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“Voi siete miei Amici” Gv 15,14 AMICI DI GESU’ CROCIFISSO n. 70: aprile 1998 LA PIETA’ “C'era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, persona buona e giusta.... Si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Lo calò dalla croce” (Lc 23,50-53). “Stava presso la croce di Gesù sua madre” (Gv15,25). “Essa piange amaramente nella notte, le sue lacrime scendono sulle guance; nessuno le reca conforto. Voi tutti che passate per la via, considerate e osservate se c'è un dolore simile al mio dolore, al dolore che ora mi tormenta. Guarda, Signore, quanto sono in angoscia; le mie viscere si agitano, senti come sospiro, nessuno mi consola » (Lam 1,2.12.18.20). “Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione, perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima» (Lc 2,33-35). Per la comprensione - Gli amici di Gesù, le pie donne e Maria assistevano al dramma del Calvario “da lontano”; poi quando la folla incomincia a diradarsi, viene loro permesso di avvicinarsi. Così possono assistere meglio agli ultimi avvenimenti del Calvario e alla morte di Gesù. - Giuseppe e Nicodemo depongono Gesù dalla Croce. Prima di deporlo nel sepolcro, le pie donne curano alla meglio il corpo di Gesù: debbono fare in fretta, perché sta per calare la sera e inizia la solennità della Pasqua, nella quale ogni lavoro è proibito. - In questo momento la pietà cristiana pone la scena di Maria che stringe tra le braccia il corpo esanime di Gesù. Gli evangelisti non ne parlano, ma si può supporre sicuramente una scena così naturale di una madre di fronte al cadavere torturato del figlio. I più grandi artisti hanno cercato di interpretare e tramandare a noi questa straziante scena di amore. Rifletti - “La Pietà”: ecco il nome che la fede cristiana ha dato a Maria, che ai piedi della croce stringe tra le braccia il corpo esanime del Figlio. Una scena commovente, davanti alla quale hanno meditato e pianto schiere innumerevoli di fedeli. - Occorrerebbe il cuore di un S. Gabriele dell’Addolorata, di un S. Paolo della Croce, di una S. Gemma, per capire l’immenso dolore di questa Madre desolata, che abbraccia il corpo straziato di Gesù, suo unico Figlio, suo Dio, suo tutto. - Maria Addolorata ci mostra il Figlio morto per noi e ci invita a contemplare quanto Egli ha fatto per noi e a considerare quanto gli sono costati i nostri peccati: con Lei, possiamo contare le sue piaghe, contemplare come è stato ridotto il corpo del Figlio di Dio: veramente non poteva fare di più per noi. - Il vecchio Simeone aveva annunziato a Maria: “anche a te una spada trafiggerà l'anima”. Nessuno come Maria, ha partecipato così profondamente alla Passione di Gesù. Con la morte, Gesù non soffre più, mentre Maria continua a soffrire. - Maria ora è come il sacerdote che innalza l’Ostia santa e la offre al Padre, per la salvezza dei fratelli. Aveva detto sì all’Angelo, accettando di essere la Madre di Gesù; ma pian piano aveva capito che riceveva questo Figlio, solo per offrirlo al Padre, per la salvezza degli altri figli peccatori. Lo aveva offerto quando presentò il Bambino Gesù al tempio; lo aveva fatto tante volte nella vita; lo aveva fatto con tanto dolore e amore ai piedi della croce, nelle tre ore di agonia di Gesù; lo ripete ora che il dramma si è compiuto e il sacrificio è terminato.. - In questo modo Maria è diventata nostra “corredentrice”, nostra speranza, nostra ancora di salvezza. Per questo, meditando la Passione di Gesù, non possiamo mai dimenticare i dolori di Maria. Quando contempliamo Gesù in croce, sappiamo che ai piedi della croce c’è sempre Maria. - Diceva S. Paolo della Croce: “Il dolore di Maria è come il Mediterraneo: da questo mare si passa all’oceano sterminato della Passione di Gesù”. Generated by Foxit PDF Creator © Foxit Software http://www.foxitsoftware.com For evaluation only.

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Per la comprensione LA PIETA’ Rifletti Generated by Foxit PDF Creator © Foxit Software http://www.foxitsoftware.com For evaluation only. Generated by Foxit PDF Creator © Foxit Software http://www.foxitsoftware.com For evaluation only. B. Eugenio Bossilkov LA CROCE SUL PETTO E NEL CUORE Generated by Foxit PDF Creator © Foxit Software http://www.foxitsoftware.com For evaluation only. Generated by Foxit PDF Creator © Foxit Software http://www.foxitsoftware.com For evaluation only.

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“Voi siete miei Amici” Gv 15,14 AMICI DI GESU’ CROCIFISSO

n. 70: aprile 1998

LA PIETA’

“C'era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, persona buona e giusta.... Si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Lo calò dalla croce” (Lc 23,50-53). “Stava presso la croce di Gesù sua madre” (Gv15,25). “Essa piange amaramente nella notte, le sue lacrime scendono sulle guance; nessuno le reca conforto. Voi tutti che passate per la via, considerate e osservate se c'è un dolore simile al mio dolore, al dolore che ora mi tormenta. Guarda, Signore, quanto sono in angoscia; le mie viscere si agitano, senti come sospiro, nessuno mi consola » (Lam 1,2.12.18.20). “Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione, perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima» (Lc 2,33-35).

Per la comprensione - Gli amici di Gesù, le pie donne e Maria assistevano al dramma del Calvario “da lontano”; poi quando la folla incomincia a diradarsi, viene loro permesso di avvicinarsi. Così possono assistere meglio agli ultimi avvenimenti del Calvario e alla morte di Gesù. - Giuseppe e Nicodemo depongono Gesù dalla Croce. Prima di deporlo nel sepolcro, le pie donne curano alla meglio il corpo di Gesù: debbono fare in fretta, perché sta per calare la sera e inizia la solennità della Pasqua, nella quale ogni lavoro è proibito. - In questo momento la pietà cristiana pone la scena di Maria che stringe tra le braccia il corpo esanime di Gesù. Gli evangelisti non ne parlano, ma si può supporre sicuramente una scena così naturale di una madre di fronte al cadavere torturato del figlio. I più grandi artisti hanno cercato di interpretare e tramandare a noi questa straziante scena di amore.

Rifletti - “La Pietà”: ecco il nome che la fede cristiana ha dato a Maria, che ai piedi della croce stringe tra le braccia il corpo esanime del Figlio. Una scena commovente, davanti alla quale hanno meditato e pianto schiere innumerevoli di fedeli. - Occorrerebbe il cuore di un S. Gabriele dell’Addolorata, di un S. Paolo della Croce, di una S. Gemma, per capire l’immenso dolore di questa Madre desolata, che abbraccia il corpo straziato di Gesù, suo unico Figlio, suo Dio, suo tutto. - Maria Addolorata ci mostra il Figlio morto per noi e ci invita a contemplare quanto Egli ha fatto per noi e a considerare quanto gli sono costati i nostri peccati: con Lei, possiamo contare le sue piaghe, contemplare come è stato ridotto il corpo del Figlio di Dio: veramente non poteva fare di più per noi. - Il vecchio Simeone aveva annunziato a Maria: “anche a te una spada trafiggerà l'anima”. Nessuno come Maria, ha partecipato così profondamente alla Passione di Gesù. Con la morte, Gesù non soffre più, mentre Maria continua a soffrire. - Maria ora è come il sacerdote che innalza l’Ostia santa e la offre al Padre, per la salvezza dei fratelli. Aveva detto sì all’Angelo, accettando di essere la Madre di Gesù; ma pian piano aveva capito che riceveva questo Figlio, solo per offrirlo al Padre, per la salvezza degli altri figli peccatori. Lo aveva offerto quando presentò il Bambino Gesù al tempio; lo aveva fatto tante volte nella vita; lo aveva fatto con tanto dolore e amore ai piedi della croce, nelle tre ore di agonia di Gesù; lo ripete ora che il dramma si è compiuto e il sacrificio è terminato.. - In questo modo Maria è diventata nostra “corredentrice”, nostra speranza, nostra ancora di salvezza. Per questo, meditando la Passione di Gesù, non possiamo mai dimenticare i dolori di Maria. Quando contempliamo Gesù in croce, sappiamo che ai piedi della croce c’è sempre Maria. - Diceva S. Paolo della Croce: “Il dolore di Maria è come il Mediterraneo: da questo mare si passa all’oceano sterminato della Passione di Gesù”.

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Confronta - Ci dice la Scrittura: “Non dimenticare i dolori di tua madre” (Sir 7,27): se non debbo dimenticare quanto ha sofferto per me la mia madre terrena, quanto più debbo ricordare quanto per me ha sofferto Maria SS.. San Gabriele ci consiglia: “Compatiamo Maria SS. nei suoi dolori ed Ella ci compatirà nei nostri, specialmente ci sarà vicina nel momento della nostra morte e se sarà utile per il nostro bene, si farà anche vedere a noi in quel momento decisivo della vita”. Con lui la Vergine Santa mantenne questo impegno. - Contemplerò Maria Addolorata come modello di fede, di pazienza, di accettazione della Volontà di Dio. Come Maria e con Maria sono chiamato a partecipare alla Passione di Gesù, per partecipare alla gloria di Gesù e per collaborare con Lui alla salvezza dei fratelli.

3 - LA NOSTRA CONSACRAZIONE (Continua) Cristo, il consacrato. Che cosa significa dire che i cristiani sono stati consacrati? Che tipo di unzione hanno ricevuto? Per scoprirlo, dobbiamo partire da Gesù, che è il primo consacrato, colui a cui tendevano tutte le consacrazioni conferite nell'antica alleanza e dal quale prende significato ogni nostra consacrazione. II nome stesso di Messia, in greco Christòs, cioè Cristo, significa Unto, Consacrato. “Lo Spirito del Signore è su di me, per questo mi ha consacrato con l’unzione” (Lc 4,18). Cristo è il consacrato per eccellenza, cioè riservato e destinato tutto alla gloria del Padre. Ma Gesù è stato consacrato per ottenere e donare a noi la consacrazione, cioè il dono dello Spirito Santo. Lo Spirito è stato donato a noi quando Gesù fu “glorificato” sulla croce. Nella Passione il vaso di alabastro è stato infranto, cioè l’umanità di Gesù è stata squarciata, e il suo profumo ha riempito tutta la casa, che è la Chiesa, “Emise lo Spirito”, dice Giovanni (Gv 19,30): l’ultimo respiro di Gesù divenne così il primo respiro della Chiesa, nota il P. R. Cantalamessa. Cristiani, cioè consacrati Il battesimo è il momento in cui ognuno di noi ha ricevuto questa unzione consacrante. All’origine, quando il battesimo veniva amministrato in genere ad adulti, c’era un rito speciale chiamato unzione, che esprimeva in particolare questo significato del sacramento. Esso è rimasto anche oggi, come rito complementare del battesimo; ma a poco a poco, con il prevalere dell'uso di amministrare il battesimo ai bambini, si separò dal battesimo un altro sacramento, detto cresima, che significa appunto unzione con il crisma. "Cristiani", per i primi Padri della Chiesa, non significava tanto "seguaci della dottrina di Cristo", ma significava "unti, consacrati” , a imitazione di Cristo, il consacrato per eccellenza. La conseguenza che scaturisce da tutto ciò è che abbiamo in noi lo stesso Spirito che fu in Gesù di Nazaret. Lo Spirito Santo che abbiamo ricevuto è sì la terza Persona della Trinità, ma in quanto essa è diventata, per l'Incarnazione, lo Spirito del Figlio. "Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del Figlio suo" (Gal 4,6). Lo stesso Spirito del Figlio, non un altro. Siamo come permeati dalla sua unzione e siamo perciò "il buon odore di Cristo" (cfr. 2 Cor 2, 1 5). Che gioia dà il pensiero che in me c'è lo stesso Spirito che era in Gesù, nei giorni della sua vita terrena; che colui che fu "il suo compagno inseparabile", come dice S. Basilio, è ora anche il mio compagno inseparabile, il dolce ospite della mia anima. Quando sentiamo una ispirazione, è la voce di Gesù che ci parla, ci esorta e ci consiglia, attraverso il suo Spirito. Noi portiamo impresso, nel più profondo del nostro essere, a causa della consacrazione che abbiamo ricevuto, un sigillo misterioso (cfr. Ef 1,13), inciso a fuoco dallo Spirito Santo, un sigillo regale, che ci rende immagine viva di Dio. II suo splendore è tale che S. Caterina da Siena, vedendo una volta, in visione, un'anima in grazia di Dio, dice che sarebbe immediatamente caduta in ginocchio ad adorarla, scambiandola per Dio stesso, se non fosse stata avvertita che era una creatura, una immagine di Dio e non Dio.

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Re, profeti e sacerdoti Ma la consacrazione non è mai fine a se stessa. Si è sempre consacrati per qualcosa, per un fine. A che cosa siamo consacrati noi cristiani? Anche questo lo scopriamo in Gesù, che è la fonte e il modello della nostra consacrazione. Gesù riunì e compì in sé una triplice consacrazione: nel suo battesimo, Gesù fu unto anzitutto come re, per lottare contro Satana e instaurare il Regno di Dio; in secondo luogo, fu unto come profeta, per portare la buona novella ai poveri; infine, fu unto come sacerdote, per offrire se stesso in sacrificio. Anche noi siamo stati consacrati re, profeti e sacerdoti. Al momento dell'unzione con il sacro crisma, nei riti che seguono il battesimo, la Chiesa dichiara: "Dio Onnipotente, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, ti ha liberato dal peccato e ti ha fatto rinascere dall'acqua e dallo Spirito Santo, unendoti al suo popolo; egli stesso ti consacra con il crisma di salvezza, perché inserito in Cristo, sacerdote, re e profeta, sia sempre membra del suo corpo per la vita eterna". Come re, i cristiani sono unti per lottare contro il peccato (cfr. Ef. 6,10-20), perché “non regni più il peccato nella loro carne mortale" (cfr. Rm 6,12) e contro tutti i nemici spirituali. Sono consacrati come profeti, in quanto sono chiamati "a proclamare le opere meravigliose di Dio" (1 Pt 2,9) e quindi sono chiamati a evangelizzare, a portare a tutti "la buona novella”.. Infine sono consacrati come sacerdoti, per offrire a Dio sull’altare del cuore il sacrificio del dominio di se stessi, della propria fede, della propria vita. Ecco che cosa diceva, a questo proposito, ai cristiani del suo tempo, il papa S. Leone Magno: "Tutti quelli che sono rinati in Cristo conseguono dignità regale per il segno della croce. Con l'unzione dello Spirito Santo poi sono consacrati sacerdoti. Non c'è quindi solo quel servizio specifico proprio del nostro ministero, perché tutti i cristiani sono rivestiti di un carisma spirituale e soprannaturale, che li rende partecipi della stirpe regale e dell'ufficio sacerdotale. Non è forse funzione regale il fatto che un'anima, sottomessa a Dio, governi il suo corpo? Non è forse funzione sacerdotale consacrare al Signore una coscienza pura e offrirgli, sull'altare del cuore, i sacrifici immacolati del nostro culto? Per grazia di Dio queste funzioni sono comuni a tutti" (Continua) P. Alberto Pierangioli

I GRANDI AMICI DEL CROCIFISSO LA CROCE SUL PETTO E NEL CUORE

B. Eugenio Bossilkov La Bulgaria fu la prima missione affidata ai Passionisti fin dal 1781: 11 vescovi passionisti ne hanno avuto la cura pastorale. L’ultimo è stato il B. Eugenio Bossilkov, il primo martire bulgaro dei tempi moderni. Nacque il 16 novembre 1900: divenne passionista nel 1920; fu ordinato sacerdote nel 1926; conseguì il dottorato in teologia a Roma. Ritornato in Bulgaria, fu segretario del vescovo, parroco e poi vescovo il 7 ottobre 1947. Nel 1944 l’esercito sovietico aveva occupato la Bulgaria e istallato il regime comunista stalinista. Ben presto iniziò la persecuzione contro i cattolici, con la soppressione di tutte le organizzazioni ecclesiastiche, la confisca dei beni e l'espulsione di tutti i missionari stranieri. Nel 1948 Mons. Bossilkov ottiene dal governo il permesso di recarsi a Roma. Visita il Papa Pio XII, prega a lungo nella Basilica di S. Maria Maggiore e “chiede alla Madonna la grazia del martirio”. Lo pregano di non tornare in Bulgaria, per non mettere in pericolo la vita: Risponde: “Io sono il pastore del mio gregge. Non lo posso abbandonare. Debbo soffrire anch’io quello che soffrono i miei sacerdoti e i fedeli”. Il regime comunista porta avanti con tenacia il progetto di separare la chiesa cattolica bulgara dal papa. Eugenio è conosciuto, amato e stimato; è una persona intelligente e colta: una sua conquista, un suo cedimento sarebbe certamente un fiore all'occhiello per tutta la propaganda atea. Sarebbe la fine per la piccola ma forte comunità cattolica bulgara. Ma Eugenio non ha mai messo in dubbio la sua assoluta fedeltà alla chiesa cattolica.

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Aveva scritto: "Non perdiamo il coraggio. Mi aspetta il carcere. Ma niente paura. Non riusciranno a piegarci". E poi riferendosi al suo vescovo: "Grandi guai per il vescovo. Egli vive giorni duri, ma i vescovi devono saperli affrontare. Essi portano la croce sul petto, davanti agli occhi; se dovessero dimenticare questo compito, lo splendore della croce lo ricorda loro ogni giorno". E ancora prima di essere arrestato: “Quanto a me, non esito un momento e mi preparo al peggio. Perciò dico sempre di pregare, pregare ... Ho avuto il coraggio di vivere, spero di averlo anche per subire il peggio, restando fedele a Cristo, al Papa e alla Chiesa. E’ bene ciò che Dio prepara per noi. Ah, quel chicco di grano, che sepolto sotto terra deve morire. No, esso non piange mai; è consapevole della sua forza germinale e portatrice di frutto centuplo”. La persecuzione contro la chiesa cattolica culminò il 16 luglio 1952 con l'arresto di Mons. Bossilkov, di 30 sacerdoti cattolici e una decina di laici impegnati. Il 29 settembre inizia il processo contro Eugenio e gli altri arrestati. Quando Eugenio compare, i parenti ed i famigliari presenti al processo si sentono gelare il sangue. Come è stato ridotto! Magro e sfinito, è irriconoscibile. In carcere è stato costretto a dormire sul nudo pavimento, ha sofferto torture diaboliche, insulti di ogni genere, privazione di cibo e di sonno, este-nuanti interrogatori giorno e notte. Sulla camicia indossata in prigione sono visibili raccapriccianti segni di percosse e maltrattamenti. Per farlo cedere è stata tessuta una vergognosa ragnatela di blandizie e minacce, promesse e pressioni, violenza e ferocia. Inutilmente. Con sofisticati mezzi si è tentato perfino di indebolirne la psiche, per estorcere compromettenti autocritiche e perché si accusi di crimini mai commessi. Eugenio, cosciente da tempo di andare incontro a questi umilianti sistemi indegni dell'uomo, ha più volte detto di non credere ad eventuali sue dichiarazioni di colpevolezza: "Se vi diranno di mie autoaccuse non ci credete. Resto fedele alla chiesa e al papa". Il tre ottobre viene letta la sentenza di condanna a morte. E' un venerdì, giorno che ricorda la condanna e la morte di Gesù. Eugenio, religioso passionista per vocazione, ha scelto di guardare il Crocifisso come esempio e ideale della propria vita. Come vescovo ha voluto imitare Gesù, il pastore che dona la vita per il suo gregge. Letta la sentenza di condanna a morte, Eugenio viene portato via. La nipote suor Gabriella, dice: "Lui ci ha cercato. con gli occhi, era sorridente e ci ha fatto cenno di saluto con la mano". Un saluto con la mano e un sorriso stampato sul volto. E’ notte, ma nel cuore di Eugenio è luce piena. Ha ottenuto la grazia del martirio chiesta al Signore per intercessione della Madonna. Alla nipote Suor Gabriella e a una sua consorella, è concesso di vedere lo zio per l’ultima volta il 6 ottobre: lo vedono con le catene al collo, alle mani e ai piedi. Scoppiano in pianto, ma lui cerca di confortarle. Le due suore assicurano il vescovo che persone influenti chiederanno la grazia per lui. Ma egli risponde: “No, io sento che il Signore mi ha fatto la grazia del martirio e accetto la morte. Mi sento investito dalla grazia di Dio. Muoio volentieri per la fede. Ho preso la colpa su di me, per liberare i miei sacerdoti. Mi dispiace per voi che restate sole, però, coraggio, non abbiate paura. La Madonna non vi abbandonerà. Se avessi voluto potrei essere libero e avere tutte le comodità possibili. Salutate tutti quelli che conosco e dite loro che non ho tradito né la chiesa, né il Papa, né il suo rappresentante” E’ il suo testamento.. Il B. Eugenio viene fucilato segretamente la sera dell’11 novembre 1952: ha 52 anni. Ma la notizia ufficiale della sua morte si avrà solo 23 anni dopo. Nel 1985 inizia il processo per la sua beatificazione e il 15 marzo 1998 il Papa lo ha riconosciuto martire della fede e lo ha proclamato Beato. Prima del suo arresto, Mons. Bossilkov aveva scritto: “Le tracce del nostro sangue saranno garanzia per uno splendido futuro della chiesa in Bulgaria. Anche se non noi lo vedremo, altri mieteranno ciò che noi abbiamo seminato nella sofferenza”. Dopo il crollo del muro di Berlino, nel 1993i Passionisti italiani tornano in Bulgaria, per ridare fiducia a quella chiesa martire e iniziare la sua risurrezione. Siamo certi che il sangue dei martiri sarà ancora una volta seme di nuovi cristiani.

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TESTIMONIANZE

Per 34 anni ho offerto i miei dolori “Caro P. Alberto, ancora non mi sembra vero di aver potuto fare la Consacrazione solenne come amica di Gesù Crocifisso: mi sembra un sogno. Proprio io!? E’ vero, sono stata sempre innamorata di Gesù Crocifisso, e, quando la notte, verso l'una o le due, sento tanti dolori e mi sembra dl non farcela ad arrivare alla mattina, lo chiamo, lo invoco, lo prego e, un poco alla volta, i dolori si calmano. Sento come se tutto il corpo si addormentasse, mentre con il cuore e con la mente sempre più lucida continuo a pregare. Qualcuno mi ha consigliato di farmi operare ai nervi delle gambe, per poter soffrire di meno, ma io ho Gesù, che è qui con me e che provvede a me. E stata una grande grazia che anche Bruno, mio marito, si consacrasse con me. Da allora, quando qualche volta perde un po’ la pazienza, io gli ricordo che oramai è un vero amico di Gesù Crocifisso e non può più farlo! Da 34 anni la sclerosi mi tiene paralizzata su questo letto, ma non ho mai pensato di potermi ribellare alla volontà del Signore, ho sempre offerto tutti i miei dolori a Lui, che mi ha dato sempre tanta consolazione e tanta gioia, per questo io non faccio altro che ringraziarlo. Lo stesso fa Bruno, che mi è stato sempre vicino. Quando qualche mese fa ha avuto un infarto, ed è stato tanti giorni in ospedale, all’inizio ho avuto paura, ma poi, piano piano è cresciuta in me la speranza, anzi la certezza, che Gesù non ci avrebbe abbandonato. Ora Bruno sta bene e continua a dividere con me i giorni e le notti e a sperare nell'aiuto del Signore. La mia gioia sarebbe perfetta se anche la famiglia di mia figlia Roberta, già iscritta agli Amici, e che mi assiste da quando era bambina, potesse fare la Consacrazione. Prego continuamente il Signore perché anche questo possa avvenire. Bruna La fonte dove attingere “Tutto procede come sempre, piena di lavoro e di tanti, tanti problemi. Non è facile per me questo momento. Però non mi scoraggio, perché ho la fonte dove attingere quando ho sete. L’impegno per quest’anno me lo hai suggerito tu, rileggendo una tua lettera del 1992, dove mi dicevi: “Prega, perché tutto è possibile a chi prega. Ecco, io prego sempre, Padre, anche quando dormo; sono sempre in comunione con Gesù; non ci lasciamo mai un istante; sono arrivata ad avere tanta di quella confidenza che delle volte mi ritrovo a parlare da sola con Lui. La preghiera mi ha portata ad avere tanta fiducia in Gesù Cristo, dal quale attingo la forza per poter andare avanti ogni giorno, ha rafforzato la mia fede e mi aiuta ad essere generosa verso tutti coloro che hanno bisogno di me. Dal profondo del mio cuore sale a Dio Padre una lode di ringraziamento per il grande dono che ci ha fatto, dandoci il suo unico Figlio Gesù, che muore per noi in Croce. La sua Passione è il nostro rifugio. Grazie anche a te, padre, che mi hai parlato tanto di Gesù fa farmi innamorare”. L.C. “La sera, quando sono a casa, non mi sento più sola, perché il colloquio con il Signore continua e così dolcemente mi addormento con il Crocifisso che ho ricevuto il giorno della consacrazione stretto al cuore. Dai primi giorni della Quaresima fino ad oggi Gesù mi ha amato tanto, perché mi ha tenuta vicino a sé con tante prove, fisiche e morali. Non mi ribello e non smetto di amarlo un solo istante. Prego e piango con Lui. Poi piano piano sento la sua forza. Anche malata, non ho mai smesso di fare la Via Crucis il martedì e il venerdì e poi la domenica sera con tutto il popolo. Per sua grazia, al mattino passo quelle due ore vicina a Lui e alla Mamma Addolorata. Sono ore che mi riempiono il cuore e l’anima di gioia e di una dolcezza indescrivibile. Bramiamo tutti ardentemente il Paradiso, ma io lo trovo e lo provo qui sulla terra, in quelle due ore; e penso che tutti potrebbero trovarlo, se lo volessero. Non ci sono luoghi o momenti più belli, stare nella sua casa, soli con Lui”. V.R.

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COMUNICAZIONI

1. V CONVEGNO NAZIONALE DEL M. L. P. Data: 25-28 giugno 1998 Luogo: Getsemani di Paestum (Salerno) Tema: “Emise un forte grido e donò lo Spirito” Quota: Iscrizione e soggiorno: 190.000 (Supplemento di £ 30.000 per camere singole). 2. ESERCIZI SPIRITUALI Per Amici di Gesù Crocifisso Data: 9-14 agosto 1998 Luogo: Seminario di Macerata Tema: “Lo Spirito Santo è Amore” Guida: P. Alberto Pierangioli Quota: £ 210.000 Prenotazione: presso P. Alberto P. (Tel. 0733\22.12.73). 3. Auguri al P. Stefano Rossi Passionista, Amico di Gesù Crocifisso, consacrato sacerdote il 18-4-98.

P. Alberto Pierangioli

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