Municipium aprile 2013 30 aprile

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Periodico della Città di Arpino ANNO IV MAGGIO 2013 DISTRIBUZIONE GRATUITA “MUNICIPIUM” Saper creare un orgoglio e una speranza civile da segni reali presenti nel passato e nell’oggi, e da lì mostrare un non ancora' migliore del già, e del già stato. Per ripartire, economicamente e civilmente, dobbiamo essere capa- ci di mettere a reddito arte, cultura, clima, natura, storia, cibo, vini, turi- smo, bellezza, dimensioni presenti in tutta l’Italia e l’Europa, ma nella nostra Arpino ancora troppo poco valorizzati, e quindi capaci di futuro. Dobbiamo scoprire e vedere anche noi quel qualcosa di invisibile nascosto nelle trame morali e civili dei nostri cittadini, delle nostre imprese, delle nostre comunità, che sono ancora piene di risorse, di capitali, di beni, che aspettano solo di essere trasformati in lavoro e reddito. Cari concittadini, alle prossime elezioni amministrative avrete la possibili- tà di cambiare il volto del nostro paese. La nostra lista civica rappresenta la forza del vero “rinnovamento”, con impegno e coerenza nel perseguire un nuovo progetto amministrativo. È necessario gestire il Comune in modo nuovo, lavorando tutti insieme per regalare a noi ed ai nostri figli nuove opportunità, per uscire da un periodo di grave crisi economica, sociale e poli- tica. Dobbiamo sfruttare al meglio tutte le risorse del nostro territorio per guardare a testa alta al futuro e per restituire ad Arpino il prestigio ed il ruolo da protagonista che merita! Tutti insieme per la svolta. Alla dittatura dell’immagine si sostituisce la forza del segno: il segno si chiama, in questo 2013, Papa Francesco. Impressionante il fascino che esercita sulle folle che mettono in difficoltà le forze dell’or- dine quando non riescono al mercoledì a farle defluire da Piazza San Pietro. Sappiamo per espe- rienza che un buon cantante può riempire una piazza con un milione di giovani: ma il fenomeno del nuovo papa impone una riflessione sul piano della razionalità come in quello della fede. La parola chiave per comprendere mi sembra “nor- malità”: dopo l’emozione suscitata da Benedetto XVI che scende dal trono con una decisione che è frutto di lucida intelligenza e di fede viva, l’uomo Papa Francesco evitando un lungo parlare, sia scrit- to che orale, preferisce mandare segni chiari e pre- cisi al mondo credente o non credente nel deside- rio di una Chiesa "povera per i poveri". L’avrà? Non basta una Chiesa che si china sul povero: il chinarsi resta un movimento dall’alto in basso: ricorda chi sta su, sempre su; mai con gli altri, alla pari, come fratelli. La figura del nuovo papa tra- smette messaggi con la normalità delle parole, delle scarpe, del camminare, della veste, dei locali in cui si muove e abita e dei modi come accoglie: tutto questo lo mette, nella mente di ognuno che vede e riflette, a distanza enorme con coloro che resisto- no abbelliti nei vari gradi gerarchici con titoli e stemmi fioriti nei secoli precedenti nell’arco di tempo che corre dall’Editto di Milano e soprattut- to di Tessalonica fino ai nostri giorni: le " Buone Arie " venute dalla fine del mondo nel nostro Occidente, ingessato in forme capaci anche di schiaffeggiare l’intelligenza normale, ci spingono a rinnovare con speranza gioiosa la nostra fede nello Spirito Santo. Don Franco Ranaldi Le sorti di Arpino legate all'accettazione del Piano di riequilibrio. I cittadini non sanno ancora se per il Comune verrà dichiarato o meno il dissesto. Tutto dipende dalla decisione della Corte dei Conti che deve valutare quanto stabi- lito dal Piano di riequilibrio e quindi accertarlo o no. Con l'arrivo, lo scorso settembre, del commissario prefettizio Stefania Galella e del sub-commissa- rio Sante Girolami, è stato fatto un lavoro certosino nella casa comunale per valutare, settore dopo settore, la situazione debitoria dell'ente. Alla luce dei continui disavanzi di amministrazione, in ultimo il rendiconto 2011 che vede un disavanzo pari a 2 milioni 261 mila 833, 79 euro, e la continua crescita della massa debitoria del Comune, non potendo provvedere al riequilibro con i tempi ordinari, si è ritenuto necessario il ricorso alla procedura di riequilibrio attuata con la deliberazione commissariale numero 34 del 20 dicembre 2012. L'adozione del Piano di riequilibrio è avvenuta con la delibe- ra numero 3 del 18 febbraio 2013. Il Piano di rientro firmato dal commissia- rio prefettizio ha una durata di 10 anni (2012-2021): dal piano risulta che già nel 2019 il Comune dovrebbe pervenire al completo ripiano del disavanzo. Il Piano prevede una serie comportamenti ai quali il Municipio deve attenersi: le imposte comunali sono previste ai livelli massimi consentiti dalla legge, i servizi a domanda individuale (mensa, trasporto scolastico, asilo nido) a tota- le copertura del contribuente. Il Piano prevede, inoltre, l'accesso ad un fondo rotativo di 2 milioni e 200 mila euro da restituire in dieci anni; fermo restan- do che il Comune non potrà accendere mutui. E' prevista una riduzione dei costi del personale e l'azzeramento dell'anticipazione di tesoreria; oltre alla necessità di provvedere alla ricostituzione dei fondi vincolati. Bisognerà adot- tare misure di contenimento e di ripiano dei disavanzi di amministrazione e salvaguardia degli equilibri di bilancio. Questi parametri non possono cam- biare se non con l'intervento della Corte dei Conti. Quest'ultima, con la sen- tenza del 13 marzo 2013 n.29, ha verificato la presenza di alcune criticità (nel documento si posso leggere le motivazioni, tra cui: “non risultano corretta- mente evidenziate tutte le passività dell'ente...”; “permane una bassa capaci- tà di accertamento e di riscossione dell'ente sul versante delle entrate”; “il Piano non risulta prevedere misure adeguate al recupero del- l'evasione tributaria”; “il Piano esprime solo una generica inten- zione di alienare alcuni beni immobili...”) ed ha sospeso la pro- cedura di valutazione del Piano di riequilibrio; nello stesso otempo ha deferito la decisione alla Sezione delle autonomie. Ora si è in attesa della decisione della Corte dei conti, Sezione autonomie, se la delibera non verrà accettata il Comune potreb- be essere dichiarato in dissesto. Questa è la situazione; i cittadi- ni in questi mesi si sono chiesti spesso quale fosse la massa debitoria accertata. Con la pubblicazione all'albo della docu- mentazione è più semplice farsi un'idea concreta delle criticità che il Comune sta vivendo in questo periodo. Rachele Martino La forza del segno Dissesto finanziario Presentato il piano Necessari 10 anni per ripianare il disequilibrio Castello Ladislao : di nuovo a disposizione della città e dei turisti Elezioni comunali 26 - 27 maggio 2013 GLI ARPINATI SCELGONO I NUOVI AMMINISTRATORI Mauro Visca Antonio Venditti Valentina Polsinelli Andrea Olini Andrea Chietini Rachele Martino Bruno Biancale Teresa Branca Margherita Quadrini Massimo Sera Mauro Iafrate Ciccarelli Loreto Bruno Vano Tiziana Rea Romolo Casinelli PatriziaCaldaroni Giuseppe Alario Lucio Giovannone Clarissa Palazzo Claudia Marchi Dino Giovannone Anna Lancia Federico Di Folco Dino Quadrini Angela Casinelli Lara Capuano Daniele Tomaselli Fabio Maola Carmine Antonangelo Sandro Caruso Siamo fermamente convinti che si debba e si possa ripartire con una nuova stagione di progettualità, di azione e di sviluppo per la nostra Arpino, da attuarsi attraverso le nostre idee, la nostra volontà di fare coinvolgendo i diveersi soggetti istituzionali ( Provincia, Regione, Governo e UE) e le associazioni operanti sul nostro territorio. Proponiamo di dare vita ad una nuova idea di città, umanistica e solidale, attenta alle condizioni di vita dei suoi abitanti e alle esigenze dei suoi visitatori, impegnata a rispondere ai bisogni dei più deboli con servizi adeguati; una città in grado di favorire lo sviluppo, di offrire nuove opportunità in un clima di solidarietà, legalità e sicurezza per tutto il territorio di riferimento. Renato Rea Gianluca Quadrini Francesco Rabotti Lista “Un Patto per la Città” La Fondazione “U. Mastroianni” inaugura la sua sede storica. Presentato il volume di Saverio Zarrelli “Sotto il segno dei copioni” e inaugurata la mostra dello scultore Patrick Alò. Il Sindaco che “serve” ! esperienza e valori Non ti promettiamo la Luna ...ma un raggio di Sole La nostra forza le IDEE La nosta garanzia la TRASPARENZA municipium aprile 2013 - 30 aprile_municipium dicembre.qxd 07/05/2013 17:37 Pagina 1

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P e r i o d i c o d e l l a C i t t à d i A r p i n oANNO IV MAGGIO 2013 DISTRIBUZIONE GRATUITA

“MUNICIPIUM”

Saper creare un orgoglio e una speranza civile da segni reali presenti nelpassato e nell’oggi, e da lì mostrare un non ancora' migliore del già, e delgià stato. Per ripartire, economicamente e civilmente, dobbiamo essere capa-ci di mettere a reddito arte, cultura, clima, natura, storia, cibo, vini, turi-smo, bellezza, dimensioni presenti in tutta l’Italia e l’Europa, ma nellanostra Arpino ancora troppo poco valorizzati, e quindi capaci di futuro. Dobbiamo scoprire e vedere anche noi quel qualcosa di invisibile nascostonelle trame morali e civili dei nostri cittadini, delle nostre imprese, dellenostre comunità, che sono ancora piene di risorse, di capitali, di beni, cheaspettano solo di essere trasformati in lavoro e reddito.

Cari concittadini, alle prossime elezioni amministrative avrete la possibili-tà di cambiare il volto del nostro paese. La nostra lista civica rappresentala forza del vero “rinnovamento”, con impegno e coerenza nel perseguire unnuovo progetto amministrativo. È necessario gestire il Comune in modonuovo, lavorando tutti insieme per regalare a noi ed ai nostri figli nuoveopportunità, per uscire da un periodo di grave crisi economica, sociale e poli-tica. Dobbiamo sfruttare al meglio tutte le risorse del nostro territorio perguardare a testa alta al futuro e per restituire ad Arpino il prestigio ed ilruolo da protagonista che merita! Tut t i ins i eme per la svo l ta .

Alla dittatura dell’immagine si sostituisce la forzadel segno: il segno si chiama, in questo 2013, PapaFrancesco. Impressionante il fascino che esercitasulle folle che mettono in difficoltà le forze dell’or-dine quando non riescono al mercoledì a farledefluire da Piazza San Pietro. Sappiamo per espe-rienza che un buon cantante può riempire unapiazza con un milione di giovani: ma il fenomenodel nuovo papa impone una riflessione sul pianodella razionalità come in quello della fede.La parola chiave per comprendere mi sembra “nor-malità”: dopo l’emozione suscitata da BenedettoXVI che scende dal trono con una decisione che èfrutto di lucida intelligenza e di fede viva, l’uomoPapa Francesco evitando un lungo parlare, sia scrit-to che orale, preferisce mandare segni chiari e pre-cisi al mondo credente o non credente nel deside-rio di una Chiesa "povera per i poveri". L’avrà?Non basta una Chiesa che si china sul povero: ilchinarsi resta un movimento dall’alto in basso:ricorda chi sta su, sempre su; mai con gli altri, allapari, come fratelli. La figura del nuovo papa tra-smette messaggi con la normalità delle parole, dellescarpe, del camminare, della veste, dei locali in cuisi muove e abita e dei modi come accoglie: tuttoquesto lo mette, nella mente di ognuno che vede eriflette, a distanza enorme con coloro che resisto-no abbelliti nei vari gradi gerarchici con titoli estemmi fioriti nei secoli precedenti nell’arco ditempo che corre dall’Editto di Milano e soprattut-to di Tessalonica fino ai nostri giorni: le " BuoneArie " venute dalla fine del mondo nel nostroOccidente, ingessato in forme capaci anche dischiaffeggiare l’intelligenza normale, ci spingono arinnovare con speranza gioiosa la nostra fede nelloSpirito Santo. Don Franco Ranaldi

Le sorti di Arpino legate all'accettazione del Piano di riequilibrio. I cittadininon sanno ancora se per il Comune verrà dichiarato o meno il dissesto. Tuttodipende dalla decisione della Corte dei Conti che deve valutare quanto stabi-lito dal Piano di riequilibrio e quindi accertarlo o no. Con l'arrivo, lo scorsosettembre, del commissario prefettizio Stefania Galella e del sub-commissa-rio Sante Girolami, è stato fatto un lavoro certosino nella casa comunale pervalutare, settore dopo settore, la situazione debitoria dell'ente. Alla luce deicontinui disavanzi di amministrazione, in ultimo il rendiconto 2011 che vedeun disavanzo pari a 2 milioni 261 mila 833, 79 euro, e la continua crescitadella massa debitoria del Comune, non potendo provvedere al riequilibrocon i tempi ordinari, si è ritenuto necessario il ricorso alla procedura diriequilibrio attuata con la deliberazione commissariale numero 34 del 20dicembre 2012. L'adozione del Piano di riequilibrio è avvenuta con la delibe-ra numero 3 del 18 febbraio 2013. Il Piano di rientro firmato dal commissia-rio prefettizio ha una durata di 10 anni (2012-2021): dal piano risulta che giànel 2019 il Comune dovrebbe pervenire al completo ripiano del disavanzo. IlPiano prevede una serie comportamenti ai quali il Municipio deve attenersi:le imposte comunali sono previste ai livelli massimi consentiti dalla legge, iservizi a domanda individuale (mensa, trasporto scolastico, asilo nido) a tota-le copertura del contribuente. Il Piano prevede, inoltre, l'accesso ad un fondorotativo di 2 milioni e 200 mila euro da restituire in dieci anni; fermo restan-do che il Comune non potrà accendere mutui. E' prevista una riduzione deicosti del personale e l'azzeramento dell'anticipazione di tesoreria; oltre allanecessità di provvedere alla ricostituzione dei fondi vincolati. Bisognerà adot-tare misure di contenimento e di ripiano dei disavanzi di amministrazione esalvaguardia degli equilibri di bilancio. Questi parametri non possono cam-biare se non con l'intervento della Corte dei Conti. Quest'ultima, con la sen-tenza del 13 marzo 2013 n.29, ha verificato la presenza di alcune criticità (neldocumento si posso leggere le motivazioni, tra cui: “non risultano corretta-mente evidenziate tutte le passività dell'ente...”; “permane una bassa capaci-tà di accertamento e di riscossione dell'ente sul versante delle entrate”;

“il Piano non risulta prevedere misure adeguate al recupero del-l'evasione tributaria”; “il Piano esprime solo una generica inten-zione di alienare alcuni beni immobili...”) ed ha sospeso la pro-cedura di valutazione del Piano di riequilibrio; nello stessootempo ha deferito la decisione alla Sezione delle autonomie.Ora si è in attesa della decisione della Corte dei conti, Sezioneautonomie, se la delibera non verrà accettata il Comune potreb-be essere dichiarato in dissesto. Questa è la situazione; i cittadi-ni in questi mesi si sono chiesti spesso quale fosse la massadebitoria accertata. Con la pubblicazione all'albo della docu-mentazione è più semplice farsi un'idea concreta delle criticitàche il Comune sta vivendo in questo periodo. Rachele Martino

La f o r z a d e l s e gno Dissesto f inanziar ioPresentato i l p iano

Necessari 10 anni per ripianare il disequilibrio

Castello Ladislao: di nuovo a disposizione della città e dei turisti

E l e z i o n i c o m u n a l i 2 6 - 2 7 m a g g i o 2 0 1 3GLI ARP INAT I SCELGONO I NUOVI AMMIN ISTRATORI

Mauro Visca

Antonio VendittiValentina PolsinelliAndrea Olini

Andrea Chietini

Rachele Martino

Bruno Biancale

Teresa Branca Margherita Quadrini

Massimo Sera

Mauro Iafrate

Ciccarelli LoretoBruno VanoTiziana Rea

Romolo Casinelli

PatriziaCaldaroni

Giuseppe Alario

Lucio Giovannone Clarissa Palazzo

Claudia Marchi

Dino GiovannoneAnna LanciaFederico Di FolcoDino QuadriniAngela Casinelli

Lara CapuanoDaniele TomaselliFabio MaolaCarmine AntonangeloSandro Caruso

Siamo fermamente convinti che si debba e si possa ripartire con una nuovastagione di progettualità, di azione e di sviluppo per la nostra Arpino, daattuarsi attraverso le nostre idee, la nostra volontà di fare coinvolgendo idiveersi soggetti istituzionali ( Provincia, Regione, Governo e UE) e leassociazioni operanti sul nostro territorio. Proponiamo di dare vita ad unanuova idea di città, umanistica e solidale, attenta alle condizioni di vita deisuoi abitanti e alle esigenze dei suoi visitatori, impegnata a rispondere aibisogni dei più deboli con servizi adeguati; una città in grado di favorire losviluppo, di offrire nuove opportunità in un clima di solidarietà, legalità esicurezza per tutto il territorio di riferimento.

Renato ReaGianluca Quadrini

Francesco Rabotti

Lista “Un Patto per la Città”

La Fondazione “U. Mastroianni” inaugura la sua sede storica.Presentato il volume di Saverio Zarrelli “Sotto il segno deicopioni” e inaugurata la mostra dello scultore Patrick Alò.

Il Sindaco che “serve” !esperienza e valori

Non ti promettiamo la Luna...ma un raggio di SoleLa nostra forza le IDEE

La nosta garanzia la TRASPARENZA

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Luciano Rea ha espresso la volontà di prose-guire il lavoro avviato, negli ultimi anni daSerena Sciucca, nominata Vicepresidente.Quindi grande visibilità alla città, una strategiaal passo dei tempi, utilizzando tutti i nuovistrumenti di comunicazione; valorizzazionedelle eccellenze di un territoriostraordinariamente dotato e ricco,sia culturalmente che nel campoproduttivo. Coinvolgere i cittadini,gli operatori commerciali affinchèogni turista, ogni visitatore vengaaccolto e accompagnato con cordia-lità e si senta sollecitato a tornare persempre nuove e soddisfacenti sco-perte. Per raggiungere questi scopi ènecessario che tutti i cittadini siaccostino alla Pro loco, portatori dinuove proposte e nuove energie.

I primi obiettivi? - nuovo statuto-- tesseramento 1000 soci,- 43° Gonfalone,- accoglienza e offerta turistica di qualità

DIRETTORE RESPONSABILE:DIRETTORE

CoordinatorePagina CulturaPagina PoliticaPagina attualitàCollaboratori

Responsabile Facebook

PAGINA 2 P O L I T I C A MUNICIP IUM

Paolo Carnevale Giampaolo Palma

Domenico Rea (cel l . 339.5798895)Antonio Errico Rea (0776 849151)Rachele Mart ino (cel l . 348.0520729)Stefano Capuano (cel l . 338.8141095)Raimondo Rotondi - Luciano Nicolò - Paola Di Scanno Fab i o Lu c ch e t t i

www.ciociariaturismo.it

REDAZIONE P i a z z a Mun i c i p i o - A r p i n o (FR )EDIZIONI GSI - G ruppo S i s t ema I t a l i a

Vi a l e Ma z z i n i , 2 2 4 - F r o s i n on eIl materiale ricevuto non sarà restituito - Le collaborazioni s’intendono gratuitePer chiarimenti e/o precisazioni rivolgersi a Domenico Rea - cell. 339.5798895

[email protected]

Autorizzazione Trib. Cassino n. 196 del 12-2-76

Finora solo buone intenzioni. Ormai la campagna elettorale per la con-quista del Comune è entrata nel vivo: presentazioni, incontri, comizi e“casa casa” tengono impegnati i tre candidati a sindaco Rea, Quadrini eRabotti (secondo l'ordine estratto) e le loro liste. Animati da una fortevolontà di mettersi a disposizione del paese per “resuscitarlo” nonappaiono molto chiari, anzi affiorano qualche ambiguità e diversi silenzi.Forse Rea dovrebbe spiegare chiaro e tondo se “gradisce” i voti ricon-

ducibili a Fabio Forte stimabili in alcune centinaia e probabilmente determinanti. In fin dei conti i fedelissi-mi dell'ex sindaco sono arpinati come tutti quanti gli altri ed anche loro andrebbero convinti sulla bontà delproprio progetto. O no? Quadrini, invece, potrebbe spiegare quali obiettivi concreti ha centrato a favore delpaese in quattro anni passati in Provincia, nella stanza dei bottoni. Quando si ricoprono ruoli importanti ele cose vanno male non può essere solo colpa degli altri. O no? Rabotti dovrebbe schiarirsi le idee, almenosul piano politico. Alle regionali era candidato con la lista civica di Zingaretti, quindi con il centrosinistra.Come mai ha imbarcato personaggi di destra e stretto accordi con autorevoli esponenti del Pdl? Tutti e trepotrebbero poi dire agli arpinati se sono disposti a rinunciare alle indennità per destinare le risorse, che nonsono poche, a scopi più nobili ed utili alla collettività. Tutti e tre, programmi alla mano, potrebbero antici-pare se condividono la necessità di affrontare e risolvere almeno un paio di grossi problemi “strutturali” checi sono in Comune affinché le responsabilità non siano più astratte. Infine, di fronte al piano di riequilibrioche non offre molti margini di manovra, gli aspiranti dovrebbero illustrare come e dove riverseranno even-tuali risorse ottenute. Nelle liste il rinnovamento è stato parziale, nell'azione lo sarà per davvero? Zip

Arpino ha i suoi candidati a sindaco, tre perla precisione e nulla di nuovo per essereancora più precisi. Si sperava che l’indigna-zione espressa dai cittadini nella recentissi-ma chiamata al voto, illuminasse e scorag-giasse soprattutto la categoria dei politiche-si locali a “rimanifestarsi”, ma a nulla èvalso. Viene da chiedersi cosa ci sia sotto icuscini delle poltrone nel palazzo comuna-le, considerati soprattutto gli oltre 2milioni

di euro di passivo che i cittadini dovranno provvedere a saldare nelcorso degli anni (almeno 10 come previsto dal piano di riequilibriofinanziario sottoposto all’attenzione della Corte dei Conti, e pon-derato che la cifra non comprende i debiti fuori bilancio, nonancora del tutto individuati). Sottolineo che di certo non sarannogli slogan elettorali, i buoni propositi, gli ambiziosi progetti e leambigue ideologie politiche ad aiutare ogni singolo utente almomento del saldo dei conti: non ci saranno sconti per nessuno,perché i soldi dovranno uscire dalle nostre tasche. Lo conferma-no anche i programmi di ogni singola lista: in nessuno viene ripor-tato alcun riferimento risolutivo. Per evitare polemiche? No, per

evitare che i cittadini svengano di fronte a questa triste realtà.Nessun nuovo sindaco, nessuna nuova giunta ha la bacchettamagica per arrotondare il debito. Come si può pensare di stipula-re patti con la città, attraverso ambiziosi progetti di ristrutturazio-ne, sostegno, iniziative ..quando non ci sono i soldi nemmeno percambiare le lampadine?! E quale fiducia si può riporre nel futuro,se continuano a riproporsi i protagonisti delle passate amministra-zioni? Hanno fallito tutti, maggioranza e minoranza, non si puòpensare che adesso siano in grado di fare il miracolo... Simile“catastrofe” non trova giustificazione se non in un sistema sba-gliato, un concetto di amministrazione errato ed abietto rispettoad un incarico di grande responsabilità e parsimonia nei confron-ti del paese dei cittadini. Un amico mi racconta che, andando almare, si è imbattuto in due manifesti elettorali ben distinti: unoinvitava il popolo “Vota il sindaco che ha cambiato la nostra città”mentre l’altro recitava “Vota il sindaco che cambierà la nostracittà” ..sembra quasi una barzelletta eppure è una triste realtà checi accomuna nel fallimento delle politiche amministrative. Mi chie-do se i miei figli avranno mai il diritto di vivere serenamente.Essere cittadini, mai come adesso, è divenuta una “carica” onero-sa, di prestigiosa consapevolezza dinanzi ad una scelta veramentedifficile. Sarebbe opportuno iniziare a dar valore al nostro statusdi elettori: nessuno ha il diritto di insultare la nostra dignità rifi-landoci pan per focaccia. Se non saremo noi a cambiare cuococontinueremo a mangiare la solita insipida minestra, ma attenzio-ne alla sottile distinzione, insipida lo è solo per il popolo!

Negli anni ’60, lamusica ebbe unruolo fondamen-tale soprattuttonelle vite dei gio-vani e molte cased i s c o g r a f i c h eintrapresero unaserie di iniziativevolte ad una loromaggiore parteci-pazione nell’“iter” che accom-pagnava l’uscita diun 45 giri. Traqueste iniziative ci

fu quella di creare, su tutto il territorio nazio-nale, i cosiddetti “Greffa Club” . AncheArpino ne ebbe uno: il “Greffa Club iVampiri”.Per ricordarlo abbiamo deciso di intervistarel’amico Virginio Notargiacomo, in arte“Pgiuozz”, fondatore all’epoca del club arpina-te e grande esperto musicale.Molti non ricorderanno e non sapranno cosa fosse un“Greffa Club”, potresti darci dellebrevi nozioni in merito?I Greffa Club erano delle aggre-gazioni giovanili accomunatedall’interesse per la musica, prin-cipalmente inglese. Tali aggrega-zioni portavano ad una strettacollaborazione con le case disco-grafiche con cui si stabilivano deirapporti epistolari. Le case discografiche inviavanoai vari Greffa Club, presenti inItalia, gli “acetati” dei dischiprima che venissero messi inproduzione e prima che venisse-ro lanciati sul mercato.L’obiettivo delle case discografi-che era quello di ottenere daicomponenti dei vari club un giudizio riguardoquale dovesse essere la facciata “A” del disco.La facciata “A”era quella veniva lanciata perprima e quella più importante per una serie diragioni commerciali. Oggi, sarebbe impensabi-le realizzare una tale collaborazione tra giovanie produttori discografici.Ricordi quali furono i primi dischi che ricevesti?Ricordo che tra i primi dischi ricevuti ci furo-no quello dei Beatles e quello di un ancora sco-nosciuto Bob Dylan. Avere, oggi, quei dischi,equivarrebbe ad avere un vero e proprio patri-monio e per il loro valore affettivo e per il lorovalore reale sul mercato del vinile.Come mai le case discografiche lasciavano tutto questospazio a voi giovani? Ciò accadeva perché, spesso, le case discografi-che non erano in sintonia con il mercato musi-

cale. Non riuscivano a definire cosa piaceva ecosa non piaceva ai giovani. Evidentemente leloro dirigenze erano formate da persone di unacerta età, ben lontane dal modo di pensaredella“Beat Generation”. Fatto sta che con il tempo le nostre segnalazio-ni si fecero sempre più attente fino ad arrivarea sollecitare anche le bozze delle copertine deidischi.Per quale motivo il nome scelto fu “Greffa Club IVampiri”?La scelta fu dettata dal fatto che, trovandocinegli anni ’60, uno dei personaggi più noti erail vampiro Dracula, interpretato dal noto atto-re Bela Lugosi. Quale era la sede del vostro Club e quanti ragazzi nefacevano parte?Ai tempi, io abitavo all’Arco e, contestualmen-te alla formazione del Club, in quella zona,rimasero vuote alcune stanze in cui LeandroSciucca, famoso sarto, esercitava la professio-ne. Fu così che molto facilmente io e i mieiamici trovammo la nostra sede.Ricordo che eravamo circa una ventina diragazzi, tra cui: Guido Sciucca, Francesco

Iafrate e Bruno Martino. Riservammo una particolare attenzione all’ar-redamento dei locali ove ci riunivamo. ToninoLa Pietra ci fece dono di una grande rete dapesca che un tempo ornava la sua pizzeria eche noi usammo per ornare tutte le pareti diuna delle stanze del Club. Dato che i soldi scarseggiavano, non potevamopermetterci di pagare eventuali bollette dellaluce, così Guido Sciucca, componente comegià detto del Club, si improvvisò elettricista eprelevò dalla rete pubblica quello di cui aveva-mo bisogno. Dotammo addirittura il Club di una propriacollezione di dischi di vario genere e di una rac-colta di libri da cui i soci potevano attingere.Spesso, organizzavamo feste da ballo in conco-mitanza con la chiusura delle scuole.

Per quanto tempo è durato il vostro Club?Lo fondammo nel 1962 e la cosa andòavanti fino al 1965. Il Club si autoestin-se per mancanza di fondi, infatti i socierano morosi e divenne difficile reperi-re le duemila lire di affitto mensile. Così dopo mesi di mancato pagamento,di comune accordo, decidemmo disciogliere il “Greffa Club i Vampiri” edi restituire le chiavi della sede allalegittima proprietaria, depositandolenella sua cassetta della posta, pur di nonincontrarla, infatti non era nelle nostrepossibilità l’estinzione del debito...

Vanessa e Domenico Manente

F o t o r i c o r d o : IL GREFFA CLUB I VAMPIRI

DIARIO ARPINATE di SARA PACITTOCampagna elettorale

“per il bene del paese” o “solita minestra?”

Non lasciate morire questa bellissima gara...Nonostante tutte le difficoltà anche que-st’anno nel mese di maggio Arpino ospi-terà i giovani studenti europei che siincontreranno e confronteranno su unpasso di Cicerone. Non riportiamo nume-ri, anche in questa occasione l’adesione èstata soddisfacente, vogliamo inveceriportare la conclusione del discorso tenu-to dal prof. Parroni, presidente dellaCommissione giudicatrice nel 2012.“Concludo con un auspicio, è stato dettoche la cultura non si mangia, però la cul-tura è un grande alimento per le coscien-ze, è un alimento importante per lecoscienze, e ce ne accorgiamo soprattuttonei momenti di crisi economica; se lecoscienze non sono robuste, se nonabbiamo dentro di noi questa forza perresistere alle difficoltà che ci si presenta-no, che sono in questo momento gravissi-me, non solo per l’Italia, ma per tutto ilmondo occidentale, senza di questo noinon possiamo sperare in un futuromigliore. A questo auspicio voglio unireuna raccomandazione a chi può: nonlasciate morire questa bellissima gara,questa gara europea che vede presen-ti sedici nazioni europee in questomomento ad Arpino, non la lasciatemorire, cercate in ogni modo di farlasopravvivere!”

NUOVO PRESIDENTE della PRO LOCO di ARPINOa Serena Sciucca succede Luciano Rea

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PAGINA 3A T T U A L I T ÀMUNICIP IUM

VOX POPULII contenuti del profilo facebook di Municipiumsono accessibili a tutti, dai post in bacheca, alle notepubblicate, agli Album Fotografici. Avendo già rag-giunto la soglia di 5000 amici, non si possono piùaccettare richieste in tal senso, però chiunque voles-se ricevere gli aggiornamenti della pagina può sfrut-

tare l’opzione “Segui”. Sulla bacheca sono pureaccessibili i link da cui scaricare Municipium in for-mato pdf o per sfogliarlo on line. Obiettivo delprofilo è raccontare la nostra città anche agli arpi-nati più lontani, e trasformare la bacheca in una“Piazza del Municipio” virtuale, dove poter inter-venire per discutere e commentare. In tal senso,possiamo contare sulla generosa collaborazione diSara Pacitto, che vorremmo ringraziare perché cioffre sempre un’informazione corretta e puntuale:sue le interviste pubblicate sul profilo ai candidatialle regionali (esperimento da ripetere in questigiorni alla vigilia delle elezioni comunali), suo ilfotoreportage sui danni del terremoto di febbraio.Ed a proposito di documentazione fotografiche,scorrendo il diario di Municipium è possibile scor-gere quelli sempre professionali di RobertoGabriele (non ultimo, quello dedicato allo “SpeedSoap Box”) e di Angelo Contucci (bellissime le fotodella Processione della Madonna di Loreto, delVenerdì Santo, dell’inaugurazione della Mostra deiMinerali Macioce alla Scuola media). Ovviamente

scopo della bacheca è raccogliere i post dei nostrilettori, vera vox populi arpinate, che si stanno mol-tiplicando durante la campagna elettorale. E se daun lato registriamo gli auguri di “sinergia politica”di Giu Lio (ovvero l’ex assessore Carnevale):“Credo che ci siano possibilità per il risanamentoeconomico e culturale della ns. cittadina. Occorre

però che (..) più forze politiche con visinuovi e di buona volontà si uniscono tradi loro lasciando gli individualismi alme-no una volta da parte (…) ed il sindaco,faccia da legame chimico covalente diquesta nuova molecola (…) e riformiinsieme il territorio con la risoluzione deiproblemi uno alla volta”; dall’altro valu-tiamo l’amarezza di fronte alla candidatu-re, rilevata da Bruno Martino, che ha gio-cato con le parole di una celebre canzonedi Jannacci e Viola, adattando “Quelliche” alla situazione arpinate: ”Quelli che..promettono il rinnovamento e candida-no riciclati, quelli che ..vogliono una pol-trona a tutti i costi, ma sarebbe meglio,per tutti, comprarla all'Ikea, quelli che..preparano una lista solo per avere unposticino in un'altra..” Il post è tantolungo, quanto divertente, per cui invitia-

mo a leggerlo sul profilo fb, insieme ai commentidegli amici coinvolti dallo “spirito” della canzone:per tutti, riportiamo i “versi” di Romina Quaglieri“Quelli che ..dovrebbero andare tutti a zappare xincrementare la produzione di prodotti tipici locali”e di Carlo Iafrate: “Quelli che ..non aderiscono (pernon esporsi) sperando che altri lo facciano”. Ma èsempre e solo colpa dei politici? Per Mario Iafrate:”Il degrado e l'incuria che persiste nel centro stori-co, ad esempio in Via Civita Falconara (…) e nellastessa piazza S. Maria che è oggetto spesso di unparcheggio selvaggio, è sì da imputarsi ad una disat-tenta amministrazione, ma soprattutto allo scarsosenso civico di tanti cittadini: si gettano perfinobuste d'immondizia nei vicoli!” Cambiando argo-mento, Veronica Fucci ricorda sul nostro profiloche “299 anni fa nasceva ad Arpino GioacchinoConti detto Gizziello”, mentre l’eccentrico BeanSosia Cover ci ha postato un video in cui è possibi-le riconoscere nostri concittadini che con fisarmo-nica, chitarra e tanta voce improvvisano un dolcecanto primaverile. Buone Elezioni a Tutti.

Un tag per Municipium

di Fabio Lucchett i

la PIAZZA di VUOTTI non c’è piùSolitamente, pubblichiamo in questo spazio una bellafoto dedicata alla città di Arpino. In questo numeroabbiamo preferito rilanciare anche sul giornale dicarta la denuncia proposta sul nostro profilo dal Sig.Domenico Polsinelli sullo stato di degrado in cui si èridotta la Piazzetta realizzata solo pochi anni fa vicinoVuotti. E come scrive lo stesso Polsinelli “Alla nostrapiccola piazza a Vuotti gia abbandonata da tutti hannotolto pure la fontana.. A chi è servita?”. Il post e lafoto, hanno raccolto più di 60 commenti, tra cui quel-lo di Patrizio Daniela Live, “Se non ricordo male, l'ac-qua da quella fontana non usciva da più di qualcheanno, forse da quando noi di Vuotti non l'abbiamopiù frequentata. Lasciare una fontana senza più acquain una zona di periferia mi sembra una "istigazione adelinquere", e di Federica Pede “le cose riguardo lapiazza erano partite male, ma noi ragazzi eravamoriusciti a fare qualcosa di buono.. ora siamo cresciuti,non vediamo più con gli occhi di prima.. non dimen-tichiamoci che siamo stati noi i primi ad abbandonar-la.. scommetterei che se ci fosse un'iniziativa concre-

ta, si potrebbe smuovere qualcosa”. Per Riccardo Rea “qualcuno all'epoca era contrario alla rea-lizzazione di quel bel monumento...tra le ragioni c'era anche il costo della manutenzione... altriritennero, al contrario, che in quella zona una piazza ci serviva...meglio se "in pendenza", cosìl'acqua piovana non avrebbe formato delle pozze... Premesso che io per un certo periodo quel-la piazza l'ho vissuta.. vorrei chiedere agli amministratori che l'hanno voluta a tutti i costi se orahanno una soluzione per renderla decente!!!” Chiudiamo con l’invito dello stesso Polsinelli:“Non dobbiamo essere una periferia abbandonata.. facciamoci sentire quando ce n'è bisogno... la fontana è una delle tante mancanze che viviamo da anni”.

Da Radio Idea a Viale Mazzini, “con gliocchi di un ragazzo nato in provincia” Al festival di Sanremo lo ha intervistato VincenzoMollica per il Tg1, in qualità di responsabile dell'uf-ficio stampa della Rai. Ma è ancora vivissimo ilricordo della voce di Fabrizio Casinelli prestata alleemittenti radiofoniche arpinati, a partire dalla leg-gendaria “Radio Idea Stereo” che trasmetteva oltreventi anni fa, da un studiolo nascosto tra i vicoli delColle. In mezzo tanta gavetta, un intenso lavoro,un'infinita passione. “Quella di Radio Idea Stereo è statauna bellissima storia, che uno sceneggiatore potrebbe tran-quillamente utilizzare per una fiction. Da quella radio sonousciti signori professionisti, giornalisti, ragazzi validi e conidee chiare. Il mio primo programma lo feci con FabioNatalizia compagno di classe e grandissimo esperto di musi-ca rock. Si chiamava “Underground Fabio e Fabrizio inrock”. Poi se penso a Carlo, a Massimiliano, e a Valerio checon me ha condiviso esperienze in moltissime Radio naziona-li e che adesso è un punto fermo dello sport in Rai”.Radio Idea, ma non solo… “In quel periodo la nostracittà aveva una marcia in più, con una meravigliosa sfida traben due emittenti radiofoniche. Ad ‘ArpinoRadio1” c'eranoStefano Di Scanno, Antonio Incani, i professori VincenzoZarrelli ed Urbano Fiorentini, Abramo Tancredi.. Insommac'era tanta, tantissima qualità. Mentre noi eravamo solo deiragazzi con tante idee e pochi soldi... Però alla fine, abbiamoraggiunto comunque un meritato pareggio”.Dopo Radio Idea, Fabrizio ha collaborato con lastessa ArpinoRadio1 (esperienza invero non troppofelice, “qualcuno preferiva il revox a me, peccato che i revoxsono scomparsi e io invece resisto”), prima di approdare adITR, a Radio Dimensione Isola ed ancora RTM,Sirio Tele Radio, Tele Universo e Radio Gari. Poi ilgrande salto nella capitale con le esperienze a Rtl102.5, RDS, 101 e KISS KISS. La Radio, la grandepassione.. “E spero che possa tornare ad esserlo. Ti rac-conto un aneddoto. Quando sono stato nominato CapoUfficio Stampa della Presidenza del Consiglio dei Ministriho realizzato un progetto radiofonico per il sito web governo.itvincendo il premio internazionale EUROMEDITERRA-NEO 2008”.Oggi invece ricopre il delicato incarico di CapoUfficio Stampa della RAI. In cosa consiste il tuolavoro? “Come dice il nostro DG, sono la voce ufficiale dellaRai. In pratica sono la persona che deve dialogare con tutti iMedia esterni al mondo Rai”.E’ stata tua la scelta di mettere on line il “RadioCorriere Tv”, una storica testata che sembrava esse-re stata messa o quasi nel dimenticatoio. Potevaessere un azzardo, si è rivelata invece una feliceintuizione:“E' stata una scommessa che oggi, con 150.000contatti mensili posso dire che abbiamo vinto. Ma siamoancora lontani dal nostro obiettivo. Io ho avuto l'intuizione,ma credimi, se non avessi una squadra compatta tante cosenon sarebbero state possibili. Dirigo una redazione di ottimiprofessionisti, e sono loro la forza del nostro giornale. Ho unadeskista capace di chiamarmi la notte per darmi le ultime cor-rezioni o per presentarmi le ultime idee! Quando scrivo cercodi raccontare le mie esperienze, la nostra vita quotidiana. Lofaccio con gli occhi di un ragazzo nato in provincia che amala sua città, i suoi amici e che vorrebbe un giorno poter met-tere al servizio dell'intera comunità l'esperienza maturatagirando il mondo”.Per il tuo lavoro e' fondamen-tale il rapporto con internet econ i social network.Curiosando sul tuo profilo fbsi trova molto spazio dedicatoalle battutine sportive.. Haiancora qualche amico romani-sta? “Il mio profilo facebook è quel-lo che mi crea più problemi. Scherzo.Da tifoso della Lazio, la squadrache ha portato il calcio a Roma,"insulto" i miei tanti amici romani-sti... Al di la delle battute, internetè ormai il pane quotidiano per chilavora in questo ambiente e non solo.Ho ritrovato tantissimi amici e que-sto è meraviglioso. Però concedimiuna divagazione: quanto era belloquando c'incontravamo in piazza eci salutavamo, parlavamo dal vivo esoprattutto non ci telefonavamo in

continuazione”.A tal proposito, come si vede Arpino dalla finestravirtuale? E come vivi invece il distacco reale dallatua città? “Lo vivo malissimo. La città è morta e la colpa èdi tutti noi. Io sono fiero di essere nato e cresciuto ad Arpino,ma parafrasando una vecchia canzone di Battiato mi verreb-be da dire "Povera Arpino, che ti hanno fatto". Una canzo-ne che qualche amministratore dovrebbe ascoltare e riascolta-re. Per le prossime elezioni mi auguro che possa essere elettoun sindaco giovane, capace e ..magari alla sua prima espe-rienza politica”.Il Certamen ed il Gonfalone sempre in bilico.. Pervarie ragioni sei sempre stato vicino a questi eventicosì importanti per Arpino. Cosa suggeriresti ora aituoi concittadini? “Un carissimo amico della stazione dicesempre una frase che secondo me è un vero must, "Ognunoall'arte sua e al lupo le pecore". Mi spiego meglio. IlCertamen poteva fare quel salto di qualità ma forse per qual-cuno era meglio tenerlo basso, una cosa più "casareccia".C'erano altri premi all'orizzonte. Il Gonfalone invece vivegrazie solo all'amore dei contrada ioli, come ho sempre dettopresentando la manifestazione per tanti anni. Oggi se si vuolecrescere non si può lasciare nulla al caso. Ci vorrebbe un belbagno di umiltà da parte di chi è pronto solo per la vetrinafinale”.Tornando a te e alla tua professione.. Cosa è rimastodi quel ragazzo che metteva i dischi ad AR1? Ricordii recipienti di cartone per le uova usati per insono-rizzare gli studi? “Tantissime cose. Io sono sempreFabrizio e quando torno ad Arpino sono quello che ero daragazzetto. Magari con i capelli e il pizzetto bianchi, con unamoglie e due figlie meravigliose che mi sopportano, ma sono ioin tutta la mia semplicità. Credimi quanto mi piacerebberivedere piazza Municipio piena come quando ho organizza-to il concerto di Corona e Match Music, con il Maresciallodei Carabinieri che mi diceva: "Se stasera succede qualcosa,ti porto in caserma e getto via la chiave”. E per fortuna nonsuccesse nulla, grazie al più grande servizio d'ordine maivisto. Mi piacerebbe ripetere una serata musicale, magari contutti quelli delle due mitiche Radio di Arpino. Sarebbe fan-tastico. A proposito dei cartoni per le uova, se vuoi a casa miane conservo ancora un paio... ormai sono pezzi di moderna-riato”.Consiglieresti ai più giovani di vivere questa bellissi-ma esperienza? “Premesso che mi sento più giovane dei gio-vani, ad un ragazzo dico soltanto se credi in qualcosa non tifermare mai, vai avanti. Quando ero a Radio Idea scherza-vo con il mio amico-fratello Paolo: vedrai, gli dicevo, un gior-no presenterò il Festivalbar. Quello non l'ho ancora presenta-to, ma per il momento da 4 anni sono il responsabile delle salestampa del Festival di Sanremo. Non male, vero?..”.

GLI AMICI DI MUNICIPIUM ARPINO: Intervista a FABRIZIOCASINELLI, direttore responsabile del Radiocorriere TV

Per chi non l’avesse riconosciuto (se non altro perché ha gli occhi chiusi), al centro di questa foto scatta-ta solo pochi giorni fa in Brasile, in mezzo ai parlamentari eletti nella circoscrizione del Sud America,rispettivamente l’on. Fabio Porta ed il Sen. Fausto Longo, c’è il nostro concittadino Paolo Scappaticci.Diplomatosi al Liceo Tulliano di Arpino, si è trasferito da molti anni a San Paolo dove è titolare di unostudio legale e membro della commissione giuridica della Camera di Commercio italo-brasiliana. Sposatoe con due figlie, Paolo Scappaticci è stato a sua volta candidatoalle Politiche del 2008, nelle liste del Partito Socialista, per la cir-coscrizione dell’America del Sud (proprio insieme al Sen. Longo).In quell’occasione, nel suo manifesto elettorale inviato all’IstitutoFernando Santi (Associazione che si occupa delle problematichedei migranti), descrisse il senso del suo impegno personale: “Lamia missione è a favore dei nostri connazionali che, come me,hanno scelto di vivere e vivere all'estero. E spesso senza protezio-ne e senza godere pienamente di quei diritti che spettano loro”.Quando abbiamo chiesto a Paolo di pubblicare questa foto e rac-contare della sua attività politica ai suoi concittadini, ci ha scrittoun’e.mail dicendoci che ciò rappresentava per lui “un piacere edun onore”. Vale lo stesso anche per noi di Municipium Arpino.

ARPINATI ALL’ESTEROPAOLO SCAPPATICCI da San Paolo, BRASILE

L’iniziativaBambini in preghiera sull’altare del Santo di Arpino

La mattina del 7 febbraio scorso, i ragazzi della seconda media hanno fatto visita alla cappella annessa aquella che fu la casa natale di San Francesco Saverio Maria Bianchi. Proprio in questa cappella il Santo diArpino celebrava regolarmente la santa messa. Ad accogliere gli alunni dell’istituto comprensivo Marco

Tullio Cicerone, accompagnati dalle insegnanti Carnevale eIacobelli, c’era anche Don Franco Ranaldi, il quale si è pre-stato con molto entusiasmo a fare da Cicerone, riferendo conmeticolosità i particolari storici ed epici che hanno caratteriz-zato la vita del Santo. A fronte dell’interesse manifestatodagli alunni, l’esperienza potrebbe ripetersi anche negli anni avenire. La vita e la storia di San Francesco appartengono alpatrimonio culturale di Arpino e quindi è doveroso che ven-gano riportate costantemente all’attenzione ed alla memoriadi tutti i compaesani, e non solo. Soprattutto dei più piccoli.È d’accordo il Preside Dino Giovannone che conferma ilsuo sostegno a future manifestazioni che possano arricchireil bagaglio culturale degli alunni della sua scuola.

Piazza Municipio lunedì 6 maggio 2013“Nata le quann’ar r iva. . . ar r iva”

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Quando diventammo LongobardiPAGINA 4 C U L T U R A MUNICIP IUM

Il 12 agosto 1909 fu accesa, per la prima volta, l’illuminazione pubblica elettrica di Arpino. Perricordare l’evento epocale, la Tipografia Fraioli stampò una cartolina ricordo che, in occasio-ne del centenario del 2009, ho fatto riprodurre e ho donato ad amici e conoscenti. L’illuminazione elettrica era comunque già presente dal 1908 in alcune case private, comedimostrano alcune fatture della Società Elettrica Romana che ho ritrovato. Eravamo all’inizio di un percorso storico che, in “appena” sessant’anni, avrebbe portato lacorrente elettrica in ogni angolo del territorio di Arpino.L’impianto elettrico della mia abitazione è rimasto quello dell’epoca, con fili elettrici paralleliisolati da morsetti di ceramica, secondo le norme di sicurezza allora vigenti. In ogni stanza èpresente una valvola portafusibili “a tabacchiera”, anch’essa in ceramica. I lampadari sonoantiche lampade a petrolio, all’epoca modificate ed elettrificate.La mancanza di corrente durante la straordinaria nevicata del febbraio 2012 ci ha fatto rivive-re per molte ore, e in alcuni casi per molti giorni, quello che per i nostri antenati era consue-tudine: lume di candela e niente riscaldamento. Questo rende più facile immaginare quale fu,oltre un secolo fa, la loro soddisfazione mentre si liberavano, senza rimpianti, delle puzzolen-ti lampade a petrolio e gioivano come bambini a inondare di luce le stanze, grazie ad un sem-plice giro di chiavetta dell’interruttore. Luigi Venturini

Morto Cicerone, nel 43 a.C., Arpino scompar-ve dalla storia per ben 832 anni. Non abbiamoelementi per capire cosa avvenne in quell’inter-minabile intervallo. Nel 789 d.C. Paolo Diacono, squarciò il velo disilenzio nel Libro VI-27 della sua “HistoriaLangobardorum”, dove ricordò la conquista diArpino (Hirpinum), Sora e Arce da parte deiLongobardi di Gisulfo I, Duca di Benevento.Paolo Diacono, come tutti i cronisti dell’epoca,sorvolava sulla precisa collocazione temporaledegli avvenimenti, data anche la mancanza diun sistema di datazione universale. Non si con-tavano più gli anni dalla fondazione di Roma;non si contavano ancora gli anni dalla nascitadi Cristo, come sarebbe avvenuto soltanto nelsecolo successivo. Si utilizzavano riferimentitemporali variabili (una battaglia, l’insediamen-to di un Papa) o si rimaneva nel vago. Sonostati necessari decenni di discussioni fra gli sto-rici per stabilire che la conquista narrata daPaolo Diacono avvenne nel 702. Mala temporacurrebant. La penisola italica non riusciva ariprendersi dagli effetti della guerra “grecogotica”, finita da quasi 150 anni. Goti eBizantini, dal 535 al 553 d.C., si erano contesicon ferocia ogni singolo palmo in una terribilegara di morte e distruzione. Ai combattimentisi erano sommati gli effetti di “una pestilenzaper cui la razza umana fu prossima all’annien-tamento”, tanto per usare le parole di Procopiodi Cesarea. Il terribile morbo, conosciuto come “peste diGiustiniano”, scoppiò a Costantinopoli nel 541d.C., in piena guerra, e giunse ovunque alseguito dei soldati dell’esercito bizantino. Duròpoi per 210 anni e fino al 750 d.C., ben oltreGiustiniano e ben oltre la guerra. Per tutto

quell’interminabile periodo il bacino delMediterraneo fu falcidiato dall’epidemia, che siripresentò in modo ciclico, con recrudescenzedevastanti ogni 12-15 anni, negli stessi luoghigià colpiti in precedenza. Nel 568 intere regio-ni della penisola italica, rimaste spopolate acausa della peste, furono occupate con facilitàdai Longobardi, che nel 577 occuparono ancheAquino e Atina approfittando, pare, proprio diun’ondata di peste. Arpino, invece, rimase peraltri 125 anni nella zona a dominio bizantino.Nel 702 Gisulfo I, duca longobardo diBenevento, ruppe ogni indugio e conquistòArpino, Sora e Arce, giungendo fino alla miste-riosa “Horrea” (con molta probabilità Morrea,odierna frazione di San Vincenzo ValleRoveto). Qui fu raggiunto da una delegazionedi Papa Giovanni VI. I Papi dell’epoca, in real-tà, non avevano ancora nessuna autorità politi-ca, poiché i territori del futuro Stato Pontificioerano governati da duchi bizantini. Il sostan-ziale disinteresse di questi ultimi permetteva,però, ai Papi più intraprendenti, di ritagliarsipiccoli “spazi politici”, che costituivano ilprimo embrione del futuro “potere tempora-le”. Papa Giovanni VI, eletto alla fine del 701,era dotato di grande intraprendenza politica.Riuscì, senza armi, a fare quello che le armi del-l’esercito bizantino non erano riuscite a fare.Gisulfo I non avanzò oltre, accontentandosi distabilire il confine del ducato di Beneventosulle sponde del Liri.Papa Giovanni VI e Gisulfo I sarebbero mortidi lì a poco (rispettivamente nel 705 e nel 706).Il confine scaturito dal loro incontro sarebbe,invece, diventato uno dei più longevi della sto-ria italiana. Segna ancora oggi il confine fra laDiocesi di Veroli e la Diocesi di Sora. Fino al1870 ha segnato il confine sud dello StatoPontificio. Fino al 1927 ha rappresentato ilconfine nord della Provincia di Caserta. I Longobardi governarono i territori conqui-stati, fra cui Arpino, ininterrottamente dal 702d.C. al 1.103 d.C., fino a fondersi in modo indi-stinguibile con la popolazione locale e diventa-re, di fatto, anche nostri antenati.

Raimondo Rotondi

2 - L a f ès t a r e S a nt e V el a r di ne

S A NTOPA DREL ’ Impor tanza di un Nome

La memoria labile della Storia, si rifiuta di credere che “Santopadre” derivi da un’affer-mazione popolana che diceva di andare a trovare il “santo padre”, vale a dire un pelle-grino con qualità taumaturgiche, poiché non c’era nessun pellegrino in grado di guarirechicchessia né con i miracoli tantomeno con la bacchetta magica. L’origine dell’oppidum “santopadrese” è invece storicamente riconducibile alla chieset-ta ottagonale di San Petrus ubicata all’ingresso del paese. Come diceva Cayro “qualsia-si ipotesi buona per dedurre argomento probabile” è facile che la chiesa di S.Pietro siamolto più antica della chiesa detta dell’Albaneta posta all’ingresso del paese. Purtroppotutta la documentazione storica in mio possesso è carente in questo senso oltre che il dub-bio che alcune pergamene siano solo dei falsi e opportunistici. Tutto ciò premesso, sem-pre nel rocambolare dei secoli, ogni strada, ogni rione, ogni contrada ha assunto un nometoponomastico per il riconoscimento esclusivo. Santopadre: via Cavour, GuglielmoMarconi, IV Novembre, Principe Amedeo. Chi accidenti sono questi “carneadi” che nonhanno nulla a che vedere con i nostri usi e costumi? E’ giunto il momento che si prendaconsapevolezza dell’identità, del patrimonio culturale ma soprattutto dei personaggi chehanno fatto grande la Storia con le proposte, i gesti, le iniziative, i drammi, con lo scrittoe ogni altra opera di bene.Non spetta a chi scrive fare i nomi, anche se l’elenco mentale è lungo, per esempio,Celestino Notargiacomo, Domenico Scappaticci che per molti anni sono stati sindaci(comunque il record dei sindaci è tutto’ora detenuto da Rocco Forte, 1965-1990). Ce nesono tanti, chi ha la responsabilità deve solo cercarli o spremere le meningi, diversamen-te dovrà riconoscere la sua Incompetenza e Ignoranza di fronte alla Storia alla Tradizionee alla Cultura! Massimo Contucci

R o v i s t a n d o t r a v e c c h i e c a r t e1 2 a g o s t o 1 9 0 9

La leggenda di san Bernardino, protettore di Arpino e dei pazzinei versi di Giuseppe Zumpetta

Per completare le notizie pubblicate nel numero precedente si la leggenda popolare ricordata neiversi del grande e poco studiato poeta dialettale arpinate Giuseppe Zumpetta (1871-1932), che,illustrando alcuni detti locali, così riprendeva la tradizione orale, in voga all’inizio del Novecento,riguardante detto santo: Sante Velardine, prutettore r’ArpineQuanne pe’ lle cetà va prerechènne,passa p’Avèrza sante Velardine.La ggènte che jj’ascóta i nne’ jje ‘ntènne,i cumbina ne bbiéjje lavatine:cherrènne k’i mancasse je cerviéjje,j’affèrra i tt’i rechiùr’a i’ pazzariéjje.T’i scuóppe mó sse vàllene, t’i scuóppe,Velardenucce mié, rént’a sse mura:chi pràteca k’i ciuóppe se fa ciuóppe,i ttu reviénte pazze, hàjje paura.Se nen t’ajjuta Ddi’, ch’è ssante gruósse,‘é vòjj’a scutecàrete kiss’uósse.Tutte te po’ fà’ Ddi’, se mmòv’i’ rite.I’òme nen féce Ddi’ che nna sciusciata?La fémmena, pe’ ffarla cchiù saprita,nen te l’accumpennì che nna cuștata?Fére ce vò, ce wuónne le preghiére,c’appriésse je meràcule se vére.Le ștésse mó succèr’a i’ sante nuóștre,che ștà ‘n genòcchie, tutte scunzelate,a ffà’ rejune, a rrice paternuóștre;i’ Segnóre re bbòtta j’è ‘sperate:a qquanta pazze tòcca je mejjìcure,i vère reterà’ cumm’a lle cìcure.

La séra i’ derettóre fa j’appèlle,ne mànchene na fatta. Cósa nòva!Culme re tutte chélle cecurélle i’ sacche re je sante se retròva.“R’i pazze m’‘ó fà’ pèrde’ la semènza?

Vatténne, ca mó pèrde la paciénza!”Velardenucce n’n ze le fa repète’,se jètta i’ sacche ‘n cuójje i sse ne scappa;i ccórre sèmpe, i nen ze vòt’arrète.“Mó ce repènza”, rice, “i mme racchiappa.Ó zampe mè, tuccàteme je curefin’a cché ne’ mme métte a lle secure”.Arriv’a Arpine, i ppènza: “Mó ștò ștracche,i cche jje pòrt’a ffà’ tutte ște pise?N’n è mmiéjje che jje vòteche ște sacche,ca n’n zacce cumm’ancóra ne’ mm’è ‘ccise?”Vòteca i scótra i’ sacche: ècche revènta‘gne cìcura ne pazze, che spavènta.“Ra nna resgràzia scampe, a nn’ata tuzze”,

i’ sante rice i llassa i pazze a gguèra;“Mó me ne scappe a ll’Àquela r’Abbruzze,se nnó jécche me mànnene ‘n galèra”.R’allóra rént’Arpine só’ cchiù ppazze,che mmiés’i campe so’ paperampazze.

San Bernardino, protettore di Arpino. Quando per le città va predicando, / San Bernardino passa per Aversa. / La gente che l’ascolta e non lo capisce, / gli combina una bella fregatura: / credendo che gli manchi ilcervello, / lo prende e lo rinchiude al manicomio. // Te la sgusci ora questa castagna lessa, te la sgusci, /Bernardinuccio mio, dentro queste mura: / chi pratica lo zoppo, diventa zoppo, / e tu diventi pazzo, io hotimore. / Se non ti aiuta Iddio che è santo grande, / hai voglia a scorticarti quest’osso. // Tutto può fartiIddio, se muove il dito. / Dio non fece l’uomo con una soffiata? / La donna per farla più saporita, / non lacompose con un costato? / Fede ci vuole, ci voglion le preghiere, / che dopo il miracolo si vede. // Lo stes-so ora succede al santo nostro, / che sta in ginocchio, tutto sconsolato, / a far digiuni, a dire paternostri; /il Signore di colpo lo ha ispirato: / a quanti pazzi tocca l’ombelico, / li vede ritirarsi come gli sfrigoli . // Lasera il direttore fa l’appello, / ne mancano molti. Cosa nuova! / Ricolmo di tutti quei piccoli sfrigoli / siritrova il sacco del santo. / “Dei pazzi mi vuoi far perdere la semente? / Vattene perché adesso perdo lapazienza!” // Bernardinuccio non se lo fa ripetere, / si getta il sacco addosso e se ne scappa; / e corre sem-pre e non si volta indietro. / “Adesso ci ripensa” dice “e mi riprende. / Zampe mie, toccatemi il culo (fate-mi correre), / finché non mi metto al sicuro”. / Arriva ad Arpino e pensa: “Ora sono stanco, / e che loporto a fare tutto questo peso? / Non è meglio che lo vuoti questo sacco, / che non so come ancora nonmi ha ucciso?” / Svuota, scuote il sacco: ecco diventa / ogni sfrigolo un pazzo, che spaventa. // “Da unadisgrazia scampo, a un’altra cozzo”, / il santo dice e lascia i pazzi liberi, senza guida; / “Adesso me ne scap-po all’Aquila d’Abruzzo / se no qui mi mandano in galera”. / Da allora dentro Arpino vi sono più pazzi /che in mezzo al campo i papaveri.Il testo, che qui per la prima volta vede la luce, fa parte di molti manoscritti rimasti finora inediti del gran-de poeta, che si spera nel prossimo futuro di poter pubblicare.Aversa è stata sede di un famoso Manicomio Giudiziario, istituito nel 1876.Nel dialetto arpinate le cìcure sono gli sfrigoli, o ciccioli, o grasselli, cioè i residui solidi del grasso fuso o strut-to del maiale. Venivano un tempo cucinati fritti o mescolati alla frittata. In altri luoghi d’Italia erano chiamaticicoli, sgrìsci, sgrìsciuli. Ugo Iannazzi

Con un grande abbraccio tra gli undici premiati, tra la Commissione giudicatrice e il Comitato diArpino della Dante si è conclusa la X edizione del Premio di Poesia. In un Auditorium stracol-mo i giovani, provenienti da varie Regioni italiane e dal Belgio, hanno vissuto una giornata esal-tante per il calore loro dimostrato dal Gruppo giovanile del Comitato Arpinate. “Una festa di giovani che ci ha ripagato ancora una volta dei grandi sforzi che, come Comitatocittadino della Società Dante Alighieri e con un Gruppo giovanile sempre attivo, di anno in annofacciamo per tenere alti gli ideali per i quali la Dante nacque nel 1889. Un ringraziamento allaCommissione giudicatrice presieduta dal preside prof. Luigi Gulia, a Dionisio Paglia che per l’oc-casione si è cimentato anche nell’interpretazione in lingua francese delle due liriche europee pre-miate, alle nostre giovani ragazze presentatrici in erba, agli amici che si sono voluti stringere intor-no a noi e ci hanno sostenuto. Il Premio, con l’attuale formula, ha compiuto dieci anni e per que-sto abbiamo inteso fare un ulteriore passo avanti aprendolo all’Europa e ai Gruppi giovanili dellaDante. Oltre cinquanta le partecipazioni estere. Di questo vogliamo ringraziare il Presidente dellaSocietà Dante Alighieri amb. Bruno Bottai e il segretario generale il comm. Alessandro Masi, chehanno condiviso la possibilità che si celebrasse in questa occasione ancora una volta il connubiotra Arpino e l’Europa. Potrebbe, questo, essere l’inizio di un percorso poetico europeo se avre-mo la possibilità di coinvolgere l’interesse di molti altri Enti e sponsor” (presidente prof. EnricoQuadrini). Nell’occasione della cerimonia di Premiazione la Presidente del Gruppo giovanile, la dott.ssaGiorgia Buttarazzi, ha comunicato anche l’ennesimo riconoscimento europeo conseguito. “ Ci èstata ufficializzata la notizia che tra un mese, all’XI Congresso internazionale dei Gruppi giova-nili della Dante, che quest’anno si terrà a Grosseto, ben quattro nostre iscritte parteciperanno agliincontri organizzati dalla Presidenza di Piazza Firenze, quale testimonianza della loro tenacia edel nostro grande impegno profuso in questi anni a favore dei giovani, che sempre in numero cre-scente si sono avvicinati al Gruppo giovanile arpinate”. Parole di elogio da parte dei genitori deigiovani poeti e da parte della piccola delegazione belga.

Comitato di Arpino della Dante AlighieriX edizione del Premio di Poesia

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