantumi le finestre. Ci trovammo intrappolati ed esposti come bersagli. C'era una sola risposta possibile, la miglior forma di difesa della I.C.F.... l'attacco. Gli uomini della I.C.F. schizzarono fuori dal pub, sparpagliandosi in ogni direzione per offrire un bersaglio meno facile. Si scagliarono contro i ragazzi del Manchester prima che la polizia potesse arrivare a sedare gli animi.

Per tutto il giorno regnò un'atmosfera di guerra. La vittoria del Manchester per 2-0 sembrava irrilevante rispetto al risultato degli scontri fuori dal campo. A un certo punto, quelli del Manchester cercarono di prendere la mia videocamera e tre di essi mi saltarono addosso durante gli scontri. Mentre tentavo di difendermi, arrivò la polizia e cercò di arrestarmi. Questa volta fu la I.C.F. a liberarmi, circondando gli agenti in inferiorità numerica e impaurendoli al punto che si convinsero a lasciarmi andare. Pur non essendo mai stata mia intenzione battermi, in alcune occasioni mi ritrovai inevitabilmente coinvolto negli scontri. Il risultato fu che venni trattenuto e arrestato dalla polizia almeno cinque volte nel corso della lavorazione del film, anche se non venni mai incriminato. Fino a questo momento avevo catturato i momenti salienti usando una piccola videocamera Hi8, ma quando iniziai a filmare con la troupe del documentario nella primavera del 1985, incontrai diversi problemi. Riprendere era estremamente difficile e complicato a causa della rapidità e della natura imprevedibile della violenza legata al football, il che frustrava il mio desiderio e la mia esigenza di trasportare su pellicola ciò che avevo sperimentato in prima persona nel periodo trascorso al fianco della I.C.F. Volevo mostrare che questa attività non era assolutamente senza senso, che in tutto questo c'era una struttura e che esisteva un motivo per cui così tanti giovani uomini fremevano dalla voglia di scagliarsi gli uni contro gli altri. Ci sono

così tanti aspetti differenti, l'espressione della rivalità, la consapevolezza del fatto che le semplici differenze fra questi uomini - come essere originari di posti diversi, avere accenti differenti o rappresentare squadre diverse - erano fattori sufficienti a spingere questi giovani inglesi a scontrarsi fra loro. Loro volevano essere i migliori e, proprio come le loro

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squadre, aspiravano a diventare campioni, aspiravano a diventare gli uomini di punta.

Proprio come accade per le squadre che hanno una forte tradizione, allo stesso modo ci sono numerose tifoserie di hooligan che hanno sempre avuto una forte tradizione. Il West Ham aveva i suoi sostenitori da molto prima che venissero chiamati I.C.F. La tradizione di gruppi di ragazzi che combattono, specialmente contro ragazzi di altre aree di Londra, risale all'epoca Vittoriana, prima che il calcio fornisse a tutto questo un contesto così appropriato. C'è molto orgoglio e un grande senso di appartenenza in questi scontri e tale è l'intensità della rivalità tra i vari gruppi, che spesso arrivano ad affrontarsi anche quando le relative squadre non devono affrontarsi in una partita. Per spiegare tutto questo, inclusi nel documentario una serie di interviste con due illustri docenti della Leicester University, esperti di violenza legata al football - il professor John Williams e il professor Eric Dunn. Le loro spiegazioni mi furono di grande aiuto nel comprendere il contesto storico e sociologico del fenomeno dell'hooliganismo. In seguito, questi pionieri andarono a costituire il nucleo centrale dell'istituzione governativa denominata Sir Norman Chester Institute of Football Research. La stagione 1984-85 fu un'annata tremenda per il mondo del calcio. Il disastro dell'incendio di Bradford venne replicato a breve distanza dalla follia del Millwall a Luton e dall'incubo dell'Heysel. Hooligan andò in onda nell'agosto del 1985 e la sua uscita tempestiva provocò la nascita di

un'inchiesta governativa sulla violenza legata al football. L'inchiesta portò alla cosiddetta inchiesta Popplewell (che successivamente sfociò nel rapporto Taylor). [1] Dopo esser stato più volte intervistato da radio e televisioni, venni contattato dagli Affari Interni e mi venne chiesto di comparire davanti a Lord Popplewell per discutere del fenomeno della violenza negli stadi.

Tra i miei suggerimenti ci fu quello di cercare di incontrare le persone coinvolte e di parlare con loro. Feci il nome di Cass Pennant e di Andy Swallow, dal momento che entrambi erano stati precisi e meticolosi nel collaborare, spiegandomi ciò che era indispensabile conoscere perché il film potesse funzionare. Ci accordammo in tal senso, anche se mi venne sottolineata l'importanza, da parte della persona che rappresentava Popplewell, che l'incontro rimanesse discreto, quasi segreto. Mi colpì e mi sembrò strano il fatto che potesse sembrare inappropriato che il giudice Popplewell incontrasse alcuni hooligan dichiarati, nell'ambito di

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un'inchiesta ufficiale riguardo alla violenza negli stadi. Come mai era necessario essere così furtivi nel discutere questi argomenti con coloro che erano coinvolti in prima persona e che ne sapevano certamente più di chiunque altro? Pensai che ai politici e ai giudici sarebbe stato utile conoscere qualcosa di più riguardo alle persone coinvolte e chiacchierare un po' meno di «violenza insensata». Cass e Andy pensarono che non c'era niente di male nell'incontrare Lord Popplewell ed erano curiosi. L'incontro si svolse a Scotland Yard e durò per circa un'ora. Subito dopo, venni ringraziato dagli Affari Interni per aver organizzato ciò che Lord Popplewell descrisse come uno dei contributi più preziosi per la sua inchiesta. Nonostante ciò, il contributo di Cass e Andy all'inchiesta rimase non ufficiale, probabilmente perché considerato troppo delicato da un punto di vista politico per poter essere reso pubblico. Quando il film venne completato e finalmente trasmesso su ITV nell'agosto del 1985, i dati di ascolto furono molto soddisfacenti, raggiungendo un'audience di quasi 7 milioni di persone. La copertura da parte della stampa fu ampia e variegata. Partecipai a numerosi dibattiti alla radio e in televisione, che sembravano dover sempre cominciare con la domanda: «Perché, perché lo fanno?» Spero che il film abbia dato una risposta a questo quesito. Prima della messa in onda del film, alcuni esponenti della stampa presenti alle anteprime si allinearono al parere di certi politici di fede conservatrice e obiettarono che il documento glorificava la violenza negli stadi. Volevano che il film venisse bloccato, dichiarando che andava contro gli interessi nazionali. Il film non glorificava nulla. Era una disamina obiettiva del fenomeno degli hooligan e della violenza negli stadi come entità a sé stante e cercava di spiegare per quale motivo essa si verificasse e che cosa traessero da essa le persone coinvolte. Ciò che distingueva Hooligan dai programmi che si erano occupati della violenza negli stadi in precedenza, era che il film era stato girato dal punto di vista degli hooligan stessi. Nonostante la presenza degli accademici di Leicester, il film riusciva a non esprimere un giudizio. La I.C.F. non veniva condannata e fu proprio su questo, probabilmente, che molta gente ebbe da ridire. Hooligan ebbe un grosso impatto, che continua ancora oggi e, in qualche modo, il film è rimasto un punto di riferimento. La Thames Television lo vendette in tutto il mondo. Il film sviluppò anche un proprio piccolo mercato di culto tra i gruppi di hooligan, con copie pirata che vennero fatte circolare per tutto il Paese.

Lo stereotipo popolare al tempo in cui avevo iniziato la mia ricerca era che la violenza del football era il passatempo preferito di una minoranza

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fatta perlopiù di giovinastri disoccupati e di delinquenti che non avevano niente di meglio da fare che pestarsi a vicenda con rabbia disordinata. Il film distrusse quel mito. Questi uomini appartenevano a gruppi altamente organizzati, fatti da una grande varietà di persone provenienti da ambienti sociali e di lavoro completamente differenti, alcuni di notevole successo. Fui orgoglioso del contributo che il film riuscì a dare allo smantellamento di certi luoghi comuni.

Avevo fatto altri film prima di allora e ne ho fatti altri dopo, ma Hooligan rimarrà per me sempre qualcosa di speciale.

1. L'inchiesta Popplewell dei 1985-86 venne ordinata dal governo inglese in seguito alla morte di 56 tifosi nell'incendio della Bradford City's Valley Parade. Successivamente, il 15 aprile 1989, si verificò la peggior tragedia nella storia del calcio britannico all'Hillsborough Stadium, stadio di casa dello Sheffield Wednesday F.C. In quell'occasione, 96 tifosi del Liverpool morirono schiacciati sulle gradinate della curva di Leppings Lane durante la semifinale di FA Cup tra il Liverpool e il Nottingham Forest. Il governo inglese incaricò Lord Taylor, giudice della Corte Suprema, di indagare sugli eventi. [N.d.T.]

SAMMY MOTORETTA E I MANCS

Sammy Motoretta - un altro nome buffo per uno dei volti più popolari del Manchester. Mi faceva venire in mente Thomas Cingolato, ma presumo che il nome gli fosse rimasto appiccicato addosso perché aveva fama di essere uno che si buttava nelle risse a testa bassa. Aveva qualcosa della motoretta, questo Mane. Fu l'ultimo degli elementi storici del Mane con cui facemmo una rissa decente.

Il nomignolo Motoretta almeno era un passo avanti rispetto agli anni Settanta. Allora, i Mane sfoggiavano un elemento che veniva soprannominato Banana Bob; c'era anche una coppia di tizi piuttosto rispettati, conosciuti come Coco e Pancho.

Un altro Mane che andavamo sempre a cercare era Snowy, una delle facce più note della loro banda. Tuttavia, quando finalmente ce lo trovammo di fronte, lo cogliemmo di sorpresa, oppure i suoi Cockney Reds erano scappati e lo avevano abbandonato. Stavamo quasi per farlo

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fuori, quando ecco arrivare Gardner con la sua regola: «Siamo del West Ham e non ci comportiamo slealmente». Eravamo tutti delusi dal fatto che Mr. Snow non fosse stato beccato con una banda alle sue spalle perché mi sarebbe piaciuto vedere cosa prevedeva la regola di Gardner in quel caso.

C'erano delle volte in cui la sete di sangue lasciava gradualmente il posto a una specie di rispetto per il tuo avversario, ma il rispetto di gente come Gardner e soci andava duramente conquistato nel corso degli anni. Snowy doveva aver temuto il peggio, e a essere sinceri sarebbe andata proprio così, ma gli venne accordato il rispetto da parte dei capi del West Ham. Devo dargliene atto, non se l'è mai fatta sotto e, in generale, era un tipo a posto.

È il solito, vecchio giochetto. Cercavano tutti di spaccarsi la testa a vicenda ma quando i super-capi si incrociavano fra di loro, si arrivava sempre a momenti come questi. La maggior parte di noi conosceva l'aspetto fisico di Snowy e, nel corso delle stagioni successive, ci furono spesso conversazioni occasionali con lui, magari mentre veniva scortato lungo Green Street dalla polizia insieme ad altri Mancs. «Salve Snowy, come va?» sempre molto gentilmente e rispettosamente. Snowy non dimenticò mai che quello avrebbe potuto essere il giorno in cui veniva chiamato il suo numero, quindi rispondeva altrettanto gentilmente. Era un segno di genuino rispetto per qualcuno che aveva raggiunto i vertici della propria banda. Ciononostante, non potevamo dimenticare che era pur sempre un nostro nemico e sapevamo tutti che, se non ci fossero stati gli Old Bill, sarebbe stato il primo a lanciarsi all'attacco.

Il nostro amico Animai, con i suoi quarantadue arresti legati al calcio, non aveva intenzione di lasciarsi scappare l'occasione di allungare il curriculum, quando venimmo sorteggiati contro il Mane per i quarti di finale della FA Cup. Tutta la loro tifoseria sarebbe stata presente alla partita, senza ombra di dubbio. Eravamo tutti convinti che, in Coppa, quello fosse l'anno del West Ham. La nostra fortuna sembrava girare a intervalli di cinque anni e ricordavamo tutti il giorno in cui avevamo marciato sulla Wembley Way per le finali del '75 e dell'80. Ora i cinque anni erano scaduti.

Animai ricorda il giorno in cui arrivammo a Euston per affrontare la banda del Man United:

Ci incontrammo tutti a Euston, all'alba, per prendere il treno. Era davvero un'ottima banda, pura I.C.F. Avevamo tutti i gruppi più cazzuti

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con noi, quel giorno, e riempimmo il treno fino ai bagagliai. Credo che gli sbirri di Euston avessero addirittura telefonato ai colleghi di Manchester per metterli in guardia sulle dimensioni dell'armata che stava arrivando con l'intercity.

Quando arrivammo a Manchester Piccadilly, gli Old Bill erano già lì ad aspettarci. Ciò che non sapevano era che il nostro gruppo in realtà si era diviso, appena scesi dal treno. Un gruppetto, soprattutto Under Fives, era sgattaiolato su per le scale e sopra alla stazione, entrando in una strada secondaria. Si trattava di un'uscita che gli Old Bill non avevano pensato di proteggere, ritenendo che saremmo passati tutti dall'entrata principale.

Io mi trovavo nel gruppo che si diresse verso gli Old Bill. Gli sbirri cercarono di convogliarci in questo piccolo tunnel, ma era ovvio che non avevano capito quanti fossero in realtà i tifosi scesi dal treno. La nostra banda era così numerosa che quei quattro marmittoni non avevano uno straccio di speranza di farci andare da nessuna parte. Gli Old Bill vennero semplicemente messi da una parte mentre noi passavamo dalle porte principali. Mentre lasciavamo la stazione, vedemmo un altro gruppo di West Ham uscire dal retro della stazione stessa, dirìgendosi lungo la strada. Ci lasciammo alle spalle una scia di violenza mentre attraversavamo Piccadilly,; la zona centrale dei negozi era nel panico più totale. Tutta quella attività da parte della polizia doveva aver avvertito le sentinelle dei Mancs del nostro arrivo. Gli Old Bill non fecero molto per fermarci. Ci volevano semplicemente fuori dalle palle, ma ormai eravamo già nelle loro strade in forze. Vedevo le altre bande del West Ham, gli Under Fives, gli Harris e i Gardners. C'erano la vecchia guardia e i giovani West Ham, tutti riuniti. Non dovemmo attendere troppo a lungo, visto che la banda del Man United ci piombò addosso all'improvviso da dietro l'angolo. Capimmo di poterli sconfiggere, se solo fossimo riusciti a gestire bene questo scontro. Così ci limitammo a qualche piccolo scontro e cominciammo ad arretrare. I Mancs pensarono di essere sul punto di conseguire la vittoria più prestigiosa della propria vita. Ciò che non sapevano era che, arretrando, li stavamo portando allo stesso livello del cortile da cui erano passati gli Under Fives nell'abbandonare la stazione. Gli Under Fives saltarono fuori proprio alle loro spalle. Ora erano in trappola e li attaccammo senza esitazioni. I Mancs vennero pestati, anzi direi che li massacrammo.

Timmy Mac era un altro personaggio molto conosciuto e apprezzato presso il West Ham. Era un uomo che si era fatto da sé, avendo venduto

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l'impresa edile di famiglia per una cifra in contanti. Dice oggi che nulla può essere paragonato al brivido dei suoi giorni campali da tifoso, neppure il suo primo milione. Le nostre risse con il Mancs venivano prima di ogni altra cosa e quella che Timmy ricorda meglio di tutte è una di quelle che nemmeno gli altri potrebbero mai dimenticare. Era il sesto turno della FA Cup, stagione 1985, quando dovemmo recarci all'Old Trafford:

Le risse con il Manchester erano il massimo. Andavo sempre a ficcarmi nei peggiori casini quando giocavamo contro di loro.

Quello fu uno scontro coi fiocchi, tutti si tuffarono nella battaglia coi Mancs che si svolse ai piedi della discesa che si trova appena fuori da Manchester Piccadilly. I grandi gruppi si scontrarono al mattino presto per cogliere impreparata la polizia. I Mancs uscivano da tutte le stradine secondarie e quelli del West Ham li caricavano a testa bassa. Nel bel mezzo di tutto questo, un tizio chiamato Sammy Motoretta schizzò fuori dalla folla e sparò un diretto in faccia a Chrissy Harris, spaccandogli il naso. Ora, Chris era un duro di prima categoria ed era uno che non si tirava mai indietro, ma doveva tenere sempre un occhio sul suo vecchio, Joe Harris, che veniva costantemente alle partite per vedere il suo adorato West Ham. In questa occasione, tuttavia, la scenetta di padre e figlio funzionò all'incontrano, con Joe che si prese cura del proprio figliolo. Chris non era preoccupato per il suo naso nemmeno la metà di quanto lo fosse il padre. Per quello che riguardava il suo vecchio, i Mancs avevano fatto una carognata - era suo figlio, dopotutto. Gli Old Bill ci riunirono come un gregge e cercarono di caricarci su alcuni autobus, ma noi non ne volevamo sapere. Decidemmo di andare a piedi. L'Old Trafford era piuttosto lontano, a circa un'ora di distanza, così in un primo momento ci fermammo a un pub per qualche birra. Praticamente senza scorta, guidammo una colonna di West Ham attraverso strade a doppia corsia, prati e casette a schiera di mattoni rossi, attaccando briga con qualsiasi gruppo di Mane lungo la strada che potesse lontanamente assomigliare a una banda.

Quando arrivammo allo stadio del Man U, ci ricongiungemmo con gli altri nel grande piazzale all'esterno dello stadio. Pensammo di fare tutti un giro attorno allo stadio per vedere se qualcuno aveva voglia di prenderle. Non c'era praticamente nessuna banda Mane con cui darsi un po' da fare, così facemmo un altro giro, nella speranza che prima o poi avremmo incontrato qualcuno. Poi, a ridosso dell'entrata dei tifosi ospiti, dalla parte del tabellone luminoso, chi vedemmo rispuntare, se non Sammy Motoretta? Il vecchio Harris gli saltò direttamente addosso e lo appese al

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muro, gridando: «Questo è per mio figlio». Non avevo mai visto mister Harris così fuori di sé. Lo colpì così duramente che gli occhiali di Motoretta si spaccarono e gli volarono via dalla faccia. Io non riuscivo a smettere di ridere. Ci unimmo tutti al vecchio Harris e ricominciò tutto un'altra volta. Gli Old Bill ci caricarono con i cavalli, facendo volare gli sfollagente, nel tentativo di separarci. Ora ci ritrovavamo a combattere polizia e Man United nello stesso momento. A un certo punto, alcuni tifosi del City cercarono di schierarsi al nostro fianco, ma noi non volevamo il loro aiuto quindi dovemmo dare una lezione anche a loro. Nel trambusto, eravamo stati sospinti lungo un lato dello stadio, così entrammo dai cancelletti. Quelli sprovvisti di biglietto semplicemente scavalcarono. Ci sedemmo nei posti laterali e, quando ci guardammo attorno, scoprimmo di essere in un settore pieno di Mancs, senza polizia. Non avevamo bisogno di ulteriore incoraggiamento. Ricominciò tutto un'altra volta e le cose continuarono così per tutto il giorno. All'intervallo, la battaglia infuriava sotto alle tettoie.

Tutti volevano partecipare, quel giorno. Non appena la polizia era riuscita a sedare un tumulto, ecco che ne scoppiava un altro. Sembrava che il West Ham fosse dappertutto. Una differenza incredibile rispetto ai tempi in cui ci presentavamo con un solo pullman e un paio di furgoni a noleggio. A circa dieci minuti dalla fine, eravamo sotto 4-2, così pensammo: «Andiamo, tanto vale andare a fare un po' di casino». Ci dirigemmo verso l'area recintata che si trovava appena sotto alla nostra tribuna. L'idea era di dividerci in due gruppi per entrare nel recinto da entrambi i lati, prendendo i Mancs in un sandwich in modo da dar loro una bella ripassata. Fu divertente sentire i Mancs cantare per prenderci per il culo i soliti cori «Goodbye, goodbye» oppure «Vi... vediamo... correre... fuori...» pensando che ce ne stessimo andando a casa con la coda tra le gambe. A quei tempi gli stadi aprivano ancora i cancelli a chiunque fosse rimasto fuori, dieci o quindici minuti circa prima della fine della gara. Di conseguenza, appena usciti dal nostro settore, rientrammo subito nell'area recintata sotto alla nostra tribuna. Ci dividemmo in un paio di gruppi mentre correvamo lungo la corsia e su per le scale, attaccando alla giugulare tutti i Mancs che vedevamo, massacrandoli e facendone polpette.

Ricordo che tutti i West Ham che si trovavano nella zona del tabellone cominciarono a cantare e inneggiare a noi come se gli avessimo salvato la giornata. Poi accadde l'inevitabile, arrivarono gli Old Bill. Andarono completamente fuori di testa. Dovete tenere a mente che tutto questo

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accadeva poco dopo lo sciopero dei minatori e tutti i casini che ne erano derivati, quindi lassù ci odiavano letteralmente. Ci prendevano e, prima di buttarci fuori, ci affibbiavano una bella scarica di calci. Vidi un paio dei nostri ragazzi prenderle di brutto per mano di questi Old Bill Mancs. Quando fummo di nuovo tutti all'esterno, ancora in un gruppo di almeno un centinaio di persone, arrivarono ruggendo i Mancs, in cerca di rivincita per quello che avevamo appena fatto. Venimmo sparpagliati e cominciammo a colpire chiunque non conoscessimo o riconoscessimo, dal momento che c'erano migliaia di Mancs tutto intorno a noi che menavano all' impazzata. Non potevamo aspettarci alcun aiuto da parte dei nostri ragazzi della zona del tabellone perché erano chiusi dentro.

Durante la battaglia, il vecchio Sammy fece un'altra apparizione ma questa volta non riusciva a vedere bene, visto che era senza occhiali. Gli era giunta la voce che c'erano «bastardi West Ham nei paraggi» e il vecchio Motoretta gridava a squarciagola: «Forza, fottiamo i West Ham». Non si era accorto di avere Jono e Butler proprio accanto a sé e i due si buttarono dritti su di lui, dandogli un'altra ripassata.

Avevo promesso di aiutare Butch con la sua videocamera quel giorno, mentre lui cercava di girare del materiale per il film che stava girando su tutti noi. Tuttavia, al termine della gara, dimenticai la mia promessa di aiutare Butch e uscii dallo stadio con una sola cosa in mente... spaccare il culo ai Mancs.

Uscii dalla parte del tabellone luminoso con un gruppo di una cinquantina o giù di lì. Fummo i primi a uscire. Un paio di West

Ham ci aveva detto di essersi scontrati con una banda di una ventina circa di ragazzi del City. Dissero che si stava ancora combattendo nei pressi del piccolo ponte sulla ferrovia. Come un solo uomo, decidemmo di asfaltare i ragazzi del City e ci dirigemmo verso il ponte. Metà di loro erano ancora nei paraggi ma si dileguarono al nostro primo grido.

Ci girammo per vedere cosa stesse succedendo al grosso della banda del West Ham che si trovava ancora all'interno dello stadio, quando la strada circostante cominciò a riempirsi di tifosi. All'improvviso stavano arrivando tutti i ragazzi del Brit, provenienti da vari scontri all'esterno dello stadio, insieme ai Mancs e agli sbirri che cercavano di aprirsi un varco tra i contendenti.

L'intera strada era nel caos, con tutti i gruppetti che cercavano di ricongiungersi. Tutti si stavano dirigendo nuovamente verso il piccolo

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ponte. Qualcuno disse: «Andiamo Cass. Ci si sta menando col Mancs dall'altra parte». E potete star certi che, appena arrivammo al ponte, scoppiò nuovamente l'inferno.

Il principale argomento di conversazione tra la gente dopo la battaglia del ponte, non fu il combattimento in sé, ma quel vecchio pazzo con un volantino attaccato al bastone, che se ne andava in giro in mezzo al caos che impazzava tutto intorno a lui. «Santi e peccatori, pentitevi», questo continuava a gridare, mentre tutti si scagliavano su tutti su entrambi i lati della strada. Non lo dimenticherò mai. Fu l'istante più pazzesco di cui sia mai stato testimone in tutti i miei anni da tifoso di calcio. Ci sentivamo davvero come i più grandi bastardi della terra, con quel pazzo che continuava a gridare. Tutta la scena venne immortalata nel famoso documentario Hooligan, insieme all'immagine del nostro Brian che gridava il suo famoso grido di battaglia Andiamo, West Ham. Gliele abbiamo sempre suonate a questi qua, anche se eravamo solo in quaranta. Andiamo, West Ham.

Ci sarebbe piaciuto gridargli di risposta: «Brian, apri gli occhi e guardati attorno, amico». Eravamo divisi alle due estremità di un autobus, con mille Mancs a riempire la strada. Alle loro spalle, spuntò il grosso della banda del West Ham guidati da Gardner e, a detta di tutti, erano tanti quanti i Mancs che stavano ancora più indietro rispetto a loro. Una strada piena di Mancs sul sentiero di guerra. Non si poteva chiedere di meglio. Tutto intorno c'erano gli Old Bill ma era come se non ci fossero, per la differenza che facevano.

Eravamo rimasti in due o trecento, tra cui molti dei migliori. Eravamo tutti separati ma continuavamo a lavorare insieme per tenere i Mancs di fronte a noi e sempre sulla difensiva. Nel frattempo, qualcosa come un migliaio di Mancs continuavano ad arrivare alle nostre spalle, costringendoci a nostra volta sulla difensiva. Continuavamo a fronteggiare, a resistere, a mollare sberloni e a prenderne, sapendo per tutto il tempo che l'altra banda del West Ham stava facendo esattamente lo stesso, solo pochi metri più indietro.

Era un autentico classico. Ce le stavamo suonando sin dal mattino e ora, alle cinque del pomeriggio passate, era come una specie di gran finale e tutti volevano prenderne parte. Combattevano tutti, Mancs, Cockney, e Cockney Reds, lungo tutta la strada che credo fosse la Great Stone Road. C'era perfino Banana Bob e, insieme a un pugno di Mancs più anziani, continuava a gridare insulti in faccia agli Old Bill. Ricordo che il grosso

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del Man U si trovava prevalentemente su un lato della strada mentre noi eravamo sull'altro, con gli Old Bill in mezzo alla strada a cercare di tenere separate le due tifoserie. Ogni volta che qualcuno sembrava sul punto di prendere il sopravvento, gli Old Bill si intromettevano, respingendo una fazione o l'altra sul suo lato della strada.

Il controllo degli Old Bill era però molto relativo e ci furono parecchi incidenti seri tra le due parti. L'incidente più spaventoso avvenne quando un gruppo dei nostri cercò di seminare gli Old Bill lanciandosi di corsa per le stradine laterali di questa zona industriale, con gli Old Bill alle calcagna. La polizia Manc conosceva questa zona meglio di noi e usò continuamente le camionette per bloccare le vie di fuga dalle stradine. Andammo a finire

in una stradina deserta con case di mattoni rossi, tutte con le finestre sbarrate. Arrivarono gli Old Bill e ci bloccarono lì. Noi guardammo verso l'imboccatura della stradina e vedemmo comparire un minibus degli Old Bill, pieno di quei Merdosi.

La scena sembrava presa di peso da uno di quei vecchi film di guerra, quando arrivavano quelli della Gestapo. Ci guardammo tutti l'un l'altro. Eravamo persi in qualche strada abbandonata, bloccati dagli sbirri e capimmo tutti che cosa ci restava da fare. Scappare, subito! Caricammo il minibus proprio mentre la sbirraglia stava scendendo da esso. Era si salvi chi può. Non era questa la reazione che si aspettavano e probabilmente li cogliemmo di sorpresa, perché riuscimmo tutti a passare e non smettemmo di correre finché non fummo fuori da quella città fantasma.

Quel giorno vedemmo gli Old Bill fare cose mai viste in precedenza. Non avevano la minima intenzione di arrestare nessuno. Sembrava che avessero in testa una cosa sola, usare i manganelli. Mi chiesi se fosse un'altra delle tattiche sperimentate sui minatori.

Brett ricorda come finì la giornata per noi quando ritornammo alla stazione:

Il viaggio di ritorno verso Manchester Piccadilly fu tutto uno scontro. A un certo punto, arrivammo in una strada dove un trenino fece una fermata e si arrestò proprio di fronte a noi, in questa stazione minuscola. Il treno era strapieno di West Ham e, quando furono scesi tutti, ci raccontarono della rissa gigantesca che avevano fatto con i Mancs alla fermata precedente. Era Gardner con tutta la banda, così ci aggregammo a loro, scambiandoci racconti sugli scontri della giornata. Sentii qualcuno raccontare a Gardner di una certa rissa, dicendo: «E cominciato tutto con

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una baruffa con quel tizio, Sammy Motoretta. Gli Harris sono andati da lui un'altra volta e il Vecchio Joe, il padre di Chrissy, aveva ancora gli occhiali di Sammy. Gli disse qualcosa del tipo: "Questi ti serviranno" e glieli tirò dietro».

Quando arrivammo finalmente alla stazione, era piena di West Ham. Gli Old Bill non lasciavano salire nessuno sui treni intercity. Avevano organizzato per noi questi treni speciali, su cui ci fecero salire come un gregge. Ma mentre aspettavamo sul treno, scorgemmo il nostro intercity sul binario proprio accanto al nostro. Qualcuno aprì una delle porte e riuscì anche ad aprire la porta dell'intercity, così saltammo tutti dentro. Cercammo tutti di assumere un'aria rispettabile, mentre sedevamo nell'intercity, in attesa della partenza. Il comportamento rispettabile non durò a lungo. Mentre eravamo in attesa, chi poteva spuntare inaspettatamente lungo il binario con i suoi scagnozzi, se non il nostro amico Motoretta? Ci furono grida immediate: «È lui, è lui» e tutti cominciarono a scendere dal treno gridando: «Prendetelo». Fecero sputare l'anima a calci sia a lui che ai suoi amici fino a quando riuscì a scappare... senza i suoi occhiali. Fu una di quelle giornate assolutamente imperdibili. A imperitura memoria del divertimento di quella giornata, qualcuno appese gli occhiali rotti di Sammy Motoretta all'interno del Brit pub.

I MANCS ARRIVANO A PLAISTOW

Sulla strada verso la riunione ufficiale della I.C.F. presso il Teatro dei Sogni nel 2001, trascorremmo il tempo sugli autobus di Swallow ricordando tutte le vecchie battaglie con i Mancs che abbiamo sostenuto nel corso degli anni. Una in particolare vide coinvolti solo pochi di noi ed è quella che mi interessava di più perché ben pochi dei nostri rivali sono stati disposti a venire a combattere in casa nostra. Scoprii anche che fu proprio l'astio generato da questo particolare episodio a portare poi alla famigerata battaglia sul traghetto.

Il mio buon amico Terry Sherrin, oggi dirigente trentanovenne di un'impresa specializzata in restauri di interni, ricorda lo scontro avvenuto quando i Mancs scesero a Plaistow nel corso della stagione '85-86.

Ci incontrammo tutti al Raglan e al Vic perché un Cockney Red ci aveva detto un paio di settimane prima che il Man U si stava preparando a scendere alla stazione di Plaistow per attaccare il Brit. Questo per noi era

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addirittura impensabile. Il Brit era famoso per essere il nostro pub, di cui era proprietario in società lo stesso Frank Lampard Senior ed era situato proprio nel cuore della zona di Plaistow/Stratford. Ultimamente era un pezzo che non andavamo là a bere. Grazie allo scandalo suscitato dal documentario Hooligan, gli Old Bill ci erano stati addosso quasi tutte le volte in cui ci eravamo dati appuntamento là. Scegliemmo il Raglan e il Vic come alternative perché si trovavano proprio a destra

sciva guardando nella direzione dello stadio. Se i Mancs fossero andati a sinistra verso il Brit, saremmo stati fottuti, li avremmo mancati. Corremmo il rischio, tuttavia, convinti che se fossero scesi a Plaistow, sarebbero usciti e avrebbero girato a destra. Avevamo tutti in mente un piccolo blitz che avevano tentato un paio di stagioni prima. Erano scesi alla stazione di Plaistow, avevano girato a destra e avevano percorso il Green Gate. Avevano poi girato a sinistra su Barking Road, arrivando fino al Boleyn pub senza incontrare opposizione alcuna. Tutti i ragazzi del West Ham si trovavano al Queens puh in fondo a Green Street, in attesa che i Mancs uscissero dalla stazione di Upton Park. Una quarantina o una cinquantina circa di noi si trovavano per caso al Boleyn e dovemmo trattenerli là. Si trattava della più grossa banda di Man U che si fosse presentata da parecchio tempo a questa parte al West Ham. Non riuscivamo a credere che più di 400 Mancs fossero riusciti ad arrivare indisturbati fino al fottuto Boleyn all'angolo di Green Street. Pensammo quindi che se i Mancs fossero scesi a Plaistow, avrebbero probabilmente preso la stessa direzione. Ritornando per un attimo all'episodio precedente, io mi trovavo al Boleyn con Tiddles, Bruce e Micky. Eravamo una buona ventina di noi tutti assieme, più altri sparsi per il locale. Tutti gli altri West Ham stavano aspettando dalla parte sbagliata di Green Street e sapevamo che toccava a noi trattenere i Mancs. Gli stronzi erano arrivati saltellando per la strada e cantando in coro «United». Era tutto ciò che ci voleva per metterci in azione. Incuranti del fatto di essere così in pochi, noi venti ci gettammo in avanti, proprio in mezzo alla loro scorta. Non c'erano molti Old Bill nei paraggi e subito scoppiò una rissa gigantesca. Pensammo che fosse la fine. Loro avevano una banda coi fiocchi, Mancs, Cockney Reds, tifosi occasionali, un po' di

tutto. Era la più grossa banda di Man United che avessi mai visto in casa nostra. Nonostante ciò, stavamo facendo la nostra parte fino in fondo. Gli Old Bill videro che non c'erano abbastanza West Ham di cui preoccuparsi, così si concentrarono nel contenere i Mancs. Voi all'improvviso sentimmo

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un ruggito, il suono più bello che si possa sentire quando ti trovi nel mezzo di una battaglia e ti rendi conto di aver azzannato un boccone troppo grosso per le tue mandibole. Il rombo proveniva dalla direzione del Queens. lina moltitudine di corpi del West Ham riempì la fottuta strada e si vedeva solo un mare di teste che andava su e giù. Arrivava la cavalleria! La nostra piccola banda era ancora più decisa a trattenere i Mancs fino all'arrivo del resto del West Ham. C'era in gioco la nostra reputazione e in nessun modo li avremmo lasciati arrivare su Green Street, perché avrebbe voluto dire che i Mancs erano riusciti a superarci e fare i comodi loro in casa nostra. Fu quel pensiero a sostenerci e si trattava di resistere ancora solo un paio di minuti. Si udì nuovamente quel tremendo ruggito e la banda del West Ham che arrivava dall'altra parte della strada piombò dritta addosso agli sbirri e ai Mancs. Cominciammo a sospingerli lungo Parking Road, lungo tutta la strada e lì gliele suonammo.

Ripensandoci, se non ci fossimo trovati per caso al Boleyn, ci avrebbero fottuti prendendosi la vittoria. La prima squadra a essere riuscita a scendere a Plaistow e a marciare lungo Barking Road. Sì, quella volta ci avevano colto di sorpresa scegliendo di scendere a Plaistow, e quasi ce l'avevano fatta, ma adesso conoscevamo il loro probabile tragitto e non avevamo intenzione di dare loro un'altra chance. Quindi, un anno dopo, eccoci a Plaistow, trenta o quaranta di noi in tutto, controllando i nostri orologi. Era tardi e alcuni dei nostri cominciavano a preoccuparsi pensando che forse non sarebbe successo nulla e che rischiavano di perdersi la partita. Alla fine si staccarono e andarono a prendere il treno. Mio fratello, Swallow e pochi altri saltarono in macchina mentre BJ, Scully e io, con qualche altro, ci incamminammo in direzione della stazione. Eravamo un gruppetto di circa sei o sette persone. All'improvviso scorgemmo una ventina di Mancs sulla strada proprio di fronte a noi e altri ne arrivavano dietro di loro. Il mio primo pensiero fu: «Non lasciamo che escano dalla stazione». Dobbiamo aver pensato tutti la stessa cosa perché qualcuno gridò proprio in quel momento: «Non facciamoli uscire dalle porte della stazione o siamo fottuti». Immaginatevi la nostra situazione - noi eravamo quelli che avevano fatto il servizio ai Mancs ogni anno e ora eravamo in mezzo alla strada, completamente esposti, senza la banda alle spalle mentre la loro armata era a pochi metri di distanza, con un treno carico di Mancs che si accingeva a uscire dalla stazione. Non avevamo il tempo di valutare i prò e i contro, sapevamo perfettamente ciò che bisognava fare. Ci scagliammo proprio addosso a loro. Il mio amico e io ne colpimmo subito uno a testa e qualcun altro del gruppo ne fece fuori un

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altro. Mi guardai attorno e vidi Swallow, mio fratello, Hodges, Griffiths e gli altri che uscivano dalle macchine per lanciarsi all'attacco insieme a noi, senza nemmeno chiudere le portiere delle auto. Il nostro numero era rapidamente cresciuto da sei a trenta e ci battevamo tutti come leoni. Il grosso dei Mancs non riusciva a uscire dalla stazione e noi gliele stavamo suonando alla grande. Estrassero anche delle armi, i Mancs, e le agitarono contro di noi e più tardi venimmo a sapere che uno di loro era stato accoltellato. Armi o no, comunque, li obbligammo a indietreggiare. Butler e gli altri ragazzi che si erano rotti di aspettare, stavano andando alla partita e di fatto si erano ritrovati sullo stesso binario in cui si era fermato il treno dei Mancs. Ci raccontò più tardi che l'intero carico del treno era sceso e si

era diretto su per le scale, verso l'uscita, saltando e gridando: «Guerra!» Poi si era sentito il ruggito della nostra banda e la cosa successiva che ricordava era l'immagine degli stessi tizi di prima che scendevano lentamente le scale, tutti pesti e sanguinanti.

Nel frattempo, noi eravamo ancora all'esterno a combattere con l'intera armata del Manchester che cercava di uscire dalle porte della stazione. A un tratto ecco arrivare un tizio con un furgone, un dannato muratore armato di picconi e altri attrezzi vari, che passò a noi che stavamo combattendo. Diversi Townies e altri tizi di Plaistow che passavano di là, diretti verso casa, scesero dalle macchine per darci una mano. Uno sbirro solitario all'interno della stazione cercò disperatamente di chiudere l'entrata, ma i Mancs erano decisi a uscire perché non si stavano divertendo per niente. Fino a quel momento eravamo riusciti a impedire che i Mancs uscissero dalla porta di destra della stazione. A nostra insaputa, alcuni Mancs erano scivolati fuori dalla porta di sinistra, in direzione del Brit. Non appena questi Mancs udirono il rumore della battaglia, ritornarono indietro lungo la strada e così attaccammo anche loro. A un certo punto, nel corso dello scontro con i Mancs, venni quasi fatto fuori dalla nostra prima linea perché uno dei nostri decise di usare lo spruzzino [1] contro di loro. Estrasse la bottiglia, fece ciò che doveva fare, ma il vento rigettò il liquido in faccia a noi. Io e un altro tizio finimmo piegati su una macchina parcheggiata, mezzi asfissiati. In più non vedevo niente perché avevo gli occhi coperti di ammoniaca.

E pensare che non eravamo nemmeno certi che i Mancs si sarebbero presentati, considerando che eravamo così vicini all'orario di inizio della partita. Ma erano arrivati e ora avevamo ciò che volevamo. Con entrambi i

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gruppi di tifosi armati fino ai denti, le probabilità erano alla pari e non c'era traccia di sbirri nei paraggi. Sapevamo che i Mancs erano decisi a tutto per il solo fatto che avevano osato scendere a Plaistow. Credo proprio che se fossero riusciti a far uscire tutta la banda dalla stazione, ci avrebbero fatti fuori. Fu davvero una battaglia durissima che andò avanti per un bel pezzo. Uno dei Mancs si beccò una brutta coltellata durante il combattimento. Fu lui quello che in seguito ricevette un biglietto di auguri di pronta guarigione firmato I.C.F. Passarono probabilmente più di venti minuti prima che si sentisse il suono delle sirene e che arrivasse la polizia in forze. A quel punto, furono i Mancs a chiedere agli Old Bill di chiudere le porte per impedirci di attaccarli con asce e badili. Al termine della rissa, il nostro numero era salito a quaranta o cinquanta persone. C'era stata gente che era scesa in corsa da macchine e autobus per venire in nostro aiuto. Era pazzesco e ancora non riuscivo a credere a quanto fosse durata la rissa prima che gli Old Bill arrivassero sulla scena. Non avevo mai sentito niente di simile in tutti gli anni in cui ero andato alle partite.

Ci mancò davvero poco quella volta per il West Ham. In effetti, fu l'unica volta in tutti quegli anni in cui arrivarono così vicini a fotterci. Tutti noi eravamo stati colti di sorpresa dall'arrivo di centinaia di loro, armati e smaniosi di combattere. Fu solamente grazie a un autentico colpo di fortuna che ci ritrovammo testa a testa con loro alla stazione, perché se fossimo saliti tutti in macchina e ce ne fossimo andati, loro avrebbero avuto via libera sulle nostre strade, avrebbero assalito tutti i nostri pub e aggredito tutti i passanti. Ricordo che Swallow, BJ, Scully, Hodges, mio fratello, Griffiths e tutti noi ci guardammo negli occhi come se fosse arrivato il Natale a sorpresa. Tutti pensammo, sono qui! Sono venuti con il loro gruppo migliore e noi siamo appena a pochi metri da loro. Potevamo essere in pochi, ma era la nostra banda, avevano incrociato i nostri uomini migliori. Gli sarebbe piaciuto da pazzi potersi vantare di averci sconfitto, visti i nomi di quelli che c'erano quella notte. No, non lo dimenticheremo mai.

Devo ammetterlo, la mossa dei Mancs a Plaistow era qualcosa di molto simile a come avremmo agito noi. All'inizio fummo colti di sorpresa, ma alla fine la sorpresa maggiore fu per loro, perché non avevano previsto di incappare nei nostri migliori uomini. Li colpimmo fino alla disperazione, anche se non dimenticammo mai che le cose avrebbero potuto facilmente andare in un altro modo. Sappiamo tutti quanto chiacchieroni siano i Man U. Mentre uscivano dalla stazione, cominciarono a gridare: «Facciamo a

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pezzi questi bastardi del West Ham». Cinque minuti dopo, i loro pensieri dovevano essere qualcosa del tipo: «Come mai non riusciamo a farli fuori?» Poi, venti minuti più tardi, qualcosa come: «Chiudete quelle cazzo di porte. Questi sono pazzi». In verità, fummo obbligati a resistere perché non potevamo fare altro. Non potevamo indietreggiare perché eravamo sulla strada e c'era un treno carico di Mancs di fronte a noi smaniosi di uscire. Il tempismo e la fortuna hanno giocato a nostro favore. Se ci fossimo ritrovati trenta metri più in là lungo la strada, loro si sarebbero rovesciati sul nostro territorio, liberi di attaccarci senza l'ombra di uno sbirro nei paraggi. Se noi ci fossimo fermati a berci mezza lager in più, ci avrebbero fatto a pezzi all'interno del pub. I Mancs uscirono dalla stazione quel giorno come un'armata di razziatori in caccia. Ma non eravamo affatto disposti a lasciarli girare un'altra volta per il nostro territorio.

1. In originale, «to squirt them». Vedi anche il jiffy del capitolo "Cominciò tutto così". Si tratta di una pratica piuttosto diffusa tra i teppisti inglesi dell'epoca. Consisteva nello spruzzare dell'ammoniaca che veniva tenuta in contenitori dall'aspetto innocuo, come bottigliette di aranciata e simili. [N.d.T.]

IL TRAGHETTO

«Dirigente d'azienda guida sanguinosa rissa calcistica», gridava il titolo del «Daily Mirror». Era tipico della campagna di stampa che seguì il processo relativo alla violenta battaglia scoppiata tra il West Ham e i tifosi del Mane a bordo del traghetto che attraversava il canale della Manica il 7 agosto 1986.

Alla fine, il cinquantenne dirigente d'azienda Joe Harris, soprannominato «The General» dall'accusa e dai media, venne prosciolto dall'accusa di aver incitato e guidato gli hooligan nella violenta battaglia e di aver rivolto un idrante contro i tifosi avversari. Altri otto furono processati e condannati a un totale di cinquantun anni di prigione.

Il resoconto completo di quell'incredibile giorno nel bel mezzo del canale della Manica non è mai stato raccontato nei dettagli. Voglio riparare a ciò, raccontando come si svolsero realmente i fatti, contrariamente a quanto fu detto dai media e in tribunale. Il combattimento fu così

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selvaggio che il capitano e il suo equipaggio non furono in grado di controllarlo. All'una del mattino, mentre la battaglia infuriava in uno dei tratti di mare più trafficati del mondo, il capitano Joost Nargel lanciò un disperato segnale di emergenza e girò la nave per fare ritorno al porto. Le scale e i pavimenti erano irrorati di sangue e acqua salata da quando le tensioni iniziali tra la nostra piccola ma arrogante banda della I.C.F. e i Mancs erano sfociate nella violenza. I Mancs avevano intravisto una splendida occasione per saldare alcuni vecchi conti, ma le cose non erano andate esattamente come avevano previsto.

La gravità dell'incidente venne in seguito sottolineata dal giudice Watling, che disse: «Poteva finire in un disastro peggiore del Titanic». In risposta, la FIFA prolungò di un anno i cinque anni di bando delle squadre inglesi dalle competizioni europee.

Fu uno dei peggiori casi di disturbo della quiete pubblica che la memoria ricordi, ma la scintilla era scattata in occasione di un'amichevole di pre-campionato che non era stata deliberatamente pubblicizzata dalle squadre che l'avevano organizzata. Le squadre speravano che la gara si sarebbe svolta pacificamente e che questo avrebbe aperto la strada a un possibile ritorno anticipato in Europa. Il giornale locale «Newham Recorder» riportò in seguito la dichiarazione di un tifoso del West Ham che diceva: «Volevamo solo farci una bevuta e passare un bel weekend». Nessuno poteva immaginare che sarebbe andata a finire con ciò che un tifoso insanguinato dello United avrebbe più tardi descritto come «La battaglia più terrificante a cui abbia mai partecipato».

Un anno dopo mi ritrovai alla Corte Suprema di Snaresbrook, in compagnia di quattro dei quattordici superstiti di quella famigerata battaglia sul traghetto, durante i processi dell'operazione Own Goal, che coinvolgevano presunti capi della InterCity Firm. Due di essi stavano già scontando condanne a sei anni per la loro partecipazione alla battaglia. Il processo mi fece ritornare con la mente a quell'indimenticabile giorno per la I.C.F. sul battello e pensai tra me: «Sì, quello fu davvero il massimo». Big Ted ricorda i fatti:

Erano trapelati i dettagli relativi alle amichevoli pre-campionato e un giorno, mentre eravamo seduti al Brit, decidemmo di fare un giro di telefonate e di organizzare un viaggio in Olanda. I dirigenti del West Ham volevano tenere all'oscuro i tifosi perché temevano che ci sarebbero stati episodi di violenza, il che avrebbe significato ulteriore pubblicità negativa per il club. Ironicamente, venimmo a sapere della partita da uno dei

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giocatori!Dopo esserci incontrati alla stazione di Liverpool Street, decidemmo di

prendere il traghetto notturno per l'Olanda con l'intenzione di trascorrere una settimana laggiù, assistendo a un torneo a Gronningen a cui avrebbe preso parte il West Ham. La maggior parte dei tifosi del West Ham aveva preso il battello precedente da Harwich a Hook of Holland. Capimmo di avere un problema fin dall'inizio del nostro viaggio. Quando arrivammo alla stazione di Liverpool Street, il posto era pieno di Mancs. Ce n 'erano centinaia. Scoprimmo che erano diretti ad Amsterdam per vedere il Manchester United affrontare l'Ajax e che avrebbero preso il nostro stesso treno. Noi eravamo solo in quattordici e non sapevamo bene cosa fare, ma se volevamo andare in Olanda, dovevamo salire su quel treno e così facemmo. Decidemmo di viaggiare nel primo vagone, nel caso t Mancs si fossero fatti vivi. In quel modo potevano arrivare verso di noi da una direzione sola. Mentre ci dirigevamo verso la testa del treno, i Mancs che già si trovavano a bordo si sporsero dai finestrini, insultandoci e gridandoci quello che ci avrebbero fatto. Non appena arrivammo nel vagone, ci preparammo per l'attacco Mane. Loro venivano continuamente a guardarci e noi dicevamo a tutti di andare a farsi fottere, ma alla fine il viaggio fino a Harwich fu pacifico. Ovviamente pensavano che ci fossero altri West Ham oltre ai quattordici che vedevano. Sfortunatamente, non li avevamo presi abbastanza seriamente da capire la gravità della situazione in cui ci stavamo mettendo, salendo quel giorno su quel treno. Dopo esserci fatti qualche birra ci presentammo per imbarcarci sul battello Koningin Beatrix che ci avrebbe portati in Olanda. Noi e la fottuta Armata Rossa. Consapevoli della situazione in cui ci saremmo potuti trovare, informammo lo staff della compagnia che gestiva il traghetto che eravamo preoccupati per il fatto di dover viaggiare con 400 o 300 tifosi del Manchester United. Qualcuno ci disse: «Non vi

preoccupate. Ci sono 300 o 400 Hell's Angels a bordo che vanno a un raduno motociclistico. Ci penseranno loro, se dovessero esserci dei problemi». Sentito questo, decidemmo di pagare tutti la tariffa extra per andare in prima classe ed evitare qualsiasi possibile incidente. Una volta partito il battello, ci accomodammo al bar, scegliendo una zona che saremmo stati in grado di difendere nel caso in cui i Mancs avessero deciso di unirsi a noi. Eravamo all'ottavo piano, in un'area ironicamente chiamata Inter-City Bar. Eravamo lì, con il nostro bar privato, e pensammo che era un segno del destino. C'erano pochi altri tifosi del West Ham, ma si

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trattava più che altro di comuni viaggiatori.Mentre eravamo seduti al bar, ci dissero che c'erano stati dei casini tra il

West Ham e i Mancs in uno dei traghetti precedenti, il St. Nicholas, e che c erano stati numerosi arresti. Questo ci mise all'erta. Notammo anche che durante la prima ora di viaggio, uno o due Mancs arrivavano di tanto in tanto nel nostro bar o si facevano un giro all'esterno, cercando ovviamente di capire quanti West Ham ci fossero. Il grosso dei Mancs in questo momento, si trovava al piano di sotto, intenti a ubriacarsi e a intonare canzoni che parlavano di far fuori tutti i West Ham del battello. Dopo circa due ore di viaggio, Taffy e il piccolo Danny scesero al duty free shop, situato al piano di sotto. A questo punto, c'erano circa 150 Mancs pieni d'alcol e smaniosi di scontrarsi con noi. Taffy e Danny vennero riconosciuti mentre si trovavano nel duty free e volò qualche cazzotto. Taffy venne riconosciuto facilmente perché una volta era stato un Mane, aveva ancora un tatuaggio Mane e loro lo disprezzavano. Sapevamo che era solo una questione di tempo prima che venissero ad attaccar briga con noialtri. Taffy e altri si trovavano all'esterno del bar quando alcuni Mancs si avvicinarono e li assalirono. Andy Swallow arrivò

di corsa nel bar dove si trovava il resto di noi e ci disse che eravamo nei guai.

Andy ricorda che tutto era cominciato quando lui e tre dei ra gazzi di Harlow si erano incuriositi per il casino e la crescente at tività al piano di sotto:

Dopo esserci fatti un paio di birre, pensammo che un giretto dai Mancs fosse d'obbligo. Quando arrivammo dai Mancs al piano di sotto, gridammo loro: «Chi cazzo siete voi, dunque?» Loro cominciarono a prenderci per il culo, dicendo: «Dove eravate voi a Manchester? Dove eravate allora?» E io risposi: «E voi dove eravate a Plaistow?» riferendomi all'episodio della stagione passata, quando erano sbucati alla stazione di Plaistow dopo l'inizio della partita e noi gli avevamo fatto una bella sorpresa, spaccandogli il culo... LI accenno a Plaistow non fu preso troppo bene, poiché molti di loro si erano trovati là. L'atmosfera si stava facendo sempre più pesante, ma io tenevo ancora banco dai piedi della scalinata. Quando alcuni di loro cominciarono ad avanzare verso di me, io dissi: «Fermi! Quanti di voi qui vengono da Manchester? Combatterò contro chiunque di voi provenga da lì». Questo li mise a tacere per qualche secondo. Io mi rivolsi a uno e gli dissi: «Tu che parli tanto. Da dove vieni?» Il tizio mi disse che era di Wolverhampton, così gli dissi: «Bene,

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combatterò prima con te». Poi cominciai a indicare una mezza dozzina di tizi e li sfidai tutti a uno a uno, dicendo: «Poi combatterò con te, poi con te...» Adesso i Mancs cominciavano davvero a dar fuori di matto. Probabilmente stavano pensando, chi cazzo è questo Cockney chiacchierone che viene qui a fare il gradasso, annunciando ciò che ha intenzione di fare? Sapevo che stavo esagerando, ma ero carico come una molla e non pensavo al pericolo che correvo. Volavano insulti da una parte e dall'altra, ma a un certo punto mi sembrò che stessero tentando di circondarci. Notai uno che teneva una bottiglia vuota di whiskey per il collo e capii che era ora di andarcene. Dissi al gruppo con cui stavo discutendo di fronte alle scale: «Devo proprio andare adesso». E cosi dicendo, corremmo su per le scale. Guardando dietro di me da sopra una spalla, vidi un 'orda che ci inseguiva, tutti con qualche cosa in mano. Corsi dentro al bar dove si trovavano gli altri e gridai: «Stanno arrivando!» A queste parole, tutto il nostro gruppo corse fuori dalla porta per affrontarli. C'erano due differenti rampe di scale e Mr. H. ebbe l'idea di difendersi afferrando uno degli idranti della nave e aprendo il getto. Cominciò a spruzzare le scale per renderle scivolose, in modo che fosse difficile per i Mancs salire verso di noi. Nel frattempo, io mi trovai coinvolto in una rissa sull'altra scalinata. Per proteggermi, mi infilai un giubbotto di salvataggio sulla testa. Poi presi il coperchio di un bidone della spazzatura come scudo e mi armai con un pesante pezzo di legno che avevo strappato da qualche parte. Cominciai a picchiare il bastone sul coperchio, restando in cima alle scale e cantando «Ancora, ancora, ancora...» Riuscimmo a ricacciare i Mancs giù dalle scale fino al settimo piano ma loro continuarono a tornare alla carica, ammassandosi in gran numero. Ci radunammo poi presso l'altra rampa di scale, sommersa d'acqua. Nel bel mezzo del combattimento, arrivò questo enorme biker che alzò una mano e disse: «Ascoltate! Fermatevi! Pace, pace!» Qualcuno scattò in avanti e lo colpì, spedendolo a rotoloni giù dalle scale. Questo biker era inglese, ma molti altri venivano da tutta Europa ed erano sparsi in piccoli gruppi per tutta la nave. Le uniche pause nel combattimento arrivavano quando i Mancs si raggruppavano per caricare nuovamente su per le scale. Durante uno di questi attacchi, due Mancs arrivarono su per le scale e uno di essi cercò di ragionare con noi, dicendo: «Ascoltate, noi siamo i Mancunians. Siamo noi i VERI Manchester. Fermiamo tutto questo». Mentre pronunciava queste parole, qualcuno lanciò un estintore e lo colpì dritto sulla testa. Quello scivolò giù per le scale e il suo amico corse via.

Un altro Manc, che ovviamente sperava di farsi una reputazione, pensò

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di dimostrare a tutti quanto fosse coraggioso e intelligente, mettendosi una coperta in testa per proteggersi dall'acqua mentre caricava su per le scale. L'idiota si inzuppò fradicio e la coperta diventò così pesante per via di tutta quell'acqua, che non riusciva più a togliersela dalla testa, né a vedere dove stava andando. Con le nostre spranghe di ferro e i nostri bastoni, lo pestammo per tutta la scalinata. Poi lo arrotolammo dentro alla coperta inzuppata, come un tappeto, e lo buttammo a calci giù dalle scale. Lui lottava disperatamente ma non riusciva a liberarsi della coperta.

Mentre scendevo di corsa giù dagli scalini, qualcuno gettò un vaso con una grossa pianta di yucca e mi colpì in pieno sulla testa, dalla parte del vaso. Pensai, oh bene, questo mi serve, e lo scagliai direttamente addosso ai Mancs. A un certo punto, nel corso di questa grande battaglia, vidi due camionisti olandesi proprio accanto a noi con un sacco di boccali di birra che scagliavano su qualsiasi Manc arrivasse di corsa su per le scale. I due gridavano a gran voce: «Amiamo gli inglesi e amiamo voi hooligan». Li guardammo straniti e pensammo tutti la stessa cosa... «Pazzi furiosi!» ma almeno erano dalla nostra parte. Una cosa di cui non ci rendemmo conto al momento era che i Mancs avevano usato i coltelli, cercando di colpirci ai piedi e alle gambe attraverso i gradini, ogni volta che scendevamo verso il basso. Non ce ne accorgemmo fino a quando tornai a Manchester l'anno seguente e i Mancs ci punzecchiarono dicendo di averci affettato le gambe.

Big Ted ricorda le sue impressioni sulla battaglia:Come sono sopravvissuto, non lo so. Quando Andy ritornò di corsa

all'interno del bar con tutti i Mancs alle calcagna, la prima cosa che vidi correndo fuori fu Taffy che veniva colpito in faccia da una bottiglia e una ventina di Mancs che calavano su di lui, colpendolo ripetutamente. Riuscimmo a salvare Taffy assalendo i Mancs e ributtandoli giù dalle scale, cavandocela con solo qualche graffio e qualche livido. Ora eravamo in cima a una delle rampe di scale e sentivamo i Mancs cantare «Guerra, guerra, guerra!» dal piano inferiore. Tutti i Mancs ubriachi si erano ovviamente riuniti per attaccarci. Guardando giù verso il piano inferiore, c'erano più di cento Mancs che aspettavano i loro capi. Nel frattempo, qualcuno cercò di convincere altri West Ham ad aiutarci, ma essi rifiutarono.

I Mancs cominciarono a salire le scale in gran numero, tutti armati di bottiglie, coltelli e pezzi di legno che si erano procurati sfasciando il negozio duty free. Cominciarono anche a lanciare delle bottiglie, ma anche noi ci eravamo armati e ora si trattava di un combattimento corpo-a-corpo

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in cima alle scale. Li ricacciammo giù per le scale ma rischiavamo di venir sopraffatti dalla pura forza del numero.

Il punto di svolta arrivò quando Mr. H. ebbe la grande idea di mettere in funzione l'idrante posto in cima alla rampa e di rivolgerlo contro quei bastardi. La pressione del getto di acqua salata tenne a distanza i Mancs abbastanza a lungo da consentirci di recuperare dei tavoli per erigere delle barricate e di razziare il bar alla ricerca di oggetti con cui difenderci. Questa rapidità di pensiero ci aiutò a sopravvivere alla prima ondata dell'attacco, ma questo era solo l'inizio di una battaglia di ore in cui dovemmo combattere per le nostre vite. Mentre il nostro «pompiere» Mr. H. si schierava al nostro fianco, i Mancs arrivarono su per le scale usando

dei tavoli per ripararsi dal getto dell'idrante. Io venni colpito alle gambe da un tavolo proprio mentre i Mancs arrivarono in cima alle scale, solo per essere ricacciati indietro a colpi di bottiglie, bicchieri e sbarre di ferro. Circa dieci minuti dopo, il combattimento cessò e alcuni Mancs decisero di tentare la strada delle scale adiacenti. Andai a difendere quelle scale con un paio di Under Fives, Sean Pearman e Bradley. Vedemmo arrivare questi Mancs, guidati da un greco con la faccia da maniaco armato di uno stiletto e da un mezzosangue che reggeva un coltello da caccia. La mia unica arma era una bottiglia. Non mi sembrava granché, così presi l'altro idrante e girai la manopola. Niente! Con i Mancs che si avvicinavano a ogni secondo, continuai a premere disperatamente la leva dell'idrante, ma continuava a non uscire acqua. Allora non lo sapevo, ma era perché c'erano delle pieghe nel tubo, che impedivano all'acqua di schizzare fuori. La mia salvezza arrivò quando uno dei ragazzi tagliò il tubo più o meno a metà della lunghezza. Adesso avevo un'arma perfetta con una testa di ottone brillante, da far girare sopra la testa come un lazo e da sbattere sulla testa dei Mancs mentre scappavano giù per le scale. Ora dovevamo difendere entrambe le rampe e chiedemmo a uno del nostro gruppo, che sembrava aver perso il coraggio, di raccogliere tutti i proiettili per noi. Era così scosso da ciò che aveva visto nel corso della battaglia, che non riusciva neppure a fare questo. Alla fine, riuscimmo a reclutare un Pinco Pallino qualsiasi perché raccogliesse bottiglie, bicchieri e perfino specchi a muro da usare per difenderci. Cercammo anche di reclutare un po' di Hell's Angels che avevano seguito la scena con interesse, ma dissero che era una cosa troppo violenta per loro e se ne andarono.

Fu a questo punto, ricorda Swallow, che in mezzo a quel bailamme apparve un dottore:

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Arrivò in ascensore, avanzò tranquillamente e si presentò. Ci disse che dovevamo sospendere il combattimento e chiese chi fosse rimasto ferito. Uno di noi rispose: «Vaffanculo! Noi stiamo tutti bene. Vai a visitare loro!» Quando il dottore se ne andò, i Mancs arrivarono per io successivo e - come si scoprì in seguito - ultimo attacco. Questa volta, attaccarono entrambe le rampe di scale che portavano al bar. Venimmo colpiti da una pioggia di fermacarte di cristallo che avevano recuperato grazie a un altro raid nel negozio duty free distrutto. Con Mr. H che difendeva una rampa praticamente da solo con l'idrante, noi potemmo concentrarci maggiormente sull'altra, da dove li bombardammo con bicchieri, bottiglie e schegge di specchio. Ora la battaglia volgeva a nostro favore. I Mancs avevano perso la voglia di caricare le scale e decisero di trasformarla in una battaglia di proiettili, ma loro dovevano lanciare verso l'alto per colpirci e noi, nel frattempo, potevamo sotterrarli dalla sommità delle scale. Ci poteva essere un solo vincitore. Per insultare ulteriormente i Mancs, il nostro gruppetto continuava a cantare «I.C.F, I.C.F., l.C.F.» rivolti a loro. Con le scale adesso ricoperte di acqua salata e del sangue dei Mancs, Taffy e un altro tizio potevano correre giù per le scale e affettare qualsiasi Mane desiderasse tentare la sorte.

Poi, all'improvviso, la battaglia terminò, come ricorda Swallow:A un tratto tutto si fermò. Mentre noi restavamo in attesa in cima alle

scale, sembrava che tutto fosse tranquillo giù dove vagavano i Mancs.Dopo un po', cinque di noi scesero al loro piano per scoprire che cosa

stesse accadendo. Mentre scendevamo le scale battevamo su un coperchio di metallo con dei bastoni, cantando «Ne vogliamo ancora! Ne vogliamo ancora!» ma non ci fu risposta. I Mancs erano come scomparsi dal loro ponte.

Stavamo raccontando questo agli altri, una volta tornati sul nostro piano, quando arrivò un gruppo di tifosi del West Ham che non conoscevamo. Non erano rimasti coinvolti nel combattimento, ma ci dissero che la barca aveva girato e stava ritornando ad Harwich, in modo che la polizia inglese potesse salire a bordo. Dissero che il capitano aveva lanciato il segnale di allarme.

Fu a questo punto che riapparve l'equipaggio della nave e ci rinchiuse tutti nel bar.

Discutemmo della situazione ed eravamo convinti di non essere nei guai perché non eravamo stati noi a iniziare il combattimento e ci stavamo solo

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difendendo per impedire ai Mancs di ucciderci. Anche così, alcuni di noi presero la precauzione di cambiarsi i vestiti, le scarpe e qualsiasi cosa che potesse servire a identificarci.

Quando il battello rientrò al porto di Harwich, guardammo dall'oblò e scorgemmo diverse file di auto della polizia con un centinaio di poliziotti che attendevano sul molo. C'erano anche delle ambulanze e vedemmo diversi Mancs che venivano portati fuori in barella.

La polizia entrò nel bar aspettandosi di trovare centinaia di tifosi del West Ham. Erano ben preparati, alcuni in tenuta antisommossa, ma trovarono solamente il nostro gruppetto. Venimmo scortati fuori in una grande sala d'attesa, piena di Mancs. Erano incazzati neri nel vedere di essere stati sconfitti da un gruppetto di sole quattordici persone. La polizia raccolse poi le dichiarazioni e ci informò che non potevamo andare in Olanda, né ritornare a casa.

Contammo ventidue barelle che venivano portate via con delle flebo attaccate e perfino alcuni Mancs che lasciavano la nave in sedia a rotelle. Noi avevamo un solo ferito, a parte la mia testa dolente per l'impatto con la pianta volante.

I miei vestiti asciutti mi aiutarono a scamparla, poiché gli sbirri erano interessati solo a quelli con i vestiti bagnati, perché questo tradiva la loro partecipazione alla battaglia sulle scale allagate. Alla fine solo sei o sette di noi vennero trattenuti per essere interrogati. Il resto di noi si divise e io ritornai alla stazione ferroviaria per il treno di ritorno per Londra. Mi ritrovai ad aspettare sul binario insieme a uno di loro. Arrivò un treno pieno di Man United e gli Old Bill mi dissero: «Sali». I Mancs che si sporgevano dai finestrini dissero: «Forza, lui è con noi». Io risposi: «Andate a farvi fottere, io sono del West Ham» ma loro continuavano a dire: «No, no. Tu sei del Man United, sei come noi». Cercavano disperatamente di farmi caricare a bordo e sapevo che volevano farmi la pelle. Io dissi solo: «Ci vediamo. Devo andare!» e attraversai in direzione dell'altro binario. Presto incontrai il resto del mio gruppo e fu solo allora che capimmo che sei o sette dei quattordici originali erano stati arrestati.

Quando il treno ci riportò alla stazione di Liverpool Street, c'era un intero carrozzone di media che ci aspettava. C'erano le troupe dei notiziari della BBC e della IT\7, quelli di News of the World e dell'«Evening Standard». Ci bombardarono di domande e ci sentimmo come dei reduci di guerra. Provammo tutti un gran senso di sollievo perché era tutto finito ed

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eravamo felici di soddisfare i media britannici. Eravamo ancora eccitati per ciò che avevamo appena passato e raccontammo loro ciò che era accaduto: «Noi eravamo in quattordici contro circa 150 di loro. Li abbiamo pestati per tutta la nave. E non dimenticate... scrivete sul giornale che è stata la I.C.F.», dicemmo con orgoglio. In tutti gli anni in cui ho frequentato il West Ham, non c'è mai stata una rissa più intensa e pericolosa di quella di quel giorno sul battello, nel bel mezzo del canale. Non la dimenticherò mai.

Ironicamente, un mese prima della battaglia sul traghetto, il primo ministro Margaret Thatcher si era complimentata con i vertici del calcio per la riduzione del 50 per cento della violenza del football da quando l'Inghilterra era stata bandita dalle competizioni europee, in seguito al disastro dell'Heysel a Bruxelles in cui erano morti trentotto tifosi.

La battaglia sul traghetto portò a un ulteriore bando delle squadre inglesi, impedendo loro di giocare in Europa. Questo divieto venne ora esteso alle amichevoli, spegnendo le speranze del capo della FA Ted Croker e del ministro dello Sport Dick Tracey di far cancellare il provvedimento in vigore.

L'incidente portò a quattordici arresti e a quattro accoltellamenti. Il 13 marzo 1987, undici di coloro che erano stati arrestati, tra cui cinque del West Ham, vennero incriminati per reati che andavano dalla rissa all'aggressione, al furto e alla condotta criminale. Ci vollero sei mesi per completare le indagini della Polizia ferroviaria britannica, a causa delle difficoltà legate allo svolgimento di indagini su fatti accaduti su un vascello olandese in acque internazionali.

Il 9 novembre 1987, cinque West Ham e cinque Mancs vennero processati presso la Corte Suprema di Chelmsford, nell'Essex. Il giudice Brian Watling riscontrò che l'attenzione del capitano era stata distolta dalla guida sicura della sua nave, mettendo così a repentaglio le vite di 2000 passeggeri. Stabilì che le azioni degli uomini coinvolti erano «l'equivalente di un atto di pirateria in alto mare.»

Gli accusati dovettero affrontare severe condanne, come esempio per tutti gli hooligan del calcio. HC, MS e SP, tutti del West Ham, si beccarono sei anni a testa.

Due imputati, JH e DH, vennero assolti. Uno di questi due ammise di essere un tifoso del West Ham ma affermò che stava solamente difendendo il proprio figlio, come qualsiasi padre avrebbe fatto in quella situazione.

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Lo sdegno e l'emozione che seguirono la battaglia del traghetto, vennero sbattuti in prima pagina dai giornali. Sapevamo

che cosa pensassero i giornali dell'incidente; scoprimmo in seguito che uso fece la Corte di tutto quel trambusto. Ma che dire dei due schieramenti di tifosi coinvolti? Terry Sherrin ricorda una conversazione all'Old Trafford:

Quella stagione, dopo il battello, si giocava in casa del Man United. Un Manc con un segno sulla faccia vide Swallow e me e parecchi altri salire per la scalinata. Si rivolse a Swallow con un'occhiataccia e disse: «Questo me l'hai fatto tu», indicando la sua faccia sfregiata. Disse che quel giorno eravamo stati sleali. Andy gli chiese come avessimo potuto noi essere sleali se eravamo in quattordici contro 150 o 200 Mancs. Il Manc disse: «Non dimenticherò mai quel giorno. Voi avete giocato sporco perché eravate armati». Ci fu una pausa di incredulità per ciò che aveva appena detto il Manc. Andy disse: «Che stronzo. Siete stati pestati da quattordici West Ham. Abbiamo usato solamente gli attrezzi che c'erano lì quindi perché voi stronzi non avete fatto altrettanto?»

A quel punto un altro Manc si intromise dicendo: «Sarebbe questa la vostra I.C.F.?» ovviamente poco impressionato dal nostro numero esiguo. Non appena ebbe detto così, arrivarono circa 300 West Ham. Andy gli disse: «Questa è la I.C.F. e vi è andata bene che non ci fossero tutti loro a bordo del battello, cari ragazzi, altrimenti non sareste mai scesi vivi da quella nave».

Si sentiva il loro odio nei nostri confronti e volarono un sacco di insulti quel giorno, ma non si andò molto oltre perché sapevano per esperienza personale quale delle due bande sarebbe andata fino in fondo.

BLACK HAMMERS

Tutti quelli che ho intervistato si sentivano a disagio anche solo a parlare dell'argomento di essere neri e tifare West Ham. Chiaramente, il nero non è uno dei colori della squadra. Personalmente, sono stato nella tifoseria da sempre e non ho mai avuto grossi problemi con gli altri tifosi del West Ham, neppure ai tempi in cui il British Movement passò in rassegna i tifosi delle varie squadre durante la loro campagna di reclutamento. [1]

Avemmo qualche problema con i razzisti e con un periodo di politica di

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estrema destra - il tutto si era infiltrato nella cultura giovanile ai tempi dell'ennesimo revival skinhead durante il periodo punk del '78-79. Credo che parecchi club abbiano dovuto affrontare lo stesso problema in tutto il Paese.

Mi ricordo di una volta in cui arrivammo a Sheffield - giocavamo contro il Wednesday e i loro odiati rivali dello Sheffield United si presentarono da noi e si offrirono di combattere al nostro fianco contro il Wednesday. Tutto pur di avere l'occasione di fare il culo agli avversari più odiati. Parecchi club incoraggiavano cazzate come questa, di unirsi tra bande, ma si trattava di una cosa alla quale non eravamo decisamente più interessati. Il nostro motto era «Il West Ham non si allea con nessuno» e, come abbiamo già visto, la cosa si estendeva addirittura alle partite dell'Inghilterra.

Quando arrivarono questi tizi dello United, pensammo tutti la stessa cosa, specialmente visto che erano tutti vestiti in completa tenuta da skinhead. Noi eravamo tutti della I.C.F. e il nostro stile era vestirsi con capi d'abbigliamento casual ma di marca. Certamente non c'erano skin fra di noi e portavamo tutti le scarpe da ginnastica. Era più probabile vedere tra noi un nero che uno skinhead.

A quel tempo c'era un movimento skinhead all'interno del West Ham. Se ne stavano sempre tutti insieme per conto loro e andavano a piazzarsi in una sezione del West Side che gli Old Bill sceglievano di ignorare.

Gli skin del West Side con le loro tendenze di estrema destra sembravano attirare il disgusto da parte della maggioranza della I.C.F. - non tanto per le loro idee, ma più per il fatto che sembrava non avessero mai voglia di viaggiare in trasferta. «Trasferta» per loro voleva dire al massimo un derby londinese!

I tizi dello Sheffield in tenuta nera da combattimento e con i capelli rasati capirono di non essere i benvenuti e si allontanarono prima che la situazione degenerasse. In precedenza, avevo scambiato due chiacchiere con uno di loro, che si era detto sorpreso del fatto che non ci fossero skin fra di noi.

Gli risposi semplicemente che a noi non piaceva lasciare che si appiccicassero etichette politiche alla banda. Gli skin di Londra con il loro codice di abbigliamento significavano per noi una cosa sola - una dichiarazione di interesse nell'estrema destra.

Questo skin di Sheffield capì istantaneamente da dove pensavamo provenisse e sembrò scioccato - era assolutamente contrario all'estremismo

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di destra. Mentre camminavamo verso il resto del gruppo, mi spiegò come sulla scena di Sheffield ci fossero in lotta due fazioni di skinhead divise sia dalle idee politiche che dalla fede calcistica.

All'inizio degli anni Settanta non ricordo di aver visto molti tifosi di colore in assoluto, non solo al West Ham. Quelli che venivano alle partite del West Ham erano facce conosciute. Di fatto, in occasione di molte gare in trasferta, io ero l'unico tifoso di colore. A quei tempi, la maggior parte dei ragazzi neri che conoscevo non

avevano interesse per il calcio. Da un certo punto di vista era comprensibile, considerato che allora non c'erano giocatori di colore.

Noi eravamo una delle pochissime squadre ad avere un giocatore di colore veramente famoso, Big Clyde Best. C'era anche Ade Coker - che fine avrà fatto? Ricordo con quanto affetto i tifosi anziani parlavano del famoso John Charles, che giocò per noi negli anni Sessanta.

Quando il revival skinhead riapparve sulle gradinate alla fine degli anni Settanta, con le sue nefaste connessioni con l'estrema destra, i nuovi razzisti presero immediatamente di mira l'aumentare del numero di calciatori neri professionisti. La cosa era lampante nella squadra del West Bromwich Albion di Ron Atkinson di quel tempo, in cui giocavano Cyril Regis, Remi Moses, Brendon Batson e Laurie Cunningham.

Il tifoso di colore cominciò decisamente a interessarsi di più alla scena del football, ma non al West Ham. L'East End veniva sempre tormentato da un giornale in particolare che non aveva mai dimenticato che le camice nere di Moseley erano sorte e avevano marciato per le vie dell'East End di Londra.

La vista di membri del Fronte Nazionale e del Movimento Britannico intenti a distribuire all'esterno dello stadio i loro velenosi giornaletti, come ad esempio il Bulldog, diede alla stampa le munizioni di cui aveva bisogno. L'interno dello stadio, in particolar modo il Lower West Side, era la zona d'origine del coro «Sieg Heil!» Questo era anche il settore da cui venivano lanciate delle banane, dirette ai giocatori di colore delle altre squadre.

Tutto questo faceva il suo effetto sia all'interno, che all'esterno del West Ham, ma questa non era la verità. Il vero volto del West Ham era la I.C.F. con le sue regole non scritte, i suoi codici, il suo onore. Erano loro a decidere ciò che era «in» e ciò che era «out». Il messaggio era chiaro - le idee politiche e le rivalità personali andavano lasciate fuori. L'unica cosa

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che importava era la lealtà al West Ham; gli unici colori che importavano erano blu e vinaccia; l'unica regola importante era non scappare mai.

Animai, oggi conosciuto come Olajide Ikoli, era uno skinhead di colore ai tempi. Ammette che era davvero eccitante sapere di essere accettato da una cultura differente e che questa cultura odiava quelli come te: «Tutto ciò che circondava il West Ham a quei tempi era puro razzismo, ma loro ti accettavano e restavano al tuo fianco perfino quando gli skinhead cantavano "Non esiste il nero nella Union Jack"».

Se il problema esisteva al West Ham, non era niente al confronto dei guai che passai girando per il Paese in trasferta. Alcuni dei grossi club del Nord erano fissati con la faccenda del colore. La cosa non si limitava i soli tifosi. Ron Atkinson era la classica eccezione e ci volle un sacco di tempo prima che le altre squadre si decidessero a mettere giocatori di colore in formazione - all'Everton più che da qualsiasi altra parte. Alcuni dei tifosi più razzisti che io abbia mai visto erano di Liverpool.

Ci metterei anche quelli del Leeds. E quella volta al Newcastle nel 1980, fu solo una coincidenza che, appena prima che venisse scagliata la bomba molotov - che passò sibilando proprio sopra alla mia testa, atterrando ed esplodendo alle mie spalle, nel nostro settore per le squadre ospiti - i Geordies che arrivavano stessero cantando, piuttosto a alta voce: «Chicken George!» (ricordate la serie televisiva Radici?), puntando il dito contro di me? I ragazzi della I.C.F. che si trovavano alle mie spalle quel giorno non esitarono mai nel sostenermi.

Nat della I.C.F. mi disse che non era sempre stato così. Alcuni suoi amici neri ebbero da ridire sulle connessioni del West Ham con il Fronte Nazionale. Altri della zona dell'East End se ne andarono a tifare addirittura per l'Arsenal, per il timore che la tifoseria del West Ham fosse tutta di estremisti. Non ci fu modo di convincerli del contrario.

Poi le cose cambiarono. Verso la metà degli anni Ottanta, avevamo più tifosi di colore di qualsiasi altro club londinese, anche se ci portavamo ancora addosso l'etichetta di razzisti. Anche i tifosi del Chelsea l'avevano. Ricordo perfettamente una grossa rissa con quelli del Chelsea nelle stradine attorno a Fulham Broadway. C'erano parecchi dei loro tifosi ma ciò che mi colpì fu che quelli più in vista erano tutti neri. Eppure a quel tempo, la stampa e i media sostenevano che il Chelsea avesse la tifoseria più razzista del Regno Unito.

Venne il giorno in cui dovetti mettere alla prova la reale posizione della

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I.C.F. sulla questione della razza. Accadde durante la stagione '78-79, negli anni bui in cui sapevamo che il Fronte Nazionale era presente a Upton Park. Non erano loro a condurre il gioco, ma ciò non impediva ai gruppi di estrema destra di fare nuovi proseliti. Alcuni dei tizi più in vista passarono dalla loro parte. Questo provocò alcune divisioni. Ci fu un anno in cui ero così ben accetto che dormivo in casa loro prima di andare in trasferta. Poi l'anno seguente, dopo tutta la propaganda del FN, entravo in un pub e loro giravano lo sguardo; non volevano più parlare con me. Per me, non si trattava tanto di dover sopportare problemi razziali sulle gradinate, quanto perlopiù di dover convivere con essi all'interno di una cultura calcistica, la cui etica e la cui morale erano basate su parametri piuttosto differenti rispetto a quelli del resto del mondo. Si trattava realmente della mentalità di Alf Garnet. [2] Si dava per scontato che sopportassi le prese in giro, che erano parte integrante dell'andare alle partite di calcio. L'unica volta in cui ti potevi offendere era quando gli insulti a sfondo razziale provenivano dalle tifoserie avversarie.

Durante la stagione in questione, tuttavia, qualcosa dentro di me non mi fece più sentire a mio agio con tutto questo. Avevo una coscienza e la verità mi colpì bruscamente: dovevo capire quali fossero realmente i miei rapporti con coloro per i quali ero pronto a rischiare di farmi prendere a calci tutte le sante settimane.

Entrai nel settore in cui il FN era abituato a salutare con il saluto nazista in occasione di ogni partita. C'era un gruppo di almeno duecento di loro, tutti che cantavano «Sieg Heil!» La sezione degli intoccabili del Lower West Stand era il nido dei fanatici di estrema destra del West Ham. Erano prevalentemente skinhead provenienti dal quartiere popolare in espansione dell'Essex. Avanzai in mezzo a loro e tutte le mani tese nel saluto «Sieg Heil!» si abbassarono. Non erano sicuri di chi io fossi, ma cominciò a girare la voce - chi avrebbe il coraggio di incamminarsi proprio in mezzo a noi? Le mani continuarono ad abbassarsi fila dopo fila, mentre mi facevo strada lungo la gradinata. Li sentivo chiedersi a vicenda: «Che gli prende a 'sto negro?» Al che sentii rispondere: «Credo che c'entri qualcosa con la I.C.F.».

Pensai che stessero per ribaltarmi, ma non mi importava. Potevano solo vincere una battaglia, non la guerra. Ero convinto che se mi avessero aggredito, la I.C.F. li avrebbe aspettati fuori e li avrebbe annientati. Infatti, quelli della I.C.F. che si trovava nell'angolo del South Bank, mi avevano avvistato e avevano cercato di scendere sul campo nel tentativo di venire a

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darmi una mano. Ma io avevo la situazione sotto controllo. Questi tifosi della domenica non erano il vero zoccolo duro del West Ham - non ne volevano sapere. Gli Old Bill rimasero a osservarmi in disparte, aspettandosi l'inevitabile. Quando non accadde nulla, vennero da me e dissero che volevano arrestarmi per prevenire eventuali incidenti. Così me ne andai, ma sentii di essermi fatto rispettare quel giorno.

Non tutti si fecero sentire sulla questione. Alcuni lo fecero, ma la maggior parte pensò semplicemente che tutto quello non dovesse centrare nulla con il fatto di andare alle partite del West Ham. E non si trattava solamente di un problema di noi «black Hammers» - era una cosa che riguardava tutti. Fortunatamente, le tendenze di estrema destra non furono mai abbastanza forti da attecchire veramente e, giunti all'estate precedente la stagione '81-82, la questione fu completamente superata.

È interessante raccogliere le riflessioni degli altri, ripensando ai periodi dei disordini razziali. Jimmy Smith dice che comprese

che le cose al West Ham stavano cambiando quando ritornò a casa dopo un periodo passato via:

Uscii di prigione nell'estate dell'81 e ricevetti una chiamata dal mio amico Boozy, che mi mise in allarme con il tono preoccupato della sua voce. Mi disse: «Ti dirò una cosa, il West Ham sta davvero cambiando. Questi due fratelli fottuti stanno facendo il lavaggio del cervello a tutti». Ricevetti qualche altra chiamata del genere mentre cercavo di riaggiornarmi dopo essere stato via. La mattina della mia prima partita in casa, appena uscito andai al Prince e sapete una cosa, mi sembrava di essere nella Germania della fine degli anni Trenta.

C'erano questi due fratelli con uno dei loro scagnozzi che se ne andavano in giro con una perfetta uniforme della Gioventù Hitleriana. Mentre loro tenevano banco in un bar, cerano tutti isoliti ragazzi della I.C.F. in un altro. L'atmosfera non era davvero molto sana e c'era molta agitazione nell'aria. Sembrava una specie di guerra civile.

Lol Prior ricorda una classica storia che riguarda un momento che riassume l'atmosfera di quel tempo. «Ero all'Imperiai quando qualcuno mise Ghost Town nel juke box. Uno dei fratelli si fece avanti e disse: "Cos'è questa merda da negri?" e diede un calcio al juke-box, facendo saltare il disco. Tutti i personaggi famosi della I.C.F. erano lì e ordinarono al fratello: "Rimetti quel fottuto disco dall'inizio... amico!"» Il disco ripartì da capo.

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Bill Gardner chiese se mi ricordavo quel tifoso di colore del West Ham che veniva spesso con noi: «Il tizio era di Wolverhampton ma quelli del Fronte Nazionale lo avevano preso di mira. Una volta giocammo contro il Coventry e loro lo attaccarono per via del suo accento, ma era del West Ham fino all'osso. Ne prese così tante che dovette andarsene via. A quel tempo, con questa storia del Fronte Nazionale, essere un tifoso nero era una presa in giro».

Nat riassume per me l'intero periodo buio, quando dice che da bambino non ci pensavi più di tanto, ma quando cresci e diventi più vecchio e ti guardi indietro, ti viene da pensare: «Porca puttana!»

* * *La popolarità della I.C.F. e quella degli uomini di colore che rimasero

con essa per tutti gli anni Settanta, hanno avuto un grande impatto e una larga influenza nella crescita del numero di tifosi neri al seguito del West Ham a metà degli anni Ottanta.

La stampa e i reportage dei media sui problemi razziali in seno alla tifoseria nei tardi anni Settanta, insieme alla mancanza di una presa di posizione degna di nota da parte del club, avevano isolato sempre di più la componente etnica della sua comunità.

Oggi la situazione a Upton Park è completamente diversa. La campagna della FA «Kick Out Racism» [3] ha interrotto l'abuso verbale ai danni dei giocatori di colore. Il motivo di questo, azzarderei, è che oggi c'è sugli spalti un tipo completamente diverso di tifoso, rispetto a quello che calcava una volta le gradinate.

Nonostante la campagna «Kick Out Racism» abbia avuto successo, è stata però un fallimento nell'attirare maggiormente le minoranze etniche alle partite di calcio. Il numero di tifosi di colore tra gli Hammers è oggi inferiore a quello dei periodi più bassi dei primi anni Settanta. Uno dei motivi può essere l'aspetto economico della questione - i prezzi dei biglietti sono aumentati e oggi i tifosi possono comprare i biglietti solo in prevendita. In più, per quanto si possa essere corretti da un punto di vista politico, se la gente non è interessata, non va alla partita. La comunità nera, per come la conosco io, preferisce di gran lunga giocare o guardarsi la partita da casa piuttosto che andare allo stadio che, come tutti sappiamo bene, è un mondo con una cultura a parte.

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1. Movimento razzista nato alla fine degli anni Cinquanta a Londra. [N.d.T.]

2. Personaggio della televisione inglese. [N.d.T.]3. «Prendiamo a calci il razzismo». [N.d.T.]

È FINITA

Dopo aver visto ciò che combinavamo, qualsiasi persona sana di mente concluderebbe che eravamo tutti dei pazzi bastardi dediti a una cosa sola - uccidere la bellezza del gioco, quel gioco che amavamo più di ogni altra cosa. Credo che avessimo creato un nostro mondo e una nostra cultura. Un mondo in cui non ci preoccupavamo molto dei possibili pericoli. Era un mondo da cui, una volta entrati, era difficile riuscire a uscire. Infatti, la maggior parte delle persone che ha contribuito a questo libro ha dichiarato che quei giorni sono stati i migliori della loro vita.

Ho passato più di un anno a intervistare una sezione della I.C.F. e ad analizzare le mie esperienze per questo libro. Nel portare a termine le mie ricerche, cominciai a pensare a come l'intera vicenda arrivò a una fine per tutti noi. Tutti sanno che la I.C.F. di una volta oggi non è più in attività. Oggi è solo una leggenda delle gradinate ed è stato così dall'episodio della guerriglia a bordo del traghetto sul mare del Nord. L'unica eccezione fu, naturalmente, la partita contro i nostri vecchi nemici, il Millwall.

La visione in Tv dei tragici eventi svoltisi allo stadio Heysel in Belgio nel 1985 mi colpì moltissimo personalmente, un effetto molto simile alle emozioni suscitate in tutto il mondo dai fatti dell'11 settembre. Il mio primo pensiero, mentre guardavo la massa dei tifosi del Liverpool prepararsi a una grossa carica contro i tifosi della Juventus, fu che gli Scousers dovevano davvero restare uniti. In quei tempi gli italiani si erano scontrati spesso con i tifosi del Liverpool. L'anno precedente, gli Scousers erano stati accoltellati seriamente quando il Liverpool aveva incontrato

un'altra squadra italiana, la Roma. Pensai, se gli Scousers non restano uniti potrebbero fare un'altra volta la stessa fine. Avvicini la tua faccia allo schermo, con gli occhi che seguono le telecamere. Ti sei trovato tu stesso in una situazione simile, quindi riesci a seguire facilmente ciò che sta per

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succedere. Il panico si diffonde tra la folla e tu capisci che sta succedendo qualcosa di orribile. Guardi quei volti devastati che ti chiedono aiuto dallo schermo televisivo. Sei in un altro Paese, troppo lontano per poter fare qualcosa, eppure vedi tutto quello che succede. Li stanno schiacciando contro le transenne. Eppure, accecati dal panico, quelli che schiacciano sembrano non vedere quelli che stanno calpestando. Gli Scousers che stanno facendo succedere il tutto non possono a loro volta vedere, dal momento che dal cancello stanno arrivando altri tifosi del Liverpool, rovesciandosi addosso agli italiani dall'alto.

Le immagini che vedo, le conosco fin troppo bene. Mi vergogno di dire che una volta ero là e, proprio come i Galletta, anche noi stavamo caricando quando il West Ham perse 4-2 contro l'Anderlecht nella finale di Coppa delle Coppe del '76.

Durante lo svolgersi della tragedia dell'Heysel e quando venimmo a sapere che trentotto tifosi avevano perso la vita, provai lo stesso shock e rimasi inorridito come qualsiasi altro spettatore. Da quando eravamo diventati come l'Uomo della Strada? Sapevi benissimo che, se ci fosse stata la tua squadra a giocare quella finale invece del Liverpool, ci saresti potuto benissimo essere tu a caricare, deciso a fare la tua parte fino all'inferno.

Non fui l'unico a provare ciò che provai. Fu come un gigantesco risveglio per noi tutti. Da ex hooligan calcistico, ho pensato spesso che gli eventi dell'Heysel ci abbiano aiutato a uscire da quel mondo pericoloso di cui avevamo fatto parte per così tanto tempo. Ho detto la stessa cosa nella mia autobiografia. Ma come mi hanno ricordato Swallow e Gardner, ci eravamo già ritirati tutti prima di allora.

Quindi cosa portò alla fine della I.C.F.?Ci furono parecchie ragioni. La violenza negli stadi si verifica ancora,

perfino oggi, anche se non è niente di paragonabile a ciò che succedeva ai nostri tempi. Forse ci sembrò di aver portato la cosa al suo limite possibile? Eravamo davvero tutti dei pazzi selvaggi decisi a rovinare il nostro gioco nazionale?

Ripensando a quando eravamo ragazzi negli anni Settanta, direi che è stata tutta un'avventura. Essere adolescenti ci dava un nuovo senso di libertà, una nuova eccitazione. C'era un fremito, una vibrazione nell'andare alla partita; anche un senso di appartenenza. La violenza negli stadi era una droga che per noi era diventata uno stile di vita. Ogni squadra aveva

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una tifoseria organizzata o una banda e sembrava che tutti volessero farne parte, almeno in Prima e in Seconda Divisione. Se avete mai tentato di viaggiare con la metropolitana londinese con addosso i colori della vostra squadra a quei tempi, sapete di che cosa sto parlando.

Negli anni Settanta, combattevi i tuoi nemici in base alla forza dei colori che indossavano. Si trattava sempre di fare a calci e pugni; ogni tanto qualcuno gridava: «Attenzione, ha una lama!»

Poi arrivarono gli Ottanta, la decade della violenza da stilista di moda. L'hooliganismo venne portato a un altro livello. Ogni banda aveva un nome ed era dei nomi e delle facce che andavi alla ricerca, non più i colori. Nessuno indossava più la sciarpa della squadra. Questi furono gli anni davvero pericolosi. Negli anni Settanta potevi beccarti qualche sberla o un paio di calcioni, ma la settimana successiva tornavi comunque per un altro giro. Negli anni Ottanta vidi parecchi tizi che decisero di abbandonare tutti insieme. Il deciso rafforzamento della polizia significava che la violenza doveva essere rapida ed efficiente, quindi venivano usate sempre più di frequente le armi da fuoco. Si combatteva come se ogni battaglia potesse essere l'ultima per un bel po' di tempo. Era come trovarsi su un ottovolante da cui nessuno voleva scendere.

Era facile capire come tutto questo fosse diventato la norma, per chi andava alle partite di calcio. Non si faceva altro che arrivare e riprendere da dove qualcun altro si era interrotto. Alcune generazioni vennero risucchiate in questo modo ed è per questo che, per spezzare definitivamente la presa che la violenza negli stadi aveva sul gioco del calcio, ci vorrebbe un'intera decade di calcio senza incidenti. La violenza e il teppismo non furono mai insensate - c'erano dietro una cultura, una moda e una capacità di creare dipendenza che non erano facilmente scalfibili. Alla fine diventa anch'essa una cosa trendy da fare, quando la vedi succedere in tutti gli stadi del Paese.

Per cercare la fonte del declino della violenza legata al calcio, basta guardare all'ultima decade - gli anni Novanta - e scoprire che si tratta di quello che io considero un periodo relativamente privo di incidenti. La violenza negli stadi nel corso degli anni Novanta diventò un fatto isolato, su una scala infinitamente più piccola e la cosa peggiore è che si disperdeva soprattutto nelle Divisioni inferiori. Ma ecco il segreto: guardate alle fasce d'età. I ragazzi coinvolti sarebbero tutti tra la trentina e la quarantina, la stessa generazione cresciuta in mezzo a tutto questo negli anni Settanta e Ottanta. Ciò significa che c'è un'intera generazione

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mancante all'appello. I ragazzi di età compresa diciamo tra i quindici e i vent'anni che vanno alle partite oggi e che dovrebbero essere quelli che seguono le nostre orme, non hanno in realtà la minima idea di che cosa volesse dire tutto questo per noi. Devono aver a malapena sentito raccontare ciò che succedeva ai tempi. Ciò significa che la generazione successiva non ne avrà la minima idea, probabilmente non saranno neppure minimamente interessati. Questo è ciò che è successo alla maggior parte dei principali gruppi di hooligan a cui si fa riferimento in questo libro, in particolare ai club della Premiership.

Probabilmente vi sembrerò l'ennesimo sociologo, ma non lo sono. So quello che ho fatto, quanto mi sono divertito a farlo e so a che cosa ho scelto di appartenere. Sono anche consapevole del legame che abbiamo condiviso, del fremito che abbiamo provato.

So anche che, in gran parte, non c'è una spiegazione per ciò che seguivamo. Ecco perché dico che le autorità da sole non sarebbero mai state in grado di batterci.

Ci fu decisamente un concorso di più ragioni per la fine di quell'epoca. Secondo me, quattro punti in particolare sono stati decisivi:

1. La perdita delle vecchie gradinate, l'introduzione di nuovi stadi con posti a sedere dappertutto.

2. Maggior potere alla polizia e un giro di vite da parte delle autorità.3. I costi, l'obbligo di prenotare il posto e l'impossibilità di presentarsi

semplicemente il giorno della partita e riuscire a entrare ugualmente.4. Gli interessi alternativi dei tifosi stessi - ad esempio, il sorgere del

fenomeno dei rave - e il fallimento, della successiva generazione di potenziali hooligan, di seguire i propri predecessori.

Non sono il solo a pensare che non si potrà mai ritornare ai tempi che furono e che il nostro periodo fu il peggiore possibile. Sentite cosa ne pensano gli altri che hanno contribuito a questo libro e capirete perché l'unico canto della I.C.F. che si senta sugli spalti oggi è la presa per il culo da parte dei nostri vecchi rivali «Dov'è la famosa, dov'è la famosa I.C.F.?»

Fu un periodo splendido quello, il calcio per un bel po' diventò irrilevante visto che la squadra faceva schifo, ma tutti venivano lo stesso perché sapevano che avrebbero passato il sabato con i compagni, con i commilitoni. Nove volte su dieci nessuno conosceva gli altri per nome, ma

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sapevi che al sabato... si sarebbe stati tutti insieme. Adesso non conosci nessuno di quelli che ti circondano; quelli che conosci sono sparsi un po' dappertutto.

Avevo appena scoperto che cosa volevo fare nella vita quando dovetti apparire un'altra volta in tribunale, un altro arresto a una partita relativo a un episodio accaduto così tanto tempo fa che non me lo ricordavo nemmeno. Per fortuna avevo un buon avvocato d'ufficio e questa volta aprii gli occhi del tutto. Lui mi disse che, dopo il processo, avrei potuto scegliere una strada o l'altra, la scelta è la mia. Quella storia con l'Arsenal in seguito all'esplosione della bomba fumogena giocò un ruolo importante, visto che anche gli Old Bill ci misero sotto pressione. Non ci tolsero più gli occhi di dosso da allora.

Pensammo tutti che la situazione cominciava a scottare per noi. Nessuno ci andava più, Bill andava per conto suo; nessuno del Brit ci andava. Decidemmo che non era più divertente, niente risse e poi avevamo già fatto tutto. Avevamo tutti altre cose da fare - dopotutto ci eravamo dedicati a questo quasi tutti sin da quando avevamo tredici o quattordici anni.

Nel gruppo di Icky, la banda del Chelsea, sono diventati tutti pesci grossi, non è vero?

Alla fine di quel processo non era più ciò che eravamo abituati a fare, ma diventò una cosa del passato. Non ne valeva più la pena per noi; in effetti, semplicemente non eravamo più noi - non davamo neppure più la caccia alla gente adesso. Era la fine.

Andai a un rave di quarantott'ore in un campo, mi sembra che lo chiamassero Woodstock. Avevano ingaggiato tutta questa sicurezza, tutti in nero. C'era tutta la South London, ma anche la East London, non riuscivo a crederci: cerano Millwall e West Ham e nessun incidente. Swallow salì sul palco e disse che East e South adesso erano unite. Questa fu la fine per me. Anche veder voi tutti rischiare dieci anni, mentre io mi ero beccato un anno per la stessa cosa per cui una volta venivo multato. Questo mi fece riflettere un bel po'.

L'esperienza della rave music ebbe un certo effetto sulla gente che andava alle partite di calcio. Anche se la fine fu dovuta a una naturale progressione di eventi, il collegamento con il movimento dei rave era interessante per me. Lavoravo già da un pezzo nel giro della sicurezza dei locali notturni - era stata per me una specie di via d'uscita. Ricordo i tempi di quei primi rave; cominciò tutto nell'estate dell'88. L'estate dopo che

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l'operazione Own Goal e i processi alla I.C.F. erano falliti - in nostro favore - accettai di dare una mano alla sicurezza a uno di questi rave organizzati da Swallow. Vidi passare un po' di ragazzi del Chelsea e dell'Arsenal, ma la maggior parte erano Millwall e West Ham. Questo era un evento «East», dal momento che si svolgeva da qualche parte nell'Essex, e sapevo che alcuni West Ham avevano partecipato a rave a Downham, che era «South». La gente del football non cambia così facilmente. Io mi misi in guardia pronto per lo scontro, quando vidi arrivare un gruppo di persone. Ricordo Danny Harrison venire verso di me davanti a tutti questi Millwall a dirmi di rilassarmi un po', visto che ora giravano insieme a quel rosso che per noi assomigliava a Steve Daves. Dal momento che questo era un affare di Danny e di Swallow e che West Ham e Millwall andavano d'accordo pensai solo che ci fosse dietro qualche affare di cui non ero al corrente. Così decisi di farmi in disparte e di osservare gli eventi della serata, che era ciò per cui ero pagato molto bene. Eravamo solo io e un altro tizio alla porta con circa duecento volti noti del football attorno a noi. Non mi serviva certo un metal detector per sapere che tutte le parti erano ben armate. Rimasi in attesa dell'inevitabile, pensando che i miei amici promoter fossero abbastanza nuovi del giro.

Ma arrivati al termine della serata, che in eventi come questi diventava sempre la mattina successiva, fui io a imparare qualcosa. Non accadde nulla. Niente fu sul punto di accadere, niente sembrò poter lontanamente accadere. Si trattava dell'inizio della scena rave che il mondo esterno stava cominciando a scoprire. Continuai a chiedermi che cosa sarebbe stato delle rivalità ostili del mondo del calcio se la scena di cui ero stato testimone quella notte avesse preso piede.

Per tutti gli anni Novanta la scena rave fu una piacevole nicchia per quelli che erano sempre stati in anticipo su tutti gli altri. Dopo un primo periodo abbastanza buono, quando la scena rave divenne di moda, loro passarono ad altro e ritornarono ai club esclusivi. Detto questo, di tanto in tanto, arriva un momento in cui pensi che sia ancora tutto lì, in cui hai la sensazione che qualcuno possa essere pronto a battersi. Ricordo che solo poche stagioni fa mi trovavo in trasferta con i tifosi del West Ham a Leicester, quando il coro Noi odiamo il Millwall! echeggiò tutto intorno a noi. Proveniva da facce sconosciute alle nostre spalle. Mi guardai attorno e incrociai lo sguardo di Gardner, poi vidi Swallow posizionato poche file più in là. Sorridemmo tutti con una specie di sogghigno; cominciai a ridere tra me e me. All'intervallo chiesi loro se stessero pensando quello che

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pensavo io nel vedere chi stesse cantando. Ma qualcuno di questi avrà mai, mai, incontrato i merdosi Millwall?

Per comprendere come tutto arrivò alla fine dovete ricordare come funzionava per noi. A parte i rischi e i pericoli, molti fattori giocavano a nostro favore. Di solito riuscivamo ad anticipare sempre la polizia e le autorità; eravamo i più organizzati da quel punto di vista. Anche quando loro riuscivano a prenderci, la legge non dava mai loro gli appigli desiderati. Eravamo anche molto bravi nello smascherare le debolezze della polizia. Le tattiche usate con successo da loro in una città non venivano ripetute in un'altra; e se i responsabili cambiavano di stagione in stagione, non c'era alcuna garanzia che gli stessi metodi sarebbero stati utilizzati nuovamente. Ogni forza pubblica che incontravamo sembrava considerare le altre come potenziali rivali, dal momento che le varie forze non pensavano mai a coordinare le proprie azioni. Per noi, c'era sempre un'altra partita, un'altra opportunità. Tale era il nostro successo, che finivamo sempre nei titoli principali e quando portammo il nostro stile, la nostra educazione e la nostra cultura nei salotti della gente attraverso il documentario Hooligan, fu come se una luce romantica fosse stata gettata su di noi -come Robin Hood, eravamo banditi che facevano del bene. Ci sembrava di vedere i discepoli della legge-e-ordine di Maggie Thatcher sfrecciare su e giù per i corridoi di Downing Street.

Con tutte le cose che successero nello stesso periodo, tuttavia, ci ritrovammo ad aspettarci l'inevitabile giro di vite. Presto Maggie ci prese di mira e in qualche punto tra l'inizio del rapporto Taylor e la fine dell'inchiesta Popplewell, il coperchio cominciò a chiudersi.

Il giro di vite non avrebbe fermato nessuno. La maggior parte delle squadre con una banda organizzata aveva rinunciato a occupare le curve rivali molto prima di questo momento. Avevano ancora i soldi per viaggiare dappertutto. Erano abbastanza organizzati da riuscire ad aggirare la polizia, affrontando i rivali in zone in cui la polizia non era preparata a intervenire. Gli Old Bill semplicemente non potevano essere dappertutto. Noi avevamo gli stadi, il centro delle città, i pub e le stazioni. Se loro riuscivano a coprire tutti questi posti, noi cambiavamo gli orari per evitarli. Così, se la polizia si aspettava il nostro arrivo per mezzogiorno, noi arrivavamo molto prima, solo per coglierli impreparati. Tale era la reputazione della I.C.F., che i tifosi avversari sapevano che saremmo arrivati e si facevano trovare almeno mezzi pronti.

Poi la polizia riuscì a equilibrare le cose quando introdussero le dannate

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telecamere a circuito chiuso per combatterci. Con quelle, unite a migliori apparati di comunicazione radio e all'uso di osservatori addestrati, riuscirono a recuperare terreno. Che cosa succedeva adesso se effettuavamo quel blitz mattutino? Ci mettevano alle costole un maledetto hooli-van [1] attrezzato di videocamera nascosta, che ci seguiva lungo le strade. Mettevano un altro segugio alle spalle dell'altra banda e noi camminavamo, camminavamo, camminavamo per miglia per le strade di qualche merdosa cittadina del Nord alla ricerca dei nostri avversari - nella direzione sbagliata. Una trasferta completamente rovinata. La coordinazione delle forze di polizia, che era chiaramente mancata in precedenza, arrivò ora drammaticamente con la costituzione di un corpo nazionale speciale. L'esperimento precedente alla costituzione dell'unità speciale si era già dimostrato efficace, quando si era deciso di far viaggiare con noi alcuni agenti di polizia. La polizia aveva continuato a usare gli stessi agenti per tutta la stagione e non gli importava che noi sapessimo che il loro incarico era di arrivare a riconoscere le facce in modo da poter assistere la polizia locale nell'identificare i veri provocatori.

Vere e proprie perquisizioni vennero effettuate in tutti gli stadi in cui ci recavamo, dal momento in cui lasciavamo la stazione fino a quando arrivavamo ai cancelli. La concessione di maggiori poteri di arresto e una nuova classificazione dei reati significò che i giorni in cui avevi una mezza chance di farti solamente buttare fuori dallo stadio erano finiti. Il vento era cambiato. Sembrò addirittura esserci un blackout da parte di giornali e media. Le nostre imprese erano ora ridotte a poche righe di commento e gli scontri in grande stile che si svolgevano lontano dallo stadio non venivano neppure menzionati. Non sono mai andato a fondo in questa cosa, ma ricordo ancora che la maggior parte dei ragazzi si alzava presto la mattina per andare a prendere il giornale della domenica, per poi telefonare agli amici. Una tipica conversazione poteva essere: «Niente nel mio giornale, e nel tuo?» «No, niente.» «Com'è possibile, c'eri anche tu, è scoppiato un gran casino, era una vera battaglia!»

La polizia adesso aveva preso di mira il calcio; non avevano bisogno della farsa di quei processi spettacolo. Avevano deciso di ripulire l'immagine del Paese per assicurare ai club il ritorno alle ricche competizioni europee. La polizia aveva perfezionato le tecniche di controllo delle folle e anche la grossa trasformazione degli stadi, con tutti i settori con posti a sedere, ebbe un grande effetto. Infatti, arriverei a dire che fece a pezzi la nostra cultura. Noi guerrieri stagionati, abituati a ciò

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che era stata a lungo la norma, eravamo persi in una nuova era e venimmo rimpiazzati da un nuovo tipo di tifoso.

I posti a sedere e la segregazione dei diversi settori all'interno degli stadi furono davvero l'inizio della fine. Il fascino delle gradinate era in parte l'anonimato. C'era una grande eccitazione nell'essere anonimi - l'eccitazione dell'imprevisto. «Chi sono questi?» «Guarda, non sono dei nostri.» Poteva scoppiare in qualunque momento e poi succedeva, ma finiva tutto altrettanto anonimamente quando tutti rientravano nei ranghi della tifoseria. Al contrario, non ci può essere anonimato quando sei seduto in un posto contrassegnato e assegnato, con una videocamera puntata su di te. Puoi anche saltare il resto della stagione per presentarti quella successiva, ma ormai il tuo numero è registrato. Beccato, amico.

I tifosi occasionali che sceglievano a quali partite andare e che spesso ingrossavano le nostre fila ogni volta che c'era una partita di cartello, ci inflissero un ulteriore colpo quando smisero di accettare i soldi da quelli che preferivano presentarsi e pagare ai cancelli il giorno stesso della partita. Questa storia dell'ingresso consentito solo a chi aveva comprato il biglietto e delle curve esaurite in abbonamento, restrinse la cosa solo ai tifosi realmente interessati.

Le tribune con posti a sedere assegnati ci tolsero la possibilità di incontrarci e restare in gruppi numerosi. Non avere voce in capitolo sul posto che ti veniva assegnato, distrusse anche il legame di comunicazione di cui avevamo bisogno per agire.

Il forte legame e il cameratismo, che ci davano forza e unità, erano difficili da ritrovare quando eri costretto a cercare i tuoi amici attraverso file e file di seggiolini di plastica. Di sicuro non avremmo più sentito cantare «Knees Up, Mother Brown» nel North Bank.

La polizia era ora in grado di trovare rapidamente i punti di possibili incidenti e d'identificare i soggetti molto più facilmente. Per noi, i casini alle partite non hanno mai avuto a che fare con la disoccupazione. Quelle erano chiacchiere da sociologi riportate da gente esterna che pretendevano di capire tutto a tutti i costi. Ma l'era degli stadi nuovi degli anni Novanta introdusse l'elemento economico nel gioco. Andare alla partita non era più uno scherzo. Era diventato un impegno costoso. Perfino molti di quelli che avevano un lavoro si ritrovarono esclusi.

Costruire stadi nuovi significò in molti casi uno spostamento e un completo cambio di territorio, lontano dai centri abitati e in prossimità di

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porti, zone industriali e centri commerciali. Penso che questo abbia danneggiato enormemente i nobili ideali dietro cui ci nascondevamo, pur avendo assicurato la sopravvivenza e il progresso della squadra. Un forte legame con il territorio e con la zona di appartenenza della tua squadra era una parte importante della cultura calcistica. Era quello il motivo del nostro essere tifosi. Ci faceva sentire nel giusto quando difendevamo il nostro territorio, che era il vero cuore di qualsiasi tifoseria.

La tendenza agli stadi con solo posti a sedere rese ancora più costoso seguire la tua squadra. Per quanto molti club tentassero di allestire diversi pacchetti a diversi prezzi per attirare i tifosi, non sarebbero mai ritornati ai vecchi prezzi delle tribune con solo posti in piedi. Così facendo, consegnarono il nostro gioco meraviglioso alla gente in giacca e cravatta o in giacconi costosi. Tutti seduti ad altezze impossibili in qualche nuova tribuna scintillante, intenti a discutere se andare o no in aereo alla prossima trasferta a Newcastle. Tutto quello che riguardava il calcio era diventato «carino»; urla e cori selvaggi lasciarono il posto ad applausi e lamenti educati. Andare alla partita non era mai stata una cosa «carina»; andare alla partita significava andare a Derby. Se mai foste stati in quel vecchio Stadio del Baseball, sapreste che era come invadere il soggiorno di qualcuno. File e file di case allineate con le porte d'ingresso poste proprio accanto ai cancelli dello stadio. Perfino le case sull'altro lato della strada distavano praticamente a un braccio di distanza dall'arena. Questa sì che è una comunità calcistica, è qui che la tua semplice presenza fa scaturire la domanda «Chi cazzo sei tu?» da parte degli abitanti del luogo, a cui tu risponderesti con gentilezza.

I cambiamenti nel benessere e nella collocazione territoriale dei club e dei tifosi stessi hanno cancellato valore e significato all'idea di difendere il proprio territorio. Andare a Derby come un tifoso in trasferta oggi significa essere accolti dallo staff o da quelli del centro commerciale che ti dicono che lì non puoi parcheggiare.

Tanto di cappello alla società, che ha scelto di ricostruire il nostro stadio invece di spostarlo lontano dalla comunità e dalle proprie radici. Mentre scrivo, i lavori di ricostruzione a Upton Park sono ancora in corso e il risultato finale sarà uno stadio che nessun tifoso degli Hammers di vecchia data si sarebbe mai potuto immaginare. I tifosi di una squadra e di uno stadio del genere meritano qualsiasi successo in futuro. Ma il club in sé, e il calcio in genere, mi ricordano sempre il passato ed è con rimpianto che mi ritrovo davanti all'ingresso principale della sede del club a Green Street,

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osservando con meraviglia l'esterno del nuovo West Stand che non sfigurerebbe nella lussuosa zona di Docklands. Poi penso al codice postale del club e vedo questa magnifica tribuna riempita da tifosi il cui codice postale è quello dell'Essex o da ancora più lontano. Mi ritrovo a chiedermi se i nuovi tifosi del West Ham siano attratti dal richiamo del territorio e dai ricordi della East London, o se invece il legame con la squadra non sarebbe più forte se lo stadio fosse stato spostato, che so, a Romford. Perduto nei miei ricordi del passato, capisco che la gente guarda

avanti e ora sono contento di prendere il mio posto a sedere, perché questo posto è tutto ciò che è rimasto a ricordarmi i tempi passati.

Credo si possa dire che questo è il posto in cui tutti siamo cresciuti, quello dei nostri giorni migliori, quindi grazie anche a solo un piccolissimo pezzetto di quel passato, io sarò sempre un Ham mer, mentre faccio il tifo in quello stadio fantastico in cui i tifosi non ricordano più le vecchie canzoni - perfino Bubbles non viene mai portata a termine. Oh, quelli possono essere sembrati tempi terribili per qualcuno, ma la fortezza di Upton Park non è mai stata legata ai risultati della squadra. Che cosa cantano adesso nel North Bank? È davvero "Shall we sing a song for you, West Ham" [2] quella che si sente? Non ho visto nessuno arrabbiarsi per questo, ma questo non è che un'ulteriore conferma della mia teoria, che la violenza negli stadi non ritornerà mai ai livelli di una volta.

Il maggiore esempio di violenza legata al football nello scorso decennio, si verificò quando i tifosi dell'Inghilterra andarono ai Mondiali del '98 e agli Europei del 2000. Questo sempre che voi vogliate chiamarla violenza - secondo me, venne dato un gran risalto a ciò che descriverei solamente come un po' di baccano. Perché sminuisco le immagini dei disordini viste sugli schermi televisivi? Perché secondo me la vera violenza non consiste nel numero degli arresti, che comunque ora riguardano solo gli inglesi. Misure preventive, processi accelerati, mascherate tutto come volete, noi pagheremo sempre per la nostra reputazione passata.

Ricordando quelle scene, date un'occhiata all'età media delle persone coinvolte. La maggioranza oggi non proviene più dalla fascia tra i quindici e i venti anni d'età, come negli anni Settanta e Ottanta. Quelli di oggi sembrano più essere tra i trenta e i quaranta, il che significa che ci sono dei dinosauri all'avanguardia della violenza degli stadi odierna. Chi sono questi tizi? Devono essere gli stessi che conoscevamo tutti, gente che ai tempi teneva un basso profilo e che ora sentono di potersi fare avanti e di poter correre il rischio di andare alla partita per una rissa, anche se non

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saranno mai in un numero sufficiente per far ricominciare tutto.Il fattore importante oggi è che la generazione che avrebbe dovuto

proseguire l'opera dei predecessori, quei giovani uomini degli anni Novanta, non sono visibili sul fronte degli hooligan. Il che va a provare che si possono usare le maniere forti e tutte le restrizioni possibili ma, alla fine, la differenza sta nei tifosi stessi. Sono loro a decidere.

Da molto tempo ormai, sicuramente almeno negli ultimi cinque anni, non si è più vista violenza legata al football nella Premiership, la lega in cui gioca la mia squadra. Arriverei addirittura a dire che probabilmente non si vedrà mai più. Di conseguenza, per quale motivo i club - e voi stessi che pagate le tasse - continuano a pagare per forze e operazioni di polizia che non devono più affrontare il livello di violenza e disordini che si verificavano negli anni Settanta e Ottanta? Di tanto in tanto, il National Criminal Intelligence Service e i media snocciolano cifre e statistiche, specialmente alla vigilia di una Coppa del Mondo, per raccontarci che la violenza negli stadi è di nuovo in aumento. Ma se si studiano le cifre più attentamente, spesso i totali annui non arrivano nemmeno al numero di arresti che a volte venivano effettuati nel corso di una singola partita ai nostri tempi. Come già detto da Bill Gardner in precedenza in questo libro, «oggi i tempi sono cambiati. La gente è andata avanti e se tu non lo hai fatto, sei un dinosauro. Tutto qui. Quelli che vanno oggi alle partite non hanno la minima idea di come fosse una volta.»

1. Gioco di parole tra hooligan e minivan. [N.d.T.]2. Dobbiamo cantarvi una canzone, West Ham? [N.d.T.]

DOBBIAMO CANTARVI UNA CANZONE?

Mi rattrista andare oggi a Upton Park e sentire i tifosi avversari sfotterci cantando "Dobbiamo cantarvi una canzone, West Ham?" e ascoltare la fatica che fanno i tifosi del West Ham a completare una versione del nostro inno l'm Forever Blowing Bubbles. Aggiungete a questo lo sforzo lamentoso nel tentare di suonare minacciosi cantando Fatevi sotto, conigli! La giornata si salva solamente quando i ragazzi che seguono il West Ham ci sollevano con il coro entusiastico L'Armata Rossoblu. Siamo una squadra con tre sole canzoni.

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Non dico che i tifosi del West Ham siano mai stati grandi nel cantare le canzoni, sicuramente non come il Chelsea, che ne hanno fatto un'arte. Ma per molti anni abbiamo avuto parecchie canzoni. Ci inventavamo i nostri cori - che legavano e univano tutti gli Hammers. Cantare faceva parte della messa in scena dell'andare alla partita. Giocava un ruolo simile a quello del tamburino che guidava le truppe alla battaglia.

È ancora possibile calarsi nell'atmosfera del giorno di gara andando a bere una birra nei pub lungo Green Street, insieme ai tifosi bardati con magliette e cappelli della squadra. Tuttavia, se vi fate un giro nelle strade secondarie, lontani da Green Street, farete un salto indietro nel tempo. Non vedrete assolutamente i colori della squadra in bella mostra in questi locali, eppure saprete che sono totalmente West Ham perché dal gestore al DJ e agli avventori che affollano i bar, tutti sfoggiano tatuaggi con martelli incrociati e con le insegne della squadra. Il pub vibra per le voci dei clienti regolari che cantano vecchi classici del West Ham, canzoni ricordate dai vecchi e trasmesse ai giovani e alle nuove leve.

Tifosi da Carlisle al Belgio, dal Sud Africa all'Australia e alla Nuova Zelanda, viaggiano tutti fino a qui. Hammers in esilio, tutti riuniti alla gente del luogo, nel cuore del quartiere di Newham.Tutti uniti dalle canzoni e dai cori, l'anima del West Ham è qui.

Una volta in questo pub incontrai Bubbles, tutto vestito di nero con un trench di pelle. Era l'autore di una delle canzoni, le cui parole non ho mai dimenticato. Era stata scritta per celebrare la sconfitta dell'Armata Rossa nel '75, quando infliggemmo ai Mancs la loro peggior batosta. Bubbles era famoso per essere il re dei nostri compositori di canzoni, l'uomo che riportava in vita il nostro passato e che conservava i ricordi per noi. Erano i giorni in cui le gradinate avevano i loro compositori originali, i Bunters, gli Scoebys e i Bubbles.

La nostra canzone preferita quando andavamo a bere era l'ode di Bubbles al massacro dei Man United:

[...]West Ham won the game and went top of the league, The Great Man United were beaten indeed. And as for our fierce mighty Stretford End yobs, We were beaten to fuck by the East London mobs.

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We were ran in the Street, we were ran in the side, At the front of the South Bank we put up a fight, But the Cockneys were many and ready to ruck, And the great Man United were beaten to fuck. [1]

Le canzoni più vecchie che ricordo erano molto semplici, solitamente basate su canzoni pop. Questa era basata su una canzone chiamata Tweedle Dee, Tweedle Dum dei Middle of the Road:

Oh Tweedle-Dee, oh Tweedle-Dum,We are the West Ham and we never runWe took the Wolves, the Stretford End and Shed.We'll fight the Man United until they're fucking dead.Oh Tweedle-Dee, oh Tweedle-DumWe are the West Ham and we never run [2]

A quei tempi non esisteva una vera e propria banda, così tutti si raccoglievano nel North Bank. Ricordo che cantavamo: «Siamo il North Bank, siamo il North Bank, siamo il North Bank di Upton Park». Quando trasformammo Upton Park in una fortezza, la stessa canzone venne adattata in «Siamo il North Bank, siamo il South Bank, siamo il West Side di Upton Park».

Ai tempi del North Bank, le note dei pezzi pop regnavano supreme:

(sulle note di Wandr'in' Star)I was born under the North Bank stand,I was born under the North Bank stand,Do we know Arsenal, yes we know them well,Do we know the Chelsea Shed, well they can go to bell,I was born under the North Bank stand.

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I was born under the North Bank stand,Boots are made for kicking, guns are made to shoot,If you come in the North Bank end we'll stick in the boot.I was born under the North Bank stand. [3]

(Per celebrare una vittoria della squadra)

Merrily we roll along, roll along, roll along,Merrily we roll along, up the football league.As we go we sing our song, sing our song, sing our song,As we go we sing our song, up the football league.UNITED! [4]

Se c'erano altri tifosi nei paraggi, cantavamo sempre una strofa sulle note di Distant Drums:

I hear the sound of distant bums, over there, over there, And do they smeli, like fucking hell, over there, over there, And if they come, they will be done. [5]

Quando la squadra segnava, tutti cominciavano a cantare «Da...da...da...da...da...da» sulle note di una vecchia canzoncina militare americana, saltando su e giù per tutto il tempo. Un'altra canzone famosa per la maggior parte delle squadre era You'll never walk alone, quando segnavano, e We'll support you ever more quando subivano un gol. [6]

Le squadre di Londra cantavano anche Maybe it's because l'm a Londoner e Knees Up Mother Brown , [7] che di solito eccitava la folla a tal punto da far cadere la gente dalle gradinate, o da far sfasciare il vagone di un treno.

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Tra le altre hit del North Bank c'erano:

(sulle note di The Bow-legged Chicken) [...]Oh, we hate Bill Shankly and we hate the Kop, We'll fight Man United until we drop, We don't give a willy and we don't give a wank, We are the West Ham hoot boys. [8]

La canzone seguente era un classico dei viaggi in metropolitana durante le trasferte:

My old man said: «Follow West Ham And don't go to Arsenal on the way». We'll take the North Bank in half a minute, We'll take the Shed, with ali the North stand in it, We take the Scousers, Man United northerners, We give them a kicking every year. 'Cos we are the boys with the Cockney accents 'Cos the West Ham boys are bere. [9]

Ce n'era anche una dedicata al Chelsea che non parlava di ficcargli la loro bandiera blu su per il culo. Si cantava sulle note di The Ballad of Bonnie & Clyde:

Chelsea F.C.They had a reputation for smashing up the station On the Southern Region.Two thousand West Ham, they laid a deadly ambushThe only Chelsea fan that stayed was Greenaway.

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Greenaway, he tried to take us alone, We left him lying in a pool of blood And laughed about it ali the way home. [10]

Se c'era una rissa, gridavamo tutti quanto segue, sulle note di Run Rabbit:

Oo, tutti insieme... Oo tutti insiemeQuando ci si lanciava all'attacco e quando vincevamo, come sempre, del

resto:

You'll never take the North Bank You'll never take the North Bank And run Tottenham, run Tottenham, run, run, run. [11]

La prima canzone che io ricordi che parlava di una delle bande, veniva cantata sulle note di Chirpy Chirpy Cheep Cheep:

Last night I heard the Arsenal singing a song Oo-wee, Teddy, Teddy Bunter, Woke up next morning and the Arsenal were gone Oo-wee, Teddy, Teddy Bunter, Teddy, Teddy Bunter Firm. Where's the Arsenal gone, where's the Arsenal gone, Where's the Arsenal gone, where's the Arsenal gone, Far, far away. [12]

Il Mile End aveva un semplice coro personale, sulle note della famosa Hi-ho dei Sette Nani - «Mile End, Mile End, Mile End-Mile End-Mile End». Saltavano tutti su e giù, come coniglietti, mentre cantavano. Suona un po' patetico ma quando cominciavano a saltare, riuscivano sempre ad avvicinarsi alla banda avversaria e nessuno riusciva a toccarli.

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Quando le cose andavano male, c'erano canzoni per esprimere rabbia e frustrazione, che di solito erano dirette contro gli sbirri. C'era una sola canzone diretta contro gli arbitri, che conoscevano tutti, cantata sulle note di Oh, My Darling Clementine:

Where's your father, Where's your father, Where's your father, referee? You ain't got one, 'cause you're a bastard You're a bastard referee [13]

Uno dei cori contro gli Old Bill era:

Non ha fatto niente Non ha fatto niente.

Quando uno dei ragazzi veniva buttato fuori:

FUC, FUC, FUC me walking down the Street, say hello. [14]

(Sulle note di London Bridge is Falling Down): Harry Roberts is our friend, is our friend, is our friend, Harry Roberts is our friend. He kills coppers.Let him out to kill some more,Kill some more, kill some more,Let him out to kill some more, good old Harry. [15]

(Sulle note di The Laughing Policeman): There was a Cockney copper. His name was PC Jim. He wandered through the South Bank To get his head kicked in.

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We nicked his brand new helmet and much to his surprise, A dirty little skinhead come and kicked him in the eyes. Oh, ha ha ha, hee, hee, hee... [16]

Queste canzoni partivano sempre dal fondo della folla e non mancavano mai di coinvolgere la gente. Se pensate che le parole di queste canzoni siano brutte o di cattivo gusto, ce n'erano un paio dedicate a due gruppi di tifosi in particolare che erano dei veri colpi bassi. Una veniva cantata da diverse squadre all'indirizzo del Man United, a proposito di un certo incidente aereo mortale. L'altra, riservata ai tifosi del Millwall e altrettanto di pessimo gusto, parlava di un incidente ferroviario. Grazie al cielo, entrambe queste canzoni sembrano essere sparite dalla circolazione e non si sentono più negli stadi, forse perché erano più canzoni da ubriachi che da stadio.

Una canzone che ha superato la prova del tempo, e che si canta sin dagli anni Settanta, va sulle note di Me And My Girl:

The bells are ringing for the claret and blue The South Bank's singingfor the claret and blueWhen the hammers are scoring,And the South Bank are roaring,And the money is pouring,For the claret and blue, claret and blue!No regulation for the claret and blue,And some day we're gonna win a cup or two,(Magari anche tre, quattro o cinque...)For West Ham and the claret and blue. [17]

The Bells are Ringing, è davvero una delle più popolari perché, quando la senti, significa che sono tutti felici e contenti. Molto popolari erano anche alcune canzoncine dedicate ad alcuni giocatori e allenatori. Se veniva creata una canzone per un giocatore, voleva dire che questi si era

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guadagnato un posto nei cuori degli East Enders. Una di queste canzoncine era dedicata a Geoff Hurst, cantata sulle note di The First Noèl:

Geoff Hurst, Geoff Hurst Geoff Hurst, Geoff Hurst, Born is the King of Upton Park. [18]

Ce n'era un'altra sulle note di Michael Row the Boat Ashore, in cui la frase «Mandate in Messico il nostro Jimmy, Alleluja», faceva riferimento alla convocazione di Jimmy Greaves per i Mondiali in Messico negli anni Settanta, quando giocava per il West Ham. C'era anche una canzone su Ron Greenwood sulle note di Grocer Jack:

Roti Greenwood, Ron GreenwoodIs it true what people sayWe're gonna win the football league? [19]

C'erano un sacco di canzoni ironiche e argute, ai tempi. In effetti, sembrava essercene una per ogni occasione:

(sulle note di D.I.VO.R.C.E.): Peter Taylor is thirty years old, Got the mind of a six-year old, You'll find him at the synagogue, He's a dirty Tottenham Yid. And when he comes to Upton Park, He always has a shit game, The man who kicks him silly,Super Billy is his name. [20 ][...]

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(Sulle note di Chick-Chick, Chick-Chick Chicken): Pop, Pop Pop, Pop Robson score a little goal for me, Pop, Pop Pop, Pop Robson, I've seen you on Tv, You ain't scored a goal since Easter And now it's half-past three,Pop, Pop, Pop, Pop Robson score a little goal'for me [21]

(Sulle note di Ging Gang Gooly):We've got 'Arry, Arry, 'Arry, 'Arry RedknappOn the wing, on the wing. [22]

(Da qui si arrivava ad Albert Tatlock in difesa, Ena Sharples vola in aria ecc. ecc.)

Un altro classico venne rivisitato quando il figlio di una ex stella del West Ham arrivò in rossoblu. Si cantava sulle note di White Christmas:

l'm dreaming of a Frank Lampard header, ]ust like the one at Elland Road, When the ball carne over, And Frank fell over,And scored the fucking winning goal, winning goal![23]

In queste canzoncine umoristiche c'erano il cuore e l'anima dei nostri tifosi. Ma la più famosa tra tutte le canzoni del West Ham era il nostro inno, di cui cantavamo sempre solo il ritornello:

(strofa)l'm dreaming dreams, l'm scheming schemes,l'm building castles high.There born anew, these days are few,

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just like the sweet butterfly.Then when the day is dawning,They'Il come again in the mornings,Where shadows creep, when I'm asleep,To lands of hope I stray. Then at daybreak, when I awake, My hluebird flutters away, Happiness, you seem so near me, Happiness, come forth and cheer me.

(ritornello)l'm forever blowing bubbles,Pretty bubbles in the air.They fly so high, they reach the sky,And like my dreams, they fade and die.Fortune's always hiding, I've looked everywhere.l'm forever blowing bubbles, pretty bubbles in the air.[24]

1. Il West Ham vinse la gara e fu prima in classifica/E il grande Man United fu davvero battuto/La potente banda dello Stratford End/venne pestata a sangue dai londinesi dell'Est./Ci inseguirono per strada, ci inseguirono in curva/Di fronte al South Bank provammo a lottare./Ma i Cockney erano tanti e pronti alla lotta/e il grande United venne pestato a sangue. [N.d.T.]

2. Tweedle-Dee, oh Tweedle-Dum/Siamo il West Ham e non scappiamo mai/Prendemmo i Wolves, lo Stratford End e lo Shed./Combatteremo il Man United fino alla morte. [N.d.T.]

3. Sono nato sotto alla tribuna del North Bank/conosciamo l'Arsenal? Oh, sì, lo conosciamo bene/Conosciamo il Chelsea? Be', possono andare all'inferno./Gli stivali sono fatti per scalciare, le pistole per sparare/Se

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vieni in curva al North Bank faremo volare i calci./Sono nato sotto alla tribuna del North Bank. [N.d.T.]

4. Allegri ce ne andiamo/Allegri ce ne andiamo per tutto il campionato/Mentre andiamo cantiamo la nostra canzone/Mentre andiamo cantiamo la nostra canzone per tutto il campionato. [N.d.T.]

5. Sento il suono di vagabondi lontani, laggiù, laggiù/E come puzzano, come l'inferno, laggiù, laggiù./E se vengono qua, li faremo fuori. [N.d.T.]

6. «Non camminerete mai soli» e «Vi sosterremo ancora di più». [N.d.T.]

7. «Sarà perché sono un londinese» e «Su le ginocchia, madre Brown». [N.d.T.]

8. Noi odiamo Bill Shankly e odiamo il Kop/Combatteremo il Man United fino alla morte/Non ce ne frega un cazzo, un cazzo di niente/Siamo i teppisti del West Ham. [N.d.T.]

9. Il mio vecchio mi disse: «Segui il West Ham/E non fermarti all'Arsenal lungo la strada»/Prenderemo il North Bank in mezzo minuto/prenderemo lo Shed, con tutto il Nord che ci sta dentro/Prenderemo gli Scousers, e quei nordici del Man United/Tutti gli anni diamo loro una ripassata/Noi siamo quelli con gli accenti Cockney/Arrivano quelli del West Ham. [N.d.T.]

10. Chelsea F.C./Avevano la reputazione di spaccare le stazioni, nella regione del Sud./Duemila West Ham tesero un'imboscata/L'unico Chelsea che non scappò fu Greenaway./Greenaway cercò di attaccarci da solo,/lo lasciammo in una pozza di sangue/e ci ridemmo sopra per tutto il viaggio fino a casa. [N.d.T.]

11. Non prenderete mai il North Bank/Correte Tottenham, correte, correte, correte... [N.d.T.]

12. L'altra notte ho sentito l'Arsenal cantare una canzone/Oo-wee, Teddy, Teddy Bunter/Mi sono svegliato la mattina e l'Arsenal era sparito/Oo-wee la banda di Teddy Bunter/Dov'è finito l'ArsenalP/Via, via lontano. [N.d.T.]

13. Dov'è tuo padre, dov'è tuo padre, arbitro?/Non ne hai uno perché sei un bastardo/Sei un bastardo, arbitro. [N.d.T.]

14. Sbattimi, sbattimi in strada, ciao ciao. [N.d.T.]15. Harry Roberts è amico nostro/Uccide gli sbirri/Fatelo uscire ad

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ammazzarne altri/Il buon vecchio Harry. [N.d.T.]16. C'era una volta uno sbirro Cockney/Si chiamava PC Jim/Si

avventurò per il South Bank/Per farsi spaccare la testa/Gli fottemmo l'elmetto nuovo/e con sua grande sorpresa/Un piccolo sporco skinhead lo prese a calci in testa. [N.d.T.]

17. Suonano le campane per i rossoblu/Il South Bank canta per i rossoblu/Quando gli Hammers segnano/E il South Bank ruggisce/E i soldi piovono/Per i rossoblu, rossoblul/Niente regole per i rossoblu/E un giorno vinceremo una coppa o due/Per il West Ham e i rossoblu. [N.d.T.]

18. Geoff Hurst, Geoff Hurst/È nato il Re di Upton Park. [N.d.T.]19. Ron Greenwood/È vero ciò che dice la gente/Che vinceremo il

campionato? [N.d.T.]20. Peter Taylor ha trent'anni/Ma ha la testa di un bimbo di sei/Lo

troverai in sinagoga/E uno sporco ebreo del Tottenham/E quando arriva a Upton Park/Gioca sempre una partita di merda/Quello che gli fa sempre il culo/Si chiama Super Billy. [N.d.T.]

21. Pop Robson segna un golletto per me/Pop Robson, ti ho visto in Tv/Non segni un gol da Pasqua/E sono ormai le tre e mezza/Pop Robson, segna un golletto per me. [N.d.T]

22. Noi abbiamo 'Arry, 'Arry Redknapp/Sulla fascia, sulla fascia. [N.d.T.]

23. Sogno un gol di testa di Frank Lampard/proprio come quello a Elland Road/Con la palla che arriva/e Frank che salta/e segna il fottuto gol della vittoria! [N.d.T.]

24. (strofa) Faccio dei sogni, faccio programmi/Costruisco castelli in aria/Nato un'altra volta, i giorni sono troppo pochi/Come quelli di una farfalla/Poi, quando il giorno svanisce/Per ritornare solo al mattino/Dove strisciano le ombre, mentre sto dormendo/Vago per le strade lande della speranza./Poi all'alba, quando mi risveglio/un passerotto scappa via/Felicità, sembri così vicina/felicità vieni a rallegrarmi.

(ritornello) Soffio sempre delle bolle/belle bolle su nell'aria/Volano in alto, raggiungono il cielo/E come i miei sogni, svaniscono e muoiono/La fortuna si nasconde, l'ho cercata dappertutto/Soffio sempre delle bolle, belle bolle su nell'aria. [N.d.T.]